e-mail [email protected] UNO SGUARDO ALLE NOSTRE ......L'appiu o sedano, dal nome scientifico...

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USI COSTUMI TRADIZIONI POPOLARI a cura di Mario Pirrigheddu I parenti fanno corona alla cara salma, continua il De Rosa sugli Usi sulla morte- sedendosi in modo che il padre e il marito sia in testa al cataletto e poi gli altri in ragione di gra- do parentale, dall’una e dall’altra parte, fino ai piedi del morto. D’un tratto si alzano tutti, e chinandosi sul corpo ina- nimato, lo inondano di lacrime, mandando flebili lamenti e disperate strida, chiamandolo coi più dolci nomi, come se fosse vivo, rinnovando le percosse e i graffiamenti. Tanto il dolore li acceca e li rende insensibili all’opera ingrata dei pugni e delle unghie, che grave danno recherebbero alle loro persone, se i pietosi, accorsi a far visita, e a consolarli, come costumavasi presso gli Ebrei, non cercassero con blande e affettuose parole placarli, o facendo uso della forza, stornare dal viso le spietate unghie. Fino al primo quarto di questo secolo (1800 n.d.r.) non mancava mai in questa luttuosa cir- costanza d’assistervi la prefica (attitadóra), prezzolata per lo più, o parente del morto, la quale vestita di gramaglia secon- do il costume – gonnella e giubbone neri, (segue a pag.4) COM’ ÉRAMI a cura di Nicola Deriu Un’altra bella foto del lontano inverno del 1956. Per fortuna la neve comincia a sciogliersi! Immagine elaborata da Gerolamo Baffigo. La foto del mese scorso: era via Vittorio Veneto, la via che da Piazza Mercato porta a lu triattu. di Giovanni Pirrigheddu Tempio Pausania tel. 079-670449 c.ne S. Sebastiano TESSUTI TENDE RIVESTIMENTI NUOVA ESPOSIZIONE DITTI DITTI DITTI DITTI G A D D U R È S I e C OSSI G A D D U R È S I e C OSSI G A D D U R È S I e C OSSI G A D D U R È S I e C OSSI a cura di Giuseppe Pintus Fòcu d'alzu, fòcu falsu. Focu d’alzu, focu falzu COMU SI DICI “QUASI LEZIONI” DI TEMPIESE a cura di Gianmario Pintus Appaltamentu= appartamento Appiccagnulu = attaccapanni Appusentu = Stanza, camera (da letto). Un muttu di F. Mul- tineddu dice: Vist’aggju fend’un inventu/di cosa sulida- ria/vist’aggju un omu in aria/ frabbichendi un appusentu. Balconi = finestra Balcunittu = piccola finestra Banca= tavola (mobile per la mensa), il detto dice: Colcia la banca si no v’ha balba bianca. Banchitta = sgabello Bancicu e/o Viculu = culla CUREMUCI CU L’ALBA a cura di Giovanna Rau Curemuci cu l'appiu. L'appiu o sedano, dal nome scientifico Apium gra- veolens appartenente alla famiglia delle Ombrellibe- re, è una specie coltivata come ortaggio, dal fusto eretto, scanalato e dalle foglie di colore verde inten- so, con fiori riuniti in ombrelle e dal colore bianco giallastri. Il sedano selvatico dal quale derivano le varietà coltivate, si differenzia da questi per dimen- sioni ridotte e l'odore intenso. Cresce spontaneo nei luoghi padulosi e nei litorali. Si utilizzano le foglie, la radice e i semi. Le sostanze contenute sono olio essenziale, apiina, amminoacidi, zuccheri, magne- sio e zolfo, vit. B e C nei frutti. Un tempo lo consi- deravano un rimedio contro la malinconia e la tri- stezza, considerato anche afrodisiaco e per tale mo- tivo entrò nel filtro d'amore di Tristano e Isotta. Foglie e radici sono diuretiche e depurative. Ha pro- prietà digestive e stimolanti la secrezione biliare. Per uso interno si consigliano per diuresi 2 gr. di ra- dici essicate in 125 cc. di acqua, 2-3 tazze al dì mentre per i gas dell'intestino e stomaco si consi- gliano i semi 2 gr in 250 cc. di acqua, 1 tazza dopo i pasti. In cucina si usa come condimento e aromatiz- zante crudo con olio e aceto. E' molto usato per in- saporire sughi e minestre proprio per le proprietà di- gestive. Si utilizzava il succo in gargarismi contro l'abbassamento della voce e le ulcerazioni boccali. ALLELLELLOMBA da la zirrióla al computer di Giovannino Maciocco A LI CASEDDI—A fare casette Quando non erano coperte di cemento o di asfalto, si poteva giocare per le strade. Uno dei giochi era imitare i muratori, costruendo piccole case, li case- ddi. Allora si buttava l’acqua usata per le strade e quindi era facile trovare la materia prima, l’impasto. Ognuno raccoglieva il materiale necessario: l’impa- sto, sassi, tegole a pezzi, tavolette etc. Secondo la quantità e la qualità del materiale raccolto si co- struiva una o più case grandi o piccole. Se l’impegno e l’ingegno superava il normale si aggiungeva la por- ta, la finestra, il camino, il tetto, la terrazza, il cor- tile. Qualche volta, finito il lavoro, cominciavano i li- tigi. Quando nasceva lo scontento avevano inizio le discussioni che quasi sempre portavano alla distru- zione della costruzione. Se il più forte era il co- struttore difendeva la casa, magari a pugni. Ecco un muttiu per iniziare il gioco dei pugni: poteva essere quello di toccare con un piede la casedda. Quando lo sconfitto andava via spettava all’altro il compito di distrugge- re il lavoro per non la- sciare che altri gio- cassero con lo stesso. da BAFFIGO troverai i numeri arretrati del BADDHITTU timpiésu il BAR — GELATERIA in corso matteotti ACCADEMIA TRADIZIONI POPOLARI CITTA’ DI TEMPIO” dal 1966 e-mail [email protected] LU BADDHITTU UNO SGUARDO ALLE NOSTRE RADICI timpiésu ASSOCIAZIONE TURISTICA PRO LOCO TEMPIO TEMPIO PAUSANIA 145 FEBBRAIO 2013 anno 12 PARAULI ANTICHI a cura di Sebastiano Scanu Abbócu: boccone: “Si l'à magnatu tutt'a un abbócu”: Ha mangiato tutto in un sol boccone. Addócu: tesoro nascosto, anche fig.. Es.: “Li patroni dicciós'iddi / ch'àn'aùtu chiss' addócu. (Da “Anselmu e Gjuanni Fócu”, di G.di Scanu). Addòcu (mi l'addòcu): indicativo del verbo addassi, intuire, pensarci. Es.: “Però istési troppu a addammilli...” ; “Sid éu mi l' addòcu di punilli / la me' catédda mucia ammazza féra...” (Da “Una dì aggju 'istu unu rittìli” di G.di Scanu). INFORMATICA TELEMATICA VENDITA - ASSISTENZA via Padre S. Vico 13/a TEMPIO tel. 079 631048 fax 079 634688 mail: [email protected] M U T T E T T I Cilcati, agattati e adducati da Maria Lucia Pirrigheddu L’omu chi no isbaglia no è natu, ghjustu lu tempu e la so’ cugnintura; chì siccomu è fiddólu d’un piccatu l’omu sbaglia pa’ legghji di nattura. legget e COM’ÉRAMI in Gaddura: AGGHJU a cura di Mario Pirrigheddu Antonello Concu con il prezioso contributo di Andrea Rasenti Una veduta inconsueta di Ag- gius, così come si presentava ai visitatori nel 1912 da Monti di Bò, accompagnata dai versi del poe- ta che li scrive a mod’e manera di la faiddata. Agju curiosa, parò bedda, la to vaiddata, vidda un tempu mintuata, pur'un pocu priculosa (Andrea Rasenti)

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Page 1: e-mail mariopirri@tiscali.it UNO SGUARDO ALLE NOSTRE ......L'appiu o sedano, dal nome scientifico Apium gra-veolens appartenente alla famiglia delle Ombrellibe-re , è una specie coltivata

USI COSTUMI TRADIZIONI POPOLARI a cura di Mario Pirrigheddu

I parenti fanno corona alla cara salma, continua il De Rosa sugli Usi sulla morte- sedendosi in modo che il padre e il marito sia in testa al cataletto e poi gli altri in ragione di gra-do parentale, dall’una e dall’altra parte, fino ai piedi del morto. D’un tratto si alzano tutti, e chinandosi sul corpo ina-nimato, lo inondano di lacrime, mandando flebili lamenti e disperate strida, chiamandolo coi più dolci nomi, come se fosse vivo, rinnovando le percosse e i graffiamenti. Tanto il dolore li acceca e li rende insensibili all’opera ingrata dei pugni e delle unghie, che grave danno recherebbero alle loro persone, se i pietosi, accorsi a far visita, e a consolarli, come costumavasi presso gli Ebrei, non cercassero con blande e affettuose parole placarli, o facendo uso della forza, stornare dal viso le spietate unghie. Fino al primo quarto di questo secolo (1800 n.d.r.) non mancava mai in questa luttuosa cir-costanza d’assistervi la prefica (attitadóra), prezzolata per lo più, o parente del morto, la quale vestita di gramaglia secon-do il costume – gonnella e giubbone neri, (segue a pag.4)

COM’ ÉRAMI a cura di Nicola Deriu

Un’altra bella foto del lontano inverno del 1956. Per fortuna la neve comincia a sciogliersi!Immagine elaborata da Gerolamo Baffigo. La foto del mese scorso: era via Vittorio Veneto, la via che da Piazza Mercato porta a lu triattu.

di Giovanni Pirrigheddu Tempio Pausania tel. 079-670449

c.ne S. Sebastiano TESSUTI TENDE RIVESTIMENTI

NUOVA ESPOSIZIONE

DITTI DITTI DITTI DITTI G A D D U R È S I e C OSSIG A D D U R È S I e C OSSIG A D D U R È S I e C OSSIG A D D U R È S I e C OSSI a cura di Giuseppe Pintus

Fòcu d'alzu, fòcu falsu. Focu d’alzu, focu falzu

COMU SI DICI “QUASI LEZIONI” DI TEMPIESE a cura di Gianmario Pintus

Appaltamentu= appartamento Appiccagnulu = attaccapanni Appusentu = Stanza, camera (da letto). Un muttu di F. Mul-tineddu dice: Vist’aggju fend’un inventu/di cosa sulida-ria/vist’aggju un omu in aria/frabbichendi un appusentu. Balconi = finestra Balcunittu = piccola finestra Banca= tavola (mobile per la mensa), il detto dice: Colcia la banca si no v’ha balba bianca. Banchitta = sgabello Bancicu e/o Viculu = culla

CUREMUCI CU L’ALBA a cura di Giovanna Rau Curemuci cu l'appiu.

L'appiu o sedano, dal nome scientifico Apium gra-veolens appartenente alla famiglia delle Ombrellibe-re, è una specie coltivata come ortaggio, dal fusto eretto, scanalato e dalle foglie di colore verde inten-so, con fiori riuniti in ombrelle e dal colore bianco giallastri. Il sedano selvatico dal quale derivano le varietà coltivate, si differenzia da questi per dimen-sioni ridotte e l'odore intenso. Cresce spontaneo nei luoghi padulosi e nei litorali. Si utilizzano le foglie, la radice e i semi. Le sostanze contenute sono olio essenziale, apiina, amminoacidi, zuccheri, magne-sio e zolfo, vit. B e C nei frutti. Un tempo lo consi-deravano un rimedio contro la malinconia e la tri-stezza, considerato anche afrodisiaco e per tale mo-tivo entrò nel filtro d'amore di Tristano e Isotta. Foglie e radici sono diuretiche e depurative. Ha pro-prietà digestive e stimolanti la secrezione biliare. Per uso interno si consigliano per diuresi 2 gr. di ra-dici essicate in 125 cc. di acqua, 2-3 tazze al dì mentre per i gas dell'intestino e stomaco si consi-gliano i semi 2 gr in 250 cc. di acqua, 1 tazza dopo i pasti. In cucina si usa come condimento e aromatiz-zante crudo con olio e aceto. E' molto usato per in-saporire sughi e minestre proprio per le proprietà di-gestive. Si utilizzava il succo in gargarismi contro l'abbassamento della voce e le ulcerazioni boccali.

ALLELLELLOMBA da la zirrióla al computer di Giovannino Maciocco

A LI CASEDDI—A fare casette Quando non erano coperte di cemento o di asfalto, si poteva giocare per le strade. Uno dei giochi era imitare i muratori, costruendo piccole case, li case-ddi. Allora si buttava l’acqua usata per le strade e quindi era facile trovare la materia prima, l’impasto. Ognuno raccoglieva il materiale necessario: l’impa-sto, sassi, tegole a pezzi, tavolette etc. Secondo la quantità e la qualità del materiale raccolto si co-struiva una o più case grandi o piccole. Se l’impegno e l’ingegno superava il normale si aggiungeva la por-ta, la finestra, il camino, il tetto, la terrazza, il cor-tile. Qualche volta, finito il lavoro, cominciavano i li-tigi. Quando nasceva lo scontento avevano inizio le discussioni che quasi sempre portavano alla distru-zione della costruzione. Se il più forte era il co-struttore difendeva la casa, magari a pugni. Ecco un muttiu per iniziare il gioco dei pugni: poteva essere quello di toccare con un piede la casedda. Quando lo sconfitto andava via spettava all’altro il compito di distrugge-re il lavoro per non la-sciare che altri gio-cassero con lo stesso.

da BAFFIGO troverai i numeri

arretrati del BADDHITTU

timpiésu

il BAR — GELATERIA

in corso matteotti

ACCADEMIA TRADIZIONI POPOLARI “CITTA’ DI TEMPIO” dal 1966

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LU BADDHITTU UNO SGUARDO ALLE NOSTRE RADICI

timpiésu ASSOCIAZIONE TURISTICA PRO LOCO TEMPIO

TEMPIO PAUSANIA

n° 145 FEBBRAIO 2013 anno 12

PARAULI ANTICHI a cura di Sebastiano Scanu

Abbócu: boccone: “ Si l'à magnatu tutt'a un abbócu”: Ha mangiato tutto in un sol boccone. Addócu: tesoro nascosto, anche fig.. Es.: “Li patroni dicciós'iddi / ch'àn'aùtu chiss' addócu. (Da “Anselmu e Gjuanni Fócu”, di G.di Scanu). Addòcu (mi l'addòcu): indicativo del verbo addassi, intuire, pensarci. Es.: “Però istési troppu a addammilli...” ; “Sid éu mi l' addòcu di punilli / la me' catédda mucia ammazza féra...” (Da “Una dì aggju 'istu unu rittìli” di G.di Scanu).

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TEMPIO tel. 079 631048 fax 079 634688

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M U T T E T T I Cilcati, agattati e adducati da Maria Lucia Pirrigheddu

L’omu chi no isbaglia no è natu, ghjustu lu tempu e la so’ cugnintura; chì siccomu è fiddólu d’un piccatu l’omu sbaglia pa’ legghji di nattura.

leggete

COM’ÉRAMI in Gaddura: AGGHJU

a cura di Mario Pirrigheddu Antonello Concu

con il prezioso contributo di Andrea Rasenti

Una veduta inconsueta di Ag-gius, così come si presentava ai visitatori nel 1912 da Monti di Bò, accompagnata dai versi del poe-ta che li scrive a mod’e manera di la faiddata.

Agju curiosa,

parò bedda,

la to vaiddata, vidda un tempu

mintuata, pur'un pocu

priculosa (Andrea Rasenti)

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LA SOLITTUDINI Me' sureddhi m'ani lacatu sola, aba' nisciunu mi cunsola. So andati in tarra angena, ca pa trabaddu, ca pa iscola, palchì in chissa tarra d'allonga pa li cioani vi so più occasioni. Mi eni di pinsà, pur'eu minn' agghiu d'anda? Italia mea, si no cambigghi da sola felmarai puru tu! No agattu cunsolu. Minnanna m'à rigalatu una cuppulata: è' bedda... ma troppu minureddha. No resci a pinà lu cori meu. Mamma mi sciuta la matinata, ma eu ca possu sciuta??? Li cilcu e no l'agattu... agghiu mamma e babbu, mi dani amori e affettu ma cand'erami tutti insembi era tuttu più beddhu. La casa era minor, abali è troppu manna. Tandu no mi mancaa nuddha, abà mi mancani me' sureddhi... si stani bè socu cuntenta. No li possu cumandà, ma lu chi possu di

è: "Mi mancheti da muri'" !!! (Miriam Mureddu )

La poesia di questo mese è stata scritta da Miriam, una giovanissima compositrice reduce dal Premio Lungoni sezione gio-vani nel quale si è classificata al 2° posto.

<<Saluto con speciale affetto e gioia i Ministranti della Diocesi di Tempio-Ampurias: cari amici, il vostro servizio all’altare è un compito importante, che vi permette di essere particolar-mente vicini al Signore e di crescere in un’amicizia vera e profonda con Lui; comunicate anche ai vo-stri coetanei il dono di questa amicizia. >> Queste le parole che

PAPA BENEDETTO XVI

ha rivolto ad una rappresentanza di chierichetti della Diocesi Tem-pio Ampurias presenti all’udienza del 2 gennaio scorso nella Sala Paolo VI. Una esperienza emozio-nante vissuta dai giovani galluresi come ci ha raccontato

GIORDANO SANNA della Parrocchia del Sacro Cuore, prescelto assieme a Marta, una bambina di Olbia: Eravamo in prima fila, ed il Papa era vicino vicino. Io tremavo quando ci siamo avvi-cinati a lui. Non mi sembrava vero. Mi sembrava un sogno. Io di fronte al Papa! Gli abbiamo regalato la bandiera dei quattro mori e lui ci ha donato un ro-sario. Un regalo che conserverò per tutta la vita.

(immagini Centro Televisivo Vaticano)

Grande affluenza di pubblico per la serata finale di NATALE E’ UNA STELLA

complice la curiosità di assistere alla proclamazione del vincitore del concorso per i presepi, contrassegnato dal notevole livello di abilità, ori-ginalità e capacità tecniche dei numerosi partecipanti alla mostra. La manifestazione, organizzata dall’Associazione Amici di Monica e giunta quest’anno alla settima edizione, grazie alla collaborazione gratuita di tanti artisti locali, è stata accompagnata da ben 14 eventi collaterali, che oltre ad aver allietato bambini e adulti, hanno dato prova della loro abilità anche a chi ancora non li conosceva. Applausi per THE KANGAROO, MAGO PIRRI, GIANLUCA TURCHETTA, MARIA ANTONIETTA PIRRIGHEDDU, ASSO-CIAZIONE L'ALMUNIA, LAURA PIRRIGHEDDU, MAJORETTES SCUOLA GRAN BALLO NEW LOOK, MARCELLO PIRINA E C., ANTONIO MASONI,VINCENZO MURINO, MO-NICA ACHENZA, GIANLUCA D'AMICO. Un ringraziamento particolare per il COMUNE DI TEMPIO, ASSOCIAZIONE TURISTICA PRO LOCO e PIZZERIA LA PINETA Alcuni dei presepi presentati, soprattutto quelli realizzati in angoli sug-gestivi e caratteristici di Tempio, sono stati giudicati veri e propri ca-polavori, facendo registrare un altissimo numero di preferenze che ha portato, al termine della non facile valutazione, alla proclamazione di ben 3 primi premi ex aequo. A tutti, bellissimi, sono andati 200 euro: si tratta di Tempio nella notte dell’avvento di MARIA BALTOLU, Fra le chiese di Tempio di FAUSTO DUCCESCHI ; Presepe amigurumi di Frati Patteta di

RINA MASU. Il presepe più votato, vincitore assoluto (220 euro), è stato il magnifico Natali in piazza di Santu Petru, di MARIO e VA-LENTINA MOSSA; un vero capolavoro di abilità e di pazienza, costato più di un anno di lavoro e realizzato interamente in granito. Un premio speciale di 100 euro è andato anche a due presepi mol-to ammirati: all’ASSOCIAZIONE ABARAKÀ il Premio Solidarietà per Un clandestino

di nome Gesù, molto semplice nella struttura ma con un messaggio chiaro ed immediato, mentre il Premio Originalità è stato aggiudicato a MARIO BALLETTA, un quattordicenne che è riuscito a realizzare i personaggi del presepe dipingendoli su chicchi di riso, visibili bene solo per mezzo di una lente di ingrandimento. Distribuiti anche due premi da 150 ai secon-di: PIETRO DETTORI: Presepe di vetro e GRUPPO FAMIGLIA: Il suo Natale nella povertà; tre premi da 80 ai terzi: MARIO DEMONTIS: Presepe di San-ta Maria di Cuzina, NONNA PEPPINA e i SUOI NIPOTI: Le creature del mare salutano la nascita di Gesù, GIADA e ELEONORA ALIAS: Lu nostru Natali a occhj a Limbara; otto premi da 40 euro ai quarti: SOFIA BICCHIRI: Natale a Fumetti, ALESSANDRA e LAURA MARIOTTI: Un presepe nuragico, SCUOLA DELL’INFANZIA SAN GIUSEPPE: Collage di Natale, SCUOLA PRIMARIA BORTIGIA-DAS: Natale con i fiori, KATIUSCIA MUREDDU: Il punto del Natale, SCUOLA DELL’INFANZIA VIA EPISCOPIO: Natale country, MARCO GOSCIU: Ombre di Natale, IRIS e ALESSANDRA PIRRIGHEDDU, PAOLA, BRUNO, MARIANNA SPANU: Natale 1295 in casa di Nino di Gallura. Per tutti gli altri l’attestato di Partecipazione e a tutti i bambini partecipanti sono stati invece donati dei buoni per pizza e bibita. A VANNINO REGOLI è andato l’Attestato di Partecipazione come Decano Generale. Menzioni speciali per PROTEZIO-NE CIVILE TEMPIO, VIGILI DEL FUOCO, MARIO LAY: Icona della Natività, GIU-SEPPINA MURGIA : Nadale in bidda mia (Nulvi), L’ASSOCIAZIONE LIBERA:Tu da che parte stai? Per Presepi in Vetrina, il trofeo è stato vinto da ANTONA ABBIGLIAMENTO e al 2° posto LINA IANDOLO. «I presepi più belli – afferma Paola Scano, presidente dell’associazione – dovrebbero essere collocati nella chiesa di San Francesco, per porta-re a termine il progetto del MUSEO DEL PRESEPE anche se alcuni malintesi e incomprensio-ni hanno, per il momento, bloccato il programma». Due befane hanno movi-mentato la serata, distri-buendo ai bambini dolci e peluches e, al termine, un ricco buffet e un brindisi con l’augurio di ritrovarsi tutti per l’ottava edizio-ne.

(Valentina Cancedda)

Un grazie di cuore a MARCO e LAURA

sposi di dicembre, che hanno ri-nunciato all'acquisto delle bom-boniere per devolvere il corri-spondente della spesa all’ASSOCIAZIONE AMICI DI MONICA compiendo un gesto di grande sensibilità e generosità e grazie anche ai mitici

FIDALI DEL ‘67 che hanno devoluto all'Associa-zione la somma ricavata dalla vendita di due premi non ritirati della lotteria di settembre. Que-sti gesti ci ripagano dell'impegno profuso e testimoniano affetto, condivisione e solidarietà

� Finalmente inaugurato anche il

PARCO GIOCHI di VIALE DON STURZO

realizzato in uno spazio verde da recuperare perché abbandonato a sé stesso e alle erbacce: l’ope-razione di lifting ha dimostrato una completa riqualificazione dell’area con interventi di tagli, piantumazione, pavimentazione di materiale antiurto realizzati dal Comune di Tempio e infine collo-cazione dei giochi offerti dalla Associazione “Amici di Monica”. Il tutto oggi appare colorato, funzionale e ordinato. Grande soddisfazione hanno espresso il sindaco Romeo Frediani e l’as-sessore all’ambiente Antonio Ad-dis per il risultato raggiunto, in sinergia con l’Ufficio Tecnico. Una prova di coscienza civica e ambientale è stata offerta da un comitato di famiglie che avrà il compito di controllo e di salva-guardia dello spazio ludico che è stato dotato anche di un punto luce e, a breve, anche di una fon-tanella perchè il suo ruolo non è solo quello di far giocare i bambi-ni, ma anche quello di diventare un punto di incontro e socializza-zione per gli adulti. Don Efisio Coni ha poi impartito la benedi-zione alle cose e alle persone ac-compagnata da belle parole di ringraziamento e, per finire, un brindisi di buon augurio. Il pro-getto Parchi-gioco non finisce qui: è infatti già iniziata la rico-gnizione dell’area destinata al 4°

PARCO GIOCHI nel RIONE DI MANTELLI la cui inaugurazione è prevista per la primavera prossima.

(Paola Scano)

Lu Baddhittu si stringe al dolore della moglie Maria Muzzu , dei

figli Tore con Graziella, Nilla con Paolo, Angelo con Silvia, Giu-seppe con Vanda per la scomparsa del loro amato

TONINO COSSU

noto Zio Tony

E’ in vendita il libro curato da Nicola Deriu CARLO URRU l’umile pastore

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LU BADDHITTU timpiésuLU BADDHITTU timpiésuLU BADDHITTU timpiésuLU BADDHITTU timpiésu Pagina 3

DITTA GIUSEPPE ASOLE: T IMPIESI MINORI E MANNI a cura di Anna Demuru

Fola di Fedro tradotta da Mario Solinas

LU COLBU E LU MACCIONI Vulpis et corvus ( I, 13 )

Li passoni chi s’imbuffani gudendi Liccati da imbulicósi, piengjini Ma è tropp’a taldu, lagrimi rancichi.

Un colbu vulendisi mangjà un pezzu di casgiu chi s’aia furatu da un balconi si piazzési illa punta d’un alburu. Un maccioni chi sinn’éra avvistu lu faiddési: “Ma cantu, caru colbu, splandóri illi piumi toi! E chi grazia ch’ai di faccia e di passona! Chi si mente la boci fussia altettantu di l’aia manc’una podaria statt’innanzi.” E chissa cébula, cilchendi d’ammustralli mente la bóci Com’abbrisi lu pitticculu, li caschési lu casgiu. L’imbulicósu in pressa nill’accapitési E cu aviditai in mezu a li denti sillu macinési Intantu chiddu, stantaratu, ni murisi di macchìni.

Essendo il padre autodidatta, il figlio Mario lo aiutò nella corrispon-denza “Buttati sulla macchina e ilcribi” gli ordinava mentre dettava: Spett.le Ditta Spontecchia, la partita di campanelli richiesta è di 200, invece ne sono arrivati 2000 che alla prima lcornacchiata d’acqua, perdono il tinno”. Nell’addizionare le cifre Giuseppe procedeva con-tando da sinistra verso destra ed era così veloce che il ragazzo non fa-ceva in tempo a manovrare la calcolatrice Olivetti tuttora in uso. Il ri-sultato veniva registrato nel reparto contabilità con una precisione tale che tutt’oggi per Mario è un gioco, trovare foto, documenti, giornali, vecchie fatture. Anche i ricordi archiviati affiorano all’occorrenza: Terminata la guerra Giuseppe con Tonino Solinas raggiungevano il lago Coghinas in bicicletta, diretti a Tula. L’amico Antonio Cianella

li aspettava per traghettarli all’altra sponda con le bici. Da Tula portavano formaggio e frese. La famiglia éra pisuta da mantenere e bisognava arrangiarsi per la sopravvivenza. Nel 1956 con motocarri Devil e Guzzi iniziò il trasporto di ce-mento, prima assicurato con i lenti carri a buoi. Il trasporto risultò più conveniente con risparmio di tempo e fatica. Ge-suino Mura, persona simpatica con l’accento sassarese, era molto conosciuto come motocarrista e con un solo viaggio poteva caricare e scaricare manualmente una quantità enorme di rottami al prezzo di 300 lire. Il signor Michele Carta dell’Aglientu, classe 1924 ricorda: Me ne ha fatto di favori Giuseppe, non ci ha fatto mai mancare la riserva di carburo per l’acetilene usato per le lampade. Per ringraziarlo gli portavo formaggio ed altri generi della campagna. Il ragaz-zino è ubbidiente, osserva tutto e ne trae lezione. Dell’obbe-dienza e disponibilità ne approfitta anche zia Julanta Lalda che lo comanda per la consegna dei bottiglioni di latte e af-finchè tutto venga svolto nel minor tempo possibile il controllo viene fatto con uno sputo per terra e l’intimazione era di far ritorno prima si seccarsi. L’estate porta un po’ di tregua, tutti al mare con il pulmann a carbone, guidato dal padre di Paolino Masu fino alla Trini-tà e da dove si prosegue verso la Marinedda con un carro a buoi. La paghetta settimanale doveva far fronte alle spese ma guai a sollecitarla nell’eventualità di un ritardo. La dome-nica la famiglia parte per Tula e Giuseppe avendo la macchina ma non la patente affida la guida al signor Scolafurru fino a quando, bocciato la prima volta, la ottiene. A proposito si ricorda un fatto curioso: Presentatosi per la seconda volta, durante la prova di guida sul-la strada di Limbara , effettuata con la sua macchina, riconosce l’ingegnere che lo aveva bocciato la prima volta: si ferma e gli intima di scendere dalla sua macchina, costringen-dolo a ritornare a Tempio a piedi. Una volta, uscendo dalla Caserma dei Carabinieri, non facendo caso al tipo di vettura, si mette alla guida di una 500 con targa 8949 e torna a casa. Durante la notte si rende conto che la ‘500 non è la sua ma di un carabiniere. Il gior-no dopo tutto si sistemerà. I ragazzi nonostante qualche privazione crescono bene e cia-scuno di loro segue la propria strada lavorativa rendendosi indipendente. Mario rimane con il padre e quando nel 1984 viene a mancare ne rileva l’azienda, il nome da onorare con la raccomandazione, da parte di Giuseppe, di non abbandonare il commercio delle bi-ci e di stare attento ai bambini. Dal matrimonio con Pasqualina, impiegata alle poste, co-nosciuta durante un ballo ad Aggius, sono nati due maschi e due femmine. L’Azienda prende il nome Motagricola Gallurese. Mario ne attiva il commercio trasformando le at-trezzature agricole già esistenti per agevolare il lavoro dei campi. Nel 1965 sono impiegati per l’aratura delle vigne circa 35 gioghi di buoi. Essendo Mario rivenditore del motocol-tivatore ZAF (zappa, ara, falcia) come dire compri 3 paghi 1. Uno dei primi acquirenti è Domenico Achenza, noto come Minicucciu Ciarrettu . Nel 1966 attrezza un trattore per vigna Scalzatore Cipriani che provvedeva a scalzare la terra intorno ai ceppi eliminando la fatica manuale e a Monti , Berchidda, Ierzu, Sorso, Sennori, Luras, Calangianus tro-verà grandi estimatori. Giovanni Perino, collaudatore, gira con Mario tutta la Sardegna per introdurre sul mercato le nuove macchine. Frati Malgadda ordinano un primo moto-coltivatore con carrello per spostare il sughero dopo la bollitura ed in seguito altri sei per la succursale di Ortueri . Il trattore a cingoli con aratro e scalzatore pone fine al lavoro dei buoi e Mario affida la sua macchina (1.800.000 lire) a Giovanni Pirino coprendo così l’utenza dei vigneti. L’Azienda Asole si adegua ai tempi ma la bicicletta, come promesso al padre non viene abbandonata: il figlio GianMario tutt’ora ne cura la vendita. Il nonno era lungimirante sul loro avvenire. È proprio di questi giorni l’articolo apparso sull’Unio-ne Sarda dal titolo “Il futuro arriva in bicicletta ” con il progetto 4 US Foras, dalla Re-gione verranno finanziate e completate piste ciclabili con 200.000 euro. A Tortolì boom delle Eco bixe con vendite in aumento del 50%. In alcune regioni italiane come la Tosca-na, per la verità non è mai stata abbandonata. W la bici alla quale è dedicata anche la canzone “Ma dove vai bellezza in bicicletta”. Mario è un vulcano di idee realizzate e bre-vettate durante i lunghi 40 anni di collaborazione con le varie ditte per le quali modifica le macchine (vedi il prospetto a fine articolo). Continuano i ricordi: per uno dei primi carne-vali Garaoni, portava dal continente maestranze per insegnare la lavorazione della carta-pesta. Mario si distingue con un carro che riproduceva lo Sputnik, ottenuto assemblando una lunga serie di cerchi concentrici fino ad ottenere un grande imbuto. In mancanza di Laika (la cagnetta che per prima volò nello spazio) venne ospitato nel razzo nostrano un

altrettanto gatto locale che arrivato in Piazza Gallura, stanco dell’inospitale rifugio, scappa tra la folla festante. Tutt’oggi molti cercano la lapide nella Piazzetta del Purgatorio, da sem-pre sede della Ditta Asole, che reca la scritta: “Passa da vivo da Asole a comprare, se no ti vedo da morto passare” (i cortei funebri devono passare per forza da Piazza Purgatorio). L’esi-stenza della lapide è scaturita dalla fantasia di Mario al quale non fa difetto la pubbli-cità casalinga basata sul

LU BADDHITTU timpiésu Aut. Tribunale di Tempio n° 507 del 01.02.2001 DIRETTORE RESPONSABILE: TONIO BIOSA

DIRETTORE REDAZIONALE: MARIO PIRRIGHEDDU

REDAZIONE: Via di Vittorio, 4 Tempio tel. 079/632929, 079/670172—PROPRIETA’: ACCADEMIA TRADIZIONI POPOLARI “CITTA’ DI TEMPIO” Il n° 145 è stato realizzato grazie al lavoro e alla collaborazione gratuiti di:

ANNA DEMURU, GEROLAMO BAFFIGO, GIUSEPPE BAFFIGO, AN TONELLO CONCU, NICOLA DERIU, ANTONELLA GARAU, GIOVANNINO MACIOCCO, GIANMA RIO PINTUS, GIUSEPPE PINTUS, TINO PINTUS, LUIGI PIRRIGHEDDU, MARIA LUCIA PIRRIGH EDDU, MARIO PIRRIGHEDDU, GIOVANNA RAU, VITTORIO RUGGERO, MARIO SOLINAS, BAST IANO SCANU, BRUNO VARGIU

stampato in 1500 copie presso TIPOGRAFIA 2000 Tempio

CINEMA TEATRO GIORDO Sabato 2 febbraio ore 23 verrà ricordato con la seconda serata TRIBUTO A PEPPINO

colui che per tanti anni ha caratterizzato con le sue canzoni, le serate, o meglio le nottate danzanti al Cinema Teatro Giordo. La manifestazione, che apre ufficialmente il Car-nevale, è organizzata dalla Pro Loco, Comune, Carrascialai, Associazione Carrasciali, prevede un buffet e la visione dei filmati nel ricordo di PEPPINO SECHI , GIOVANNINO PITZALIS ,

VITTORIO DEMURO , L INO MANCONI , AGOSTINO RUIU , M ARIO ARU SGIUBBÌ ,

che a vario titolo hanno contribuito, e non poco, al successo del Carnevale tempiese. Ospiti della serata saranno i Bertas, Tony Mari-no, Tony Derosas. Musica dal vivo con le band

NERO SU BIANCO & SPREADBAND L’ingresso è libero.

fai da te come la Preghiera del Purgatorio: Signore, quando l’uomo è stanco per gli affanni della vita, fagli trovare a portata di mano un faz-zoletto di terra e una Motozappa comprata al Purgatorio; che possa divertirsi. Metti nel suo cuore tanta voglia di piantare, zappare, seminare. Preservalo in salute e se gli deve capitare qual-che malanno è meglio che capiti alla Motozappa comprata al Purgatorio che ha una salute di fer-ro, è facile da smontare, ha tanti centri d’assi-stenza e tanti ricambi che dormono inutilizzati nelle scansie. Amen.

I racconti sono stati sponta-nei e anche piacevole riper-correre la strada di questa operosa famiglia. Il logo della ditta è la tuta blu da meccanico che tutti gli uo-mini Asole indossano dalla nascita. I tempiesi, con af-fetto dicono che anche i pi-giami di Frati Asole sono blu e hanno lo stesso taglio delle tute. Errata corrige della 1ª parte:

-1962 e non1972 offerta della Gilera -Concessione auto NSU e non NCV

1964- Spartifoglie motocoltivatore Zaf per carciofi 1964- collaborato per Tiller a molle quadra con Cipriani 1966- modifiche Scalzatori Cipriani per vigneti 1966- aratro voltorecchio ZAF modificato 1966- modifiche Erpice Pegoraro per carciofi 1967- modifiche Bifrese per carciofi Ditta Comeb 1968- modifiche attrezzature per patate Checci e Magli 1978 Brevettato dischi Sabbia e Piedino Rotante per Motozappe MAB 1978- Brevettato solleva Tombini SIP I980- Modificato Pulispiaggia con la Ditta Collina Brevettato Mod Sardegna 1984- nasce la Pulispiaggia Gallura Uno I997-Brev. Trinciaerba Ercolino 2000 per carciofaie 2005- Brev.Asinella Viaggiante per trasporto carciofi

E sarebbe il caso di dire: E non finisce qui!

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Page 4: e-mail mariopirri@tiscali.it UNO SGUARDO ALLE NOSTRE ......L'appiu o sedano, dal nome scientifico Apium gra-veolens appartenente alla famiglia delle Ombrellibe-re , è una specie coltivata

LU BADDHITTU timpiésuLU BADDHITTU timpiésuLU BADDHITTU timpiésuLU BADDHITTU timpiésu Pagina 4

ABBISABBISA E IRRISPOSTI A LA PASTURINA a cura di Sebastiano Scanu

ABBISABBISA di G. di Scanu: Vóddu chi tu lu cumprendi

chi lu 'justu si faédda. Ani fattu una casédda chi piaci a ca’ la 'idi. Pal nattura dui fidi

in una bussa so dendi. Vóddu chi tu lu cumprendi...

LU FINI : Era nata una catédda cun dui fili di denti. LA RISPOSTA di Bastianu Sanna Cucchjari: Abali m'è gjunt’a menti dapói

d'una nuttata, chi una catédda è nata normali d'alta fattura, ma dici ch'è pal nattura

cun dui fili di denti. Abali m'è gjunt'a menti...

LI PISATI : Una casédda= una catédda dui fidi= dui fili / in bussa= in bucca so dendi= di denti

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CHISTU SOCH’ÉU a cura di Mario Pirrigheddu Asilo di San Giuseppe Carnevale1981 con le mai dimenti-cate Maestre Marta Gaspa Gamboni e Maria Antonietta Barraqueddu e i bambini i cui nomi abbiamo letto sul retro della foto messaci a disposizione da Marilena Gamboni che ringraziamo: Maria, Cecilia Barraqueddu, Giovanna, Anna Maria, Alberto, Massimiliano, Nicola, Francesco

Pasella, Alessandra, Nietta, Terri, Anto-nella. Quell’anno Stefania Solinas insegnò ai piccoli i rudimenti del ballo sardo ottenendo risultati eccellenti.

18° PREMIO DI POESIA GALLURESE E CORSA

“LUNGONI” La giuria formata da Angela Antona, Franco Fresi, Piero Bardanzellu, Tonio Biosa ha così premiato i partecipanti al premio di poesia:

Sezione Gallurese – Adulti Poeti partecipanti n. 49 - Poeti premiati n. 11:

1° premio: Luna di Gianfranco Garrucciu-Tempio 2° premio: Ammeni, frizia e pinseri di Giovanni Pi-redda-Calangianus 3° premio: L’attesa di Antonio Conti-La Maddalena 4° premio: Cantu sulianu di Paolo Russu-Olbia Targa Gianni Filigheddu: Kallistè di Domenico Bat-taglia-La Maddalena Targa “Andrea Quiliquini”: Turrà a lu meddhu branu di Maria Teresa Inzaina-Olbia Targa “Giulio Cossu”: La suppera di donna Catalina di Nandina Addis-Tempio Targa Comune: Fantasii di Ernesto Bertino-Torino Menzioni Speciali: Un calasciu d’ammenti di Giovan-na Maria Mela-Badesi; La putatura di Francesco Tola-Aggius; Mamma di Antonello Bazzu-Sassari.

Sezione Gallurese - Giovani Poeti partecipanti n. 78 - Poeti premiati n. 3:

1°premio:Lu mari a capidannu diAndrea Vasa-Aggius 2° premio:La solitudini di Miriam Mureddu- Tempio 3°premio:Lu carrasciali gadduresu di Luciano Porcu-Tempio

L’amore, a volte, fa fare all’uo-mo e alla donna cose impensa-bili, che una mente serena non si sognerebbe mai fare e men-tre il poeta fa le sue conside-razioni non può fare a meno di ritornare indietro, a quell’età che trascorre troppo presto ma ricca di mille ricordi.

L' AMORI L' amori a volti l'omu polta Si è sciuccatu a fa ezzessi E la femina mattessi In modu stranu si cumpolta Lu caminu a lozzu faci Pa uttinè chissu chi vò E si s'avvidi chi no pò Nisciuna cosa li dà paci Istrallazzi, ghiochi e inganni Tuttu ghira in la so menti E di nudda idda si penti E mai resci a sta in li panni Cantu è bedda la misura Chi d'ugn'omu de àè Si dè sempri cuntinè Pa no fa brutta figura L'amori ghioca in la me menti E mi polta a la ciuintura Un'etai chi pocu dura Ma piena è di middi ammenti Pari chi no passia mai Palchì in folza l'omu si senti Di lu chi no ha fattu prestu si penti Candu s'acchjiarani li guai Pocu 'ali lu pintissi Lu passatu più no torra Cand'è boita la jorra Nisciunu ha gana di diiltissi Biatu l'omu chi tuttu pidda Cu amori, paci e serenitai Lu so cori no invecchia mai Palch'è come focu in la zidda.

SALVATORE MASONI

DA LA PISCHINACCIA AL DEMURO a cura di Tino Pintus Nei racconti dalla Pischinaccia al Demuro, a volte ci siamo interessati dei campetti rionali ricavati tra gli spazi lasciati da una città in espansione, luoghi di infinite partite di calcio dove vigeva la regola dei tre corner=rigore e del dribbling di sponda. Questa volta ci occupiamo del campetto di San Giuseppe, incor-

niciato tra i magnifici graniti dei palazzi circostan-ti e dell’omonima Chiesa, oggi riportato a nuovo splendore, ma che già negli anni ‘60-‘70 era uno di quelli che andavano per la maggiore poiché era uno dei pochi dotato di porte da calcio quasi regola-mentari. La foto, vista l’età dei protagonisti, do-vrebbe risalire ai primi anni ’70 ed immortala un giovane frate-allenatore che ci sapeva fare a calcio, Padre Paolo Atzei. Non sappiamo se già immaginasse di tornare circa vent’anni dopo nel ruolo meno giocoso di Vescovo della Diocesi. Tor-nando all’immagine, peccato che un fotografo con poca mira ci costringa a ridurre la squadra di una unità, ma tant’è, per cui si riconoscono da sinistra in piedi: Salvatore Muzzu, Congiu (?), Sandro Cossu, Stefano Alias, Tore Addis, Padre Paolo; accosciati Pietro Brunzu, Bastianino Casu, Renzo Alias, Mario Farina, Michele Alias.

VIA MANNU E DINTORNI a cura di Bruno Vargiu Il divertimento quotidiano era garantito alla faccia dei pro-blemi che, più o meno, affliggevano tutte le famiglie. Giochi a palle di neve, costruzione di pupazzi e soprattutto ogni stra-da in pendenza veniva trasformata in una pista da sci, o me-glio, per scivolare. Nella casupola, ora inesistente, antistante l’ex Convento degli Scolopi nella piazza del Carmine, abitava una povera e numerosa famiglia; ne ricordo soltanto il sopran-nome: Pettinaccia. Tra maschi e femmine c’erano rappresen-tanti di quasi tutte le età, fino ai vent’anni, a partire dai cin-que. Il padre spalava la neve che col suo peso minacciosamen-te gravava sul tetto mettendolo a rischio di crollo, mentre i figli più piccoli facevano gare di sci nella discesa, servendosi degli scurini della porta e di panchetti rovesciati. La discesa che dal Carmine va verso casa era diventata un’u-nica lastra di ghiaccio; noi ragazzini ci misuravamo in abilità nel percorrerla tutta senza cadere. Naturalmente la consa-pevolezza del pericolo esistente per gli ignari passanti, ci suggeriva di mettere in guardia chiunque si apprestasse a percorrere quel tratto di strada. Cosi facemmo anche quando in cima alla discesa, alta, magra e spettrale, avvolta nel suo mantello nero, capo scoperto, apparve la figura familiare del canonico Doranti. Tutte le sere era solito fare quel tragitto dal quartiere S. Antonio dove abitava, verso l’ospedale per portare conforto ai degenti. Reduce da ben altre esperienze vissute al fronte come cappellano durante la Grande Guerra, non diede importanza al nostro consiglio di prudenza (forse non ci sentì neppure). Con passo marziale continuò imperter-rito la sua marcia sotto i nostri sguardi preoccupati e curiosi. Con incedere fermo e sicuro giunse fino a metà percorso, quando all’improvviso lo vedemmo prima vacillare e poi pauro-samente cadere di schianto a terra. Non un motto di dolore o di disappunto. Si rialzò quasi immediatamente senza bisogno di aiuto, si riavvolse nel nero mantello e, senza proferir ver-bo, riprese il cammino.

OCCORRONO 4 DONATORI AL GIORNO! Uno potresti essere tu! Dona e fai donare c/o il CENTRO TRASFUSIONALE aperto tutti i giorni sabato compreso

dalle 8.00 alle 12.00

USI COSTUMI (dalla prima pagina) bianco fazzoletto in testa ed altro simile al collo, pendente a largo triangolo rovesciato sulle spalle, colle cocche lunghe, infisse sul davanti nella cintura della gonnella, e una bianca

pezzuola in mano per asciugare le lagrime – appena metteva piede nella soglia, prorompe-va in singhiozzi, e seduta fra i parenti, dava inizio alla trenodia o tribolo, funebre canto che doveva, secondo la comune opinione, riuscire ad onore e a sollievo del defunto, e il non improvvisarlo era creduto segno di poco affetto per lui e di grave obbrobrio per la pa-rentela. La trenodia continuava mesta e pate-tica, con una mirabile struttura, piena d’amo-rosi sensi, di robuste immagini, di voli di fan-tasia; con scelte frasi, ed armonia di suoni, che affascinava la mente e commuoveva il cuore, invitando tutti al pianto. (segue)

Abbiamo il piacere di congratularci con M IRELLA QUIDACCIOLU

che discutendo la tesi di progettazione architettonica e urbana “Dove la pietra si dona al paesaggio: Le nuove terme di Tempio Pausania” si è brillante-mente laureata a Firenze. Alla neo dottoressa in Architettura , che ha ottenuto la valutazione 110 e lode e gli encomi dei professori, gli auguri since-ri dalla Redazione estesi ai genitori Maria Antonietta e Salvatore.

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