Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

66
1 Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 1/ESI1 Orario di ricevimento : venerdì ore 12.15-13.30 (stanza d-5). Ing. Informazione. e-mail: paolo.mancuso@uniroma 2.it Web: Didattica Web 2.0. Economia Dei Sistemi Industriali 1 (1+2). Prove scritte : Appello/esonero 24/11/2016; I appello 2/02/2017, II appello 16/02/2017 Economia dei Sistemi Industriali 1 Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 2/ESI1 Economia dei Sistemi Industriali 1 A fine modulo è previsto l’esame per tutti gli studenti. La prova riguarderà sia gli studenti che hanno nel piano di studio ESI1 che coloro che hanno ESI 1-2. Modalità di esami scritto. Il voto è ottenuto nel seguente modo: prova scritta (dimostrazioni & letture) + lavoro di gruppo (Oggetto: P&G) Attenzione! Il VOTO DI ESI 1 VERRA’ MANTENUTO FINO A SETTEMBRE 2017 Modalità d’esame Domande tipo. Studente: “Se non sono soddisfatto del primo appello e sostengo il secondo appello perdo automaticamente il voto?” Docente.: “No. Ti iscrivi alla prova di esame nella quale avrai circa 40/60 minuti per valutare se consegnare o meno. Se consegni perdi il voto del primo appello”. Studente: “E’ possibile mantenere il voto per gli appelli successivi al secondo?” Docente.: “No”.

Transcript of Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

Page 1: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

1

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 1/ESI1

Orario di ricevimento: venerdì ore 12.15-13.30 (stanza d-5). Ing. Informazione.

e-mail: paolo.mancuso@uniroma 2.it

Web: Didattica Web 2.0. Economia Dei Sistemi Industriali 1 (1+2).

Prove scritte:

Appello/esonero 24/11/2016; I appello 2/02/2017, II appello 16/02/2017

Economia dei Sistemi Industriali 1

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 2/ESI1

Economia dei Sistemi Industriali 1

A fine modulo è previsto l’esame per tutti gli studenti. La prova riguarderà sia gli

studenti che hanno nel piano di studio ESI1 che coloro che hanno ESI 1-2.

Modalità di esami scritto. Il voto è ottenuto nel seguente modo:

prova scritta (dimostrazioni & letture) + lavoro di gruppo (Oggetto: P&G)

Attenzione! Il VOTO DI ESI 1 VERRA’ MANTENUTO FINO A

SETTEMBRE 2017

Modalità d’esame

Domande tipo.

Studente: “Se non sono soddisfatto del primo appello e sostengo il secondo appello perdo

automaticamente il voto?”

Docente.: “No. Ti iscrivi alla prova di esame nella quale avrai circa 40/60 minuti per

valutare se consegnare o meno. Se consegni perdi il voto del primo appello”.

Studente: “E’ possibile mantenere il voto per gli appelli successivi al secondo?”

Docente.: “No”.

Page 2: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

2

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 3/ESI1

Economia dei Sistemi Industriali 1

Domande tipo

Studente: “Dove trovo eventuali comunicazioni del docente?”

Docente: “sul sito didattica web ESI 1-2”.

Studente: “Devo studiare tutte le formule e a che servono?”

Docente : “Si. Sono parte integrante di ogni corso di economia industriale.

Studente: “Il libro di testo copre tutti gli argomenti del corso?”

Docente: “ Il libro di testo copre circa il 70% di quanto viene spiegato in aula”

Studente: “ Gli esercizi ”numerici” sono fondamentali per poter superare il corso?

Docente :“No. L’esercizio numerico non commentato da un punto di vista economico è di

scarso valore, in termini di punteggio.

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 4/ESI1

Testi di Base:

D. W. Carlton, J.M. Perloff. Organizzazione Industriale. McGraw-Hill 2° ed.

Lucidi Lezione.

Disponibili 1,2 giorni prima della lezione sul sito Didattica web 2.0.

Dopo una settimana i lucidi saranno eliminati gli studenti li potranno ottenere contattandomi

per posta elettronica, o venendo nell’orario di ricevimento muniti di penna usb.

Materiale aggiuntivo (articoli, parti di testi, esercizi)

Disponibili sul sito con le stesse modalità sopra indicate.

Materiale del corso

Economia dei Sistemi Industriali 1

Page 3: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

3

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 5/ESI1

Economia dei Sistemi Industriali 1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami della teoria di base

Obiettivi del corso e richiami alla teoria di base.

-I confini del mercato e dell’impresa

- Le forme di mercato: dalla concorrenza perfetta al monopolio.

2. Le politiche per la concorrenza ed il benessere sociale

Introduzione

2.1. Efficienza allocativa ed efficienza produttiva.

- Potere di mercato: una definizione.

- L'inefficienza allocativa del monopolio.

- Attività di «rent seeking»

2.2. Efficienza dinamica

- Incentivi all’innovazione: monopolio vs concorrenza.

2.3. Politiche pubbliche ed incentivi ad innovare.

- La protezione dei diritti di proprietà: ex-ante ed ex-post.

- Le essential facilities.

Argomenti del corso

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 6/ESI1

Economia dei Sistemi Industriali 1

3. Struttura industriale e risultati economici

3.1 L’approccio SCP,

-Misurazioni dei risultati economici.

- Margini prezzo-costo.

- Misure della struttura del mercato.

Il caso: il mercato dell’acqua in bottiglia

3.2. Metodi Statistici per la misurazione.

.-La regressione lineare

3.3. La definizione di mercato rilevante e la valutazione del potere di mercato.

- Definizione del mercato di prodotto.

- Definizione del mercato geografico.

4. Le politiche pubbliche nei confronti delle imprese e dei mercati

4.1 Le politiche della tutela della concorrenza.

- La normativa antitrust negli Stati Uniti.

-. La normativa antitrust nell'Unione Europea.

- La normativa italiana sulla concorrenza.

4.2 Obiettivi della politica della concorrenza.

Argomenti del corso

Page 4: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

4

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 7/ESI1

Economia dei Sistemi Industriali 1

5. L’impresa e i costi

5.1 Concetti di costo

- Concetti di costo

- Tipi di costo

5.2. Le economie di scala e di varietà

- Cause delle economie di scala.

- Cause delle economie di scopo.

- La misurazione delle economie di scala e scopo.

- Il learning by doing.

5.2. Analisi empiriche delle curve di costo

6. Il monopolio

6.1. Comportamento monopolistico

- Creare e mantenere un monopolio

- Il monopolio naturale

- Il monopolio multiprodotto

- I beni durevoli e i limiti del potere di monopolio

Argomenti del corso

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 8/ESI1

Economia dei Sistemi Industriali 1

6.2. La differenziazione dei prodotti e la concorrenza monopolistica

- L’approccio di Lancaster

- Il modello della localizzazione di Salop: l’industria dei cerali

6.3. Strategie di discriminazione (di prezzo)

- Le condizioni di base

- La discriminazione di primo, secondo e terzo grado

- La discriminazione di prezzo ed i vincoli verticali.

- L’impatto della discriminazione sul benessere e le politiche pubbliche

7. Integrazione Verticale e Restrizioni Verticali

7.1 L’integrazione verticale.

- Il modello di base

- L’obiettivo dell’integrazione verticale

7.2 Le restrizioni verticali.

Argomenti del corso

Page 5: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

5

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 9/ESI1

Carlton D.W., Perloff J. M. Organizzazione Industriale 2a eds.

Capitolo 1. Una panoramica dell’organizzazione industriale. pagg. 3-5.

Capitolo 2. L’impresa e i costi pagg 7-30 economie di scala escluse.

Capitolo 3. La concorrenza fino a pag 54 (efficienza e benessere).

Capitolo 14. Brevetti ed innovazione tecnologica pagg 349-385 (escluso il modello di pagina

359).

Riferimenti Bibliografici:

1. Introduzione all’economia industriale e richiami della teoria di base

2. Le politiche per la concorrenza ed il benessere sociale

+Materiale fornito dal docente sul sito web

Economia dei Sistemi Industriali 1

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 10/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

Obiettivo.

Oggetto di studio dell' economia industriale è il comportamento delle imprese nei settori

industriali. Gli economisti industriali analizzano le politiche delle imprese nei confronti delle

imprese rivali e nei confronti dei clienti (politiche che riguardano, come minimo, i prezzi, la

pubblicità, la ricerca e sviluppo).

Gli economisti industriali si occupano di analizzare le condotte delle imprese che operano in

“mercati concorrenziali” e “non concorrenziali”.

I riferimenti teorici sono quelli della microeconomia e della teoria dell'impresa. Tuttavia

l’enfasi dell’economia industriale è indissolubilmente legata alle questioni di politica

economica, ovvero alle politiche statali nei confronti delle attività imprenditoriali.

Complessità vs Semplificazione

Lettura: VW.case, FIAT_IPO

Page 6: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

6

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 11/ESI1

• Temi di Economia industriale

Performance

del mercato:

Numero

e dimensione

delle imprese

prezzo(i)

quantità

profitto(i)

valore

Surplus del consumatore

Benessere Sociale

Struttura

del mercato:

Mercati

imperfettamente

concorrenzali

Interazione fra

i mercati

Mercati finanziari

Commercio

internazionale

IDE

Vincoli verticali

Condotta

dell’impresa:

politiche prezzo

pubblicità

innovazione

collusione

comportamento

strategico

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

Joint venture

Costi

transazioneStruttura

impresa

Fusioni e

acquisizioni

Confini

dell’impresa

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 12/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

L’Impresa: i suoi confini

I confini dell'impresa sono definiti in base alle attività da essa svolte. E’ possibile identificare

tre diversi tipi di confini in relazione all’attività di impresa: orizzontale, verticale e

conglomerale. I confini orizzontali guardano la dimensione dell’impresa (quota di mercato);

I confini verticali si riferiscono all'insieme di attività necessarie per produrre e vendere i

propri prodotti.

I confini conglomerali sono relativi all'insieme di mercati distinti nei quali l'impresa compete.

Tutte e le dimensioni dell’impresa hanno ricevuto un'attenzione nella letteratura, a seconda

dei periodi. L'attenzione, dedicata dal Boston Consulting Group negli anni sessanta alla

curva di apprendimento e alla crescita di mercato, dava preminenza ai confini orizzontali

dell'impresa. I modelli basati sui costi di transazione hanno dato enfasi ai confini verticali

(Williamson, 1975. Market and Hierarchies, Analysis and Antitrust Implications: a study in

the Economics of Industrial Organisation. New York, Free Press). Più recentemente, concetti

quali organizzazioni di rete e impresa virtuale hanno dato rilevanza ai confini conglomerali

dell'impresa che a loro volta trovano un loro fondamento nei processi di diversificazione

delle imprese. (Penrose, 1959, The theory of the growth of the firm, Basi Blackwell, Oxford)

Page 7: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

7

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 13/ESI1

Cosa determina i confini di una azienda (orizzontale/verticale/conglomerare)

Orizzontale

L’estensione

orizzontale di

un’impresa è, per

buona parte,

determinata dalla

struttura dei costi.

Raggiungimento del

punto di minimo della

curva di Costo Medio

Totale

Le prime due dimensioni Verticale

Una delle decisioni più importanti per

una azienda riguarda l’acquisto degli

inputs (make or buy)

Produrre

Internamente

Rivolgersi al

Mercato

Integrazione

Verticale

Separazione

Verticale

Tapered Integration

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

Le imprese solitamente intraprendono l’integrazione verticale

quando ritengono di poter ridurre i costi di approvvigionamento

producendo in proprio alcuni beni. Tuttavia tale scelta può essere

fatta con l’obiettivo di entrare in nuovi mercati.

Lettura: Vertical

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 14/ESI1

Cosa determina i confini di una azienda (orizzontale/verticale/conglomerare)

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

"BONN - Daimler-Benz AG took total control of the company that makes the recently

introduced Smart car, buying out the 19% stake it doesn't already own from Swiss watch

company Swatch Group AG ...

The deal brings to an end the strained relationship between Daimler-Benz and Swatch's

parent company, SMH. Swatch president and inventor Nicolas Hayek first had the idea

for the plastic-bodied car whose panels can be changed as easily as watch bands but he

grew disillusioned with Daimler-Benz's management of the project ... For its part, Daimler-

Benz considered Mr Hayek a difficult partner to work with, and the company

frequently said it wanted to buy out SMH's stake."

Source: Brian Coleman, "Daimler-Benz Buys Out Smart-Car Partner SMH," The Wall

Street Journal Europe, November 5, 1998

Dimensione verticale, il caso: Mercedes vs Swatch

Domanda. Quali sono i motivi dell’integrazione? (R. Almeno due)

Page 8: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

8

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 15/ESI1

Cosa determina i confini di una azienda (orizzontale/verticale/conglomerare)

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

Per diversificazione conglomerale si intende un processo di inserimento in un settore con

caratteristiche completamente e radicalmente nuove rispetto alla specializzazione tecnologica,

commerciale e organizzativa dell'impresa. L'obiettivo è, spesso, di entrare in settori in

espansione rispetto ai settori di presenza, come pure di stabilizzare il flusso di cassa, nonché di

ripartizione del rischio.

Conglomerare

Metà anni 1960. Inizio produzione: maglioni e collezioni particolari in termini di colori e fantasie.

1970-1987. Azienda in crescita: vestiti per uomini e donne, biancheria intima, pigiami, calze e accessori

1988. Diversificazione. L'acquisizione del controllo del Calzaturificio Varese: produzione scarpe.

1997. Ancora diversificazione per sfruttare le competenze accumulate nell'abbigliamento casual in quello

sportivo e anche per sviluppare le sinergie esistenti tra i due settori. (Nordica, Prince, Rollerblade, Killerloop,

Playlife).

1997-2002. mercato sportivo saturo. Rifocalizzazione e cessione dei marchi Nordica, Prince, Rollerblade

Oggi il Gruppo Benetton è presente in 120 Paesi del mondo. Il suo core business è l’abbigliamento: il gruppo

ha una consolidata identità italiana di stile, qualità e passione, che si riflettono nei marchi United Colors of

Benetton, casual, Sisley, più orientato al fashion, Playlife, abbigliamento per il tempo libero, e Killer Loop,

streetwear. L’azienda ha una produzione totale di circa 130 milioni di capi l’anno. La rete commerciale di

5.000 negozi moderni nel mondo offre ai clienti servizi di alta qualità e genera un fatturato totale di oltre 1,9

miliardi di euro.

Dimensione conglomerale: Benetton

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 16/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

Domanda. Definite i “confini” dell’azienda ENEL a partire dall’organigramma riportato

Cosa determina i confini di una azienda (orizzontale/verticale/conglomerare)

Page 9: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

9

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 17/ESI1

Il Piano 2010-2014 di Fiat rappresenta un percorso di importante crescita. Oggi, il Gruppo

è la combinazione di due business differenti: da un lato, le automobili e i relativi

componenti e, dall’altro, il settore dei veicoli industriali e delle macchine per

l’agricoltura e le costruzioni. Questi due gruppi di attività sono molto diversi tra loro in

termini di ciclo economico, margini di profitto, necessità di capitale, caratteristiche dei

clienti. Anche il mercato azionario li ha sempre valutati in modo differente.

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 18/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

Page 10: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

10

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 19/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

Di conseguenza, il Piano prevede di

separare le attività di Iveco, CNH e

motori Industrial & Marine di FPT

Powertrain Technologies dalle attività

relative alle automobili, che includono

Fiat Group Automobiles, Ferrari e

Maserati, Magneti Marelli, Teksid,

Comau e il business Passenger &

Commercial Vehicles di FPT Powertrain

Technologies. Il progetto di scissione

potrebbe essere completato entro la fine

del 2010.

Domanda. Cosa è accaduto a FPT

Powertrain nel gennaio 2012 ?

Verificate e motivate il perché della

scelta strategica.

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 20/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

La società che nascerà dallo spin-off sarà chiamata Fiat Industrial (FI) e sarà

quotata sul mercato borsistico di Milano con azioni ordinarie, privilegiate e di

risparmio, replicando esattamente l’attuale struttura di Fiat. Le tre categorie di

azioni di Fiat Industrial saranno quotate in concomitanza con la scissione. Dopo la

scissione, ogni azionista Fiat sarà proprietario di 1 azione Fiat Industrial e di 1

azione Fiat SpA.

Questa scelta risponde a una logica di crescita, autonomia ed efficienza. Con la

nuova struttura, i due gruppi avranno la libertà di perseguire le migliori scelte

strategiche, incluse potenziali alleanze. Avranno completa autonomia di movimento

e un profilo operativo ben definito, che consentirà loro di creare valore e perseguire

al meglio il proprio sviluppo.

SPECIALIZZAZIONE ASSET DI CRESCITA

Page 11: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

11

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 21/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

Il regolatore ed i confini dell’impresa.

September 10,2008

Chinese authorities are likely to give the green light to Coca-Cola's $2.5 billion bid for China

Huiyuan Juice, the mainland's top juice maker, says Dennis Nguyen, co-founder and co-

chairman at New Asia Partners. He discusses the M&A scene in China with CNBC's Maura

Fogarty.

Domanade. Per quale motivo, secondo voi, la Coca-Cola deve attendere il “green light”?

Quali sono le caratteristiche del mercato cinese dei Soft-Drink

Lettura: file 4.a & 4.b Cina green Cola

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 22/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

L’impresa e i suoi elementi caratteristici per l’analisi nell’economia industriale: costi e profitti

b) Costi Fissi (CF) e Costi Variabili (CV(q)).

I costi variabili sono rappresentati dalle categorie di

costi che variano al variare dell’output. I costi fissi, sono

voci di costo che rimangono costanti al variare del

livello di output. Per alcune categorie di costo risulta

difficile l’attribuzione a una delle due voci.

a) Costi Totali CT(q).

I costi totali rappresentano tutti i costi che un’impresa

deve sostenere per produrre un livello di output pari a q:

La funzione di costo totale descrive una relazione di

efficienza fra l’output prodotto e gli input impiegati una

volta definita la tecnologia. (vedi la figura.1)

Costi

q

CT(q)

fig.1

Definizioni: costi

Page 12: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

12

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 23/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

e) Costi ed orizzonte temporale.

Parliamo di breve periodo ogni qualvolta l’impresa non è in grado di variare la propria scala di

produzione. Attenzione ciò non vuol dire che la produzione non varia, ma che alcuni input

(impianto) non possono essere modificati. Tale orizzonte temporale non è predeterminato ma

dipende dal settore industriale e dalla tecnologia.

d) Costi Medi o Unitari (CMT(q)) ed Marginali (C’(q)). I

costi medi descrivono come varia il costo medio al variare del

volume di produzione. I costi marginali ci informano

sull’incremento di costo generato da un incremento infinitesimo

della produzione. La loro rappresentazione grafica è riportata

nella figura 2.

Costi

qfig.2

CMT(q))

C’(q)

L’impresa e i suoi elementi caratteristici per l’analisi nell’economia industriale: costi e profitti

Definizioni: costi

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 24/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

f) Costi affondati e costi recuperabili. I costi affondati (sunk cost) sono quei costi che non

dipendono dalla decisione corrente.

Domanda. Una volta che ho costruito un impianto il prezzo di vendita dipende dai costi fissi?

Spesso si considerano i costi fissi come i soli costi affondati. Ma ciò è un errore.

Domanda. La compagnia low cost fee-fly possiede molte rotte locali. Nel 2003 ha deciso di

coprire la rotta Roma Palermo e per fare ciò ha comprato un ATR. Nel 2004 si rende conto

che tale rotta è non profittevole. Il costo dell’aereo è un costo affondato?

I costi affondati sono un importante variabile strategica per l’azienda poiché rappresentano un

commitment ovvero un impegno vincolante.

g) Costi di Transazione.

I costi di transazione indicano le spese che devono essere sostenute per effettuare uno scambio,

al di là del prezzo del bene scambiato. Ricadono in questa categoria i costi di informazione e le

spese relative alla stesura e alla garanzia dell' osservanza dei contratti.

L’impresa e i suoi elementi caratteristici per l’analisi nell’economia industriale: costi e profitti

Definizioni: costi

Page 13: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

13

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 25/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

h) Costi economici e costi contabili: i costi opportunità.

Nei bilanci sono riportati i cosiddetti costi storici. Costi che sono registrati nel momento in cui

vengono effettuati. Tuttavia le decisioni aziendali dovrebbero essere basate sul concetto di

costo economico a sua volta legato a quello di costo opportunità e non sul costo storico.

Infatti, il costo economico è dato dalla perdita derivante dall’impiego delle risorse impiegate

per in una alternativa migliore.

Esempio.

L’azienda alpha acquista un bene capitale per 5 Ml€ i suoi costi totali sono pari a 3 Ml€. La

settimana successiva all’acquisto il bene subisce un aumento 8 Ml€.

Domande

Si identifichino le alternative strategiche per l’azienda. Si determini:

- il costo contabile?

- il costo opportunità?

- il costo economico?

L’impresa e i suoi elementi caratteristici per l’analisi nell’economia industriale: costi e profitti

Definizioni: costi

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 26/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

Profitto: profitti contabili e profitti economici.

Il profitto contabile è dato dalla differenza tra i ricavi e i costi totali dell'impresa. Il profitto

economico è calcolato sottraendo ai ricavi i costi economici totali dell’impresa. Costi

economici che tengono conto sia dei costi storici che dei cosiddetti costi opportunità. In

generale:

Profitto Contabile = ricavo - costo contabile.

Profitto Economico = ricavo – costo economico.

Da questo segue che:

Profitto Economico = Profitto Contabile- Costi Economici + Costi Contabili.

L’impresa e i suoi elementi caratteristici per l’analisi nell’economia industriale: costi e profitti

Definizioni: profitti

Domande.

La definizione di Profitto Economico soddisfa gli interessi dei portatori di interessi

istituzionali di azienda(manager, operai, proprietari)?

La massimizzazione del profitto operata nei corsi di microeconomia a quale definizione di

profitto si avvicina?

Page 14: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

14

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 27/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

L’impresa e i suoi elementi caratteristici per l’analisi nell’economia industriale: costi e profitti

Definizioni: profitti

Profitto: profitti contabili e profitti economici.

In ambito contabile, o meglio finanziario, il concetto di profitto economico si avvicina a quello

di Valore Attuale Netto (VAN) in base al quale il valore di qualsiasi attività è dato dalla

differenza fra il Valore Attuale (VA) dei flussi futuri di cassa e il costo sostenuto per

acquistarlo (C):

C

i1

FCANV

n

1tt

t

dove n è la durata economica dell’attività, FCt è il flusso di cassa in ogni periodo ed i è il tasso

di interesse.

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 28/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

• In the early 1980s, the only artificial sweetener that didn’t appear to cause cancer in rats

was aspartame. Other firms were excluded from producing aspartame by the patents of the

sole producer, the Nutra Sweet Company. Domanada: di che mercato si tratta?

Aspartane

• The Organization of Petroleum Exporting Countries (OPEC) continued to dominate the

world market for crude oil in the mid-1990s. Its production capacity was approximately

28.5 million barrels per day, while world demand was around 69 million barrels a day.

OPEC’s actual output was estimated to be in the neighborhood of 25 million barrels a day.

The decision to produce below capacity increased the price of oil from an estimated $10

(if OPEC produced at full capacity) to around $16 per barrel. Domanada: di che mercato si

tratta?

Prima considerazione: “quanti mercati”

Domanada. Considerate i mercati descritti nei seguenti due articoli e per ciascuno identificate eventuali

interazioni con altri mercati:

http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2015-09-17/a-rischio-miracolo-shale-negli-usa-sempre-piu-

petrolifere-bancarotta--211451.shtml?uuid=ACI9qlz&refresh_ce=1

http://www.repubblica.it/tecnologia/2015/09/25/news/google_nel_mirino_dell_antitrust_usa_per_android-

123656588/?ref=HREC1-27

Page 15: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

15

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 29/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

• In the summer of 1995, Microsoft introduced its Windows 95 operating system for computers

powered by Intel-compatible microprocessors (PCs). At the time, Microsoft’s MS-DOS

and Windows 3.1 (its graphical user interface) dominated the market for PC operating

systems. In its first antitrust investigation of Microsoft, the United States Department of

Justice (DOJ) estimated that Microsoft’s market share for PC operating systems in 1993

was almost 80%. According to the DOJ, Microsoft’s main competitors in the market for

PC operating systems were PC-DOS, with approximately 13% of the market, and IBM’s

OS/2, which had an estimated market share of 4%. Though considerable attention was paid

to Microsoft’s $200 million marketing campaign for Windows 95 (including a reported

$12 million for the rights to the Rolling Stones’ Start Me Up), less attention was devoted to

the price Microsoft decided to charge, around $200, although registered owners of Windows

3.1 could upgrade for around $100. Domanada: di che mercato si tratta?

• In the summer and fall of 1994 the Rolling Stones embarked on their Voodoo Lounge Tour

of North America. The band earned a reported $119 million and established a record for

the highest grossing tour. Ticket prices charged by the Stones were in the $40 to $50

range. Domanada: di che mercato si tratta?

Considerazione (segue): “quanti mercati”

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 30/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

I due mercati di riferimento per l’economia industriale: concorrenza perfetta e monopolio.

Definizioni: Concorrenza Perfetta

Un mercato in concorrenza perfetta è identificato da quattro caratteristiche:

1. Molti piccoli venditori e acquirenti. Il significato di piccolo è marginale. Ciò che più conta

è che nessun acquirente o venditore abbia dimensioni abbastanza ampie da poter influenzare il

prezzo di mercato (le imprese sono price taker).

2. Il prodotto è standardizzato. Tale definizione può essere molto restrittiva in molti casi.

Infatti, beni identici venduti nello stesse luogo ma in tempi diversi sono considerati prodotti

diversi da un punto di vista economico. Lo stesso vale per beni identici venduti in luoghi

diversi nello stesso momento.

3. Libertà e facilità di entrata e uscita. Non esistono ostacoli ad entrare ed uscire dal mercato.

4. Vi è informazione completa e perfetta. Tutte le imprese conoscono la tecnologia disponibile,

così come i venditori e gli acquirenti conoscono il prezzo di mercato.

Page 16: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

16

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 31/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

I due mercati di riferimento per l’economia industriale: concorrenza perfetta e monopolio.

Gli esiti della Concorrenza Perfetta

Le caratteristiche di un mercato in concorrenza perfetta implicano che ciascuna impresa nel

lungo periodo ottiene un profitto economico nullo (figura 3).

CMT

q

p C’ p

D=p(Q)

O

Impresa Industria

QqcQc

CS

RPfigura 3

pc

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 32/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

I due mercati di riferimento per l’economia industriale: concorrenza perfetta e monopolio.

Gli esiti della Concorrenza Perfetta:

Dall’esame della figura 3 è immediato ricavare come in concorrenza perfetta ogni impresa nel

lungo periodo:

- ottiene un profitto economico nullo,

- produce nel punto di minimo costo medio,

- genera un benessere sociale W = CS(Surplus del consumatore)+RP(Rendita dei Produttori)

La massimizzazione del profitto in concorrenza perfetta:

c(q)-pq

Condizioni del Primo Ordine (CPO):

(q)cp0(q)cR'0q

''

Page 17: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

17

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 33/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

I due mercati di riferimento per l’economia industriale: concorrenza perfetta e monopolio.

Definizioni: Monopolio

Un mercato caratterizzato da un monopolio è identificato da due caratteristiche fondamentali.

1. Esiste un solo produttore. Ciò implica che il bene prodotto dal monopolista non ha rivali.

2. L’entrata è bloccata. Ciò implica esistono delle condizioni, tecnologiche, giuridiche, etc,

che non consentono l’entrata di nuove imprese.

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 34/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

I due mercati di riferimento per l’economia industriale: concorrenza perfetta e monopolio.

Gli esiti del Monopolio

Le caratteristiche di un mercato in monopolio (figura 4).

CMTC’p

D=p(Q)

Industria = Impresa

QQc

CS

R’

Qm

RP

figura 4

pm

Page 18: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

18

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 35/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

I due mercati di riferimento per l’economia industriale: concorrenza perfetta e monopolio.

Gli esiti del Monopolio:

Dall’esame della figura 4 è immediato ricavare come in concorrenza perfetta ogni impresa

nel lungo periodo:

- ottiene un profitto economico positivo,

- non produce nel punto di minimo costo medio,

- produce una quantità di mercato inferiore alla concorrenza ad un prezzo superiore

- genera un benessere sociale W = CS(Surplus del consumatore)+RP(Rendita del Produttore)

sicuramente inferiore a quello della concorrenza.

La massimizzazione del profitto in monopolio:

c(Q)-p(Q)Q

(Q)cpQQ

p(Q)(Q)R'-c0

q

''

Condizioni del Primo Ordine (CPO):

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 36/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

Le forme di mercato più comuni: Monopolio Puro, Impresa Dominante, Oligopolio Stretto e

Concorrenza Perfetta.

L’economia industriale pone come punto di partenza della propria analisi il confronto degli esiti

di queste due forme di mercato. Ciò non vuol dire eliminare le restanti forme di mercato. A

questo punto come possiamo identificare e tentare di classificare le diverse forme di mercato e

le relative industrie? Il primo modo è quello di considerare quante imprese vi operano è la loro

relativa quota di mercato . L’economia industriale adotta la seguente classificazione:

Pure Monopoly (Monopolio Puro)

Situazione di mercato in cui opera una sola impresa. L’industria è caratterizzata da elevate

barriere all’entrata.

Dominant Firm (Impresa Dominate)

Situazione di mercato in cui opera una azienda che detiene il 40% di mercato. I competitori

che operano nell’industria sono deboli (frangia).

Page 19: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

19

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 37/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

Tight Oligopoly (Oligopolio Stretto)

Situazione di mercato in cui le prime 4 imprese hanno complessivamente una quota di

mercato del 60%. L’industria è caratterizzata da una bassa elasticità della domanda da

elevate barriere all’entrata e generalmente le aziende cooperano/colludono per la

fissazione del prezzo.

Situazione di mercato in cui le imprese non riescono ad influenzare il prezzo di mercato. Le

aziende che operano in tale industria sono price taker.

Effective Competition (Competizione Perfetta)

Le forme di mercato più comuni: Monopolio Puro, Impresa Dominante, Oligopolio Stretto e

Concorrenza Perfetta.

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 38/ESI1

Market Type and Main Conditions Industries

Pure Monopoly

One firm has 100%

Local electric, water, cable TV, Velcro, A.C. Nielsen

Dominant Firm

One firm has 40% to 99%

AT&T, Kodak, Microsoft, Greyhound, sports

leagues, many newspapers, Campbell Soup, Yellow

Pages, Ticketmaster

Tight Oligopoly

Four firms hold over 60%

Nike and Reebok, cigarettes, cereals, cars, banks,

aircraft, aluminum, soft drinks, greeting cards, video

games, jet aircraft engines, airlines. beer, auto rental,

soaps,

Effective Competition

Four firms hold less than 40%. Entry

reasonably free

Everything else:over 70% of the U.S. economy

The trend of the US economy 1940-1988. The Economics of Industrial Organization. W.G. Shepered. 1997

Le tipologie di mercato, la realtà: gli USA.

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

Le forme di mercato più comuni: Monopolio Puro, Impresa Dominante, Oligopolio Stretto e

Concorrenza Perfetta.

Page 20: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

20

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 39/ESI1

1940 1950 1960

100

1980 1990 Year

Pure Monopoly

Dominant Firm

Fonte: The trend of the US economy 1940-1988. The Economics of Industrial Organization. W.G. Shepered. 1997

Tight Oligopoly

Effective Competition

1970

Share of national income (%)

Le tipologie di mercato, la realtà: gli USA

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

Domanda. Cosa osservate?

Le forme di mercato più comuni: Monopolio Puro, Impresa Dominante, Oligopolio Stretto e

Concorrenza Perfetta.

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 40/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

Caso 1: il monopolio dei “piccoli”

Monday, February 21, 2000

Retailers keep an eye on Tyco

By Mark Maremont, Wall Street Journal

In fewer than four years, Tyco has amassed a hanger business with annual revenue of more

than $400 million and 70 percent of the garment hangers, by industry executives' estimates.

Only a handful of rivals remain in the U.S., none with the global manufacturing reach that

big retailers and garment makers prefer.

Garment hangers, though essential to the retail clothing industry, are items most people don't

notice. At wholesale, most hangers cost between 6 cents and 25 cents each. The lower price

buys the flimsy, all-plastic white hangers found at mass merchandisers; toward the upper end

are the sturdy, clear hangers with metal hooks seen at many department stores.

Until a few years ago, most U.S. retailers inserted hangers in clothes at distribution

centers or at each store. Then, to cut labor costs, many switched to a system called

"garment on hanger," or GOH. Garments are put on hangers at the point of manufacture

and don't have to be touched till they're ready for display.

A che tipo di mercato ci riferiamo? Da cosa è generato il vantaggio competitivo di Tyco?

Page 21: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

21

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 41/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

Caso 2. Il potere di mercato nel “tempo”: le condotte.

Intel the incredible profit machine.

In 1971 Intel created one of the first microprocessors. A microprocessor is the central

processing unit (CPU) of a computer system. Intel's big break came in 1981 when it introduced

its third-generation version, the 8088 IBM chose that chip for its PCs-the personal computers.

But IBM wasn't about to depend on a single supplier for its all-important CPUs. It required

that Intel agree to second-sourcing. That is, Intel had to license the right to make 8088 chips to

other manufacturers, including AMO. When the next generation, the 80286 (a.k.a. the 286),

was released, Intel did pretty well, but AMO did better: Intel's share of total 286 sales was

32% while AMO's was 52%. Not what Intel had in mind. So, in 1985, Intel did it again-it

made a better mousetrap again, only better. It introduced the 386 chip. Then it changed

the rules: no more second-sourcing. If IBM or anyone else wanted 386 chips, they had to go

to Intel. They wanted. They went ... big time. And competitors like AMO and Cyrix? They

wound up scrambling to build 386 chips-clones of their own, a feat that eluded them until

1991. With the 386 market all to itself, Intel made a cool $2 billion in profit. When AMO and

others finally came out with 386 clones, Intel dropped its prices on 386 processors by 35%,

but even so, by late 1992 the competitors' clones had a 60% share of 38.6 sales. However,

that didn't really matter. Besides dropping its 386 price, Intel countered entry by the

clones with its "Intell inside" branded-ingredient strategy.

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 42/ESI1

Under its branded-ingredient strategy, Intel underwrote computer manufacturers'

advertising, picking up 50% of the costs for ads that featured the "Intel Inside" logo.

Intel's reputation for reliability and compatibility became a household word-and an implicit

seal of approval.

More importantly, it had already released its 486 chip in 1989. The demand for more

computer horsepower meant that Intel's 486 was now the preferred chip. Clones of the 486

weren't introduced until 1992 (Cyrix) and 1993 (AMD). Then Intel did it again. It

introduced the Pentium in 1993. The combination was hard to beat: (i) aggressive pricing

of the 486 and Pentium; (ii) Pentium's clear performance superiority (glitch or no

glitch); and (iii) careful cultivation of brand loyalty, with the "Intel Inside" campaign

and trademark protection for the Pentium brand name. And the clones didn‘t beat them.

Intel's competitors were marginalized. By 1995, Intel's market share of 486 processors

exceeded 85%, AMD had just under 9%, Cyrix had 1.8%, while the others divided up

the remaining 3.8%. At the same time, Intel's gross margins-the difference between price

and unit manufacturing cost-were huge, averaging over 60%. Consolidating its position as the

dominant micro-processor firm, Intel introduced the Pentium Pro in 1995 and the Pentium

II in 1997.

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

Page 22: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

22

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 43/ESI1

Not until 1997 were AMD and Cyrix capable of offering chips with Pentium-class

performance, at which point they had to deal with Pentium II. And when Pentium II came

out, the rules changed again. This version featured a proprietary connection or

cartridge. Computer manufacturers that wanted to switch to alternative suppliers in

the future would have to redesign their motherboards. By some estimates,

more than 70% of 1998 PCs contained the Pentium II. Intel has not only been able to

establish and maintain its dominance in the market for 486 processors-the so-called Wintel

standard. Its microprocessors have also either vanquished or marginalized all other families

of microprocessors. Its market share over the period 1993-1998 for all general-purpose

microprocessors was 80%. Worldwide market share in 1996 for the 486 family was

92.8%. Despite impressive speed advantages over the Pentium, IBM/Motorola's Power PC

(which is the power in Apple's PowerPCs) and Digital's Alpha microprocessor had market

shares of only 3.3% and 0,1 %.With the increase in the performance of its chips, Intel is

now starting to dominate other segments of the computer industry. In 1997 over 97% of

servers priced under $10,000, 75% of servers priced between $10,000 and $25,000, and

50% of all workstations sold contained Intel chips.

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 44/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

What are the barriers to entry into the chip market?

What is the constraining effect of small firms such as AMD and Cyrix on Intel's market power

and pricing?

What is the constraining effect on Intel's market power on its early microprocessor sales?

What is the Intel Strategy?

Esempio. Intel the incredible profit machine

Page 23: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

23

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 45/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

Il modello che descrive un mercato caratterizzato dalla presenza di un’impresa dominante

cerca di capire:

a) che cosa accade a un monopolista se molte imprese con costi più elevati entrano nel

mercato,

b) o, cosa accade se un' impresa con costi inferiori entra in un mercato con molte imprese

che hanno costi superiori e accettano il prezzo come dato

L’impresa Dominante

In una situazione del genere l'impresa con i costi inferiori ha una quota di mercato

relativamente grande ed è detta impresa dominante. Le rimanenti imprese denominate

imprese marginali o, frangia, sono price taker.

Come si vedrà fra qualche lucido in questa situazione l’impresa dominante che massimizza

i profitti non ha interesse a fissare un prezzo così basso da far uscire dal mercato tutte le

imprese marginali concorrenti. In secondo luogo, la presenza di questo tipo di imprese o la

minaccia di entrare mantiene il prezzo dell'impresa dominante più basso di quello di

monopolio.

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 46/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

I motivi della posizione dominante

a. Costi inferiori a quelle marginali dovuti a.

1.a). Maggiore efficienza.

2.a) Presenza sul mercato (dimensione, apprendimento)

b) Reputazione raggiunta mediante la pubblicità o alla fedeltà dei consumatori determinata

dal fatto di essere presente sul mercato da più tempo.

c) Una terza ragione è che un gruppo di imprese può agire in modo coordinato

così da formare un' impresa dominante.

L’impresa Dominante

Page 24: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

24

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 47/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

La posizione dominate di Microsft

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 48/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

L’impresa Dominante: il modella (A)

Le ipotesi

1. L’impresa è dominante perché è più efficiente.

2. Tutte le imprese, marginali sono price taker e determinano i loro livelli di output nel punto

in cui il costo marginale è uguale al prezzo dell'industria.

3. Il numero di imprese nella frangia è fisso: non si può verificare alcuna nuova entrata.

4. L'impresa dominante conosce la curva di domanda dell'industria.

5. Dato il prezzo l‘impresa dominante conosce l’offerta della frangia.

Page 25: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

25

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 49/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

p

Q

p

Q

Domanda di mercato e offerta della frangia

(lungo periodo)

Domanda impresa dominante

c’f CTMf

p_

Q(p)

Q(p)

c’dCTMd

qd

pd

Qqf Qf

Qf

L’impresa Dominante: il modella (A)

S(p)

qd(p)R’d(p)

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 50/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

L’impresa Dominante: il modella (B)

Le ipotesi

1. L’impresa è dominante perché è più efficiente.

2. Tutte le imprese, marginali sono price taker e determinano i loro livelli di output nel punto

in cui il costo marginale è uguale al prezzo dell'industria.

3. Il numero di imprese nella frangia non è fisso: si entra liberamente nel mercato

4. L'impresa dominante conosce la curva di domanda dell'industria.

5. Dato il prezzo l‘impresa dominante consoce l’offerta della frangia.

Page 26: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

26

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 51/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

p

Q

p

Q

Domanda di mercato e offerta della frangia

(lungo periodo)

Domanda impresa dominante

p_

Q(p)

Q(p)

c’dCTMd

qd

pd

Qqf Qf

Qf

L’impresa Dominante: il modella (B)

S(p)

qd(p)R’d(p)

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 52/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

La formalizzazione del modello A

)qnq(p)qQ(p)Q(p dfdf

Consideriamo un mercato costituito da n imprese marginali e da un’impresa dominante. Sia

qf la quantità prodotta da ciascuna impresa marginale e qd la quantità prodotta dall’impresa

dominante. In questo contesto la domanda di mercato è pari a:

Siano ora:

)q(ce)q(c df

I costi totali per ogni impresa della frangia e per l’impresa dominante.

Vediamo cosa accade ai due tipi imprese

(1)

Page 27: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

27

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 53/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

La formalizzazione del modello A

fffffq

qcpq;maxf

Ogni impresa dominante, che è price taker, massimizza il profitto:

Imponendo le condizioni del primo ordine si ottiene:

Passiamo al differenziale totale:

0q''c;q'cp ffff

Sostituiamo il prezzo (1):

ffdf q'c)qnq(p

ffdf dq''cdq'pdq'np

(2)

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 54/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

La formalizzazione del modello A

Riorganizziamo la precedente:

Essendo p’<0.

Sostituendo la relazione (3) nella (4) si ottiene:

L’obiettivo dell’impresa dominante è il seguente:

0''c'np

'p

dq

dq

fd

f

Quindi le imprese marginali diminuiscono la quantità fornita al crescere della quantità offerta

dall’impresa dominante

dddfddddddq

qcq)nqq(pqcq)Q(p;maxd

Imponendo le condizioni del primo ordine si ottiene:

0q''c;q'cqdq

dqn1'p)qQ(p ddddd

d

fdf

(3)

(4)

Page 28: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

28

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 55/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

La formalizzazione del modello A

Le relazioni viste in termini di elasticità

Quindi il prezzo fissato da un’impresa dominante è inferiore a quello fissato da un monopolista.

La domanda dell’impresa dominante è legata alla domanda di mercato) attraverso la funzione

di offerta della frangia

1

''c'np

''c)qQ('p

p

Q

Q

q

p

'cp

f

fdf

dd

)p(Q)p(Q)p(q O

f

DD

d

derivando:

dp

dQ

dp

dQ

dp

dq O

f

DD

d (5)

)p(qD

d

)p(QD

)p(qO

d

Domanda impresa dominante

Domanda di mercato

Offerta frangia

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 56/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

La relazione (5) può essere riscritta come:

Che può ancora riscriversi come:

Q

p

Q

Q

dp

dQ

Q

p

dp

dQ

Q

p

q

q

dp

dqO

f

O

f

O

f

D

D

d

D

d

D

d

D

d

O

ffD

d

d

O

ff

D

dd

q

Q

q

Q

Q

Q

Q

q

Dove d è l’elasticità dell’impresa dominante, è l’elasticità della domanda di mercato e f è

l’elasticità dell’offerta della frangia

Page 29: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

29

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 57/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

Ma, cosa accade nella realtà in questi mercati

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 58/ESI1

Confrontando le 7 industrie con leader nei prezzi con le altre che presentavano un

leader, Stigler concludeva: "Ad eccezione del numero variazioni di prezzo in

industrie con solo due imprese (aspetto nel quale il settore delle banane presenta

il risultato di gran lunga maggiore), i prezzi dei settori con un leader sono meno

flessibili di quelli di industrie senza leader nonostante le maggiori fluttuazioni

registrate nell'output del primo gruppo di industrie.

Ma, cosa accade nella realtà in questi mercati

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

Page 30: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

30

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 59/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

Ma, cosa accade nella realtà in questi mercati

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 60/ESI1

In 1996, AT&T ceased to be subject to price regulation. Moreover, the rivals'

capacity and market share increased considerably. The recent proposed merger

between MCI and Sprint would represent an additional important change in the

market, which now more resembles a duopoly than one with a dominant firm

MCI changed its rates in the same month as AT&T in 5 out of 12 price changes.

Sprint has set the exact same rates as AT&T from 1991 to 1994 [although it

reacted to the latter's changes with some lag).

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

In reality, things are a bit more complicated. Long-distance

telecommunications is not a homogeneous product, or at least is not perceived

as such by consumers. In fact, AT&T's advantage resulted primarily from a

large base of loyal consumers who perceived AT&T's service as superior.

Page 31: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

31

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 61/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

Norwegian Salmon

Farming salmon began in Norway in the 1970s. By the mid-1980s farmed salmon had become

a major export, especially to the United States. Farmed salmon competes with wild salmon,

but has an advantage in that fresh wild salmon is only available at certain times of the year.

The United States is the world's largest producer of wild salmon. However, much of this is

canned and it must be frozen if consumed outside of the harvest season. Farmed salmon can

be harvested year-round and thus is always available fresh. As a result restaurants in the

United States were significant buyers of Norwegian farmed salmon, and wild and farmed

salmon are not perfect substitutes. Throughout the 1980s Norway produced 50% to 70% or

worldwide farmed salmon. Il supplied almost 80% of farmed salmon consumed in the United

States over the period 1985-88. Its market share in 1985 was 86%, but declined to 69% in

1989. The reduction in market share was due to entry and expansion by other countries such

as Canada, Chile, Ireland, and Scotland. Norway's dominance lead to complaints that its

farmed salmon was being "dumped" into the American market. In 1991 the United States

imposed a countervailing tariff of just over 26% on imports of Norwegian salmon, effectively

eliminating imports of Norwegian salmon. The profitability of Norwegian aquaculture

technology led to adoption by other countries in the 1980s. However because of biological

considerations-production cycles are 3 to 5 years-entry is slow.

Il caso del Salmone Norvegese.

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 62/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

Norwegian Salmon: market fact.

Di che tipo di mercato si tratta?

Page 32: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

32

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 63/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

Definizione di Mercato e Industria.

Quando parliamo di mercato ci riferiamo sia alla domanda che all’offerta. Una tipica variabile

che descrive un mercato è il prezzo. Quali altre conoscete?

Quando parliamo di industria ci riferiamo generalmente all’offerta. Le variabili che si

utilizzano per descrivere l’industria sono il numero di imprese che vi operano, gli addetti, il

valore aggiunto, i costi di produzione, etc.

L’economista industriale non si limita a creare dei modelli di microeconomia, ma cerca di

analizzare e verificare quanto la teoria mostra. Il problema è quindi quello di cercare delle basi

di dati a partire dalle quali fare delle analisi.

Le fonti pubbliche dei dati.

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 64/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

Definizione di Mercato e Industria: le fonti pubbliche

Negli USA vengono utilizzati i codici SIC (Standard Industry Classification). I codici SIC

sono codici a 4 cifre ognuna delle quali presenta un livello di classificazione più dettagliato.

Ad esempio il codice SIC: D3537 indica il settore dei trattori, rimorchi e muletti, che fa parte

della Divisione Industria.

Il primo digit “lettera” la divisione D

I secondi due digit individuano il sottosettore

Il terzo digit il gruppo economico

Il quarto digit l’industria

D Manufacturing

35 Industrial And Commercial

Machinery And Computer

Equipment 353

Construction, Mining,

And Materials Handling

3537Industrial Trucks,

Tractors, Trailers,

and Stackers

Maggiori informazioni le

potete trovare sul seguente

sito: http://www.osha.gov

Domanda. Se dovete studiare il tipo di forma di mercato a quale digit è preferibile

raccogliere i dati e perché?

Page 33: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

33

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 65/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

Definizione di Mercato e Industria: le fonti pubbliche

L'Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) ha predisposto una nuova classificazione delle

attività economiche (ATECO 2002) in armonia con le rilevazioni statistiche europee. Il

settore industriale “Lavori di impianto tecnico, riparazione e manutenzione di motori,

generatori e trasformatori elettrici” è identificato dal seguente codice: 31.10.2. Tale settore è

compreso in quello generale relativo a Fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici.

L’articolazione è la seguente:

DK. Fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici

31 Fabbricazione di macchine ed apparecchi elettrici.

31.1 Fabbricazione di motori, generatori e trasformatori elettrici

31.10. Fabbricazione di motori, generatori e trasformatori elettrici

31.10.1 Fabbricazione di motori, generatori e trasformatori elettrici

31.10.2 Lavori di impianto tecnico, riparazione e manutenzione di motori, generatori e

trasformatori elettrici

Maggiori informazioni le potete trovare sul seguente sito: http://www.istat.it;

http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page?_pageid=1090,30070682,1090_33076576&_d

ad=portal&_schema=PORTAL

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 66/ESI1

La “correlazione” e la politica del benessere:

Il punto di partenza dell’economia industriale è il confronto fra le due forme di mercato

monopolio e concorrenza perfetta. Ciò porta, o meglio ha portato, a sostenere una relazione di

tipo inverso fra numero di imprese e margini di profitto (indicatore di performance). La

cosiddetta economia del benessere parte proprio da questo assunto. Possiamo misurare

semplicemente questa relazione?

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

L'intensità della relazione tra due variabili quantitative X e Y può essere misurata in genere

mediante il coefficiente di correlazione, r, i cui valori sono compresi tra -1 (nel caso di perfetta

correlazione negativa) e +1 (nel caso di una perfetta correlazione positiva). Nel nostro ambito

utilizzeremo come variabili da un lato il numero di imprese e dall’altro un indicatore di

performance.

Domande.

Se l’indicatore di performance è rappresentato dal prezzo, che correlazione vi attendete con la

variabile numero di imprese?

Se l’indicatore di performance è rappresentato dal profitto economico (generalmente una sua

proxy) o dal benessere sociale che correlazione vi attendete con la variabile numero di

imprese?

Page 34: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

34

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 67/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

n

1i

2

i

n

1i

2

i

n

1i

ii

YYXX

YYXX

L’indice di correlazione:

Indicando con X il numero delle imprese e con Y un indicatore di performance il

coefficiente di correlazione è dato da:

X

Y

1

X

Y0

X

Y0

Le possibili relazioni:

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 68/ESI1

051.0

YYXX

YYXX

n

1i

2

i

n

1i

2

i

n

1i

ii

n

1i

ii YYXX

n

1i

2

i XX

n

1i

2

i YY

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

L’indice di correlazione: esempio di calcolo (Y=prezzi; X=numero imprese nel settore

industriale)

X Y

1 16 -4 -4.89 19.56 16.00 23.90

2 24 -3 3.11 -9.33 9.00 9.68

3 22 -2 1.11 -2.22 4.00 1.23

4 23 -1 2.11 -2.11 1.00 4.46

5 19 0 -1.89 0.00 0.00 3.57

6 21 1 0.11 0.11 1.00 0.01

7 24 2 3.11 6.22 4.00 9.68

8 19 3 -1.89 -5.67 9.00 3.57

9 20 4 -0.89 -3.56 16.00 0.79

Tot 3.00 60.00 56.89

XX i YYi YYXX ii 2i XX 2i YY

Page 35: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

35

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 69/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

L’indice di correlazione: il calcolo attraverso excel

Menu Inserisci ->Funzione

->correllazione

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 70/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

Nel file margini.xls sono riportati i dati (numero imprese e margine di profitto netto medio)

per alcuni settori industriali americani). A partire dai dati riportati si risponda alle seguenti

domande:

a) La relazione teorica tra performance, espressa attraverso il margine di profitto, e il

numero di aziende presenti nel mercato risulta verificata?

b) Quale è il settore che è risultato più vicino alla definizione di concorrenza perfetta e

perché?

c) Sapreste spiegare come mai i settori industriali Alluminium e Utility (water) sono così

stabili nel corso del tempo?

Esercizio 1

Page 36: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

36

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 71/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

Nel file CocaCola.xls sono riportati gli andamenti di alcuni indicatori relativi alla

performance economica dell’azienda. Considerate l’evoluzione del “net margin” nel tempo e

confrontatela con quella del settore “Beverage (Soft drink)”

a) A cosa possono essere dovute le differenze?

b) Potete concludere che per un regolatore è sufficiente per garantire un migliore benessere

aumentare il numero di imprese che operano in un’industria?

c) Quanto può pesare la corretta individuazione del mercato di riferimento?

Esercizio 2

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 72/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

Letture:

David E. Clark and Christopher G. Newton. Outsourcing lead optimisation the quiet

revolution. DDT Vol. 9, No. 11 June 2004. File: outsourcing.pdf

Marn M.C., Roegner E.V. Zawada C.C. Pricing New Product. McKinsey Quarterly

2003. File: pricing.pdf

Desvau, Wang, Xu. Spurring performance in China’s state-owned enterprises.

McKinsey Quarterly 2004 921-947. File: spurring.pdf

Michael Marn Eiric Roegner and Craig Zawada. The power of pricing. McKinsey

Quarterly. File: power.pdf.

Carsten Keller, Karl-Hendrik Magnus, Saskia Hedrich, Patrick Nava, Thomas

Tochtermann. Succeeding in tomorrow’s global fashion market . McKinsey Quarterly.

File: power.pdf.

Page 37: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

37

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 73/ESI1

1. Introduzione all’economia industriale e richiami alla teoria di base

Alcuni siti dove potete trovare dati relativi al numero di imprese e alla performance:

1. http://pages.stern.nyu.edu/~adamodar/

2. http://www.metamoney.com/

3. http://www.fortune.com

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 74/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

Principi di base: situazioni di monopolio poco desiderabili:

Data la tecnologia, i prezzi di monopolio generano una perdita di benessere sociale.

Generalmente esiste una relazione inversa tra il potere di mercato, ovvero la capacità delle

imprese di fissare prezzi al di sopra del costo marginale, ed il benessere sociale misurato in

modo statico.

Tuttavia una corretta politica della concorrenza dovrebbe:

a) non necessariamente massimizzare il numero delle imprese operanti in un mercato,

b) ma difendere la competizione sul mercato con l’obiettivo di aumentare il livello di

benessere e non di proteggere i concorrenti.

Page 38: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

38

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 75/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

Definizione di Potere di Mercato

Il Potere di mercato è relativo alla capacità di una impresa di aumentare in modo profittevole il

prezzo al di sopra di un certo livello competitivo (il livello di riferimento). Poiché il più basso

prezzo possibile che un'impresa può praticare è uguale al costo marginale di produzione, il

potere di mercato è di solito definito in funzione della differenza tra i prezzi praticati da

un'impresa e i suoi costi marginali di produzione.

Da un punto di vista empirico la definizione precedente comporta che per studiare un settore

industriale occorre valutare, o quanto prezzi di mercato praticati da un’impresa siano prossimi

ai costi marginale, o quanto tali prezzi si allontanino dai prezzi di monopolio. Nel primo caso

occorre effettuare stima dei costi marginali, mentre nel secondo la stima del prezzo di

monopolio dell'industria.

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 76/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

Attenzione a come si valuta la politica per la concorrenza: “il tempo”.

Ottica:

1. statica (tecnologia ovvero struttura dei costi data)

2. dinamica (innovazione)

I due mercati di riferimento (semplifichiamo le curve)

Concorrenza Perfetta (Industria)

p

D=P(Q)

O

QQc

CS

RP

pc

Monopolio (impresa)

Figura 5RP=

p

D=P(Q)

C’

QQm

CS

pm

PS

Page 39: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

39

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 77/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

Dall’esame del grafico è immediato ricavare come prezzi al di sopra del costo marginale

producono un surplus dei produttori più alto, ma non abbastanza da compensare il più

basso surplus dei consumatori, conseguente ai prezzi più elevati. Inoltre, è presente una

perdita di benessere (PS).

Domande

La concorrenza perfetta garantisce un miglioramento paretiano?

Confrontando i le due forme di mercato siete in grado di capire quali sono gli “interessi”

delle aziende e dei consumatori?. E’ importante l’elasticità della domanda di mercato?

1. Analisi Statica:

1.a) (In)efficienza Allocativa

1.b) (In)efficienza Produttiva

1.c) Le attività di rent-seeking

1.a)p

D=P(Q)

C’

QQm

CS

pm

PS

RP Figura 6

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 78/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

c’ = costi marginali monopolista.

c = costi marginali impresa in

concorrenza perfetta (funzione

d’offerta settore costi costanti).

Il benessere sociale in condizioni

di monopolio (OR’Vp’c) è

inferiore a quello di concorrenza

perfetta (OSpc)

ma:

c’>c => parte di questa perdita di

benessere, l’area grigia, è dovuta

all’inefficienza produttiva

Inefficienza produttiva:

i manager di un'impresa

monopolista hanno un minore

incentivo a compiere tutti gli sforzi

e le attività necessarie ad assicurare

l'efficienza.

Inoltre, in un contesto competitivo le imprese più efficienti sopravvivono (principio darwiniano della

concorrenza perfetta).

1.b) (In)efficienza Produttiva

Figura 7

Page 40: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

40

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 79/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

1.b) (In)efficienza Produttiva: le X-Inefficienze

Il concetto di X-inefficienza è

stato introdotto da Leibenstein

[1966] ed è basato sull’ipotesi

che in monopolio la mancanza di

confronto, ovvero concorrenza,

genera inefficienze manageriali.

(Il grafico mostra tale effetto sui

costi medi)

Un simile meccanismo è insito nella struttura stessa di ogni azienda ove si incontra una

separazione tra proprietà (azionisti) e gestione (manager). Gli azionisti sono interessati ai

profitti. I manager guardano alla retribuzione, alle prospettive di carriera, al livello di sforzo

etc. Si crea un problema principale agente in cui un agente (il manager dell'impresa) deve

intraprendere azioni che massimizzano l’obiettivo del principale (azionisti).

X-Inefficienze

CMT1

CMT2

CMT

q

Figura 8

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 80/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

1.b) (In)efficienza Produttiva: le X-Inefficienze

Organi di controllo

Contratti capaci di unire gli obiettivi

(managers sono pagati attraverso uno

stipendio fisso + una parte variabile

legata ai profitti futuri)

Il mercato del lavoro

Il mercato del prodotto/servizio

(grado di competizione)

Il mercato dei capitali

Soluzione interna

La ricomposizione dell’obiettivo

Soluzione esterna

I modelli principale-agente non affermano come risultato generale che la concorrenza

aumenti l'impegno manageriale, o, più precisamente, individuano una relazione non

monotona tra concorrenza ed efficienza manageriale.

Page 41: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

41

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 81/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

1.b) (In)efficienza Produttiva: le X-Inefficienze

Settore Bancario USA

Politiche controllo statale sulle acquisizioni ed effetti sulla performance

Margine di Profitto Presenza di Stock Option

“Facilità” acquisizione 0.112 -4.77

Livello di concentrazione

degli azionisti

** **

Presenza di Stock Option -.0023

** Non statisticamente diverse da zero

La ricomposizione dell’obiettivo: evidenza empirica 1.

Soluzione internaSoluzione esterna

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 82/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

1.b) (In)efficienza Produttiva: le X-Inefficienze

La ricomposizione dell’obiettivo: evidenza empirica 1 (segue).

Il margine di profitto risulta dell’11,2 % più elevato negli Stati che hanno politiche meno

restrittive in termini di acquisizioni

La concentrazione degli azionisti non è statisticamente significativa

Lo strumento delle stock option è statisticamente meno frequente negli stati che

hanno politiche meno restrittive

Page 42: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

42

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 83/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

1.b) (In)efficienza Produttiva: le X-Inefficienze

La ricomposizione dell’obiettivo: evidenza empirica 2.

Domanda. La proxy utilizzata per misurare la quota di mercato nei precedenti articoli è coerente con la

definizione di potere di mercato?

Nickell [1996] ha analizzato un panel di circa 700 imprese manifatturiere inglesi nel periodo

1972-86. Utilizzando come variabile proxy per il potere di mercato, la quota di mercato, ha

osservato come i livelli di produttività delle imprese tendono a crescere del livello di

competizione. Nickell, Nicolitsas e Dryden [1997] si sono basati sugli stessi dati di Nickell

[1996], e hanno confermato che l'esistenza di una concorrenza di prodotto migliora la

produttività delle imprese, ma meno di quanto accada quando l'impresa sia già sottoposta

a pressioni finanziarie o ad un controllo esterno degli azionisti.

Approfondimenti non obbligatori.

Nickell, S. [1996], Competition and Corporate Performance, Journal of Politica Economy, 104, pp. 724-

746.

Nickell, S., Nicolitsas, D. e Dryden, N. [1997], What Makes Firms Perform Well? European Economie

Review, 41, pp. 783-796.

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 84/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

1.b) (In)efficienza Produttiva: le X-Inefficienze

La ricomposizione dell’obiettivo: evidenza empirica 2.

Le argomentazioni: Se l’impresa è inefficiente aumenta

le probabilità di fallimento. Da ciò segue che la proprietà

deve fornire al management adeguati incentivi perché

questo eroghi il giusto sforzo al fine di accrescere

l’efficienza e quindi incrementi i profitti.

Il ruolo della concorrenza, evidenzia il modello è duplice. Il primo effetto, detto «effetto da

minaccia di liquidazione» induce sicuramente un più elevato livello di sforzo. Quando la

concorrenza aumenta, la probabilità di fallire tende a crescere, dal momento che il livello dei

profitti si riduce. Il costo sopportato dal manager nel caso di fallimento lo induce quindi ad

impegnarsi maggiormente. Il secondo effetto è opposto, effetto costo del management,

(segue)

Le analisi empiriche hanno evidenziato una relazione non

monotona fra efficienza e numero di imprese (Figura 9)

# imprese

Inefficienza

costi medi

Figura 9

Page 43: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

43

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 85/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

1.b) (In)efficienza Produttiva: le X-Inefficienze

La ricomposizione dell’obiettivo: evidenza empirica 2.

(segue), quando la concorrenza si intensifica, i profitti diminuiscono, e di conseguenza può

diventare troppo oneroso per il proprietario, che percepirebbe solamente i profitti al netto

dalla remunerazione al manager, indurre uno sforzo sufficiente a ridurre i costi. Il risultato

finale è quindi incerto. In figura 10, l’effetto minaccia è rappresentato dalle linee blu e

l’effetto costo da quelle rosse.

Esito finale?

# imprese

incentivi

Figura 10

Approfondimenti non obbligatori.

Schmidt K. M [1997], Managerials Incentives and Product Market Competition. Review of

Economic Studies, 64, pp. 191-213.

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 86/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

1.c) Le attività di rent-seeking

L’inefficienza allocativa discussa al punto a) può sottostimare il reale effetto negativo del

monopolio. Infatti le imprese per mantenere il proprio monopolio possono mettere in atto

delle attività volte a favorire le decisioni pubbliche in loro favore.

Definizione. Il concetto di rent-

seeking introdotto da Posner [1975]

si basa sul principio che la presenza di

una rendita genera una competizione

fra gli agenti economici per il suo

possesso. La perdita può essere tale da

annullare l’intero profitto di

monopolio (area PmPcTR in figura

11). E’ interessante osservare come

Posner consideri la pubblicità come

una attività di rent-seeking. Tuttavia

tale attività non dovrebbe essere

considerata tale se migliora

l’informazione sia a disposizione del

consumatore sia il valore percepito

del bene Figura 11

Page 44: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

44

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 87/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

1.c) Le attività di rent-seeking

Le principali fonti di costo di un vettore

aereo e il loro peso sui costi totali sono

riportati nella tabella 1. Alcuni di questi

costi variano a livello nazionale (lavoro e

carburante) o anche su scala più piccola

(tariffe aeroportuali e servizi a terra),

mentre altri fattori produttivi sono

acquistati su mercati internazionali. I costi

dei vettori aerei dipendono da numerose

dimensioni dell'organizzazione produttiva

che riguardano la composizione della

flotta, il tipo di rotte servite, l'ampiezza

della rete di collegamenti e la struttura

della rete.

Giannaccarri A., 2003. “Volo Alitalia verso il mercato”. Mercato concorrenza e regole, n.8, pp.

201-207.

- abuso utilizzo slot (1994-1996),

- accordi code-sharing con aumento delle tariffe tratte nazionali (1999),

- over commission: premi alle agenzie (2001, 2002),

- supplemento tariffario insieme altre 5 compagnie.

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 88/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

1.c) Le attività di rent-seeking

Domande.

Quale configurazione di mercato rappresenta meglio il mercato del trasporto aereo?

A cosa possono essere imputati i bassi margini (profitti) a fronte di potere di monopolio?

Nel caso VW.case esistono attività di Rent-seeking?

Seppure esistano differenziali nei costi dovuti a determinanti locali Neven et al. [2006]

evidenziano che l’industria europea del trasporto aereo nel periodo 1976-1994, ha

mostrato prezzi medi dei servizi di trasporto vicini a quelli monopolistici nonostante i

margini di guadagno (profitti) siano in linea con quanto si può ottenere in un mercato

competitivo.

NEVEN, RÖLLER ZHANG (2006). ENDOGENOUS COSTS AND PRICE-COST MARGINS: AN

APPLICATION TO THE EUROPEAN AIRLINE INDUSTRY. Journal of Industrial Economics

Page 45: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

45

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 89/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

2) (In)efficienza dinamica

L'efficienza dinamica chiama direttamente in causa il processo tecnologico. Quindi

l’efficienza dinamica non è altro che la capacità di un’impressa di introdurre processi o

prodotti nuovi. Ciò come di seguito mostrato crea un trade-off, tra il potere di mercato e il

progresso tecnologico. Si devono consentire i monopoli per incoraggiare l'innovazione? E se

sì, è il caso di farlo?

Perché nasce l’inefficienza dinamica del monopolista? Un semplice modello

Costi

F: costo da sostenere per effettuare l’innovazione che riduce i costi di produzione

Costi di produzione (rendimenti costanti di scala)

: costo marginale senza innovazione

: costo marginale con innovazione

n: profitto senza innovazione,

i: profitto con innovazione

cc

c

c

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 90/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

2) (In)efficienza dinamica

INCENTIVI

Monopolio: Im Concorrenza Perfetta:Ic

i>F+ n=Im Ic= 0+F< i>

Il monopolista, a differenza dell'impresa in concorrenza, ha bisogno, per innovare di

incentivi maggiori in relazione del fatto che detiene un profitto positivo elevato anche in

assenza di innovazione.

Il risultato ottenuto non può essere generalizzato concludendo che l’efficienza dinamica,

innovazione, è più facilmente raggiungibile in quei mercati che si avvicinano maggiormente

alla situazione di concorrenza perfetta. Schumpeter (1943), argomenta e dimostra una tesi

opposta ovvero che sia proprio il potere di monopolio ad incoraggiare l’innovazione

Page 46: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

46

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 91/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

2) (In)efficienza dinamica

Allora chi innova nella realtà.

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 92/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

2) (In)efficienza dinamica

Allora chi innova nella realtà?

LIE= number of innovations made by firms with more than 500;

SIE = number of innovations made by firms with at least 500;

DIS =innovations are standardized by the sales ed for by large and small firms,

DIE =innovations are standardized by employment.

Page 47: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

47

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 93/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

2) (In)efficienza dinamica

Allora chi innova nella realtà?

The hypothesis that the relative innovative advantage between large and small firms is

determined by market. W'e find that large firms tend to have the relative innovative

advantage in industries which are capital-intensive, concentrated, highly unionized, and

produce a differentiated good. The small firms tend to have the relative advantage in

industries which are highly innovative, utilize a large component of skilled labor, and tend

to be composed of a relatively high proportion of large firms. (INNOVATION, MARKET

STRUCTURE, AND FIRM SIZE Zoltan J. Acs and David B. Audretsch. The Review of

Economics and Statistics, 1987).

Ma c’è di più

E’ evidente come le attività innovative, tenuto conto delle caratteristiche settoriali, siano

stimolate da due elementi apparentemente opposti: da un lato concorrenza, che rende le

imprese più inclini ad investire in ricerca come reazione ai bassi profitti; dall' altra un

sufficiente potere di mercato che permetta di beneficiare ex post dei frutti degli sforzi

innovativi. Ma cosa può favorire o rallentare un simile fenomeno?

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 94/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

2) (In)efficienza dinamica

Il problema: gli spillover.

La tecnologia che porta all’innovazione di processo o di prodotto è un bene pubblico. Ovvero

ogni volta che si innova, sia con un nuovo prodotto e\o con un nuovo processo, esiste un

problema di non escludibilità della conoscenza incorporata nell’innovazione. Si parla in

questo caso di spillover tecnologici che comportano che parte dell'investimento in R&S

effettuato da un'impresa sia disponibile, a costo nullo, a ciascuna delle imprese rivali per

ridurre il proprio costo unitario di produzione.

Definizione: innovazione radicale e non radicale.

Una innovazione di processo è detta non radicale (marginale) se il prezzo di monopolio

derivante dall’innovazione è superiore al costo marginale antecedente all’innovazione. Si

parlerà di innovazione radicale (rilevante) quando il prezzo di monopolio derivante

dall’innovazione è maggiore del costo marginale antecedente all’innovazione. Mostriamo gli

effetti in un mercato in concorrenza perfetta dei due tipi di innovazioni.

Page 48: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

48

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 95/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

2) (In)efficienza dinamica

Definizione: innovazione radicale e non radicale.

Indicati con:

c

c

Il costo marginale prima dell’innovazione.

Il costo marginale dopo l’innovazione. Con: cc

Parliamo di innovazione:

ccpm non radicale se

radicale se ccpm

prezzo di mercato: c

cpmprezzo di mercato:

Rappresentiamo graficamente le due situazioni di mercato e individuiamo gli incentivi dei

due tipi di innovazione.

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 96/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

2) (In)efficienza dinamica

Definizione: innovazione radicale e non radicale.

Innovazione

Chi effettua un’innovazione non radicale

non riesce ad appropriarsi di tutti i benefici,

ma solo di una parte (rettangolo

tratteggiato)

Chi effettua un’innovazione radicale

riesce ad ottenere il massimo benefici:

diviene monopolista

p

q

D(p)

R’

c

c

cpm

non radicale

p

Q

D(p)R’

c

c

cpm

radicale

Figura 12

Page 49: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

49

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 97/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

2) (In)efficienza dinamica

Un modello. Gli incentivi all’innovazione e gli spillover.

Consideriamo un mercato in cui operano due imprese che producono un bene omogeneo e che

competono sul prezzo. In tale mercato l’attività innovativa, di tipo non radicale, permette di

ridurre il costo di produzione. Le imprese prima di competere sui prezzi devono decidere il

livello di attività innovativa da effettuare.

Rappresentano l’ammontare di ricerca e sviluppo disponibile da ciascuna impresa. Tale

ammontare dipende dalla propria attività di R&S, mi (i=1,2) e dallo spillover [0,1]. Se =1

l’attività innovativa del mio competitore e completamente appropriabile se =0 l’innovazione

è escludibile.

22

11

X-cc

X-cc

Siano:

(1)

costo unitari di produzione per le due imprese. Dove:

122

211

mmX

mmX

(2)

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 98/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

2) (In)efficienza dinamica

Un modello. Gli incentivi all’innovazione e gli spillover.

Siano, inoltre:

1

m2

C

m2

C

2

2

S&R

2

2

1

S&R

1

(3)

i costi associati alle attività di R&S. Inoltre, per ipotesi, le due imprese competono sul prezzo e

conseguentemente le loro funzioni di domanda sono date da:

ji

jii

ji

jii

ppse0

ppsepaQ5,0

ppseQ

)p,(pq (4)

Page 50: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

50

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 99/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

2) (In)efficienza dinamica

Un modello. Gli incentivi all’innovazione e gli spillover.

Soluzione:

senza ricorrere alla teoria dei giochi risolviamo il precedente problema rappresentando

graficamente le azioni che possono essere prese dalle due imprese e tenendo conto

dell’innovazione non radicale e concentriamoci sul caso (simmetrico) in cui un’impresa investa

in R&S e l’altra no.Fasi

R&S

prezzi

Scriviamo le due funzioni di profitto nel punto “smile” e determiniamo l’ammontare ottimo di

R&S per l’impresa 1.

mm1 0m1

1

2 2

mm2 0m2

1

cpp 21

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 100/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

2) (In)efficienza dinamica

Un modello. Gli incentivi all’innovazione e gli spillover.

Soluzione

Funzioni di profitto nel punto “smile”

cacc

m2

cacc

qcp

m2

qcp

22

2

111

2222

2

11111 (5)

Ricorrendo alle relazioni (1) e (2) la precedente diviene:

camcc

m2

camcc

12

2

111 (6)

Page 51: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

51

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 101/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

2) (In)efficienza dinamica

Un modello. Gli incentivi all’innovazione e gli spillover.

Soluzione.

Per determinare la quantità ottima di R&S imponiamo le CPO alla funzione di profitto

dell’impresa (1)

cammca0

m11

1

1 (7)

Sostituiamo il valore di R&S ottenuto dalla (7) nella (6):

2

2

2

2

22

1

ca2

caca

2

ca

(8)

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 102/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

2) (In)efficienza dinamica

Un modello. Gli incentivi all’innovazione e gli spillover.

Considerazioni:

(7)

Caso a)

L’innovazione è appropriabile =1. Dalla (8) otteniamo:

1

22

22

caca

Domanda. Come spiegate questo risultato? L’impresa 1 ad incentivo ad innovare?

Caso b)

L’innovazione non è appropriabile =0. Dalla (6) e (8) otteniamo:

1

2

22

ca0cacc

Domanda. L’impresa 1 ad incentivo ad innovare?

(8)

Page 52: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

52

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 103/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

2) (In)efficienza dinamica

Un modello. Gli incentivi all’innovazione e gli spillover.

Considerazioni:

(9)

Caso c)

L’innovazione non è ne completamente appropriabile ne non appropriabile (0,1). Dalla (8):

2

1ca

2

1ca22

2

Il precedente modello seppure con i limiti insiti nella sua costruzione, ad esempio la certezza

degli effetti della R&S, mostra come la mancanza di forme di tutela dell’attività innovativa

possano rallentare tali attività e conseguentemente generare inefficienza dinamica.

Cosa fanno le autorità per evitare ciò?

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 104/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

2) (In)efficienza dinamica: le politiche (brevetti, diritti di autore e marchi di fabbrica)

Dal precedente modello appare evidente come esista un trade-off tra efficienza dinamica ex

ante (incentivo all’innovazione) ed efficienza statica ex post (creazione di monopoli o mancata

diffusione dell’innovazione nel caso di innovazioni non radicali).

La strategia migliore per il governo è rappresentata da promettere dapprima alle imprese un

guadagno dall’innovazione (protezione) e una volta ottenuto ciò rimangiarsi la promessa.

Chiaramente un siffatto comportamento è atteso dalle imprese che non innoveranno.

Il governo deve attuare dei comportamenti (politiche, leggi) che vincolino il suo impegno

iniziale. Deve effettuare un commitment (tagliarsi i ponti alle spalle) e ciò avviene con le

seguenti leggi su:

- brevetti,

- diritti di autore,

- marchi di fabbrica

- segreto industriale o di fabbricazione

Page 53: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

53

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 105/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

2) (In)efficienza dinamica: le politiche (brevetti, diritti di autore e marchi di fabbrica)

I diritti d'autore garantiscono al creatore/ideatore diritti esclusivi di produzione,

pubblicazione o vendita di opere artistiche, drammatiche, letterarie o musicali. Negli Stati

Uniti la legge sui diritti d'autore riguarda le "opere originali dell'ingegno di carattere creativo"

a condizione che esse utilizzino un "supporto fisico" (un libro, un floppy disk oppure, nel caso

di un articolo, un sito Internet). Mentre i brevetti tutelano il know how (idee, dispositivi,

meccanismi, metodi e mezzi), i diritti d'autore riguardano l'espressione artistica.

I marchi di fabbrica sono costituiti da parole, simboli o altri segni utilizzati per distinguere

un bene o un servizio fornito da un'impresa da quelli forniti da altre imprese.

Il segreto industriale riguarda principalmente un processo produttivo che per sua natura

trova origine nell’azienda o richieda necessariamente, per il suo utilizzo, l’accesso nella

azienda stessa.

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 106/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

2) (In)efficienza dinamica: le politiche (brevetti, diritti di autore e marchi di fabbrica)

Il brevetto forniscono all'inventore diritti esclusivi su un prodotto, processo, sostanza o

design che sia nuovo nuovo e utile. Essi proteggono il cosiddetto Know-How. Il sistema di

protezione varia da paese a paese e risente del periodo storico in cui le innovazioni sono state

fatte.

Guardando la tabella a fianco relativa

al patent office USA rispondente alle

seguenti domande.

1) L’efficienza dinamica nel corso del

tempo è aumentata o diminuita?

2) Perché secondo voi molti stranieri

brevettano i loro prodotti in USA?

Page 54: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

54

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 107/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

2) (In)efficienza dinamica: le politiche (brevetti, diritti di autore e marchi di fabbrica)

Domanda. Cosa osserviamo?

I brevetti sono fra le forme che garantiscono l’esclusività (spillover pari a 0) quelle che

garantiscono un maggior poter di monopolio. Nella tabella vengono riportati alcuni dati

relativi all’importanza delle diverse forme di protezione a livello indutriale.

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 108/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

2) (In)efficienza dinamica: le politiche (brevetti, diritti di autore e marchi di fabbrica)

I brevetti, o meglio, la loro distribuzione dipende dal settore industriale.

Domanda 1. Perché, secondo voi, nel settore industriale dell’Ingegneria elettronica il peso dei

brevetti è scarso?

Domanda 2. E quindi vero che l’innovazione è solo funzione della struttura dell’industria

(numero, aziende, etc)?

Page 55: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

55

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 109/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

2) (In)efficienza dinamica: le politiche (brevetti, diritti di autore e marchi di fabbrica)

I brevetti, la loro efficacia.

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 110/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

2) (In)efficienza dinamica: le royalty

Le royalty.

Un brevetto fornisce all'inventore il monopolio di un'idea per un periodo di tempo

determinato. Il detentore del brevetto può realizzare direttamente il prodotto (o adottare il

nuovo processo) oppure concederlo in licenza in cambio di un pagamento di una royalty. Ora

dimostreremo che, se il mercato prima dell'innovazione è concorrenziale, per un inventore che

massimizza i profitti è indifferente essere l'unico venditore del prodotto oppure concederlo ad

altri in licenza. Tuttavia, per un regolatore che considera l’efficienza dinamica un tale

strumento può risultare assai utile.

Quanto sopra osservato può essere ricavato graficamente. In particolare distinguiamo fra

una innovazione radicale e non radicale. Gli elementi per l’analisi sono quelli già introdotti:

c

c

costo marginale prima dell’innovazione.

costo marginale dopo l’innovazione: cc

ccpm non radicale se

radicale se ccpm

Page 56: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

56

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 111/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

cq

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

2) (In)efficienza dinamica: le royalty

Domande. Gli incentivi dell’innovatore sono diversi nelle due situazioni? Cosa accade al

surplus del consumatore?

Le royalty: innovazione non radicale

Se l’innovazione non è appropriabile una sola

impresa innova. Quindi, al regolatore si pone un

problema di efficienza dinamica (diffusione

dell’innovazione) e di creare i corretti incentivi.

Tuttavia, dall’esame della figura 14 è immediato

constatare che se l’innovatore riceve una royalty (r)

per ogni unità prodotta pari alla differenza fra il

prezzo derivante dall’innovazione e il costo medio

unitario prima dell’innovazione i suoi profitti non

mutano.

r*

cq

r

domanda royalty

cq)cc(nr Profitto senza concessione della royalty:

nrr cq*r Profitto con la concessione della royalty:

Royalty ottima r*= )cc(

Figura 14

p

q

D(p)R’

c

c

cpm

r*

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 112/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

2) (In)efficienza dinamica: le royalty

cq)ccp( m

nr Profitto senza concessione della royalty:

nrr cq*r Profitto con la concessione della royalty:

Domande. Gli incentivi dell’innovatore sono diversi nelle due situazioni? Cosa accade al

surplus del produttore e più in generale al benessere?

radicale

Le royalty: innovazione radicale

Seguendo lo stesso ragionamento di

un’innovazione non radicale analizziamo

graficamente gli effetti di un’innovazione radicale

(figura 15). Ancora una volta la royalty è la

differenza fra il prezzo di mercato relativo

all’innovazione e i costi medi unitari senza

l’innovazione.

Figura 15

p

q

D(p)R’

c

c

cpm

cq cq

r*

r*

domanda royalty

Royalty ottima r*= )ccp( m

Page 57: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

57

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 113/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 114/ESI1

$1.5 billion in licensing royalties collected by IBM in 2001. “Intangible assets like patents,

trademarks, copyrights, and trade secrets are a rapidly growing piece of the U.S. economy.

Since companies collect fees from those who want to use their patented products, the

economic rewards from patenting are enormous. IBM, for instance, was awarded 3,411

patents and collected $1.5 billion in licensing royalties in 2001 alone.” Top licensing

revenue. How much money does a company get from licensing its product? (Megan

Barnett, “Patents pending,” U.S. News & World Report, June 10, 2002)

. “IBM Corp. says it has dreamed up a new method for profiting from its vast storehouse of

patents. And by the way, the company wants to patent the idea. …Specifically, IBM -

which collects more than $1 billion in patent royalties every year - describes a new

process for licensing patents. Instead of smaller companies licensing technologies from

patent holders like IBM in a plodding, one-by-one manner, IBM envisions a more

dynamic system with "floating privileges," in which patents could be licensed quickly,

as needed. The application says this floating privilege, once purchased, could be

activated by a patent-infringement lawsuit. In other words, companies would buy the

right to use a patent portfolio like IBM's as a legal shield for themselves – ‘just like

purchasing a fire insurance policy,’ IBM's application contends.” IBM licensing revenues.

(No author, “IBM Aims to Patent Profiting Off Patents,” Associated Press/AP Online,

October 23, 2007)

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Page 58: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

58

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 115/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

$157 million. Amount of licensing revenue earned by New York University in 2006. “New York

University hauled in $157 million in 2006 by charging licensing fees to use faculty inventions.

Stanford University, a distant second that year, collected $61 million.” (Tim Simmons, Staff Writer,

“University inventions' cash value unrealized,” The News & Observer, April 20, 2008)

$150 million. Royalties received by the University of Florida from sales of Gatorade developed by

inventor Dr. Robert Cade. “Dr. Robert Cade, [invented] Gatorade at the University of Florida in 1965

as a way to both quench players' thirst and replace carbohydrates and electrolytes lost through sweating

in the intense Florida heat. . . He created a $19-billion industry, the industry sports drinks. Robert Cade

came up with a formula for Gatorade back in 1965. . .The Florida Gators for whom it was named drank

it the entire 1966 season. But as [Chairman of the University of Florida department of medicine, Dr.

Edward Block] recalls, Gatorade hit it big the following year when Florida beat Georgia Tech in the

Orange Bowl. ‘At the end of the game,’ recalls Dr. Block,” when the coach for Georgia Tech was being

interviewed, they said to him, well, coach, what happened? And he said, well, the difference in the

game was those Gator boys drank Gatorade at half time, and that was it.’ Now owned by Pepsi,

Gatorade has an 80 percent share of the sports drink market, and it's generated more $150 million in

royalties for the University of Florida, which helps explain why the University of Florida recently

dedicated a historic marker on campus recognizing Dr. Robert Cade and his invention, Gatorade.”

(Greg Allen, “Robert Cade, Inventor of Gatorade, Dead at 80,” NPR Morning Edition, November 28,

2007) Listen to this NPR story.

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 116/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Page 59: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

59

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 117/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 118/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Avete 5 minuti per effettuare una conclusione sulle determinanti dell’innovazione

Page 60: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

60

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 119/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

2) (In)efficienza dinamica: le royalty

Le royalty: esercizio

Sia Q = 100 – p la funzione di domanda inversa. Sia 30 € il costo marginale in assenza di

innovazione. Se 20 € è il costo marginale in presenza di innovazione. Si determini sotto

l’ipotesi di rendimenti di scala costanti:

a) il tipo di innovazione,

b) l’incentivo ad innovare per un monopolista e per un’azienda in concorrenza perfetta,

c) se in presenza di una royalty chi ha l’incentivo maggiore e perché,

d) se in base a quanto ricavato nel punto c) concordate con le ipotesi di Schumpeter che il

monopolista ha maggiori incentivi ad innovare?

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 120/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

2) (In)efficienza dinamica: il timing dell’innovazione e la relazione con la struttura di mercato

Il timing.

Abbiamo visto come la ricerca e sviluppo (R&S) sia un elemento chiave per l’economia

industriale. Ci dobbiamo chiedere due ulteriori cose la prima se è possibile capire se esiste un

periodo t entro il quale effettuare l’innovazione, la seconda come questo periodo è influenzato

dalla struttura di mercato.

Il modello (Scherer).

Consideriamo una versione semplificata del modello di Scherer (Innovation and Growth:

Schumpeterian Perspective, Cambridge, MA, Mitt Press, 1984.) in cui si assume

deterministica la relazione fra sforzo innovativo, ovvero attività di R&S, e risultati (profitti).

Inoltre, si suppone che il costo della R&S sia più elevato nelle fasi iniziali della ricerca e poi

decresca, mentre per i benefici si attende che decrescano linearmente con il passare del tempo.

Per il tipo di innovazione non si distingue tra radicale e non radicale ma si assumiamo la

presenza di spillover non nulli. In tale contesto viene definito con :

TT

t

t

2

210pv

i1

C...

i1

C....

i1

C

i1

CCC

Cpv e Bpv rappresentano rispettivamente il valore attuale

del costo e dei benefici dell’innovazione.

Ct e Bt sono rispettivamente i costi ed i benefici al

tempo t

i è il tasso di interesse TT

t

t

2

210pv

i1

B...

i1

B....

i1

B

i1

BBB

Page 61: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

61

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 121/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

2) (In)efficienza dinamica: il timing dell’innovazione e la relazione con la struttura di mercato

Il modello (Scherer).

La soluzione la otteniamo per via grafica (figura 16). In blu rappresentiamo i benefici ed in

rosso i costi attualizzati

Figura 16

tt°

Bpv

Cpv

Nel punto t° avverà l’innovazione. In tale punto i guadagni eccedono i costi per l’ammontare

maggiore. A questo punto ci chiediamo in che modo la struttura di mercato può influenzare

tale risultato.

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 122/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

2) (In)efficienza dinamica: il timing dell’innovazione e la relazione con la struttura di mercato

Via via che le imprese aumentano si riduce l’incentivo ad innovare. In generale i mercati

oligopolistici sono quelli che garantiscono un più rapido progresso tecnologico.

t°°

m

pvB

o

pvB

c

pvB

Il modello (Scherer).

L’aumento del numero di imprese presenti in un mercato sposta la curva dei benefici verso il

basso e aumentandone la pendenza (perché?)

Figura 16

tt°

Cpv

m

pvB Beneficio in Monopolio

o

pvB Beneficio in Oligopolio

c

pvB Beneficio in Concorrenza

Page 62: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

62

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 123/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Che tipo di mercato è, secondo voi, quello descritto da Steve Jobs?

Esistono sinergie fra i prodotti dell’azienda? E’ importante la R&S?

Viene fatto riferimento a qualche indicatore di performace?

Che differenze riscontrate con quanto letto per il caso IBM?

1. Steve Jobs speaks out: file SteveJobs

In an exclusive interview, Apple's CEO talked with Fortune

senior editor Betsy Morris in February in Kona, Hawaii,

where he was vacationing with his family, about the keys to

the company's success, the prospect of Apple without Jobs,

and more. Here are excerpts.

Due letture e relative domande

1. Sleeping patents: file Sleeping patents

Dove è più comune questa forma di protezione brevettuale?

Come potremmo definirla con un termine descritto

precedentemente?

Quale “danno” generà?

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 124/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

2) (In)efficienza dinamica: l’intervento pubblico

Come abbiamo visto, la presenza di innovazioni, sia di processo che di prodotto, appropriabili ha

un effetto negativo sull’efficienza dinamica. Lo stato può intervenire attraverso forme di sussidio

sia dirette che indirette:

Dirette

Sovvenzionare le imprese per svolgere particolari programmi di ricerca.

Indirette:

Crediti di imposta per chi svolge attività di R&S.

Favorire l’attività cooperativa nelle fasi di R&S.

Page 63: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

63

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 125/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

2) (In)efficienza dinamica: l’intervento pubblico

Cosa hanno mostrato gli studi empirici sul ruolo del sostegno pubblico all’innovazione

Mansfield (1984), in base a uno studio su 25 grandi imprese del settore chimico, petrolifero,

delle attrezzature elettriche e dei metalli primari degli Stati Uniti, conclude che senza

sovvenzione dello stato queste imprese avrebbero finanziato solo tra il 3% il 20% della R&S

sull'energia che hanno invece svolto con il sostegno del governo.

Lichtenberg (1987) riscontra che, per l'intero settore privato, le spese federali per la R&S

non portano ad aumentare o diminuire in modo statisticamente significativo le spese del

settore privato. Pertanto, lo Stato può aumentare la somma totale destinata alla ricerca e

nello stesso tempo essere certo che tali spese non ridurranno di un uguale importo gli

investimenti in ricerca da parte dell'industria privata (si veda però l'Esempio 14.4 sul libro di

testo)

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 126/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

Le essential facilities

Definizione.

Un qualsiasi input, che in una data industria risulti indispensabile a tutte le imprese in essa

presenti per operare e che non sia facilmente duplicabile.

Gli elementi per l’identificazione

1 condivisibile, ovvero che sia possibile utilizzarlo contemporaneamente sia da parte del

proprietario che dei suoi concorrenti, senza che il primo debba rinunciare o comprimere la

propria attività per insufficiente capacità dell'input stesso,

2. essenziale, nel senso che non debbono esistere sostituti sufficientemente simili da

consentire lo svolgimento dell'attività economica anche senza utilizzare tale input,

3. non duplicabile, cioè non deve essere economicamente conveniente in un tempo

ragionevole produrre un input alternativo che svolga le stesse funzioni.

Domanda. Fornite alcuni esempi di essential facilities

Page 64: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

64

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 127/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso

Le essential facilities

Esempio 1: le tratte ferroviarie

Immaginiamo, ad esempio, che le FS costruiscano una nuova linea ferroviaria che porta a

Torino. Data la collocazione, le ferrovie francesi (SNFC) potrebbero utilizzare tale

infrastrutture per portare la propria merce nell’est europeo. Le FS potrebbero non concedere il

diritto di accesso (rifiuto a trattare). A questo punto, la società SNFC potrebbe ricorrere presso

le autorità garanti della concorrenza, sostenendo il suo diritto ad avere accesso alla tratta

(eventualmente, anche dietro il pagamento di un prezzo equo).

1. In che misura la tratta può consentire l’attività di più operatori (condivisibilità).

2. Se esistono tratte alternative che la SNCF può utilizzare per arrivare nell’est europeo

(essenziabilità).

3. La possibilità che la SNCF possano riprodurre un investimento simile in poco

tempo?(non duplicabilità).

Cosa dovrebbero valutare le autorità preposte.

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 128/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Esempio 2: gli aeroporti

An airport, for example, is an essential input for transportation services into a certain city.

Although there may be many competing airlines (downstream firms), there is frequently only

one airport in each city, the owner of which is the upstream firm. In summary, essential

facilities are a fairly common situation.

Esempio 3: le TLC

France and Germany provide an interesting contrast of the path toward telecommunications

deregulation. Both countries started from a similar initial situation, with a large, state-owned

operator controlling virtually all of the country's telecommunications. Both countries allowed

new competitors to enter the market at about the same time. Beyond this, the differences are

more significant than the similarities. One of the most important steps in the deregulation

process is the "interconnection decision," that is, determining the amount of money a

competitor has to

pay to use the incumbent's local network. In France, a distinction was made between new

competitors that built their own networks and those that didn't: The latter were required to pay a

higher access fee. No such distinction was made in Germany. This gave bare-bones resellers an

advantage in Germany, at least during the first year. In fact, these firms did not have to make

significant investments and nevertheless were able to access the Telekom network at the same

price as other new entrants.

Page 65: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

65

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 129/ESI1

Esempio 3: le TLC

The treatment of new competitors in Germany is more favorable in several respects. Far

example, German customers wishing to try a new long-distance carrier can do so by

simply dialing the access code and then the desired number. They are billed in a single

Deutsche Telekom statement, and the corresponding amount is transferred to the new

competitor. No such "call-by-call" option is available in France. The most significant

difference between Germany and France is, however, the level of the access fees. Before

the interconnection decision was made in Germany, Deutsche Telekom asked for a fee of

6.5 pfennig per minute. Competitors pushed for a one-pfennig rate. The German

regulator followed an unexpected route: It took the average of the access fee in 10

countries and carne up with the value of 2.7 pfennigs. That this value was unexpectedly

low is proved by the fact Deutsche Telekom's stock dropped by 7.7% in a single day and

by a further 6% a few days later. After one year of competition, 51 new rivals entered the

market to steal about one third of Deutsche Telekom's long-distance business. During the

same period, France Telecom lost a mere 3% market share. Deutsche Telekom's CED

claims his competitors are nothing but "arbitragers“ who simply use the low access fees

to piggyback on Telekom's network. In fact, few carriers invested in their own network

during the first year after deregulation.

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 130/ESI1

Esempio 3: le TLC

In December 1998, the German regulator reacted to this problem by allowing Deutsche

Telekom to charge higher access fees to resellers who don't build their own network, a

distinction the French regulator made from the start. The importance of the

interconnection decision shows in the numbers. Whereas Deutsche TeIekom's stock had

its ups and downs, France Telecom's shares soared 103% during the first year of full

competition. In contrast, long-distance charges in Germany have fallen by nearly 90% in

one year, and local competition exists in more than one dozen cities. Rates in Germany

have gone from among the highest in the world to among the lowest in the world. Rates

in France have also dropped, but by much less than in Germany.

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

Page 66: Economia dei Sistemi Industriali 1 Web: Didattica Web 2.0 ...

66

Economia dei Sistemi Industriali 1 Prof. Paolo Mancuso 131/ESI1

2. Le politiche pubbliche per la concorrenza ed il benessere sociale

FINE

INTRODUZIONE