E tto re P e ro z z i - A n n a P a risi E X T R A -T E R R E S...

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EXTRA-TERRESTRI Ettore Perozzi - Anna Parisi illustrazioni di Fabio Magnasciutti Gli Astronauti e la Stazione Spaziale Internazionale Nata nel 1988, l’Agenzia Spaziale Italiana ha fatto dell’Italia un paese leader nel settore aerospaziale. Terzo Paese al mondo, dopo USA e URSS, a mettere in orbita un satellite, l’Italia è impegnata sul fronte dei più importanti programmi spaziali mondiali. In stretta cooperazione con la NASA e nell’ambito dell’Agenzia Spaziale Europea, contribuisce in misura rilevante alla realizzazione della Stazione Spaziale Internazionale e al programma internazionale di esplorazione di Marte. È con la NASA e l’ESA artefice di una delle più importanti missioni di esplorazione del sistema solare mai realizzate: la missione Cassini- Huygens. L’Italia è, dopo Francia e Germania, il maggior finan- ziatore dell’Agenzia Spaziale Europea. Hai mai visto degli extraterrestri? No? Eppure sono qui tra noi da molti anni. Sono gli astronauti, dei ter- restri “extra”. Questo libro ti aiuterà a familiarizzare con loro. Ti racconteranno (li abbiamo intervistati apposta per te!) come si diventa astronauti e quanto sia diverso vivere e lavorare nello spazio. Capirai anche l’entusia- smo e la passione delle persone che contribuiscono con il loro lavoro alla riuscita di un progetto spaziale.

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EEXXTTRRAA--TTEERRRREESSTTRRIIEttore Perozzi - Anna Parisi

illustrazioni di Fabio Magnasciutti

Gli Astronauti e la Stazione Spaziale Internazionale

Nata nel 1988, l’Agenzia Spaziale Italiana ha fattodell’Italia un paese leader nel settore aerospaziale. Terzo Paese al mondo, dopo USA e URSS, a mettere inorbita un satellite, l’Italia è impegnata sul fronte deipiù importanti programmi spaziali mondiali. In stretta cooperazione con la NASA e nell’ambitodell’Agenzia Spaziale Europea, contribuisce in misurarilevante alla realizzazione della Stazione Spa zia leInternazionale e al programma internazionale diesplorazione di Marte. È con la NASA e l’ESA arteficedi una delle più importanti missioni di esplorazionedel sistema solare mai realizzate: la missione Cassini-Huygens. L’Italia è, dopo Francia e Germania, il maggior finan-ziatore del l’Agenzia Spaziale Europea.

Hai mai visto degli extraterrestri? No? Eppure sonoqui tra noi da molti anni. Sono gli astronauti, dei ter-restri “extra”. Questo libro ti aiuterà a familiarizzare con loro. Tiracconteranno (li abbiamo intervistati apposta perte!) come si diventa astronauti e quanto sia diversovivere e lavorare nello spazio. Capirai anche l’entusia-smo e la passione delle persone che contribuiscono conil loro lavoro alla riuscita di un progetto spaziale.

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Ettore Perozzi - Anna Parisiillustrazioni di Fabio Magnasciutti

EXTRA-TERRESTRIGli Astronauti e la

Stazione Spaziale Internazionale

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Cari ragazzi,da sempre l’uomo scruta le stelle, cercando di dare un senso

all’immensità che lo sovrasta. Il fascino dell’Universo sta, in granparte, nel mistero che tuttora lo avvolge e che ci spinge a interro-garci sulla sua origine, il suo sviluppo e a studiare le meraviglieche lo costituiscono: non solo stelle e pianeti, ma comete, buchi neri,galassie sempre più lontane e antiche.

A queste domande cerca di rispondere la ricerca scientifica che,anno dopo anno, approda a nuove scoperte e ci avvicina sempre piùallo Spazio, tanto da renderlo un ambiente per la prima volta abi-tabile dall’uomo grazie alla grande Stazione Spaziale Internazio-nale. Uno spettacolare progetto, con l’Italia tra i protagonisti e che,una volta terminato, rappresenterà un vero laboratorio internazio-nale orbitante per la ricerca scientifica e tecnologica.

Ma l’esplorazione in campo spaziale non riguarda solo loSpazio “lontano”. Il nostro pianeta è oggi circondato da una rete disatelliti che lo osservano e ci permettono di fare cose fino a pochianni fa impensabili: previsioni del tempo, telefonare dovunque,seguire lo spostamento di automobili, aerei, treni e navi, sono tuttecomodità che ci vengono dallo Spazio “vicino”. Molte delle tecnolo-gie messe a punto per le attività spaziali trovano oggi applicazionenella vita quotidiana, la rendono più sicura, ci aiutano a salva-guardare l’ambiente o a prevenire le catastrofi naturali.

Guardare allo Spazio, quindi, significa essere più vicini allestelle, ma anche alla nostra Terra.

Giovanni Fabrizio BignamiPresidente ASI

L’Italia, dopo Stati Uniti e Unione Sovietica, è stato il terzoPaese a mettere in orbita un satellite artificiale. Oggi, attraversol’ASI, affianca Francia e Germania come maggior partnerdell’Agenzia Spaziale Europea e collabora a molti dei principaliprogetti NASA.

© 2007 Agenzia Spaziale ItalianaTutti i diritti riservati, riproduzione vietata

Ideazione e coordinamento editoriale:Giuseppina Pulcrano e Germana Galoforo

Progetto grafico e impaginazione: Massimiliano Navarra

Il volume è stato pubblicato in occasione della missioneSTS-120, denominata Esperia

Finito di stampare nel mese di ottobre 2007presso ILTE, Torino

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ECCO GLI EXTRA-TERRESTRI

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Di seguito: le istruzioni per diventare extra-terrestre e i piùimportanti trucchi del mestiere.

Sono 50 anni che vanno in giro nello spazio

Atterrano e ripartono Ci spiano dalla loro stazione orbitante

E... incredibile ma vero... alcuni di loro parlano italiano!

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Figli delle stelle

Due primati divertenti: il primo guanto in orbita intorno allaTerra perso nello spazio dall’astronauta americano Edward White

e il primo figlio, anzifiglia, di genitori a-stronauti: Elena An-drionovna, nata dalmatrimonio di Va-lentina Tereshkovae Andrian Nikola-yev. E questo era so-lo l’inizio.

In seguito, la NASA (l’a-genzia spaziale americana)inseguendo il sogno di un“aeroplano spaziale” progettalo Space Shuttle che compiràil volo inaugurale nel 1981atterrando come un gigante-sco aliante alla base america-na di Edwards, in California.

I russi invece, continua-no ad avere un rientro piut-tosto “scomodo”, dato che laloro capsula Soyuz, pur ral-lentata dai paracadute, rim-balza sul suolo prima di fer-marsi. Il loro scopo è speri-mentare le lunghe perma-nenze umane nello spazio,in vista della costruzione diuna stazione spaziale.

Guinness dei primati

Gli extra-terrestri hanno battuto un sacco di record:1961. 1° uomo nello spazio. L’astronauta russo Yuri AlexeievicGagarin fa tre giri attorno al nostro pianeta e diventa un eroe.1963. 1a donna nello spazio. Valentina Tereshkova, cosmonau-ta russa, rimane 3 giorni nello spazio.1964. 1a passeggiata spaziale. Alexei Leonov, cosmonauta rus-so, esce dalla navicella gironzolando per lo spazio.1965. 1° appuntamento nello spazio. Schirra e Stafford a bordodella capsula spaziale americana Gemini 6 raggiungono nello spa-zio Borman e Lovell, a bordo della Gemini 7 e si salutano così:

1969. 1° uomo sulla Luna. NeilArmstrong, passeggia sulla Luna,nel corso della missione spazialeamericana Apollo 11.1970. 1° “salvataggio spaziale”.Esplosione sulla capsula Apollo13.Gli astronauti tornano sani esalvi.1975. 1° Incontro internazionalenello spazio. Gli americani a bordodell’Apollo e i russi su Soyuz, gliuinici extra-terrestri del tempo, siincontrano nello spazio.

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COME

È LA VISTA?

È UN PICCOLO PASSOPER UN UOMO, MA UNGRANDE BALZO PERL’UMANITÀ.

PESSIMA, SE GUARDODALLA FINESTRA POSSO VEDERE

LE VOSTRE BRUTTE FACCE.

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ISS…ima!

Questo nuovo spirito di collaborazione non si limita a unoscambio di visite, seppure “extra”: la Mir si trasforma nella faseiniziale di un progetto più ambizioso, che assicuri una presenzapermanente dell’uomo nello spazio e che serva da trampolino pernuove conquiste.

Terra e Pace

Una stazione spaziale è una casa che orbita intorno alla Terradentro la quale gli astronauti vivono e lavorano. Deve essere

costruita un pezzoper volta, dato chei razzi possono por-tare nello spaziosolo cose piccole epoco pesanti. Le“stanze” vengonolanciate nello spa-zio indipendente-mente e poi assem-blate in orbita.

Nel 1986 inizia la costruzione della stazione spaziale russa,completata nel 1996.

Il suo nome è Mir che in russo vuol dire sia “Terra” che “pace”.Un nome bello e profetico dato che durante la sua costruzione siinstaura un nuovo clima di collaborazione tra le nazioni per un usopacifico dello spazio. La Mir si “globalizza”: viene studiato il mododi far attraccareanche lo SpaceShuttle e cominciacosì un andirivienidi astronauti cheparlano lingue di-verse: russo, in-glese, francese, te-desco. Popoli cheprima si facevanola guerra adesso sistringono la ma-no.

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Nel 2001, dopo quindici anni di onorato servizio, la Mir, cedendo ilposto alla nuova arrivata, viene evacuata e fatta precipitare nel-l’atmosfera terrestre su una traiettoria controllata che la portadall’alto dei cieli alle profondità dell’Oceano Pacifico. Durante ladiscesa il calore sviluppato per l’attrito con l’aria trasforma la Mir

in una luminosissi-ma stella cadente:una uscita di scenain grande stile!

Voi siete qui

Adesso, nel 2007,la costruzione dellaISS è ormai a buonpunto e ha già ospi-tato più di 130 a-stronauti di 15 na-

zionalità diverse, tra cui 2 italiani: Umberto Guidoni e RobertoVittori. Quasi 50 astronauti sono andati e venuti più di una volta.Un record assoluto.

Questo progetto prevede la costruzione di una nuova stazioneorbitante a cui contribuiscano molti paesi, realizzandone interimoduli, gestendo il loro mantenimento in orbita, ideando esperi-menti scientifici e naturalmente, inviando i loro astronauti.

La ISS, o meglio International Space Station sta attualmentegirando nel nostro cielo. Nel 2000, William Sheperd, YuriGidzenko e il veterano Sergei Krikalyov (detentore del record dipermanenza nello spazio con 803 giorni, 9 ore e 39 minuti) apronoil portellone ed entrano nel nucleo iniziale della ISS.

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NOMEIN CODICE?

CHEBELL’APPARTAMENTO! 400 KM DI ALTEZZA.

LA VISTA NON È MALE!

ISS: INTERNATIONALSPACE STATION!

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Happy ending

– Da quel momento quindi tutto è stato facile?– Calma, calma… è da quel momento che sono iniziate le difficol-

tà! Perché non basta avere in testa un grande sogno, bisognaanche lottare per realizzarlo.

– Vale solo per i sogni grandi?– Un sogno grande contiene tanti sogni piccoli, tanti traguardi da

raggiungere e quindianche se alla fine nonriesci a realizzare pro-prio tutto, nel frattem-po la tua vita si è riem-pita di cose belle e inte-ressanti. Il mio motto è:“puntare all’impossibileper realizzare il possi-bile”!– Quali sono allora i

“piccoli traguardi” che hai raggiunto prima di diventare astro-nauta?

– Mi sono laureato e ho imparato bene l’inglese, per esempio.– È così importante parlare inglese?– È indispensabile! Il comandante dello Shuttle è sempre america-

no e gli astronauti pro-vengono da tanti paesidiversi: per capirsi bi-sogna parlare la stessalingua. E parlarla be-ne! Pensa cosa acca-drebbe se in una fasedelicata della missionequalcuno non capisseun ordine?

Sentiamo che cosa ci racconta Paolo Nespoli, l’astronauta ita-liano coinvolto nella missione Esperia (antico nome grecodell’Italia), dell’autunno 2007, con destinazione ISS.

Sogni premonitori

– Quando hai deciso di fare l’astronauta?– Tutti da piccoli lo sognano, dài!– Vabbe’, ma poi non tutti lo diventano...– È vero, bisogna crederci fino in

fondo. Il mio sogno per un po’ è rima-sto nascosto: non ci pensavo più maera lì, e stava zitto.

– Quindi eri un normale bravo ragazzo?– Be’, normale sì, bravo mica tanto… Sai com’è la scuola… non mi

interessava molto e alla fine ho preso la maturità scientifica conun voto abbastanza basso. Poi mi sono iscritto all’università maho lasciato quasi subito e sono entrato nell’esercito.

– Avevi rinunciato al tuo sogno?– Neanche per sogno! Avevo solo smesso di pensarci. Ma proprio

durante quel periodo ha iniziato di nuovo a farsi sentire, diven-tava un sogno sempre più reale.

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tire l’aereo a 45° con una fortissima accelerazione, quindi spen-gono i motori. L’aereo continua a salire e poi a scendere dise-gnando una parabola.

– Ma così precipita!– Fammi finire: l’aereo precipita per un po’, circa 20 secondi, e poi

il pilota riprende il controllo della situazione prima di sfracellar-si… altrimenti che addestramento sarebbe? Bisogna diventareastronauti ben allenati… mica morti!

– E perché vi fanno questo?– Da quando vengono spenti i motori, tutto ciò che è nell’aereo

sembra non pesi più, fluttua nell’aria… In questo modo ci alle-nano a provare l’assenza di peso.

– Sei sicuro che l’aereo fa una parabola invece di venire giù drittoper dritto?

– Ogni volta che partiamo con una certa inclinazione e lasciamoche la gravità faccia il suo mestiere, senza opporci con motori oparacadute, allora la nostra traiettoria sarà quella di una para-bola. Possiamo dire di essere in “caduta libera”, chiamando“caduta libera” pure la fase in cui saliamo, ma dopo aver spentoi motori. Anche la stazione spaziale è in “caduta libera”, solo chesegue una traiettoria diversa. Quella della ISS è un’orbita quasicircolare a 380 km di altitudine e quindi non tocca mai il suolo,mentre quella dell’aereo a un certo punto interseca la superficieterrestre. Da quando si spengono i motori a quando il pilotariprende il controllo della situazione, sei in “caduta libera”,

– Un disastro!– Sarebbe certamente una complicazione in più e i tuoi compagni

di volo ti guarderebbero piuttosto male. Insomma, io ho deciso dipartire per gli Stati Uniti e fare l’università lì, così prendevo iclassici due piccioni con una fava…

– E cosa hai studiato?– Ingegneria. E questa volta, con il mio sogno ben chiaro davanti

agli occhi, sono anche riuscito a laurearmi prima del previsto.

Ci vuole un fisico bestiale?

– È faticoso diventare astronauta?– Dieci anni di addestramento in cui ti fanno di tutto, tipo mollar-

ti i comandi di un aereo quando meno te lo aspetti, immergertiin una piscina vestito da astronauta per simulare l’assenza dipeso, frullarti dentro una megacentrifuga per abituarti alle fortiaccelerazioni… e poi ci sono i voli parabolici.

– I voli… che?

– Ti fanno salire su un aereo a cui hanno tolto tutte le sedie inmodo che l’interno diventi un grande stanzone vuoto. Fanno par-

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Amici per la pelle

– Quanti ne hai fatti di questi benedetti voli parabolici?– Abbastanza da aver perso il conto. È comunque un’esperienza

forte e condividerla insieme ai tuoi compagni astronauti rinsal-da lo spirito di gruppo, che è un’altra cosa importantissima neiviaggi spaziali.

– Ci credo! È già difficile sopportare qualcuno che ti sta antipaticosulla Terra, figuriamoci nello spazio! L’equipaggio di un volo spa-ziale deve essere ben affia-tato.

– Molto di più, bisogna diven-tare amici per la pelle! Sideve poter contare gli unisugli altri, devi essere pron-to a sacrificarti per aiutareil resto dell’equipaggio. Unanno prima del lancio ven-gono scelte le persone chepartiranno e da allora sipassa molto tempo insieme,vacanze comprese.

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senza peso.– E come ci si sente?

È meglio o peggiodi un giro sullemontagne russe?

– Guarda che mica sifa un giro solo!Nossignore, è uncontinuo riprende-re quota e ripreci-pitare, riprenderequota e riprecipita-re… fino a 30-40volte per ogni volo!Diciamo che ha i suoi lati divertenti, ma, come per le montagnerusse, quando pensi che la cosa non ti piace più… è troppo tardi!Ormai sei in ballo e devi ballare: o meglio, sei in volo e devi vola-re. Insomma, per dirla tutta, all’inizio l’assenza di peso mi davaun po’ di capogiro, o più precisamente di “stomacogiro” (ci siamo

capiti, vero?). Poi mi sono abi-tuato. D’altra parte non

avevo scelta: devi pro-vare a fluttuare al-

meno un po’ primadi andare nellospazio, non puoicerto rischiareche una voltapartito ti accorgi

di non sopportarel’assenza di peso.

Quando sei lassù, nonpuoi mica scendere quan-

do ti pare!

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ed è impossibile stargli dietro:pensa che per rilassarsi scala lemontagne sopra gli 8000 metri...non so quante cime abbia rag-giunto!

– Gli astronauti sullo Shuttle sonosette, quindi ne mancano ancoratre.

– Doug è simpatico e giocherellone,sempre con la battuta pronta.

La persona ideale per farsi due risa-te. Dan invece lo chiamiamo “il giap-ponese mancato” perché pur essendonato in America ha origini giapponesiche si vedono ancora nel suo caratterepacato. Lui lo lasciamo nello spazio, abordo della ISS e riportiamo indietroClayton Anderson che ha passato

tutta l’es-tate in orbita.

– Vacanze originali. E il Comandantedella missione, Pamela Melroy? Seicontento di avere un comandantedonna?

– Felicissimo!Le donnehanno unasensibilità

particolare che serve anche nello spazio.Sono molto più attente degli uomini acurarsi che gli altri stiano bene, sianoriposati e sereni. Pamela (per gli amiciPam) ha anche una grande capacità diaiutare gli altri a ritrovare il sorriso.

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– Chi è il più simpatico tra i tuoi compagni di viaggio?– Anche se avessi una preferenza non te la direi per non fare torto

a nessuno. Ma sono tutti fantastici, te l’assicuro, ognuno a modosuo, naturalmente.

– Allora fammeli conoscere uno per uno.

Tutti per uno

– George è il pilo-ta, un “marine”calmo e precisopoi Stephanie,brava e delica-ta. Sono astro-nauti NASA,come tutto ilresto dell’equi-paggio tranneme, che appar-tengo al corpo degli astronauti Europei.

– Scusa ma non sei un astronauta italiano?– Certo, ma i paesi membri dell’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea,

hanno deciso di unire le loro forze per creare un unicocorpo astronauti con sede aColonia, in Germania. Ab-biamo una “Charta”, cioè unaspecie di “Giuramento del-l’Astronauta” e un bello stem-ma da attaccare sulle nostretute.

– Wow! Torniamo agli altri.– Scott è un vero tornado, un

tornado di bravura, qualunquecosa faccia! Non sta mai fermo

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Populus: apprezziamo le opinioni, il lavoro e il sostegno dellagente. Lavoriamo per costruire un futuro migliore per tutti.

Audacia: il volo spaziale è un’impresa pericolosa e un astro-nauta è pronto ad accettarne i rischi, a lavorare per ridurli alminimo ma anche a sapereche il successo porterà agrandi riconoscimenti.

Cultura: gli astronautiestendono allo spazio lo spi-rito di esplorazione che hacaratterizzato le gesta deinostri antenati e si impegna-no a trasferire la loro ereditàculturale alle generazionifuture.

Exploratio: l’esplora-zione dello spazio è un modoper scoprire, imparare e crescere. L’umanità deve abbracciare lasfida dell’esplorazione umana e pacifica dello spazio.

La Charta si chiude con una frase di quelle che poi entrano neilibri di storia: “Noi, gli Astronauti Europei, siamo desiderosi difare il prossimo passo”.

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Charta Chanta

Il “Corpo Astronauti Europeo”, al quale appartiene PaoloNespoli, nel giorno di ferragosto del 2001, invece di stare in vacan-za, ha sottoscritto un manifesto che inizia così:

“La nostra visione: sviluppare e sostenere l’esplorazione umanadello spazio attraverso l’unità nella diversità”.

Gli astronauti europei vengono da paesi e culture diverse, manelle imprese spaziali lavorano uniti per lo stesso obiettivo. Èveramente il caso di dire “l’unione fa la forza”.

E qual è il loro obiettivo?“Sviluppiamo lo Spazio trasferendo i nostri valori europei nella

preparazione, nel sostegno e nelle operazioni dei voli spaziali chefanno avanzare l’esplorazione umana pacifica. Condividiamo loSpazio con la popolazione europea comunicando la nostra visione, lenostre esperienze e i risultati delle nostre missioni.”

Sapientia, Populus, Audacia, Cultura, Exploratio

Questi cinque sono i valori principali di un astronauta:

Sapientia: l’esplorazione spaziale umana è una scelta di spe-ranza e di progresso.

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Per capire qualche cosa di gravità, ci sono voluti geniacci comeGalielo Galilei, Isaac Newton e Albert Einstein. Galileo scoprì che:

Newton scrisse l’equazionedella forza di gravitazione uni-varsale, cioè la forza con cui siattraggono tutti i corpi:

Nel 1971 l’atronauta DavidScott, capitano dell'Apollo 15, siprese la briga di realizzare l’e-sperimento immaginato daGalileo in diretta TV da unmondo senza aria: la Luna.Vuoi vederlo con i tuoi occhi?Vai sul sito http://nssdc.gsfc.nasa.gov/planetary/lunar/apollo_15_feather_drop.html

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A CASA NELLO SPAZIO

Al primo posto nella classifica delle cose che più attirano delmestiere di astronauta c’è naturalmente il poter galleggiare inassenza di peso. Un’esperienza fantastica, un nuovo modo di vive-re e di muoversi con regole completamente diverse da quelle a cuisi è abituati sulla Terra: soffitti che diventano pavimenti, paretisu cui camminare, capriole a non finire sospesi al centro di unastanza. Anche il più complesso equilibrismo diventa un gioco daragazzi a bordo della ISS. Tante nuove comodità insomma, maanche tanti nuovi inconvenienti in un ambiente che viene chiama-to “a gravità zero”.

Zero-g

Zero-g è un modo per dire “senza gravità”, ma come farebbe lastazione spaziale a girare intorno alla Terra senza la forza di gra-vità? Se non fosse attirata dal nostro pianeta, la ISS se ne andreb-be dritta sparata nello spazio, perdendosi in chissà quale angolodell’Universo.

Eppure, all’interno della stazione, gli astronauti fluttuano,proprio come se la gravità non esistesse. Come è possibile spiega-re questo mistero?

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IN ASSENZA DI ARIA, UNA PIUMA EUN MARTELLO CADREBBERO CON

LA STESSA VELOCITÀ EARRIVEREBBERO A TERRA INSIEME

IO SO PERCHÈ TUTTI I CORPICADONO ALLA STESSA VELOCITÀ!

CON LA MIA EQUAZIONE TI DIMOSTROCHE L’ACCELERAZIONE DI GRAVITÀ È

UGUALE SIA PER LA PIUMA CHEPER IL MARTELLO

VEDETE?MR. GALILEO

AVEVA RAGIONE!

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Isac Newton, ancora lui, aveva trovato la risposta:

È vero, ma per mettere in pratica le idee di Newton ci sonovoluti più di 2 secoli.

Il motivo è che la velocità con cui bisogna lanciare una pietraper farla entrare in un’orbita circolare intorno alla Terra è molto,molto alta: quasi 30.000 chilometri all’ora! Se la lanci più piano, la

pietra ricade sul-la terra, se invecela lanci più velocela sua orbita avràla forma di un’el-lisse.

Comunque aitempi di Newtonla velocità massi-ma che un uomopoteva raggiun-gere era quella diun cavallo lancia-to al galoppo!

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Galleggiando o cadendo?

Albert Einstein mette i puntini sulle “i”:

Gli astronauti “cadono intorno” alla Terra alla stessa velocitàe con la stessa accelerazione della stazione spaziale e quindi, ri-

spetto alla stazione, sono fermi.Percorrere un’orbita attorno alla

Terra non è altro che un modo unpo’ speciale di cadere, cioè lungouna traiettoria che non incontramai il suolo. E quindi si conti-nua a cadere.

Com’è possibile?Prendi una pietra: più

forte la lanci più veloce va e piùlontano arriva, questo lo sanno

tutti. Ma ti sei mai chiesto quanto“lontano” può andare una pietra?

24 25

UNA VOLTA SUPERATI GLIORIZZONTI TERRESTRI, LA PIE-

TRA PASSERÀ NELLOSPAZIO

CIOÈ ENTRERÀIN ORBITA!

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SE TUTTO CADE NELLOSTESSO MODO CIOÈ CON LA STESSA

ACCELERAZIONE, ALLORA OGNI COSA SEMBRAFERMA RISPETTO ALL’ALTRA… TUTTO GALLEGGIA.

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piedi a occhi chiusi? Nel tuo orecchio c’è un sistema molto delica-to che regola l’equilibrio in mancanza di riferimenti visivi: perfarlo sente la gravità attraverso il peso. Niente di più facile quin-di che non appena giunto nello spazio un astronauta soffra di ver-tigini, con tutti i disturbi connessi (vomito, mal di testa ecceteraeccetera). Si chiama “mal di spazio” e dura al massimo tre giorni:poi l’organismo reagisce e ci si comincia a divertire.

Anche per questo uno degli usi più promettenti della ISS èproprio quello di studiare come l’uomo si adatta a vivere in assen-za di peso. Un medico lassù sarebbe l’ideale, e infatti ClaudieHaigneré prima di diventare astronauta e volare sia a bordo dellaMir che sulla ISS faceva la neurologa a Parigi.

Una dottoressa nello spazio

– Quando hai deciso di farel’astronauta?

– A 12 anni ho visto gli uo-mini andare sulla Luna emi sono detta: “Wow! Eccoquello che fa per me!”

– Però poi sei diventata undottore…

– Un astronauta non è maisolo un astronauta, nellospazio ci si va con uno sco-po, con qualcosa di impor-tante da fare. Si deve ve-ramente sfruttare fino al-l’ultimo secondo un’occasione così speciale e infatti siamo tuttisempre molto indaffarati. Osservare come reagisce il corpoumano in assenza di peso per trovare nuove cure e nuove medi-cine era il mio compito principale.

– Hai scoperto qualcosa?

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Missili in giardino

Sembra strano, ma quello checonta di più per andare in orbitaattorno alla Terra non è raggiunge-re una certa altezza ma una deter-minata velocità, quella che i russichiamano “prima velocità cosmica”.

L’energia sviluppata da unrazzo non serve solo a sollevareuna capsula in verticale fino a por-tarla al di fuori dell’atmosfera ter-restre, serve soprattutto a accele-rarne il moto orizzontalmente.Altrimenti, se il lancio fosse solo inverticale, il missile finirebbe con ilricaderti sulla testa.

Volare, oh-oh!

La ISS e i suoi astronauti volano quindi felici e senza peso at-torno alla Terra completando un’orbita attorno al nostro pianetaogni ora e mezzo.

Felici? Be’, all’inizionon proprio… un essere u-mano è “costruito” per con-vivere con il suo peso ecosì quando viene improv-visamente a mancare glieffetti possono essere spia-cevoli. Per esempio, comefai te a non cadere quandoentri in una stanza buiaoppure quando stai in

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– L’esposizione alle radia-zioni è più alta del nor-male e poi calano ledifese immunitarie, cosìcapita spesso che ciprendiamo il raffreddo-re: un bel raffreddorespaziale!

La dietamediterranea

– Com’è la vita sulla ISS?nel senso dei gesti quotidiani come mangiare, dormire, lavarsi identi…

– L’alimentazione è importante. Un buon pasto fa bene al fisico eal morale. Nello spazio bisogna essere robusti anche psicologica-mente. I tubetti, le pillole e i succhi concentrati usati dai primiastronauti sono stati sostituiti da vassoi tipo quelli che danno inaereo. Ci sono un sacco di cose buone: formaggio, pomodori sec-chi, frutta. Abbiamo anche un piccolo forno in cui scaldare i cibi.

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– Ho dato il mio contributo ad alcuni studi, per esempio sul modoin cui crescono le ossa e i muscoli durante una lunga permanen-za nello spazio.

– È così diverso?– Sì, molto. Al punto

di diventare unpericolo per gli a-stronauti! È soloquando provi l’as-senza di peso cheti rendi conto diquanta “ginnasti-ca” fai sulla terraogni volta chemuovi un passo oprendi in manoqualcosa. Nello spazio invece basta una piccola spinta e voli finoa dove vuoi senza più muovere un muscolo.

– Io passerei il tempo a svolazzare qui e là!– Certo, l’ho fatto anch’io. Però mentre svolazzi qui e là le tue ossa

e i tuoi muscoli tendono a intorpidirsi e diventano più fragili,una malattia che sulla Terra colpisce molte persone quandoinvecchiano e che si chiama osteoporosi.

– Cioè vi ammalate anche voi?– Nulla di grave, non ti preoccupare, è una forma molto lieve e

quando torniamo passa.– Meno male!– Ma studiando quello che accade a noi astronauti speriamo di tro-

vare una cura per tutti.– Insomma fate un po’ da cavie…– Fa parte del nostro mestiere: è scritto nella Charta degli Astro-

nauti Europei anche se non proprio con le parole che hai usatotu.

– Altri malanni da segnalare, dottoressa?

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– Quali materassi? Non ci servono proprio… basta stendersi nel-l’apposita “cuccetta” sollevati 10 centimetri dal fondo: ti assicuroche è più comodo del miglior materasso terrestre!

– … e non si corre nemmeno il rischio di cadere dal letto.– In realtà dobbiamo legarci lo stesso perché la microgravità esi-

stente sulla ISS ci farebbe lentamente uscire dai nostri “letti” eci ritroverem-mo a fluttua-re beatamen-te addormen-tati nel belmezzo dellastazione, in-tralciando illavoro dei no-stri compa-gni!

µµ come Micro

– Scusa, ma non eravate in assen-za di peso? Che roba è questa“microgravità?

– Peso e gravità sono legate l’unocon l’altra ma non in manieracosì semplice come sei abituatosulla Terra. Per esempio tutti glioggetti che sono nella stazionehanno una massa e quindi siattirano tra loro, ma la massa èmolto, molto piccola: una “micro-gravità” ap pun to.

– Insomma, non si può stare tran-quilli nemmeno nello spazio!

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– Niente panini allora?– Assolutamente no, e per due buoni motivi. Primo: prova a man-

giare solo panini per un mese e vedrai che non ne potrai più.Secondo: niente briciole a bordo! Comincerebbero a fluttuareinfilandosi ovunque con ilrischio di danneggiare glistrumenti.

– Immagino che la stessaproi bizione valga per l’ac-qua: non si può giocare aspruzzarsi… peccato!

– Bere è facile: basta usareuna cannuccia. Lavarsi èun po’ più complicato: usia-mo delle schiume tipo quel-la “da barba”, che rimango-no sulla pelle e vengono viacon un asciugamano. È unpo’ scomodo ma funziona.

– Be’ , almeno niente doccia prima di andare a letto. A proposito diletti: sono comodi i materassi della ISS?

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LA GRAVITÀÈ IN TUTTE LE COSESENZA ECCEZIONE!

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LA MISSIONE A-TERRA!

L’Agenzia Spaziale Italiana, ASI per gli amici, è nata nel 1988e ha lavorato affinché l’Italia diventasse uno fra i primi paesi almondo per quanto riguarda le attività in campo spaziale.

Non molti ricordano che l’Italia è stata il 3° paese al mondo, eil 1° in Europa, a mandare in orbita un proprio satellite. È ancheal 3° posto per il contributo all’ESA, Agenzia Spaziale Europea.

L’Italia ha investito molto nelle attività spaziali, raggiungen-do ottimi risultati sia nella ricerca che nell’industria. L’ASI operaaffinché questo inve-stimento sia utilizzatoper un miglioramentodella qualità della vitadi tutti, contribuendoalla sicurezza e allamodernizzazione delpaese.

– Agenzia Spaziale.Siete tutti astronau-ti qua dentro?

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– Hai ragione: ci sono molti piccoli “disturbi” nello spazio.– Altri ancora? E di che tipo?– All’altitudine a cui si trova la ISS l’atmosfera, per quanto rare-

fatta, c’è ancora e ne frena leggermente il moto, così ogni tantobisogna fare delle mano-vre per ritornare sull’or-bita giusta. Poi c’è lapressione della radiazio-ne solare, le vibrazionidella struttura… insom-ma “micro”, ma disturbici sono!

Dillo alla Luna

– Cambiamo argomento: che cosa ne pensa tua figlia dei tuoi andi-rivieni nello spazio?

– La prima volta, nel 1996, lei aveva appena 3 anni e mi ha chiestosolo due cose: se sapevo aprire la porta della stazione spaziale e sec’era tutto il necessario per preparare da mangiare.

– Insomma, voleva sapere se eri in grado di tornare a casa sana esalva. E la seconda?

– Era più grande, aveva 9anni e ormai si eraquasi abituata ad avereuna mamma astronau-ta. Al ritorno mi hadomandato se c’eranogià state delle astronau-te sulla Luna, e quandogli ho detto di no mi harisposto decisa: “allorasarò io la prima donnasulla Luna”!

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ASI?

AGENZIA SPAZIALEITALIANA!

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tema affascinante, i giovani vogliono saperne di più e ci riempio-no di domande. Questo libro, ad esempio, l’abbiamo pensatoapposta per darvi delle risposte facendovi anche divertire un po’insieme a Paolo Nespoli e agli altri astronauti che vanno nellospazio per tutti noi.

Comunichescion

– Ci sono poi persone che si occupano di comunicazione ed eventicon l’obiettivo di far conoscere a tutti quello che facciamo nellospazio. Loro organizzano conferenze e convegni, curano le pub-blicazioni, il sito internet e realizzano attività di vario tipo.

– Cosa hanno studiato queste persone?– Ad esempio lettere, o scienze della comunicazione. – Insomma, entro all’Agenzia Spaziale Italiana e non trovo astro-

nauti. Almeno mi aspettavo scienziati, fisici, mate matici, inge-gneri…

– Certo che ci sono! Ma prima di parlarti del loro lavoro è bene chetu faccia conoscenza con quello che tutti insieme stiamocostruendo nello spazio.

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– Niente affatto. Io sono un giovane ricercatore, comunque qui cisono persone per tutti i gusti: anchelaureati in scienze politiche, in econo-mia, in giurisprudenza, in ...

– E che ci fanno in ASI?– Si occupano di contratti, ad esempio.– Non pensavo che per andare nello spa-

zio bisognasse firmare dei contratti…– Ci sono cose che non cambiano, che si

va da nello spazio o che si rimanga sullaTerra! Altri si occupano di formazione.

– Cioè?

Fammi spazio

– Dallo spazio noi osserviamo la Ter ra e rac co glia mo dati sul climae l’ambiente, siamo in gra do di misurare i cambiamenti del le co -ste, dei ma ri e dei fiumi. Tutte informazioni di grande importan-za per la Protezione Civile, ma anche per i Comuni o le Regioniche devono deciderepiani di sviluppo edi salvaguardia delloro territorio.

– Non ci avevo maipensato.

– Le attività spazialisono finanziate daigoverni, cioè dai cit-tadini che pagano letasse e quindi devono servire a tutti. Per questo noi formiamo lepersone insegnando loro come utilizzare questi dati.

– Credevo si trattasse solo di “formazione” per noi ragazzi. Tuttivogliono insegnarci sempre tutto.

– Facciamo molte cose anche per i ragazzi come te. Lo spazio è un

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Quando sarà completata, nel 2010, sarà grande come uncampo di calcio, avrà un’area abitabile delle dimensioni di 2 gran-di aerei e ci saranno 4 laboratori per svolgere esperimenti scienti-fici di fisica, chimica, biologia, medicina, fisiologia, scienze del-l’universo e della Terra.

Dal 2 novembre del 2000, la stazione è sempre stata abitata.Nessuno è mai rimasto lassù da solo, erano sempre almeno in 2 perfarsi un po’ di compagnia.

Per vivere nella ISS efar funzionare i laboratorioccorre molta energia cheviene prodotta utilizzandonumerosi pannelli solari.

Cibo e acqua vengonoimportati dalla Terra. Peradesso anche l’ossigeno,anche se è previsto per ilfuturo un sistema che loprodurrà in orbita.

Ciò che accade lassùviene deciso e programmato quaggiù: le cose da fare sono talmen-te tante… e anche molto diverse tra loro. Ne sanno qualcosa colo-ro che collaborano alla missione Esperia il cui nome in codice èSTS-120.

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La regina dei cieli

La Stazione Spaziale Internazionale è un vero capolavoro.Una delle più ambiziose opere tecnologiche mai costruite dall’uo-mo. Alla sua realizzazione partecipano 10 paesi europei (Belgio,Danimarca, Francia, Germania, Italia, Norvegia, Olanda, Spagna,Svezia e Svizzera) coordinati e rappresentati dall’ESA, il Ca na da,il Giappone, la Russia e gli Stati Uniti.

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PARLO CON LATERRA? UN CAFFÈE UN CORNETTOPER FAVORE!

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americani, a realizzare deimoduli per la stazione spa-ziale. Anche il “Nodo 3” ela “Cupola”, una bellastanza con finestre da ognilato, sono stati costruiti inItalia. Una volta portatinello spazio anche loro,una buona parte della ISSsarà “made in Italy”!

Volare o volere?

– Tutti gli astronauti inseguono un sogno. Tu hai un sogno?– Sai come hanno soprannominato il gruppo di lavoro che segue la

missione Esperia? The Dream Team!– Non era il nome di una squadra di basket?– Sì, ma questa è una “squadra di sognatori”. Anche chi resta a

terra, deve essere affiatato e saper sognare come chi vola nellospazio. Per ogni progetto nuovo che l’ASI segue, viene formatoun gruppo di lavoro nel quale collaborano molte persone.

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Armonie celesti

– Che vuol dire STS?– È il nome tecnico dello Shuttle: Space Trasportation System.– Perché 120?– È nientepopodimenoché la centoventesima missione dello Shuttle.– Ma sono tantissi-

me!– Sì, lo abbiamo dav-

vero conquistato lospazio! Comunquenon sempre gliShuttle sono anda-ti alla StazioneSpaziale. La mis-sione 120 è impor-tante perché portaun nuovo moduloper la ISS.

– Quale modulo?– Il “Nodo 2”, un pezzo che servirà ad attaccare alla stazione i la -

boratori che verranno dopo: il Columbus eu ropeo e il Kibo, giap-ponese.

– Nodo 2? Ma non po treste usare nomi più carini? Io mi sarei offe-so se mi avessero chiamato “figlio 2”.

– È probabile che il nodo non si offenda, comunque hai ragione,diciamo che Nodo 2 è il cognome, il nome è Harmony, Armoniain italiano.

Made in Italy

– Bello! Lo hanno costruito gli americani?– Nossignore, lo abbiamo costruito noi: l’industria spaziale italia-

na è tra le migliori al mon do. Sia mo stati i primi, dopo russi e

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Contratto-baratto

– Interessante. E a che servono gli accordi di cooperazione nellospazio?

– Le nazioni che partecipano alla Stazione Spaziale spendono unsacco di soldi per costruirla e perciò i loro governi, nel gennaio1998, hanno firmato un accordo che si chiama Inter-Governmen-tal Agreement; IGA, per gli amici.

– Che cos’è questo IGA?– Si tratta di mettersi d’accordo su come ognuno contribuisce arealizzare questo grande programma. Le agenzie spaziali posso-no ricorrere anche al... baratto! Come si faceva nei tempi anti-

chi: tu mi dai tre chili di mele e io ti do due metri di stoffa e unpaio di forbici. Così l’ASI ha fornito alla NASA tre moduli logi-stici in cambio della possibilità di utilizzare le risorse della ISSe di sei “passaggi” sullo Shuttle. Uno è stato utilizzato daUmberto Guidoni e un altro da Paolo Nespoli.

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– E cosa fanno queste persone?– Ognuno ha compiti diversi. C’è chi organizza gli incontri e le riu-nioni, tiene conto di quello che viene deciso e controlla che tuttoproceda per il verso giusto. Anche i viaggi di lavoro... possiamochiamarle le nostre “missioni terrestri”.

– E cosa fanno tutti gli altri?

Everybody is a Star!

– Mettiamola così: realizzare una missione spaziale è un po’ comegirare un film: gli astronauti sono gli attori, gli unici “visibili”,ma dietro di loro c’è chi scrive le battute, chi costruisce le scene,chi si occupa dei vestiti, chi gira le riprese, chi monta, chi diri-ge, chi…

– ... Ma gli astro-nauti sono gli uni-ci a diventare del-le star.

– Be’, non proprio,almeno non insenso “Hollywoo-diano”. Non è chestanno sempre inTV. Pensa cheuna volta ho fattouna riunione conun tipo che al-l’inizio credevo unrompiscatole qualsiasi, ma dopo un po’ mi sono reso conto cheinvece era uno dei più famosi astronauti europei!

– Un po’ come incontrare Brad Pitt e scambiarlo per il fotografo…– Be’, io Brad Pitt l’avrei riconosciuto subito! Comunque sono d’ac-cordo ci sono lavori molto importanti ma poco visibili, come adesempio occuparsi degli accordi di cooperazione.

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– Be’, per esempio tutto ciò che serve per fare degli esperimentiscientifici. A questi esperimenti gli astronauti dedicano la cosapiù preziosa che hanno,cioè un po’ del loro tempo.

– E perché sarebbe così pre-zioso il loro tempo?

– Perché gli astronauti chevivono permanentementenella ISS sono solo 3 etutti molto occupati. De-vono continuare ad assem-blare la stazione, poi fare ilavori di manutenzione equesto porta via quasitutto il loro tempo. Un po’,però, per contratto devonodedicarlo anche ai nostriesperimenti. Vedi a cosa servono gli accordi internazionali?

Tempo-astronauta

– Ci sono esperimenti anche a bordo della missione Esperia?– Sì, cinque, due dei quali sono colture cellulari.– Ehm… è qualcosa che ha a che fare con la telefonia mobile?– Santo cielo, no! Si tratta di microrganismi dei quali si vuole stu-diare la crescita e la riproduzione in assenza di peso. Sulla ISSsi può anche vedere come reagiscono ad una maggiore esposizio-ne ai raggi cosmici, che sulla Terra vengono in parte schermatidall’atmosfera. Sai che uno di questi esperimenti (si chiamaSPORE) è stato progettato e realizzato dagli studenti di duescuole superiori italiane?

– Davvero? E poi?– Il mio preferito è un esperimento su come si muovono le mani inassenza di peso. E in questo caso, come puoi immaginare, la col-

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Rinascimento italiano

– Cosa sono questi “moduli logi-stici”?

– Sono ambienti pressurizzati,cioè abitabili, che servono pertrasportare a bordo della ISSrifornimenti ed attrezzaturevarie. Ogni modulo logisticoviene portato in orbita nellastiva dello Shuttle, poi ag-ganciato alla stazione per leoperazioni di carico e scarico,

e al termine della missione ritorna a terra.– Non li avrete mica chiamati “modulo logistico 1”, “modulo logi-stico 2” e “modulo logistico 3”!

– No, stai tranquillo, i nomi sono italianissimi: Leonardo, Raf-faello e Donatello.

– Bellissimo, hanno il nome di tre grandi artisti del RinascimentoItaliano! Così si capisce che li abbiamo fatti noi! E cosa traspor-tano nello spazio Leonardo, Raffaello e Donatello?

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a morra cinese nellospazio!

– Non ti preoccupare, c’èdi più… L’esperimentoALTEA, che è già abordo della ISS, preve-de che l’astronauta in-dossi un casco partico-lare che lo rende prati-camente cieco mentreattorno a lui sono infunzione ogni sorta dimacchinari. Servono averificare l’esistenza di

una connessione tra i lampi luminosi che alcuni astronauti af-fermano di avere visto al buio e il passaggio di raggi cosmici,che, interagendo con il cervello, provocherebbero dei veri e pro-pri “flash”. Funziona anche sulla Terra: vuoi provare?

– Non ci penso nemmeno!Qualcosa di ancora piùstravagante?

Arcobaleniinterplanetari

– Forse nel futuro verràfatto un esperimento di-vertente: COLOR. Comedice il nome, si proponedi valutare quanto puòrallegrare in un ambien-te spaziale la visione diun’opera d’arte, magarimolto colorata.

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laborazione di un astronauta è fondamentale. Un guanto specia-le registra determinati movimenti delle sue mani, scelti tra quel-li che sulla Terra si fanno istintivamente e che invece in orbita, acausa dell’assenza di peso, il nostro cervello deve imparare a rifa-

re come se fossero movimenti nuovi, mai fatti prima. Speriamoche i risultati aiute-ranno ad individua-re delle terapie perchi, magari a causadi un incidente, haperso alcune funzio-ni motorie.

– Ti confesso che men-tre parlavi mi sonoimmaginato PaoloNespoli con deglienormi guanti men-tre cerca di giocare

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razione devono essere realizzati insieme agli altri Paesi e perquesto la collaborazione dell’ASI con l’ESA diventerà ogni gior-no più stretta.

Nello spazio c’è spazio

Ecco, hai visto quante persone e quante diverse professionali-tà ci sono dietro ogni missione spaziale? C’è spazio per tutti, si la-vora in un ambiente internazionale e la propria casa diventa ilmondo intero.

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– Dico, ma siete matti? Prima torturate gli astronauti con guanti ecaschi e poi vi preoccupate dei quadri da appendere alle paretidella ISS!

– Vedi, in un futuro non troppo lontano, l’uomo tornerà sulla Lunae poi sbarcherà anche su Marte. Sai quanto dura una missionesu Marte incluso andata e ritorno? Quasi tre anni, se va bene.Siamo sicuri che degli esseri umani riescano a sopportare pertanto tempo l’assenza di peso e gli spazi ristretti avendo comeunico panorama il nero delle profondità del cosmo e il grigio diuna navetta spaziale? Uno degli scopi principali della ISS è pro-prio studiare le lunghe permanenze nello spazio per preparare ilfuturo, cioè l’esplorazione umana del sistema solare.

– Ora che mi ci fai pensare, la mia camera è tappezzata di postercolorati e in effetti questo mi rende meno duro studiare…

– Già, vedessi la stanza mia! Comunque, per tornare sulla Terra,nel nostro gruppo c’è anche qualcuno che lavora all’AgenziaSpaziale Europea, i preziosi “ufficiali di collegamento”, perchénon si va nello spazio da soli. I progetti di volo abitato e di esplo-

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Soyuz e si torna a bordo di quella “vecchia” (si fa per dire…).Ma non ba-

sta: si è anchepensato a comerifornire la ISScon delle missioni“cargo”, in gradocioè di raggiunge-re la ISS senzauomini a bordo. Aquesta categoriaappartengono ilProgress russo el’ATV (sta per“Automated Transfer Vehicle”) europeo. Il primo ATV è stato bat-tezzato Jules Verne, in onore di uno degli scrittori di fantascienzapiù famosi del mondo.

Voulez-vous rendez-vous?

Non si parla solo inglesenello spazio. C’è un terminemolto usato nelle missioniverso la Stazione SpazialeInternazionale che racchiu-de tutto il fascino della lin-gua francese: il rendez-vous.La traduzione italiana è“appuntamento” e infatti de-scrive quella fase in cui lanavicella deve raggiungerela stazione spaziale per poiagganciarsi ad essa (e qui sitorna all’inglese: docking).

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ASTROPLANI E SPAZIONAVI

Lo Space Shuttle è stato definito come “la macchina più com-plicata mai costruita dall’uomo” (Leonardo da Vinci ne sarebbefiero!) ma non è l’unico modo in cui si può raggiungere la ISS.

La capsula russa Soyuz, oltre a compiere i voli di routine,serve anche come “scialuppa di salvataggio” per gli astronauti. Cen’è sempre una at-traccata alla stazio-ne spaziale prontaall’uso in caso dibisogno. E per esse-re sicuri che sia per-fettamente funzio-nante ogni sei mesiviene sostituita: siparte da Terra conuna nuova capsula

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In più, vistoche ci si muove suorbite quasi circo-lari, è un po’ comeguidare sempre incurva.

A complicareulteriormente lasituazione bisognatenere conto chenon basta dareuna semplice acce-lerata né, in caso

si sia esagerato, togliere il piede dall’acceleratore: nello spazio nonsi può frenare! O almeno non nel modo in cui siamo abituati a farlosulla Terra. È un gioco di pazienza e precisione, simile a quello chefanno le grandi navi per entrare in porto: una serie di accensionidei motori di bordo quando si raggiungono dei punti ben precisi del-l’orbita seguiti da un rapido controllo per correggere, se necessario,la traiettoria con la manovra successiva.

Tutto questo, nel caso della missione STS-120, ha lo scopo difar coincidere lentamente il portello di attracco dello Shuttle conquello dell’apposito modulo della ISS.E a dirigere le operazioni sarà ilcomandante, Pamela Melroy.

Dalla Terra allo Shuttle

– Qualcuno ha avuto da ridire sullatua decisione di diventare astronau-ta? Magari per una donna è più dif-ficile spiegarlo ai genitori…

– Veramente i miei genitori mi hanno

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Un rendez-vous sembra una cosa abbastanza facile, almeno agiudicare dai filmati dove tutto avviene al rallentatore e chemostrano volti sorridenti di astronauti che aprono i portelli e sistringono la mano.

Ma sono immagini ingannevoli: l’incidente più grave sulla Mirè avvenuto proprio durante le operazioni di rendez-vous con il cargoProgress. È bastato perdere per un attimo il controllo della situa-zione e invece di un incontro c’è stata una collisione. L’urto ha dan-neggiato i moduli pressurizzati e l’aria ha cominciato a fuggire nellospazio! La reazione degli astronauti è stata immediata e la sezionedanneggiata è stata isolata, ma ci si è presi un bello spavento!

Scuola guida spaziale

Il motivo per cui il rendez-vous è cosìcritico dipende dal fatto che è necessario faravvicinare il più dolcemente possibile ogget-ti che sulla Terra peserebbero parecchietonnellate e che inoltre sono lanciati nellospazio a migliaia di chilometri all’ora.

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NO. ESCE ARIA.

TAPPATE LE FALLE!ENTRA ACQUA?

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Il caposquadra

– Avere esperienza nel volo spaziale ed una buona attitudine aguidare un “team”, delle doti di “leadership” insomma.

– Il fatto di essere un donna rende le cose più facili o più difficili?– Ogni persona ha i suoi punti di forza e le sue debolezze: dipendedal carattere e basta. E poi lo spazio ci avvicina tutti perché con-dividiamo le stesse sfide: come mangiare, come dormire bene,

come andare al bagno, come cavarcela insomma. Siamo comeuna famiglia. Forse in questo mi aiuta l’essere donna: ho unabuona esperienza di lea-dership “familiare”!

– Cosa vuol dire in praticacomandare la missioneSTS-120 ?

– Sono responsabile di tut-to l’equipaggio, anchedurante il loro periododi preparazione: devosapere cosa combinano e

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sempre detto che potevo farequalunque cosa avessi volu-to. Quanto agli altri, sai unacosa? Io avevo molto chiarociò che volevo e di quello chedicevano non me n’è maiimportato nulla!

– Qual è stato allora l’ostacolopiù grande che hai incontrato?

Tieni duro

– Resistere alla tentazione dimollare tutto. A volte le cose mi sembravano talmente difficiliche non ero più sicura di potercela fare.

– Per esempio?– Per esempio il tempo. Ci vuole un sacco di tempo per vedere il tuosogno realizzarsi. Si diventa astronauti verso i 35 anni ma non siva subito nello spazio: c’è ancora molto da lavorare per completa-re la preparazione, e poi deve presentarsi l’occasione buona.

– Per diventare non solo astronauta, ma anche comandante delloShuttle cosa bisogna fare?

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Comunque bella

– Mi dici se c’è una partedella missione che prefe-risci?

– Che domanda difficile! Imomenti belli sono tal-mente tanti! La parten-za è esaltante un po’ pertutti; galleggiare senzapeso è semplicementestupefacente; guardarela Terra che ti scorresotto, ti riempie di me-raviglia per l’universo. Attraccare alla stazione spaziale è fanta-stico perché ti rendi conto di quanto sia grande; dargli un ulti-mo sguardo prima di andare via e vedere che è diversa da quan-do sei arrivata perché hai contribuito ad aggiungerne un pezzo,ti riempie di soddisfazione. Inutile dire che l’atterraggio, soprat-tutto per un pilota come me, è un momento molto speciale.

– Mi racconti la cosa più bella che ti è capitata nello spazio, e vistoche ci siamo anche la più brutta?

– Ci vorrebbetroppo tempo!Posso solo dirtiquello che lecose migliori equelle peggiorihanno in co-mune: dopo (ea volte anchedurante…) tici fai un saccodi risate!

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nello stesso tempo tenere i rapporti con la NASA in modo che lamissione vada nel modo migliore possibile. Ho anche delleresponsabilità operative: mi occupo dell’attracco dello Shuttlealla stazione spaziale e, al ritorno, lo piloto fino all’atterraggio.

– Quanto è diverso pilotare lo Shuttle rispetto a un aereo?– Dipende. Quando sei nello spazio puoi fare un sacco di cose stra-ne, tipo volare di traverso, mentre l’atterraggio è abbastanzasimile a una lunga e veloce “planata”.

– E i computer di bordo ti aiutano solamente oppure guidano loro?

Caro vecchio Newton

– Durante le fasi di lancio non si può fare molto, mentre per l’at-terraggio è l’opposto. In orbita chi guida è Isaac Newton, cioè lalegge della gravitazione!

– Fa lui anche l’attracco?

– Attraccare alla ISS è un misto di azioni umane e guida compu-terizzata: si inizia col computer e poi bisogna concludere“manualmente”.

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SEI CAPACE DI TENERELA ROTTA? certo: F = m a !

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Vista extra-terrestre

– Che è bellissima… con dei colori molto più intensi di quelli cheti aspettavi… e poi è difficile distinguere i segni della presenzaumana… solo natura allo stato puro…

– Come avviene il passaggioall’assenza di peso?

– All’improvviso: non appena imotori dello Shuttle si spen-gono.

– E lo stesso vale per il ritorno?– No, si riprende il proprio pesomolto gradualmente, ti sentisempre più schiacciata nelsedile e alla fine, visto chenon ci sei più abituata, tisembra di avere qualcuno acavalcioni sulle spalle!

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– Hai ragione, l’ho notato anche io. Dopo, sulle cose brutte si ridesempre! Ma durante...

Andata e ritorno

– Le cose brutte hanno sempre a che fare con il rimettere a postoqualcosa che non va: succede continuamente nello spazio…

– Quando torni dallo spazio, vorresti ripartire subito?– Sì! È strano: quando sei lassù, guardi la Terra e ti manca la tuafamiglia ma poi quando sei di nuovo con i piedi per terra vorre-sti tornare immediatamente nello spazio!

– Quindi ci vuole un po’ per sentirti di nuovo una “terrestre”…

– Assolutamente. Vivere senza peso è talmente rilassante e diver-tente… è fantastico poter lasciare qualcosa a galleggiare peraria attorno a te… Così quando torni tendi a dimenticare che ètornata anche la gravità e ti casca tutto e ogni tanto finisci perperdere l’equilibrio pure tu!

– Cosa hai pensato quando hai visto per la prima volta la Terradallo spazio?

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LA ISS… A PEZZI!

MODULI ABITATIFormano la struttura permanente della ISS in cui vivono gli astronautinome paese anno di lancioZvezda Russia 2000Destiny USA 2001Columbus Europa 2007Kibo Giappone 2008

NODIServono a connettere tra loro moduli diversi e a permettere l’attracco allaISSnome paese anno di lancioUnity USA 1998Harmony USA/Italia 2007Docking Cargo Russia 2010Nodo 3 USA/Italia 2010Cupola USA/Italia 2010

MODULI LOGISTICIPortano su e giù dalla ISS rifornimenti e attrezzature di ogni tipo.Vengono ospitati nella stiva dello Shuttle.modulo Shuttle mese di lancioLeonardo STS Discovery marzo 2001Raffaello STS Endeavour aprile 2001Leonardo STS Discovery agosto 2001Raffaello STS Endeavour dicembre 2001Leonardo STS Endeavour giugno 2002Raffaello STS Discovery luglio 2005Leonardo STS Discovery luglio 2006Leonardo STS Endeavour ottobre 2008Donatello STS Endeavour aprile 2009Donatello STS Endeavour novembre 2009

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– È veramente necessario l’uomo nello spazio? Non sarebbe più sem-plice e meno rischioso mandare degli apparecchi “robotizzati”?

– Io penso che bisognerebbe usare dei sistemi robotici per esplora-re un ambiente ostile e sconosciuto in modo da capire bene irischi a cui si va incontro. Quando si è raggiunto un buon livellodi confidenza, in genere robot e computer cominciano a mostraredei limiti: allora è il momento di mandare gli astronauti.

Il ragazzo potrebbe fare di più

– Ho visto un video della NASA in cui Steven Tyler, il cantantedegli Aerosmith, elenca i tre “comandamenti” che un ragazzo ouna ragazza come me devono seguire per partecipare alle impre-se spaziali: vai a scuola, studia sodo e continua a sognare!

– Ottimi consigli, che valgono in generale: se vuoi realizzare i tuoisogni devi diventare competente e preparato, qualunque cosa siaciò che stai sognan-do di fare.

– Hai un consiglio daaggiungere?

– Sì: non mollare mai!

Extra-terrestri oterrestri extra? Non èsolo un gioco di paro-le, gli astronauti sonoproprio dei terrestri “extra”, ma sono anche un po’ “extraterrestri”:molti di loro hanno raccontato che quando si vive lassù, con legiornate che durano appena un’ora e mezzo, galleggiando senzapeso e guardando da un oblò il nostro pianeta scorrere sotto, siprova uno strano senso di estraniazione, si comincia pian piano asentire di non appartenere più completamente alla Terra ma unpo’ anche allo spazio. Chissà che un giorno non decida anche tu didiventare un extra-terrestre!

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DOV’E’ LA ISS?Il sito dell’Agenzia Spaziale Europea:http://www.esa.int/seeiss, permette di ottenere una mappa delcielo con la traiettoria della ISS nei giorni in cui è visibile dallatua città.

COME SEGUIRE LA MISSIONE ESPERIA?

Sul sito dell’ASI: (in italiano)http://www.asi.it/

Sul sito della NASA:http://www.nasa.gov/mission_pages/shuttle/shuttlemissions/sts120/

Sul sito dell’ESA dedicato all’Italia (in italiano):http://www.esa.int/esaCP/Italy.html

Sul sito dell’ESA dedicato al volo umano:http://www.esa.int/esaHS/

Sul sito degli astronauti europei:http://www.esa.int/esaHS/astronauts.html

I SITI SPAZIALI PER RAGAZZICanale Web Aerospaziale ASI/CIRA (in italiano)http://www.spazioallescuole.it/

Esa kids (in italiano)http://www.esa.int/esaKIDSit/

Nasa for kidshttp://www.nasa.gov/audience/forkids/home/

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LA MISSIONE ESPERIA

Composizione dell’equipaggio:

*Daniel Tani darà il cambio a Clayton Anderson a bordo della ISS

LO SPAZIO NELLA RETE

Sapevi che si può osservare la ISS a occhio nudo? La luceriflessa dai suoi pannelli solari la fa somigliare a una stella lumi-nosa che si muove nel cielo. Ma devi sapere dove e quando guar-dare. Questa ed altre informazioni importanti, come ad esempiodove seguire “in diretta” la missione Esperia, le puoi trovare neiseguenti siti internet:

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Pamela A. Melroy Comandante USA

Gorge D. Zamka Pilota USA

Scott E. Parazynski Specialista USA

Douglas H. Wheelock Specialista USA

Stephanie D. Wilson Specialista USA

Paolo Nespoli Specialista I

Daniel M. Tani * Specialista USA

Clayton C. Anderson ISS USA

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INDICE

Ecco gli extra-terrestri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .5Breve storia delle avventure spazialiIntervista a Paolo Nespoli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .12

A casa nello Spazio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .22Vivere e lavorare lontani dal nostro pianetaIntervista a Claudie Haigneré . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .27

La missione a-Terra! . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .33L’Agenzia Spaziale Italiana e laStazione Spaziale Internazionale

Astroplani e Spazionavi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .48Viaggiare nello SpazioIntervista a Pamela Melroy . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .51

Tutti i moduli della Stazione Spaziale Internazionale . . . .59L’equippaggio della missione Esperia . . . . . . . . . . . . . . . . .60Lo spazio nella rete . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .60

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Ettore Perozzi è nato a Napoli e si è laureato in Fisica aRoma. Si occupa professionalmente di meccanica celeste e esplora-zione del sistema solare. Nell’ambito della divulgazione scientificaha partecipato all’organizzazione di mostre, conferenze ed eventirivolti al pubblico. Ha pubblicato nella collana “Ah, saperlo!” illibro per ragazzi:E. Perozzi. Il Cielo Sotto la Terra – In Viaggio nel Sistema Solare.Edizioni Lapis 2005.Ha pubblicato per adulti, in lingua inglese:A. Celletti, E. Perozzi. Celestial Mechanics – The Waltz of thePlanets. Springer Praxis 2007.

Anna Parisi è nata a Roma dove si è laureata in Fisica. Halavorato 10 anni nella ricerca e adesso si occupa di comunicazionedella scienza collaborando alle attività dell’Associazione CulturaleformaScienza. Per le edizioni Lapis ha ideato una collana di scien-za per ragazzi “Ah, saperlo!” che nel 2004 ha vinto il premioAndersen come miglior collana di divulgazione e che oggi è tradot-ta in 9 lingue. In questa collana ha pubblicato:A. Parisi. Numeri magici e stelle vaganti – i primi passi dellascienza. Edizioni Lapis 2001.A. Parisi. Ali, mele e cannocchiali – la rivoluzione scientifica.Edizioni Lapis 2002.A. Parisi, A. Tonello. Il filo conduttore – l’anticamera dell’atomo.Edizioni Lapis 2003.A. Parisi, L. Albanese. Dipende – Einstein e la teoria della relati-vità. Edizioni Lapis 2006.