Uscita a Portogruaro

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Classe 1 A Scuola secondaria Marconi- Ceggia (VE)- A.s. 2013/2014 30 aprile 2014

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La biblioteca di Portogruaro

Ci rechiamo in Biblioteca a Portogruaro, dove ve-niamo accolti dalla bibliotecaria, la signora Nata-scia, che ci mostra gli spazi: il bancone presso il quale viene ricevuta l’utenza, l’emeroteca (la zona riservata ai quotidiani e alle riviste), la stanza in cui sono collocati i libri per gli adulti (stipata di scaffa-li), quella in cui ci sono i testi che si possono solo consultare e, infine, la sala con i libri per ragazzi, i dvd e la sezione locale. La bibliotecaria ci parla del catalogo in linea – un servizio on line utile alla ricerca dei libri nelle bi-blioteche in provincia di Venezia e nella regione Veneto – e ci ricorda che in biblioteca si possono trovare anche dvd e audiolibri, poi ci mostra un bel-lissimo libro animato, dal titolo 600 Punti Neri, che scatena la fantasia degli alunni e ci lascia tutti in-cantati. Osserva che questo tipo di libri piacciono anche a bambini piccolissimi. La sua “lezione” continua con l’invito a farsi la tes-sera della biblioteca di Ceggia (valida per tutte le biblioteche del polo regionale veneto), ricordando che i minori devono essere accompagnati dai genito-ri la prima volta che si presentano. Da una biblioteca si possono prendere a prestito sei documenti: non solo libri, ma anche dvd, audiolibri e riviste (solo dei mesi precedenti a quello attuale). Il libro e l'audiolibro può essere dato in prestito per 30 giorni, al termine dei quali si può chiedere un rinnovo di altri 30, ma poi deve essere restituito, altrimenti l’utente riceverà un sollecito via mail o

per posta. I dvd possono essere tenuti per 10 giorni, le riviste per 15. La bibliotecaria ci mostra alcune riviste per ragazzi disponibili presso questa biblioteca: DADA (una ri-vista di arte per ragazzi), Focus Junior, Pimpa, Il mio computer, Airone, National Geographic… Nella sala in cui ci troviamo c’è anche la sezione locale con libri di storia, geografia, natura sulla zona di Portogruaro e dintorni, ma anche sul Friuli. Nella stanza è ben visibile una legenda con i simboli posti sul dorso dei libri di narrativa per ragazzi (romanzi, racconti, fiabe, gialli, horror, poesie, mi-tologia, interculturalità, libri illustrati, …). Sul dor-so, questi volumi, hanno posto anche un’etichetta della biblioteca che indica in che sala si trovano, le prime tre lettere del cognome dell’autore e il nume-ro di classificazione. I libri, in biblioteca, sono collocati in ordine alfabe-tico per cognome dell'autore. La bibliotecaria ci mostra una parte importante del libro: il frontespizio, dove si legge il titolo, il nome dell’autore, quello dell’eventuale traduttore, quello della casa editrice e nell'ultima pagina, prima dell'indice, il numero d’inventario della biblioteca (tutti dati utili al bibliotecario per catalogarlo e col-locarlo). I libri che non sono di narrativa non hanno il simbo-lo di classificazione ragazzi, ma riportano il numero di classificazione decimale Dewey (la più diffusa nelle biblioteche di pubblica lettura). La bibliotecaria, per finire, ci mostra come funziona il catalogo on line Opac (On line Public Access Ca-talogue).

Il professor Marcarelli mostra agli alunni della classe I A del plesso “Marconi” lo Statuto di Portogruaro

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Documenti storici portogruaresi Terminato quest’intervento, inizia a parlare il professor Marcarelli, che ci introduce all’approccio di alcuni documenti storici conservati presso l’Archivio della biblioteca di Portogruaro. Ci racconta che Portogruaro è stata fondata nel 1140 in una zona paludosa attraversata del fiume Lemene, che proprio in quel periodo comincia a essere navigabile. Il commercio andava in due direzioni: da una par-te da e verso i paesi tedeschi (dall’Austria, per esempio, provenivano molti metalli), dall’altra da e verso Venezia e altri porti dell’Adriatico.

Durante il Medioevo ogni Comune decise di darsi delle leggi e così fece anche Portogruaro, dal 1300

circa. Leggi che venivano continuamente aggiornate e che, nel caso di Portogruaro, vengono redatte nel 1434: a questa data risale lo Statuto, di cui ci viene mostrata l’edizione originale (in pergamena, scritta in latino – la lingua del diritto – con la scrittura goti-ca), diviso in varie rubriche (regole) - così dette per-ché ognuna iniziava con una lettera di colore rosso (ruber in latino). Il professore ci mostra il libro che riproduce in la-tino il testo degli Statuti e anche un altro volume contenente l’inventario dell’Archivio Comunale di Portogruaro, poi prosegue il suo racconto ricor-dandoci che la nascita di Portogruaro deriva da una concessione del Vescovo di Concordia e che fino al 1420 – data a partire dalla quale entrò a far parte della Serenissima - la cittadina faceva parte della Patria del Friuli. Con la Serenissima a Portogruaro si ebbe il governo di un Podestà affiancato dal Con-siglio della Città.

Lo Statuto di Portogruaro

Lo Statuto visto da vicino

Che privilegio

poter osservare

da vicino un documento così antico

e così prezioso!

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Un altro prezioso documento che ci viene mostrato è una lettera del Doge Alvise Mocenigo, in pergame-na, con sigillo di piombo: si tratta di un documento attraverso il quale il Doge esercita il suo potere ed emana le sue volontà.

Vediamo, ancora, un testo fondamentale per coloro che vogliono occuparsi di storia locale portogruarese: Il volume, di Antonio Zambaldi (autore del XIX secolo), che raccoglie gli Annali di Portogruaro (il rac-conto, anno per anno, di ciò che è successo). Il professore ci mostra, poi, anche una raccolta di documenti notarili su “i cimiteri degli ebrei”, steso su carta (non più su pergamena), quasi tutto in volgare: si tratta di un documento meno curato di quelli visti finora, di uso più comune. Anche questi documenti (come gli Statuti) sono stati editi: il professore ci mo-stra il volume in questione. Vediamo, proseguendo, una stampa del 1620 contenente provvedimenti presi da un ispettore mandato da Venezia a controllare che la giustizia venisse amministrata in loco in modo corretto. Infine vediamo due carte. La prima rappresenta la Patria del Friuli (probabilmente di fine XVI – inizio XVII secolo). Osserviamo che si tratta di una carta un po’ approssimativa.

Lettera del Doge Alvise Mocenigo

Carta della Patria del Friuli (probabilmente di fine XVI – inizio XVII secolo)

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La seconda è una carta militare austriaca di inizio XIX secolo (l’originale è conservato a Vienna, nell’ar-chivio militare dell’Impero austroungarico). Osserviamo che a sud di Ceggia c’è solo palude e il professo-re ci ricorda che c’è voluto il lavoro di centinaia di persone per bonificare questo territorio, eliminando la malaria e favorendo, anche, lo sviluppo economico.

Carta militare austriaca di inizio XIX secolo del Veneto orientale

Visita alla città di Portogruaro Usciti dalla biblioteca, incontriamo la guida che ci condurrà in giro per Portogruaro alla scoperta dei tesori di questa bella cittadina. Elisa – così si chia-ma il nostro cicerone – ci fornisce una pianta della Portogruaro medievale, contrassegnata da dei nu-meri che indicano i luoghi più significativi della città.

Anche lei ci ricorda la data di nascita di Portogrua-ro (1140), frutto di un accordo tra il Vescovo (che possedeva delle terre in loco) e i portolani (che uti-lizzavano i corsi d’acqua del territorio per i loro commerci). Elisa interagisce coi ragazzi chiedendo loro di indi-viduare cosa indica il numero 6 nella pianta che ci ha dato (il numero 6 indica il Lemene) e, poi, ci illustra le due ipotesi circa le origini del nome Por-togruaro:

Porto (trattandosi appunto di un porto) gruaro (da gru, animali presenti in questa zona pa-ludosa)

Nome derivante da un termine usato per indica-re il guardiano dei boschi.

Nella pianta sono visibili (nn. 5 e 8) due grandi strade, parallele al fiume Lemene, che sono quelle percorse dai carri che trasportavano le merci in epoca medievale. Un altro elemento importante, all’epoca, era costi-tuito, naturalmente, dalle mura che circondavano la città, costruite subito dopo il primo nucleo dell’abi-L’incontro con la guida

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tato (oggi ne rimane una parte miserrima e il mate-riale con cui erano state costruite è stato utilizzato per edificare dell’altro). Esse comprendevano le porte (allora 5, ora solo 3) e dei torrioni. Ci rechiamo sul Ponte di Sant’Andrea, da cui pos-siamo vedere i mulini (n. 13), fatti costruire nel XII secolo dal vescovo (che veniva da Concordia, ma si trasferì ad abitare a Portogruaro per la maggior salu-brità del luogo) e da lui dati in affitto

Il Ponte su cui ci troviamo è molto antico, pare ri-salga a un periodo anteriore al 1140 e che fosse sta-to di legno (prima della nascita di Portogruaro esi-steva già un piccolo porto un po’ più a nord). Si tro-va vicino all’omonima chiesa: il duomo della città. Sul ponte sono ben visibili il leone di San Marco (si ricordi che Portogruaro diventa della Serenissima dal 1420) e due stemmi: in uno vi sono le immagini di una chiesa (il campanile era una torre di sorve-glianza in origine. Ancora oggi è di proprietà del Comune e non della Chiesa) e delle gru (sono il simbolo della città e la proteggono), mentre nell’al-tro c’è un’aquila (è lo stemma della famiglia nobile locale che ha finanziato la costruzione in pietra del ponte). Torniamo a guardare i mulini ed Elisa ci fa osserva-re che le ruote sono in metallo, ma una volta erano di legno (probabilmente quercia). Nel medioevo erano 10: segno che si macinava moltissimo!.

Il numero 15 nella pianta corrisponde al campanile del duomo. Non si può non vedere che pende in mo-do piuttosto vistoso a causa di un cedimento del ter-

reno sottostante. Elisa ci dice che nel 1800 la sua cima è stata dapprima colpita e distrutta da un ful-mine e, poi, ricostruita più alta di prima. Anche sul muro del campanile vi sono due stemmi: uno è quello della città, l’altro è quello di un’altra fami-glia nobile locale. Una curiosità: da un po’ non ven-gono più fatte suonare le campane per paura che le vibrazioni possano accentuare la pendenza della tor-re campanaria. Il numero 14 indica il duomo. Nella pianta la faccia-ta è rivolta verso il fiume, però, non verso la strada, come invece la vediamo oggi: la carta riproduce la Portogruaro del XV secolo, ma nel 1800 il duomo viene rifatto e oggi la sua facciata dà su quella che nel medioevo era chiamata la via della mercanzia - Lungo questa via trasportavano sale, legumi, … verso il nord, da cui provenivano pelli, metalli, …..

Per ricostruire il duomo, oltre al materiale ricavato dai resti dell’edificio preesistente, viene usato anche quello ottenuto dall’abbattimento di altre chiese (almeno tre), demolite appositamente. L’altro edificio significativo della città è il Munici-pio, il luogo dove vengono redatte le leggi che la popolazione ha deciso di darsi già a partire dal XIII secolo. Nella seconda metà del XIV secolo due fratelli fio-rentini avevano dato l’assalto al palazzo comunale e l’avevano messo a ferro e fuoco. I cittadini l’aveva-no poi ricostruito con l’aiuto, anche, del Patriarca di Aquileia. Elisa ci fa osservare la forma della merlatura che incornicia la parte superiore del palazzo (si tratta di merli a coda di rondine) e la presenza di una campa-na, che serviva a richiamare i cittadini quando c’era un’assemblea. Anche sulla facciata del Municipio c’è lo stemma di Portogruaro, ma ve ne sono anche altri: quelli delle famiglie nobiliari che hanno dato dei Podestà alla città. Per terra, davanti all’edificio, ci sono dei “testoni” di pietra scolpita. Non si sa chi ritraggano, ma risal-gono al XVII secolo e sono state poste qui all’inizio del XX secolo. Le finestre, che ricordano quelle di molti palazzi veneziani, sono incastonate in un arco trilobato. La facciata è divisa in tre parti: prima è stata co-struita la parte centrale, poi le laterali (nel XVI se-

I mulini di Portogruaro

Il campanile

Il duomo

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colo), che sono simmetriche. Nella parte sinistra del palazzo c’erano le carceri, chiuse nella seconda metà del XIX secolo. Accanto al palazzo si trova il Pozzetto delle gru (o Pozzetto del Pilacorte - nome dello scultore di fine XV secolo cui si deve l’opera), con le sue due gru bronzee. Al centro della piazza del Municipio si trova un vi-stoso monumento ai caduti che divide la cittadinanza tra favorevoli e contrari alla sua rimozione. La sua costruzione risale agli anni ’20 del 1900. Ci avviamo verso Porta San Giovanni, uscendo dalla quale, nel medioevo, si andava verso il fondaco (si tratta dei magazzini dove le imbarcazioni scaricava-

no le merci da caricare sui carri e avviare al nord). Dentro il palazzo appena fuori Porta San Giovanni (sopra la porta c’era l’immagine di un leone, scalpel-lata via dai francesi e non più ben visibile) veniva scaricata una delle merci più preziose di allora: il sale. Proseguiamo lungo Via del Rastrello e ci fermiamo sopra l’omonimo ponte, così chiamato perché da questo ponte ogni sera veniva calata una sorta di gra-ta (un rastrello, appunto), che doveva impedire l’ac-cesso delle imbarcazioni in città. Poco più avanti c’è un’altra porta, Porta Sant’Agnese, con un arco a se-sto acuto, attraverso il quale passavano i carri, e un altro più piccolo per i pedoni.

Il municipio

La via che parte da questa porta e conduce verso il centro della città, oggi Via Cavour, era detta Via dei siori (dei ricchi). Camminando sotto i portici, possiamo vedere delle lunette affrescate (lacunari) e, rivolgendo lo sguardo all’altra parte della strada, delle finestre che ricorda-no quelle dei palazzi veneziani (persino pentafore). Elisa ci dice che al pianterreno di questi palazzi si trovavano i magazzini dei mercanti, al primo piano le abitazioni nobiliari e nel sottotetto le stanze dei servi oppure il granaio. Passiamo davanti, anche, alla chiesetta più antica di Portogruaro, che era stata quella del vescovo all’e-poca in cui la città era stata fondata. Il nostro giro termina dov’era iniziato, in Villa Co-munale, un edificio che risale al XVI secolo ed era stato fatto costruire dai nobili Della Frattina. Si di-stingue per una particolarità: il suo portico non è pa-rallelo alla strada ma un po’ obliquo. Non si tratta di una casualità, ma di una scelta ben precisa: così co-

struito, permetteva a chi arrivava da Porta Sant’A-gnese di vedere subito il palazzo.

Al primo piano del palazzo si trova una bellissima loggia e, quasi di fronte, dall’altra parte della strada, si scorge un palazzo completamente affrescato con scene mitologiche. Con quest’ultima tappa, termina la nostra visita. Ringraziamo e salutiamo Elisa, per avviarci a pren-dere il treno che ci riporterà a Ceggia.

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Sul ponte del Rastrello

Momento di relax al parco