Due buoni preti · uomini molto originale per come si svolgeva: ... do la Madonna chiama si va,...

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La Voce Misena - 28/06/2018 Pagina : 08 Copyright (c)2018 La Voce Misena, Edition 28/06/2018 Novembre 8, 2018 9:00 pm (GMT -1:00) Powered by TECNAVIA Copia ridotta al 79% del formato originale letter della pagina VOLONTARI E PELLEGRINI A LOURDES LOURDES SI AVVICINA IL PELLEGRINAGGIO DIOCESANO A LOURDES CHE VEDRÀ 130 SUI PASSI DI BERNARDETTE SOUBIROU. IL VIAGGIO SI INSERISCE NEL PELLEGRINAGGIO REGIONALE UNITALSI. La suggestiva cittadina francese, ai piedi dei Pirenei, conserva interessanti siti storico culturali Le sorprese del Signore nelle fatiche della vita Il diacono è colui che vive la carità ed il servizio. Ecco la storia di Giancarlo, diacono permanente della nostra diocesi: il lutto, la ricerca, la voglia di fidarsi, l’amore per la Chiesa Persone a cura di CDV Mi chiamo Giancarlo Girolimini - 72 anni compiuti - sono sposato con Anna e ho due figli Emanuele e Alessandra. Sono stato ordina- to diacono il 25 novembre 2007. Il mio cammino è iniziato dopo la morte di Emanuele per incidente stradale il 31 maggio 1994. Da al- lora la mia vita è cambiata. Mi colpì molto l’omelia di don Giuseppe Bartera, allora nostro parroco, in cui disse “Se il chicco di grano caduto in terra non muo- re, rimane solo, se invece muore produce molto frutto ( Gv 12,24)”. Fu così che nei giorni e nei mesi seguenti, tutto mi parlava di Gesù. C’è stato poi un viaggio a Medju- gorje non programmato (quan- do la Madonna chiama si va, alla mamma non si dice mai di no) in cui ho capito il motivo della chia- mata a quel viaggio in cui ho co- nosciuto tante persone mai viste prima che sempre mi parlavano di Gesù. Il Signore mi ha mandato un An- gelo di nome Claudia che abbrac- ciandomi forte mi disse “abbiamo pregato tanto per Emanuele e per voi”. Sembrano parole banali, ma a me quelle parole hanno aperto un vero varco nel cuore: la mia fede era molto semplice, sentivo dentro il bisogno di approfondire. Così, quando in diocesi è inizia- to il corso per ministeri, mi sono iscritto e piano piano con l’aiuto del Vescovo Giuseppe, di don Lu- ciano Guerri e dopo un lungo tem- po di discernimento ho capito che il Signore mi chiamava. Nel frat- tempo, mia moglie a casa pregava e in me, la voglia di scappare era tanta. “Non sono degno… non ne sono capace… è troppo grande per me…” attraverso questi pen- sieri, il maligno stava lavorando nel mio cuore. Finito il corso ho detto “eccomi Signore, sia fatta la Tua volontà!”. Il 20 agosto 2010 anche Anna è salita in cielo. Lei ha già potuto riabbracciare Emanuele. Io sono in attesa della chiamata e con l’a- iuto dello Spirito Santo vivo con gioia la mia vita da padre, nonno e diacono. Sono felice di servire, con tutti i miei limiti, il Signore ed i fratelli. Sì, il chicco di grano ha portato molto frutto. Il Signore mantiene quello che promette. Non ho più gli amici o presunti tali di prima, ora ho tanti amici e fratelli nuovi. Mi mancano mia moglie e mio fi- glio ma ogni giorno il Signore mi fa incontrare persone nuove. Per questo, ringrazio, lodo, benedico il Signore ogni giorno per il dono del diaconato e per essersi fida- to di me. DON PAOLO CAMPOLUCCI (A SINISTRA) E GIANCARLO GIROLIMINI

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la voce misena28 giugno 2018 09

ecumenismoIl papa: una sfida che fa lavorare ‘in perdita’

“Non abbiamo paura di lavorare in perdita!”. È l’unica aggiunta a braccio, sotto forma di esortazione, al suo primo discorso in terra elvetica. Nell’esclamarlo, durante il pellegrinaggio ecumenico al World Council of Churches di Ginevra (Wcc), Francesco – il terzo papa dopo il beato Paolo VI e san Giovanni Paolo II a visitare la Svizzera, ma il primo a fare visita all’organismo che compie 70 anni di attività – spiega come i cristiani, prima che dichiararsi “conservatori” o “progressisti”,

devono schierarsi dalla parte di Gesù e del Vangelo. Si tratta di un’opzione preliminare decisiva, obbligatoria e non facoltativa: l’ecumenismo “è una grande impresa in perdita”, agli occhi del mondo, perché per il cristiano il bivio di sempre è quello tra “camminare nello Spirito” e “camminare nella carne”. “Se ogni uomo è un essere un cammino, e chiudendosi in se stesso rinnega la sua vocazione, molto di più il cristiano”, esordisce il Papa nella preghiera ecumenica, in cui chiede

di “rigettare la mondanità”, quella che ha provocato il fallimento dei tentativi di porre fine alle divisioni dei cristiani. Troppo facilmente ci si ferma davanti alle divergenze che rimangono o ci si blocca, con pessimismo, ai blocchi di partenza, il primo bilancio dell’ecumenismo, che ieri come oggi ha una meta precisa.“Il mondo, dilaniato da troppe divisioni che colpiscono soprattutto i più deboli, invoca unità”, l’appello di Francesco, venuto a Ginevra come pellegrino in cerca di unità e di pace.

concistoroQuattordici

nuovi cardinali

Giovedì 28 giugno p.v., alle ore 16, in San Pietro, il Papa terrà

un Concistoro ordinario per la creazione 14 nuovi porporati. Ha

detto papa Francesco: “La loro provenienza esprime l’universalità della Chiesa che

continua ad annunciare l’amore misericordioso di Dio a tutti gli

uomini della terra. L’inserimento dei nuovi cardinali nella diocesi

di Roma, inoltre, manifesta l’inscindibile legame tra la sede di Pietro e le Chiese particolari

diffuse nel mondo”. Il Collegio cardinalizio sarà formato da 227

cardinali, di cui 125 elettori e 102 non elettori. 53 provengono

dall’Europa, 17 dall’America del Nord, 5 dall’America Centrale,

13 dall’America del Sud, 16 dall’ Africa, 17 dall’Asia e 4

dall’Oceania. VOLONTARI E PELLEGRINI A LOuRDES

lourdesSI AVVICINA IL PELLEGRINAGGIO DIOCESANO A LOuRDES CHE VEDRà 130 SuI PASSI DI bERNARDETTE SOubIROu. IL VIAGGIO SI INSERISCE NEL PELLEGRINAGGIO REGIONALE uNITALSI.

la suggestiva cittadina francese, ai piedi dei Pirenei,

conserva interessanti siti storico culturali

la voce misena28 giugno 201808

Due buoni preti

Diocesia cura di L.m.

don Adelelmo SantiniLa scorsa settimana ci siamo limi-tati a dare la notizia della scom-parsa di don Adelelmo, stavamo per chiudere le pagine del giorna-le. Ecco perché, in questa occa-sione, abbiamo chiesto a don Giu-seppe Cionchi di farci conoscere un po’ meglio questo sacerdote, per tanti anni parroco a San Sil-vestro: “è stato davvero il buon pastore, a livello spirituale e ma-teriale. Le sue Messe e le omelie semplici, chiare, dritte, che an-davano al cuore, senza forzature di parole, esagerazioni di sorta. Lo ricordiamo soprattutto per la festa annuale della Madonna del Giglio, una sorta di ‘Pasqua degli uomini molto originale per come si svolgeva: alla mattina presto i sacerdoti venivano invitati per confessare e per fare festa. A li-vello materiale lo ricordiamo per

In appena pochi giorni sono deceduti don Adelelmo Santini e don Attilio Ferretti: il loro sacerdozio, vissuto umilmente e senza fare troppo chiasso, è stata una testimonianza di servizio alle persone, fede autentica, coraggio nell’affrontare la fatica.

Per tanti anni hanno servito in particolare le comunità parrocchiali di san silvestro e di scapezzano

don Attilio FerrettiSono passati pochissimi giorni e ci ha raggiunti la notizia della orte di don Attilio. Era nato nel 1924 nella piccola frazione di Ca-stellaro, ordinato sacerdote nel 1955. Dopo un paio di anni come cappellano a Marotta e ad Ostra Vetere, viene nominato parro-co di Colle Aprico, la località dell’arceviese dove con grande passione e zelo, finché ha potu-to, si è preso cura della colonia del Sacro Cuore. Centinaia i ra-gazzi che hanno trascorso tante belle e spensierate giornate in questa struttura. Nel 1964 viene nominato parroco di Scapezza-no e fino al 2005, anno in cui si ritira, presta lì il suo generoso ministero sacerdotale. Scriveva proprio in quell’anno, ricordan-do i suoi 50 anni di Messa: “Ce-lebriamo oggi questa liturgia eu-caristica per ringraziare il Signo-re dal profondo del cuore per il grande dono del sacerdozio. Nel 1934, nonna Anna fu colpita da u-na leggera paralisi obbligandola a camminare con il bastone e a non lavorare. Amava vedere giocare i nipotini in un locale per attrezzi agricoli, in particolare Attilio, al-lora già chierichetto in quella vi-cina chiesetta dove lei nel 1917 fece quella singolare preghiera. Amava vedermi giocare imitando il sacerdote che celebrava. Quel pomeriggio di agosto eravamo soli. Mentre io imitavo la celebra-zione lei venne colpito dal ricor-do della preghiera della notte di Natale del 1917, mi fece sospen-dere il gioco e mi chiamò vicino per raccontarmi tutto di quella sera e mi disse che d’allora so-lo oggi ricordo quel fatto. Senza conoscerti ti avevo promesso al Signore al posto di tuo padre ed esclamò: oh, come sarei contenta

DON ATTILIO FERRETTI

la sua disponibilità nel trasporta-re i ragazzi ed i bambini, così che potessero frequentare la scuo-la materna. Passava con il suo famoso pulmino, casa per casa, portando un saluto, una buona parola per tutti e soprattutto ga-rantendo la possibilità di un’edu-cazione alla pari dei bambini di città”. Il circolo Acli, a tutt’oggi, continua ad essere un punto di riferimento per la piccola comu-nità: “Don Adelelmo - continua

Cionchi - mi chiamava per alcu-ni momenti di formazione dicen-do ‘vieni a dire due parole, mol-to semplici, perché le persone si rispettino. Infine, la sua grande devozione alla Madonna, special-mente nei suoi viaggi avventurosi a Medijugorije, dove ha accompa-gnato tanti pellegrini”.

Crescere nell’accoglienza: la giornata del rifugiatoLe tante testimonianze che hanno dato vita al pomerig-gio corinaldese dedicato al tema dei rifugiati e dei richie-denti asilo. In un tempo che chiede informazioni vere.

corinaldodi CHIARA mICHELON

Interessante e partecipato incontro, quello di giovedì pomeriggio nella Sala consiliare di Corinaldo sul tema dell’accoglienza, in occasione della Giornata mondiale del rifugiato. Il convegno “Crescere nell’accoglienza”, realizzato da Fondazione Caritas Senigallia e comune di Corinaldo, per il progetto Share Integration (che promuove l’accoglienza di migranti e re-insediati), si è mosso nei temi delle buone prassi per l’accoglienza e l’integrazione, in particolar modo nelle piccole e medie comunità, e dei corridoi umanitari. Dopo i saluti di matteo Principi, sindaco di Corinaldo, e di Andrea Storoni, sindaco di Ostra, che partecipano al progetto SPRAR,

entrambi soddisfatti del livello di integrazione nelle loro comunità, che risultano “impreziosite da persone che si trovano così bene da noi da non volersene andare” (Principi), e della grande collaborazione tra Caritas e comuni, la parola a maurizio mandolini: “Ammiro il coraggio di questa giornata nel contesto storico in cui ci troviamo e penso che sia fondamentale costruire un giusto rapporto tra diritti e doveri di chi accoglie e di chi viene accolto”.Quindi Pierfrancesco Curzi, noto giornalista e scrittore, sui flussi migratori (68 milioni di persone sono costrette a fuggire dal loro Paese), sulla falsità della stampa quando si

parla di “invasione”e sulla situazione di Ancona, sua città, riguardo ai “ghetti” e alla criminalità di origine straniera: “I numeri degli sbarchi del 2017 sono in calo del 70% rispetto agli ultimi anni. I mezzi di informazione sono il megafono di ciò che accade, dovremmo cercare di essere più onesti e ricordare sempre che i grandi crimini sono perpetrati da italiani, non da stranieri”. Federico Sabbatini ha raccontato la sua esperienza di educatore nella Comunità per minori Casa di Corinaldo, che accoglie minori italiani e stranieri. Poi Sandra magliulo, membro dell’unchr e della Commissione territoriale di Ancona, che valuta le richieste di protezione internazionale: “L’85% delle persone costrette a fuggire si sposta internamente al proprio Paese o nei Paesi limitrofi (il Libano è formato al 50% da rifugiati). Lo sforzo maggiore non viene fatto

cHiesa [email protected]

Nella questione dell’immortalità dell’anima, si vede il perché, non si vede il come. (victor hugo)

dagli europei ed è ridicolo e folle parlare di “emergenza” dopo dieci anni di migrazioni. La responsabilità è di ognuno di noi. Dobbiamo capire di cosa hanno bisogno, le persone che fuggono. L’accoglienza è una questione di umanità e non di carità. Dobbiamo guardare al futuro, per esempio pensando ai canali di ingresso sicuri per eliminare il problema dei trafficanti. Non possiamo restare indifferenti davanti a ciò che sta accadendo”. Infine Gaetano de monte, operatore legale e giornalista dell’Fcei,ha presentato il programma per rifugiati e migranti mediterraneanHope, che lavora soprattutto attraverso i corridoi umanitari, e ricordato al pubblico la campagna welcomingeurope, da firmare se si crede in un’Europa che accoglie, che decriminalizza la solidarietà, crea passaggi sicuri e protegge le vittime di abusi.

Le sorprese del Signore nelle fatiche della vitaIl diacono è colui che vive la carità ed il servizio. Ecco la storia di Giancarlo, diacono permanente della nostra diocesi: il lutto, la ricerca, la voglia di fidarsi, l’amore per la Chiesa

Personea cura di CDV

Mi chiamo Giancarlo Girolimini - 72 anni compiuti - sono sposato con Anna e ho due figli Emanuele e Alessandra. Sono stato ordina-to diacono il 25 novembre 2007. Il mio cammino è iniziato dopo la morte di Emanuele per incidente stradale il 31 maggio 1994. Da al-lora la mia vita è cambiata. Mi colpì molto l’omelia di don Giuseppe Bartera, allora nostro parroco, in cui disse “Se il chicco di grano caduto in terra non muo-re, rimane solo, se invece muore produce molto frutto ( Gv 12,24)”.Fu così che nei giorni e nei mesi seguenti, tutto mi parlava di Gesù. C’è stato poi un viaggio a Medju-gorje non programmato (quan-do la Madonna chiama si va, alla mamma non si dice mai di no) in cui ho capito il motivo della chia-mata a quel viaggio in cui ho co-nosciuto tante persone mai viste prima che sempre mi parlavano di Gesù.Il Signore mi ha mandato un An-

gelo di nome Claudia che abbrac-ciandomi forte mi disse “abbiamo pregato tanto per Emanuele e per voi”. Sembrano parole banali, ma a me quelle parole hanno aperto un vero varco nel cuore: la mia fede era molto semplice, sentivo dentro il bisogno di approfondire.Così, quando in diocesi è inizia-to il corso per ministeri, mi sono iscritto e piano piano con l’aiuto del Vescovo Giuseppe, di don Lu-ciano Guerri e dopo un lungo tem-po di discernimento ho capito che il Signore mi chiamava. Nel frat-tempo, mia moglie a casa pregava e in me, la voglia di scappare era tanta. “Non sono degno… non ne sono capace… è troppo grande per me…” attraverso questi pen-sieri, il maligno stava lavorando nel mio cuore.

Finito il corso ho detto “eccomi Signore, sia fatta la Tua volontà!”.Il 20 agosto 2010 anche Anna è salita in cielo. Lei ha già potuto riabbracciare Emanuele. Io sono in attesa della chiamata e con l’a-iuto dello Spirito Santo vivo con

gioia la mia vita da padre, nonno e diacono. Sono felice di servire, con tutti i miei limiti, il Signore ed i fratelli. Sì, il chicco di grano ha portato molto frutto. Il Signore mantiene quello che promette. Non ho più gli amici o presunti tali di prima,

ora ho tanti amici e fratelli nuovi. Mi mancano mia moglie e mio fi-glio ma ogni giorno il Signore mi fa incontrare persone nuove. Per questo, ringrazio, lodo, benedico il Signore ogni giorno per il dono del diaconato e per essersi fida-to di me.

Sì al Vangelo della gioia

nome: Giancarlo Girolimini. età: 72 anni. il diacono: Il

diaconato è una realtà antica e nuova. Antica in quanto tale ma

nuova per noi che la rivediamo nella Chiesa dopo circa dieci

secoli di assenza. Il diacono è nella Chiesa l’immagine viva

del Cristo che serve, del Cristo che per amore si china a lavare

i piedi dei suoi discepoli, del Cristo che si fa carico delle

sofferenze dei più deboli, del Cristo che proclama la

parola del Regno di villaggio in villaggio, del Cristo che si fa

vicino a chiunque è minacciato dalla tristezza e dall’angoscia,

del Cristo che offre la sua stessa vita in sacrifico. Certo non

soltanto il diacono farà questo, ma il diacono lo farà senz’altro

e in modo del tutto particolare, annunciando la Parola di

Dio e offrendo una chiara testimonianza di carità.

DON PAOLO CAmPOLuCCI (A SINISTRA) E GIANCARLO GIROLImINI

vederti sacerdote e dire la Mes-sa vera. Quel racconto, ricordo, mi fece impressione, poi dimen-ticai tutto lo stesso giorno senza raccontarlo in casa.(...) Nel feb-braio 1945, io già prigioniero in Germania, quando la mia vita era in estremo pericolo per il freddo, fame, bombardamenti, in un atti-mo di sorta con la voglia di vive-re e ritornare a casa feci questa preghiera al S. Cuore di Gesù: se mi fai ritornare a casa sano e sal-vo mi faccio sacerdote e mi dedi-cherò ai ragazzi. In un attimo la vita mi è cambiata, era scesa nel mio cuore come un fiume, tanta serenità e gioia. Mi sono subito detto: la preghiera è stata esau-dita. Da allora niente più freddo, fame, paura, ero felice. Dopo set-te mesi, il 2 settembre 1945, sono ritornato a casa. (...) Le vie del Signore sono davvero infinite, non mi basterebbe una lunga vita per dire sempre gra-zie al S. Cuore di Gesù. Pur con i tanti limiti e difetti ho cercato di donare sempre tutto me stes-so alla Colonia e alla Parrocchia che oggi dopo quasi 41 anni di servizio pastorale. Ringrazio tut-ti i parrocchiani, in particolare i collaboratori che più da vicino hanno aiutato il Parroco nella gestione della Parrocchia… Non ho memoria di aver fatto o trat-tato male qualcuno. Semmai se qualcuno ha sofferto per causa mia gliene chiedo perdono. Pos-so confessare questo: che ho vo-luto sempre bene a tutti senza distinzione e per tutti ho sempre pregato. Rimaniamo sempre a-mici nel Signore. Ringrazio Su-a Eccellenza che oggi mi onora della sua presenza, è motivo di gioia e di benevolenza. Vi lascio una raccomandazione: vogliamo sempre bene”.