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TERRITORIO | ISTITUZIONI | IMPRESE E enti Attività editoriale a cura de Il Sole 24 ORE Business Media Settimanale - Anno 6 N ° 16 Lunedì 25 marzo 2013 RICERCA, INNOVAZIONE E TECNOLOGIA Attività editoriale a cura de Il Sole 24 ORE Business Media BANDI MIUR / Circa 250 milioni per le iniziative dell’Emilia Romagna 15 progetti su smart city e community Numerose le proposte per nuovi territori e città “intelligenti” I l wireless è un ambito dell’elettronica che sta crescendo con assoluta rapidità. E, in un momento in cui lo scambio di dati inge- nerato dall’affermazione degli smartphone minaccia di soffocare le onde radio, ricerca- tori e operatori del settore sono all’opera per ricercare alternative valide. Tra queste, si pro- filano le opportunità offerte dalle tecnologie radio riconfigurabili. Un esempio concreto: chi viaggia per affari o è responsabile del pronto intervento in caso di emergenza nazionale ha bisogno di tecnologie radio che permettano di comunicare con chiunque, ogniqualvol- ta sia necessario e ovunque si trovi. A queste tematiche è dedicato l’evento internazionale “Sdr-WinnComm-Europe 2013” (11-13 giu- gno, Aachen, Germania), che mira a creare un punto di incontro per la comunità scientifica specializzata nel settore e favorire lo scambio di informazioni sui requisiti dei vari domini, presentando anche soluzioni innovative in materia di tecnologie radio riconfigurabili. Appuntamento a “Sdr-WinnComm-Europe 2013” in Germania S u 83 progetti giunti al mi- nistero dell’Istruzione, università e ricerca da tutta Italia da imprese e centri di ri- cerca e università, con il coin- volgimento delle Ammini- strazioni pubbliche nazionali, in relazione al recente bando di finanziamento in ambito di smart city e community, 15 sono quelli provenienti dall’Emilia Romagna e valuta- ti positivamente dal Miur, per un valore complessivo di circa 250 milioni di euro. Un progetto su cinque, a livel- lo nazionale, vede dunque il coinvolgimento della Regione e/o degli enti locali del terri- torio. Nuove forme di mobilità in- dividuale, associate al car sha- ring, al noleggio o al servizio collettivo, soluzioni innovati- ve per la produzione di ener- gia elettrica e termica, ma an- che sostenibilità di materiali e risorse da utilizzare nel set- tore abitativo (eco-house): le idee per le nuove città e i nuo- vi territori “intelligenti” sono state davvero numerose. E dei 650 milioni di euro messi a disposizione su scala naziona- le, sono 250 quelli che vanno alle iniziative dell’Emilia Ro- magna in tema di trasporti e mobilità terreste (2 progetti), smart grid (2), cloud com- puting technology per smart government (2), architettura sostenibile e materiali (2), sicurezza del territorio (2), salute (2), gestione risorse idriche (1 progetto), cultural heritage (1), invecchiamento della società (1 progetto). L’impegno della Regione Emilia Romagna nello svi- luppo e nell’elaborazione di idee progettuali per smart city si configura all’interno del Piano telematico 2011- 2013, il principale elemento di programmazione dell’Am- ministrazione regionale e degli enti locali per favorire lo sviluppo territoriale della “società dell’informazione”, nonché la risposta concreta alla volontà di raggiungere gli obiettivi fissati dall’Agenda di- gitale europea. Il piano si arti- cola in cinque linee guida, che vanno dal diritto di accesso alle reti tecnologiche a quello dell’informazione, dai servi- zi alla persona e alle imprese al diritto di accesso ai dati, passando per una forte spin- ta all’intelligenza diffusa nel territorio urbano, attraverso l’integrazione delle infrastrut- ture esistenti e la creazione di nuove soluzioni per miglio- rare e rendere più sostenibile la qualità della vita nelle città. Un gioco di squadra, come ha dichiarato con soddisfazione l’assessore regionale alle Reti di infrastrutture materiali e immateriali, Alfredo Peri “che vuole essere un modello di ri- ferimento per lo sviluppo e la realizzazione di una regione realmente smart, ‘intelligente’, capace di fornire servizi mi- gliori e meno costosi, di dia- logare con i cittadini e intera- gire con le istituzioni in modo efficiente”. L’obiettivo della Regione Emilia Romagna è quello di fornire servizi migliori e meno costosi, di dialogare con i cittadini e interagire con le istituzioni in modo più efficiente Spedizione con tariffa Posta Target Magazine conv. naz./304/2008 del 01-06-2008 © SERGEY NIVENS - FOTOLIA.COM

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E entiAttività editoriale a cura de Il Sole 24 ORE Business Media

Settimanale - Anno 6 N° 16 Lunedì 25 marzo 2013

RICERCA, INNOVAZIONEE TECNOLOGIA

Attività editoriale a cura de Il Sole 24 ORE Business Media

■ BANDI MIUR / Circa 250 milioni per le iniziative dell’Emilia Romagna

15 progetti su smart city e communityNumerose le proposte per nuovi territori e città “intelligenti”

Il wireless è un ambito dell’elettronica che sta crescendo con assoluta rapidità. E, in

un momento in cui lo scambio di dati inge-nerato dall’a�ermazione degli smartphone minaccia di so�ocare le onde radio, ricerca-tori e operatori del settore sono all’opera per ricercare alternative valide. Tra queste, si pro-�lano le opportunità o�erte dalle tecnologie radio ricon�gurabili. Un esempio concreto: chi viaggia per a�ari o è responsabile del pronto intervento in caso di emergenza nazionale ha

bisogno di tecnologie radio che permettano di comunicare con chiunque, ogniqualvol-ta sia necessario e ovunque si trovi. A queste tematiche è dedicato l’evento internazionale “Sdr-WinnComm-Europe 2013” (11-13 giu-gno, Aachen, Germania), che mira a creare un punto di incontro per la comunità scienti�ca specializzata nel settore e favorire lo scambio di informazioni sui requisiti dei vari domini, presentando anche soluzioni innovative in materia di tecnologie radio ricon�gurabili.

Appuntamento a “Sdr-WinnComm-Europe 2013” in Germania

Su 83 progetti giunti al mi-nistero dell’Istruzione,

università e ricerca da tutta Italia da imprese e centri di ri-cerca e università, con il coin-volgimento delle Ammini-strazioni pubbliche nazionali, in relazione al recente bando di �nanziamento in ambito di smart city e community, 15 sono quelli provenienti dall’Emilia Romagna e valuta-ti positivamente dal Miur, per un valore complessivo di circa 250 milioni di euro. Un progetto su cinque, a livel-lo nazionale, vede dunque il coinvolgimento della Regione e/o degli enti locali del terri-torio.Nuove forme di mobilità in-dividuale, associate al car sha-ring, al noleggio o al servizio collettivo, soluzioni innovati-ve per la produzione di ener-gia elettrica e termica, ma an-che sostenibilità di materiali e risorse da utilizzare nel set-tore abitativo (eco-house): le idee per le nuove città e i nuo-vi territori “intelligenti” sono state davvero numerose. E dei 650 milioni di euro messi a disposizione su scala naziona-le, sono 250 quelli che vanno alle iniziative dell’Emilia Ro-magna in tema di trasporti e

mobilità terreste (2 progetti), smart grid (2), cloud com-puting technology per smart government (2), architettura sostenibile e materiali (2), sicurezza del territorio (2), salute (2), gestione risorse idriche (1 progetto), cultural heritage (1), invecchiamento della società (1 progetto).L’impegno della Regione

Emilia Romagna nello svi-luppo e nell’elaborazione di idee progettuali per smart city si con�gura all’interno del Piano telematico 2011-2013, il principale elemento

di programmazione dell’Am-ministrazione regionale e degli enti locali per favorire lo sviluppo territoriale della “società dell’informazione”, nonché la risposta concreta alla volontà di raggiungere gli obiettivi �ssati dall’Agenda di-gitale europea. Il piano si arti-cola in cinque linee guida, che vanno dal diritto di accesso alle reti tecnologiche a quello dell’informazione, dai servi-zi alla persona e alle imprese al diritto di accesso ai dati, passando per una forte spin-ta all’intelligenza di�usa nel territorio urbano, attraverso l’integrazione delle infrastrut-ture esistenti e la creazione di nuove soluzioni per miglio-rare e rendere più sostenibile la qualità della vita nelle città. Un gioco di squadra, come ha dichiarato con soddisfazione l’assessore regionale alle Reti di infrastrutture materiali e immateriali, Alfredo Peri “che vuole essere un modello di ri-ferimento per lo sviluppo e la realizzazione di una regione realmente smart, ‘intelligente’, capace di fornire servizi mi-gliori e meno costosi, di dia-logare con i cittadini e intera-gire con le istituzioni in modo e�ciente”.

L’obiettivo della Regione Emilia Romagna è quello di fornire servizi migliori

e meno costosi, di dialogare con

i cittadini e interagire con le istituzioni in modo

più efficiente

Spedizione con tariffa Posta Target Magazine

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2 Ricerca, innovazione e tecnologiaEventi

Lunedì 25 marzo 2013

tati sono anche la conferma che lo sforzo delle imprese, anche di dimensioni ridotte, si è rivolto verso progetti più impegnativi, che probabil-mente non avrebbero potuto realizzare senza l’intervento delle competenze rese dispo-nibili dal programma I-start. Una criticità è emersa in ter-mini di incontro tra le esigen-ze delle imprese e le possibi-lità o�erte dal programma: ossia, nella capacità di “ascol-tare le imprese” modulando su parametri individuali an-

■ I-START / Diverse le attività promosse dal programma gestito daUmbria Innovazione per conto della Regione

Finanziamenti alle Pmi che innovanoLe imprese coinvolte appartengono a industria, artigianato, commercio, turismo e servizi

95 imprese partecipanti, 27 progetti di cluster, per un

totale di circa 752mila euro, di cui 488mila di contributo pubblico e quasi 264mila eu-ro di co�nanziamento privato dalle aziende. Questi sono i numeri principali emersi in occasione dell’incontro “Le imprese parlano alle imprese” dello scorso febbraio per illu-strare i risultati e le prospet-tive di “I-start”, il programma di animazione per lo sviluppo di progetti aziendali di inno-vazione gestito da Umbria Innovazione per conto della Regione Umbria.Numerosi sono i progetti che hanno ottenuto l’approvazio-ne del mercato con commes-se provenienti da clienti di Paesi Ue ed extra Ue; in altri casi, i risultati sono stati così incoraggianti da spingere le aziende a brevettare i propri prodotti.

Direttamente interessate a I-start, le piccole e medie im-prese operanti nell’industria, nell’artigianato, nel commer-cio, nel turismo e nei servizi. E due le azioni macro in cui sono state suddivise le atti-vità: la prima �nalizzata ad informare le aziende su come focalizzare le opportunità of-ferte dalla partecipazione a progetti di innovazione; la se-conda ha previsto la possibili-tà anche per le piccole e pic-colissime imprese di accedere alla realizzazione di progetti di innovazione co�nanziati da fondi pubblici. Alcuni dati permettono di de�nire il pa-norama della situazione.Grazie alle novità introdotte per la valutazione dei pro-getti, l’84% delle realtà par-tecipanti appartengono alle micro e piccole imprese. Per quanto riguarda le tipologie di innovazione introdotte,

l’insieme di quelle di proces-so e di prodotto sono le più di�use, sviluppate nell’85% dei casi, seguite dalla ricerca e dall’innovazione metodolo-gica/organizzativa, entrambe attestate al 7,4%. Questi risul-

Conferenza UeConcordi -2013Accesso delle aziende

a fonti esterne di �nanziamento e uso strategico delle fonti interne. Questi i due focus della quarta Conferenza europea su R&S e innovazione aziendale (Concordi-2013), che si svolgerà il 26 e 27 settembre a Siviglia, Spagna, per l’organizzazione del Centro comune di ricerca della Commissione europea. La conferenza si concentrerà sulle strategie �nanziarie, sugli elementi motore e sulle barriere che in�uiscono sul collegamento tra innovazione e crescita delle aziende europee. L’obiettivo è quello di collegare la scienza e la politica a questioni rilevanti all’interno delle società per azioni. La conferenza rappresenterà un’opportunità per ricercatori, responsabili delle politiche e attori industriali per discutere le conoscenze scienti�che all’avanguardia in questo settore. Mirerà, inoltre, a lanciare messaggi per supportare le politiche Ue impostate nel contesto della Strategia Europa 2020, e in particolare della sua iniziativa faro, l’“Unione dell’innovazione”.

Sede operativa: Via Carlo Pisacane, 1 20016 Pero - Milano

Attività editoriale a cura de: Stampatori:ll Sole 24 Ore S.p.A. Via Busto Arsizio, 36 20151 Milano;Il Sole 24 Ore S.p.A. Via Tiburtina Valeria; Km 68,7 - 67061 Carsoli (Aq);Società Editrice Arena S.p.A. Via Torricelli,14 37060 Caselle di Sommacampagna - (Vr);

Stampa Quotidiana S.r.l - Via Galileo Galilei, 280/A 40059 Località Fossatone Medicina - (Bo);Centro Stampa Editoriale S.r.l. - Via Del Lavoro, 18 36040 Grisignano di Zocco - (Vi);Centro Stampa Quotidiani S.p.A. - Via dell’Industria, 52 25030 Erbusco - (Bs);

DIN NEWSLETTERSettimanale - Anno 6 - Numero 16 Lunedì 25 marzo 2013

Direttore responsabile: Mattia Losi

TERRITORIO | ISTITUZIONI | IMPRESE

E enti Agente:AREA MEDIA sasVia Nannetti, 2/e 40122 BolognaTel.: 051 6492589 Fax: 051 5282079Mail: [email protected]

Registrazione Tribunale di Milano numero 208 del 21 marzo 2005

che i servizi o�erti. Determinante, però, alla luce degli esiti, si è rivelata ancora una volta la necessità del ruo-lo delle politiche e degli stru-menti pubblici nell’incremen-to della propensione e degli investimenti delle imprese in innovazione. Una innovazione che, come ha evidenziato il coordina-tore Imprese e lavoro della Regione Umbria, Luigi Ros-setti “le imprese declinano in termini sempre più dif-ferenziati rispetto ai con�ni consuetudinari delle dimen-sioni d’impresa, dei settori di appartenenza e delle funzioni aziendali caratteristiche”. Ri�essione che trova sostegno anche nell’ultima indagine di customer satisfaction, svolta da Umbria Innovazione nel dicembre scorso e rivolta al-le aziende che, negli ultimi tre anni, sono state coinvolte nei progetti di innovazione. Del campione intervistato, il 74% delle imprese ha identi-�cato nella partecipazione a progetti di cluster il servizio principalmente utilizzato tra quelli o�erti da Umbria Inno-vazione. Il 95% delle imprese si dichia-ra molto soddisfatta riguardo all’esperienza maturata, giu-dicandola ottima nel 57% dei casi, buona nel 38%. E, a seguito dell’esperienza avuta, la quasi totalità del-le imprese (99%) ritiene che Umbria Innovazione sia un soggetto utile per l’attuazione dei propri progetti d’innova-zione.

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Ricerca, innovazione e tecnologia 3EventiLunedì 25 marzo 2013

competenze che permettono di superare tutti quei dubbi che intoppano abitualmente la crescita di un’azienda, sia rivolgendosi alle competenze interne che a quelle disponibili nella rete di università, gruppi di lavoro e aziende che REI è riuscita a creare in dieci anni di attività. Tanti, infatti, sono i contatti e le convenzioni attiva-te, sia attraverso i suoi laborato-ri di ricerca, tra cui è possibile citare Emc & Rf (Compatibi-lità Elettromagnetica e Radio Frequenza), Energy Power (elettronica di potenza), Ener-

■ REI / La realtà di Reggio Emilia è nata nel 2003 grazie a enti pubblici, associazioni imprenditoriali e imprese

Un polo di sviluppo per l’innovazione

gy Control (elettronica di controllo), Fpm (Fluid Power for Mechatronics), Hmi (Hu-man Machine Interface), Aten (Aeronautics Termo�uidodi-namics Energy), Lac (Logistic & Automation Consulting) e FabLab Reggio Emilia (design e digital fabrication) sia diret-tamente con strutture esterne. Insomma, REI nell’arco di un tempo limitato è stata in grado di costruirsi uno spazio impor-

tante, diventando un punto di riferimento all’interno del set-tore. E il percorso intrapreso è appena iniziato. È, infatti, no-tizia pubblica la realizzazione di dieci Tecnopoli in Emilia Romagna. REI sarà il portale del Tecnopolo di Reggio Emi-lia, ruolo rilevante, assegnato per competenze, strutture e conoscenze. In�ne, ma non meno importante, il discorso relativo alla organizzazione di eventi informativi, un’opportu-nità per le aziende del territorio per conoscere le innovazioni tecnologiche e farsi conoscere, aumentando notevolmente le proprie possibilità di crescita. Particolarmente di successo e ricchi di interesse alcuni degli ultimi progetti europei cui REI ha partecipato e partecipa: tra essi “Rezipe”(Renewable Ener-gy for Zero Emission Transport in Europe), “Autonet” (proget-to per la disseminazione di best practices in Europa nell’Auto-motive) e “Progetto Acheon Eu Fp7” ( per lo studio, la di�usio-ne e la applicazione dell’e�etto Coanda in ambiti diversi).

L’attività va dal testing per la certi�cazione prodotto al trasferimento tecnologico

Supportare le aziende nei percorsi di innovazione,

nello sviluppo di prodotti e progetti innovativi. Questo è l’obiettivo di Reggio Emilia Innovazione (REI), solida re-altà emiliana che porta con sé l’esperienza accumulata da anni di lavoro nel settore e l’ambizione di divenire in breve tempo lo sportello nel territorio reggiano per tutte quelle aziende che necessitano di risorse e competenze tec-nologiche indispensabili allo sviluppo di progetti innovativi. Non solo, le potenzialità pre-senti all’interno dello sta� tec-nico le permettono di essere un sicuro riferimento per spin-o� e gruppi di lavoro universitari per lo sviluppo di laboratori di ricerca, che possano poi funge-re anche da laboratori di servizi alle imprese. Oltre alle compe-tenze interne, numerose e ap-profondite, REI può contare su una serie di contatti di grande esperienza, indispensabili per venire in soccorso alle aziende appartenenti a diversi settori. REI è infatti accreditato come Portale a Reggio Emilia della Rete Alta Tecnologia (Htn) del-la Regione Emilia Romagna, di cui svolge la funzione di punto

di accesso alle risorse e compe-tenze della rete stessa, ed è in rete con altri laboratori nazio-nali ed europei. Reggio Emi-lia Innovazione (REI) è nata nel 2003 grazie a enti pubblici quali la Camera di Commer-cio, il Comune e la Provincia di Reggio Emilia, l’Università di Modena e di Reggio, che insieme alle Associazioni im-prenditoriali e imprese del ter-ritorio hanno dato vita a una fucina di idee e soluzioni ai problemi quotidiani delle im-prese. L’attività si sviluppa su due binari che scorrono pa-ralleli. Il primo riguardante i servizi che REI o�re con una serie di laboratori di testing per la certi�cazione del prodotto. Diverse le tipologie di prova su prodotti, endurance per esem-pio in condizioni climatiche estreme accoppiate a vibrazio-ne, sicurezza elettrica e com-patibilità elettromagnetica; per quest’ultima tipologia di prove, in aggiunta a quella in uso da tempo, è di recente costruzione una nuova camera semianecoi-ca (10x12x6m) dimensionata per provare veicoli e in genere apparati di grandi dimensioni, al �ne di espandere le aree di competenza ed entrare quindi

in settori di attività attualmente poco coperti da altri laboratori. Per ciascuna di queste tipologie di prova il supporto al cliente riguarda anche la consulenza per risoluzione di problemi, fascicoli tecnici e analisi nor-mativa. Il secondo binario ri-guarda il supporto alle aziende nella ricerca di competenze che permettono di ottenere le soluzioni più idonee al quesi-to sottoposto, favorendo in tal modo il trasferimento tecnolo-gico. È, infatti, Reggio Emilia Innovazione a cercare, al posto dell’azienda richiedente, quelle

Prove di Endurance

Prove di compatibilità elettromagnetica

ll prototipo del modello E-coMotiondella Volkswagen ad alimentazione elettrica

d’azione calcolabili e depositi �ssi che consentono il cari-camento quotidiano della batteria e la manutenzione da parte dei tecnici. Per questo tipo di impiego non si rende necessaria una rete capillare d’impianti di ricarica all’in-terno delle città. Secondo le valutazioni della Volkswagen Veicoli Com-merciali, questo tipo di fur-gone per consegne urbane deve essere concepito esclu-sivamente per l’alimentazione elettrica, al �ne di rendere disponibili una molteplici-tà di caratteristiche tecniche importanti per chi lo utilizza. Deve inoltre garantire elevata maneggevolezza a fronte di ridotte super�ci d’ingombro e ottima visuale ottenuta grazie alla posizione di seduta ele-vata; una buona ergonomia di seduta per consentire un confortevole accesso a bordo o un agevole passaggio da un lato all’altro della cabina; le operazioni di carico e scarico, in�ne, devono essere facilita-te da una ridotta altezza del pianale, pur mantenendo una notevole capacità di carico del veicolo. Non da ultimo, deve essere declinabile nel

■ PROTOTIPI / E-coMotion della Volkswagen è un nuovo concept del trasporto commerciale urbano

Furgoni elettrici per le consegne in città massimo numero possibile di varianti. Il prototipo eT! ha dimostrato concretamente la possibilità di coniugare al meglio esigen-ze economiche ed ecologiche grazie alla porta scorrevole ad azionamento elettrico e all’ef-�ciente sistema di carico, ai supporti realizzati in metallo leggero per agganciare diversi contenitori in modo semplice e rapido direttamente sulle sponde del veicolo, e all’incre-mento di e�cienza attraverso funzioni di guida semiauto-matiche come “Come to me” e “Follow me”, la guida con Drive Stick e l’accesso sempli-�cato al veicolo, che riduco-no di ben 40 minuti il tempo necessario per ogni distretto postale, postino e giornata lavorativa. Ora, con E-coMotion, VW ha compiuto il passo successivo. Semplice, essenziale e soprat-tutto funzionale, il veicolo garantisce massimo spazio a fronte di una super�cie d’in-gombro minima. Alcuni tra i dati più signi�cativi: lunghez-za di soli 4,55 m (larghezza 1,90 m, altezza 1,96 m), vo-lume di carico massimo di 4,6 mq a fronte di ben 800 kg di carico utile. A titolo di confronto, l’attuale Caddy Maxi, noto per il suo ottimo rapporto tra super�cie d’in-gombro e sfruttamento dello spazio, o�re 4,2 mq a fronte di una lunghezza del veicolo maggiore di 33 cm. E occhio all’elettronica: nonostante E-coMotion sia stato concepito per il servizio di consegne in

ambito urbano, essa riduce la potenza a 120 km/h. Ciò rende possibili sia viaggi sul-le strade a scorrimento velo-ce delle aree metropolitane sia brevi transiti sulle strade interurbane. La batteria di trazione è stata pensata come soluzione modulare a 3 stadi per rispondere al meglio alle di�erenti esigenze sul fronte autonomia.Sono con�gurabili, ad esem-pio, capacità di 20 kWh per un’autonomia di 100 km, così come capacità di 30 kWh per un’autonomia di 150 km. Per il valore “top” di 200 km di autonomia è prevista in�ne una batteria da 40 kWh. In�ne, il comfort all’interno del veicolo, ma a fronte di una riduzione minima dell’auto-nomia. I progettisti della VW Veicoli Commerciali hanno adottato le soluzioni più in-novative per il riscaldamento e la climatizzazione coniu-gando diversi provvedimenti attivi e passivi. Già presso la stazione di carica il veicolo viene termicamente precon-dizionato. Inoltre, mediante l’impiego di una pompa di calore, è possibile prelevare il calore residuo dalla propul-sione e per�no dalla cabina di guida, per ricondurlo al sistema di riscaldamento. A ciò viene abbinato un siste-ma di riscaldamento a raggi infrarossi in grado di reagire in modo molto dinamico, al �ne di ottenere un riscalda-mento mirato ed e�ciente della postazione di lavoro del guidatore.

Una conferma che è possibile coniugare al meglio esigenze economiche ed ecologiche

Per ora è un prototipo, ma sicuramente è anche e so-

prattutto un terreno fertile di studio per un nuovo concept del trasporto commerciale urbano. E-coMotion, il furgo-ne per consegne urbane con sistema di trazione elettri-ca della Volkswagen Veicoli Commerciali, è stato presen-tato in anteprima mondiale il 4 marzo 2013 al salone di Gi-nevra come evoluzione di eT!, esposto a �ne 2012 ad Han-nover. E vuole essere la rispo-

sta alle crescenti esigenze di trasporto nelle città metropo-litane di tutto mondo, dove è sempre maggiore la domanda di nuove soluzioni di traspor-to per quantitativi di merci e beni da consegnare nelle aree urbane e da trasportare fuori dalle stesse, in osservanza di valori limite di CO2 sempre più restrittivi e di fronte alla creazione di zone a tra�co li-mitato per contrastare smog e polveri sottili.La mobilità elettrica (so-

prattutto nel caso dei veicoli commerciali leggeri) assu-merà infatti un’importanza decisiva nel breve e nel medio periodo. Fino alle porte della città, sono gli autoarticolati e i grandi autocarri pesanti, ad alimentazione convenziona-le o ibrida, a provvedere alla consegna delle merci. Negli interporti, però, il compito del trasporto può essere af-�dato a piccoli furgoni per consegne urbane ad alimen-tazione elettrica con raggi

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slogan concreto per questa società di ingegneria dell’in-novazione fondata nel 2008, che realizza attività di ricerca e sviluppo di soluzioni e ser-vizi innovativi in aree appli-cative oggi cruciali sia per le

■ RINNOVA ROMAGNA INNOVAZIONE / La società di ingegneria o�re competenze multidisciplinari

R&S di soluzioni e servizi innovativi imprese sia per la Pubblica amministrazione.I soci fondatori sono la Fon-dazione Cassa dei Rispar-mi di Forlì, la Fondazione Cassa di Risparmio di Ce-sena, l’Alma Mater Studio-

aziende del territorio cono-scenze e tecnologie, appli-cate attraverso lo studio e la progettazione di prodotti innovativi, rispettando nei confronti dei clienti i requi-siti di tempo, qualità e costo richiesti dal mercato”.Dei circa 60 progetti acqui-siti dal 2008, oggi più di 50 sono stati conclusi. L’85% dei progetti acquisiti provengo-no dal settore privato.“Un indicatore signi�cativo - commenta Farnetti - che sottolinea come, in una fase storico-economica di forti cambiamenti, le imprese lo-cali stiano guardando con crescente interesse a sistemi e prodotti innovativi, per mi-gliorare la propria competiti-vità in termini di prodotto e di penetrazione nel mercato”.Il 2012 ha visto un valore dell’ordinato superiore ai ri-sultati degli anni precedenti.

Un know how che va dall’Ict alle energie rinnovabili e alle tecnologie elettro-meccaniche

L’innovazione non si compra, si costruisce.

È il messaggio lanciato da RInnova, Romagna Inno-vazione, nel corso dell’open day tenuto lo scorso ottobre nella sua sede di Forlì. Uno

L’azienda forlivese Cclg Energy, che si occupa della pro-gettazione e sviluppo di impianti a fonte rinnovabile

e di consulenza in ambito energetico, ha commissionato a RInnova lo sviluppo di una turbina eolica ad asse vertica-le per applicazioni di microgenerazione eolica, partendo da un’idea innovativa di turbina ibrida ‘Savonius-Darrieus’. RInnova ha attivato la progettazione e sviluppo di un pro-totipo di microgeneratore eolico, funzionale e performante nelle condizioni operative tipiche del contesto urbano, carat-terizzato da ventosità bassa e irregolare. Il progetto è stato sviluppato in 3 fasi corrispondenti ad at-tività �uidodinamica, sviluppo di un prototipo che utilizza componenti elettronici commerciali e testato nella galleria del vento del Politecnico di Milano, sviluppo di un proto-tipo che prevede la progettazione ottimizzata delle sezioni elettriche ed elettroniche, con particolare focalizzazione sul generatore e le sue componenti elettromeccaniche. Dopo la fase di prototipazione si è passati all’industrializzazione del prodotto con particolare riferimento alla parte elettronica e ai sistemi di sicurezza, accompagnando il cliente nelle fasi di certi�cazione italiana e internazionale.

Una turbina eolica dal brevetto al prodotto

Se è vero che l’innovazione arriva dalle piccole imprese,

Advanced Catalysts è un esem-pio di tutto questo. Già spin o� dell’Università di Pisa, la socie-tà nasce nel 2007 dall’esperienza di un gruppo di ricercatori che focalizzano la loro attenzione sullo sviluppo e produzione di nanoparticelle metalliche (Npm) con un diametro fra 1 e 10 nanometri (nm), grazie a una metodologia innovativa basata sulla vaporizzazione di metalli. Tali Npm presentano proprietà eccezionali rispetto ai metalli di partenza. Le Npm sono aggregati di un numero piccolo di atomi variabili con la dimensione che ne modula le proprietà chimiche e �siche. Per questo Advanced Catalysts ha sviluppato un processo che permette di produrre nano-particelle metalliche di dimen-sioni programmate. La società, attraverso la vaporizzazione contemporanea di due metalli, è probabilmente l’unica in Eu-ropa a produrre leghe bimetal-liche in forma nanoparticellare, aprendo la via a una modula-zione delle proprietà pratica-mente illimitata. Le Npm trovano largo impie-go come catalizzatori ad alta e�cienza e selettività nella

Nella Rete Alta Tecnolo-gia della Regione Emilia

Romagna opera Mist E-R, un “laboratorio di ricerca indu-striale e trasferimento tecno-logico” impegnato nella co-struzione di una “piattaforma manifatturiera integrata”, ba-sata su micro e nanotecnolo-gie abilitanti, con l’obiettivo di guidare lo sviluppo di nuovi prodotti e nuove aree di mer-cato per il sistema imprendi-toriale regionale e nazionale.Mist E-R è gestito dall’omoni-ma Srl consortile: la compa-gine societaria, che è a con-trollo pubblico, comprende

Sviluppato un processo per produrle a dimensioni programmate Ricerca di materiali innovativi e soluzioni per il manifatturiero

Innovative nanoparticelle multitasking Sviluppo di nuovi prodotti e mercati

produzione di molecole di va-ria struttura, abbassandone i costi di produzione e risultano largamente più innovative nei processi industriali di analoghi sistemi commerciali. La grande e�cienza derivan-te dall’elevatissimo rapporto super�cie/peso ne favorisce l’impiego per la produzione di nanocompositi, a matrice poli-merica o ceramica, con nuove proprietà funzionali antibat-teriche, conduttive, ottiche e magnetiche. In biomedicina, complessate con composti or-ganici biocompatibili, possono

il Cnr, socio di riferimento, le Università di Ferrara e Parma e alcune imprese regionali dei diversi settori manifatturieri. Il laboratorio è �sicamente distaccato presso le struttu-re del Cnr e delle Università, nella sede centrale di Bologna e nelle sedi locali di Ferrara, Modena e Parma.Le principali attività riguar-dano lo studio e lo sviluppo di nuovi materiali, processi e soluzioni tecnologiche per il manifatturiero avanzato. In questo ambito il Laboratorio Mist E-R opera anche in di-versi progetti industriali per

essere usate come agenti dia-gnostici e farmacologici, non tossici. Advanced Catalysts è impegnata in vari progetti di interesse attuale quali la trasfor-mazione catalitica della CO2 in combustibili liquidi, la produ-zione di H2 (idrogeno) da bio-etanolo, l’attivazione di idroge-no in chimica ed energetica, la produzione di �lm polimerici nanostrutturati antibatterici, l’utilizzo di nanoparticelle ma-gnetiche a base di ossidi di ferro come agenti di contrasto nella risonanza magnetica nucleare e come agenti antitumorali.

realizzare prodotti a base di grafene.Tra i materiali oggi più stu-diati al mondo, il grafene è composto da atomi di car-bonio che si dispongono in una struttura a nido d’ape formando un singolo strato atomico. Molti gruppi di ricerca e in-dustrie si sono interessati alle sue straordinarie proprietà meccaniche, di trasporto di elettroni e calore, nonché alla sua impermeabilità ed eleva-ta area super�ciale. Il grafe-ne, con i suoi derivati, è così diventato una classe di ma-teriali utile per applicazioni opto-elettroniche, termiche e meccaniche.A febbraio è partito il pro-getto sui materiali polimerici a base di grafene, promosso dalla Regione Emilia Roma-gna con il bando “dai distretti produttivi ai distretti tecnolo-gici 2”. Mist E-R si occuperà del trasferimento del know how necessario per la pro-duzione e caratterizzazione di derivati del grafene, con la �nalità di sfruttare l’eccel-lenza scienti�ca presente in Regione per dare un vantag-gio competitivo alle aziende locali.

■ ADVANCED CATALYSTS / Creata nel 2007 da un gruppo di ricercatori ■ MIST E-R / Il laboratorio opera nell’innovazione industriale e tecnologica

Alcuni derivati grafenici prodotti presso il Laboratorio Mist E-R

Lo staff di Rinnova Romagna Innovazione

Reattore a fasci di elettroni per la vaporizzazione di metalli (10-20 g/h)

La turbina eolica sviluppata per Cclg Energy

rum Università di Bologna e la Camera di Commercio di Forlì-Cesena. Divenuta società consortile a respon-sabilità limitata nel luglio 2012, RInnova promuove e valorizza la ricerca scienti�-ca e l’innovazione attraverso il trasferimento tecnologico, svolgendo attività di consu-lenza, progettazione e vali-dazione a favore del sistema dell’impresa e del settore pubblico. Un lavoro svolto sulla base del know how multidisciplinare presente

nel suo organico, caratteriz-zato da competenze universi-tarie altamente specialistiche che coprono l’intero ciclo dell’innovazione, dagli studi di fattibilità alla realizzazio-ne di prototipi, dal technolo-gy scouting all’assessment in campo di nuove tecnologie e soluzioni, dalla progettazio-ne alla simulazione.Lo sta� di giovani ma esperti ingegneri, guidati dal diret-tore generale Mario Farnetti, è specializzato negli ambiti dell’Ict, delle fonti energeti-che rinnovabili, del rispar-mio energetico e delle tecno-logie elettro-meccaniche.“Possiamo contare sulle competenze dell’Universi-tà di Bologna - sottolinea il direttore Farnetti - in parti-colare delle facoltà scienti�-che e tecnologiche. Questo stretto rapporto con l’ateneo ci consente di trasferire alle

Ricerca, innovazione e tecnologia 5EventiLunedì 25 marzo 2013

ni residue di trazione sono molto spesso le principali re-sponsabili delle rotture pre-mature. Sono il risultato delle diverse fasi di lavorazione. Il loro studio è fondamentale nella comprensione di questi fenomeni.“Lo shot peening - prosegue Bandini - è un trattamento che o�re ancora spazio per la ricerca e per le nuove applica-zioni. In Peen Service abbia-mo puntato su due elementi fondamentali: da una parte la conoscenza, per arrivare a una vera e propria proget-tazione del trattamento in grado di risolvere i problemi speci�ci dei clienti. Dall’altra la tecnologia di alto livello - il più alto possibile, per questo settore - ad aria compressa, con macchine robotizzate”. In azienda sono infatti pre-senti 22 impianti automatici ad aria compressa, di cui 8 computerizzati-robot.Lo shot peening ha una varie-tà di utilizzi che abbraccia di-versi settori merceologici. La Formula 1, in misura minore, l’aeronautica e le trasmissio-ni di potenza erano i settori di riferimento degli anni 90. “Negli ultimi dieci anni -

■ PEEN SERVICE / La società, che fa parte del gruppo Norblast, è specializzata nello shot peening

Incrementare la resistenza dei metalli

precisa il direttore generale - abbiamo visto il massiccio ingresso del settore energia e si è riscontrata una crescita notevole dell’aeronautica”. Il trattamento di shot peening, essendo l’ultima fase della ca-tena produttiva, deve essere eseguito con grande rapidità: punto di forza di Peen Ser-vice. Fa eccezione il settore aeronautico, che necessita di certi�cazioni particolari e indispensabili della catena di fornitura. A questo proposi-to, l’azienda bolognese può vantare la certi�cazione Uni en Iso 9100:2009, speci�ca per l’ambito aeronautico. Un altro elemento che distin-gue Peen Service dal panora-ma industriale di riferimento è la formazione degli opera-tori. Il percorso formativo

delle persone ha infatti una durata di tre anni, e prevede, oltre agli usuali training ope-rativi, molte ore di addestra-mento strutturato in corsi sia interni, sia presso strutture indipendenti oltreoceano. L’attività di formazione è di-stribuita lungo tutto il per-corso professionale. “Siamo anche molto impe-gnati nell’attività di divulga-zione dei metodi di proget-tazione del processo di shot peening - spiega Bandini - che si articola attraverso corsi universitari e presso i clienti in modo che possano essere comprese con chiarez-za le potenzialità del tratta-mento, le cui performance sono molto elevate solo se la scelta dei parametri è ot-timizzata sul caso speci�co”.

La tecnica utilizzata o�re una varietà di utilizzi in diversi settori merceologici

Peen Service, ossia shot peening: l’azienda e il

trattamento hanno una sto-ria comune. Tutto ha inizio nel 1977 in casa Norblast, azienda nata per produrre macchine per la pallinatura e la sabbiatura di tipo conven-zionale, principalmente con �nalità estetiche.Lo shot peening, al contrario,

pur simile alla pallinatura convenzionale, incrementa la resistenza dei materiali me-tallici. Senza lo shot peening, i moderni velivoli sarebbero molto più pesanti, i cambi delle vetture di Formula 1 meno resistenti e così molti altri componenti non avreb-bero la durata desiderata.La competenza legata allo

al cliente “l’abito su misura”. Il trattamento delle super�ci dei componenti meccanici ha un mercato potenziale enor-me, molto vasto, composto dai maggiori settori merceo-logici, Aeronautica, Formu-la 1, Automotive, Energia, Meccanica di precisione, cui si abbinano lavorazioni parti-colari per il settore del vetro (stampi, trattamento), delle ceramiche (per ottenere per esempio super�ci grezze), dell’arte. Un’attenzione parti-colare negli ultimi anni va al settore Biomedicale, sempre più attento a soluzioni tec-nologiche. Si può intervenire sulle �niture di super�ci di ogni materiale. “In pratica - commenta Santini - non ci sono limiti di utilizzo”. A seconda delle speci�che ne-

■ NORBLAST / In 35 anni di attività, la società ha venduto oltre seimila macchine in Italia e nel mondo

Impianti di pallinatura e sabbiatura, anche su misuracessità, le �niture tecnologi-che, alternative e migliorative rispetto ai trattamenti con-venzionali, risolvono pro-blemi legati a preparazione all’ancoraggio, asportazione controllata di materiale, �-nitura, pulizia, rugosità con-trollata, sbavatura e shot pe-ening. L’azienda è certi�cata secondo la norma Uni en Iso 14001:2004, e sensibile ai te-mi legati all’ambiente e alla sua tutela: parte degli sfor-zi della ricerca sono rivolti all’adozione di soluzioni che permettano al cliente di ri-durre emissioni e consumi che vanno oltre al semplice rispetto degli standard nazio-nali e internazionali.Oltre alla progettazione e realizzazione degli impianti, Norblast assiste direttamen-

te i propri clienti in tutto il mondo. I clienti di Norblast si trovano in Europa, Stati Uniti e Sud America. Un forte inte-resse proviene poi dai Paesi dell’Est Europa, dalla Russia in particolare. A caratterizzare l’attività di Norblast - certi�cata se-condo la norma Uni en Iso 9001:2008 - è l’impegno nei confronti della ricerca spe-rimentale. Allo scopo, all’in-terno dell’azienda è presente il Centro Prove, condotto da tecnici esperti che realizzano test per aziende di ogni setto-re produttivo. Il Centro Prove esegue test dimostrativi sui campioni dei clienti, i cui ri-sultati forniscono tutti i dati necessari per scegliere il tipo di tecnologia su cui basare gli impianti e, di conseguenza, l’entità economica dell’inve-stimento.Norblast fa parte dell’omo-nimo gruppo, all’interno del quale sono presenti anche la società Peen Service, che for-nisce soluzioni tecnologiche per trattamenti e migliora-menti alla fatica delle super-�ci, e la spagnola IparBlast, che si occupa di shot peening conto terzi.

L’utilizzo della tecnologia ad aria compressa assicura il rigoroso controllo di tutte le caratteristiche di sparo

Alla metà degli anni Set-tanta, Remo Norelli era

già appassionato di �niture. Ma voleva qualcosa di più: era certo di poter a�rontare in modo rivoluzionario e non convenzionale alcuni temi tipici del mondo dei tratta-menti delle super�ci, �no ad allora con�nato nell’ambito della “pulizia” dei materiali. Norelli inizia invece a spe-rimentare, a spingere sulla ricerca per riuscire a elevare questi trattamenti a rango di vera e propria tecnologia. Così nasce, si sviluppa e cre-sce l’azienda Norblast, che oggi realizza impianti di pal-linatura e sabbiatura tecnolo-gica. L’azienda ha prodotto e commercializzato, in trenta-cinque anni di attività, oltre seimila impianti in Italia e nel mondo. L’utilizzo da parte di Norblast della tecnologia ad aria compressa assicura il rigoroso controllo di tutte le caratteristiche di sparo, co-me la pressione di lavoro, la localizzazione dell’hot-spot e dell’angolo di attacco e della granulometria. Indipenden-temente dalle dimensioni o dalle personalizzazioni, tutte le macchine Norblast sono

in grado di eseguire i diversi trattamenti di �nitura esteti-ca e tecnologica delle super-�ci. “Oggi - spiega il direttore generale, Riccardo Santini - eseguiamo trattamenti ad al-to contenuto tecnologico, e puntiamo a progettare mac-chine in grado di risolvere lo speci�co problema del clien-te. Possiamo de�nirci dei ‘sarti’, e progettiamo i nostri impianti in completa sim-biosi con il cliente”. Gli im-pianti realizzati da Norblast possono essere di serie, pur

con dimensioni e accessori diversi, o nascere da un’anali-si dettagliata e speci�ca delle necessità tecniche e produt-tive, individuando insieme

shot peening nasce in seno a Norblast proprio come Re-parto Esperienza dell’azien-da, e lì cresce e si sviluppa si-no al 2000, anno in cui le due specializzazioni si separano, andando a formare un grup-po guidato dal presidente Re-mo Norelli. Oggi Norblast e Peen Service sono due anime dello stesso mondo, due real-tà emiliane di imprenditoria di stampo famigliare. “Il Reparto Esperienza in Norblast - spiega il direttore generale, Michele Bandini - è stato fondamentale. In quei dieci anni abbiamo accresciu-to la nostra conoscenza gra-zie alla ricerca universitaria. Abbiamo all’attivo ben 12 tesi di ricerca e diverse pubbli-cazioni scienti�che, svolte in collaborazione con le facoltà di ingegneria delle università di Bologna, Trento e con il Politecnico di Milano, oltre che con il Centro Ricerche Fiat. Questo è ciò che rende speciale il nostro lavoro: sia-mo diventati un vero e pro-prio centro di ricerca”.Due i servizi principali che l’azienda o�re ai clienti: lo shot peening e lo studio delle tensioni residue. Le tensio-

Componenti in lavorazione

Una panoramica dell’interno dell’azienda

Il direttore generale,

Michele Bandini

(a sx) e il presidente,

Remo Norelli

Una lezione tenuta dal direttore generale di Peen Service, Michele Bandini, al Politecnico di Milano

6 Ricerca, innovazione e tecnologiaEventi

Lunedì 25 marzo 2013

Mauro Zenobi, presidente del Polo Energia

professionali”. Questo aspetto è un elemento fondamentale della sua visione: in questo modo incoraggia la crescita del business per le realtà asso-ciate attraverso lo sviluppo di prodotti e processi innovativi nel campo energetico (dalle biomasse al fotovoltaico, pas-sando attraverso l’architettura sostenibile e l’idrogeno). Il Polo per orientare la propria attività in coerenza con le più

■ POLO ENERGIA / Costituita da sessanta membri, la società consortile si propone di stimolare l’interazione tra soci sul fronte ricerca

Un centro di eccellenza per le energie rinnovabiliavanzate frontiere tecnologi-che si avvale di un comitato tecnico scienti�co, composto dai docenti dell’università de-gli studi di Perugia, Loris Na-dotti, Gianni Bidini e Caterina Petrillo. Assistono il presiden-te nella gestione della società consortile il vicepresidente Paolo Bocci, ed i consiglie-ri Pier Federico Baldinucci, Giampiero Servetti, Giovanni Ceccotti, Francesco Giardini,

Giuseppe Metelli, Paolo Ca-miciola, Stefano Ponsicchi, Marino Burini, Enzo Pataloc-co e Luca Gammaitoni. Tanti i progetti di trasferimento tecnologico che vedono prota-gonista il Polo. Tra questi, al-cuni dei principali riguardano la realizzazione di uno studio di fattibilità tecnico economi-co �nalizzato alla produzione di energia elettrica da fonte eolica di potenza inferiore a 20 KW di picco in Umbria, l’ottimizzazione del rendimen-to termodinamico degli scam-biatori dei forni per produzio-ne cemento, la generazione di reti elettriche intelligenti e di un impianto ibrido solare ter-modinamico a specchi di Fre-snel integrato con combustore a biomassa a letto �uido per sistema tri-rigenerativo. Non è tutto: di primissimo piano an-che la creazione di un sistema fotovoltaico a concentrazione, utilizzando tecnologie inno-vative per l’incremento dell’ef-�cienza elettrica. E ancora, lo studio e la sperimentazione di sistemi di desolforazione per unità microcogenerative a celle a combustibile destinate all’uso residenziale, la proget-tazione di sistemi innovativi di condizionamento d’aria ad energia solare e i sistemi di illuminazione ibridi a luce na-turale/arti�ciale. Insomma, si tratta di una struttura ricca di possibilità, di idee, di capacità, in grado di creare un vero e proprio network con altri Poli intorno al mondo per amplia-re il suo grande potenziale in-novativo.

La struttura o�rirà impianti, laboratori, dimostratori tecnologici, incubatori di start up e competenze

Si chiama “Polo di innova-zione per l’e�cienza ener-

getica e le fonti rinnovabili” ed è una società consortile costituita da sessanta mem-bri, �nalizzata alla di�usione dell’innovazione nel settore dell’energia. Numeri impor-tanti quelli che riguardano il “Polo Energia s.c.a.r.l”, pro-mosso dalla Regione Umbria nel 2010, e che conta comples-sivamente, sommando i valori delle aziende aderenti, più di cinquemila addetti, 2 milioni di euro investiti nella ricerca l’anno passato ed oltre 20 pro-getti innovativi già realizzati nell’ultimo biennio. Il Polo si propone di stimolare l’attività innovativa incoraggiando l’in-terazione intensiva tra i soci, l’uso in comune di installazio-ni e lo scambio di conoscenze ed esperienze.Inoltre, contribuendo in ma-niera e�ettiva al trasferimen-to di tecnologie, alla messa in rete e alla di�usione delle in-formazioni tra le imprese che lo costituiscono, vuole tra-sformarsi in centro nevralgico di incontro e di crescita per tutte le realtà che decidono di farne parte. Già sono presenti piccole, medie e grandi com-

pagnie appartenenti a di�e-renti settori: tutte unite dalla particolare attenzione nella ricerca all’interno del campo delle energie rinnovabili. Il Polo Energia si insedierà pre-sto a Pietra�tta, una località a 20 Km da Perugia, sede di una centrale Enel: in questo modo verrà realizzato un vero e pro-prio centro di eccellenza per le energie rinnovabili. Questa operazione sarà sviluppata da diversi partner di grande rilie-vo nazionale e internazionale. Tra essi �gurano la società Valnestore, proprietaria del sito, l’Università di Perugia, che sarà presente insieme al

Polo con alcune spin o� acca-demiche, la Provincia di Pe-rugia e soprattutto la Regione dell’Umbria, alleato strategico (non solo erogatrice di fondi) deciso nel sostenere il Polo con un contributo di 2 milioni di euro per i primi tre anni di attività.“Ciò che caratterizza que-sto Polo - evidenzia il suo presidente, Mauro Zenobi, manager di una importante multinazionale - è la vocazio-ne a costituirsi come centro dotato di una sua �sicità, con impianti, laboratori, dimo-stratori tecnologici, incuba-tori di start up, competenze

dal sistema, dall’altro le esi-genze e le ipotesi di svilup-po, provenienti dal mondo produttivo che si riconosce nelle piattaforme tecnologi-che alle quali il Polo a�erisce. Interpretare il ruolo di faci-litatore signi�ca, in primo luogo, avvicinare i fabbiso-gni di innovazione all’o�erta presente a livello locale, ma anche al di fuori dell’Umbria. Nel fare ciò sarà compito del Polo concorrere a mettere a fattor comune le competen-ze esistenti in Umbria prima di tutto, ma anche all’esterno della regione. La funzione di aggregatore intende favori-re la collaborazione tra più soggetti imprenditoriali, fa-cendo sì che, partendo dalla condivisione di progetti di trasferimento tecnologico, possano essere traguardati obiettivi di miglioramento e di progressione nella scala della supply-chain, nonché favorendo l’inserimento del-le imprese umbre nelle �liere internazionali di fornitura.Come animatore, il Polo fa-vorisce e convoglia le idee progettuali espresse dalle im-prese, sviluppandone piani di fattibilità in canali tematici

■ POLO UMBRO DI INNOVAZIONE MECCANICA / Fondato nel 2011 e presieduto da Luca Tacconi, comprende 63 soci

Supporta le Pmi e fa da mediatore con le istituzioniomogenei, anche sotto forma di progetti di trasferimento tecnologici. In�ne, la fun-zione di valutatore implica un’organizzazione idonea a giudicare i progetti presenta-ti dalle imprese secondo cri-teri il più possibile oggettivi.Nell’esercizio delle proprie funzioni, il Polo fornisce, su richiesta delle aziende socie, servizi e competenze. A tito-lo esempli�cativo, favorisce il ricorso da parte delle aziende a forme di analisi di fattibili-tà tecnologica, scienti�ca e di mercato, oltre la partecipa-zione delle imprese ai proces-si di innovazione nel settore della meccanica avanzata e della meccatronica.Promuove processi di ag-gregazione tra imprese per la realizzazione di progetti di innovazione e la parte-cipazione a progetti inter-nazionali di ricerca, anche a valere su bandi europei. Rileva e analizza le esigenze tecnologiche delle imprese, al �ne di individuare aree comuni di intervento e di progettualità, perseguendo la realizzazione eventuale di investimenti comuni in attrezzature di laboratorio

e in generale infrastrutture di ricerca, sperimentazio-ne, prova e certi�cazione, nonché asset innovativi in-tangibili. Si occupa inoltre di favorire la condivisione delle conoscenze tra imprese, costruire relazioni con altri poli, rispondere alle esigen-ze formative delle aziende e favorire lo sviluppo di nuova imprenditorialità.In questa fase il Polo mecca-tronico, in risposta al bando regionale, ha redatto il suo Programma Operativo di Dettaglio (Pod), nell’ambito del quale sono previste attivi-tà di animazione marketing e progetti di trasferimento tec-nologico.Per quanto riguarda la prima attività, sono previsti l’in-tervento di benchmarking e competitive intelligence in Rhône Alpes, la visita al Ki-lometro rosso Parco scienti�-co tecnologico a Bergamo e a Tecnalia corporation, Centro tecnologico dei Paesi Baschi; 2B con i poli e i clusters fran-cesi prevista nelle Regioni del Rhône Alpes e del Midi Py-rené; sei seminari divulgativi e di Work-shop a supporto di tutte le attività del Pmu.Quanto al trasferimento tec-nologico, il Polo in questo primo anno ha supportato le aziende nella predisposi-zione di 17 progetti di cui tre relativi alle metodologie Lean-Sigma. Quattro le aree di attività in cui operano le aziende aderenti: automoti-ve, aerospazio, automazione e tecnologie sociali.

Cinque le funzioni del Polo: interfaccia, facilitatore, aggregatore, animatore e valutatore

Ipoli di innovazione sono stati concepiti dalla po-

litica regionale come stru-mento di politica industriale con l’obiettivo di facilitare le attività di innovazione. Il Polo di Innovazione Mecca-nica avanzata e Meccatroni-ca umbro scarl, costituito il 22 febbraio 2011, è diretto da Alessandro Castagnino e presieduto da Luca Tacco-ni e si compone a oggi di 63 soci. I settori in cui operano possono essere raggruppati principalmente in quattro aree: automotive, aerospazio, meccanica avanzata e tecno-

logie sociali. Sono cinque le funzioni del Polo: interfac-cia, facilitatore, aggregatore, animatore e valutatore.

Il Polo agisce da “interfaccia” tra le imprese e le istituzio-ni, per rappresentare, da un lato le opportunità o�erte

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Sistemadi powertrain elettrico

Nella foto qui sopra: Landing Gear Actuators

Ricerca, innovazione e tecnologia 7EventiLunedì 25 marzo 2013

supporto sotto forma di borse di studio a giovani ricercato-ri che vogliono completare la loro formazione professionale in centri di eccellenza europei e americani. Sotto l’autorevole guida di Andrea Crisanti, professore ordinario di Microbiologia presso la facoltà di Medicina

■ GGB / Il Polo di Genomica, Genetica e Biologia ha la sede operativa presso la nuova facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Perugia

A sostegno dell’internazionalizzazione della ricerca

dell’ateneo perugino, lo sta� scienti�co di altissimo livello che opera presso il Polo si av-vale di stretti legami operativi con i più importanti centri di ricerca internazionali, tra cui l’Imperial College di Lon-dra, l’Università di Harvard e il Centro di Biotecnologie dell’Università di Creta. Negli

ultimi cinque anni il gruppo di ricerca diretto da Crisanti ha costruito, infatti, un ampio network di collaborazioni in-ternazionali grazie alla parte-cipazione a numerosi progetti di ricerca europei e interna-zionali sostenuti dall’Unione Europea nell’ambito del 6° e del 7° Programma Quadro (Eu-Fp6/7 Health Evimal; Wu-Fp7-People Fightmal; Eu-Fp7-Capacity Infravec) e dalla Fondazione Nih recentemente impegnata in un importante programma di �nanziamen-to di un progetto di ricerca nell’ambito della lotta contro la malaria. Tra i maggiori ri-sultati scienti�ci raggiunti nell’ambito di queste colla-borazioni, sono senz’altro da ricordare la generazione di zanzare Anopheles genetica-mente modi�cate per attuare misure di controllo vettoriali basate sulla tecnologia Sit; lo sviluppo di una piattaforma per immunodiagnostica, in-centrata sulla tecnologia mi-cro-array di proteine, per la diagnosi multipla di malattie infettive; nonché la realizza-zione del Centro di Genomica funzionale dell’Università di Perugia.

Tra i risultati scienti�ci raggiunti, una piattaforma per immunodiagnostica per malattie infettive e il Centro di Genomica funzionale

Il Polo di Genomica, Gene-tica e Biologia (GGB), fon-

dato il 22 dicembre 2010, ha la sede operativa (con 1.200 metri quadrati di laboratori) presso la nuova facoltà di Me-dicina e Chirurgia dell’Uni-versità di Perugia. Il Polo GGB mette al servizio di que-sto ateneo e delle imprese del-la Regione Umbria, operanti nei settori della ricerca e della diagnostica molecolare (per esempio, Medicina preventiva e prenatale, Terapia genica e rigenerativa, Microbiologia clinica) nel campo di Geno-mica, Genetica, Bioinformati-ca e Biologia agroalimentare e ambientale, le conoscenze e le tecnologie sviluppatesi nell’ul-timo decennio nel campo della Genetica e della Geno-mica. L’obiettivo è di favorire l’innovazione e incrementare la competitività a livello na-zionale e internazionale delle attività di ricerca e sviluppo dell’Università di Perugia e, allo stesso tempo, promuo-vere il trasferimento di com-petenze e tecnologie per lo sviluppo di prodotti e servizi innovativi che altrimenti sa-rebbero fuori della portata delle singole aziende. Il Polo

promuove una serie di azioni di sostegno nel settore della formazione e del marketing fornendo l’accesso alla formi-dabile capacità investigativa e di ricerca delle piattaforme tecnologiche in possesso del Centro di Genomica fun-zionale dell’Università degli Studi di Perugia – parte inte-grante del Polo, che compren-dono i laboratori di Bioinfor-matica, di sequenziamento e genotipizzazione (analisi di trascrizione genomica e di variabilità genetica, sviluppo e validazione di saggi mole-colari) e una struttura per lo studio in condizioni di totale isolamento di organismi ge-neticamente modi�cati.In questo momento, il Polo GGB conta quindici membri: otto piccole-medie impre-se (Dia.Metra, MtM, Dml-AbLogics, Analysis, Farthan, Molini Spigadoro, Sanitanet, Sine), una grande (Angelan-toni Life Science.), quattro spin-o� universitarie (Vis4, Ict4Life, Rapid Biotech, Atrp) e due enti di ricerca pubblici e privati (Centro di Genomica funzionale dell’Università di Perugia e Isrim) operanti nel-la Diagnostica clinica, nell’In-

formatica genetica e genomi-ca, nel settore agroalimentare e nella conservazione/gestio-ne di campioni biologici. Allo scopo di promuovere l’inter-nazionalizzazione della ricer-ca, il Polo gestisce il program-ma I-Move co�nanziato dalla Commissione europea e dalla Regione Umbria che fornisce

scenza reciproca e lo scambio di informazioni ma anche l’erogazione di servizi da parte dei produttori di conoscenza a bene�cio dei produttori di beni e servizi. In questa otti-ca, Pumas vuole diventare un catalizzatore dell’innovazione nell’ambito dei materiali spe-ciali e delle micro e nanotec-nologie, tecnologie abilitanti che, per le caratteristiche intrinseche di trasversalità, si prestano ad applicazioni industriali in molteplici set-tori produttivi; favorire l’up-grading tecnologico delle im-

■ POLO PUMAS / Nato nel 2011 come aggregazione di start up, si pone l’obiettivo di ra�orzare la competitività delle imprese aderenti

Un’offerta di servizi altamente specialistici

prese socie, grandi imprese e Pmi, la cui capacità innovati-va può trarre grande bene�cio da collaborazioni scienti�che con altre imprese, con univer-sità e centri di ricerca pubblici o privati.Obiettivo ultimo, attraverso questa evoluzione, è “ra�or-zare la propensione all’inno-vazione del territorio in ge-nerale ed in particolare delle imprese aderenti al Polo, ren-dere disponibili infrastrutture e servizi ad elevato valore ag-giunto, interpretare le esigen-ze tecnologiche e orientare le

azioni regionali a sostegno della ricerca e dell’innovazio-ne”. Nell’agosto 2012 il Polo di innovazione umbro “Materia-li speciali e micro e nano tec-nologie” ha deciso di aderire, attraverso la società Pumas S.C., alla proposta per la costi-tuzione di un cluster tecnolo-gico nazionale sulla “Chimica Verde”.Al �ne di rendere ancora più esplicite le numerose sinergie esistenti tra il Polo umbro ed il cluster, il Pumas si è candi-dato a diventare l’interfaccia tra livello regionale e cluster nazionale, aggregando gli at-tori industriali umbri attivi nella bioeconomia ed interes-sati alla sostituzione dei pro-cessi tradizionali con processi ambientalmente sostenibili che utilizzano biomassa, sot-toprodotti e ri�uti derivati dalla produzione primaria. Stanno nascendo i primi pro-getti di ricerca per promuove-re le bioindustrie.Inoltre Pumas sta portando avanti, in collaborazione con le aziende socie, 15 progetti di trasferimento tecnologico aventi ad oggetto materiali ce-mentizi-ceramici; materiali di origine naturale o rinnovabili; materiali metallici; materiali polimerici.In�ne, nell’ambito del Pro-gramma transnazionale Med 2007-2013, grazie al progetto “Med technopolis” di cui è partner la Regione Umbria, il Pumas ha partecipato ad un meeting internazionale per una nuova generazione di Poli tecnologici.

I soci possono acquisire soluzioni innovative di prodotto e di processi, a costi inferiori a quelli di mercato

Start up company costituita il 24 febbraio 2011 con il

supporto della Regione Um-bria, Il Polo d’Innovazione Pumas è una aggregazione di start up innovative, pic-cole medie e grandi imprese e organismi di ricerca atti-ve nei settori della chimica, dell’edilizia, dei materiali, della meccanica, della ricerca e della formazione destinati a stimolare l’attività innovativa, incoraggiando l’interazione

intensiva, l’uso in comune di installazioni e contribuendo alla condivisione e alla messa in rete di conoscenze e tecno-logie.Costituito da 34 soci fonda-tori, conta ora nella propria compagine sociale 49 soci tra aziende e centri di ricerca. L’obiettivo principale è quello di ra�orzare la competitivi-tà delle imprese operanti nei settori industriali che carat-terizzano il territorio, spesso

de�niti maturi, quali chimi-ca, metallurgia, siderurgia ed edilizia. Inoltre, si vuol stimolare il ra-dicamento sul territorio della cultura della ricerca e dell’in-novazione e, per questa via, ra�orzare la collaborazione con l’Università del territorio. Le principali aree di attività sono quelle delle nanotec-nologie per l’energia e per l’elettronica; materiali elet-tro-magnetici o ottici nano-strutturati per dispositivi e sensori; materiali metallici; edilizia sostenibile; rivesti-menti super�ciali di materiali metallici, ceramici, polimeri-ci e compositi; materiali per l’ambiente.La piattaforma tecnologica of-ferta dal Pumas consente alle imprese aderenti la possibilità di acquisire servizi altamente specialistici, orientati all’in-novazione di prodotto e di processo, a tari�e convenzio-nate inferiori al costo di mer-cato, con evidenti vantaggi in termini di accesso alle nuove tecnologie. Pumas è anche uno strumen-to per regolare e ra�orzare il rapporto tra imprese ed Uni-versità, facilitando la cono-Materiali speciali

Dotazioni laboratorio del Polo Pumas

La sede operativa del Polo di Genomica, Genetica e Biologia (GGB) con 1.200 metri quadrati di laboratori presso la nuova facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Perugia

8 Ricerca, innovazione e tecnologiaEventi

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Dal digitale terrestre alla domotica “assistiva”. È

il percorso di ArieLab socie-tà fondata nel dicembre 2004 come spin off della facoltà di Ingegneria dell’Univer-sità Politecnica delle Mar- che, nel settore Ict, con sede ad Ancona. Dopo i pri-mi anni di vita dedicati alla nuova piattaforma televisiva, a partire dal 2009, anche a seguito del contatto con Automa Srl, la società si è indirizzata verso lo sviluppo di solu-zioni domotiche “assisti-ve”, a supporto di autono-mia, sicurezza e comfort di persone con esigenze specifiche, come anziani e persone con parziale disabilità. Iago è la soluzione di pun-ta. Si tratta di un proget-to per la prototipazione e produzione di una piat-taforma hardware evo- luta e configurabile, sul-la quale implementare applicazioni verticali per l’erogazione di servizi di assistenza e conforto re-moto a specifiche catego-rie di soggetti. La piattaforma può inter-facciare sistemi di auto-

È impegnato in un �lone di ricerca tra i più innovativi

e socialmente rilevanti, ma in-tanto ha attivato un catalogo di servizi quali�cati, strategici per le imprese farmaceutiche non-ché per molte realtà chimiche, agroalimentari e anche della moda. A solo un anno di vita, Dival Toscana (Drug valida-tion and antibody production laboratory), spin o� dell’Ate-neo di Firenze specializzato nel campo della nano-medicina, è già operativo nel mercato dei servizi per la validazione di farmaci e di preparati cellulari a scopo terapeutico. Dival, oltre a testare l’e�cacia e la tossicità delle sostanze �no a livello delle nanoparticelle, è in grado di rilasciare la certi-�cazione dei risultati ottenuti secondo le Buone pratiche di laboratorio (Bpl); inoltre, in quanto laboratorio conven-zionato con l’università, può fruire delle più avanzate attrez-zature e competenze. Un’attività completa, altamen-te specializzata e tecnologi-camente al top che sfrutta un patrimonio di ricerca accade-mica avanzata.“Da anni - spiega Annarosa Arcangeli, supervisore scien-ti�co e socio Dival - facciamo

La piattaforma di punta, Iago, aiuta persone con lievi disabilità Fa parte di network europei dediti a studi sulle malattie oncologiche

Soluzioni domotiche “assistive” Ricerca al top su farmaci e patologie

mazione domestica, reti di distribuzione di contenuti audio/video, e integrare al-cuni elettromedicali per il monitoraggio di parametri biologici (utili per monito-rare le condizioni di salute di anziani, deospitalizzati,

ricerca nel campo oncologico e, recentemente, della nano-medicina, stringendo anche rapporti con soggetti diversi, come l’azienda chimica Colo-robbia, oggi nello spin o�, la quale ci fornisce, per esempio, le nanoparticelle sulle quali montiamo le proteine per il riconoscimento delle cellule tumorali”.Dival, infatti, è attivo in parti-colare nel settore della ricerca farmaceutica e traslazionale in campo oncologico e on-co-ematologico e fa parte di network scienti�ci europei dedicati allo studio delle ma-lattie oncologiche, nonché di patologie associate all’epilessia. Inoltre la responsabile scienti-�ca del team conduce una pro-

persone con forme lievi di-sabilità). L’uso della piatta-forma e dei servizi avviene mediante interfacce sem-plificate e appositamente progettate per le abilità dei soggetti destinatari: moni-tor televisivo e telecoman-

do, display touchscreen di grandi dimensioni, touchscreen portatile per soggetti a ridotta mobi-lità, integrabile su sedia a rotelle, dispositivi di consumo come tablet e smartphones. Sono in via di sviluppo interfac-ce evolute basate sul tra-cking dei movimenti del-la testa e dell’occhio per il controllo e il comando del sistema, così come in-terfacce vocali. Iago consente di navigare i controlli disponibili nel-la casa (in presenza di un sistema domotico), effet-tuare o ricevere chiamate telefoniche, e rispondere al videocitofono, veden-do chi sta suonando alla porta, parlarci ed even-tualmente aprire la porta. Tutte le funzionalità sono fruibili su touchscreen, smartphone e tablet pc con Os Win/Android.

pria ricerca �nanziata dall’Airc e dall’omologa inglese Aicr e partecipa al progetto “Iperna-no” �nanziato dalla Regione Toscana.“Un’attività quella della ricer-ca scienti�ca - sottolinea l’Ad Armando Casazza - che no-toriamente consegue risultati nel medio-lungo periodo e che dunque necessita per soprav-vivere di iniziative parallele meno onerose e dalle ricadute immediate anche dal punto di vista economico-�nanziario. Di qui il nostro ampio cata-logo di servizi di laboratorio che vanno dai test di tossicità su un tessuto o un alimento �no all’ideazione, allo sviluppo preclinico e alla certi�cazione di un farmaco”.

Due ricercatori di Dival al lavoro, di fronte a una cappa che mantiene la sterilità dei campioni da analizzare

■ ARIELAB / Nata nel 2004 come spin o� della facoltà di Ingegneria di Ancona ■ DIVAL TOSCANA / Attivo da un anno, è specializzato nella nano-medicina

vità nucleari nel nostro paese mentre oggi i programmi di ricerca ed i fondi relativi sono stati ridimensionati, ma non annullati, per il recente refe-rendum nazionale che, però, non ha riguardato le attività di ricerca e di studio ma solo la produzione sul territorio nazionale di energia da fonte nucleare”.Il Cirten si occupa dunque di ricerca scienti�ca nel settore dell’energia nucleare e in tutti i campi collegati, compreso

■ CIRTEN / Il Consorzio è nato dall’impegno di numerose università italiane per coordinare la R&S

Programmi di sviluppo sul nuclearequello dell’immagazzinamen-to e conservazione, nonché trasformazione, dei ri�uti nu-cleari. “Le nostre principali attività sono inerenti alla sicurezza degli impianti connessi con il nucleare - spiega Forasassi - si-curezza che è sempre stata un punto chiave dello sviluppo del nucleare civile. In questo contesto, anche il Cirten, svi-luppa essenzialmente attività correlate alla sicurezza del funzionamento, della gestione e dello smantellamento �nale degli impianti suddetti, non-ché al trattamento dei ri�uti prodotti nel ciclo dell’energia da fonte nucleare”.Contribuendo al lavoro svolto a livello internazionale al �ne di migliorare la sicurezza e ri-durre la probabilità di inciden-ti, il Consorzio è dunque im-pegnato anche nell’analisi dei possibili incidenti e delle loro conseguenze, occupandosi, ad esempio, dei problemi relativi alla termo-�uidodinamica ed alla meccanica strutturale de-gli impianti nucleari che sono evidentemente strettamente connessi con la loro sicurezza.“Ad esempio le problemati-che legate al ra�reddamento del combustibile nel ciclo nu-cleare ed alla trasformazione della relativa energia termica in energia elettrica costitui-scono un campo di attività di ricerca fondamentale - spiega Forasassi -. Sempli�cando di molto il problema, si può di-re che �nché vi è su�ciente disponibilità di refrigerante in tutte le fasi di un ciclo nu-

cleare controllato non vi pos-sono essere conseguenze non controllabili. Problemi impor-tanti potrebbero aversi invece quando il refrigerante venisse a mancare per il possibile sur-riscaldamento del combustibi-le nucleare, con conseguenze che devono comunque essere controllate in ogni caso”.È dunque importante analiz-zare i malfunzionamenti degli impianti per renderli impos-sibili o de�nire ed adottare le precauzioni necessarie per controllarne assolutamente le conseguenze. Anche in questo settore il Cirten partecipa alle attività promosse dall’Enea nel quadro degli studi internazio-nali in corso. Inoltre, il Cirten si occupa an-che della chiusura del ciclo di “vita” degli impianti, ovvero della fase della loro disatti-vazione/demolizione e della eliminazione dei prodotti ra-dioattivi. In tal senso, colla-bora in Italia con Sogin, il più importante ente nazionale che ha istituzionalmente la gestio-ne dei ri�uti radioattivi.“La di�usione dei risultati raggiunti e la formazione di una adeguata cultura nel set-tore sono fondamentali per una più serena accettazione del nucleare che, anche in considerazione degli impe-gni presi con il protocollo di Kyoto, rappresenta l’unica via in grado di fornire energia in modo economico, rispettoso dell’ambiente e corrisponden-te alle esigenze di un grande paese industriale come l’Italia” conclude Forasassi.

Le principali attività dell’ente sono inerenti alla sicurezza degli impianti delle centrali

Il Cirten (Consorzio Interu-niversitario per la Ricerca

Tecnologica Nucleare) è stato creato nel 1994 tra i politecnici di Milano e Torino e le univer-sità di Pisa, Padova, Bologna, Palermo e Roma “La Sapien-za”, atenei in cui erano attivi corsi di laurea in ingegneria nucleare che oggi, con la rifor-ma degli studi, sono con�uiti per lo più nei corsi di laurea in ingegneria energetica ed inge-gneria meccanica.“Queste università si sono

consorziate per partecipare in modo unitario e meglio coor-dinato ai possibili programmi di R&S promossi da organi-smi, enti ed industrie, nazio-nali e internazionali” spiega il professor Giuseppe Forasassi, presidente del Consorzio. Il Consorzio, nel tempo, ha sviluppato importanti progetti di ricerca, �nanziati prevalen-temente dalla Comunità euro-pea attraverso l’Euratom, l’or-ganizzazione europea istituita per coordinare i programmi

degli stati membri relativi allo sviluppo ed impiego dell’ener-gia nucleare. “Ultimamente anche il mini-stero dell’Università e della Ri-cerca e soprattutto quello dello Sviluppo Economico hanno sostenuto l’attività del Consor-zio - a�erma Forasassi - con un supporto economico più o meno consistente a seconda del quadro politico in cui si in-seriva il nucleare in Italia. Ad esempio, �no all’anno scorso c’è stato un revival delle atti-

L’interfaccia Tv di Iago, la soluzione di punta proposta da ArieLab

Giuseppe Forasassi, presidente di Cirten

Vista dall’alto del sito nucleare in costruzione di Flamanville in Francia

Ricerca, innovazione e tecnologia 9EventiLunedì 25 marzo 2013

Milioni di tweet al giorno, di post su Facebook, di foto caricate. Il nostro mondo digitalizzato

produce una quantità enorme di dati, che gli uten-ti inseriscono su tutti i canali a loro disposizione. Solo sistemi intelligenti, che analizzino il linguaggio naturale in modo automatico, riescono a render-li fruibili. Il delicato compito è affidato, all’interno dell’Istituto di Linguistica Computazionale, alla li-nea di ricerca “Risorse e infrastrutture linguistiche”. Tra le sue attività principali, il gruppo produce gran-di depositi di dati digitalizzati, che sono alla base dei progressi recentemente ottenuti per esempio negli ambiti della traduzione automatica e dei motori di ricerca intelligenti. “Costruisce anche - spiega Monica Monachini, pri-mo ricercatore - Grandi infrastrutture di ricerca, ovvero ambienti ‘virtuali’ di ricerca, in cui alcune comu-nità, specialmente quelle scientifiche e industriali, possano condividere e fru-ire dei dati e delle risorse prodotte”. Il secondo ambito di intervento riguar-da la creazione di risorse e strumen-ti linguistici per il monitoraggio di Internet e dei social media, in modo da comprendere, e poi rappresentare grafi-camente, le opinio-ni delle comunità online. Affascinante è anche il terzo ambito, relativo allo studio della rap-presentazione dell’azione nella lingua: le interazioni tra linguistica computazionale, tecnologia e robotica sono tali da permettere a esseri umani di recuperare scene di filmati in base al significato linguistico in esse contenuto (per esempio tutti i goal di un cer-to calciatore) e, ai robot, di usare modelli grazie ai quali comprendano ed eseguano azioni “umane” sul-la base di comandi in linguaggio naturale.

Solo sistemi intelligenti che analizzino il linguaggio riescono a rendere fruibili grandi depositi di dati

L’ILC ha una grande capacità di attrarre

finanziamenti esteri che suppliscono la scarsa dotazione ministeriale

La presenza concomitante di più filoni di ricerca

è il punto di forza dell’Istituto di Linguistica

Computazionale

Il suo nome è complesso, il suo ambito di studi e

applicazioni a�ascinante: benvenuti nel mondo della linguistica computazionale, nata negli anni 50 con l’in-tento di adoperare i calcola-tori elettronici nella memo-rizzazione ed elaborazione di dati testuali, in modo da produrre indici di parole e concordanze (cioè indici nei quali, oltre alle singole for-me linguistiche, compaiono i contesti ove ciascuna di esse è presente). È datata 1979 la fondazione, in seno al Cnr, dell’Istituto di Linguistica Computazionale “Antonio Zampolli” (ILC), per opera proprio dello stu-dioso che oggi dà il nome alla struttura. “Sin dall’origine - spiega il direttore, Andrea Bozzi - l’istituto, che ha sede a Pi-sa, ha mantenuto un giusto equilibrio fra ricerca di base e applicata: la presenza del-la componente tecnologica rappresentata dall’informa-tica e dalle applicazioni su dati digitali facilita questa duplice attività”.La ricerca di base consente di indagare il testo scritto, da un’angolatura diversa da quella delle discipline lin-guistiche tradizionali, per-ché lo sviluppo di so�ware, la progettazione di sistemi di intelligenza arti�ciale e l’uti-lizzo appropriato di metodi statistici o�rono la possibi-lità di formulare modelli te-orici che si stanno rivelando utili per a�rontare, con nuo-vi strumenti di indagine, le facoltà linguistiche e comu-nicative umane, arrivando a studiare la complessa inte-razione tra lingua e funzio-namento del cervello e delle sue componenti. È proprio questo l’ambito di ricerca del laboratorio di Fisiologia della comunicazione, nel quale gli studi utilizzano il computer come se fosse un cervello arti�ciale. Spiega Vito Pirrelli, dirigente di ri-cerca: “Il computer riprodu-ce l’interazione tra migliaia di neuroni interconnessi, la dinamica della loro sincro-nizzazione, il processo che porta un gruppo di neuroni ad attivarsi selettivamente in presenza di un suono, di una sillaba, di una parola. Queste simulazioni ci permetteran-no di scoprire, oltre alle basi delle dinamiche cognitive,

anche nuovi percorsi per la diagnosi e la riabilitazione dei disturbi del linguaggio e della comunicazione”. Ri-cerca di base e applicata, combinate in uno strategi-co equilibrio, stanno dietro alle attività del costituendo laboratorio ItaliaNLP (www.italianlp.it). Spiega a questo proposito Simonetta Monte-magni, dirigente di ricerca e responsabile del laboratorio: “Resta ancora oggi difficile demandare a un computer il compito di selezionare, classificare ed elaborare au-tomaticamente i contenuti di un testo. Le tecnologie informatiche per il tratta-mento automatico del lin-guaggio sono una risposta al problema. Grazie soprattut-to a finanziamenti esterni, sia pubblici che privati, ab-biamo potuto sviluppare un sistema all’avanguardia di metodi, modelli e strumenti per l’analisi automatica del linguaggio, e in particolare dell’italiano, che è stato spe-rimentato con grande suc-cesso in numerosi progetti di ricerca e applicativi”. Due i filoni di ricerca: uno che mira a estrarre conoscenza da testi, utile a predispor-re modalità di navigazione “intelligente” dei documenti digitali, l’altro, più recente, incentrato sulla valutazione delle strutture linguistiche del testo, per ricostruire le abilità linguistiche di chi lo ha scritto oppure per sem-plificarlo accorciando così le distanze tra di esso e l’utente finale.Il respiro dell’agire dell’isti-tuto è assolutamente inter-nazionale. Vanno qui ricor-dati i numerosissimi progetti europei che l’ILC ha sempre coordinato o nei quali è stato partner, i numerosi progetti del Miur, i progetti regionali per l’innovazione tecnologica soprattutto nel campo della cultura e dei beni ad essa correlati. L’ILC, spiega il direttore “ha una grande capacità di attrarre finanziamenti esterni, che suppliscono alla sempre più scarsa dotazione del fondo ordinario ministeriale. Il li-vello di autofinanziamento consente, infatti, di avere circa il 50% del personale a tempo determinato soste-nuto su progetti a finanzia-

mento esterno”. La presenza concomitante di più filoni di ricerca è il punto di forza dell’Istituto. Tutti i temi che sono trattati ad alto livello sono in linea con gli stru-

menti che l’Europa chiede in vista della costituzione di una “Smart Society” dove tecnologia, cultura e socie-tà dovranno collaborare in misura sempre maggiore (si veda il programma Horizon 2020). “Gli strumenti che agevoleranno lo scambio di informazioni nel mondo digitale mediante il linguag-gio, strumento principe del-la comunicazione umana, saranno nello stesso tempo in grado di semplificare la comunicazione fra gli uomi-ni e le macchine - conclude Bozzi -. La linguistica com-putazionale possiede en-trambi questi requisiti”.

Un sistema web per la traduzione in italiano del Talmud babiloneseIl progetto non ha al momento uguali sul mercato ed è l’unico che soddisfa la molteplicità dei requisiti richiesti a un ambiente moderno per la gestione di documenti multimediali

Tradurre un libro dalla storia antica e dalla vita in�nita, fornendo ai tradut-

tori supporti per un lavoro che va al di là della singola parola. Questo è l’imponente progetto che si sta realizzando attorno al Talmud, nato da un’intesa tra la Presiden-za del Consiglio dei Ministri, il Miur, il Cnr, l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e il Collegio Rabbinico Italiano. Andrea Boz-zi ha la responsabilità scienti�ca del lavoro. L’Istituto di Linguistica Computazionale ha sviluppato un’applicazione web, chiamata Sistema Talmud, che gestisce il lavoro di traduzione del Talmud babilonese in lingua italiana, improntato su aspetti di linguistica e �lologia computazionali. Cosa signi�ca? Spiega Bozzi: “In pratica, con un solo stru-mento si consente agli studiosi di dedicarsi alla traduzione e di fare lavoro di ricerca

sull’originale e sul testo tradotto. Siamo di fronte a un sistema web collaborativo, che permette non solo di usufruire di strumenti di indicizzazione, ma anche di inserire com-menti ed e�ettuare ricerche complesse, oltre a fornire suggerimenti alla traduzione”. La risultante sarà un Talmud digitale in italia-no, corredato da informazioni aggiuntive, che verrà poi stampato a cura di un impor-tante editore nazionale. Il sistema Talmud, commenta il direttore “non ha al momento eguali sul mercato, ed è l’unico progetto che soddis� la molteplicità dei requisiti richiesti a un ambiente moderno per la gestione di documenti multimediali: si basa su archi-tettura a componenti open-source, è consul-tabile via web, è multimediale, è dotato di strumenti avanzati per il trattamento della lingua e della conoscenza”.

■ ILC / L’Istituto di Linguistica Computazionale “Antonio Zampolli” è nato nel 1979 in seno al Cnr e ha sede a Pisa

Lingua e computer: un matrimonio di interesseSempli�care la comunicazione fra uomini e macchine è uno degli obiettivi del centro, che coordina numerosi progetti di ricerca

I finanziamenti ottenuti dall’Istituto nel periodo 2011-2012

Vito Pirrelli, responsabile del laboratorio di Fisiologia della Comunicazione eSimonetta Montemagni, responsabile dellaboratorio ItaliaNLP

Andrea Bozzi, direttore dell¹Istituto di Linguistica Computazionale“Antonio Zampolli”

Monica Monachini, responsabile della Linea Risorse e Infrastrutture (linguistiche)

Università 5%

Cnr5%

Miur24%

Privati9%

Regionali15%

Europa/Organismi internazionali

42%

10 Ricerca, innovazione e tecnologiaEventi

Lunedì 25 marzo 2013

Sopra: applicazioni Industriali: test ad alta temperatura su un materiale ceramico per l’aerospazio;A lato: esempio di un prototipo di sostituto osseo ricavato da legno con procedura brevettata

chirurgia estetica, tutti ambi-ti in cui, per esempio, per far fronte alla mancanza di tessuto dovuta a fattori traumatici, ma-lattie degenerative o deformità, richiedono “sca�olds” cioè im-pianti bio-mimetici, bio-attivi e bio-riassorbibili, capaci di essere integrati dall’organismo umano, abitati da cellule e ri-modellati �no a ricostruire la porzione mancante. In modo analogo, anche per il settore protesico tradizionale e dentale vengono proposti nuo-vi materiali nano-strutturati a

■ ISTEC / Le principali aree di ricerca dell’Istituto si possono raggruppare in: High Tech, Energia e Ambiente, Bioceramici, Beni Culturali

Le nuove frontiere dei materiali ceramici

bassissimo coe�ciente di attri-to ed elevata resistenza mecca-nica e all’usura”.L’Istec è particolarmente atti-vo nell’innovazione attraverso le nanotecnologie nell’ambito del trattamento delle super�ci volto a conferire particolari ca-ratteristiche, ad esempio idro-�liche o idrofobiche, o a ren-derle inattaccabili dagli agenti chimici.Sul versante della ceramizza-zione dei tessuti, sono invece in corso ricerche, attraverso processi di impregnazione da

nanosols, dove le proprietà del-la fase ceramica sono trasferite al substrato tessile, preservan-done colore e traspirabilità ma rendendolo autopulente, anti-macchia e antibatterico. L’Istec si posiziona tra i pri-mi centri a livello mondiale nell’ambito della ricerca sui ce-ramici ultrarefrattari (con punti di fusione da 3.000 °C a 4.000° C) per applicazioni industriali, aerospazio, propulsione, nuovi sistemi energetici ad assorbi-mento solare, e così via. Tant’è che l’Itstituto ha guadagnato un particolare apprezzamento da parte della comunità interna-zionale del settore e ha attirato l’attenzione della Nasa e dell’Us-Air Force con cui sono in corso accordi per un progetto comu-ne di lungo termine. “Un grosso lavoro di ricerca - conclude Bellosi - lo stiamo facendo sia a livello nazionale sia europeo anche per i be-ni culturali sui versanti della diagnostica pre-restauro, delle tecniche di conservazione e dei materiali per il restauro”.Istec ha particolare attenzione alla collaborazione con azien-de dei comparti industriali interessati, a livello nazionale, ha ottenuto l’accreditamento regionale e persegue stretto legame con l’ambito locale per il sostegno all’innovazione e la formazione specialistica.L’ambito relazionale dell’Istec è comunque allargato a numero-se collaborazioni con istituzio-ni nazionali, europee ed inter-nazionali tramite accordi del Consiglio Nazionale delle Ri-cerche o iniziative ministeriali.

La struttura ha una leadership riconosciuta a livello internazionale sul versante della medicina rigenerativa

L’Istituto di Scienza e Tecno-logia dei Materiali Cera-

mici (Istec) è l’unica struttura di ricerca del Cnr indirizzata allo studio globale dei materiali ceramici e compositi.L’Istec ha la “storica” sede a Faenza e le attività dell’Istituto sono indirizzate all’innova-zione di materiali e processi per i vari settori applicativi, in risposta alle emergenti esigen-ze del comparto industriale, scienti�co e culturale. Gli ar-gomenti spaziano dallo studio di base e caratterizzazione di materie prime e di materiali, allo sviluppo e innovazione di processi di produzione �no ad arrivare alla realizzazione di un prototipo. Le principali temati-che di ricerca e i materiali cre-ati possono essere raggruppati in quattro aree principali: High Tech (componenti per l’aero-spazio e la meccanica, materia-li per l’edilizia, per applicazioni ingegneristiche, elettriche/elettroniche, optoelettroniche e così via); Energia e Ambien-te (generazione e accumulo di energia, materiali e tecnologie legati a fonti energetiche rinno-vabili, celle Sofc, assorbitori di radiazione solare); Bioceramici (protesi strutturali e biorias-

sorbibili, biomateriali inerti); Beni culturali (archeometria, con-servazione e restauro). In tutti questi settori l’Istec sta sperimen-tando potenzialità e prospettive di nano-tecnologie applicate ai materiali ceramici e ibridi, tecnologie d’avanguardia e �essi-bili, in particolare per il controllo dei pro-cessi a livello di nano-strutture.Scopo degli studi è il controllo delle proprietà e delle pre-stazioni di dispositi-vi ceramici tramite l’analisi del processo e l’ingegnerizzazio-ne dei materiali per speci�che applicazioni nei settori dei ce-ramici avanzati (applicazioni strutturali, ingegneristiche, elettriche/elettroniche, energe-tiche, aerospaziali, difesa, bio-medicali), ceramici tradizio-nali (piastrelle, laterizi, sanitari, refrattari, smalti e pigmenti) e beni culturali (archeometria, conservazione e restauro).“Per quanto riguarda i bioma-teriali - spiega Alida Bellosi,

Direttore dell’Istec - l’Istituto ha una leadership riconosciuta a livello internazionale sul ver-sante della medicina rigenerati-va. Le patologie legate allo stile di vita e il progressivo invec-chiamento della popolazione hanno aumentato fortemente la richiesta di bioceramici e di biotecnologie per la medici-na. I settori di interesse sono l’ortopedia, la neurochirurgia, il maxillofacciale-dentale e la

di uno degli impegni assunti dal presidente della Regione, Spacca, per dare più velocità alle Marche.I cittadini, grazie a questo nuovo servizio, possono ora

■ REGIONE MARCHE / Al via la nuova infrastruttura per accrescere l’uso delle tecnologie Ict e aumentare la competitività della regione

MCloud, nasce la nuvola virtuale made in Marcheaccedere, attraverso un unico portale, ai referti dei laborato-ri di analisi della Regione, sia attraverso web sia, ancora più comodamente, tramite smart-phone Android o smart-Tv.“MCloud - spiega Spacca - è un progetto ambizioso e di gran-de visione futura a supporto delle nostre smart communi-ties. Attraverso questa e simili iniziative si aprono ulteriori prospettive come la possibilità di accesso aperto ai dati che ri-siedono nei vari database delle Pubbliche amministrazioni locali e il loro riutilizzo, l’in-tegrazione di servizi a dispo-sizione del cittadino in ‘piazze di mercato’ virtuali, la possibi-lità di disporre di piattaforme che permettono sia ad aziende che ad istituzioni pubbliche, come le scuole, di sviluppare rapidamente infrastrutture, applicazioni e servizi aperti e portabili”.Per aggiornamenti e accedere al servizio: www.ecommunity.marche.it/Mcloud App dispo-nibile su Android Google Play.E in tema di innovazione al ser-vizio delle imprese, è operativo già da tempo il portale www.marcheinnovazione.it, nato su iniziativa della Regione Mar-

che con l’Università Politecnica delle Marche. Realizzato grazie al contributo del Fondo Euro-peo di Sviluppo Regionale (Fe-sr) con lo scopo di promuovere e stimolare processi di innova-zione tecnologica nella regio-ne. Il portale rappresenta uno strumento unico nel panorama nazionale e si caratterizza per la gestione di database che rac-colgono in modo strutturato informazioni nell’ambito della ricerca e trasferimento tecno-logico presenti nelle Marche, le imprese innovative, i brevetti nazionali ed internazionali con titolare marchigiano, progetti di ricerca e sviluppo di ambito regionale, nazionale ed euro-peo cui hanno partecipato im-prese e strutture di ricerca della Regione. Tutti questi database sono collegati fra loro così da poter essere utilizzati in modo sinergico, sia nelle fasi di ricer-ca delle informazioni sia nella resa degli output delle ricerche. Accanto a queste funzionalità, il portale presenta una serie di applicazioni e funzioni di orientamento e informazio-ne su ambiti di interesse per l’innovazione e la ricerca: in-terventi di incentivazione re-gionali e nazionali per l’inno-vazione, tutela e valorizzazione della proprietà intellettuale, network europei per l’innova-zione, e così via. È stata, inoltre, sviluppata una sezione che consente di pre-sentare, anche con contenuti multimediali, l’esperienza di imprese che hanno sviluppato progetti di innovazione signi-�cativi.

Il presidente Spacca: “Progetto di grande visione futura, già avviate le prime applicazioni in campo sanitario”

Una nuvola virtuale di dati condivisibile da privati,

aziende, istituzioni. È ‘Marche Cloud’, progetto della Regione Marche, in collaborazione con Infn (Istituto nazionale di Fisi-ca nucleare), che utilizza le più avanzate tecnologie informa-tiche di cloud computing per potenziare e sviluppare mo-derne infrastrutture con servi-zi digitali innovativi. Obiettivo, consentire ad aziende, istitu-zioni pubbliche e cittadini di aumentare l’e�cienza e l’inno-vazione, sviluppare nuovi pro-dotti, incrementare la produt-tività, accrescere e di�ondere l’uso di competenze avanzate in Ict, favorire lo scambio di informazioni e l’aggregazione sociale per una crescita com-plessiva di competitività della regione.L’infrastruttura cloud, ospi-tata nel data center regionale e quindi fruibile da tutti gli enti della sanità e della Pub-blica amministrazione locale interconnessi, sposa in pieno la strategia del Piano europeo 2020 e in particolare quella dell’Agenda digitale europea ed italiana. “Questa realizza-zione - dice il presidente della Regione, Gian Mario Spacca -

fornisce una solida base per la fornitura rapida e �essibile di servizi cloud avanzati, permet-tendo in prospettiva un abbat-timento dei costi e mettendo a disposizione di imprese e Pub-bliche amministrazioni locali un ambiente aperto sul quale possono essere progressiva-mente integrati servizi innova-tivi e ad ampio spettro”. Un progetto che ha già le pri-me applicazioni. Referti medici via web, smartphone e smart-Tv: è operativo, presso il data

center della Regione Marche, il primo servizio al pubblico erogato dalla nuova infra-struttura cloud aperta, svilup-pata nell’ambito del progetto MCloud. È il risultato concreto

MCloud, la nuvola made

in Marche

Il presidente della Regione

Marche, Spacca, in una

recente visita al Cern di

Ginevra

Ricerca, innovazione e tecnologia 11EventiLunedì 25 marzo 2013

Ifc è stato il primo ente pubblico in Italia a ottenere lo status di “O�cina farmaceutica”

con un proprio sito di produzione di radiofar-maci sterili iniettabili provvisti di certi�cazio-ne Good manufacturing practice. Il portafoglio tecnologico di Ifc sviluppato negli ultimi 5 anni comprende 20 brevetti internazionali, di cui 3 trasferiti all’ industria, 2 in fase di trasferimen-to e 5 nella pancia di spin-o� attivi. Operano oggi in Ifc quattro spin-o� generati all’interno dell’Istituto: QualimedLab; Amolab, Echolight e Quipu, i tre ultimi nati. Echolight, spin-o� del Cnr, con sede a Lecce, è una start-up specializzata nello sviluppo di innovativi dispositivi medicali per la diagnosi

precoce dell’osteoporosi. Il nuovo sistema, unico al mondo nel suo genere, sfrutta una rivoluzio-naria tecnica a ultrasuoni per la valutazione della resistenza ossea nei siti colonna verte-brale e femore. Attualmente è stata ultimata la prima fase di validazione clinica dei prodotti e avviato uno studio multicentrico internazio-nale. L’osteoporosi è un’epidemia silenziosa che a�igge più di 200 milioni di donne nel mondo e il previsto invecchiamento della popolazione aumenterà la portata del problema. Ciò nono-stante, l’osteoporosi rimane sotto-diagnosticata poiché l’attuale tecnologia gold standard è basata su raggi X ed è di tipo ospedaliero con liste di attesa �no a 2 anni. Echolight porterà

sul mercato mondiale il primo dispositivo per la diagnosi precoce dell’osteoporosi consenten-do la di�usione del test in ambulatori privati e farmacie. La start-up Amolab ha sviluppato un dispositivo medicale a ultrasuoni per monito-rare con precisione numerica e tridimensiona-le la progressione fetale durante il travaglio di parto per ridurre cesarei e contenziosi medico legali in un settore con problemi di gestione clinica allarmanti. Quipu è un’azienda spin-o� del Cnr-Istituto di �siologia clinica e dell’Uni-versità di Pisa che o�re prodotti e servizi per diagnostica precoce delle malattie cardiova-scolari. Le soluzioni proposte implementano un modello avanzato di prevenzione, non più

basato sul calcolo del rischio di popolazione, ma fondato su misure innovative che mettono in luce i primi stadi del processo degenerativo di cuore e arterie. Il prodotto principale è de-nominato Cardiovascular Suite e si compone di tre applicativi (studios) dedicati alla diagnosi in diversi distretti dell’apparato cardiovascola-re: Fmd Studio, per la valutazione funzionale dei vasi periferici; Carotid Studio, per lo studio delle carotidi; Pulse Wave Studio, per quello della rigidità vascolare. Cardiovascular Suite fornisce un quadro completo dello stato di salu-te di cuore e arterie, permettendo di intervenire da subito con un’azione preventiva e mirata ai bisogni del singolo paziente.

Dalla prevenzione dell’osteoporosi alla diagnosi precoce dell’aterosclerosi

L’Istituto di Fisiologia clini-ca è il più grande istituto

del dipartimento scienze bio-mediche del Cnr, articolato in quattro macro-aree di compe-tenza: Fisiopatologia clinica, Medicina sperimentale, cellu-lare e molecolare, Tecnoscienze (e-health, nanomateriali, bio-tecnologie) ed Epidemiologia (clinica, ambientale, sociale e molecolare). Le aree di compe-tenza convergono da prospet-tive diverse e complementari su pochi principali argomen-ti d’interesse (aterosclerosi, scompenso cardiopolmona-re, ambiente e salute, cuore e cervello, cuore e cancro), per evitare la frammentazione culturale e valorizzare le cul-ture multidisciplinari come richiede lo standard qualitativo della ricerca scienti�ca e tec-nologica. L’approccio “inter”, “multi”, e trans-disciplinare di Ifc costituisce il terreno di col-

tura dell’innovazione, centrato sulla malattia e l’integrazione di saperi. Ifc è oggi costituito da una famiglia allargata (tra ricercatori, tecnologi, perso-nale tecnico e amministrativo, tempi determinati, contrattisti, assegnisti, convenzionati, asso-ciati, frequentatori, personale in formazione come studenti, specializzandi, dottorandi, ti-rocinanti, stagisti) di circa 500 persone, di cui 100 ricercatori a tempo indeterminato (me-dici cardiologi, pneumologi, radiologi, diabetologi, biologi, epidemiologi, ingegneri, chi-mici, informatici, matema-tici…) operanti su 6 sedi in tutta Italia: nell’Area di ricerca di Pisa, dove ha sede il quartier generale dell’istituto e nelle se-di staccate a Milano all’ interno dell’Ospedale Niguarda, a Mas-sa nell’Ospedale del Cuore, a Siena in Toscana Life Science, a Lecce nell’ Area di ricerca,

Più conoscenze aiutano a guarireTra i molti progetti di Ifc, “Train the brain”, che valuta le radici cardiovascolari della demenza

Le innovazioni di Ifc vogliono cambiare la comprensione e

la cura della malattia e portare al paziente e al medico in tempi brevi il ritorno dell’avanzamen-to conoscitivo. Così è avvenu-to in passato (dal concetto di insulino-resistenza come fat-tore di rischio cardiovascolare all’importanza del vasospasmo coronarico nella patogenesi del-le sindromi ischemiche). E così avviene oggi per le innovazio-ni di questi ultimi anni con i progetti-bandiera dell’Istituto: il recupero alla donazione di cuori cosiddetti marginali con prove di eco-stress al letto del donatore anziano (e quello dei cuori “codice-argento”, vecchi di anagrafe ma di qualità ottima-le, nel progetto “Un cuore nuo-vo dal Cnr” in collaborazione con la cardiochirurgia del Poli-clinico Sant’Orsola di Bologna); la diagnosi e la terapia Ict-as-sistita per la diagnosi precoce e la cura dell’autismo (“Prima pietra” con il Policlinico di Mes-sina e la Stella Maris di Pisa); l’utilità dell’eco polmonare (e del segno delle comete toraciche ultrasoniche come biomarcato-re di congestione polmonare) per la diagnosi e la guida alla terapia nello scompenso car-diaco (con una rete di 20 centri di cardio-nefrologia compreso Reggio Calabria e l’Ospedale Niguarda di Milano); l’obesità materna come fattore di rischio per la salute a lungo termine del bambino. Nel campo emergente dell’appli-cazione delle nanotecnologie in ambito biomedicale, il progetto Nanomax prevede lo sviluppo

di una piattaforma teranostica in scala “nano” in grado di as-sociare capacità diagnostiche e terapeutiche. È prevista la realizzazione di nanostruttu-re ingegnerizzate per imaging cellulare e rilascio intracellulare di farmaci per l’ipertro�a car-diaca patologica. L’utilizzo di nano-carrier capaci di legarsi al tessuto patologico e rilascia-re una o più molecole attive, inclusi agenti terapeutici e so-stanze capaci di esaltare l’ima-ging, all’interno delle cellule, oltre a rappresentare un’opzio-ne terapeutico/diagnostica potenzialmente più e�ciente, potrà contribuire all’analisi dei meccanismi �siopatologici di induzione e progressione della malattia.È partito da qualche mese (con l’Istituto di Neuroscienze del Cnr e la Neurologia dell’ Università di Pisa) il proget-to “Train the brain” (Allena il cervello), che valuta (anche con l’aiuto di so�sticate tecniche di risonanza magnetica e ultra-suoni) le radici cardiovascolari della demenza e sperimenta una terapia non farmacologica - l’arricchimento ambientale, �-sico cognitivo e sensoriale - nei pazienti con lieve de�cit cogni-tivo che potrebbero evolvere in malattia di Alzheimer. L’ istitu-to svolge un ruolo di consulenza a Stato e Regioni sui rischi per la salute in aree ad alta pres-sione ambientale (da Gela a Brindisi a Taranto) e studia le radici epidemiologiche e sociali di vecchie e nuove dipendenze (dal gioco ai farmaci, dall’alcol al cibo).

■ IFC / Sono quattro le aree di competenza: Fisiopatologia clinica, Medicina sperimentale, Tecnoscienze ed Epidemiologia

Innovazione finalizzata alla cura Questa la mission dell’Istituto. Sempre all’insegna della multidisciplinarietà

Nuovo sistema dello spin-off Echolight, unico al mondo, sfrutta una rivoluzionaria tecnica ad ultrasuoni per la valutazione della resistenza ossea nei siti colonna vertebrale e femore

a Roma presso il Cnr, a Mes-sina all’ interno del Policlini-co. L’Istituto ha prodotto, nel 2012, 300 articoli scienti�ci su riviste Isi (Impact factor medio

= 4.1) e attratto fondi esterni per oltre 9 milioni di euro. Ha attualmente accesi 27 progetti europei, 5 dei quali come coor-dinatore.

Il prodotto principale dello spin-off Quipu è Cardiovascular Suite e si compone di tre applicativi (studios), dedicati alla diagnosi in diversi distretti dell’apparato cardiovascolare

L’Istituto di Fisiologia clinica

12 Ricerca, innovazione e tecnologiaEventi

Lunedì 25 marzo 2013

La conoscenza, la ricerca, il mondo delle imprese,

le soluzioni più innovative: c’è un grande bacino di sapienza applicata alla vita dell’uomo, all’interno del centro di ricer-ca multidisciplinare Cnr-Ismn di Bologna. L’istituto è ricono-sciuto a livello internazionale per lo sviluppo, la fabbrica-zione e la caratterizzazione di dispositivi avanzati basati su �lm sottili, nano-strutture or-ganiche, inorganiche e ibride. Trenta gli anni di storia, per un luogo che genera conoscenze allo stato dell’arte nel campo della Scienza e tecnologia dei materiali e che accompagna i risultati della ricerca a incon-trare il mondo delle imprese, attraverso programmi ad hoc, svolti in sinergia da ricerca-tori industriali e dell’istituto, arrivando ad attuare vere e proprie partnership di medio-lungo termine per sviluppare prodotti originati dai risultati della ricerca. Spiega il respon-sabile, Michele Muccini: “Uno strumento ampiamente utiliz-zato negli anni, per valoriz-zare la ricerca, è poi quello di generare autonome iniziative imprenditoriali attraverso la costituzione di spin-o�, in li-nea con la missione del Cnr”. Quello dell’Ismn è un am-biente stimolante e dinamico, grazie alla presenza di molti giovani ricercatori, dottori di ricerca, laureati e studenti universitari provenienti da diversi Paesi del mondo e a numerosi progetti nazionali ed europei. La struttura ha prodotto oltre 650 pubblicazioni su riviste internazionali di prestigio, numerosi brevetti e ha dato origine a quattro aziende a elevato tasso di innovazione fondate sui risultati della ri-cerca. L’Ismn Bologna vanta tre ambiti di ricerca svolti a livello di eccellenza interna-zionale: Nanotecnologie di materiali multifunzionali, Na-nostrutture magnetiche per la spintronica e la nanomedicina (si vedano i due articoli nella pagina) e quello dei Disposi-tivi multifunzionali avanzati per l’elettronica e fotonica organica, l’energia e il biome-dicale.Quest’ultimo ambito o�re al pianeta, sempre più alla ri-cerca di soluzioni sostenibili e rispettose dell’ambiente, l’uso di materiali organici che pos-sono essere impiegati per pro-durre dispositivi optoelettro-nici �essibili e a basso costo di fabbricazione, come transistor organici a e�etto di campo (Ofet) anche elettrolumine-scenti (Olet), diodi organici a emissione di luce (Oled), celle fotovoltaiche organiche (Opv) e biosensori. “Lo studio - spie-ga il ricercatore Stefano Tof-fanin - a livello nanoscopico dei processi di generazione e conversione della luce è uno strumento essenziale per ren-dere ancora più performanti

questi dispositivi innovativi”. Discorso analogo può essere fatto per la tecnologia fotovol-taica organica e ibrida (dove “organico” e “ibrido” indi-cano la natura dei materiali semiconduttori impiegati),

sempre studiata all’interno di quest’area di attività, rappre-sentata dal dirigente di ricerca Giampiero Ruani. Questa tecnologia rappresen-ta l’alternativa più economica per il settore fotovoltaico, nei

prossimi anni. I motivi? Sem-plicità del ciclo produttivo, ridotto impatto ambientale e costo potenzialmente basso dei materiali utilizzati. C’è un’ulteriore possibilità o�erta dalla piattaforma ma-

Le mille applicazioni delle nanotecnologie Grazie alla presenza di professionisti con competenze diverse, Il Gruppo di nanotecnologie dei materiali multifunzionali a�ronta problemi scienti�ci d’avanguardia da molti punti di vista

All’interno del Cnr-Ismn, il Gruppo di nanotecnologie dei materiali multi-

funzionali (Nmm) studia e controlla le proprietà chimico-�siche della materia organica e inorganica sulla scala nano-metrica. Le nanotecnologie sono essen-ziali per realizzare strutture e dispositi-vi con funzionalità speci�che quali, per esempio, il con�namento del trasporto della carica elettrica, l’aumento della re-sistenza meccanica o la regolazione del-le proprietà ottiche. Queste funzionalità sono attuabili organizzando la materia a partire dai suoi elementi fondamenta-li (atomi e molecole), mediante il cosid-detto approccio “bottom-up”. All’interno del gruppo lavorano professionisti con competenze chimiche, �siche, biologiche e ingegneristiche. “Insieme - spiega il primo ricercatore

Massimiliano Cavallini - vengono a�ron-tati problemi scienti�ci d’avanguardia, da diversi punti di vista”. Per esempio, sono stati realizzati dispositivi elettronici Ofet,

circuiti elettronici complessi realizzati con nano�li di polimeri e sensori a tra-sduzione elettrica e ottica per l’ambiente e la biodiagnostica. “In tutti questi ambiti scienti�ci e tecno-logici - precisa Cavallini - la microsco-pia a scansione di sonda gioca un ruolo fondamentale e Nmm è considerato un riferimento nell’applicazione proprio di questa tecnica”.Recentemente, si è anche aperta un’atti-vità di scienza forense in collaborazione con la Polizia scienti�ca di Bologna, che applica le metodologie tipiche delle nano-tecnologie alla conservazione e alla repli-ca dei reperti da sparo. L’elevata produttività scienti�ca e il nu-mero di brevetti depositati dimostrano, insomma, la vitalità e lo spirito d’inizia-tiva del gruppo Nmm.

■ CNR-ISMN BOLOGNA / Il centro promuove anche l’incontro tra ricerca e imprese con programmi ad hoc

Un bacino di conoscenze per una vita migliore Sviluppa e produce dispositivi avanzati basati su �lm sottili e nanostrutture

Le nanotecnologie amano i materiali magnetici, e vice-versa. L’applicazione del magnetismo nei nanodispo-

sitivi di memoria ha rivoluzionato negli ultimi 20 anni il mondo dei computer, mentre tante altre possibili applica-zioni sono ancora da scoprire: in questo ambito, il Gruppo di nanostrutture magnetiche per la spintronica e la nano-medicina svolge un ruolo pionieristico a livello mondiale.“Nel 2002 abbiamo dato vita a una nuova disciplina, la spintronica organica, che unisce materiali magnetici e ma-teriali plastici”, racconta il coordinatore del gruppo Va-lentin Alek Dediu. “Obiettivo è quello di superare i limiti della tecnologia attuale basata sul silicio, fornendo solu-zioni rivoluzionarie nel campo delle memorie elettroniche, dell’elettronica a basso consumo. Per esempio, arrivando a ridurre del 50% lo spazio occupato dai circuiti integra-ti che si trovano all’interno dei computer grazie all’uso di memristor magnetici recentemente brevettati dal gruppo”. Nell’ambito della nanomedicina, spiega la ricercatrice Ilaria Bergenti, “i dispositivi possono essere utilizzati co-me biosensori ultrasensibili per arrivare a diagnosticare in modo semplice e precoce l’esistenza di disfunzioni che, se riscontrate più tardi, potrebbero rivelarsi fatali per il paziente”. Il gruppo ricopre un ruolo d’avanguardia an-che nello sviluppo degli sca�old magnetici, una sorta di “impalcatura” utilizzata nei pazienti per la rigenerazione del tessuto osseo danneggiato o mancante. Il tutto si basa sulla nozione nota a tutti secondo la quale un materiale ferromagnetico è attratto da una calamita. “Questa proprietà - illustra il ricercatore Alberto Riminuc-ci - consente di sfruttare le nanoparticelle magnetiche a mo’ di ‘zattere’”. Queste ultime sono in grado di trasporta-re fattori attivi - medicinali chemioterapici, fattori di cre-scita ossea, cellule staminali - verso una speciale “calami-ta” che svolge la funzione di “impalcatura” per la ricrescita del tessuto osseo e cartilagineo danneggiato. Il trasporto di vari bio-fattori è fondamentale per la rigenerazione dei tessuti e permette una riduzione signi�cativa dei tempi di convalescenza.

Le promesse della spirotronica organica

Modulo fotovoltaico organico realizzato nell’ambito del progetto europeo Sunflower

Impianto per la fabbricazione

di dispositivi innovativi

a base organica

Transistor a effetto di campo basato su nanofili polimerici

In foto, un sistema Integrato di fabbricazione di dispositivi ibridi spintronici

teriali organici, ovvero l’ap-plicazione nel campo delle bio-nanotecnologie e dei bio-nano-materiali organici. Fles-sibilità leggerezza e versatilità di questi materiali si combina-no a un’eccellente biocompati-bilità verso il tessuto nervoso: “In pratica - precisa la ricerca-trice Valentina Benfenati - il materiale interagisce bene con le cellule cerebrali, preservan-done la vitalità e la funziona-lità”. In quest’ottica, nuove piattaforme tecnologiche ba-sate su materiali organici sono state sviluppate con successo, con la �nalità di consentire una “comunicazione” tra cel-lule nervose e dispositivo. Il che signi�ca poter immagi-nare una nuova generazione di impianti in vivo, con appli-cazioni per la rigenerazione del tessuto nervoso periferico compromesso dopo incidenti traumatici o per la cura di ma-lattie neurodegenerative come Parkinson e Alzheimer. O an-cora applicazioni per l’indu-stria chimico-farmaceutica.

Ricerca, innovazione e tecnologia 13EventiLunedì 25 marzo 2013

■ IBIMET / Le nuove iniziative dell’Istituto di Biometeorologia del Cnr per contrastare la produzione di CO2 nelle città

Grazie al modello Gaia, Bologna pianta più alberi

le polveri sottili e degli inqui-nanti gassosi”.“Abbiamo redatto vere e pro-prie schede - continua la Baral-di - che sono a disposizione di tutti per fornire informazioni anche inedite, come la possibi-lità che alcuni alberi sortiscano un e�etto più contenuto nella mitigazione a causa della loro emissione di sostanze volati-li (i cosiddetti profumi delle

piante). Negli ambienti urbani inquinati, queste sostanze, che sono molto reattive in atmo-sfera, potrebbero dare origine all’ozono”.Pertanto l’Ibimet ha pure cal-colato l’in�uenza di tali pian-te sull’incremento dell’ozono atmosferico, noto gas tossico. Grazie a tutte le analisi e alla cura dei dettagli, il modello del progetto Gaia è pronto per essere replicato in altre città italiane ed europee e per esse-re esteso, al di là delle impre-se, anche al semplice cittadino desideroso di partecipare al miglioramento dell’ambiente in cui vive.Per la sua forte carica di in-novazione, Gaia nei primi mesi del 2013 ha ricevuto dalla Commissione Europea il riconoscimento “�e best of the best projects” qua-le miglior progetto Life tra quelli continentali ed è stato immortalato in un video da utilizzare come esempio di buona pratica sviluppata con �nanziamenti europei.“Tante aziende del territorio - conclude Baraldi - hanno ade-rito al protocollo, sia per la loro sensibilità ambientale sia per compensare parte delle loro emissioni di CO2 , usufruendo di uno strumento innovativo per misurare il loro impatto ambientale. La partnership pubblico-privato ha così creato una situazione win-win mirata ad accrescere i luoghi verdi e, con essi, il benessere dei citta-dini e la vivibilità”.Per maggiori informazioni vi-sitare il sito www.lifegaia.eu.

L’obiettivo del progetto Life+ è quello di migliorare la qualità dell’aria e dell’ambiente con le piante

Dall’aumento delle aree ver-di nelle città corrisponde

la diminuzione dell’inquina-mento. L’equazione, apparen-temente semplice, è il frutto di approfonditi studi e ricerche dell’Istituto di Biometeoro-logia (Ibimet) del Cnr, che a Bologna sta sperimentando con successo un progetto Life+ chiamato Gaia (Green areas inner-city agreement).Si tratta di un’iniziativa in-novativa, co�nanziata dalla Commissione Europea e pro-mossa dal Comune di Bologna con Ibimet, Cittalia - Fonda-zione Anci Ricerche, Impronta Etica e Unindustria Bologna, per incrementare le aree verdi di Bologna attraverso la pian-tagione di nuovi alberi, con l’obiettivo di contrastare i cam-biamenti climatici e migliorare la qualità dell’aria e l’ambiente urbano.“Con Gaia si vuole creare una partnership tra pubblico e pri-vato - dice la ricercatrice Rita Baraldi, responsabile della se-de bolognese dell’Ibimet del Cnr - per incentivare la con-sapevolezza della salvaguardia dell’ambiente anche nel pri-vato. In questo caso il privato è rappresentato dalle imprese

del territorio che, �rmando un accordo con il Comune di Bo-logna, versano un contributo per piantare alberi a compen-sazione di una parte della CO2 emessa durante le loro attività”.A Bologna diverse aziende hanno formato un gruppo promotore e, a seguito dell’i- denti�cazione delle aree verdi operata dal Settore Ambiente del Comune (il parco pubblico di Villa Angeletti, la prima), hanno sostenuto la pianta-gione degli alberi in funzione della loro capacità di mitigare la CO2 .Non tutti gli alberi, infatti, so-no utili allo scopo. A seconda delle caratteristiche fogliari, alcune specie risultano più idonee ad assorbire la CO2 at-mosferica e altre a trattenere gli inquinanti, in particolare le polveri sottili. Altre ancora, co-me il ginko, il bagolaro, i tigli e l’orniello, sono più versatili. In questa ricerca si è rivelato fon-damentale il ruolo dell’Istituto di Biometeorologia.“Ci siamo impegnati a sup-portare con conoscenze scien-ti�che la scelta delle piante - spiega Rita Baraldi - e quin-di a descrivere la capacità di mitigazione delle varie specie

consentite nel verde urbano di Bologna. Finora abbiamo in-dividuato 24 specie e calcolato la loro capacità di immagazzi-nare l’anidride carbonica du-rante l’intero ciclo di vita ipo-tizzabile all’interno di un’area verde. Sono stati poi de�niti i parametri di mitigazione del-

La sicurezza delle reti informa-

tiche è il core bu-siness di Cleis Se-curity, spin o� del Consiglio Nazio-nale delle Ricerche (Cnr) che a partire dai semplici antivi-rus �no alle solu-zioni più complesse difende i suoi clien-ti dagli attacchi ha-cker. Guidata da Mauri-zio Aiello, uno che la notte di Capo-danno l’ha passata contrastando un attacco informatico al Cnr, la società fa parte del gruppo Cleis, un’unione che le permette di sviluppare un’ampia o�erta. A partire dalle infrastruttu-re di rete �no al cloud e ai normali antivirus visto che è partner dei principali marchi presenti sul mercato. Le soluzioni standard per-mettono di avere la base di ricavi sulla quale costruire un’attività molto più so�sti-cata fatta di soluzioni per l’intrusion detection, i pro-tocolli di rete, simulazione di

“Il supporto all’innovazione e alla ricerca, nel rispetto

delle regole, sono i principali motori sui quali si possa creare qualità e di�erenziazione con visione e prospettive a lungo termine”: in tale contesto si muove Eudax, azienda specia-lizzata nello sviluppo di farma-ci e dispositivi medici. Fondata nel 2005, con l’u�cio operativo principale nel Polo tecnologico di Pavia, è guidata dal presi-dente, dottor Giuseppe Dastoli. Chiara la mission aziendale: fornire consulenza strategica e supporto operativo per lo svi-luppo di nuovi farmaci e dispo-sitivi medici, dalla selezione dei candidati pre-clinici �no alla fase clinica vera e propria.“L’azienda è in grado di gesti-re completamente le attività che vanno dalla selezione e quali�ca dei fornitori per la parte produttiva, la tossicolo-gia, bio-analitica e design dei test pre-clinici e clinici, �no al completo project management e monitoraggio degli studi, la raccolta dati e la produzione dei report �nali, con elementi innovativi anche per la rein-gegnerizzazione dei processi. Operiamo in completa �essi-bilità, collaborando con il per-sonale eventualmente presente

La società o�re una forte customizzazione delle soluzioni Punti forti: qualità, �essibilità, orientamento al cliente e problem solving

Reti informatiche sotto protezione Innovazione al servizio della salute

attacchi, controspionaggio, sicurezza perimetrale oltre all’information & computer forensic. Docente alla facoltà di In-gegneria e Informatica dell’Università di Genova e all’University College of Du-blin in Irlanda, ma soprattut-to docente di cybercrime per Europol, la polizia europea, e per i reparti speciali delle forze dell’ordine del Vecchio

nella struttura del cliente, sino al raggiungimento degli obiet-tivi,” ha precisato il presidente Giuseppe Dastoli. Qualità, �es-sibilità, innovazione, orienta-mento al cliente e problem-sol-ving, caratterizzano l’approccio lavorativo aziendale.Negli ultimi anni Eudax ha no-tevolmente potenziato, al pro-prio interno, il supporto allo sviluppo dei dispositivi medici: “In questo contesto fortemen-te dinamico e competitivo, all’interesse e alla necessità di consentire ai pazienti l’accesso a procedure diagnostiche e te-rapeutiche tecnologicamente sempre più avanzate ed e�ca-

Continente, Aiello è a capo di un team di una decina di persone che difen-dono banche, assi-curazioni e azien-de medio-grandi. “Il nostro piccolo cliente ha comun-que un centinaio di dipendenti” rac- conta Aiello la cui società, oltre al quartier generale di Genova è presente a Milano, Bologna, Empoli, Treviso.Nata nel 2006, Cleis Security collabora con l’Università di Genova dove il docente “pesca” i migliori talenti per mettere a punto

difese informatiche che rile-vino i tentativi di intrusione. Per questo, all’interno della società alcuni esperti met-tono sotto attacco i “fortini” dei clienti per vedere �no a che punto le soluzioni sono inviolabili. Un’attività che prevede lo stu-dio delle tecniche di hacking e una forte customizzazione delle soluzioni con un’o�erta ad hoc per i diversi clienti.

ci, si contrappone l’esigenza di garantire che tali nuove tecno-logie siano altrettanto sicure a tutela della salute pubblica”, ha evidenziato l’ingegnere Enrico Per�er, direttore responsabile dei dispositivi medici. L’inno-vazione è testimoniata dalle collaborazioni con primari centri italiani ed europei per la ricerca di nuove tecniche mininvasive guidate dall’ima-ging in cardiologia, ortopedia, dermatologia, gastroenterolo-gia e la partecipazione come membro attivo nei principali comitati tecnici nazionali ed internazionali di normazione (Uni e Iso).

■ CLEIS SECURITY / Nata nel 2006 da uno spin o� del Cnr ■ EUDAX / Dal 2005 si è specializzata nello sviluppo di farmaci e dispositivi medici

Maurizio Aiello, tecnologo del Cnr esperto di sicurezza informatica

Gli alberi di Gaia per la mitigazione della CO2 atmosferica

Strumentazione scientifica

per la misura dell’assorbimento di CO2 atmosferica e dell’emissione di

sostanze volatili dalle foglie delle

piante di Gaia

Giuseppe Dastoli (al centro) con alcuni manager della Eudax

14 Ricerca, innovazione e tecnologiaEventi

Lunedì 25 marzo 2013

Per il miglioramento delle analisi cliniche grazie al

controllo di qualità, dal 2006 è in campo anche QualiMedLab Srl, spin-o� del Cnr che si av-vale del know-how sviluppato da progetti di ricerca dell’Isti-tuto di Fisiologia Clinica del Cnr di Pisa (Ifc-Cnr). “I nostri programmi di valuta-zione esterna di qualità, distri-buiti a un migliaio di laborato-ri, e i nostri prodotti-servizi per il controllo di qualità interno - spiega il direttore di QualiMe-dLab, Gian Carlo Zucchelli - basati su materiali di controllo innovativi e su so�ware svi-luppato dai nostri informatici per rendere più immediate e più fruibili le informazioni del controllo, rappresentano un potente stimolo al migliora-mento della qualità dei servizi di Medicina di laboratorio”. La mission di QualiMedLab è quella di rivisitare l’organizza-zione e gli schemi attuali del controllo allo scopo di fornire ai laboratori strumenti sempre più a�dabili e capaci di mi-gliorare la qualità, sfruttando appieno le possibilità o�erte dalle nuove tecnologie dell’in-formazione. “Altra s�da della nostra società - aggiunge Zucchelli - è il ten-

“Un progetto unico per l’Italia, ambizioso:

mettere a fattor comune le conoscenze e investire nella ricerca scienti�ca per trasfor-mare lo studio in prodotti dia-gnostici e terapeutici”. Con queste parole Daniela Bel-lomo descrive il lavoro com-piuto dall’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) e dell’Istituto Firc di Oncologia Molecolare (Ifom), nel momento in cui hanno dato vita alla start up TTFactor, società di trasferi-mento tecnologico. Obiettivo della struttura, prosegue la general manager della società “è sostenere progetti interni di Ieo e Ifom, mirati allo svi-luppo di nuove terapie”. Alla base di TTFactor c’è un mo-dello di business tipico dei centri di ricerca anglosassoni e israeliani, che prevede che società di questo genere si re-lazionino e�cacemente con il mondo delle imprese e ge-stiscano tutti gli aspetti legati all’innovazione generata dai loro ricercatori. La società, a di�erenza di quanto accade in strutture analoghe, si attiene a standard dettati da advisor di pro�lo altissimo e internazio-nale. L’attività di TTFactor è a ciclo completo, parte infatti

Le nuove tecnologie valutano subito la qualità dei risultati ottenuti In due anni creati 13 famiglie di brevetti, due marchi e 100 accordi

Controlli affidabili per i laboratori Trasformare lo studio in nuove terapie

tativo di progettare e realizzare sistemi di controllo di qualità non solo per la diagnostica di laboratorio ma anche per l’imaging o diagnostica per immagini: recentemente, in collaborazione con gli infor-matici e i cardiologi di Ifc-Cnr, abbiamo de�nito e avviato il progetto di ricerca Dahfne che ha proprio lo scopo di realiz-zare un sistema di controllo di qualità per la diagnostica dello scompenso cardiaco, in-tegrando il controllo d’imma-gini e sequenze video ecocar-diogra�che con il controllo di biomarcatori cardiaci”. Infor-matizzazione e rete sono pre-ziosi alleati di QualiMedLab: “Il nostro programma Real Time Control per medicina di laboratorio - assicura il di-

dallo scouting dell’invenzio-ne e giunge alla sua analisi di brevettabilità, al deposito di domande di brevetto e alla ge-stione del portafoglio brevet-tuale per Ifom e Ieo. Oltre a ciò, TTFactor guarda anche a quanto succede fuori dal suo perimetro. Spiega la ge-neral manager: “Riusciamo a intercettare in Italia le miglio-ri invenzioni, coinvolgendo le università. Per esempio, abbia-mo brevetti in sviluppo prove-nienti dalle università di Pisa, Milano, Pavia, e la Sapienza di Roma. Là dove c’è una ricerca

rettore - è in grado di valutare immediatamente la qualità dei risultati ottenuti misurando campioni a concentrazione incognita e trasmessi a Qua-liMedLab tramite interfaccia web o con un collegamento diretto tra il sistema informa-tico del laboratorio e i nostri server”. Idee, ricerca e sviluppo tecnologico sono il pane quo-tidiano dei quattro dipendenti a tempo indeterminato dello spin-o�, giovani laureati con età media di 30 anni, a�ancati da 3 esperti consulenti e da 2 laureati con contratto a proget-to: un team ben a�atato che lavora nell’Area della Ricerca di Pisa, in stretta collabora-zione con i ricercatori del Cnr e della Fondazione Toscana “Gabriele Monasterio” .

di altissimo livello, TTFactor si attiva perché si possa giungere alla formulazione di prodotti in campo oncologico, arrivan-do a individuare i giusti part-ner industriali. In soli due anni di vita, la start up ha valutato più di 50 proposte di invenzio-ni provenienti dai ricercatori e clinici di Ifom e Ieo, che hanno generato un portafoglio bre-vettuale ad oggi costituito da 13 famiglie di brevetti e due marchi; vanta inoltre 100 ac-cordi siglati con controparti nei settori farmaceutico, bio-tech e alimentare.

■ QUALIMEDLAB-CNR / Prodotti e servizi per migliorare le analisi cliniche ■ TTFACTOR / La start up di tech transfer è nata da Ieo e Ifom

Un laboratorio di analisi cliniche

Daniela Bellomo, general manager di TTFactor

Ricerca, innovazione e tecnologia 15EventiLunedì 25 marzo 2013

Innovazione e trasferimento tecnologico a tutto campo tra

mondo universitario e impresa. È su questo terreno che si muo-ve con eccellenza il Laboratorio per le tecnologie delle terapie avanzate, in sintesi LTTA (sito http://ltta.tecnopoloferrara.it/), nato da un accordo tra Regione Emilia Romagna e Università di Ferrara, nell’ambito di una direttiva europea che supporta attività di sviluppo indirizzate alla ricerca industriale e trasfe-rimento tecnologico (Pos-Fesr 2007-2013). Ha sede principale nel “Cubo”, all’interno dell’area del Polo Chimico Biomedico dell’Uni-versità di Ferrara, e rappre-senta un punto d’incontro tra università e impresa, una sorta di percorso di avvicinamento tra queste due realtà vitali per il mondo produttivo. Accreditato dalla Regione Emilia Roma-gna, è strutturato nell’attività coordinata di laboratori con competenze complementari e fortemente indirizzate all’in-novazione e al trasferimento tecnologico nel settore Scienze della vita e Tecnologie per la salute. A capo vi è un comi-tato scienti�co di ricercatori a�erenti a 5 dipartimenti di-versi, che testimonia la gran-

Sorta Srl è frutto di uno spin-o� dell’Università di

Pisa, che nasce dalle compe-tenze universitarie biomedi-che di alto livello di due pro-fessori. Attiva dal 2008, la società o�re all’industria farmaceu-tica, italiana ed estera, attivi-tà di ricerca su contratto per quanto riguarda puri�cazioni di proteine, saggi enzimatici, studi di farmacocinetica e ci-totossicità �nalizzati allo svi-luppo di nuovi farmaci.Sul fronte della ricerca, la società è invece impegnata nello sviluppo e brevettazione di innovative analisi clinico-diagnostiche. In tal senso, ha messo a punto due procedure analitiche, per la determinazione di Gsno ed iso-Ggt, brevettate in Europa e negli Stati Uniti, di grande interesse potenziale nella me-dicina cardiovascolare.La prima consiste in un meto-do per la determinazione del S-nitrosoglutatione, un me-tabolito presente nel sangue e nei tessuti e coinvolto nella regolazione della pressione arteriosa e della funzione re-spiratoria che è sempre stato molto di�cile dosare. Il secondo metodo riguarda le

Il laboratorio fornisce tecnologie innovative per terapie avanzate La società si prepara ora ad entrare nel mercato diagnostico

Sviluppare e integrare know how Analisi chimico-cliniche innovative

de opportunità di riuscire a sviluppare e integrare know how e tecnologie nel segno di interazioni solide e di successo con il mondo imprenditoriale. Diversi gli ambiti di ricerca: cellule staminali neurali per la riparazione del danno cere-brale, cellule staminali mesen-chimali per il recupero post infartuale, uso terapeutico del tessuto adiposo, bancaggio di cellule primarie umane per ap-procci rigenerativi e/o farma-cologici, “preclinical testing” su sistemi in vitro e in vivo. Per lo svolgimento di queste ricer-che, sono stati attivati servizi altamente quali�cati di Micro-scopia avanzata elettronica e

forme alternative della gam-ma-glutamiltransferasi (Ggt).“L’analisi della Ggt viene nor-malmente svolta per valutare la funzionalità del fegato - af-ferma Alfonso Pompella, uno dei soci fondatori - ma tale analisi restituisce un solo pa-rametro. La nostra procedura permette invece di determi-nare quattro distinte compo-nenti sieriche della Ggt, che possono essere rapportate le une con le altre così da rica-vare indicazioni aggiuntive molto interessanti, in partico-lar modo nella prognosi delle malattie cardiovascolari”.Le procedure di Sorta Srl possono migliorare la dia-gnosi riguardo alla malattia metabolica, il diabete e le complicanze cardiovascolari,

confocale, Cito�uorimetria/cell sorting, Biobanca, Animal facility, Bioinformatica, Intera-zioni molecolari, Biomarkers e Delivery, nonché Ricerca clini-ca, in grado di interagire con le imprese del territorio, ma non solo, del settore biotecnologico, farmaceutico e ospedaliero. Il tutto con l’obiettivo di svilup-pare tecnologie e protocolli in-novativi per la valutazione de-gli e�etti di farmaci o composti di ultima generazione, coniu-gare conoscenze ed expertises nel settore della ricerca trasla-zionale con quelle del settore clinico, fornire nuovi prodotti/protocolli con potenzialità dia-gnostiche e terapeutiche.

cioè patologie di grande im-patto sociale ed economico. Non è dunque un caso che la procedura iso-Ggt sia stata recentemente validata in uno studio pubblicato dal celebre Framingham Heart Study (Boston, Usa), uno dei princi-pali progetti epidemiologici a livello internazionale.Forte dei propri brevetti in-novativi e dei risultati con-seguiti, Sorta Srl. si prepara ora ad entrare nel mercato diagnostico.“In tal senso, sarebbe auspi-cabile individuare un partner industriale interessato a stra-tegie di co-sviluppo in modo tale da poter continuare la ricerca e andare sul mercato con dei kit diagnostici” con-clude Pompella.

■ LTTA / Frutto di un accordo tra Regione Emilia Romagna e Università di Ferrara ■ SORTA / Spin-o� dell’Università di Pisa, ha sviluppato due nuovi brevetti

Alfonso Pompella, uno dei soci fondatori di Sorta Srl

Uno dei laboratori di microscopia dell’LTTA

16 Ricerca, innovazione e tecnologiaEventi

Lunedì 25 marzo 2013

Che cosa hanno in comune una Ferrari e un radiote-

lescopio installato nella bassa pianura bolognese? Apparen-temente niente e invece sono frutto di uno stesso intento: guardare al futuro. Sono il frutto di ricerca e innovazio-ne, di conoscenza messa al servizio dell’uomo. In Emilia Romagna nell’ambito della ricerca di punta nei settori dell’astronomia e dell’astro-�sica da Terra e dallo Spazio, l’Istituto Nazionale di Astro-�sica ha tre centri, l’Osserva-torio Astronomico, l’Istituto di Fisica Spaziale e l’Istituto di Radioastronomia. Tre ec-cellenze che lavorano sinergi-camente facendo parte dello stesso istituto di ricerca, che sono il prodotto di una terra, l’Emilia, che ha nel suo Dna la ricerca e lo sviluppo. Ma se l’Emilia delle auto e delle moto, con motori sem-pre più veloci, Ferrari, Du-cati, Lamborghini, Mv Au-gusta e Bertone, per citare alcuni esempi è conosciuta ai più, meno noti sono invece i Radiotelescopi dell’Istituto di Radioastronomia, dei quali la storica “Croce del Nord” è stata realizzata dall’Università di Bologna con il supporto di aziende locali quali la Bon�-glioli Riduttori e la Meccanica Sarti. La ricerca scienti�ca e tecnologica, quell’aspetto che unisce la Ferrari e l’Istituto di Radioastronomia dell’Istituto Nazionale di Astro�sica, sono sempre stati il motore trai-nante dei grandi mutamenti avvenuti nei secoli. Proprio per questo motivo, oggi presso la Stazione Radioastronomica di Medicina, in provincia di Bologna, si stanno sperimen-tando tecnologie radio tra le più avanzate al mondo, perché l’Italia è partner di uno dei più grandi progetti di radioastro-nomia mai concepiti e mai �n qui realizzati: il progetto Ska (Square Kilometer Array) co-stituito di 3mila parabole e un milione di antenne su un’area che si estende per 5mila km e che abbraccia due continen-ti, Africa e Oceania. I sensori

saranno connessi con �bre ottiche che trasporteranno dati pari a 100 volte il tra�co internet globale attuale, che, se messe una accanto all’altra, svilupperebbero una lunghez-za totale paragonabile a due volte circa la circonferenza della Terra. Antenne capaci di memorizzare dati per circa 10,40 EBy all’anno corrispon-denti ad una pila alta 250Km di Blue Ray disk! Questo me-raviglioso strumento permet-terà di rispondere ai quesiti più complessi della �sica e astro�sica moderna, attraver-so lo sviluppo di tecnologie che avranno ripercussioni in ogni campo della vita quoti-diana. Questa capacità di produrre ricadute industriali, econo-miche e sociali è una delle funzioni primarie di un ente di ricerca come l’Istituto Na-zionale di Astro�sica. Deve quindi saper guardare alle imprese, tutte, ma in partico-lar modo alle piccole e medie imprese, che rappresentano il tessuto economico del paese, soprattutto in un periodo di crisi �nanziaria come quello che stiamo attraversando. E si deve partire dal territorio, dalla prossimità, dalla comu-nità. In�ne un diretto coinvol-gimento nelle fasi prelimina-ri, permetterebbe all’azienda partner di avvantaggiarsi di quelle conoscenze che gli faci-literebbero la realizzazione di alcune parti dello strumento durante la fase esecutiva.Per cui scienza al servizio delle imprese ma anche viceversa, ossia imprese al servizio della scienza, come sta già accaden-do per lo sviluppo di quegli strani “�ori” di alluminio che stanno sbocciando nelle cam-pagne Emiliane. In realtà si tratta di antenne, le cosiddette Vivaldi, uno dei due prototipi a bassa frequenza rimasti in gioco a livello internaziona-le nella selezione �nale per il progetto Ska, in cui la colla-borazione con l’azienda Co-spal Composites e Sguinzi, specializzate nei pannelli Ho-neycomb e nella lavorazione

dei pro�li, è stata pro�cua e fondamentale. Queste anten-ne �sse rilevano segnali radio nell’intervallo di frequenze tra 70 MHz e 450 MHz, e hanno la capacità di osservare diverse regioni di cielo contempora-neamente. Partecipare con gli istituti di ricerca allo sviluppo di progetti ad avanzatissima tecnologia permetterebbe al-le industrie italiane, piccole, medie ma anche grandi, di ac-cedere a tecnologie abilitanti utilizzando personale ad alta quali�cazione, che le metta in grado di rinnovare il proprio

ll Centro Visite “Marcello Ceccarelli”Non è solo un’esposizione di strumenti storici ma una realtà modello Science Centre, con postazioni interattive e multimediali

La divulgazione scienti�ca è un trat-to distintivo dell’astronomia e della

sua storia. Era Galileo Galilei che diceva “parlare oscuro è di tutti, chiaro di pochi”. Questo perché la scienza è cultura e la cultura è sapere e il sapere è di tutti. La divulgazione scienti�ca e la didattica so-no una delle attività primarie dell’Istituto Nazionale di Astro�sica (Inaf) che con i suoi 17 istituti distribuiti su tutto il territo-rio nazionale ha uno stretto legame con il mondo della formazione scolastica di ogni ordine e grado. In questo quadro l’Istituto di Radioastro-nomia dell’Inaf ha allestito, presso la Sta-zione Radioastronomica di Medicina, il

Centro Visite “Marcello Ceccarelli”.Si tratta non solo di una esposizione di strumentazione storica, ma anche di una realtà modello Science Centre, con posta-zioni interattive e multimediali che per-mettono vari livelli di approfondimento e si prestano a una fruizione sia autonoma che guidata. Il Centro Visite, infatti, è dotato di una sa-la multimediale da 98 posti, con sistema di proiezione 3D stereoscopico, che permette di proiettare �lmati di astronomica pro-dotti con questa tecnica d’avanguardia. Le visite al Centro sono guidate dallo stes-so personale dell’Inaf-Ira e sono rivolte sia alle scolaresche, sia a singoli visitatori,

gruppi e famiglie. Le attività didattiche del Centro includono anche ideazione e realizzazione di esperimenti e postazioni interattive sui temi della radioastronomia e, più in generale, dell’astronomia invisi-bile. In particolare, il Centro è dotato di strumentazione radioastronomica di tipo amatoriale, che studenti e pubblico posso-no utilizzare a diversi livelli di complessità, per scoprire i metodi, i vantaggi e le di�-coltà di questa speci�ca attività di ricerca astronomica.Oltre alle visite guidate tradizionali, il Centro Visite o�re diversi percorsi didat-tici rivolti ai bambini delle scuole materne ed elementari, e alcune attività di labora-torio sulle tecniche di osservazione radio-astronomica per gli studenti delle scuole superiori e delle università.L’a�uenza presso il Centro Visite è di cir-ca 8mila visitatori all’anno, ai quali si ag-giunge il pubblico che interviene durante le manifestazioni esterne.

L’Istituto Nazionale di Astro�sica, del quale Giovanni Bi-gnami è presidente dal 2011, è tra i primi quattro-cinque

enti di ricerca a livello mondiale nei campi dell’astronomia e dell’astro�sica. Un ente di eccellenza, che svolge un ruolo da protagonista sia negli studi da Terra sia nello spazio.La strumentazione ad alta tecnologia ideata e realizzata da ricercatori Inaf per approfondire la conoscenza del sistema solare, ma anche delle regole �siche che governano il nostro universo, è di�usa nel nostro sistema planetario a bordo di satelliti e sonde non solo italiane, ma anche europee, statu-nitensi o russe. “Il nostro Istituto - a�erma Bignami - è par-ticolarmente attento alle possibili implicazioni tecnologiche e a tal �ne abbiamo creato un’unità dedicata nell’ambito della direzione scienti�ca.Sono già molti i brevetti derivati dagli sviluppi tecnologici in-dotti dalle nostre ricerche. E c’è spazio ancora per molti altri”.

Una realtà di spicco in astronomia e astrofisica

■ ISTUTUTO NAZIONALE ASTROFISICA / La struttura emiliana è composta da tre centri di eccellenza di livello mondiale

Scienza al servizio delle imprese e viceversaVincente la collaborazione tra aziende ed enti di ricerca per progetti ad avanzatissima tecnologia

portafoglio prodotti. Esistono già concreti esempi di col-laborazione tra l’Istituto di Radioastronomia dell’Inaf e realtà industriali locali e non mancano progetti per mettere ad uso comune la ricerca in-novativa che viene sviluppata per conoscere l’universo di cui facciamo parte. È fonda-mentale per il futuro del no-stro paese saper avvicinare la ricerca all’industria, in parti-colare quella piccola e media che maggiori vantaggi può trarre dalle molte ricadute possibili oltre che dallo svi-luppo tecnologico di piccole ma importanti parti di gran-di progetti internazionali. Alla visione dello scienziato va accompagnata la visione dell’imprenditore, non perché questo condizioni la ricerca, ma perché abbia quella visio-ne per possibili ricadute che sovente allo scienziato manca.

Le antenne Vivaldi per il progetto Ska attualmente in fase di test

La Croce del Nord

L’antenna parabolica di

Medicina dell’Ira

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INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

Ricerca, innovazione e tecnologia 17EventiLunedì 25 marzo 2013

programma regionale per il trasferimento tecnologico e la ricerca industriale.Nel campo della microelet-tronica l’istituto è particolar-mente attivo nello studio di processi tecnologici avanzati e nella realizzazione di proto-tipi di dispositivi (circuiti di pilotaggio per testine stam-panti, dispositivi di potenza in SiC, transistori Mosfet or-ganici) utilizzando materiali e fasi di processo innovativi in

■ CNR IMM / La sede di Bologna impiega circa 40 tra �sici, ingegneri, chimici e tecnici di elevata formazione

Soluzioni innovative in dimensione “micro”

grado di rispondere a esigen-ze applicative per le quali non esistono soluzioni adeguate basate sulle tecnologie con-venzionali. Nell’ultimo decennio IMM Bologna ha sviluppato in mo-do particolare le competenze nel settore delle tecnologie dei microsistemi, mirate cioè alla miniaturizzazione e all’in-tegrazione di funzioni non solo elettriche, ma anche chi-miche, ottiche, meccaniche,

termiche e �uidiche in un unico micro-dispositivo. Af-feriscono a questo ambito lo sviluppo prototipale e pre-in-dustriale di microsensori chi-mici e microsistemi analitici miniaturizzati e portatili per analisi in campo ambientale, industriale, della sicurezza, agro-alimentare e biomedica-le, microsensori per la misura di parametri �sici quali de-formazioni, pressioni e �ussi, microattuatori a getto per la gestione di liquidi, e rivelatori Spad (Single-Photon Avalan-che Diode), che consentono la misura ad altissima sensi-bilità di segnali ottici, basata sul conteggio di singoli fotoni. Questi sensori hanno trovato applicazione in numerosi am-biti, dai sistemi di micro ana-lisi genetiche, ai rivelatori per astronomia gamma.“La crescente attività di ricer-ca di IMM Bologna nel setto-re dei materiali nanostruttu-rati è principalmente rivolta allo studio di soluzioni per integrare questi materiali in dispositivi che consentano di sfruttarne le eccezionali proprietà per applicazioni nel campo della microelet-tronica e dei microsistemi” a�erma Cardinali. Per citare alcuni esempi: celle solari multigiunzione di terza gene-razione al silicio nanocristal-lino, emettitori di elettroni a nanotubi di carbonio per ge-neratori portatili di raggi X, sensori termici e meccanici ultrasensibili basati su mem-brane sospese di grafene e na-no�li di silicio.

Punto di forza: una linea pilota completa per la fabbricazione di micro e nano dispositivi

L’Istituto per la Microelet-tronica e i Microsistemi

(IMM) del Consiglio Nazio-nale delle Ricerche svolge at-tività di ricerca sui materiali e le tecnologie per la realiz-zazione di dispositivi micro-elettronici e microsistemi. Costituito nel 2001, Imm ha una struttura a rete, con se-de centrale a Catania e 5 sedi distribuite lungo la penisola: Agrate (Mi), Lecce, Bologna, Roma e Napoli. Occupa quasi 160 persone, in maggioranza ricercatori e tecnici di eleva-ta formazione. Nella sede di Bologna operano circa 40 ri-cercatori di varia formazione disciplinare, principalmente �sici, ingegneri e chimici. “Punto di forza di IMM Bo-logna è una linea pilota com-pleta per la fabbricazione di micro e nano dispositivi, uni-co esempio del genere nel pa-norama della ricerca pubblica italiana”, a�erma il responsa-bile locale Gian Carlo Cardi-nali. “Essa o�re la possibilità di tradurre i risultati della ricerca avanzata sui materiali nello sviluppo di prototipi di microsistemi e dispositivi”.IMM Bologna dispone, inol-tre, di apparecchiature e com-

petenze avanzate per l’analisi delle proprietà elettriche, chimico-�siche e strutturali di materiali e dispositivi su scala micro e nanometrica. Le competenze in microscopia elettronica, analisi con rag-gi X e fasci ionici, collocano il laboratorio nel novero dei centri di eccellenza europei in questo settore.Le caratteristiche di IMM Bo-logna costituiscono elemento di attrazione per le industrie interessate allo sviluppo di

soluzioni basate sulle tecno-logie microelettroniche e dei microsistemi. L’istituto è, in-fatti, in grado di seguire tut-to l’arco di attività che vanno dallo studio e progettazione, �no all’ingegnerizzazione del prodotto e all’eventuale fabbricazione di prototipi in piccola serie. La propensione alla ricerca applicata di IMM Bologna si esplica anche nella partecipazione al tecnopolo Ambimat, costituito a Bolo-gna dal Cnr nel quadro del

Fetta circolare di silicio (wafer) durante una fase di lavorazione per la fabbricazione di micro sensori di gas nella linea pilota di IMM Bologna

Microfotografia al microscopio elettronico di un sensore di deformazione in silicio realizzato da IMM Bologna

18 Ricerca, innovazione e tecnologiaEventi

Lunedì 25 marzo 2013

Management (MaIn), che la-vora in collaborazione con centri di ricerca internazionali e in interazione continua con imprese grandi e piccole. “Qui - sintetizza Frey - con�uiscono tutti i progetti legati al mana-gement della R&S privata, con particolare attenzione all’inter-nazionalizzazione dei processi e degli investimenti in inno-vazione, facendo leva su part-nership private e pubbliche, commercializzazione diretta, spin-o�, trasferimento tecno-logico. Un’altra linea di ricerca

■ MAINS / Il master in Management Innovazione e Ingegneria dei Servizi della Scuola Superiore Sant’Anna

■ IDM / L’istituto della Scuola Sant’Anna di Pisa o�re un approccio interdisciplinare di ‘action research’

Dall’Ict nuovi servizi per ogni settore

Innovation management per imprese e Pa

personali”. Lo sviluppo del tema, cui partecipano Ibm, Telecom Italia e Intesa San-paolo, porterà anche a identi-�care nuovi potenziali attori che si occupino di gestire i dati personali degli utenti tu-telando gli interessi sia di chi vende, sia di chi compra dati.Al Laboratorio Service and Technologies for Smart Ci-ties and Extra Urban Areas - Personal Mobility aderi-scono Piaggio, Ericsson, Ibm e Sia, con il coordinamento di Telespazio, rappresentata da Giovanni Cannizzaro, re-

è dedicata alla ‘service science’, un approccio interdisciplinare allo studio, progettazione ed implementazione di sistemi di servizi, sia che si tratti di im-plementare nuovi modelli di business o di gestire processi interaziendali, come pure di misurare l’intensità del servi-zio, gestirne l’automazione, mi-surarne e�cacia ed e�cienza, o svilupparne il marketing”.Sempre all’area MaIn dell’Isti-tuto fa capo l’area di valorizza-zione dei risultati della ricerca pubblica in Italia e all’estero,

sponsabile dei contatti con le università e i centri di ricer-ca nell’ambito della funzione Chief Technical O�cer e Ri-cerca Finanziata. “Stiamo lavorando per ana-lizzare servizi informativi in-novativi che facciano uso di smartphone e tablet”, precisa Cannizzaro. “Si possono for-nire all’utilizzatore in movi-mento informazioni relative a salute, turismo, trasporti ed altro, speci�che per la loca-lità in cui si trova. Il nostro interesse come Telespazio ri-guarda tutto ciò che consente di individuare in tempo reale, mediante l’uso di satelliti ar-ti�ciali, la posizione di una persona sulla super�cie ter-restre”. Le possibilità di o�rire servi-zi via tablet è in�nita. “In un servizio di car sharing, per esempio”, nota Cannizzaro, posso lanciare la richiesta di un passaggio via Internet ed essere immediatamente lo-calizzato. O chi ha posto in auto potrebbe vedere sul suo display se in zona c’è chi ne ha bisogno.Se una persona dovesse avere improvvisi speci�ci problemi di salute può localizzare la struttura sanitaria adeguata ed esservi guidata”. Gli stu-denti dovranno focalizzare i vari servizi possibili e svilup-parne alcuni. Il Lab “Health & Wellness for Longevity”, nasce su proposta di Telecom Italia al �ne di con-durre studi e ricerche sul pro-gressivo invecchiamento della popolazione. Al Lab aderisco-

sia dal punto di vista del tra-sferimento tecnologico dalle università alle imprese, che analizzando l’evoluzione e lo stato dell’arte delle spin-o� di università italiane ed europee. Un’attività che sfocia nella re-dazione di un report annuale redatto per conto dell’associa-zione NetVal. Nell’area MaIn vengono anche svolte indagini empiriche ed Osservatori sul-le imprese high-tech, con una particolare attenzione al settore della salute.Combinare il business mana-gement con i principi della so-stenibilità è in�ne la vocazione dell’area Sustainability Mana-gement (SuM) che ha all’attivo numerosi progetti nei campi della gestione ambientale, re-sponsabilità sociale di impresa, gestione delle risorse energeti-che, gestione del ciclo integra-to dei ri�uti. Un patrimonio di ricerche in parte coinvolte in programmi Ce, altre �nan-ziate da Istituzioni nazionali e regionali, altre ancora in col-laborazione con imprese in-dustriali, in settori tradizionali come in quelli emergenti nella green economy, per lo svilup-po e l’implementazione di tec-nologie e modalità produttive meno energivore, meno impat-tanti sull’ambiente e con misu-rabili e�etti sulla competitività. Le attività di ricerca dell’IdM sono strettamente integrate con le iniziative formative che l’istituto gestisce: una laurea magistrale in collaborazione con l’Università di Trento, tre master corrispondenti alle tre aree, tre dottorati.

E con gli “Innovation Lab” i gruppi di lavoro coinvolgono studenti e grandi aziende

Attualmente sono più di 80 i progetti attivi, e altri in programma, in ambito europeo, nazionale e regionale

Il master in Management, Innovazione e Ingegne-

ria dei Servizi (Mains) della Scuola Superiore Sant’Anna da oltre vent’anni forma ma-nager esperti nella gestione dell’innovazione. Il corso approfondisce il ruolo dei servizi avanzati alle imprese, in particolare quelli connessi alle tecnologie digitali, come driver per l’innovazione e la crescita delle imprese. “Caratteristica distintiva del master”, spiega il direttore, professor Roberto Baronti-ni, “è il forte coinvolgimento delle imprese partner, che trova l’espressione forse più importante nei laboratori di innovazione”.Gli “Innovation Lab” sono gruppi di lavoro composti da almeno tre aziende partner del master, studenti e docenti, che si cimentano su temi con-creti proposti dalle imprese. Il primo marzo di quest’anno sono stati attivati quattro la-boratori, i cui risultati saran-no presentati pubblicamente a luglio. Marco Fregonese, innovation leader della Divisione Con-sulenza (Gbs) di Ibm Italia e coordinatore del Laboratorio

L’imperativo dell’innovazio-ne, invocato all’unanimi-

tà per il Paese, ha bisogno di cambiamenti strategici e orga-nizzativi all’interno delle istitu-zioni e delle imprese. Su questo presupposto culturale si fonda la decennale attività di ricerca e di formazione dell’Istituto di management (Idm) della Scuo-la Sant’Anna di Pisa.Per rispondere alla doman-da di cambiamento espressa da attori pubblici e privati nei diversi ambiti - tecnologico, normativo, organizzativo e di mercato -, i ricercatori, in col-laborazione con gli altri istituti e settori della Scuola, nonché con altri enti e istituti nazionali e internazionali, hanno messo a punto un approccio interdi-sciplinare di ‘action research’ che li vede coinvolti nei campi oggetto di analisi per testare o sviluppare originali soluzioni ai problemi manageriali, im-piegando competenze diverse e complementari.“Si tratta di un quadro rilevante di ricerca - spiega Marco Frey, direttore dell’Idm - che vede at-tualmente più di 80 progetti at-tivi e molti altri in programma, in ambito europeo, nazionale e regionale, per un volume di

Big Data insieme a Corrado Moiso di Telecom Italia, spie-ga: “L’obiettivo che ci siamo posti è quello di individuare nuovi modelli di business che permettano di mettere a frut-to la grande quantità di dati ad oggi disponibili nel mondo digitale. In particolare”, pro-segue Fregonese, “vorremmo focalizzarci sull’utilizzo dei dati personali e sullo svilup-po di un ecosistema in cui la persona diventi parte attiva e consapevole e possa decidere quando, e in che modalità, mettere a frutto i propri dati

attività il cui valore oscilla in-torno a 3,5 milioni di euro. Che si tratti di sanità, innovazione tecnologica o sostenibilità, che sono le nostre principali aree di azione, il �lo conduttore di ogni progetto è la costruzione di evidenze quantitative per la misurazione e la valutazione delle decisioni manageriali e delle performance ottenute”.Un’impostazione che ha dato ottimi risultati in ambito sa-nitario, con numerosi progetti sviluppati dall’area Manage-ment e Sanità (MeS) con 9 Regioni, il Ministero e istituti internazionali, per supportare i

manager nei processi di gestio-ne ed innovazione dell’assisten-za socio-sanitaria, nonché per misurare la capacità del sistema regionale, delle Asl e delle zone distretto di essere e�cace ed e�ciente, erogando servizi ap-propriati in linea con i bisogni della popolazione. Inoltre, sul piano formativo, per preparare adeguatamente il top manage-ment. Si focalizza sul mana-gement dell’innovazione nelle imprese private e nelle ammi-nistrazioni pubbliche l’attività di ricerca dell’area Innovation

Marco Frey, direttore dell’Istituto di management

L’ingresso dell’Idm

Aziende e studenti uniti nella ricerca e lo sviluppo

no anche Telespazio e Win-med. “I trend demogra�ci e i tagli alla spesa pubblica”, spie-ga Laura Contin di Telecom Italia, una dei coordinatori del Lab, “rendono necessario pensare a servizi Ict innova-tivi per mantenere al meglio la qualità di vita degli anzia-ni, attraverso la prevenzione e la gestione più e�ciente dei problemi tipici dell’età”. L’obiettivo del Lab è la pro-gettazione di un nuovo ser-vizio che si basa sull’analisi di requisiti tecnici, legali, economici, sociali e culturali in linea con gli obiettivi più generali del Joint Open Lab di Pisa: il centro di ricerca congiunto che Telecom Italia e Scuola Superiore Sant’Anna stanno creando sul tema salu-te e benessere. Il laboratorio “Rivoluzione �-scale”, cui partecipano Telecom Italia, Cabel, Ibm, Finmecca-nica Gs e Sia, intende invece individuare, grazie a speci�che soluzioni Ict, nuovi strumenti per incoraggiare la tracciabi-lità delle transazioni e attivare nuove modalità di applicazione delle imposte. “A questo scopo”, spiega Eugenia Cimatti di Te-lecom Italia, coordinatrice del Lab, “le aziende partecipanti metteranno a disposizione il proprio know how per soste-nere gli allievi nello sviluppo di un sistema integrato in grado di rendere tracciabili le transazioni e calcolare au-tomaticamente le imposte, senza dover rielaborare in modo autonomo i documenti �scali”.I risultati dei gruppi di lavoro saranno pubblicati a luglio

Ricerca, innovazione e tecnologia 19EventiLunedì 25 marzo 2013

Nel lontano 1977 tre neolaureati e un tec-

nico esperto fondarono Nier Ingegneria per af-frontare il sentito proble-ma della crisi energetica. Negli anni ‘80 passarono alle tematiche ambientali, e in quelli ‘90 ai sistemi di gestione e analisi di pro-cesso: “Il nuovo millennio - spiega il responsabile per la ricerca e l’innovazione Cristian Vercilli - ricco di novità e incertezze ci ave-va portato ad a�rontare le urgenze del villaggio globale. È in quel periodo che diventiamo una spa, dotandoci di una struttura più robusta. La stretta della crisi, poi, ci ha fatti torna-re allo spunto iniziale: essere utili con la nostra ricerca, gra-zie all’innovazione, facendo rete”. Proprio dall’incontro con nuovi partner nacque Nsi (Nier Soluzioni Informatiche): “La s�da del ‘chiavi in mano’ è all’origine della partecipazione ai consorzi Tecnion (architet-tura e ingegneria integrata) e Cometa (consulenza ad enti ed imprese)”. Lo sguardo at-tento e curioso degli ottanta quali�cati professionisti di Nier Ingegneria analizza i

Lo scorso gennaio è ini-ziato il progetto Co-Ef-

ficient, finanziato dai pro-grammi europei Med e Ipa con circa 2 milioni di euro, al quale partecipano partner da Italia, Francia, Slovenia, Croazia e Spagna. Al proget-to aderisce anche Sata (www.satanet.it), piccola software house di Modena, chiamata a definire nuove modalità immateriali di scambio di documenti all’interno di reti e catene logistiche di picco-le-medie imprese per assi-curare la massima efficienza energetica delle attività ge-stionali. La rilevanza di que-sto tema e di altri connessi

Tra le iniziative, la prima banca dati meteorologica italiana Documenti digitali: dalla carta al pdf, al dato strutturato

Soluzioni per l’ambiente e non solo Accelerare la dematerializzazione

processi, gli impianti e le in-frastrutture delle organizza-zioni di cui sono partner (enti centrali, comuni, aziende sa-nitarie, multi-utility, piccole e medie imprese e grandi realtà nazionali e multinazionali) per capirne a fondo le esigenze e risolverne, in modo persona-lizzato, i bisogni: “Nell’ambito del progetto sistema Genera di Olos, per esempio, abbiamo quanti�cato l’incremento, su base annua, della producibili-tà di un impianto fotovoltaico

con la dematerializzazione dei documenti, è conferma-ta dai risultati di una recente ricerca dell’Osservatorio del Politecnico di Milano sulla fatturazione elettronica e la dematerializzazione, di cui Sata è sponsor. In Italia si potrebbero eli-minare ogni anno fino a 45 miliardi di documenti car-tacei per un totale di 600 miliardi di fogli di carta, e la completa digitalizzazione produrrebbe un risparmio di oltre 200 miliardi di eu-ro l’anno, di cui 40 presso la pubblica amministrazione. Sata si occupa da 5 anni del problema mettendo a punto

grazie all’e�etto combinato della presenza del verde e della bagnatura dei modu-li, poiché l’aumento della temperatura per l’elevata radiazione solare, com-porta un abbassamento del rendimento - prose-gue Vercilli -. Nel progetto Et-idea, in ambito Life+, abbiamo implementato la prima banca dati meteoro-logica italiana (su base ora-ria) per 600 località italiane che consente lo studio della di�usione degli inquinanti e diverse valutazioni ener-getiche”. Collaborando con Fusion for Energy, che de-ve realizzare il più grande reattore nucleare a fusione calda, Nier Ingegneria ha

sviluppato una metodologia che prevede gli eventi nega-tivi che possono in�uenzare un progetto, identi�cando in anticipo le contromisure più e�caci per prevenirli o per mitigarne le conseguenze. In�ne il progetto Ssaapp ha portato allo sviluppo di un sistema informatico che con-sente di identi�care i compo-nenti che risultano “critici” e di ottimizzare le prestazioni di a�dabilità in relazione ai costi di esercizio e manutenzione.

una tecnologia di Intelligent Data Capture innovativa, che estrae in modo quasi automatico i contenuti dai pdf (vettoriali e da scanner), in primo luogo fatture, e li converte nel formato e nella lingua del sistema informa-tivo o del circuito di desti-nazione. Fra questi merita-no di essere citati i formati di Sap, Osra e Ipsoa, lo stan-dard CbI2 del sistema ban-cario e quello del Sistema d’interscambio (Sdi), defini-to per la Pubblica ammini-strazione. La percentuale di successo dell’estrazione ot-tenuta con questa tecnologia è fra le più alte mai misurate e l’intervento umano è stret-tamente limitato alla risolu-zione di ambiguità residue nei contenuti di immagini da scanner. Ciò consente di superare il maggiore ostacolo alla dematerializzazione: i do-cumenti di business, specie presso le piccole-medie im-prese, continuano a essere generati in formati dispara-ti, spesso ancora su carta, da una pluralità di sistemi in-formativi che costa troppo modificare o sostituire per adeguarli agli standard.

■ NIER INGEGNERIA / È una società di servizi organizzativi e tecnologici ■ SATA / Ha messo a punto una tecnologia innovativa di Intelligent Data Capture

La sede di Nier Ingegneria a Castel Maggiore (Bo)

Lo staff di Sata

20 Ricerca, innovazione e tecnologiaEventi

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L’Università di Modena e Reggio Emilia si può fre-

giare di un’importante strut-tura di formazione e ricerca multidisciplinare in settori ad alta tecnologia: il Dipar-timento di Scienze e Meto-di dell’Ingegneria (Dismi) particolarmente attivo nella meccatronica e che caratte-rizza il distretto industriale del territorio reggiano.Dislocato nella sede di Reg-gio dell’Unimore, il Dismi o�re corsi di laurea (tre anni) e di laurea magistrale (due anni) in Ingegneria mecca-tronica a quei giovani in cer-ca di formazione superiore di alto livello sull’innovazione di prodotto. Per chi desidera specializzarsi nella ricerca in-dustriale, il percorso formati-vo si completa con la scuola di dottorato in Ingegneria dell’Innovazione industriale.Grazie alle competenze tra-sversali e alla capacità di adattarsi al tradizionale con-testo industriale meccanico, gli ingegneri meccatronici laureati a Reggio Emilia sono molto ambiti dalle imprese locali e nazionali. La loro preparazione favori-sce lo sviluppo dei prodotti meccanici classici verso gradi di automazione, interattività e �essibilità sempre più ricer-cati dal mercato.“La disoccupazione non esi-ste per i nostri laureati - dice il professor Eugenio Drago-ni, direttore del Dismi - poi-ché la domanda di ingegneri meccatronici è di gran lunga superiore al loro numero, soprattutto per la laurea ma-gistrale. Fortunatamente stia-mo assistendo a un graduale aumento degli iscritti prove-nienti da altre università”.“Questi - spiega Dragoni - so-no laureati nel settore indu-striale generico (meccanica, elettronica, elettrica) e trova-no da noi la specializzazione meccatronica, rara in Italia. Speriamo che un tale �usso migratorio cresca ancora, perché i laureati meccatroni-ci attuali sono pochi per po-ter soddisfare le richieste del mercato”.A Reggio Emilia si diventa ingegneri studiando e lavo-rando a stretto contatto con le imprese del territorio, at-traverso tirocini formativi, tesi di laurea su progetti di ricerca industriale o dottora-ti orientati alle applicazioni ingegneristiche. Il metodo di studio è centrato sull’esecu-zione di progetti applicativi, spesso di gruppo, per testare così le nozioni teoriche in modo coinvolgente e anche divertente.Al Dismi la ricerca in mec-catronica si svolge nei labo-ratori tematici, tra i quali ne spiccano quattro: Automa-zione, robotica e controllo di sistemi (ArsControl), Sistemi elettronici industriali, Siste-mi idraulici industriali (Hy.

Sy.De) e Ingegneria per i ma-teriali meccatronici.Il laboratorio ArsControl, di cui è responsabile il professor Cesare Fantuzzi, è specia-lizzato in ricerche, trasferi-mento tecnologico e didattica relativa ai sistemi robotici e di automazione industriale. Forte di 20 ricercatori (pu-re docenti in tanti casi) e di scambi con istituti america-ni e tedeschi, persegue in-novazioni metodologiche e tecnologiche attraverso pro-getti chiaramente de�niti e �nalizzati allo sviluppo di un algoritmo matematico o un intero prototipo. Per la mag-gior parte, i progetti sono in collaborazione con aziende che assumono questi ricerca-tori al termine del contratto.Il laboratorio di Sistemi elet-tronici industriali, guidato dal professor Luca Larcher, si occupa di ricerca nei di-spositivi e sistemi elettronici: caratterizzazione e model-lizzazione di dispositivi di memoria non-volatile e del trasporto di carica ad alta costante dielettrica per varie applicazioni; progettazione e caratterizzazione di circuiti di comunicazione e di accu-mulo di energia da sorgenti rinnovabili; progettazione e sviluppo di nodi di reti di sen-sori wireless per applicazioni industriali. Tutte attività inse-rite in progetti �nanziati a cui partecipano aziende e centri di ricerca internazionali.Il laboratorio di Sistemi idraulici industriali (Hy.Sy.De), con responsabile il professor Massimo Milani, punta a implementare meto-dologie sperimentali innova-tive per la quali�cazione delle prestazioni di macchine volu-metriche motrici e operatrici, di componenti oleoidraulici di regolazione e di sistemi idraulici complessi, nonché a validare piattaforme di cal-colo e modelli numerici per la progettazione Cae. L’unità

di ricerca, che al Dismi opera nell’oleomeccatronica (Fluid Power), supporta progetti di ricerca applicata e di trasfe-

rimento tecnologico, intera-gendo con realtà produttive regionali e nazionali.Il laboratorio di Ingegneria

per i materiali meccatronici, diretto dal professor Euge-nio Dragoni, studia liquidi magnetoreologici, leghe a memoria di forma e polimeri elettroattivi. Si tratta di mate-riali meccatronici, ovvero ca-paci di cambiare vistosamen-te le proprie caratteristiche reologiche (forma, rigidezza, viscosità) se sottoposti a uno stimolo �sico come un cam-po termico o elettrico o ma-gnetico. Questi materiali si

prestano alla costruzione di dispositivi allo stato solido si-lenziosi, controllabili elettro-nicamente, muniti di bassa inerzia meccanica e dotati di buona leggerezza e compat-tezza. Tutti i laboratori di mecca-tronica del Dismi alimenta-no con nuove conoscenze la formazione degli studenti, of-frendo loro le opportunità di contatto col mondo aziendale ancor prima della laurea.

ArsControl, il laboratorio di automazione sempre al lavoroLocalizzare, guidare, produrre: la robotica innovativa per tutti i settori viene sviluppata qui dal 2001 in collaborazione con le aziende leader

Dal 2001 il laboratorio di Automazione, robotica e

controllo di sistemi (ArsControl) svolge decine di progetti europei. Trafcon (controllo del tra�co per robot mobili industriali). Pan-Robots (navigazione autonoma di robot industriali). Isur (roboti-ca chirurgica). Stratos (sistemi di controllo distribuito e sicuro per macchinari agricoli semoventi) e Unifarm (sistemi di localizzazio-ne tramite satelliti geostazionari in agricoltura). Tra i progetti �-nanziati dalla Regione Emilia-

Romagna spiccano Pro-Tract (si-stemi di comunicazione standard Isobus per le trattrici agricole), Dirò (distretto della robotica mobile), Liam (diagnostica pre-dittiva per l’automazione) e tan-ti altri sostenuti da imprese nei settori del controllo di macchine automatiche. Il progetto Dirò vede la collaborazione di aziende leader nella produzione di siste-mi (Elettric 80, carrelli industriali automatici, Emak, macchinari e attrezzature per il verde) e di componenti (Zivan, prodotti per veicoli elettrici, Motor Power Company, azionamenti elettrici e sistemi meccatronici, Tellure Rota, produzione di ruote, Adel System, sistemi di automazione) per veri�che sperimentali di me-todologie e tecnologie innovative.

■ DISMI / Il Dipartimento di Scienze e Metodi dell’Ingegneria è particolarmente attivo nella meccatronica

La disoccupazione per gli ingegneri meccatronici non esisteIl direttore Dragoni “Qui si studia e si lavora nelle imprese locali. La domanda dei nostri laureati è molto superiore al loro numero”

Nel laboratorio di Sistemi elettronici industriali esiste dal 2010 Isotrac-

tor, un progetto per le macchine agricole di nuova generazione che è scaturito dal bando regionale “Dai distretti produttivi ai distretti tecnologici”, a sostegno della collaborazione tra imprese e centri uni-versitari di ricerca, con il �ne di trasfor-mare queste partnership in laboratori stabili per l’innovazione di ogni �liera produttiva.Isotractor ha coinvolto sette imprese della meccanica agricola, un settore che a li-vello mondiale vede le aziende italiane seconde solo a quelle statunitensi e che vanta a Reggio Emilia una particolare concentrazione. I trattori e gli attrezzi agricoli stanno subendo una radicale trasformazione tecnologica con l’intro-duzione sempre più massiccia delle tec-

nologie dell’informazione e della comu-nicazione (Ict).Il progetto Isotractor si colloca nell’al-veo di questa trasformazione e mira a predisporre i sistemi di comunicazione, i sensori e gli attuatori per i macchina-ri agricoli di prossima generazione: un

obiettivo perseguito utilizzando una piattaforma tecnologica innovativa, mes-sa a punto nei laboratori universitari del Dismi. I risultati del progetto hanno ot-tenuto il primo premio per l’innovazione alla �era Eima 2013.

Isotractor, progetto per trattori intelligenti nato da un bando regionale che ha coinvolto sette imprese

Robot mobile sviluppato dai

ricercatori di ArsControl per

la prototipazione di algoritmi

innovativi per il controllo di robot

mobili in spazi aperti

Dispositivi elettronici di comunicazione, controllo e sensorizzazione sviluppati nel corso del progetto Isotractor

Immagini caratteristiche delle competenze disponibili presso il laboratorio Hy.Sy.De

Un attuatore lineare per uso automobilistico, basato su mol-le elicoidali a memoria di forma

Ricerca, innovazione e tecnologia 21EventiLunedì 25 marzo 2013

La ricerca, l’innovazione e l’alta tecnologia, con

tutte le loro prospettive di applicazione e con i possibili ritorni in termini economici e sociali passano dall’Istituto dei Materiali per l’elettroni-ca e il magnetismo (Imem). Con sede a Parma e con uni-tà operative a Trento (presso la Fondazione Bruno Kes-sler), a Genova (nell’Univer-sità) e a Torino (nel Politec-nico), è vocato all’eccellenza: sviluppa e studia materiali (inorganici, organici e ibri-di) con proprietà funzionali innovative per aprire pro-spettive tecnologiche di in-teresse economico e sociale.Semiconduttori, supercon-duttori e materiali magne-tici vengono preparati con proprietà su misura su scala macroscopica, microscopica e nanometrica. Il direttore Salvatore Ian-notta spiega “Vengono ot-tenuti mediante metodi, spesso sviluppati original-mente dai nostri ricercato-ri, di crescita controllati: in vuoto, per via chimica e altri e sotto varie forme: cristalli, strati sottili, nanostrutture. Studi con strumentazioni raffinatissime permettono di determinare proprietà strutturali, elettriche e otti-che, che possono poi essere ottimizzate”. Le applicazioni riguardano numerosi campi dell’elet-tronica e del magnetismo. Questi in particolare: effi-cienza energetica, energie rinnovabili e cogenerazio-ne, magneti senza materiali rari, sensoristica, motoristi-ca, auto elettriche, registra-zione magnetica, domotica, bioelettronica e biomedica.

Anche fotovoltaico, microgenerazione e refrigerazioneSensoristica per la sicurezza, qualità della vita e biomedica

Materiali e dispositivi per biomedica e bioelettronica

Tecnologie innovative con materiali dalle proprietà multi-funzionali

Le energie rinnovabili sono un terreno dove Imem è

senza dubbio leader. In par-ticolare, lo è nello sviluppo di materiali innovativi per la re-alizzazione di sistemi e compo-nenti per un uso più e�ciente, razionale e sostenibile dell’ener-gia, nello speci�co nel settore della micro-cogenerazione e della generazione distribuita. È stato messo a punto un nuovo processo di sintesi per celle sola-ri a �lm sottile ad alta e�cien-za di conversione trasferendo il materiale (CIGS) direttamente sul substrato, in un unico pas-saggio e senza produzione di ri�uti tossici.Questo processo si presta al-la produzione industriale low cost, anche su materiali plastici �essibili, di sistemi fotovoltaici più economici ed e�cienti di quelli attualmente presenti sul mercato, e adatti all’integra-zione con le strutture edilizie.

“Attività di ricerca avanzata e innovativa”, precisa Iannotta, “riguardano i materiali ma-gnetocalorici che promettono di rendere disponibili sistemi frigoriferi ecocompatibili in grado di funzionare con con-sumi elettrici molto minori di quelli attualmente impiegati per il ra�rescamento e il condi-zionamento estivo”. In�ne, con risultati di rilievo internazionale si sviluppano e progettano i principali com-ponenti di generatori termofo-

tovoltaici. “Tali sistemi”, dice Iannotta, “consentiranno di convertire le attuali caldaie casalinghe in generatori eco-nomici ed e�cienti di energia elettrica e termica per soddi-sfare al meglio le esigenze delle abitazioni civili”.

Le maggiori esigenze di con-trollo (degli ambienti do-

mestici e di lavoro da un lato, e dei prodotti e dei processi di produzione dall’altro) trovano risposte nelle reti sempre più ra�nate e intelligenti e nei sensori miniaturizzati integra-ti ed economici.Imem è impegnata anche in questo campo e a�ronta tali temi sviluppando nuove ge-nerazioni di sensori avanzati costituiti da materiali con pro-prietà multifunzionali, realiz-

zati con tecnologie e architet-ture innovative. Per esempio sensori di gas a elevatissima sensibilità basa-ti su nano-materiali (come i nano-�li di ossidi metallici mostrati nella foto), per la rivelazione di inquinanti am-bientali, gas pericolosi negli ambienti di lavoro o per il monitoraggio di sostanze li-berate nei processi industriali. Oppure sensori di movimento o di nano-particolato basati su nano-strutture di carburo di

silicio. Mediante nuove leghe metalliche magnetiche vengo-no invece realizzati sensori di corrente per le automobili del futuro. O, ancora, si sviluppa-no rivelatori di raggi X per ot-tenere radiogra�e a colori ad alta risoluzione da impiegare in medicina e per la sicurezza. In�ne, non manca lo sviluppo di sensori direttamente su sup-porti di uso quotidiano, come tessuti o plastiche con l’idea di processi integrabili nel mani-fatturiero anche tradizionale.

Di crescente rilievo è la messa a punto dei nanosistemi e dispositivi per il rilascio

controllato di farmaci per la terapia di ma-lattie, tra cui i tumori. E, di nuovo in questo caso, l’apporto di Imem è sostanziale. Iannot-ta dice in proposito “Nano�li a base di car-buro di silicio funzionalizzati con molecole organiche e nanoparticelle magnetiche sono studiati per la terapia fotodinamica attivata da raggi X per colpire le cellule tumorali at-traverso la produzione di ossigeno libero pro-dotto dal nanosistema altrimenti idealmente biocompatibile quando irraggiate”. Iannotta aggiunge che “la multifunzionalità dei nano-sistemi potrà permettere il loro monitoraggio con risonanza magnetica ed eventualmente l’attivazione della terapia ipertermica”. Ancora, Transistor elettrochimici e nano-sistemi multifunzionali vengono sviluppati sulla frontiera della bioelettronica in cui lo scambio dei segnali con i sistemi naturali è visto come la nuova prospettiva per la pro-stetica del futuro, in cui i dispositivi sensori-stici, tattili e altri, magari dotati di capacità adattative, potranno interfacciarsi diretta-mente con il sistema nervoso e quindi esse-

re controllati dal cervello. “Imem - conclude Iannotta - ha già dimostrato la capacità di produrre sinapsi arti�ciali utilizzando di-spositivi memristivi, capaci cioè di combina-re logica e memoria nello stesso materiale, e dunque elementi costitutivi di un’elettronica innovativa autoadattativa”. Il tutto a conferma di quella che in Italia continua a distinguersi come una punta d’ec-cellenza nel campo della ricerca e dell’inno-vazione.

Imem studia materiali innovativi - inorganici, organici e ibridi - di impatto su settori di interesse tecnologico strategico svilup-

pando la progettazione, sintesi e studio di nuovi composti inge-gnerizzati in termini di funzionalità e multifunzionalità, �no alla realizzazione di dimostratori, prototipi e dispositivi. Gli ambiti di maggior interesse sono elettronica, magnetismo e nanoscienze, orientati a e�cienza energetica, energie rinnovabili e cogenera-zione, auto elettriche, magneti privi di materiali rari, registrazio-ne magnetica, sensoristica, domotica, fotonica, bioelettronica e biomedicale.“I metodi di crescita controllati chimicamente e �sicamente, spes-so sviluppati dai nostri ricercatori - ci tiene a sottolineare il diret-tore Iannotta -, operano in condizioni di vuoto e alta pressione, da fase vapore, liquida o stato solido per ottenere cristalli, strati sot-tili, nanostrutture e nanosistemi, semiconduttori composti, ossidi metallici, materiali multiferroici, perovskiti ibride, leghe e ossidi magnetici, leghe di Heusler ferromagnetiche, nonché materiali molecolari, a base carbonio, ibridi e con proprietà memristive ca-paci di emulare i sistemi adattativi naturali”. In più, l’Istituto stu-dia e analizza le proprietà chimico/�siche, strutturali, elettriche, ottiche e magnetiche �no alla scala atomica per ingegnerizzare nuovi materiali e ottenere le proprietà multifunzionali costruite su misura che aprono nuove prospettive tecnologiche.

■ IMEM / L’Istituto Materiali per Elettronica e Magnetismo del Cnr è all’avanguardia nella ricerca

Tutto su inorganico, organico e ibridoSemiconduttori, magnetici e superconduttori per industria, medicina e tutto il resto

Sede dell’Istituto Imem a Parma. La foto è stata scattata in occasione del recente convegno (20-22 giugno 2012) “Workshop on Surfaces, interfaces and functionalization processes in organic compounds and applications”

Nanostruttura di ossido di zinco nella

caratteristica forma a

tetrapode vista al microscopio elettronico. Lo zoom mostra

la disposizione degli atomi

nel materiale. La colorazione

corrisponde alla emissione

di luce sotto stimolazione di

elettroni

Macchina di crescita di celle solari a film sottile mediante

tecnica Pulsed Electron Deposition (Ped) brevettata

Imem. Visibile il plasma generato da elettroni, cuore del processo di deposizione

Sensore di gas realizzato con nanofili di ossidi metallici (visibili nell’immagine ingrandita)

“Quindi”, sottolinea Iannot-ta, “si realizzano processi di fabbricazione e dispositivi prototipali anche all’interno di progetti di ricerca indu-striale”. Di rilievo sono le prestazio-ni: dei rivelatori di radiazio-ne X per applicazioni in am-

bito sicurezza, biomedicale e spazio, nonché delle celle e sistemi fotovoltaici a film sottile, dei sistemi di sensori nanometrici e dei disposi-tivi ibridi per l’analisi am-bientale, la sicurezza agro-alimentare, la biomedica e farmaceutica.

22 Ricerca, innovazione e tecnologiaEventi

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Al Dipartimento di In-gegneria “Enzo Ferra-

ri” (Dief) dell’Università di Modena e Reggio Emilia non ci si occupa solo di motori da Formula Uno. Sul tema dell’e�cienza e dell’innova-zione energetica l’Energy Te-am del professor Paolo Tarta-rini, delegato del rettore per le problematiche energetiche di Ateneo, sta sviluppando importanti attività di ricerca.Il Laboratorio per l’e�cien-za energetica (EELab, Ener-gy E�ciency Laboratory) si sta occupando di e�cienza energetica, regime estivo e diagnosi energetiche. Invece il BeeLab (Bio Energy E�-ciency Laboratory) è impe-gnato sul fronte delle bio-masse e della gassi�cazione. Bioboost, invece, è la società che si occupa dello sfrutta-mento delle biomasse deri-

vanti da allevamento e agri-coltura per la produzione di energia attraverso digestione anaerobica.Tutte le attività sono svol-te da giovani e brillanti ri-cercatori che lavorano con strumentazioni all’avanguar-dia. In questa pagina sono illustrate alcune delle attività svolte dall’Energy Team del prof. Tartarini.

Sviluppato da BeeLab un gassificatore stratificatoIl reattore è stato prima modellizzato al calcolatore, poi costruito e testato: si è dimostrato in grado di processare biomasse legnose di tipologia di�erente

Bioboost, la società del biogas Valorizzare gli scarti di allevamento e agricoltura.E la ricerca universitaria si trasforma in impresa

Nel campo della con-versione energetica di

biomasse, i gassificatori stra-tificati sono da anni conside-rati un buon compromesso tra praticità di utilizzo e qua-lità del gas prodotto. Per indagare l’utilizzo di re-attori innovativi per la pro-duzione di energia, il labo-ratorio BeeLab (Bio energy efficiency Laboratory, nato dall’EELab per seguire il set-tore biomasse in maniera più approfondita), guidato dagli ingegneri Giulio Allesina e Simone Pedrazzi, ha svilup-pato un gassificatore stratifi-cato partendo da un prodotto commerciale dell’azienda All Power Labs di Berkeley negli Usa. Il reattore è stato prima modellizzato al calcolatore, poi costruito e testato, e si è dimostrato capace di proces-sare con efficacia biomasse legnose di tipologia differente e caratterizzate da forti diso-

mogeneità. Grazie alla stru-mentazione di cui dispone il BeeLab, le biomasse e il syn-gas prodotti dalla gassifica-zione sono stati caratterizzati tramite analisi elementare, gascromatografia e analisi calorimetrica. Dopo la fase sperimentale

di validazione del modello matematico del gassificatore, il reattore è divenuto parte integrante del laboratorio BeeLab. In questo modo può operare come soggetto impar-ziale per valutazioni obiettive nel controverso settore degli impianti a biomasse.

Nel caso dell’ingegner An-tonio Libbra, la ricerca

universitaria ha portato alla

nascita di Bioboost, una Srl autonoma. Sempre in collabo-razione con il Dief si occupa

dello sfruttamento delle bio-masse da allevamento e agri-coltura per la produzione di energia in impianti di biogas. Bioboost e�ettua indagini mirate su tutti gli aspetti più delicati dell’intervento, veri�-cando i vincoli legati a norme locali che possono intralciare i progetti.Seleziona con cura le aziende agricole a più alto potenziale di rendimento. Esegue analisi in laboratorio delle biomasse disponibili e propone il forni-tore di impianto più a�dabile e adatto alle speci�cità di ogni azienda agricola.La di�usione di impianti per la produzione di energia elettrica da biogas o�re vantaggi tangi-bili sia al settore agricolo sia a

tutta la collettività, in termini di riduzione dell’impatto am-bientale del settore primario e di bene�ci economici di�usi. I nuovi incentivi 2013 pre-miano le aziende agricole di medio-piccola dimensione e l’allevatore che decide di do-tare la propria azienda di un impianto per la valorizzazione dei suoi re�ui può contare su rendimenti dell’investimento prossimi al 15% (oltre il 40% se �nanziato con equity al 20%). Un soggetto non agrico-lo che decida di investire in un impianto biogas può ottenere rendimenti prossimi al 9% (ol-tre il 15% con equity al 20%). Con questi presupposti anche un investitore non agricolo può piani�care un investimento.

■ ENERGY TEAM / Le ricerche sulle energie pulite di EELab e BeeLab al Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari” dell’Università di Modena e Reggio Emilia

Soluzioni per l’efficienza energetica e l’innovazione Le diverse attività dell’istituto sono svolte da giovani e brillanti ricercatori, che lavorano con strumentazioni all’avanguardia

EELab, studi e servizi per l’industriaObiettivo del team: ridurre i consumi degli edi�ci e l’impatto energetico e ambientale

L’Energy Team del professor Paolo Tartarini si occupa di studi e servizi legati all’e�cienza energetica delle attività

industriali, pubbliche e commerciali. I ricercatori coinvolti in prima �la, tra cui gli ingegneri Chiara Lodi e Fabio Ferrari, si occupano dalla progettazione architettonica integrata all’ana-lisi e validazione di modelli energetici, con l’obiettivo di rag-giungere la minimizzazione dei consumi e quindi dell’impatto energetico e ambientale.Una delle linee di ricerca sviluppate dal team è quella legata alla modellazione del comportamento energetico degli edi�ci in regime dinamico. Una volta garantita sul campo l’a�dabi-lità dei modelli dinamici sviluppati, questi vengono utilizza-ti per valutare le migliori soluzioni progettuali disponibili e quanti�care l’impatto delle scelte progettuali e la relativa ana-lisi costi-bene�ci. Questa strategia consente di prendere deci-sioni sulla base di possibili scenari per i quali è stata veri�cata la corrispondenza con le condizioni reali di comportamento di un sistema edi�cio-impianto.Le attività dei ricercatori si concentrano anche sull’applicazio-ne di approfondite diagnosi energetiche volte a individuare e risolvere anomalie, malfunzionamenti e sprechi energetici di edi�ci, layout produttivi e sistemi energetici ausiliari. Gli au-dit energetici realizzati dal team di ricerca vengono condotti con l’ausilio di avanzate strumentazioni di indagine non inva-siva. La ricerca sulle migliori tecniche di monitoraggio degli edi�ci trova la sua applicazione in approfondite analisi dei �ussi energetici in strutture civili e industriali per individuare i costi energetici occulti.

Nuove case: consumare poco e non solo in invernoSono necessarie strategie più complete anche in considerazione di stagioni e latitudini

Sul tema dell’e�cienza energetica e del regime estivo l’EELab sta sviluppando soluzioni che vanno oltre l’idea comune di

consumare poca energia per il riscaldamento invernale. Infatti, per ottenere la vera e�cienza energetica sono necessarie diver-se strategie in considerazione delle stagioni e delle latitudini. Per questo motivo il laboratorio svolge misurazioni accurate sulle super�ci edili per valutarne le speci�che proprietà termo-�siche super�ciali degli involucri edilizi.I parametri speci�ci presi in considerazione sono la ri�ettan-za solare e l’emissività termica, che rappresentano, rispettiva-mente, la capacità di una super�cie di ri�ettere la radiazione solare incidente e quella di emettere energia sotto forma di radiazione infrarossa. Super�ci esterne degli edi�ci caratteriz-zate da elevati valori di ri�ettanza ed emissività, le cosiddette “cool surfaces” (“cool roofs” per le coperture), garantiscono il benessere all’interno delle strutture e ridotti costi di climatiz-zazione. Il coordinamento delle attività è a�dato all’ingegner Alberto Muscio che da anni, con l’EELab, fornisce alle aziende supporto tecnico-scienti�co nello sviluppo di “cool roofs” e di “cool colors”: super�ci fredde (alto-ri�ettenti e alto-emissive), per l’edilizia tradizionale, ma anche per realizzazioni innova-tive dal punto di vista dell’e�cienza energetica estiva di edi�ci, impianti, autoveicoli e imbarcazioni.

Da sinistra: gli ingegneri Alberto Muscio (coordinatore), Fabio Ferrari e Chiara Lodi che realizzano progetti integrati

Il professor Paolo Tartarini, delegato del rettore per le problematiche energetiche di Ateneo

Un impianto di biogas. La società Bioboost analizza la resa degli impianti, suggerisce le soluzioni migliori e aiuta a districarsi con la burocrazia

Gli ingegneri Simone Pedrazzi e Giulio Allesina

L’Energy Team del professor Paolo Tartarini,

delegato del rettore per le problematiche

energetiche di Ateneo, sta sviluppando

importanti attività di ricerca

Trasferimento tecnologico

Mettere le aziende nelle condizioni di migliorare la propria competitività, attraver-so l’apprendimento di metodologie manageriali che, implementate internamente e adattate al proprio contesto, ne favoriscono la crescita. Questa la mission di CNA Innovazione, il Centro per l’Innovazione della Rete dell’Alta Tecnologia promosso da CNA Emilia Romagna e orientato a favorire l’innovazione gestionale nelle piccole e medie imprese, accompagnandole verso percorsi di miglioramento. CNA Innovazione è nata nel 2005 da un’idea di CNA Emilia Romagna e sin dall’inizio ha sviluppato un doppio fi lone di attività con lo scopo di sostenere le PMI: da un lato il trasferimento tecnologico, dall’altro il ben-chmarking. Il primo obietti-vo è mettere in relazione le piccole imprese e la ricerca pubblica, due mondi lonta-ni, diffi cili da far interagire. Oggi CNA Innovazione è in grado di operare come intermediario e integrato-re tra l’off erta di “ricerca e tecnologia” e i fabbisogni del sistema imprenditoriale. “Grazie all’implementazione di servizi specifi ci e perso-nalizzati costruiti su misu-ra per le Piccole e Medie Imprese” - spiega Gabriele Morelli, amministratore unico - “CNA innovazione supporta le imprese per vin-cere la sfi da della competi-tività e favorire lo sviluppo della cultura e della pratica dell’innovazione organizza-tiva e manageriale.”

Benchmarking

Cos’è il benchmarking? Si tratta di una metodologia basata sul confronto sistematico e l’analisi di dati aziendali, che permette alle realtà che la appli-cano di compararsi con le migliori esperienze e soprattutto di apprendere da queste. In tale modo è possibile scoprire le criticità che sono presenti all’interno delle PMI, trovando le soluzioni più idonee capaci di migliorare i risultati aziendali.CNA Innovazione propone un sistema di benchmarking frutto di anni di sperimentazione e collaudato a livello internazionale, che consente di trarre spunti dalle best practice, sviluppando tecniche manageriali e so-luzioni organizzative personalizzate e disegnando percorsi autonomi di cambiamento. CNA Innovazione ha adottato questa metodologia e l’ha ap-plicata con successo su migliaia di PMI, non solo italiane.

Una delle principali di-rettrici su cui CNA Emilia Romagna e CNA Innova-zione stanno investendo è quella legata ai cluster. La volontà è quella di supportare le aggregazio-ni di PMI integrandole all’interno di contesti al-largati ai principali attori – quali università, scuole, banche, istituzioni, policy maker – che, al fi anco del-le imprese, contribuisco-no all’obiettivo comune di migliorare la competitivi-tà di quel territorio. Uno dei principali progetti in corso, che vede CNA Emi-lia Romagna capofi la e la Regione Emilia-Romagna partner, è “C Plus- Imple-menting World Class Clu-sters in Central Europe”, progetto europeo rivolto al futuro.

Progetto Central Europe C-PLUS IMPLEMENTING WORLD-CLASS CLUSTERS IN CENTRAL EUROPE -WP2: Communication, knowledge management and dissemination - Codice CUP E35C09011080006

programma Central Europe codice 2CE237P1

Investire sulla competitività, questo è l’obiettivo del Progetto europeo C-Plus che vede CNA Emilia Romagna come lead partner affi ancata da una ricca pertnership internazionale: la Regione Emilia-Romagna, centri di ricerca e agenzie di sviluppo di Austria, Ungheria, Germania, Polonia e Repubblica Ceca. Il progetto prevede 4 step: realizzare il quadro economico-sociale-politico dei sistemi coinvolti attraverso ricer-che statistiche, unire imprese e sistema locale, attraverso strumenti di benchmarking, scambiare buone prassi all’interno o all’esterno in una logica di confronto continuo, defi nire un piano comune di azione e una “cabina di regia” costituita da professionisti con l’obiettivo di monitorare permanentemente i cluster.

www.projectc-plus.eu

SAVE-THE-DATE: Conferenza Finale C-Plus23 Aprile 2013 - International Forum: World Class Clusters and Regional Dynamism

Terza Torre Regione Emilia Romagna, Viale della Fiera, 8 BolognaCon la partecipazione di Richard Keegan, Enterprise Ireland and Trinity College, Alberto Pezzi, TCI Network,

Enzo Rullani, Venice International University, rappresentanti di ECO - European Cluster Observatory,European Commission e di diversi progetti internazionali sui cluster.

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Ricerca, innovazione e tecnologia 23EventiLunedì 25 marzo 2013

Synthema nasce nel 1993 come spin-o� del Centro

di Ricerca Ibm di Pisa e si pre-senta oggi come una società che sviluppa prodotti e solu-zioni in tre grandi macroaree che gravitano tutte intorno alla tecnologia del linguaggio naturale: Speech, Traduzione e Semantica. L’area Speech riguarda prodotti e soluzio-ni basate sul riconoscimento automatico del parlato e sulla sintesi vocale o Text to Speech. Mario Spoto, uno dei responsa-bili dell’azienda, a�erma “Que-ste tecnologie trovano spazio sia nel mercato consumer, sia in mercati specializzati, come quello ospedaliero, che utiliz-za i nostri sistemi di dettatura vocale per accorciare i tempi di emissione dei referti. Le stesse soluzioni sono utilizzate anche dalle Pa e dal Parlamento per trascrivere le sedute e velociz-zare la realizzazione dei verbali”. La società o�re poi un’ampia gamma di prodotti, soluzioni e servizi, sia in ambito consu-mer che aziendale, nell’ambito della Traduzione Automatica, Assistita e Tradizionale. Punto di forza dell’azienda è la Tecno-logia Semantica, che permette di comprendere il linguaggio umano e di riconoscere il signi-

Il nome, myCicero, evoca le guide locali che accom-

pagnavano i visitatori tra le meraviglie archeologiche di Roma, con la loro parlanti-na che ricordava l’eloquenza dell’antico oratore romano, Marco Tullio Cicerone. Si chiama semplicemente myCicero la piattaforma in-formatica messa a punto da Pluservice, l’azienda marchi-giana nota in Italia per l’of-ferta di servizi e sistemi di infomobilità. Il nuovo siste-ma si propone, infatti, come guida personale del cittadino e del turista per conoscere e fruire al meglio i servizi e le opportunità che il territorio o�re. In pratica, myCicero è consultabile o dall’indirizzo internet www.mycicero.it o scaricando gratuitamente sul proprio smartphone (An-droid e iOs) l’omonima App. Già oggi MyCicero o�re mol-tissime informazioni: dalla mappa interattiva (quella arcinota di Google) a tutti i servizi di trasporto pubblico e di sosta. Presto sarà possi-bile anche consultare l’o�erta commerciale, turistica e cul-turale. Ma non è tutto: myCi-cero consente di acquistare il biglietto dell’autobus o rinno-

Punto di forza dell’azienda so�ware è la Tecnologia Semantica Applicativo per la vita quotidiana dai mezzi pubblici al parking

Riconoscimento del linguaggio Da guida ad assistente personale

�cato di un testo, senza essere legati alle parole chiave.Pressoché in�nite sono le sue possibilità di applicazione, dalla ricerca intelligente di informa-zioni - con la realizzazione di sistemi che forniscono risposte automatiche alle domande fatte in forma colloquiale, creando, di fatto, degli sportelli virtuali - alla classi�cazione automa-tica di contenuti multimediali e documenti, al clustering e all’estrazione di informazioni e relazioni nascoste tra entità che sfuggono a un esame ma-nuale. Non da meno, la capacità di comprensione del linguag-gio è alla base di sistemi che, attraverso l’analisi di siti Web, forum, blog, social network, sono in grado di fornire auto-maticamente risposte inerenti alla Brand reputation o al Web sentiment. Oltre alle soluzio-

vare il proprio abbonamento, o pagare l’e�ettivo tempo di sosta della propria auto sen-za preoccuparsi di monetine e voucher. Nei prossimi mesi saranno disponibili altre uti-li possibilità di prenotazione e acquisto: dal posto a teatro al coupon promozionale. Da notare, in�ne, la caratteristica “glocal” di myCicero: un’uni-ca App con contenuti che si aggiornano in funzione della speci�ca località in cui l’uten-te sta consultando il sistema. A oggi sono on-line tutti i

ni realizzate per enti pubblici e privati, esempio alla portata di tutti di questa tecnologia è Vocal Memory, una recente applicazione per Android che permette all’utente di dialogare con lo smartphone usando il normale linguaggio.“Si può paragonare l’app a una sorta di alter-ego, che capisce quello che l’utente dice, ed è pronto a ricordare appunta-menti, impegni, anniversari e scadenze, nonché a rispondere ad eventuali interrogazioni” spiega Spoto. È anche in grado di identi�care i riferimenti tem-porali in una frase e impostare automaticamente un evento sul calendario e, non da meno, of-fre una funzione di ricerca che permette di restituire i risultati memorizzati precedentemente. Il tutto utilizzando il normale parlato.

servizi di trasporto pubblico delle regioni Marche, Tosca-na, Sardegna e di molte altre province (Bari, Cuneo, Pa-dova, Pavia, Chieti, Pescara, Vicenza…), con la possibilità per alcune di acquistare bi-glietti e abbonamenti. Per il pagamento della sosta, inve-ce, il servizio appena lanciato è già stato adottato da alcune città (Pesaro, Ancona, Seni-gallia, Falconara Marittima, Cervia, Ravenna, Fermo) e altre 200 in tutta Italia hanno manifestato forte interesse.

■ SYNTHEMA / Nata 20 anni fa da uno spin-o� del Centro di Ricerca Ibm di Pisa ■ MYCICERO / La tecnologia aiuta a vivere in modo smart la propria città

myCicero è l’App per avere informazioni e servizi nelle smart city

Università Cattolica del Sacro Cuore Facoltà di Agraria

ALTA TECNOLOGIA NELLA RICERCA AGROALIMENTARE

Sicurezza Alimentare Biodiversità Nutrizione

Osservare e studiare l’ultra-piccolo è stato uno degli obiettivi costanti della Facoltà di Agra-ria di Piacenza e Cremona, fi n dal suo anno di nascita, il 1953.

Il Centro di Microscopia inter-Istituto si è costantemente aggiornato e potenziato e costi-tuisce oggi uno strumento essenziale sia per la ricerca sia per il supporto all’industria e ai servizi di monitoraggio ambientale, ma non disdegna anche incursioni nel mondo dell’arte.

La foto qui sotto è stata esposta alla mostra “Estetica dell’invisibile” in cui fotografi e di os-servazioni al nostro microscopio elettronico sono state accoppiate a oggetti di uso comune. Riuscireste a indovinare cosa sono le strutture riprese in bianco nero nella parte superiore della foto qui, sopra alle “rose del deserto”?

Gli studi di microscopia hanno contributo allo sviluppo di nuovi alimenti come i latti probiotici e hanno supportato lo sviluppo della lotta integrata agli insetti dannosi per le produzioni agrarie.

La possibilità di analizzare la composizione atomica dei campioni rende possibile la de-terminazione della composizione di campioni ambientali (polveri) e industriali, al fi ne della protezione ambientale e una migliore lotta alle muffe produttrici di micotossine.

Il centro collabora con le industrie alimentari, gli enti di tutela ambientale del territorio, le in-dustrie chimiche, metalmeccaniche e farma-ceutiche.

Per tutti coloro che fossero intenzionati a sa-perne di più, inviare una mail a:[email protected].

P.S. Le microscopiche “rose del deserto” sono cristalli di deposito del vino!

Il Centro di Ricerca sulla Biodiversità e sul DNA antico (BioDNA) studia l’evo-luzione del genoma e la diversità genetica delle specie vegetali, animali e dei microorganismi attraverso l’analisi del DNA, antico e moderno.

I fi loni di ricerca di BioDNA includono lo studio di ecosistemi terrestri e acquatici, l’ottimizzazione di strategie di conservazione della biodiversità e applicazioni nel settore agroalimentare, quali la tracciabilità e rintracciabilità dei prodotti ali-mentari.

Attraverso lo studio geografi co e storico delle mutazioni del DNA avvenute nel tempo, è possibile ricostruire la storia evolutiva degli organismi che dal Neoli-tico hanno accompagnato l’uomo durante migrazioni e conquiste. Queste in-formazioni, unite a fonti storiche, archeologiche ed archeobiologiche, possono

contribuire alla ricostru-zione della storia antica dell’uomo.

Il piacere di approfondi-re, dibattere e lanciare nuove sfi de in questo settore, sta alla base del lavoro quotidiano all’in-terno dei laboratori. Per qualsiasi tipo di informa-zione o approfondimen-to, è possibile contattare i referenti a questo indi-rizzo mail: [email protected].

Il C.R.B., centro ricerche biotecnologiche, indirizza le più moderne tecniche di indagine molecolare verso le esigenze concrete del sistema agro-alimentare.

Focus dell’attività di ricerca è lo sviluppo di prodotti alimentari di elevata qua-lità e con proprietà salutistiche. L’equipe di ricercatori studia in particolare le popolazioni microbiche complesse con attenzione sia ai microrganismi utili alla trasformazione degli alimenti che a quelli potenzialmente pericolosi.

Oggi gli interessi del CRB sono estesi anche al ruolo dei microrganismi produtto-ri di metano nel settore agro-zootecnico per ridurre la generazione di “gas-serra” da parte dei ruminanti e per la produzione di biogas come risorsa energetica.

Le tecnologie d’avanguardia utilizzate spaziano dalle analisi di proteine e acidi nucleici allo studio di batteri e di cellule animali coltivate in vitro, fi no ad arrivare, ove necessario, allo studio di modelli animali.

Il Centro dispone di tecniche raf-fi nate di indagine molecolare per l’analisi delle materie prime e dei prodotti alimentari fi niti e colla-bora con numerose strutture di ricerca nazionali ed internazio-nali, industrie alimentari ed enti pubblici.

Informazioni all’[email protected]

Il “Centro di ricerca sulla Nutrigenomica” (NUTRIGEN) è stato fondato con il supporto della fondazione “Enrica e Romeo Invernizzi”.

La multidisciplinarietà è uno dei principali punti di forza di NUTRIGEN: la ricerca in campo nutrigenomico infatti punta allo studio dell’interazione tra nutrizione, batteri intestinali, metabolismo ed espressione genica negli animali, con l’obiet-tivo di fornire informazioni sulla prevenzione delle disfunzioni digestive e sulla salute animale ed umana.

Il centro si avvale delle più moderne tecnologie post-genomiche (trascrittomica, proteomica e metabolomica) e collabora con numerosi gruppi di ricerca nazio-nali ed internazionali.

E-mail per approfondimenti ed informazioni: [email protected].

Centro di Microscopia Elettronica

Centro di Ricerca sulla Biodiversità e sul DNA antico

Centro RicercheBiotecnologiche

Centro di ricerca sulla Nutrigenomica - NUTRIGEN

24 Ricerca, innovazione e tecnologiaEventi

Lunedì 25 marzo 2013