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Università degli Studi di Napoli – Federico II

Facoltà di Lettere e Filosofa

Ebraismo e capitalismo La polemica fra Sombart e Weber

di Anna Miranda

Relatore : Prof. Edoardo Massimilla

A. A. 2009-10

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INTRODUZIONE

Questo lavoro si propone di analizzare la polemica fra Sombart e Weber relativamente

all‟influsso della religione ebraica nella costituzione della tipica mentalità del capitalismo moderno.

Lo studio del capitolo sulla sociologia della religione facente parte della stesura pubblica di

Economia e società, capitolo in cui è contenuta la critica di Weber alla tesi sostenuta da Sombart nel

libro Gli Ebrei e la vita economica, ha stimolato la mia ricerca in questa direzione.

I primi due capitoli dei tre di cui il lavoro si compone hanno una struttura dicotomica. Essi sono

cioè organizzati in modo tale da approfondire separatamente il pensiero di Sombart e quello di

Weber, per poter meglio comprendere quali siano le differenze che intercorrono effettivamente tra i

due autori.

Il primo capitolo dedicato alla nozione di “spirito del capitalismo” ha come principali riferimenti

bibliografici: Il capitalismo moderno di Sombart (l‟opera del 1902 che diede avvio alle ricerche di

molti grandi studiosi circa il problema dell‟origine della “cultura capitalistica”) e specie i capitoli

dedicati a descrivere lo spirito del nuovo sistema economico; L‟etica protestante e lo spirito del

capitalismo di Weber (1904-1905).

Il primo capitolo non analizza dunque la polemica, ma i suoi presupposti prendendo in esame la

questione dell‟origine dello spirito del capitalismo in Weber e in Sombart. Se la posizione di Weber

è nettamente espressa fin dal titolo del saggio del 1904-1905, la posizione di Sombart è senza

dubbio più oscillante. Molti sono i fattori che a suo parere concorrono a far sorgere la mentalità

specificamente moderna che caratterizza l‟imprenditore capitalista.

Il secondo capitolo, intitolato Ebraismo e capitalismo, analizza nello specifico la polemica che

vide impegnati Sombart e Weber a partire dal 1911-1913. I riferimenti bibliografici principali sono i

tre volumi de Gli Ebrei e la vita economica (1911) di Sombart e il capitolo di sociologia della

religione di Economia e società di Weber (databile attorno al 1913). Stavolta però è il saggio di

Weber sull‟incidenza del protestantesimo ascetico nel processo di formazione della mentalità

propria del capitalismo moderno a stimolare le ricerche di Sombart, convinto sostenitore della tesi

secondo cui l‟Ebraismo ha esercitato un‟influenza sull‟andamento della vita economica moderna

nel suo complesso assai maggiore di quella esercitata dal Protestantesimo. Il risultato di tali ricerche

è il discusso libro del 1911 in cui Sombart ricerca le radici dell‟influenza dell‟Ebraismo nella sfera

della vita economica. Egli parte da quelle che sono le condizioni oggettive che renderebbero gli

Ebrei (in quanto popolo di stranieri, e popolo incapace di comprendere ogni schema di

sovraordinazione e subordinazione), in grado di orientare la vita economica in direzione del

capitalismo. In seguito Sombart tratta dell‟importante ruolo delle idee religiose di questo popolo,

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rintracciando in esse una fondamentale spinta a coltivare l‟attività economica in maniera

capitalistica. Infine egli cerca di individuare le radici di questo particolare “talento” nelle

caratteristiche biologiche del ceppo etnico ebraico. La risposta di Weber è contenuta nel § 12 del

capitolo di Economia e società dedicato ai tipi di comunità religiosa in cui egli chiarisce i motivi

che impediscono di considerare la religiosità ebraica come una religiosità in grado di incentivare

una condotta di vita complessiva (e dunque anche una condotta di vita economica) conforme a

quella propria dell‟etica professionale del capitalismo moderno. Più in generale Weber non nega il

ruolo svolto dagli ebrei (che detenevano il monopolio del prestito di denaro a interesse) nel sorgere

della forma economica del capitalismo moderno, ma ritiene che essi non parteciparono né a ciò che

ha di specificamente nuovo il sistema economico moderno (organizzazione del lavoro industriale

sotto forma di industrie domestiche, manifatture, fabbriche) né a ciò che ha di specificamente nuovo

la mentalità economica moderna. Questo accade non solo per le difficoltà esterne che si

opponevano alla partecipazione degli ebrei alla vita industriale, ma anche per i caratteri propri della

loro religiosità. Vengono così in primo piano una costellazione di concetti fondamentali per

comprendere la concezione weberiana della religiosità ebraica e dell‟etica economica ad essa

conforme: quello di “popolo-paria”, quello di risentimento (che Weber mette a punto in un serrato

corpo a corpo con Nietzsche), quello della “doppia morale” che orienta in maniera duratura la vita

economica ebraica (tradizionalismo nei rapporti interni e capitalismo d‟avventura nei rapporti con

gli stranieri).

L‟ultimo capitolo dedicato a Il borghese di Sombart (1916) analizza esclusivamente le parti di

quest‟opera rilevanti ai fini del tema trattato nella tesi. Sono dunque prese in considerazione le

pagine specificamente dedicate agli Ebrei, ma anche quelle dedicate all‟influsso della religiosità

cattolica e protestante nel processo di formazione e sviluppo della mentalità capitalistica moderna.

Per tale via, ma ancor prima, ripercorrendo le riflessioni sviluppate da Sombart sulla figura di Leon

Battista Alberti, si cercherà di mettere in chiaro per un verso la parziale modificazione dalle

posizioni sostenute dall‟autore ne Gli Ebrei e la vita economica, e per un altro verso la sua

rinnovata volontà di opporsi (a partire da presupposti solo parzialmente differenti) alle tesi

sostenute da Weber a proposito del protestantesimo ascetico come luogo germinale della mentalità

propria del capitalismo moderno.

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I

LO SPIRITO DEL CAPITALISMO

«Fra i molteplici segnali che ci indicano l‟estinzione dell‟ordinamento di vita sotto la cui forza e

direzione ancora viviamo non ne scorgo alcuno più convincente della profonda estraneazione, che

oggi anima, nel loro particolare ordine, le teste migliori e i cuori più forti nei confronti di questo

ordinamento»1. Così esordisce Max Scheler nel suo saggio Il borghese. Egli è convinto che tale

estraneazione fosse causata dal «rovesciamento di ogni ordinamento sensato dei valori»2, e che per

questo la vita degli individui avesse cominciato a poggiare non più su quelle forze spirituali che

appartengono ed animano la normale natura dell‟uomo, ma su elementi estranei ad essa che

avrebbero pervertito il consueto sviluppo storico3.

Il tratto caratteristico e assolutamente nuovo dell‟estraneazione del tempo – che Scheler,

riprendendo una espressione cara a Bismarck, descrive come una „nave carica di pazzi‟4 – è dato dal

fatto che essa non riguarda più soltanto i poeti e i pensatori, ma anche e soprattutto coloro che sono

inseriti nel sistema – quelli che Scheler definisce «i figli più caratteristici di questo tempo»5 – e

quindi ne conoscono ampiamente le dinamiche.

È proprio questo il caso di Werner Sombart che con la sua opera principale, Il capitalismo

moderno6 (1902), pone le basi del dibattito sulla natura e l‟origine dello spirito dell‟ordinamento

capitalistico. L‟opera del 1902 è considerata da Scheler il punto di partenza delle discussioni che

avrebbero visto impegnate alcune delle migliori teste dell‟epoca, quali Max Weber, Ernst Troeltsch,

Arthur Salz7. È dunque dall‟analisi di tale opera che conviene prendere le mosse.

1 M. Scheler, Il borghese in Lo spirito del capitalismo e altri saggi, a cura di R. Racinaro, Napoli, 1998, p. 39. Der

Bourgeois scritto nel gennaio del 1914 uscì per la prima volta sulla rivista «Die Weiβen Blätter», VI, nel febbraio dello

stesso anno; e fu pubblicato in una seconda edizione nel 1919. 2 Ibid., p. 39.

3 Cfr. ibid.

4 Cfr. ibid., p. 40.

5 Ibid.

6 W. Sombart, Il capitalismo moderno, a cura di A. Cavalli, Torino, 1978.

7 Cfr. M. Scheler, Il borghese, cit., p. 42

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I. Il capitalismo moderno

Der moderne Kapitalismus8 si pone come un‟opera pioneristica. Con essa Sombart vuole

mettere in piedi il «primo tentativo di una storia economica dei popoli europei in generale, che

perciò non si propone di tener conto delle diversità da paese a paese, ma di tutto ciò che abbia il

carattere più possibilmente generale»9.

Sombart rintraccia nell‟ultimo millennio della storia d‟Europa (800-1900) tre età economiche,

quella dell‟economia diretta, dell‟artigianato e del capitalismo, e con il suo lavoro si propone di

esporre la struttura reale della vita economica in queste tre epoche e di riprodurre in forma viva la

realtà economica nei suoi diversi aspetti, compreso l‟aspetto spirituale. A questo scopo deve essere,

scrive Sombart, anzitutto evitato «il metodo che già Mefistofele aveva schernito, ma che purtroppo

è sempre in voga: “Chi vuol conoscere qualcosa di vivo, cerca prima di togliergli l‟anima”»10

. Lo

sforzo compiuto dall‟Autore è infatti quello di non trascurare o addirittura distruggere l‟elemento

spirituale, e cioè quella forza coesiva che tiene insieme tutti gli elementi di una economia vivente11

.

Una delle idee portanti su cui l‟autore sviluppa l‟intera architettura dell‟opera è la convinzione

che «nei diversi periodi abbia dominato una mentalità economica diversa e che sia lo spirito a darsi

una forma adeguata, creando così l‟organizzazione economica»12

.

Sombart sostiene che in ogni sistema economico convivano tre aspetti fondamentali: una forma

organizzativa, una tecnica e un orientamento mentale comune. Quest‟ultimo è appunto lo spirito di

una determinata epoca storica, ed è l‟aspetto che ha una valenza maggiore rispetto agli altri. Ogni

8 La prima edizione dell‟opera fu pubblicata, in due volumi, nel 1902 a Lipsia presso l‟editore Von Dunker & Humbolt.

La seconda edizione, sempre in due volumi, stavolta di due tomi ciascuno, fu pubblicata presso lo stesso editore nel

1916. La seconda edizione è una rielaborazione complessiva dell‟edizione originaria e rimarrà la stesura definitiva

dell‟opera. Nel 1927 si aggiungono al complesso dell‟opera i due tomi del terzo volume dedicato alla vita economica

nell‟epoca del capitalismo maturo (Das Wirtschaftsleben im Zeitalter des Hochkapitalismus). Anche questa edizione

resterà inalterata nelle ristampe successive. Un riferimento di particolare importanza, per la stesura del presente lavoro,

è costituito dalla prima sezione di ogni volume nella quale Sombart si interessa di volta in volta dell‟aspetto spirituale

dell‟epoca economica d‟interesse. 9 W. Sombart, Il capitalismo moderno, cit., p. 120.

10 Cfr. ibid., p. 122

11 È per questo motivo che l‟Autore ancora nella fase introduttiva dell‟opera afferma: «Quest‟opera vuole dimostrare

come si sia realmente configurata l‟attività umana volta alla ricerca dei mezzi di sussistenza e come si siano realmente

svolti i processi economici. Quest‟opera vuol rendere in modo vivo quel che hanno pensato, voluto, fatto il contadino ed

il proprietario fondiario, l‟artigiano ed il commerciante, come le loro singole azioni si siano unite per formare l‟insieme

dell‟economia sociale nel suo complesso […]. I miei sforzi sono tesi a non distruggere nell‟indagine il “legame

spirituale” che unisce tutta l‟economia vivente, ma anzi a renderlo evidente in tutta la sua forza unificatrice. Perciò mi

sono sforzato di ricercare soprattutto lo spirito che ha informato di sé la vita economica di quest‟epoca, seguendolo poi

nei suoi effetti» (W. Sombart, Il capitalismo moderno, cit., pp. 121-122). 12

Ibid., p. 122.

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spirito, ogni mentalità economica è considerata un fenomeno unico – e di grande rilievo proprio per

la sua unicità – poiché si „manifesta‟ solo una volta sul palcoscenico della storia.

Il concetto di spirito economico di cui Sombart si serve è molto complesso. Conviene per questo

considerarlo, secondo il suggerimento di Talcott Parsons, come uno strumento nelle mani

dell‟Autore, che lo utilizza all‟unico scopo di aiutarsi nell‟ordinare e nel dare unità al materiale

storico13

. Sombart, come vedremo, applica questo strumento sin dall‟inizio, quando delinea la

specifica mentalità dell‟economia pre-capitalistica. Nell‟introduzione alla prima edizione

dell‟opera, Sombart afferma che l‟origine dello spirito che anima ogni epoca storica deve essere

ricercata in quella costellazione di motivi che orientano l‟agire economico degli individui14

. Ma

qual è il processo di formazione dei motivi? Quali sono le condizioni che favoriscono il sorgere di

determinati motivi e il loro prevalere su altri? Attraverso quale meccanismo un nuovo spirito

economico riesce a soggiogare il precedente, e ad imporsi fino ad oggettivarsi nel sistema? Che

cosa da inizio a questo processo?

1. L’economia pre-capitalistica

Il primo libro del primo volume15

de Il capitalismo moderno è dedicato all‟economia pre-

capitalistica e la prima sezione si interessa della sua specifica mentalità. All‟interno di quest‟epoca

Sombart riconosce e distingue due sistemi economici16

: l‟economia auto-sufficiente e l‟artigianato.

13

Secondo Parsons il merito maggiore da attribuire a Sombart, è quello di aver interpretato e chiarito intere epoche

storiche seguendo come unico fil rouge lo spirito che le pervade; e inoltre quello di far uso a tal fine di argomentazioni

concrete senza dare l‟impressione di star filosofando. Cfr. T. Parsons, «Capitalism» in Recent German Literature:

Sombart and Weber, in «The Journal of Political Economy» 37, (1929), p. 5.

14 Cfr. W. Sombart, Der modern Kapitalismus, I ediz., p. XXI, in Introduzione di A. Cavalli a W. Sombart, Il

capitalismo moderno, cit., p. 28. 15

L‟opera ha una struttura molto complessa. Il primo dei tre volumi di cui si compone è organizzato in due libri a loro

volta suddivisi in sezioni. Il primo volume contiene lo studio dell‟economia pre-capitalistica (Libro I) e dei fondamenti

storici del capitalismo moderno (Libro II). La prima sezione del primo libro (qui presa in esame) si interessa alla

mentalità dell‟economia pre-capitalitica, cioè al suo peculiare spirito. Sombart lo riconosce nelle modalità

tradizionaliste a cui l‟economia è ancora fortemente legata e nel principio, che domina l‟attività economica degli

individui, della copertura del fabbisogno. Quest‟ultimo, infatti, impedisce ai soggetti economici di vivere secondo un

tenore di vita non conforme al ceto sociale di appartenenza. 16

È necessaria, a questo punto, una distinzione tra la nozione sombartiana di sistema economico e quella di epoca

economica. Il sistema economico è «una forma particolare di economia, cioè una determinata organizzazione della vita

economica, nel cui àmbito regna una determinata mentalità economica e si applica una determinata tecnica […]. Al

concetto di sistema economico corrisponde nell‟àmbito dell‟indagine realistico-empirica il concetto di epoca

economica. Con questo concetto intendo un periodo di tempo storico in cui domina un determinato sistema economico

o più esattamente in cui l‟economia si conforma ad un determinato sistema economico» (W. Sombart, Il capitalismo

moderno, cit., p. 119). Il concetto fondamentale di sistema economico deve essere considerato, afferma Parsons, come

un « “tipo ideale” che sarà utilizzato nell‟analisi della realtà concreta, e sarà scelto per accordarsi più o meno

strettamente ai fatti storici». L‟epoca economica costituisce, invece, «l‟equivalente empirico del sistema economico; e

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Al centro di tutti gli interessi degli individui dell‟epoca pre-capitalistica, scrive Sombart, c‟è

l‟uomo con i suoi bisogni. Essi sono il punto di partenza di una qualsiasi attività economica.

L‟elemento distintivo dell‟economia del periodo pre-capitalistico consiste nel fatto che i beni

prodotti dall‟attività economica sono esattamente quelli che verranno consumati, e cioè solo quelli

che sono utili a soddisfare i bisogni primari. È per questo che Sombart la definisce un‟«economia di

erogazione»17

.

La cosa rilevante è che gli stessi bisogni non sono determinati dal singolo individuo, ma dal

gruppo sociale cui appartiene dalla nascita. L‟idea dominante nel periodo pre-capitalistico è, infatti,

che ad ogni ceto sociale sia adeguato un determinato tenore di vita. I bisogni quindi non possono

essere né illimitati né fluttuanti, ma sono tradizionalmente fissati18

.

Questa concezione determina all‟interno della società una contrapposizione molto netta e rigida

tra due strati sociali: da un lato, coloro che vivono del proprio lavoro; dall‟altro, i signori, i ricchi

che vivono nell‟abbondanza, tra mille agi, pur non garantendosi tutto ciò che hanno con un lavoro

retribuito.

In questa situazione, si rende necessario per lo strato sociale che vive in condizioni sfavorevoli

un controllo sistematico e ordinato delle proprie risorse. Il popolo, insomma, poiché dispone di

risorse limitate deve assicurarsi che le spese non superino mai le entrate, deve garantirsi, quindi, che

queste riescano semplicemente a coprire il proprio fabbisogno19

.

Il tratto distintivo dell‟economia pre-capitalistica risiede, quindi, nell‟«idea del nutrimento»20

, in

quanto l‟attività lavorativa è finalizzata al semplice soddisfacimento dei bisogni primari.

Il soggetto economico dell‟età pre-capitalistica, e cioè la grande massa del popolo, è costituita

da uomini caratterizzati da uno spirito non ancora raffinato dal punto di vista intellettuale, ma molto

più concentrato sull‟aspetto emotivo della vita. È la sfera istintiva e sentimentale a dominare su

cioè un segmento della storia in cui un determinato sistema economico ha predominato» (T. Parsons, «Capitalism», cit.,

p.4). 17

W. Sombart, Il capitalismo moderno, cit., p. 127. 18

Cfr. T. Parsons, «Capitalism», cit., p. 6. 19

A questo proposito Sombart ritiene opportuno difendersi contro quanti avevano criticato la sua idea secondo la quale

gli uomini dell‟epoca pre-capitalistica gestissero la propria attività economica con l‟unico obiettivo di garantire il

proprio nutrimento. Egli afferma che è certamente vero che «singoli artigiani hanno teso al raggiungimento di cose che

andavano al di là del “nutrimento”, che hanno allargato la cerchia dei loro affari e veramente dato la caccia al profitto

attraverso l‟attività economica», ma sostiene pure che questi singoli pieni di iniziativa e avidi di guadagno costituissero

delle eccezioni, e che lo spirito che li animava non era certo quello che aveva il predominio nell‟età pre-capitalistica,

non era insomma quello che determinava l‟andamento dell‟epoca economica. D‟altronde chi tendeva ad un guadagno si

impegnava sovente in attività quali la ricerca dei tesori, il prestito di danaro, l‟alchimia, tutte attività lucrative assai

lontane da quelle che reggono il sistema capitalistico, e cioè la produzione e il commercio (cfr. W. Sombart, Il

capitalismo moderno, cit., pp. 130-131). 20

Ibid., p. 129.

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quella cognitiva. La scarsa attitudine al calcolo, la difficoltà che incontra l‟artigiano ogni qualvolta

deve staccarsi dal suo prodotto per ottenere un guadagno, lo scarso interesse per il lavoro (provato

dalle numerosissime ferie), e le obsolete tecniche produttive provano come le energie intellettuali e

la forza di volontà fossero molto scarse.

La responsabilità di questo atteggiamento nei confronti dell‟attività economica è, secondo

Sombart, da imputare al tradizionalismo, ovvero a quel bagaglio di informazioni, di insegnamenti,

di opinioni che vengono accettate senza essere sottoposte ad un vaglio critico, perché imposte da

un‟autorità, quale può essere la famiglia, la scuola, eccetera. La tradizione trova la sua culla nella

forza dell‟abitudine, che spinge l‟uomo poco evoluto, poco riflessivo – qual è l‟uomo pre-

capitalistico – ad agire come gli è stato insegnato e come ha sempre fatto21

. L‟individuo nato e

cresciuto in un sistema dominato da questa coazione a ripetere è maldisposto nei confronti di ogni

novità, e per questo refrattario all‟apprendimento di pratiche innovative, tanto da preferire piuttosto

il perfezionamento di tecniche e procedure antiche.

Il danno maggiore causato dal tradizionalismo è l‟inibizione dello spirito d‟iniziativa e della

spontaneità degli individui maggiormente dotati costretti anch‟essi al rispetto di una tradizione dalla

quale vorrebbero e potrebbero – grazie alle proprie qualità – liberarsi.

Tutte queste considerazioni fanno sì che, rintracciati i principi su cui si fonda la vita economica

nell‟epoca pre-capitalistica nell‟idea del nutrimento e nel tradizionalismo, entrambi «principi di

inerzia», constatato che l‟ideale dell‟esistenza che domina in quest‟epoca consiste «nella sicurezza e

nella tranquillità, proprie di ogni forma di vita organica»22

, Sombart concluda l‟analisi generale

dello spirito dell‟economia pre-capitalistica osservando come la sua mentalità e le sue forme

economiche fossero assolutamente distanti da quelle che avevano caratterizzato l‟epoca del primo

capitalismo e ancor di più quella del capitalismo maturo.

21

Cfr. T. Parsons, «Capitalism», cit., p. 19: «Le grandi personalità di quel tempo disprezzavano ogni interesse

materiale, erano per questo motivo disinteressati all‟ambito economico ed erano infatti per la maggior parte teologi; la

popolazione era invece legata alla tradizione. La tecnica medievale era da un lato tradizionale perché essa costituiva un

sapere tramandato, dall‟altro empirica cioè fondava le sue “leggi” sull‟esperienza e non sull‟oggettività di un

ragionamento condotto e provato scientificamente». 22

W. Sombart, Il capitalismo moderno, cit., p. 135.