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Periodico di informazione del Movimento Testimoni del Risorto N. 3 2013 Testimoni del Risorto E-mail: [email protected] www.testimonidelrisorto.it Volontari per il Mondo - Onlus Roma, Via Castelfidardo, 68 tel. 081 8711297 - fax 081 3944177 E-mail: [email protected] Alla ricerca del senso... ... e se provassimo Fede incarnata con i/dai Giovani con la fede? Fede e giovani oggi: è possibile? Testimoni del Risorto… «quasi dalla fine del mondo» Anabel Orellano e Leonel Moretti GMG: “Un bel regalo di Dio!” Sabino Palumbieri Luis Rosón Galache

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Periodico di informazione del Movimento Testimoni del Risorto N. 32013

Testimoni del RisortoE-mail: [email protected]

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Volontari per il Mondo - OnlusRoma, Via Castelfidardo, 68tel. 0818711297 - fax 0813944177E-mail: [email protected]

Alla ricerca del senso...

...e se provassimo

Fede incarnata con i/dai Giovani

con la fede?Fede e giovani oggi: è possibile?

Testimoni del Risorto… «quasi dalla fine del mondo»

Anabel Orellano e Leonel Moretti

GMG: “Un bel regalo di Dio!”

Sabino Palumbieri Luis Rosón Galache

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N. 3 •  2013

Periodico quadrimestrale. Registrazione Tribunale diRoma n. 579 del 28/12/2001

� Direttore responsabile:Massimo Tarantino - [email protected]

� Consiglio di redazione:Cesira Ambrosio, Agostino Aversa, Concetta Boccia,Paolo Cicchitto, Anna Massa, Silvana Mora, Raffae-le Nicastro, Sabino Palumbieri, Maurizio Parotto,Luis Rosón Galache, Dario Savasta

� Segreteria di redazione:Maurizio Parotto, Silvana Mora - [email protected]

� Hanno collaborato a questo numero: Cesira Ambrosio, Agostino Aversa, Paolo Cicchitto,Gaetano Formato, Anna Massa, Iolanda Merenda,Leonel Moretti, Raffaele Nicastro, Anabel Orellano,Sabino Palumbieri, Francesco Quarto, RuggieroQuarto, Luis Rosόn Galache, Anna Santomartino,Arturo Sartori

� Suggerimenti grafici:  Emiliano Magistri

� Segreteria amministrativa:Raffaele Nicastro - [email protected] Paolo Cicchitto - [email protected]

� Sede: 00185 Roma - Via Castelfidardo, 68

L’invio di articoli e fotografie include il consenso per l’eventuale pubblica-zione, pertanto, anche se non pubblicati, non saranno restituiti. Gli articolifirmati impegnano esclusivamente gli autori. Tutti i diritti riservati.

Tipolitografia: Istituto Salesiano Pio XI - [email protected]. 06.7827819 - 06.7848123Via Umbertide, 11 - 00181 Roma

Finito di stampare: novembre 2013

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SOMMARIO in questo numero:

In copertina: «Non si accende unalampada per metterla sotto il moggio»(Matteo 5, 14-15)

3 Finestra del Coordinatore:Perché la mia fede non sia tristeRaffaele Nicastro

4 Fede e giovani oggi: è possibile?Sabino Palumbieri, Fondatore del Movimento TR

6 Fede incarnata con i /dai GiovaniLuis Rosón Galache,Guida Spirituale del Movimento TR

8 La figura del padreArturo Sartori

10 L’ecumenismosecondo FrancescoAgostino Aversa

12 Persone e Comunità.Persone di ComunitàAnna Massa

13 Mal d’Africa? No, molto di piùPaolo CicchittoPresidente “Volontari per il mondo”

16 MOLDAVIAUn paese alla famealle porte dell’EuropaIolanda Merenda

17 La vecchia vitae la nuova vitaAnna Santomartino

18 Andate a dire…Cesira Ambrosio

20 “È la bellezza che salverà il mondo”Ruggiero Quarto

22 Fede giovaneFrancesco QuartoGaetano Formato

23 Campo Comunitario Giovani

24 Testimoni del Risorto…«quasi dalla fine del mondo»(a cura della Redazione)

25 GMG: “Un bel regalo di Dio”Anabel Orellano e Leonel Moretti

26 Un amico del TR è in cieloSabino Palumbieri

27 RubricheLa parola ai lettoriSfogliando qualche libro

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“Oggi il Cristo desidera venire qui perconfermarvi nella fede, ma sono ve-nuto anche io per essere confermatodall’entusiasmo della vostra fede! Voisapete che nella vita di un vescovo cisono tanti problemi che richiedono diessere risolti e, per questo, la fede di unvescovo può rattristarsi. Che brutto èun vescovo triste! Perché la mia fedenon sia triste sono venuto qui…”.Sono parole di Papa Francesco allaGMG 2013, dalle quali possono sca-turire due considerazioni:– la fede vera mette al centro della

nostra vita Dio e toglie noi, tra-sforma la nostra esistenza;

– la fede vera è contagiosa e si aprea tutti quelli che con noi formanola Chiesa. Chi crede non è mai so-lo: la fede tende a invitare altri allasua gioia. Nessuno oggi, soprat-tutto nessun giovane, può viverecome cristiano da solo, ma tendead integrarsi in un gruppo o inuna comunità, nella quale possacondividere la propria fede, con-frontare i propri dubbi e difficoltà,fare un cammino di maturazione.

Ci ricorda Don Chávez: “Il giovaneè sempre aperto alla fede perché è apertoal futuro, alla ricerca della propria iden-tità, alla vita e ai valori. Ma soventequest’apertura è offuscata da un eccessodi cose e di soddisfazioni immediate esuperficiali. Capita a molti giovani co-me alla “Samaritana” del vangelo diGiovanni: hanno bisogno che risvegli inloro quel desiderio profondo di salvezzae di felicità nascosto. Un impegno del-l’evangelizzatore e dell’educatore è diaprire le vie verso l’interiorità, aiutarei giovani a fare esperienze significative:esperienze di silenzio, di contemplazio-ne della natura, di comunicazione pro-fonda, di accoglienza gratuita dell’altro,di servizio generoso, ecc.”.

Tra le difficoltà dei giovani per vi-vere la fede, il Rettor Maggiore se-gnala:– uno stile di vita che addormenta

o acceca il desiderio profondo disenso, di Dio: la fretta, il rumore,la ricerca frenetica di esperienzenuove che rispondano ai bisogniimmediati, la poca capacità di in-teriorizzazione, ecc.

– ma, anche, da parte della Chiesae delle comunità cristiane, unaforma di esprimere e vivere la fede troppo lontana dalla formacon cui i giovani vedono e vivonola realtà: una certa rottura cultu-rale che fa sentire loro che la fedevissuta, celebrata e proclamatadalla Chiesa è una realtà estra-nea al loro universo mentale e affettivo.

I giovani in cammino di fede cerca-no gruppi e comunità con una chia-ra identità cristiana, nei quali si sen-tano stimolati e motivati a vivere eapprofondire la propria fede; ma,allo stesso tempo, gruppi e comuni-tà aperte, che assumano gli interro-gativi, che si mettano al loro livello,disponibili al dialogo e alla ricercacondivisa. È quello che sta avvenen-do nel confronto col nuovo Papa. Igiovani vedono che Papa Francescocerca di vivere una fede semplice,che comunica altri valori oggi piùavvertiti: la sobrietà, un’austerità divita, la gioia spontanea, la coerenzadi chi fa le cose che dice.Se noi cristiani adulti e, quindi, seanche noi tierrini non siamo in grado di creare e offrire ai giovaniquesto tipo di comunità, è come serinunciassimo al nostro compitoevangelizzatore e missionario, cosache per noi-Chiesa costituirebbe lapiù grande infedeltà a Dio.Con l’affetto di sempre

La finestra del Coordinatore 3Testimoni del Risorto

Perché la mia fedenon sia triste

Raffaele NicastroCoordinatore Generale

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Guardando al panorama dellamaggior parte dei giovanidel nostro tempo si è tentati

di dire che sono amorfi, “spom-pati”, senza senso, senza meta,senza energia. La situazione pla-netaria dell’economicismo schiac-cia le loro speranze, in quantonon offre lavoro e prospettive diorganizzare la loro vita e di rea-lizzare i loro sogni.Non c’è, dunque, più nulla datentare per creare un’uscita di si-curezza da questa situazione gri-gia e plumbea?Le diagnosi realistiche potrebberoorientare verso questo desolantetraguardo.E se provassimo con la fede?L’obiezione immediata potrebbeessere di questo tenore: ma la fe-de non risolve i problemi econo-mici, sociali… Sì, è vero, la fedenon è una ricetta per la soluzionedi questioni pragmatiche. Tutta-via essa è ispirazione per il cam-bio interiore di vita, per una con-segna a Chi ci ama infinitamentepiù di noi stessi.La fede cristiana ha come suo ter-mine di riferimento Gesù risortodalla morte, vincitore del male.Riproporre la fede nella sua au-tenticità è provocare una risco-perta.Cristo Risorto è splendore dellaluce del Padre, come afferma laScrittura. Come tale è la Bellezzasorgiva, è la Verità incarnata, è laGiustizia senza ombre, è la Co-munione d’amore profonda e as-solutamente unica.

Orbene urgono presenze di cre-denti di ogni ceto che aiutino igiovani a riscoprire in Gesù quel-lo che loro cercano su sentierimolte volte errati. I giovani di og-gi, paradossalmente, pur vivendotuffati in un mondo di materiali-smo, avvertono, magari a livelloinconscio, quella che Max Hor-kheimer – per quanto non creden-te – chiamava «la nostalgia del to-talmente altro». Al limite, anchechi usa sostanze stupefacenti, lofa perché a suo modo intendeuscire, con la droga, da un am-biente asfittico e godere paradisiartificiali.Chi vive la sfrenatezza del sesso,distorce l’amore autentico ma ri-vela un tentativo di amore. Chi siinnamora perdutamente di una

persona e l’assolutizza, pur ca-dendo in questa sorta di idolatria,si presenta come uno che cerca laBellezza. Chi lottando per la giu-stizia, scivola verso la partigiane-ria più iniqua si svela, in fondo,come un affamato della giustizia.Chi cercando la verità, si bloccasu una sua manifestazione adesempio scientifica, si fa presentecome uno che è avido della veritàassoluta.Ecco Gesù che è il giovane eterno– risorto dopo la morte nel fioredel trentatreesimo anno – è la ri-sposta a questi aneliti pur cana-lizzati in forme opposte.I giovani del nostro tempo hannobisogno di scoprire Gesù comeColui che dice di sì a tutto quelloche è autenticamente umano. Egliè l’uomo perfetto. E il Vaticano IIha sottolineato: «Chi segue Cri-sto, l’uomo perfetto, diventa luipure più uomo». Del resto Gesù,Figlio eterno di Dio si è incarnatoper salvare l’uomo e per insegna-re all’uomo come funziona l’uo-mo. E Lui col Padre e lo SpiritoSanto hanno creato il cuore uma-no – centro della nostra esistenza.E il Vangelo di Giovanni annota:«Cristo sa cosa c’è nel cuore del-l’uomo».I giovani oggi aspirano – senzasaperlo – ad altri ideali. E, comePapa Francesco sovente sottoli-nea, vanno incoraggiati a conqui-starli con le motivazioni profon-de offerte loro. Ovviamente sonomotivazioni che vanno presentateda credenti coerenti e perciò con-vincenti. Il giovane giudice Ro -sario Livatino, assassinato dallamafia, notava: «un giorno non ci

La fede incarnata nei giovani4 Testimoni del Risorto

I giovani tuffati in un mondo di materialismo, avvertono

«la nostalgia del totalmente altro»

Sabino PalumbieriFondatore Movimento TR

Le motivazioni vanno presentate da credenti coerenti e perciò convincenti

FEDE E GIOVANI OGGI:è possibile?

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li, perché basate su fondamentoroccioso.E qui, in questo accompagnamen-to del giovane, si comunica la fedecristiana. Che lungi dall’essereuna teoria, un teorema, una meraprobabilità è un evento storico, at-testato da gente semplice, concre-ta che è abituata ad accettare solodopo aver toccato direttamentel’uomo crocifisso sul Calvario eche si mostrava loro inequivoca-bilmente vivo, risorto dalla morte.Questi primi testimoni, giovani,per questa realtà attestata si gio-cheranno la vita e saranno perse-guitati, tribolati, martirizzati. Nes-suno dà la vita per niente. Tantomeno giovani concreti adusi a

maneggiare pesci o,come Matteo primadella chiamata di Cri-sto, a contare soldi.Il giovane d’oggi èsensibile a tutto que-sto anche se ha pre-giudizi contro l’isti-tuzione ecclesiasticae nei confronti dellacontro testimonianzadi tanti così detti cri-stiani, che frequenta-no il tempio ma poi

verrà chiesto se siamo stati cre-denti, ma se siamo stati credibili».La credibilità del credente è quel-la che veicola il messaggio cristia-no in modo efficace fecondatodallo Spirito del Risorto.Con la presentazione della fede inGesù ci si inoltra nella tematicaesistenziale del senso della vita.Oggi i giovani, storditi da millemessaggi contrastanti, pare nondiano risalto a questo ineluttabileinterrogativo, che è molteplice:donde radicalmente vengo, dovedefinitivamente sono orientato,per dove devo andare.E Gesù Risorto risponde con lasua espressione folgorante: «Iosono la via, Io sono la verità, Iosono la vita». Dunque si presentacome la strada checonduce alla meta,cioè la vita in pienez-za a cui il cuore diogni uomo, special-mente del giovane,anela. E identifican-dosi con la verità, as-sicura che le sue pa-role non sono sloganné ricette consolato-rie, ma sono affidabi-

nel quotidiano presentano unacondotta a volte peggiore di chinon si ritiene neppure cristiano.Dunque è possibile proporre lafede in Cristo al giovane d’oggi.È possibile dargli forza e speran-za. È possibile risuscitare nel suoprofondo quegli aneliti ad altiideali.Diceva sant’Agostino: «Christusiuvenescit», Cristo fa ringiovanireil cuore e la vita. L’approccio aLui può rendere i nostri giovani,che spesso sembrano spenti, uo-mini spinti cioè lanciati verso unfuturo più bello più giusto, piùumano.Questa società, malata di materia-lismo e di rassegnazione, può ri-cevere la forza proprio dai giova-ni, da questo futuro che avanza.Del resto il termine giovane deri-va da giovare. Una gioventù piùsana e motivata può giovare a unmondo tanto confortevole matanto sconfortato.C’è dunque in questo itinerariodel recupero della fede in Cristomorto e risorto una benefica rica-duta sulla storia.C’è ancora posto per la speranza,questo respiro della storia dasempre.

La fede incarnata nei giovani 5Testimoni del Risorto

L’approccio a Lui può rendere i nostri giovani, che spesso sembrano spenti, uomini spinti cioè lanciati verso un futuro più bello più giusto, più umano

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Occorre fare un salto, un salto di qualità, di affida-mento a Dio, al suo progetto di senso di pienezzadi vita e di salvezza: occorre il salto della fede.

...ci porta a scoprire Gesù nell’interiorità...

L’immagine presa dal Concilio è quella dell’amicoche parla familiarmente all’amico, come faceva Diocon Mosè sul monte Sinai (Es 33, 11), e come faràGesù con i suoi discepoli: “Non vi chiamo più servi, ma amici” (Gv 15, 14-15).Dio ci invita in certo modo ad andare presso di lui:“Venite e vedrete” (Gv 1, 39). La rivelazione di Diosi presenta come una ‘conversazione’ di Dio con gliuomini. È un dialogo.Aderire a Gesù va più in là di un’ammirazione oadesione di simpatia o di tipo intellettuale. Con ilsuo modo di parlare e di vivere, Gesù si comportanon soltanto come un vero uomo, ma anche come unuomo vero: uno che realizza al meglio la vocazionedell’essere umano. Gesù è la verità dell’uomo: rivelaa tutti e a ciascuno che cosa noi siamo e che cosadobbiamo essere.“Tutto è iniziato con un incontro. Alcune persone ven-nero a contatto con Gesù di Nazaret e restarono con lui.Da questo incontro e da ciò che era in gioco nella vita e nella morte di Gesù, la loro vita ricevette un nuovo significato” (E. Schillebeeckx, teologo).

Il salto della fede...

Il sorgere dell’idea di Dio e quindi della questionedi Dio ha luogo in quella zona intima di noi stessiche non padroneggiamo. Non possiamo padroneg-giare neanche Dio!L’atto di credere rientra in un’esperienza religiosadel tutto originale. Il credente lo interpreta comeun dono gratuito offerto da Dio, un dono che lo supera e di cui non è in grado di rendere comple-tamente conto, ma un dono che egli accetta con tutta la sua libertà.Il problema è quando i cristiani adulti con cui si in-contrano i giovani non hanno uno stile di vita di-verso, una forma di pensare diversa. Tanti giovanisentono in loro il desiderio profondo di uno stile di vita diverso, più ispirato al Vangelo, ma moltevolte si trovano di fronte al fatto che non hannopunti di riferimento. Dio non si fa trasparente nédeco dificabile.Molti giovani hanno un grande bisogno spirituale,ma il loro “analfabetismo spirituale” e la “sindro-me funzionale” di tanti cristiani producono in lorouna reazione di impotenza: “Non so chi pregare”...

FEDE INCARNATACON I/DAI GIOVANI

Fede incarnata nei giovani6 Testimoni del Risorto

Tanti giovani sentono in loro il desiderio profondo di uno stile di vita diverso, più ispiratoal Vangelo, ma molte volte si trovano di fronte al fatto che non hanno punti di riferimento

Luis Rosón GalacheGuida spirituale Movimento TR

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... accompagnando processi di maturazione e di Vangelo...

Appassionati del Vangelo, disposti a rendere testi-monianza a chi s’interessa di quanto siamo e fac-ciamo (“chi te lo fa fare?”). Non fanatici, ma entu-siasti. La pastorale con i giovani tiene conto di dueparole molto impegnative per fare realtà, per in -carnare e testimoniare il Vangelo.

Accompagnamento. È una nuovaforma di evangelizzazione, un’in-venzione di questi tempi segna-ti dalla crisi di tante cose, anche della pastorale. La chiave è toccare il cuore inte-riore della persona, per questo bi-

sogna “saper stare” quando arrivi il momento el’occasione. È necessario saper ascoltare e guarda-re, trovarsi e sperare.

Processi. Parla del cammino che segue la crescitaspirituale: inizia da competenze semplici che con-ducono ad altre più complesse, e non al contrario.Succede con la lettura, la matematica, la chimica...E anche nel lavoro pastorale con i giovani: non si impara a educare l’intelligenza spirituale senzaun progetto nel quale tutti sanno chi siamo, doveandiamo e con chi.

...nella gioia di testimoniare il Risorto

“La gloria di Dio è l’uomo vivente” (Sant’Ireneo diLione). Questa parola si realizza innanzitutto nellarisurrezione di Gesù. Dio ha voluto che Gesù fosse restituito alla vita,

a una vita piena, perché ogni uomo potesse vivere.La risurrezione di Gesù è quindila vittoria della vita sulla morte.Vittoria veramente eccezionale,vista la sconfitta universale. Larisurrezione di Gesù è la pro-messa della nostra. Il suo destino sarà il nostro. Larisurrezione di Gesù è la garan-zia in oro delle promesse che cisono state fatte.Tutto ormai ha mutato senso.Un avvenire nuovo si apre inuna speranza nuova. Ciò che ha annunciato Gesù, il Regno diDio per gli uomini, tutto questoormai è dato, per poco che noivogliamo riceverlo.

...per i cammini della comunità...

Seguire Gesù con gli altri in comunità, è la sfida.Ma non vedo possibile una comunità di fede con igiovani se prima non c’è una comunità emoziona-le. Mi sembra più facile misurare l’intelligenza spi-rituale di una comunità che quella di un individuo.E credo che l’intelligenza spirituale sia direttamen-te proporzionale alla sua intelligenza emozionale.Quest’ultima non è sufficiente da sola, masenza di essa non è possibile l’intelligenzaspirituale.Oggi sappiamo bene che si può imparare incomunità a generare fiducia, spontaneità, aparlare con autonomia,a parlare in positivo,a non avere paura del confronto, a essere as-sertivi e sicuri nella propria comunicazione. Una comunità dove non parlano, non lodano, noncriticano, non si esprimono iniziative... è una co-munità che ha una fede morta. Essere comunità è essere Chiesa, e sentirsi parte diun tutto, e avere tutti un obiettivo comune. Solouna Chiesa fraterna e non fratricida testimonia laPasqua del Signore in maniera credibile.

...che cura l’identità e la solidarietà...

Viviamo la nostra fede in mezzo a un pluralismoreligioso, assiologico e ideologico, nel quale esseregranello di senape, lievito nella massa, pizzico disale, lampada che illumina... per coloro che condi-vidono la nostra fede e anche per quelli che non la condividono. Ecco il paradosso!Non si tratta di “tollerare e sopportare” il plura -lismo, ma di potenziarlo come un segno del cat -tolicesimo. Rispettare il diverso non significa sciogliere la propriaiden tità, ma riaffermare in modoassertivo il proprio essere cristia-no. Senza un’identità chiara nonè possibile convivere. Ma noi nonfacciamo ai e con i giovani unaproposta di fede intimistica, “cur-vata” sull’ombelico personale. La nostra proposta è di lottare per un mondo più giusto, libero e fraterno. Ecco una solidarietà del domani che costruiamo fin da oggi nel quotidiano della nostravita e nell’intorno personale. Siamo pienamente consapevoliche l’impegno sociale della Chie-sa e ciò che i giovani considera-no più importante.

Fede incarnata nei giovani 7Testimoni del Risorto

Un avvenire nuovo si apre

in una speranza nuova

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sogno di paternità. Anche valuta-zioni di diverso tenore, pur met-tendo in rilievo come i nuovi pa-dri appaiono migliori dei prece-denti perché più affettuosi, dispo-nibili, competenti, denunziano co-munque che ciò sembra avvenutoper una sorta di altrettanto danno-so appiattimento sulla figura fem-minile, rilevando quindi un gran-de bisogno di acquisire in autore-volezza ciò che i padri hanno per-so in autoritarismo(2).Le ragioni di tale fenomeno ven-gono più comunemente indivi-duate nell’affrancamento dai lega-mi del sangue e nel conseguentevenir meno della trasmissione del-l’identità, della memoria storica,del sapere orale(3); nell’incapacitàdi definire una strategia formativae di rapporto che non sia modulata

dai miti dell’io (l’al-tro non esiste più),della novità (si pro-pongono continuenovità mentre ilnuovo è fonte di in-soddisfazione) e delsuccesso (ci si sentein obbligo di garan-tire ai figli il succes-so)(4); nel ritenereche essere padre si-

L’attuale venir meno della fi-gura paterna, ovvero il suoeclissarsi, è rilevato da più

parti, anche da posizioni del tuttodiverse(1), come diverse ma tuttemolto gravi sono le conseguenzeindividuate, che vanno dalla per-dita d’identità e dalla nevrosi dif-fusa in quanto vengono a mancarei punti di riferimento e la dialetti-ca tra le generazioni (trasformatain una lotta per il potere tra vecchie giovani) all’insediamento dellacultura del branco (inteso comesoggetto anonimo e indifferenzia-to sorretto solo da motivazioniemozionali quali l’individuazionedi un branco nemico, la pratica an-che esteriore di segnali distintivi,la volontà di potenzadel gruppo, la sceltadi un capo cui dele-gare tutti i poteri didecisione), alla per-dita della trascen-denza e della memo-ria, al trasformarsidella società in unafolla enorme di per-sone sole e spaventa-te con un grande bi-

La figura del padreLa figura del padre

gnifichi mostrare costantementeun eroismo, mettere il proprio cor-po davanti a quello dei figli perproteggerli perché essi sono piùuguali degli altri figli e non solodevono essere bravi, ma anche piùbravi degli altri(5); nell’intendere lapaternità come un diritto assoluto,trasformandola così in una lottaestrema per ottenere ciò che si pen-sa sia dovuto (D. e M.A. Alibani).Queste valutazioni, veritiere ed in-negabili, vanno a mio avviso inte-grate dall’apporto antropologico esociale che può esserci suggeritodalla nostra esperienza di fede edall’approfondimento di figure,quali quella di S. Giuseppe, final-mente affrancate da una edulcora-ta iconografia e viste anzitutto nelloro spessore umano. Possiamocosì ricavare che la paternità nondipende esclusivamente dallacon sanguineità con il figlio − tal-volta vuota di contenuti −, ma dal-l’amore con il quale si accetta dimettersi a disposizione di unanuova vita che va alimentata, ac-cudita e protetta, ricercandonel’unione in un medesimo spirito,nei medesimi pensieri, nei mede-simi punti di vista ed ispirazioni:se Gesù chiama Dio “Abbà” comeespressione di profonda intimità è

La fede e i giovani8 Testimoni del Risorto

La paternità non dipende esclusivamentedalla consanguineità con il figlio, ma dall’amore con il quale si accetta di mettersi a disposizione di una nuova vitache va alimentata, accudita e protetta

Arturo SartoriCenacolo di Lecce

Se Gesù chiama Dio “Abbà” come espressione di profonda intimità è anche perché visse questo tipodi intimità con suo padre Giuseppe

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anche perché visse questo tipo diintimità con suo padre Giuseppe.L’irrepetibile e inedito disegnoprovvidenziale su ogni figlio ri-chiede al padre un intervento edu-cativo sempre differenziato, nellaconsapevolezza dell’originalitàche ogni figlio, col progredire de-gli anni, manifesterà con le pro-prie decisioni e i propri atteggia-menti, senza cercare di proiettaresu di lui un riflesso della propriapersonalità (probabilmente spessoGiuseppe non avrà capito le paro-le o le opere del figlio!).Quante volte invece il padre − an-che in perfetta buona fede − tendea modellare l’animo del figlio se-condo progetti magari pure splen-didi, però caparbiamente struttu-rati sulle proprie vedute anzichéin funzione dell’autentica crescitaumana del figlio, dimenticandoche l’autorevolezza cui è chiama-to consiste fondamentalmente nelpermettere all’altro di essere “au-tore” e “attore” della propria esi-stenza, nel riuscire a trasmettereuna forza di maturazione capacedi far “crescere” nella libertà e nel-la ricerca di senso! Lo sforzo di Giuseppe (“il giusto”)di dare il valore esatto alle perso-ne e alle cose, il superare se stes-so per accettare ilfiglio, il non misu-rare la vita del fi-glio sulle proprieesigenze, ma met-tere la propria vitaal servizio del fi-glio con dedizio-ne, con cura, anchecon il cuore in tu-multo ma semprecon docilità e tene-rezza, il suo affi-darsi all’eloquenzadei gesti più che aquella delle parolesegnano indelebil-mente la vita del fi-glio, preparandoloalla vita e contri-

buendo a dargli forza. In questocontesto un figlio si sente accol-to amato anche quando il padreesprime una dissonanza criticaverso comportamenti che non

condivide; quel che con-ta è che questo dissensonon sia mai demolitoredell’identità che fatico-samente egli cerca di co-struirsi: il padre può an-che non condividere al-cune scelte, ma senza ri-tenerle pregiudizialmen-te sbagliate (pensiamo al significativo episodionarrato in Luca 2,41-52!).Credo infine che il pa-dre, finalmente liberato-si dalla costrizione di un ruolo di “durezza”edi spinta all’ambizione,non debba trascurare diimpegnarsi in un’educa-zione ai sentimenti, sino-

ra delegata prevalentemente allafigura materna. Più della culturadell’ambizione che spinge a salire,a liberarsi da legami e lacci, dannofelicità i sentimenti, le relazionicon gli altri che trattengono, cherichiamano indietro: è significati-vo e importante da padre contri-buire a formare nel figlio una per-sonalità che si lascia limitare daquelli che ama, perché vivere perqualcuno significa anche lasciarsilimitare! Ma, pur costituendo un limite, en-trare nel cuore dell’altro in unascolto paziente significa avere lacapacità di nascere sempre a unmondo nuovo, significa allargarsiad altri orizzonti.

La fede e i giovani 9Testimoni del Risorto

(1) (Scalfari, Corriere della sera 24.03.13;mons. Paglia, Corriere della sera 20.04.13).(2) (Vegetti Finzi, Corriere della sera 6.05.13).(3) (Scalfari, ibidem).(4) (De Rita, Corriere della sera 6.05.13).(5) (Piccolo, Corriere della sera 23.04.13).

Credo infine che il padre, finalmente liberatosi dalla costrizione di un ruolo di “durezza” e di spinta all’ambizione,non debba trascurare di impegnarsi in un’educazione ai sentimenti

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orge Mario Bergoglio, Papa Francesco, il Papa ve-nuto dalla fine del mondo, ha il dono dell’empatia, lacapacità di comprendere appieno lo stato d’animo

altrui, sia che si tratti di gioia, che di dolore. Il suo Bergoglio-style è all’insegna della semplicità: si è pre-sentato, iniziando il suo pontificato, come “vescovo diRoma”, ricordando così Ignazio di Antiochia nella sualettera al romani (inizio II sec.). È da sottolineare che prima dello scisma del 1054, lachiesa era amministrata da cinque patriarcati: Roma,Costantinopoli, Alessandria, Gerusalemme, Antiochiae il primato toccava a Roma. Il nome Francesco e il titolodi Vescovo di Roma, scelte condivisibili ecumenica-mente, ha messo chiaramente d’accordo cattolici, or-todossi e protestanti. Così che, dopo 959 anni, dalloscisma del 1054 fra cattolici e ortodossi, Bartolomeo I,da oltre 20 anni 1991 patriarca ecumenico di Costanti-nopoli, il 19 marzo 2013, è intervenuto, personalmente,alla messa di insediamento del nuovo Pontefice. Per

Ecumenismo10 Testimoni del Risorto

secondo FRANCESCO

L’incontro con il Patriarca ortodosso di Alessandria Tawadros II.“Esiste un ecumenismo della sofferenza”

«non dobbiamo avere paura dell’incontro e del vero dialogo»Agostino AversaCenacolo di Sorrento, già Coordinatore Generale del TR

J

L’ECUMENISMO

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la prima volta i due fratelli Pietro e Andrea si sonoabbracciati e Bartolomeo I ha dichiarato che la ri-cerca dell’unità tra cristiani è un’urgenza: “it is nota luxury, but an imperative”. Il teologo valdese Ful-vio Ferrario, professore ordinario di teologia siste-matica alla Facoltà valdese, coordinatore della com-missione Ecumenica delle chiese battiste, metodistee valdesi, afferma che indubbiamente il saluto cheFrancesco ha rivolto alla città di Roma e al mondoha suscitato viva simpatia in tutti, indistintamente.Prima del concilio vigeva nei cattolici la concezionedell’ecumenismo di ritorno: la Chiesa cattolica era lavera Chiesa di Cristo, per cui l’unità era possibilesolo come ritorno degli “altri” cristiani in essa (PioXI, Enciclica Mortalium animos, 1928). Ma con il Va-ticano II, punto di riferimento è l’unica Chiesa diCristo. E in questo senso, Bergoglio, già da cardi-nale mostrava idee originali, favorendo senza ri-serve gli anglicani dell’Argentina passati in tanti,dal 2009, alla chiesa cattolica. In un colloquio conil Papa, Greg Venables, vescovo anglicano dell’Ar-gentina, ebbe a dire che Bergoglio pensa sì all’unitàecumenica, ma senza pretendere che si lasci la “ca-sa”, in cui si è cresciuti. Lo stesso Papa, incontrandoTawadros II, papa di Alessandria e patriarca dellaSede di San Marco, capo della Chiesa ortodossacopta d’Egitto, ha espresso soddisfazione per la co-stituzione del Consiglio nazionale delle Chiese cri-stiane: il Consiglio «rappresenta un segno importantedella volontà di tutti i credenti in Cristo di sviluppare,nella vita quotidiana, relazioni sempre più fraterne e diporsi a servizio dell’intera società egiziana, di cui sonoparte integrante». Ed ha aggiunto: esiste un «ecumenismo della sofferen-za», perché «la condivisione delle sofferenze quotidianepuò divenire strumento efficace di unità» tra i cristianie, in certo modo, «anche nel quadro più ampio dellasocietà e dei rapporti tra cristiani e non cristiani: dallacomune sofferenza, possono infatti germogliare, conl’aiuto di Dio, perdono e riconciliazione». Questa visita ha rafforzato i legami di amicizia e difratellanza tra la Sede di Pietro e la Sede di Marco,erede di un inestimabile stuolo di egiziani martiri,teologi, santi monaci e fedeli discepoli di Cristo. Ilcardinale Kurt Koch (successore di Walter Kasper)presidente del Pontificio Consiglio per la Promo-zione dell’Unità dei Cristiani (1960), in vista delprossimo anno di Lutero (2017) spiega che papaFrancesco desidera proseguire il percorso ecume-nico intrapreso dal papa emerito Benedetto XVIcon il discorso ad Erfurt: «Lutero era una persona checercava Dio, quel Dio che si è manifestato in Gesù Cri-sto». Grande passo dell’Ecumenismo è il possibilepellegrinaggio in Terra Santa del Papa con il PatriarcaBartolomeo I. Papa Francesco è vicino anche agli

atei: «Dobbiamo essere vicini agli uomini e alle donneche pur non riconoscendosi in nessuna tradizione reli-giosa, sono in cerca della verità, della bontà e della bel-lezza che è verità, bontà e bellezza di Dio.»Insomma Francesco vuole essere un Pastore secon-do il cuore di Cristo. Sarà un rinnovatore a vastocampo. Ci si aspetta, con la collaborazione dei dueConsigli Pontifici, concreta applicazione dei Decretidel Vaticano II sull’Ecumenismo (1964) e sulle Reli-gioni non Cristiane (1965). Farà tanto, perché comeegli dice: «non dobbiamo avere paura dell’incontroe del vero dialogo».

Ecumenismo 11Testimoni del Risorto

Sopra. Il Papa riceve gli ortodossi del Patriarcato ecumenico:“non dobbiamo avere paura del dialogo”Sotto. Incontro con il rabbino capo di Roma, dott. Riccardo Di Segni

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opo l’incontro “zero” delloscorso 26 maggio, domeni-ca 20 ottobre si è svolto,

presso “Centro la Pace” di Be -nevento, il primo incontro resi-denziale della nostra Scuola diAnimazione.Ci siamo ritrovati qui per riflet-tere, grazie all’aiuto della nostraguida spirituale, don Luis Róson,e della nostra sorella di cammi-no, la dottoressa Annamaria Me-rola, sulla meravigliosa scopertadell’incontro con l’altro.“L’altro, prima di apparire davantia me come un tu, e prima di forzar-mi ad essere me stesso, mi unisce asé e mi obbliga a essere noi” (donLuis). Un noi che ci chiama al-l’autenticità e alla com-possibili-tà di essere, nonché alla volontàdi ricercare, costantemente, ilgiusto canale comunicativo perentrare in relazione e permetterel’incontro.

La comunicazione efficace, basi-lare in ogni rapporto, è più chemai necessaria nei nostri cena-coli in cui l’incontro con l’altrodeve essere sempre più l’incon-tro con il “mondo” dell’altro.Compito dell’animatore è, dun-

convinzione che tu sei mio fratelloin Cristo Risorto, tu esisti, io ti ve-do, tu hai valore, tu sei importantespeciale unico, tu contribuisci inmodo importante, tu sei il benvenu-to, tu appartieni” (Annamaria).È proprio sul senso di apparte-nenza, e prima ancora sulla ri-scoperta della nostra vocazionenel TR, che si fonda la nostraScuola di Animazione la qualenon esaurisce il suo obiettivo diformazione negli incontri resi-denziali, ma che ci chiama a ri-spondere responsabilmente allesollecitazioni che ci verrannoproposte, mensilmente, nei dueanni di cammino.L’incontro del 20, contraddistin-to dalla nostra capacità di creareclima di famiglia e di fermarci aformarci, è solo l’inizio: ad maio-ra semper a tutti noi, a quanti so-no interessati alla proposta for-mativa, al nostro Movimento,comunità di persone in movi-mento nella dinamica e nell’im-pegno pasquale.

Formazione12 Testimoni del Risorto

Al via l’esperienza della Scuola di Animazione del TR

Anna MassaReferente Ambito Formazione

D

que, quello di facilitare questoprocesso per creare vere comu-nità di credenti.L’animatore-facilitatore dovràprivilegiare il noi autentico e co-munitario per assicurare la “va-lorizzazione dell’altro, fondata sulla

Persone e Comunità.

Persone di Comunità.

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ono sull’aereo che mi porta verso casa epenso ai giorni appena vissuti in Camerun.Mi torna alla mente un amico che, poco pri-

ma che lasciassi l’Italia, mi ha chiesto se soffroil mal d’Africa. Non ho saputo rispondere, magli ho detto, con convinzione, che il giorno incui non potrò più andarci sarà per me un mo-mento di grande tristezza. Sono quattordici anni che vado in Camerun du-rante le ferie estive e lì, ormai, mi sento a casa.Quando arrivo mi è tutto familiare e incontrotantissime persone ame care. Ogni anno,però, volti nuovi, esi-genze nuove, sfidenuove e quante emo-zioni ogni giorno! Quasi non faccio piùcaso ai disagi che bi-sogna continuamen-te affrontare, sono ilmio abituale mododi vivere quando va-do in Africa.Quest’anno è statoun viaggio ricco, pie-

S

MALD’AFRICA?MALD’AFRICA?

no di esperienze coinvolgenti, di idee promet-tenti, di progetti interessanti, che mi fanno tor-nare a casa pienamente soddisfatto.Ero a Bertoua e dovevo andare a Nguelemen-douka, 130 chilometri in terra battuta, quattroore di fuoristrada. Era piovuto tutta la notte, co-sì ho chiamato suor Immacolata per dirle di nonvenire a prendermi, perché la strada in quellecondizioni era insidiosa, ma non sono riuscito afermarla, così quel giorno, lei e suor Nazariushaper me hanno viaggiato otto ore.

Lungo la strada cisiamo fermati a salu-tare Padre Stanislaw,un sacerdote a cuivoglio molto bene: èuna persona sempli-ce e buona, sempreal lavoro, di quel la-voro in cui bisognasporcarsi. Quando mi ha visto,mi ha accolto congrande gioia, poi miha mostrato la manodestra: mancava al-

Camerun 13Volontariper il mondo

Ogni anno volti nuovi, esigenze nuove, sfide nuove, nuovi progetti: si lavora duramente insieme e c’è spazio per la gioia

Paolo CicchittoPresidente “Volontari per il mondo”

In viaggio verso Nguelemendouka

No, molto di piùNo, molto di più

S

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l’appello il mignolo, tranciato di netto dal discodi una smerigliatrice, un mese prima, mentre la-vorava. Mi ha chiesto un aiuto per poter offrireai suoi ragazzi un pasto prima di andare a scuo-

la. Hanno bisogno di mangiare, mi ha detto, al-trimenti il cervello non ce la fa! Pochi giorni pri-ma avevo ricevuto dei soldi da un’amica delmio paese: pensaci tu, mi aveva detto, e a quellarichiesta mi è sembrato chiaro che la busta an-dava a lui, ovvero ai “suoi ragazzi”.Siamo finalmente arrivati a Nguelemendouka,lì dove monsignor Jan Ozga aveva organizzatoun incontro diocesano: tutti i religiosi della suadiocesi riuniti per una settimana. Quanta man-na, ho pensato! Averli tutti riuniti e non dovereandare nei vari villaggi per poterli incontrare!Sono state giornate piene, durante le quali hoavuto vari incontri personali e abbiamo potutoprogrammare tanti nuovi progetti, c’è stata an-che una conferenza tenuta da M.me Nguet-chuissi Clarisse del Ministero de la Jeunesse et del’Education Civique, che ci ha parlato dei disagidei giovani del Dipartimento di Haut-Nyongdella Regione dell’Est del Camerun: lavoro, dro-ga, alcool, violenza e tanto altro, così come inogni altra parte del mondo, anche se con sfac-cettature diverse.Tornato a Bertoua, ho potuto incontrare monsi-gnor Joseph Atanga per parlare dei vecchi pro-getti, in particolare dei progressi della ScuolaTecnica di Garoua Boulai, del rilancio dei labo-ratori nelle prigioni di Bertoua, dell’ampliamen-to della scuola primaria Saint Jean Bosco, delleesigenze della scuola per sordomuti diretta daEwa, della necessità di pannelli solari per il forte bisogno di energia in quella zona. Nella sosta a Ndoumbi ho appreso dalle suoreche la cara Marie era stata abbandonata dai duefigli che vogliono «vivere la loro vita», hannodetto. Marie è divenuta cieca a causa della fila-ria (un parassita) ed era stata abbandonata dalsuo uomo, ma lei si sentiva forte perché avevacon sé i suoi due figli! Ora, però, è tutto diverso.Lei vive sola con la vecchia nonna, Therese, uni-co suo sostegno, che si dà forza ma di tanto intanto fa trasparire dal volto la preoccupazioneper la nipote rimasta sola. Grazie a Dio, suorFausta l’aiuta con i contributi di due nostre be-nefattrici. Un’altra esperienza molto forte l’ho vissuta aGaroua Boulai, dove abbiamo celebrato l’anni-

14 Volontariper il mondoCamerun

P. Stanislaw con i ragazzi del villaggio

I sordomuti imparano l’Angelus nella loro lingua

Mons. Ozga con i religiosi della sua diocesi

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versario della morte di suor Lidia, decedutal’anno scorso per un incidente automobilistico.In Camerun c’è l’abitudine di seppellire i propricari vicino alle capanne, così, nel rispetto delletradizioni locali, suor Lidia è stata sepolta da-vanti alla casa delle suore: una croce, tanti fiorie tantissimo affetto da parte di tutti. Abbiamorecitato il rosario in francese e in baya, la lingualocale e, dopo la santa messa, ci siamo riuniti ac-canto alla tomba. Alcune preghiere e dei canti,poi i giovani sotto la pioggia si sono scatenati inun girotondo gioioso intorno alla sua tomba. Ledicevano così il loro affetto per aver dedicatol’intera vita a loro, trasmettendo a tutti la pacedi Dio con la sua serenità e la sua gioia.A Bertoua l’incontro con alcune componentidella COSARO (Confraternita del Santo Rosa-rio) è stato prezioso. Sono persone di grande fe-de e di forte impegno, che sanno mettersi dav-vero in gioco. L’anno scorso, per comprare i re-gali di Natale ai bimbi più poveri, hanno lavo-rato un campo messo a loro disposizione e ilraccolto è stato abbondante. “Che forza, quantagrazia!”, pensavo mentre le ascoltavo. Insiemeabbiamo valutato una possibile collaborazioneper aiutare i prigionieri e i bambini in difficoltà.Sentivo tra loro e il nostro movimento una gran-de affinità e sintonia. Dopo giornate molto intense, mi sono avviatoverso Yaoundé per il volo di ritorno e lungo lastrada ho fatto l’ultima sosta a Doumé per in-contrare di nuovo monsignor Ozga per gli ulti-mi accordi per il progetto “Un panino per tutti”,un progetto che sa di buono, come il pane, mache va molto oltre il semplice produrre un po’di pane. La prossima volta spero di potervi par-lare con molti dettagli di questo progetto.

Ormai tutti dormono sull’aereo, ma io provouna strana euforia e penso alle persone care chepotrò riabbracciare domani, al lavoro che miaspetta, alla crisi che sta vivendo l’Italia e misento fortunato per la possibilità che il Signoreci ha dato di poter dedicare parte della nostravita ai nostri fratelli africani.Tornato a casa, so che non proverò nostalgia delCamerun, perché i continui contatti telefonici, il

frequente scambio di e-mail, le ore davanti alcomputer, durante i weekend, per formulare inuovi progetti, tutto avrà il sapore dell’Africa!Mal d’Africa? No, credo molto di più.

Camerun 15Volontariper il mondo

P. Aloys e le donne di COSARO mi conducono ai campi

Intorno a suor Lidia

Maria con la nonna Therese

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MOLDAVIAUn paese alla fame alle porte dell’Europa

reni e gioiosi nel loro cammino difede.Come abbiamo già detto altre vol-te il “Progetto Moldavia” nascedall’esigenza di proiettare fuoridal cenacolo fratelli e sorelle perun’opera di evangelizzazione e dipromozione umana. Nel nostropiccolo, la grande sfida è riportarela speranza e il sorriso in un paesedove mezzo secolo di comunismoha fiaccato la fibra di un popolo,nonostante tutto molto tenace.Il nostro impegno riguarda sia fra-telli cristiani cattolici sia verso gliortodossi. Una settimana di evan-gelizzazione è stata fatta da DonMatteo, nostra guida spirituale,assieme a Salvatore Martinez, pre-sidente del Movimento Cattolicodel Rinnovamento nello Spirito. So-no state visitate le parrocchie delladiocesi e fatte conferenze sia ai sa-cerdoti locali sia ai fedeli. Meravi-gliosi sono stati gli incontri con ipoveri che frequentano giornal-mente le mense parrocchiali.A luglio scorso Don Matteo è ritor-nato in Moldavia per visitare i vil-laggi degli ortodossi che vengonoaiutati dal nostro cenacolo. Si è re-cato sia a Tirnova, nel Nord dellaMoldavia, che nei villaggi di Baiuse Baurci (zona Centro-sud e Sud).Grazie alla generosità di tante per-sone, si è potuto intervenire per ri-spondere ad alcune richieste. Perun asilo, anzitutto, che è stato do-tato di banchi nuovi, sedie, tavoli-ni, ma anche letti, materassi e ar-

madi, materiale didattico, giochiper i bambini. Inesprimibile la gio-ia delle maestre! La richiesta –esaudita – di un parroco è stataanche per una motozappa. In unaltro asilo si è provveduto a pro-curare il materiale per rifare le fi-nestre e le porte. Per un altro è sta-ta realizzata una conduttura di gased in una scuola media è stata rin-novata la palestra. Come vedete,tanti interventi, piccoli forse, mache hanno portato giovamento atante persone. Particolare gioia ciha poi procurato poter aiutare lefamiglie povere con pacchi di ge-neri alimentari e indumenti e so-prattutto regali ai bambini per lafesta del Natale e della Pasqua ortodossa: giocattoli, panettoni,uova di cioccolato!Ma don Matteo è ritornato anchenel villaggio di Sadova (a 50 Kmdalla capitale Chisinau), invitatodal sindaco a visitare l’asilo e a in-contrarsi con il parroco ortodossoe i bimbi. Dalle relazioni e dalle lettere diringraziamento arrivate si restacolpiti per la serenità di questi fra-telli dignitosi nella loro povertà ecosì aperti all’accoglienza.Siamo testimoni di una storia checammina, dove noi poveri uominisiamo solo strumenti, ma l’autoreè Dio. Affidiamo al Cuore di Ma-ria Ausiliatrice il nostro lavoro eciò che possiamo fare: una piccolagoccia di acqua nel grande oceanodella povertà.

16 Volontariper il mondoMoldavia

Iolanda MerendaCenacolo Milano 2

Aiutiamo a riportare la speranzae il sorriso tra i nostri fratelli cattolici e ortodossi

Parlare della giovane Chiesamoldava significa raccontarele grandi meraviglie che Dio

ha compiuto, compie e compiràpresso questi nostri fratelli schiac-ciati dalla miseria, eppure così se-

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percorrere. Non ci è voluto molto a rimanerneconquistata. Un clima di gioia e un sapore di fa-miglia ha colorito tutte le giornate del ritiro. Le le-zioni magistrali di don Sabino, la disponibilità el’affetto di tutta la comunità mi hanno fatto sen-tire in famiglia. Una frase mi accompagna ognigiorno: il Risorto profuma di cucina. Il tema degli esercizi era: il Testimone del Risortoscopre la sua missione. Proprio quello che sta-va succedendo a me. Cristo Risorto mi ha reso una persona nuova. Lui stava operando in me

que sto trapianto profondo.«Vi da rò un cuore nuovo,metterò dentro di voi uno spi-rito nuovo, toglierò da voi ilcuore di pietra e vi darò uncuore di carne. Porrò il miospirito den tro di voi e vi faròvivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi» (Eze -chie le 36,26-27). Sta a noiportare luce, calore, gioiadi vivere in ogni nostro

rapporto. Con i familiari, con gli amici, con i col-leghi, con i bisognosi, con i poveri, e soprattuttocon coloro che si sentono ultimi.Alla fine degli esercizi spirituali, il risorto ero io.Rinata a nuova vita.

In questo mondo affollato di problemi e affannici ritroviamo, vuoti, a rincorrere potere, de-naro, bellezza. Arranchiamo su strade tor-

tuose e impervie nel tentativo di raggiungeretutto ciò che pensiamo essere la nostra serenità e,già prima di arrivare alla vetta, ci perdiamo senzarendercene conto. La diffidenza e l’indifferenzaverso gli altri ha preso ormai in noi il soprav-vento. Arroganza e superficialità rischiano di di-ventare il nostro scudo per l’eternità.Una domenica di Maggio, che profumava di gel-somini e prometteva un’estate serena, ho accom-pagnato mia madre a un incontro Tr. Sono rimastaad ascoltare e mi si è aperto un mondo che mi èentrato nel cuore. Ho percepito aspetti che fi -no-ra non ero riuscita a cat turare. In tanti anninon avevo avuto mai la certezza che Gesù fosseRISORTO. E io mi trovavo lì, proprio tra i suoi ‘Te stimoni’.Sono stata affascinata dal lacertezza che noi siamo te-stimoni di Cristo Risor to,colui che è riuscito a vin-cere il male. Siamo abitua-ti a rimanere indifferenti efermi alle richieste di aiutodi chi quo tidianamente in-contriamo. Non deve es-ser così. Dobbiamo donarciagli altri. La nostra forza ela nostra tenacia deve na-scere proprio da quel se polcro ribaltato.Con questo spirito nuovo e questa nuova certezzaho partecipato per la prima volta agli esercizi spi-rituali a Nocera Umbra. Frastornata e impauritaero cosciente della strada che avevo bisogno di

Lavecchia vitae lanuova vita

Esercizi Spirituali 17Testimoni del Risorto

Anna SantomartinoCenacolo di Roma

Il testimone del Risorto scopre la sua missione

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Andatea dire...

“La Spiritualità pasquale: il testimone del Risortoriscopre la sua missione” è stato, a Nocera Umbra(agosto 24-28), il tema degli Esercizi Spirituali 2013del Movimento TR.Questo stesso tema, oggetto della meditazione per-sonale dei partecipanti, nel tempo di deserto almattino, è stato il riferimento nel confronto e nellariflessione-preghiera degli otto gruppi di condivi-sione inseriti nel programma.Le proposte, mettendo l’accento su citazioni evan-geliche caratterizzanti la spiritualità del TR, si pre-sentano come tappe di fede pasquale, da scegliereper una propria verifica.Il lavoro di gruppo è stato affidato alla Madonnadell’ascolto con la recita della preghiera del card.Ballestrero: «O Maria, Vergine dell’ascolto, tu che

hai ascoltato e vissuto la parola di Dio, rendici attenti,silenziosi e umili per poter accogliere e vivere ogni Parola del Signore…».Le risonanze finali, condivise in sala, hanno fattopercepire chiaramente il clima pasquale del pas-saggio: da… a…, vissuto nei gruppi e testimoniatodagli interventi conclusivi, in forma di preghiera.La speranza e la gioiosità, vissute nel confronto,sono emerse nel documento di sintesi, proiettato aconclusione in sala, nei contenuti riportati, nelleimmagini, nei canti religiosi e nelle canzoni anchelaiche ben mirate. Proprio dal mondo laico è venuta la sintesi dell’im-pegno da vivere nella canzone di Gianni Morandi“Si può dare di più”, proposta dall’ottavo gruppo, ecantata da tutti con convinta parteci pazione.

Esercizi Spirituali18 Testimoni del Risorto

� La bella notizia:“Presto, andate a dire ai suoi di -scepoli: è risuscitato dai morti”.

(Mt 28, 1-17)

� In cammino con il Risorto:“Ma essi insistettero: resta con noi,Signore, perché si fa sera”.

(Lc 24, 28-35)

� La missione universale:“Andate dunque e ammaestratetutte le nazioni”.

(Mt 28, 16-20)

� Gli Apostoli con Maria nel Cenacolo, Chiesa nascente:“Tutti erano assidui e concordinella preghiera con Maria, la ma-dre di Gesù”.

(At 1, 12-14)

� Vivere della memoria e per la memoria del Cristo Risorto:“Ricordati che Gesù Cristo dellastirpe di Davide […] è risorto daimorti“. (2 Tm 2, 8)

� Testimoni saldi e credibili della speranza pasquale:“Siate sempre pronti a dare ragio -ne della speranza che è in voi”.

(1Pt 3, 14)

� La vecchia vita e la nuova vita:“Dovete deporre l’uomo vecchio[…] e rivestire l’uomo nuovo”.

(Ef 4,22-24)

� Stile di vita dei cristiani:“Ciò che l’anima è nel corpo, que-sto siano i Cristiani nel mondo”.

(Lumen Gentium, cap. IV n. 38)

Temi dei gruppi di lavoro

Cesira AmbrosioAmbito Formazione

Andatea dire...

Esercizi Spirituali18 Testimoni del Risorto

� La bella notizia:“Presto, andate a dire ai suoi di -scepoli: è risuscitato dai morti”.

(Mt 28, 1-17)

� In cammino con il Risorto:“Ma essi insistettero: resta con noi,Signore, perché si fa sera”.

(Lc 24, 28-35)

� La missione universale:“Andate dunque e ammaestratetutte le nazioni”.

(Mt 28, 16-20)

� Gli Apostoli con Maria nel Cenacolo, Chiesa nascente:“Tutti erano assidui e concordinella preghiera con Maria, la ma-dre di Gesù”.

(At 1, 12-14)

� Vivere della memoria e per la memoria del Cristo Risorto:“Ricordati che Gesù Cristo dellastirpe di Davide […] è risorto daimorti“. (2 Tm 2, 8)

� Testimoni saldi e credibili della speranza pasquale:“Siate sempre pronti a dare ragio -ne della speranza che è in voi”.

(1Pt 3, 14)

� La vecchia vita e la nuova vita:“Dovete deporre l’uomo vecchio[…] e rivestire l’uomo nuovo”.

(Ef 4, 22-24)

� Stile di vita dei cristiani:“Ciò che l’anima è nel corpo, que-sto siano i Cristiani nel mondo”.

(Lumen Gentium, cap. IV n. 38)

Temi dei gruppi di lavoro

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Quando c’è una meta anche il deserto diventastrada. La strada è verso Cristo Risorto. Il Van-gelo ci fa da guida. Con le opere e con la gioia,più che con le parole, ci sforzeremo di esseretestimoni coerenti e convincenti, aperti alle ra-gioni degli altri, sempre avvinti e convinti daCristo Risorto.

Signore, grazie per il dono della Risurrezione. […] Grazie per il Battesimo con il quale ci rendi compartecipi della risurrezione. Grazie per la fede che […] nella certezza della risurrezione ci rende forti nelle prove […]. Signore, ci impegniamo a essere più contagiosi nell’irradiare la gioia,più perseveranti nella preghiera,più impegnati nella solidarietà,a vivere in maniera più autentica la pasqua del sacramento della Riconciliazione.

Santa Maria, [...] non ci lasciare soli nella notte […]. Se nei momenti dell’oscurità ti metterai vicino a noi e ci sussurrerai che anche Tu, Vergine dell’Avvento, stai aspettando la luce, le sorgenti del piantosi disseccheranno sul nostro volto. E sveglieremo insieme l’aurora. (Don Tonino Bello)

SignorePoiché non mi sono sentito

mai così in alto come quandoero in ginocchio;

mai così forte come quandoho saputo confessare le mie debolezze;

mai così vicino alla veritàcome quando ero confuso dal tuo mistero:

Fa’ che io sappia sempre più spessoInginocchiarmi,essere umile,meditare la tua parola.

EESS 19Testimoni del Risorto

Alcune preghiere conclusive, riportate di seguito, fanno cogliere, nella diversità, la ricchezza delle risonanze dei partecipanti

Aiutaci, Signore, a metter via l’uomo vecchio con la sua condotta di un tempo e a indossare l’uomo nuovoche ti somiglia nella giustizia, nella verità e nella santità […]. Fa che nessuno di noi danneggi gli altri, piut-tosto ciascuno si impegni a lavorare di più per condividere con chi ha necessità. […] Rendici, padre, capacidi rimuovere da noi ogni amarezza, rabbia, bestemmia, animosità e ogni altra mancanza di carità, donandocila grazia di essere sempre pronti a perdonarci vicendevolmente come tu ci hai perdonato nel tuo Figlio Risorto, Cristo Gesù. (Ef. 4, 22-32 in preghiera)

Esercizi Spirituali 19Testimoni del Risorto

Ascolta e conserva

ogni mia Parola

nel tuo cuore(Pr 4, 21)

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ueste parole sono state ri-petute più volte da don Tonino Bello in un famoso

scritto agli adolescenti. Lo avevagià detto in passato Dostoevskij,ma l’indimenticato “vescovo dichi non contava niente” diede allafrase citata un profumo divino.Lo stesso vescovo ci ha lasciato

«La donna saggia costruisce la sua casa, quella stolta la demolisce con le proprie mani».

Questa antica massima della Scrittura vale per la casa come per il creato, che possiamo custodire e purtroppo anche demolire.

Dipende da noi, dalla nostra sapienza scegliere la strada giusta.

una grandiosa poesia: “Dissipa lesue rughe / e fascia le ferite che l’egoi-smo sfrenato degli uomini / ha trac-ciato sulla sua pelle. / Mitiga conl’olio della tenerezza le arsure dellasua crosta. / Restituiscile il mantodell’antico splendore / che le nostreviolenze le hanno strappato. / Faccipercepire la tua dolente presenza / nelgemito delle foreste divelte, / nell’urlodei mari inquinati, / nel pianto deitorrenti inariditi, / nella viscida de-

solazione delle spiagge di bitume”.L’ambiente e la Bellezza del Crea-to, negli ultimi tempi, sono statiterribilmente aggrediti a causadell’egoismo sfrenato dell’uomoe del suo assoggettamento ai tantiidoli moderni, che hanno genera-to la cultura del consumismo in-sostenibile. Contro tale aggressio-ne la Chiesa Cattolica è interve-nuta a tutti i livelli, cercando disuggerire all’umanità un’etica ra-

Ambiente20 Testimoni del Risorto

1° settembre 2013, VIII giornata per la salvaguardia del Creato

Ruggiero QuartoCenacolo di Barletta

Q

“È la bellezzache salverà il mondo”

“È la bellezzache salverà il mondo”

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la nostra strada. Ma nel con-tempo l’agire locale non deveescludere un pensare globale eun compiere tutte quelle azioniche hanno ricadute sull’am-biente del pianeta e sui popoli,soprattutto i più disagiati. Nelnostro “piccolo”, ascoltare leparole di Papa Francesco, si-gnifica impegnarsi per un be-nessere condiviso. Tutti al cen-tro senza “periferie”, ovverogrande attenzione per le politi-che sociali locali.Significa anche impegnarsi perun mare pulito, per tanti parchinaturali, per ridare splendore atutti quei luoghi degradati di-ventati orribili bruttezze, perprocessi industriali non inqui-nanti, per un verde urbano de-coroso, per costruire città bellee vivibili, senza periferie. È au-spicabile che le Parrocchie, inlinea con i consigli della CEI,organizzino liturgie e iniziative

con valenza ambientale, anche aldi là dell’appuntamento di set-tembre: ogni momento dell’annopuò essere buono per prendercicura del mondo in cui viviamo.Solo la bellezza può salvare ilmondo! E se lasciamo permeare ilnostro cuore duro dall’Eterna eInfinita Bellezza, la sostenibilitàambientale del nostro vivere e lagiustizia sociale saranno obiettivifacilmente raggiungibili e gioiosi.

dicata nel Cristo Risorto. Soloritenendoci Fratelli in Dio Pa-dre e nella consapevolezza diaver ricevuto in dono da Lui laTerra, è possibile mettere in at-to con convinzione una solida-rietà basata su modelli di pro-duzione e consumo sostenibili,allargata nello spazio (ancheper i più poveri di tutte le lati-tudini) e nel tempo (anche a chinon esiste ancora, ma è già nelProgetto Divino).Più volte i Papi Giovanni Paoloe Benedetto hanno esortato iCristiani alla salvaguardia delCreato. In ultimo, Papa France-sco in pochi mesi è intervenu-to insistentemente e sapiente-mente su tale tema.Già nella prima Omelia, comeVescovo di Roma, invitava acustodire Cristo nella nostra vi-ta, per custodire gli altri, percustodire il creato. Disse PapaFrancesco: «La vocazione del cu-stodire, però, non riguarda solamentenoi cristiani, ha una dimensione cheprecede e che è semplicemente uma-na, riguarda tutti. È il custodire l’in-tero creato, la bellezza del creato, co-me ci viene detto nel Libro della Ge-nesi e come ci ha mostrato san Fran-cesco d’Assisi: è l’avere rispetto perogni creatura di Dio e per l’ambientein cui viviamo. È il custodire la gen-te, l’aver cura di tutti, di ogni perso-na, con amore, specialmente dei bam-bini, dei vecchi, di coloro che sono piùfragili e che spesso sono nella perife-ria del nostro cuore». E poi: «Vorreichiedere, per favore, a tutti coloro cheoccupano ruoli di responsabilità inambito economico, politico o sociale,a tutti gli uomini e le donne di buonavolontà: siamo “custodi” della crea-zione, del disegno di Dio iscritto nel-la natura, custodi dell’altro, dell’am-biente; non lasciamo che segni di di-struzione e di morte accompagnino ilcammino di questo nostro mondo!».Il primo di Settembre si è celebra-ta l’8a Giornata per la Salvaguar-dia del Creato, indetta dalla Chie-sa Cattolica italiana. La Commis-

sione Episcopale per i problemi socia-li e il lavoro, la giustizia e la pace ela Commissione Episcopale per l’ecu-menismo e il dialogo per quest’annoci indicano un tema di straordina-ria efficacia per la salvaguardiadel Creato: “La famiglia educaalla custodia del creato”. Il temaè in sintonia con la 47a SettimanaSociale dei Cattolici Italiani che siè svolta a Torino dal 12 al 15 Set-tembre, che ha avuto come tema“La famiglia, speranza e futuro perla società italiana”. La cultura della“custodia” che si apprende in fa-miglia, fondata sulla gratuità, re-ciprocità e riparazione del male,è un presupposto per la salva-guardia del Creato.In realtà, prodigarsi per la salva-guardia del Creato significa ri-spondere con amore all’immensoatto d’Amore che il Signore hacompiuto donandoci la vita e un“giardino” da abitare. Ovviamen-te, tale amore ha bisogno di essereestrinsecato innanzitutto nell’am-biente di vita, nel territorio vicinoe tra il prossimo che troviamo sul-

Ambiente 21Testimoni del Risorto

Il “coltivare e custodire” non comprende solo il rapporto tra noi e l’ambiente, tra l’uomo e il creato, riguarda anchei rapporti umani. I Papi hanno parlato di ecologia umana, strettamente legata all’ecologia ambientale.

(Papa Francesco, 5 giugno 2013)

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de per sua natura impegna, scuote, responsabi-lizza. All’apparenza non cambia nulla, ma nelpiù profondo di noi stessi tutto cambia. La realtà di ogni giorno viene vista e affrontatain maniera diversa: quasi come quegli occhi nonfossero nostri. Se la fede non è incarnata, presen-te in ogni cosa di ogni giorno, sarebbe supersti-zione o magia!Forse dovremmo parlare meno di Dio agli altri e più con Dio per gli altri. La nostra risposta di fede non deve, quindi, essere astratta, o pre -

confezionata, ma incar-nata nella nostra storiapersonale, vissuta nelquotidiano, verificataalla luce della Parola diDio e dei sacramenti. Da questo incontro per-sonale con il Signorenasce una risposta vivache diventa progressi-va testimonianza: senzaquesto autentico incon-tro non si può “annun-ciare” né parlare di Lui.Ma questo è il nostro

compito di noi giovani in questa società: vive-re il Vangelo in modo sincero, chiaro, libero e li berante, senza motivazioni sbagliate o pocolimpide.Ciò è quello che si propongono i gruppi giovanidel nostro movimento, sia a livello locale che alivello nazionale, in un cammino quotidiano dicomunità.Come dice don Sabino: “Occorre fede vissuta,dunque, altrimenti fede non è”.

Tutta la nostra vita, in effetti, non è altro cheuna continua e incessante ricerca, un itine-rario verso la conoscenza e il senso, attra-

verso il quale ci sforziamo di fare chiarezza nellanostra esistenza, di trovare il nostro posto nelmondo, di costruirci una rotta e dei punti di rife-rimento che ci permettano di orientarci di frontealle sfide etiche del presente e alle domande disenso che la vita ci pone dinanzi. E la ricerca delsenso, in un mondo nel quale la scienza e il pro-gresso hanno ridefinito il concetto di “impossi-bile”, è più importanteche mai.La gioventù è proprioquel periodo della vitain cui non si può fare ameno di cercare rispo-ste, specialmente oggi,nella società attuale, co-sì aperta eppure dimen-tica delle esigenze piùprofonde dell’indivi-duo, così progredita ep-pure superficiale.Molte volte noi giova-ni siamo bloccati dalletroppe parole di fede e dalle ricchezze che ci ven-gono proposte dalla società. Ma quali sono glistrumenti con cui ci è dato di attrezzarci, incam-minandoci lungo questo percorso di ricerca?In primo luogo un bisogno viscerale di concre-tizzare e attualizzare quanto di meno concreto cisia, ossia la fede, restituendo alle parole la loroforza creativa materiale e la loro capacità diesprimere il vero. La fede ci immerge nel suoamore che ci dà sicurezza, forza, speranza. La fe-

Francesco QuartoGaetano Formato

FEDE GIOVANE

Giovani e fede22 Testimoni del Risorto

La nostra risposta di fede deve essere vissuta nel quotidiano

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Campo Comunitario

Giovani e fede 23Testimoni del Risorto

a Sant’Agata dei Goti25-28 luglio 2013

Partenza per il campo: pronti, via!

Gli “anziani” riflettono…

Preparazione alla serata in allegria…

Don Luis celebra l’Eucaristia per tutta la Comunità

Il momento della condivisione

…e dopo un mese è arrivato Samuele!Auguri a Feliciana e Stefano!

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Nello scorso mese di luglio don Luis Rosónha raggiunto il primo cenacolo di linguaspagnola, nato a Santa Fe, in Argentina,

a quasi 12.000 kilometri dall’Italia. Il cenacolo ha preso vita nel 2010 a opera di Padre Juan Di Mantova, salesiano, e don Luis,che ne ha seguito e guidato costantemente laformazione, è andato a visitarlo in qualità diGuida spirituale del nostro Movimento, per con-solidarne e rafforzarne la crescita. I componenti del gruppo di giovani argentini, nostri compagni in cammino lungo le strade delRisorto, sono già comparsi sulle pagine del no-stro TRnews (n° 2/2012) come protagonisti diuna Via Lucis; per conoscerli meglio, abbiamochiesto loro di parlarci di una recente esperienzadi fede e di testimonianza, che hanno avuto lagioia di vivere pochi mesi fa, quando hanno par-tecipato alla GMG presieduta da Papa France-sco a Rio de Janeiro, in Brasile. Due di loro hanno raccolto l’invito ed ecco le te-stimonianze che ci hanno inviato, insieme conun caloroso saluto a tutti i cenacoli.

Giovani di un nuovo Cenacolo24 Testimoni del Risorto

In apertura. Il Cenacolo con la Guida spirituale, don Leonardo, e con don Luis Rosón Galache, Guida spirituale del movimento TRQui sopra in alto. Riunione di cenacoloIn basso a sinistra. La cerimonia del mate, la bevanda nazionale per ogni pausaIn basso a destra. Il ricordo di Padre Juan Di Mantova,salesiano, da poco scomparso

Testimoni del Risorto…«quasi dalla fine del mondo»

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GMG:«UN BEL REGALO DI DIO!»

¡Hola! il mio nome è Anabel Orel-lano. Ho 23 anni e vivo nella pro-vincia di Santa Fe, in Argentina. Daquando avevo 14 anni appartengoalla Legione di Maria. E da poco so-

no entrata nella comunità Testimoni del Risorto.Grazie a Dio e alla mia famiglia, con amici della par-rocchia alla quale appartengo, San Giovanni Bosco,ho potuto partecipare alla GMG. C’erano due alter-native: viaggiare come homo vagans oppure come homo pellegrinus, (secondo la graziosa e saggia defi-nizione di don Luis Rosón, che giorni prima era statoa Santa Fe). Forse Dio, prevedendo le nostre debolez-ze ci ha aiutato con il clima: il freddo e la pioggia deiprimi giorni a Rio hanno fatto sì che ci concentrassi-mo ancora di più sul motivo che ci radunava: Gesù.Porto nel mio cuore molti bei momenti: il colore del-le strade e la vegetazione della città, il calore dellagente del Brasile, la semplicità e la gioia di tanti fra-telli di nazionalità così diverse.Ascoltare il papa e riflettere sulle sue parole, parte-cipare a concerti, attività culturali, catechesi e messesono senza dubbio momenti indimenticabili.Qualcosa di curioso: la fredda (mooolto fredda!) not-te della vigilia, per diverse circostanze non avevamoné sacco a pelo né scarponi. Abbiamo mangiato pocoe rimanevamo con la fame. Dopo aver camminatoqua e là ci corichiamo su un pezzo di cartone, sul ci-glio di una strada; il freddo che trapassava il nostrocorpo ha fatto sì che non abbiamo resistito più diun’ora! Ma questo ci è bastato per metterci al postodi coloro che dormono per terra tutte le notti, in tan-te città del mondo.Mi è piaciuto molto che la GMG non fosse come unaspecie di ritiro “sconvolgente”, ma che ogni atto,ogni evento, fossero destinati ad approfondire bene,nel concreto: mostravano una spiritualità quotidia-na, che può ritrovarsi nella vita dei giovani. E ades-so… continuiamo a lavorare con Gesù e Maria!

Essere andato a partecipare allaGMG è stato, senza dubbio, un belregalo che Dio mi ha fatto, certa-mente senza meritarlo. Così è an-che per tutte le benedizioni e le gra-zie scese di continuo su ognuno di noi che eravamolì, ben riflesse nella pioggia che ci ha accompagnatoin vari giorni della settimana.Dunque, l’incontro con Papa è stato di una grandeintensità: vale a dire, ogni volta che lui si faceva pre-sente, qualcosa in noi cambiava, l’aria che si respira-va era un’altra, se eravamo arrabbiati o impazientiper qualcosa capitata lungo la strada, in quel mo-mento tutto si trasformava. Era incredibile imbatter-si in tanti desiderosi di vedere e soprattutto di ascol-tare la voce del nostro Papa Francesco: credo chequello sia stato un segno molto evidente della pre-senza dello Spirito Santo in lui. Noi abbiamo bisognodi persone che ci parlino e non ci ingannino, che cidicano ben chiaro come camminare cristianamentenella vita. E soprattutto che sostengano le parole conl’esempio della semplicità e della coerenza.Personalmente mi sono visto immerso in una mareadi gente di questo tipo, sentendo e tentando di pren-dere consapevolezza allo stesso tempo di quanto ègrande l’amore di Dio, che chiama ognuno di noicon il proprio nome. Ho sperimentato la grande gio-ia di sapermi parte privilegiata e protagonista dellanostra cara Chiesa, che, malgrado sia così numerosa,mantiene lo spirito di famiglia e di comunità ognivolta che due o più si riuniscono nel nome di Gesù.Ovviamente sono tornato con più domande che ri-sposte di fronte a ogni messaggio di Francesco, macon la convinzione che questa apparente incertezzaè stata suscitata dal bel lavoro che lo Spirito di Dioha cominciato a realizzare nel mio cuore. Bello è ilcompito che mi aspetta in questi giorni, camminan-do sicuro verso la bella missione alla quale Dio mista preparando.

Giovani di un nuovo Cenacolo 25Testimoni del Risorto

Anabel OrellanoCenacolo di Santa Fe (Argentina)

Leonel MorettiCenacolo di Santa Fe (Argentina)

GMG:«UN BEL REGALO DI DIO!»

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Un amicodel TRè in cielo

Un amicodel TRè in cielo

È don Riccardo Tonelli, sacerdote salesiano.Il primo ottobre scorso il Signore Risorto lo ha chia -mato alla pasqua eterna.Da più di quattro anni ha sofferto di un tumore ma -ligno che gli consumava inesorabilmente la colonnavertebrale procurandogli dolori atroci. Li ha portaticon grande dignità umana ed evangelica.L’abbiamo conosciuto e ammirato più volte nei suoi indimenticabili interventi nel corso dei formatori. Erada sempre impegnato nella ricerca universitaria e nella divulgazione alla tematica della formazione. Fondatore della rivista Pastorale giovanile, ha elabo-rato metodi innovativi per l’approccio ai giovani inquesti anni di mutamenti rapidi della società e dei gio-vani. È un nome di livello internazionale. Ha lavoratofino agli ultimi giorni, dirigendo una numerosa comu-

NATISamuele, figlio di Stefano e Feliciana Coticelli, responsabile del Settore Giovani (19-25), 31 agosto 2013Virginia, figlia di Mirella e Gaetano Amato (Cenacolo di Milano 1) e nipote di di Virginia (Cenacolo di Salerno), 5 settembre 2013

Virginia, nipote di Vanda Rosa e Franco Frigieri, Cenacolo di Roma, 27 ottobre 2013

Notizie di famiglia26 Testimoni del Risorto

Hanno raggiunto la casa del PadreLucia De Simone, Cenacolo Castellammare, 23 agosto 2013Benito, nostro fratello del Cenacolo di Castellammare, 12 settembre 2013Benedetto, nipote di Lello e Giuliana Mangogna, Cenacolo di Napoli, 13 settembre 2013Franco D’Elia, fratello di Anna e cognato di Stefano Cucurachi, Cenacolo di Napoli, 23 settembre 2013Don Riccardo Tonelli, 1° ottobre 2013Maria, sorella di Agostino Aversa, 2 ottobre 2013Michele Candeliere, Cenacolo di Roma, 15 ottobre 2013Sabina Sarcina, Cenacolo di Santo Spirito, 16 ottobre 2013Emanuele Caleri, fratello di Simone e cognato di Tiziana Petrachi, Cenacolo di Lecce, 19 ottobre 2013Lucia, madre di Cesira Ambrosio Aversa, 5 novembre 2013

nità dell’Ateneo Salesiano e accettando conferenze ecorsi di animazione. È morto sulla breccia, nelle trinceedel Regno.L’ultimo suo testo, che ci ha consegnato una settimanaprima della morte, porta il titolo significativo: Viveredi fede in una stagione come è la nostra.La sua passione costante è stata sempre una vita inten-samente vissuta. Ed è il leit motiv di tutti i suoi testi einterventi. La sua leva: l’incarnazione del Figlio di Dio che ha affermato «Sono venuto a portare la vita ea portarla in abbondanza».Questo uomo appassionato della vita è entrato nellapienezza della vita.Ricordiamolo così: sorridente, cordiale, umanissimo.È un amico. Ora è anche un intercessore presso il Signore Risorto.

Sabino PalumbieriFondatore Movimento TR

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Vorrei condividere un pen-siero che mi interpella inquesto periodo, il drammadella “Terra dei fuochi”. Ho

letto il dossier dell’audizione diCarmine Schiavone. Mi scon-

certa il fatto che le sue agghiaccianti rivelazioni non miabbiano colto alla sprovvista. Lo sapevamo, Schiavoneha solo confermato. Ormai siamo come assuefatti, non fapiù notizia sentire che ci sono interi paesi gestiti dallacriminalità, che imperversano la speculazione edilizia e le ecomafie, che le persone muoiono per la politica corrotta e collusa. Mi scoraggia ancor più il percepirel’indifferenza da parte dei ragazzi, una sorta di rasse-gnazione. Non è la consapevolezza d’impotenza di fronte

a situazioni più forti di loro, ma solo il riflesso di quantonoi adulti stiamo trasmettendo, la nostra rassegnazione.Come educatrice non ci sto. Voglio che i “miei” ragazzi siano terrorizzati da questarealtà, che ne comprendano tutta la brutalità disumana.Voglio far capire loro le parole di papa Francesco (ripor-tate nell’articolo di Ruggiero di Barletta nel n. 2/2013di questo periodico): «... se a comandare è il denaro, si al-tera l’equilibrio di una creazione nella quale Dio Padreha dato il compito di custodire la Terra non ai soldi, maa noi uomini e donne». Voglio ripartire sentendomi cu-stode, trasmettendo ai ragazzi la Speranza fondata sullaParola di Gn 2,15 «L’uomo coltivi e custodisca il giar-dino del mondo». Solo così si potrà continuare a sognareil futuro.

Rubriche 27Testimoni del Risorto

Riccardo Tonelli, Vivere la fede in una stagione come è la nostra. LAS Roma, 2013 (7 €)

Don Tonelli non tornerà più a incontrarci con il suo sorrisoamico, ma ci ha lasciato un prezioso testamento con questo suo

ultimo libro, che Lui stesso ci presenta: «Attraverso queste pagine desiderocondividere con amici che conosco e con molti altri che ancora non conosco la mia esperienzapersonale a proposito della fede in Gesù di Nazaret, che riconosco Signore di ogni vita e di tuttala storia. Lo faccio con la pretesa − certo non piccola – di sollecitare altre persone verso questastessa esperienza. […] Questo piccolo libro è dedicato alla fede in Gesù il Signore: al suo con-tenuto, al suo significato, alle esigenze che suscita e alle parole che possono raccontarla».Leggendo il libro, sembra di sentir parlare don Tonelli, sempre pronto ad ascoltareperplessità e a discuterne, con grande serenità: un piccolo libro, per le sue dimensio-ni, ma nasconde una grande ricchezza, un dono che si rinnova pagina dopo pagina,offerto all’esperienza personale di chi lo sta leggendo. Come a un amico… (S.&M.)

In quel tempo…, Sabino Palumbieri, Omelie tenute tra gli anni 2001 e 2012.(A cura del Movimento TR, 2013).

Da molto tempo don Sabino Palumbieri celebra ogni anno per un mese le Messe fe-stive diffuse in tutto il mondo dalla Radio Vaticana e trasmesse nel nostro Paese suRadio 1. In questo libro sono state raccolte tutte le omelie a commento della Paroladi Dio tenute dal 2001 al 2012: nell’arco di oltre un decennio, con il ripetersi dei cicliliturgici, le quasi 50 omelie ripercorrono i tempi dall’Avvento al Natale, dalla Qua-resima alla Pasqua, attraverso numerosi momenti del Tempo Ordinario e molte so-lennità nel corso dell’anno. La loro presentazione è stata accompagnata, per ogni an-no, da un breve accenno ad alcuni avvenimenti che aiutano a fare memoria, a ripor-tarci a un tempo da noi tutti vissuto, con il suo intreccio di eventi tristi e lieti, a livellogenerale e personale. Don Sabino, con la sua passione per il Cristo Risorto e per l’uo-mo chiamato a risorgere, ci guida in queste «conversazioni» a rileggere i fatti dellavita, a riscoprire le ragioni della nostra fede, i motivi della nostra speranza. (S.&M.)

La parolaai lettori

Sfogliando qualche libro

Questa è la nuova rubrica nata in seno al Consiglio Generale come esigenza di partecipazione attiva del Movimento al TRnews: possono essere riflessioni sui temi affrontati, su quelli da suggerire, sulle domande e sui dubbi da chiarire…Aspettiamo il contributo di tutti: scrivete a [email protected]

Dina Moscioni, Cenacolo di Roma

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L’Associazione è ONLUS, la ricevuta del versamentoè valida ai fini delle detrazioni fiscali

Partecipa anche tu ai nostri progetti di promozione e sviluppo in Camerun, in Ruanda, in Moldavia e in BrasileSe vuoi, puoi versare un contributo per la realizzazionedi uno dei seguenti obiettivi progettuali:• adozione a distanza € 30 (mese) • adotta un insegnante € 100 (mese) • adotta una ragazza madre € 30 (mese) • aiuto per un orfanello di Suor Immacolata € 20 (mese) •borsa di studio per scuole superiori € 50 (mese)• borsa di studio per l’Università € 100 (mese) • borsa di studio per semi-narista € 100 (mese) • per scavare un pozzo € 1.500•per scavare un poz-zo artesiano € 10.000 • colonia estiva per un orfanello € 30 • un genera-tore elettrico € 1.500 • per un nostro progetto (offerta libera)

Per la destinazione del 5‰ C.F. 96339750588

Anno pastorale 2013-2014

ESERCIZI SPIRITUALI PER RESPONSABILIAnimati da don Sabino Palumbieri e don Luis Rosón7-9 febbraio 2014 - Benevento (Centro La Pace)

FORMAZIONE FAMIGLIA14-15 dicembre 2013 - 1° e 2° Incontro - Caserta

SECONDA GIORNATA DI RICHIAMO5-6 aprile 2014 - Pacognano

Pensiamo e preghiamo il futuro del Movimento TR

SCUOLA DI ANIMAZIONE TR25 maggio 2014 - 2° Incontro residenziale

Benevento (Centro La Pace)

INCONTRI NAZIONALI

PASQUA GIOVANE 17-20 aprile 2014 - Torre Annunziata (Villa Tiberiade)aperto a tutti i Gruppi giovanili della Famiglia Salesiana