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L’INFANZIA URBANA TRA POVERTÀ ED ESCLUSIONE SOCIALE INNOCENTI DIGEST n.10 - Novembre 2002 Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia Centro di Ricerca Innocenti Firenze, Italia

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L’INFANZIA URBANA

TRA POVERTÀ

ED ESCLUSIONE

SOCIALE

I N N O C E N T I D I G E S T

n . 1 0 - N o v e m b r e 2 0 0 2

Fondo delle Nazioni Unite per l'InfanziaCentro di Ricerca InnocentiFirenze, Italia

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L’INFANZIA URBANA TRA POVERTÀED ESCLUSIONE SOCIALE

INDICEEDITORIALE 1

OBIETTIVI DEL DIGEST 2

PERCHÉ OCCUPARSI DEI BAMBINI

NELLE AREE URBANE? 2

DIRITTI DELL’INFANZIA E BUON GOVERNO 3

TREND DELLO SVILUPPO URBANO

NEL MONDO 5

POVERTÀ URBANA

ED ESCLUSIONE SOCIALE 5

L’analisi delle cifre 5

Fattori che contribuiscono

alla povertà urbana 6

LA CONDIZIONE DELL’INFANZIA

NELLE AREE URBANE 8

Le infrastrutture fisiche 8

Condizioni abitative 11

La dimensione sociale 12

GLI INTERVENTI POSSIBILI 14

Promuovere il ruolo dei bambini 15

La partecipazione dei bambini

al governo locale 15

Il movimento ‘Città amiche dei bambini’ 16

Rafforzare i dati sull’infanzia urbana 17

Il miglioramento delle condizioni

fisiche e sociali 18

Conclusioni 22

CONTATTI 23

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 27

IN BACHECA 32

▼EDITORIALE

Per molti, l’immagine di un bambino malnutrito che vive in condizioni miserevoli, negato dei servizisociali di base, appartiene al mondo rurale. Oggi, con il deciso aumento della popolazione urbana, quest’im-magine è sempre più caratteristica delle baraccopoli nelle megalopoli del mondo. Come ha affermato KofiAnnan, Segretario generale delle Nazioni Unite: “Le città sono spesso descritte come la culla della civiltà efonte di rinascita culturale ed economica, ma per circa un terzo della popolazione urbana del mondo in viadi sviluppo che vive in estrema povertà, esse sono tutt’altro. La maggioranza di questi poveri non ha altra pos-sibilità che trovare alloggio in insediamenti abusivi o baraccopoli squallide e insicure. E anche se in media lapopolazione delle città, come quella delle nazioni, è divenuta più anziana, i residenti delle baraccopoli sonosempre più giovani”.1

Il presente Digest si occupa della realtà vissuta da questi bambini*. Si concentra sulla povertà cronica e sul-l’emarginazione che essi subiscono: molti di loro passano la giornata a rovistare nell’immondizia delle disca-riche nella speranza di trovare qualcosa da vendere e trascorrono le notti per strada, dove corrono seri rischidi subire violenze e di essere sfruttati. Sono privi di una casa sicura, non si possono permettere l’assistenzasanitaria o l’istruzione e non hanno un posto sicuro dove giocare. Privi di una loro voce, non possono nédenunciare le condizioni in cui vivono, né rendersi conto dell’enorme potenzialità che hanno nel contribui-re alla formulazione di soluzioni ai propri problemi.

La povertà e l’esclusione sociale dei bambini che vivono nei centri urbani rappresentano un’opportunitàmancata di promuovere pratiche di buon governo locale e di assicurare l’attuazione universale dei dirittiumani. In tutto il mondo, la povertà e l’esclusione sociale tra l’infanzia urbana sono la prova della mancanzadi impegno del governo locale e di rispetto dei diritti umani. Laddove non sono sfruttate le opportunità pergarantire servizi sociali di base di qualità disponibili e accessibili a tutti i bambini, e dove non si compie losforzo di adottare piani di sviluppo urbano che rispettino i diritti dell’infanzia e che siano fondati sui lorobisogni e aspirazioni, molte comunità urbane continueranno ad essere deprivate.

Le condizioni nelle città di tutto il mondo mostrano che molti bambini che vivono in aree urbane sonoben lungi dall’essere i cittadini privilegiati che potremmo immaginare. Ma le città rappresentano anche laprima linea nella battaglia per superare i più gravi ostacoli allo sviluppo dei bambini e al godimento deiloro diritti.

Vi è dunque motivo di essere ottimisti. Molti esempi di città e centri urbani nei quali le autorità muni-cipali hanno saputo cogliere l’opportunità di aiutare i bambini che vivono in condizioni di povertà, per pro-muovere la loro inclusione sociale, per assicurare il rispetto dei loro diritti umani e per farli partecipare alprocesso decisionale a livello cittadino, sono presentati in questo Digest. Tali esempi dimostrano che i pro-blemi delle aree urbane non sono insormontabili e che, applicando pratiche di buon governo, le città pos-sono diventare luoghi “amici dei bambini”, realizzando in tal modo a livello municipale gli impegni assun-ti a livello internazionale di assicurare l’attuazione universale dei diritti dell’infanzia. Questa è la visione delpresente Digest.

E questa è stata anche l’indicazione emersa dalla Sessione straordinaria delle Nazioni Unite sull’infanziasvoltasi nel maggio 2002, la quale è giunta alla conclusione che un miglioramento dei rapporti di collabora-zione con le amministrazioni e le autorità locali è essenziale per assicurare che i bambini divengano il puntofocale dei programmi di sviluppo.2 I sindaci e i politici locali hanno un ruolo fondamentale da svolgere: la loroguida e il loro impegno sono indispensabili per l’adozione di piani municipali che orientino le decisioni poli-tiche e gli stanziamenti di bilancio, fissando obiettivi concreti, monitorando i progressi e riferendo sui risul-tati ottenuti. Spetta a loro assicurare che gli interessi dei bambini siano parte integrante del governo dellecittà e che i bambini abbiano la possibilità di influenzare efficacemente il loro mondo, acquisire maggioreresponsabilità ed esperienza per una cittadinanza costruttiva. C’è dunque un’opportunità unica di istituziona-lizzare un sistema di gestione locale favorevole ai diritti dell’infanzia.

Il presente Digest intende contribuire al patrimonio di conoscenze esistenti su come invertire le tendenzenegative nelle aree urbane e assicurare il rispetto dei diritti umani dei bambini che vivono nelle città. Siamoin possesso delle conoscenze e dei mezzi: ora è venuto il momento di agire.

Marta Santos PaisDirettrice del Centro di Ricerca Innocenti dell’UNICEF

Innocenti Digest n. 10Fondo delle Nazioni Unite per l'InfanziaCentro di Ricerca InnocentiFirenze, Italia

* Per la definizione di bambino si fa riferimento all’Articolo 1 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia in cui “si intende per bambinoogni essere umano avente un’età inferiore a diciotto anni, salvo che abbia raggiunto prima la maturità in virtù della legislazione applicabile”.

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Innocenti Digest 10 – L’infanzia urbana tra povertà ed esclusione sociale

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Gli argomenti

Questo Digest prende in esame la situa-zione dei diritti umani dei bambini poveried emarginati delle aree urbane delmondo. Analizza l’intera gamma dei pro-blemi che questi bambini e le loro famigliedevono affrontare; richiama l’attenzionesulla necessità di azioni fondate sullaconoscenza delle aree urbane e dei poten-ziali “vantaggi urbani”; ed esamina la capa-cità di un governo locale trasparente eresponsabile nel promuovere i diritti deibambini, nel mettere le comunità e le fami-glie povere in grado di influenzare le poli-

OBIETTIVI DEL DIGEST▼

PERCHÉ OCCUPARSI DEI BAMBINI NELLE AREE URBANE?▼

tiche e le azioni pubbliche, e nell’ottenereprogressi significativi e tangibili verso unmiglioramento delle condizioni negli inse-diamenti urbani.

Nel sottolineare le implicazioni dellapovertà e dell’esclusione per i bambini dellearee urbane, questo Digest non intende innessun modo sviare l’attenzione dalla realtàdei bambini delle aree rurali o dalla povertàrurale. Mira invece a correggere uno squili-brio che è stato spesso causa di un’attenzio-ne insufficiente alla situazione specifica deibambini negli insediamenti urbani, sia da

parte dei governi che delle organizzazioniinternazionali.

Anche se il Digest tratta necessariamentedi aspetti molto diversi tra loro, come l’in-quinamento dell’aria e la partecipazione deibambini nei processi decisionali, e spaziadall’individuazione delle tendenze globaliurbane alla presentazione di esempi concre-ti di esperienze riuscite nei quartieri poveridelle città, il suo filo conduttore è costitui-to dal tema del buon governo delle città edelle gravi conseguenze che l’assenza diquesto produce per i bambini.

Nel 2002, i bambini che vivono nelle areeurbane sono circa un miliardo, quasi la metà deibambini di tutto il mondo. Vivono in megalo-poli e in cittadine di provincia, in città che esi-stono da secoli e in centri urbani in rapida cre-scita situati in aree ancora considerate preva-lentemente rurali. La maggior parte di questibambini, circa l’80 per cento, vive in Africa, inAsia e in America Latina e il loro numero è inrapida crescita.3 L’Africa, uno dei continentimeno urbanizzati, ha già oggi più del doppio dibambini urbani dell’America settentrionale.4

Generalmente, i bambini che vivono incittà sono considerati più fortunati di quelli dicampagna: si ritiene che abbiano migliori con-dizioni di salute, alloggi, istruzione e accesso auna maggiore gamma di servizi e opportunità.E’ vero che le città possono offrire tutti questivantaggi, ma la realtà è che centinaia di milio-ni di bambini vivono in grande povertà,5 con iloro diritti calpestati, le loro esigenze nonrispettate, le loro prospettive compromesse dacondizioni che ne minacciano la salute e losviluppo. Il Box 1 presenta un esempio dellecondizioni vigenti in un insediamento abusivodi Johannesburg, ma sono molti i bambini chein tutto il mondo vivono in condizioni simili.6

Vi sono almeno due ragioni per le quali ibambini che crescono in città dovrebberopoter contare su opportunità migliori dalpunto di vista della sopravvivenza e dello svi-luppo rispetto a quelli delle aree rurali. Laprima è che le aree urbane offrono economiedi scala e prossimità di servizi di assistenzasanitaria e d’istruzione, fornitura d’acqua, ser-vizi d’emergenza e infrastrutture sanitarie. Laseconda ragione è che molte città hanno mag-giore prosperità economica delle aree rurali,offrendo in media redditi più alti a grandiparti della popolazione e maggiori possibilità

di finanziamento dei servizi di base per leaziende di fornitura pubbliche e private.

La possibilità di sfruttare questo potenzia-

le “vantaggio urbano” dipende dall’esistenza distrutture di governo della città che siano com-petenti ed efficaci. Applicando a livello locale

Box 1: Crescere a Canaansland, Johannesburg7

Canaansland, un insediamento abusivo in un’area popolosa di Johannesburg, è unacomunità di 350 famiglie che vivono su di un terreno di poco più di mezzo ettaro senza serviziigienici, elettricità e una sola fonte d’acqua. Si tratta di uno dei siti studiati da un programmainternazionale di ricerca ‘Growing up in Cities’ (Crescere nelle città), che analizzava il punto divista dei bambini rispetto al loro ambiente urbano, al fine di migliorarlo grazie alle loro stesseindicazioni. Di età compresa tra i 10 e i 14 anni, i bambini che componevano il gruppo diCanaansland avevano opinioni chiare sui problemi della comunità: “Non è un bel posto,”raccontava uno di loro, “vi sono molte risse. Le strade sono troppo affollate e le auto vannomolto veloci. C’è un odore terribile quando c’è vento e quando piove.”

Tutti i bambini parlavano della mancanza di strutture e servizi. L’unico rubinetto esistenteforniva l’acqua per oltre 1.000 persone e la maggioranza dei bambini doveva regolarmentefare la fila per riempire pesanti contenitori per le loro famiglie. Con gli unici gabinetti esistentisituati in esercizi commerciali al di là di strade trafficate, molti utilizzavano un terrenoadiacente e i bambini si dicevano nauseati dal forte odore onnipresente. Si lamentavanoanche della generale sporcizia dell’insediamento, dove la spazzatura era rimossa solo adintervalli irregolari.

Le case erano piccole e affollate e spesso non proteggevano dal vento e dalla pioggia. Ininverno, era difficile proteggersi dal freddo e l’unica forma di riscaldamento possibileconsisteva in focolari aperti, con il rischio di fumi tossici e di una facile diffusione di uneventuale incendio in tutto l’affollato insediamento, rischi di cui i bambini si dimostravanoben consapevoli. La mancanza di elettricità rendeva loro quasi impossibile svolgere i compiti,e anche durante il giorno le case non avevano abbastanza luce per leggere e scrivere.

Le violenze e le liti nella comunità disturbavano tutti i bambini. Raccontavano di problemidi alcolismo tra gli adulti, delle frequenti risse, dei colpi d’arma da fuoco durante la notte, diforti livelli di rumore, e della difficoltà di dormire. La maggior parte degli adulti dava pocaimportanza al clima di violenza, ma i bambini lo trovavano terrificante.

A causa della loro condizione di abusivi, i bambini si sentivano stigmatizzati e umiliati dallacomunità circostante. Venivano accusati di sporcare le aree commerciali e i gabinetti pubblici,e quando si fermavano a guardare le vetrine erano trattati come potenziali ladri ed era loroproibito l’ingresso nei negozi. Le ragazze raccontavano di aver ricevuto calci, schiaffi e offeseverbali da parte dei passanti quando giocavano sul marciapiede al margine dell’insediamentoe avveniva normalmente che le auto accelerassero quando vedevano i bambini giocare nellastrada, disperdendo loro e le loro cose.

I bambini proposero tutta una serie di soluzioni pratiche per migliorare la vitanell’insediamento; comunque quando incontrarono il sindaco per presentare le loro idee, siconcentrarono sui quattro problemi principali: il miglioramento degli alloggi per potersi ripararedagli elementi atmosferici, l’urgente necessità di strutture igieniche, un posto proprio dove fare icompiti e l’esigenza di essere trattati con maggiore rispetto dagli altri residenti della zona.

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i princìpi del buon governo, come la traspa-renza, l’equità e l’inclusione sociale, con ilpieno impegno delle amministrazioni comuna-li, è possibile cogliere l’opportunità di pro-muovere e mettere in atto i diritti dei bambini.Questo impegno può essere tradotto in ogniaspetto della vita della città, dalla pianificazio-ne, alle decisioni politiche e di bilancio, allafornitura di servizi e all’adozione di strutturepartecipative.

In assenza di un buon governo locale e conla mancanza di investimenti nelle infrastrutture,nei servizi sociali di base e nello smaltimentodei rifiuti che tale assenza comporta, una con-centrazione urbana di bambini e delle loro fami-glie diventa un grave problema (Box 2). Comeha riconosciuto l’Organizzazione mondialedella sanità, quando mancano le infrastrutture ei servizi, gli insediamenti urbani sono tra gliambienti più pericolosi del mondo.8 Molti paesia basso reddito hanno ancora altissimi tassi dimortalità (0-5 anni) dei bambini urbani: da 100a 200 per ogni 1.000 nati vivi. In Africa, peresempio, tra i paesi con i tassi di mortalità infan-tile urbana più elevati ci sono il Ciad (190 nel1996), il Madagascar (122 nel 1997, rispetto a112 nel 1992), il Mozambico (169 nel 1997), elo Zambia (174 nel 1996, rispetto a 149 nel1992).9 E questi dati aggregati, pur elevati,nascondono tassi ancora più alti nei quartieriurbani poveri. Le cifre per l’India, dove il 24 percento del totale della popolazione urbana di285 milioni è classificato come povero,10 indica-no che più della metà dei bambini urbani pove-ri del paese sono sottopeso e/o affetti da rachi-tismo. Una grande proporzione di questi bam-bini è gravemente malnutrita: il 23 per cento dalpunto di vista del peso rispetto all’età, e il 30 percento per l’altezza rispetto all’età.11 Il 50 percento dei bambini poveri che vivono nelle areeurbane è solo parzialmente vaccinato e un ulte-riore 18 per cento non lo è per niente.12 Piùdell’80 per cento dei bambini poveri delle areeurbane dell’India sono anemici.13

Un ultimo decisivo motivo per mettere l’ac-

cento sulla condizione dei bambini che vivononei centri urbani è il fatto che, nonostante latendenza di lungo periodo verso società piùurbanizzate, molti governi in Africa, Asia eAmerica Latina non si sono ancora dotati diuna politica urbana a pieno titolo e non sem-brano tener conto dell’esistenza di grandi dif-

Gli argomenti

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Innocenti Digest 10 – L’infanzia urbana tra povertà ed esclusione sociale

Box 2: Caratteristiche delle aree urbane nei paesi a basso e medio reddito che in genere le differenziano dalle aree rurali14

Maggiori concentrazioni di persone, imprese, veicoli e dei loro rifiuti, producono maggiori rischi perla salute nelle aree urbane nelle quali mancano infrastrutture, servizi e smaltimento dei rifiuti.Tuttavia, laddove esiste un governo locale competente, c’è anche una maggiore facilità di gestire iproblemi sanitari. Questa è dovuta alla prossimità e alle economie di scala nel fornire infrastrutturee servizi di base e alla maggiore disponibilità finanziaria delle famiglie e delle imprese.Una diversa gamma di rischi dell’igiene e sicurezza del posto di lavoro: per esempio, esposizione asostanze chimiche e a rifiuti industriali, polveri, macchinari pericolosi, eccessivo calore. Alcunigruppi specifici, come per esempio chi rovista nelle discariche, sono soggetti a rischiparticolarmente elevati.Maggiore vulnerabilità alle catastrofi “naturali” per molti residenti delle città, dato che gli unici terrenisui quali possono alloggiare sono soggetti ad elevato rischio di inondazioni, frane, terremoti, ecc.Maggiore dipendenza dalle entrate in contanti per acquistare cibo, carburante, acqua, alloggio (o ilterreno su cui costruirlo), materiale da costruzione, servizi di trasporto e di smaltimento delleimmondizie, soprattutto nelle città più grandi o più ricche. Minore dipendenza dalle risorse naturaliper il sostentamento.Maggiore vulnerabilità agli aumenti dei prezzi o alle riduzioni del reddito (poiché vi sono maggiorinecessità da finanziare); minori possibilità di una produzione di sussistenza o di altre soluzioni percompensare.Maggiore dipendenza dalla funzione economica dell’alloggio; in termini di posizione (i poverispesso vivono in luoghi pericolosi perché questi consentono di accedere più facilmente e con costiminori al lavoro o alle opportunità di guadagno); come un bene (per i proprietari, anche se laproprietà è incerta); come fonte di entrate (l’affitto di stanze o di spazi per imprese domestiche).Maggiore affidamento a soluzioni illegali; una maggiore proporzione di famiglie vive su terreniillegalmente occupati, oppure su lottizzazioni illegali, prelevando illegalmente l’acqua e l’elettricitàdalle reti di fornitura. Di conseguenza sono maggiormente soggette al rischio di un esproprio. Popolazioni più diversificate e meno stanziali in molte città o in particolari quartieri, il che puòindebolire la base delle azioni collettive, specialmente nelle aree che offrono affitti più bassi, mamaggiore possibilità di azioni congiunte, mobilitazione della comunità e trattative con le autoritàper ottenere infrastrutture e servizi, soprattutto all’interno delle strutture democratiche. Maggiore potenziale impatto di una “buon” governo locale grazie alle economie di scala e allaprossimità per la fornitura di infrastrutture e servizi di base, e reti di comunicazione maggiormentesviluppate. Questo a sua volta costituisce una solida base per promuovere la partecipazionedemocratica.Naturalmente, nessuno di questi aspetti è esclusivo delle città: molte aree rurali posseggono alcunedi queste caratteristiche. Per esempio, molti poveri rurali sono soggetti al rischio di esproprio e agravi rischi di igiene e sicurezza sul lavoro dovuti ai macchinari e alle sostanze chimiche utilizzate inagricoltura. E non tutte le aree urbane presentano queste caratteristiche; molti residenti delle cittàlavorano in campagna oppure si dedicano all’agricoltura urbana. Inoltre, molte famiglie hannostrategie di sopravvivenza fondate su componenti sia urbane che rurali.

In qualunque contesto, urbano o rurale, ilbuon governo e il pieno godimento dei dirittiumani sono aspetti che si rafforzano a vicenda:i diritti umani ispirano i princìpi della buonaamministrazione e, viceversa, una caratteristi-ca fondamentale della buona gestione è la pro-mozione di questi diritti (Box 3).

Gli insediamenti urbani del mondooffrono un terreno particolarmente fertileper l’affermazione e lo sviluppo di sistemi dibuon governo locale guidati dai princìpi deidiritti umani e, in particolare, per l’applica-zione dei princìpi generali1s e di altre dispo-sizioni della Convenzione sui diritti dell’in-

DIRITTI DELL’INFANZIA E BUON GOVERNO▼

fanzia del 1989. Mentre tutte le altre dispo-sizioni della Convenzione si applicano atutti i bambini in qualunque situazione,alcuni articoli hanno rilevanza particolareper il contesto urbano:● Articolo 16: Nessun fanciullo sarà oggetto di

interferenze arbitrarie o illegali nella suavita privata, nella sua famiglia, nel suodomicilio o nella sua corrispondenza… .

● Articolo 18: (…) Gli Stati parti accordanogli aiuti appropriati ai genitori e ai tutorilegali nell’esercizio della responsabilitàche incombe loro di allevare il fanciullo eprovvedono alla creazione di istituzioni,

istituti e servizi incaricati di vigilare sulbenessere del fanciullo. (…) Adottanoogni appropriato provvedimento pergarantire ai fanciulli i cui genitori lavora-no il diritto di beneficiare dei servizi edegli istituti di assistenza all’infanzia, peri quali essi abbiano i requisiti necessari.

● Articolo 24: Gli Stati parti riconoscono ildiritto del minore di godere del migliorstato di salute possibile e di beneficiare diservizi medici e di riabilitazione. Essi sisforzano di garantire che nessun minoresia privato del diritto di avere accesso atali servizi. (…) Adottano ogni adeguato

ferenze tra la maggior parte delle aree rurali eurbane per quanto riguarda i principali fattoridi rischio per la sopravvivenza, la protezione elo sviluppo dei bambini. Chiaramente, la pos-sibilità di realizzare programmi efficaci a van-taggio dei bambini poveri ed esclusi presuppo-ne la comprensione di queste differenze.

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Innocenti Digest 10 – L’infanzia urbana tra povertà ed esclusione sociale

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Gli argomenti

provvedimento per: a) diminuire la morta-lità tra i bambini lattanti e i fanciulli; b)assicurare a tutti i minori l’assistenzamedica e le cure sanitarie necessarie, conparticolare attenzione per lo sviluppodelle cure sanitarie primarie; c) lottarecontro la malattia e la malnutrizione, (…)mediante la fornitura di adeguati alimentinutritivi e di acqua potabile, tenendoconto dei pericoli e dei rischi di inquina-mento dell’ambiente naturale. (…)

● Articolo 27: Gli Stati parti riconoscono ildiritto di ogni fanciullo a un livello divita sufficiente per consentire il suo svi-luppo fisico, mentale, spirituale, morale esociale. (…) Gli Stati parti adottano ade-guati provvedimenti, in considerazionedelle condizioni nazionali e compatibil-mente con i loro mezzi, per aiutare igenitori e altre persone aventi la custodiadel fanciullo ad attuare questo diritto eoffrono, se del caso, un’assistenza mate-riale e programmi di sostegno, in parti-colare per quanto riguarda l’alimentazio-ne, il vestiario e l’alloggio. (…)

● Articolo 28: Gli Stati parti riconoscono ildiritto del fanciullo all’educazione, e inparticolare, (…) essi: a) rendono l’inse-gnamento primario obbligatorio e gratui-to per tutti; (…) e) adottano misure perpromuovere la regolarità della frequenzascolastica e la diminuzione del tasso diabbandono della scuola. (…)

● Articolo 31: Gli Stati parti riconoscono alfanciullo il diritto al riposo e al tempolibero, a dedicarsi al gioco e ad attivitàricreative proprie della sua età e a parte-cipare liberamente alla vita culturale edartistica. (…)

● Articolo 32: Gli Stati parti riconoscono ildiritto del fanciullo di essere protetto con-tro lo sfruttamento economico e di nonessere costretto ad alcun lavoro che com-porti rischi o sia suscettibile di porre a

repentaglio la sua educazione o di nuoce-re alla sua salute o al suo sviluppo fisico,mentale, spirituale, morale o sociale. (…)

L’esplicito diritto di ogni bambino di gode-re di adeguate condizioni di vita, di unambiente sicuro e di avere una casa e servizisociali di base, compresa l’istruzione e lasanità, è ribadito anche da altri strumentiinternazionali dei diritti umani. L’articolo 25della Dichiarazione universale dei diritti del-l’uomo, del 1948, afferma che “tutti hannodiritto ad un livello di vita adeguato per lasalute ed il benessere loro e della loro fami-glia, inclusa l’alimentazione, il vestiario, l’al-loggio, l’assistenza medica e i necessari servi-zi sociali (…).” Questi e altri princìpi similisono inclusi in altri importanti strumenti:● L’articolo 21 della Convenzione interna-

zionale sulla condizione dei profughi;

● Il principio 2 della Raccomandazionedell’Organizzazione Internazionale delLavoro N. 115 del 1961 sulla condizionedegli alloggi dei lavoratori;

● L’articolo 5 della Convenzione interna-zionale sull’eliminazione di tutte le formedi discriminazione razziale, del 1965;

● L’articolo 11 del Patto internazionale suidiritti economici, sociali e culturali, del1966;

● L’articolo 43 della Convenzione interna-zionale sulla protezione dei diritti di tuttii lavoratori migranti e dei membri delleloro famiglie, del 1990.

Periodicamente, le dichiarazioni formalinegli incontri internazionali ad alto livelloribadiscono l’importanza della promozione diiniziative specifiche per i residenti delle città,come una gestione trasparente e responsabi-le, un’equa distribuzione del reddito, l’esi-stenza di servizi di assistenza sanitaria e d’i-struzione gratuita, alloggio e alimentazioneadeguati, promozione delle opportunità diimpiego, e una costante attenzione alle speci-fiche esigenze delle donne e dei bambini. Daquesto punto di vista, sono rilevanti laDichiarazione sugli insediamenti umani,adottata dalla Conferenza delle NazioniUnite sugli insediamenti umani (Habitat) aVancouver nel 1976, la Dichiarazione sullosviluppo sociale adottata nel Vertice mondia-le sullo sviluppo sociale a Copenhagen nel1995, e la Dichiarazione sugli insediamentiumani adottata a Istanbul nel 1996 dallaConferenza delle Nazioni Unite sugli inse-diamenti umani (Habitat II).

Oltre a queste, il documento conclusivodella Sessione straordinaria dell’Assembleagenerale delle Nazioni Unite sull’infanzia svol-tasi nel maggio 2002, World Fit for Children (Unmondo adatto ai bambini), sottolinea il ruolo

Box 3: I princìpi del buon governo16

In termini semplici, il buon governo è allo stesso tempo il processo decisionale e ilmezzo tramite il quale le decisioni adottate sono messe in atto. Nel contesto urbano, essochiama in causa soggetti sia istituzionali e non, come le autorità comunali, i fornitori diservizi, i rappresentanti locali del governo centrale, le ONG, gli interessi del settore privato,i mezzi d’informazione, i gruppi delle comunità, le organizzazioni di base e, aspettoessenziale, gli stessi cittadini. Il buon governo ha otto caratteristiche principali:1. Promuove e incoraggia la partecipazione, compresa quella dei bambini.2. Richiede il rispetto dello stato di diritto e la piena protezione dei diritti umani.3. Comporta la trasparenza del processo decisionale e un’informazione liberamente

disponibile e facilmente comprensibile per tutti.4. Risponde alle esigenze dei cittadini, attuando le decisioni entro tempi ragionevoli.5. Si fonda sul consenso, attraverso la mediazione tra i vari interessi della società, e

sulla sensibilità per la relativa influenza esercitata dai vari soggetti, compresi i piùpoveri ed emarginati.

6. Promuove l’equità e l’inclusione, in modo che tutti i membri della società possanosentirsi partecipi della stessa società.

7. Significa che le politiche e le istituzioni producano risultati efficaci che rispondanoalle esigenze della società, allo stesso tempo facendo l’uso più efficiente possibiledelle risorse e promuovendo la sostenibilità.

8. Si basa sulla rendicontabilità, non solo delle istituzioni pubbliche, ma anche diquelle del settore privato e delle organizzazioni della società civile.

Box 4: Relatore speciale sulle condizioni abitative17

“Il diritto umano ad avere un alloggio adeguato è il diritto di ogni donna, uomo, giovane e bambinoa procurarsi e mantenere una casa sicura e una comunità nella quale vivere in pace e in dignità.”18

I diritti dei bambini ad avere un alloggio adeguato non possono essere interpretati in sensolimitato o restrittivo, ma devono invece essere intesi come comprendenti la possibilità di viverein sicurezza, pace e dignità. Questo concetto è collegato a quasi ogni altro diritto dellaConvenzione sui diritti dell’infanzia19 e la sua importanza è rispecchiata nel mandato affidatodalle Nazioni Unite al Relatore speciale sull’adeguatezza degli alloggi.

Il Relatore ha richiamato l’attenzione sulla correlazione integrale che esiste tra il diritto deibambini all’alloggio e le condizioni di vita, essenziali per il loro sviluppo cognitivo, fisico,culturale, emozionale e sociale. Questa correlazione ha particolare importanza perché i bambinisono molto più vulnerabili agli effetti negativi di condizioni di vita inadeguate e insicure.20

Il Relatore speciale opera in stretta collaborazione con il Comitato per i diritti dell’infanzianell’analisi del godimento del diritto all’alloggio in tutto il mondo da parte dei bambini e neldare un seguito alle raccomandazioni adottate dal Comitato. Il Comitato e il Relatore specialehanno individuato diversi aspetti di comune interesse, tra i quali la rilevanza delladiscriminazione in base al genere o all’origine etnica, la questione degli espropri coatti, ilconcetto di “sicurezza” come elemento indispensabile del diritto alla “certezza” dell’alloggio, e irapporti esistenti tra il diritto a un alloggio adeguato e il diritto a una vita privata, come anche ildiritto al massimo livello di salute possibile, compresa la salute mentale.

Nell’ampio contesto del suo mandato, in collaborazione con l’UNICEF e con la società civile,il Relatore speciale opera per approfondire l’esame di problematiche quali la mancanza di servizisociali di base, gli espropri e la povertà, oltre che delle politiche economiche nazionali einternazionali, e le loro specifiche ripercussioni sui bambini e sul loro diritto all’alloggio.

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degli enti e delle autorità locali nel rafforzarele collaborazioni a tutti i livelli e assicurare aibambini un posto centrale nei programmi per

lo sviluppo.21 Questo stesso documento richia-ma inoltre l’attenzione sull’importanza di pro-muovere politiche nazionali e sub-nazionali in

favore dei bambini e di potenziare le capacitàdi monitoraggio e valutazione, in particolare alivello di singole comunità.22

Gli argomenti

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Innocenti Digest 10 – L’infanzia urbana tra povertà ed esclusione sociale

La maggior parte della popolazione urbanadel pianeta si trova oggi in Asia, America Latinae Africa. Addirittura un quarto della popolazio-ne urbana del mondo vive in soli due paesi:Cina e India. Anche l’Europa ha una notevolequota della popolazione urbana mondiale, unquinto dei 3 miliardi di residenti nelle città(Figura 1). Nel corso del ventesimo secolo, lapopolazione urbana del mondo è aumentata dioltre dieci volte, e la dimensione media delle100 maggiori città è cresciuta più di otto volte.La proporzione di esseri umani che si stima vivanelle aree urbane è cresciuta da meno del 15per cento nel 1900 fino a un 48 per cento nel2002.23 Questo cambiamento è stato alimenta-to dall’espansione dell’economia mondiale,verificatasi in gran parte nelle imprese indu-striali e di servizi situate nelle città. Dato che lacrescita economica continua a interessaresoprattutto le imprese urbane, la tendenzaall’aumento delle popolazioni nelle città è pro-babilmente destinata a continuare.

Di solito, ai drammatici tassi di crescita dellecittà corrisponde una rapida espansione delleattività economiche. Questa crescita è spessoaccompagnata da pessime condizioni di vita,ma la crescita di per sé ne è raramente la causa.Per esempio la città brasiliana di Porto Alegre èstato uno dei centri urbani con la più rapida cre-scita del mondo negli ultimi 40 anni, ma nono-stante questo i suoi cittadini hanno un’aspettati-va di vita di 74 anni,24 rispetto alla media nazio-nale di 67 anni.25 Da soli, i rapidi tassi di cresci-ta non sono perciò una spiegazione delle catti-ve condizioni di vita: centri come Miami,Houston, Dallas e Phoenix, sono tutti cresciutipiù rapidamente della maggior parte delle gran-di città africane e asiatiche nell’ultimo secolo.

TREND DELLO SVILUPPO URBANO NEL MONDO▼

Di fatto, alcune delle peggiori condizioni si tro-vano in città che sono cresciute lentamente o lacui popolazione è addirittura diminuita.

In tutte le regioni, molte delle città piùgrandi e con la crescita più rapida sono quelleche hanno avuto più successo nell’affermare ilproprio ruolo nell’economia globalizzata.Alcune di queste città, come Dhaka e Bangkok,sono la capitale e la città più grande del propriopaese. Altre, come Shenzhen in Cina eBangalore in India, stanno modificando la geo-grafia urbana del paese cui appartengono, conuna crescita che supera città più antiche e piùgrandi.

Nonostante la crescente influenza della glo-balizzazione, il contesto politico e demograficolocale continua a determinare la forma assuntadall’urbanizzazione. Una parte significativadell’ ”esplosione urbana” di molti paesi africanial tempo dell’indipendenza fu semplicementedovuta alle donne e ai bambini che si ricon-giungevano ai mariti e ai padri una volta rimos-se le restrizioni coloniali. Inoltre, in molte partidell’Africa, il cambiamento urbano è stato

profondamente influenzato anche dalle guerrecivili e dai grandi numeri di profughi alla ricer-ca di nuove possibilità di vita. Anchel’HIV/AIDS ha avuto un impatto significativosui movimenti di popolazione tra città e cam-pagna. I bambini che avevano perduto i genito-ri a causa dell’epidemia (e che magari non pote-vano ereditare la loro terra essendo privi di uncertificato di nascita che dimostrasse la loroparentela), sono stati spinti verso i centri urba-ni in cerca di opportunità di sopravvivenza.

In Cina, dalla fine degli anni ‘70, un dram-matico cambiamento urbano è stato sostenutonon solo dalla rapida espansione dell’econo-mia ma anche dalla riduzione delle limitazio-ni ai movimenti dalla campagna alla città. Ingran parte dell’America Latina, le tendenzedello sviluppo urbano sono state determinatedall’introduzione del - o dal ritorno al - siste-ma democratico, dal passaggio dell’industriaautarchica alla promozione delle esportazioni,dai gravi problemi economici e, in molti casi,dal decentramento e dalla maggiore democra-zia nel governo locale. Il crollo dell’UnioneSovietica e del suo blocco economico, non-ché la divisione o ricostituzione di diversipaesi europei (compresi quelli tragicamentecolpiti dalle guerre civili), ha inevitabilmenteavuto un impatto sui sistemi e sulle tendenzeurbane di quei paesi. La crescita delle cittàpuò essere anche semplicemente influenzatadai rapidi tassi di crescita demografica.27

Quindi, mentre i grandi cambiamenti econo-mici rimangono il fattore principale nel deter-minare la proporzione della popolazionemondiale che vive nelle aree urbane, esistonomolti altri fattori che influenzano la portata ela natura del cambiamento urbano all’internodi ogni paese o regione.

Figura 1: Distribuzione dei 3 miliardi di residentidelle città del mondo nel 200026

Oceania1% Africa

10%

Cina14%

India10%

Resto dell’Asia24%

Europa19%

America Latinae

Caraibi14%

Nord America8%

POVERTÀ URBANA ED ESCLUSIONE SOCIALE▼

L’analisi delle cifreQuasi inevitabilmente le statistiche

aggregate indicano che gli abitanti delle cittàgodono di condizioni migliori rispetto allamedia nazionale, a causa della concentrazio-ne di appartenenti a fasce di reddito medio-alto nelle aree urbane. Ciò non significa chel’intera popolazione delle città “privilegiate”goda dei vantaggi di questa relativa ricchez-

za. Laddove sono disponibili statistiche perle aree a basso reddito, queste spesso ripor-tano tassi di mortalità infantile di molte voltesuperiori alla media dell’intera città e dispo-nibilità di acqua e servizi igienici molto infe-riore alla media. Nei paesi a basso reddito èfrequente che tra un terzo e metà della popo-lazione urbana di un paese, o di una partico-lare città, abbia redditi inferiori alla sogliaufficiale della povertà e in molti casi si tratta

di più della metà28 (Tabella 1). La proporzio-ne di popolazione al di sotto della sogliadella povertà può essere elevata anche nellenazioni più ricche. Per esempio, nel 1990Buenos Aires era una delle città più ricchedell’America Latina, ma ciò nonostante, il34,5 per cento della popolazione della cittàera classificato come povero.29 Oggi la pro-porzione è molto superiore, in seguito allacrisi economica.

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Innocenti Digest 10 – L’infanzia urbana tra povertà ed esclusione sociale

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Gli argomenti

In ogni caso molte di queste statistiche uffi-ciali sottostimano ulteriormente la gravità dellasituazione: intendono misurare la proporzionedi persone che “vivono in povertà”, ma nontengono conto di criteri quali le condizioniabitative, tra cui la disponibilità di acqua e diservizi igienici. Quasi tutte le statistiche uffi-ciali utilizzano una soglia della povertà basatasu stime del costo degli alimenti necessari alleesigenze nutrizionali, con in genere una picco-la somma destinata ai prodotti non alimentariessenziali. In tal modo, si presuppone che unafamiglia non è povera quando il suo redditosale al di sopra del livello così definito.Secondo questa definizione, una famiglia chenon ha un alloggio sicuro, non ha l’acqua o l’e-lettricità, non ha accesso all’assistenza sanitariae non ha bambini a scuola, sarebbe considera-ta soggetta alle stesse privazioni di una fami-glia avente lo stesso reddito ma anche tuttiquei servizi. Ciò serve a spiegare perché lestime mondiali della povertà urbana sianotanto inferiori rispetto alle stime del numero dipersone che vive in pessime condizioni abitati-ve e private dei servizi di base.35

Calcolare la soglia della povertà soprattuttoin base al costo del cibo è particolarmente pro-blematico per le città, dato che una delle carat-teristiche che definiscono la città è la commer-cializzazione di beni e servizi.36 La maggioran-za delle famiglie urbane sostiene molte speseessenziali di tipo non alimentare, come l’affit-to, la fornitura idrica e igienica, i trasporti, lacustodia e l’istruzione dei figli, l’assistenza sani-taria, i farmaci e il combustibile. Molte famigliepovere spendono il 20-30 per cento del lororeddito per l’affitto.37 Uno studio condottosulla cittadina russa di Novocherkassk, di circa190.000 abitanti, ha rilevato che mentre per ildecimo più ricco della popolazione la spesa perl’affitto e le forniture era solo il 5 per centodella spesa totale, tale cifra arrivava al 66 percento per il decimo più povero.38 E’ frequenteche voci di spesa come l’acqua, l’assistenzasanitaria e i trasporti assorbano ciascuna il 5per cento o più del reddito.39

Molte famiglie povere delle aree urbanesostengono spese particolarmente elevate per iprodotti essenziali. Per esempio, negli insedia-menti abusivi, coloro che devono ricorrere aivenditori d’acqua spesso pagano un prezzo perlitro molte volte superiore rispetto alle famigliedi medio e alto reddito che hanno l’acqua cor-rente in casa. A Bangkok, in Tailandia, per

esempio, il prezzo dell’acqua presso un vendi-tore può essere anche cinque volte superiorealla tariffa pubblica. A Nouakchott, inMauritania, il prezzo può essere superiore di10 volte, e arrivare anche a 40 volte nel caso disiccità; mentre a Karachi, in Pakistan, il prezzopraticato dai venditori privati può oscillare trale 28 e le 83 volte in più di quello dell’acqua dipubblica fornitura.40 Il fatto che le soglie dellapovertà nei paesi a basso e medio reddito ten-gano poco o nessun conto del costo dell’allog-gio e dei servizi accessori è particolarmenteincomprensibile dato che queste spese sonoessenziali nel determinare il livello di povertànella maggior parte dei paesi ad alto reddito.Inoltre, le statistiche ufficiali possono sovrasti-mare la disponibilità di servizi urbani, perché icriteri su cui si fondano possono dare un’im-pressione errata del livello di qualità e delladisponibilità di servizi. Per esempio, i rileva-menti ufficiali possono considerare coloro chevivono in un raggio di 100 metri da un puntodi fornitura d’acqua corrente come “adeguata-mente forniti”, anche se ci possono essere 500persone per un solo rubinetto dal quale l’acquaarriva solo a intervalli irregolari. Possono con-siderare una famiglia adeguatamente servita inquanto a “disponibilità di latrine” anche quan-do la latrina è utilizzata da molte famiglie eviene raramente pulita, oppure si tratta di ungabinetto pubblico di accesso limitato o apagamento. Naturalmente, è possibile ancheche le statistiche ufficiali sulla fornitura di ser-vizi esagerino allo stesso modo la quantità e laqualità dei servizi disponibili nelle aree rurali.

La comprensione della portata del proble-ma è complicata dal fatto che i paesi applicanocriteri differenti nello stabilire le soglie dellapovertà urbana, limitando in tal modo la vali-dità dei raffronti internazionali. Una propor-zione ridotta di popolazione in condizioni dipovertà può semplicemente essere la conse-guenza di una soglia della povertà fissata a unlivello non realistico. Le soglie internazionalidella povertà (per esempio quella di un dollaroal giorno), sono ancora meno indicative per-ché non tengono conto delle differenze dellivello di reddito necessario per sfuggire allapovertà, sia tra i paesi sia all’interno di essi.

Sono poche le statistiche ufficiali sullo svi-luppo che prestano un’attenzione specifica allacondizione di povertà dei bambini urbani.Nonostante la dimostrata crescita dei tassi disopravvivenza nella maggior parte dei paesiraggiunta negli anni ‘80, gli indicatori naziona-li registrano progressi limitati nel benessere deibambini dal 1990 al 2000. In molti paesi abasso o medio reddito, la riduzione del tasso dimortalità dei lattanti e dei bambini ha subitoun rallentamento o un arresto. Anzi, nei paesiafricani maggiormente colpiti dall’HIV/AIDS,dai conflitti civili e dal declino economico, c’èstato un brusco aumento.41 L’incidenza dellamalnutrizione è diminuita molto meno nelcorso degli anni ‘90 che nei due decenni pre-cedenti, fatta eccezione per l’America Latina.

In Africa e nel Medio Oriente, il numero dibambini sottopeso è aumentato nel corso deglianni ‘90.42 Esistono pochi indicatori dell’anda-mento di tali tendenze nelle aree urbane. InAmerica Latina, con il peggioramento dellecondizioni di distribuzione del reddito che haaumentato il numero di lavoratori poveri configli a carico, la povertà infantile è aumentatain termini assoluti e ad un ritmo più rapidodella povertà generale.43 Dato che oltre i trequarti della popolazione della regione vivonoin aree urbane, si può concludere che questearee hanno subito un aumento dei livelli dipovertà infantile.

Nella maggioranza dei paesi ad alto reddi-to, il criterio di definizione della povertà ècambiato, passando da misure assolute a misu-re relative, con le soglie della povertà stabilitecome percentuale della mediana del reddito.Le famiglie con redditi inferiori al 40 o 50 percento della mediana nazionale sono considera-te povere. In parte, questo rispecchia i succes-si conseguiti nella riduzione della povertà asso-luta. Tuttavia, anche la povertà “relativa” puòsignificare fame, cattiva salute, condizioni abi-tative miserevoli, scuole inadeguate, quartieripieni di violenza, esclusione sociale e scarsitàdi opportunità. Inoltre, alcuni dei paesi chehanno registrato i maggiori livelli di povertàinfantile, o il maggiore aumento della povertànegli ultimi due decenni, sono anche paesi chehanno visto notevolmente aumentare il pro-prio reddito pro-capite, come gli Stati Uniti eil Regno Unito. Recenti dati per il RegnoUnito indicano che un bambino su tre è pove-ro e cioè vive con meno della metà del livellomedio di reddito, calcolato dopo aver detrattoi costi dell’alloggio anche se questa proporzio-ne è attualmente in diminuizione.44 Negli StatiUniti, dove i tassi di povertà sono più elevatinelle aree urbane, oltre il 30 per cento deibambini che vivono in città si trova al di sottodella soglia di povertà;45 la proporzione dibambini considerati ad alto rischio è cresciutadel 58 per cento dal 1976 in poi.46 Invece,diversi altri paesi ad alto reddito, tra i quali ilBelgio, la Norvegia e la Svezia, hanno menodel 5 per cento di bambini che vivono inpovertà.47 Questo è largamente dovuto allepolitiche economiche e sociali adottate daquesti paesi al fine di ridurre le disparità.

Fattori che contribuisconoalla povertà urbana

Alla povertà dei bambini e delle loro fami-glie nelle aree urbane contribuiscono diversifattori, da quelli di tipo locale a quelli inter-nazionali. Le immediate cause della povertàsono spesso più evidenti e più facili da modi-ficare, ma eliminare le cause profonde dellapovertà richiede un intervento sulle comples-se e varie condizioni che ne sono all’originetra cui anche la mancanza di emancipazionee partecipazione delle comunità locali. Per

Tabella 1: Proporzione della popolazione urbanaal di sotto della soglia ufficiale della povertà

Anno Paese Percentuale1990 El Salvador,

Guatemala, Honduras, Haiti30 60-71%

1993-4 India31 33%1995 Bangladesh32 61%1996 Zimbabwe33 48%2000 Angola34 60%

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esempio, le iniziative volte a favorire la scola-rizzazione dei bambini devono interveniresui fattori che in seguito sono la causa dell’in-terruzione degli studi e del lavoro minorile.Tra questi fattori ci sono la situazione econo-mica della famiglia e i costi dell’istruzione deifigli; la disponibilità di strutture e la capacitàorganizzativa delle comunità cui appartengo-no; la disparità nella distribuzione e nellaqualità delle scuole nelle aree urbane; ladiscriminazione nei confronti di alcuni grup-pi della società, tra cui le ragazze, gli immi-grati, le minoranze e i bambini disabili; e l’in-capacità dei governi, sia locali che nazionali,di dare attuazione pratica al carattere di dirit-to umano fondamentale all’istruzione.

Non è possibile realizzare una sintesi dellecause di fondo della condizione di privazioneche affligge i bambini in modo di compren-dere tutti questi fattori. Il presente Digest siconcentra su tre temi essenziali: la qualità delgoverno locale e nazionale, le crescentidisparità esistenti nei paesi e la difficoltà chemolti di essi hanno nel dotarsi di una solidabase economica.La qualità del governo locale e nazionale

Rivolgere l’attenzione alle cause che stannoalla base della povertà e dell’esclusione tra ibambini che vivono nelle zone urbane significaanalizzare due delle questioni più complesse epoliticamente controverse all’interno dei paesi:la distribuzione dei poteri, dell’autorità e dellerisorse tra i vari livelli di governo; e la qualitàdel governo nel senso della sua capacità e impe-gno nel rispondere alle esigenze della societàcivile, di essere in grado di rendere conto delproprio operato e di offrire trasparenza. Quasitutte le politiche, i programmi e le decisioni deigoverni (e delle istituzioni internazionali)hanno implicazioni per l’infanzia urbana. Perloro stessa natura, le aree urbane sono luoghi diconcentrazione dell’economia monetaria e direlazione con essa. La stabilità delle condizionidi vita delle famiglie che risiedono nelle cittàdipende fondamentalmente dall’andamentodell’economia delle aree urbane. Inoltre ilbenessere dei bambini di città (come peraltro diquelli delle aree rurali) dipende dall’andamentodell’economia nazionale e dall’equa distribuzio-ne dei benefici della crescita economica, chepuò essere ottenuta con l’impegno per una cre-scita che vada a vantaggio dei poveri, per la sta-bilità dei redditi, per pratiche occupazionalinon fondate sullo sfruttamento, per programmidi istruzione e di formazione.

La dimensione dei trasferimenti di poteredal governo centrale ai governi regionali eagli enti locali è altamente rilevante per i bam-bini, poiché al livello amministrativo localecompetono molte delle responsabilità per leinfrastrutture e i servizi di base,48 e la maggiorparte delle amministrazioni delle città inAfrica, Asia e America Latina mancano dellabase fiscale per far fronte alle loro moltepliciresponsabilità per la salute e lo sviluppo dei

bambini. Esistono enormi differenze tra ipaesi ad alto e a basso reddito dal punto divista della quota del gettito pro-capite con-trollato dagli enti locali (con variazioni di fat-tore 100 e anche oltre), e differenze ancoramaggiori nella loro capacità d’investimento dicapitale per persona.49 Nei paesi a reddito ele-vato, l’esistenza di istituzioni locali che assi-stono, sostengono e tutelano i bambini (e igenitori) è data per scontata. E’ possibile chealcuni servizi non funzionino in maniera otti-male e che permangano gruppi che ricevonoservizi di cattiva qualità o ne siano esclusi, mala vasta maggioranza della popolazione urba-na gode dei benefici di quei servizi.Crescente disparità tra i paesi

Gran parte della privazione dei bambiniaffonda le radici nelle disuguaglianze esistentitra i paesi, anche tra quelli che godono di unbuon livello economico. Secondo i dati dispo-nibili, nella maggior parte dei paesi la disparitàdel reddito è aumentata, soprattutto in AmericaLatina e nei paesi che facevano parte del bloc-co sovietico (che tendono a essere tra i piùurbanizzati tra i paesi a basso e medio reddito).

Un aumento della media dei redditi urba-ni non significa necessariamente una riduzio-ne della povertà dei bambini: negli StatiUniti, dagli anni settanta ad oggi i tassi dipovertà infantile sono aumentati del 31 percento nelle aree urbane e del 50 per cento inquelle suburbane, nonostante che i redditireali pro-capite siano oggi molto superiori aquelli che erano nel 1970.50 Persino la ridu-zione della disoccupazione può non compor-tare la diminuzione della povertà dei bambi-ni: nel Regno Unito, la proporzione di fami-glie con figli prive di reddito è aumentata trail 1985 ed il 1996, nonostante la riduzionedei tassi di disoccupazione.51

Da un’analisi della povertà infantile neipaesi ricchi risulta con chiarezza l’importanzadelle politiche pubbliche e della redistribuzio-ne delle imposte come strumenti di riduzionedella soglia di povertà o per prevenirne l’ec-cessivo aumento nei periodi di difficoltà eco-nomica. L’analisi indica inoltre che il venirmeno del sostegno dello Stato ai disoccupatio a coloro che hanno un basso reddito può faraumentare la povertà dei bambini anche neiperiodi di prosperità economica. Non vi sonoinvece indicazioni del fatto che le misurevolte a limitare la povertà dei bambini abbia-no effetti negativi sulla crescita economica.Molti dei paesi più ricchi del mondo hanno iminori livelli di povertà infantile e allo stessotempo i più alti livelli di trasferimento internodi risorse. Da notare che molti paesi con livel-li di povertà infantile minimi dedicano moltisforzi alle iniziative miranti a reintrodurre idisoccupati nel mondo del lavoro.52

In molti paesi a basso e medio reddito, igoverni non sono riusciti ad adottare politi-che sociali per migliorare le condizioni di vitadei bambini in generale e per fornire sostegnoa quelli più vulnerabili. La generale tendenza

alla liberalizzazione ha ridotto le risorse adisposizione dei governi, senza però assicurar-si di proteggere i gruppi più poveri e più vul-nerabili. Per esempio, in Cina, la trionfanteriforma socio-economica produce vantaggi perun gran numero di persone. Tuttavia, alcuneparti della società sono lasciate ai margini diquesto sviluppo. La fine dell’alloggio garanti-to, dei servizi medici gratuiti, del sistema dellepensioni e degli altri servizi di base, insiemealla riforma del sistema delle aziende di pro-prietà statale sottopongono le famiglie svan-taggiate a nuovi tipi di difficoltà economiche,sociali e psicologiche.

In questo processo di rapido sviluppo, ibambini, e in particolare le bambine, divengo-no soggetti vulnerabili e sono spesso vittime diabbandono, abusi e sfruttamento.53 Le graviripercussioni sulla condizione dell’infanziacausate dalle riforme macro-economiche pro-mosse dalla Banca Mondiale e dal FondoMonetario Internazionale all’inizio degli anni‘80 hanno sorpreso la maggior parte dei loropropugnatori, che avevano presupposto che lacrescita economica che ne sarebbe derivataavrebbe più che compensato gli effetti negati-vi a breve termine. Solo in rari casi sono stateadottate misure per salvaguardare la spesasociale, così importante per lo sviluppo dell’in-fanzia. Questo avviene ancora oggi nella mag-gioranza dei paesi. Nei paesi a basso reddito,la spesa pubblica per la sanità è molto ridottae non tende ad aumentare, mentre nei paesi amedio reddito è in riduzione marginale.54

Gli effetti dell’economia globaleI pessimi risultati economici dei paesi a

basso reddito e il declino economico di moltipaesi a medio reddito sono la causa di granparte della povertà di cui soffrono i bamini.Hanno anche l’effetto di aggravare l’enormeindebitamento di molti paesi. L’economiamondiale globalizzata crea vincitori e perden-ti55 e la crescente disparità tra i paesi crea situa-zioni particolarmente difficili per i bambini.

Negli ultimi anni, molti paesi hanno dovu-to far fronte a significative riduzioni dei red-diti pro-capite. Negli anni ‘90, la situazione inEuropa orientale, Asia centrale e nella mag-gior parte dell’Africa sub-sahariana è stata par-ticolarmente grave.56 Il repentino aumentodella disoccupazione, la riduzione dei livellisalariali e, spesso, gli aumenti del prezzo deiprodotti di base hanno avuto gravi ripercus-sioni su grandi parti della popolazione urbana(e rurale). Per esempio, nel 1996 il ProdottoInterno Lordo (PIL) reale del Tagikistan erasceso al 40 per cento del livello raggiunto nel1990,57 mentre la spesa pubblica era crollatadal 65 per cento del PIL nel 1992 al 16 percento nel 1998.58

E’ difficile proteggere i bambini delle fami-glie a minor reddito in una situazione in cuisia i redditi che la spesa pubblica sono indiminuzione. E’ possibile che i residenti dellecittà siano più vulnerabili a tali cambiamentiper la dipendenza del loro tenore di vita dal-

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l’economia monetaria (parallelamente, grandiparti della popolazione urbana possono trarrevantaggi dalla crescita economica), ma nellamaggior parte delle regioni esistono tali etanti rapporti tra le aree rurali e quelle urbaneche è difficile analizzarle separatamente.59 Peresempio ad Accra, la maggiore città delGhana, la quota della popolazione che vive inpovertà è rapidamente aumentata tra il 1987ed il 1993, mentre nello stesso periodo è dimi-

nuita sia nelle aree rurali che nelle altre areeurbane del paese.60 Ma l’aumento della povertàad Accra può avere gravi conseguenze, tra lequali la diminuzione delle opportunità d’im-piego per i residenti delle campagne, la ridu-zione delle rimesse verso le aree rurali (o lealtre aree urbane), la contrazione della richie-sta dei prodotti della campagna da parte delmercato urbano, e l’aumento dell’emigrazionedalla città verso la campagna, il che a sua volta

aggrava ulteriormente la situazione delle areerurali. Le forti interazioni e l’interdipendenzaesistenti tra campagna e città significano chegli adeguamenti strutturali colpiscono lepopolazioni di entrambe le aree.61 L’aumentodella povertà rurale produce in genere graviripercussioni in molte aree urbane, in partico-lare in quelle che hanno economie con un altogrado di dipendenza dalla domanda dei pro-duttori e dei consumatori rurali.

Le aree urbane presentano alcune proble-matiche molto specifiche per i poveri, che aloro volta hanno ripercussioni notevoli espesso sproporzionate sui bambini e sugliadolescenti, compromettendone i diritti e ilbenessere secondo modalità che richiedonorisposte particolari. Questo capitolo esaminale implicazioni per i bambini di un ambienteurbano povero. L’ambiente negli insediamen-ti urbani è una dimensione estremamentecomplessa e composta da un’ampia gamma dielementi strettamente collegati fra di loro.Questo Digest concentra l’attenzione su tre diquesti elementi: le infrastrutture fisiche, lecondizioni abitative e il contesto sociale,riconoscendo che queste categorie sononaturalmente correlate.

Le infrastrutture fisicheNei quartieri poveri delle città, le condizio-

ni ambientali sono in genere particolarmenteinsoddisfacenti (e pericolose). Laddove vi sianoelevate concentrazioni di persone e di rifiuti,esistono anche elevati rischi di infezioni, con-tagi e malattie. Se questi rischi non sono con-trastati da misure efficaci, i costi sanitari diven-tano molto elevati e i giovanissimi sono colpitiin misura superiore alla media. Ogni annomuoiono milioni di neonati e di bambini dellecittà, e moltissimi altri subiscono malattie oincidenti che possono e devono essere preve-nuti.62 Tra i fattori di rischio collegati all’età cisono l’immaturità del sistema immunitario,maggiore esposizione agli agenti patogeni,maggiore sensibilità a determinate sostanzechimiche e inadeguata comprensione di comeevitare i pericoli.63

Nelle città che hanno acqua corrente, infra-strutture igieniche, fognature, servizi di smalti-mento dei rifiuti e un sistema di assistenza sani-taria funzionante, i tassi di mortalità infantile(0-5 anni) sono in genere intorno a 10 bambiniper ogni 1.000 nati vivi, e le morti dovute airischi ambientali sono poche. Diversamente,nelle città o nei quartieri con servizi inadegua-ti, è normale che i tassi di mortalità infantile (0-5 anni) raggiungano livelli 10 o 20 volte supe-

LA CONDIZIONE DELL’INFANZIA NELLE AREE URBANE▼

riori, con i rischi ambientali come una delleprincipali cause. Inoltre, i dati aggregati posso-no nascondere notevoli variazioni all’interno diuna stessa città. Per esempio, indagini effettua-te in sette insediamenti di Karachi hanno regi-strato tassi di mortalità infantile (0-12 mesi) cheandavano da 33 fino a 209 morti per 1.000 nativivi.64 Le variazioni sono evidenti anche nellecittà dei paesi ad alto reddito, anche se qui itassi di mortalità sono molto inferiori e nonsono collegati ai fattori ambientali. Nel 1990 aGlasgow, nel Regno Unito, il tasso di mortalitàinfantile (0-12 mesi) di un’area povera era di 47morti per 1.000 nati vivi, rispetto al 10 per milledi un quartiere benestante.65 Allo stesso modo,nel 1997 a Washington, il tasso di mortalitàinfantile (0-12 mesi), suddiviso per quartiere,mostrava notevoli variazioni: dal 2,8 per milledi un’area ad alto reddito al 16 per mille di unodei quartieri meno abbienti.66

La disponibilità delle informazioni necessa-rie per identificare con precisione la relativaimportanza delle varie cause o fattori di rischioè limitata: esiste la chiara esigenza di migliorarei dati se si vogliono comprendere le dinamichee le ripercussioni della povertà urbana e se sivogliono intraprendere azioni efficaci. Peresempio, ci sono pochi dati sulla morbilitàinfantile a livello di singole città nei paesi abasso e medio reddito, e ancora meno sulla per-cezione che i bambini o coloro che si occupanodi loro, hanno dei bisogni e priorità dell’infan-zia. Esistono, comunque, molti studi dettagliatisu specifici quartieri urbani, che fornisconochiare indicazioni di quali possano essere glieffetti delle povere condizioni ambientali su chivive nelle città.Acqua e infrastrutture igieniche

Le malattie gastrointestinali rappresentanoancora una delle cause primarie di morte neona-tale e infantile per gran parte della popolazioneurbana del mondo. Gli escrementi umani sonola primaria fonte di patogeni per questo tipo dimalattie.67 Laddove le condizioni di approvvi-gionamento idrico e le infrastrutture sanitariesono insufficienti, le malattie diarroiche e lealtre malattie causate dalla contaminazione del-l’acqua (come il tifo) o dell’acqua e del cibo(come il colera e l’epatite A) sono tra i più gravi

problemi sanitari dei quartieri urbani o di interecittà. L’impatto delle malattie diarroiche puòessere notevolmente sottostimato dato che que-ste malattie, se associate alla malnutrizione(come spesso avviene), possono indebolire tal-mente le difese del corpo da far sì che malattiecome il morbillo e la polmonite divenganocause primarie di morte nei bambini.68 Gli effet-ti a lungo termine sui bambini non si limitanoalla salute: uno studio sulle città del Brasile hamesso in relazione le malattie diarroiche nellaprima infanzia con un minore sviluppo dellefunzioni cognitive osservato diversi anni dopo.69

Un fattore essenziale per la salute dei bam-bini è la sufficiente disponibilità di acqua pota-bile e di strutture igieniche, spesso mancantinegli insediamenti urbani poveri dei paesi abasso e medio reddito (Box 5). La penuria diacqua è un problema grave, che rende impossi-bile mantenere le condizioni igieniche essen-ziali per prevenire le malattie endemiche checosì pesantemente contribuiscono alla morte ealle ripetute malattie di molti bambini.70

Quando l’acqua deve essere trasportata oppureacquistata in bottiglia, molte famiglie ne usanomolta meno di quella che sarebbe necessariaper assicurare la salute dei bambini. Nei centriurbani del Brasile, i bambini avevano cinquevolte più probabilità di morire nelle famiglieche utilizzavano fonti pubbliche rispetto aquelle che avevano l’acqua corrente in casa.71 Inassenza di un adeguato approvvigionamentod’acqua diviene particolarmente difficile man-tenere l’igiene durante la preparazione del ciboe questo, insieme all’inadeguata conservazionedegli alimenti, aumenta le probabilità di conta-minazione. I neonati allattati artificialmente e ibambini in svezzamento sono soggetti ad unrischio particolarmente elevato.72

Il problema di un insufficiente approvvigio-namento idrico è aggravato dall’inadeguatezzadelle infrastrutture igieniche. Solo una piccolaproporzione dei residenti poveri delle città haaccesso a infrastrutture igieniche adeguate, eanche in questo, i problemi non sono limitatiagli insediamenti informali. In Azerbaigian, il33 per cento della popolazione urbana utilizzaancora oggi le tradizionali latrine a buca e unaltro 9,7 per cento usa buche aperte.73 La mag-

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Innocenti Digest 10 – L’infanzia urbana tra povertà ed esclusione sociale

gior parte dei centri urbani dell’Africa edell’Asia e molti di quelli dell’America Latina,non possiedono fognature.74 Anche se in certicasi i servizi igienici senza fognature possonofunzionare bene, di solito il semplice volume ela concentrazione di escrementi umani e diacque reflue nelle città li rende inefficaci.Laddove le fognature esistono, queste sonospesso a cielo aperto e costituiscono un graverischio per la salute pubblica. Decine di milio-ni di famiglie degli insediamenti informalihanno unicamente accesso a servizi igienicimunicipali o pubblici utilizzati da troppe per-sone e in pessime condizioni di manutenzione.In un insediamento a Kumasi, in Ghana, fino a320 persone utilizzavano una latrina e le lun-ghe file erano inevitabili.75 I servizi igienici dialcune città sono talmente carenti che notevo-li proporzioni della popolazione sono costret-te a defecare all’aperto.76

Usare le latrine pubbliche è particolarmen-te problematico per i bambini piccoli. Portareun bambino piccolo fino al gabinetto fuori dacasa è poco pratico e l’oscurità, il cattivo odoree la grande apertura della buca nella maggiorparte delle latrine rende il loro uso spiacevoleo anche terrificante per i piccoli. Sappiamoche in molti insediamenti urbani quasi nessunbambino al di sotto dei sei anni d’età utilizza lelatrine e che nella maggior parte dei casi i loroescrementi vengono gettati nei cortili, neicanali di scolo o nelle strade, creando un’im-portante fonte di potenziale contagio. Anchele donne e le adolescenti possono avere rilut-tanza all’uso delle latrine pubbliche, dove lariservatezza è scarsa o nulla. Inoltre, la man-canza di sicurezza aumenta il rischio di abusi oviolenze sessuali. Le donne hanno gli stessiproblemi di riservatezza e di sicurezza laddovel’assenza di servizi igienici le costringe a utiliz-zare gli spazi aperti.

L’assenza di reti fognarie e di sistemi di rac-colta e smaltimento dei rifiuti contribuisce for-temente alle probabilità di contaminazioni e dimalattie. La maggior parte degli insediamentipoveri non godono di un servizio di raccoltadei rifiuti solidi. In molte città africane, vieneraccolto solamente il 10-30 per cento di tutti irifiuti solidi urbani e, inevitabilmente, il servi-zio è particolarmente carente nel caso degliinsediamenti informali.77 I rifiuti non raccolti,insieme agli escrementi, sono spesso gettati neifossi di scolo, che rapidamente si intasano.Quando le acque di scolo e quelle piovane nondefluiscono, si verificano allagamenti chediffondono i rifiuti e gli escrementi in tutta l’a-rea circostante. Il problema del convogliamen-to delle acque è particolarmente grave per lecomunità urbane situate su terreni scoscesioppure paludosi.78 I bambini sono soggetti a unparticolare livello di rischio, dato che giocanodovunque vi sia dello spazio disponibile e pos-sono mettersi a sguazzare nelle acque stagnan-ti oppure a rovistare nei cumuli d’immondizia.Inoltre, le case costruite su terreni dove l’acquaristagna e collegate tra di loro da passerelle di

zanzara edes (tra le quali la febbre dengue, lafebbre emorragica dengue e le febbre gialla)sono associate al ristagno dell’acqua e all’inade-guata o intermittente fornitura di acqua, poichéquesta zanzara si riproduce nelle acque sta-gnanti e nei recipienti contenenti acqua.82

Molti altri insetti portatori di malattie, tra iquali le mosche, le pulci, i pidocchi e gli scara-faggi, prosperano laddove l’acqua non defluiscee mancano adeguati servizi di raccolta dei rifiu-ti, infrastrutture sanitarie e acqua corrente.83

Inquinanti chimiciAnche se non della stessa gravità per la

salute degli agenti patogeni biologici, le tossi-ne e gli inquinanti presenti nell’acqua e nelcibo, nell’aria e nelle discariche aperte, sonoun problema in tutto il mondo. Questo vale inparticolare per le aree urbane e, in particolare,per le aree abitate dai poveri. I bambini sonoparticolarmente vulnerabili ai danni derivantidall’esposizione a tali sostanze, per via dellaloro rapida crescita e immaturità, sia fisiologi-ca che metabolica.84

L’ingestione di piombo è un problema spe-cifico dei bambini urbani, specialmente neipaesi dove sono ancora in uso carburanti e ver-nici contenenti questo metallo pesante. Peresempio, a Kaduna, in Nigeria, il 92 per centodei bambini esaminati aveva livelli di piombonel sangue al di sopra dei valori accettabili.93

Nei paesi ad alto reddito, l’esposizione è prin-cipalmente dovuta all’ingestione di polverinelle case in cui ci sono vernici a base di piom-bo, un problema che è particolarmente diffusonelle aree più povere con alloggi deteriorati.Negli Stati Uniti questo è ancora il più diffusoproblema sanitario causato dall’ambiente checolpisce i bambini.94 I bambini sono anche

legno malsicure, come avviene nelle baracco-poli, costituiscono chiaramente una fonte dipericolo per i bambini piccoli.

Con il tempo, in molti insediamenti abusivio informali, le condizioni possono miglioraregrazie a una combinazione di iniziative deiresidenti, collaborazione reciproca e pressionisui poteri pubblici per ottenere alcuni servizi.Ma nel migliore dei casi si tratta di un proces-so lento e affidato al caso. I residenti devononegoziare la concessione di ogni singolo tipodi infrastruttura o servizio separatamente.Laddove i gruppi più poveri non risiedono ininsediamenti abusivi, ma per esempio nei quar-tieri di case popolari, in genere le infrastruttu-re sono migliori. Le condizioni ambientali pos-sono essere tuttavia altrettanto insoddisfacentipoiché la manutenzione è di solito pessima e ilsovraffollamento estremo.

Gli effetti causati da inadeguate infrastrut-ture idriche, igieniche, fognarie e di smalti-mento dei rifiuti non si limitano alle malattiediarroiche. Molti studi di caso compiuti suinsediamenti a basso reddito hanno mostratol’elevata proporzione di bambini con infesta-zioni debilitanti di vermi intestinali.79 La preva-lenza tra i bambini di varie infezioni della pellee degli occhi, come la scabbia e il tracoma,associate alla mancanza d’acqua per l’igienepersonale è particolarmente elevata tra i resi-denti di quartieri di bassa qualità.80 Inoltre lamalaria, spesso considerata una malattia rurale,è oggi tra le principali cause di malattia e dimorte per i bambini (e per gli adulti) di moltearee urbane. La presenza della malaria è spessodovuta all’insufficiente drenaggio dei terreni,dato che la zanzara anofele si riproduce nell’ac-qua stagnante.81 Anche le malattie diffuse dalla

Box 5: Acqua e servizi igienici: esempi delle condizioni nelle città e nei centri urbani minori

BANGALORE (India): Più della metà dei 6 milioni di abitanti attingono l’acqua da fontipubbliche che frequentemente hanno rubinetti o tubazioni rotte e strutturedanneggiate.85 Quasi un terzo di loro ha accesso limitato o inesistente all’acquacorrente. 113.000 persone non hanno a disposizione una latrina, e la defecazioneall’aperto è abituale.86

FAISALABAD (Pakistan): Due terzi dei 2 milioni di abitanti vivono in aree con serviziscarsi o inesistenti, e la maggior parte delle nuove costruzioni e lottizzazioni non sonoautorizzate. Meno della metà della popolazione ha l’acqua corrente e meno di un terzoè collegato alla rete fognaria.87

LUANDA (Angola): Dei circa 4 milioni di abitanti di questa città, il 75 per cento vive ininsediamenti informali con infrastrutture e servizi scarsi o inesistenti.88

IBADAN (Nigeria): Solo il 22 per cento della popolazione è servito dall’acquedottomunicipale e la città non possiede una rete fognaria. Gli abitanti utilizzano latrine abuca e latrine collegate a fosse biologiche.89

NAIROBI (Kenya): Oltre la metà della popolazione vive in insediamenti informalicompressi in meno del 6 per cento della superficie urbana. La maggior parte dei lotti diquesti insediamenti non possiede né servizi igienici né collegamento idrico.90

MBANDJOCK (Camerun): Solo circa il 20 per cento della popolazione (stimata in20.000 persone nel 1996) ha accesso all’acqua corrente, mentre il resto prende l’acquada pozzi e sorgenti che risultano positive all’analisi per la contaminazione fecale. La cittànon ha un sistema fognario.91

CITTÀ DI FRONTIERA DEL BRASILE: In due piccole cittadine della Rondonia e in tre delPará meridionale, tra il 44 e il 95 per cento delle famiglie utilizza fonti d’acqua“informali” (pozzi locali senza pompa o acqua raccolta dai fiumi); tra il 67 ed il 95 percento utilizza servizi igienici “informali” (latrine a buca o all’aperto).92

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soggetti ai rischi dovuti all’esposizione asostanze chimiche pericolose. Infatti, i pestici-di sono sempre di più una fonte di preoccupa-zione in alcune aree povere delle città, dovesono impiegati per combattere gli scarafaggi, iratti e altri parassiti.95

La più rilevante forma di inquinamentochimico per la salute dei bambini nei paesi abasso e medio reddito è l’inquinamento dell’a-ria domestica prodotto dall’impiego di combu-stibili quali il carbone o la biomassa, da stufe dicattiva qualità e dall’inadeguata ventilazione.Questo problema esiste sia nelle aree rurali chein quelle urbane, ma i bambini delle cittàhanno minori possibilità di trovare sollievoall’esterno, data la pessima qualità dell’ariaall’aperto. Comunque, la concentrazione diinquinanti negli ambienti chiusi può essere dimolte volte superiore a quella dell’aria esternaper quanto inquinata, e lattanti e bambini pic-coli sono spesso pesantemente esposti perchérimangono con le madri mentre queste cucina-no o svolgono le altre faccende domestiche.Gli effetti di questi inquinanti, combinati conquelli della malnutrizione, possono essere ilritardo nella crescita e l’aumento dell’inciden-za delle infezioni respiratorie acute.96

In molte città, la concentrazione e la com-binazione degli inquinanti nell’aria ambientaleè già abbastanza elevata da provocare malattiee morti premature negli individui più sensibili.In tutto il mondo, i residenti delle città espostia livelli di inquinamento dell’aria che superanoi valori fissati dall’Organizzazione Mondialedella Sanità sono 1,5 miliardi e in molte cittàla concentrazione di inquinanti è di gran lungasuperiore a quei livelli.97 Alcuni gruppi sonoparticolarmente vulnerabili: le famiglie piùpovere che sopravvivono rovistando nellediscariche inalano ogni giorno i fumi tossicidella plastica che brucia e di altre sostanzepericolose. In generale, negli ultimi anni, laprevalenza e la gravità dell’asma, insieme adaltre affezioni dell’apparato respiratorio, sonoaumentate in misura allarmante tra i bambiniche vivono in zone urbane. Le ragioni di ciòsono complesse e comprendono l’esposizioneagli inquinanti urbani, oltre agli allergeni e allostress psicosociale della vita urbana. Tale feno-meno è stato documentato soprattutto per ipaesi ad alto reddito, ma sta cominciando adessere oggetto di attenzione anche per altrearee urbane.98

Gli incidenti dovuti ad avvelenamentosono frequenti, in particolar modo per i bam-bini da uno a tre anni d’età e sono causatisoprattutto dall’ingestione di cherosene, diprodotti per la pulizia (per esempio la candeg-gina) e di farmaci. Il rischio di avvelenamentoè più alto nelle case di bassa qualità e sovraffol-late, dove non ci sono spazi adeguati alla con-servazione di queste sostanze fuori dalla porta-ta dei bambini, e dove i genitori non hannosempre il tempo di tenere d’occhio i figli.Anche i bambini non ancora nati corronorischi dovuti all’esposizione delle madri agli

inquinanti chimici, alcuni dei quali possonoessere causa di cancro, di malformazioni nelfeto, o anche di aborto. Tra le sostanze noteper essere dannose al feto attraverso l’assorbi-mento della placenta ci sono il piombo, il mer-curio metile, alcuni pesticidi e il monossido dicarbonio.99 Nella maggioranza degli insedia-menti a basso reddito, comunque, il feto è sog-getto a rischi ancora maggiori a causa dellecarenze nutrizionali della madre o degli effettidi parassiti e della malaria sulla sua salute.Rischi fisici

Ogni anno, milioni di bambini che vivononei centri urbani in tutto il mondo sono uccisida incidenti prevenibili che avvengono nelleloro case o nelle vicinanze e altre decine dimilioni sono gravemente feriti. Il traffico inten-so di veicoli, le scale e i terrazzi non protetti, lecase in costruzione, i cantieri edilizi, i mucchidi detriti e la mancanza di spazi sicuri in cuigiocare, sono tutte fonti di grande pericolo peri bambini.100 Il rischio di incidenti aumentaquando le persone a cui i bambini sono affidatisono stanche per il troppo lavoro e non sono ingrado di badare a loro in maniera adeguata. Neipaesi in cui le malattie infettive e da parassitisono tenute sotto controllo, gli incidenti sonola principale causa di morte dei bambini, pari al40 per cento delle morti nel gruppo d’età da 1a 10 anni.101 Nei paesi in cui le malattie e ladenutrizione ancora uccidono molti bambini,la percentuale di morti dovute agli incidenti èminore, ma il numero di incidenti per abitantiè notevolmente superiore, specialmente nellecomunità urbane più povere.102 La maggiorparte dei dati sugli incidenti dei bambini deri-vano dai registri degli ospedali, ma vi sono vali-de ragioni per ritenere che il quadro sia moltoincompleto poiché la maggior parte degli inci-denti non sono trattati negli ospedali, in partea causa del costo e della mancanza di servizi ditrasporto d’emergenza. Uno studio basato sullecomunità urbane di Ibadan, Nigeria, ha regi-strato 1.236 incidenti che hanno colpito 436bambini nel corso di tre mesi: tra questi c’eranoferite da punta, lacerazioni, slogature e lussa-zioni. Meno dell’1 per cento dei casi era statocurato nelle strutture sanitarie ufficiali.103

Nelle aree sia urbane che rurali, le cadutecostituiscono la principale causa di incidente,specialmente per i bambini più piccoli. Le bru-ciature con acqua o altri fluidi bollenti, oppurecon fuochi aperti, cucine e apparecchi a chero-sene, sono frequenti per i bambini al di sottodei quattro anni. Il sovraffollamento incremen-ta la probabilità di tali eventi. Uno studio su diun insediamento abusivo in Brasile ha esamina-to 600 bambini al di sotto dei cinque annid’età, tramite interviste con le madri. Le madrihanno riferito che nelle due settimane prece-denti all’intervista, il 30 per cento dei bambiniaveva avuto almeno un incidente e il 12 percento di questi era stato abbastanza grave darichiedere l’intervento di una clinica o di unospedale. Le cadute corrispondevano al 53 percento di questi incidenti, seguite dalle ferite da

taglio (17 per cento) e dalle ustioni (10 percento). Molte cadute erano state causate dalterreno irregolare dell’insediamento. L’età delbambino costituiva un fattore determinanteper l’incidente, con particolare concentrazionenel secondo o terzo anno di vita.104

Il traffico è una delle più frequenti cause diincidenti gravi nelle città, sia nei paesi a bassoche ad alto reddito. Ma la rapida crescita deltraffico in molti paesi a basso reddito e nellamaggioranza di quelli a reddito medio, insiemeal cattivo stato delle strade, alla molteplicità diuso delle sedi stradali e alla mancanza di mar-ciapiedi e di sicuri attraversamenti pedonali,contribuisce a tassi molto superiori di morti edi incidenti rispetto a quelli dell’Europa o degliStati Uniti, sia calcolandoli per veicolo strada-le che per chilometraggio per passeggero.105

Accesso al gioco I rischi propri delle aree urbane per la sicu-

rezza e per la salute hanno un effetto rilevantesulle opportunità di gioco che si offrono aibambini. La disponibilità di ambienti stimo-lanti e vari che consentano loro di immagina-re, sperimentare, e apprendere è essenziale peruna crescita ottimale,106 ed è considerata favo-revole allo sviluppo delle capacità dei bambiniad alto rischio.107 Quando le case sonosovraffollate, i bambini possono non averemolte altre possibilità se non trascorrere granparte della giornata fuori, dove possono esserestraordinariamente creativi nell’inventaresituazioni di gioco persino negli ambientimeno accoglienti. Anzi, spesso tali ambientioffrono molte situazioni stimolanti e variegate.Ma possono anche esporre i bambini a gravipericoli e coloro a cui essi sono affidati spessoreagiscono limitandone le possibilità di gioco.

Quando crescendo i bambini iniziano amuoversi di più, la sicurezza diventa un pro-blema maggiore. Negli ambienti più poverisono comuni i pericoli rappresentati da escre-menti, vetri rotti, sacchetti di plastica, cibodeteriorato e materiali infiammanti.

Quando i bambini iniziano ad allontanarsida casa, aumentano tanto il loro raggio di azio-ne quanto la quantità di fattori di rischio a cuisono sottoposti. Questo vale soprattutto per iltraffico, ma anche per la presenza di cani ran-dagi, di acque stagnanti, di canali di scoloaperti e di terreni coperti di rifiuti. I bambinipiù grandi sono maggiormente in grado divalutare i pericoli; ma la voglia di giocare e diesplorare, e un certo gusto del rischio, possonovincere la cautela. Di conseguenza, i tassi diincidenti rimangono abbastanza costanti nelcorso di tutta l’infanzia, mentre il tipo di inci-denti tende a cambiare con l’età.108 In generale,le ragazze sono soggette a rischi minori, acausa delle maggiori restrizioni loro imposte.109

Le occasioni di gioco sono oggetto direstrizioni anche nei paesi ad alto reddito,dove gli spazi ricreativi nelle aree urbane sonospesso limitati, oppure comportano sempre piùspesso un costo, mentre il traffico rende lestrade pericolose e gli spazi aperti sono desti-

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nati a parcheggio. Inoltre, le esigenze lavorati-ve dei genitori, la distanza fra casa e scuola e ilcrescente uso dell’automobile fanno sì che, aldi fuori delle ore di scuola, molti bambinisiano isolati a casa propria e separati dai lorocoetanei. Nelle aree urbane, questo isolamen-to può essere aggravato dalla preoccupazionidei genitori per la sicurezza dei loro figli.

Condizioni abitativeMolti dei diritti dei bambini derivano dal

fondamentale diritto umano ad avere una casadignitosa, sicura e alla propria portata econo-mica. La sopravvivenza, la salute e uno svilup-po ottimale sono strettamente collegati allaqualità della casa e dell’ambiente circostante;la possibilità di guadagnarsi da vivere, l’acces-so alla scuola e ad altri servizi sono determi-nati dall’ubicazione dell’alloggio; la sicurezzaemozionale, la stabilità della famiglia e anchela qualità dei rapporti con la comunità sonolegati alla certezza della propria condizioneabitativa. Ma i residenti poveri della cittàdevono far fronte a grandi problemi per l’al-loggio: nel trovarlo, nel mantenerlo e nelrimediare alla sua inadeguatezza.

Nella maggior parte dei paesi a basso emedio reddito, tra il 25 ed il 50 per centodella popolazione vive in insediamenticostruiti abusivamente.110 La qualità deglialloggi costruiti con pezzi di legno e/o plasti-ca rimediati nelle discariche è in genere scar-sa e spesso pessima. Questa non è solo unaconseguenza del reddito ridotto, ma anchedella riluttanza delle famiglie a investire nellapropria casa dato che non sanno se sarà loroconcesso di rimanere dove abitano.

L’ubicazione degli insediamenti informaliha una sua logica: sono concentrati nelle zonepericolose poiché tanto più pericolosa è l’areatante più possibilità i residenti avranno di evi-tare un esproprio. In una città, gli insediamen-ti abusivi spesso sono situati nelle zone a mag-giore rischio di inondazione o di essere som-mersi dalle maree (questo vale per Accra,Bangkok, Buenos Aires, Delhi, Guayaquil,Giacarta, Monrovia, Lagos, Port Harcourt,Port Moresby e Recife), oppure di smottamen-ti (Caracas, La Paz, Rio de Janeiro). Le casecostruite meno solidamente corrono i maggio-ri rischi di subire gravi danni in caso di terre-moti, come dimostrato dai recenti e devastan-ti eventi sismici nella città colombiana diArmenia (gennaio 1999), nelle città turche diAdapazari, Gölcük, Istanbul e Izmit (agosto1999), e Ahmedabad e Bhuj nello stato india-no del Gujurat (gennaio 2001). In molte città,i poveri vivono anche in grande concentrazio-ne nei fatiscenti e sovraffollati condomini epensioni dei centri urbani: in questi casi c’è uncompromesso tra il costo superiore che lefamiglie devono sostenere, per esempio perl’affitto o per subire una situazione disovraffollamento, e i vantaggi dell’ubicazionein quanto ad accesso ai servizi e al posto di

lavoro. Inoltre, tali problemi non sono certolimitati ai paesi a basso reddito. La maggiorparte dei poveri delle aree urbane degli StatiUniti, per esempio, ha gravi problemi di allog-gio, con affitti che possono superare il 50 percento del reddito.111

Una quantità indefinita – ma si tratta cer-tamente di decine di milioni – di bambini e diadulti che vivono nelle città di tutto il mondosono di fatto dei senza tetto che dormono inluoghi pubblici (marciapiedi, stazioni, parchi,cimiteri), o in cantieri edilizi e sul posto dilavoro. Nel centro di Mumbai (precedente-mente nota come Bombay), in India, le perso-ne che vivono sui marciapiedi sono più di100.000, metà di essi bambini, perché nonguadagnano abbastanza da permettersi unacasa, neanche nelle aree periferiche dove iprezzi sono più bassi.112

La condizione dei senza tetto è un feno-meno eminentemente urbano, in parte causatodalla commercializzazione dei terreni e delmercato degli alloggi nelle città di tutto ilmondo. Anche nei paesi ad alto reddito, laricerca conferma che le famiglie con figlisenza un tetto sono sempre di più, nonostantei recenti anni di prosperità. Tale condizioneproduce ansia e depressione sia nei bambiniche nei genitori e può portare al disgregamen-to dei nuclei familiari, con i bambini sistematiin affidamento. Nella città di New York, il 60per cento dei residenti dei ricoveri per adultiaveva figli che non potevano tenere conloro.113

Espropri e sgomberiMilioni di residenti delle città di tutto il

mondo vivono nella paura di subire un espro-prio (vedi Box 6 sulle demolizioni e gli espro-pri a Manila). Nel caso degli insediamenti abu-sivi, sono soggetti al rischio di uno sgomberoanche quelli eretti su terreni che nessunovuole. Nel 1998, un’indagine su sei quartieridella città di Dar-es-Salaam, in Tanzania, harilevato che tra il 10 e il 20 per cento dellefamiglie erano state sgomberate nell’anno pre-cedente.114 Una ricerca ha analizzato 40 casi diesproprio in tutto il mondo verificatisi tra il1980 ed il 1993: otto di essi hanno interessatopiù di 100.000 persone, mentre il più grande èstato l’allontanamento di 720.000 persone aSeoul, durante le opere di preparazione deiGiochi olimpici.115 Non si è trattato di unevento isolato: tra il 1960 ed il 1990, 5 milio-ni di persone sono state espropriate dalle lorocase a Seoul, molte di loro più di una volta,spesso da terreni messi a loro disposizionedopo precedenti demolizioni.116

Naturalmente, la certezza dell’alloggionon è solamente un problema economico epolitico. Il Box 7 descrive gli effetti umanidegli espropri a Mumbai, una prospera cittàil cui mercato immobiliare però non riesce asoddisfare le esigenze dei milioni di personeche sono un elemento indispensabile dellasua economia.

L’impatto di perdere la sicurezza della casa

sui bambini può essere particolarmente deva-stante. In genere gli espropri creano dei senzatetto e producono quasi sempre uno sconvol-gimento economico. Possono causare ladistruzione dei beni delle famiglie, serie diffi-coltà per la loro stabilità, per il loro sostenta-mento, minacciare l’istruzione e sconvolgere lereti di contatto sociale. I bambini che hannovissuto questa esperienza raccontano della vio-lenza, del senso di panico e di confusione, edelle successive difficoltà dovute alla mancan-za di un posto dove dormire e alla separazionedagli amici. I bambini subiscono anche i pro-blemi del ricrearsi una vita stabile e le frequen-ti crisi dei rapporti familiari prodotte dallostress e dalle difficoltà economiche.117

Gli espropri o gli sgomberi sono anche unaconseguenza dei conflitti armati, della violen-za politica, dei disastri naturali e di altre emer-genze che ogni anno colpiscono milioni diadulti e di bambini, e spesso provocano laseparazione dei bambini dalle loro famiglie.Ciò può creare grandi flussi di profughi o disfollati dalle campagne che si riversano nellecittà dove gli alloggi sono già scarsi. Questisfollati sono spesso accolti con ostilità daglialtri residenti delle città. Questo si verifica inparticolar modo nel caso degli immigranti ille-gali che vivono con la costante paura di esserescoperti e costretti a ritornare al luogo d’origi-ne. I bambini delle comunità “illegali” o “inde-siderate” sono estremamente vulnerabili ai pre-giudizi, alle vessazioni, agli attacchi e all’im-prigionamento, soprattutto quando sonocostretti a lavorare per sopravvivere.Qualità e condizioni di alloggio

Anche quando le famiglie povere delle cittàhanno un alloggio su cui contare, la loro casa èraramente adeguata alla sopravvivenza, allo svi-luppo e alle migliori condizioni di salute possi-bili per i loro bambini. I ripari precari su terre-ni a rischio di catastrofe presentano numerosipericoli per loro. Gli incendi sono frequenti inaree come queste, costruite con materiali alta-mente infiammabili, e spesso sono aggravatidall’assenza o inadeguatezza dei servizi diemergenza. In altri casi, gli incendi possonoessere appiccati intenzionalmente, per scaccia-re le famiglie dai terreni che hanno occupato.Anche nei paesi ad alto reddito gli incendisono talvolta dovuti alle pessime condizioni dialloggio, ma più frequentemente sono causatida impianti elettrici difettosi, sistemi di riscal-damento a rischio e dall’assenza di rilevatori difumo. Numerosi rischi per la salute sono causa-ti anche dalla pessima qualità delle costruzionie dei materiali. La mancanza di zanzariereespone i bambini alle mosche e alle zanzare, enelle pareti e nelle coperture proliferano rodi-tori e parassiti. I pavimenti difficili da pulireaumentano il rischio di entrare in contatto congli agenti patogeni, causa di malattie, soprat-tutto per i bambini piccoli.118

Le condizioni di vita in un ambiente disa-giato, con rumore e sovraffollamento, hannoeffetti noti da tempo: generano stress, indebo-

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per la trasmissione di molte altre malattie checolpiscono i bambini, comprese la diarrea e latubercolosi.124

La dimensione socialeNelle aree urbane povere, laddove l’azione

degli enti locali è inefficace, le risorse scarse emal distribuite, il potere della comunità localeè limitato, i canali di partecipazione inesisten-ti e le strutture di sostegno deboli, gli effettidella povertà sui bambini, le famiglie e il tes-suto sociale possono essere devastanti. Questiproblemi sono ulteriormente aggravati dalledifficoltà associate con l’ambiente fisico esi-stente nelle aree urbane povere.

liscono le strategie per la sopravvivenza, inter-feriscono con le relazioni sociali e contribui-scono alle malattie fisiche e mentali.119 Neipaesi ad alto reddito, il sovraffollamento èmisurato in base alle stanze disponibili perpersona, mentre nei paesi a basso reddito sicalcola il numero di persone per stanza. Tra lepopolazioni urbane povere è normale unadensità di tre o più persone per stanza, il chesignifica uno o due metri quadri per perso-na.120 Questo ha particolari ripercussioni suibambini. In diversi paesi, tra i quali l’India egli Stati Uniti, il rumore e il sovraffollamentosono stati messi in relazione con le carenzedello sviluppo cognitivo, i problemi compor-tamentali, la mancanza di motivazione, i ritar-di nello sviluppo psicomotorio e le difficoltànei rapporti con i genitori, compreso il mal-trattamento dei bambini. La maggior parte diquesti fenomeni sono stati messi in relazionecon le cattive condizioni di alloggio.121

La cattiva qualità degli alloggi e il sovraffol-lamento, favoriscono anche la trasmissionedelle infezioni respiratorie acute, che sono laprincipale causa della morte di neonati e dibambini nella maggioranza dei paesi a basso emedio reddito. Anche se queste infezioni nonsono certo un fenomeno esclusivamente urba-no, tendono ad essere prevalenti nelle città, acausa della frequenza dei contatti, della densitàdella popolazione e della concentrazione eprossimità di infezioni e soggetti sensibili.122 Eavendo risorse limitate, sia dal punto della pro-pria salute che da quello finanziario, un bambi-no che contrae una bronchite o una polmonitein un paese a basso o medio reddito ha 50 pro-babilità in più di morirne rispetto a un bambinodell’Europa e dell’America settentrionale.123 Ilsovraffollamento è un fattore di rischio anche

La qualità della cura dei bambiniInevitabilmente, le difficili condizioni di

vita compromettono la capacità di curarsiadeguatamente dei bambini. Avendo troppoda fare, coloro ai quali i bambini sono affidatili lasciano spesso senza alcuna sorveglianza otrascurano di fare tutto quello che sarebbenecessario per garantire la loro igiene gestirele scorte d’acqua, tenerli puliti, preparare econservare il cibo in condizioni igieniche, esmaltire i rifiuti e gli escrementi in assenza diservizi adeguati. Per esempio, si ritiene che lariduzione dei tempi di cottura degli alimenti abase di cassava bollita, un alimento di base inmolte parti dell’Africa, provochi la tossicitàsoprattutto in soggetti che hanno una dietacarente di proteine.127

Neppure le conoscenze dei genitori inmateria di salute, igiene e sicurezza possonogarantire il benessere dei bambini in condizio-ni di grave povertà. I pesanti carichi di lavoro,insieme alle lunghe distanze per raggiungerloe all’assenza di possibili alternative, possonosignificare che molti bambini piccoli venganolasciati senza adeguata custodia per lunghe oreogni giorno. Spesso nelle famiglie il compitodi custodire i più piccoli ricade sulle bambine,che sono lasciate a badare i fratellini mentre igenitori sono al lavoro. Anche la tensione psi-cologica creata dalla vita in condizioni dipovertà urbana si fa sentire pesantemente.Sappiamo che chi si cura dei bambini in con-dizioni caotiche e affollate è spesso menoattento e più restrittivo, rigido e punitivo neiloro confronti.128 In condizioni di grave tensio-ne creata dalla povertà, questo può facilmentedegenerare in abuso e trascuratezza.129

Quando le risorse sono scarse e le madri ochi si prende cura dei bambini hanno moltolavoro da svolgere in casa oppure sono costret-ti a lavorare per lunghe ore lontano da casa, lamalnutrizione può essere uno dei risultati.Questa condizione contribuisce a oltre la metàdelle morti di bambini, a malattie croniche e a

Box 6: Demolizioni ed espropri nell’area metropolitana di Manila125

L’esproprio dei poveri dai terreni sia privati che pubblici, con demolizione delle loro case,è una pratica che ha una lunga tradizione nella capitale delle Filippine. Tra il 1997 e il 2000,si ritiene che circa 26.000 famiglie siano state colpite dalle demolizioni. Nel 2001, il numerodelle demolizioni è diminuito notevolmente, anche se alla fine dell’anno si riteneva che152.000 famiglie vivessero sotto la minaccia di vedersi demolire la casa. Alcune delledemolizioni erano dovute alle iniziative miranti a eliminare gli insediamenti abusivi e altre perfare posto a progetti di opere pubbliche, tra cui la costruzione di una linea ferroviaria ad altavelocità. Ancora altre famiglie sono vittime di demolizioni illegali, nelle quali non vengonorispettate le procedure ufficiali oppure manca l’ordinanza di un tribunale.

Talvolta gli sgomberi sono violenti, con la partecipazione della polizia o anchedell’esercito. Spesso la violenza esplode quando non vengono rispettate le procedure dinotifica della demolizione oppure lo sfratto non è accompagnato da un’offerta dicompensazione o di sistemazione alternativa. Se da una parte il numero delle demolizioni èdiminuito nel 2001, dall’altra la percentuale di espropri violenti è aumentata. Nel dicembre2001, due organizzazioni non governative internazionali che si occupano del dirittoall’alloggio, il ‘Centre for Housing Rights and Evictions’ (Centro per il diritto alla casa e gliespropri) e la ‘Asian Coalition for Housing Rights’ (la Coalizione asiatica per il diritto allacasa), hanno espresso seria preoccupazione per la situazione, che affermano contraddire itrattati internazionali per i diritti umani ratificati, tra i quali il Patto internazionale per i dirittieconomici, sociali e culturali, la Convenzione sull’eliminazione di ogni forma didiscriminazione contro le donne e la Convenzione sui diritti dell’infanzia.

Box 7: Espropri a Mumbai126

A Mumbai, con una popolazione di circa 12 milioni di persone, è stato messo in atto unsistematico programma di eliminazione delle “baraccopoli”. Solo nel 1998, l’Aziendamunicipalizzata Brihanmumbai ha sgomberato 167.000 persone dalle loro case. Ambedkar Nagarera una comunità di 5.000 persone che vivevano su di un terreno paludoso di mangrovie sottrattoal mare all’estremità sud della città. La maggior parte di queste persone era stata portata in cittàper lavorare in opere di costruzione e poi era rimasta, trasformando con il proprio lavoro,quest’appezzamento paludoso in un terreno con un valore commerciale sul mercato immobiliare.Negli ultimi 10 anni, i residenti della comunità hanno dovuto affrontare 45 espropri. Ogni volta, lesquadre di demolizione hanno distrutto alcune o tutte le baracche della comunità e i suoi membrile hanno sempre ricostruite. Nel maggio 1998, nonostante le promesse fatte agli avvocati dellacomunità, le ruspe e la polizia si sono presentate di nuovo e hanno sgomberato il sito. Allacomunità è assegnato un nuovo appezzamento nelle vicinanze, ma solo a un terzo delle famiglie èstato poi assegnato un lotto. Non sono state messe a disposizione acqua, infrastrutture igieniche ofognature. La maggioranza dei residenti non ha avuto altra scelta che ricostruire ancora una volta ipropri ripari di bambù e di plastica sul terreno paludoso.

Due mesi dopo quest’episodio di esproprio, un gruppo di ricerca ha avviato uno studio sulledonne e i bambini della comunità, esaminandone lo stato di salute. Su di un campione di 70bambini tra uno e cinque anni d’età, 46 sono risultati rachitici e 12 deperiti. E’ stata rilevata la diffusapresenza di diarrea, di infezioni respiratorie, compresa la polmonite e delle infezioni della pelle.

La stabilità di una famiglia può essere sconvolta anche da un solo sgombero. Il ripetersi di similieventi mina alla base la capacità di reazione. Ogni volta che le loro baracche sono state demolite,hanno spiegato le donne, è stato necessario trovare i soldi per ricostruirle. All’inizio, hannoimpiegato i loro salari per l’acquisto dei materiali, poi hanno dato fondo ai loro risparmi, vendendoi pochi gioielli e gli oggetti di rame che possedevano. Al tempo dello sfratto del 1998, la maggiorparte delle famiglie aveva oramai esaurito queste risorse ed è stata costretta a rivolgersi agli usurai.Raramente le famiglie erano riuscite a rimborsare prestiti con tassi d’interesse anche superiori al 100per cento, prima che un altro esproprio rendesse necessario un altro prestito.

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un rallentamento dello sviluppo sotto tutti ipunti di vista. Indebolisce anche le difeseimmunitarie dei bambini e aumenta la lorovulnerabilità alle malattie.130 I bambini piccolisono particolarmente vulnerabili nel periododell’allattamento o dello svezzamento, macorrono dei rischi anche i bambini più grandiche spesso vengono nutriti con cibo a buonmercato o dolci venduti dagli ambulanti o dainegozi locali. Il livello dei prezzi in città puòanche significare che le famiglie più povereabbiano difficoltà a trovare o a permettersiprodotti freschi, un altro fattore che contri-buisce alle insufficienze nutrizionali. Il pro-blema può essere aggravato dagli ambientimalsani:131 le malattie causate dalle cattivecondizioni igieniche provocano una riduzio-ne dell’assunzione di cibo, la perdita diretta dinutrienti tramite il vomito e la diarrea e osta-colano l’assorbimento degli elementi nutritivi,mentre i parassiti infestanti possono assorbireuna notevole percentuale delle sostanze nutri-tive, oltre che interferire con la digestione e ilmetabolismo. I dati di 84 paesi indicano che ilmigliore indicatore della condizione nutrizio-nale, oltre alla disponibilità economica perl’acquisto del cibo, è il grado di disponibilitàdell’acqua.132 Recenti ricerche dimostrano che,anche senza disaggregare i dati in base al red-dito, i bambini che vivono in aree urbane neipaesi a basso e medio reddito si situano trauna e due deviazioni standard al di sotto dellamediana internazionale in termini di altezzarispetto all’età.133

La difficoltà nel fornire ai bambini dellefamiglie povere una cura adeguata può essereaggravata dalla disgregazione dei nuclei fami-liari e dalla frequente mancanza di sostegnosociale. Molti osservatori hanno messo l’ac-cento sull’esistenza in tutto il mondo di unnumero relativamente elevato di famiglieurbane monoparentale come fattore dell’in-soddisfacente condizione dei bambini. Senzadubbio, le famiglie con la sola madre sonoproporzionalmente più povere e in ogni casoper un adulto da solo è più difficile occuparsidi un bambino. Comunque, ci sono ancheevidenze del fatto che le donne sono più pro-pense a investire le loro poche risorse nelbenessere dei figli e nel loro successo a lungotermine, e che molti bambini godono di unasorte migliore se appartengono a famigliecomposte dalla sola madre.134

Insediamenti urbaniMolti bambini poveri vivono in vecchi

quartieri degradati, in comunità abusive, inperiferia o in sobborghi desolati dove le loroesigenze sociali, culturali e ricreative sonoscarsamente soddisfatte. I bambini di quattroquartieri di Johannesburg hanno descrittoambienti completamente privi di stimoli. Nonesistono strutture ricreative e neppure luoghisicuri dove giocare o incontrare gli amici. Iparchi e i terreni non edificati sono coperti dirifiuti e occupati da adulti ubriachi e malinten-zionati. Le piscine sono situate troppo lontano

e costano troppo per loro. La loro mobilità èlimitata dal traffico intenso, dai marciapiedi inpessimo stato e dai semafori non funzionanti.Il servizio di trasporto pubblico è irregolare etroppo costoso, e le strade così male illumina-te che i bambini non osano uscire di sera.135 Aparte la mancanza di stimoli, i bambini hannoaffermato di avvertire pesantemente lo stigmadi appartenere a comunità talmente derelitteed emarginate. I bambini sono estremamentesensibili all’ambiente fisico in cui vivono, chenon danno certo per scontato e che può esse-re per loro fonte di soddisfazione oppure diumiliazione e di disagio.

La qualità, l’accessibilità e le opportunitàofferte dal quartiere ai bambini e agli adole-scenti sono determinate in una certa misuradai servizi forniti dall’amministrazione citta-dina. Ma anche le istituzioni della comunitàlocale, quali le chiese, i centri culturali e leassociazioni ricreative, svolgono un ruolosignificativo e il loro sviluppo dipende dallivello di organizzazione sociale e di impe-gno esistenti in una comunità. Molte chieseafroamericane nelle principali città degliStati Uniti hanno adottato iniziative dimobilitazione dei membri della comunitànella pianificazione e gestione del quartiere,ma la ricerca negli Stati Uniti ha anche rive-lato che risorse di quartiere di questo tipotendono ad essere più deboli laddove vi sonoelevate concentrazioni di povertà, di disoc-cupazione e di mobilità residenziale.136

Questi stessi fattori sono stati messi in rela-zione anche con un maggiore livello di violen-za e d’insicurezza.137 Nelle città di tutto ilmondo la violenza è divenuta sempre di più unelemento comune nell’esperienza dei bambini.L’esposizione alla violenza è stata più voltemessa in relazione con la maggiore incidenzadi depressione, ansia, disagio, aggressività edisturbi del comportamento nei bambini enegli adolescenti.138 Sembrano inoltre esisterepochi dubbi sul fatto che la povertà e le inade-guate condizioni di vita, l’insicurezza e l’emar-ginazione vissuta da molte comunità poverepossano alimentare un senso di frustrazione el’aggressività. In un quartiere di Chicago adalta incidenza di povertà, il 47 per cento delleragazze e il 55 per cento dei ragazzi di età trai 7 ed i 13 anni ha riferito di aver visto piùvolte qualcuno che veniva pugnalato o colpitocon un’arma da fuoco.139 A Washington, il 75per cento di un campione di bambini afroame-ricani delle elementari aveva assistito a violen-ze nella propria comunità: aggressioni fisiche eviolenza teppista, stupri e omicidi. Quasi lametà dei loro genitori non era a conoscenzadel fatto che i figli fossero esposti a un qualun-que livello di violenza.140

I bambini e gli adolescenti possono nonsolo essere vittime della violenza, ma anchecontribuirvi. Il bulllismo dei coetanei sono unproblema per molti bambini e il vandalismo,l’uso di stupefacenti e la criminalità dellebande giovanili sono causa di paura e di preoc-

cupazione per le comunità di tutto il mondo. Aloro volta, queste esperienze possono portare ibambini a contatto con la legge. In alcuni casidove il sistema della giustizia minorile è pocosviluppato o inesistente, i bambini sono vitti-me dei trattamenti arbitrari da parte della poli-zia o subiscono altre forme di abuso dei lorodiritti. Almeno in parte, fenomeni come il van-dalismo possono essere ricondotti alla noia oalla mancanza di prospettive e di speranza. Inmolte comunità, la creazione di strutturericreative, la messa a disposizione di un’offertadi formazione professionale e di occasioni dipartecipazione costruttiva hanno prodottovistose riduzioni della criminalità e della vio-lenza delle bande.141

L’istruzione e il lavoroL’istruzione scolastica, come molti altri ser-

vizi di base, tende ad essere più facilmentedisponibile per i bambini di città che per quel-li di campagna. Ma per molti bambini di cittàpoveri la scuola rimane inaccessibile o troppocostosa. Inoltre, la generale qualità delle scuo-le delle aree urbane povere può essere estre-mamente bassa, e questo rappresenta un ulte-riore disincentivo per genitori e bambini.Specialmente negli insediamenti abusivi, igoverni possono trascurare il loro obbligo difornire un’istruzione o qualunque altro servi-zio. Quando è stato creato il grande progetto‘Basic Education for Hard to Reach UrbanChildren’ (Istruzione di base per bambini dellacittà non raggiunti dai servizi di base), a van-taggio dei bambini coinvolti in forme di lavo-ro minorile pericoloso in Bangladesh, si scoprìben presto che oltre la metà dei bambini chefrequentavano i piccoli centri di apprendimen-to creati nelle baraccopoli non erano necessa-riamente bambini lavoratori, indicazione del-l’esistenza di un problema di accesso all’istru-zione più generalizzato.142 Ma anche quando lescuole pubbliche sono situate a una distanzaraggiungibile a piedi, molti bambini non le fre-quentano. Inoltre, molti di coloro che vanno ascuola abbandonano gli studi nei primi anni.Inchieste porta a porta nei quartieri poveri diHyderabad e di Secunderabad hanno rilevatola grande importanza data alla qualità scolasti-ca e didattica. Alcune delle ragioni indicate dagenitori e bambini per l’evasione scolasticasono state il sovraffollamento e la condizionedisastrosa delle aule, il disinteresse degli inse-gnanti, le punizioni corporali, la discrimina-zione sociale e il senso di umiliazione.143 Nelcaso dei gruppi particolarmente vulnerabili,come i bambini disabili, le barriere sociali efisiche alla frequenza scolastica nelle areeurbane povere possono essere insormontabiliquando mancano interventi di sostegno emisure appositamente mirate.

Il diritto all’istruzione viene negato a moltibambini che devono occuparsi delle faccendedomestiche o dei fratelli più piccoli. Questoavviene sia nelle aree rurali che in quelle urba-ne, ma la mancanza di strutture e di servizipubblici in molte comunità povere costringe

Gli argomenti

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Innocenti Digest 10 – L’infanzia urbana tra povertà ed esclusione sociale

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Innocenti Digest 10 – L’infanzia urbana tra povertà ed esclusione sociale

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Gli argomenti

milioni di bambini, in particolare ragazze, asvolgere mansioni inappropriate.

Altri bambini possono essere tolti dallascuola perché contribuiscono al reddito fami-liare. Un’indagine in una baraccopoli diKolkata (precedentemente nota comeCalcutta) ha rilevato che l’84 per cento deibambini in età scolastica non frequentava lascuola e che di questi, il 49 per cento lavoravafuori casa, nella raccolta di stracci, nella puliziadelle case altrui, nella conciatura delle pelli osmontando le batterie esaurite.144 Il lavorominorile ha effetti negativi non solo sulleopportunità educative, ma può anche assumereforme pericolose e degradanti. Probabilmentenon esiste una città al mondo dove non ci sianobambini che sono esposti a lavori pericolosi,ma la proporzione di bambini in tale posizioneè particolarmente elevata in molti paesi a bassoe medio reddito dove, per esempio, essi si gua-dagnano da vivere rovistando tra i rifiuti145

oppure lavorando con macchine pericolose,temperature rischiose, sostanze chimiche epolveri tossiche.146 Il lavoro domestico a servi-zio in casa di terzi è particolarmente diffusonelle aree urbane e spesso interessa i bambiniprovenienti dalle aree rurali, sottoposti a lun-ghi orari di lavoro, con paga ridotta o inesi-stente, condizioni di isolamento e, spesso, mal-trattamenti e abusi sessuali.147

Una violazione particolarmente grave dei

diritti dei bambini è la prostituzione infantile,fenomeno tipico delle grandi città con altilivelli di povertà. Una recente stimadell’UNICEF per l’India indica che nelle cin-que principali città di questo paese ci sono piùdi 100.000 bambini che si prostituiscono.148 InMessico, uno studio su Acapulco, Cancún,Ciudad Juarez, Guadalajara, Tapachula eTijuana, ha stimato che in queste città i bam-bini sessualmente sfruttati sono 4.600, mentresi ritiene che circa 16.000 lo siano in tutto ilpaese.149 La prostituzione espone i bambinialla violenza, allo sfruttamento e alle malattietrasmesse per via sessuale, compresol’HIV/AIDS. Il fatto che in Tailandia ognianno si trasferiscano quasi 300 milioni di dol-lari dalle aree urbane a quelle rurali da parte didonne che lavorano nel commercio sessualeaiuta a illustrare il collegamento diretto esi-stente tra la povertà e la prostituzione in uncontesto rurale-urbano.150

Bambini di stradaIl fenomeno dei bambini che vivono nelle

strade è tipico delle città, anche se molti di essipossono provenire dalle aree rurali. Nelle cittàalcuni bambini svolgono un lavoro che spessoli costringe a passare molte ore per strada e inalcuni casi i rapporti con la famiglia possonodivenire sporadici. In altri casi, il lavoro puòessere un fattore secondario, con bambini chesi sono allontanati da casa per via degli abusi

subiti, per un desiderio di avventura oppure persfuggire a condizioni familiari opprimenti. Dinotte questi bambini diventano particolarmen-te vulnerabili a ogni tipo di abuso. Durantel’inverno il freddo può diventare un nemicomortale: a Mosca, dove si stima vi siano 50.000bambini senza un tetto, molti dormono sullegrate di ventilazione della metropolitana persottrarsi al freddo estremo, oppure cercano unrelativo tepore nelle fogne nonostante ilrischio di malattie.151 Gran parte dei bambini distrada svolge lavori pericolosi, per esempiozigzagando tra le macchine per vendere pro-dotti agli automobilisti. Molti svolgono occu-pazioni legittime, mentre altri scelgono o sonospinti ad attività illegali, dedicandosi allamicrocriminalità e al furto, lavorando nell’in-dustria del sesso, nel commercio di stupefacen-ti oppure sono attratti nel giro della mendicitàorganizzata o della raccolta di stracci. Cheinfrangano la legge oppure no, questi bambinisono tra i residenti della città più stigmatizza-ti, costantemente soggetti agli abusi da partedegli altri cittadini e alle vessazioni della poli-zia. Spesso i bambini sono arrestati per qualchereato o semplicemente per vagabondaggio, epossono così rimanere intrappolati per lunghimesi nei lenti meccanismi del sistema giudizia-rio, detenuti in condizioni che violano i lorodiritti fondamentali (Box 8).

Trovare soluzioni ai problemi indicati neicapitoli precedenti è una grande sfida, ma esi-stono centinaia di esperienze, molte sostenu-te dall’UNICEF, che dimostrano come sia pos-sibile fare molto anche con risorse limitate,per promuovere un governo locale che siafavorevole ai diritti dei bambini e che metta inatto a livello municipale gli impegni derivantidalla ratifica della Convenzione sui diritti del-l’infanzia.152 Vi sono ragioni inconfutabili peril fatto che mettere i bambini al primo postosia interesse dell’intera popolazione urbana.Innanzitutto, un sano sviluppo dei bambini ela loro partecipazione attiva nella società sonoessenziali per il futuro di ogni città e insedia-mento urbano: di fatto la condizione dei bam-bini che vivono nelle aree urbane è un effica-ce barometro del progresso sociale. In secon-do luogo, i bambini sono particolarmente sen-sibili alle condizioni in cui vivono e moltovulnerabili agli effetti della povertà, delle cat-tive condizioni di alloggio, dell’inquinamentourbano e dell’esposizione alla violenza, agliabusi e all’abbandono. In terzo luogo, nonrispettare le esigenze dei bambini comportaenormi costi per le società urbane quanto perquelle rurali. Quando la crescita e lo sviluppodei bambini sono compromessi, lo è anche il

GLI INTERVENTI POSSIBILI▼

loro potenziale evolutivo di capacità e talen-to, di assunzione delle proprie responsabilità edi promozione del progresso economico esociale dell’intera città.

Con le potenzialità e la vulnerabilità di cuisono dotati i bambini, l’intervento pubblico (ola sua mancanza) può avere un effetto signifi-cativo su di loro. Alle amministrazioni localicompete un fondamentale ruolo nel protegge-re i bambini, consentendone il sano sviluppo emettendo a loro disposizione strutture cheincanalino la loro energia e creatività inmaniera costruttiva. Considerato ciò, è impor-tante che siano sviluppate e messe in atto stra-tegie e meccanismi innovativi per favorire unanuova cultura politica nella quale gli sforzidelle comunità e della società civile trovino larisposta e il sostegno delle istituzioni locali.153

Grazie ai meccanismi per lo scambio di infor-mazioni, laddove esistono, queste innovazionipossono facilmente essere condivise e seopportuno, possono essere replicate in altrecittà e comunità.

Ma perché le iniziative delle amministra-zioni locali siano efficaci è essenziale il soste-gno del governo centrale. Alcune possibili ini-ziative nazionali per stimolare interventi loca-li in favore dei diritti dei bambini sono la rati-

fica e l’attuazione delle più rilevanti conven-zioni dei diritti umani, in particolare dellaConvenzione sui diritti dell’infanzia; lo svilup-po di un contesto costituzionale di tutela deidiritti umani; la creazione di istanze di parteci-pazione democratica che agevolino l’inclusio-ne sociale dei gruppi a basso reddito; l’avvio diun processo di decentramento delle compe-tenze; la messa a disposizione di risorse ade-guate a consentire l’efficacia degli interventidegli enti locali; e l’esistenza di un sistema giu-diziario forte e indipendente che garantisca lacorretta applicazione delle leggi. Tutti insiemequesti elementi costituiscono il fondamentopolitico, economico e giuridico di interventilocali efficaci e contribuiscono a creare uncontesto di buon governo, essenziale per l’at-tuazione dei diritti dei bambini (Box 9).

Negli insediamenti urbani di tutto ilmondo sono stati fatti passi importanti peraffermare o promuovere le pratiche di buongoverno delle città. Questo Digest esamina inparticolare le iniziative volte a:1. promuovere il ruolo dei bambini nel

governo delle città;2. migliorare le condizioni fisiche e sociali di

vita dei bambini e delle loro famiglie.Naturalmente, questi due tipi di iniziative

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Gli argomenti

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Innocenti Digest 10 – L’infanzia urbana tra povertà ed esclusione sociale

Box 8: I bambini di strada e la legge: il punto di vista di Human Rights Watch154

La notte scorsa non abbiamo chiuso occhio. Perciò stiamo dormendo adesso, di giorno. La notte è il momento più pericoloso. La polizia viene quandodormiamo e ti coglie di sorpresa, ti prendono e ti picchiano. Ti portano al tribunale di Makadara e poi vieni spedito alla detenzione preventiva per mesi.La notte scorsa c’è stata una retata e noi ci siamo dovuti spostare in continuazione per evitare di essere presi. C’era un grosso gruppo di poliziotti su diun camion che andava in giro alla ricerca di bambini. Moses Mwangi, un bambino di strada di Nairobi, Kenya

In tutto il mondo i bambini di strada subiscono abitualmente maltrattamenti e abusi fisici da parte della polizia, del governo e delle forze disicurezza private, che hanno l’obiettivo di ripulire le strade da quella che considerano una piaga sociale. I bambini di strada devono fare i conticon l’estorsione, il furto, pesanti pestaggi, mutilazioni, abusi sessuali e persino la morte.

I bambini che vivono nelle strade vengono imputati di “reati” vaghi, come il vagabondaggio o il bighellonaggio, oppure di reati riferiti allaloro condizione, come l’aver “bisogno di protezione o disciplina”, che di fatto criminalizzano la loro condizione di povertà e il fatto di non avereun tetto, o anche il loro stesso stato di bambini. Spesso sono arrestati e imprigionati arbitrariamente solo perché si trovano per strada e sisuppone che non abbiano fissa dimora. Alcuni bambini di strada sono arrestati e imprigionati a causa del loro coinvolgimento in piccole attivitàritenute illegali, come la vendita ambulante senza licenza, oppure sono accusati di piccoli furti, di reati di droga o di prostituzione. Alcuni di lorovengono arrestati come capri espiatori o per arrivare a catturare qualcun altro. Molti poliziotti ritengono che i bambini di strada siano in possessodi informazioni sugli atti criminosi commessi nella loro zona, oppure attribuiscono direttamente a loro i reati, accusando i bambini di strada ingenerale di associazione e attività criminose.

Qualunque sia il reato loro attribuito, dal vagabondaggio al furto, i bambini di strada sono oggetto di frequenti retate. Spesso sono tenuti inprigione per giorni e anche settimane, in condizioni orribili e di solito nelle stesse celle degli adulti. Una volta dentro, rischiano di essere picchiatidalla polizia o di essere costretti a pagare per poter essere rilasciati. Le ragazze possono essere costrette dai poliziotti a servizi sessuali in cambiodel loro rilascio, oppure sono stuprate. Dalla guardina, i bambini di strada possono poi essere eventualmente trasferiti in istituzioni penali a lungotermine, talvolta chiamate eufemisticamente “case” oppure “scuole” dove vengono tenuti fuori dalla circolazione per anni. Sono pochi coloro cheli difendono e ancora meno sono i giuristi professionali e i bambini di strada hanno raramente parenti o altri adulti interessati alla loro sorte chepossano intervenire in loro aiuto. Spesso i familiari non sono neanche informati dell’arresto e detenzione del bambino. Diversamente da quanto siritiene comunemente, molti bambini di strada hanno in realtà famiglie e case alle quali ogni tanto possono ritornare e non sono orfani.

La diffusa impunità e la lentezza degli organi di applicazione della legge nell’indagare e perseguire i casi di abuso nei confronti dei bambini distrada hanno consentito alla violenza contro di loro di continuare senza controlli. Un altro ostacolo all’individuazione delle responsabilità dellapolizia è il fatto che spesso i bambini di strada non hanno altra alternativa se non denunciare direttamente alla polizia gli abusi compiuti dallastessa polizia. La minaccia di rappresaglie agisce come un serio deterrente per qualunque bambino che si presenti a testimoniare o a denunciareun’agente di polizia. Con la loro esperienza quotidiana della brutalità inflitta dalle forze dell’ordine, non sorprende che i bambini di stradaripongano poche speranze nel sistema che dovrebbe condannare i loro tormentatori.

non sono separati: favorire e sostenere lapartecipazione dei bambini è uno dei modimigliori per concentrare gli sforzi sugliinterventi a livello fisico e sociale volti amigliorare le condizioni di vita nella città.

Promuovere il ruolo dei bambini

La Convenzione sui diritti dell’infanziaoffre alle autorità municipali un quadro diriferimento per la realizzazione di progressiconcreti verso l’attuazione dei diritti deibambini. Sul piano pratico e nel contestourbano, un impegno a favore dellaConvenzione sui diritti dell’infanzia puòessere tradotto, tra le altre cose, in:● lo sviluppo di strategie a livello urbano in

favore dei diritti dei bambini, dotandosi diun quadro di riferimento per gli interventipubblici, promuovendo il coordinamentodelle attività tra i vari attori interessati eidentificando obiettivi concreti per stimo-lare e seguire i progressi e attivare l’impe-gno di tutta la società civile;

● la creazione di strutture di governo loca-le che abbiano il compito di assicurareche nella pianificazione e nelle strategielocali si tenga regolarmente conto degliinteressi dell’infanzia;

● l’inserimento delle esigenze dei bambini,in particolare di quelli che appartengonoai gruppi più vulnerabili, tra gli obiettividi bilancio degli enti locali;

● la redazione di regolari rapporti sullo“stato dei bambini della città” con i quali

si valutino i progressi compiuti e si pro-muova la causa dei bambini.

La promozione dei diritti dell’infanzia inun contesto urbano richiede alle amministra-zioni locali flessibilità e capacità di adatta-mento della propria struttura organizzativaalle esigenze locali.155 Ci sono diversi esempidi città nelle quali questo già avviene. Peresempio in Croazia, l’iniziativa Towns andDistricts Friends of Children (Città e regioniamiche dei bambini), lanciata nel 1999, pre-vede la collaborazione degli enti locali e dellasocietà civile, delle istituzioni per l’infanzia,dei genitori e dei bambini per rendere le cittàe regioni a misura dei bambini e per seguire iprogressi tramite un sofisticato insieme diindicatori dei diritti dell’infanzia.156 In Bolivia,109 municipalità hanno adottato una strategiacomune con il coinvolgimento diretto dellefamiglie che mira a ridurre la mortalità infan-tile e materna, a difendere i diritti dei bambi-ni e a incrementare la partecipazione dellecomunità.157 In Ucraina i sindaci di 35 città,insieme ai rappresentanti delle organizzazionigiovanili e dei mezzi d’informazione, si sonoincontrati nel 2000 per elaborare piani d’azio-ne locale e valutare le migliori esperienze infavore dell’infanzia.158

La partecipazione deibambini al governo locale

Una delle caratteristiche fondamentali diun governo locale favorevole all’infanzia è ilriconoscimento del loro diritto a esprimere

liberamente la propria opinione e a ricercare,ricevere e divulgare le informazioni (articoli 12e 13 della Convenzione sui diritti dell’infan-zia). La partecipazione è un processo nel qualei bambini e i giovani si impegnano insieme adaltri su temi che riguardano le loro condizionidi vita individuale e collettiva. In tale processo,il bambino impara a considerarsi come sogget-to attivo della propria comunità. I partecipantilavorano insieme nel rispetto della reciprocadignità al fine di raggiungere un obiettivocomune. I processi formali della partecipazio-ne mirano a creare strutture in cui incanalarel’impegno dei bambini in senso costruttivo e inprocessi decisionali condivisi.159

Uno dei più longevi esempi di parteci-pazione dei bambini è il progetto ‘Growingup in Cities’ (Crescere nelle città), avviatocon spirito pionieristico negli anni ‘70. Ilprogetto si è posto l’obiettivo di compren-dere cos’è che fa sì che i giovani trovino chela città sia un buon posto in cui crescere,oppure che vi si sentano alienati e isolati.Con il sostegno del programma MOSTManagement of Social TransformationsProgramme (Gestione delle trasformazionisociali) dell’UNESCO, il progetto harecentemente portato a termine uno studioapprofondito sulla partecipazione dei bam-bini in otto città di tutto il mondo.160 Oggi,molti altri progetti riconoscono l’importan-za del coinvolgimento dei bambini. Peresempio, la preoccupazione per le condi-zioni di vita negli insediamenti informali diHarare hanno spinto le organizzazioni Savethe Children (Regno Unito) e Inter Country

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Gli argomenti

People’s Aid, suo interlocutore locale, a con-durre nel 1998 un’analisi della situazione indue di questi insediamenti. Anche se i risultatisono stati utili, i ricercatori si sono resi contoche l’analisi non era riuscita a registrare larealtà vissuta dai bambini, e gli stessi bambinidel posto si sono lamentati del fatto che le loroopinioni erano state messe da parte e che gliadulti che avevano parlato per conto loro spes-so sapevano poco della loro reale situazione,della loro percezione e dei loro desideri. Savethe Children ha risposto con un progetto piùesteso e fondato sulla partecipazione, nelquale i ricercatori erano gli stessi bambinidegli insediamenti. Il risultato di questa ricercaè stato poi utilizzato per creare una rete diorganizzazioni che operano negli insediamen-ti informali, nello sviluppo di programmi d’as-sistenza fondati sui problemi segnalati daibambini e nel dare maggiore visibilità allecomunità povere presso i vari livelli di gover-no e della cittadinanza. Inoltre, l’esperienza hadato ai bambini che vi hanno partecipato unmaggior senso di fiducia e di autostima.161

Riconoscendo il diritto dei bambini a parte-cipare ed esprimere la propria opinione su tuttele questioni che li interessano, le amministra-zioni di molte città hanno iniziato a coinvolge-re i bambini e i giovani nel dibattito sulle prio-rità. Da questo punto di vista, il Brasile costi-tuisce un esempio interessante: nella città diBarra Mansa i membri del Consiglio dei ragaz-zi eletti dai loro coetanei non solo monitoranole politiche e la ripartizione delle risorse del-l’amministrazione cittadina, ma stabilisconoanche le priorità da seguire nella destinazionedi una parte degli investimenti del bilanciomunicipale (Box 10). In Ecuador, varie ammini-strazioni urbane hanno coinvolto i bambininella definizione dei criteri di valutazione dellacittà. In 15 comunità della capitale, Quito, bri-gate di bambini guidate da leader giovaniliappositamente formati, hanno individuato iproblemi da loro considerati più urgenti edhanno proposto interventi per porvi rimedio.162

In Albania, l’UNICEF sostiene un Progetto peril parlamento dei giovani, che mira a promuo-vere la partecipazione dei ragazzi nei dibattitipubblici. In sei delle prefetture del paese sonostate create assemblee rappresentative di citta-dini di età compresa tra i 14 ai 18 anni.Duecento giovani parlamentari eletti democra-

ticamente preparano programmi di azione per iragazzi, vengono a conoscenza degli affariurbani grazie alla collaborazione con i funzio-nari municipali e statali, propongono alleamministrazioni municipali piani d’azione per igiovani e realizzano programmi educativi per icoetanei. Attualmente, il programma vieneesteso per coinvolgere tutte le 12 prefetturedell’Albania.163 In 15 città dell’Ucraina esiste unMovimento parlamentare dei giovani.164

Il movimento ‘Città amiche dei bambini’

Le potenzialità offerte dall’intervento delleamministrazioni urbane in favore dei diritti edella partecipazione dei bambini alle decisioniche riguardano la loro vita hanno condotto alla

creazione del movimento ‘Città amiche deibambini’ (Box 11).165 Anche se non esiste unasingola definizione di città amica dei bambini,il principio unificatore è che una città è consi-derata amica quando è in grado di assicurare aisuoi bambini il rispetto dei loro diritti. UnaCittà amica dei bambini adotta e applica leggiconformi alla Convenzione sui diritti dell’in-fanzia, e dà priorità agli interessi dell’infanzia,soprattutto nel fornire i servizi di base e nel-l’attribuire le risorse. Obiettivo dell’iniziativa èdi coinvolgere tutti i bambini che vivono inaree urbane, compresi coloro che sono poveried esclusi, e promuovere nuove strategie, tracui la partecipazione dei bambini. A tal fine,l’iniziativa ‘Città amiche dei bambini’ sollecitai governi nazionali e sostiene le amministra-zioni urbane nel dotarsi delle necessarie politi-che e di un quadro istituzionale adeguato.

Il concetto delle ‘Città amiche dei bambini’si è affermato nelle aree urbane di tutto ilmondo. Per esempio, in Malesia, dopo unaconferenza nazionale sui diritti dell’infanzia, èstata redatta una Carta per rendere le areeurbane amiche dei bambini: le “dieci azionistrategiche” che questa Carta prevede si rivol-gono in maniera specifica alle autorità urbanelocali.166 A questa si è aggiunto uno strumentodi valutazione che prevede la partecipazionedei bambini nella valutazione del proprioambiente urbano e la compilazione di una pub-blicazione che documenta le attività svolte.

Box 9: Elementi di buon governo locale a favore dei bambini ● Sviluppo di procedure solide, efficaci e democratiche, che comprendano il rendere

conto ai cittadini, la trasparenza nel reperimento, attribuzione e impiego delle risorse,e la partecipazione delle comunità nel processo decisionale che le interessa.

● Promozione del rispetto dello stato di diritto sulla base di un quadro normativo checoerentemente promuova e tuteli i diritti di tutti i bambini.

● Promozione dell’inclusione sociale nelle politiche pubbliche, comprese quelle relativealla custodia, istruzione e salute dei bambini, all’acqua e all’igiene, e la fissazione dinorme, sistemi di controllo e tariffe per questi servizi laddove essi siano forniti daimprese private o da organizzazioni non governative.

● Rispetto delle norme ambientali e dell’igiene e sicurezza sul lavoro da parte delleimprese locali, in armonia con le relative norme internazionali sull’accessoall’occupazione e sulle condizioni di lavoro infantile.

Box 10: I Consigli per lo sviluppo dell’infanzia di Barra Mansa167

Le politiche di bilancio partecipative, basate sul coinvolgimento dei cittadini nellafissazione delle priorità di spesa degli enti locali per la propria area, è un ben noto esempio didemocrazia partecipativa. La città di Barra Mansa ha portato oltre questo processo creandoun Consiglio dei giovani alle politiche di bilancio partecipative, composto da 18 ragazze e 18ragazzi eletti dai loro coetanei con il mandato di accertarsi che l’amministrazione municipalerisponda alle priorità dell’infanzia. Si tratta di qualcosa di più di un semplice gesto simbolico:una delle responsabilità che competono al Consiglio è il controllo diretto sull’attribuzione diuna parte del bilancio municipale, per un importo di circa 125.000 dollari annui.

Il processo inizia a livello di quartiere, con assemblee annuali nelle quali hanno diritto alvoto tutti i ragazzi tra i 9 ed i 15 anni d’età. Essi discutono dei problemi locali ed eleggono ipropri delegati, che a loro volta prendono parte alle assemblee distrettuali, nelle quali sieleggono i membri del Consiglio. Dal 1998, ogni anno più di 6.000 bambini hanno presoparte alle discussioni sulle priorità e all’elezione dei rappresentanti.

Tra i progetti realizzati sotto la guida del Consiglio ci sono opere di riparazione dellescuole, piantumazione di alberi, ripristino di canali di drenaggio e di fognature,riqualificazione delle aree di gioco e miglioramento della sicurezza nelle aree a basso reddito.In una scuola comunale è stata installata una nuova pavimentazione resistente alle intemperieper un campo sportivo; in un altro quartiere, è stata installata l’illuminazione in una galleriadove i bambini vanno spesso a giocare di sera. Uno dei progetti che hanno maggiormentesoddisfatto il Consiglio è stata la ristrutturazione di un centro sanitario, al quale è statoaggiunto un moderno gabinetto dentistico.

Oltre ai tangibili benefici per le comunità locali, il sistema produce anche significativibenefici per i giovani consiglieri. Grazie alle visite nei vari quartieri della città, essi sono venutia conoscenza delle realtà sociali ed economiche al di fuori delle loro comunitàd’appartenenza, e hanno fatto un’importante esperienza di analisi dei problemi e di ricercadelle soluzioni. Pur rappresentando gli interessi delle proprie circoscrizioni, hanno dovutoaccettare l’esigenza di stabilire delle priorità in base alla disponibilità di risorse. Hannoappreso come sviluppare dei progetti e accompagnarli nel corso dei lenti processi politici eburocratici dell’amministrazione municipale. Il loro impegno e serietà d’intento hannodimostrato l’importanza pratica della partecipazione dei ragazzi in settori di solito associaticon gli adulti e il mondo del lavoro. Ma i vantaggi maggiori sono stati quelli per la cittàstessa. La diffusione tra i bambini della città della consapevolezza di che cosa significhi inpratica essere dei cittadini, e la formazione di un nucleo di giovani cittadini capaci dicomprendere i meccanismi amministrativi sono importanti risultati per lo sviluppo di unademocrazia partecipativa.

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Nella Repubblica Dominicana, nel 2000 èstata avviata un’iniziativa per creareMunicipalità amiche dei bambini, allo scopodi potenziare la capacità di pianificazione edamministrativa degli enti locali. L’iniziativa èpartita con sette comuni pilota, ma dopo soli18 mesi vi aderivano 35 dei 118 consiglimunicipali del paese. Tra i risultati, la creazio-ne di tre centri di formazione per formatoriche a loro volta dirigeranno attività di forma-zione per un’amministrazione locale amica deibambini. Sono stati prodotti anche pacchettiformativi per i candidati alle cariche pubbli-che municipali, con materiali di sostegno allaformazione come manuali e un periodico.Questi sforzi hanno goduto del sostegno delgoverno nazionale, impegnato nel decentra-mento delle competenze e dei bilanci e nell’a-dozione di un nuovo approccio favorevole aidiritti dell’infanzia.

In Sudafrica, la città di Johannesburg è ilprimo importante centro urbano del paese aimpegnarsi nell’attuazione a livello localedella Convenzione sui diritti dell’infanzia.L’iniziativa di Johannesburg sarà utilizzatacome progetto pilota di un processo che siestenderà a tutto il paese dal 2002 al 2006.

In Italia, le numerose iniziative di ‘Cittàamiche dei bambini’ sono sostenute e guidatedal Ministero dell’ambiente. Con il titolo‘Città sostenibili delle bambine e dei bambini’,questo programma incoraggia l’adozione diuno speciale codice da parte degli enti locali,che prevede anche la raccolta di indicatori dicontrollo della qualità della vita nelle città dalpunto di vista dei bambini.168 Le innovazionimesse in atto dai vari enti locali sono condivi-se in riunioni annuali nelle quali vengonoassegnati premi alle città che hanno ottenutoi migliori risultati. Tra le azioni dell’iniziativaci sono la partecipazione delle comunità e deibambini alla pianificazione urbana, l’attenzio-ne alla qualità e all’accessibilità degli spazipubblici di gioco e socializzazione, metodi dipianificazione e gestione delle città accentratisui bambini, e l’adattamento di servizi e infra-strutture (come ospedali e scuole) alle esigen-ze dei bambini. Nel 2001 le città che avevanoaderito al movimento erano 182, con il soste-gno di molte istituzioni accademiche, di orga-nizzazioni non governative, della stampa edelle organizzazioni dei ragazzi.

Rafforzare i datisull’infanzia urbana

Oltre alle strutture che promuovono la par-tecipazione dell’infanzia, l’efficacia dell’azioneper e con i bambini dipende dalla disponibilitàdi dati aggiornati e accurati. I governi e glienti, siano essi locali, nazionali o internaziona-li, non possono dare una risposta alle esigenzedei bambini poveri o esclusi se non hannoinformazioni su chi essi siano, dove e in qualicondizioni vivano. In questo campo, un’inizia-tiva interessante è la creazione di un sistema di

informazione locale (Sistema de Información Local)per il monitoraggio dei diritti dei bambini inEcuador. Questo sistema fornisce informazionisulla demografia, l’occupazione, il redditofamiliare, l’emigrazione, la salute, l’alimenta-zione, l’allattamento al seno, l’istruzione, losviluppo infantile, nonché sull’acqua e sulleinfrastrutture igieniche. I dati sono raccoltigrazie alla partecipazione attiva dell’Istitutonazionale del censimento e delle statistiche econ il sostegno delle comunità locali. LaDhaka City Corporation in Bangladesh impie-ga un sistema di informazione geografica perrealizzare la mappatura dei servizi urbani dibase. A Mosca, l’amministrazione urbanasostiene la creazione di una banca dati suibambini di strada della città, che in preceden-za erano invisibili nelle statistiche urbane.170

Tra le altre nuove e utili iniziative per com-prendere le condizioni urbane ci sono la map-patura delle condizioni abitative e di salutedell’intera città,171 e i censimenti dettagliatidelle “baraccopoli” realizzati dalle organizza-

zioni le quali si occupano dei poveri nellezone urbane (che forniscono non solo infor-mazioni dettagliate, ma anche uno strumentoefficace per i gruppi a basso reddito nel tratta-re con le autorità locali).172 Esistono anchemolti esempi di mappe di quartiere o di isola-to create da e con i bambini, che hanno forni-to agli enti locali uno strumento utile perrispondere alle esigenze dei bambini e perpromuovere il rispetto dei loro diritti.173

Un esempio che dimostra efficacementecome tutti questi interventi possano esserecombinati per assicurare ai bambini la prioritànel governo delle città è l’esperienza dellostato del Ceará, in Brasile, descritto nel Box12. Qui troviamo strutture nazionali e regio-nali che hanno delegato le competenze aglienti locali, collaborazioni intersettoriali e traenti diversi, modifiche legislative innovativein favore dei bambini, strutture democratichedi partecipazione delle comunità, raccolta didati delle comunità e valutazione degli indica-tori locali e il sostegno attivo delle organizza-

Gli argomenti

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Innocenti Digest 10 – L’infanzia urbana tra povertà ed esclusione sociale

Box 11: Il Movimento delle ‘Città amiche dei bambini’ nelle FilippineIl governo delle Filippine, insieme all’UNICEF, ha prodotto un Programma nazionale per i

bambini per il 1999-2003, nell’intento di tradurre in azione la Convenzione sui dirittidell’infanzia attraverso un ben definito Child Friendly Movement (Movimento nazionale amicodei bambini).169 Questo programma prevede la creazione e il monitoraggio di strutture amichedei bambini a livello di scuole, strutture sanitarie, mezzi d’informazione, luoghi di lavoro,comunità religiose, barangays (quartieri), di città e di provincie. Il Movimento utilizza un quadrostrategico per valorizzare il ruolo centrale del bambino in tutta una serie di istituzioni, iniziandodalla famiglia fino agli enti regionali e nazionali.

Famiglia: il programma mira alla promozione di comportamenti efficaci e responsabili da partedei genitori, a migliorare la qualità della custodia dei bambini e dei comportamenti protettiviattraverso l’informazione dei genitori, l’alfabetizzazione funzionale delle donne e una campagnadi educazione sul ruolo dei mass media. Una strategia complementare mira a dare alle famiglieuna base di sostentamento più sicura e agevolare l’accesso al credito e all’occupazione per gliadulti della famiglia, così da ridurre la loro dipendenza dal lavoro dei figli.

Comunità: la comunità è una fonte preziosa di sostegno alle famiglie. A livello di comunità cisono due condizioni necessarie per rafforzare gli interventi a favore della famiglia: (1) un sistemadi servizi funzionale e convergente che risponda alle esigenze delle famiglie e alle esigenzespecifiche della comunità; (2) meccanismi e processi che rafforzino la convergenza, assicurino lasostenibilità e facilitino la disseminazione delle esperienze riuscite. Sono essenziali ancheistituzioni delle comunità oppure meccanismi di coordinamento che stimolino l’impegno e lapartecipazione dei membri della comunità.

Città e provincia: nelle città, provincie e regioni, le strategie puntano sulla mobilitazionepolitica, sulla formazione di capacità per gli enti locali, sulla mobilitazione delle risorse e ladestinazione degli investimenti. La preoccupazione principale a questo livello è l’esigenza diintegrare gli interventi accentrati sulle comunità con le attività di sostegno a livello delle intereprovincie e città. Questa integrazione è fondamentale per poter replicare i modelli su scalaprovinciale.

Livelli regionale e nazionale: a questi livelli, gli interventi del programma mirano a creare unambiente favorevole e a stimolare la volontà politica in modo da mobilitare l’intero paese intornoal Movimento amico dei bambini. Tra le strategie ci sono l’esercizio di pressioni per favorire laformulazione e l’attuazione di politiche adeguate; l’attribuzione di risorse in favore dei bambini; lacreazione e il mantenimento di canali di comunicazione giuridici e politici; i contatti con la stampae la mobilitazione per creare sensibilizzazione, dibattito cognitivo, e azioni relative ai problemi deidiritti dei bambini; nonché il potenziamento delle istanze dei bambini a livello regionale.

In particolare, creare barangays e città amiche dei bambini significa garantire i dirittidell’infanzia alla salute e all’alimentazione (vaccinazione e distribuzione di vitamine);all’istruzione (sistemi scolastici accessibili); alla protezione (comunità libere dalla violenza); e allapartecipazione (strutture che coinvolgono i bambini). Nelle azioni a favore delle città emerge ilruolo strategico di guida svolto dai sindaci, il ruolo emancipativo delle famiglie e delle comunitànel promuovere e garantire i diritti dei bambini, i rapporti di collaborazione e la costituzione dialleanze a loro favore. La realizzazione di programmi efficaci e significativi di tutela dei diritti deibambini inizia con una popolazione che comprenda questi diritti, li sostenga e partecipi nellaloro affermazione. Un modo di raggiungere questo obiettivo è l’attività dei difensori deibambini, il cui intervento per dare voce e visibilità all’infanzia è divenuto uno dei punti di forzadel Movimento amico dei bambini nelle Filippine.

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Gli argomenti

zioni internazionali. Tutti insieme questi inter-venti consentono progressi concreti nella pro-mozione dei diritti dei bambini a livello locale.

Il miglioramento dellecondizioni fisiche e sociali

Alloggi e quartieri più sicuri e salutari sonoessenziali per dare attuazione ai diritti deibambini quali quello all’istruzione, all’assisten-za sanitaria, alla protezione e a un adeguatolivello di vita. Forse la più significativa inno-vazione degli ultimi 30-40 anni è stato il rico-noscimento da parte della maggioranza deigoverni dell’esigenza di dare impulso alle ini-ziative di miglioramento delle condizioni abi-tative e delle infrastrutture e dei servizi di base

negli insediamenti informali o abusivi. Lamaggior parte dei programmi di riqualifica-zione comprende il miglioramento delle infra-strutture per l’acqua corrente, i servizi igieni-ci, le fognature, e le strade; alcuni compren-dono le scuole, le strutture di assistenza sani-taria e i centri ambulatoriali. Alcuni program-mi prevedono anche il sostegno alle famiglieper migliorare la qualità dei loro alloggi eavviare attività di micro-imprenditorialità.Anche se i risultati non sono omogenei, tuttiquesti programmi si fondano su due princìpiessenziali. Il primo è che i cittadini hannodiritto a infrastrutture e servizi anche se vivo-no in insediamenti abusivi o informali. Ilsecondo è che gli insediamenti delle baracco-poli o dei terreni occupati hanno un valore.

Prima della diffusione dei programmi di riqua-lificazione urbana, nelle politiche ufficiali perl’edilizia, questi insediamenti erano considera-ti come semplici obiettivi per la demolizionee gli abitanti venivano sgombrati. Adesso,invece, ci si è resi sempre più conto del fattoche riconoscere il titolo e la sicurezza abitati-va va a vantaggio delle prospettive economi-che dei poveri e allo stesso tempo è positivoper l’intera economia nazionale.

La questione adesso è trasferire il sostegnodei settori competenti dell’amministrazionelocale da progetti ad-hoc a programmi diriqualificazione permanente.175 Il passaggio aprogrammi di dimensione cittadina o nazio-nale può essere difficile per via degli ostacolicostituiti dalle normative fondiarie, dai pro-blemi della proprietà, dalle modifiche deipiani regolatori e dalle politiche e istituzioniche regolamentano l’edilizia e le infrastruttu-re. Questi sono aggravati dalla difficoltà che iresidenti degli insediamenti incontrano nel farsentire la propria voce a livello nazionale.Nonostante ciò, compiere progressi reali èpossibile quando sono riunite le condizioni diuna gestione decisa, istituzioni potenziate conpolitiche e ruoli ben definiti, impegno delgoverno centrale e volontà di consentire lapiena partecipazione nel processo dei residen-ti degli insediamenti. Paesi come laGiordania, l’Indonesia e la Tunisia hannoattuato con successo programmi nazionali diriqualificazione, mentre altri programmi diportata significativa sono in corso di realizza-zione in Brasile, Filippine, Ghana, India,Marocco, Mauritania e Venezuela.176

I programmi di riqualificazione devonoessere accompagnati da misure volte a darealle famiglie a basso reddito maggiore capa-cità di costruire o procurarsi case di migliorequalità, individualmente o attraverso iniziati-ve di quartiere. Molte delle soluzioni piùinnovative, efficaci ed economicamente equi-librate sono state realizzate da gruppi di pove-ri che vivono nelle zone urbane in collabora-zione con gli enti locali, per esempio, inSudafrica e in India.177 Esistono anche esempidi programmi di esproprio che si sono trasfor-mati in programmi di rilocalizzazione, riu-scendo nell’obiettivo di liberare siti necessariper le opere pubbliche e allo stesso tempocollaborare con i residenti per rispondere alleloro esigenze e alle loro priorità.178

Nelle Filippine, il nuovo Presidente entratoin carica nel 2001 con l’ampio sostegno deipoveri delle città, ha dato un importante con-tributo alla riduzione degli espropri e delledemolizioni a Manila. Oltre a un programmadi riforma fondiaria rurale, con il quale i terre-ni privati sono acquistati e poi rivenduti aipoveri delle campagne, 103.000 famigliehanno beneficiato dell’assegnazione di terreniappartenenti allo Stato a favore di residentipoveri delle città nel 2001. Le assegnazioni diterreno danno ai poveri la sicurezza della casae la promessa di future possibilità di sviluppo e

Box 12: Gli enti locali e la Convenzione sui diritti dell’infanzia:“Municipalità approvate” nello stato del Ceará, Brasile174

Nel 1990, il Brasile ha adottato lo Statuto dei bambini e adolescenti, un atto legislativoinnovativo che accoglie esplicitamente i princìpi della Convenzione sui diritti dell’infanzia. LoStatuto crea una struttura grazie alla quale gli enti locali possono dotarsi di meccanismi dipartecipazione delle comunità, in particolare due fori rappresentativi a livello municipale: ilConsiglio municipale per i diritti di bambini e adolescenti e il Consiglio di tutela, peramministrare e monitorare le politiche che riguardano bambini e adolescenti. Il primo è unforum in cui organismi governativi e non, si riuniscono per definire e seguire le politichepubbliche rivolte a bambini e adolescenti. Il Consiglio di tutela è un organo esecutivo che hail compito di dare attuazione ai diritti dei bambini.

Lo stato del Ceará, nel Brasile del nordest, ha fatto dello Statuto un elemento chiave dellasua struttura di governo locale. Nel 1998, al fine di mettere a frutto quest’esperienzainnovativa, l’UNICEF ha lanciato il concetto di ‘Municipalità dotata di certificato diapprovazione dell’UNICEF’, con il sostegno di vari importanti partners, tra i quali larappresentanza del Ceará nell’Unione nazionale dei Leader educativi a livello comunale,l’Associazione dei sindaci del Ceará ed il governo nazionale. Il Certificato è assegnato aiconsigli municipali che hanno migliorato la propria azione amministrativa in favore dellepolitiche per i bambini, con particolare attenzione agli obiettivi dell’istruzione, della sanità edella protezione dell’infanzia. Questi obiettivi sono valutati sulla base di indicatori raccolti damembri della comunità appositamente addestrati. Il riconoscimento ha lo scopo diincoraggiare gli enti locali ad approfondire il loro impegno legislativo in favore dei bambini,di promuovere un approccio intersettoriale nei principali campi di attività, e di sancire ivantaggi di analisi, interventi e valutazioni sulle comunità. Per ottenere il Certificato, i comunidevono anche collaborare con altri enti locali, impegnarsi nella formazione dei funzionaripubblici sui diritti dei bambini, contribuire alla sensibilizzazione del pubblico e rafforzare imeccanismi di partecipazione stabiliti dallo Statuto.

Il progetto sta già producendo risultati positivi. Nella prima fase (1998-2000), 172 dei184 consigli comunali del Ceará hanno aderito all’iniziativa, 129 hanno richiesto una visita divalutazione e 26 hanno ricevuto il Certificato in una cerimonia che ha suscitato notevoleattenzione da parte dei media. Nella seconda fase (2000-2002), il numero di consigli aderentiè salito a 180. Il progetto ha chiaramente dimostrato come gli enti locali possano collaborareper incrementare la scolarizzazione primaria, ridurre la mortalità infantile e creare efficaciconsigli per i diritti dei bambini. Nei primi due anni della iniziativa, nel Ceará e nel confinantestato del Rio Grande do Norte sono stati creati 59 nuovi Consigli di tutela e 13 nuovi Consigliper i diritti di bambini e adolescenti. Inoltre, è stato creato un Forum dei consigli, per favorirelo scambio di esperienze tra consiglieri. L’iniziativa stimola anche il cambiamento del profilonell’amministrazione pubblica, rendendo i funzionari, sindaci compresi, più sensibili econsapevoli dei diritti e del benessere dei bambini di loro giurisdizione. Promuove anchel’impiego degli indicatori sociali nella valutazione del benessere dei bambini nelle aree urbanee dell’efficacia delle amministrazioni comunali. La qualità di questi indicatori è ampiamentericonosciuta: sono usati da enti, analisti e ricercatori e pubblicati nell’Annuario statistico delCeará. Nel 2001, sono stati introdotti nuovi indicatori relativi alla custodia e allo sviluppodella prima infanzia, all’istruzione, alla mobilitazione e alla comunicazione, e vari altri statihanno recentemente espresso il loro interesse all’iniziativa.

La comunicazione è un elemento fondamentale del progetto. Per esempio, i cittadini nonsolo prendono parte, ma diffondono anche informazioni sugli incontri di dibattito che sitengono nei municipi. Un’opera d’informazione viene compiuta dalle radio, dai funzionari delgoverno, dalle associazioni e dai membri dei Consigli di tutela e dei diritti. Per pubblicizzare ilCertificato e le altre informazioni sono impiegati anche i quotidiani nazionali e regionali,manifesti e annunci. Inoltre, esiste un periodico a larga distribuzione che informa suiprogressi e gli eventi in ogni municipalità. Significativamente, questa pubblicazione èprodotta in un formato colorato, di facile comprensione e adatto ai bambini.

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di proprietà. Inoltre, si è posto fine alle riloca-lizzazioni in luoghi distanti a favore del miglio-ramento delle condizioni sul posto. Questiimportanti cambiamenti di orientamento poli-tico derivano in parte dalle pressioni esercitateper molti mesi sul governo dalle organizzazio-ni civili e dalle organizzazioni non governati-ve. Si tratta di sviluppi promettenti, ma perottenere cambiamenti reali e durevoli è neces-saria una revisione legislativa, la sensibilizza-zione del settore privato e l’impegno a tutti ilivelli dei settori dell’amministrazione pubblicanel riconoscimento del diritto alla casa comediritto universale fondamentale.

Mentre tutti questi progetti richiedono unimpegno finanziario, i costi unitari dipendononon solo dal livello degli stanziamenti, maanche dall’approccio adottato: molti program-mi hanno notevolmente migliorato le condi-zioni nelle aree urbane con costi unitari ridot-ti. In alcuni casi la maggior parte o tutte lespese sono state recuperate grazie ai contribu-ti degli utenti, nonostante la povertà degliinteressati.179 Tali programmi sono stati realiz-zati autonomamente dalle famiglie a bassoreddito e dagli enti locali senza scopo dilucro, oppure sulla base di un partenariato trai gruppi a basso reddito e i fornitori dei servi-zi (di solito gli enti locali). Varie iniziativemunicipali e delle comunità hanno anchedimostrato come sia possibile procedere conmisure efficaci dal punto di vista dei costi permigliorare servizi quali l’assistenza sanitaria, lacura dei bambini, l’approvvigionamento idri-co e igienico e lo smaltimento dei rifiuti soli-di.180 Ci sono città in America Latina e in Asiache oggi hanno un livello di fornitura di acquacorrente quasi universale, infrastrutture igieni-che di qualità accettabile, fognature e raccol-

ta dei rifiuti capillare.181 Tutti questi program-mi hanno contribuito a migliorare l’ambientein cui vivono i bambini. Alcuni di essi si rivol-gono in maniera specifica a loro, come il pro-gramma mirante a dotare i servizi igienicipubblici di gabinetti e lavandini per i bambi-ni, realizzato dalle organizzazioni di quartierea Mumbai,182 oppure il sostegno al servizio dicura dei bambini della comunità a Città delGuatemala.183

In una serie di comunità in tutto il mondo,le coalizioni di residenti, polizia ed enti pub-blici locali si sono rivelate efficaci nel ridurrela violenza e migliorare la qualità di vita deibambini (Box 13). Il fatto che non tutti i quar-tieri poveri siano afflitti dalla violenza ci puòinsegnare qualcosa. Dalla ricerca risulta cheladdove i residenti sono in grado di esercitareun controllo o dare prova di “capacità collet-tiva d’iniziativa”, ci sono meno probabilità diviolenza.184 La stabilità residenziale e i rappor-ti sociali tra residenti sono due fattori dirafforzamento dell’efficacia collettiva. La sicu-rezza della casa e soluzioni abitative a prezzisostenibili si sono dimostrati elementi chepromuovono la stabilità; e le opportunità dipartecipazione costruttiva al processo diriqualificazione della comunità sono un modoconcreto di dimostrare l’efficacia del gruppo edi consolidare i legami sociali.

Usufruire dell’ambiente naturale non puòessere considerato un lusso per i bambini chevivono in aree urbane, ma una componenteirrinunciabile dell’ambiente umano, necessariaper la salute mentale allo stesso modo in cui ladisponibilità di acqua pulita e di servizi igie-nici è fondamentale per la salute fisica. Infatti,un numero crescente di ricercatori affermache il contatto con la natura riduce lo stress e

la stanchezza mentale e allevia le tensionidella vita urbana.185 Numerosi studi e osserva-zioni in tutto il mondo registrano la chiarapreferenza e il desiderio di ambiente naturaledei bambini, in particolare dei bambini pove-ri delle città. Alcuni governi riconoscono l’im-portanza degli spazi verdi nelle città: inRomania, per esempio, la Strategia nazionaleper il 2000-2004 include l’obiettivo di unamigliore pianificazione urbana, con particola-re attenzione ai progetti di estensione dellearee verdi e dei parchi.187

Molte iniziative locali si sono concentratein maniera specifica sul miglioramento deglispazi pubblici destinati ai bambini. La ricerca‘Growing up in Cities’, menzionata preceden-temente, ha dimostrato l’importanza per bam-bini e adolescenti di avere a disposizione unavarietà di spazi sicuri dove incontrarsi e gio-care. Per esempio, il progetto ‘Growing up inCities’ in Libano è iniziato nel 1999 nella cittàstorica di Saida in collaborazione con il con-siglio comunale e la Fondazione Hariri. Nellaricerca, cui hanno partecipato anche i bambi-ni, questi hanno richiamato in particolare l’at-tenzione sulla mancanza di spazi verdi nelcentro città e hanno sottolineato l’importanzadei fiori e degli alberi nell’ambiente urbano.188

Il Box 14 presenta un’iniziativa nellaRepubblica Dominicana per creare parchilavorando in collaborazione con i bambini, inconsiderazione del fatto che, mentre gli adul-ti sanno creare ambienti sicuri e sani, i bambi-ni e i giovani sono più attenti nell’individuarequello che stimola o deprime il loro persona-le senso di benessere.189 Tuttavia, non tutti glisforzi per dare spazi verdi ai bambini possonocontare su di un tale livello di collaborazionecon l’amministrazione locale. Per esempio, ilparco Kamakunji, situato in un’area a bassoreddito ed elevata densità di popolazione diNairobi, è stato salvato dal cemento soloquando la comunità locale lo ha occupato e loha rivendicato come spazio pubblico. Oggi, ibambini della comunità possono continuare autilizzare il parco per i loro giochi, e il GreenBelt Movement, un’organizzazione nongovernativa che si occupa di tutela dell’am-biente e di sviluppo delle comunità, vi hacreato un vivaio.190

La disponibilità di spazi verdi nelle areeurbane è un fattore determinante per consenti-re ai bambini di realizzare il loro fondamenta-le diritto al gioco. Infatti, insieme all’assenza diverde, la mancanza di spazi di gioco è statouno dei problemi principali tra quelli segnalatidai bambini di Saida partecipanti al progetto‘Growing up in Cities’. I bambini hanno rac-contato che i genitori non volevano che lorogiocassero nelle strade e nei vicoli della città,mentre l’unica area giochi del centro storicoera in condizioni pessime. I loro commentihanno anche richiamato l’attenzione sui timo-ri delle donne e delle ragazze nell’utilizzare glispazi pubblici per il gioco. Progetti come que-sto costituiscono la base di una pianificazione

Gli argomenti

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Innocenti Digest 10 – L’infanzia urbana tra povertà ed esclusione sociale

Box 13: La lotta contro la violenza attraverso la riqualificazione del quartiere a Montreal186

Nel 1990, nel quartiere di Little Burgundy, a Montreal (40.000 abitanti), un incrementodel commercio di stupefacenti e un elevato livello di criminalità, compresi molti atti diviolenza, aveva compromesso il tessuto sociale e creato insicurezza tra i residenti. Alcunigruppi di quartiere hanno mobilitato la polizia, i competenti uffici dell’amministrazione e icittadini in una valutazione della situazione e nella ricerca di soluzioni. Tra le misure specificheadottate da questa coalizione ci sono state:● Il miglioramento della qualità e della sicurezza dei trasporti pubblici; dei servizi della biblioteca;

dell’illuminazione stradale; la rimozione delle siepi e recinzioni alte per favorire la sorveglianzada parte della polizia e dei cittadini; e iniziative di pressione per ottenere la costruzione di unnuovo centro sportivo che potesse offrire attività ricreative ai giovani del posto.

● L’organizzazione di una Settimana dell’ambiente, per stimolare i cittadini a migliorare lecondizioni generali del quartiere; la creazione di un bollettino locale; la promozione di unamaggiore partecipazione dei residenti negli annuali festeggiamenti pubblici; e un’azione dirichiamo dell’attenzione della stampa sulla rinnovata qualità della vita a Little Burgundyinvece che sui vecchi stereotipi negativi.

● Le iniziative di sviluppo sociale si sono articolate nell’assegnazione di un assistente socialealle famiglie con problemi di droga; l’incoraggiamento degli investimenti economici, dellosviluppo e della creazione di posti di lavoro (per esempio, favorendo l’occupazione localenella gestione del nuovo centro sportivo); e la promozione di una cultura della tolleranza.In tre anni, si è così avuta una riduzione del 46 per cento dei reati denunciati e una

riduzione del 45 per cento degli atti criminosi violenti denunciati. I residenti hanno iniziato auscire di più la notte e i genitori non hanno più avvertito l’esigenza di scortare i propri figlifino a scuola. Quest’iniziativa ha coinvolto anche l’autorità preposta agli alloggi della città diMontreal, diversi uffici dell’amministrazione, la polizia, le organizzazioni di quartiere e deiresidenti. Il finanziamento è stato fornito dai vari dipartimenti della Città di Montreal, delgoverno del Quebec e dalle entrate generate dalla pubblicità sul bollettino locale.

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Innocenti Digest 10 – L’infanzia urbana tra povertà ed esclusione sociale

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Gli argomenti

veramente partecipativa nella creazione dispazi verdi e aree di gioco per le città.191

Sviluppare politiche sul diritto dei bambinial gioco e a prender parte alla vita delle lorocomunità ha implicazioni per tutti i tipi di pia-nificazione locale e di investimento nelleopere pubbliche. Un progetto della sezionesvedese dell’International Association ofChild’s Right to Play ha creato una rete di 20comuni in Svezia che si concentrano sugliambienti, come le aree di gioco, dove i bambi-ni passano la maggior parte del loro tempoall’aperto. Il progetto mira a favorire che l’am-ministrazione cittadina tenga conto, in tutti isuoi atti, dell’esigenza di offrire ai bambini luo-ghi di gioco sicuro e creativo.193 La maggioran-za degli interventi descritti finora interessa ingenerale i bambini che vivono nelle città.Altrettanto essenziali sono gli interventi piùmirati per i bambini e le famiglie che sonoesclusi o inadeguatamente serviti dai program-mi convenzionali: i bambini soggetti a discri-minazione, tra cui gli immigrati, i bambiniportatori di handicap, le ragazze e i bambiniche non frequentano la scuola, compresi ibambini di strada. Nella provincia cinese diAnhui, per esempio, un progetto pilota ha stu-diato la possibilità di collegare i Centri di pro-tezione dei bambini di strada con le comunitàlocali.194 Altri esempi di soluzioni efficaci disostegno e protezione sono le reti sociali per lefamiglie colpite da malattia o senza reddito, esoluzioni alternative per l’istruzione di coloroche sono esclusi dal sistema scolastico. Moltidi questi temi, compresa la promozione deidiritti dei bambini più emarginati e l’impegnoper l’istruzione universale, sono esemplificatidal Programma di azione cittadina della cittàdi Kolkata presentato nel Box 15.195

Soprattutto nelle aree urbane, un interven-to importante sono le iniziative di servizi diqualità per i bambini piccoli i cui genitori pas-sano molte ore fuori casa per lavoro, e checorrono un serio rischio di essere trascurati. Inmolte comunità urbane povere, sia nei paesiad alto che a basso reddito, esiste l’ovvia esi-

genza di un’offerta di migliori servizi di curainfantile, data l’importanza del lavoro retribui-to delle donne nel contribuire al reddito fami-liare. Vi sono molti esempi di esperienzeinnovative. Per esempio, la EastsideCommunity Investments (ECI) diIndianapolis, negli Stati Uniti, è un’organizza-zione che opera per incrementare la qualità divita con programmi per migliorare le condi-zioni abitative e creare occupazione. Comeavviene in molti altri quartieri, le donne diEastside guadagnano fornendo servizi privatidi cura dei bambini nelle loro case. Ma questecase sono di solito malamente attrezzate e ledonne guadagnano poco perché non hannouna formazione o una licenza. La ECI ha crea-to una cooperativa che offre formazione per lacura dei bambini e offre assistenza nel miglio-rare le condizioni delle case, in tal modo

Box 14: Lavorare insieme ai bambini per creare spazi sicuri per il gioco192

Nelle aree urbane della Repubblica Dominicana esistono pochi spazi verdi aperti sicuri. Inmancanza di posti dove giocare, molti bambini passano il tempo libero in luoghi dove ècomune il gioco d’azzardo o dove si vendono e si consumano stupefacenti e alcool. Per alcunibambini, la mancanza di spazi adeguati e sicuri significa rimanere isolati a casa a guardare latelevisione senza avere nessuno che si occupi di loro.

In risposta a questa situazione, 14 Città amiche dei bambini stanno collaborando conl’UNICEF per costruire parchi che possano offrire ai bambini e alle loro famiglie luoghi per ilgioco e il tempo libero senza pericoli o rischi per la salute. Questi parchi, ognuno dei quali saràprogettato con la partecipazione dei giovani, saranno anche luoghi nei quali i bambinipotranno trovare attività educative, artistiche e culturali adeguate alla loro età.L’amministrazione metterà a disposizione i terreni (compresa una vasta area verde) e pianteràalberi. Con il sostegno dell’UNICEF, una squadra di architetti, in consultazione con i bambini egli adolescenti, redigerà i progetti dei parchi, e in ogni città saranno formati dei giovani cheavranno il compito di offrire attività teatrali e di animazione per i bambini. Le amministrazionimunicipali, da parte loro, si faranno carico dei costi di costruzione e di acquisto delleattrezzature. Una volta entrati in funzione i parchi, le municipalità organizzeranno attivitàricreazionali, si occuperanno della manutenzione e delle riparazioni e, in consultazione con ibambini, si adopereranno per assicurare che ne venga fatto l’uso migliore.

Box 15: L’iniziativa per i bambini di strada e i bambini lavoratori a KolkataIl Programma di azione cittadina per i bambini di strada e i bambini lavoratori della città di

Kolkata (precedentemente nota come Calcutta) coordina una varietà di iniziative nella secondacittà dell’India per numero di abitanti, allo scopo di promuovere politiche che rispettino i dirittidei bambini. Il Programma riunisce enti governativi e non, nell’impegno di estendere i servizi dibase e le misure di protezione a tutti i bambini poveri delle aree urbane, compresi i bambinilavoratori, quelli di strada, i bambini che raccolgono stracci, i bambini oggetto di sfruttamentosessuale e i figli di operatrici del sesso. La struttura di partenariato consente un approccioglobale su scala dell’intera città, che va oltre le iniziative puntuali, basate su di un singoloprogetto. Piani di lavoro annuali a livello di città e di zona sono elaborati congiuntamente peridentificare le attività da realizzare e dotarsi di un quadro di riferimento per il successivomonitoraggio dell’area.

Un’azione particolarmente innovativa è stata l’iniziativa ‘Polizia amica dei bambini’, con laquale la polizia di Kolkata ha introdotto una Tessera di protezione dei bambini, che può essererilasciata ad ogni bambino, ma che è particolarmente utile per quelli che sono privi di unadeguato sostegno familiare e che vivono per strada, nelle stazioni o nei mercati. Dal 1998, ilprogramma ha operato in coordinamento con la polizia di Kolkata realizzando corsi diformazione per gli agenti di polizia allo scopo di sensibilizzarli ai diritti dei bambini poveri e deigiovani trasgressori, e di rafforzare i legami con i servizi sociali e di protezione. La poliziaorganizza anche una formazione all’autodifesa per i bambini a rischio e ospita un servizio diconsulenza sanitaria nelle proprie stazioni ogni domenica mattina. Attualmente, sono ben 42 lestazioni di polizia che partecipano alle attività di protezione dei bambini a rischio.

Un altro progetto ambizioso è il Programma ‘Shikshalaya Prakalpa’ per la scolarizzazioneregolare di tutti i bambini in età scolare di Kolkata. Questo programma ha elaborato unastrategia per trasformare l’intero sistema dell’istruzione della città, e ha creato un vastopartenariato che coinvolge i principali attori nei settori dell’istruzione, della protezione deibambini e dell’amministrazione urbana. Significativamente, anche il governo nazionale hapartecipato a questa iniziativa a livello cittadino, non solo fornendo la parte principale delbilancio, ma anche impegnandosi attivamente nella formulazione e attuazione del programma.Il programma mira a mobilitare le comunità, valutare le esigenze locali, istituire e gestire centrid’istruzione a livello di comunità e accompagnare le famiglie per prevenire l’abbandonoscolastico. E’ stata realizzata un’indagine su tutti i 141 quartieri di Kolkata per individuare tutti ibambini che non andavano a scuola, non solo nelle aree a basso reddito ma anche i bambiniche lavoravano a servizio domestico nelle case delle zone più benestanti della città. Il numero dibambini che non frequentavano la scuola primaria è stato calcolato pari a ben 44.646 (cioè, il 9per cento di tutti i bambini tra i 5 e i 9 anni d’età).

L’indagine ha anche svolto una valutazione delle strutture scolastiche esistenti nella città,elaborando una mappatura della relazione tra disponibilità di scuole ed esigenze. Su questa base,saranno creati 7.500 corsi di preparazione alla frequenza nella scuola, con 25.000 altri bambiniche andranno direttamente nelle scuole primarie esistenti. Il sistema scolastico ha razionalizzato ladistribuzione delle scuole per avvicinare il servizio ai bambini e gli insegnanti sono stati distribuitiin base alle valutazioni delle necessità. Per affiancare il sistema della scuola formale, saranno aperti700 centri d’istruzione primaria gestiti dalle organizzazioni non governative. Questi centri sarannogestiti da giovani presi dalle comunità e formati come insegnanti da un’istituzione accademicaprivata rinomata per l’eccellenza accademica. Sei osservatori e sei consulenti accademiciassicureranno il monitoraggio delle iniziative, mentre dieci centri di documentazione fornirannosostegno accademico e supervisione. I materiali didattici sono stati prodotti nelle lingue urdu,bengalese e hindù, e sono stati stampati con una tecnica a basso costo.

Questo programma innovativo potrebbe servire da modello per altre amministrazioni chevolessero realizzare interventi di mobilitazione per coinvolgere tutti i bambini che nonfrequentano la scuola.196

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aumentando contemporaneamente la qualitàdella cura infantile, incrementando il redditodei propri associati e offrendo soluzioni alleloro esigenze di spazio.197

In molti casi i centri di cura per l’infanziapossono diventare il fulcro di una gamma diservizi essenziali per le famiglie povere: uncentro che offriva anche assistenza sanitaria hafatto da catalizzatore e da soggetto centraleper un programma di riqualificazione dellacomunità del quartiere San Jorge, un insedia-mento abusivo di Buenos Aires.198 In Albania,l’insediamento di Bathore, alla periferia diTirana, ospita più di 60.000 persone emigrateper ragioni economiche dal nord del paese.Esistono profonde disparità tra i servizi di cui èfornito Bathore, inclusa la cura e l’educazionedei bambini piccoli e il resto di Tirana. Con ilprogetto ‘Gardens of Children’ (Giardini deibambini), gestito dal Christian Children’s Fund(Fondo dei bambini cristiani) in collaborazio-ne con l’UNICEF, i membri della comunitàlocale hanno deciso che 20 famiglie in diversezone di Bathore avrebbero ospitato piccoli asilinido dove i bambini al di sotto dei 5 anniavrebbero avuto a disposizione materiali digioco e ricevuto una prima educazione. Questicentri forniscono inoltre alle madri informa-zioni sulla cura dei bambini, sulla salute mater-na e anche formazione professionale.199

In India, un’iniziativa di asilo nido mobileè gestita dalla organizzazione ‘Mobile Crèche’per rispondere alle esigenze delle madri chelavorano nei cantieri edilizi delle città diDelhi, Mumbai e Pune. L’organizzazione hacreato un servizio di asili che accompagnanole famiglie nei loro spostamenti da un cantie-re all’altro. In ogni località, vengono erettedelle strutture provvisorie per ospitare gli asili

nido, oppure si fa uso di edifici esistenti. Nel2000-2001, ‘Mobile Crèche’ ha gestito ben 67centri, 55 dei quali attivi in cantieri edilizi,mentre i rimanenti avevano una sede perma-nente nelle baraccopoli urbane e nelle coloniedi rilocalizzazione.200 Il Box 16 descrive un’al-tra iniziativa interessante: un partenariato diun’organizzazione non governativa conun’impresa privata per fornire servizi di custo-dia dei bambini dei lavoratori dell’industriadell’abbigliamento di Dhaka, oltre che assi-stenza sanitaria, servizi sociali, pianificazionefamiliare e gruppi di risparmio per le madri.

Un’altra importante componente in tuttigli interventi per i gruppi di bambini o adole-scenti esclusi è la ricerca di modi per lottarecontro la discriminazione cui sono soggetti,aiutandoli a evitare il senso di stigmatizzazio-ne e di umiliazione che così spesso accompa-gna l’esclusione. Con il progetto descritto nelBox 17 è stato possibile modificare il compor-tamento del pubblico nei confronti dei bam-bini lavoratori, allo stesso tempo fornendoloro una fonte di sostentamento.

E’ significativo che molte delle iniziativepiù efficaci per i bambini poveri nei centri

Gli argomenti

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Innocenti Digest 10 – L’infanzia urbana tra povertà ed esclusione sociale

Box 17: Opportunità per gli adolescenti poveri di Cordoba202

Nella città di Cordoba, in Argentina, la produzione e la vendita di una pubblicazione mensile, LaLuciérnaga, produce un reddito regolare per gli adolescenti poveri e fornisce loro un’alternativa allamendicità e ad altri rischiosi modi di sopravvivenza nelle strade. La pubblicazione serve anche dafonte d’informazione sulle realtà della vita dei giovani lavoratori, e ha contribuito a incrementare laconsapevolezza tra i residenti della città, nonché a stimolare un senso di solidarietà con questigiovani cittadini. Prima dell’inizio del progetto, i bambini che lavoravano per strada avevanoun’immagine molto negativa. Soggetti alla repressione della polizia, si dedicavano spesso ad attivitàmarginali e spesso illegali, e l’opinione pubblica li associava con il consumo di droga, la violenza ela microcriminalità.

La Luciérnaga, che pubblica foto, articoli, interviste, poesie e fumetti, è nata nel 1995 comeprogetto di volontariato di ‘Utopia’, un’organizzazione della comunità locale. Dal 1999 lapubblicazione ha una redazione di professionisti, la sua propria tipografia e più di 50.000 lettoriregolari. I giovani che partecipano al progetto acquistano la rivista a 25 centesimi di dollaro,somma che copre i costi di produzione e le spese amministrative e la vendono per strada a 1dollaro. Questo produce un’entrata ragionevole per 110 bambini lavoratori, lasciando loro anche iltempo di andare a scuola o seguire un percorso di formazione professionale.

Dei 60 giovani che hanno preso parte a lungo termine al progetto, 50 hanno ammesso di avereinfranto la legge prima del suo inizio. Tra il 1997 e il 1999, solo due di loro hanno commesso reati,in netto contrasto con l’80 per cento di giovani che si stima siano recidivi nel sistema giudiziariominorile provinciale. Anche la loro immagine pubblica è cambiata notevolmente. La vendita dellarivista ha dato loro l’opportunità di avere interazioni positive con gli altri residenti della città.

Il progetto ha prodotto cambiamenti anche a livello ufficiale. Nel 1997, la localeamministrazione ne ha riconosciuto il valore e, insieme all’amministrazione provinciale, ha iniziato afornire concreto sostegno ai vari progetti concepiti e coordinati dal gruppo di La Luciérnaga. Traquesti, la creazione di un scuola informale, un seminario di formazione per giovani educatori,l’organizzazione di attività ricreazionali, assistenza all’infanzia nei rapporti con il sistema giudiziario eun programma di sostegno per madri e bambini emarginati.

Box 16: Servizi di custodia e vigilanza dei bambini dei lavoratori dell’abbigliamento a Dhaka201

La maggioranza delle città del Bangladesh ha avuto una rapida espansione, dovuta in granparte all’emigrazione proveniente dalle aree rurali più povere. In totale, gli abitanti delle città delBangladesh sono più di 20 milioni. In genere, tutti i membri di una famiglia di immigrati devonolavorare per poter sopravvivere. Le donne, cui tradizionalmente era affidata la custodia deibambini, adesso lavorano nell’industria dell’abbigliamento come domestiche oppure spaccano imattoni e hanno grandi difficoltà nel trovare servizi di affidamento dei figli quando vanno allavoro. I bambini sono spesso affidati alle cure di una sorella più grande che sacrifica la suaistruzione per rimanere a disposizione. In alcuni casi, i bambini piccoli sono lasciati da soli, chiusi incasa durante la giornata oppure lasciati liberi di girovagare per le strade.

La Factory Act (Legge sul lavoro industriale), adottata dal Bangladesh nel 1965, prevede cheogni stabilimento con 50 o più dipendenti donne metta a disposizione un servizio di vigilanza deibambini. Ma il governo non ha fatto rispettare la legge e la maggior parte delle imprese ha sceltodi ignorare la disposizione. Dal 1991, un’organizzazione non governativa che si chiama ‘Phulki’(Scintilla) ha iniziato a creare centri di custodia e vigilanza dei bambini nelle fabbriche e negli ufficidove l’azienda mette a sua disposizione lo spazio, si fa carico dei costi iniziali e dello stipendio delpersonale. Le madri forniscono il cibo e pagano ‘Phulki’ per la gestione del centro. L’organizzazionenon governativa gestisce il centro per un periodo da 6 a 12 mesi, dopo i quali l’azienda puòrilevarlo, mentre ‘Phulki’ ne forma il personale. Se l’azienda decide di non mantenere il servizio,‘Phulki’ continua a gestirlo dietro compenso.

All’inizio, i proprietari delle aziende ritenevano i centri un onere inutile, specialmente perché glistabilimenti non erano stati costruiti per accogliere un servizio del genere. Tuttavia, le aziende chesi sono dotate del servizio di custodia hanno riscontrato vari benefici: le lavoratrici in congedomaternità tornano al lavoro prima, l’assenteismo è minore e l’efficienza della produzione èmigliorata. Alcuni proprietari che si erano assunti il compito di gestire il servizio di custodia dellapropria azienda adesso mettono a disposizione altri servizi, come strutture per cucinare, servizisociali sul posto di lavoro, programmi di assistenza medica, di pianificazione familiare, di istruzioneinformale per i figli dei lavoratori e programmi di risparmio. Phuki ha svolto un’azione di pressionesulle aziende che acquistano i vestiti prodotti in Bangladesh, spingendole a includere l’esistenza distrutture per la custodia dei bambini tra i requisiti richiesti ai fornitori.

In genere, ci sono da 10 a 20 bambini in uno di questi centri di custodia diurna, con unassistente per ogni 5-7 bambini. Gli operatori sono reclutati localmente in modo che si tratti dipersone che i bambini conoscono. Dato che alcuni vivono con la propria famiglia vicino al centrodi custodia, essi sono in grado di lavorare al di fuori dell’orario normale, compresa la tarda serata oil primo mattino, quando le madri possono fare gli straordinari. Alcuni assistenti si sono messe inproprio, creando dei centri di custodia nella propria casa. Le madri in genere passano le pause dellavoro insieme ai bambini e quelle che allattano possono continuare a farlo anche durante lagiornata lavorativa. La maggior parte delle madri afferma che l’esistenza dei centri consente loro dilavorare con maggiore produttività, più a lungo, consentendole di guadagnare di più e diprovvedere meglio alla propria famiglia, soddisfacendone i bisogni essenziali di cibo, alloggio,vestiario, sanità e istruzione senza doversi preoccupare di trascurare i figli. Anche se sonoprincipalmente le madri ad avere a che fare con questi centri, anche i padri sono incoraggiati asvolgervi un ruolo e spesso partecipano alle riunioni mensili al posto delle mogli.

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Gli argomenti

Box 19: Elementi fondamentali di una ‘Città amica dei bambini’204

In tutte le regioni del mondo, una città che rispetta i diritti dei bambini è una città che offre:● Agevole accesso per tutti i bambini a servizi di base di qualità e di costo accessibile per la

salute, l’istruzione, l’acqua pulita, adeguate strutture sanitarie e di rimozione dei rifiuti solidi;● Autorità locali che facciano in modo che le politiche, l’attribuzione delle risorse e tutte

l’iniziative e le azioni della pubblica amministrazione corrispondano al miglior interesse deibambini delle loro circoscrizioni;

● Ambienti e condizioni salubri che alimentino lo sviluppo dei bambini di ogni età constimoli ricreativi, di apprendimento, di interazione sociale, di sviluppo psicosociale e diespressione culturale;

● Un futuro sostenibile in condizioni sociali ed economiche eque e protezione dai rischiambientali e dalle catastrofi naturali;

● Il diritto dei bambini di partecipare alle decisioni che li interessano e il diritto e la possibilitàdi esprimere la loro opinione;

● Un’attenzione speciale ai bambini svantaggiati, come quelli che vivono per strada, chesono sessualmente sfruttati, che soffrono di invalidità fisica o che sono privi di adeguatosostegno familiare;

● L’assenza di discriminazione in base al genere, all’origine etnica o alla condizione sociale oeconomica.

gono violati i diritti fondamentali di moltidei miliardi dei bambini in tutto il mondo.Fornire una risposta efficace a questa situa-zione richiede sia la conoscenza dei proble-mi delle città che di quelli dei bambini, laconoscenza del modo specifico in cui learee urbane compromettono il benesseredei bambini e anche di come le famiglie, lecomunità e le amministrazioni municipalipossano rispondere nel modo più efficace.Ciò significa avere a disposizione informa-zioni dettagliate e disaggregate, inquadratenel contesto locale, comprese le informa-zioni ottenute grazie alle conoscenza e alleesperienze dei bambini del posto. Il Box 19elenca alcuni degli elementi che contribui-scono a rendere le città luoghi in cui sirispettano i diritti dell’infanzia.

I problemi che stanno alla radice delle pri-vazioni e della morte prematura dei bambininelle aree urbane sono talvolta chiamati lamalattia della povertà. Sarebbe più accuratoparlare della malattia di governi urbani inade-guati, non trasparenti e non democratici.Questo Digest ha perciò concentrato l’atten-zione, anche se non in maniera esclusiva, sullepotenzialità offerte da un buon governo nelpromuovere l’equità e garantire il rispetto deidiritti dell’infanzia, in modo particolare nelcontesto del movimento delle ‘Città amichedei bambini’. Il raggiungimento di questoobiettivo richiede il sostegno concreto e alungo termine delle agenzie internazionali, unimpegno sia legislativo che fiscale da partedelle amministrazioni nazionali e regionali, einterventi a livello municipale che attivinopartenariati a tutto campo nei quali collabori-no gli enti locali, i sindaci, le autorità e le isti-tuzioni sanitarie e didattiche, le organizzazio-ni e le strutture di quartiere, i movimenti deicittadini e il settore privato. Infine, progressireali possono essere garantiti solamente favo-rendo la piena espressione dell’ingegno, dellavisione e delle potenzialità delle famiglie e deibambini che compongono le comunità urbanedi tutto il mondo.

Box 18: Il ruolo delle agenzie internazionali nelle aree urbaneMolte delle maggiori agenzie internazionali dispongono di scarse competenze interne sul

tema dell’infanzia, nonostante il fatto che i bambini in genere costituiscano il 40-50 percento della popolazione cui si rivolgono i loro progetti e programmi. Questa carenza puòspiegare il fatto che poche di queste agenzie attribuiscono priorità agli investimenti e aiservizi più rilevanti per i bambini delle aree urbane, compresi i programmi per case più sicureper i gruppi a basso reddito.203 E’ chiara l’esigenza di attribuire maggiore priorità da partedelle agenzie internazionali agli investimenti e ai servizi che sono più importanti per ibambini, sia nelle aree rurali che in quelle urbane. Nelle aree urbane, gli investimenti e iservizi devono inoltre sfruttare al meglio le economie di scala e la prossimità offerte dalle cittàe a tal fine utilizzare per quanto possibile i fondi esterni disponibili. Ma naturalmente non sitratta di una semplice questione di costruzione delle infrastrutture. Si può sostenere che leagenzie internazionali hanno un ruolo ancora più importante da svolgere nell’incoraggiare eagevolare il diffondersi di una cultura di democrazia e partecipazione locale, e nel creareopportunità di condivisione e di riproduzione delle buone pratiche e delle esperienze riuscite.

Mentre alcune agenzie rimangono indietro, altre si rendono conto della rilevanza del lorooperato per le aree urbane. Così, per esempio, il Programma delle Nazioni Unite per losviluppo (United Nations Development Programme - UNDP) si è dotato di un ‘Programma digoverno decentrato’ (Decentralized Governance Programme), di una ‘Struttura per l’iniziativalocale sull’ambiente urbano’ (Local Initiative Facility for Urban Environment), progetto pilotamirante a sviluppare modelli pratici di collaborazione locale contro la povertà urbana, oltreche di un programma di gestione urbana a lungo termine. Invece, la Banca Mondialedispone di una sezione specifica per lo Sviluppo urbano, responsabile per la promozionedell’equità, per la riduzione della povertà e per favorire la sostenibilità delle città. Tra leagenzie bilaterali che si occupano dei problemi delle città ci sono il Dipartimento per losviluppo internazionale (Department for International Cooperation - DFID), del governo delRegno Unito, che possiede un Dipartimento per le infrastrutture e lo sviluppo urbano attivoin tema di politiche urbane e di buone pratiche, e l’Agenzia svedese per la cooperazioneinternazionale allo sviluppo (Swedish International Development Cooperation -SIDA), chegestisce programmi urbani per l’ambiente, i trasporti, gli alloggi, l’ambiente culturale, lapovertà urbana e gli specifici problemi della parità tra i sessi. Anche varie organizzazioni nongovernative dispongono di significativi programmi per le città, tra queste, CARE (Cooperativefor Assistance and Relief Everywhere) che gestisce progetti plurisettoriali fondati sullapartecipazione delle comunità e MISEREOR, che promuove le organizzazioni delle comunitànelle aree urbane povere e fornisce sostegno ai gruppi urbani maggiormente vulnerabili.

ti dei bambini che vivono nei centri urbani(Box 18).

ConclusioniAffrontare il problema della povertà e

dell’esclusione nelle città del mondo nonsignifica promuovere gli interessi dei bam-bini che vivono nei centri urbani a spese diquelli che vivono nelle aree rurali. Si trattainvece di trovare il modo migliore perrispettare e promuovere i diritti dei bambi-ni, ovunque essi vivano. Ogni giorno ven-

urbani affrontino i problemi contemporanea-mente su diversi fronti: facendo dei bambinicittadini a tutti gli effetti e allo stesso tempomigliorando l’ambiente dei quartieri; creandoservizi di cura dei bambini e offrendo altempo stesso tutta una serie di altri servizi;lottando contro la violenza tramite la riquali-ficazione delle strutture locali e l’incrementodei trasporti pubblici; creando posti di lavoroe combattendo la discriminazione. Tutte que-ste soluzioni mettono a frutto le naturali siner-gie che possono essere così efficaci nelle areeurbane. Così facendo riescono a valorizzaregli aspetti più positivi della vita urbana e acontrastare quelli più negativi.

Molti degli interventi innovativi si verifi-cano laddove i pubblici poteri si rendonoconto del fatto che molti investimenti e servi-zi pubblici, come anche quelli commissionatialle imprese private o alle organizzazioni nongovernative, sono importanti per la salute e losviluppo dei bambini. La difficoltà consistenell’accertarsi che tali enti comprendano leesigenze specifiche dei bambini e riconoscanoi loro diritti alla protezione e allo sviluppo.Questo richiede anche di superare una visionedei bambini come destinatari passivi, ricono-scendo loro il diritto alla partecipazione.Anche le agenzie internazionali per lo svilup-po hanno un importante ruolo da svolgere,nonostante il fatto che molte di queste sianostate lente nell’acquisire conoscenze e nelpotenziare le loro capacità di risposta ai dirit-

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Questa sezione contiene informa-zioni su alcune principali agen-zie delle Nazioni Unite e organiz-

zazioni nazionali e internazionali che sioccupano di problemi inerenti alla con-dizione dei bambini poveri nei centriurbani. Lo scopo è quello di fornire indi-cazioni utili a mettersi in contatto, inparticolare, con organizzazioni nongovernative locali e nazionali, associa-zioni di base, organizzazioni specializza-te, istituzioni accademiche ed enti stata-li. L’elenco non pretende di essere com-pleto e le organizzazioni sono presentatesenza un particolare criterio gerarchico.

LE NAZIONI UNITE E LE LOROAGENZIE SPECIALIZZATE

International Programme on the Elimination of Child Labour: IPECInternational Labour Office 4, route des Morillons CH-1211 Geneva 22 Svizzera Tel.: +41 22 799 8181 Fax: +41 22 799 8771E-mail: [email protected]

AttivitàL’IPEC (Il Programma internazionaleper l’eliminazione del lavoro minorile)si adopera per ottenere la progressivaeliminazione del lavoro minorilesvolgendo un’attività di potenziamentodelle capacità nazionali e animandoun movimento mondiale di lotta controil lavoro minorile. Attualmente IPECha progetti in corso in più di 60 paesi.Sito Web: www.ilo.org/public/english/standards/ipec

Organizzazione mondialedella sanità (OMS)CH 1211 Geneva 27SvizzeraTel.: +41 22 791 2111Fax: +41 22 791 3111E-mail: [email protected]

AttivitàL’OMS fornisce indicazioni a livellomondiale in tema di sanità, stabiliscenorme sanitarie globali e sviluppaadeguate tecnologie, informazioni elinee guida. L’OMS gestisceun’iniziativa a lungo terminechiamata ‘Healthy Cities’ che mira amigliorare la salute e il benessere dicoloro che vivono e lavorano nellearee urbane. L’iniziativa si basa suuna serie di princìpi fondamentali:che la salute deve essere una parteintegrante della gestione e sviluppodegli insediamenti; che la salute puòessere migliorata modificandol’ambiente fisico, sociale edeconomico; che le condizioni vigentiin contesti quali la casa, la scuola, ilvillaggio, il posto di lavoro e la città

hanno una profonda influenza sullacondizione di salute; che è necessarioun coordinamento intersettoriale alivello locale in favore della salute.Sito Web: www.who.ch

UNICEF InternationalSecretariat for Child Friendly CitiesPiazza SS. Annunziata, 12 50122 Firenze Italia Tel.: +39 055 20330Fax: +39 055 244 817E-mail: [email protected]

AttivitàIl Segretariato internazionale per leCittà amiche dei bambini, con sede aFirenze presso il Centro di RicercaInnocenti dell’UNICEF, ha il compito dicoordinare il crescente numero diattività prodotte dall’iniziativa ‘Cittàamiche dei bambini’. Selezionando emettendo a disposizione informazionisulle iniziative miranti ad applicare alivello delle città la Convenzione suidiritti dell’infanzia, il Segretariato offresostegno alle amministrazionimunicipali che si sforzano per attuarequei diritti. Il Segretariatointernazionale concentra la suaattività in tre direzioni: raccolta di datie ricerca sul campo; scambio diinformazioni; costruzione di una reteinternazionale.Sito Web: www.childfriendlycities.org

UNICEF Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia3 UN PlazaNew York, NY 10017Stati UnitiTel.: +1 212 326 7000Fax: +1 212 888 7465E-mail: [email protected]

AttivitàL’UNICEF promuove la parità di dirittidei bambini e delle donne, ispirandosialla Convenzione sui dirittidell’infanzia e alla Convenzionesull’eliminazione di ogni forma didiscriminazione contro le donne(CEDAW), con programmi diintervento e di difesa dei diritti alivello internazionale, regionale,nazionale e locale. Collabora con altreorganizzazioni governative e non.Sito Web: www.unicef.org

United Nations DevelopmentProgramme (UNDP)1 UN PlazaNew York, NY 10017Stati UnitiTel.: +1 212 906 5558Fax: +1 212 906 5001

AttivitàUNDP opera con i governi dei paesi in

via di sviluppo per promuoverepolitiche che tutelino i diritti deipoveri, in particolar modo delledonne, aiutandoli ad accedere aiservizi finanziari, sociali e legali. Sito Web: www.undp.org

United Nations Educational,Scientific and CulturalOrganization (UNESCO) / Growing Up in Cities7 Place de Fontenoy75007 ParigiFranciaTel.: +33 1 45 68 1813Fax: +33 1 45 68 5626/28

AttivitàL’UNESCO promuove lacollaborazione tra i paesi attraversol’istruzione, la scienza, la cultura e lacomunicazione. Con il suoprogramma MOST (Gestione dellatrasformazione sociale) UNESCOprende direttamente parteall’iniziativa ‘Growing Up in Cities’(Crescere nelle città), un’azioneglobale sui problemi dell’infanzia edei giovani che vivono nelle areeurbane. L’iniziativa mira acoinvolgere i giovani nellavalutazione della loro stessacondizione e nella definizione delleloro priorità, e collabora con loro percreare comunità migliori.Sito Web: www.unesco.orgwww.unesco.org/most/guic/guicmain.htm

United Nations HumanSettlements Programme (UN-Habitat) / GlobalCampaign on UrbanGovernanceP.O. Box 30030NairobiKenya Tel.: 254 2 623141Fax: 254 2 624265E-mail: [email protected]

[email protected]

AttivitàTra le agenzie del sistema delleNazioni Unite, UN-HABITAT è quellache ha il ruolo principalenell’attuazione dell’Agenda Habitat, ilpiano globale d’azione adottato dallacomunità internazionale in occasionedella Conferenza Habitat II a Istanbul,in Turchia, del giugno 1996. Le sueattività contribuiscono all’obiettivocomune a tutto il sistema delleNazioni Unite di ridurre la povertà edi promuovere lo sviluppo sostenibilenel contesto della rapidaurbanizzazione del mondo. UN-HABITAT coordina la Campagnaglobale per il governo delle città, cheintende promuovere

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Innocenti Digest 10 – L’infanzia urbana tra povertà ed esclusione sociale

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Innocenti Digest 10 – L’infanzia urbana tra povertà ed esclusione sociale

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un’amministrazione delle cittàresponsabile e trasparente a favore ditutti i settori della società, inparticolare dei poveri urbani, el’eliminazione di tutte le formed’esclusione.Sito Web: www.unhabitat.org

www.unchs.org/govern/

ONG, ISTITUZIONI E RETIREGIONALI E INTERNAZIONALI

Casa Alianza – Covenant HouseSJO 1039 – PO Box 025216Miami FL 33102-5216Stati Uniti E-mail: [email protected]

AttivitàCasa Alianza è un’organizzazioneindipendente e senza scopo di lucroche lavora con i bambini di strada indiversi paesi dell’America Latina.Oltre a fornire servizi di assistenza aibambini di strada, si impegna insiemecon loro nella difesa dei loro diritti.Casa Alianza opera nel contesto dellaConvenzione sui diritti dell’infanzia,per combattere l’adozione illegale, latratta e lo sfruttamento dei bambinicome forza lavoro. Sito Web: www.casa-alianza.org

Child Friendly Cities Initiativec/o The Malaysian Council for ChildWelfare No. 25-A, Jalan Kampung Pandan 55100 Kuala Lampur MalesiaTel.: 603 985 0309 Fax: 603 983 2400 E-mail: [email protected]

AttivitàSi tratta di un’iniziativa dellecomunità per promuovere ambientiadatti all’infanzia nelle città dellaMalesia, nel contesto dell’Iniziativainternazionale dell’UNICEF “Cittàamiche dei bambini”. Questa mira atradurre la Convenzione sui dirittidell’infanzia in azioni concreterealizzabili a livello locale dachiunque. Il sito Web è stato creatoper rendere più accessibile l’iniziativamalese delle città amiche dei bambinie per mettere a disposizione materialie idee attinenti all’iniziativa. Sito Web: www.childfriendly.org.my

Child-Friendly Movement(CFM), Philippines UNICEF Filippine6/F NEDA sa Makati Building 106 Amorsolo Street Legaspi Village Makati City FilippineTel.: 63 2 8920611 Fax: 63 2 8101453 E-mail: [email protected]

AttivitàIl Movimento amico dei bambini miraa stimolare la volontà politica e acreare un contesto e meccanismi perl’attuazione dei diritti dell’infanzia allasopravvivenza, alla protezione, allosviluppo e alla partecipazione. IlMovimento opera attraverso lacollaborazione con le famiglie, lecomunità, le amministrazioni locali enazionali, oltre che con il settoreprivato, le Ong, le comunità religiosee i mezzi d’informazione.Sito Web: www.unicef.org/philippines/

Child Rights InformationNetwork (CRIN) c/o Save the Children 17 Grove Lane London SE5 8RD Regno UnitoTel.: + 44 207 716 2240 Fax: + 44 207 793 7628 E-mail: [email protected]

AttivitàIl CRIN è una rete mondiale chediffonde informazioni sullaConvenzione sui diritti dell’infanziatra le organizzazioni non governative,le agenzie delle Nazioni Unite, leorganizzazioni intergovernative, leistituzioni accademiche, ed altriesperti dei diritti dei bambini. La reteè sostenuta e finanziata dall’UNICEF,da Rädda Barnen, da Save theChildren Regno Unito e dall’Alleanzainternazionale Save the Children. Larete CRIN collabora con partners inAfrica, nelle Americhe, in Asia, nelmondo arabo e in Europa perpromuovere i diritti dell’infanzia intutto il mondo. Sito Web: www.crin.org

Child and Youth FriendlyCommunities (CYFC)Society for Children and Youth ofBritish Columbia3644 Slocan StreetVancouver, BCV5M 3E8CanadaTel.: 604 433 4180Fax: 604 433 9611E-mail: [email protected]

AttivitàIl Progetto CYFC, creato dal ‘ChildFriendly Housing Project’ e portatoavanti dalla Society for Children andYouth of British Columbia, assiste igruppi delle comunità, compresi glistessi bambini e giovani, nel valutareattraverso gli occhi dei bambini gliambienti e i quartieri in cui essivivono e nel realizzare attività permigliorare la loro sicurezza ebenessere.Sito Web:www.scyofbc.org/cyfc/cyfc.html

Cities Alliance Mailstop F-4P-400 1818 H Street, NW Washington, DC 20433 Stati Uniti Tel.: +1 202 473 9233 Fax: +1 202 522 3224 E-mail: [email protected]

AttivitàCities Alliance è un’iniziativacomune della Banca Mondiale e diUN-HABITAT. Ha l’obiettivo di crearenuovi strumenti, individuaresoluzioni pratiche e favorire lacondivisione di conoscenze, perpromuovere lo sviluppo economicolocale e per agire direttamentecontro la povertà urbana. Si tratta diun partenariato ampio e in crescitadi agenzie bilaterali e multilaterali,donatori e associazioni di enti locali,che ha lo scopo di mobilitarel’impegno e le risorse locali. LaBanca Mondiale ha lanciato ancheuna nuova strategia di sviluppo dellecapacità amministrative urbane elocali. Sito Web: www.citiesalliance.org

Città sostenibili amiche delle bambine e dei bambini c/o Istituto degli Innocenti Piazza SS. Annunziata, 12 50122 Firenze Italy Tel.: +39 055 2037359 Fax: +39 055 2037207 E-mail: [email protected]

AttivitàIl Progetto ‘Città sostenibili amichedelle bambine e dei bambini’ èpromosso dal Ministero italianodell’ambiente in collaborazione con larete di comuni italiani intenzionati adattuare l’Agenda 21 e gli impegniassunti nella Conferenza Habitat II. Ilprogramma ha sostegno delleassociazioni locali e nazionali cheoperano in favore dellapartecipazione, nella pianificazione enello sviluppo sostenibile perl’infanzia, con iniziative sperimentali ecampagne di mobilitazione socialeche fanno parte di un impegnonazionale in favore dei bambini chevivono in aree urbane.Sito Web:www.cittasostenibili.minori.it

Comitato italiano per l’UNICEFComitato Italiano per l’UNICEFVia V. E. Orlando, 8300185 RomaItaliaTel.: +39 06 478091Fax: +39 06 47809270 E-mail: [email protected]

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AttivitàIl Comitato italiano per l’UNICEFopera attraverso una rete di 104sottocomitati provinciali e regionaliin tutta Italia. Tra i programmi incorso del Comitato ci sono:l’educazione allo sviluppo nellescuole; l’iniziativa ‘Sindaci difensoridei bambini’; il progetto nazionaledelle ‘Città sostenibili amiche dellebambine e dei bambini’ (incollaborazione con il Ministerodell’ambiente); e l’iniziativa ‘Ospedaliamici dei neonati’.Sito Web: www.unicef.it

European Child Friendly CitiesNetworkc/o Kind en SamenlevingNieuwelaan 63B-1860 MeiseBelgioTel.: +32 2 272 07 50Fax: +32 2 269 78 72E-mail: [email protected]

AttivitàLa Rete europea delle ‘Città amichedei bambini’ promuove i diritti e gliinteressi dell’infanzia nelle comunitàlocali. In particolare, sostiene lapartecipazione dei bambini nelprocesso decisionale a livello localeo regionale al fine di favorirel’affermarsi di una culturadell’inclusione e dellaresponsabilità.

Human Rights CitiesThe People's Movement for HumanRights Education (PDHRE) / NY Office526 West 111th StreetNew York, NY 10025Tel.: +1 212 7493156Fax: +1 212 6666325E-mail: [email protected]

AttivitàIl PDHRE realizza e agevola attività diformazione ai diritti dell’uomo in oltre60 paesi. Dal 1998, ha collaborato conle comunità locali nello sviluppodell’iniziativa ‘Human Rights Cities’.Questa si pone l’obiettivo dipromuovere la comprensione deidiritti umani e di fare pressioniaffinché le leggi, le politiche e i criterid’attribuzione delle risorse nelle areeurbane siano favorevoli a questidiritti.Sito Web: www.pdhre.org

International Association ofthe Child’s Right to Play (IPA)Vedere il sito Web per i contattinazionali

AttivitàL’IPA è una Ong interdisciplinare cheorganizza un forum internazionale eattività di promozione delle possibilità

di gioco. Può aderirvi qualunquepersona, gruppo o organizzazione chesi riconosca nella Dichiarazione IPAdel diritto dei bambini al gioco. IPAorganizza conferenze regionali einternazionali, seminari, simposi eviaggi di studio, e ogni tre anni siriunisce in un Congresso mondiale.IPA offre consulenze ai governinazionali e alle agenzie delle NazioniUnite su problemi attinentiall’attuazione del diritto dei bambinial gioco.Sito Web: www.ipaworld.org

International Institute for Environment and Development (IIED)3 Endsleigh Street London WC1H 0DD Regno Unito Tel.: +44 207 3882117 Fax: +44 207 3882826 E-mail: [email protected]

AttivitàL’IIED mette a disposizionecompetenze per lo svilupposostenibile a livello locale, nazionale,regionale e globale. In collaborazionecon altri, si adopera per un futuro nelquale sia possibile porre fine allapovertà globale e gestire in manieraefficiente e sostenibile le risorsenaturali del pianeta. L’Istituto haun’organizzazione affiliata, IIEDAmerica Latina, a Buenos Aires, inArgentina.Sito Web: www.iied.org

International Union of LocalAuthorities (IULA) IULA World Secretariat P.O. Box 90646 2509 LP The Hague Paesi Bassi Tel.: +31 70 306 6066 Fax: +31 70 350 0496 Email: [email protected]

AttivitàIULA promuove l’autogoverno localedemocratico in tutto il mondo.Possiede sezioni regionali in Asia ePacifico, America settentrionale,America Latina, America centrale,Africa, Medio Oriente e Europa. Ognisezione gestisce propri corsi diformazione per l’amministrazionelocale, crea servizi di informazione edocumentazione, realizza ricerche eprogetti di consulenza, e promuovela cooperazione internazionale tramunicipalità. Il suo Segretariatomondiale, che ha sede a L’Aia, neiPaesi Bassi, ha un ruolo dirappresentanza e coordinamentoglobale.Sito Web: www.iula-int.org

Mobile CrèchesDIZ Area, Raja Bazaar, Sector IV (nearGole Market) New Delhi –110001IndiaTel.: 011 3347635, 3363271E-mail: [email protected]

AttivitàMobile Crèches offre programmid’assistenza sanitaria, dialimentazione e d’istruzioneinformale ai figli dei lavoratoridell’edilizia e alle donne nel settoreinformale delle città di Delhi,Mumbai e Pune. Oltre a formare ipropri operatori, Mobile Crèchesconduce azioni di formazione sumisura per Ong, enti governativi eoperatori delle comunità.Sito Web: www.mobilecreches.org

National Low Income HousingCoalition1012 Fourteenth StreetNW Suite 610Washington DC 20005Stati UnitiTel.: +1 202 662 1530Fax: +1 202 393 1973E-mail: [email protected]

AttivitàLa Coalizione informa, organizza e siadopera per assicurare a tutti unalloggio decente edeconomicamente sostenibile inquartieri che siano salubri. Fornisceinformazioni aggiornate, elaborapolitiche e informa il pubblico sullenecessità abitative e sulle soluzionipossibili.Sito Web: www.nlihc.org

NGO Committee on UNICEF UNICEF HQ, UNICEF House 3 UN Plaza New York NY 10017 Stati UnitiTel.: +1 212 824 6394 Fax: +1 212 824 6466 E-mail: [email protected]

AttivitàCreato nel 1952, il Comitato delle Ongè una rete mondiale di 125 Ong chelavorano con i bambini in oltre 110paesi. Favorisce la consultazione e lacollaborazione tra le Ong a tutti ilivelli e con l’UNICEF, per promuoverel’opera dell’UNICEF, il benesseredell’infanzia e per mettere adisposizione un forum per il dialogosui loro problemi.

NGO Group for theConvention on the Rights of the Childc/o Defence for Children International 1 rue de Varambé PO Box 88

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CH-1211 Geneva 20 SvizzeraTel.: +41 22 740 4730Fax: +41 22 740 1145 E-mail: [email protected]

AttivitàIl Gruppo coordina i contributi alComitato dei diritti dell’infanzia. Sioccupa inoltre del monitoraggio deiRapporti alternativi presentati alComitato, che spesso trattano deiproblemi dei bambini poveri nelpaese in questione. Alcuni sottogruppisi occupano di tematiche quali illavoro minorile, lo sfruttamentosessuale, i bambini profughi e quellicoinvolti nei conflitti armati, i bambiniin conflitto con la legge e i problemidei bambini nell’istruzione e sui mezzid’informazione. Sito Web:www.crin.org/NGOGroupforCRC

Programa de Gestión Urbana,Coordinación Regional paraAmérica Latina y el CaribeGarcía Moreno 751 entre Bolivar y Sucre Casilla 17-01-2505 QuitoEcuador Tel.: + 593 2 583961- 282361 / 364 Email: [email protected]

[email protected]

AttivitàQuest’iniziativa è uno dei sei progettisu base regionale che formano partedel Programma globale di gestioneurbana diretto dall’UN-HABITAT.L’iniziativa ha contribuito aistituzionalizzare e a formalizzare lagestione amministrativapartecipatoria nella regione e haavuto effetti positivi migliorando lecondizioni di vita delle comunitàpovere ed escluse. Sito Web: www.pgualc.org

Shikshalaya Prakalpa:A school for every child,every child in schoolSRGEDUCLoreto Day School, Sealdah, 122 AJCBose RoadKolkata, West Bengala700 014 IndiaTel.: 91 2463845Fax: 91 2270229E-mail: [email protected]

AttivitàLe attività principali di questaorganizzazione, che contribuisce allapromozione dei diritti di tutti i bambinidi Kolkata, sono presentate nel Box 15di questo Digest. Non esiste un sito Web.

Urban Governance Initiative(TUGI) c/o UNDPBlock C, Wisma UN Kompleks Pejabat Damansara Jalan Dungun, Damansara Heights 50490 Kuala LumpurMalesia Tel.: 603 2559122 Fax: 603 2532361 E-mail: [email protected]

AttivitàIl progetto TUGI è stato creato ed èfinanziato dall’UNDP, e messo in attodall’Ufficio delle Nazioni Unite per iservizi ai progetti (UNOPS). TUGIassiste gli enti locali nelle iniziative dimiglioramento della qualità della vita,potenziandone le capacità,migliorando gli strumenti adisposizione dei responsabili politicilocali e promuovendo i princìpi dibuon governo. Ha prodotto indicatoriadeguati, strumenti e metodologiefondate su di una definizione del buongoverno specifica per ogni regione. Sito Web: www.tugi.apdip.net

Urban Poor Associates (UPA)80-A Malakas StreetBrgy. PinyahanQuezon City 1100FilippineTel.: 02 426 4119, 426 4132Fax: 02 426 4118E-mail: [email protected]

AttivitàUPA è una Ong filippina compostada persone che hanno esperienzadelle varie dimensioni della povertàurbana. Esse collaborano su alcuniprogetti, ma continuano anche alavorare con i poveri urbani secondoi propri specifici interessi. UPA metteloro a disposizione una segreteriacomune e una biblioteca, oltre cheun salario modesto ma regolare. UPAsi concentra sul lavoro di base controgli espropri, sulla ricerca epubblicazione, e sui rapporti con lastampa. Sito Web: www.codewan.com.ph/urban_poor/about/upa.htm

ALTRE RISORSE WEB

www.bestpractices.orgLa banca dati Best Practices èun’iniziativa congiunta di UN-HABITAT e della Fondazione Together,con il sostegno della Città di Dubai,dei Partner di Best Practices e delgoverno britannico. La banca datiriunisce e documenta soluzioniurbane pratiche sperimentate dallecomunità di tutto il mondo, e puòessere consultata per ricerche suregione, paese, ecosistema,

partecipanti, parole chiave e aread’impatto (rifiuti solidi, alloggio,riduzione della povertà, ecc.).

www.childfriendlycities.org Il Segretariato delle Città amiche deibambini, dell’UNICEF, ha creato unadettagliata banca dati per gestire leinformazioni relative alle iniziative, airisultati delle ricerche e allepubblicazioni che si occupano delnuovo ruolo svolto dalle città nei variaspetti dei diritti dell’infanzia, dellapartecipazione dei bambini e deiservizi per l’infanzia. Il sitocomprende anche esempi diinterventi di ‘Città amiche deibambini’, fornendo una rapidarassegna delle esperienze realizzatein tutto il mondo.

www.hri.caHuman Rights Internet (HRI) è un sitodedicato all’emancipazione degliattivisti e delle organizzazioni deidiritti umani, e intende essere unostrumento educativo per gli entigovernativi e le agenzieintergovernative, i pubblici funzionarie gli altri attori nel campo dei dirittiumani e del ruolo della società civile.HRI possiede un programma per idiritti dei bambini che si concentra suaree come i diritti legali e laprotezione.

www.eldis.orgEldis offre una ricca raccolta dicollegamenti a fonti d’informazionedisponibili su Internet su temi dellosviluppo quali l’ambiente,l’agricoltura, le catastrofi, i dirittiumani e le tendenze demografiche.Offre anche accesso a informazionistatistiche, alle principaliorganizzazioni internazionali, agli entidi ricerca, informazioni bibliografichee banche dati.

www.oneworld.net OneWorld promuove i diritti umani elo sviluppo sostenibile. Il sito Webpresenta informazioni e articoli su diuna vasta gamma di questioni legateai diritti dell’uomo, con una coperturatotale.

www.umn.edu/humanrts/index.htmlLa Biblioteca dei diritti umanidell’Università del Minnesota, creatadal Centro per i diritti umani dellastessa Università, offre più di 7.200documenti relativi ai diritti dell’uomo.Tra questi ci sono trattati e altristrumenti internazionali, materialiregionali, bibliografie e guide allaricerca, fonti di informazione suiprofughi e sull’asilo, e collegamenti aoltre 3.000 altri siti. Il sito contieneanche un motore di ricerca in grado direperire documenti su una molteplicitàdi siti dedicati ai diritti umani.

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1 Annan, Kofi (2000), We the Peoples. Nazioni Unite, New York,p. 29.

2 A World Fit for Children (2002), documento conclusivo dellaSessione straordinaria, A/AC.256/CRP.6/Rev.3, paragrafo 30.UNICEF, New York.

3 Le ultime stime della Divisione demografica dell’ONU indi-cano che il 47 per cento della popolazione mondiale nel 2000viveva nelle aree urbane, e che questa percentuale salirà al49 per cento entro il 2005 e al 51,1 per cento nel 2010. Questastima probabilmente sottovaluta di diversi punti percentualila quota della popolazione mondiale che vive nelle città,perché alcuni dei paesi più popolosi del mondo per definirei centri urbani impiegano criteri che escludono molti grandiinsediamenti con base economica non agricola e struttureoccupazionali; vedi UNCHS (Habitat) (1996), An UrbanizingWorld: Global Report on Human Settlements, 1996, OxfordUniversity Press, Oxford e New York.

4 Nel 2000, l’Africa aveva una popolazione urbana di 297,1milioni, mentre l’America settentrionale ne aveva 239 milio-ni. L’Africa ha anche circa il doppio di bambini nella popo-lazione rispetto all’America settentrionale: vedi NazioniUnite (2000), World Urbanization Prospects: The 1999Revision, Divisione demografica, Dipartimento degli affarieconomici e sociali, ESA/P/WP.161; Nazioni Unite (2001),World Population Prospects: The 2000 Revision (Highlights),Divisione demografica, Dipartimento degli affari economicie sociali, Segretariato delle Nazioni Unite, ESA/P/WP.165,New York.

5 Più di un miliardo di bambini vive nelle aree urbane. Tra il30 ed il 50 per cento della popolazione urbana è ufficial-mente considerato povero. Si può quindi ritenere che, anchein base a una stima prudente, i bambini che vivono nellapovertà siano da 300 a 500 milioni.

6 Hardoy, Jorge E., Diana Mitlin e David Satterthwaite (2001),Environmental Problems in an Urbanizing World: FindingSolutions for Cities in Africa, Asia and Latin America,Earthscan Publications, Londra; UNCHS (1996) op.cit.

7 Swart-Kruger, Jill (2000), Growing up in Canaansland:Children’s Recommendations on Improving a SquatterCamp Environment, HSRC Publishers, Pretoria.

8 OMS (1999), “Creating healthy cities in the 21st Century”,Capitolo 6 in David Satterthwaite (a cura di), The EarthscanReader on Sustainable Cities, Earthscan Publications,Londra.

9 Questi dati sono tratti dall’analisi di Mark Montgomery(Population Council) di 86 Inchieste demografiche e sanita-rie realizzate in 53 diversi paesi tra il 1986 ed il 1998. I risul-tati dell’analisi sono stati pubblicati nel numero di ottobre2002 di Environment and Urbanization.

10 Dati demografici provvisori del governo indiano,Cancelleria generale dell’India (2002), Censimentodell’India 2001.

11 Istituto internazionale delle scienze demografiche (2000),Indagine nazionale sulla salute delle famiglie 2, Mumbai.

12 Ibid.13 Ibid.14 Jonsson, Åsa e David Satterthwaite (2001), “The limitations of

income-based poverty lines”, Documento preparato per ilPanel sulle dinamiche demografiche urbane, Comitatodemografico, Consiglio nazionale della ricerca/Accademiascientifica nazionale, Washington DC.

15 Questi sono definiti dal Comitato per i diritti dell’infanzia:non discriminazione (articolo 2); migliore interesse del bam-bino (articolo 3); sopravvivenza e sviluppo (articolo 6); rispet-to per le opinioni del bambino (articolo 12).

16 ‘What is Good Governance? Commissione economica esociale delle Nazioni Unite per l’Asia ed il Pacifico, inwww.unescap.org/huset/gg/governance.htm, visitato il02.07.2002.

17 Informazione fornita dall’UNHCHR, Ginevra, aprile 2002. Per

altre informazioni, consultare www.unhchr.ch/housing/introduction.htm

18 Definizione del diritto a un alloggio adeguato proposta dalRelatore speciale, Rapporto dell’ONU E/CN.4/2001/51, para-grafo 8.

19 Per una valutazione dell’attenzione attribuita all’ambiente fisi-co nel sistema di rilevamento della Convenzione sui diritti del-l’infanzia, vedere Bartlett, Sheridan (2002), The UN Conventionon the Rights of the Child Reporting System and the PhysicalEnvironment, Save the Children Svezia, Stoccolma.

20 Kothari, Miloon (2001), “Economic, Social and CulturalRights; Report by the Special Rapporteur on AdequateHousing as a Component of the Right to an AdequateStandard of Living”, Commissione per i diritti umani, cin-quantasettesima sessione, Consiglio economico e sociale,Nazioni Unite, E/CN.4/2001/51.

21 ‘A World Fit for Children’, op. cit., paragrafo 30. 22 Ibid., paragrafi 55 e 56.23 Nazioni Unite (2000), op. cit. nella nota 4.24 Menegat, Rualdo (coordinatore principale) (1998), Atlas

Ambiental de Porto Alegre, Università federale del RioGrande do Sul, Prefettura municipale di Porto Alegre eIstituto nazionale delle ricerche sul territorio, Porto Alegre.

25 Dati 1999 figure dell’UNICEF (2000), The State of the World’sChildren 2001, UNICEF, New York.

26 Nazioni Unite (2000), World Urbanization Prospects: The 1999Revision, Divisione demografica, Dipartimento degli affarieconomici e sociali, ST/ESA/SER.A/194.

27 I rapidi tassi di crescita naturale, di per sé, contribuiscono inpoco o niente all’aumento dell’urbanizzazione (come nonmodificano la percentuale della popolazione che vive nellearee rurali e in quelle urbane), ma possono essere il fattoreprincipale della crescita delle popolazioni urbane e spessolo sono nei paesi che hanno tassi elevati di naturale cresci-ta demografica.

28 Jonsson e Satterthwaite (2001) op cit.; Tabatabai, Hamid conManal Fouad (1993), The Incidence of Poverty in DevelopingCountries; an ILO Compendium of Data, Uno studio del pro-gramma mondiale per l’occupazione, Organizzazione inter-nazionale del lavoro, Ginevra.

29 Minujin, Alberto (1995), “Squeezed: the Middle Class in LatinAmerica”, in Environment and Urbanization, Vol. 7, N. 2,ottobre, pp. 153-165.

30 Tabatabai con Fouad (1993), op. cit.31 Deaton, Angus e Alessandro Tarozzi (2000), “Prices and

Poverty in India”, Programma di ricerca per gli studi sullosviluppo, Università di Princeton, Princeton.

32 Islam, Nazrul con Mohammad Khan, Nurul Islam eMohammad Habibur Rahman (1997), “ReformingGovernance in Dhaka, Bangladesh”. Documento presentatonella Conferenza GURI sulla gestione amministrativa inazione: iniziative urbane in un contesto globale, Centro pergli studi urbani e sulle comunità locali, Università di Toronto,Toronto.

33 Bijlmakers, L.A., Mary T. Bassett e David M. Sanders (1998),Socio-economic Stress, Health and Child Nutrition Status inZimbabwe at a Time of Economic Structural Adjustment,Rapporto di ricerca N. 105, Nordiska Afrikainstitutet,Uppsala.

34 Aegisson, Gunnar (2001), Building Civil Society: Startingwith the Basics, One World Action, Londra.

35 UNCHS (1996), op. cit.36 Jonsson e Satterthwaite (2001), op. cit.37 UNCHS (1993), Support Measures to Promote Rental Housing

for Low Income Groups. Centro delle Nazioni Unite per gliinsediamenti umani (HABITAT), Nairobi: HS/294/93E; UNCHSe Banca Mondiale (1993), The Housing Indicators ProgramVolume III; Preliminary Findings. Un Programma congiuntodel Centro delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani(Habitat) e la Banca Mondiale, Washington DC.

Riferimenti bibliografici

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38 Gillan, James (2000), “Household Budget and HouseConditions in Two Russian Cities”, in Hutton, Sandra eRedmond, Gerry (a cura di), Poverty in TransitionEconomies. Routledge, Londra e New York.

39 Jonsson e Satterthwaite (2001), op. cit.40 Dati per Bangkok e Karachi della Banca asiatica di sviluppo

(1997), Second Water Utilities Data Book Asian and PacificRegion, a cura di Arthur C. McIntosh e Cesar E. Yñiguez,ADB, Manila. Dati per Nouakchott da Azandossessi, A.(2000), “The struggle for water in urban poor areas ofNouakchott, Mauritania”, WATERfront. N. 13, gennaio, UNICEF, New York.

41 Cornia, Andrea (a cura di) (2002), Harnessing Globalizationfor Children: a Report to UNICEF, Centro di Ricerca Innocentidell’UNICEF, Firenze. Si trova in www.unicef-icdc.org.

42 Ibid.43 Ibid.44 Piachaud, D. e H. Sutherland (2000), ‘How Effective Is The

British Government’s Attempt To Reduce Child Poverty?’,Innocenti Working Papers N. 77, Centro di Ricerca Innocentidell’UNICEF, Firenze.

45 Bennett, Neil I., Jiali Li, Youghwan Song e Kemin Yang (1999),Young Children in Poverty: A Statistical Update, giugno1999, National Centre for Children in Poverty, ColumbiaUniversity, New York.

46 Sawhill, I. e L. Chadwick (1999), Children in Cities: UncertainFutures, Brookings Institution Survey Series.

47 UNICEF (2000), ‘A League Table of Child Poverty in RichNations’, Innocenti Report Card, N. 1, Centro di RicercaInnocenti dell’UNICEF, Firenze. Queste cifre sono fondate sudi una misura della povertà relativa lievemente diversadalle cifre del Regno Unito citate sopra – i bambini che vivo-no al di sotto della metà del livello mediano di reddito.

48 Micklewright, John (2000), ‘Macroeconomics and Data onChildren’, Innocenti Working Papers, N. 73, Centro diRicerca innocenti dell’UNICEF, Firenze.

49 UNCHS (1996), op. cit.50 Bennet, Neil G., Jiali Li, Younghwan Song e Keming Yang

(1999), Young Children in poverty: A Statistical Update, June1999 Edition, National Centre for Children in Poverty,Colombia University, New York.

51 Micklewright (2000), op. cit.52 UNICEF (2000), ‘A League Table of Child Poverty in Rich

Nations’, op. cit.53 UNICEF Cina (2001), UNICEF China 2001 Annual Report

dell’UNICEF Cina], UNICEF, Pechino.54 Cornia (a cura di) (2002) op. cit.55 Ibid.56 Ibid.57 Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (2001),

Transition Report 2001, BERS, Londra. Il PIL ha poi iniziato asalire, ma rimane ancora ben al di sotto del livello raggiun-to alla fine degli anni ‘80.

58 Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, citato inUNICEF, Multiple Indicator Cluster Survey, Tagikistan, 2000.

59 Tacoli, Cecilia (1998), “Bridging the Divide: Rural-UrbanInteractions and Livelihood Strategies”, Gatekeeper SeriesN. 77, IIED Sustainable Agriculture and Rural LivelihoodsProgramme, Londra.

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62 OMS (1999) op. cit.63 Per altre informazioni sugli effetti dell’ambiente fisico sui

bambini, un punto di partenza utile è Bartlett, Sheridan(2002), Children’s Rights and the Physical Environment, Savethe Children Svezia, Stoccolma.

64 Inchieste realizzate dal Dipartimento della salute dellecomunità dell’Università Aga Khan citate in Hasan, Arif(1999), Understanding Karachi: Planning and Reform for theFuture, City Press, Karachi.

65 Pacione, Michael (1990), ‘The Tale of Two Cities: TheMitigation of the Urban Crisis in Glasgow’, Cities, Vol. 7, N. 4,pp. 304-314.

66 Dipartimento della sanità del Distretto della Columbia,Centro pubblico di statistica sanitaria (1997), A Vital StatisticsData Sheet – 1997, Dipartimento della sanità, Governo deldistretto della Columbia.

67 Cairncross, Sandy e Richard G. Feachem (1993),Environmental Health Engineering in the Tropics: anIntroductory Text, seconda edizione John Wiley and Sons,Chichester.

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70 Cairncross, S. (1990), “Water Supply and the Urban Poor” inJ. Hardoy, S. Cairncross e D. Satterthwaite, The Poor DieYoung: Housing and Health in Third World Cities, Earthscan,Londra.

71 Victoria, C. G. et al. (1988), “Water supply, sanitation and hou-sing in relation to the risk of infant mortality from diarrhoea”.International Journal of Epidemiology 17(3) pp. 651-654.

72 Rossi-Espagnet, A., G.B. Goldstein, e I. Tabibzadeh, (1991),“Urbanization and health in developing countries; a chal-lenge for health for all”, World Health Statistical Quarterly,Vol. 44, N. 4, pp. 186-244.

73 UNICEF, Azerbaijan Multiple Indicator Cluster Survey,dicembre 2000, Baku. http://www.childinfo.org/mics2/newre-ports/ azerbaijan/Azerbaijan1.pdf.

74 Hardoy et al. (2001), op. cit.75 Devas, Nick e David Korboe (2000), “City Governance and

Poverty: the Case of Kumasi”, Environment andUrbanization, Vol. 12, N. 1, pp. 123-135.

76 Hardoy et al. (2001), op. cit.77 Ibid.78 Cairncross, S. e E. A. R. Ouano (1990), Surface Water

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79 Bradley, David, Carolyn Stephens, Sandy Cairncross eTrudy Harpham (1991), “A Review of Environmental HealthImpacts in Developing Country Cities”, Urban ManagementProgram Discussion Paper N. 6, Banca Mondiale, UNDP eUNCHS (Habitat), Washington DC.

80 Vedere per esempio, Landwehr, D., S.M. Keita, J.M.Ponnighaus e C. Tounkara (1998), “Epidemiological Aspectsof Scabies in Mali, Malawi, and Cambodia”, InternationalJournal of Dermatology, Vol. 37, N. 8, pp. 588-590.

81 OMS (1999), Banca dati del rapporto 1999 sulla salute mon-diale. Organizzazione mondiale della sanità, Ginevra.

82 Cairncross e Feachem (1993), op. cit.83 Satterthwaite, David, Rodger Hart, Caren Levy, Diana Mitlin,

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84 Chance, G.W. e E. Harmsen (1998), “Children are Different:Environmental Contaminants and Children’s Health.”Canadian Journal of Public Health 89 (Supplemento 1): S9-13.

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87 Alimuddin, Salim, Arif Hasan e Asiya Sadiq (2000),“Community Driven Water and Sanitation: The Work of theAnjuman Samaji Behbood and the Larger FaisalabadContext”, IIED Working Paper 7 on Poverty Reduction inUrban Areas, IIED, Londra.

88 Seminario per lo sviluppo (1999), Community Based SolidWaste Management in Luanda’s Musseques: a Case Study,Development Workshop, Guelph.

89 UNICEF Nigeria (1997), Profile of the Urban LocalGovernments of Ibadan, Planning Baseline Data, prepara-to dal governo dello stato di Oyo e dall’ufficio della zona Bdell’UNICEF, Ibadan.

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93 Nriagu, J., N.T. Oleru, et al. (1997), “Lead Poisoning ofChildren in Africa: Kaduna, Nigeria”, The Science of theTotal Environment 197(1-3), pp. 9-13.

94 Campbell, C. e K. C. Osterhoudt (2000), “Prevention ofChildhood Lead Poisoning”, Current Opinion in Pediatrics12(5) pp. 428-437.

95 Landrigan P.J., Claudio L, Markowitz S.B. et al. (1999),“Pesticides and Inner-City Children: Exposures, Risks andPrevention”, Environmental Health Perspectives 107(3) pp. 431-7.

96 Hardoy et al. (2001), op. cit.97 OMS (1999), op. cit.98 MacIntyre U.E., de Villiers F.P., Owange-Iraka J.W., (2001),

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107 Bradley, R. H., L. Whiteside, et al. (1994), “Early indicationsof resilience and their relation to experiences in the homeenvironments of low birthweight, premature childrenliving in poverty.” Child Development, 65 pp. 346-360.

108 Jordán, J.R. e F. Valdes-Lazo (1991), “Education on Safetyand Risk” in M. Manciaux and C.Romer (a cura di)Accidents in Childhood and Adolescence: The Role ofResearch, Organizzazione mondiale della sanità, Ginevra.

109 Berger, L. R. e D. Mohan (1996), Injury Control: A GlobalView, Oxford University Press, Delhi.

110 Nella maggior parte delle città, esistono vari gradi di ille-galità: dagli insediamenti dove tutto è abusivo (edifici, usodel terreno, ocuppazione del suolo), a quelli che hannoalcuni caratteri di legalità (per esempio, lottizzazioni abusi-ve nelle quali però il suolo non è occupato illegalmente).

111 Twombly, J. G., S. Crowley, N. Ferris, C. N. Dolbeare (2001),Out of Reach 2001: America’s Growing Wage-RentDisparity. National Coalition for the Homeless, WashingtonDC.

112 Patel, Sheela e Diana Mitlin (2001), “The Work of SPARCand its Partners Mahila Milan and the National SlumDwellers Federation in India”, IIED Working Paper 5 onUrban Poverty Reduction, IIED, Londra.

113 National Coalition for the Homeless (1999), “HomelessFamilies with Children”, NCH Fact Sheet N. 7, NCH.

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116 The Asian Coalition for Housing Rights (1989), “Evictions inSeoul, South Korea”, Environment and Urbanization, Vol. 1,N. 1, aprile, pp. 89-94.

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118 Bartlett, Sheridan, Roger Hart, David Satterthwaite,Ximena de la Barra e Alfredo Missair (1999), Cities forChildren: Children’s Rights, Poverty and UrbanManagement, Earthscan, Londra.

119 Harpham, Trudy e Ilona Blue (1995), Urbanization andMental Health in Developing Countries. Avebury,Aldershot; Evans, G. W. (2001), “Environmental Stress andHealth” in A. Baum, T. A. Revenson e J. E. Singer. Mahwah,Handbook of Health Psychology. New Jersey, LawrenceErlbaum Associates.

120 UNCHS (1996), Hardoy et al. (2001), op. cit.121 Evans, G. W., S. J. Lepore, et al. (1998). “Chronic residential

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127 La cassava è una naturale fonte di cianuro. E’ stato affer-mato che la cassava amara e non cotta a sufficienzapotrebbe avere effetti dannosi, anche se questo collega-mento non è stato pienamente accertato. Altri studi ricon-ducono gli effetti negativi ad altri componenti della cassa-va che non sono eliminati dalle operazioni di preparazio-ne. Vedere “Toxicological Profile for Cyanide”, un rapportoprodotto dall’Istituto di ricerca Triangle per il Dipartimentodella sanità e dei servizi umani degli Stati Uniti, Serviziodella pubblica sanità, Agenzia delle sostanze tossiche edel registro delle malattie, settembre 1998.

128 Wachs, T.D. e F. Corapci (di prossima pubblicazione),“Environmental Chaos, Development and Parentingacross Cultures” in C. Raeff e J. Benson (a cura di), Socialand Cognitive Development in the Context of Individual,Social and Cultural Processes, Routledge, New York.

129 McLoyd, V.C. (1990), “The impact of economic hardship onblack families and children: psychological distress, paren-ting and socioeconomic development”, Child Development61(2) pp. 311-346.

130 Stephenson, C. B. (1999), “Burden of Infection on GrowthFailure”. The Journal of Nutrition, 129 (2S Supplemento) pp.534S-538S.

131 Rice, A. L., L. Sacco, et al. (2000), “Malnutrition as anunderlying cause of childhood deaths associated withinfectious diseases in developing countries”. Bulletin of theWorld Health Organization 78 (10) pp.1207-21.

132 Lechtig, A. e B. Doyle (1996), “The impact of water and sani-tation on malnutrition and under 5 mortality rates”.WATERfront 1996 (8) pp. 5-19.

133 Montgomery (2002), op. cit.134 O’Connell, H. (1994), Women and the Family, Zed Books,

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143 Ramachandran, Vimla (2001), “Getting urban out-of-schoolchildren to school”, The Times of India, 7 giugno 2001.

144 Ibid.145 Furedy, Christine (1992), “Garbage: exploring non-conven-

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146 Lee-Wright, Peter (1990), Child Slaves, EarthscanPublications, Londra.

147 UNICEF (1998), Child Domestic Work, Innocenti Digest N. 5,Centro di Ricerca Innocenti dell’UNICEF, Firenze.

148 UNICEF India (2001), op. cit.149 UNICEF (2001), Profiting from Abuse. An Investigation into

the Sexual Exploitation of our Children, UNICEF, New York.150 Ibid.151 The Electronic Telegraph (UK), “50,000 children spend

Russian winter on streets of Moscow”, 20 gennaio 2002.152 Bartlett et al. (1999), op. cit.153 IULA e UNICEF (2001), Partnerships to Create Child-

Friendly Cities: Programming for Child Rights with LocalAuthorities, UNICEF, New York.

154 Vedere “Children’s Rights. Street Children” sul sito diHuman Rights Watch, www.hrw.org/children/street.htm

155 Ibid.156 Informazione dal sito Web dell’iniziativa Città amiche dei

bambini, www.childfriendlycities.org/resources/exam-ples/croatia.html, visitato il 08.04.2002

157 Informazione dal sito Web dell’iniziativa Città amiche deibambini, www.childfriendlycities.org/resources/exam-ples/bolivia.html, visitato il 08.04.2002

158 Informazione dal sito Web dell’iniziativa Città amiche deibambini, www.childfriendlycities.org/resources/exam-ples/ukraine.html, visitato il 08.04.2002

159 Chawla, Louise (2001), “Evaluating Children’sParticipation: Seeking Areas of Consensus”, PLA Notes,ottobre, N. 42.

160 Vedere Chawla, Louise (a cura di), (2002), Growing Up inan Urbanising World, UNESCO e Earthscan, Parigi eLondra.

161 McIvor, Chris (2001), “‘Do not look down on us’: child resear-chers investigate informal settlements in Zimbabwe”, PLANotes, ottobre, N. 42.

162 Riggio, Eliana e Theresa Kilbane (2000), “The InternationalSecretariat for Child-friendly Cities: a Golobal Network forUrban Children”, Environment and Urbanization, Vol. 12,N. 2, pp. 201-205.

163 Dal sito Web “L’UNICEF in Albania”, www.unicef.org/alba-nia. Vedere anche http://www.youthparliament.org.al

164 UNICEF Ucraina (2001), UNICEF Ukraine 2001 AnnualReport, UNICEF, Kiev.

165 Per sostenere l’iniziativa, dal 2000 è stato istituito pressoCentro di Ricerca Innocenti dell’UNICEF il Segretariatodelle Città amiche dei bambini.

166 Per ulteriori informazioni, vedere il sito Web “Child FriendlyCities Initiative, Malaysia”, www.childfriendly.org.my

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167 Guerra, Eliana (2002), “Citizenship knows no age:Children’s participation in the governance and municipalbudget of Barra Mansa, Brazil”, Environment andUrbanization, Vol. 14, N. 2.

168 Per altre informazioni, vedere il sito Web “Le Città sosteni-bile amiche delle bambine e dei bambini”, www.cittaso-stenibiliminori.it

169 Per altre informazioni, vedere il sito Web “Child FriendlyMovement”, www.unicef.org/philippines/news.html

170 UNICEF Russia (2001), UNICEF Russia 2001 Annual Report,UNICEF, Mosca.

171 Stephens, Carolyn, Ian Timaeus, Marco Akerman,Sebastian Avle, Paulo Borlina Maia, Paulo Campanerio,Ben Doe, Luisiana Lush, Doris Tetteh e Trudy Harpham(1994), Environment and Health in Developing Countries:an Analysis of Intra-urban Differentials Using ExistingData, London School of Hygiene and Tropical Medicine,Londra.

172 Baumann, Ted, Joel Bolnick e Diana Mitlin (2001), “The Ageof Cities and Organizations of the Urban Poor: The Work ofthe South African Homeless People’s Federation and thePeople’s Dialogue on Land and Shelter”, IIED WorkingPaper 2 on Poverty Reduction in Urban Areas, IIED,Londra; Patel e Mitlin (2001), op. cit.

173 Satterthwaite (2001), op. cit.174 Informazioni dall’Ufficio nazionale dell’UNICEF per il

Brasile; UNICEF Brasile (1999), UNICEF Brazil 1999 AnnualReport, UNICEF, Brasilia; UNICEF Brasile (2000), UNICEFBrazil 2000 Annual Report, UNICEF, Brasilia; UNICEFBrasile (2001), UNICEF Brazil 2001 Annual Report, UNICEF,Brasilia.

175 Vedere per esempio Stein, Alfredo (2001), “Participation andsustainability in social projects: the experience of the LocalDevelopment Programme (PRODEL) in Nicaragua”,Environment and Urbanization, Vol. 13, N. 1, pp. 11-35; Fiori,Jorge, Liz Riley e Ronaldo Ramirez (2000), Urban PovertyAlleviation through Environmental Upgrading in Rio deJaneiro: Favela Bairro, Unità della pianificazione dello svi-luppo, University College London, Londra; UCDO (2000),UCDO (Urban Community Development Office) Update No.2, Urban Community Development Office, Bangkok.

176 “What is Urban Upgrading?”, da ‘Upgrading UrbanCommunities: a resource for practitioners’,www.web.mit.edu/urbanupgrading/upgrading/whatis/scaling-up.html, visitato il 03.07.2002.

177 Bolnick, Joel (1996), “uTshani Buyakhuluma (The grassspeaks); People’s Dialogue and the South AfricanHomeless People’s Federation, 1993-1996”, Environmentand Urbanization, Vol. 8, N. 2, ottobre, pp. 153-170; Pateland Mitlin (2001), op. cit.

178 Patel, Sheela, Celine d’Cruz e Sundar Burra (2002),“Beyond evictions in a global city: people-managed reset-tlement in Mumbai”, Environment and Urbanization, Vol.14, N. 1, pp. 159-72.

179 Vedere Hardoy et al. (2001), op. cit.; anche Hasan, Arif (2001),Working with Communities, City Press, Karachi; Díaz,Andrés Cabanas, Emma Grant, Paula Irene del Cid Vargase Verónica Sajbin Velásquez (2000), “El Mezquital - ACommunity’s Struggle for Development”, IIED WorkingPaper 1 on Poverty Reduction in Urban Areas, IIED, Londra.

180 Hardoy et al. (2001); Bartlett et al. (1999), op. cit.181 Vedere per esempio Porto Alegre in Brazil; molte altre

grandi città del Brasile hanno notevolmente incrementatola diffusione della fornitura di acqua e di infrastruttureigieniche negli ultimi 20 anni.

182 Patel e Mitlin (2001), op. cit.183 Espinosa, Lair e Oscar A. López Rivera (1994), “UNICEF’s

urban basic services programme in illegal settlements inGuatemala City”, Environment and Urbanization, Vol. 6, N.2, ottobre, pp. 9-29.

184 Sampson et al. (1997), op. cit.185 Vedere per esempio, Faber Taylor, A., A., Wiley, F. Kuo, e

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186 Vedere il sito Web “International Center for the Preventionof Crime”, www.crime-prevention-intl.org aggiornato il03/07/2000.

187 Decisione del governo rumeno numero 456, del giugno2000.

188 Vedere sito Web “Growing Up in Cities – Lebanon”,www.unesco.org/most/guic/guiclebmain.htm

189 Chawla, op. cit. (2001); Sabo, Kim (2002), “The Benefits ofParticipatory Evaluation for Children and Youth”, PLANotes 42, Numero speciale su “Children’s Participation –Evaluating Effectiveness”, pp. 48-51.

190 Comunicazione personale di Wangari Maathai, 2001, fon-datore del movimento Green Belt. Vedere anche il sito Web“Green Belt Movement”, www.geocities.com/gbm0001/

191 Vedere sito Web “Growing Up in Cities – Lebanon”,www.unesco.org/most/guic/guiclebmain.htm

192 UNICEF Repubblica Dominicana (2001), UNICEFDominican Republic 2001 Annual Report, UNICEF, SantoDomingo; sito Web “Dominican Republic. Child FriendlyMunicipalities”, www.childfriendlycities.org/home.html,con ulteriori informazioni fornite dall’UNICEF RepubblicaDominicana, Santo Domingo.

193 Vedere il sito Web “IPA Barns rätt till lek”, www.ipausa.org194 UNICEF Cina (2000), UNICEF China 2000 Annual Report,

UNICEF, Pechino.195 Riggio e Kilbane (2000), op. cit.196 Vedi il Programma per l’istruzione primaria nel distretto del

Bengala occidentale, West Bengal State Resource Groupfor the Education of the Deprived Child, CLPOA, LoretoDay School Sealdah (1999), Calcutta’s Deprived UrbanChildren – A Survey, Calcutta.

197 Fondazione Fannie Mae (1999), Ten Years of MaxwellAwards: A Window onto Nonprofit Housing Development,Maxwell Awards of Excellence Program, Washington D.C.

198 Schusterman, Ricardo e Ana Hardoy (1997),“Reconstructing Social Capital in a Poor Urban Settlement:the Integrated Improvement Programme, Barrio SanJorge”, Environment and Urbanization, Vol. 9, N. 1, aprile,pp. 91-119.

199 UNICEF Albania (2001), UNICEF Albania 2001 AnnualReport, UNICEF Tirana.

200 “Note on the Situation of Urban Children” fornita dall’or-ganizzazione Mobile Crèches, Nuova Delhi, 27.02.2002; einformazioni fornite dall’UNICEF India, 06.03.2002

201 Vedere “Factory-Based Daycare” sul sito Web“Changemakers.net.studio”,www.changemakers.net/jour-nal/01july/index.cfm: vedi anche l’articolo sul sito Web“Ashoka”, www.ashoka.org/fellows/ViewProfile1.cfm?PersonID=1472

202 Vedere il sito Web “Best Practices Database” dell’UNHabitat, della Fondazione Together e della Municipalità diDubai, www.bestpractices.org

203 Hardoy et al. (2001), op. cit.; Satterthwaite (2001), op. cit.;UNCHS (1996), op. cit.

204 IULA e UNICEF (2001), op. cit.

Riferimenti bibliografici

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Innocenti Digest 10 – L’infanzia urbana tra povertà ed esclusione sociale

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Innocenti Digest 10 – L’infanzia urbana tra povertà ed esclusione sociale

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In bacheca

GLI INNOCENTI DIGESTS

Il Centro di Ricerca Innocenti dell'UNICEF è stato istituito nel 1988 con sede aFirenze per potenziare le capacità del Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia (UNI-CEF) nell'attività di ricerca e nella promozione di una nuova etica globale a favore del-l'infanzia. Il Centro (precedentemente noto con il nome di Centro internazionale per losviluppo del bambino) contribuisce all'individuazione e all'approfondimento analiticodelle future aree di lavoro dell'UNICEF. I suoi obiettivi primari sono migliorare la com-prensione internazionale dei problemi relativi ai diritti dei bambini e incoraggiare l'effi-cace applicazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia, tantonei paesi industrializzati quanto in quelli in via di sviluppo. Gli Innocenti Digest sono pub-blicati dal Centro con l'intento di fornire strumenti d'informazione affidabile e accessi-bile su specifici problemi dei diritti dell’infanzia.

Questo numero di Innocenti Digest è principalmente frutto del lavoro di ricerca e dicompilazione di David Satterthwaite e Sheridan Bartlett.

La ricerca si è anche avvalsa del contributo degli esperti internazionali che hannopartecipato alla consultazione sulla povertà e l'esclusione dei bambini urbani, tenutasinel novembre 2001 presso il Centro di Ricerca Innocenti dell'UNICEF: Louise Chawla,Emly Costa, Sylvie Daudet, Rio Hada, Juan Merin, Clarence Shubert, Flora Sibanda-Mulder e Carolyn Stephens.

Il Centro di Ricerca Innocenti dell'UNICEF è particolarmente grato ai recensori e aicollaboratori Theresa Kilbane, Miloon Kothari e Mary Racelis. Un particolare ringra-ziamento a Nawshad Ahmed, Mark Montgomery, Denis Murphy e Deepika Shrivastavaper i materiali e i contributi da loro forniti; e anche al Segretariato UNICEF delle Cittàamiche dei bambini: Bernadette Abegglen, coordinatrice del programma, Eliana Riggio,Marco Corsi e Gabriela Fabiani, per la loro competenza e sostegno.

La collana Digest è realizzata sotto la supervisione di Nigel Cantwell e MaryamFarzanegan e della Direttrice del Centro, Marta Santos Pais, con l'assistenza ammini-strativa di Claire Akehurst. Michael Miller si è occupato del coordinamento di questonumero, curandone il testo e provvedendo a ricerche supplementari. Il Centro ringrazial'Arab Urban Development Institute [Istituto Arabo per lo sviluppo urbano] (AUDI) cheha fornito il suo sostegno per la stampa di questo Digest.

I numeri precedenti di Innocenti Digest si sono occupati di:■ Il Difensore civico per l'infanzia (Ombudswork for Children)■ Infanzia e violenza (Children and Violence)■ Giustizia minorile (Juvenile Justice)■ Adozione internazionale (Intercountry Adoption)■ Child Domestic Work■ Violenza domestica contro le donne e le bambine (Domestic Violence Against Women

and Girls)■ Matrimonio precoce (Early Marrriage: Child Spouses)■ Independent Institutions Protecting Children's Rights■ Birth Registration: Right from the Start

Per ulteriori informazioni e per scaricare in formato elettronico queste e altre pubblicazio-ni, visitare il sito Web: www.unicef-icdc.org oppure, per ordinare le pubblicazioni, scrivere [email protected]

Le pubblicazioni del Centro contribuiscono al dibattito globale sui diritti dell’infanzia e accolgono una vasta gammadi opinioni. Per tale ragione, il Centro può produrre pubblicazioni che non riflettono necessariamente le politiche o laposizione dell'UNICEF su determinati argomenti. Le opinioni espresse in questa pubblicazione sono quelle degli auto-ri e sono pubblicate dal Centro come stimolo al dibattito sui diritti dei bambini.

Parti estratte da questa pubblicazione possono essere liberamente riprodotte, fatta salva la dovuta citazione dellafonte e dell'UNICEF. Saremo lieti di ricevere qualsiasi commento sul contenuto e sulla presentazione del Digest, inclu-si suggerimenti su come migliorarlo nella sua funzione di strumento informativo.

Copertina, progetto grafico: Craig & Cocking, Oxfordshire – Regno UnitoImpaginazione e fotocomposizione: Bernard & Co, Siena - ItaliaFoto di copertina: Chris Stowers / Panos Pictures. Bangalore, India. Ragazza con in braccio il fratello in un quartiere di nuovi alloggi.

Stampa: Traduzione dall'originale inglese: Francesco Piccardi, Firenze, Italia

Gennaio 2003

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INFANZIA URBANA TRA POVERTÀ ED ESCLUSIONE SOCIALE

Le città del mondo sono spesso considerate luoghi in cui abbonda

la ricchezza e il privilegio. Esse ospitano però centinaia di milioni

di bambini per i quali la povertà e l'esclusione sono una realtà quo-

tidiana. Alcuni di questi bambini vivono nelle strade; molti altri

vivono in alloggi pericolosi e insalubri che spesso sono privi dei più

basilari servizi igienici, come una fonte di acqua pulita. I bambini

urbani hanno raramente accesso a strutture adeguate, come scuole

o luoghi sicuri dove giocare. L'imperativo della sopravvivenza eco-

nomica può significare non solo che i genitori non sono in grado

di dedicare loro il tempo sufficiente, ma anche che gli stessi bam-

bini sono costretti a lavorare, spesso in condizioni pericolose.

Eppure tutto questo sarebbe evitabile: questo Digest prende in

esame le potenzialità di un buon governo, fondato sui princìpi dei

diritti umani, nel promuovere un cambiamento positivo per e con

i bambini. La povertà e l'esclusione urbana possono essere elimi-

nate in città che siano amiche dei bambini, dove i diritti dell’in-

fanzia siano una priorità nella pianificazione di bilancio, nella pro-

gettazione e nell'attribuzione delle risorse, e dove i bambini possa-

no far sentire la loro voce nel processo democratico.

Centro di Ricerca Innocenti dell'UNICEFPiazza SS. Annunziata, 1250122 Firenze, Italia

Tel.: +39 055 203 30Fax: +39 055 244 817Email (informazioni generali): [email protected] (per ordinazioni): [email protected]

Sito web: www.unicef-icdc.orgwww.childfriendlycities.org

ISSN: 1028-3528