Uscita Storia

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Immagini e racconti sul Parco Spina Verde classi terze a.sc. 2010-2011

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Immagini e racconti sul

Parco Spina Verde

classi terze a.sc. 2010-2011

Il parco regionale Spina Verde si estende sulla parte collinare che va dal colle del Baradello al sasso di Cavallasca.Il parco è stato istituito con la legge regionale numero 10 del 4 marzo 1993.L'origine del suo nome è legata alla forma delle colline che come una spina verde si insinuano tra la Como della convalle e le nuove zone poste a sud-ovest. Le tracce più evidenti del passato sono costituiti da resti di strutture abitative (le cosiddette “camere” in roccia e l'abitato di Pianvalle), da numerose incisioni rupestri,da una sorgente incanalata in epoca preistorica (la fonte della Mojenca ) e da altre presenze come le tracce lasciate dal passaggio di slitte o resti di strutture funerarie. Questi contesti sono databili tra il neolitico e la tarda età del ferro. La presenza più rappresentativa si riferisce alla Cultura di Golasecca,

Ci abitavano gli uomini Golasecca, facevano case con l'argilla e i sassi;quando siamo andati alla Spina Verde abbiamo visto i resti di case antiche.Nel villaggio c'erano tante case vicine e si conoscevano quasi tutte le persone.

La camera grande: è fatta di rocce, muschio e alberi.

Non ha i muri perché è antica, dentro abitavano le persone primitive.

Sotto tenevano gli animali per riscaldarsi e nel piano di sopra ci stavano le persone .

Sul terreno ci sono ancora i canaletti dove scorreva l’acqua.

La parte conservata e’ relativa ad un piano inferiore adibito a vari (stalla, deposito…),sopra il quale vi era un secondo piano che serviva da abitazione. I due livelli erano separati da un tavolo in legno e argilla direttamente impostato sulla roccia. Il tetto a capanna,sorretto da travature lignee (del legno), era rivestito di paglia.

La camera grande ha la base rettangolare (m,8,71x 5,05)tre pareti, alte sino a 3 m, sono scavate nell’arenaria, mentre la quarta rivolta verso la valle, presenta un doppio argine di grosse pietre.

La parete mancante era probabilmente costruita con la tecnica del muro a secco o a graticcio (intrecci di fascine lignee,con tamponature in argilla o fango).

Nel piano di sopra c’era l’abitazione, la camera grande veniva usata per tenere gli animali e gli attrezzi agricoli

Questa è una specie di vasca scavata nella roccia arenaria che è fatta di sabbia indurita. Intorno ci sono dei buchi non troppo grandi che servivano per inserirci dei pali di legno che sostenevano la copertura.

Probabilmente lì conservavano le merci.

La zona presenta diversi affioramenti di arenaria, parte di un’unica roccia ricoperta da vegetazione, è divisa in due da un’ antica strada riconoscibile da profonde tracce dette TRACCE DI CARRO più probabilmente lasciate da slitte da carico, con poca distanza tra i due solchi paralleli. Ci sono segni anche in altre zone della Spina Verde riconducibili ad antichi collegamenti.

Questa è l’incisione lasciata dai pattini della slitta che veniva trascinata da animali o tenuta da persone e serviva a trasportare le merci .

Portando avanti e indietro le merci si formò l’incisione.

Nella zona sono presenti incisioni dato lo scarso stato di conservazioni sono visibili con particolari condizioni di luce radente.

Camera Carugo. La camera Carugo era una specie di magazzino dove veniva scambiata la merce . Aveva due piani ed era stretta e alta , e non ci batteva il sole così si conservava di più la merce.Era anche un punto di ristoro ed era situata in un punto di passaggio per i viaggiatori.

Le incisioni rupesti presenti nella Spina Verde sono realizzate con la tecnica di sfregamento, sono distribuite sui tratti affioranti di arenaria.La maggior parte è costituita da coppelle, incisioni circolari di piccole dimensioni (3-4 cm di diametro e 1cm di profondità circa).Le coppelle si trovano secondo un ordine sparso riunite a formare composizioni geometriche.Più rare ma particolarmente significative sono le incisioni lineare.A carattere simbolico:ascia, disco solare, serpente spirale croce.Fino a pochi anni fa erano visibili due figure antropomorfe: corpo triangolare, detto”omino di Prestino”, probabilmente riconducibile ad una figura femminile, una phi, presso la “grande roccia di Pianvalle” detto omino cornuto.

QUESTE SONO LE COPPELLE: Servivano per metterci dentro sangue, oli e latte per le celebrazioni importanti. Possono essere vicine o staccate per formare dei simboli.

I Golasecchiani erano un popolo abile a fare la fusione dei metalli, per forgiare le armi il metallo veniva riscaldato e raffreddato più volte. Il metallo veniva fuso nel forno in cui si doveva sviluppare una temperatura intorno ai 1000° . Il forno aveva una base di sassi e veniva ricoperto con argilla. La temperatura veniva alzata alimentando il fuoco con un attrezzo a soffietto. Nel forno venivano prodotti anche i vasi che, se si rompevano, venivano usati come piastrelle del pavimento

Questo buco forse serviva per infilare un tronco chiamato Totem per richiamare le persone del villaggio.

Una curiosità: il 21 dicembre, giorno del solstizio di inverno, verso l’ora del tramonto, i raggi del solepercorrono la piccola valle antistante l’ingresso della fonte e si incuneano all’interno della galleria.Un’ipotesi, non supportata scientificamente, vede nell’orientamento una precisa volontà degli antichiedificatori, forse legata al culto delle acque.

Qui abbiamo visto molti girini di salamandra