Pensi che ci saremmo potuti conoscere in un bar?

16
Pensi che ci saremmo potuti conoscere in un bar? Aa. Vv. Racconti dall’Europa dell’est a cura di Tiziana Cavasino e Herta Elena Rudolph

description

Ci aggiriamo per le strade di Bucarest e Salonicco, ascoltiamo le storie di vita che hanno come scenari le case di Budapest, i condomini di Cracovia e gli alberghi di Atene, ci sediamo su una panchina dello zoo di Zagabria ascoltando la storia di identità disperse ed entriamo nei locali notturni di Brno e di Praga. Ci lasciamo trasportare per le vie delle città dell’Europa dell’est prendendo in prestito per la durata di un racconto gli occhi e le esperienze di chi queste città le conosce, le ama e le odia, ci vive e convive. Città lontane, ma anche molto vicine, realtà altre ma di una disarmante familiarità.

Transcript of Pensi che ci saremmo potuti conoscere in un bar?

Page 1: Pensi che ci saremmo potuti conoscere in un bar?

George L. Dumitru | Bucarest Un amore di plastica - Il fred-do s’intestardisce a mantenere vivo l’inverno. Sulle strade, mucchi onnipresenti di neve sporca si contendono la | 71

Roman Simic | ZagabriaLe volpi - Di tutte le cose incredibili, ricordo proprio quella storia del cane. Me la raccontasti all’inizio, quando cominciavamo a frequent | 27

Zoltán K orösi | BudapestFelicità - Era già passata la mezzanotte, ma non aveva ancora iniziato ad albeggiare, quando Kertész si svegliò di soprassalto, pensando che | 79Paprika - Ci sono città femmi-ne e ci sono città maschi, in al-cuni casi è necessaria una lun-ga pratica per poter scoprire a quale categoria una città | 177

Robert Periši c | ZagabriaIl party era nella fase crescente -Ci capimmo al volo io e Blanka, a pelle. Fu una cosa reciproca. Portò la sua roba da me, senza che ne par | 13Shopping - Sebbene fossero andati un paio di giorni prima a fare la spesa, Filip e Anela stavano fi nendo tutte le scor-te alimentari. Lei dovette | 41

Lenka Danhelová | PragaIn buona compagnia - Erano seduti fuori al tavolo più gran-de dell’osteria. Una gran bella compagnia. Quattro uomini e una ragazza. «Comunque | 135

€12,50ISBN 978-88-96717-03-5

Veronika Büchler | BrnoBalli domani? - Sono quasi le dieci, oggi vuole cominciare Radka, quindi si esibisce per prima. «Non sono ancora le dieci, Radka!». «E allora? | 115

Elena Marcu | BucarestCi vuole un fi ore... - Trovai po-sto vicino alla porta del tram 21. Stavo bene e mi sentivo ras-sicurata, il tram ha questa ca-ratteristica: nelle ore della | 83

Zeta Kunduri | AteneL’ho vista - Kàrolos esita. Gli fanno domande sulla sua vita. Luogo e data di nascita, noti-zie sulla sua infanzia, sui suoi studi, sulla sua situazione | 161

George C. Dumitru | BucarestOpulenza - Oggi mi sono svegliato prima del solito. Mi colava il sangue dal naso, forse per questo. Mi sono guardato nel pezzo di specchio che | 89

Basil Karadais | SaloniccoZeibèkiko sulla città - Le don-ne che mi piacevano avevano sempre qualcosa di tragico ad-dosso. Di solito si vedeva dal volto: rughe aride, occhi | 149Casa davanti alla statale - Vi-veva nella casa di famiglia. Era una vecchia casa a due piani tirata su miseramente davanti a una statale rumorosa | 105

Jan Krasnowolski | CracoviaLa gabbia - Il mio cortile co-mincia già a puzzar di prima-vera. L’ho sentito distintamen-te, passando accanto alle porte distese a terra che sostituis | 53

Pensi che ci saremmopotuti conoscerein un bar?

Aa. Vv.

Racconti dall’Europa dell’est

Un uomo trascorre i suoi pomeriggi seduto sulla panchina dello zoo di Zaga-bria, solo lì riesce a sentirsi libero, a re-spirare, ad annusare l’aria che gli manca nella vita di tutti i giorni. Lì seduto cerca le parole senza trovarle, per scrivere una lettera, per raccontare quello che lo uni-sce e quello che lo separa dal suo amore. Lì seduto cerca il coraggio per capire ciò che è successo realmente a sé, alla sua compagna, al suo paese. Quest’uomo è il protagonista di uno dei quattordici rac-conti di questa raccolta.

Quattordici storie di vite, di incontri e di scontri tra le persone, tra identità di-verse, che popolano le città dell’Europa che si trova al nostro est.

Questo libro ci accompagna per le strade di Bucarest e Salonicco, andia-mo a fi nire dentro le case di Budapest, i condomini di Cracovia e gli alberghi di Atene, entriamo nei locali notturni di Brno e ci ritroviamo a bere birra nelle osterie di Praga. E così, per la durata di un racconto, andiamo in giro per le vie delle metropoli dell’Europa dell’est con le gambe, con gli sguardi di chi queste città le conosce, le ama e le odia, ci vive e convive.

Città dell’est, lontane e vicine al con-tempo, mondi un po’ vecchi e un po’ nuovi, realtà altre ma di una disarmante familiarità.

“(...) ma come si fa a stare al

proprio posto quando non c’è

posto? Quando non si capisce che

posto è quello in cui si è? Quando

la natura di un posto cambia da

un giorno all’altro? Quando la

caratteristica fondamentale di un

posto – l’essere statico – viene a

mancare, e ci si ritrova tutti

in un movimento perenne?”

Giulio Mozzi

Pens

i ch

e ci

sar

emm

o po

tuti

con

osce

re i

n un

bar

?Aa. V

v.

2

a cura di Tiziana Cavasinoe Herta Elena Rudolph

racconti_est_cop_esecutivo.indd 1racconti_est_cop_esecutivo.indd 1 30-11-2010 17:51:3230-11-2010 17:51:32

Page 2: Pensi che ci saremmo potuti conoscere in un bar?

© caravan edizioni 2010di Pigreco Soc. Coop.

via Nizza, 5900198 Roma

Prima edizione in Bagaglio a manonovembre 2010

Progetto graficoe grafica di copertina: Flavio Dionisi

[email protected]

Tutti i diritti riservatiISBN 978-88-96717-03-5

Page 3: Pensi che ci saremmo potuti conoscere in un bar?

Pensi che ci saremmopotuti conoscere

in un bar?

Aa. Vv.

Racconti dall’Europa dell’est

a cura di Tiziana Cavasinoe Herta Elena Rudolph

Page 4: Pensi che ci saremmo potuti conoscere in un bar?
Page 5: Pensi che ci saremmo potuti conoscere in un bar?

Pensi che ci saremmo potuti conoscere in un bar? / 5

Di questo libro qui

Il 1° novembre 2010 l’Euronight Roma-Vienna partì quasi puntuale: alle sette (di sera) e un quarto anziché alle sette e cinque. A bordo, nelle uniche due carrozze riservate a viaggiatori seduti c’erano tutti, ma proprio tutti: così tutti che nessuno sapeva dove e come mettersi. Negli scompartimenti stavano seduti i più fortunati; ma seduti stretti, ammucchiati bene. In corridoio stavano i mediamente fortunati, o me-diamente sfortunati: mediamente fortunati quelli che avevano qualcosa da mettersi sotto il culo, e sederci-si; mediamente sfortunati quelli che sotto il culo non avevano da metterci niente, se non il pavimento (ba-gnato, visto che a Roma pioveva dalla mattina). Sulla piattaforma stavano i decisamente sfortunati, secondo alcuni, o decisamente quasi fortunati, secondo altri: i primi disprezzavano soprattutto il baccano e gli spif-feri (non che facesse così freddo, però); i secondi ap-prezzavano l’illuminazione, che permetteva di leggere il giornale o il libro o altro (in corridoio, invece, solo qualche lucetta tenue tenue). Nel bagno, poi, stavano i grassatori: quelli che, da chi ci avesse l’esigenza na-turale, per spostarsi si facevano pregare, supplicare, e – correva voce – anche pagare.

Io stavo nel corridoio; allo scarso lume delle lucette;

Page 6: Pensi che ci saremmo potuti conoscere in un bar?

in piedi; senza niente da mettermi sotto il culo; mo-lestato da una coppia spagnola anzianotta che a) mi rivolgeva insistentemente la parola in inglese, benché io rispondessi in un accettabile – credo – castigliano, b) a tutte le fermate volevano sapere se eravamo già a Firenze, e a che ora saremmo arrivati a Firenze, e se a Firenze sarebbe stato possibile scendere dal treno. Nella semioscurità molestata, rileggevo queste storie: queste storie qui, che state per leggere.

Rileggevo perché, per l’appunto, dovevo scrivere questa prefazione qui di questo libro qui.

Nella quale prefazione, tutto sommato, altro da dire non ho, che l’Euronight Roma-Vienna sarebbe, specie nei giorni di maggiore affollamento, il luogo ideale per leggere questo libro qui. Perché, naturalmente, nel corso di quel viaggio che durò fino all’una di notte – io scendevo a Padova, mia città –, oltre che leggere queste storie qui che adesso leggerete anche voi – leg-gétele, che val la pena –, ho attaccato bottone con persone simpatiche e antipatiche. Coppia spagnola anzianotta a parte, nell’ordine: il giovinotto militare che saliva a Bolzano, dove sarebbe arrivato alle sette e venti del mattino dopo, e allo scarso lume leggeva vigorosamente Il giuoco delle perle di vetro di Hermann Hesse; la ragazza mora dal corpo perfettamente ad an-fora – bruttino il viso, ma splendido il corpo –, che sa-liva a Vienna con la sua spettralissima amica austriaca:

6 / introduzione

Page 7: Pensi che ci saremmo potuti conoscere in un bar?

Pensi che ci saremmo potuti conoscere in un bar? / 7

chiacchierona l’anfora (ovviamente, di mestiere, guida turistica), totalmente aipoddata la spettra; il signore distinto coi baffi e la giacca blu, impegnatissimo a es-sere un signore coi baffi e la giacca blu, di professione qualcosa in un qualche ministero, combattuto tra la fedeltà al governo e la voglia di parlar male delle fer-rovie italiane (ma quel treno era tedesco! Era tedesco, diobòno! O forse austriaco, o forse mezzo tedesco e mezzo austriaco – visto che a Bologna lo spezzavano, crack!, e ne spedivano metà a Vienna e metà a Mona-co di Baviera). Eccetera.

La mia vita è tutta fatta di incontri casuali. Si defini-scono casuali quegli incontri che avvengono a scàpito delle distinzioni sociali. Se c’è un posto dove le di-stinzioni sociali traballano, è l’Euronight Roma-Vien-na (non è l’unico posto, eh! Anche l’autobus numero 3 delle 6.10 del mattino, a Padova, ha qualcosa da dire in proposito). E mentre un po’ leggevo e un po’ chiacchieravo, un po’ stavo dritto in piedi e un po’ mi sedevo sui talloni, un po’ cercavo d’essere gentile con gli spagnoli molesti e un po’ cercavo di non guardare troppo le curve dell’anfora, e mentre facevo tutto que-sto, insieme e non insieme, pensavo che raccontare le metropoli, oggi, raccontare le fermate del tram (e gli interni del tram), raccontare i bar, raccontare tutti quegli esterni nei quali si svolge ormai la nostra vita nel tempo presente, significa raccontare per l’appun-

Page 8: Pensi che ci saremmo potuti conoscere in un bar?

to le storie di questi appiccicamenti forzati tra le per-sone. Quand’ero piccolo m’insegnavano che dovevo stare al mio posto; ma come si fa a stare al proprio posto quando non c’è posto? Quando non si capisce che posto è quello in cui si è? Quando la natura di un posto cambia da un giorno all’altro? Quando la carat-teristica fondamentale di un posto – l’essere statico – viene a mancare, e ci si ritrova tutti in un movimento perenne?

L’avrei potuta conoscere in un bar, poffarbacco, la stella della mia vita; o sull’Euronight Roma-Vienna; o sulle banchine delle stazioni di Milano, Torino, Bolo-gna; o all’aeroporto di Amsterdam; o in una qualun-que strada di una qualunque delle città tutte qualun-que – nel senso di: sempre più simili tra loro, Venezia a parte – nelle quali porto a spasso i pezzi della mia esistenza.

Di questo, dunque, come spero si sia capito, parla-no queste storie. Tra le quali mi permetto di fare una scelta. Se non sapete da che parte cominciare, se siete arrivati o arrivate in fondo a questa prefazione e non avete ancora deciso se comperare questo libro o no, se chiederlo in prestito o no, allora fate così: andate a ve-dere il racconto che s’intitola “Opulenza”, di George C. Dumitru, o “Felicità” di Z oltán Korösi. E leggete che roba. Non parlo di interesse della storia in sé, non è che ci siano dentro degli accidenti di trama: ma c’è

8 / introduzione

Page 9: Pensi che ci saremmo potuti conoscere in un bar?

Pensi che ci saremmo potuti conoscere in un bar? / 9

un modo di scrivere, che è tutto da guardare; un modo di andare delle frasi, che mi fa impressione. E questo è il meglio del libro – secondo me. Non che tutto il resto sia brutto, tutt’altro: ha solo una temperatura un po’ inferiore, forse (ma no, ma no: ché “La gabbia” di Jan Krasnowolski, non sarà mica un racconto fresco fresco…).

Finisce sempre così. Il prefatore di un’antologia di racconti, finché parla del progetto – dell’immaginario – che la sostiene, ha il lavoro facile. Quando poi va a parlare dei singoli testi, è naturale che gli sembra bello più questo di quello o di quell’altro, e gli vengono i complessi di colpa (perché le curatrici hanno lavo-rato come delle pazze, tra l’altro, e con un coraggio e un’ostinazione tremende, per arrivare a questa cosa qua) alla sola idea di dire che una certa pagina gli pia-ce un pochino di meno. Allora la dico, questa cosa qui, nel modo più onorevole: signore, signori; in que-sto libro che vi porta a spasso per una certa Europa, ci trovate dentro tante belle storie; due delle quali sono dei capolavori; una quasi; e le altre solo belle, come se fosse poco.

Perché, vedete, quella notte è andata a finire che, dalla porticina dello scompartimento, agli inquilini dello stesso (l’anfora, la spettra da computarsi come assente, una signora insegnante di pedagogia, un ra-gazzotto tipo io-mi-nutro-solo-di-big-mac insospetta-

Page 10: Pensi che ci saremmo potuti conoscere in un bar?

bilmente filologo classico, un rappresentante di pin-zatrici – personaggio veramente ottocentesco, con la valigetta e tutto – una signora dalla professione più indefinibile del colore originario dei suoi capelli), agli inquilini dello stesso, adunque, “Opulenza” gliel’ho letto, ad alta voce, e loro mi sono stati a sentire, e l’anfora e il big mac volevano assolutamente che gli lasciassi una copia (l’ho lasciata all’anfora, abbiate pie-tà di me).

Quindi, se loro così, vedete voi. Non vogliate essere da meno.

Giulio Mozzi

10 / introduzione

Page 11: Pensi che ci saremmo potuti conoscere in un bar?

Indice

Introduzione

�3 / Il party era nella fase crescente Robert Periši cZagabria / Croazia / Trad. dal croato di Jasna Babac

27 / Le volpiRoman Simic BodrožicZagabria / Croazia / Trad. dal croato di Neira Mer cep

4� / ShoppingRobert Periši cZagabria / Croazia / Trad. dal croato di Jasna Babac

53 / La gabbiaJan KrasnowolskiCracovia / Polonia / Trad. dal polacco di Lucia Tormen

7� / Un amore di plastica George Luca Dumitru Bucarest / Romania / Trad. dal romeno di Ileana M. Pop

79 / FelicitàZoltán K orösiBudapest / Ungheria / Trad. dall’ungherese di Dóra Várnai

Page 12: Pensi che ci saremmo potuti conoscere in un bar?

83 / Ci vuole un fiore...Elena MarcuBucarest / Romania / Trad. dal romeno di Raluca Lazarovici

89 / OpulenzaGeorge C. DumitruBucarest / Romania / Trad. dal romeno di Ileana M. Pop

�05 / Casa davanti alla stataleBasil KaradaisSalonicco / Grecia / Trad. dal greco di Tiziana Cavasino

��5 / Balli domani?Veronika BüchlerBrno / Rep. Ceca Trad. dal ceco di Maria Elena Cantarello

�35 / In buona compagniaLenka Da nhelová Praga / Rep. Ceca / Trad. dal ceco di Maria Elena Cantarello

�49 / Zeibèkiko sulla cittàBasil Karadais Salonicco / Grecia / Trad. dal greco di Tiziana Cavasino

�6� / L’ho vistaZeta KunduriAtene / Grecia / Trad. dal greco di Tiziana Cavasino

Page 13: Pensi che ci saremmo potuti conoscere in un bar?

�77 / PaprikaZoltán K orösiBudapest / Ungheria / Trad. dall’ungherese di Dóra Várnai

�83 / autori

�93 / curatrici e traduttrici

Page 14: Pensi che ci saremmo potuti conoscere in un bar?
Page 15: Pensi che ci saremmo potuti conoscere in un bar?

Caravan.Mezzo di trasporto e modo di muoversi. Idea di viaggio e di vita, una casa mobile che si

decide di condividere con amici e compagni di strada per partire alla ventura.

Scelta di vivere le strade, anziché percorrerle, contemplando il paesaggio e rispettandolo. Incontro con il mondo per conoscerlo e mettersi in gioco, alla scoperta delle altre

culture e della propria.

La valigia è zeppa di libri, di sogni e poco altro: Caravan Edizioni si è messa leggera in cammino e quello che ha in mente è proprio il viaggio, la gente che ancora coraggiosamente

emigra di luogo in luogo, di pensiero in pensiero; ha in mente i confini, geografici e

letterari, le culture e i loro incontri, difficili ma prolifici. Ha in mente la natura e il rispetto che

le è dovuto, l’ecosostenibilità e l’impegnoa sostegno delle energie alternative.

Page 16: Pensi che ci saremmo potuti conoscere in un bar?

George L. Dumitru | Bucarest Un amore di plastica - Il fred-do s’intestardisce a mantenere vivo l’inverno. Sulle strade, mucchi onnipresenti di neve sporca si contendono la | 71

Roman Simic | ZagabriaLe volpi - Di tutte le cose incredibili, ricordo proprio quella storia del cane. Me la raccontasti all’inizio, quando cominciavamo a frequent | 27

Zoltán K orösi | BudapestFelicità - Era già passata la mezzanotte, ma non aveva ancora iniziato ad albeggiare, quando Kertész si svegliò di soprassalto, pensando che | 79Paprika - Ci sono città femmi-ne e ci sono città maschi, in al-cuni casi è necessaria una lun-ga pratica per poter scoprire a quale categoria una città | 177

Robert Periši c | ZagabriaIl party era nella fase crescente -Ci capimmo al volo io e Blanka, a pelle. Fu una cosa reciproca. Portò la sua roba da me, senza che ne par | 13Shopping - Sebbene fossero andati un paio di giorni prima a fare la spesa, Filip e Anela stavano fi nendo tutte le scor-te alimentari. Lei dovette | 41

Lenka Danhelová | PragaIn buona compagnia - Erano seduti fuori al tavolo più gran-de dell’osteria. Una gran bella compagnia. Quattro uomini e una ragazza. «Comunque | 135

€12,50ISBN 978-88-96717-03-5

Veronika Büchler | BrnoBalli domani? - Sono quasi le dieci, oggi vuole cominciare Radka, quindi si esibisce per prima. «Non sono ancora le dieci, Radka!». «E allora? | 115

Elena Marcu | BucarestCi vuole un fi ore... - Trovai po-sto vicino alla porta del tram 21. Stavo bene e mi sentivo ras-sicurata, il tram ha questa ca-ratteristica: nelle ore della | 83

Zeta Kunduri | AteneL’ho vista - Kàrolos esita. Gli fanno domande sulla sua vita. Luogo e data di nascita, noti-zie sulla sua infanzia, sui suoi studi, sulla sua situazione | 161

George C. Dumitru | BucarestOpulenza - Oggi mi sono svegliato prima del solito. Mi colava il sangue dal naso, forse per questo. Mi sono guardato nel pezzo di specchio che | 89

Basil Karadais | SaloniccoZeibèkiko sulla città - Le don-ne che mi piacevano avevano sempre qualcosa di tragico ad-dosso. Di solito si vedeva dal volto: rughe aride, occhi | 149Casa davanti alla statale - Vi-veva nella casa di famiglia. Era una vecchia casa a due piani tirata su miseramente davanti a una statale rumorosa | 105

Jan Krasnowolski | CracoviaLa gabbia - Il mio cortile co-mincia già a puzzar di prima-vera. L’ho sentito distintamen-te, passando accanto alle porte distese a terra che sostituis | 53

Pensi che ci saremmopotuti conoscerein un bar?

Aa. Vv.

Racconti dall’Europa dell’est

Un uomo trascorre i suoi pomeriggi seduto sulla panchina dello zoo di Zaga-bria, solo lì riesce a sentirsi libero, a re-spirare, ad annusare l’aria che gli manca nella vita di tutti i giorni. Lì seduto cerca le parole senza trovarle, per scrivere una lettera, per raccontare quello che lo uni-sce e quello che lo separa dal suo amore. Lì seduto cerca il coraggio per capire ciò che è successo realmente a sé, alla sua compagna, al suo paese. Quest’uomo è il protagonista di uno dei quattordici rac-conti di questa raccolta.

Quattordici storie di vite, di incontri e di scontri tra le persone, tra identità di-verse, che popolano le città dell’Europa che si trova al nostro est.

Questo libro ci accompagna per le strade di Bucarest e Salonicco, andia-mo a fi nire dentro le case di Budapest, i condomini di Cracovia e gli alberghi di Atene, entriamo nei locali notturni di Brno e ci ritroviamo a bere birra nelle osterie di Praga. E così, per la durata di un racconto, andiamo in giro per le vie delle metropoli dell’Europa dell’est con le gambe, con gli sguardi di chi queste città le conosce, le ama e le odia, ci vive e convive.

Città dell’est, lontane e vicine al con-tempo, mondi un po’ vecchi e un po’ nuovi, realtà altre ma di una disarmante familiarità.

“(...) ma come si fa a stare al

proprio posto quando non c’è

posto? Quando non si capisce che

posto è quello in cui si è? Quando

la natura di un posto cambia da

un giorno all’altro? Quando la

caratteristica fondamentale di un

posto – l’essere statico – viene a

mancare, e ci si ritrova tutti

in un movimento perenne?”

Giulio Mozzi

Pens

i ch

e ci

sar

emm

o po

tuti

con

osce

re i

n un

bar

?Aa. V

v.

2

a cura di Tiziana Cavasinoe Herta Elena Rudolph

racconti_est_cop_esecutivo.indd 1racconti_est_cop_esecutivo.indd 1 30-11-2010 17:51:3230-11-2010 17:51:32