Ducato n.6 - 2011

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il Ducato Periodico dell’Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino Quindicinale - 6 maggio 2011 - Anno 21 - Numero 6 Ducato on line: ifg.uniurb.it Distribuzione gratuita Poste Italiane Spa-Spedizione in a.p. - 70% - DCB Pesaro A far discutere è il bilancio del Comune. Dopo i tagli imposti dal governo, ora è il momento delle decisioni: tagliare le spese, che siano sprechi o ser- vizi, oppure vendere quella parte del patrimonio comunale considerato “bene infruttifero”, come sostiene l’assessore al bilancio Maria Clara Muci. a pagina 6 Cessioni o tagli Comune al bivio Economia Dal 2006 a oggi sono circa tremila gli studenti in meno nell’Università di Urbino. Tra le cause la regionalizzazio- ne delle università, la diminu- zione degli studenti fuori corso e la crisi economica. Significativo il calo degli stu- denti del Nord Italia. a pagina 12 Tra mito e realtà la storia di Terenzio Grossi e della sua banda continua a esistere nella memoria degli abitanti del Montefeltro. Durante gli anni dell’Unità d’Italia i briganti si aggiravano sulle montagne, nascosti nella Gola del Furlo e negli anfratti boscosi della Carpegna, suscitando paure ed entrando nella leggenda. a pagina 8 Grossi, brigante del Montefeltro Cultura Tutti gli occhi del Grande Fratello Boom di telecamere nel centro storico. Ecco la mappa delle vie più sorvegliate Via al progetto per potenziare gli apparati. E in città calano i reati L’EDITORIALE A lcuni giorni fa un giornale online ha pubblicato l’appello dell’ultimo fabbricante di macchine per scrivere al mondo: “Ne sono rimaste solo 500. La pro- duzione è cessata per mancanza di ordini”. La notizia è curiosa e in un baleno è stata ripresa da giornali, agenzie, radio, Tv e siti Internet di tutto il mondo. Un copia incolla che ha avuto l’effetto di un virus che si diffonde in un attimo. Un giornalista, redattore di una testata online, non si accontenta di riproporla così com’è. Fa qualche telefonata in giro, cerca in rete, con- tatta il responsabile delle vendite di una grande azienda del settore e scopre che ci sono altri produttori in Cina, Giappone e Indonesia e che la vecchia macchina per scrivere non solo è ancora in produzione, ma ha un suo mercato. Il giovane cronista scopre, ad esem- pio, che è molto diffusa nelle carce- ri. Nei penitenziari di 43 Stati ameri- cani, ai detenuti non è consentito l’uso dei computer; se vogliono scri- vere devono usare le vecchie tastie- re. Insomma, bastava una verifica, un controllo, un approfondimento, per scoprire che le care, vecchie typewriter continuano a essere pro- dotte e vendute, così come il princi- pe dei materiali di consumo, antesi- gnano delle cartucce di inchiostro: il nastro. Questo semplice, banale episodio ci dà uno spaccato di cosa sia il gior- nalismo oggi. O sarebbe più giusto dire come lo stiamo trasformando. Il copia e incolla, purtroppo, non avviene solo in Rete, ma in molte (troppe!) redazioni. L’Ordine dei giornalisti della Lombardia ha com- missionato una ricerca a Enrico Finzi (Presidente di Astra ricerche). Per gli Italiani i giornalisti sono “Incompetenti, bugiardi, di parte, malati di protagonismo e poco chia- ri. Ma anche insostituibili e indi- spensabili per la società”. Gli intervi- fa da un importante gruppo edito- riale e mai resa pubblica per l’im- magine critica che ne emergeva. Secondo Ignacio Ramonet, per 20 anni direttore di Monde Diplomatique e autore di un saggio appena uscito in Francia, i media tradizionali possono avere un futuro solo se recupereranno una linea molto rigorosa e soprattutto se sapranno rispondere alla forte domanda di alta qualità di scrittura. Cita in proposito il settimanale tede- sco Die Zeit, le cui vendite sono cre- sciute del 40% e la tiratura superato le 500.000 copie. Le Scuole di giornalismo (questa di Urbino ha superato i vent’anni di attività) sono state create proprio per formare una nuova generazione di giornalisti. I risultati testimoniano che siamo sulla strada giusta, ma i professionisti formatisi nelle Scuole sono un impetuoso ma piccolissimo ruscello nel grande mare della pro- fessione. I risultati della ricerca di Milano sono un messaggio chiaro per i giornalisti, ma anche per gli edi- tori che continuano a “rottamare” eccellenti professionisti pensando di fare i giornali… senza giornalisti. Se vince il giornalismo del “copia e incolla” Agli obiettivi delle telecamere del centro storico proprio non si sfugge. Sono una trentina gli apparecchi che osservano dal- l’alto la città ducale, li si trova a Piazza della Repubblica e a Borgo Mercatale, ma anche pas- sando dalla Statua di San Crescentino, dalle porte della città ducale, dai bancomat e da tutti i punti “sensibili”. Le immagini registrate dalle telecamere del Comune sono guardate dal Comando della Polizia Municipale che però “solo in caso di segnalazione o denuncia controlla le registra- zioni”, afferma il comandante Roberto Matassoni. Secondo il “decalogo” sulla videosorveglianza le immagini vengono conservate da un server per sette giorni e poi cancellate, rimangono quelle utili a identificare gli autori dei reati, mentre per tutte le altre sarà l’oblio. Per trasformare Urbino nella città ideale è in programma un incremento delle misure di sorveglianza: una centrale ope- rativa con video in diretta e immagini migliori. Il progetto per rendere la città più sicura arriva proprio quan- do i dati sulla criminalità indicano un calo di tutti i reati: - 21% rispetto al 2006. I l brutto tempo di Pasquetta ha fatto rifugiare i turisti nelle sale di Palazzo Ducale, ristora- tori e “bed and breakfast” hanno avuto il loro da fare, ma per la Pasqua 2011 gli alberga- tori si lamentano: “Per la prima volta in vent’anni nei miei alberghi dieci stanze sono rima- ste vuote”, dice Fabrizio Marcucci, direttore della catena “Vip Hotel”. Per incentivare il turi- smo l’assessore Lucia Pretelli pensa al ripristino del biglietto unico, con il quale visitare tutti i musei. a pagina 7 Turismo, Pasqua flop: “Puntiamo sull’estate” Il 15 e il 16 maggio Fermignano vota per eleggere il primo citta- dino. Da una parte Giorgio Cancellieri, sindaco uscente e leader della lista di centro- destra, dall’altra Emanuele Feduzi, a capo della coalizione di centro-sinistra. I due pro- grammi a confronto. a pagina 4 Verso le elezioni Il centrosinistra cerca la rivincita Fermignano Giù gli iscritti studenti del Nord in fuga da Urbino Università stati chiedono soprattutto compe- tenza (90%) e professionalità (79%). Insomma, la gente considera l’infor- mazione essenziale per una società democratica, ma chiede qualità. L’arrivo di Internet e “l’alluvione informativa aumenta la domanda di selezione, di verifica. Si chiede soprattutto il passaggio dal sapere al capire”. La gente vuole “un giornali- smo competente, autonomo, critico ed etico”. La ricerca evidenzia una altissima domanda di buon giornalismo. Una informazione credibile è essenziale anche per gli inserzionisti pubblici- tari. È da ricostruire anche l’imma- gine sociale della professione. È un quadro ancora più sconfortante di una inchiesta sulla credibilità della stampa commissionata dodici anni alle pagine 2 e 3

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Il quindicinale della Scuola di giornalismo di Urbino

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il DucatoP e r i o d i c o d e l l ’ I s t i t u t o p e r l a f o r m a z i o n e a l g i o r n a l i s m o d i U r b i n o

Quindicinale - 6 maggio 2011 - Anno 21 - Numero 6Ducato on line: ifg.uniurb.it

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A far discutere è il bilancio delComune. Dopo i tagli impostidal governo, ora è il momentodelle decisioni: tagliare lespese, che siano sprechi o ser-vizi, oppure vendere quellaparte del patrimonio comunaleconsiderato “bene infruttifero”,come sostiene l’assessore albilancio Maria Clara Muci.

a pagina 6

Cessioni o tagliComune al bivio

Economia

Dal 2006 a oggi sono circa tremila gli studenti in menonell’Università di Urbino. Tra le cause la regionalizzazio-ne delle università, la diminu-zione degli studenti fuori corsoe la crisi economica.Significativo il calo degli stu-denti del Nord Italia.

a pagina 12

Tra mito e realtà la storia diTerenzio Grossi e della suabanda continua a esistere nellamemoria degli abitanti delMontefeltro. Durante gli annidell’Unità d’Italia i briganti siaggiravano sulle montagne,nascosti nella Gola del Furlo enegli anfratti boscosi dellaCarpegna, suscitando paure edentrando nella leggenda.

a pagina 8

Grossi, brigantedel Montefeltro

Cultura

Tutti gli occhi del Grande FratelloBoom di telecamere nel centro storico. Ecco la mappa delle vie più sorvegliate

Via al progetto per potenziare gli apparati. E in città calano i reati

L’EDITORIALE

Alcuni giorni fa un giornaleonline ha pubblicato l’appellodell’ultimo fabbricante di

macchine per scrivere al mondo:“Ne sono rimaste solo 500. La pro-duzione è cessata per mancanza diordini”. La notizia è curiosa e in unbaleno è stata ripresa da giornali,agenzie, radio, Tv e siti Internet ditutto il mondo. Un copia incolla cheha avuto l’effetto di un virus che sidiffonde in un attimo.Un giornalista, redattore di unatestata online, non si accontenta diriproporla così com’è. Fa qualchetelefonata in giro, cerca in rete, con-tatta il responsabile delle vendite diuna grande azienda del settore escopre che ci sono altri produttori inCina, Giappone e Indonesia e che lavecchia macchina per scrivere nonsolo è ancora in produzione, ma haun suo mercato. Il giovane cronista scopre, ad esem-pio, che è molto diffusa nelle carce-ri. Nei penitenziari di 43 Stati ameri-cani, ai detenuti non è consentitol’uso dei computer; se vogliono scri-vere devono usare le vecchie tastie-re. Insomma, bastava una verifica,un controllo, un approfondimento,

per scoprire che le care, vecchietypewriter continuano a essere pro-dotte e vendute, così come il princi-pe dei materiali di consumo, antesi-gnano delle cartucce di inchiostro: ilnastro.Questo semplice, banale episodio cidà uno spaccato di cosa sia il gior-nalismo oggi. O sarebbe più giustodire come lo stiamo trasformando.Il copia e incolla, purtroppo, nonavviene solo in Rete, ma in molte(troppe!) redazioni. L’Ordine deigiornalisti della Lombardia ha com-missionato una ricerca a EnricoFinzi (Presidente di Astra ricerche).Per gli Italiani i giornalisti sono“Incompetenti, bugiardi, di parte,malati di protagonismo e poco chia-ri. Ma anche insostituibili e indi-spensabili per la società”. Gli intervi-

fa da un importante gruppo edito-riale e mai resa pubblica per l’im-magine critica che ne emergeva. Secondo Ignacio Ramonet, per 20anni direttore di MondeDiplomatique e autore di un saggioappena uscito in Francia, i mediatradizionali possono avere un futurosolo se recupereranno una lineamolto rigorosa e soprattutto sesapranno rispondere alla fortedomanda di alta qualità di scrittura.Cita in proposito il settimanale tede-sco Die Zeit, le cui vendite sono cre-sciute del 40% e la tiratura superatole 500.000 copie.Le Scuole di giornalismo (questa diUrbino ha superato i vent’anni diattività) sono state create proprio performare una nuova generazione digiornalisti. I risultati testimonianoche siamo sulla strada giusta, ma iprofessionisti formatisi nelle Scuolesono un impetuoso ma piccolissimoruscello nel grande mare della pro-fessione. I risultati della ricerca diMilano sono un messaggio chiaroper i giornalisti, ma anche per gli edi-tori che continuano a “rottamare”eccellenti professionisti pensando difare i giornali… senza giornalisti.

Se vince il giornalismo del “copia e incolla”

Agli obiettivi delle telecameredel centro storico proprio non sisfugge. Sono una trentina gliapparecchi che osservano dal-l’alto la città ducale, li si trova aPiazza della Repubblica e aBorgo Mercatale, ma anche pas-sando dalla Statua di SanCrescentino, dalle porte dellacittà ducale, dai bancomat e datutti i punti “sensibili”.

Le immagini registrate dalletelecamere del Comune sonoguardate dal Comando dellaPolizia Municipale che però“solo in caso di segnalazione odenuncia controlla le registra-zioni”, afferma il comandanteRoberto Matassoni. Secondo il “decalogo” sullavideosorveglianza le immaginivengono conservate da un server per sette giorni e poi cancellate, rimangono quelleutili a identificare gli autori deireati, mentre per tutte le altresarà l’oblio.

Per trasformare Urbino nellacittà ideale è in programma unincremento delle misure di sorveglianza: una centrale ope-rativa con video in diretta e immagini migliori. Il progetto per rendere la cittàpiù sicura arriva proprio quan-do i dati sulla criminalitàindicano un calo di tutti i reati: - 21% rispetto al 2006.

Il brutto tempo di Pasquetta ha fatto rifugiare i turisti nelle sale di Palazzo Ducale, ristora-tori e “bed and breakfast” hanno avuto il loro da fare, ma per la Pasqua 2011 gli alberga-

tori si lamentano: “Per la prima volta in vent’anni nei miei alberghi dieci stanze sono rima-ste vuote”, dice Fabrizio Marcucci, direttore della catena “Vip Hotel”. Per incentivare il turi-smo l’assessore Lucia Pretelli pensa al ripristino del biglietto unico, con il quale visitare tuttii musei. a pagina 7

Turismo, Pasqua flop: “Puntiamo sull’estate”

Il 15 e il 16 maggio Fermignanovota per eleggere il primo citta-dino. Da una parte GiorgioCancellieri, sindaco uscente eleader della lista di centro-destra, dall’altra EmanueleFeduzi, a capo della coalizionedi centro-sinistra. I due pro-grammi a confronto.

a pagina 4

Verso le elezioniIl centrosinistracerca la rivincita

Fermignano

Giù gli iscrittistudenti del Nordin fuga da Urbino

Università

stati chiedono soprattutto compe-tenza (90%) e professionalità (79%).Insomma, la gente considera l’infor-mazione essenziale per una societàdemocratica, ma chiede qualità.L’arrivo di Internet e “l’alluvioneinformativa aumenta la domanda diselezione, di verifica. Si chiedesoprattutto il passaggio dal sapere alcapire”. La gente vuole “un giornali-smo competente, autonomo, criticoed etico”. La ricerca evidenzia una altissimadomanda di buon giornalismo. Unainformazione credibile è essenzialeanche per gli inserzionisti pubblici-tari. È da ricostruire anche l’imma-gine sociale della professione. È unquadro ancora più sconfortante diuna inchiesta sulla credibilità dellastampa commissionata dodici anni

alle pagine 2 e 3

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Spiati da trenta telecamereIl presidente del Consiglio comunale Mechelli: “Un sistema per fare prevenzione”

La sorveglianza del Comune, la ZTL, gli obiettivi delle banche: tutte le misure per la tranquillità di Urbino

Impossibile passareinosservati, a Urbino.Guardi negli occhi lastatua di San Cre -scentino? Ci sono tretelecamere che ti

inquadrano: da destra, difronte e di spalle. Ti fermi inpiazza della Repubblica? Gliocchi elettronici (e indiscreti)sono in totale quattro: nonc’è scampo. Ma è tutto il cen-tro storico ad essere 24 ore su24 sotto lo sguardo dei siste-mi di videosorveglianza. Intutto se ne contano una tren-tina. Agli sportelli dei banco-mat, alle porte della città, neipunti di maggior interessestorico. La sorveglianza. Quelle con-trollate direttamente dallaAm ministrazione comunalesono otto (riconoscibili per laforma quadrata), e si trovanoin punti definiti “sensibili”.All’ingresso del collegioRaffaello ce n’è una cheinquadra piazza della Re -pubblica così da scoraggiaregoliardici bagni nella fonta-na. Scendendo verso viaMazzini, non appena si lascial’inquadratura della piazza siè “agganciati” da quella chearriva fino a Borgo Mercatale.Passeggiando sotto i porticidi Corso Garibaldi si è seguitifino alla rampa, mentre chiguarda il monumento diRaffaello è a sua volta osser-vato da due telecamere dal-l’interno dei colonnini inmetallo che illuminano lapiazza. Le immagini vengono inviatea un server che le conservaper sette giorni (secondoquanto previsto dal nuovo“decalogo” sulla videosorve-glianza del Garante della pri-vacy dell’aprile 2010) primadi scomparire per sempredagli archivi informatici.Dietro le telecamere, dunque,non c’è un Grande fratello incarne e ossa. Salvo che quelleriprese non siano necessariealla polizia per indagare sueventuali reati commessi.“Più che un vero e propriovideo - spiega il consulentedel comune dottor Vaiani - sitratta di ‘frame’, cioè unasequenza di 25 fotografie alsecondo. Il meccanismo discatto si attiva quando il sen-sore rileva un movimentonella zona inquadrata”. Ma chi può vedere questeimmagini? Il comando dellaPolizia Municipale, ma “soloin caso di segnalazione didenuncia o di reato - dice ilcomandante Roberto Matas -soni - andiamo a controllarele registrazioni. Fino a ora

non ricordo casi in cui siastato necessario consultare leimmagini per identificare cri-minali”. Le altre telecamere. A inqua-drare gli angoli della cittàsono anche le telecamere aglisportelli bancomat, e le ban-che - si legge sempre nel“decalogo” del Garante - pos-sono conservare le immaginiper identificare gli autori diun una rapina o movimentisospetti nei giorni preceden-ti. Tutti gli altri tipi di video-registrazione, invece, devonosparire entro 24 ore, peresempio, le viste panorami-che di Urbino offerte dallequattro webcam dell’osserva-torio meteorologico “A. Sar -pieri” non sono conservate sunessun server o hard disk.Non passano inosservateneppure le auto. Le telecame-re della zona a traffico limita-to scattano le foto delle tar-ghe e se non la riconosconofra quelle abilitate all’ingres-so nel centro storico la multaè assicurata. Il progetto per il futuro. Chipasserebbe l’intera giornatadavanti all’obiettivo di unatelecamera è il prefetto AttilioVisconti, uno dei principalisostenitori del progetto diampliamento del sistema divideosorveglianza a Urbino. A Pesaro nel marzo scorso, hafirmato un protocollo di inte-sa con le principali associa-zioni di categoria dei com-mercianti e Provincia per l’in-stallazione di impianti divideoallarme. Dunque, non solo migliorarela sicurezza urbana, maanche quella degli esercizicommerciali. Costo comples-sivo dell’operazione circa90mila euro, per metà finan-ziato dalla Regione. Viscontivorrebbe fare il bis nella cittàducale. Una centrale operati-va con video in diretta, piùtelecamere con una migliorequalità delle immagini, que-sto è il progetto a cui ilComune ha detto sì. Il presi-dente del Consiglio comunaleLino Mechelli, che ha ricevu-

to la delega allasicurezza dal sin-daco Fran coCorbucci, si dicefavorevole alpotenziamentodel sistema, ma“con gradualità esecondo le risor-se a disposizio-ne”. Tempi e costi.Non sono ancora definiti.L’unica spesa certa per ades-so è quella della manuten-zione, affidata alla Telecomche a sua volta appalta il ser-vizio alla ditta Loccioni. 230euro mensili più Iva per ripa-rare le telecamere danneg-giate, anzi sostituirle “perchéper la ditta è più convenien-te” spiega Vaiani. Futuroincerto per i fondi di poten-ziamento del progetto.Mechelli in via informale dàun’indicazione sulla spesache il comune sarebbe dis-posto ad affrontare in unprimo momento:“Si parla di10mila euro.Vogliamo presen-tare un pro gettoper poter accede-re ai fondi chetutti gli anni laRegione stanziaper la sicurezzaattraverso unbando”. Se la regionemantiene la lineaseguita negli ulti-mi anni una vali-da proposta delComune di Ur -bino potrebbefargli ottenere il finanzia-mento dell’opera fino al50%.Un’altra strada da percorrereper poter reperire fondi èquella di coinvolgere leAssociazioni dei commer-cianti. Urbino sogna di ripe-tere l’esperienza di Pesaro,dove la Camera di Com -mercio ha contribuito al pro-tocollo di intesa per lo svi-luppo di sistemi di videoal-larme e videosorveglianzacon 15 mila euro.

La conservazionedelle immagini video-registrate è consen-tita per un massimodi 24 ore.Nel caso di sicurez-za urbana e “partico-lare rischiosità del-l’attività svolta” il limite è di 7 giorni.

L’OCCHIO ELETTRONICO

Nella mappa le otto posizioni da cui l’Amministazione guardai luoghi “sensibili” del centro

MASSIMILIANO COCCHI

MADDALENA OCULI

PIAZZA SAN FRANCESCO

MONUMENTO A RAFFAELLO/1

VIA MAZZINI

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PRIMO PIANO

Crollano furti e rapine “La città è più sicura,ma guai a distrarsi”

La criminalità a Urbino

REATI IN TOTALE 450 380

2006 2010

FURTI IN TOTALE 260 207FURTI IN ABITAZIONE 54 47FURTI AUTOVETTURE 6 5FURTI CICLOMOTORI 15 2

FURTI NEGOZI 15 15RAPINE 4 0FRODI INFORMATICHE 29 10

STUPEFACENTI 8 5DANNEGGIAMENTI 59 46

REATI SCOPERTI 102 111

La culla del Rinascimento è al sicuro.La criminalità non compromette laterra ducale che, negli ultimi 5 anni,ha registrato un netto calo di reati:da 450 del 2006 a 380 del 2010. Lodicono i carabinieri della Com -

pagnia Ducale che, diretti dal Comando pro-vinciale di Pesaro Urbino e coordinati dallaPrefettura, collaborano con le altre forze diPolizia per migliorare la sicu-rezza pubblica di Urbino. “Irisultati raggiunti sinora –commenta il capo di gabinet-to della Prefettura ClementeDi Nuzzo – sono molto positi-vi: la situazione è sotto con-trollo, nel contesto di unacittà sempre animata da unostimolante contatto con ilmondo giovanile e con lamulticulturalità, grazie al suoricco patrimonio storico-arti-stico e al suo prestigiosoAteneo”. Seguendo la tendenza dell’in-tero territorio provinciale,dove i reati nel 2010 sonodiminuiti del 14% rispettoall’anno precedente, ancheUrbino ha registrato un calodella criminalità: -12% rispet-to al 2009, che diventa il -21%se confrontato con i dati del2006. Dei diversi crimini cen-siti, oltre la metà sono quellicontro il patrimonio, mentrel’unico grave delitto degli ulti-mi anni risale al 2008 (l’omi-cidio del titolale della“Renault” ad opera di un suoex dipendente) e in materia distupefacenti le infrazioni sono scese da 8 a 5.Tornando ai reati contro il patrimonio, dal2006 al 2010, le rapine si sono azzerate, pas-sando da 4 a 0, le truffe e le frodi informatichesono diminuite del 69%, scendendo da 29 a 10e i 59 danneggiamenti nel 2006 sono diventati

46 nel 2010, con un calo del 25% (nessun casodi usura e uno solo di estorsione nel 2010). Ifurti sono diminuiti da 260 a 207 con un anda-mento negativo del 21%, registrando cali intutte le fattispecie: -7% i borseggi, -13% i furtiin casa (da 54 a 47), -44% i furti su auto insosta, -17% i furti di auto (da 6 a 5) e -87% ifurti di ciclomotori e motocicli (da 5 a 2). Incontrotendenza invece il dato dei furti negliesercizi commerciali, rimasto invariato conuna media di 15 all’anno.

Una tendenza che sembraproseguire nel 2011, quandonei soli primi tre mesi si sonoregistrati 4 furti con scasso,tutti al circolo culturale“BlackJack” di Trasanni.“Garantisco che i risultatiottenuti – precisa il capo digabinetto della Prefettura –non indurranno certo ad ab -bassare la guardia. Facciamofrequenti focus sulla situazio-ne cittadina per prevenireinfiltrazioni di interessi dellacriminalità organizzata o dialtri ambiti eversivi, finoramai trovati”. L’attività diCarabinieri e Polizia hamigliorato la sicurezza pub-blica di Urbino anche sulfronte dell’individuazionedegli autori dei reati: ilnumero dei furti scoperti èaumentato negli ultimi 5anni del 10% rispetto a quellicommessi e, in generale, icrimini puniti sono aumen-tati da 102 del 2006 a 111 del2010. Un quadro “soddisfa-cente” quello descrittodall’Arma dei Carabinieri,che tuttavia mira a ottimizza-

re ancora la sua azione di vigilanza. “Oltre alnuovo piano di controllo promosso dallaPrefettura – conclude il capo di gabinetto DiNuzzo – sono previsti anche il miglioramentodella legalità e il risanamento ambientale delquartiere Urbino 2”.

ANDAMENTO

La tendenza negativa del totale dei reaticommessi in città negli ultimi 5 anni

-21%

Il calo del 2010 rispettoall’anno precedente, un fenomeno già partito nel 2008

-12%

Anche nella provincia diPesaro Urbino il tasso di criminalità è diminuitorispetto al 2009

-14%

Reati in calo del 21% negli ultimi 5 anni

MARTINA MANFREDI

MONUMENTOA RAFFAELLO/2

PIAZZA REPUBBLICA/1

PIAZZA REPUBBLICA/2

SANCRESCENTINO

CORSOGARIBALDI

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il Ducato

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Il 15 e 16 maggio i fermi-gnanesi sono chiamati ascegliere il nuovo sindaco.A sfidarsi il primo cittadi-no uscente GiorgioCancellieri, 53 anni, medi-

co di base, alla guida della listadi centro-destra “FermignanoNuova” (appoggiata da Lega, Pdle Udc) ed Emanuele Feduzi, far-macista, 29 anni, che guida lacoalizione di centro-sinistra“Partecipare” (appoggiata da Pd,Sinistra per Fermignano, Ri -fondazione Comunista, PartitoSocialista e lista civica “IlPonte”). Abbiamo chiesto ad alcuneassociazioni di Fermignano dicosa ha bisogno il paese e dicosa dovrà occu-parsi il nuovosindaco. Questele loro risposte.LAVOROLuigi Torelli, Re -sponsabile Cgilcamera del lavo-ro Urbino e Fer -mignano: “I can-didati devonorisolvere il pro-blema del lavoro:alcune piccoleindustrie hannoavuto conse-guenze piuttostogravi dalla crisi,con numerosicasi di cassa inte-grazione.Chiediamo che sitrovino risorseper fondi anticrisi e misure disviluppo, oltreche per misure disostegno alle fa -miglie in difficol-tà. Inoltre lanuova ammini-strazione deveattuare politicheche vengano in -contro agli immigrati”.SERVIZISauro Rossi, responsabile Cislprovinciale: “Serve una partico-lare attenzione per le famiglieche hanno visto calare i redditi

dopo la crisi e vanno salvaguar-dati i livelli dei servizi sociali ededucativi. Occorre contenere l’aumento dirette e tariffe e serve più impe-gno nella lotta all’evasione deitributi locali. Poi si stanno verificandoimportanti modifiche nell’am-bito dei servizi residenziali:serve che la qualità del servizioe il sostegno agli assistiti siagarantita al meglio. Abbiamoqualche dubbio, ad esempio,sullo spostamento del Postodelle Viole (centro residenzialediurno per disabili) presso laCasa del sole a San Silvestro”.TEMPO LIBEROAlessandro Pesaresi, PresidentePro Loco: “A Fermignano man-cano molte cose, come un tea-

tro, una sala mul-timediale.Occorrono piùiniziative per igiovani: ultima-mente ne vedia-mo molti a spas-so, anche se cer-chiamo di coin-volgerli. Il Furlo è inabbandono tota-le, andrebbe va -lorizzato, e ab -biamo due galle-rie che andrebbe-ro rivalutate enon aperte soloun paio di voltel’anno”.IMPRESEMassimo Galli,ConfederazioneNazionale Arti -gianato: “È neces-sario continuareuna politica didialogo già avvia-ta tra associazionie Comune e nonpensare solo allegrandi imprese,ma anche a quel-le piccole e

medie. Inoltre occorre che ci sioccupi del fenomeno immigratisenza pregiudizi ideologici, per-ché sono persone che permet-tono lo sviluppo delle impreselocali” .

“Più ambientee trasparenza”

Emanuele Feduzi

“Nuove operepubbliche”

Giorgio Cancellieri

“La città è inuna condi-zione di im -

mobilismo. Serve unapolitica che ascolti dipiù i cittadini”.Così esordisce Ema -nuele Feduzi, candi-dato per il centro-sinistra. Questa volta sieteuniti.“Si, dopo 15 anni

sono state superate le vecchie diatribe e i persona-lismi. C’è stato un rinnovamento, un ricambiogenerazionale”.Come valutate questi 5 anni di amministrazione?“Hanno dimenticato cultura, servizi sociali, sport,il mondo della scuola. Si è puntato su visibilità epopulismo, facendo solo finta di ascoltare i cittadi-ni”.Hanno rispettato il programma del 2006? E che nepensate di quello del 2011? “Non l’hanno rispettato, a partire dalla stazionedelle corriere. Poi la casa di riposo, le piscine, lepiste ciclabili, i vigilantes: tante promesse nonmantenute. La tariffa per i rifiuti doveva essereabbassata dell'80 e invece è stata alzata del 22 percento. Per il nuovo programma, poi, hanno copia-to alcuni punti del nostro”.Quali sono i punti salienti del vostro?“Raggiungere la certificazione ambientale Emas,che porterà nuovi fondi europei. Rifondare labiblioteca. Formare il campus scolastico e unazona di traffico limitato tra scuole e piazza donMinzoni. Poi una serie di piste ciclabili, un fondo disolidarietà tra famiglie, un’università della terzaetà. Ci sarà la raccolta di rifiuti porta a porta e piùutilizzo di fotovoltaico e geotermico” .Cosa serve ai fermignanesi?“Più ascolto: li coinvolgerò nelle decisioni, scen-dendo periodicamente nei quartieri. E una politicadiversa: mi accusano di essere troppo giovanequando ora si può diventare deputato a 18 anni”.Questione immigrati. Cosa ha fatto l’amministra-zione per loro e cosa farete voi?“Hanno fomentato la cultura del diverso: due annifa c'è stata un'ordinanza anti-burqa cheha fatto scalpore. Noi vogliamo fare un censimen-to di queste persone e integrarli, organizzando atti-vità pratiche e corsi di lingua. Molti sono islamici,quindi servirà una collaborazione stretta con l'i-mam”.

“Abbiamo rea-lizzato l’80per cento del

nostro programma ese vinciamo faremoanche il 20 che rima-ne, oltre al resto”:parole di GiorgioCancellieri, candida-to per la lista di cen-tro-destra.Qual è il bilancio diquesti 5 anni?

“Migliore di quanto pensassimo. Le difficoltà buro-cratiche, il patto di stabilità che ci haimpedito di spendere i soldi in bilancio e la crisihanno reso duro amministrare un comune pur vir-tuoso come il nostro. Eppure siamo riusciti a faretantissimo”. Gli interventi più importanti?“La rotatoria angolo via Martin Luther King, lanuova scalinata che è un vero anfiteatro all'aperto,la ristrutturazione del palazzetto dello sport, l'aper-tura del Palatenda di Cavazzino. Poi la sostituzione del sistema fognario di CàVeneziano, l’apertura del centro per disabili "Lacasa del sole", gli impianti fotovoltaici sulle scuole”.Il programma 2006 è stato realizzato fedelmente?“Almeno all'80 per cento e abbiamo fatto tante altreopere. Se vinciamo ci occuperemo di ciòche manca, come la riqualificazione di piazzaGaribaldi e una casa di riposo per anziani”.I punti salienti del nuovo programma?“Nuove asfaltature, nuovi parcheggi, nuovi impegniverso alcune società sportive. La riqualificazionedegli argini del fiume Metauro e quella dell'excampo sportivo. Poi la ristrutturazione di stabili delComune e il completamento della variante al pianoregolatore”.Di cosa ha bisogno Fermignano?“Che riparta la zona industriale e aumenti l'occu-pazione, specie per i nostri ragazzi”Quali sono state e quali saranno le vostre politichenei confronti degli immigrati?“Siamo contro ogni forma di clandestinità.Abbiamo fatto capire che qui si viene per lavorare enon per delinquere: con questo atteggiamento emisure concrete abbiamo governato abbastanzabene il fenomeno immigrazione”.Qui sono ben integrati?“Quelli che vengono dall'est Europa lo sono abba-stanza, gli islamici un po’ meno. L'integrazionevera si avrà solo con le seconde generazioni”.

DOMENICO A. MASCIALINO

Cosa serve a FermignanoIl 15 e 16 maggio le elezioni del nuovo sindaco. Il bilancio di cinque anni

Le associazioni: il paese ha bisogno di occupazione, aiuti alle famiglie e politiche per integrare gli immigrati

I risultati del 2006Fermignano Nuova:46,42%

Unione per Fermignano: 39,01%

Il Ponte: 12,84%

La sala del consigliocomunale di Fermignano

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CITTÀ

Le attività reggono per periodi sempre minori

Passeggiando per viaMazzini si guardavala vetrina del negozio“U.R. abbigliamento”,un po' più su ci si fer-mava a fare un aperi-

tivo al “Magia Ciarla” mentre inpiazza della Repubblica si trova-vano i bar “Rinascimento” e“Belpassi”. La sera dopo cenaqualcuno si scatenava sui tavoli-ni del “Gula” in corso Garibaldi.Solo qualche anno fa queste ealtre attività commerciali eranoil volto del centro storico. Ogginon ci sono più. Alcune hannochiuso, altre hanno cambiatogestione e sono state ristruttura-te, poche sono rimaste com'era-no.“Due anni fa ho venduto la miaattività perché la gente non erapiù quella di una volta”, spiegaRita, ex proprietaria del bardavanti il Nuovo Magistero. “Tracrisi e nuovo sistema di fare lelezioni - aggiunge - gli studentifuori sede erano sempre meno egli universitari urbinati nonrestavano a fare colazione opranzo fuori ma tornavano acasa. La clientela era diminuitamolto”. La città ducale è sede diuno dei più antichi atenei delpaese, per anni molte attivitàhanno prosperato rivolgendosia un pubblico di giovani abba-stanza numeroso, ma oggi chemolti di loro sembrano esserse-ne andati le difficoltà sono note-voli. Lo conferma Enzo Busignani,conosciuto come Pippi, barbiereda 67 anni in via Mazzini:“Urbino è morta perché vivevasugli studenti che non ci sonoquasi più”. Non solo il calo degliuniversitari fuori sede incidesull'economia dei locali com-merciali: “Gli affitti sono impe-gnativi, - dice Mario Pellegrini,ispettore amministrativo delComune - e non si riesce adattrarre l'utenza del circondarioprobabilmente a causa delle dif-ficoltà nel trovare parcheggio”.Molti proprietari ed ex-proprie-tari di locali nel centro storico,infatti, si lamentano del costodelle mura. “Nonostante la crisi,

i prezzi degli edifici non sonoaffatto diminuiti anzi i locatorichiedono un aumento”, diconoFrancesca e Matteo dell'erbori-steria “La Mandragola”, unadelle attività che continuano ariscuotere un certo favore tra iclienti. Filippo Battistelli avevauna liuteria vicino al Duomo,dopo venti anni di attività, l'an-no scorso si è trasferito fuoricittà, a Pallino: “Risparmio tan-tissimo. Non devo più pagare illocale e le bollette ed evito ledifficoltà di parcheggiare oentrare in centro con la macchi-na. È comodo anche per i mieiclienti. Ora se uno deve riparareun contrabbasso non deve piùfarsi qualche salita a piedi conlo strumento sulle spalle”. Negliultimi anni il Mama's, Caffèdegli angeli e il pub M2M hannocambiato gestione; il Belpassi èdiventato “Bar del Corso”,Rinascimento è stato sostituito

da “La Dolce Vita”, al posto del-l'internet cafè “L'isola” ora c'è“La petite madeleine”, il negoziocinese ha aperto dove c'eraprima “Blue Exit”. Questi sonosolo alcuni dei locali totalmentetrasformati.“Le attività in centro tra chiusu-re, cambi e nuove aperture sononumericamente le stesse diqualche anno fa. È calato ilvolume di affari delle aziende”,spiega Egidio Cecchini diConfcommercio che vede neicentri commerciali la possibili-tà di rivalutare anche la parteantica della città. “La gente avrài parcheggi e di conseguenzascenderà in piazza da viaBramante o da Porta Lavagine.Così - prosegue Cecchini -anche quelle strade che ogginon attirano l'attenzionepotranno essere riqualificate.C'è bisogno di competitività edifferenziazione dell'offerta”.

C’è un uomo che ogni mattina alle 5 «apre» lacittà. I suoi passi risuonano nel silenzio cheavvolge Urbino. Sale da via Cesare Battisti conuna scopa di quelle di una volta e i sacchettivuoti, indossa un cappello di lana e una giac-ca a vento. L’aria un po’ assonnata e solitaria,

di chi è abituato a passare molto tempo con i suoi pensieri. ÈEnzo Girelli, 53 anni, spazzino di mestiere. Da 25 anni va a dor-mire alle 11 di sera e si alza alle 4: “Inizio il lavoro un’ora primadei miei colleghi per non avere l’intralcio dei furgoni e deicamion che passano alle 6 per scaricare la merce. Così spazzomeglio e mi concedo un’ora di pace prima dell’alba”. Quando arriva in piazza della Repubblica trova ovunque car-tacce e bottiglie vuote lasciate dagli universitari. Dice che que-sto accade quasi tutti i giorni: “Anche noi da giovani eravamo«casinari» ma non lasciavamo questo schifo. Ora c’è menorispetto. E poi questi sono studenti: ma cosa gli insegnano?L’ignoranza?”. Enzo si lamenta anche del fatto che alcuni ragazzi restanoinchiodati sotto i portici e a volte non lo lasciano spazzare: “Mac’è una cosa che mi fa arrabbiare più di tutte: le bottiglie rotte.I ragazzi lo fanno perché sono ubriachi o semplicemente male-ducati. Ci sono dei giovedì notte in cui vorrei mollare tutto eandar via”. Pur lamentandosi, Enzo ammette che senza gli stu-denti Urbino diventerebbe come Urbania o Fossombrone:“sono questi ragazzi a tenere in vita il centro storico, che moltiurbinati hanno abbandonato”.“Alla fine vado d’accordo con alcuni studenti – continua - ognitanto si fermano a parlare con me e mi fanno un po’ distrarreperché dopo tanti anni il lavoro è diventato monotono.”Enzo non nasconde che anche lui da giovane aveva la «testacalda»: due volte in carcere, una volta per una rissa in un loca-le e una volta per aggressione ai carabinieri: “Mi hanno messole mani addosso e mi sono ribellato. Ero legato ai gruppi dellasinistra extraparlamentare, per questo non ero ben visto dalleforze dell’ordine”. Ma il suo più grande rimpianto è di non aver mai conosciuto ilfiglio avuto da una turista francese a Urbino quando aveva 18anni: “Mi scrisse una lettera dalla Francia per dirmi che eraincinta e che se ne sarebbe occupata solo lei. Io sono andatoanche a cercare mio figlio, ma non l’ho mai trovato.”È ancora buio quando passano i lavoratori del primo mattino.Enzo li saluta furtivamente, ripetendo con complicità un gestodi tutti i giorni. Un uomo si avvicina e gli offre una sigarettasenza quasi rivolgergli la parola. “È il popolo del primo matti-no. Li conosco tutti. Questo signore fa l’operaio a Pesaro eprende tutte le mattine l’autobus a quest’ora”.Nel resto della giornata, Enzo ama passeggiare e deve accudirela madre anziana, essendo l’unico figlio. Non ha più amici per-ché sono tutti sposati o andati via: “E con gli urbinati non vadomolto d’accordo. Sanno solo parlar male degli altri”. La piazza è ormai pulita e l’oscurità è mutata in penombra perle prime luci dell’alba. “Sono contento del mio lavoro, mi sentoutile alla comunità e non ho scheletri nell’armadio. Mi va beneanche quello che guadagno: 750 euro al mese. Poi a Urbino nonci sono fabbriche come a Pesaro e non c’è molto altro da fare.”Enzo si incammina verso via Vittorio Veneto per continuare ilsuo lavoro. “Io mi accontento di poco. Alla fine vorrei solo unacosa nel mio futuro: una compagna con la quale passare il restodella mia vita. Per ora sto bene e non mi lamento”.

STEFANIA BERNARDINI

A sinistra:via Mazzini,una delleprincipalistrade commercialidel centrostorico.A destra:Enzo Girelli.

Filippo Battistelli: dopo vent’anni ha abbandonato il centro

Affitti troppo alti, zona a trafficolimitato, mancanza di parcheggisoffocano i locali commerciali

ANTONIO SIRAGUSA

Le notti di Enzoil netturbino

che apre la città

Tra bottiglie rotte e cartacce

Ci vuole tanto coraggio per investire ancorain pieno centro storico

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il Ducato

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DAVIDE MARIA DE LUCA

Il Comune cammina sullalama di un rasoio: tagliarele spese, col rischio dirinunciare a servizi impor-tanti, o vendere un patri-monio destinato a esaurir-

si nel tempo. La pubblicazionedel Bilancio Consuntivo 2010 (ildocumento che riepiloga leentrate e le spese effettivamentesostenute da un ente) ha dimo-strato quello che i più espertisapevano già. “Il governo- spiega il professorSandro Brusco, AssociateProfessor of Economics allaState University of New York atStony Brook - ha tagliato ripe-tutamente i finanziamenti aglienti locali e ai Comuni in parti-colare, partendo dall’elimina-zione dell’Ici sulla prima casa”.In più ci sono gli avanzi di cassada accantonare per il Patto distabilità: aumentati di diecivolte quest’anno e di un altro10% l’anno prossimo.Su cosa ha scelto di fare ilComune, l’opposizione non hadubbi: “La gestione delComune - dice il Consigliere diopposizione Ciampi– va sem-pre sotto. Ad esempio nel 2010sono andati sotto di 800 milaeuro e hanno venduto beni perripianare il negativo”. Che siano stati venduti e che sivenderanno immobili è fuoridubbio, ma l’assessore al bilan-cio Maria Clara Muci specificache si tratta di “beni infruttiferi”.E spingere i Comuni a vendereproprio questi immobili è unodegli obiettivi dei tagli del gover-no: “è sicuramente vero che iComuni mantengono un patri-monio che non ha una particola-re utilità pubblica- spiega il pro-fessor Sandro Brusco- tagliarefondi per spingerli a venderequesto genere di immobili è unastrategia che ha qualche latopositivo”. In ogni caso, sostienel’assessore al bilancio MariaClara Muci: “Bisognerebbe par-larne con Tremonti. Se non aves-simo venduto i beni ex-Irab perun milione e 200 mila euro nonavremmo rispettato il patto”.

Ma il patrimonio prima o poifinisce. Quello di Urbino, chefigura nel conto patrimonialeammonta, a una quarantina dimilioni di euro, ma secondo l’as-sessore Muci: “ci sono almeno uncentinaio di milioni di beni chenon figurano nel conto perchégià ammortati”.Quindi a Urbino niente tagli? Il consigliere Ciampi sembraesserne sicura: “Il Comune non èin grado di risparmiare comedovrebbe. Ad esempio sullespese correnti”. E dando un’occhiata ai dati vienefuori che dal 2007 le spese cor-renti sono rimaste di fatto inva-

Nonostante la crisi i prodotti naturali resistono sul mercato

In tempi di crisi si rispar-mia, si taglia, ci si muovecon prudenza, alla ricerca

del prezzo più basso. Ma c’èun settore di produzione conprezzi più elevati della mediache continua a non subire i“morsi” della fame. È il cosid-detto biologico che convincesempre più i coltivatori a“lasciare” l’agricoltura con-venzionale per adottare tec-niche che escludono l’utilizzodi prodotti chimici. La Regione Marche hadestinato, nel Piano di Sviluppo Rurale, 6,5milioni di euro alla produzione biologica,evidenziando l’influenza della tradizioneagricola marchigiana e la sensibilità dellepersone al cibo e all’ambiente. La coopera-tiva Terra Bio è un’azienda nata nel 1997 a

Schieti; centro di produzione, trasforma-zione e stoccaggio, è l’unico impianto inItalia a produrre semi biologici partendoda varietà autoctone che poi diventerannopasta, legumi e cereali. Oggi ne fanno partequasi 70 aziende agricole con una media di15.000 ettari di terreno. Per un piccolo con-

tadino significa entrare in uncircuito in cui sentisi valoriz-zato: “Tutto è nato per iniziati-va di un gruppo di amici agri-coltori con l’esigenza di avereun centro dove produrre ecommercializzare i prodotti"dice il presidente MaurizioGambini. Come fa il consu-matore a essere sicuro dellagenuinità di quello che acqui-sta? “Avere impianti controlla-ti– continua Gambini – è fon-damentale e dà una credibilitàmaggiore. I rischi di inquina-mento nella produzione bio-

logica sono più alti nei centri di lavorazio-ne che in campagna. Per creare fiduciadevono esserci correttezza ed entusiasmo”.Gli stessi che finora hanno portato la pro-vincia di Pesaro Urbino ad avere una per-centuale di concentrazione di agricolturabiologica tra le più alte d’Europa.

Comune: duello sul bilancioL‘opposizione: “La giunta non taglia sprechi”; l’Assessore: “Difendiamo i servizi”

La pubblicazione del Consuntivo 2010 ha acceso le polveri, ma i tagli di Roma lasciano poche scelte

Toglietemi tutto, non il biologico

riate. Sempre intorno ai 16-17milioni di euro, ma “perchéabbiamo alzato la spesa sociale-spiega l’assessore Muci- che vuoldire asili nido, scuole e servizi aicittadini. Senza contare cheabbiamo molte spese incompri-mibili”.Ma cosa sono le spese correnti? Sitratta delle spese che il Comunedeve affrontare ogni anno: sti-pendi, asili, scuole, assistenza,cultura, manutenzioni ordinariee bollette. Se ci fossero degli spre-chi, sarebbero in questa voce delbilancio.Ma se invece di sprechi non ce nefossero? “I tagli di Roma –spiega

ancora il professor Brusco-potrebbero costringere i Comunia tagliare spese che i cittadiniinvece sarebbero disposti afinanziare”. Non tutti sprecano,infatti, e tagliando a tutti iComuni senza però dotarli di unvera autonomia finanziaria, lostato rischia di spingere le ammi-nistrazioni locali a liquidare ser-vizi che invece interessano ai cit-tadini.Ma l’opposizione insiste: gli spre-chi ci sono. “Parliamo- accusa ilConsigliere Ciampi – delle speseper il personale. Il Comune haceduto molti servizi alla UrbinoServizi, ha esternalizzato o stata-lizzato scuole materne, asili ecase per anziani. Ma la spesa peril personale è rimasta pratica-mente la stessa. Non è diminuitain proporzione”. Ma è comunquediminuita “di un milione di euro”spiega l’assessore. Non abba-stanza però, secondo l’opposi-zione.

Sono il bilancio del comunedi Urbino, come emerge dalConsuntivo 2010. Un datorimasto stabile negli ultimianni.

22 milioni

Si tratta del “buco” nelbilancio ripianato con lavendita di immobili. Lacausa principale è l’aumen-to del Patto di stabilità.

800 mila

MARTINA ILARI

Meno fondi e Patto di stabilità:le ammistrazioni costrette

a vendere o a ridurre le spese

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ECONOMIA

ANTONIO RICUCCI

Bilancio in chiaro-scuro del turismoin città. Se aPasqua ristoranti e“bed and break-fast” hanno fatto il

pieno di turisti, durante ilmese di aprile in città sonoarrivati 100 pullman turisticiin meno: da 532 nel 2010 si èpassati a 431 quest anno. “Ècolpa delle mancate indenni-tà agli insegnanti, che nonvengono più retribuiti per iviaggi d’istruzione – sostieneGiorgio Ubaldi di UrbinoServizi, che gestisce i parcheg-gi cittadini – mancando que-sto incentivo molti docentipreferiscono rinunciare piut-tosto che sopportare unpesante carico di responsabi-lità come una gita scolastica”.Fabrizio Marcucci, direttore diVip Hotels, che comprendeAlbergo San Domenico, HotelBuonconte e Residence deiDuchi non ha dubbi: “Pasqua2011 è andata male. Per laprima volta in 20 anni, inognuno dei tre nostri alber-ghi, dieci camere sono rima-ste vuote. Il sito istituzionale delComune non aiuta. Andrebberifatto da professionisti dellacomunicazione. Solo così, dif-ferenziandoci da tutti i nostriconcorrenti, riusciremmo adavere maggiore visibilità.Inutile cercare in ogni mododi trattenere una notte in più inostri visitatori, poiché lanatura della nostra città sipresta a un turismo di un paiodi giorni.” Un’analisi condivi-sa anche da Brigitte Meyer,responsabile commercialedell’ Hotel Ma riani: “Anche sePasqua per noi è stata positi-va, il Comune dovrebbe inve-stire maggiormente in comu-nicazione”.Le previsioni di Federalberghistimavano un calo del 4% (da18,9% a 14,7%) delle presenzeturistiche nelle città d’arte acausa della diffusa preoccu-pazione sulla crisi economicaglobale. Dell’incertezza delmeteo ha beneficiato PalazzoDucale, che rimanendo aper-to l’intera giornata diPasquetta, ha avuto unaumento del 40% degli ingres-si sul 2010, relativamente aigiorni 23-24-25 aprile. Roberto Monti, titolare delristorante “Vecchia Urbino”,dice: “Abbiamo lavorato moltola domenica di Pasqua. Già aPasquetta c’era meno gente eil fatto che quest’anno il 1maggio sia caduto di domeni-ca non ci ha favoriti”. PerMarcucci l’esperienza di viag-gio del turista inizia con lavisita del sito Internet della

Una vita appesa ai fili (colorati)A Fermignano l’ultimo artigiano tessile, tra passato e futuro

L e mani sapienti scorrono con curasulla tela. Il volto è concentrato,attento. Gli occhiali, calati sul

naso, incorniciano un volto vivace.Mario Rovidati, classe 1937, ha saputotessere con pazienza una storia tuttasua: biellese d’origine,ha iniziato a lavorare a14 anni come artigianotessile. Sempre un telaiotra le mani, come ades-so, e tanta voglia di fare.“Il mio desiderio piùgrande è sempre statoquello di creare entusia-smo attorno a me, intutto quello che faccio,anche sul lavoro - dice -altrimenti non mi sentostimolato”. Di stimoli cene sono stati tanti,lungo la carriera:“Lavorare nel settore deltessile non consente difermarsi, bisogna esseresempre curiosi di cono-scere cose nuove. Ènecessario stare alpasso con la tecnologiae aggiornarsi sullenuove scoperte su tes-suti e macchinari”. Aquesta coscienza delmestiere Mario è arriva-to dopo quarant’anni dilavoro e di sperimenta-zioni. “La mia vita nel tessile parte nel1952. Ho iniziato come semplice ope-raio, poi ho fatto carriera. Sono statotecnico di filatura al lanificio Carotti diFano, che ora non esiste più. Era unabella struttura, dove si lavorava molto.Ricordo ancora tutto di quel tempo”.Mentre Mario parla, i suoi occhi guar-dano lontano, cercando di intrecciare ifili di una matassa davvero ricca e colo-rata: quella della sua esistenza. “Ilmomento più importante è arrivato

quando sono passato a fare il direttoretecnico alla ditta Cariaggi di Cagli. Lì hotrascorso gli ultimi trent’anni di vita edi lavoro”. Nelle sue parole c’è gratitudi-ne e riconoscenza, orgoglio e passioneper quello che è stato. “La Cariaggi nons’è mai fermata, in tutti questi anni. E’stata ed è tuttora una grande aziendaproduttrice di tessuti di pregio, che

esporta in tutto il mondo. Dopo la pen-sione sono rimasto in ottimi rapporticon loro. In questi giorni li sto metten-do in contatto con due produttori dicachemire italiani di Belluno e L’Aquila.Pensi che allevano capre sui nostrimonti, oltre i duemila metri d’altezza. Èil primo esperimento italiano e va valo-rizzato.” Il cachemire è la grande pas-sione di Mario: produce anche luimanufatti con il prezioso filamentoasiatico, grazie al telaio che si è costrui-

to da solo. “Per realizzarne uno a mano,pezzo per pezzo, ci vuole una settima-na, lavorando a pieno regime”, dice lui.Ha posizionato il suo delicato strumen-to in cantina: è qui che prendono vita letrame più interessanti che si formanonella sua mente, fatte di fili e colori. Aprovarlo è una grande quantità dimatasse di varie tonalità sparse un po’

ovunque. “Qua sotto passotutto il giorno a creare. La serasalgo di nuovo in casa e spessocontinuo a lavorare di notte,per via dell’insonnia. La mat-tina dopo, ritorno al telaio.Agosto e settembre li dedicoalla creazione di sciarpe chepoi a Natale vendo e regalo.Pensi che ogni tanto le miefiglie vengono a trovarmi e,non vedendomi in casa, chie-dono a mia moglie dove io sia.Lei, per tutta risposta, spiegaloro di che colore sto facendola creazione del momento. Sedice che ho fatto i grigi, è per-ché il mio umore non è allestelle”. Perché lavorare con itessuti è anche esprimere ipropri stati d’animo. È eserci-zio continuo, creativo, di sé.“Il lavoro al telaio richiedegrande precisione. Non sonoammesse distrazioni, perché ilprodotto finale può veniremale”. Eppure anche il più pic-colo sbaglio è importante:“Non ci sarebbe lavoro artigia-nale di valore senza l’errore. È

la marca distintiva rispetto a quello difabbrica”. Attenzione, fantasia e colore.L’importanza di sbagliare per impararea correggersi. La storia dei telai diMario sembra un po’ quella della vita diognuno di noi. E lui, che ha dato e rice-vuto tanto dalla sua professione, oraringrazia. “Peccato, però, che non ci sianessuno a ereditare le mie conoscenze.Avrei molto da insegnare…”. Su questeultime parole, il telaio si ferma, con unoschiocco.

SILVIA BALDINI

città: “Il visitatore del sito diUrbino deve rimanere colpitodalle emozioni. Così decideràdi visitare la nostra città”. Ildirettore della catena alber-ghiera suggerisce anche diriconsiderare un’idea giàattuata ma subito sospesadopo la mostra di Raffaello,nel 2009: il biglietto unico checonsentiva l’ ingresso in tutti imusei della città a 10 euro,anziché 14: “Per il futuro, sipotrebbe fare come già avvie-ne a Berlino e New York, conuna city card che conceda ainostri turisti sconti e facilita-zioni su alberghi, ristoranti, e

altri servizi”. “Stiamo racco-gliendo le adesioni dei museie degli esercizi diConfcommercio – rispondeLucia Pretelli, assessore alTurismo – per poter ripristi-nare il biglietto unico, chepermetterà ai turisti di usu-fruire degli sconti nei negozidel centro”. Al momento nonsi conosce il prezzo di questoticket, ma l’assessore assicurache non supererà i 12 euro.Lucia Pretelli pensa inveceche il sito internet delComune vada bene cosìcom’è: “Il sito istituzionale delComune deve soprattutto

essere utile al visitatore piùper le informazioni che per lagrafica. Nella sezione ‘Culturae turismo’, infatti, si può tro-vare un elenco delle struttureturistiche, dal 4 stelle di lussoal ‘bed-and-breakfast’. Cosìfacendo diamo visibilità atutti”. Inoltre la Finanziaria2010 ha imposto agli entilocali un tetto del 20% dellerisorse usate nel 2009 perfinanziare le attività di comu-nicazione e promozione delterritorio. “Da quel budget, lapriorità è di far stampare idepliant da distribuire allo Iat- precisa l’assessore - lo zoc-

colo duro dei turisti è costitui-to dai tedeschi, seguiti dafrancesi, inglesi e americani.Iniziano ad arrivare anche irussi”. Gli appuntamenti prin-cipali della stagione estivaurbinate saranno con l’‘Urbino Press Award’, il 18 e19giugno il ‘Palio dei Trampoli’ aSchieti. Il 24 giugno la corsaciclistica ‘Unesco CyclingTour’ farà tappa nella cittàducale, poi dal 19 al 28 luglioil ‘Festival di musica antica’.Ad agosto tornerà la Festa delDuca (dal 19 al 21 agosto) edinfine la Festa dell’ Aquilone il3 e 4 settembre.

Mario Rovidati al lavoro con il telaio nel suo laboratorio

Turismo pasquale,hotel in lacrime

Boom a Palazzo Ducale, in calo le scolaresche

L’albergatore Marcucci boccia il sito comunale: “Non efficace”

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il Ducato

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Grossi, brigante della notteLa storia di un bandito, di una banda e degli anni difficili dell’Unità d’Italia

Nelle campagne sopravvivono le sue leggende. Ai bambini si dice ancora: “Dormi, o chiamo Terenzio”

Di notte nei boschidel montePaganuccio risuo-na ancora l’ecodel suo fucile.Nella pieve di

Montescatto, suo rifugio, aleggiaancora la sua anima di brigante.Camminando nei sentieri dimontagna ogni foglia che simuove sembra l’occhio scuro delfuorilegge, il terrore di ogni vian-dante. Lo spezzarsi dei ramirichiama il rumore dei suoi passifurtivi. È inutilecercarlo quassùsulle alture del-l’entroterra urbi-nate. Lui, Te -renzio Grossi, èmorto ma il suoricordo è vivo,continua a esiste-re nei raccontidelle sue gesta.Tra leggenda erealtà. Nelle sere d’in-verno, davanti alcamino i piùanziani ancor oggi narrano a figlie nipoti le avventure della bandaGrossi, il gruppo di briganti cheseminò paura sui monti delMontefeltro tra il 1860 e il 1862. Èla storia dell’Unità d’Italia chenon si legge sui libri, ma che sitramanda a voce per generazio-ni. La storia diventa leggenda econtinua ad alimentarsi nellatradizione orale, fino all’immor-talità. “È incredibile come labanda sia ancora viva nei ricordidella gente. Ancora se ne parla, sidiscute sulle diverse versionidelle avventure e c’è anche chi sirifiuta di nominare Grossi perpaura di essere associato alle suegesta”, racconta GianfrancoBoiani, regista pesarese, autoredel documentario La bandaGrossi. Una storia di brigantiall’alba dell’Unità d’Italia.Briganti, eroi della montagna ocriminali senza scrupoli?“Nell’immaginario collettivorappresentano il desiderio diriscatto della classe contadinacontro il potere imposto dall’al-to, contro un destino di miseria esofferenza che per i più debolisembra non cambiare mai”,riflette Boiani. In occasione del150° compleanno della nazione,è importante ricordare che l’uni-ficazione è stata la realizzazionedi un sogno per gli intellettuali eper la nascente borghesia urba-na, ma per la maggior parte dellapopolazione, fatta di braccianti econtadini, ha significato l’au-mento delle tasse e la leva obbli-gatoria. Fare il soldato volevadire togliere braccia alle campa-gne e partire per chissà dove,combattere per guerre guidateda motivazioni difficili da capireper la povera gente che nella vitaaveva conosciuto solo la faticadel lavoro. Molti giovani diserta-vano e si davano alla macchia,dove l’unico modo per sopravvi-vere era diventare briganti. Questa è la “storia sommersa”che ha fatto dilagare il brigantag-gio soprattutto al Sud, ma è lastessa storia che si è verificata nel

centro Italia ed è arrivata anchenella provincia di Pesaro eUrbino, dopo il passaggio dalloStato Pontificio al Regno diSardegna. In questo scenario ènata e cresciuta la banda Grossi,spesso protetta dai contadiniche vedevano riflessa nelleazioni dei briganti la stessavoglia di ribellione.Recentemente alcuni artisti delterritorio, affascinati dalla riccatradizione orale intorno ai rac-conti, non hanno resistito allatentazione di fissarli su un sup-porto materiale. Ne sono nati

così libri, dipinti,film e canzoni.Tutti hanno trat-to spunto dalvolume del 1983Vera storia dellabanda Grossi diMassimo Mon -sagrati e Ric car -do Paolo Uguc - cioni, la primaopera che haripercorso stori-camente le vi -cende di Terenzioe i suoi attraverso

gli atti del processo conservatiall’Archivio di Stato di Pesaro.Oltre all’ultima pubblicazioneLe Marche fuorilegge. Storie dibriganti, cucina e osterie diRolando Ramoscelli eGianfilippo Centanni, singolareè l’esperienza di MassimoGiovanelli, pittore naif pesareseche ha dipinto 23 tele sulleavventure della banda. Haricordato l’artista: “Ho ripercor-so le montagne dell’entroterraseguendo le orme dei briganti.E’ stato emozionante, in fondoquesto è il nostro Far West”.

Uno sparo nel buio: tradimento!Prima di darsi alla macchia si arruolò nelle truppe garibaldine

Le gesta della banda Grossi hanno segnatosolo due anni, fra il 1860 e il 1862, ma tuttala vita di Terenzio è stata – si direbbe oggi –

“border line”. Nato il 25 settembre del 1832 aCase Nuove di Urbania in una numerosa fami-glia di mezzadri, al brigante più noto delMontefeltro non piaceva affatto la vita del brac-ciante. Di carattere turbolento,appena adolescente passava giàper un “poco di buono”. Ma lapatente di vero brigante la ebbesolo nel 1850, a 18 anni, quandosi trasferì con la famiglia a Gallodi Petriano. Nel 1854 fu arrestatoper aver commesso una rapina amano armata. Condannato a 12anni di carcere, fu rinchiusonella prigione di San Leo, la for-tezza a picco sullo sperone roc-cioso, dove pochi decenni primaaveva consumato gli ultimi gior-ni il Conte di Cagliostro. Più abiledel suo illustre predecessore,Terenzio Grossi evase dopo due anni, beffando leguardie del Papa. Latitante, emigrò in Romagna,passata al Regno di Sardegna, e lì si arruolò nelletruppe garibaldine. Le cronache del tempo nar-rano che l’8 settembre 1860, Grossi fece parte diun gruppo di insorti scelto dai Piemontesi comeavanguardie per aprire la strada verso Urbino e

Fossombrone. Se Terenzio fosse caduto durantequella missione “impossibile”, sarebbe oggiricordato come un eroe del Risorgimento,accanto ai fratelli Cairoli, a Manara e gli altri del-l’olimpo unitario. Invece quando il 30 novembre1860 anche le Marche entrarono a far parte delRegno d’Italia, Terenzio scoprì di essere ricercato

per l’evasione da San Leo e così sidiede alla macchia. Fu in queglianni che si formò il resto dellabanda, una decina di giovanifuorilegge o renitenti alla leva.Secondo i documenti dell’epoca,il loro curriculum diventò lungocome un rosario: 78 grassazioni,5 assassini, 12 omicidi, 23 feri-menti, 2 stupri e 8 estorsioni. Leavventure di Terenzio finirono il15 settembre 1862. Il suo compa-gno più fidato, Sante Frontini, lotradì uccidendolo con due colpidi fucile, pensando di ottenere incambio un premio in denaro e

un passaporto per fuggire. Alcuni non credononel tradimento e dicono che sia stato Grossi aincitare il compagno a ucciderlo, dicendo:“Meglio morto che in galera”. Certo è cheFrontini fu l’unico condannato a morte e ghi-gliottinato a Pesaro il 24 ottobre del ’64, al restodella banda toccò una vita di lavori forzati. (v.b.)

VALENTINA BICCHIARELLI

Tra il 1860e il 1862

seminò paurae terrore

sulle alturedel

Montefeltro

Fu rinchiusonel carcere di San Leo,dove anniprima morì

il Conte di Cagliostro

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CULTURA

Nel tondo il pittore pesarese Massimo Giovanelli,autore dei dipinti naif sulla banda Grossi:al centro uno scontro tra i briganti e i carabinierial Passo del Furlo; a sinistra i banditiall’Isola di Fano dopo la vittoria contro le forzedell’ordine. Qui sopra la rievocazionestorica delle imprese della bandafatta dall’associazione “Il Ghiro” di Urbania.In alto a destra l’autoritratto di Raffaello.

Tutti gli urbinati losanno: Raffaello di -pinse “la Muta”. Su28 forestieri intervi-stati, invece, 3 credo-no che il titolo del

quadro sia “La Cieca”. Per unosolo di loro è “La Sorda”. Ma dueurbinati su 72 credono anche che“La Gioconda” sia opera delSanzio. E allora gli abitanti dellacittà conoscono davveroRaffaello? Siamo andati alla sco-perta con un test di 10 domande arisposta multipla, distribuito a100 persone, native e non dellacittà ducale. Molti intervistati sisono divertiti, altri hanno storto ilnaso. Qualcuno ha anche aggiun-to delle risposte al quiz. Sul sim-bolo della città, la preparazioneimpeccabile dei locali si fermaall’unica sua opera esposta aPalazzo ducale. Perché mentretutti gli stranieri intervistati sannoche la casa natale dell’artista sitrova sulla via a lui intitolata, unurbinate è convinto che si trovi inBorgo Mercatale. Semplice lapsuso disinteresse totale? Certo, diromani che non sono mai entratinel Colosseo ce ne sono tanti. Maqui il nome della via parla da solo.Tra gli abitanti della città ducalecome tra i suoi ospiti, c’è chi l’hafatto morire a 19 anni. Alcuni lohanno fatto vivere 135 anni. E perun paio di urbinati, il Divin pitto-re è stato un bambino prodigio,nato nel 1483 e morto nel 1492,con più di 120 opere all’attivo inmeno di un decennio. Meglio sulnome dei suoi genitori: solo 9 su72 sono stati ingannati da Sanzio,una delle possibili declinazioni diSanti, vero cognome di suo padre.Complice l’enoteca “MagiaCiarla” di via Raffaello, quasi tutticonoscevano anche il nome disua madre. Quattro quinti degliintervistati sa che il padre delSanzio era un pittore alla corte deiMontefeltro. Gli altri credonofosse stato un fabbro o uno scu-diero. Gli abitanti di Urbino sonoperò un po’ confusi sul primogrande maestro di Raffaello.Sebbene la formazione artisticadel pittore sia ancora dibattuta, fuil Perugino a istruirlo dopo lamorte di suo padre nel 1494. Maun quinto degli autoctoni pensa aPiero della Francesca, attivo allacorte dei Montefeltro quasi 50anni prima che Raffaello nasces-se, e un altro quinto addirittura aMasaccio, morto nel 1428. Tasto dolente è la lista di operedell’artista. Alla richiesta di elen-carne tre, metà dei non urbinatise ne ricordava a malapena una,quasi sempre “La Muta” o “LaFornarina”. Tre quarti degli urbi-nati intervistati ne ha invecenominate più di due. Le due“dipinte” sono seguite da“Madonna col Bambino” e“Madonna del cardellino”. Maecco arrivare gli strafalcioni, alcu-ni dei quali eclatanti. “MonnaLisa” e “La vergine delle rocce”,opere di Leonardo da Vinci, sonoattribuite a Raffaello, come anchealcune Madonne inesistenti:“Madonna con l’agnello” e“Madonna in piedi”. Una personaha chiesto l’aiuto del pubblico. E

per un’altra opere di Raffaellosarebbero “La Sorda”, “La Cieca”e “La Muta”. Dulcis in fundoqualcuno ha menzionato ilfamoso “Dama con Armellino”,noto mammifero della zona diGallo. Proprio le sue Madonne, che raf-figurano le tante donne che haavuto, hanno toccato il cuore deisensibili intervistati, di cui piùdella metà pensa rappresentinola sua mamma morta prematu-ramente. Per un terzo degliautoctoni interrogati “la For -narina” rappresenta la sualocandiera preferita a Urbino.Peccato sia stato dipinto a Romadue anni prima che il Sanziomorisse. La donna eraMargherita Luzi, suo padre eraun fornaio di Trastevere. Suaultima e prediletta amante.Quasi un urbinate su tre ha sba-gliato, come la metà dei forestie-ri. Colpa del ristorante omoni-mo, sito invia Mazzini 14? Ovvio.Perché non importa quanto pre-cisi si possa essere: Raffaello, aUrbino, si respira ovunque.

GIORGIA GRIFONI

Di nome era Raffaelloe di cognome faceva Santi

Qualcuno lo conosce?

Il quiz a risposta multipla distribuito nella città ducale

42di età superiore

a 35 anni

100persone

intervistate

21studenti

e universitari

1)Quando è nato Raffaello?1357/1483/15202)Come si chiamavano isuoi genitori?Santi e Ciarla/Sanzio eCiarla/Sanzio e Carla3)Che lavoro faceva il padre di Raffello?Pittore/Fabbro/Scudieroalla corte dei Montefeltro4) Chi fu il primo grandemaestro di Raffaello?Masaccio/Piero dellaFrancesca/Il Perugino5)Cosa rappresentano le sue Madonne?La mamma morta prematu-ramente/le donne che ha

avuto/le donne che hadesiderato6)Nomina tre opere diRaffaello7)Chi era la Fornarina?L’amante/la moglie/la sualocandiera preferita aUrbino8)Com’è chiamato il suodipinto esposto a Palazzoducale?La sorda/la cieca/la muta9)Dove si trova la suacasa natale?Borgo Mercatale/viaRaffaello/via Battisti10)Quand’è morto?1492/1502/1520

IL QUESTIONARIO

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il Ducato

CinemaL’ALTRA VERITÁ

CinemaDucaleFeriali efestivi: 20,30/22,30

Di Ken Loach, con MarkWomack, Andrea Lowe e JohnBishopQuando Frankie, guardia pri-vata a Baghdad, viene uccisosulla Route irish, il suo colle-ga Fergous decide di scoprirela verità su quella morte.Un film di denuncia che nonaccetta l’indifferenza morale

COME L’ACQUA PER GLIELEFANTICinemaDucaleFeriali efestivi: 20,30/22,30

Di Francis Lawrence, conRobert Pattinson, ChristophWaltz e Reese WhiterspoonJacob, giovane studente diveterinaria, si unisce a uncirco itinerante dopo la mortedei genitori. Il suo amore conMarlena, moglie del direttoredel circo, lo metterà in unmare di guai

PresentazioniINGLORIOUS HUNTERZ

Sabato 14 maggioore 21.30Black Jack (Trasanni)Ingresso con tesseraDi Luca Baggiarini, casa diproduzione Full Metal Nerd.Web serie girata e prodottainteramente nel territorio delMontefeltro. Proiezione dellaprima puntata in esclusiva

Eventi DIGITAMEDITERRANEO

Martedì 10 maggiodalle 10.30Scienze Politiche, Aula 1piazza Gherardi, 4Conferenze sul Mediterraneodalle 18.30Circolo ACLIpiazza Rinascimento, 7Buffet/Aperitivo "Adel" e“Ziad Trabelsi Trio”

carte

llone

Concerto per viola e kanunEsperimento italo-turco: i musicisti eseguiranno brani inediti e musiche popolari

Medin Music andrà in scena il 12 maggio al Teatro Sanzio. “Il Mediterraneo è un’occasione per il futuro”

VALERIO MAMMONE

Ankara e Anconanon sono poi cosìdistanti. Ad avvi-cinare la città deltenore FrancoCorelli alla capi-

tale ottomana ci hanno pensa-to i musicisti turchi e marchi-giani di “Medin Music: identitàin musica tra le Marche e laTurchia”. Promosso dall’AssociazioneAdriatico Mediterraneo, in col-laborazione con l’OrchestraFilarmonica marchigiana eAmat - Associazione Mar -chigiana Attività Teatrali, il pro-getto ha l’obiettivo di promuo-vere il dialogo tra la Turchia el’Italia e di attivare canali diconfronto e scambio tra le isti-tuzioni turche e quelle marchi-giane.Il primo atto è andato in scenanel 2010 a Istanbul, in occasio-ne dell’elezione della città sulBosforo a capitale europeadella cultura: la kermesse siconcluderà il 12 maggio aUrbino, ultima tappa di un tourtutto marchigiano passato perAncona e Macerata (per preno-tazioni e biglietti rivolgersi adAmat: 071. 2072439 –071.2075326). Sul palco del Teatro Sanzio, ilsuono del pianoforte, dellaviola e della chitarra si mesco-lerà alle melodie arabeggiantidel kanun, della darbouka e delbendir. Gli archi dell’or-chestra dialo-gheranno conR o b e r t oMolinelli (viola),Giovanni Seneca(chitarra), Ales -sandro Culiani(violoncello), econ Ceyda Pirali( p i a n o f o r t e ) ,Onur Nak(kanun),HüseyinPulant (clarinet-to) e CevatAkbulut (percussioni). L’orchestra italo-turca propor-rà un suggestivo mix di classici-smo e modernità, spaziando

dalle musiche originali diMolinelli, Seneca e Pirali, aibrani della tradizione popolareturca. In occasione del centenario

della nascita diNino Rota, inol-tre, ver rà esegui-ta l’opera del1964 “Concertoper archi”: unomaggio al com-positore italiano,auto re dellecolonne sonoredi film memora-bili come IlPadrino di Fran -cis Ford Coppolae La dolce vita diFederico Fellini.

“L’aspetto più interessante delprogetto – dice GiovanniSeneca, compositore ePresidente dell’Associazione

Adriatico Mediterraneo - è chei musicisti turchi e italiani suo-neranno gli uni le musichedegli altri. Certo, l’approccio con la loromusica non è immediato: lecomposizioni si basano suritmi irregolari con cui noioccidentali non abbiamo gran-de familiarità. Ma c’è stata da parte dientrambi la volontà di adattar-si, dando una grande prova diintegrazione artistica e cultura-le”.Dello stesso parere la pianista ecompositrice turca, CeydaPirali: “Medin Music – dice – èun esempio straordinario discambio fra Europa e Turchia,due regioni accomunate daragioni economiche e politi-che, ma anche artistiche e cul-turali. La musica può contri-buire ad avvicinare queste due

aree agevolando la conoscenzareciproca”. Il melting pot musicale saràpreceduto dalla conferenza“Patrimonio culturale e forma-zione permanente nelMediterraneo”. L’evento, a cui parteciperannoJoseph Mifsud,dell’Euro-Mediterranean University, Giu -seppe Giliberti, dell’Universitàdi Urbino, Buket Akkoyunludell’Università di Ankara eLuigia Melillo dell’ Università“Orientale” di Napoli, si terràalle 10 nell’Aula Magna delRettorato. All’incontro seguiràil workshop “Valorizzazione,conservazione e restauro delpatrimonio storico-artistico”,con la costituzione di un grup-po di lavoro dell’Euro-Mediterranean University perla tutela dei beni culturali delMediterraneo.

In omaggio al compositore

Nino Rotal'orchestraeseguirà

"Concertoper archi"

BENDIRTamburo a cornice, è legato alla tra-dizione rurale e alle cerimonie dhikr.

DARABOUKTamburo a clessidra, è usato comesostituto portatile della batteria.

KANUN Strumento a 72 corde, si suonacon due plettri infilati sugli indici.

ZURNAStrumento a fiato tipico dei paesiarabi. È l’antenato dell’oboe.

MEZZALUNA SOUND

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“Il nostro genere? Impossibile dadefinire. Noi… noi facciamorock acrobatico”. E a vedere unlive dei Carmen City lo sidirebbe proprio. Sette spiritiestrosi con una forte attitudine

teatrale e una gran varietà di strumenti. Laloro esibizione è un vero e proprio spettacolo.Un’esplosione di coriandoli sostituisce ilcrash sulla batteria, un ballo e una gag l’asso-lo di chitarra che introduce il pezzo successi-vo. È così che si coinvolge il pubblico. Oltreche con la musica, ovviamente. “I pezzi che sisusseguono sul palco – dice Fred Ostile,seconda voce e chitarra, – vanno dal balcani-co allo ska, toccando valzerini, rumbe e chacha cha, con forti influenze jazz. Il risultatodei differenti background musicali che cicaratterizzano singolarmente”. ManuelCostoso, compositore, voce e chitarra,aggiunge: “Ci hanno definito cantautoriali,ma a me non piace tanto questa etichetta. Lanostra musica non segue degli schemi. Nonvogliamo perdere la nostra tragicomicità”. EFred aggiunge: “Noi siamo dei pagliacci tristi,e per questo estremamente comici”.Le loro canzoni sono originali. Manuel sioccupa dei testi e Alex Gorbi, al basso e alcontrabbasso, degli arrangiamenti. Il lavorodefinitivo è però frutto della collaborazione ditutti: Jacopo Mezzanotti, alla chitarra solista,

Luca Grassi alla batteria, Andrea Cordella allatromba e alle tastiere, e Marco Chiarabini, allachitarra e al trombone. “I testi sono fruttodella mia esperienza personale, sono un foto-gramma di quello che sono in quel momento.Ma non manca il confronto con la poesia”.Tornare a casa legato \ da Penelope non con-viene \ avrà di certo un altro che al mio postola farà star bene \ Io le darei solo pene, solopene d’amor recita “Principesse sirene”, il mitodi un Ulisse che decide di donarsi alle sireneper amore della sua Penelope. Chissà poi se èvero.E come Ulisse, i Carmen City sono erranti,vagabondi alla ricerca della città di Carmen,un ideale di bellezza e perfezione irraggiungi-bile sulla terra, secondo Manuel. Mentre aFred piace più l’idea che Carmen sia il viaggioe non la destinazione.Il loro secondo album ha richiesto sei mesi dilavoro ed è in uscita a giugno.“Sponsorizzazioni permettendo”, sorrideManuel. In realtà si tratta del primo lavoro instudio. “Il primo album– racconta Fred– èstato una sperimentazione, a pochi giornidalla formazione del gruppo, due anni fa.Questo è un lavoro più maturo”. I Carmen Citysono soddisfatti, ma Manuel ammette: “Anchela scena musicale è in crisi: i locali non paga-no le serate, i concorsi sono una truffa e lesponsorizzazioni difficili da trovare. Ma noicontiamo di ampliare la nostra rete di contat-ti e intanto prepariamo le date estive del tour”.

SPETTACOLI

UTOPIA E TEATROMartedì 10 maggioore 15,00Magistero, Sala Laureevia Saffi, 15Con i Motus (performers teatra-li) e Laura Gemini, docente diTeorie e pratiche dell’immaginario(Università di Urbino Carlo Bo)

IL CAFFÈ FILOSOFICOMercoledì 11, 18 e 25 maggioore 21,00Circolo ACLIpiazza Rinascimento, 7Serate a base di idee e caffèper unire sapere e sapore,con Loris Falconi, consulentefilosofico

CANZONI E IDENTITÁNAZIONALE

con FRANCESCO GUCCINIVenerdì 13 maggioore 16,00 Magistero, Aula magna Nell’ambito delle celebrazioni peril 150° dell’Unità d’Italia, ilMagnifico Rettore Stefano Pivatoe il presidente del Consiglio deglistudenti Stefano Paternò presen-tano il cantautore

PRIMO FESTIVAL DELLACASCIOTTA DI URBINO

Sabato 14 edomenica 15maggiodalle ore 9,00

Storia della casciotta daMichelangelo ai giorni nostri.Mostre mercato di prodottiagroalimentari, visite ed escur-sioni guidate, concerti e confe-renze, a cura del Consorzio perla Tutela della Casciottad’Urbino.Per maggiori informazioni http://www.comune.urbino.ps.it

ConcertiMUSHROOMS

Black Jack (Trasanni)Sabato 14 maggio,ore 23.00Ingresso con tesseraIl gruppo è sulla scena musica-le italiana dal 1999. Durantequesto tour presenterà il suoterzo lavoro discografico “S-T”.Opening degli Hellmao

MEDIN MUSICGiovedì 12 maggioore 21,00Teatro Sanziocorso Garibaldi, 84costo del biglietto: 4 euroConcerto italo-turco promossodall’Associazione AdriaticoMediterraneo

CARMEN CITYGiovedì 19 maggioore 22,00Caffè degli angeliBorgo Mercatale, 22ingresso gratuitoLive della band urbinate diManuel Costoso e Fred Ostile, inun mix di rock, jazz e rumba

“Settesuoni”, le noteche fanno crescere

Lezioni di musica per i più piccoli

PAOLA ROSA ADRAGNA

I Carmen City tra rock, jazz, valzer e rumba

In cerca del sound perfetto

ALBERTO SOFIA

Saranno famosi. O forseno. Ma non importa.Con note, accordi emelodie l’apprendi-mento è assicurato.Per molti bambini

delle scuole primarie del Mon -tefeltro il progetto “Settesuoni”è un’occasione unica per avvici-narsi alla musica bandistica,scoprirne il linguaggio e impa-rare a suonare uno strumento.Crescere in musica, divertendo-si, e ridare splendore a un’artein declino, promuovendo lacreazione di bande giovanili.Centoventi i ragazzi coinvolti:“Il programma è differenziato inbase all’età dei bambini”, sotto-linea Roberto Burani, presiden-te dell’Orchestra strumenti afiato. Si inizia dalle quarte con ladidattica musicale, attraversolaboratori teorici e lezioni disolfeggio. Per le quinte invece siaggiunge la pratica strumenta-le”. Ogni bambino ha a disposi-zione un’ampia scelta, tra ance,ottoni, flauti e percussioni,finanziati con la vittoria di unbando promosso dall’ANCI. La sfida è rendere interessantel’insegnamento della musica. Ilsolfeggio, cioè la lettura dellenote, accompagnata dai movi-menti della mano, può apparirenoioso: “Per questo ogni eserci-zio è accompagnato da favolemusicate e integrato con giochie strumenti interattivi. Si studiainsieme: ogni parte si incastraall’altra, creando melodie”,ricorda Burani. “I bambini -

spiega Stefano Santini, tra gliorganizzatori – sono moltoricettivi. La musica stimola losviluppo cognitivo, miglioral’attenzione e costringe adammettere i propri errori”.“Settesuoni” si inserisce nelpercorso didattico quotidiano:“L’ora di musica settimanalenon basta, anche perché man-cano le giuste competenze”,spiega Burani. Il corso è così affi-dato a giovani maestri, scelti tra ineodiplomati al Conservatorio“Rossini” di Pesaro. Un progettoche offre così anche opportunitàdi lavoro. I ragazzi non hanno incontratoparticolari difficoltà: lo dimostra-no i Bring a Cake, eventi ludiciorganizzati per mettere allaprova quanto appreso. “Anzi, altermine degli esercizi, hannopulito spontaneamente gli stru-menti, come fanno i veri profes-sionisti”, spiega Burani. Un chia-ro segnale di come sia possibileabbinare gioco e professionalitàanche nei più piccoli. Si concluderà a luglio con unconcerto e un campeggio estivo,perché la musica è sinonimo disocializzazione: “Il linguaggiodelle note è trasversale, abbatte lebarriere”, sottolinea StefanoMauro, dell’associazione “IlVento”. Di fronte ai tagli alla cul-tura, è necessaria la collaborazio-ne tra diverse esperienze territo-riali. “Settesuoni” offre un’alter-nativa: “Puntiamo sulla multidi-sciplinarità, l’esatto oppostodella logica del maestrounico”, conclude Mauro.

A sinistra icomponentidel gruppoCarmen City.A destra unmomentodella lezionedi musica(foto diStefanoMauro)

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La mappa degli iscritti (2006-2011)

Fonte: Università di Urbino

il Ducato

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Quasi tremila stu-denti in meno incinque anni: da17.131 a 14.236. Alprimo posto siconfermano i mar-

chigiani e si registra solamente unaumento: quello degli studentistranieri passati da 761 a 1066. Unsegno meno che riguarda tutte leregioni ma soprattutto quelle delNord. Questo il quadro degli iscrit-ti all'Università di Urbino dal 2006all'anno in corso. Si piazzanosecondi gli emiliano-romagnolicon 1475 studenti, -18,9% rispettoa cinque anni fa. Terza regione piùrappresentata è la Puglia con 956studenti, -30,3% del 2006.Le cause del calo sono dovute allaregionalizzazione delle università,al minor potere d'acquisto dellefamiglie e al calo nazionale delleiscrizioni. “L'Università reggenonostante un calo fisiologico -spiega GiancarloFerrero, Pro ret -tore vicario - c'èuna diminuzionedel numero totaledi iscritti cherisente di unadecrescita avve-nuta a partire dal-l'inizio degli anni2000 fino al 2006-2007. Un calodelle iscrizioni alprimo anno cheha avuto riflessisugli iscritti totalidegli anni succes-sivi”. Inoltre il calo sarebbe dovutoanche alla riduzione dei fuoricorso: “Gli studenti si laureanoprima. Quest'anno ce ne sono 400in meno rispetto l’anno scorso.Mentre nel 1999-2000 erano 8.994su 22.000 studenti” prosegue ilProrettore vicario.“Forse sono proprio questi inumeri reali – afferma FabrizioPappalardo, professore diSociologia – nei grandi numeridegli anni scorsi rientravanoanche gli studenti del vecchioordinamento che avevano abban-donato gli studi da anni ma chenon rinunciava-no, così rimane-vano iscritti”. Glistudenti marchi-giani rappresenta-no il 49,3% degliiscritti in totale,con la maggioran-za che provienedalla Provincia diPesaro e Urbino(4.499) e Ancona(1.403). Numeriche scendono invalore assoluto seconfrontati conquelli di cinque anni fa, in cui sinota la diminuzione del 12,9%. “Ilpeso della provincia di Pesaropassa dal 29,4% del 2006 al 31,6%del 2010 quindi aumenta legger-mente – dichiara il Prorettore -mentre le altre province marchi-giane rappresentavano sul totaledegli iscritti il 17,7% nel 2006 epesano il 17,7% nel 2010. Quindi ilpeso sul totale è rimasto invariato.C'è stato un leggero calo dagli

La grande fuga dei nordistiI marchigiani restano in maggioranza. Seguono emiliano-romagnoli e pugliesi

Crollano gli studenti delle regioni settentrionali. In cinque anni l’università ha perso circa tremila unità

iscritti dalle altre regioni che pas-sano dal 52,9% al 50,7% quindi uncalo del 2,2% che però è moltocontenuto se si tiene conto deifattori come costo della vita e delproliferare delle sedi universitarie.Quindi Urbino ha tenuto benecome capacità di attrazione, con-siderato che ancora oggi il 68%viene da fuori provincia”.L'Ateneo urbinate resta meta pri-vilegiata degli emiliano-roma-gnoli nonostante la vicinanza conl'Alma Mater Studiorum e il suoPolo romagnolo: sono 807 gli stu-denti provenienti dalla provinciadi Rimini (26% in meno) e 372(15% in più) quelli della provinciadi Forlì-Cesena. “Non è che ci siastato un calo drammatico – spie-ga il Prorettore - nonostante lacrescita dei corsi di laurea del Poloriminese dell'Università diBologna. Se c'è questa provenien-za in entrata è possibile che ci siaanche un flusso in uscita, però sela capacità di attrazione di Riminifosse così forte, forse non avrem-

mo gli 800 iscrittiche vengono qui.EvidentementeUrbino continua aesercitare unacapacità di attra-zione sulla Ro -magna: siamo a1.300 persone suun totale di 14.000iscritti. Premianole caratteristichedi Urbino: cittàcampus, rapportotra docenti e stu-denti, numeri piùridotti che aiutano

a studiare meglio, grazie a questepeculiarità riesce ad affrontareun'attrazione maggiore rispetto asedi più affollate”. Un appeal che rimane invariatoper gli studenti del Sud: sono 509 icampani, solamente lo 0,3% inmeno rispetto a cinque anni fa e463 i siciliani (meno 14,1% rispet-to al 2006). Piuttosto evidente ladiminuzione degli studenti pro-venienti dalle regioni del centro:477 gli abruzzesi (-27%) e 325 dalLazio (-34,6%). Calano sensibil-mente, invece, le regioni del Nord:100 i piemontesi presenti a

Urbino con uncalo importantedi 63,9 punti per-centuali rispetto acinque anni fa,seguono i 338lombardi(-43,1%).Solamente 3 glistudenti prove-nienti dalla ValleD'Aosta. “La proli-ferazione di sediuniversitarie nelNord e l’aumentodi corsi on linepotrebbero essere

le principali cause della fuga”,spiega Pappalardo.Dati positivi provengono dall’au-mento degli iscritti al primo annoin corso e a quello precedente,mentre si nota l’aumento di stu-denti stranieri. “Dal 2006 al 2010sono aumentati del 28%, più diun quarto: questo è un aspettomolto importante perché Urbinosta puntando molto sull'interna-zionalizzazione”.

Il corso estivo: uno spreco o un’opportunità?

Il sole, il mare e... l’esame

Anche quest’anno, ad agosto, l’Università nonandrà in vacanza. Gli studenti dei corsi estiviriempiranno il silenzio che avvolgerà i vicoli

della città ducale quando i loro colleghi, finite le ses-sioni estive d’esame e le ultime lauree, torneranno acasa. Nell’ultimo anno, in controtendenza rispetto aidati sulle iscrizioni all’Ateneo, c’è stato un incrementodi partecipanti ai corsi attivati durante l’estate. Sucirca 14mila iscritti all’anno accademico 2009/2010,più di 3mila hanno sostenuto con successo esami nelperiodo fra agosto e il 10 settembre. Un servizio chedura da decenni e che permette a chi lavora durantel’anno di seguire corsi intensivi di quattro/cinquegiorni e di sostenere da uno a tre esami. Per i laurean-di è l’occasione per dare gli ultimi esami e non pagarealtre rate. Per chi ha lasciato materie indietro, è l’op-portunità per mettersi alla pari. Tutto questo ha uncosto: 140 euro, da pagare solo se si svolgono attivitàdidattiche prima delle verifiche finali. Ma può averegrandi vantaggi. “Chi frequenta ha uno sconto sulprogramma – dice Francesca D’Isidoro, laureata inGiurisprudenza – i docenti mi hanno quasi sempreinterrogato sugli argomenti trattati a lezione”. “A me èstato necessario uno studio pregresso, non mi sareb-be bastato il solo corso per superare l’esame”, raccon-

ta Lidia Avella, laureata in Scienze della comunicazio-ne. Per Benedetta Boccalatte, laureanda alla facoltà diSociologia, ad agosto ci sono “valutazioni un po’ piùalte rispetto alle altre sessioni d’esame”. C’è anche chial corso estivo non ha mai pensato di iscriversi.Giovanna Ruocco, all’ultimo anno della magistrale inPsicologia clinica, dice: “Ho preferito dedicare l’estatea vacanze e amici e non spendere altri soldi per darel’esame 15 giorni prima. Anche volendo – polemizzaGiovanna – gli esami del secondo anno da noi nonsono attivati. È paradossale visto che sono proprio ilaureandi a essere più motivati a sostenerli”. “Per noidocenti l’incarico è volontario - spiega NicolaGiannelli, che insegna a Scienze politiche ed èDelegato Rettorale per gli Studenti - credo che il corsoestivo sia un buon servizio e, visto che per ora ilMinistero non ha posto restrizioni, a mio avviso nonc’è motivo per sopprimerlo”. La facoltà dove il serviziosembra riscuotere più successo è Scienze della forma-zione: nel 2010 vi ha partecipato circa uno studente sutre. L’unica a non attivare il corso è Lettere e filosofia.Va considerato che le statistiche non rilevano i boc-ciati. A questo proposito Francesca denuncia:“Sapevo di molti studenti che, se dovevano sostene-re il solo esame, andavano a pagare con lamora solo dopo, in caso di promozione. Ancheperché nessun docente chiedeva la ricevuta”.

MARIA SARA BERTUCCIOLI

In forte diminuzione i fuori corso.Più matricolenegli ultimi

due anniaccademici

Friuli Venezia GiuliaIscritti: 93 (-32%)

VenetoIscritti: 269 (-31,4%)

Emilia RomagnaIscritti: 1475 (-18,9%)

MarcheIscritti: 7024 (-12,9%)

Trentino Alto AdigeIscritti: 55 (-22,5%)

LombardiaIscritti: 338 (-43,1%)

Valle D’AostaIscritti: 3 (-66,6%)

PiemonteIscritti: 100 (-63,9%)

LiguriaIscritti: 47 (-53,9%)

ToscanaIscritti: 164 (-29,3%)

LazioIscritti: 325 (-34,6%)

SardegnaIscritti: 120 (-33,3%)

CampaniaIscritti: 509 (-0,3%)

SiciliaIscritti: 463 (-14,1%)

CalabriaIscritti: 202 (-22,9%)

BasilicataIscritti: 145 (-14,2%)

AbruzzoIscritti: 477 (-27%)

MoliseIscritti: 101 (-19,2%)

PugliaIscritti: 956 (-30,3%)

UmbriaIscritti: 304 (-15,1%)

ROSSELLA NOCCAConsolante la crescitadel numero di studenti universitaristranieri:sono il 7%

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UNIVERSITÀ

L’Ateneo a caccia di sponsor Quasi il 30% dei fondi alla ricerca arriva da aziende, banche e associazioni

Il finanziamento di una società d’informatica ha permesso di realizzare un progetto adottato dal Ministero

I contratti stipulati nel 2010/2011

Scienze della ComunicazioneScienze del Testo e del Patrimonio Culturale

206.120 euro126.000 euro

Scienze dell’Uomo

Studi Internazionali. Storia, lingue, culture

31.953 euro

8.000 euroScienze Giuridiche 0 euro

Dipartimenti Finanziamenti

Fonte: Segreterie Amministrative dei Dipartimenti

Gli studenti: “Uno specchietto per le allodole”

Master in Moda? No, grazie“Non ne vedo l’utilità, e poi gli altri tre

anni dove li faccio?”. La volontà delRettore Stefano Pivato di sostituire il

corso di Laurea in Design della Moda con unmaster ad hoc non stuzzica più di tanto il palatodegli studenti. E non solo perché master signifi-ca sborsare qualche migliaia di euro in più. Chisi avvicina al mondo del fashion vuole comin-ciare a lavorare subito. Il percorso parte dallascuola superiore, con l’istituto tecnico, e si con-clude con la formazione universitaria. Il Mastersarebbe un surplus. Ma il problema vero è chelaurearsi in Moda nella nostra regione non saràpiù possibile a partire dall’anno 2012-2013. Eallora non si comprende bene chi potrà iscriver-si a questo corso post-laurea. Secondo MartinaRomagnoli, al secondo anno in Via Bramante,“chi fa tre anni di scuola a Milano o a Firenzenon viene a fare il master a Urbino”. Ma non solo gli studenti rifiutano l’idea. “C’è

grande delusione per la chiusura” - spiega CarlaCesarini che insegna Design degli Accessori - “ilmaster non è utile a meno che non si debbanoapprofondire discipline marginali”. GabrieleGalantini, docente di Pratica ed Uso deiMateriali, ma anche ex studente, ricorda:“Quando frequentavo la scuola, ai tempi diCarlo Bo, doveva essere il fiore all’occhiellodell’Università urbinate. Oggi, mentre la segre-teria riceve continuamente richieste di ammis-sione, le iscrizioni restano chiuse”. Per entrambibisogna preservare “la moda made in Italy”emettere in salvo il corso, tra i più accessibilid’Italia per costi, invece di introdurne uno dialto prestigio, per pochi eletti. Sonia Rossi,anche lei al secondo anno, è felice di essereentrata in extremis in un corso impegnativo cheoggi va ad esaurimento. “Mio padre fa l’operaio.La moda è la mia passione, senza questa scuolanon avrei potuto seguirla. Noi studenti siamofelici di farlo, ma vogliamo che il corso rimanga,per quelli che verranno dopo di noi”.

VALENTINA GERACE

Ferita dai tagli deifondi pubblici, l’u-niversità di Urbinosi consola asciu-gandosi le lacrimecon le banconote

dei privati. L’entità dei finan-ziamenti varia all’interno deinove dipartimenti, si va dai250 – 300 mila euro delDipartimento di Scienze diBase e Fondamenti (questa lamedia degli ultimi tre anni)allo 0 nella casella delDipartimento di ScienzeGiuridiche. Nell’anno accademico incorso si sono stipulati con-tratti con aziende, enti priva-ti, fondazioni bancarie sia perricerche spalmate su piùanni, sia per progetti una tan-tum, come la pubblicazionedi volumi. All’interno di unostesso dipartimento si trova-no sezioni che ricevono quotediverse, è il caso delDipartimento di Scienze delTesto e del PatrimonioCulturale, dove ad esempio lasezione di linguistica, italia-nistica e greco non ha ricevu-to nulla, mentre sono arrivati9.550 euro a quella di latino,64.000 euro a bibliotecono-mia e archivistica e 52.500euro ad archeologia. Il settoreumanistico risulta menoattraente per i finanziatoriprivati, con delle eccezioni: ilDipartimento di Scienze dellaComunicazione nel 2010/

re nei computer tutti i dati deipazienti, per semplificarne ilrecupero e la conservazione –afferma l’amministratore dele-gato Umberto Ferri – poi stra-da facendo ci siamo accorti,insieme ai ricercatori, che que-sto standard si poteva applica-re a tutti i settori, pubblici eprivati, come modello genera-le”. Lo standard UNI Sincro èstato adottato dal Ministeroper la pubblica amministrazio-ne e innovazione. “Il nostro modello – afferma laprofessoressa Guercio – èattualmente sotto studio ancheda parte dell’ISO (InternationalOrga nization for Stan -dardization)”. Un vanto per l’u-niversita, accompagnato dauna nota dolente. Il corso diEditis non sarà riattivato nelprossimo anno accademico,nonostante la Medas sia dispo-sta a finanziare altre dieci borsedi studio. L’università diUrbino si è anche mossa inprima persona per coinvolgerei privati cittadini; sono stateinviate lettere ai singoliimprenditori del territorio e aivari ordini professionali perpromuovere il progetto “FundRaising” con il quale si potràdestinare il 5 per 1000 del pro-prio reddito Irpef alla ricerca.Al momento le adesioni sonocinque: Mas simo Berloni diArca diaitalia, GastoneBertozzini di TVS spa, Pieroguidi di PGH, Vittorio Livi diFiam Italia e Gianfranco Tontidi Ifi.

2011 ha stipulato contrattiper 206.120 euro o ilDipartimento di Scienzedell’Uomo che nel complessoha ricevuto 32.000 euro.Migliore la situazione deiDipartimenti scientifici, dovei progetti sono di maggioreportata, con passaggi didenaro da un dipartimentoall’altro. In attesa del bilanciocomplessivo, che sarà pubbli-

cato dall’università a finemaggio, si può fare riferimen-to al trend degli ultimi annisecondo cui i privati hannofinanziato quasi il 30% dellaricerca: nel 2009 la cifra era di1 milione e 768 mila euro. Nonmancano casi di eccellenza,progetti nati grazie all’iniziati-va di aziende che offronoborse di studio e assegni diricerca. La società Medas ha

finanziato con 8.000 euro lasezione di Archivistica delDipartimento di Scienze delTesto e del PatrimonioCulturale per realizzare unmodello standard per l’archi-viazione digitale di dati per lestrutture sanitarie, gestitodalla professoressa MariellaGuercio. “Siamo partiti con l’i-dea di creare un modello concui le cliniche potessero inseri-

FRANCESCO MARINELLI

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il Ducato

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Icampi da tennis ci sono.Ma nessuno può giocar-ci. È un piccolo giallo,quello nato intorno allastruttura sportiva a duepassi dal collegio Colle

ultimata un anno fa e maientrata in funzione. L’aziendache ha costruito i campettisostiene di averli consegnatiregolarmente ad agosto 2010.Il Cus (Centro universitariosportivo) sostiene al contrarioche l’affidamento ufficialenon c’è mai stato. L’Universitàdi Urbino, proprietaria deiterreni, non conferma e nonsmentisce. E soprattutto nonsi muove per darli in gestione.Sta di fatto che i campi sonoin stato di abbandono. A circondarli ora c’è un’altarete verde metallica con sopracartelli di zona video sorve-gliata e cancelli chiusi a luc-chetto. Non mancano solo letelecamere, ma anche rifini-ture, come le reti e il posto peril giudice di sedia. “Noi abbia-mo ultimato i lavori nei tempiprevisti. La consegna è avve-nuta l’11 agosto 2010” hadichiarato Oriano Quaresima,l’imprenditore che si è occu-pato dei lavori.L’appalto pubblico di duecampi da tennis (di cui unopolivalente, adibito anche percalcetto) e uno spogliatoio èstato indetto dall’Universitàdegli Studi di Urbino, e l’ini-zio dei lavori risale al 7 giugnoscorso. Lavori che però nonsono così perfetti come sem-brano.Il Cus, dopo averli esaminati,ha chiesto, ad esempio, dimodificare l’apertura dellospogliatoio verso l’esterno enon verso l’interno e mettereuna rete di copertura utile sesi praticano altri sport. Queste aggiunte finali do -vrebbero ammontare a untotale di circa 2.500 euro, cheandranno a carico della futuragestione. “Una cifra che noi riteniamodi poco conto. Pur di iniziare

a usare gli impianti, ci impe-gniamo ad affrontarla” preci-sa Gaetano Partipilo del Cusdi Urbino.Ma a non chiarire ancora lasituazione degli impianti è ilcartello dei lavori ancoraappeso sul cancello dello spo-gliatoio. “Non è stata fattaufficialmente la consegna deilavori. Spero si arrivi a risol-vere il problema al più presto.Speravamo di usarli già adaprile” conclude Partipilo. I soldi per questo interventosono arrivati da finanziamen-ti degli anni ‘80 per gliimpianti sportivi universitari.Alcuni sono già stati utilizzatiper la realizzazione delPallone di Scienze motorie eun campetto in cementoindustriale. All’ultima riunione delComitato per lo Sport, LuigiBotteghi, direttore ammini-

strativo dell’ Università diUrbino, ha preso l’impegno diconsultare l’Ufficio tecnicoper stabilire cosa ancoramanca. Qualcun altro ha pensato dichiedere le chiavi. “Ho fattouna richiesta di gestione.Richiesta che risale a febbraioscorso” aggiunge l’aziendache ha seguito i lavori. Il gestore non c’è ancora, maquello che è certo è che icampi dovranno essere risi-stemati dopo quasi un annodi disuso. Un domani, seaperti, non saranno gratuiti. Il Cus promette che, avendoliin gestione, le tariffe sarannobasse per agevolare gli stu-denti. Ma forse è troppo pre-sto per parlare di prezzi inuna partita ancora aperta,dove manca un arbitro, deigiocatori e, perché no, ancheuna rete nuova.

STEFANIA CARBONI

Nella foto grande ilcampo polivalente

della strutturaIl Colle.

Nella foto piccolal’altro campetto

adibito al tennis.

Nulla di gratuito per i tennisti di Urbino. I campiin cui sono presenti le convenzioni per gli stu-denti sono tre di cui due in erba sintetica.I prezzi oscillano a seconda della stagione esti-va o invernale. Per i mesi più caldi si paga3,50 euro (invece che 5,00 euro), per l’invernosi paga 4,50 euro (invece di 6,50 euro).Gli impianti sono gestiti dall’AssociazioneTennis Piansevero, tramite un accordo tra Ersu,Cus, Università e Comune di Urbino.

TENNIS

Per un singolo o un doppiosolo cinque euro l’ora

Colle: match point mancatoL’Università non decide ancora sulla futura gestione. Servono altri fondi

Rimpallo di responsabilità sui campi da tennis dei collegi. Il Cus segnala imprecisioni e mancanze

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“Gira voce che la ColleMar-athonsia dura, più dura di altre pre-stigiose maratone internazio-

nali. Io, come altri atleti urbinati, ho corsoanche a New York per poi rendermi contodi avere una maratona ancora più stimo-lante dietro casa”. Mauro Bernardini, del-l’associazione Polisportiva DilettantisticaAvis-Aido di Urbino, spiega così il succes-so della ColleMar-athon, una gara podi-stica internazionale che si snoda tra collie paesi medievali marchigiani. Domenica8 maggio un migliaio di atleti correrà perla nona edizione. Quest’anno, ospite d’ec-cezione, è la campionessa di paralimpiadiMonique van der Vorst, che dopo 13 annitrascorsi in carrozzella ha riacquistatol’uso delle gambe.Il percorso di 42 chilometri parte daBarchi, 320 metri di altitudine, e si con-clude a Fano. Attraverso un susseguirsi disalite e discese, vicoli di ciottoli e stradein aperta campagna, si arriva al mare. “Il

percorso è incredibilmente suggestivo,ma impone un allenamento ad hoc, altri-menti sono guai”, racconta Luca, in garanel 2010. Proprio per questo il numerodegli affezionati alla ColleMar-athoncontinua a salire: è una sfida, una con-quista, ripagata dalla bellezza del paesag-gio e dall’attenzione di organizzatori evolontari. “Nulla è lasciato al caso”, pro-segue Luca. “Bus navetta per i punti dipartenza e arrivo, colazione, sbandiera-tori, dame in costume e musicisti in tuttii borghi che si attraversano durante lacorsa, docce calde all’arrivo e di serapasta-party per tutti”. Dopo la ColleMar-athon, il primo giugnosi torna a correre a Urbino. L’associazioneAvis-Aido organizza “Dei vicoli e dellemura”, gara podistica notturna per le stra-de del centro storico. “Un percorso di 8chilometri alla scoperta della parte piùautentica della città, quasi un ritorno alpassato - spiega Bernardini - ma soprat-tutto un modo per diffondere il podismocome stile di vita e promuovere il territo-rio attraverso lo sport”.

GIULIA FOSCHI

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SPORT

Il Basket Ducalevola ai play offper toccare il cielo

La squadra parte dal settimo posto

Il basket a Urbino cam-bia nome, ma è semprelì, nelle prime posizio-ni, a giocarsi i play-off.A prendere il postodella squadra del Cus,

che non ha potuto rinnovarel’iscrizione al campionato diserie D, è il Basket Ducale. Il cambio di nome non deveperò ingannare, le similitudi-ni con il vecchio Cus sonomolte: stessa dirigenza, stes-so allenatore e quasi gli stessigiocatori: sette su dodici sonorimasti. “Nonostante abbia-mo perso le nostre tre puntedi diamante, tesserate dasquadre con maggiori possi-bilità economiche, la diffe-renza nel campionato non si èsentita” spiega il presidente,Emilio Maria Briganti, che èorgoglioso dei risultati e nonha paura di definire la squa-dra come “la sorpresa delcampionato”. A fargli eco è ilcoach Michele Cleri, origina-rio di Fermignano, al secondoanno a Urbino, se non siconta il tempo passato comegiocatore negli anni ‘80.Secondo il mister “il quintettodi partenza è molto buono,ma conquistare i play off,soprattutto con quattro gior-nate d’anticipo, è stato ina-spettato. La squadra era nataper salvarsi”. L’unica vocefuori dal coro sembra esserequella di Andres Ioverno,italo-argentino classe ‘83, inItalia dal 2004. Andres ha ini-ziato la sua carriera nel cam-pionato italiano con ilTolentino e dopo alcune sta-gioni tra Lazio, Sicilia eCalabria è tornato nelleMarche. Quest’anno veste per

la prima volta la maglia dellacittà ducale, con il numero 18per la precisione, e secondolui “non c’è da stupirsi.Vedendo i giocatori e l’allena-tore il minimo che potevamofare è essere arrivati dovesiamo ora”. La squadra èriuscita ad arrampicarsi finoal settimo posto, con 14 garevinte e 14 perse grazie allosforzo di tutto l’ambiente.Giocatori, allenatori e societàhanno cercato di creare unclima sereno e favorevole per-

ché “dove non si può arrivarecon le risorse economiche,bisogna sopperire con altro!”spiega il presidente che fa icomplimenti a mister Cleriper aver tenuto unito ungruppo di ragazzi che si allenae gioca gratuitamente, esclusialcuni rimborsi spese. Ilcoach, dal canto suo, spostal’attenzione verso EmilioTonti, suo collaboratore:“Quan do si fa l’allenatore,soprattutto in queste catego-rie bisogna essere anche un

po’ psicologi, ed Emilio mi haaiutato tantissimo a costruireil rapporto con i ragazzi, èstato il trait-d'union tra me eloro.” Come in ogni storiasportiva felice è sempre ilgruppo a farla da padrone,soprattutto in questo casodove non sembra si possacontare su altro. La squadra siallena due volte a settimana,quando il minimo, secondo lostesso allenatore, sarebbealmeno di tre: “due allena-menti sono pochi, ma non

posso chiedere di più a questiragazzi che ci mettono anchepiù dell’impegno richiesto.Alcuni di loro per essere informa per i play-off sonovenuti ad allenarsi anchedurante le vacanze diPasqua!” Le strutture poi dicerto non aiutano: con laChateau d’ax in serie A e lasquadra di calcio a cinque inB, aver ottenuto due sere asettimana nel Palazzetto è giàuna conquista per il BasketDucale.

GLORIA BAGNARIOL

Di corsa nelle Marche, dai colli al mareDomenica 8 maggio la nona edizione della ColleMar-athon

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il Ducato

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MASS MEDIA

ASSOCIAZIONE PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO, fondata da Carlo Bo. Presidente: STEFANO PIVATO, Rettore dell'Università di Urbino "Carlo Bo". Vice:GIANNETTO SABBATINI ROSSETTI, Presidente dell'Ordine dei Giornalisti delle Marche. Consiglieri: per l'Università: BRUNO BRUSCIOTTI, LELLA MAZZOLI, GIU-SEPPE PAIONI; per l'Ordine: STEFANO FABRIZI, DARIO GATTAFONI, CLAUDIO SARGENTI; per la Regione Marche: SIMONE SOCIONOVO, ALFREDO SPARAVENTI; perla Fnsi: GIOVANNI GIACOMINI, GIANCARLO TARTAGLIA. ISTITUTO PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO: Direttore: LELLA MAZZOLI, Direttore emerito: ENRICOMASCILLI MIGLIORINI. SCUOLA DI GIORNALISMO: Direttore GIANNETTO SABBATINI ROSSETTI

IL DUCATO Periodico dell'Ifg di Urbino Via della Stazione, 61029 - Urbino - 0722350581 - fax 0722328336; Ducato on line: http://ifg.uniurb.it e-mail: [email protected] Direttore responsabile: GIANNETTO SABBATINI ROSSETTI Stampa: Arti Grafiche Editoriali Srl - Urbino -0722328733 Registrazione Tribunale Urbino n. 154 del 31 gennaio 1991

Nessuna notizia viene pubblicatasenza revisione: al settimanalecosta nove milioni di euro l’anno

Controllano fatti, dati,citazioni e l’affidabilitàdelle fonti. In pochi losanno, ma nel cuoredella città di Amburgoesiste un archivio, il

“Dokumentation”, dove cento per-sone sono impegnate nel più gran-de sistema di fact-checking almondo. Un lavoro minuzioso che,per le sue dimensioni, costituisceun unicum nel settore. Al DerSpiegel, giornale fondato nel 1947,la parola d’ordine è una sola: con-trollare tutti gli articoli prima dimandarli in stampa. Ma come fun-ziona?Il dipartimento è composto da circasettanta “documentation journa-lists”. Sono tutti specializzati in varisettori e molti di loro hanno ancheun dottorato di ricerca: ci sono bio-logi, fisici, giuristi, economisti, stori-ci, studiosi dell’Islam, esperti milita-ri, ecc. Insieme ad altri trenta colla-boratori part-time lavorano con igiornalisti del magazine: controlla-no i fatti e li aiutano nella ricerca delmateriale. Il loro lavoro inizia giànella fase di preparazione: il giorna-lista contatta l’ufficio del“Dokumentation” che incarica ilcosiddetto fact-checker di seguirepasso dopo passo la realizzazionedell’articolo (compresi eventualigrafici e illustrazioni). Il vero controllo avviene quando ilgiornalista, finito il pezzo, lo inviaper le correzioni. L’articolo vieneletto e ogni informazione che potràessere verificata viene sottolineata.In questa categoria, infatti, rientra-no soltanto le fonti affidabili o con-fermate da esperti perché “è meglionon usare quel dato piuttosto checorrere il rischio di fornire un’infor-mazione sbagliata”, dice HaukeJansenn, direttore del“Dokumentation”. Il riscontro sui contenuti non siferma qui. I fatti e i dati corretti ven-gono contrassegnati; se invecerichiedono correzioni, a marginedel testo viene posta una nota utiliz-zando dei marker particolari.L’affidabilità delle dichiarazioniriportate nell’articolo è classificatain tre principali categorie: corretta,non corretta, non verificabile. Lefonti e le citazioni utilizzate durantele revisioni devono essere sempreriportate nel testo della bozza. Se lafonte è un informatore privato,potrà essere contattato solo con ilpermesso del giornalista.Una volta finito il controllo, il fact-checker e l’autore discutono sulle

possibili correzioni finché non tro-vano un accordo sulla versionefinale. Durante questa fase, le cor-rezioni accettate dal giornalistavengono contrassegnate mentre lealtre segnate con la sigla n.ü. (nonaccettate). È la cosiddetta fase deldoppio controllo: l’articolo vieneriscritto e quindi inviato al“Dokumentation” che verifica lecorrezioni o l’inserimento di nuovicontenuti. Dalla ricerca effettuatada Malte Nohrn nel 2008 si appren-de che per ogni singola edizione il“Dokumentation” effettua oltremille correzioni, delle quali circal’80 per cento riguardano errori epassaggi imprecisi.I tempi di un settimanale, però,sono molto più dilatati dei quoti-diani. “È vero che i ritmi sono diver-si ma anche la qualità dei contenu-ti è diversa. Se esiste un problemadi tempo, il nostro si pone per gliarticoli che mettiamo online. Allevolte – continua Jansenn – ci sonodei contatti, ma si tratta di discus-sioni informali, tra colleghi”. Nelcaso ci fossero tempi ridotti, vale laregola delle priorità: “I fatti e ledichiarazioni di palese responsabi-lità del Dokumentation devonoessere controllati per primi”. Nonc’è verifica però che non risponda aqueste domande: fatti, dati, cifre,citazioni e nomi sono corretti? Cisono contraddizioni nel testo? Lefonti sono affidabili?Un sistema così efficace di fact-checking è reso possibile da unastruttura che il giornale possiedesin dalle sue origini: un archiviodove vengono classificati circa60mila articoli ogni settimana e chea partire dagli anni Novanta è statointeramente digitalizzato. I giorna-listi possono accedere al DigitalArchive System (Digas) per effet-tuare le loro ricerche (oggi ci sonooltre 50 milioni di file di testo e 5milioni di illustrazioni). Rudolf Augstein, fondatore del gior-nale, aveva diffuso nel 1949 le lineeguida a cui tutti dovevano adeguar-si. Tra le tante indicazioni, ancoraattuali, ce n’era una in particolare:tutte le notizie, le informazioni e ifatti devono essere assolutamentecorretti. Il fact-checking, diffusosinegli anni Cinquanta, è un punto diforza tale da garantire un bilanciosolido nonostante i costi:“Spendiamo 9 milioni di euroall'anno, ma in Germania siamofamosi perché questo modo dilavorare diffonde credibilità fra i let-tori, che troveranno sempre notizieaffidabili. E poi - conclude Jansenn- l’accuratezza è il requisito baseper un buon giornalismo”.

GABRIELE MICELI

Usa, nasce il “veritòmetro” sui politici Una macchina della verità per sbugiardare chi mente. Non è un’invenzione tecnologica, ma è l’i-dea nata da Bill Adair per controllare le dichiarazioni dei politici americani. Insieme ad altri tren-ta colleghi del St. Peterburg Times, ha fondato PolitiFact, definito da lui stesso “una nuova formadi giornalismo”, che gli ha fatto vincere il premio Pulitzer. Ma come funziona il “veritometro”?“Ricerchiamo le dichiarazioni di politici e opinionisti e controlliamo la fondatezza delle loro affer-mazioni”, dice Adair. La scala di valutazione varia da vero a falso fino a Pants on fire (pantaloniin fiamme) “che viene attribuita a chi fa una dichiarazione non soltanto falsa, ma addirittura ridi-cola”. Sul sito è possibile trovare l’Obameter, per controllare le oltre 500 promesse fatte in cam-pagna elettorale dal presidente americano e il Pledge-O-Meter, il promessometro, per i parla-mentari dell’opposizione. “Al momento - conclude Adair - Obama è il politico più affidabile”.

FACT-CHECKING ALL’AMERICANA

I professionisti della verificaDai fatti all’affidabilità delle fonti: al “Dokumentation” si correggono gli articoli

Der Spiegel ha creato il più grande sistema di fact-checking al mondo. Oggi ci lavorano cento specialisti

Foto tratta dalla presentazione Spiegel-Leser wissen mehr (Der Spiegel)

Meglio non pubblicare un dato inesatto piuttosto che fornire

un’informazione sbagliata.L’accuratezza è il requisito base

per un buon giornalismo’’

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