e Buone Notizie! - abbaziaeparrocchiedilucoliold.it 2011...perdono e la r mancanza di sincero...

4
Una Storia per L’anima Perché le persone gridano (Mahatma Gandhi) Un giorno un pensatore indiano fece la seguente domanda ai suoi discepoli: "Perché le persone gridano quando sono arrabbiate?". "Gridano perché perdono la calma", rispose uno di loro. "Ma perché gridare, se la persona sta al suo lato?", disse nuovamente il pensatore. "Bene, gridiamo perché desideriamo che l'altra persona ci ascolti", replicò un altro discepolo. E il maestro tornò a domandare: "Allora non è possibile parlargli a voce bassa?". Varie altre risposte furono date ma nessuna convinse il pensatore. Allora egli esclamò: "Voi sapete perché si grida contro un'altra persona quando si è arrabbiati?Il fatto è che, quando due persone sono arrabbiate, i loro cuori si allontanano molto. Per coprire questa distanza bisogna gridare per potersi ascoltare. Quanto più arrabbiati sono, tanto più forte dovranno gridare per sentirsi l'uno con l'altro. D'altra parte, che succede quando due persone sono innamorate? Loro non gridano, parlano soavemente. E perché? Perché i loro cuori sono molto vicini. La distanza tra loro è piccola. A volte sono talmente vicini i loro cuori che neanche parlano, solamente sussurrano. E, quando l'amore è più intenso, non è necessario nemmeno sussurrare, basta guardarsi. I loro cuori si intendono. E' questo che accade quando due persone che si amano si avvicinano!". Infine il pensatore concluse dicendo: "Quando voi discuterete, non lasciate che i vostri cuori si allontanino, non dite parole che li possano distanziare di più, perché arriverà un giorno in cui la distanza sarà tanta che non incontreranno mai più la strada per tornare". 11 settembre 2011 Numero 15 XXIV Domenica del T.O.: Nel Vangelo di questa domenica troviamo San Pietro che cerca di mostrarsi molto generoso dicendo a Gesù di voler perdonare fino a sette volte. La risposta di Gesù è ben chiara: «Non ti dico di perdonare fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette». Il che vuol dire «sempre», senza eccezione alcuna. Per noi cristiani ciò è un atto dovuto perché noi, per primi, siamo stati soggetti di perdono e di infinita misericordia. Siamo stati liberati dalla schiavitù del peccato a prezzo del sangue di Cristo. Quello stesso perdono ci è stato donato ogni volta che, dopo il nostro peccato, pentiti, lo abbiamo invocato con fede. Siamo ormai certi che la dote più bella che ci è dato di conoscere in Dio onnipotente e Signore, è proprio la sua misericordia. Lo stesso Pietro dopo la triplice negazione, dopo il suo pianto di pentimento, sperimenterà la gioia del perdono e la rinnovata investitura a guida della Chiesa. In Cristo abbiamo ormai l'evidenza che la misericordia e il perdono in Dio, non hanno limiti. L'unico ostacolo rimane l'ostinazione al male e la mancanza di sincero pentimento. Saremmo davvero di una inimmaginabile malvagità se dopo aver goduto tante e tante volte di un condono completo e gratuito dei nostri innumerevoli debiti, negassimo al nostro prossimo lo stesso dono, con la stessa gratuità e generosità. Dovremmo perciò prima di andare a chiedere al Signore il perdono dei nostri peccati, offrirlo incondizionatamente al nostro prossimo. Significa che vogliamo recuperare non solo la grazie e le benevolenza divina, ma anche l'armonia e la pace piena con il nostro prossimo. (Tratto da www.qumran2.net) Il perdono non è cosa facile ed immediata, ma la prima cosa che si può e si deve fare è pregare per quella persona. Pregare vuol dire, chiedere al Signore tutto il bene possibile per quella persona. … e Buone Notizie! Un giornalino al servizio dei Cuori di Gesù e di Maria

Transcript of e Buone Notizie! - abbaziaeparrocchiedilucoliold.it 2011...perdono e la r mancanza di sincero...

Una Storia per L’anima

Perché le persone gridano (Mahatma Gandhi) Un giorno un pensatore indiano fece la seguente domanda ai suoi discepoli:

"Perché le persone gridano quando sono arrabbiate?".

"Gridano perché perdono la calma", rispose uno di loro. "Ma perché gridare, se la persona sta al suo

lato?", disse nuovamente il pensatore.

"Bene, gridiamo perché desideriamo che l'altra persona ci ascolti", replicò un altro discepolo.

E il maestro tornò a domandare: "Allora non è possibile parlargli a voce bassa?".

Varie altre risposte furono date ma nessuna convinse il pensatore. Allora egli esclamò: "Voi sapete

perché si grida contro un'altra persona quando si è arrabbiati?Il fatto è che, quando due persone sono

arrabbiate, i loro cuori si allontanano molto. Per coprire questa distanza bisogna gridare per potersi

ascoltare. Quanto più arrabbiati sono, tanto più forte dovranno gridare per sentirsi l'uno con l'altro.

D'altra parte, che succede quando due persone sono innamorate? Loro non gridano, parlano

soavemente. E perché? Perché i loro cuori sono molto vicini. La distanza tra loro è piccola. A volte sono

talmente vicini i loro cuori che neanche parlano, solamente sussurrano. E, quando l'amore è più intenso,

non è necessario nemmeno sussurrare, basta guardarsi. I loro cuori si intendono. E' questo che accade

quando due persone che si amano si avvicinano!". Infine il pensatore concluse dicendo: "Quando voi

discuterete, non lasciate che i vostri cuori si allontanino, non dite parole che li possano distanziare di

più, perché arriverà un giorno in cui la distanza sarà tanta che non incontreranno mai più la strada per

tornare".

11 settembre 2011 Numero 15

XXIV Domenica del T.O.: Nel Vangelo di questa domenica

troviamo San Pietro che cerca di mostrarsi molto generoso dicendo a Gesù di voler perdonare fino a sette volte. La risposta di Gesù è ben chiara: «Non ti dico di perdonare fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette». Il che vuol dire «sempre», senza eccezione alcuna. Per noi cristiani ciò è un atto dovuto perché noi, per primi, siamo stati soggetti di perdono e di infinita misericordia. Siamo stati liberati dalla schiavitù del peccato a prezzo del sangue di Cristo. Quello stesso perdono ci è stato donato ogni volta che, dopo il nostro peccato, pentiti, lo abbiamo invocato con fede. Siamo ormai certi che la dote più bella che ci è dato di conoscere in Dio onnipotente e Signore, è proprio la sua misericordia. Lo stesso Pietro dopo la triplice negazione, dopo il suo pianto di pentimento, sperimenterà la gioia del perdono e la rinnovata investitura a guida della Chiesa. In Cristo abbiamo ormai l'evidenza che la misericordia e il perdono in Dio, non hanno limiti. L'unico ostacolo rimane l'ostinazione al male e la mancanza di sincero pentimento. Saremmo davvero di una inimmaginabile malvagità se dopo aver goduto tante e tante volte di un condono completo e gratuito dei nostri innumerevoli debiti, negassimo al nostro prossimo lo stesso dono, con la stessa gratuità e generosità. Dovremmo perciò prima di andare a chiedere al Signore il perdono dei nostri peccati, offrirlo incondizionatamente al nostro prossimo. Significa che vogliamo recuperare non solo la grazie e le benevolenza divina, ma anche l'armonia e la pace piena con il nostro prossimo. (Tratto da www.qumran2.net)

Il perdono non è cosa facile ed immediata, ma la prima cosa che si

può e si deve fare è pregare per quella persona. Pregare vuol dire, chiedere al Signore tutto il bene

possibile per quella persona.

… e Buone Notizie! Un giornalino al servizio dei Cuori di Gesù e di Maria

Noi Figli di Dio: La “Direzione Spirituale” di Padre Pio La direzione di coscienza è un aiuto che un uomo presta ad un altro, perché diventi se stesso nella propria fede. Il pensiero di Padre Pio sull’importanza della direzione spirituale è chiaramente

manifestato con la risposta data alla precisa domanda se si potesse andare avanti nella via della perfezione “senza la direzione spirituale”. “Può anche bastare il confessore - dice Padre Pio - e quando questo non sia capace a comprendere certe situazioni dello Spirito, ci si rimette alla bontà di Dio. Però far da sé è come studiare da sé; col maestro si fa prima e meglio.” Se confessore e direttore spirituale possono essere diversi, l’unione delle due funzioni nell’unica persona presenta grandi vantaggi, perché si ha maggiore unità di direzione, una più intima conoscenza dell’anima e si

eviterà che uno dica cose diverse dell’altro. Convinto dell’efficacia e della necessità della direzione, Padre Pio lamenta la mancanza di direttori “ben illuminati nelle vie di Dio”; e riecheggiando il pensiero di S. Giovanni della Croce, deplora il cattivo risultato di una mancata ed adeguata preparazione: “avrebbe bisogno di una e più assidua direzione spirituale - scrive, riferendosi ad un caso particolare - e che stando la coscienza di chi guida e di chi ne ha la cura, è più il male che a lei ne arrechi che il bene” (Ep I,617). Da convinzione sincera nasce nell’animo

di Padre Pio una disponibilità ed uno zelo che non conosce limiti per aiutare le anime a scoprire la via che Dio traccia a ciascuno. [A. Ripabottoni, Padre Pio e la Preghiera, 2003, pp. 96-97]

LA MESSA: INCONTRO VITALE CON IL PADRE, IL SALVATORE E IL SANTIFICATORE La Santa Messa è “insondabile”, ma nonostante tutto sarà bene parlare di essa in quanto è l’ultimo regalo che ha voluto fare Gesù ai suoi apostoli ed a partire da loro, a tutti coloro che per mezzo di loro crederanno in Lui. Gesù parlaci tu di ciò che hai voluto istituire nell’ultima tua “cena” a favore del tuo popolo “cristiano”. Gesù parlaci tu ed aiutaci tu a “com-prendere” l’accadimento della “Celebrazione Eucaristica” in cui tu continui ad alimentare la nostra fede con il tuo “Perdono”, la tua “Accoglienza”, la tua “Presenza” e la tua “Offerta”. Non sarà facile parlarne, ma la Messa è ciò che rende felice di esistere e di essere cristiani. Dio, Santa Trinità, non mancare di rivelarci ciò che tu hai voluto istituire e ciò che tu vuoi donare e far vivere ad ogni tuo figlio che partecipa alla “Tua” “Santa Messa”. In questo primo discorso ci fermiamo ad invocare aiuto dallo Spirito per poter parlare al popolo Lucolano dell’importanza relazionale e salvifica della Celebrazione Eucaristica in modo che gli anziani, i giovani, le famiglie e i bambini, “com-prendendo” il vero significato della Messa e vi aderiscano e partecipino con gioia, magari aiutando i sacerdoti a rinnovare benevolmente le parti delle celebrazioni che si possono e si vogliono rinnovate. Dio permetta a noi suoi figli la “conoscenza”, per poter vedere la “partecipazione fervorosa ed attiva” alla sua attività di salvezza presente nella Messa.

EUCARISTIA PANE SPEZZATO PER LA VITA DEL MONDO «Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6,51). Con queste parole il Signore

rivela il vero significato del dono della propria vita per tutti gli uomini. Esse ci mostrano anche l'intima compassione che Egli ha per ogni persona. Ogni Celebrazione eucaristica attualizza sacramentalmente il dono che Gesù ha fatto della propria vita sulla Croce per noi e per il mondo intero. Al tempo stesso, nell'Eucaristia Gesù fa di noi testimoni della compassione di Dio per ogni fratello e sorella. Nasce così intorno al Mistero eucaristico il servizio della carità nei confronti del prossimo, che « consiste appunto nel fatto che io amo, in Dio e con Dio, anche la persona che non gradisco o neanche conosco. Allora imparo a guardare quest'altra persona non più soltanto con i miei occhi e con i miei sentimenti, ma secondo la prospettiva di Gesù Cristo». L'Eucaristia spinge ogni credente a farsi «pane spezzato» per gli altri, e

dunque ad impegnarsi per un mondo più giusto e fraterno. Davvero la vocazione di ciascuno di noi è quella di essere, insieme a Gesù, pane spezzato per la vita del mondo.

Benedetto XVI Sacramentum caritatis

Ti piace questo Giornalino? Hai suggerimenti o vuoi informazioni sulle nostre attività? Clicca su

www.abbaziaeparrocchiedilucoli.it- [email protected]

15 Settembre: Maria Addolorata

Sul Calvario, si potevano mirare due vittime: il Figlio, che sacrificava il corpo con la morte, e la Madre Maria, che sacrificava l'anima con la colui passione. Il Cuore della Vergine era il riflesso dei dolori di Gesù. D'ordinario la madre sente le sofferenze dei figli più delle proprie. Dice San Bonaventura che tutte quelle piaghe ch'erano sparse sul corpo di Gesù, erano nello stesso tempo tutte unite nel Cuore di Maria. - Più si ama una persona e più si soffre nel vederla soffrire. L'amore che la Vergine nutriva per Gesù era smisurato; lo amava di amore soprannaturale come suo Dio e di amore naturale come suo Figlio; ed avendo un Cuore delicatissimo, soffrì tanto da meritare il titolo di Addolorata e di Regina dei Martiri. La nostra riconoscenza verso la Madonna sia almeno questa: meditare e compatire i suoi dolori. Gesù rivelò alla Beata Veronica da Binasco che molto si compiace nel vedere compatita la Madre sua, perché gli sono care le lacrime che Ella sparse sul Calvario. La stessa Vergine si dolse con Santa Brigida che sono molto pochi coloro che la compatiscono e la maggior parte dimentica i suoi dolori. La Chiesa per onorare l'Addolorata ha istituito una festa liturgica, che ricorre il quindici settembre. Nelle « Glorie di Maria » Sant'Alfonso scrive: Fu rivelato a Santa Elisabetta Regina che San Giovanni Evangelista desiderava vedere la Beata Vergine, dopo essere stata assunta in Cielo. Ebbe, la grazia e gli apparvero la Madonna e Gesù; in tale occasione intese che Maria domandò al Figlio qualche grazia speciale per i devoti dei suoi dolori. Gesù promise quattro grazie principali: 1. - Chi invoca la Divina Madre per i suoi dolori, prima della morte meriterà fare vera penitenza di tutti i suoi peccati. 2. - Gesù custodirà questi devoti nel le loro tribolazioni, specialmente al tempo della morte. 3. - Imprimerà loro la memoria della sua Passione, con grande premio in Cielo. 4. - Gesù porrà questi devoti in ma no di Maria, affinché Ella ne disponga a suo piacere e loro ottenga tutte le grazie che vuole. (MEDITAZIONI SUI SETTE DOLORI DI MARIA SS ADDOLORATA DON GIUSEPPE TOMASELLI)

EDUCHIAMOCI ALLA CARITA’ … INCORAGGIARE IL CAMBIAMENTO UN CALCIO ALLA ‘NDRANGHETA nel campetto di Rizziconi, nel cuore della piana di Gioia Tauro, Calabria. Una terra bellissima, punteggiata da aranci e alberi d’olivo, ma vessata da

decenni dai soprusi e dalle angherie della mafia, che qui si chiama ‘ndrangheta. Undici anni fa il, terreno era stato tolto a un esponente della ‘ndrangheta e destinato a un impianto sportivo. Subito dopo l’inaugurazione, nel 2003, erano iniziati i danneggiamenti e gli atti vandalici: la ‘ndrangheta non voleva proprio che i bambini giocassero su quel campetto. Nel 2007, un nuovo tentativo, con l’apertura della scuola calcio. E ora, l’attesa della Nazionale Italiana dei calciatori, che «… verrà in Calabria, spiega don Pino De Masi, referente locale di Libera, l’Associazione antimafia presieduta da don

Luigi Ciotti, per incoraggiare tutte quelle persone decise a opporsi alla mafia e per favorire i segni del cambiamento, che non sono pochi, in questo territorio dove soprattutto i giovani intendono voltare pagina.». [Tratto da Avvenire del 16/07/2011 –Popotus, prima pagina]

L’Angolo della Risata! COLMO Qual è il colmo per un venditore di materassi?

Essere uno da prendere con le molle.

BARZELLETTA Un indiano và all‟ufficio del comune e dice all‟impiegato:- Buongiorno! Io mi chiamo “Grande cavallo di ferro che sbuffa e corre su lunga strada ferrata distesa su immensa prateria” E sono qui perché vorrei cambiare nome! –

Bene, e come vorrebbe chiamarsi? – „Treno‟!

Cresciamo ai piedi della Sacra Famiglia

Quale tesoro di possibilità c’è nel futuro dei nostri figli e delle nostre figlie? Ve lo siete mai chiesto?

Quando un papà e una mamma augurando buona notte ai figli addormentati si domandano: “che

sarà di questi nostri figli?”, la loro domanda significa in realtà: qual è la volontà di Dio su di loro?

qual è la loro vocazione? I genitori che camminano nella fede sanno che Dio è amore e vuole la

felicità dei loro figli con una tenerezza e una fedeltà che supera infinitamente persino l’affetto di un

padre e di una madre. I credenti sanno che nella Sua volontà è la nostra pace. È importante,quindi,

scrive il cardinale Maria Martini, che i genitori capiscano che tocca a loro aiutare i figli a vedere la

vita come una risposta che ciascuno è chiamato a dare alla parola singolarissima con cui Dio lo

chiama. Il problema, secondo Costanza Miriano, madre e giornalista, è che ai ragazzi di oggi

nessuno parla mai di mete alte ed esigenti. “Non è vero che non ci occupiamo dei nostri figli. Ma

chiediamo loro di occuparsi di qualcosa? Di farsi carico? Siamo una generazione molto,

moltissimo (troppo?) presente con i bambini. Ma non abbiamo il coraggio di osare, con loro. Di

chiamare le cose col loro nome, di farli innamorare della lotta della

vita. Di parlare di inferno, purgatorio e paradiso, di vita o morte

eterna. Della lotta continua che dobbiamo fare per dire sì a Dio.

Dobbiamo dire loro che la vita è una sfida difficile, faticosa, e

incredibilmente bella, da mozzare il fiato, se uno sa che tutto quello

che fa risuonerà in eterno.” In fondo educare non è essere infallibili,

ma servire le vite dei nostri figli a noi affidate, gradualmente

incoraggiandole ad essere sé stesse, aiutandole a diventare quel che

sono … una matita nelle mani di Dio. (www.donboscoland.it)

(Tratto da Dossier Catechista)