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Crisi dei valori di Sabino Palumbieri pag. 4 Speciale Via Lucis pag. 18-22 Persona e valori - Crisi dei valori? Della persona! di Luis Rosón Galache pag. 6 Periodico di informazione del Movimento Testimoni del Risorto N. 2 2012 Tempo di crisi? Tempo di crescita!

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Crisi dei valoridi Sabino Palumbieri

pag. 4

Speciale Via Lucispag. 18-22

Persona e valori - Crisi dei valori? Della persona!di Luis Rosón Galache

pag. 6

Periodico di informazione del Movimento Testimoni del Risorto

N. 2 • 2012

Tempo di crisi?Tempo di crescita!

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sommario

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Tempo di crisi?

Tempo di crescita!N. 2 •  2012

Periodico quadrimestrale. Registrazione Tribunale di Roma n. 579 del 28/12/2001� Direttore responsabile: Massimo Tarantino - [email protected] � Consiglio di redazione: Cesira Ambrosio, Agostino Aversa, Paolo Cicchitto, Anna

Massa, Silvana Mora, Raffaele Nicastro, Sabino Palumbieri, Maurizio Parotto, LuisRosón Galache, Dario Savasta

� Segreteria di redazione: Maurizio Parotto, Silvana Mora - [email protected] � Hanno collaborato a questo numero: Amato Daniela, Ambrosio Cesira, Aversa

Agostino, Balestrazzi Armando, Bollini Marco, Calbi Roberta, Cataldi Pier Giorgio,Cepparuolo Ugo, Ciannamea Rosalba, Cicchitto Paolo, Coticelli Sebastiano, FaviaDanilo, Massari Giovanna, Moscioni Dina, Nicastro Lello, Palumbieri Sabino, Pie-troluongo Luigi, Ricchiardi Paola, Rosa Alessia, Rosόn Galache Luis, Sartori Arturo,Spalice Sara, Tito Maria, Marco e Vladia

� Segreteria amministrativa:  Raffaele Nicastro - [email protected] Paolo Cicchitto - [email protected]

� Sede: 00185 Roma - Via Castelfidardo, 68L’invio di articoli e fotografie include il consenso per l’eventuale pubblicazione, pertanto, anche se non pub-blicati, non saranno restituiti. Gli articoli firmati impegnano esclusivamente gli autori. Tutti i diritti riservati.

Tipolitografia: Istituto Salesiano Pio XI - [email protected] - tel. 06.7827819 - 067848123Via Umbertide, 11 - 00181 Roma - Finito di stampare: luglio 2012

Testimoni del RisortoE-mail: [email protected]

www.testimonidelrisorto.it

Volontari per il Mondo - OnlusRoma, Via Castelfidardo, 68tel. 081 8711297 - fax 081 3944177E-mail: [email protected]

La finestra del Coordinatore

“Sì a un’economia equa e solidale, in un mondo che rispetti i diritti di tutti”

Su questo tema, nell’ambito di “Insie-me per l’Europa”, un momento di ri-flessione condiviso a livello interna-zionale sui famosi 7 Sì lanciati nell’in-

contro di Stoccarda 2007 (che si possono racchiu-dere nel Sì alla vita e alla dignità dell’uomo), si sonoritrovate sabato 12 maggio u.s. circa 250 aggre-gazioni laicali e le varie Chiese cristiane, e si so-no confrontate personalità dell’imprenditoria, delmondo accademico e del volontariato.Un collegamento in rete da Bruxelles, dopo unagiornata di manifestazioni, ha messo insieme 150città europee (tra cui Napoli, Caserta e Ischia) perl’ascolto di alcuni interventi come quello di AndreaRiccardi, Romano Prodi e Maria Voce.All’incontro di Napoli, svoltosi presso le catacombedi San Gennaro, era presente anche il TR. L’ideaportante di “Insieme per l’Europa” è che quest’ulti-ma non può limitarsi ad essere un mercato econo-mico o un’unione per la sicurezza dei suoi cittadini,ma deve diventare una realtà di democrazia edunità tra i popoli; ed i processi di globalizzazionedovrebbero anche renderci più fratelli, combatten-do la precarietà ed il sottosviluppo.Come tra etica ed economia esiste un nesso inscin-dibile, una stretta relazione esiste tra crisi econo-miche e carenza di principi etici; il compito dei cristiani è dimostrare che il profitto non è l’unicomotore dell’economia, pur essendo un elementoimportante.L’incontro napoletano è stato coordinato da MarioDi Costanzo, Responsabile della Consulta delle ag-gregazioni laicali della Diocesi di Napoli, cui si èaggiunta anche la Diocesi di Pozzuoli, il quale haconcluso che “si tratta di dire Sì ad un’Europa di fraternità e di comunione, che riconosca i diritti fonda-mentali dell’uomo e, tra questi, il diritto allo studio edal lavoro per tutti”.Sull’emergenza educativa, e sulla riscoperta e ri-proposizione del sistema educativo di don Bosco,è ritornato anche il Rettor Maggiore dei Salesiani,don Pascal Chávez, presentando la Strenna per ilprossimo anno 2013, in occasione della ConsultaMondiale della Famiglia salesiana tenutasi a Romanello scorso mese di maggio. “Come don Bosco edu-catore, offriamo ai giovani il Vangelo della gioia, attra-verso la pedagogia della bontà”, mi sembra un temamolto vicino al carisma del TR, che ci invita a di-ventare santi educatori, avendo la capacità di ren-dere attuale il “Sistema Preventivo” di Don Bosco,stando molto attenti ai bisogni dei giovani in rela-zione alle difficoltà che essi vivono: la solitudine,la distanza generazionale con gli adulti, la mancan-za di prospettiva di futuro. Don Chávez suggeriscetre prospettive, tutte care a don Bosco: “il rilanciodell’onesto cittadino e del buon cristiano, il ritorno aigiovani con maggiore qualificazione, un’educazione dicuore basata sulla gioia e sulla bontà”.Come Movimento appartenente alla Famiglia sa -lesiana, studieremo questa Strenna per prepararcial meglio alle celebrazioni del 2°centenario dellanascita del Santo dei giovani.Con l’affetto di sempre

sommario2 La finestra del Coordinatore

3 Enrichetta dilettissima…

4 Crisi dei valori Sabino Palumbieri

6 Persona e valori. Crisi dei valori? Della persona!Luis Rosón Galache

8 Dalla “cattedra dei non credenti” al “cortile dei gentili”Arturo Sartori

9 La crisi della famigliaUgo Cepparuolo e Daniela Amato

10 L’Anastasis: Percorsidi Risurrezione Luigi Pietroluongo

11 Conoscere per capire,capire per agire Dina Moscioni

12 “Perché avete paura?”La Speranza delle ScrittureAgostino Aversa

13 Notizie dal Ruanda

14 25 anni al servizio dei bambininel mondo a cura di Consiglia Polito

15 Una nuova frontiera del volontariato: l’uso deilinguaggi digitali Alessia Rosa

16 Dalla famiglia “fragilizzata”alla famiglia accoglientePaola Ricchiardi

In copertina: La spirale della scala, tra ombra e luce, può essere simbolodel momento che stiamo vivendo: tempo di crisi? Ma anche di crescita…

17 Giovani adolescentiriflettono sul proprio ruoloSara Spalice e Maria Tito

18 La Chiesa dello Spirito Santocelebra e vive la sua primaVia Lucis Danilo Favia

19 la Squadra della “Via Lucis”gioca e vince Roberta Calbi

20 La Via Lucis in un carcereminorile per portare il coraggiodella speranza Giovanna Massari

20 Ritiro dell’Unitalsi nellacontemplazione del camminodel Risorto Marco Bollini

21 La Prima Via Lucis zonaleRosalba Ciannamea e Armando Balestrazzi

22 Una corona di Viae Lucis…

23 Castellammare 2Sebastiano Coticelli

23 Cenacolo di Santa Fe,Argentina Marco e Vladia

24 Lavoro, solitudine, famiglia:il Cenacolo di Napoli...

25 Notizie di famiglia

26 Dialogo tra un nonno “novello”e una nonna “consolidata”Arturo Sartori e Cesira Aversa

Lello Nicastro

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Enrichetta 3

Enrichetta dilettissima,mi rivolgo a te. Oggi meglio di ieri.

Ieri venivo a trovarti o tu a visi-tarmi. Oppure ci telefonavamo tan-to frequentemente. E convivevamogioie e dolori, speranze e trepida-zioni, ansie e sensi di pace. E ci con-fidavamo esperienze spirituali in-tense che il Signore misericordiosoci faceva fare.Ora dialoghiamo più intensamentein quella comunione dei Santi checollega noi ancora pellegrini sullaterra a voi che avete varcato la gran-de soglia. Lì vedi tutto, ormai, nellaluce di Dio. E vedi quanto il TR ti haamato. Quanto tu gli hai donato.Quanto il TR ti ha ricambiato a voltecon sacrificio edificante.Abbiamo trascorso anni e anni daquando venni a bussare alla portadella vostra casa. E venne ad aprir-mi sorridente don Tar e introdusseme e altri amici del TR nel salottoove tutto era conservato come l’ave-vano lasciato i vostri genitori. Fu lìche ti incontrai per la prima volta. Evenivo appunto a proporvi di pre-sentare una vostra testimonianza

sui genitori nella giornata di richia-mo. Ci invitaste a presenziare al-l’imminente beatificazione. Chegaudio commosso quando cadde il velo nella gloria del Bernini. Ecomparve una coppia di cui il co-niuge appuntava un fiore alpinosul petto della sua amabile sposa.Cominciava un’era nuova nellaChiesa; una coppia, in quanto tale,ascendeva alla gloria degli altari.Che conforto poi per noi assisteredon Tar coi conforti religiosi finoalla sua ultima ora. E il suo rito ese-quiale con una basilica gremita discout di ogni età a salutare il pionie-re, il maestro, l’amico. E rimanestisola con la fedele Linda, anch’essaavviata poco dopo al tramonto.Ricordi i mesi trascorsi nel monaste-ro delle Benedettine a Sant’Agata suidue Golfi. E quelli vissuti insieme adagosto a Serravalle, a qualche kilo-metro da Camaldoli. E le visite fatteinsieme alla Verna, quando ti pre-sentai a quella comunità francesca-na, ove si fece tanta festa appena dis-si che eri la figlia dei beati coniugiLuigi e Maria! E quando da emerita

docente di storia dell’arte mi illu-strasti le ceramiche di Della Robbia?Ricordi gli esercizi Spirituali in cuispiccavi accanto agli indimenticabilidon Adolfo L’Arco e don OsvaldoTraversa – i tre grandi saggi – dice-vo, umili, attenti, edificanti partecipial grande ritiro annuale del TR?E poi c’è la vita ordinaria a Romaquando si faceva a gara nel TR aprocurati badanti, o cambiarle quan-do occorreva, ad aiutarti concreta-mente nell’amministrazione, nellasistemazione di documenti e libri,nell’archiviazione ordinata anchedegli scritti dei tuoi genitori.Ricordi quando a seguito della fre-quentazione del TR ti innamorastidella spiritualità pasquale e chiede-sti di consacrarti nel TR, sceglien-doti due eccellenti madrine?Ma si avvicina la prova ultima. I sin-tomi del tumore lo scorso anno,l’operazione in clinica, il nostro ac-correre in pieno agosto, le celebra-zioni eucaristiche, il conferimentodell’Unzione.Speravamo che, a causa dell’età, ilprocesso fosse lento. E invece mesior sono di manifestavano metastasie si profilava la fine. Che confortoper me averti visitato con i rappre-sentanti del TR poche ore prima del-la dipartita e averti impartito, ancorauna volta, il conforto dolcissimo del-la fede. La tua memoria è una bene-dizione. Ora che hai raggiunto i tuoigenitori, intercedi per il tuo TR.

Il tramonto di una giornata serena…Enrichetta non parlava mai della malattia, che considerava un elemento accidentaledella vita da impegnare nei progetti, nell’attenzione alle persone sofferenti specialmentese bambini, nella visione salvifica della religione. Una sola volta, meno di un meseprima della morte, in una situazione molto critica, con calma, senza emozione, michiese di dirle, “con sincerità”, come stava. Voleva saperlo per regolare i suoi progetti,i suoi pensieri, in funzione, eventualmente, della morte imminente. Nella notte superòla crisi ed il giorno dopo, a Silvana e a Don Sabino, volle dare atto della mia sincerità:le avevo detto che nessuno, nemmeno i medici, ma solo Dio sapeva in quel momentocome stava. Enrichetta era una donna che aveva dedicato la vita al “progetto”. Avevauna grande capacità di ascolto, una curiosità inesausta, una tensione verso il futuroche avrebbe desiderato ancora illuminato dallo sguardo di Dio. Si occupava vivace-mente di amministrare la casa, di ospitare personalità e semplici persone interessatealla grande storia dei Suoi genitori, di strutturare e catalogare la Sua grande biblioteca.Alla biblioteca avevo dedicato gran parte del tempo del mio settimanale incontro conEnrichetta. Molto spesso Lei si sedeva accanto a me che registravo i titoli dei libri e michiedeva di porgerle un volume: ne riconosceva la copertina e voleva averlo in mano;ne ricordava il contenuto, l’origine, l’autore magari legato alla storia della sua famiglia.Qualche volta indugiava a parlare con me, facendomi sospendere il lavoro: erano mo-menti bellissimi, ricchi di aneddoti, di fatti storici, di racconti di santità della vita dellaSua famiglia, anche di eroismi di guerra dei Suoi amatissimi fratelli. Ma voleva sapereanche di me, della mia famiglia e, in particolare, di una mia nipotina le cui monelleriela divertivano molto e, posso dire, Le hanno strappato l’ultimo sorriso due giorni primadella morte. Dopo l’ultimo mio incontro, il venerdì 15 giugno, si sono chiuse le portedella casa di Enrichetta e Lei è stata lasciata sola con la morte che veramente non te-meva, che veramente aveva sempre atteso come un nuovo progetto.

Pier Giorgio Cataldi, Cenacolo di Roma

ENRICHETTA, la figlia dei nostri patroni, i Beati Beltrame Quattrocchi, ha raggiunto i suoi genitori

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C risi è disagio. Crisi è passaggio.Crisi è discontinuità nell’unità.

E perciò è opportunità. Come iltempo dell’adolescenza.Questo, si sente dire costantemente,è un tempo di crisi globale. E si in-tende crisi economico-finanziariache mette come sempre in ginocchio

i più poveri, riducendoli a miseria senza fondo.Conveniamo che l’umanità intera è in tale crisi. Manon possiamo fermarci qui. Andiamo alla radice.La crisi è di radice etica. E in questo periodo storicosi presenta come atipica, cioè originale. Le caratteri-stiche che possiamo riscontrare sono date anzituttodalla sua rapidità nel senso che in un arco brevissi-mo di tempo, si ritrascrivono letture di valori cheportano, ad esempio, conflitti inter-generazionali.L’altra nota è la sua universalità in quanto non sonocoinvolte soltanto le fasce cronologiche classicamentein crisi come per esempio l’adolescenza, ma tutti, inquanto privi di referenti per comportamenti illu -minati. L’altra caratteristica è la sua globalità, che ri-guarda non soltanto la sfera della cultura, della po-litica, dei rapporti economici, di quelli internazionalie istituzionali, ma la stessa sfera dell’uomo nellasua capacità dominativa delle cose. E infine dellasua radicalità, nel senso che si tende a mettere incrisi lo stesso valore dei valori. Notiamo che tale crisidi valori, così drammaticamente originale, è anchecrisi dei bisogni fondamentali, che risultano manipolati,o inadatti o addirittura schiacciati.Si intravede qui la crisi del significato fondamentaledell’esistenza. Perché vivo? Per chi vivo? Accantoal cadavere di un giovane qualche anno fa, si trovò

un biglietto indirizzato ai genitori. Vi era scritto:«mi avete dato tanti mezzi di vita, non mi avete in-segnato una ragione vera di vita». La ragione fon-damentale di vita è il messaggio centrale di VictorFrankl nel suo libro tradotto in tante lingue: Un significato per l’esistenza. Una comunità di uomininuovi passa necessariamente attraverso questomodo, in un tempo come quello odierno segnato darelativismo e nihilismo.Orbene, la crisi di valori – si diceva dianzi – è unacrisi con la radice etica. I valori morali vanno su egiù come quelli della borsa. Non si riconoscono piùoggettivi, sono dipendenti da arbitrii, regolati dalsoggetto preda di manipolazioni subdole. E, in unquadro culturale come questo, è chiaro che l’avere,il piacere, il potere, l’apparire sono i sostitutivi del-l’essere. In altri termini sono i surrogati del fonda-mento radicale dell’essere e di ogni essere, che èDio. Allora se tutto dipende dall’uomo, tutto è pos-

sibile sull’uomo.Il singolo oggi tende a sentirsi sbandato, fra-stornato, senza interiorità. La famiglia, poi, èpassata in pochi decenni da una considerazionedi stabilità di amore a beneficio dei coniugi edei figli a una libera convivenza normata solodalla durata emozionale, soggetta agli sbalzidi umore, ovvero delle convivenze omosessualiaccompagnate da parità di diritti istituzional-mente riconosciuti, ivi compresa l’adozione difigli. Un vero sconvolgimento di mentalità cheintride anche, ahimè, non pochi credenti. L’in-dividualismo e il relativismo su menzionatone costituiscono le fondamenta segrete.

Crisi dei valori4

Urge oggi più di ieri un’educazione permanente all’onestà, alla pace, all’armonia del sociale

Crisi dei valoridi Sabino Palumbieri

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Il diapason di questo livello immorale o quantomeno amorale è toccato nel campo politico.Lì il machiavellismo ha ceduto il posto a quello chepotremmo chiamare sub-machiavellismo. mentre ilprimo si potrebbe esprimere con la formula: il finegiustifica i mezzi per il bene dello Stato, il secondosi deve formulare col principio: il fine giustifica imezzi per il bene del mio stato, per il bene mio in-dividuale, del mio partito, della mia corrente e sot-tocorrente. Non parliamo, poi, del divorzio perpetratotra moralità privata e moralità pubblica, piaga ancorasanguinante di cui si pagano le tristi conseguenze.Che dire quando anche la moralità pubblica di chiesercita la politica è calpestata perché non rispondeal fine istituzionale? I giovani specialmente ne ri-sentono o creandosi una mentalità opportunistica o con la disaffezione alla vita pubblica, civile o po -li tica che sia.I livelli più alti di questo marasma etico sono nelcampo economico e finanziario. Il fatto grave è pro-prio in questa malsana radice: l’economia reale èsoggetta alla finanza spietata che ha causato daalcuni anni effetti distruttivi. E la politica già tantocorrotta ne è diventata schiava. C’è la sensazionediffusa che si tratti di una anonima fatalità controcui nulla si può fare, invece che scorgere una biecabrutalità. Si registrano nei paesi più ricchi i casi dilavoratori espulsi dal lavoro e che non riescono piùad ottenerlo, i giovani cui, così, risulta sbarrato ilfuturo senza la possibilità di costruirsi un progettodi vita. La speculazione cresce di giorno in giorno.Pare che non ci siano strumenti che ne impediscanol’espansione. Si registra la frattura sempre più largain termini di redditività tra rendite finanziarie e im-prese. Parimenti lo schiacciamento sul presente nel-l’avida ricerca dei risultati del profitto per il profitto.L’avidità esprime sempre e insieme induce l’ariditàdel cuore. Inoltre la mancanza di solidarietà nonsolo nei riguardi della presente ma anche dellefuture generazioni, confondendo i non-ancora naticon gl’inesistenti; ancora un’economia nociva perl’ambiente e assolutamente non equo-sostenibile.Che dire poi nei paesi della miseria ove miliardi diesseri umani sono schiacciati dall’incubo della fame,della sete, della neo-schiavitù e corrono verso lamorte? I cordoni della borsa già tanto stretti versoquesti popoli – cui il nord del mondo dovrebbe re-stituire tanti beni confiscati nell’epoca coloniale – sirestringono ancora di più. E il mondo corre a duevelocità, che grida vendetta al cospetto del Dio dellastoria della storia di Dio. Sono forse quelli dellezone del mondo della miseria – eufemisticamentechiamati popolazioni emergenti – sottouomini? Lecarte della dignità dell’uomo e di ogni uomo si

moltiplicano. La realtà storica le straccia. È cotestoprogresso della storia?Il vero progresso della storia è dato dalla formulal’uomo con l’uomo e avanti l’uomo per l’uomo. Oggiinvece la formula storica è l’uomo sull’uomo. Il pro-gresso non è quello di ordine quantitativo o dellemacchine più ardite che la tecnologia lancia semprepiù sofisticate sul mercato. È viceversa qualitativo,cioè il miglioramento della persona e della sua vitadi relazione. Specialmente verso i più indigentivicino e lontani.È la solidarietà coniugata alla sussidiarietà. Di recenteè stato proclamato beato Giuseppe Toniolo che sidistinse come uomo, marito, padre ed economistadi altissimo profilo. È sua l’espressione che precededi un secolo La Dottrina sociale della Chiesa: «L’etica è un elemento intrinseco delle leggi economiche». Edancora che la strutturazione ideale dell’economiadeve partire «a misura del bisogno altrui».Parole chiare, parole profetiche, parole che sono nelcuore e nella mente di un illustre studioso, che, intempi oscuri e duri, andavano chiaramente controcorrente.Si tratta di trasformare il tessuto societario in unluogo di relazioni solidali in fedeltà ai valori.La società di uomini e donne veramente liberi nonè una giungla, ma è dove il bisogno dell’altro è con-siderato come appello alla responsabilità di tutti edi ciascuno. Dunque il marasma su descritto non èun panorama tenebroso ma realistico.E si avverte dovunque nelle coscienze più vigili lanostalgia per altri assetti, per altri panorami.Tempo di crisi, dunque? Si, ma la crisi è crescita.Il passaggio, tuttavia, non è automatico.Urge oggi più di ieri un’educazione permanente al-l’onestà, alla pace, all’armonia del sociale.Soprattutto educazione permanente alla fede che è conversione alla bella notizia – il Vangelo dellaRisurrezione – che chiede di quotidianizzarsi. È lalegge dell’incarnazione che si espande nella storia.

Crisi dei valori 5

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portanza che diamo all’uno oppureall’altro.La gerarchia di valori ha una suaoggettività, che si rivela nell’espe-rienza e nel confronto con la realtà.Noi uomini non percepiamo i va-lori in maniera isolata, ma ponen-doli a confronto tra loro. R. Spae-mann lo spiega con un esempio:“Chi non ha nessuna dimestichezzacon Bach e con Telemann sosterràforse l’opinione che sia una questionedi gusto indicare quale dei due com-positori stimi il più grande. Chi li co-nosce davvero entrambi, non può nep-pure pensare qualcosa del genere. Co-stui considera Bach come il più grandeanche se lui personalmente ha unaspeciale predilezione per Telemann”.(2)

I valori non sono qual-cosa di freddo e di neu-trale, ma coinvolgono inmisura diversa, a secon-da della loro importanza,l’intera persona, le suevolontà e affettività, isuoi sentimenti. Per que-sto, certamente, anche sei valori vengono trasmes-si e insegnati, ogni per-sona deve riconoscerli e apprezzarli in quanto

1. Valori, esistenza ed esperienza

L’insieme dei valori a cui ci rife-riamo o in vista dei quali agiamoderiva, in parte, dalla cultura incui viviamo, ma ogni uomo, av-valendosi anche dell’esperienzapersonale, costruisce un proprioventaglio di valori sempre gerar-chicamente strutturato. Ciascuno di noi stabilisce quel checonsidera più importante nella suavita e per il cui raggiungimento è disposto a transigere in gradodiverso.(1) Per esempio, siamo piùarrendevoli sul modo di vivere ilweek end, ma non siamo pronti acedere su ciò che riguarda l’ami-cizia e il lavoro: dipende dall’im-

L’ uomo agisce sempre in vista di un fine, che gui-da le sue azioni e le sue scelte concrete e quoti-

diane. La natura umana è in genere orientata versociò che è vero e buono, ma questo orientamento difondo viene determinato nella pratica da ogni indi-viduo. Che ne siamo più o meno consapevoli, agia-mo sempre sulla base di una percezione già presentedi ciò che riteniamo sia un valore per noi: la salute,

il benessere, il successo, il denaro... sono tra i moventi più frequentidella nostra condotta personale quotidiana.

Crisi dei valori6

L’uomo consumistico è orientato alle cose. Pensa di possedere le cose, mentre ne è posseduto

PERSONA E VALORI. CRISI DEI VALORI?DELLA PERSONA!

di Luis Rosón Galache

tali. Ecco quello che avviene quan-do mi sento coinvolto o aderiscoliberamente a uno di essi, altrimentiresto indifferente.

2. La percezione personale dei valori

I valori agiscono come criteri guidadell’esistenza personale, per questo,l’autorealizzazione dell’uomo saràpiù piena nella misura in cui ci si orienta verso valori più elevati,meno relativi o meno passeggeri.Assistiamo oggi a una diffusa – epericolosa – scissione tra la veritàteorica e la verità pratica, tra quel-lo che l’individuo riconosce e con-sidera vero, e per tanto come unvalore, e il riflesso di tale verità ovalore nella propria condotta per-sonale: questa coerenza fa partedell’autenticità, la sua mancanzafa diventare indifferenti e privi diforza i valori.(3)

Ecco, abbiamo toccato la cosiddetta“crisi dei valori”. Siamo di frontea uno dei motivi per cui si sostieneun presunto relativismo dei valori,secondo il quale non ci sarebberovalori universali, ma la loro scel-ta sarebbe puramente individualee soggettiva, sottoposta alla volu-bilità.Un altro motivo che può rafforzarequesto atteggiamento proviene dalfatto che i valori vengono trasmessiattraverso modelli concreti, viventi,offertici dalla vita quotidiana e dalnostro contesto socio-culturale:personaggi famosi, artisti, sportivi...L’eccesso di “tipi” di riferimentopuò indurre alla incostanza e allasuperficialità.

Ciascuno di noi stabilisce quello che considerapiù importante nella sua vita…

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Crisi dei valori 7

R. Spaemann(4) ci dice che noi co-gliamo il contenuto di valore dellarealtà in un atto di stima, di di-sprezzo, di timore o di speranza,per questo si può parlare di un“sentimento dei valori”: la cono-scenza implica affettività. Certo, icontenuti dei valori si rivelano anoi poco a poco, per questo si ri-chiede un processo di formazionedi modo che l’uomo possa ogget-tivare e diversificare i propri inte-ressi ed accrescere la sua capacitàdi soffrire e gioire. “La formazionedel senso dei valori, del senso per legerarchie dei valori, della capacità didistinguere ciò che è importante daciò che lo è meno è una condizioneper la riuscita della vita individuale euna condizione per la comunicazionecon gli altri”.(5) Questa necessità diformazione ci conferma chiara-mente che può manifestarsi un ce-cità determinata dalla passioneverso alcuni valori.

3. La fondazione dei valori

R. Guardini ci da una stupendadefinizione del valore: “valore èciò per cui un essere è degno di essere,un’azione degna di essere compiuta”.(6)

Sebbene non sia una definizionetecnica, ci dice che il valore è unaqualità inerente alla realtà e allasfera morale.Dobbiamo comprendere, quindi,che i valori non possono esseregiustificati solo storicamente o so-ciologicamente, ma richiedono unafondazione trascendente, non sog-gettiva. Platone e Agostino ci in-segnano che noi non cogliamo la

bellezza e la verità in modo asso-luto, ma solo parzialmente; anzi èin virtù del bello e del vero di cuipartecipano le cose e noi stessi,che noi possiamo giudicare bellao vera una cosa, sicché la bellezzae la verità non sono prodotto dellamente umana, ma la trascendono.Allo stesso modo, il fondamentodei valori trascende la soggettivi-tà personale e si situa nell’ambitoontologico, a cui l’uomo si aprecon l’intelligenza e la volontà.

4. Crisi dei valori? Della persona!

Nel mondo consumistico in cuiviviamo l’uomo è, prima di tutto,un “consumatore”. “Avere”, “usa-re”, “buttare”, sono i tre movimentidi fondo su cui deve impiantarela vita e i “valori”.Diceva E. Fromm(7) che l’uomoconsumista ha la “mentalità mer-cantile”, non conosce “né amorené odio”: non sa cosa siano i sen-timenti; in compenso conosce benel’accumulo, l’efficienza, la produ-zione, l’utile. È più affezionato allecose morte che alle persone vive:più necrofilo che biofilo.Che dire? Assistiamo delusi ai ri-sultati del consumo. La mentalitàconsumistica sta consumando l’uo-mo: perché gli fa perdere il suovero “centro”. L’uomo consumisticonon è orientato a sé, al tu, ma allecose, gravita attorno a esse. Viveper esse. Impegnato nella corsa adavere, perde l’ ”io” dell’ ”io-tu”.Pensa di possedere le cose, mentrein realtà è posseduto da esse.

Il mondo dei valori ci mostra un’al-tro uomo:• Questo essere che va verso

l’ ”avanti” e verso il “lassù”.• Questo essere passante ed eterno.• Questo essere che non si lascia

mai terminare.• Questo essere che sa amare, pian-

gere e pensare.• Questo essere che sa inginoc-

chiarsi.• Questo essere impastato di terra

e di cielo, crocicchio vivente delmondo, cerniera dell’universo...

• È giusto: “L’hai fatto poco menodegli angeli” (Sal 8,6).

(1)  Cf. Ch. TAYLOR, Il disagio della modernità,Roma-Bari, Laterza, 1994, 45-47.(2)  R. SPAEMANN, Concetti morali fondamentali,Piemme, Casale Monferrato 1993, 48.(3)  È ben noto a tutti noi quanto Papa Bene-detto XVI insista in questa ricerca della ve-rità, nella coerenza con essa e nel supe ra -mento del relativismo che tanto pervadel’opinione pubblica e la prassi di tanti nostricontemporanei.(4)  Cf. R. SPAEMANN, Concetti morali fonda-mentali, 45-55.(5)  Ibidem, 49.(6)  Cf. R. GUARDINI, Libertà, grazia, destino,Brescia, Morcelliana, 1957, 85.(7)  E. FROMM, Avere o essere? Milano, Monda-dori, 1978, 194.

NOMINA - Il Rettor Maggiore dei Salesiani, Don Pascual ChávezVillanueva, nella qualità di Cancelliere dell’Università Pontificia sale-siana, ha nominato, con decorrenza 24 aprile 2012 e per il triennio2012-2015, Don Luis Rosón Galache, professore straordinario di An-tropologia filosofica e Guida spirituale del TR, decano della Facoltà di Filosofia della stessa Università.

Al nostro Don Luis gli auguri più affettuosi del Comitato di Coordina-mento e di tutto il Movimento per il nuovo e prestigioso incarico.

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Tornare a un cristianesimo dalla forte valenza comunitaria, superando l’individualismo

Dalla “cattedra dei non credenti”al “cortile dei gentili”

di Arturo Sartori

Recentemente due osservazioni sull’attuale conte-sto mi hanno fatto riflettere per la serietà di anali-

si: Cesare Fiumi rileva “una Chiesa spesso avvolta neltorpore della nostalgia, sospesa tra il guardare avanti e untempo andato fatto di prestigio e liturgia quotidiana, afronte di una soggettività di massa dove ciascuno è spessol’unico riferimento di sé in una società che non crede piùin niente senza le prove di ogni cosa… Antropologicamen-te la fede fatica a farsi largo e riesce ad attecchire più facil-mente in ambiti emozionali: alla chiese vuote corrispondo-no le piazze piene e le frequentazioni dei santuari”(1); EnzoBianchi sinteticamente coglieva la diffusione di “unsenso della vita che non disdegna la tradizione religiosa ricevuta, ma la rivisita secondo convenienze dettate dalpercorso individuale”(2).Possiamo ricavarne quindi che è avvertita l’esigenzadi tornare ad un cristianesimo dalla forte valenza co-munitaria, superando l’individualismo che rischia diinaridire il cattolicesimo contemporaneo, laddove in-vece proprio il cristianesimo può salvare il mondoglobalizzato, perché porta con sé il rispetto della libertà degli individui ma anche la necessità della responsabilità e l’attenzione ai deboli.In questo contesto mi pare fortemente apprezzabile ilrecupero di continuità che sembra potersi cogliere tra“La cattedra dei non credenti”(3) e “Il cortile dei gentili”(4).

La Cattedra dei non cre-denti intendeva dare vo-ce alle “interrogazioni cheil credente fa a se stesso sul-la conoscenza di Dio a par-tire dalla sua fede e di rim-balzo alle domande che ilnon credente fa o può fare ase stesso sulla sua coscienza

di non credere, nella convinzione che quando queste do-mande sono poste in maniera simultanea ciascuno risultastimolato dalla conoscenza o dalla coscienza dell’altro”(5).Quindi, da una parte, il credente che voglia rinnovareincessantemente il suo credo, consapevole che spesso“nelle nostre comunità si presuppone molto o troppo di ciòche c’è di più profondo, passando sopra alle grandi opzionifondamentali o, al più, richiamandole come ovvie oppureoffrendo qua e là qualche supporto apologetico senza peròguardare al fondo”(6); dall’altra, il non credente che sidichiari sinceramente tale e che sia attento ai valori.Entrambi impegnati in una ricerca su di sé, in un dia-logo utile all’uno e all’altro perché capace di stimo-lare ciascuno a seguire meglio il proprio camminoverso l’autenticità. Sì, perché “ciascuno di noi ha in sé

un non credente e un credente, che si parlano dentro, chesi interrogano a vicenda, che rimandano continuamentedomande pungenti e inquietanti l’uno all’altro”(7).Le condizioni di questo dialogo richiamano poi lacondivisione delle risonanze nelle nostre lectio: “la volontà sincera di confrontarsi; l’accoglienza, umile e be-nevola di ciascuno verso l’altro; il desiderio di lasciarsi interrogare dall’altro, ma lasciando che le interrogazioniprendessero la forma… della propria esperienza”(8).La Cattedra dei non credenti “mirava inizialmente amettere in cattedra anche i non credenti… ed imparare adascoltarli, sia pure con un ascolto critico. Successivamente, a poco a poco, la formula è cambiata nelsenso di mettere la non fede e la fede a contatto con i grandiproblemi del mondo”(9), in un percorso che “parte dallequestioni dell’uomo d’oggi e da qui punta al centro dellafede cristiana”(10).

Il Cortile dei gentili è lastruttura permanente ed iti-nerante creata dal card. Ra-vasi, Presidente del Pontifi-cio Consiglio della Cultura,su forte sollecitazione di

Benedetto XVI perché “le religioni non possono averpaura di una laicità giusta, di una laicità aperta che per-metta a ciascuno di vivere ciò che crede, secondo la propriacoscienza:…credenti e non credenti devono sentirsi liberidi essere tali, eguali nei loro diritti a vivere la propria vitapersonale e comunitaria restando fedeli alle proprie con-vinzioni, e devono essere fratelli fra loro”. Anch’esso sipone quindi come uno spazio ideale di incontro e diconfronto, “dove gli uomini possano in una qualche ma-niera agganciarsi a Dio, senza conoscerlo e prima che ab-biano trovato l’accesso al suo mistero (…) in dialogo concoloro per i quali la religione è una cosa estranea, ai qualiDio è sconosciuto e che, tuttavia, non vorrebbero rimaneresemplicemente senza Dio, ma avvicinarlo almeno comeSconosciuto” (BenedettoXVI).

Crisi dei valori8

(1) Cesare Fiumi, Corsera “Sette” 5.04.12.(2) Enzo Bianchi, ibidem.(3) Iniziativa avviata dal card. Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano,nella sua diocesi, consistente in una serie di incontri a tema, in sedi an-nualmente diverse, ai quali venivano invitati esponenti credenti e non credenti; l’iniziativa si prolungò sino al 2002.(4) Il “Cortile dei gentili”era lo spazio dell’antico Tempio di Gerusalemme acui potevano accedere anche i non ebrei indipendentemente dalla cultura,dalla lingua o dalla religione.(5), (6), (7), (8) C.M. Martini, da “Interventi alla Cattedra dei non credenti”.(9) C.M. Martini, Il Vescovo, 2012.(10) Hans Kung, Essere cristiani, ried. 2012.

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Testimoniare l’amore di Dio attraverso l’amore tra coniugi nel reciproco rispetto

LA CRISI DELLA FAMIGLIAdi Ugo Cepparuolo e Daniela Amato, Referenti Ambito Famiglia

“La Famiglia è sempre più di frequente un luogo diconflitto e trascuratezza, di violenza fisica e abusosessuale”: questa definizione pubblicata dall’Organiz-zazione Mondiale della Sanità nel 2002 sicuramenterappresenta meglio di molte altre parole la vera crisidella Famiglia.Se è questa la realtà attuale della famiglia, non può nonessere alla base delle argomentazioni di chi vuole stra-volgere la struttura e la funzione della famiglia cosìcome tradizionalmente intesa, poggiandosi sui troppiesempi di abuso e violenza che l’hanno trasformatain un luogo di tortura piuttosto che nel luogo di reci-proco rispetto e amore nel quale portare avanti unprogetto di crescita. Sappiamo che la famiglia si èstrutturata sull’unione stabile tra un uomo e una don-na da un lato per consentire la sopravvivenza dellaspecie e dall’altro come assicurazione di cura per laprole. La storia supportata dagli studi antropologicici insegna infatti che in tutte le società e culture, pri-mitive e non, è sempre esistito un concetto di famigliabasata sul rapporto stabile tra un uomo ed una donna,a fini procreativi, tanto da far ritenere tale concetto in-scritto nella natura stessa dell’essere umano. Natural-mente le leggi che hanno regolato la famiglia sono sta-te influenzate dai valori della società in cui vivevano.Il popolo ebraico prevedeva il ripudio della moglieda parte del marito (Dt 24,1). Tra i Romani il pater fa-milias aveva diritto di vita e di morte su moglie e figlicosì come poteva arrogarsi il diritto di non riconosce-re un figlio nato dalla moglie condannandolo all’ab-bandono. Con la venuta di Cristo però la famiglia vie-ne portata a compimento, il valore universalmentepresente in ogni comunità, diviene Sacramento e co-me tale strumento di Grazia, i coniugi acquisisconopari dignità (Mt 19,3-7, 1 Cr 7,1; Ef 5,22), la finalitàdella famiglia di favorire la sopravvivenza della spe-cie si arricchisce con quella di Chiesa domestica nellaquale si realizzi un progetto che rispecchi l’Amore diDio. Purtroppo il pensiero secolare ha sfruttato i va-lori cristiani per perpetuare sopraffazione e potere at-traverso l’istituto della famiglia (per esempio, matri-moni combinati tra nobili al fine di favorire alleanzepolitiche). Le analisi sociologiche di alcuni espertihanno fatto risalire alle distorsioni a agli abusi edu-cativi perpetuati nelle famiglie fenomeni sociali de-vastanti come il nazismo con tutto ciò che essi hannocomportato (Alice Miller, “La persecuzione del bambi-no”). Dall’altro lato ideologie come lo stalinismo e ilmaoismo, tendendo a distruggere la famiglia comeistituzione, hanno dato i frutti che ancora oggi sonosotto i nostri occhi.

Crisi dei valori 9

La vela che sormonta la facciata della Parrocchia del DivinoAmore con la Sacra Famiglia e il Crocefisso

La Crisi della famiglia cos’è allora se non la negazionedei principi di Amore che Cristo ci ha insegnato e cheancora oggi fatichiamo ad accogliere in pieno? Glistessi cattolici tacciano la Chiesa di anacronismo ecrudeltà perché non consente ai divorziati di accedereai Sacramenti, dimenticando le ragioni profonde nellequali si fonda il magistero della chiesa e negandonecosì la validità. Anche qui bisogna fare autocritica:spesso lo stravolgimento dei valori viene perpetratoproprio nelle nostre famiglie cristiane, che giustifica-no questi atteggiamenti (casi di tradimenti perpetuatigià da prima del matrimonio, maltrattamenti tra co-niugi, abusi sui bambini all’interno della famiglia). Èinutile aggrapparsi a ideologie o a dibattiti che a nullaportano, è invece necessario liberarci dell’uomo vec-chio mettendo in discussione falsi valori, magari tra-mandati come idoli da adorare, come ad esempio lapaura delle critiche e dell’opinione dei parenti e co-noscenti, l’ingerenza dei genitori nei matrimoni deifigli e tanto altro, per riscoprire o meglio scoprire i Va-lori profondi che Cristo ci ha insegnato.Il ruolo delle famiglie cristiane è questo: testimoniarel’amore di Dio attraverso l’amore tra coniugi nel reciprocorispetto, amarci come Cristo ha amato noi, e nelle dif-ficoltà quotidiane prendere a modello i comportamen-ti della Sacra Famiglia. A chi dovesse obiettare che ilmodello è “inumano” o “inattuabile perché d’altritempi” l’esempio dei coniugi Beltrame Quattrocchi eMartin, o di madri come G. Beretta Molla valgono piùdi mille parole e dimostrano concretamente che è pos-sibile realizzare l’esortazione della Familiaris consortio“Famiglia, credi in ciò che sei, diventa ciò che sei”.

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L’ANASTASIS : PERCORSI DI RISURREZIONEdi Luigi Pietroluongo, Presidente dell’Associazione L’Anastasis

Il desiderio di testimoniare frammenti di risurrezio-ne e direi l’azione dello Spirito ha suscitato il pro-

getto L’Educazione è cosa di cuore, primo corso di for-mazione dell’associazione L’Anastasis. Il corso ponel’Educazione di cuore al centro della formazione e si pro-pone di far vivere l’esperienza della libertà e dell’amo-re nella musica, nel canto e nel teatro. Sono queste le alidelle emozioni della nostra anima, che, se educate avolare, ci aiutano a vivere in modo pieno la bellezzadella Verità. Il progetto propone quattro moduli.

Con o senza famiglia. Abbiamo centrato il primomodulo formativo sulla famiglia, cuore e culla dellacrescita di ognuno. Oggi disorientata, diseducata alnecessario, all’essenziale. Ci hanno spinto oltre le no-stre possibilità di consumo facendoci vivere al disopra delle nostre possibilità. Abbiamo creduto, e con-tinuiamo a farlo, che avere è sempre meglio di essere.E nel vuoto di una esperienza vera, viva, cruda ma in-tensa delle relazioni abbiamo riempito la testa, ilcuore e l’anima di effimero confondendolo con essen-ziale. Proviamo a domandarci, pensando alla stan-chezza, allo stress di oggi, qual è l’origine checomporta così tanta fatica. Anche noi potremmo ri-schiare di rimanere confusi. È il momento di tornarealla contemplazione, di fermarsi il tempo necessarioper rigenerarsi alla Fonte, per non soccombere ai ritmifrenetici delle nostre giornate. Accompagniamoci e ac-compagniamo gli operatori che vorranno avere qual-che istruzione per l’uso pratico su come tornare asintonizzarci nella famiglie turbolente, per troppiventi, nelle nostre parrocchie.

Tutti zitti…parla il corpo! – La potenza del linguag-gio senza parole. Un altro modulo è tutto vissutosull’uso del linguaggio non verbale. Sappiamo tuttidi come questo rappresenti la maggior parte del no-stro sentire, specie quello più profondo. I nostri for-matori faranno prendere coscienza, vivendo in primapersona, di come è potente ed emozionale un abbrac-cio o uno sguardo. Ci aiuteranno a prendere consape-volezza di quanto scalda il cuore e di come sostieneuna mano tesa. Nello stesso tempo vivremo l’espe-rienza diffusa del disagio, dell’incapacità di comuni-care verbalmente e della mancanza di autostima. Ilcorpo parla e noi dobbiamo conoscere il suo alfabetoper poter rispondere.

Social network-istruzioni per l’uso. Tra i linguaggipiù diffusi oggi ci sono i social network. Come qualsiasi

altro strumento bisogna conoscerli, maneggiarli eusarli senza cadere nella trappola di farsi usare. Biso-gna conoscere i pericoli e l’utilità che possono appor-tare. Un coltello è necessario per tagliare in modocorretto alcuni alimenti, pericolosissimo in mano a de-linquenti che si accingono a rapinare. Il nostro forma-tore ci farà simulare e costruire un profilo virtuale,svelandoci trucchi per ingannare e ci insegnerà le mo-dalità di intervento sulla privacy. Finalmente la pos-sibilità di approfondire un argomento nel quale moltiadulti si sentono sconfitti già in partenza.

Lab-oratorio creativo: per fare e disfare ed un filotrovare… In ultimo, e certamente non per importanza,abbiamo sviluppato un modulo dedicato alla creatività.L’arte, la musica, il canto, il teatro sono l’altare dovecelebriamo le nostre emozioni più profonde, più in -time. Aiutare gli operatori con tecniche che possanoinnescare il desiderio di protagonismo, la voglia pro-fonda di qualsiasi adolescente di dire “ci sono anch’io”attraverso l’arte è il nostro distintivo salesiano. Chiamarei giovani e gli operatori che vi lavorano insieme, sulpalcoscenico della vita e dire ora tocca a te, abbracciarlie lasciarli andare: è questo il segno che chiediamo,con tutta la nostra preghiera, al nostro Creatore.

L’Anastasis10

L’Anastasis-Risurrezione e Sviluppo-ONLUS è un’associazione di volontariato nata nel Movimento TR, e ha lo scopo di pro-muovere l’educazione alla cultura della vita per operare sempre al meglio sul piano evangelico nell’ambito familiare, professio-nale, sociale ed ecclesiale. Con tale obiettivo, organizza attività e iniziative sociali e culturali per la formazione sociale e moralesia all’interno, sia all’esterno del Movimento, con lo sguardo rivolto in particolare ai giovani.

Direzione scientifica del Progetto: Don Luis Rosón Galache, sdb,Guida spirituale del movimento TR, docente di Antropologia filo-sofica presso l’Università Pontificia Salesiana, collaboratore del-l’Equipe di Pastorale Universitaria. Per informazioni:

Dott. Luigi Pietroluongotel. 333.52.06.646      [email protected]

Dott.ssa Titta Bocciatel. 329.48.16.751      [email protected]

www.testimonidelrisorto.it

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Crisi dei valori 11

Solo la vera conoscenza, che non è vuoto nozionismo, permette di capire il passato per poter agirecon coscienza nel presente, da cittadini responsabili

Conoscere per capire, capire per agiredi Dina Moscioni, Animatrice del Settore giovani

Il Sapere non è più un valore.La Conoscenza è fuori moda.Il valore della Cultura è in crisi.Non si devono fare chissà quali ri-cerche per comprendere quantosiano vere queste affermazioni.Non c’è bisogno di tesi per sup-portare questi argomenti noti atutti, con i quali tutti siamo chiamatiquotidianamente a fare i conti a li-vello politico e sociale. È necessario,invece, tentare una lettura positiva,“pasquale” di questa drammaticaverità, partendo dalle esperienzepersonali per dimostrare quantonel nostro piccolo, ogni giorno,senza pretese di imprese faraonichepossiamo fare a partire dalla nostrarealtà.Mi tornano in mente le parole diGiovanni Paolo II, quando nel 1998si rivolgeva ai ragazzi di Roma in preparazione della XIII G.M.G.e li invitava ad “aprire gli occhi”contro la cultura dell’effimero cheassegna valore solo a ciò che ap-pa-re bello e a ciò che piace, controla moda culturale che promettesuccesso, carriera rapida e affer-

mazione di sé ad ogni costo, cheinvita a una sessualità vissuta sen-za responsabilità e a un’esistenzapriva di progetti e di rispetto pergli altri.È questa la cultura che la nostragenerazione sta trasmettendo aigiovani, fermo poi lamentarci seprendono sul serio i nostri inse-gnamenti!Bisogna tornare a considerare laCultura come patrimonio di cono-scenze di un popolo per la Civiltà.Conoscere per capire, capire peragire è il motto con cui introducole lezioni di Storia, slogan che gli

alunni delle classi in cui insegnofanno proprio nei tre anni di studioinsieme e, spero, nella vita futura.Solo la vera conoscenza, che non èvuoto nozionismo, permette di ca-pire il passato per poter agire concoscienza nel presente da cittadiniresponsabili, nella speranza di nonripetere gli errori commessi.Posso testimoniare quanto questomessaggio sia preso sul serio daigiovani quando non si ha la pretesadi trasmettere un sapere intoccabilefatto di presunte soluzioni che, in-vece, per i ragazzi costituiscono ilproblema.«La cultura dei giovani è una cul-tura del parlato, dell’immagine delcorpo... Anima intellettuale controcorpo giovane insomma! La culturagiovane è in continuo movimento,in continua evoluzione e cambia-mento e, per forza di cose, crea unconflitto tra le sue forme di espres-sione», precisa Joy Sorman.I giovani apprezzano il valore dellaCultura, basta non pretendere daloro che scimmiottino un modellogià stabilito.

Ecco le prime foto da Betlemme dell’ordinazione diaconale diGiampaolo Nicastro e di Giuseppe Di Sario, che saranno con noiagli EESS di agosto.Una bellissima celebrazione svoltasi sabato 9 giugno nella Chiesa di Santa Caterina, collegata alla Basilica della Natività di Betlemme, con l’imposizione delle mani del Patriarca latino diGerusalemme, Sua Beatitudine Fuad Twal.In una suggestiva liturgia eucaristica, concelebrata da oltre 60 sa-cerdoti, sono stati ordinati 12 nuovi diaconi salesiani, provenientida varie parti del mondo.

Ai due nuovi diaconi gli auguri di un lungo fruttuoso cam-mino sulle orme di don Bosco da tutti gli amici del TR, cheaspettano con gioia di poterli abbracciare ai prossimiEsercizi Spirituali ad agosto.

Nelle foto: in alto, Giampaolo Nicastro, figlio del Coordinatore Generale delTR, assieme a tutta la famiglia; in basso, Giampaolo con l’amico Giuseppe

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Festival Biblico VIII Edizione MMXII: 18-27 maggio

“Perché avete paura?”La Speranza delle Scritture

di Agostino Aversa

C ome semplice informazione vi evidenzio unevento notevole in cui si sono alternati grandi

relatori internazionali: l’ottava edizione del festivalbiblico. Sedi della manifestazione: Verona e Vicenzacon altri 12 centri interessati, dal 18 al 27 maggio. Se-rata inaugurale: 24 maggio, con la partecipazione delpriore della comunità di Bose, Enzo Bianchi, e Fer-ruccio De Bortoli, direttore del Corriere della Sera.Tra le tante personalità intervenute: il sociologo in-glese Zygmunt Bauman, teorico della “società li-quida”; il cardinale Joseph Zen, vescovo emerito diHong Kong; Mordechay Lewy, ambasciatore delloStato di Israele presso la Santa Sede, il ministro An-drea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egi-dio, Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana.Il Format utilizzato è stato quello relativo a un Festi-val e non a una Festa, rispettante le regole strutturalie la sintassi espositiva delle trasmissioni televisive:incontri, riflessioni, confronti, lectio magistralis uni-tamente a mostre, laboratori per bambini, iniziativeper le famiglie, degustazioni, spettacoli e tanta mu-sica. Insomma il credente e il non credente hannotrovato interesse e riposo: forte cultura e confronti inlibertà, tutto attorno al possente fulcro della Bibbia.

Quattro gli ambiti di approfondimento: biblico-teo-logico (La Speranza dalla Parola), socio-culturale (LaSperanza dall’Uomo), storico-archeologico (La Speranzadalle Terre), artistico-musicale (La Speranza dalla Bel-lezza).Centro di riflessione: l’episodio evangelico sul lagodi Tiberiade che rilancia la domanda di Gesù:”Perchéhai paura?”. Il filosofo nicciano e antimodernista Mas-simo Fini, che si definisce un “onesto pagano”, inter-vistato, evidenzia: un tempo si aveva paura di Dio, poidella bomba atomica, oggi della crisi economica. Una pauramateriale, dunque. Siamo al servizio dell’economia.La paura è un’emozione umana che rivela la fragilità,è il nodo di tutto, ma la Bibbia ci dona la Speranza af-fidabile, che si forgia lungo la vicenda narrata dal-l’Antico Testamento e trova compimento nel NuovoTestamento nell’evento croce e risurrezione di Cristo.La paura dell’altro invade il nostro quotidiano, ilnegativo sembra sopraffare anche il “positivo” delvissuto che ci circonda. Eppure nel sociale, nellacultura e nell’impegno professionale esistono vite“di speranza” che, in chiave religiosa e anche laica,mostrano la possibilità di un futuro di bene che sioppone ai tanti profeti della paura del nostro tempo.

Festival biblico12

L’immagine scelta per il Festival Biblicodi quest’anno risale alla seconda metàdell’XI secolo e si trova nel chiostro delmonastero di Santo Domingo di Silos, a Burgos, in Spagna, lungo il camminoche porta a Santiago de Compostela

Questa immagine ci parla di timori aggrappati a una Speranza«Perché avete paura?» è l’interrogativo provocatorio che Gesù pone ai suoi disce-poli, in più di un’occasione. Motivi per avere paura non mancano, nella vita dei di-scepoli come nella nostra; ma è pur vero che, se il Signore cammina con noi, lasperanza dovrebbe risultare più forte.Gesù infatti è rappresentato nei panni del pellegrino, con la bisaccia cui è appesa la conchiglia di San Giacomo. L’aureola che gli circonda la testa ha inscritta dentrola croce, infatti Egli è il Crocifisso risorto: condivide ogni croce, quindi ogni timoreche c’inchioda, ma la vittoria sulla morte trasfigura le nostre paure in speranza.Accanto sono rappresentati i due discepoli di Emmaus, proprio nel momento in cuiriconoscono la sensazione di fallimento che li blocca: «Noi speravamo che egli fossecolui che avrebbe liberato Israele» (Lc 24, 21). Ci rappresentano tutti e la loro amaraconstatazione ciascuno può declinarla a livello personale, familiare, sociale. Non cifidiamo più, siamo donne e uomini di poca fede, vengono meno di conseguenza imotivi di speranza. Uno dei due si rivolge al Cristo, lo guarda e tende la mano versodi Lui, vorrebbe tornare a credere e quindi a sperare; non cerca tuttavia un’idea chelo salvi, quanto piuttosto una Presenza che lo sostenga. L’altro non guarda verso ilSignore Gesù, sta piuttosto riflettendo, rientrando in se stesso. Si rassicura tenendostretto il Libro, che custodisce in grembo, come a dire che la medesima speranzacercata nel Cristo si trova racchiusa in quello scrigno.È l’esperienza che vorremmo fare nel Festival biblico, che in differenti modi aprequello scrigno a grandi e piccoli, a credenti e non credenti, in ogni caso a donne euomini alle prese con le proprie paure; per scommettere che sia possibile attingeresperanza dalle Scritture.

(Estratto da di Don Dario Vivian, direttore artistico, Festival Biblico)

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Carissimi amici,mentre scrivo queste poche righe vi immagino agli

Esercizi Spirituali di fine agosto mentre io sarò sui sen-tieri del Camerun, questa volta in compagnia di ClaudioDe Polo, Tesoriere della nostra associazione, che ha de-ciso di venire a toccare con mano le realtà d’Africa.Mancavo dal Camerun da due anni per motivi di salutee per impedimenti vari, ma ora torno con una caricamaggiore e con un elenco interminabile di cose da fare.Al ritorno avremo sicuramente molte cose da raccontar-vi. L’1 settembre ci raggiungeranno gli amici di PetrellaTifernina, che, insieme a Domenico Carosella, papà diLucio, vengono per l’inaugurazione del Centro polivalen-te per orfani “Milleluci di Lucio”, un sogno che pian pianoha preso forma ed ora diventa una splendida realtà, atestimonianza della forza incredibile e inarrestabile del-

l’amore operante e di quanto misteriosi sono i progettidi Dio. Inutile dirvi dell’entusiasmo di suor Immacolatache sogna questo momento da anni e che sta mettendoa soqquadro tutta Nguelemendouka, il villaggio dove leivive, nell’attesa dell’inaugurazione. Monsignor Jan Ozgacelebrerà la Santa Messa e padre Aloys Mewoli, di rien-tro dall’Italia, concelebrerà, aggiungendo qualche com-mento in italiano, mentre è previsto dalla Polonia l’arrivodella Madre Generale dell’Ordine delle Suore Micaelite,di cui suor Immacolata fa parte. Sarà certamenteun’esperienza emozionante, che cercheremo di farvi vi-vere al nostro ritorno con immagini e racconti. IntantoLucio, dal cielo, godrà ogni attimo di questi momenti digrazia e dei nuovi fratellini che ormai sono circa 280 e acui porterò anche il vostro abbraccio.

Paolo Cicchitto

Volontari per il mondo 13

Anche lui vorrebbe andare a scuola come Charles...

Buongiorno, cari benefattori ed amicidel TR. Come state? Io prego che il Si-gnore vi protegga sempre.Molte volte, quando sono solo, mi do-mando come ringraziarvi e come rin-graziare Padre Sebastian che ha uncuore così buono.Quando ho incontrato Padre Sebastianper la prima volta, tre anni fa, per me èstato come rinascere. Lui lo sa, io sonoun orfano del genocidio del 1994. Sonorimasto solo al mondo, a 6 anni, con lemie due sorelle.In quel momento la vita mi è sembrataquasi impossibile e la speranza era soloun sogno.Essendo il solo maschietto sopravvis-suto in famiglia, ero condannato a pen-sare ai bisogni delle mie sorelle; ma iostesso non ero che un piccolo ragazzoche sognava di essere aiutato ed amatocome tutti gli altri fanciulli della miaetà. Difficilmente sarei arrivato a faregli studi superiori.Mi mancava sempre tutto, specialmen-te mi mancavano i mezzi per pagare lascuola.Dopo aver terminato gli studi dellascuola media superiore, non vedevo co-me poter continuare gli studi univer-sitari; studiare all’Università è la solasperanza in Ruanda, per consentirti dientrare nel mercato del lavoro. Lavora-re qui vuol dire assicurarsi la soprav-vivenza, assicurarsi il cibo quotidiano.E un giorno il Signore Onnipotente ha

messo sulla mia strada Padre Seba-stian; è stato per me come un sogno indimenticabile. Quando egli mi ha incontrato la prima volta ha rassicura-to il mio cuore e mi ha promesso cheavrebbe cercato benefattori per aiutar-mi a proseguire gli studi. Padre Seba-stian ha mantenuto la sua promessa.Grazie all’aiuto che ha ricevuto dai benefattori eccomi arrivato al secondoanno dei miei studi universitari e mirestano ulteriori due anni. Mai sarò abbastanza riconoscente verso PadreSebastian. E sono sicuro che il Signoreveglierà su di lui e sui cari benefattorie li ricompenserà adeguatamente.Io non smetto mai di pregare per tuttivoi e per le vostre famiglie. Che il buonDio continui a donarvi un cuore cosìbuono e compassionevole. Che possia-te essere una luce per gli altri, durantetutta la vostra vita.Non cesserò mai di ringraziare tuttiquelli che contribuiscono alla mia for-mazione ed educazione.Cari amici sconosciuti del TR, grazie.Voi mi avete aiutato in momenti moltoduri della mia vita.La vostra generosità aiuta e confortamolti ragazzi orfani e poveri qui inRuanda.Tra due anni conseguirò la laurea inEconomia e Commercio; ho bisogno an-cora del vostro sostegno e aiuto finan-ziario che mi permetterà di arrivare al-la fine degli studi.

Abbiate ancora pazienza con me e contutti quelli che beneficiano del vostroaiuto. Potrei dire ancora molte cose suPadre Sebastian; la sua presenza nellamia vita rappresenta una grande spe-ranza, direi quasi che resta l’unica spe-ranza nella mia vita, che mi mostrasempre cosa è il vero amore di Dio.Aver incontrato Padre Sebastian e, at-traverso lui, voi miei cari benefattori,rappresenta una grande possibilità chemi è stata concessa. Mi piacerebbe co-noscervi tutti, abbracciarvi uno peruno e ringraziarvi con tutto il mio cuo-re; non riesco ad esprimere tutto ciò cheho nel profondo del cuore per voi.Prego Dio Onnipotente che vi proteggae vi conceda la sua misericordia e la suariconoscenza per tutto quello che fatenei miei riguardi. Vi voglio bene e viabbraccio tutti.

Vostro figlio Charles Ndizeye

Padre Sebastian ha mandato a Federica, collaboratrice di Sandra Terracciano per le adozioni a distanza, la testimonianza di un giovaneche si chiama Charles Ndizeye, che, grazie all’aiuto di amici del TR, ha ritrovato la speranza, in una vita iniziata nel segno di una tragedia

Notizie dal RUANDA

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Intervista a Sandra Terracciano, responsabile nazionale per le adozioni a distanza di “Volontari peril mondo”, a cura di Consiglia Polito, neo-responsabile per questo settore del Cenacolo di Napoli

25 ANNI AL SERVIZIO DEI BAMBINI NEL MONDOC.: Sono 25 anni che ti interessi di adozioni a di-stanza, un tempo enorme! Come hai cominciato?S.: Sì, era il giugno 1987. Ricordo ancora con unacerta emozione il giorno che ho incontrato Suor Giu-seppina Jodice, a Castelporziano. Lei era missionariadelle Catechiste del Sacro Cuore in Perù, a Huanaco,e dedicava tutto il suo tempo libero ai bambini pe-ruviani, con infinito amore. Eravamo entrate subitoin sintonia e alla fine della giornata, che concludevagli incontri mensili del TR, mi disse: “Sandra, perchénon ti occupi delle adozioni a distanza dei bambinidel Perù? Ho qui con me delle fotografie dei più bi-sognosi. Si tratta di sensibilizzare le persone per aiu-tarli economicamente a studiare e a sostenersi in-sieme alle loro famiglie”. Guardai e fui subito attrattadallo sguardo intenso e profondo dei loro occhi. An-che se strappati e sporchi avevano uno sguardo ca-rico di gioia di vivere e di speranza. Accettai subitocon grande entusiasmo e da allora conservo le fotodi ciascuno di loro e conosco la loro storia.C.: E poi?S.: Poi ho incontrato padre Sebastian Markovic, mis-sionario salesiano, confratello di don Sabino. Cono-sci la sua storia?C.: No, racconta.S.: Padre Sebastian è da molti anni missionario inRwanda, a Kigali, e pur avendo subito tre attentatiin quella terra martoriata è rimasto lì. Nel 1994, pur-troppo, c’è stato il genocidio che ha provocato piùdi un milione di morti: uomini e donne giovani, che

hanno lasciato tanti bambini orfani. Lì noi siamoriusciti a fare 273 adozioni a distanza e oggi moltidi quei piccoli sono universitari o laureati e hannotrovato un lavoro, si sono sposati e sono rimastinella loro terra per aiutare i loro concittadini grazieall’aiuto costante e generoso delle madrine-padrini.C.: E poi, in quali altri paesi sei impegnata con “Vo-lontari per il mondo”?S.: In seguito, tramite Paolo Cicchitto, presidentedella nostra Onlus, ho conosciuto Ewa Gawin, mis-sionaria polacca che da più di vent’anni vive in Ca-meroun, a Bertouà. Così anche lì abbiamo avviatotante adozioni a distanza, più di 200.C.: Ma come è organizzato il tutto? E quali certezzesi hanno che il contributo mandato dall’Italia arriviveramente ai bambini? Sai, molte persone sono scet-tiche su questo; nella mia breve esperienza ho giàricevuto qualche rifiuto dovuto a sfiducia.S.: Tutto quello che noi riceviamo va ai bambini“adottati” e alle loro famiglie. Due volte all’annoarrivano le letterine accompagnate dalle pagelle sco-lastiche che i bambini/ragazzi inviano alle madrinein segno di riconoscenza e ringraziamento. Speropresto di poter pubblicare sul TRnews le storie, conle foto, di alcuni di questi ragazzi diventati ormaiadulti e inseriti pienamente nel loro contesto sociale.C.: Insomma, Sandra, il lavoro che svolgi è moltoimpegnativo, ma sei anche ripagata da tanti bei ri-sultati.S.: Ah, sì. Quello che faccio mi procura una grandegioia e mi mette le ali, perché mi sento utile. Questibambini peruviani, ruandesi e camerunensi non miconosceranno mai, ma dico loro un “GRAZIE” infi-nito. È un grande progetto divino che mi ha per-messo di fare qualcosa per chi è meno fortunato dinoi. Ringrazio soprattutto il Signore che mi ha datola possibilità, alla mia età, di essere una matita nellesue mani, come diceva Madre Teresa di Calcutta,oggi santa. Ciò è per me fonte di gioia sempre nuovae d’amore per Gesù e per quanti affollano il miocuore. È un aiuto per i momenti difficili…un dolcesostegno! Perché tutto è sempre pensato da Lui peril nostro vero bene.C.: Grazie, Sandra, da tutti noi grazie di vero cuore.S.: Grazie a te, Consiglia, e a tutti coloro che nei Ce-nacoli TR si adoperano con grande entusiasmo esensibilità per aumentare il numero delle adozionia distanza.

Volontari per il mondo14

Sandra Terracciano, con il marito e la nipote

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Partecipa anche tu ai nostri progetti di promozione e sviluppo in Camerun, in Ruanda, in Moldavia e in BrasileSe vuoi, puoi versare un contributo per la realizzazionedi uno dei seguenti obiettivi progettuali:• adozione a distanza € 30 (mese) • adotta un insegnante € 100 (mese) • adotta una ragazza madre € 30 (mese) • aiuto per un orfanello di Suor Immacolata € 20 (mese) • borsa di studio per scuole superiori € 50 (mese)• borsa di studio per l’Università € 100 (mese) • borsa di studio per semina-rista € 100 (mese) • per scavare un pozzo € 1.500 • per scavare un pozzo artesiano € 10.000 • colonia estiva per un orfanello € 30 • un generatore elettrico € 1.500 • per un nostro progetto (offerta libera)

Indicare sempre la causale del versamento

C/C POSTALE 72908007BANCA NAZIONALE DEL LAVOROIBAN: IT58V0100503800000000016660

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Via Castelfidardo, 68 - 00185 Roma

Per saperne di più contattaci o visita il nostro sito! L’Associazione è ONLUS, la ricevuta del versamento è valida ai fini delle detrazioni fiscali

Cosa sono i “digital storytelling”? Brevi narrazioni(generalmente al massimo cinque minuti) che uni-

scono le caratteristiche del racconto alle potenzialitàdelle tecnologie. Nella loro realizzazione possono in-fatti essere utilizzati disegni, video immagini, foto-grafie, musica, effetti sonori. Piace ai ragazzi utilizza-re queste tecnologie? Tantissimo, perché consentonodi raccontare la loro vita, le loro esperienze, e di co-municarle ad altri. Perciò abbiamo organizzato un’at-tività il cui intento è formare alla produzione dei digi-tal storytelling un gruppo di ragazzi di strada di Nai-robi che frequentano un centro di aggregazione. I ra-gazzi, con la supervisione di un media educator volon-tario, realizzeranno successivamente dei digital story-telling che proporranno ad altri ragazzi, nell’ambitodi un progetto di cooperazione internazionale.Qual è l’utilità di questo tipo di attività nell’ambitodei progetti di volontariato? Intanto, l’ho detto, ap-passionano e rendono protagonisti i ragazzi. Poi atti-vano percorsi di riflessione e autoanalisi che vengonosvolti in modo diretto nel gruppo in cui si svolgono,ma possono anche essere diffusi e condivisi con ungruppo più allargato. Infine, costituiscono un tentati-vo di utilizzare in modo positivo Tv, radio ed internetper far conoscere e diffondere le attività di volontariato,dando voce ai diretti beneficiari dei progetti, che ne

possono spiegare il valore e il senso profondo attraversostrumenti utilizzabili a lungo termine.“Com’è stata vissuta questa esperienza dai direttiprotagonisti?”, “Com’è migliorata la loro vita?”,“Quali sono i progetti per il futuro?”. Queste sono al-cune delle domande da cui iniziano i digital storytelling;sono poi gli stessi protagonisti a decidere come conti-nuare, usando direttamente la loro lingua, lo swahili.Una volta formato un gruppo esperto nella realizza-zione di questo tipo di attività, i prodotti realizzatisono sottotitolati e diffusi via internet. Ovviamentein questa innovativa forma di narrazione è importantevalorizzare sempre il punto di vista personale del-l’autore e la “dramatic question” (cioè una domandafondamentale che struttura la narrazione e mantienel’attenzione dello spettatore fino alla risposta finale)e anche sviluppare un contenuto emotivo e coinvol-gente (non è possibile realizzare un digital storytellingsu una tematica di scarso rilievo per i partecipanti).In conclusione, qual è la nostra sfida diffondendol’accesso e l’uso a questo strumento di espressione ediffusione? Penso che se da una parte sappiamo che ilmondo mediatico risponde a logiche di tipo economicoe di interessi sociopolitici, dall’altro i media possonoconfigurarsi come terreno di scambi comunicativi epossono consentire incontri e confronti tra soggettianche lontani geograficamente e anche nuove e attiveforme di cittadinanza e partecipazione. Il digital story-telling può rappresentare, a partire da tali premesse,un nuovo strumento di cittadinanza globale.

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Alessia Rosa è in partenza per il Kenya per un progetto di “digital storytelling”

Una nuova frontiera del volontariato:l’uso dei linguaggi digitali

di Alessia Rosa, Cenacolo di Torino 1

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La testimonianza di genitori affidatari

Dalla famiglia “fragilizzata”alla famiglia accogliente

di Paola Ricchiardi, Cenacolo di Torino 1

Da diversi anni io e mio marito abbia-mo scelto di diventare genitori affi-

datari. Attualmente abbiamo in affida-mento quattro bambini rispettivamente di 9, 10, 11 e 12 anni, che si aggiungono al nostro piccolino di 5 anni. È una bellasquadra di cinque maschietti, forti, intel-ligenti, allegri e sempre in attività! La no-stra scelta di diventare genitori affidatariha radici lontane: da fidanzati abbiamoseguito indirettamente l’affidamento diun ragazzino di quindici anni, che è statoaccolto e cresciuto dai miei genitori finchénon è stato in grado di passare alla vitaautonoma. Vedere il suo cambiamento,vederlo rifiorire, ci ha convinti dell’im-portanza che può avere l’accoglienza dibambini in difficoltà per dare loro la pos-sibilità di costruirsi una vita degna: nes-suna struttura può sostituire l’amore di due genitorie l’affetto coinvolgente di una famiglia accogliente!Nel 2001 abbiamo accolto i nostri primi bimbi, duefratellini egiziani, temporaneamente in difficoltà (lafamiglia era stata sfrattata da casa, la mamma erastata ricoverata per una gravidanza a rischio e il papàlavorava continuamente per poter affittare una nuovaabitazione). È stata un’esperienza breve, ma intensa,e ricca di stimoli. Poi sono arrivati, con il tempo, unodopo l’altro, tutti gli altri piccoli, fra cui il nostrobimbo. Quando è nato Roberto, nostro figlio biolo-gico, ci siamo domandati se rischiavamo di danneg-giarlo costringendolo ad accettare una scelta che noiavevamo fatto anche per lui. Ci siamo chiesti se leminori attenzioni, la crescita con fratelli non naturali,che portavano i segni delle loro fatiche, la vita in uncontesto a volte caotico, potessero togliergli la gioiadi una vita serena con due genitori dedicati. Le nostrevalutazioni ci hanno portato a riconfermare la nostrascelta iniziale: abbiamo pensato che far sperimentaread un bambino, fin da piccolo, la gioia della condivi-sione (anche di un bene caro come i genitori), l’aper-tura verso l’altro, al di là dei legami di sangue, e l’incontro con la sofferenza, potesse arricchire im -mensamente il suo bagaglio di esperienza. Tuttorasiamo felici della nostra decisione: nostro figlio, in-fatti, ha ora, oltre a noi, agli zii e ai nonni, sei angeli

custodi (che sono i bimbi che sono stati in casa nostra,con cui Roberto ha condiviso un pezzo di strada)!La vita insieme non è facile. Le violenze e la trascu-ranza subiti dai bambini in affido esplodono spessoin crisi di rabbia, che rendono a volte faticosa la ge-stione quotidiana, e i frutti della semina quotidiananon sono sempre immediati! A questo si aggiungonoi mille impegni cui far fronte e il carico anche dellerelazioni con i genitori naturali, che ci richiede unamediazione costante, perché il motto “accogliere unbambino significa anche accogliere la sua famiglia”si avveri nei fatti. Nel nostro caso si tratta, inoltre,per alcuni bambini, di relazioni con altre culture, checi ha visti coinvolti nell’organizzazione di feste mul-ticulturali congiunte (per esempio, per le comunionie le cresime dei bambini), ci ha portato ad introdurrenella nostra dieta alcuni cibi tipici di altri Paesi e adallargare gli orizzonti.Molti ci chiedono perché abbiamo deciso di avviarequesta esperienza. A loro spesso rispondiamo conuna domanda: “Perché no?”. Siamo nelle condizionidi poterlo fare e abbiamo tutti i giorni sotto gli occhiil bene prezioso per cui stiamo lottando. Nessuno cipuò garantire che tutti i nostri sforzi vadano a buonfine, ma nessuno potrà mai dire che sono inutili. Ri-teniamo che le nostre poche rinunce siano compen-sate da un bene immensamente più grande.

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La volontà di crescere è statal’elemento predominante e

caratterizzante dell’anno per ilgruppo Napoli. Le disavventuree i momenti difficili non sonomancati, anzi, bisogna dire chedurante il percorso, visto l’impe-gno richiesto, il gruppo è anchediminuito di numero. Il progettodi quest’anno, “GiòxGiò” (giova-ni per i giovani), ha avuto comescopo quello di creare un diver-tente questionario sull’approccio alla vita da parte deiragazzi. Lo abbiamo proposto ai nostri compagni conl’intento sia di “dare uno sguardo all’esterno” sia difarci conoscere. Il progetto ha comportato molte, sep-pur diverse, difficoltà per ognuno di noi. L’impatto nelpresentarlo non è sempre stato positivo, ci siamo resiconto di come spesso la parola possa rappresentare unlimite e di come sia complicato approcciarsi a personeche non la pensano come noi; sono convinta però chequesta sia stata un’esperienza da cui ognuno abbia im-parato qualcosa, anche se inizialmente l’esito ci ha unpo’ demoralizzato…! Il nostro è stato un anno di cam-biamenti e decisioni e sicuramente, proprio grazie alle

diverse vicissitudini, il gruppo èrealmente cresciuto. Dopo unprimo momento di “panico”, incui sembrava che il gruppo sistesse perdendo, abbiamo ritro-vato un’arma ma soprattutto unaiuto fondamentale: la riflessio-ne sincera di gruppo. La corre-zione fraterna credo sia un pun-to su cui bisogna ancora lavora-re, ma che è fondamentale persconfiggere quel velo opaco di

“perbenismo” che in alcune situazioni non ci ha resoun vero gruppo. Abbiamo compreso di aver bisogno diun rinnovamento secondo le nostre esigenze, di essereaperti al dialogo e, in primis, di doverci sentire ognunoprotagonista del gruppo. Siamo consapevoli della si-tuazione e degli errori commessi durante l’anno, prontia sperimentare per aprirci all’esterno e soddisfare lenostre necessità, carichi di nuove idee e infine proposi-tivi. Avanti a noi si presenta infatti un percorso impe-gnativo, ma che ci permetterà di crescere serenamentegrazie alla nostra volontà di essere comunità.

Sara Spalice, 15 anniGruppo Giovanile, Cenacolo di Napoli

Giovani 17

Il Gruppo giovanile TR di Gragnano è nato dalla vo-glia di semplici ragazzi, che in un primo momento

si riunivano solo per un laboratorio teatrale, di intra-prendere un cammino decisamente più impegnato,provando a entrare a far parte della grande famiglia deiTestimoni del Risorto. Esiste ormai già da 4 anni, annidurante i quali ci sono state molte difficoltà, che allevolte hanno lasciato delle ferite, e altre volte sono statequasi oggetto di sfida. Dall’inizio di quest’anno però cisiamo resi conto dell’indebolimento dei legami tra icomponenti del gruppo e di avere poca coscienza e co-noscenza della spiritualità pasquale tierrina; allora ab-biamo deciso di “ricominciare da zero”, con la voglia elo spirito giusto, ponendoci degli obbiettivi riguardantila nostra vita interiore, di fraternità e impegnata. Perfare questo avevamo bisogno di maturare ed esserecoerenti, di far conoscere il nostro gruppo principal-mente a tutta la comunità parrocchiale, ma soprattuttodi rafforzare la nostra identità e le nostre qualità di uni-tà e chiarezza, per essere finalmente definiti un gruppoa tutti gli effetti. Anche durante quest’anno non sonomancate le difficoltà, ma è proprio grazie a queste cheabbiamo capito di essere cambiati, di essere cresciuti;

che abbiamo imparato a conoscerci meglio; c’è chi cercacostantemente di liberarsi della propria armatura, chisi impegna a portare avanti le proprie responsabilità,chi non perde occasione per incitare gli altri a dare il lo-ro meglio, perché è proprio grazie a questo, al fatto dimettere a disposizione di tutti le qualità che ognuno dinoi si riconosce, che il gruppo può migliorare a cresceresempre di più. La cosa che più ci rende soddisfatti è ilmodo in cui questo gruppo di compagni abbia allarga-to i propri orizzonti, diventando finalmente un gruppodi amici, che si tengono in contatto non solo durante gliincontri ma anche nella vita quotidiana; questo è ciò dicui possiamo essere più fieri, perché in un gruppo diamici tutto è più entusiasmante e anche affrontare si-tuazioni che si vengono a creare in esso, diventa più fa-cile se fatto insieme. Ad oggi possiamo dire di essereun gruppo forte, che opera in spirito di unità e corre-zione fraterna, in sintonia con gli altri gruppi TR equello che possiamo fare è impegnarci a portare avantiil nostro progetto, sia di gruppo che personale, per con-seguire al meglio i nostri obiettivi.

Maria Tito, 16 anniGruppo Giovanile TR, Gragnano

Volontà di crescere, bisogno di maturare e di rafforzare la propria identità per diventare gruppo…

GIOVANI ADOLESCENTIRIFLETTONO SUL PROPRIO RUOLO

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Celebrata la prima Via Lucis presso la Parrocchia dello Spirito Santo, a Santo Spirito.

La Chiesa dello Spirito Santo celebra e vive la sua prima Via Lucis

di Danilo Favia, Animatore del Cenacolo Santo Spirito (Bari)

Buona luce a tutti, miei nuovi fratelli!Mi presento: sono la Chiesa di Santo Spirito, e per certiversi mi considero particolarmente “mistica”: mi hannodedicata allo Spirito Santo e mi trovo a Santo Spirito.Niente male come coincidenza, vero?Sin dalle origini sono sempre stata umile nonostante imiei interni siano maestosi. La grande cupola vedetrionfare nell’abside una meravigliosa tela dell’otto-cento raffigurante la discesa dello Spirito Santo nel Cena-colo. Tra le mie navate oggi si alternano giovani scout,diversi gruppi di preghiera e gente carica di profondaumanità e spiritualità.Mercoledì scorso è accaduto qualcosa di diverso: eraappena terminata la messa vespertina, c’era più gentedel solito. Molti di loro mi sembrava di non conoscerli,mentre altri non li avevo mai visti in chiesa a quell’ora.Sui loro volti e nei loro occhi leggevo una luminositàdiversa dal solito. Alla fine della messa, dopo la bene-dizione solenne, i fedeli non sono andati via, ma sisono uniti verso la navata centrale, mentre il diaconoRoberto accendeva il cero Pasquale. Le persone presentierano serene, direi proprio, ecco sì: gioiose! Qualcunoin silenzio distribuiva dei libretti che non avevo maivisto prima, con su scritto: VIA LUCIS. Incominciavoa capire. Avremmo celebrato una preghiera, ma perchéil cero Pasquale era acceso? Perché le fiammelle del-l’affresco che rappresentano la discesa dello SpiritoSanto sui discepoli, le vedevo particolarmente lumi-nose, come di un fuoco vivo tanto intenso da renderepiù caldo anche l’abside stesso? Feci silenzio, mi con-centrai e invocai lo Spirito Santo. Intonarono quindi ilcanto. Era gioioso. Era un canto pasquale. Dall’amboneil diacono si alternava con i fedeli nella lettura di branibiblici che raccontano delle opere di Gesù vissute dopola sua resurrezione dai morti. Che bello! Sono messaggidi speranza, gioia, fiducia e Fede, quella con l’effe ma-iuscola. È stato alla quattordicesima stazione che misono molto emozionata. Me lo sono concesso, permet-tetemelo, non perché era l’ultima e solenne stazione,ma perché mi sono sentita particolarmente coinvolta.Sono intitolata proprio allo Spirito Santo e sino a quelmomento l’avevamo meditato solo con il terzo misteroglorioso del santissimo rosario; ma che brividi durantela conclusione, prima che si rinnovassero le promessebattesimali! Il diacono ha invitato alcuni fedeli all’altaree dal cero pasquale ha acceso le candele battesimaliprima distribuite e questi, a loro volta, hanno accesola candela di un fratello vicino, e così via uno dopo

l’altro, come una trasfusione di bene, amore e speranza!È stato in quel momento che li ho riconosciuti TUTTI.Non erano altre persone, erano le stesse di sempre,quelle di tutti i giorni. Era la stessa umanità che soloalcune settimane prima aveva pregato meditando ildolore della Via Crucis. Ricordo bene i loro visi tristi, leloro anime graffiate dai tanti dolori. Sono gli stessi diquella Via Crucis che non hanno dimenticato le lorocroci, che non hanno smesso di soffrire, ma al buiodella morte hanno sostituito la luce della fede, il con-forto della speranza e la certezza di non essere soliperché CRISTO È RISORTO e, come i discepoli di Emmaus, oggi l’hanno riconosciuto un po’ di più.Da quando sono qui sono passati circa 160 anni e tantiancora ne passeranno, e io, Chiesa dello Spirito Santo di Santo Spirito, prometto che resterò sempre qui, saldapiù che mai, per testimoniare a tutti con gioia, la cer-tezza che Cristo è risorto! è veramente risorto!Con amore, La Vostra Chiesa!

18 Speciale

Via Lucis

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In tempo di Europei di calcio bella la metafora “lasquadra della Via Lucis gioca e vince”, con cui padre

Sebastiano, parroco della Chiesa di S. Maria della Libe-ra, a Napoli, ha concluso la celebrazione tenutasi nellavigilia del Corpus Domini. La Via Lucis − come da tra-dizione in questa chiesa − è stata animata da coppie difidanzati, a conclusione del corso prematrimoniale te-nuto da Lello e Giuliana. Un bell’augurio per le giovanifuture coppie, un bell’augurio per tutti i partecipanti,che ispirati dalla limpidezza dei canti e dalla freschezzadei fiori offerti alla Madonna hanno partecipato con in-tensità alla celebrazione, accendendo ognuno la propria“luce” al cero pasquale per portarla fuori e diffonderla.Dalla Via Lucis dei fidanzati a quella delle famiglie, aCasalnuovo. Nell’anno dedicato alla famiglia una ViaLucis pienamente calata nella realtà del nostro tempo,perché Anna e Franco, con la preziosa collaborazionedelle Apostole del Sacro Cuore, hanno coinvolto ungruppo di coppie nella preparazione delle meditazioni,attualizzandole alla luce delle urgenze di oggi. Hannosoprattutto richiamato la necessità di ritrovare la nostra“vocazione familiare” per far sì che ogni bambino, chenascendo ha in sé la “traccia di Dio”, sia aiutato dallafamiglia e dalla comunità ad essere ciò che è chiamatoad essere. La Via Lucis, in cui all’altare si sono alternatii vari nuclei familiari, con i bambini che hanno creatocartelloni e disegni relativi alle varie stazioni, è statadedicata alla giovane Melissa, uccisa a Brindisi, e aiterremotati dell’Emilia. Una catena di preghiere ha cosìunito le sofferenze di oggi e l’anelito alla luce.Bambini invece protagonisti assoluti a Monteruscello(Pozzuoli), nella Via Lucis fortemente voluta dalla Co-munità parrocchiale di S. Artema e coordinata, dietro lequinte, da Maria Rosaria. Bambini hanno portato leicone, bambini hanno intonato i canti, orgogliosi e lietidi essere protagonisti della celebrazione, tenutasi nellaDomenica della Divina Misericordia, anche qui con lemeditazioni sulla famiglia. Una tradizione ormai che siripete, un appuntamentodel cuore.Processione di popolopoi a Bacoli. Processionenumerosa e solenne, pro-mossa dalle Caritas par-rocchiali della Forania diBacoli-Monte di Procidae aperta dal Vicario fora-neo don Carmine Guidanella vigilia di Penteco-ste. È stato emozionante

vedere quante persone si sono aggiunte alla processioneman mano che procedeva e come hanno seguito nel si-lenzio la lettura delle stazioni e delle meditazioni (an-cora della Via Lucis per la famiglia), mentre grandierano l’attenzione e il rispetto dei passanti e dei nego-zianti. Certo questa partecipazione di popolo è stato ilfrutto di un lavoro faticoso e di una stretta collabora-zione tra gli organizzatori, ma è anche il segno di unacomunità che ancora riesce a ritrovarsi nel segno diCristo Risorto. Una Via Lucis particolare nella Chiesa di S. Antonio aPosillipo, con le icone ideate e realizzate dal nostro gio-vane artista Andrea, che Enzo e Lina hanno donato allachiesa, di cui ornano ora il chiostro.E poi, in conclusione, una Via Lucis dedicata alla nostracara Enrichetta Beltrame Quattrocchi, la cui figura digioiosa testimone della Risurrezione è stata ricordataalla fine di giugno, qualche giorno dopo la sua scom-parsa, nella Chiesa di S. Francesco a Napoli. La Via Lu-cis, organizzata da Paola, con l’ospitale accoglienza dipadre Pasquale, ha visto anche la partecipazione deiragazzi dell’Associazione “A ruota libera”, che hannoportato le icone. Tutti insieme abbiamo vissuto un mo-mento semplice ma intenso di fede e di amicizia.La squadra della Via Lucis continua il suo percorso,grazie a tanti, ogni anno di più, che si attivano per farconoscere il cammino della luce.

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Anche quest’anno molte Viae Lucis nel napoletano: una dedicata ad Enrichetta Beltrame Quattrocchi

La SQUADRA della “Via Lucis” gioca e vincedi Roberta Calbi, Coordinatrice del Cenacolo Napoli

Locandina Via Lucis

dellaParrocchia

S. Maria della Libera

di Napoli

Bambini alla Via Lucis presso la Parrocchia di S. Artema a Monteruscello

Via Lucis per le strade di Bacoli

Speciale

Via Lucis

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La Via Lucis in un carcere minorileper portare il coraggio della speranza

di Giovanna Massari, del Cenacolo di Potenza

Giovedì 17 maggio un nutrito gruppo del Cenacolodi Potenza, insieme al Gruppo delle vincenziane, si è

recato al carcere minorile per portare, con la Via Lucis,un po’ di luce a quei ragazzi ivi rinchiusi. Sono tierrinaed ero tra il primo gruppo, curiosa di conoscere unarealtà che da sempre suscitava in me sentimenti dipena e di paura: è stata un’esperienza umana toccante,profonda, foriera di riflessioni umane e sociali. All’ar-rivo si impone ai miei occhi una squallida strutturaubicata su un piccolo colle, immerso nel silenzio delluogo. Entriamo attraverso cancelli arrugginiti ed ermeticamente chiusi, in un corridoio buio, simile aduna galleria dove il tintinnio delle chiavi delle gen-tilissime guardie sembra sottolineare e ricordare lafunzione della struttura stessa.Ci immettiamo nella palestra, preparata per l’occasione:uno stanzone quadrato dalle pareti grigie e spoglie ein alto, molto in alto, piccole finestre da cui è possibileosservare piccoli pezzi di cielo, la punta estrema di unabete e la parte estrema di un’antenna: non altro! Giàlì mi chiedo se in un ambiente simile non sia possibileammalarsi di claustrofobia e... morire dentro! Lo si faforse per redimere meglio i ragazzi veicolando sadica-mente la consapevolezza dei beni perduti? Entra la di-

rettrice: una signora sobria nell’abbigliamento, gentileed affabile con tutti: un piccolo lume rischiara quel gri-giore! Arrivano i ragazzi che, ordinati e veloci, vannoa sedersi là dove è stato stabilito. La direttrice li accogliecol sorriso di un’educatrice umana, sensibile e rassicu-rante. Li osservo attentamente per tutto il tempo: sonotutti belli; puliti, ben pettinati e ben vestiti. Sono attenti,alcuni più partecipativi degli altri, ma tutti semprecomposti e corretti. Guardo i loro sguardi e noto occhi tristi e rassegnati,ma predisposti a sentimenti nobili, autentici e profondi.Un tremito percorre il mio corpo quando uno di loro,interrogato dal sacerdote, risponde che più della libertàgli manca il sorriso della mamma! Cogliere il loro strug-gente bisogno di tenerezza e di amore mi commuovefin nelle pieghe più profonde del mio cuore di mamma!Alla fine della Via Lucis non c’è stato né tempo némodo per sostare e approfondire la conoscenza del-l’organizzazione educativa e... il mio cuore è ancorapalpitante per quei ragazzi e la mia mente continuaimperterrita a porsi tante domande...Sarà bastato il messaggio della Via Lucis ad infonderenei cuori di quei ragazzi dalla “vita spezzata” il co-raggio della speranza?

I partecipanti alla giornata di ritiro della sottosezione Unitalsi di Bollate (Milano), svoltasi presso Villa Sacro Cuore di Triuggio

Ritiro dell’Unitalsi nella contemplazione del cammino del Risortodi Marco Bollini, del Cenacolo di Milano 1

Pur non essendo stato possibile farlo in forma so-lenne, per la prima volta la celebrazione della Via

Lucis, presieduta da don Lino Marchesi, s.d.b, è statala preghiera pomeridiana vissuta dai partecipanti allagiornata di ritiro della sottosezione Unitalsi di Bollate(Milano), svoltasi presso Villa Sacro Cuore di Triuggionella II domenica di Pasqua.

I presenti al ritiro hanno potuto così seguire que-sto cammino di contemplazione, ripercorrendo tuttele manifestazioni del Risorto da quel primo giorno dopo il sabato fino al dono dello Spirito Santo agliapostoli riuniti nel cenacolo, con momenti di rifles-sione offerti dal testo inviato dal movimento “Testi-moni del Risorto”.Alcune tappe di questo cammino (ad esempio la quartae la quinta stazione) sono, per i fedeli della diocesi am-brosiana, familiari: i brani biblici di queste tappe, infatti,fanno parte dei brani che ogni sabato risuonano comeannuncio della risurrezione all’inizio della celebrazionevigiliare vespertina, che introduce i credenti di questadiocesi, alla domenica, con un momento liturgico en-trato in vigore con la riforma del lezionario ambrosianonell’avvento 2008.Di grande attualità, poi, nella prima stazione, il riferi-mento alla tematica della nuova evangelizzazione,che, come noto, sarà al centro della XIII assemblea or-dinaria del sinodo dei vescovi che dal 7 al 28 ottobrerifletterà sul tema “la nuova evangelizzazione per la tra-smissione della fede cristiana”.

20 Speciale

Via Lucis

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LA PRIMA VIA LUCIS ZONALEdi Rosalba Ciannamea e Armando Balestrazzi, Responsabili del Cenacolo di Ostumi-Cisternino

F inalmente siamo riusciti a realizzare il sogno di unincontro zonale di tutti i Cenacoli della nostra Re-

gione, così come era fra gli auspici anche degli Organicentrali del nostro Movimento.Non è stato facile trovare una data buona per tutti,ma alla fine ci siamo riusciti: così sabato 9 Giugnoabbiamo trascorso insieme la giornata presso la Mas-seria Il Frantoio di Ostuni, luogo d’accoglienza del-l’animatrice Rosalba e del coordinatore Armando.A partire dalle 11 si è presa confidenza con la “casa”,nonostante il caldo eccezionale, trovando rifugio al-l’ombra degli ulivi millenari!Alle 12 e 30 è stata concelebrata la Messa da DonGianluca, parroco di Montalbano (la frazione a noipiù vicina), insieme con Don Corrado (guida spiri-tuale del Cenacolo di Bari ) e con Don Giorgio (sale-siano, guida spirituale del Cenacolo di Lecce): è statomolto suggestivo il rito all’aperto, (accompagnatodai nostri canti e da quelli...delle cicale!), in specialmodo l’Eucaristia, alla quale hanno partecipato pra-ticamente tutti i 90 presenti!Dopo si è passati a un pic-nic (“insieme parleremo e mangeremo”...), in serena mescolanza fra i diver-si componenti (Barletta, Santo Spirito, Cisternino-Ostuni, oltre i già detti), dando l’assalto soprattuttoalle bottiglie d’acqua! L’atmosfera di “famiglia di fa-miglie”, così come sempre suggeritoci dal nostro fon-datore, è stata evidente sin dal momento dell’acco-glienza, poi della visita dell’azienda, che per molti è stato un piacevole tuffo nel passato, compresa laCappella dedicata alla Madonna del Carmine.C’erano presenti molti volti “nuovi”, mai venuti agliincontri nazionali, e quindi l’occasione è stata impor-tante per conoscersi e per far venire loro il desideriodi essere presenti anche in quei momenti forti.Lo spirito dei Testimoni del Risorto è stato sottoli-neato anche nel momento del passaggio dei cosiddetti

“sacchi neri”, laddove la generosità verso i nostri fra-telli più sfortunati è stata mostrata anche in una rac-colta destinata ai Volontari per il mondo. E nello stessomodo il mondo dei “giovani” è stato presente dal-l’inizio alla fine con Sole, la quale ha organizzato una“bancarella”, che ha ulteriormente impinguato labella somma da inviare alle attività benefiche del TR.Alle 16, sotto la supervisione di Don Gaetano (sale-siano e guida spirituale del cenacolo di Ostuni-Ci-sternino), si è celebrata la Via Lucis, seguendo le 14stazioni fissate ad altrettanti “patriarchi” (ulivi mil-lenari), alla cui ombra sono state recitate le varie “Parole” da componenti di diversi gruppi territoriali,con il sèguito di tutti gli altri.Il nostro Direttore dell’Istituto salesiano di Cisternino(per quanto tempo ancora?) ha donato generosamentela sua voce ai canti, alle preghiere, ad un’allocuzioneterminale, nella quale ha rimarcato la profondità e la preziosità del nostro cammino spirituale, conclu-dendo con la benedizione finale.Lentamente, stanchi ma felici, ognuno ha ripreso,dopo un ultimo abbraccio, la via di casa.

La nostra celebrazione della Via Lucis, si è svolta il 22 maggio presso la Basilica salesiana di San Domenico Savioin Lecce. È stato un momento particolarmente gioioso per noi del Cenacolo di Lecce (quasi tutti presenti per l’occa-sione), avendo avuto l’opportunità di condividere con altri fedeli un così fondamentale momento celebrativo per noiTestimoni del Risorto.In occasione del triduo di preparazione alla festività di Santa Maria Ausiliatrice, si è concordato con il nostro DonGiorgio (riuscendo a trovare uno spazio nella sempre fitta “calendarizzazione” degli eventi) di celebrare la Via Lucisper la Famiglia, pensando a quanto sia oggi importante sostenere con la nostra preghiera il nucleo fondamentale incui si forma ogni essere umano. In processione, sostando innanzi a ciascuna delle 14 stazioni (opera del nostrocompianto e sempre amato da tutti Giorgio Rossi), tutti insieme abbiamo riflettuto sulla Parola e sul messaggio disperanza e di fiducia che ogni uomo ricerca quotidianamente. «Abbiamo percorso l’itinerario gioioso della scopertadell’Amore che vince la morte»: così ha concluso la Via Lucis il nostro Don Giorgio, con il rinnovo da parte di noi tuttidelle scelte battesimali e del nostro “sì” sponsale.

notizie da Tiziana Petrachi, Coordinatrice del CenacoloLECCE

21Speciale

Via Lucis

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Una corona di Viae Lucis…

Santuario di Viggiano (Potenza)Manifesto della Via Lucis

e un momento della celebrazione, organizzata dal Cenacolo di Potenza

insieme all’Azione Cattolica Diocesana

Via Lucis rappresentataPresso la parrocchia di SanMichele Arcangelo a Palese(Bari) si è tenuta la primaVia Lucis rappresentata, perla cui realizzazione sono staticoinvolti registi e maestrilocali della recitazione, con lapartecipazione del Cenacolodi Santo Spirito e dei tierrinidella provincia di Bari.

Via Lucis pregataLa parrocchia di San Michele Arcangelo di Palese (Bari), inoccasione della chiusura stagionale dei centri di ascolto dellaparola che hanno concluso la meditazione sul libro dell’Apo-calisse, ha organizzato per domenica 29\07\12, una gior-nata a San Giovanni Rotondo. Suor Pasqualina (francescanaalcantarina), che è la guida spirituale dei centri, ha descrittoil profondo significato dei nuovi e tanto discussi mosaici cheadornano e impreziosiscono i corridoi e la basilica inferiore,in cui dimorano le spoglie di San Pio. La giornata si è con-clusa con la Via Lucis pregata sul colle dove San Pio medi-tava la Via Crucis.

Via Lucis a Salerno e dintorniÈ stata celebrata la Via Lucis, a cura dei gruppi di Preghiera di Padre Pio, a Salerno, nelle Parroc-chie del Crocifisso e di S. Maria delle Grazie; adAcquamela il 14 aprile; ad Eboli nella chiesa diSanta Maria delle Grazie; a Fratte nella parrocchia,a cura dello stesso Parroco. Sono in preparazionealtre celebrazioni nella città di Salerno e in pro-vincia, con ripetute informazioni delle televisionilocali. In questi casi non c’è stata una diretta sollecitazione da parte del nostro Cenacolo, aconferma della vitalità della Via Lucis, di cui ren-diamo sempre più gioiosamente Grazie a DIO!

Il Cenacolo di Bari quest’anno ha celebrato la Via Lucis con le famiglie e i ragazzi del catechismodella Parrocchia di San Gabriele del quartiere San Paolo, il 20 aprile; con i ragazzi dell’oratorioSalesiano Redentore di Bari, il 3 maggio; ed infine con i ragazzi della Parrocchia San Rocco;il 17 maggio. Vi è stata grande partecipazione e condivisione.

Il Cenacolo di Torre Annunziata ha celebrato la Via Lucis domenica 27 maggio, presso laParrocchia SS. Trinità, e domenica 17 giugno,presso la casa delle FMA a “Villa Tiberiade”.

Lungo le scale mobilidi Potenzasono state poste le immagini delle stazioni della Via Lucis, offerte alla meditazione dei passanti

Via Luciscelebrata ad

Altamura,presso la Madonna del buon cammino, il 2 giugno

22 Speciale

Via Lucis

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Carissimi,una notizia che non può che riempirci di gioia ed essere di incoraggiamento per il futuro del Movimento!

Nel corso di una riunione tenutasi alla vigilia della Pasqua scorsa a Torre Annunziata con don Sabino e don Luis, abbiamoautorizzato la costituzione di due nuovi cenacoli TR: il cenacolo di Castellammare2 e quello di Santa Fe (Argentina).Questi due nuovi cenacoli hanno in comune la caratteristica di essere formati solo da giovani e di esprimere nel concretoun esempio di piccola comunità di testimoni, che si incontra per formarsi insieme e per pregare insieme onde poterirradiare al meglio la spiritualità pasquale. I due nuovi cenacoli saranno inseriti nell’elenco dei gruppi locali a partire dal prossimo anno sociale 2012-13, pur potendo organizzarsi come tali sin da ora. Ancora un saluto e un augurio a tutti nella gioia del Signore Risorto. Lello Nicastro

«Il Risorto accompagni questi nuovi fratelli di cam-mino nella loro testimonianza pasquale».

È con queste parole che il nostro coordinatore generaleLello Nicastro ci comunica, il giorno 8 aprile 2012 −Pasqua di Resurrezione – la costituzione di due nuovicenacoli del TR: Castellammare di Stabia 2 e Santa Fe(Argentina). La soddisfazione è tanta, resa ancora piùgrande dal fatto che ognuno di noi sente davvero diessere stato partecipe e protagonista di un camminocominciato quattro anni fa come gruppo giovani.Durante questi anni, accompagnati dalla nostra guidadon Luis Rosón, abbiamo fatto esperienza della fortedifficoltà e, allo stesso tempo, della necessità di far vi-vere una vera comunità cristiana. Alcuni sono andativia, altri sono arrivati, sempre all’insegna della pienalibertà nel sentirsi appartenenti al progetto di gruppoe responsabili di un impegno cristiano. Attualmentesiamo dodici e questo ci permette una sincera corre-zione fraterna e una profonda condivisione di vita.L’età media si aggira attorno ai 30 anni.Di notevole apporto, oltre alla celebrazione della LectioDivina, sono per noi gli “incontri informali” svolti sutemi di vario genere (“cristiani e lavoro”, “impegnosocio-politico”, “matrimonio omosessuale”, “chiesacome istituzione”, “autonomia dai genitori”, ecc.) pro-posti e condotti a turno dai componenti del gruppo.Crediamo che l’obiettivo principale di un cenacolo siaquello di essere punto stabile di crescita umana e spi-

rituale del gruppo, grazie alla crescita di ogni singolocomponente.Obiettivo nostro, quindi, non è mai “semplicemente”ragionare o dibattere intorno ad un argomento o fareuna qualsiasi opera di bene. Il nostro punto di partenzaè capire che quando ci riuniamo, Cristo è in mezzo anoi e vuole la nostra crescita, personale e di gruppo,per poter essere comunità viva per il bene di altri.A nostro parere è essenziale, quindi, essere sempre disponibili ad approfondire la correzione fraterna chericeviamo; essere sempre attenti e pronti a correggerefraternamente il nostro compagno; essere sempreaperti al discernimento personale e comunitario. Etutto ciò avviene tramite una Lectio, tramite un incontroinformale, tramite una pizza o un kebab.La grande sfida che ci siamo posti e che abbiamo in-tenzione di portare avanti è capire qual è la nostra vocazione di gruppo. Il Risorto suscita vocazione digruppo guardando ai talenti del gruppo. Un uomoche fa tante opere buone ma non vive la sua vocazione,per chi sta vivendo? Così è anche per un cenacolo. Al momento, pensando a chi siamo, crediamo che ilnostro cenacolo sia proiettato verso i giovani del ter-ritorio in cui siamo e, tra un po’, alle giovani coppie.Mantenendo alti i nostri orizzonti e impegnandoci in un cenacolo che porta avanti la propria vocazionetramite discernimento e opere, faremo la cosa più importante che c’è da fare.

Due nuovi cenacoli 23

CASTELLAMMARE 2di Sebastiano Coticelli, Coordinatore del Cenacolo Castellammare 2

SANTA FE (Argentina) - Caro Lello, siamoMarco e Vladia del TR dell’Argentina.

Ancora in fasce! Con piacere vi inviamoalcune fotografie, fatte da un fratello del

TR, sulla Via Lucis lungo le strade delquartiere della Parrocchia di don Bosco!

Molto felici, condividiamo con i fratelliitaliani la gioia di averla sperimentata.

Un abbraccio in Cristo Risorto.

CENACOLO DI SANTA FE, ARGENTINA

3/06/2012 - Carísimo Lello comoandás? Nosotros muy felices deenviarte estas imágenes quetestimonian el camino hecho enestos pocos años del movimiento

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avere la meglio sulla ricerca di va-lori e fini condivisi, sull’assunzio-ne di responsabilità individualiper finalità collettive. In questo leistituzioni pubbliche, sia laiche che− ahimè − spesso anche religiose,non danno buoni esempi.L’individualismo provoca solitudi-ne, sconforto, suicidio in qualchecaso. Così l’essere senza lavoro get-ta nella disperazione non solo perproblemi materiali, ma anche per-ché fa venir meno l’identità per-sonale e sociale. Inversamente losfruttamento del lavoro, da partedi chi lo esercita, non è percepitocome un peccato, come un’offesaalla persona, oltre che, anche, unreato. Alla solitudine, alla difficoltàdi comunicazione interpersonale,fa riscontro tuttavia anche un biso-gno crescente di aggregazione. Avolte esso si manifesta solo comericerca casuale, come voglia di sta-re in gruppo quasi per dimenticar-si di sé, ma ci sembra anche cheemerga un bisogno più specifico diun’aggregazione mirata, di tesserefili comuni su cui ritrovarsi. Su

Vita dei cenacoli24

Questo testo è la condivisione di un confronto iniziato − che si intende continuare − tra alcuni componentidel Cenacolo di Napoli, su temi che non si possono ignorare, tanto profondamente sono intrecciati con larealtà che stiamo vivendo. E la considerazione finale si può leggere come un invito a cercare insieme

Lavoro, solitudine, famiglia: il Cenacolo di Napoli invita a riflettere

Tre temi soprattutto ci angustia-no e ci sollecitano: il lavoro (la

dignità del lavoro, la deformazio-ne del valore del lavoro, la possi-bilità di lavoro), la solitudine (che cirichiede capacità di ascolto vero),la famiglia (la/le nuove famiglie,con separati, divorziati, famiglieallargate, sessualità vissuta libera-mente). Troppi? Troppo impegna-tivi? Sicuramente.Qualche sottile filo vorremmo pe-rò provare a dipanarlo, perché co-me tierrini ci sentiamo anche noidisorientati, a volte un po’ soli o“diversi”. E se incontrarsi nei Ce-nacoli ci consente confronto e soli-darietà, e quindi ci dà forza, vor-remmo poi poter fare qualcosa.Cosa? Come? Un bisogno di con-cretezza ci assilla perché l’analisidei mali di oggi ci pare semplicis-sima, quasi ovvia o banale, ma sul“cosa fare” ci arrestiamo smarriti einermi. Viviamo in un mondo didiffuso egoismo ed indifferenza,l’io prevale sul noi, l’apparire sul-l’essere, la tendenza alla critica di-struttiva e fine a se stessa sembra

questo, come singoli e come mo-vimento, dobbiamo essere attenti.Provare a “leggere” il bisogno e ri-flettere su noi, saperci mettere indiscussione per essere aperti e ac-coglienti alle problematiche, alledomande anche urticanti che cipossono essere presentate. Acco-glienti soprattutto verso i giovani,che più di altri hanno paura quasidi avere sogni, di perseguire ideali.Riusciamo noi ad accettare le lorodomande, da quelle che possonoapparirci più banali, o provocatorie(ma che tali non sono per niente)sulla sessualità, sull’omosessualità,sui beni materiali della Chiesa, aquelle più di fondo, ma da un pun-to di vista totalmente “altro”? Fa-vorire un incontro tra diversi, pas-sare dalla tolleranza all’amore (co-me ci suggerisce don Luìs) signifi-ca farci carico dell’unicità di ciascu-no. Se come famiglie, come singolefamiglie, ci sentiamo impotenti ri-spetto al frastuono dei mass-me-dia, che propalano indiscriminata-mente giudizi superficiali, banaliz-zazioni o enfatizzazioni vane, raf-forzare l’essere “famiglia di fami-glie”, in cui ciascuno, ciascuna“persona” sia considerata tale ciaiuterà – per cominciare – a toglier-ci qualche incrostazione, qualche“etichetta” – per dirla con don Sa-bino – che ci impedisce di comuni-care davvero. Facciamo silenzio eascoltiamo l’altro, proviamo dav-vero a seguire il primo insegna-mento del Vangelo, l’amore. Maquesto è solo un articolo, il risulta-to di una riflessione tra noi. Il temadel “cosa fare?” sta tutto in piedi.

Anna, Giuliana, Lello M., M. Rosaria S., Peppe S., Roberta, Rossana

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Cara Anna Maria,desideriamo ringraziarti dal profondo del cuore per

quanto hai fatto al nostro gruppo che hai magistral-mente guidato da prima come coordinatrice, e poi comegentile e discreta padrona di casa. In questi anni ab-biamo imparato a volerti bene. Abbiamo apprezzato ituoi silenzi, le tue parole, il tuo sorriso. La tua totalededizione al movimento è un esempio per tutti noi. Haisaputo accoglierci con amore e con amore desideriamoringraziarti anche per quelle stanze che ci hanno ospitatoed hanno saputo ascoltare in silenzio i nostri deserti, lenostre riflessioni, le nostre preghiere, le nostre confessioni,i nostri segreti, i nostri dolori e le nostre gioie. Indimen-ticabili i momenti di condivisione con le tombolate di be-neficenza, le cene e le pizze organizzate per i saluti e perfar festa, e ogni incontro è stato una festa gioiosa per ri-flettere e pregare insieme. Quanta gente è stata ospitataanche solo per un incontro e quanta invece è rimasta connoi anche grazie alla tua disponibilità. Cara Anna Maria,noi tutti profondamente benediciamo te e la tua casa. Il

nostro camminoinsieme ora continua in un’altra abitazione

che ci attende pronta a ospitarci per regalarci la stessagioia che tu ci hai saputo offrire. Con affetto

IL TUO CENACOLO

Vita dei cenacoli 25

Luigi, tanto caro,tu l’entusiasta della spiritualità pasquale, sei entrato all’improvviso nella pasqua senza fine. Ci eravamo salutati

qualche giorno prima per telefono. Ne eri rimasto commosso. Ci eravamo dati l’appuntamento agli Esercizi Spi-rituali. Quell’appuntamento ora resta come sospeso. Nella gioia del Risorto e per sua misericordia ci rivedremoper non separarci mai più. Ora hai varcato la grande soglia. Sai quanto il TR ti ha amato. Quanto dall’inizio gli haidonato della tua immensa ricchezze interiore, della tua squisita sensibilità, della tua vena poetica immancabilead esprimersi nelle ricorrenze. Ora hai raggiunto il tuo e nostro impareggiabile don L’Arco. Offriamo al Signore lacosternazione di questo momento per la tua improvvisa dipartita. Intercedi per la nostra comune famiglia spirituale.Implora il tuo entusiasmo giovanile, il tuo sorriso immancabile per tutti noi. Grazie di tutto, don Luigi, grazie.

Don Sabino

Oggi il Cenacolo di Salerno si stringe alle spoglie mortali della sua guida spirituale, che da anni ha umilmentecontinuato l’opera di don Sabino. Don Luigi lascia un vuoto dolorante, ma ricco della Speranza salvifica del Risorto.Siamo tutti certi che la sua bella anima ora è nelle braccia del Signore, introdotta nel Paradiso dalla Mamma Ausiliatrice che lo accompagnava nelle fatiche e nell’entusiasmo che erano la sua forza vitale.Don Luigi tornava da impegni per il Risorto, che lo ha chiamato in modo repentino, senza costringerlo a sofferenzelunghe e mortificanti, come lui stesso temeva. Don Luigi è “caduto in piedi”, nel pieno delle forze intellettuali,morali e fisiche, nel corso di un impegno di amore, senza sosta, al servizio dei fratelli per la gloria del Regno.Ora il Cenacolo di Salerno ha un nuovo “protettore”, una guida che dal Cielo intercederà per noi.

NascitaSara, nipote di Alma e Vito Carulli, Coordinatori del Cenacolo di Bari, 7 luglio 2012

Nella splendida cornice del giardino di Bruno e Lucia, il Cenacolo ha festeggiato Anna Maria Miccoli

Dopo dodici anni, il Cenacolodi Santo Spirito cambia sede

Enzo, fratello di Emilia (animatrice Cenacolo Castellammare), 7 giugno 2012Palma, mamma di don Peppino Grande, carissima guida spirituale del Cenacolo di Napoli, 10 giugno 2012Enrichetta, figlia dei nostri Patroni, Maria e Luigi Beltrame Quattrocchi, 16 giugno 2012

Don Luigi Benvenga, guida spirituale del Cenacolo di Salerno, 9 luglio 2012

MatrimonioIl 2 giugno Goffredo Alviano, del Cenacolo di Caserta, e Rosanna Franco, Coordinatrice del Cenacolo di Castellammare 1, si sono uniti in matrimonio a Castellammare di Stabia, nella chiesa del Carmine

Sono tornati alla casa del padre

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Cara Cesira,da novello nonno, vorrei condividere con

te, nonna “consolidata”, alcuni pensieri in li-bertà al mio piccolo Lorenzo… (Lorenzo è ildono immenso che il Signore ha fatto quattromesi fa a mia figlia Chiara e a Marco)

Mentre ancora una volta mi perdevo nei tuoi occhionivivaci in continua osservazione di tutto ciò che ti cir-conda, andavo pensando che col tempo farò parte delletue radici più remote a cui chiederai una memoria si-gnificativa, non quella inesorabilmente sempre più fra-gile della registrazione delle cose accadute, ma quellasul senso delle cose, sulla qualità del vivere fondata sul-l’esperienza di continui discernimenti, di rinnovate sceltetra il bene ed il male. Mi interrogherai sulla mia perso-nale esperienza di come la vita dovrebbe essere vissuta,di cosa è giusto cercarvi e di cosa è stato molto difficileriuscire a trovare, con naturalezza mi affiderai il compitodi ampliare lo spazio della tua persuasione.Cercherò allora di raccontarti la storia della mia personaleliberazione, mi sforzerò di rivivere con te quella libertàche mi ha progressivamente conquistato quando ho capitoche cercare Dio non è un obbligo, ma uno slancio di queldesiderio di assoluto che ti trovi dentro al cuore nel mo-mento in cui ti poni domande sul senso della tua vita edel mondo: non Lo troverai immediatamente, ma cercaLonell’umanità che ti circonda, perché questa è l’indicazioneche proviene dalla Sua incarnazione, coltivando rapportiumani di conoscenza ed amicizia anche con chi la pensadiversamente da te e riconoscendo sempre il bene com-piuto dagli altri.Ti dirò di fare attenzione ai segni, a quelle esperienzereali – di avvenimenti, di incontri, di situazioni – che ti rimandano ad altro, a quelle realtà che acquistano significato conducendo ad un’altra realtà.Te Lo sentirai dentro ogni volta che respiri, quando tiriuscirà di compiere un gesto d’amore e di gratuità, inogni impegno quotidiano, quando faticherai e dubiterai,nella tua ricerca di autenticità e nello stesso rispettodella tua libertà che Lui più d’ogni altro ti indurrà anon piegare mai perché elevata ad una incomparabiledignità. Crescendo, lo ritroverai in quel bisogno di giu-stizia e di amore che ti porterai dentro e ti verrà incontronella nostalgia di giustizia, di riconciliazione, di pace.Ti confido il mio sogno di sentirti un giorno pregarecosì:

“Signore, sei tu la mia forza,la mia sicurezza.Io appartengo a te.E so che tu mi prendi con tenell’amore del Padreinsieme a tutto quello che da lui ricevo:familiari, amici, cose,conoscenze belle e buone,la vita intera e l’oltre”. (Eremo di S. Biagio)

Caro nonno Arturo,grazie di questa condivisione. Mi commuove...

Da nonna consolidata ti dico che non dovrai aspet-tare molto per cominciare a “raccontare”...Ma non sarà come tu immagini e non sarà sempliceparlare il linguaggio del tuo nipotino. Oggi per unmotivo, domani per tanti altri motivi...Oggi dovrai innanzi tutto imparare, e avverrà quasinaturalmente, il linguaggio del tuo Lorenzo, poiscoprirai come è bello “perdere” il tuo tempo per-ché diventi il suo tempo. E sì racconterai, ma lofarai con il tuo modo di accoglierlo, con la tua di-sponibilità a condividere il suo gioco, il suo mododi guardare il suo mondo, che è anche il nostro,ma che tu riscoprirai con lui... e ti sembrerà, para-dossalmente (!?), più bello...E riassaporerai lentamente il passato dell’infanziadei tuoi figli, che a suo tempo quasi nessun genitoreha goduto fino in fondo, e ritroverai in lui la tuainfanzia, il tuo “fanciullino” e, senza alcun pudore,lo farai rivivere sotto gli occhi stupefatti non deltuo nipotino, ma dei tuoi figli.

I bambini ci guardano26

Dialogo tra un nonno “novello”e una nonna “consolidata”

di Arturo Sartori e Cesira Aversa

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E penserai che forse, è vero, è possibile che questomondo cambi, perché tu trasmetterai a Lorenzoquello che così bene e con tanta passione hai scrittoe che con te tanti nonni come te, speriamo, trasmet-teranno.Ma a questi nostri piccoli nipoti bisogna trasmetterenel loro modo, nei loro tempi, e specialmente vi-vendo con loro, osservandoli...Riscoprirai la natura, la gioia della vita accolta insemplicità, la naturalezza della novità e per lororitroverai in te le risposte ai tuoi “perché” a suotempo risolti e poi lasciati lì, così che quasi quasinon ti ricordi più quale risposta ti desti.E poi, ad un tratto... saranno loro ad insegnarti qualè il tasto giusto del telecomando, come devi accen-dere il Pc, il modem... e tutto il resto di un mondoche cambia e, a volte, ci sembra che non ci appar-tenga proprio.“Nonna Cesira, hai sbagliato non si accende così il vi-deoregistratore...ti faccio vedere io.” Ed io, che fui in-segnante di informatica applicata, lascio che Davidemi spieghi...“Nonna, ma dove abita Gesù, sulle nuvole?Quelle belle bianche? o nello spazio azzurro, azzurro?”(Damiano). Già, e dove abita? Come glielo dico?“Nonna, ma come fa Gesù a pensare a tutti noi sempre,sempre? E come ci abbraccia tutti? Quanto è grande?”(Davide).E Cesira che vorrebbe formare i nostri tierrini, eAgostino con diploma superiore di scienze teolo-giche, come glielo spiegano? Si corre il rischio disentirsi dire: “Nonno Ago, non ti preoccupare... quandodiventi piccolo capisci!”. Così, a 5 anni, Davide (oggi6 anni), rimproverato per le sue pericolose inven-zioni di gioco, rispose al preoccupato nonno Ago-stino. E alla nonna Cesira che narra ingenuamenteuna favoletta di fantasia pura: “Nonna, guarda chegli uccelli non parlano, tutt’al più mandano messag-gi cinguettando!” fa osservare il piccolo Damiano(3 anni a quel tempo).

Realismo, cara nonna dei tempi di Cappuccettorosso! Scoprirai, anche, gradatamente che i tuoipensieri e le tue parole non possono essere in libertàcome tanto piace a te, ma passerai alla libertà “vi-gilata”, perché è facile lasciare segni nei loro cuoripuri e intatti e nella loro memoria vigile e semprepronta a tutto rielaborare.Forse nello slancio di passarti le mie esperienze dinonna consolidata, e per questo anche consapevoleche i suoi nipotini sono speciali per lei, ma checerto non sono gli unici così fatti, sono stata troppolunga, scusami, ma mi permetto ancora un’ultimaconsiderazione: la reciprocità.Entra nel loro mondo fatto di giochi, di esperienzetutte nuove, di meraviglia pura, di ricerca del belloe del vero, di lotte con i “mostri” da vincere, di desideri semplici e grandi, di bisogno di sapere ecapire, ma falli entrare anche nel tuo mondo, con-dividi con loro i tuoi interessi, i tuoi desideri, fallilavorare con te (i nostri due piccoli seguono il lorononno Ago giardiniere, fanno le pizze con nonnoCarmine nel forno del giardino, si interessano dellefoto che fa il padre, aiutano (!) la mamma nellaspesa al supermercato, giocano a pallone con lo zioMichele, cercano di parlare l’inglese con nonnaGrani…). E vedrai che tutto quello che desideri cheloro ricordino di te e imparino da te sarà naturale,facile perché vita e scoprirai che resti con loro e sei presente nella loro vita e nella loro mente piùdi quanto immagini...e sì che, per come siete tu ed Annamaria, lascerete il segno!Grazie: hai sollecitato in me pensieri in libertà di una nonna che nel TR appare invece, ormai, solocon uno specifico: servizio al TR. Lo faccio con ladedizione che sai, nonostante tutto, e tentando ogninascondimento possibile, ma mi viene molto spessoa mancare la dimensione “persona” da condivideretra i fratelli di cammino di una vita che ha radicinell’altro... secolo in tutti i sensi!

I bambini ci guardano 27

Bambini: sono piccoli nodi al vincolo del matrimonio.

I bambini sono le spie del Signore.

I bambini di tutte le età hanno una cosa in comune: chiudono gli orecchiai consigli e aprono gli occhi agli esempi.

I bambini sono mimi per natura: si comportano come i genitori nono-stante tutti gli sforzi d’insegnar loro le buone maniere.

Se c’è qualcosa che desideriamo cambiare nel bambino, dovremmoprima esaminarlo bene e vedere se non c’è qualcosa che faremmo me-glio a cambiare in noi stessi.

Don L’Arco… ci sorride dal cielo, trasformato in angelo: Don L’ARCangelo

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INCONTRI NAZIONALI

L’incontro si terrà pressoil Centro di ospitalità,

cultura e spiritualità“Sereno Soggiorno Salesiano”a Pacognano di Vico Equense,

nella Penisola Sorrentina

Per i ragazzi, secondo un programma differenziatoper fasce di età:

● riflessioni sul tema della giornata di richiamo

● attività di animazione

● laboratori

24-25 novembre 2012Prima Giornata di Richiamo 2012/2013Prima Giornata di Richiamo 2012/2013

24-25 novembre 2012

INCONTRI NAZIONALI

L’incontro si terrà pressoil Centro di ospitalità,

cultura e spiritualità“Sereno Soggiorno Salesiano”a Pacognano di Vico Equense,

nella Penisola Sorrentina

Per i ragazzi, secondo un programma differenziatoper fasce di età:

● riflessioni sul tema della giornata di richiamo

● attività di animazione

● laboratori

Per informazioni:

[email protected]

[email protected]

[email protected]

[email protected]

inserto speciale

dedicato a

Enrichetta Beltrame

Quattrocchi

e ai suoi Beati genitori,

patroni, con don Bosco,

del nostro Movimento

Nel prossimo numero

S. Palumbieri, Via Lucis, In cammino con il Risorto,Ed. Santuario di PompeiS. Palumbieri, Passi di speranza, Via Lucis per i giovani,Ed. PaolineS. Palumbieri, Via Lucis per la Famiglia, Ed. Santuariodi PompeiS. Palumbieri, Via Paschatis, Cammino pasquale dellaVita Consacrata, Ed. EllediciS. Palumbieri, Luci nella notte, Un itinerario pasqualeper i sofferenti, Ed. Centro Volontari della SofferenzaCon i bambini lungo la via della luce, a cura del Mo-vimento Testimoni del Risorto, Ed. Il pozzo di Giacobbe

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