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Economia della Concorrenza e dei Mercati Lezione 8 Corso di laurea Consulente del Lavoro e Giurista d'impresa UNIBS, a.a. 2012-2013 Prof.ssa Chiara Dalle Nogare

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Economia della Concorrenza e dei Mercati

Lezione 8Corso di laurea

Consulente del Lavoro e Giurista d'impresaUNIBS, a.a. 2012-2013

Prof.ssa Chiara Dalle Nogare

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Cosa resta da fare?• Siamo solo a metà dell’opera:

- abbiamo visto come l’impresa minimizza i costi per ogniquantità producibile (è la risposta alla domanda: come produrre?)

- ma non abbiamo ancora risposto alla seconda, fondamentale domanda: quanto produrre?

• Richiamo all’obiettivo di max profitto: per sapere quantoprodurre devo scegliere quella quantità che massimizzala differenza tra i ricavi e i costi (più esattamente, la differenza tra ricavi e minimi costi ad essa associati)

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I ricavi.•Nel formulare il problema generale dell’impresa avevamo scritto i ricavi come

R[p(x), x]

•Significa semplicemente che i ricavi (anche definiti come TR, total revenue) sono una funzione delle quantità prodotte e dei prezzi, che a loro volta possono essere funzione delle quantità

•Due scenari:

a) un’impresa che non fa il prezzo (lo impone il mercato; il mkt è concorrenziale): p è, per l’impresa, un parametro fisso

b) un’impresa tanto grande che le q da essa prodotte influiscono sul prezzo che si forma sul mercato (monopolio o oligopolio); in questo caso il problema si fa piùcomplicato

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Concorrenza perfetta.• Ci concentreremo in questa lezione sul primo scenario. In realtà,

alcune delle cose che diremo saranno valide anche nel secondo scenario

• La struttura del mercato concorrenziale è la seguente:

? numero elevato di consumatori e dimensione di ciascuno di loro piccola rispetto al mkt

? numero elevato di produttori e dimensione di ciascuno di essi piccola rispetto al mkt

? Inoltre: beni caratterizzati da alta omogeneità, ovvero: forte sostituibilità tra beni offerti da diversi produttori e consumatori informati di tutte le offerte da parte delle imprese

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Comportamenti degli agenti in un mkt concorrenziale

• In un mkt di concorrenza perfetta:

? sul lato domanda: i consumatori non fanno il prezzo (= sono price-takers). Ad ogni prezzo sul mkt del bene considerato ogni agente sa che i suoi acquisti non influiscono sul prezzo stesso

? sul lato offerta: anche le imprese, come già detto, sono price-takers

? Inoltre, sempre sul lato offerta, nel lungo periodo c’è libertàd’entrata (es. no a barriere all’entrata legali): imprese non presenti su mercato vi possono entrare, se reputano che sia profittevole farlo, aggiungendosi alle già presenti

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Il caso di un’impresa price-takerIpotizziamo che l’impresa non possa condizionare i suoi prezzi di vendita, ovvero sia price-taker: accetta il prezzo che già fanno i suoi concorrenti.Allora il ricavo totale saràsemplicemente:

TR=p*x

dove p è il prezzo (dato: qui è 2,5) e xè la variabile di scelta. La funzione R sarà quindi lineare, con inclinazione dipendente dal valore di p.

Nota: data la linearità, il ricavo (averagerevenue, AR) medio è sempre pari a p, e coincide con il ricavo marginale (MR)

TR

x (= q di pagnotte in un anno)

1 t

2,5

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Riscrittura del problema dell’impresa

• Una volta risolto il problema del come produrre, rimane quello del quanto produrre

• Il problema dell’impresa in mkt concorrenziale è il seguente:

min p*q- TC(q)

dove TC è la funzione di minimo costo totale e la variabile di scelta è q

• Possiamo interpretare minuendo e sottrattore come due funzioni a sé stanti: si tratta di cercare il valore di q in corrispondenza del quale le due funzioni sono massimamente distanti l’una dall’altra

• Graficamente, basta disegnare le due funzioni sullo stesso piano q-valori monetari e trovare la max distanza (misurata sull’asse delle y) tra le due

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Max p : soluzione grafica con ricavi (del price-taker)

e costi totali

TR=p*q

max p

Area del profitto positivo

2,5

(qui p=2,5)

TC

q di pagnotte all’anno

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x

p [x]

3 96

La funzione di profitto.Si tratta di determinarne il massimo, ovverodi scegliere la quantità appena prima di quellaassociata ad un calo del profitto. Passando dal produrre 6 al produrre 7 avrei un maggiorricavo pari a p (una unità in più venduta)ma un costo aggiuntivo (MC) maggiore di p!Allora capisco questo: non devo produrre oltre laquantità per la quale p = MC

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La regola del profitto marginale• Si può facilmente dimostrare che nel punto di max profitto, ovvero q=6, gli incrementi di ricavo e costo si equivalgono

p = MC

Questa è detta regola del profitto marginale, ed è un altro modo per illustrare la modalità per determinare la q che massimizza il profitto

•Infatti, per q = 5:p > MC

Ma allora produrre un’unità ulteriore mi dà un incremento di profitto. Perché non produrla? (ne consegue che in x=5 non sto massimizzando)

•Per q = 7:p < MC

Ma allora perché produrre 7, quando, nel confronto con il produrre 6, avrei un profitto marginare negativo? (non sto massimizzando)

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Regola del profitto marginale: rappresentazione alternativa

Nota: p=MC accade anche per un valore di q tra 1 e 2, ma qui il profitto èaddirittura negativo! Dobbiamo quindi esprimere più precisamente la regola in questo modo:

il profitto è massimizzato per p=CM e la curva del CM taglia quella del p dasotto

5

43

2

1

x = q pagnotte65

MC

p= AR=MR

1 2

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Il profittonella rappresentazione alternativa

p

Una volta identificato il puntocon cui si determina l’ottimaquantità, si osserva che:

area ABCD=p*x= R

area EABF=AC*x=TC

Quindi la differenza tra le duearee (ombreggiata) è pari al profitto totale

A B

CD

FE

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Quando l’ottima scelta è non produrre

TR(x)

qui p=1, più basso di 2,5

In questo caso il prezzo di mercato del bene prodotto è così basso che l’impresafarebbe perdite qualunque quantità scegliesse di produrre; quindi non produce!

tonnellate di pagnotte all’anno

€TC

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La regola di cessazione dell’attività

• Questa regola dice che: quando

(min) costo totale (o medio) > ricavo totale (o medio) per ogni quantità producibile,

l’impresa ottimizza non producendo

• Infatti, se producesse avrebbe profitto negativo (perdita): ma avere profitto pari a 0 è meglio di avere profitto negativo!

• Nella realtà le imprese usano le due regole della massimizzazione in sequenza inversa: prima si accertano che esista un range di valori per le quantità prodotte che consenta di fare profitti positivi (regola della cessazione dell’attività); poi all’interno di quel range scelgono la quantità da produrre (e quindi la loro dimensione) secondo la regola del profitto marginale

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Rappresentazione alternativadella regola di cessazione attività

Qui il prezzo è 1 al tempo t e 2 a t+1, entrambi al di sotto del prezzo p=2,2 checorrisponde al min della funzione di AC. L’impresa non produce. Con p=2 sipotrebbe pensare che l’ottimo sia produrre la q in corrispondenza di cui p=MC, ma lìil profitto è negativo (individua da te l’area corrispondente!)

5

43

2

1

x = q pagnotte

MC

p(t)

AC

p(t+1)

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Caso di tecniche con RS costanti

9

x

AC=MC

p < 9 Non conviene produrre

p = 9Si produce senza profitto,la q prodotta (scala) è indifferente

p > 9Si produce con profittopiù si produce più il profittoaumenta (max p per q = infinito)

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Caso di tecniche con RS sempre crescenti

x

ACMC

AC

MC

x

ACMC

AC

MC

Qui MC non interseca mai la funzione del prezzo dal basso,perché MC è sempre decrescente; Al crescere delle q prodotte cresce la distanza tra p*q e TC, il max profittosi dà per q = infinito!

Ciò che accade su questi mkt è che l’impresa che arriva prima, sotto ilprofilo temporale, comincia giàcon dimensioni enormi.q = infinito è in realtà impossibile;c’è prima il vincolo della domanda aggregata. Ma allora salta l’ipotesi diimpresa price taker! Tratteremo questocaso nella lez. sul monopolio

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Generalizzazione di concetti

• La regola del profitto marginale e la regola di cessazione dell’attività sono valide anche nel caso di mercati monopolistici (dove però, come si vedrà, la rappresentazione grafica è diversa, perché il ricavo non è una funzione lineare)

• Nel caso di mercati oligopolistici le cose si complicano perché decisioni strategiche su prezzi e quantità sono decise simultaneamente (e con un occhio alle possibili conseguenze sulle reazioni delle altre imprese)

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Dal problema dell’impresaalla curva di offerta individuale.

0,5=p=0,7

p=1

601

500,7

400,5

00,4

Quantitàche produrrei

Prezzo amarene

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Riflessioni• La curva di offerta della singola impresa corrisponde dunque:

? all’asse delle y (ovvero x=0) per ogni valore di prezzo sotto il valore minimo della funzione di (minimo) AC (regola di cessazione dell’attività)

? Alla stessa curva di MC per tutti i prezzi sopra il il valore minimo della curva di (minimo) AC (deriva dalla regola p=MC)

• In questo caso di curva di (minimo) costo convessa da una certa scala in poi, in quanto la curva di MC dopo avere incontrato AC è inclinata positivamente anche la curva di offerta è inclinata positivamente

• Significa che al crescere del prezzo è ottimale produrre di più. Nota: questo è l’effetto di avere CT convessa (un’ipotesi di RS decrescenti) da un certo livello di produzione in poi. E’l’effetto di avere un certo insieme di tecniche a disposizione con tale particolare caratteristica

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Le ipotesi alla base della costruzione della curva d’offerta

• Back to the beginning! Adesso sappiamo cosa sta sotto allerisposte di un’impresa alla quale si chiede: a questo prezzo, quanto produrresti?

• Riassumendo, se l’impresa è su un mkt concorrenziale:

a) ipotesi comportamentali: l’impresa ha come obiettivo la max del profitto, e agisce razionalmente per raggiungerlo

b) ipotesi sulle tecniche: free disposal e replicabilità; rendimenti di scala non crescenti dopo una certa soglia diquantità di bene prodotta

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L’offerta aggregata senza entrata

• Quale sarebbe la S aggregata se non ci fossero potenziali entranti? Semplicemente la somma delle offerte delle singole imprese

• E’una funzione crescente in x perchéogni impresa produce di più quando il prezzo di vendita è più alto

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L’offerta aggregata senza entrata

1201

1000,7

800,5

00,4

Quantitàsul mercato(impresa A + impresa B)

Prezzo amarene

601

500,7

400,5

00,4

Quantità impresa APrezzo amarene

601

500,7

400,5

00,4

Quantità impresa BPrezzo amarene

Con una tecnologia che genera una funzione di (min) MC come quella a pag. 19le q prodotte dalle imprese saranno tutte uguali ad ogni livello di p; si fa la somma.(Qui ne considero 2 ma ne dovrei considerare tante, altrimenti non sono price takers!)

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Profitto positivo?• Supponiamo che il prezzo sul mercato delle amarene sia €=1 al kilo:

a quel prezzo il profitto delle imprese è positivo (perché al livello di q prodotta pari a 60 il ricavo è > del (min) costo, infatti producono!)

• Domanda: potrà durare questa felice condizione per le imprese di questo mercato? La risposta è no, perché il profitto positivo attira nuove imprese sul mercato

• Queste produrranno ciascuna 60 (stessa tecnologia disponibile), ma la loro entrata fa sì che il prezzo cali, perché la curva di S aggregata si inclina di più verso destra

• Il calo durerà finché c’è entrata, e c’è entrata finché c’è profitto positivo: l’entrata si arresterà solo quando p=AC, punto un cui p=0

• In concorrenza perfetta, quindi, nel lungo periodo, non si fannoprofitti ed i prezzi dei beni riflettono/equivalgono al loro costo medio!

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Capiamoci…• Tutto ciò non è equivalente a dire che l’imprenditore non ha nessun

beneficio dal produrre

• Ricordiamoci infatti che tra i costi economici c’è anche il costo-opportunità del tempo dell’imprenditore

• Quando p=0 egli guadagna dalla sua attività esattamente quanto percepirebbe impiegandosi nella migliore professione alternativa a sua disposizione, nulla di più

• Quello che qui è stato definito come profitto è in realtà l’eventuale guadagno extra rispetto a quella remunerazione; ma nel lungo periodo, in un settore con concorrenza perfetta, l’eventualità di tale extra profitto non c’è

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Rappresentazione di un mktdi concorrenza perfetta in LR

x

p S(1)

S(2)

S(3)

x

p

S(LR)AC AC