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ANDREA FRAZZETTA NUMERO 5 | NOVEMBRE 2012 BIMESTRALE DI INFORMAZIONE DI MEDICI CON L’AFRICA CUAMM Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD E AFRICA Dall’Italia all’Uganda uniti da un comune obiettivo: la vita. È ANCORA TEMPO DI NASCERE

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Bimestrale di informazione di Medici con l'Africa Cuamm

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NUMERO 5 | NOVEMBRE 2012

BIMESTRALE DI INFORMAZIONE DI

MEDICI CON L’AFRICACUAMM

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Dall’Italia all’Uganda uniti da un comune obiettivo: la vita.

È ANCORA TEMPODI NASCERE

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ÈAFRICAPROPRIETARIOMedici con l’Africa CuammDIRETTORE RESPONSABILEAnna TalamiSEGRETARIA DI REDAZIONEElisa BissaccoREDAZIONEAndrea Borgato, Dante Carraro,Chiara Di Benedetto, Serena Foresi, Fabio Manenti,Luigi Mazzucato, BettinaSimoncini, Jacopo SoranzoFOTOGRAFIEReutersNicola BertiAndrea FrazzettaArchivio CuammPROGETTO GRAFICOFrancesco CamagnaREGISTRAZIONIpresso il Tribunale di PadovaRegistro stampe n.1633del 19 gennaio 1999al Roc n.22732 del 30 settembre 2012REDAZIONEvia San Francesco, 12635121 PadovaIMPAGINAZIONE E STAMPAPublistampa,via Dolomiti, 3638057 Pergine (Trento)

via San Francesco, 12635121 Padova Italytel. 049.8751279049.8751649fax [email protected]

AVVISO AI LETTORIQuesto periodico viene inviatoa quanti ci sostengono,perché possano condividere la destinazione delle lorodonazioni. Medici con l’AfricaCuamm è onlus ong. Le offerteinviate sono deducibili nella dichiarazione deiredditi, allegando la ricevutadell’offerta eseguita.

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Mamma e bambino,Congo.Foto di Andrea Frazzetta.

IN QUESTO NUMEROFOTONOTIZIA ALLE PAGINE 4 E 6

IN PRIMO PIANO ABER, UGANDA A PAGINA 8

FLASH DALL’AFRICA A PAGINA 11

FOCUS GUERRE DI RELIGIONE TRA CROCE E MEZZALUNAPIETRO VERONESE A PAGINA 12

SEGNA IN AGENDA EMANUELA CITTERIO A PAGINA 14

CANTIERE CUAMM A PAGINA 16

VISTO DA QUI CALISTUS WILUNDA A PAGINA 18

COME PUOI AIUTARCI A PAGINA 19

Carissimo Professore, grazie infinite per i bei libri-strennaricevuti questi giorni, molto apprez- zati per la freschezza delle idee checi portano, fruttuoso parto post-con -ciliare.Sento che ci segue, che ci vuol tan-to bene, sinceramente ci sentiamoa Lei legati da grande affetto sindal lontano primo nostro incontro.È il Natale alle porte, coi suoi signi -ficati più diversi, religiosi, affettivi,nostalgici; le lettere di ricordo siinfittiscono, gli amici dopo lunghisilenzi inviano i loro “greetings”.Noi a cercare un clima che piùrassomigli a quello lasciato a Ce-sena, un albero che ricordi vaga-mente l’abete, una nenia ripetutaall’inverosimile dalla cassetta del registratore, pupazzi di stagnola che dondolano dal sof-fitto, e tutto questo per i nostri bambini che guardano stupiti le candeline sull’albero, ilpresepio nero con le statuine d’ebano e questo insolito movimento per casa; purtroppo,anche con la migliore buona volontà, non riescono a capire il significato della canzonenatalizia… “al freddo e al gelo” col termometro costante sui 35° e noi tutti in costumesemiadamitico, così questa mattina Lucia mi chiedeva preoccupata perché mai GesùBambino fosse venuto a nascere proprio dentro al frigorifero!!

Dottor Nello Guidi,da Mnero, Tanzania, Natale 1969 al Professor Francesco Canova

DALL’ALBUM DEL CUAMM

1969

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DICEMBRE. È NATALE. COME OGNI ANNO. Ancora una volta, mi trovo davanti al pre-sepe, alla sua forza che sta tutta nella sua semplicità. Se vado oltre lo sguardo e uso anche altri sensi, posso provare a immaginare cosafosse, oltre 2000 anni fa, il “gloria” cantato dagli angeli e, allo stesso tempo, la“puzza” dell’asino e del bue nella mangiatoia. In quella santa notte gli angeli e ipastori hanno cantato “gloria” al Dio fattosi bambino per amore; e poi i Magi hannoportato i loro doni preziosissimi mentre la stella illumina il buio della notte.

Ma Gesù era anche avvolto e profumato dall’odore dell’asino e del bue. Questo pensiero micommuove nell’intimo. Non ha avuto paura della puzza, non l’ha allontanata, scandalizzato. Se neè nutrito, è diventata (la puzza) ossigeno e sangue per vivere e per riscaldarsi. Spesso, invece, noici chiudiamo nelle chiese o nelle sacrestie, ben protetti e riparati dalla “puzza” del mondo, dellesituazioni nuove o difficili o di confine. Assomigliamo a una squadra arroccata, in difesa, preoc-cupata solo di non prendere goal, incapace di fantasia e apertura di gioco. Nel discorso di aper-

tura del Concilio Vaticano II, l’11 ottobre del 1962, Papa GiovanniXXIII diceva: «Nei tempi moderni ci sono persone che non vedono al-tro se non prevaricazione e rovina; vanno dicendo che la nostra età, inconfronto con quelle passate, è andata peggiorando. A noi sembra didover dissentire da codesti profeti di sventura che annunziano even-ti sempre infausti, quasi che incombesse la fine del mondo». È vero,

il nostro mondo sta vivendo una seria crisi etica, sociale, politica, oltre che economica e finan-ziaria. Ma il presepe ci invita a essere “sentinelle” capaci per prime di scoprire i “germi di bene”seminati e nascosti nel cammino dell’uomo contemporaneo. Non in forza di un facile ottimismo uma-no, ma frutto della fede in un Dio che ama profondamente questa nostra storia, anche nelle zo-ne o situazioni meno profumate e nobili. Un Dio “impastato” nella vita dell’uomo quotidiano, ditutti gli uomini: poveri, malati, peccatori, sofferenti, esclusi, ingrati, viziosi.

Un Dio che anche in questo Natale si fa piccolo e nasce nelle nostre vite. Quando un bambino en-tra nella vita di una famiglia, assieme a tanta gioia, genera anche confusione, imprevisto, novità in-cessante. Penso a Maria e Giuseppe del presepio: quel Bambino ha fatto irruzione nelle loro vite, dis-sestandole, un vero terremoto. Progetti cambiati, prospettive rivoluzionate, vite segnate per sempre!Noi, al contrario, abbiamo ridotto la vita a calcolo, preciso ed esatto, senza eccezioni; una calcolatri-ce che non ammette errori o imprevisti.

Nelle nostre società tutto è “monetarizzato” e la vita diventa una merce. Non sappiamo più cosasia rischio, novità, accoglienza dell’inatteso. La gratuità della vita e la scommessa della generosità so-no diventate straniere, esiliate dal pensare e vivere quotidiano. Un bambino, e quel Bambino in par-ticolare, ci spinge e costringe alla gratuità, al dono, all’accoglienza del nuovo e dell’inaspettato. Unbambino sembra dirci: «dona senza sapere a chi andrà, offri il tuo bene al mondo, alla corrente chelo porta lì dove vuole. Quel tuo dono ti verrà restituito molte volte in sovrappiù, quando e dove nonsai». È l’immensa e misteriosa economia del dono che spariglia ogni bilancio. L’allegria e la letizia cheun bambino accende: la letizia del dono!

DON DANTE CARRARODIRETTORE DI MEDICI CON L’AFRICA CUAMM

LA LETIZIA DEL DONOBUON NATALE

EDITORIALE

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Il presepe ci invita a essere “sentinelle”capaci per prime di scoprire i “germi di bene” seminati e nascosti nelcammino dell’uomo contemporaneo.

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FOTONOTIZIA

ELEZIONI INSIERRA LEONE

Ernest Koroma è statoconfermato presidentedella Sierra Leone allaprima tornata di voti. Lo scorso 17 novembre, nel paese, si sono tenute le elezioni politiche e amministrative. Si trattadi una conferma dellapolitica attuata negli annipassati con il programma di sviluppo nazionale che ha perseguito condeterminazione un vero e proprio cambiamento per uscire dalla povertà. Sforzi importanti, fatti per lo più in partnershipcon le organizzazioniinternazionali di cooperazione, sono statirealizzati pure per losviluppo dei servizi sociali,anche se il gap da colmare in sanità ed educazione è ancora molto grande. «La gente ha così volutopremiare l’attualepresidente e rinnovarglifiducia per un futuromigliore – dice PiercarloVicentini, rappresentantePaese del Cuamm in SierraLeone –. Oggi, 23novembre, le personestanno festeggiando per le strade. Anche la campagna elettorale èstata condotta nel rispettoreciproco, con lunghe e chiassose parate per le strade. Queste ultimesono state forse il tratto più colorito di questacampagna elettorale che a momenti ha assunto il carattere di una grandefesta collettiva con carri in sfilata, musica e balliper le strade principali».Tuttavia la Sierra Leonerisulta il 176° paese su 177 (Indice di sviluppoumano) e ha meno di 2 medici ogni 100 milaabitanti. Per questo Medicicon l’Africa Cuamm ha avviato l’interventoanche qui.

Una donna vota alleelezioni in Sierra Leone.

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FOTONOTIZIA

La tregua è finita. Dopo tremesi di sospensione delleostilità nell’est dellaRepubblica Democraticadel Congo, l’avanzata deiribelli dell’M23 è ripresa,l’esercito nazionale èarretrato e, come sempre,la popolazione civile èfuggita in cerca di riparo.Si tratta di decine di migliaia di persone, chevanno ad aggiungersi almezzo milione già sfollatoin estate. L’M23, acronimodi 23 marzo (dal giorno del 2009 in cui il governoe il gruppo armato“Congresso nazionale per la difesa del popolo” - Cndp - firmarono un accordo, di fatto maiapplicato), ha assunto il controllo di buona partedella provincia del KivuNord ed è entrato nelcapoluogo Goma. Il rischioè il caos totale. Parte dellapopolazione di un paesegrande quanto l’Europaoccidentale non approval’operato del presidenteKabila, ma consideral’M23 un esercito di occupazione e non di liberazione. Dalla suanascita ufficiale, l’M23 ha avuto una condottaspietata: stupri di massa,arruolamento forzato di bambini e uccisioni.Almeno 70.000 persone,già sfollate nei mesi scorsi,hanno dovuto abbandonareil campo di Kanyaruchinya,troppo vicino a Goma.L’M23 si è dichiaratopronto a intraprendere le mille miglia di marciache separano Goma dallacapitale Kinshasa. Ugandae Ruanda gli hanno detto di fermarsi. Obbediràall’ordine?(da www.corriere.it)

CONGOOSTILITÀ RIPRESE

Profughi al ritorno nelle loro case.

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Un ospedale in mezzo alle paludi, inmezzo a gente che, per gli ultimivent’anni, è stata violentata, mutila-ta, uccisa da coloro che si dichiara-

vano fratelli; gente che sta riscoprendo soloora cosa significa dormire nella propria ca-panna senza il timore di svegliarsi con una“panga” (un machete) alla gola.

ABER. Bruno Turri è giunto a luglio 2012. La sualettera ci arriva in questo periodo così vicino alNatale e ci invita a riflettere sulla necessità diimpegnarsi giorno dopo giorno, per la vita.

379 mila abitanti, queste le stime della po-polazione del distretto che l’ospedale coprema, se si guarda ai casi riferiti, molti vengo-no anche dai distretti vicini: Kiriandongo,Kole, Apach.

Comune denominatore: rassegnazione,ignoranza, forte attaccamento alle tradizio-ni culturali che sono in fondo quelle che lihanno fatti sopravvivere come etnia, ma chetalvolta sono anche quelle che impedisconol’accesso ai servizi sanitari.

Le donne e i bambini, al solito, sono ilfanalino di coda. A loro nessuno spiega né

i loro diritti né tantomeno che hanno unapossibilità – remota – di scegliere. Scegliere,per esempio, se morire di parto o arrivare fi-no ad Aber per tempo e sottoporsi a un ce-sareo; scegliere se, dopo nove lunghi mesidi gravidanza, partorire un figlio vivo e sano,oppure uno asfittico che inizia la sua stradain salita, oppure ancora un feto morto. C’èsempre qualcun altro che sceglie per loro:la suocera, il marito, il clan. Quando succe-de il peggio: non urla, non accuse, non stra-zi affidati al vento... solo una composta stan-ca rassegnazione e tanta dignità!

IN PRIMO PIANO UGANDA

ABER,UGANDAÈ SEMPRE IL TEMPODI NASCERE

DI BRUNO TURRI

Un ospedale in mezzo alle paludi, in un grande distretto di quasi 400.000 persone che solo da poco tempo stanno riscoprendo il significato di dormire a casa propria,senza paura di svegliarsi con una “panga” alla gola.

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IN PRIMO PIANO UGANDA

Ospedale di Aber, Uganda. Sotto a sinistraBruno Turri, medico Cuamm, a destra una donnache ha appena partorito e la madre che l’haaccompagnata.

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IN PRIMO PIANO UGANDA

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VVIATO LO SCORSO MARZO, il progetto “Prima le mamme e i bambini” in-tende garantire l’accesso al parto assistito e di qualità attraverso ilrafforzamento del partenariato pubblico-privato in quattro ospedali enei centri di salute di riferimento, di quattro paesi in cui operiamo(Chiulo in Angola, Wolisso in Etiopia, Tosamaganga in Tanzania e Aberin Uganda).

Le prime attività� sono state quelle di definire gli accordi e i reci-proci impegni con le autorità sanitarie, pubbliche e private. Sono poiiniziate le azioni necessarie a ridurre le barriere finanziarie e fisichedi accesso alle strutture sanitarie ospedaliere. Sono stati aboliti i co-sti a carico delle donne, per le emergenze ostetriche che richiedonoil taglio cesareo e per l’attivazione dei servizi di trasporto, con ambu-lanza gratuita, dai centri di salute di primo livello all’ospedale, per iparti complicati. Sono state, infine, realizzate nove delle dodici valu-tazioni previste nei quattro distretti interessati. Si tratta di analisi ap-

profondite sul funzionamento delle strutture sanitarie, in particolare,sui servizi e sulla qualità delle cure ostetriche e neonatali ospedalieree sullo stato socio-economico delle donne che utilizzano le strutture sa-nitarie per il parto. Dai primi dati emerge la necessità di uno sforzo ul-teriore per garantire sia la qualità dei servizi, con miglioramenti in-frastrutturali e di capacità� del personale locale, sia il sostegno deicosti del servizio perché continui ad essere gratuito. Il progetto è sta-to avviato grazie al finanziamento, principalmente, di quattro fondazio-ni bancarie (Cariparo, Cariplo, Cariverona, Compagnia di S. Paolo) maabbiamo bisogno dell’aiuto di tutti per continuare:> con 15 euro copri i costi del trasporto in ambulanza di una

mamma che sta per partorire;> con 40 euro garantisci un parto assistito a una donna;> con 100 euro assicuri un cesareo in caso di emergenza oste-

trica a una donna.

PRIMA LE MAMME E I BAMBINII PRIMI PASSI

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Con questo ci si scontra tutti i giorni al-l’ospedale di Aber. Da dove viene, allora, laforza per lottare e continuare?

Viene dal primo vagito del neonato tira-to fuori a fatica durante un cesareo che faisempre con il cuore in gola. Un primo re-spiro del bimbo che è anche il tuo profondosospiro di sollievo e di felicità, una felicitàche non si può descrivere se non la si è pro-vata in prima persona.

Viene dal viso sorridente di una sedi-cenne, arrivata in tempo solo grazie all’am-bulanza dell’ospedale, che l’ha recuperatada un remoto dispensario periferico, che siporta a casa la sua bimba, nata con la ven-tosa, e che ora è bella rosea e sorridente.

Viene dalla mamma, al primo figlio, cheti implora di non farle il cesareo – la suoceranon la accetterebbe più in casa, sarebbe unadisonorata – e che, quando riesci a farla par-torire normalmente, ti guarda riconoscente epromette di mettere il tuo nome al neonato.

Viene dal padre o dalla nonna del bam-bino arrivato di notte, bianco come un ca-davere e che, dopo una trasfusione, si è ri-preso e ora rientra a casa contento.

Sguardi di speranza che s’intrecciano. Lanostra speranza. E la loro. Speranza in unfuturo che verrà, ma che è anche già quigrazie alla presenza silenziosa di tanti chesi danno da fare per costruire nuove realtà,nuovi punti da cui ripartire. Ad Aber insiemeora stiamo facendo solo questo.

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Immagini di una nascita. Aber, Uganda.

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FLASH DALL’AFRICA

TANZANIA SEGNALI PREOCCUPANTI

Non diminuiscono la mortalità materna e quellaneonatale in Tanzania. Questa è la preoccupanteanalisi emersa dall’ultimo Technical Review Meeting, il forum svoltosi a metà ottobre, che ogni anno riunisce

ministero della Sanità, donatori, partnere realtà della società civile. Anche gli indicatori di utilizzo dei servizi per la gravidanza e per il parto segnalanoun peggioramento. Tra le motivazioniindividuate, il fatto che la gran parte dei Centri di salute non è in grado di garantire le cure di base per mamma e neonato. Quale allora la soluzioneindividuata dal ministero? L’unicaattività definita “prioritaria”, per il 2013-2014, e fortemente appoggiata

dai grandi donatori, sarà il potenziamento dellacontraccezione e della pianificazione familiare. Vale a dire: prevenendo o evitando la gravidanza non si puòmorire di parto! Ma allora chi tutelerà il diritto a una maternità sicura per le donne che scelgono di procreare? Resterà questo un privilegio solo per chipuò pagarsi le cure? Medici con l’Africa Cuammrisponde con i fatti, potenziando il progetto “Prima le mamme e i bambini”, nel distretto di Iringa Rural.Ancora una volta, in prima linea, nella difesa del dirittodi ogni donna ad avere una maternità sicura e a poterdare alla luce un figlio.

ANGOLAQUALITÀ DELLE CURE PEDIATRICHE

È risaputo che la qualità delle cure pediatriche negliospedali dei Paesi in via di sviluppo è molto scarsa. Di recente, a livello internazionale, si è riconosciuto

che questa è unacomponente trascuratanegli interventi dirafforzamento dei sistemisanitari. Per rispondere a questo problema, Oms,Unicef e ministero dellaSalute angolanocollaborano in un progettoper il miglioramento della

qualità dei servizi pediatrici a livello ospedaliero in Angola, uno dei quattro paesi selezionati, insieme a Etiopia, Kyrgyzstan e Tajikistan. Medici con l’AfricaCuamm è partner dell’intervento, che in questa primafase prevede una valutazione della qualità dei servizipediatrici in dieci ospedali di Luanda e di sei provincedell’Angola. Nel mese di novembre sono statirealizzati sia un workshop – con l’obiettivo di illustrare il progetto e la strategia d’intervento ai principali attoridel sistema sanitario nazionale – sia la formazionespecifica per le indagini sul campo. Nel mese di dicembre si svolgerà la vera e propria valutazione e un workshop di restituzione dei risultati. Questo saràpoi il punto di partenza per pianificare strategie di miglioramento dei servizi pediatrici, a livellonazionale.

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ETIOPIA UN NUOVO CENTRO DI SALUTE A WOLISSO

Soddisfazione e speranza: sono queste le parole che hanno animato le tantepersone presenti all’inaugurazione del nuovo centro di salute della città diWolisso, lo scorso 31 ottobre. Costruito ed equipaggiato da Medici con l’Africa Cuamm, grazie a una donazionedei fratelli Leoncini, in memoria dei loro genitori, il nuovo centro di salute com -pleta l’offerta sanitaria per la cittadina, che ha ormai superato abbon dante mentei 50.000 abitanti. Sarà una sorta di piccolo ospedale primario, perché fornito ditutte le infrastrutture per offrire servizi ambulatoriali e di ricovero, inclusi unasala parto e una sala operatoria per le emergenze chirurgiche e quelle ostetriche.La cerimonia di consegna alle autorità e alla popolazione locali è stata pre -senziata da don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm, dalleautorità sanitarie zonali e distrettuali, dal sindaco di Wolisso, dalle autoritàpolitico-amministrative della zona, dal vescovo della diocesi di Emdibir e danumerosi abitanti di Wolisso. Per l’occasione gli anziani della comunità hannoaperto la cerimonia con una benedizione speciale, secondo gli usi dellatradizione locale. Una sorta di battesimo con il quale il centro diventa, a tutti glieffetti, un servizio della e per la gente. Il nuovo centro di salute sarà supportatoe supervisionato da parte del dipartimento di Salute pubblica dell’ospedale SanLuca e dallo staff di Medici con l’Africa Cuamm, in vista poi di diventare pro -gressivamente autonomo, perfet tamente funzionante e ben integrato nel sistemasanitario distrettuale e cit ta dino. Questo nuovo centro garantirà un maggioreaccesso alle cure di base per la popolazione dei dintorni, contribuendo adecongestionare gli ambulatori e la sala parto dell’ospedale San Luca.

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GUERRE DI RELIGIONETRA CROCE E MEZZALUNA

FOCUS

no a non considerare questa campagna ter-roristica come una forma di guerra di reli-gione. Le categorie interpretative riecheg-giano quelle utilizzate ai tempi dellaguerra civile sudanese: anche se era veroche il nord sudanese era islamico e il sudcristiano e che l’applicazione della legge co-ranica era stata una delle scintille della ri-presa del conflitto, nel 1983, tuttavia le ra-gioni dello scontro andavano ricercatemolto più nella questione sociale e nel-l’iniqua spartizione delle risorse, che nella

sfera della fede.Questo discorso ha

una sua validità ancheper aiutarci a capire quel- lo che accade nel norddella Nigeria. Nondime-no, gli obiettivi prioritaridegli attentatori suicidisono le chiese, le messedomenicali, i raduni deifedeli. Con l’approssimar- si del Natale, pensiamotimorosi a quello che po-trebbe accadere.

Non sarà forse unaguerra di religione; ma non possiamo na-sconderci che la religione ne è il bersaglio.

L’attentato del 25 novembre a Jaji è il-luminante. Sant’Andrea non è soltanto unachiesa: è una scuola militare, con annessoluogo di culto. Le persone che erano riuni-te per il rito domenicale erano addetti del-le forze di sicurezza, con le loro famiglie. Sitrovavano, in teoria, all’interno di una zonadi sicurezza. Nell’ottica dei terroristi isla-mici, una sintesi perfetta: essi hanno attac-cato insieme l’apparato dello Stato e la reli-gione degli infedeli. I cristiani sanno beneche si tratta di due cose assolutamente di-verse; i loro nemici no. R

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DI PIETRO VERONESE GIORNALISTA DI REPUBBLICA

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nisca per sfuggire di mano e precipiti inqualche forma di guerra civile.

Non a caso i prelati si rivolgono anchealle autorità politiche, chiedendo con pres-sante insistenza che garantiscano la sicu-rezza dei cittadini.

Il nord della Nigeria non è oggi in Africail solo teatro di attacchi contro i luoghi diculto e i fedeli cristiani. Attentati simili ri-corrono, sia pure più sporadicamente, an-che in Kenya, paese che conosce un’ana-loga divisione confessionale tra la Croce ela Mezzaluna.

Analisi e commenti degli esperti metto-no in guardia dalle semplificazioni e invita-

A GUERRA CONTRO I CRISTIANI della Nige-ria è continuata anche l’ultima dome-nica di novembre, al momento in cuiscrivevamo queste note. Il giorno 25

del mese, con la tecnica del doppio attenta-to suicida, i terroristi del gruppo fondamen-talista islamico Boko Haram hanno attac-cato la chiesa protestante di Sant’Andrea,nella città di Jaji. Una prima esplosione haattirato i fedeli fuori dal luogo di culto, allafine della funzione religiosa. Quando si eraradunata una nutrita folla, una decina diminuti dopo, c’è stato il secondo scoppio. Imorti sono stati undici.

Da molti mesi a questa parte, quasinon passa domenica che dal nord della Ni-geria non giunga notizia di un attacco con-tro un tempio cristiano, sia esso protestanteo cattolico. I morti si contano ormai a cen-tinaia e le locali comunità cristiane reagi-scono con la paura e con la rabbia. Andarea messa a Kano o a Kaduna vuol dire oggiessere disposti al martirio.

Qui e là cresce la pulsione a farsi giusti-zia da sé, organizzandosi in bande armatedi autodifesa. I vescovi rinnovano messaggidi moderazione e appelli al dialogo; man-tengono aperti i canali di comunicazionecon i leader moderati dell’Islam locale, chenel nord della Nigeria è di gran lunga laconfessione dominante (rapporto che si in-verte nel sud del paese, con 160 milioni diabitanti il più popoloso dell’intero conti-nente africano).

Un nuovo invito a moltiplicare gli sfor-zi di pace è venuto anche dall’arcivescovodi Abuja, la capitale, John Olurunfemi Ona- iyekan, che Benedetto XVI ha appena no-minato cardinale.

E tuttavia il moltiplicarsi degli appellialla ragionevolezza da parte della gerar-chia tradisce l’ansietà che la situazione fi-

L Con l’approssimarsi delNatale, pensiamo timorosi a quello che potrebbeaccadere. Non sarà forse unaguerra di religione; ma nonpossiamo nasconderci che la religione ne è il bersaglio.

Preghiera, Korogocho, Kenya.

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FOCUS

Dal 2009 a oggi gli attacchidel gruppo di estremistiislamici di Boko Haram e la sua repressione hannocausato la morte di più di 3.000 persone nel nord e nel centro della Nigeria. Tutto comincia il 26 luglio2009 con violenti scontri nelnord tra forze di sicurezza e gli estremisti islamici checausano oltre 800 vittime, in cinque giorni.

Il 24 e 27 dicembre 2010,una serie di attacchi e rappresaglie provocano86 morti a Jos (centro) e Maiduguri (nord-est), dovevengono colpite tre chiese. Il 16 giugno 2011 unattacco suicida contro il quartier generale dellapolizia federale ad Abujaviene rivendicato da BokoHaram, mentre il 26 agostodello stesso anno, altre25 persone muoiono.

Sono 150 le vittime in Damaturu, ai primi di novembre, a causa di attentati rivendicati dalgruppo. E altri 100 morti sihanno il 22 e 23 dicembrein Damaturu, Potiskum,Maiduguri, durante gliscontri con la polizia locale.Il 25 dicembre 2011 si assiste a un’ondata di attentati a diverse chiesedel paese. L’attacco piùsanguinoso (44 morti) si verifica fuori di una chiesaalla periferia di Abuja.

Il 2012 comincia sulla sciadell’anno precedente. Il 20gennaio 2012, una serie di esplosioni a Kano provoca185 morti. L’8 aprile,domenica di Pasqua, un attentato nei pressi di una chiesa a Kadunacausa almeno 41 morti. E così il 2012 proseguecostellato di attentati e vittime, nonostante le denunce di PapaBenedetto XVI, HumanRights Watch, AmnestyInternational e altri“spettatori” di questa strage.

Parenti delle vittime di un attacco in Nigeriapiangono i loro cari.

SCHEDAPER CAPIRE

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IGLIORE REGISTA, migliore scrittrice e miglior documentario. Non male peruna giovane documentarista sconosciutache si è messa in testa di raccontare un progetto di riscatto sociale in Africa.Vanessa Crocini ha letteralmenteconquistato Hollywood, riscuotendo un enorme successo e ben quattro

premiazioni al Women’sIndependent FilmFestival. Telecamera inspalla, per lei l’avventuraè cominciata quando ha deciso di partire per il Kenya attiratadall’esperienza di unavolontaria italiana, GraziaOrsolato, che nel 2010aveva avviato il progettodi sartoria “Get together

girls” (“Mettetevi insieme ragazze”), con l’obiettivo di aiutare un gruppo di ex ragazze di strada a essereautosufficienti economicamente. Le ragazze avevano appena finito un programma di riabilitazione presso“Casa di Anita”, una struttura diaccoglienza dell’associazione Amani, e avevano bisogno di costruirsi unaprofessione e un futuro. Oggi i capi di “Get together girls” sono venduti a Milano e a Nairobi e il marchio si staaffermando grazie alla sempre maggiorerichiesta di ordini e donazioni. La storiadi queste ragazze, ma soprattutto la loroenergia e voglia di riscatto, dal Kenyasono arrivate fino a Hollywood grazieall’intraprendenza di un’altra ragazza, la giovane filmaker italiana, che haraccolto, tramite internet, i primi fondinecessari per il suo documentario e poiha trovato un produttore d’eccezione:Vasco Rossi. Un incontro nato per caso,quello con la rockstar italiana: Vanessaha fatto un lavoro per Vasco e gli haparlato dell’idea del documentario, lui ha deciso non solo di finanziarlo, ma anche di devolvere i futuri introiti al progetto delle ragazze kenyane. Unabella storia dalla quale imparare, fatta di intraprendenza e determinazione al di là e al di qua di una telecamera,favorita da strani e provvidenzialiincontri.

ONLINEwww.gettogethergirls.com e www.gtogcollection.org

N VIAGGIO VERSO NORD che taglia comeuna lama frontiere mai disposte, in una sequenza verticale, quasivertiginose. Uscito da pochi giorni,l’ultimo libro di Paolo Rumiz segue le orme già tracciate da Il beneostinato, all’incontro e alla ricerca degli ultimi, più vicini a noi. Nel 2008 Paolo Rumiz intraprendel’ennesimo viaggio: un percorso di seimila chilometri a zigzag daRovaniemi (Finlandia) a Odessa

(Ucraina). E più avanza,più ha la sensazione di non trovarsi su qualche sperdutoconfine ma precisamenteal centro, nel cuoredell’Europa. L’“uomo della frontiera”,come lui stesso amadefinirsi, attraversadogane, recinzionimetalliche, barriere con

tanto di torrette d’osservazione, viveattese interminabili e affrontaseverissimi controlli, ma come sempre– nel frattempo – conosce anche,soprattutto, la generosità degli uominie delle donne che incontra sul suocammino: un pescatore di granchigiganti, prosperose venditrici di mirtilli,un prete che ha combattuto nelle forzespeciali in Cecenia… Incontri cheesprimono l’essenza più autentica – bizzarra, malinconica, a trattidrammatica – di un continente, il nostro Vecchio continente. Travagliato da troppe guerre.Medici con l’Africa Cuamm consiglia la lettura di questo libro alla ricercadell’anima profonda della frontieradell’Unione Europea, attraverso la gente semplice che la abita, col suoscrigno di memorie.

IL TITOLOPaolo Rumiz, Trans Europa Express, I Narratori / Feltrinelli, Milano, 2012,pp. 240, 18,00 euro

UMNA NUOVA PUBBLICAZIONE sostiene che il fiume Nilo, insieme ai suoi affluenti e alla pioggia, è in grado di fornire a undici paesi, tra cui il Sud Sudan e le aree tormentate dalla siccità delCorno d’Africa, acqua sufficiente

a sostenerel’agricoltura.“NileRiver Basin: Water,Agriculture,Governance andLivelihoods” èstato pubblicato

dal Cgiar Challenge Program on Waterand Food e dimostra che attualmente i poveri della regione che si affidano al fiume per il loro sostentamento sonocostretti a rinunciare ai benefici dellarisorsa a causa dell’assenza di politicheefficaci di gestione. Il libro incorpora e analizza i risultati di nuove ricercheche forniscono il quadro più completo,mai fatto finora, delle potenzialità di sfruttamento ad ampio raggio delNilo ed evidenziano la necessità di unamaggiore cooperazione tra i paesi cheaffacciano sul fiume affinché si utilizzial meglio la preziosa risorsa. «Questolibro cambierà il modo di approcciare il fiume più lungo del mondo», ha dettoVladimir Smakhtin, tra gli autori delvolume e leader dell’InternationalWater Management Institute. «Per la prima volta idrologi, economisti,agronomi e scienziati sociali hannounito le loro ricerche per concentrarsisu soluzioni collettive per rilanciarel’agricoltura e promuovere la sicurezzaalimentare lungo il Nilo in unapanoramica completa delle sfide future.Con le nuove dighe e le opere di sviluppo in fase di progettazione,c’era la necessità di fornire una solidabase scientifica alle decisioni politicheda prendere in merito al destino del Nilo».Secondo la ricerca, investire in unaserie di piani di gestione delle risorseidriche nota come Agricultural WaterManagement, che comprendel’irrigazione e la raccolta dell’acquapiovana, potrebbe aiutare le regionicarenti di acqua a produrre cibo a sufficienza per sfamare la parte dellapopolazione sulla soglia della povertà.

ONLINEhttp://waterandfood.org/

SEGNA IN AGENDA

CINEMAGET TOGETHER GIRLS SBANCA A HOLLYWOOD

LIBRITRANS EUROPA EXPRESSIN VIAGGIO CON PAOLO RUMIZ

LETTURENILO, C’È ACQUA PER TUTTI

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DI EMANUELA CITTERIO GIORNALISTA

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YVAN SAGNET, STUDENTE al Politecnico di Torino proveniente dal Camerun, è diventato uno dei simboli della lottaper la dignità del lavoro in Italia. Ha portato alla luce quello che lamaggior parte degli italiani non vuolevedere: il fatto che, dietro ai pomodoriaccuratamente selezionati sui banchidei supermercati, c’è spesso una storiadi prevaricazione, di sudore e sangue.Yvan c’è passato. È l’estate del 2011e, dovendo raggranellare un po’ di soldi

per mantenersi agli studi,parte per la Puglia. A Nardò, nella masseriaBoncuri, sono i caporali a dettare legge: turni di lavoro di 15 ore al giorno sotto il solecocente, una paga di 3,5 euro per ognicassone da tre quintali di pomodori raccolti.

A fine giornata, se non ci si ferma, si può guadagnare 20 euro. Di fronteall’ennesima vessazione i lavoratori si ribellano e Yvan è con loro. Diventauno dei leader della rivolta, che attiral’attenzione dei media e delleistituzioni. La magistratura trova il coraggio di concludere un’inchiestache porta all’arresto di 15 persone,presunti caporali e imprenditori agricoliche fanno parte di un’organizzazionecriminale. Da allora Yvan è tornato ai suoi studima, dopo l’inchiesta, ha cominciato a ricevere minacce di morte. Non è di questo però che scrive nel suo libro, ma dell’amore per l’Italia,coltivato sin da bambino, sin daimondiali di calcio del 1990 durante i quali il Camerun arrivò ai quarti difinale. Il sogno di Yvan si è avverato:studiare in Italia per diventareingegnere. La vita gli ha fattoincontrare la Puglia e i diritti violati deilavoratori immigrati. E lui ha deciso di non tenere gli occhi chiusi.

IL TITOLOYvan Sagnet, Ama il tuo sogno. Vita e rivolta nella terra dell’oro rosso, Fandango libri, Roma, 2012, pp. 157,10,00 euro

LIBRIYVAN, CHE LOTTA CONTRO LOSCHIAVISMO DI OGGI. IN ITALIA

APARTIRE DAL PROSSIMO ANNO paesi europeie africani finanzieranno insiemeprogetti di ricerca innovativi.L’annuncio di questa prima iniziativacongiunta è stato dato lo scorsonovembre da parte di MaireGeoghegan-Quinn, commissarioeuropeo per la ricerca, l’innovazione e la scienza, durante una visita in Sudafrica. La Commissione prevededi pubblicare i bandi a gennaio del2013, con un bilancio di 11 milioni di euro. Nel frattempo, la parteafricana, rappresentata da cinquepaesi, è chiamata a contribuire conaltri 4 milioni di euro. Il finanziamentoriguarderà progetti di ricerca in diversisettori, dall’agricoltura alla salute, dai cambiamenti climatici all’energia. I nuovi bandi sono stati sviluppati

nell’ambito delprogetto Erafrica(“Era-Net forAfrica”), che haun valore di 2 milioni di euro

e durerà per un periodo di tre anni. Ha parlato di “accordo storico” il commissario Geoghegan-Quinn: «È la prima volta che i paesi europei e africani hanno congiuntamentestabilito un programma di ricerca chesarà finanziato da entrambe le parti.Questo può servire da modello per la futura cooperazione tra i nostri due continenti e incoraggiare gli altripaesi ad abbracciare questa nuovaforma di partenariato». L’obiettivo di Erafrica è promuovere la creazione di reti tra finanziatori della ricerca e dell’innovazione europei e africani, sviluppando bandi perprogetti comuni. Dell’accordo sullaricerca collaborativa tra le due partipotranno beneficiare i ministeri e leistituzioni pubbliche di Austria, Belgio,Burkina Faso, Costa d’Avorio, Egitto,Finlandia, Francia, Germania, Kenya,Paesi Bassi, Norvegia, Portogallo,Sudafrica, Svizzera e Turchia. La pubblicazione dei bandi è previstanei primi mesi del 2013 e le candidature devono essereeffettuate entro la metà di aprile 2013.

ONLINEwww.erafrica.eu

SVOLTE2013, ANNO DELL’INNOVAZIONEPER L’ERAFRICA

UN GRANDE INNO ALLA NATURA. Un film i cui proventi saranno destinati a un progetto ambizioso: salvare unecosistema unico al mondo, quello delbacino del Congo. Uscirà a fine annonelle sale cinematografiche One life, il docufilm della Bbc Earth Films fruttodi tremila giorni di riprese in 23 diverselocation nei cinque continenti, chehanno permesso di catturare immaginiuniche della lotta per la sopravvivenzadi oltre 20 specie di animali. Nellaversione originale, la voce narrante è quella di Daniel Craig, il nuovo JamesBond. L’edizione italiana del film, lacui narrazione è affidata a Mario Bondi,ha in più l’obiettivo di sostenere lacampagna del Wwf Green heart ofAfrica per salvare il bacino del Congo. Pensato per il grande schermo, One liferacconta le quotidiane sfide dellanatura per immagini: dalla piovragigante che sacrifica la vita per i proprifigli alle scimmie delle nevi che neganoai più deboli l’accesso alle sorgentitermali. Per il docufilm, MichaelGunton e Martha Holmes si sono spintinei luoghi più impervi e hannoselezionato una galleria di immaginifortemente rappresentative tra quelleraccolte in oltre 10.000 ore di riprese.Per questa produzione, Bbc Earth haintrodotto innovazioni tecnologicheall’avanguardia e tecnichecinematografiche inedite, con ripreseeffettuate con macchine Hd Macro esequenze fotografate in super highspeed e rallentate fino a 80 volte permostrare dettagli impossibili da vederea occhio nudo. One life riesce nel suointento: offrire una prospettivaravvicinata sul mondo animale, con cuil’uomo condivide un’unica vita, lostesso pianeta e lo stesso futuro.

IL FILMOne life, regia di Martha Holmes,Michael Gunton, durata 85 min.

CINEMAIL FILM CHE VUOLE SALVARE IL BACINO DEL CONGO

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CANTIERE CUAMMEPRIMA LE MAMME E I BAMBINIRISULTATI, INNOVAZIONE E RICERCA

E MORTALITÀ MATERNA E INFANTILE

sono problemi molto complessi. Ilrisultato principale, e concreto,è che siamo riusciti a togliere i

ticket per le emergenze ostetriche in questiquattro ospedali e stiamo definendo il mec-canismo per garantire il trasporto delle don-ne nei centri sanitari ed eliminare barrieregeografiche ed economiche – afferma Pu-toto. È stata fatta una fotografia precisa del-la realtà. Siamo partiti dai quattro distretti(Aber in Uganda, Wolisso in Etiopia, Chiuloin Angola e Tosamaganga in Tanzania), checorrispondono un po’ alle nostre Ulss, e ab-biamo cercato di individuare quante sono lestrutture sanitarie e se riescono a fornire iservizi essenziali alle donne. È la dimensionedella copertura. Per esempio, se ad Aber ci so-no 340.000 abitanti e ci si aspetta 13.000parti: quanti avvengono nelle strutture?Quanti nelle case? Abbiamo raccolto questeinformazioni e le abbiamo analizzate in mo-do approfondito. La seconda dimensione èquella della qualità delle prestazioni offerte.Il terzo criterio è quello dell’equità, ovvero chiutilizza i servizi di questi ospedali? A qualegruppo sociale appartengono le donne che sirivolgono a essi? L’ospedale deve essere aper-to a tutti e non deve discriminare. La strate-gia di Medici con l’Africa Cuamm è proprio ilrafforzamento del sistema sanitario loca-le. Interveniamo perché possa esserci mag-giore collaborazione tra le strutture pubbli-che del governo e quelle private. In modo, peresempio, che l’ospedale di proprietà delladiocesi sia integrato con le piccole maternitàdel governo e fornisca una rete di servizi atutte le donne. Cosa cambia? Che davvero siparte dall’esistente e dalle esigenze della gen-te. Il futuro? Un miglioramento del servizio,più affluenza e un maggior coinvolgimentodelle comunità locali. A questo, poi, si ag-giungano la formazione, le visite sul posto, laraccolta dei dati. Diciamo che questo com-plesso programma ha cominciato a muoverei primi passi, ma la strada è ancora lunga eha bisogno dell’aiuto di tutti».

5 novembre 2011, a Padova: si lancia il grande programma per l’accesso gratuito al parto sicuro e la cura del neonato. 15 dicembre 2012, a Roma: si presentano i primi dati. Ma qual è il risultato più importante? Quali i passi fatti e la stradafutura? Ne parliamo con Giovanni Putoto, responsabileProgrammazione di Medici con l’Africa Cuamm.

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ROMA15 DICEMBRE 2012Dove: Auditorium Università Cattolica del Sacro CuoreA che ora: dalle 10.30 alle 14Risultati: 7.072 donne sono state assistite durante il parto nei 4 ospedali e 13.165 nei distretti diriferimento, per un totale di 20.237 mamme con i lorobambini. Grazie a questo progetto sono stati eliminati i ticket per il parto. Sono stati, inoltre, adottati strumenti e metodi innovativi di ricerca, convalidati da espertiinternazionali, che hanno consentito di realizzare 12indagini sul campo e hanno permesso di fare delle attentevalutazioni sui servizi legati al parto e ai primi mesi di vitadel bambino. Un modo concreto per occuparsi, davvero,dei bisogni e delle esigenze dei sistemi sanitari africani.

Roma, 15 dicembre 2012

I primi passi: innovazione e ricerca

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ERETE CUAMM

OSPEDALE DI MATANY ha una nuovamaternità, con 32 posti letto e unasala parto riabilitata e attrezzata. Èuno dei tre obiettivi dell’intervento

di Medici con l’Africa Cuamm, durato tre an-ni, che si conclude il 31 dicembre con unagrande festa per tutta la comunità. Il pro-getto, realizzato grazie al sostegno del Mini-stero Affari Esteri Italiano, del Gruppo d’ap-poggio Ospedale di Matany, dell’associazioneToyai e di Francesco Azzarita, ha garantitoinoltre l’avvio di un corso per ostetriche, ilprimo in tutta la regione della Karamoja; l’ap-poggio a degli studenti karimojong con borsedi studio e il supporto in termini di risorseumane, farmaci e attrezzature all’ospedale.«La sistemazione della maternità era indi-spensabile in quanto ancora uguale a quelladisegnata e costruita più di 40 anni fa. Seguardiamo ai dati dell’ultimo anno se ne ca-pisce la necessità. Nel 2011/2012 i parti sonostati 947, i cesarei 270, le visite pre-natali1.578 e i ricoveri in maternità 1.729 – spiegaFabio Manenti, responsabile Settore Progettidel Cuamm –. Ora poi le 38 tra infermiere eostetriche formate nell’ultimo anno sarannoimpegnate nei centri periferici, in modo daavvicinarsi di più alle donne». Sono dati si-gnificativi che confermano il ruolo di riferi-mento che l’ospedale di Matany ha per tuttala regione. «La situazione fa già intravvedere– riprende Manenti – la necessità, per l’ospe-dale, di specializzarsi ulteriormente in alcuniservizi, nei quali offrire un’altissima qualità,legandola alla formazione del personale e al-la ricerca operativa. L’area dei servizi mater-ni, neonatali e infantili, insieme alla presenzadella scuola per infermieri e ostetriche rap-presenta una grande opportunità in questosenso. La qualità del servizio offerto, special-mente il taglio cesareo e il trattamento delleemergenze ostetriche, è condizione necessa-ria perché un aumento dell’accesso ai servizisanitari si traduca in un miglioramento realedelle condizioni di salute della popolazione».

Le sfide sono ancora numerose e tutteaperte.

VICENZA MOSTRA FOTOGRAFICA“Il bene ostinato”: è questo il titolo della mostra fotografica di Ruggero Zigliotto ospitata al Palazzodelle Opere Sociali di Vicenza dal 12 al 30 dicembre. Rifacendosi al titolo del libro di Paolo Rumiz,il fotografo vicentino racconta il suo viaggio in Mozambico; un’esperienza viva e diretta della bellezzae delle contraddizioni di questo straordinario paese. In primo piano, l’impegno di Medici con l’AfricaCuamm: un lavoro “ostinato”, di lungo periodo, che vede nella formazione delle risorse umane localila chiave per uno sviluppo duraturo e sostenibile del paese. La mostra, organizzata dal gruppo di appoggio vicentino di Medici con l’Africa Cuamm, è aperta dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 18, e sabato e domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 19. È possibile prenotare delle visite guidateriservate alle scuole scrivendo a [email protected] o telefonando al 348.7006189.

GOSPEL FOR AFRICAGRANDE SUCCESSO A VANZAGOHa avuto un grande successo di partecipazione il concerto Gospel for Africa che si è svolto al santuario di Vanzago il 24 novembre scorso. Si tratta della quarta edizione del concerto di musicagospel organizzato dal gruppo di volontari di Milano di Medici con l’Africa Cuamm. Il concerto, chequest’anno ha visto il contributo e il patrocinio del Comune di Vanzago, Pogliano e Pregnana, haavuto come protagonisti i cori gospel “Old Spirit Gospel Singers” di Pregnana Milanese, testimonialdel Cuamm ormai da quattro anni, e “George’s Planets” di Cherasco (Cuneo), che hanno allietatola serata con un ricco repertorio dei loro brani. Ha fatto da piacevole intermezzo la lettura recitatadi alcuni passi tratti dal libro di Paolo Rumiz Il bene ostinato. Il tutto ha dato vita a un originaleconnubio tra musica e parole. Le offerte raccolte dai più di 500 partecipanti all’evento andranno a sostenere il progetto di accesso gratuito al parto sicuro e cura del neonato avviato di recente daMedici con l’Africa Cuamm in quattro ospedali africani (in Angola, Etiopia, Tanzania e Uganda).

NATALE CON L’AFRICA FRA TOSCANA E PUGLIAA dicembre molte le iniziative di Natale con l’Africa che dalla Toscana alla Puglia hanno animato il Centro-Sud a sostegno dell’impegno di Medici con l’Africa Cuamm per l’accesso al parto gratuito e sicuro. Un particolare ringraziamento ai volontari di Medici con l’Africa Cuamm Salento e aivolontari di Bari per le manifestazioni del 1° dicembre (serata teatrale “Basta cu ncete la salute” di W. Fiorentino a Torre S. Susanna) e la presenza al mercatino di Natale dell’Ateneo di Bari dal 20al 22 dicembre. Altro impegno importante è stato quello legato alla mostra fotografica “A Mikumiper un giorno”, con foto di Lorenzo Zammarchi, in programma a Cutigliano (PT) dall’8 dicembre al 6 gennaio). Jenga Insieme - Medici con l’Africa Cuamm Siena il 14 dicembre ha proposto “Il Natale di Jenga: prima le mamme e i bambini”, presso la chiesa di S. Agostino, con oltre 500bambini e famiglie riuniti.

MATANY LA NUOVA MATERNITÀ

MEDICI CON L’AFRICA CUAMM NEL TERRITORIO

Ospedale di Matany.

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VISTO DA QUI

ACCOGLIERE DATI” IN AFRICA, è una sfida quotidiana. Specie quando bisogna fareaffidamento sui dati raccolti direttamente dal sistema locale, che spesso riportainformazioni mal conservate, di scarsa qualità o del tutto manchevoli. La mag-gior parte degli operatori sanitari non presta attenzione alla qualità dei dati enon si rende conto di quanto siano importanti. Sono kenyota, ho 33 anni e lavoro al Cuamm da tre. Mi dedico al monitoraggio ealla valutazione dei progetti, cioè all’analisi dei dati, agli studi d’implementazione, alla stesura di protocolli, a report d’indagini. Sono impegnato nella ricerca operativa e nella valutazionepiù ampia dei risultati di un progetto. Cerco, quindi, di dimostrare fino a che punto stiamo aiutandoi sistemi sanitari dei paesi in cui operiamo, da tre punti di vista: la copertura, la qualità e l’equità.

Se penso al cammino fatto fin qui, devo ringraziare soprattutto due persone. La mia mammache si è sacrificata tanto per garantire che io e i miei fratelli studiassimo e ci liberassimo dalla

schiavitù della povertà. Ci ha dato tutto quello che aveva. Men-tre frequentavamo la scuola, poteva rinunciare a un buon pasto,a un abito nuovo o a un paio di scarpe, pur di pagare le tasse peri nostri studi. Non ha esitato a convincere nostro padre a ven-dere l’ultima vacca per pagarci gli studi. Questo suo sacrificiopersonale ci ha motivati a studiare sodo. Figura importante èstata anche quella del mio insegnante di scuola secondaria. Miha insegnato che qualunque cosa una persona faccia, deve far-

la con tutto se stessa, mi ha educato alla responsabilità e alla disciplina. E, soprattutto, mi ha te-nuto a scuola anche se avevo molte tasse arretrate da pagare.

Il monitoraggio e la valutazione si basano su dati di alta qualità. Senza di essi diventa difficilee talvolta frustrante dimostrare ciò che è stato raggiunto da un progetto. Se i dati non sono perti-nenti e affidabili, il vero effetto di un intervento non può essere misurato e ogni tentativo, in tal sen-so, diventa un vagare nel “buio”. Cosa è necessario? Che gli obiettivi siano ben definiti; che sianoscelti gli indicatori adeguati; che le fonti siano identificate e gli strumenti per la loro raccolta creati.Dopo aver analizzato i dati, i risultati dovrebbero essere condivisi e utilizzati come base per la pro-gettazione di ulteriori interventi. Idealmente, il monitoraggio e la valutazione dovrebbero fornireil supporto necessario alla dimensione tecnica dei progetti. Se questo è il processo a parole, le sfidesono nuove, ogni giorno.

Eppure andare in Africa è sempre una gioia. Mi piace lavorare con gli operatori locali per rac-cogliere i dati, con un po’ di formazione e supervisione capiscono l’importanza di mantenere unacerta qualità nelle informazioni. Spesso, nei momenti di sconforto, mi chiedo perché sia utile il miolavoro. È una condizione indispensabile per la buona riuscita di un progetto, per puntare a un ve-ro rafforzamento dei sistemi sanitari africani, perché solo attraverso lo sviluppo e l’applicazione distrumenti adeguati per la raccolta dei dati, l’analisi e il report dei dati stessi, si possono individua-re le aree del sistema sanitario che hanno bisogno di un intervento. Uno degli ultimi casi in cui que-sto processo ha funzionato bene è stato per l’avvio dell’intervento del Cuamm in Sierra Leone. Sia-mo partiti da una valutazione di base della situazione esistente che ci ha permesso di progettarein modo adeguato e rispondere alle reali esigenze della fascia più povera della popolazione. E lasfida continua.

MONITORAGGIO E VALUTAZIONE LA SFIDA DI OGNI GIORNO

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Sono kenyota, ho 33 anni e lavoro al Cuammda tre. Mi dedico al monitoraggio e alla valutazione dei progetti per dimostrare fino a che punto stiamo aiutando i sistemisanitari dei paesi in cui operiamo.

DI CALISTUS WILUNDA

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BISOGNI IN PRIMO PIANO

ANGOLALuanda: lotta alla Tb in 18 province.Uige: le attività vanno dalla formazione delpersonale al sostegno delle attività di salutepubblica dell’ospedale di Damba, al rafforzamentodella fornitura dei servizi nel municipio di Damba.Cunene: migliorare i servizi per la salute materno-infantile e ridurre l’incidenza dell’Hiv. L’interventoè focalizzato nell’ospedale di Chiulo dove vienedato supporto alla pediatria.CON 75 € GARANTISCI UN TRATTAMENTO COMPLETO CONTRO LA TB

ETIOPIAA livello nazionale: supporto al coordinamento della rete delle strutture sanitarie cattoliche.Wolisso: viene garantito supporto all’ospedale San Luca e alla scuola infermieri. Sono inoltre implementate attività di salute pubblica sul territorio.CON 2.000 € PUOI OFFRIRE UNA BORSA DI STUDIO A UN’OSTETRICA

MOZAMBICOBeira: formazione in università e presenza in ospedale, miglioramentodella qualità e della diffusione delle cure per bambini sieropositivi.Moma e Mogovolas: rafforzamento del sistema sanitario distrettuale per l’erogazione dei servizi materno-infantili.CON 100 € FORNISCI UN TRATTAMENTO PER UN BAMBINO MALNUTRITO

TANZANIARegione di Iringa: supporto all’attività clinica e alla gestione ospedalierae al maggiore coordinamento delle risorse umane nel distretto.Miglioramento della salute materno-infantile, attraverso attività nelle comunità.Mikumi: gestione ospedaliera e sostegno alle cure materno-infantili.CON 150 € PUOI ASSICURARE LA TERAPIA CONTRO L’AIDS, PER UN ANNO, A UN MALATO

SUD SUDANYirol e Lui: riabilitazione delle strutture dell’ospedale e supporto alle attività cliniche in particolare ai servizi materno-infantili.CON 80 € FORNISCI CURE PER UN BAMBINO MALATO DI POLMONITE

UGANDAWest-Nile: sostegno agliospedali di Angal eNypea nell’ambito dellasalute materno-infantilee iniziative di sostegnoper la disabilità.Karamoja: assistenzatecnica ai 7 distretti e alla direzione sanitariadell’ospedale di Matanye supporto alla scuolainfermieri di St.Kizito.Regione Centrale:sostegno all’ospedale di Naggalamanell’ambito della salutematerno-infantile.Oyam: lotta alla mortalitàneonatale e materna;miglioramentodell’accesso ai servizi di salute riproduttiva.Nkozi: progetto diformazione per managersanitari presso l’UgandaMartyrs University.CON 60 € ASSICURI UN PARTO CESAREO;CON 20 € COPRI LE SPESE PER UN PARTO;CON 15 € GARANTISCIUN TRASPORTO IN AMBULANZA

SIERRA LEONEPujehun: sostegno ai servizi materno-infantilidell’ospedale e del distretto, formazione del personale locale e supporto alla gestionedell’ospedale e del distretto.CON 50 € CURI UN BAMBINO RICOVERATO PER MALARIA

E COME PUOI AIUTARCI

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BUON NATALE