Ducato 7 - 2010

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il Ducato Periodico dell’Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino Quindicinale - 30 aprile 2010 - Anno 20 - Numero 7 Il Ducato on line: ifg.uniurb.it Distribuzione gratuita Poste Italiane Spa-Spedizione in a.p. - 70% - DCB Pesaro Sono trenta gli esemplari di canis lupus presenti nel territorio di Pesaro-Urbino secondo l’esper- to Angelo Giuliani. I cambiamen- ti ambientali hanno richiamato nell’Appennino marchigiano il predatore scomparso. La Regio- ne promuove un progetto per la conservazione del lupo e la ridu- zione dei conflitti con agricoltori e allevatori. a pagina 4 Torna il lupo in provincia Ambiente Il settore delle discoteche è in gi- nocchio. Oggi mantenere una discoteca non è più conveniente come una decina d’anni fa. Col- pa della crisi economica, ma non solo: anche delle leggi anti alcol e dei controlli della poli- zia.Tra i gestori dei club c’è chi sta meditando di sbattere la por- ta e trasferire la propria attività altrove. a pagina 6 Parla Gaudenzio Bernasconi, bandiera della Sampdoria che tra il 1968 e il 1970 ha concluso la sua carriera con la maglia del- l’Urbino, come allenatore-gio- catore. Dalle sfide in Nazionale contro leggende come Charlton e Di Stefano ai campi della serie D marchigiana, da Genova alla vita nel Montefeltro, in cui l’ex centrocampista bergamasco torna ogni anno. a pagina 14 Bernasconi: “I miei ricordi” Calcio/Amarcord Giornale al servizio della città E’ lo strumento di una scuola, ma sembra diventato una piccola istituzione Sondaggio sul Ducato. Chi lo legge? Può migliorare? 432 giudizi L’EDITORIALE D ue chilometri di cittadini sfilano con la maglia “Io sto con Emergency” in un cor- teo del 25 aprile che a Milano non si vedeva così grosso da oltre quin- dici anni. A Urbino gli studenti di una “resistenza anomala” festeg- giano per due sere i partigiani in piazza della Repubblica. Quelli dell’Isia portano in una mostra gli articoli della Costituzione scritti con caratteri tipografici disegnati dagli studenti. Storie che “il Ducato” raccoglie questa settima- na. L’Anpi sa di passato. Ed è strano che nascano sezioni nelle universi- tà, come sta avvenendo. Inizialmente l’apertura ai non combattenti decisa cinque anni fa si leggeva come un modo di sopravvivenza di una sigla gloriosa, da non perdere, patrimonio da museo. Ma ora i diciottenni che si iscrivo- no, lasciano la gara della retorica ai partiti “nati dalla Resistenza” (e partecipano anche gli altri). Trovano, invece, nella ricorrenza della Liberazione strumenti buoni per il presente. Toh! E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Sindaco, politici vari, stanno facendo qual- cosa per darci questa uguaglianza dei punti di partenza che sta scritto qui, al secondo comma dell’artico- lo 3 della Costituzione? E’ un vostro dovere, nero su bianco. Anche con una certa urgenza. E anche la Repubblica democratica “fondata sul lavoro” dovrà pure significare qualcosa e pesare sui tavoli della crisi senza doverlo gri- dare dalle gru. Forse è solo una ventata di prima- comunità deve provvedere, con le proprie tasse (federalismo fiscale) alla scuola dell’obbligo gratuita e uguale per tutti, anche a tavola. II caso. Sgomberi a catena, a Milano, dei campi di zingari. Le ruspe distruggono tutto, anche le cartelle con i quaderni dei bambini che le maestre inseguono per tene- re un filo di civiltà. E nessuno dice nulla, salvo il cardinale Tettamanzi che per farsi capire meglio ha anche portato uno straordinario gruppo di zingarelli violinisti a suonare in Duomo. Bisogna stare zitti? No. III caso. L’acqua è pubblica. Poi aggiungono (qualcuno anche a sinistra): possiamo però privatizza- re gli acquedotti. Somma ipocri- sia.L’acqua senza le tubature che cosa è? Avete provato a portarla tra le mani? Resta solo…l’umidità. E’ giusto mettere la legge del danaro anche nell’acqua che beviamo? No. Eccoli alcuni “valori condivisi”. Chi non è d’accordo alzi la mano e par- liamo. [email protected] Gli studenti e i valori condivisi 1990-2010. A distanza di ven- t’anni dal primo numero del Ducato, era ora di fare un bilancio. I ragazzi della Scuola di giornalismo hanno sondato l’opinione di studenti e cittadi- ni per capire cosa pensano di questo giornale. Sono state interpellate 432 persone attra- verso un questionario di 12 domande distribuito per le vie del centro. Il primo risultato interessante è che quasi l’80% degli intervi- stati legge il Ducato. Di queste persone, più della metà dichia- ra di essere affezionata al quin- dicinale perché dà informazio- ni su Urbino. Solo il 20% lo legge perché è gratis. Infatti il 46% sarebbe perfino disposto a pagarlo, magari non più di un euro. Alcuni (12%) non hanno idea di cosa sia. Alla domanda sulla qualità degli articoli, la maggior parte degli intervistati li ritiene sem- pre ben scritti. Non manca chi invece pensa siano imprecisi e superficiali. Qualcuno, oltre ad aver messo le crocette, ha for- nito suggerimenti su come migliorare il giornale. Se la carta nel complesso viene pro- mossa, il sito Internet della Scuola (ifg.uniurb.it) non è seguito a sufficienza: l’80% del campione non lo clicca mai o non sapeva neppure che esi- stesse. alle pagine 2 e 3 V ittoria Garibaldi è la nuova Sovrintendente di Urbino. L’incarico è ad interim, perchè la storica dell’arte è già a capo della Sovrintendenza dell’Umbria. Una nomina a sorpresa, arrivata quan- do tutti si aspettavano un ritorno di Cristina Mochi Onori. Vittoria Garibaldi resterà probabilmente per qualche mese, fino a quando non sarà stato scelto un nuovo responsabile per la sede ducale. “Cercherò di individuare le emergenze confrontandomi anche con le istituzioni”, ha detto. Vittoria Garibaldi nuova Sovrintendente A Scienze politiche, Sociologia, Scienze della formazione e Lette- re oltre la metà degli insegnanti inserisce i propri testi tra i libri in programma d’esame . Nella mag- gioranza dei casi sono pubblica- zioni di editori locali. A Psicolo- gia, invece, secondo le testimo- nianze di due studenti, ci sono docenti che costringono a com- prare i propri testi. a pagina 12 Libri dei prof obbligatori per gli studenti Università Discoteche, è la fine di un’epoca Costume vera. O forse parecchie persone, davanti a un senso comune impo- verito, incominciano a reclamare forte che quei valori si vedano dav- vero nella vita quotidiana. Né questa nuova linfa viene da una sola parte. Roberto Saviano, denunciando Gomorra, ricorda sempre che parla ai cittadini di destra e di sinistra. E’ l’ascoltano a destra e a sinistra. Che siano questi i “valori condivisi”? Tre test: I caso. Bambini privati dalla mensa a scuola perché i genitori non pagano (in un comune con sinda- co della Lega). Si può accettare? No. Un imprenditore, elettore peraltro del Popolo della libertà, ha detto “Non ci sto” e ha versato 10 mila euro. Rivolta dei paganti. Forse una

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il DucatoP e r i o d i c o d e l l ’ I s t i t u t o p e r l a f o r m a z i o n e a l g i o r n a l i s m o d i U r b i n o

Quindicinale - 30 aprile 2010 - Anno 20 - Numero 7Il Ducato on line: ifg.uniurb.it

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Sono trenta gli esemplari di canislupus presenti nel territorio diPesaro-Urbino secondo l’esper-to Angelo Giuliani. I cambiamen-ti ambientali hanno richiamatonell’Appennino marchigiano ilpredatore scomparso. La Regio-ne promuove un progetto per laconservazione del lupo e la ridu-zione dei conflitti con agricoltorie allevatori.

a pagina 4

Torna il lupoin provincia

Ambiente

Il settore delle discoteche è in gi-nocchio. Oggi mantenere unadiscoteca non è più convenientecome una decina d’anni fa. Col-pa della crisi economica, manon solo: anche delle leggi antialcol e dei controlli della poli-zia.Tra i gestori dei club c’è chista meditando di sbattere la por-ta e trasferire la propria attivitàaltrove.

a pagina 6

Parla Gaudenzio Bernasconi,bandiera della Sampdoria chetra il 1968 e il 1970 ha concluso lasua carriera con la maglia del-l’Urbino, come allenatore-gio-catore. Dalle sfide in Nazionalecontro leggende come Charltone Di Stefano ai campi della serieD marchigiana, da Genova allavita nel Montefeltro, in cui l’excentrocampista bergamascotorna ogni anno.

a pagina 14

Bernasconi:“I miei ricordi”

Calcio/Amarcord

Giornale al servizio della cittàE’ lo strumento di una scuola, ma sembra diventato una piccola istituzione

Sondaggio sul Ducato. Chi lo legge? Può migliorare? 432 giudizi

L’EDITORIALE

Due chilometri di cittadinisfilano con la maglia “Io stocon Emergency” in un cor-

teo del 25 aprile che a Milano nonsi vedeva così grosso da oltre quin-dici anni. A Urbino gli studenti diuna “resistenza anomala” festeg-giano per due sere i partigiani inpiazza della Repubblica. Quellidell’Isia portano in una mostra gliarticoli della Costituzione scritticon caratteri tipografici disegnatidagli studenti. Storie che “ilDucato” raccoglie questa settima-na.L’Anpi sa di passato. Ed è stranoche nascano sezioni nelle universi-tà, come sta avvenendo.Inizialmente l’apertura ai noncombattenti decisa cinque anni fasi leggeva come un modo disopravvivenza di una sigla gloriosa,da non perdere, patrimonio damuseo.Ma ora i diciottenni che si iscrivo-no, lasciano la gara della retorica aipartiti “nati dalla Resistenza” (epartecipano anche gli altri).Trovano, invece, nella ricorrenza

della Liberazione strumenti buoniper il presente. Toh! E’ compitodella Repubblica rimuovere gliostacoli di ordine economico esociale, che limitando di fatto lalibertà e l’eguaglianza dei cittadini,impediscono il pieno sviluppodella persona umana. Sindaco,politici vari, stanno facendo qual-cosa per darci questa uguaglianzadei punti di partenza che sta scrittoqui, al secondo comma dell’artico-lo 3 della Costituzione? E’ un vostrodovere, nero su bianco. Anche conuna certa urgenza.E anche la Repubblica democratica“fondata sul lavoro” dovrà puresignificare qualcosa e pesare suitavoli della crisi senza doverlo gri-dare dalle gru.Forse è solo una ventata di prima-

comunità deve provvedere, con leproprie tasse (federalismo fiscale)alla scuola dell’obbligo gratuita euguale per tutti, anche a tavola.II caso. Sgomberi a catena, aMilano, dei campi di zingari. Leruspe distruggono tutto, anche lecartelle con i quaderni dei bambiniche le maestre inseguono per tene-re un filo di civiltà. E nessuno dicenulla, salvo il cardinale Tettamanziche per farsi capire meglio haanche portato uno straordinariogruppo di zingarelli violinisti asuonare in Duomo. Bisogna starezitti? No.III caso. L’acqua è pubblica. Poiaggiungono (qualcuno anche asinistra): possiamo però privatizza-re gli acquedotti. Somma ipocri-sia.L’acqua senza le tubature checosa è? Avete provato a portarla trale mani? Resta solo…l’umidità. E’giusto mettere la legge del danaroanche nell’acqua che beviamo? No.Eccoli alcuni “valori condivisi”. Chinon è d’accordo alzi la mano e par-liamo.

[email protected]

Gli studentie i valori condivisi

1990-2010. A distanza di ven-t’anni dal primo numero delDucato, era ora di fare unbilancio. I ragazzi della Scuoladi giornalismo hanno sondatol’opinione di studenti e cittadi-ni per capire cosa pensano diquesto giornale. Sono stateinterpellate 432 persone attra-verso un questionario di 12domande distribuito per le viedel centro.

Il primo risultato interessanteè che quasi l’80% degli intervi-stati legge il Ducato. Di questepersone, più della metà dichia-ra di essere affezionata al quin-dicinale perché dà informazio-ni su Urbino. Solo il 20% lolegge perché è gratis. Infatti il46% sarebbe perfino dispostoa pagarlo, magari non più diun euro. Alcuni (12%) nonhanno idea di cosa sia.

Alla domanda sulla qualitàdegli articoli, la maggior partedegli intervistati li ritiene sem-pre ben scritti. Non manca chiinvece pensa siano imprecisi esuperficiali. Qualcuno, oltre adaver messo le crocette, ha for-nito suggerimenti su comemigliorare il giornale. Se lacarta nel complesso viene pro-mossa, il sito Internet dellaScuola (ifg.uniurb.it) non èseguito a sufficienza: l’80% delcampione non lo clicca mai onon sapeva neppure che esi-stesse.

alle pagine 2 e 3

Vittoria Garibaldi è la nuova Sovrintendente di Urbino. L’incarico è ad interim, perchè la storicadell’arte è già a capo della Sovrintendenza dell’Umbria. Una nomina a sorpresa, arrivata quan-

do tutti si aspettavano un ritorno di Cristina Mochi Onori. Vittoria Garibaldi resterà probabilmenteper qualche mese, fino a quando non sarà stato scelto un nuovo responsabile per la sede ducale.“Cercherò di individuare le emergenze confrontandomi anche con le istituzioni”, ha detto.

Vittoria Garibaldi nuova Sovrintendente

A Scienze politiche, Sociologia,Scienze della formazione e Lette-re oltre la metà degli insegnantiinserisce i propri testi tra i libri inprogramma d’esame . Nella mag-gioranza dei casi sono pubblica-zioni di editori locali. A Psicolo-gia, invece, secondo le testimo-nianze di due studenti, ci sonodocenti che costringono a com-prare i propri testi.

a pagina 12

Libri dei profobbligatoriper gli studenti

Università

Discoteche,è la finedi un’epoca

Costume

vera. O forse parecchie persone,davanti a un senso comune impo-verito, incominciano a reclamareforte che quei valori si vedano dav-vero nella vita quotidiana.Né questa nuova linfa viene da unasola parte. Roberto Saviano,denunciando Gomorra, ricordasempre che parla ai cittadini didestra e di sinistra. E’ l’ascoltano adestra e a sinistra. Che siano questii “valori condivisi”?Tre test:I caso. Bambini privati dalla mensaa scuola perché i genitori nonpagano (in un comune con sinda-co della Lega). Si può accettare? No.Un imprenditore, elettore peraltrodel Popolo della libertà, ha detto“Non ci sto” e ha versato 10 milaeuro. Rivolta dei paganti. Forse una

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il Ducato

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Ecco la pagella del “Ducato”Il periodico della scuola di giornalismo da vent’anni al servizio dei cittadini

Sondaggio Ifg: il giornale funziona, molti sembrano averne bisogno. Ma “è un po’ superficiale e incompleto”

C’è chi lo legge dalprimo numeroe chi non sanemmeno co-sa sia, ma cam-minando per le

vie del centro si ha l’impressioneche a Urbino il “Ducato” sia un po’un’istituzione.Quest’anno la scuola di giornali-smo ha spento 20 candeline e hadeciso di fermarsi a riflettere. Ne-gli anni si sono alternate tante re-dazioni, 30 aspiranti professioni-sti che ogni due anni hanno presocasa a Urbino e muniti di carta,penna, macchina fotografica e te-lecamere hanno provato a descri-vere una città di cui non conosce-vano nulla. I ragazzi dell’Ifg (Isti-tuto per la Formazione al giorna-lismo) hanno avuto la possibilitàdi osservare e interpretare. Criti-care a volte.“Il Ducato” è stato nel tempo ildiario di viaggio di un percorso dicrescita umano prima che pro-fessionale. E’ servito a confron-

tarsi con studenti e cittadini, poli-tici e casalinghe, vigili urbani e in-fermieri del pronto soccorso. E’servito per aprire le quattro muradella scuola e far conoscere allacittà il lavoro che prepara i profes-sionisti di domani. Alcuni deiquali, nel tempo, sono diventatigiornalisti famosi e stimati.La scuola ha sempre avuto la“penna dalla parte del manico”,ma tra venerdì 23 aprile e lunedì26, cittadini e studenti hannoavuto sotto mano un questiona-rio con dodici domande tra cui:“Leggi il Ducato?Perché lo leg-gi?Perché non lo leggi?Quali argo-menti preferisci?Cosa cambiere-sti?Cosa pensi degli articoli?Visitimai il sito della scuola?”. Mentre lecrocette si formavano sul foglio ei dati si intrecciavano, pian pianosi delineava la pagella del lavoroportato avanti dalla scuola. E lacosa più bella, nonostante tutto, èche su 432 intervistati, il 78,2%legge “il Ducato”. Ma da qui ini-ziano anche i dolori.Lo leggo o non lo leggo?“Questo è il giornale della scuoladi Urbino, no?” chiede una signo-ra quando vede il questionario.

Prende carta e penna e sorride: “Acosa serve?”. Un signore alle suespalle la ferma con il braccio. “At-tenta che poi questi scrivonoquello che vogliono. Io lo chiamoil ‘MaleDucato’”.La battuta fa riflettere. Qualcuno,circa il 13 per cento di chi lo legge,non pensa che “il Ducato” sia ungiornale serio, altri credono siafatto male (11%) e per un 3 percento le informazioni sono ripeti-tive e scontate. C’è poi chi non sacosa sia. Si tratta soprattutto distudenti di passaggio perché gliabitanti, che lo apprezzino o me-no, considerano “il Ducato” unodei giornali di Urbino.Qualcuno è curioso e lo vorrebbeleggere, ma non lo trova in giro.“Mai visto. Dove si compra?”chiede uno studente. “Ma no –spiega una signora al bar – il Du-cato non costa niente e lo trovinelle edicole, nei bar, all’universi-tà”. Questa è una delle motivazio-ni: il 20% delle persone lo leggeperché è gratis. Il 60, invece, per-ché è un giornale che tiene infor-mati su Urbino o “ha informazio-ni inedite” (secondo il 17%). C’èperfino un 3 per cento che lo ritie-

ne divertente. E non si può saperese la cosa sia un bene o un male.50 centesimi per 16 pagineI lettori si dividono quasi a metà.Circa il 46% potrebbe anche pa-gare “il Ducato” pur di leggerlo.Per un 53 per cento la spesa nonvale la candela. Soprattutto glistudenti sono quelli che non apri-rebbero il portafogli “Lo leggo so-lo se lo trovo in giro– spiega unaragazza – e devo dire che nemme-no lo cerco. Quindi non pensoproprio che lo pagherei”. Gli abi-tanti, più affezionati, reagisconoin modo differente. “Perché no?Fa piacere vedere cosa vi inventa-te ogni volta e potrei arrivare aspendere anche due euro” replicail proprietario di un ristorante. Ilsignore, uno dei pochissimi, faparte di un 2% scarso che sì, lo pa-gherebbe e anche tanto. Qualcu-no, più contenuto, concederebbeal massimo una monetina da 50cent. La soddisfazione è già abba-stanza.Piovono suggerimentiIl 25% degli occhi si ferma sulleprime quattro pagine. Il “primopiano” e la “città” attirano di più.Poi seguono “cultura e spettaco-

li”, “università”, “politica”, “econo-mia” e infine “lo sport” (8%). Aquanto pare “il Ducato” non è ungiornale da bar anche se sopramolti banconi rimane aperto sulcartellone degli eventi in pro-gramma in città. “Dovreste farepiù inchieste e dedicare più spa-zio ai servizi pubblici” sostiene il42% (21 più 21)degli intervistatiche leggono “il Ducato”. Qualcuno gradirebbe più intervi-ste (15%) e per il 12 per cento nonsarebbe male se uscisse più spes-so. “E’ troppo poco ogni 15 giorni.E poi non è nemmeno tutto l’an-no, ma solo sei mesi” spiega unasignora. “Dovrebbe avere più pa-gine e dedicare più spazio alle sto-rie” sottolineano un signore e il fi-glio aggiunge: “Io proporrei distamparlo su carta riciclata”. “IlDucato teme la politica locale” è ilcommento di un altro e poi anco-ra “le interviste si fanno di perso-na e non al telefono, altrimenti sirischia di travisare le cose”. “Piùattenzione per gli studenti che so-no il punto forte”, spiega un ra-gazzo e subito gli fanno eco da unnegozio: “No, più attenzione perle attività commerciali”.Ce n’è per tutti i gusti. Come scrivete “ragazzi miei”?A voce sono critici. Poi, presi forseda pietà, scelgono: “Gli articoli so-no sempre ben scritti, chiari ecompleti”. E’ il parere del 57% dichi legge il giornale. Subito sotto,però, anche la risposta B accu-mula voti e i commenti confer-mano le crocette che arrivano al33%. “Siete spesso imprecisi” è ilverdetto di questi ultimi. “Non ri-portate mai alla lettera quello chevi viene detto” accusa una signo-ra, dimenticando che i giornalistinon sono semplici registratori,ma provano a interpretare le in-formazioni e cercare la verità die-tro le apparenze. “No, no, voi nonstate a sentire e spesso ingiganti-te le notizie”, pensa il 6% dei letto-ri. “Mah, secondo me siete solonoiosi e potreste sforzarvi di più.Spesso il giornale sembra un bol-lettino di notizie poco approfon-dite”, ribadisce il 4 per cento.Il sito, questo sconosciutoMolti non sanno che la scuola haun sito e altri dicono: “si lo so, manon lo guardo perché già leggo ilgiornale”. Su ifg.uniurb.it nonclicca mai nessuno o quasi. Gli af-fezionati sono un 2%. Qualcuno(il 16%) ci capita raramente, gli al-tri si dividono tra chi non lo visitamai (quasi il 65 per cento) e chi“non sapevo proprio che esistes-se”, circa il 17%.Forse bisognerebbe pubblicizza-re di più il portale della scuola. Co-sì cittadini e studenti capirebberoche non si tratta di una fedele tra-sposizione del giornale cartaceo.Anzi, il sito è tutt’altro. Articoli dalrespiro più internazionale, agen-zie di stampa, video, tg e giornaliradio realizzati su Urbino, rasse-gne stampa nazionali ed elabora-ti multimediali sugli argomentipiù vari. Insomma, un universoda scoprire. Compresi i profilipersonali degli studenti. Così ma-gari i cittadini potrebbero ricono-scere i ragazzi dell’Ifg per la stradae confrontarsi con loro. A nostrorischio e pericolo.

[email protected]

IL SONDAGGIO

Maschi Femmine

Si No

43,8%56,2%

9,8%78,2%

Risiede Studia

39,3%49,2%

Lavora

11,5%

14-18 19-35

54,0%1,8%

36-50

21,7%

51-65

16,2%

66+

6,3%

Sesso

Legge il DucatoSi No

53,6%46,4%

Pagherebbe il Ducato

Identikit Età

Mai Raramente

16,3%64,7%

Spesso2,2%

Ogni giorno0%

Non sapevo del sito16,8%

Visita il sito Internet dell’Ifg

Non so cosa sia12,0%

SILVIA SACCOMANNOMANUELA BALDI

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3

PRIMO PIANO

Il giornale sottobraccio non vadi moda. Meglio consultareun i-Phone, oppure navigare

in internet dal computer di casa.Basta farsi una passeggiata incentro e chiedere agli urbinati: siscoprirà che, per informarsi, so-no rimasti in pochi a scegliere lacarta stampata. Spiega Alessan-dra Ciacci, che gestisce l’edicolain Piazza della Repubblica: “Ne-gli ultimi dieci anni c’è stato uncalo nelle vendite dei quotidianialmeno della metà”. E i suoi col-leghi sono d’accordo: i giornalinon si vendono più come prima.Secondo Giuseppina Ranocchi,dell’edicola di via Mazzini, “nonè nemmeno colpa della crisi, masono gli stessi quotidiani a susci-tare meno interesse”.Allora domandiamo ai giovani:“Capita che legga la Gazzettadello Sport – risponde Gianni,venticinquenne studente diGiurisprudenza - ma mi tengoaggiornato soprattutto su inter-net. E a volte leggo le notizie chei miei amici ‘postano’ su Face-book”. Quasi un passaparola in-formatico, dunque. Prendendocontenuti dai siti tradizionalima anche social network. Dove ituoi contatti multimediali pos-sono mettere in evidenza sulproprio profilo video, fotografiee notizie “rubate” qua e là dallarete web. Le risposte degli altristudenti sono più o meno le stes-se del futuro avvocato. Comespiega il rapporto nazionaleCensis che risale al 2008, i giova-ni stanno accelerando il proces-so di digitalizzazione dell’infor-mazione. Tre su quattro scelgo-no l’universo on line per sapereche accade in Italia e nel mondo.Utilizzando computer portatili etelefonini che supportano inter-net. Ma i giovani non sono i soli.I loro genitori stanno imparan-do a utilizzare internet. “Com-pro i giornali locali – dice Silva-no, 55 anni – ma ogni tanto guar-do le news su Google”. Insomma:l’età non è un muro insormonta-bile. Per chi ha accesso alla reteweb, l’informazione gratuita eimmediata funziona meglio.Anche in provincia.A sentire gli edicolanti, La Re-pubblica è il quotidiano nazio-nale preferito a Urbino. Quelloche pure il sindaco Franco Cor-bucci legge nel tempo libero, co-me ci confida il suo addettostampa. Al secondo posto c’è ilCorriere della Sera. Per quantoriguarda i quotidiani locali, in-vece, Il Resto del Carlino è il piùletto a Urbino. Secondo PaoloNonni, caporedattore per leMarche del giornale di Bologna,“è merito del legame con il terri-torio, creato da una tradizioneche dura dal 1947”. In quell’annoil Carlino aprì la sua edizioneprovinciale di Pesaro. E nel ’67 lapagina dedicata alla cronaca diUrbino fu inaugurata da Gio-vanni Spadolini, che, soltantol’anno dopo, sarebbe salito altrono di via Solferino, diventan-do a Milano il direttore del Cor-riere della Sera.

[email protected]

Quotidianifuori modaSu internetnon sologiovani

Cosa si legge

LORENZO ALLEGRINI

Il sondaggio è stato realizzato tra venerdì 23 aprile e lunedì 26. Il campione è stato scelto a caso tra studenti e abitantiincontrati in piazza e per le vie del centro. In tutto sono statio compilati 432 questionari.

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il Ducato

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Il lupo? Non solo nelle favole In provincia 30 esemplari di canis lupus. Seguono le prede su vasti territori

La Regione stanzia 234mila euro per un progetto di conservazione dei carnivori nell’Appennino marchigiano

Ne ha fatti di danniCappuccetto Ros-so. Siamo cresciu-ti con l’immaginedel lupo cattivo,anche se in Italia

nel secolo scorso di lupi ce n’era-no ben pochi. Negli ultimi decen-ni, però, il lupo è tornato. Anchein provincia di Pesaro Urbino. A fine marzo unesemplare adultodi canis lupus èstato fotografatoalla riserva delFurlo. Una fem-mina, investitalungo la provin-ciale alle pendicidel monte Catria,è stata portata al-cune settimane faal Cras, il centroper la raccolta dianimali selvatici ameno di dieci chi-lometri da Urbino. Secondo Angelo Giuliani, refe-rente tecnico scientifico dell’os-servatorio faunistico regionale,nel territorio provinciale si aggi-rano circa 25-30 esemplari di lu-po. “Il lupo non è un animale

stanziale, si sposta di continuoinseguendo le sue prede. Ha bi-sogno di spazi ampi, migliaia diettari”. È quindi impossibile cir-coscrivere il territorio coperto daun esemplare all’interno di unparco naturale. Non a caso la regione Marche,stanziando un finanziamentoper “la conservazione del lupo edi altri carnivori nel territoriodell’Appennino marchigiano”,ha coinvolto non solo le aree pro-

tette ma anche leProvince, checontribuirannoal progetto met-tendo a disposi-zione uomini estrutture.Angelo Giuliani,che collabora alprogramma re-gionale, lavoracon i lupi daquando ha 18 an-ni. “Credo di es-sere uno degliuomini che hamanipolato più

lupi in Italia. Ho anche cresciutodei cuccioli”. Oggi è un signoreenergico che racconta storie in-solite per chi è cresciuto, appun-to, con Cappuccetto Rosso. Il lupo non è pericoloso per l’uo-

mo, anzi, tende a starne il piùpossibile alla larga. È l’uomo,semmai, a essere spesso fataleper il predatore: oltre a essere in-vestiti dalle automobili, i lupi inItalia muoiono soprattutto per icolpi dei bracconieri. E questononostante dal 1971 il lupo siauna specie protetta. “La convi-venza con questi superpredatori– Giuliani ne è convinto – è possi-bile. A patto però che l’uomo ac-cetti di non essere al centro di unmondo che esiste solo in sua fun-zione. Nell’anno della biodiver-sità, sarebbe il caso di ripensare ilnostro ruolo. Il problema è cultu-rale. Poi, certo, ci sono i danni pergli allevatori e gli agricoltori. Chesono causati soprattutto da canivaganti, e non da lupi. Su questoproblema però deve intervenirelo Stato”. Con finanziamenti erimborsi, e con una politica intel-ligente di tutela: “Se vuoi la tuapecora, devi fare in modo che illupo abbia il suo capriolo”, con-clude Giuliani. Bisogna andare “oltre i conflitti”,dal titolo del convegno naziona-le sulla conservazione del lupo edegli altri carnivori nell’Appen-nino centrale organizzato loscorso 22 aprile al campus dellaSogesta. Parte del finanziamentostanziato dalla Regione (243mila

euro, di cui 140mila a carico dellaRegione e 103mila degli enti ge-stori dei parchi interessati) per ilprogetto triennale partito a mar-zo è destinato proprio alla sensi-bilizzazione delle collettività lo-cali e all’attenuazione dei conflit-ti tra il lupo e le attività dell’uomo.L’obiettivo principale del proget-to è costituire una banca dati geo-referenziata che identifichi le zo-ne di presenza del lupo. Attraver-so il monitoraggio genetico, gliesperti stabili-ranno quantilupi (maschi ofemmine, ri-produttivi omeno, solitari oin branco) vi-vono nel terri-torio marchi-giano e comesono distribui-ti. Diverse sonole tracce chesvelano la pre-senza del lupo:dalle improntesulla neve agliululati, e poi le feci e i peli, le fotonelle aree protette, gli avvista-menti, fino alle carcasse trovatesul ciglio della strada. Questetracce si sono fatte sempre piùfrequenti e sono distribuite su

territori sempre più vasti. Il lupova dove c’è cibo. Segue i caprioli ei cinghiali, che nelle Marche, gra-zie ai corridoi verdi creati dai fiu-mi, arrivano fino al mare. Nel se-colo scorso il lupo era scomparsodall’Appennino umbro marchi-giano. Negli ultimi 40 anni la ri-duzione dell’agricoltura estensi-va ha fatto sì che le foreste au-mentassero fino a dieci volte. Leforeste sono l’habitat ideale pergli ungulati e i cinghiali, aumen-

tati anche grazie al-l’uomo cacciatore.Da qui il ritorno dellupo, favorito anchedallo spopolamentodelle zone montane.“La provincia di Pe-saro Urbino – rac-conta Giuliani – sitrova sul punto dicongiunzione tradue sistemi appen-ninici, quello calca-reo, impervio e fattodi gole, che dal mon-te Nerone scende fi-no in Calabria e quel-

lo marmoreo-arenaceo che salefino in Liguria con i suoi montipiù morbidi. I caprioli sono scesifin qui da nord, e i predatori sonosaliti di conseguenza da sud”.

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I danni agliagricoltori e

agli allevatorisono causatipiù dai cani randagi che

dai lupi

L’aumento di foreste e ungulati

ha richiamato nelle Marcheil predatorescomparso

ALICE CASON

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CITTÀ

Un 25 aprile in piazzai giovani scoprono la lotta partigiana

La Resistenza vista dagli studenti

Il procuratore: Urbino è sicura

“Buona resi-stenza at u t t i ” .Prende ilmicrofo-no e salu-

ta tutti così Rafael, presidentedi “Studenti in Movimento” euno degli organizzatori dell’e-vento, con la voce lievementeemozionata della persona in-caricata al discorso d’inaugu-razione. Dopo di lui verràproiettato un documentario suquei partigiani che hannocombattuto nel Montefeltro.Del resto questa festa è per lo-ro. Interverrà il presidente del-l’Anpi di Pesaro e Urbino e leassociazioni che hanno soste-nuto l’iniziativa. Dal CentroDonne a Legambiente, da Pan-taRei alla Bottega Equo e Soli-dale. E Piazza della Repubbli-ca, con la sua targa a Mazzini ea Garibaldi, si riempie di giova-ni che si incontrano, ascoltano.Cercano spazi. Giovani che poiballano sulle note della Gang,storico gruppo marchigiano, ar-rivato insieme ai Malavida dallavicina Filottrano. E continuanoa ballare, fino a mezzanotte (or-dine del Sindaco, che ha comun-que patrocinato l’iniziativa).“(R)esistenze Anomale”, è ilprimo festival delle resistenzed’oggi, due giorni (21 e 22 apri-le) pensati e organizzati diret-tamente dagli universitari, perricordare come si è arrivati aquel 25 aprile del 1945. Unamanifestazione studentescadiversa dalle altre per i temitrattati, quasi “anomala” appun-to, con Piazza della Repubblicastranamente piena di giovanigià alle otto di sera di un qualun-que mercoledì di aprile: gli uni-versitari l’hanno presa in presti-to. Anzi come dice Rocco Stasi,vicepresidente di “Studenti inMovimento”, “ queste serate so-no nate da studenti che voglionofare qualcosa per Urbino: bastalamentarsi sempre”. Non unadue giorni referenziale quindi,Stasi si sente un urbinate a tuttigli effetti: “Sono anni che vivoqui. Per me non siamo solo dipassaggio, ma possiamo esserecittadini attivi”. Cittadinanza at-tiva è soprattutto questo, viverela città e sentirla propria. Il 25 aprile degli studenti urbina-ti diventa un contenitore per in-serire anche le proprie lotte e re-sistenze: “Quei ragazzi in mon-tagna hanno scelto, hanno pre-so una posizione - continuaStasi - e noi vogliamo far capireche si può scegliere di impe-gnarsi” . “(R)esistenze Anoma-le” non è stato solo il giorno delricordo, ma anche il giorno deglistudenti disabili di “PantaRei”, odi quelli de “la Ginestra”, asso-

ciazione che si batte contro lediscriminazioni etnico-sociali. Tra i giovani che hanno preso laparola, c’è stato Gabriele, urbi-nate quasi diciottenne, che dapoco si è iscritto all’Anpi: “So-no entrato tramite i GiovaniDemocratici nell’associazionedei partigiani, perché condivi-do i valori essenziali del suostatuto: la lotta ai neofascismidi oggi, la difesa della costitu-zione”. Gabriele ha anche pre-so parte al consueto corteo del-l’Anpi di Urbino, che porta daanni oltre 200 persone ad incon-

Parla Claudio Coassin, da 17 anni nella città ducale

Urbino è una città tranquilla. Paroladel procuratore della RepubblicaClaudio Coassin che conosce molto

bene il territorio. Il 2010 è infatti il suo di-ciassettesimo anno di servizio nella città du-cale: dal lontano 1993 è lui il garante dell’or-dine pubblico nella zona. E assicura: “di cri-minalità organizzata nemmeno l’ombra, al-meno nell’entroterra”. Territorio che Coas-sin definisce “vergine” da questo punto di vi-sta. Diversa la situazione “sulla costa,soprattutto verso Fano, dove qualcheinfiltrazione mafiosa, camorristica, ocomunque di criminalità organizzatac’è. Cosa venuta fuori da qualche tenta-tivo, scoperto, di creazione di societàimprenditoriali con persone sospette,iniziative che comunque si sono esauri-te in breve tempo”. Durano pochi giorni, non più di dieci,anche le ondate di furti in appartamen-ti che ogni tanto allarmano la popola-zione. “Di solito, gli autori sono origina-ri di paesi dell’est o appartengono a co-munità rom di altri centri, in genere delriminese”, racconta Coassin. “Vengonoa Urbino per fare diverse operazioni ve-loci. Lavorano in maniera rudimentale,picconano la cassaforte e non tengonoconto degli allarmi che entrano in fun-zione: faranno molto chiasso ma fannotutto in 10 minuti, puntano molto sullavelocità. Tanto che, ultimamente, pro-prio a Urbino ne abbiamo avuti 3 nellastessa giornata”. Coassin, 75 anni, è tornato a Urbino co-me “reggente” dopo il decesso di Fabri-zio Tragnone che l’aveva sostituito nel 2008perché trascorso il periodo massimo di ottoanni previsto per le cariche direttive dei ma-gistrati. E probabilmente ci resterà fino allapensione, che maturerà fra poco meno didue anni. Periodo in cui continuerà a com-battere, come ha sempre fatto, contro i reatinella zona, che, spiega, sono truffe, lesioni,minacce (anche aggravate), violazioni diobblighi di assistenza familiare. Ma soprat-

tutto, abbondano le guide in stato di eb-brezza, a volte connesse al consumo di stu-pefacenti, soprattutto da parte dei ragazzinelle ore notturne, con conseguenti ritiri dipatenti e macchine. Molto rari e di minimaentità i reati contro la pubblica amministra-zione: specialmente episodi di corruzione. “I reati più frequenti invece - racconta il pro-curatore – sono quelli fiscali e tributari: fat-turazioni false, falsità nelle scritture conta-bili, evasioni fiscali, evasioni dell’iva, illecitinelle procedure fallimentari, e quindi ban-carotte fraudolente. Reati, tra l’altro, cre-

sciuti molto negli ultimi mesi grazie alla cri-si economica che ha comportato anche unaumento delle richieste di concordati pre-ventivi”. Un istituto giuridico che permettead un imprenditore in crisi di eliminare tut-ti i debiti della sua impresa, tramite un pia-no di ristrutturazione del pagamento. A proposito dei reati finanziari e tributari, ilprocuratore esprime una preoccupazione:“Ho l’impressione che non vengano perce-

piti dalla comunità come un fatto delittuo-so, gravemente antigiuridico. Questo ancheper colpa della crisi certo, ma soprattuttodella forte tassazione”. E comunque, a spa-ventare di più l’opinione pubblica sonosempre stati furti e rapine. Tutto sommato, la popolazione urbinate sisente tranquilla anche più di quanto do-vrebbe se è vero che nella classifica sulla si-curezza stilata dal “Sole 24 Ore” nel suo Rap-porto annuale sulla qualità della vita 2009, laprovincia si Pesaro-Urbino si piazza al 37esi-mo posto, mentre in quella della percezione

di insicurezza sale fino alla 24esima po-sizione. Il territorio governato da Mat-teo Ricci è inoltre all’ultimo posto fra leprovince marchigiane per quanto ri-guarda gli scippi e i furti in apparta-mento. Per carità, nulla a che vederecon i numeri delle grandi città. E infat-ti: 67esimo posto nella classifica dei fur-ti in strada con 130 borseggi ogni 100mila abitanti; 61esimo posto nella gra-duatoria nei furti in appartamento conpoco più di 2 reati denunciati ogni 1000residenti; 39esimo posto nella classifi-ca delle rapine con 42 denunce ogni 100mila abitanti; e, infine, 14esima posi-zione nella graduatoria che riguarda letruffe e le frodi informatiche, con unasola denuncia ogni 2.400 abitanti, mi-glior risultato delle Marche. Numericonfortanti anche riguardo al trend dicrescita dei reati negli ultimi 5 anni. Sempre secondo il “Sole 24 Ore”, dal2004 ad oggi infatti, la provincia di Pe-saro-Urbino ha sì registrato un aumen-to della criminalità, ma solo di 1,5 pun-ti percentuali. Dato, questo, mitigatodalle ultime notizie che arrivano dal

ministero dell’Interno. Come ha recente-mente spiegato il questore Italo D’Angelonel corso del convegno tenutosi a Pesarosulla sicurezza organizzato dal Silp (Sinda-cato italiano lavoratori polizia) Cgil, “nel pri-mo trimestre 2010 i reati sono diminuiti ri-spetto ai primi tre mesi dello scorso anno,passando da 2626 a 1585. le rapine invece,sono passate da 21 a 13”.

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Per Giuseppe Scherpiani, presi-dente provinciale Anpi, “i giova-ni stanno aderendo numerosi.Nell’alto Metauro sono una qua-rantina i ragazzi sotto i 35 chehanno preso la tessera. Certo so-no ancora una minoranza”. So-no giovani interessati alla vitapubblica, alla politica. Ma spes-so non la trovano più nei partititradizionali: “I partiti di sinistranon danno più risposte alle loroesigenze – continua Scherpiani– mentre nella nostra associa-zione sono liberi di esprimersi”. Scherpiani plaude a “(R)esisten-

trarsi in Piazza della Repubblica(la stessa piazza di “(R)esistenzeAnomale”), dove vengono depo-sitate le corone ai caduti. Poi tut-ti in fortezza. “Al corteo c’è qual-che giovane che partecipa, certonon molti”. L’interesse dei giovani alla Li-berazione sta comunque cre-scendo: durante “(R)esistenzeAnomale” si sono tesserati al-l’Anpi una trentina di studenti,tanto che in questi giorni na-scerà la sezione universitariadell’Anpi, che non sarà concor-rente con quella di Urbino.

ze Anomale”, manifestazionedove non si sono verificati glispiacevoli incidenti di Roma eMilano, con forti contestazionial presidente della regione LazioPolverini e al sindaco di MilanoLetizia Moratti: ”Condannoquel tipo di violenze. Ad Urbinosono stato accolto con calore: igiovani hanno festeggiato il 25aprile diversamente, con i mez-zi d’espressione della loro gene-razione - musica, ballo, docu-mentari – lo hanno sentito e vis-suto a modo loro”.

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FEDERICO DELL’AQUILA

MICHELE MASTRANGELO

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il Ducato

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Hanno ammazzato la notteIl settore del divertimento è in crisi un po’ ovunque. Ora rischia il tracollo

I gestori delle discoteche: “Crisi economica, troppi controlli e leggi contro gli alcolici ci hanno rovinato”

Già a Urbino di ra-gazzi che girano lasera ce ne sono po-chi. Se poi le disco-teche dovesserospegnere luci e

musica per sempre, agli studen-ti non resterebbe che tapparsi incasa a guardare Walker TexasRanger. Crisi economica, leggiantialcool e controlli della poli-zia hanno messo in ginocchio lavita notturna della città, facendoprecipitare anno dopo anno iguadagni dei gestori dei club. A dire il vero un po’ovunque dal-le nostre parti il settore è entratoin un tunnel del quale non si ve-de la fine. Eppure negli anni ot-tanta e nei primi anni novanta siriempivano i locali (quasi sem-pre), si beveva (anche troppo), siguadagnava (tanto). In discote-ca ci dovevi essere altrimentinon eri nessuno.A Urbino stessa musica. Chi ven-t’anni fa aveva avuto l’intuizionedi mettere su un club, i soldi li hafatti. Ora - dicono i gestori dellediscoteche - il popolo della not-te è stato semplicemente am-mazzato da recessione e leggimiopi. Francesco Sportelli, tito-lare del QClub, è netto: “Io hoaperto il locale da poco. Se po-tessi tornare indietro, non lo ri-farei mai. Non a Urbino”. Segue iltiro al piccione contro parla-mentari e autorità locali. “Il di-vieto di vendere alcolici dopo ledue di notte è stato fatto da ono-revoli che non sanno nulla delmondo della discoteca. E in cittàsembra che qualcuno voglia to-gliere ogni forma di vita nottur-na. Due giovedì fa sei pattuglie dicarabinieri si sono piazzate perdue ore davanti al locale. Hannoritirato solo una decina di paten-ti. Molti clienti pensavano chefosse successo qualcosa e se nesono andati. Ho avuto un ritor-no economico molto negativo”.Sportelli medita contromossedrastiche. “Mai visto nulla di si-mile. L’anno prossimo sto pen-sando di chiudere e andarmenealtrove”. Carlo Capone, gestore

del Makkia, la vede grigia. “Oggiin discoteca la gente la devi tra-scinare, una volta faceva la fila.Una volta il biglietto costava,oggi devi fare omaggi se no colcavolo che riempi il locale. Unavolta Urbino era una piazza red-ditizia, oggi è davvero dura tira-re a campare: la retata di duegiovedì fa è stata esagerata”.Non a caso c’è chi ha fatto ba-racca e burattini e se n’è andato.Rino Santelli ha gestito la disco-teca Glamour dal 2006 fino al2009. “All’inizio andavamo be-ne. Ma ogni volta che aprivo il lo-cale avevo subito una pattuglianel parcheggio e una alla roton-da lì sopra. Logico che se il clien-te appena arriva come primacosa vede la polizia, al posto didue drink se ne fa uno”. Ma lacolpa della fine del Glamour, asentire Santelli, è anche di comeè impostata la vita notturna aUrbino: “E’ troppo concentratasugli universitari e sui loro ritmi

di studio. Si lavora da metà ot-tobre a metà dicembre. Poi dagennaio fino a Pasqua. Si ri-apre a maggio e tempo un me-se e finisce tutto. In totale fan-no neanche sei mesi di lavoro”. Santelli non è stato l’unico achiudere. L’industria del diver-timento a metà degli anni ot-tanta contava oltre cinquemi-la discoteche operative in tuttaItalia. Oggi sono rimaste 2500,la metà. Si potrebbe dare la col-pa anche alle abitudini che so-no cambiate, ma si prendereb-be una cantonata. La voglia diballare degli italiani è rimastaintatta: videogiochi come DJHero (una simulazione del la-voro del disc-jockey) vanno aruba e i connazionali prendo-no d’assalto ogni estate le isoledel Mediterraneo dove si balla.“Se vai al Pacha di Ibiza, l’80%sono italiani”, commentaSportelli.

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LUCA FABBRI

Dal produttore al consumatore. Arrivaa Urbino la bottega “dell’altra econo-mia”, dove una quarantina di aziende

metteranno a disposizione i prodotti più sva-riati, dagli alimentari ai software sostenibili,ai pannolini biodegradabili. Il tutto, rigoro-samente a chilometro zero, cioè locale. Ma cosa si intende per locale? “E’ un concet-to relativo” spiega il responsabile del proget-to Fausto Foglietta, proprietario di unaazienda agrizootecnica urbinate. “Per localesi intende il posto più vicino dove si può tro-vare un dato prodotto: può essere Urbino, maanche Senigallia”. Oltre ai prodotti, la botte-ga offrirà anche servizi, per esempio consu-lenze per progettare case in bioedilizia, pac-chetti di viaggio organizzati da “Turismo re-sponsabile” e uno sportello di Banca Etica.

La bottega non è però un negozio come un al-tro, su questo i produttori hanno le idee chia-re. “L’obiettivo principale - spiega Foglietta -non è quello di vendere, ma di trasmettere al-la gente il valore del cibo locale e di qualità”.Per questo sono in cantiere seminari peresempio sui prodotti come il pane, il granoecc. “Certo, vendere è una necessità perchésu questo si regge la nostra economia - con-tinua il responsabile del progetto – ma vo-gliamo far passare il concetto di prezzo tra-sparente. Va spiegato che i costi cambiano aseconda del territorio; a Urbino per esempioabbiamo diverse pendenze, per cui fare ilgrano costa di più”. Niente logica da super-mercato: gli scaffali non saranno suddivisiper prodotto, ma per azienda. “L’idea - spie-ga ancora Foglietta - è che non vai a fare laspesa per settore (per esempio un banconeper la pasta, uno per la carne e così via), maper produttore. Insomma, prima individui il

contatto umano e di fiducia e poi il prodot-to”. Quello di Urbino è la secondo emporiodel genere che nasce in provincia, dopo quel-lo di Fano aperto lo scorso gennaio. L’idea ènata dai Gas di Fano, cioè dai gruppi di ac-quisto solidale, reti di consumatori che si ri-volgono direttamente ai produttori, preno-tano per tempo un tot di merce e poi si in-contrano settimanalmente per lo scambio.“Prima ci si incontrava per strada – spiega Fo-glietta – ma poi pioveva, così abbiamo ini-ziato ad incontrarci al chiuso in dei locali delcomune. Pian piano con il passaparola è di-ventato una specie di mercatino e così si èpensato di aprire un emporio”. La bottega siUrbino aprirà i battenti il 15 maggio all’inter-no del collegio Raffaello. Per l’inaugurazione,alle ore 17, sono previste una degustazionegratuita di prodotti locali e l’esibizione delgruppo di danza popolare “Malusamba”.

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Collegio Raffaello, dal 15 maggio una bottega di prodotti locali

Apre l’emporio a chilometro zeroCHIARA BATTAGLIA

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ECONOMIA

Incentivi, procedura faticosa Sconti sull’acquisto di elettrodomestici e motorini. Aumentano le vendite

I commercianti: “L’iter burocratico è complicato e ancora non sappiamo quando riceveremo i soldi”

Ben 300 milioni di eu-ro da spendere indiversi settori, tracui elettrodomesti-ci, per cui è previstouno sconto del 20

per cento, e motorini, dove la ri-duzione è solo del 10 per cento.È la cifra destinata agli incentivistatali 2010, che può sembrareelevata, ma nella pratica nonbasta per coprire tutte le richie-ste. Siamo solo all’inizio e quindi èimpossibile parlare già di cifre,ma nella provincia di Pesaro Ur-bino sono molti i venditori discooter ed elettrodomestici chehanno fatto richiesta. Ma ci so-no già i primi segni di insoddi-sfazione. “Chi ci rimette siamonoi commercianti! Il Governoha previsto una legge per rilan-ciare questi settori, ma non unadata entro cui i venditori saran-no rimborsati per gli sconti ap-plicati”, ha spiegato GianfrancoTaddei, proprietario di un nego-zio di elettrodomestici a Pesaro.Se si può registrare un aumentomoderato delle vendite, lo stes-so non si può dire delle difficol-tà burocratiche, cresciute inmaniera esponenziale. Allora cerchiamo di capire cosadeve fare un negoziante per po-ter usufruire di questi incentivi.Primo passo è registrarsi chia-mando il call center di Poste Ita-liane al numero 800.556.670, dallunedì al sabato dalle 8.00 alle20.00. Una voce guida vi chiede-rà di fornire codice fiscale, codi-ce Rea ( numero identificativo diun’azienda iscritta al registrodella camera di commercio) eprovincia, codice di avviamentopostale e località della sede del-l’esercizio. Al termine della pro-cedura verrà rilasciato un codi-ce identificativo che non dà nes-suna priorità sulle richieste, marappresenta solo un’ identifica-zione del negoziante durante laprenotazione degli incentivi.Fino al 16 maggio si potrà chia-mare lo stesso numero verde perrichiedere gli sconti. In questocaso bisognerà fornire: settoredi appartenenza del prodottovenduto e tipologia (ad esempioelettrodomestico, lavastovi-glie), prezzo del prodotto, codi-ce fiscale o partita Iva dell’ac-quirente. Poi in caso di esito po-sitivo del controllo sulla dispo-nibilità di fondi per il settore diappartenenza dell’oggetto e ve-rificato che l'acquirente non ab-

YLENIA MARIANI

Diminuito l’export provinciale

Seicentoquarantasette milioni di euroin meno. Nel 2009 l’export delle impre-se della provincia di Pesaro-Urbino –

un miliardo e 580 milioni di euro – rispettoal 2008 è diminuito del 29%. Una contrazio-ne che supera la media regionale (-24,5%)di 4,5 punti. A rivelarlo è l’Uf-ficio studi della Cgil provin-ciale con il rapporto “Il valo-re delle esportazioni”, elabo-rato su dati Istat. Nella nostra provincia a ri-sentire di più degli effettidella crisi è stato il compartometalmeccanico, che rap-presenta il 45% delle espor-tazioni, con un calo nel 2009,rispetto al 2008, di oltre 398milioni di euro (35,9%). Tra ipiù colpiti c’è il settore del le-gno e del mobile (il 18,9%dell’export totale), con qua-si 141 milioni di euro brucia-ti (32,1%). Il tessile, l’abbi-gliamento e il cuoio (con il10,5% è il terzo comparto) halasciato sul terreno quasi 40milioni di euro (-19,4%). Il settore vetro,chimica, gomma e plastica, che copre il7,2%, ha ceduto il 18,3% con un decremen-to di quasi 26 milioni di euro. Non si è salva-to nemmeno l’agroalimentare (il 2,9%), con

oltre 17 milioni di euro andati in fumo (-27,4%). In controtendenza l’editoria (rap-presenta lo 0,3%), unico settore che nel2009 ha incrementato le esportazioni, conquasi 204 milioni di euro (5,2%). Lo scenario occupazionale in provincianon è rassicurante. Tanti lavoratori hannodifficoltà economiche. Oltre alla diminu-zione delle esportazioni nel metalmeccani-

co, nel primo trimestre 2010 in quel settore,secondo la Cgil si è raggiunto il più alto li-vello di cassa integrazione guadagni (cig).Roberto Ghiselli, segretario generale dellaCgil di Pesaro-Urbino, osserva: “A marzo

2010 la cassa integrazione guadagni, con1.212.482 ore complessive fra ordinaria estraordinaria, nella nostra provincia ha se-gnato il record”. Le persone senza lavoro oche stanno per esaurire gli ammortizzatorisociali sono sempre di più. “Occorre soste-nere e rafforzare – spiega Ghiselli – le azioniche possano favorire la ricollocazione deidisoccupati o dei cassaintegrati”. Nel primo

trimestre 2010 nel metalmec-canico la cig ha raggiunto le1.000.842 ore con un’impen-nata del 289,5% rispetto allostesso periodo del 2009. E nonfinisce qui. Nella provincia diPesaro-Urbino nei primi tremesi dell’anno la mobilità hacolpito 888 lavoratori (il 36,9%sono donne). Il maggior nu-mero di persone in mobilitàcontribuisce a far crescere ladisoccupazione. Nella provin-cia si stima che abbia ormaisuperato il 5%. Dato che trovariscontro nell’aumento, dall’i-nizio della crisi, di oltre 10milapersone iscritte al colloca-mento. Luigi Torelli, della Ca-mera di lavoro di Urbino, èpessimista: “La situazione è

insostenibile. Tra i più penalizzati, oltre ailavoratori di Fermignano e della Val Metau-ro, ci sono i piccoli artigiani della cantieri-stica fanese. Il futuro non è roseo”.

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bia già usufruito del contributoper la tipologia di prodotto ac-quistata, sarà data conferma alvenditore della prenotazione everranno forniti: l'importo delcontributo, il costo delle spesedi gestione, il codice identifica-tivo della prenotazione. Dopo il17 maggio, i negozianti sapran-no quando riceveranno il rim-borso per gli sconti effettuati. Percorso più semplice quelloriservato ai consumatori. Pre-rogativa essenziale per usufrui-re degli incentivi è la sostituzio-ne di un bene obsoleto con unodi ultima generazione. I contri-buti saranno disponibili fino adesaurimento scorte e potrannoessere erogati una sola volta pertipologia di prodotto. Quindi,basterà recarsi in un qualsiasinegozio che aderisca all’inizia-

tiva, compilare un’autocertifi-cazione in cui ci si impegni a so-stituire il vecchio prodotto, pre-sentare un documento d’iden-tità e il codice fiscale. Sarà poi ilcommerciante ad inviare tuttala documentazione al numeroverde e, se la risposta sarà posi-tiva, si potrà usufruire dell’age-volazione ritirando subito il be-ne acquistato.Per gli elettrodomestici lo sgra-vio previsto è del 20 per cento,ma lo sconto è diversificato aseconda che si tratti di lavasto-viglie,forni elettrici, piani cot-tura o cappe climatizzate. Perchi compra motocicli, invece,l'agevolazione è del 10 per cen-to e può salire fino al 20 per cen-to per i modelli ecologici.

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Cgil: colpito il metalmeccanico. Cassa integrazione in aumento

GIOVANNI PASIMENI

PER ACQUISTARE UNA LAVATRICE O UN FIGRORIFERO

La riduzione è del 20 per cento, con massimalidiversi a seconda del bene acquistato:- Lavastoviglie di classe A/A/A, fino a 130 euro- Forni elettrici di classe A, fino a 80 euro- Piani cottura con dispositivo di sorveglianza di

fiamma, fino a 80 euro- Cucine di libera installazione, fino a 100 euro- Cappe climatizzate, fino a 500 euro

PER CHI COMPRA UNO SCOOTER

Lo sgravio è del10 per cento, mal’agevolazionepuò arrivare finoal 20 per centoper i motociclielettrici e ibridi

Dati congiunturali provincia e regione 2009(fonte Confindustria Pesaro)

PESARO URBINO MARCHE

Produzione -10,8 -11,5

Vendite -11,5 -9,8

Mercato interno -7,6 -6,3

Mercato estero - -13,4 -15,7

Prezzi

Mercato interno - -1,0 -0,2

Mercato estero - -1,0 0,2

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il Ducato

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Il corpo delle donne: la femminilità al tempo delle veline

Il documentario-denuncia di Lorella Zanardo

ERNESTO PAGANO

Quando il truccatoredi Anna Magnaniprima del ciak stavaper coprirle le rughedel volto, la celebreattrice lo bloccò di-

cendo: "Lasciamele tutte, nonme ne togliere nemmeno una, ciho messo una vita a farmele".Ma che fine hanno fatto le rughe,"i segni autentici del passaggiodella vita", sui volti delle donnedella televisione italiana? Se lo èdomandato Lorella Zanardo,consulente organizzativa, for-matrice e docente, quando, do-po anni vissu-ti tra Francia eGermania, ètornata nelBel Paese e haacceso la tv. Lo spettacolodei corpi gio-vani (e menogiovani) didonne ridot-te a oggettisessuali e didecoro, "ap-pese comeprosciutti inp e r i z o m a ,fr ugate damorbose te-l e c a m e r enelle partipiù intime,oppure co-strette a un’e-terna giovi-nezza al sili-cone", l'hadisgustata. "La mia prima ten-tazione è stata quella di spegne-re il televisore - ha raccontato -ma poi ho pensato che rinun-ciare a guardare sia un gesto eli-tario. Mentre guardare la tv ecercare di spiegarla, magariprovando a cambiare le cose, di-venta un atto politico".Da questa presa di coscienza ènato "Il corpo delle donne", undocumentario pensato per es-sere diffuso nelle scuole e giratocon tre videoregistratori, unmontatore e sei occhi dotati dimolto senso critico. La piccolasquadra composta, oltre che daLorella Zanardo, da Cesare Can-tù e Marco Malfi, ha setacciatocentinaia di ore di varietà tra-smesse su Mediaset e Rai tra lafine del 2008 e l'inizio del 2009.Il risultato è un collage di video-sequenze, un "Blob" commen-tato con un testo critico e poeti-co, che mette in fila scene di or-dinaria umiliazione femminileattraverso i corpi esposti in tv, ivolti spesso coperti da truccopesante, lifting e silicone, e il re-sto - gambe, seni, sederi - dati inpasto a un'audience che sem-bra ragionare solo col bassoventre maschile. A un anno dalla sua messa in re-

te, il documentario è stato vistoda quasi un milione e mezzo dipersone. Il suo successo non siè fermato in Italia, ma ha fattoancora più rumore all'estero,suscitando spesso reazioni disconcerto per la "tv delle donnenude", definizione di un giova-ne marocchino rimasta im-pressa all’autrice. E' così che la diffusione del do-cumentario nei festival, nellescuole, nelle associazioni dellasocietà civile è diventata, anchequella, un'esperienza degna diessere raccontata. Da qui l'esi-genza di scrivere un libro (Ilcorpo delle donne, Feltrinelli),

p re s e n t a t odall'autricelunedì scor-so all'univer-sità Carlo Bo,davanti auna platea inprevalenzaf e m m i n i l edove, ahimè,le ragazzegiovani s ic o n t a v a n osulle dita diuna mano. Il dibattitoperò non em a n c a t o ,anche per-ché i temiaperti dal do-cumentariovengono allaluce comescatole cine-si: dalla mer-cif icazione

del corpo femminile al suo ri-flesso nella vita politica, al po-tere socio-economico (mode-stissimo) delle donne nel no-stro paese, alla crisi di riferi-menti culturali che vadano ol-tre il "velinismo". "Dopo aver visto il Corpo delleDonne - racconta Zanardo allaplatea urbinate - una ragazzami ha scritto sul blog confes-sando il suo disprezzo per i mo-delli femminili proposti in tv.Eppure mi chiedeva: 'dove so-no gli altri modelli?' Possiamoveramente proporre come al-ternative Margherita Hack e Ri-ta Levi Montalicini, rispettiva-mente di 87 e 101 anni?"In attesa di nuovi modelli e diuna riforma dell'offerta televi-siva, quello che si può fare è im-parare a guardare la televisionecon occhio critico. "Nuovi oc-chi per la Tv" è un'iniziativalanciata da Zanardo e i suoi col-laboratori per educare i giovania guardare la televisione conocchi nuovi, appunto, tramiteincontri ad hoc in presenza diformatori. "Basta rallentare leimmagini - assicura Zanardo - ei ragazzi capiranno il messag-gio che c’è dietro”.

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Il 7 marzo a San Leoè stato presentato illibro di GiacomoPalma“Sui binari diun sogno”, edito daGuaraldi. Il libro èstato scritto in occa-sione della TerzaGiornata nazionaledelle ferrovie dimen-ticate. Tra questetroviamo anche latratta Sant’Arcangelodi Romagna-Urbino,mai portata a termi-ne. La linea ferrovia-ria Fano-Urbino, inve-ce, è stata chiusa“per scarso traffico”il 31 gennaio 1987.

IL LIBRO

Nella foto grande,alcune ragazze ad

un concorso di bel-lezza. Sotto, l’attrice

Anna Magnani e, asinistra, la copertina

del libro “Il corpodelle donne”.

Nell’altra pagina, lacopia originale dellaCostituzione italiana

entrata in viglore il1 gennaio 1948

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La Costituzione ritoccatada un gruppo di studentidell’Isia? Non l’avrebbe-ro potuto immaginare ipadri che scrissero laCarta nel periodo della

Costituente. Di certo Aldo Manuzio, il grande ti-pografo e primo vero editore italia-no (tra le tante innovazioni, a lui sideve l’invenzione del corsivo), nesarebbe stato orgoglioso. Un lavorocosì ben fatto che il direttore dell’I-stituto superiore per le industrie ar-tistiche Roberto Pieracini ha deci-so, quasi a sorpresa, di organizzareuna mostra all’interno del mona-stero di Santa Chiara, sede dell’ac-cademia artistica. L’inaugurazioneè avvenuta in occasione dei festeg-giamenti del 25 aprile, il giorno del-la Liberazione. Tutto è nato quasi per caso. Comeogni anno, Luciano Perondi, da al-meno quattro anni professore diStoria del libro e di tecniche tipo-grafiche, ha dovuto organizzare unlaboratorio didattico che impe-gnasse gli allievi del primo annonello studio dei caratteri tipografi-ci del passato e nella creazione dinuovi. “Vista l’attualità del tematrattato – ha confidato un timidoPerondi, camicia gialla allacciatafin all’ultimo bottone e occhialitondi neri, come i vestiti che indos-sava – ho deciso di coinvolgere i ra-gazzi in questo progetto. Così han-no la possibilità di studiare e cono-scere più da vicino la nostra MagnaCharta”. Perché, si sa, a mala pena igiovani conoscono gli articoli fon-damentali e fondanti del nostro si-stema polit ico-ist i tuzionale.“Quando lo studente deve ricreareun carattere – ha continuato nellaspiegazione il docente – deve cono-scere la storia di quel documentoche si appresta a riscrivere nonchéil contesto in cui è maturato”.Partito il progetto, subito il collegaAlbert Pinggera, titolare della catte-dra in Progettazione dei caratteri,ha coinvolto i suoi alunni del se-condo anno. E così, alla fine, un fol-to gruppo di 50 ragazzi fra i 19 e i 21anni ha rispolverato il documentovecchio di 62 anni.Ogni studente, partendo dalla sto-ria della tipografia e dei più impor-tanti caratteri tipografici, ha ese-guito una ricerca approfondita permettere in luce le peculiarità dellelettere. Poi hanno dovuto sceglierelo studio di un collega per analizza-re e reinterpretare il carattere. Per ilprofessor Perondi è stato fonda-mentale “che l’allievo capisse leproporzioni, la coerenza delle for-me e come fare a interpretare unaforma storica”.Dopo aver ricreato attraverso dellepiccolissime palline i caratteri stu-diati, si sono venute a creare trentadiverse tipologie di segni tipografi-ci. E la Costituzione, grazie alla suastruttura e lunghezza, ha permessolo svolgimento dell’esercizio senzatroppe difficoltà, come ha sottoli-neato lo stesso professore: “Alla fineabbiamo utilizzato lo stesso carat-tere per due, tre, articoli della no-stra Carta”.Ma per loro l’attività non si è ferma-ta qui. Non è bastato, infatti, riscri-vere con nuovi caratteri il testo;hanno dovuto dare una loro chiavedi lettura, evidenziando le parole o

le frasi più significative tramite spe-cifiche tecniche tipografiche, comela diversa grandezza del carattere ol’uso del grassetto e del corsivo. Ilperché lo ha spiegato Perondi: “Inquesto modo il visitatore è guidatoper mano nella lettura degli artico-li leggendo per prime le parolechiave che danno il senso all’arti-colo stesso”.Visto l’enorme successo di questoesperimento e soprattutto la suautilità didattico-conoscitiva, il duoPerondi-Pinggera ha intenzione disviluppare un nuovo progetto: “Laprossima volta ci occuperemo del-le crisi dimenticate: le guerre in Su-dan e Somalia, oppure le grandimalattie di cui i mass media nonparlano spesso”. Perché alla do-manda “quali sono gli articoli fon-danti della Costituzione” o “perchéin Darfur c’è una guerra”, l’interlo-cutore non risponda: “Non lo so,che posso farci?”.

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CULTURA

FEDERICO MASELLI

Operazione restylingper la Costituzione

L’Isia reinventa i caratteri della nostra Carta

Primavera artistica aFermigano e Urbino.Si inizia dall’inaugu-razione, il 2 maggio,dell’Armeria ducalealla fortezzaAlbornoz. Si prose-gue con Fermignanoche ospita nelmuseodell’Architettura exmattatoio, le operedi Marco Bustelli. Siconclude a Urbinodove, dal 3 aprile al3 ottobre, si posso-no ammirare i tesoridelle Confraternite,custoditi negliOratori della città.

ALTRE MOSTRE

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il Ducato

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Cinema

LA FISICA DELL’ACQUACinema Nuova Lucedal 30 aprileal 5 maggioFeriali: 21.00Festivi:17.30-21

Regia di Felice Farina.Alessandro, che ha persosuo padre quando era moltopiccolo, vive con la mammaGiulia, un'insegnante dinuoto. La sua vita cambiadal giorno in cui incontra lozio Claudio, fratello del

padre, che non vede daquando aveva due anni eper il quale prova una forteavversione. Da quel momen-to il piccolo Alessandrocomincia ad avere stranevisioni, strane paure.

IRON MAN 2Cinema Ducaledal 30 aprileal 6 maggio F e r i a l i :20.30/22.45F e s t i v i :

16:00, 18:15, 20:30, 22:45

Regia di Jon Favreau.

Ora che il mondo sa che IronMan altri non è che l'industria-le miliardario Tony Stark(Robert Downey Jr.), egli cercadi perfezionare il costume diIron Man, rilanciando la stra-vagante Fiera Mondiale StarkExpo, che presenta una seriedi innovazioni tecnologicherivolte al bene dell'umanità.

COSA VOGLIO DI PIÙCinema Ducaledal 19 aprileFeriali: 20.00/ 22.30Festivi: 17.30/ 20.00 /22.30

Regia di Silvio Soldini. Anna è diventata tutto quel-lo che ci si aspettava da lei:ha un impiego modesto masicuro, è vitale, affettuosacon la famiglia, gli amici econ il suo compagno Alessio,col quale ha deciso di avereun bambino. Quello che le manca proba-bilmente è proprio il corag-gio di prendersi una respon-sabilità definitiva verso ilsuo futuro. Quando Domenico irrompenella sua vita per la primavolta mette a fuoco l'amore,quello fatto di desiderio epassione.

carte

llone

Il teatro accende la notteL’assessore al Turismo: “Sarà un momento di svago, arricchito dalla cultura”

Il 6 maggio spettacoli a cielo aperto animeranno i luoghi più suggestivi e le vie del centro fino all’alba

ANNALICE FURFARI

Urbino, palcosce-nico teatrale peruna notte. Acca-drà giovedì 6maggio, grazie a“La Notte del

Teatro. Urbino città palcosceni-co”, manifestazione alla sua pri-ma edizione, promossa dall’as-sessorato cittadino al Turismo ealla Cultura e dall’Amat, l’Asso-ciazione marchigiana attivitàteatrali. Si tratta di una vera epropria notte bianca dedicataal teatro, con spettacoli a cieloaperto che animeranno le vie ele piazze del centro a partire dalpomeriggio. È Lucia Pretelli, assessore al Tu-rismo e alle Pari Opportunità, aspiegare lo spirito dell’evento:“Abbiamo scelto di puntare sulteatro perché è un elementoimportante della nostra identi-tà e sappiamo che funziona. Lastagione del Sanzio quest’annoha raggiunto risultati molto po-sitivi, sia per la prosa che per lalirica e la danza. Così, abbiamodeciso di arricchire con un con-tenuto culturale un momentodi divertimento e svago come lanotte bianca. La nostra scom-messa è quella di portare lospettacolo al di fuori del suoscenario consueto e farlo rivi-vere nei luoghi più suggestividella città”.Proprio come affermato dal-l’assessore, “il filo conduttoreche lega gli spettacoli che ver-ranno allestiti è il disagio”. Siparte alle 17, nel Cortile del Col-legio Raffaello, con “Parada. Unnaso rosso contro l’indifferen-za”, esibizione di clown ideatada Miloud Oukili, il pagliacciofranco-algerino diventato fa-moso per aver salvato dallastrada e dalla povertà, a partiredai primi anni ’90, tantissimibambini romeni, conquistaticon le magie del circo e protettiattraverso la fondazione Para-da, oggi presente anche in Ita-lia. Saranno proprio i ragazziromeni, che hanno ripreso a so-gnare un futuro grazie all’arte, iprotagonisti dello spettacolo

che verrà messo in scena a Ur-bino. Alle 18 si passa nella Sala delManiscalco, in cui il Centro so-cio-educativo Francesca e lacompagnia teatrale Accua pre-senteranno un’anticipazionedi “Cirko!”, che verrà allestito il27 maggio al Sanzio. L’obiettivoè quello di coinvolgere il pub-blico, mostrandogli le prove diuno spettacolo messo in scenada soggetti disabili. Alle 19 l’appuntamento è allaFortezza Albornoz con la com-pagnia teatrale Motus, moltoapprezzata dai giovani, che da-rà vita a un viaggio in tre tappe,dal titolo “Motus/(Antigone)contest”, connubio perfetto didivertimento e impegno socia-le: si parte con “Let the sunshi-ne in”, si passa a “Too late!” (al-le 22.30 al Sanzio) e si finiscecon “Let the sunshine in party”,dj set, a partire dalle 00.30, inpiazza della Repubblica. Nelfrattempo, i locali e le vie delcentro saranno animati dagli“Itinerari poetici” di Teatro-Cust 2000, con omaggi agli in-tellettuali Paolo Volponi, Filip-po Tommaso Marinetti e AldaMerini. “Si tratta – sostiene Pre-telli – di una provocazione: inluoghi tradizionalmente de-putati allo svago, come i caffè,si parlerà di cultura alta”. Insomma, ce n’è per tutti i gu-sti, ma l’attenzione ai giovani èevidente. “La manifestazione –spiega l’assessore – non ha untarget preciso, si rivolge alla cit-tà intera, però è vero che gli stu-denti saranno protagonisti.Questo perché ultimamentestiamo instaurando con i gio-vani un nuovo rapporto di col-laborazione proficua”. Senzadimenticare i turisti. “Non mirisulta – afferma Pretelli – chein Italia ci sia mai stata unaNotte del Teatro, quindi ciaspettiamo che questa manife-stazione richiami visitatori daicentri vicini. Non per questocrediamo di risolvere il proble-ma del turismo mordi e fuggi.Però, speriamo in una granderisonanza all’evento”.

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Scene deglispettacoli.Nella paginaa fianco ilgruppo rockdei Gang

Motus: messaggio di ribellione“Il teatro è il nostro modo per agire-reagire”. Pa-

rola di Daniela Nicolò, regista della compagniacontemporanea Motus, che animerà La Notte

del Teatro.Quali spettacoli allestirete a Urbino il 6 maggio?Metteremo in scena l’Antigone di Sofocle, rifacendo-ci alla trasposizione di Bertolt Brecht, più politica. Sa-ranno due spettacoli non propriamente teatrali, datoche verranno allestiti in luoghi anomali: il primo all’a-ria aperta, alla Fortezza Albornoz, con il pubblico alcentro dello spazio scenico; il secondo al Sanzio, macon il pubblico sul palco. Vogliamo che gli spettatori siguardino, partecipino. È la prima volta che lavoriamoall’aperto. Vogliamo che la luce del tramonto entri afar parte dello spettacolo.Quale tema affrontate? Riflettiamo sul rapporto con il potere. Antigone è unafigura politica, che rappresenta il coraggio di prende-re una decisione etica, di assumersi la responsabilitàdelle proprie scelte, di ribellarsi. Tutto questo manca

nell’Italia di oggi, così remissiva. Il nostro è un invitoalle nuove generazioni a non essere passive, ad avereil coraggio di costruire il futuro della società. Come ci si trova a lavorare con Silvia Calderoni, cheha vinto il Premio Ubu 2009 come migliore attriceunder 30? È tanto che lavoriamo insieme e c’è uno scambio con-tinuo tra noi. Amiamo costruire ogni spettacolo congli attori, chiamati a dare il loro contributo creativo. Èproprio ciò che ha fatto Silvia con la figura di Antigo-ne. A Urbino la vedremo anche nelle vesti di dj: è sor-prendente! Torna a Urbino, dove si è formata. Com’è cambiato ilrapporto tra i giovani e la città?Studiavo qui alla fine degli anni ’80, quando c’era unagrande mobilitazione politica. Ci si incontrava al Cir-colo degli studenti, anziché in discoteca. Sembrava distare su un’isola felice. Oggi mi pare che ci sia una mag-giore dispersione tra gli universitari. C’è un rapportomordi e fuggi con la città. (a.f.)

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SPETTACOLI

Teatro

DANZA Teatro Sanziomartedì 11maggioLOS VIVAN-COS7 HERMANOS

Flamenco con musica dalvivo. Coreografia di LosVivancosUno spettacolo innovativo eoriginale che mescola grandemusica e grande danza: labase è il flamenco nella suaevoluzione moderna emescolato ad una vasta

gamma di stili di danza (dalfunk fino al balletto), che isette fratelli padroneggianocon grande virtuosismo ecarisma.

Incontri

NOTTE DEL TEATRO 6 MAGGIO2010Dalle ore17.00 nel cen-tro storico.Dal pomerig-

gio a notte fonda i luoghipiù suggestivi e ineditiospiteranno La Notte delTeatro. Urbino città palco-

scenico, prima edizione.

Alle ore 17.00 presso ilCortile del Collegio Raffaelloprogetto di Miloud Oukili per iragazzi di Bucarest, Parada.Un naso rosso contro l' indif-ferenza.

Alle ore 18.00 presso laSala del Maniscalco si terràCirko, prova aperta, spettaco-lo di teatrocirco-poetico acura del Centro SocioEducativo Francesca e laCompagnia " Accua". Testo eregia di Gianni Villa.

Dalle ore 19.00 i Motus con

(Antigone) Contest, ideazionee regia Enrico Casagrande &Daniela Nicolò con SilviaCalderoni e Vladimir Aleksic ,dapprima al Parco dellaResistenza con Let the suns-hine in (antigone) contest#1,alle 22.30 al Teatro Sanziocon Too late! (antigone) con-test#2, finendo alle 00.30 inPiazza della Repubblica conLet the sunshine in party, djset con Silvia Calderoni

Dalle 19.00 alle 24.00 neibar, caffè e ristoranti e luoghivari del centro storico,Itinerari poetici a cura delCUST, con Omaggio a un

poeta che si chiama"Donna": Alda Merini, recitaldi poesia e musica.Omaggio al teatro sintetico diMarinetti. Le mani. Amore +Amici = Fronte ( Battibecchiamorosi), PIaneta Volponi.Percorso nell opera.Nell'ambito delle Attività culturali del Dipartimento di Scienze dellaComunicazione “Media,Linguaggi, Spettacolo”, sisvolgeranno gli incontri condue giornalisti culturali,Mario Sinibaldi (RadioRai) eDavide Paolini(Gastronauta/Sole 24 Ore).

Rockpolitik, la memoria viveParla il cantante dei Gang, la rock band di Filottrano a Urbino giovedì scorso

Severini: “Rivitalizziamo la Resistenza, non solo con il ricordo, ma con il sentimento che ci lega a quel periodo”

LUCA ROSSI

C’è una RenaultMegane grigiazeppa di chi-tarre e ampli-ficatori sotto ilpalco di piaz-

za della Repubblica. E’ di pro-prietà di Marino e Sandro Seve-rini, musicisti e fondatori deiGang, la rock band di Filottranoche si è esibita in occasione di“Resistenze anomale”, le due se-rate organizzate da Movimentostudentesco in occasione del 25aprile. “E’ con quella – spiegaMarino Severini, cantante e chi-tarrista del gruppo, formato dalui e dal fratello Sandro - che por-tiamo in giro i nostri strumenti.Sono più di dieci anni che non la-voriamo con le agenzie. Ci auto-gestiamo completamente”. Di fronte a slogan che inneggia-no alla lotta operaia, al subco-mandante Marcos e alla mobili-tazione dal basso, il rischio disfociare in un nostalgico passati-smo è forte. Ma Severini, sguar-do fiero, eloquio alla Benigni euna camicia scozzese di flanella,dà l’impressione di un uomo cheha vissuto in prima persona glianni ruggenti del rock italiano,

lontano dal pericolo della reto-rica.“Rispetto a quando abbiamoiniziato (1984, ndr) è cambiatotutto nella scena musicale ita-liana. Le proposte oggi sonomoltissime, ma sono tutte pic-cole produzioni in trincea neireticoli nel proprio stile. Non c’ècontaminazione e manca unavera proposta culturale organi-ca, legata alle lotte sociali”.I tempi sono cambiati. Tuttaquesta nostalgia è legata a unperiodo che non esiste più.“Sì, ma è anche un problema dinuovi orizzonti musicali. Novegruppi emergenti su dieci si affi-dano all’autoproduzione e ri-mangono sconosciuti. Il pub-blico chiede più intrattenimen-to e meno impegno. Manca unistinto politico e culturale piùche una consapevolezza. Chivuole cambiare le cose è confi-nato al mito del buon selvaggio:canne, birra irlandese e una ma-glietta di Che Guevara”.Però la Resistenza, per cui voisiete venuti a Urbino, suscitaancora grande partecipazionee molte adesioni.“Urbino è bella, si stava bene inquella piazza ricolma. Ma il fat-to che la Resistenza sia celebra-

ta è una noia mortale. Noi cer-chiamo di renderla viva, non so-lo con la memoria ma con il sen-timento che ci lega a quella me-moria. E questo, per fortuna, so-pravvive: negli ultimi anni in-torno all’Anpi si sono coagulatemolte energie giovanili che van-no fatte fruttare”.Prima del vostro esordio musi-cale siete fuggiti in una Londrainvasa dal punk seguendo lenote dei Clash. Anche la vostramusica, inizialmente, era mol-to più rock rispetto alle notefolk che proponete oggi.“I viaggi sono sempre quellicantati da Omero, i viaggi diUlisse. Tutti quelli che si metto-no in viaggio vanno alla ricercadella propria identità. Le radiciche diventano delle ali (comel’album Le radici e le ali del 1991,ndr). Anche i Clash sono partitiper tornare a casa: Joe Strum-mer ha aperto le porte al nuovoumanesimo, creando il piùgrande sincretismo di culturenella storia del rock. Noi abbia-mo adottato questo metodo acasa nostra”.Voi vi siete sempre definiti deicomunisti eretici. Ora che la si-nistra estrema è fuori dal Parla-mento, anche tra i giovani ser-

peggia la convinzione che il co-munismo non sia solo fallito,ma anche qualcosa di ridicolo,squalificante.“Noi abbiamo sempre volutounire la tradizione cristiana didon Zanotelli e don Ciotti, quel-la gramsciana e quella di perso-naggi non catalogabili come Pa-solini e Pazienza. Non c’è più laclasse operaia: dobbiamo far ri-vivere la forza delle minoranze ericreare un’elaborazione cultu-rale, una nuova classe di intel-lettuali. E’ questo il comunismoche vorrei io, un comunismoche guarda al futuro”.Sono tanti i suoi vecchi compa-gni che hanno cambiato idea.Lindo Ferretti dei Cccp ha di-chiarato di aver votato la Le-ga…“Dico grazie a Ferretti per tuttoquello che ha fatto, ma ciò chedice ora per me vale meno di ze-ro. Parla solo per attirare i me-dia; se dicesse cose serie, nessu-no lo considererebbe. Lui è sem-pre stato un situazionista, comeio un umanista. Io cerco il fan,lui provoca per far parlare di sé”.Parliamo di futuro. Proprio nel-la vostra città ogni anno c’è il Fi-lottrano City Rockers, uno deifestival più importanti delle

Marche.“Da poco mi hanno coinvoltonel premio Fuori dal controllo,concorso tra band di etichetteindipendenti, dove ho premiatoMarco Rovelli, uno dei perso-naggi più promettenti dellacanzone italiana di oggi”.E i Gang cosa preparano per ilfuturo?“E’ in cantiere un album di coverdi canzoni ispirate alla Resi-stenza, da Fischia il vento, a pez-zi di Lolli, De Gregori, Yo YoMundi che uscirà tra giugno esettembre e si chiamerà La Ros-sa Primavera. Sangue e cenereuscirà invece l’anno prossimo.Le canzoni ci sono, dobbiamocominciare a lavorare”.Domenica 25 aprile Letizia Mo-ratti e Renata Polverini sonostate contestate durante le ce-lebrazioni della Liberazione.Che ne pensa?“Contestare è sempre legittimo.Il problema è un altro: come ce-lebrare il 25 aprile o il primomaggio. Se lo si celebra con lefanfare arrivano i fanfaroni. In-vece di festeggiarlo sotto i riflet-tori, andiamo nei luoghi dellaResistenza, sui fiumi, sui laghi,in cima alle montagne”.

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il Ducato

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Il libro del professoreè obbligatorioVendite garantite?

Costretti ad acquistare i testi per gli esami

GIORGIO MOTTOLA

In giro per le aule dell’ate-neo di Urbino ci sono al-cuni professori universi-tari che hanno il vezzo dirilasciare autografi. Enon per eccesso di noto-

rietà. Si tratta infatti di firme(senza dediche, s’intende) ap-poste sulle proprie pubblica-zioni e acquistate dagli studen-ti perché fanno parte della bi-bliografia dell’esame. Un me-todo, quasi infallibile, per ac-certarsi che tutti gli esaminan-di abbiano comperato il librodel “prof ”. Le regole del mercato editoria-le a Urbino, come nel resto d’I-talia, sono diventate semprepiù rigide. Nel contratto cheogni autore stipula, ad esem-pio con la casa editrice ducale“Quattroventi”, è presente unapostilla che a molti incute ti-more: se le vendite del libronon superano il numero x (laquota cambia a seconda del te-sto), le spese di pubblicazionee distribuzione sono a caricodello scrittore.«Quando abbiamo a che farecon docenti universitari andia-mo sul sicuro. Quelli che inse-gnano riescono a garantire unamedia di 150-180 copie vendu-te in un anno accademico»,spiega Giorgio Balestrieri, tito-lare della Quattroventi. Il pro-fessore è quindi una garanziadal punto di vista editoriale.Gode infatti di clienti “obbliga-ti”: gli universitari che seguonoi loro corsi. A Urbino, nelle fa-coltà di Scienze Politiche,Scienze della Formazione, So-ciologia e Lettere oltre la metàdegli insegnanti inserisconotra i libri in programma d’esa-me i propri testi.

Nella stragrande maggioranzadei casi sono pubblicazioni ditre case editrici locali: la “Quat-troventi”, “Argalìa” ed “EdizioniGoliardiche”. I primi a non scandalizzarsi,però, sono proprio gli studenti:“Che un professore valorizzi unpropria pubblicazione – com-menta Rafael Campagnolo,rappresentante studentescoda un anno - non è di per sé ne-gativo L’importante è che il li-bro abbia un valore scientificosignificativo e che nella biblio-grafia dell’esame sia sempre

affiancato anche dai classici edai testi manualistici”. Differente il giudizio sul com-portamento dei professori che“rilasciano autografi”. Secon-do il racconto fatto al Ducatoda due studenti e confermatoin ambiente accademico, laconsuetudine della firma ri-guarderebbe due insegnantidella facoltà di Scienze dellaFormazione. Lo studente arriva all’esame, sisiede e mette il libro sulla catte-dra. Il professore lo prende inmano, controlla che sia nuovo,

lo “timbra” con la sua firma el’esame può cominciare. “Unapratica illegittima, anzi un ve-ro e proprio ricatto”, lo defini-sce Campagnolo. Non troppodissimile il commento di Setti-mio Lanciotti, preside di lette-re: “E’ una cosa dal sapore ba-ronale che mi riporta indietrodi 40 anni, quando ero io a farel’univeristà”. Niente di strano invece se unprofessore inserisce tra i testid’esame un proprio libro, pub-blicato da una piccola casa edi-trice: “Spesso faccio parte di

commissioni d’esame nazio-nali – dice Domenico Losurdo,preside di Scienze della Forma-zione – e assicuro che il valorescientifico di testi di questo ti-po è quasi sempre molto eleva-to”. “Lo scopo deve essere insegna-re agli studenti anche metodidi ricerca. Per cui se il campo dianalisi è locale è più facile ap-prendere, tutto diventa piùcomprensibile”, è l’opinione diBernardo Valli, preside di So-ciologia.

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Studiare in Spagna per un annoNel 2010 aumentano le partecipazioni al programma Erasmus

Soprattutto Spagna, Germania, RegnoUnito. Ma anche Islanda, Ungheria,Austria. Gli studenti dell’Università di

Urbino, grazie al programma Erasmus, af-follano le Università straniere. La voglia diestero non si è placata nemmeno per effet-to della crisi economica e nel giro di un an-no si è registrato un aumento del 26%: l’an-no scorso erano partiti in 114, quest’annosono 144 gli universitari in giro per l’Europa.La Spagna è la meta più ambita: 42 studentisi sono riversati a Madrid, Barcellona, Va-lencia, Siviglia, Valladolid. Tutti hablanespañol? Fabrizio Maci, direttore dell’uffi-cio Erasmus, spiega che per partecipare alprogramma “è necessario dimostrare di co-noscere la lingua dello stato ospitante. Uni-ca eccezione a questa regola riguarda laSpagna, per cui non si richiede una cono-

scenza della lingua approfondita, perchéabbiamo notato che gli studenti spagnoliche arrivano ad Urbino non hanno la mini-ma conoscenza della lingua italiana”. E dal-la Spagna arrivano in massa nella città du-cale: 94 studenti negli ultimi due anni (52quest’anno). In 12 mesi sono raddoppiate le partenze perla Germania (20), è grosso modo rimasto in-variato il numero di studenti che ha scelto laGran Bretagna (17 quest’anno, 14 nel 2009),l’Irlanda (11 contro 14 del 2008) e la Francia(5). Sei studenti sono partiti per la Dani-marca, quattro per Malta, tre per l’Unghe-ria. Finlandia, Norvegia e Grecia hanno ac-colto due universitari ciascuno. Una prefe-renza per Polonia, Portogallo, Belgio ed Au-stria.Per 144 studenti dell’Università di Urbinoche vanno a studiare all’estero, ce ne sono105 che arrivano dall’Europa nella città du-cale. Oltre a 52 spagnoli, quest’anno sono

arrivati 16 studenti tedeschi. Sette sono ar-rivati dall’Inghilterra, cinque dal Belgio.Quattro rispettivamente da Francia, Irlan-da e Portogallo.L’Università di Urbino mette a disposizionedegli studenti che intendono partecipare, ifeedback di chi ha concluso la propria espe-rienza. Come spiega Maci: “è l’unica in Ita-lia ad aver allegato al bando di concorso lerelazioni finali degli studenti su qualità e co-sti dell’esperienza Erasmus.Si tratta di giudizi individuali, soggettivi madi grande utilità per chi ha intenzione diprendere parte al programma”. Sono valu-tazioni sintetiche su alloggi (tipologia, co-sto e qualità), pasti (costo e qualità), ed ungiudizio complessivo del soggiorno. Daifeedback emerge la soddisfazione di chi hapreso parte all’Erasmus, e un costo della vi-ta maggiore rispetto ad Urbino, in gran par-te dei paesi europei.

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FABIO GOBBI

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UNIVERSITÀ

La politica al femminile diOdette Bruno mostra grinta etacchi a spillo. I suoi manife-sti sono in giro per tutta Urbi-no.“Ho sempre cercato dimantenermi agli studi da so-

la, lavorando. Adesso lavoro in un sushibar”. E intanto, Odette Bruno, si candidaal Cnsu con Azione universitaria. Il suomotto? “Politica universitaria…sostan-tivo femminile”. Odette Bruno ha 26 anni è di origini ca-labresi e risiede a Urbino. Laureata nel2005 in Calabria, nel 2009 ha preso la se-conda laurea qui, in Scienze della me-diazione linguistica. Ora è iscritta al pri-mo anno della laurea specialistica inLingue per le Scuole, libri e spettacoli. 1.E’ la prima volta che ci metto pratica-mente la faccia. Sono la prima ragazzadell’ateneo urbinate che si candida alCnsu. 2.Il nostro programma punta su: univer-sità e lavoro, più fondi e meno sprechi. Eancora: sulla meritocrazia che vuol direanche selezionare il corpo docente at-traverso concorsi trasparenti; diritto al-lo studio; migliorare la didattica e più ac-

cessibilità per i master post laurea. Pro-pongo di creare un’agenzia immobiliareintermediaria gestita dall’università percontrollare i contratti di affitto e, infine,più attenzione verso le borse di studio.3.Ho collaborato per diverso tempo conl’associazione Confederazione deglistudenti, ma non ho mai avuto un ruolodi rilievo. Si, è vero alle scorse elezioni re-gionali ero candidata nella lista dei Ver-di, circoscrizione di Ancona. Il fatto è cheper me le idee dei Verdi sono importantipunto e basta. Ne condivido la sostanza,i valori : la difesa dell’ambiente e deglianimali. Ma non credo che questi temidevono avere per forza una connotazio-ne di destra o di sinistra. Per il Cnsu misono candidata con Azione universitariaperché la ritenevo più vicina al mio mo-do di vedere le cose.4.Uno dei punti su cui sono d’accordo èquello sulla meritocrazia. Oggi entrare afare parte del mondo del lavoro è qual-cosa di veramente difficile. Lo dico peresperienza: ho due lauree, mi sto avvici-nando alla terza e sto ancora lavorandoin un bar.5.Sto in giro per gli atenei del nord est dauna settimana. Insomma poco internete tanto contatto verbale.

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Mauro Vecchietti, 25 anni,è nato a Macerata. Lau-reato in sociologia, at-tualmente frequenta lalaurea specialistica inSociologia della multi-

culturalità. Il suo sogno - come si legge nel blog - è “rap-presentare gli studenti di oggi, tradurre iloro stimoli, cambiare finalmente questauniversità”.1. Perché entrare nel Csnu mi consentireb-be di portare a livello nazionale i progettiche già sto cercando di realizzare da moltianni.2. Ovviamente condivido in pieno il pro-gramma dell’Udu. Per quanto riguardaUrbino, tra i nostri obiettivi c’è quello diportare in consiglio comunale un rappre-sentante degli studenti (il consigliere ag-giunto): servirebbe a superare le difficoltàdi dialogo tra amministrazione e studenti.Siamo a fianco dei ricercatori, anche per-ché le loro difficoltà hanno conseguenzenegative sulla nostra didattica. Inoltre so-stengo da sempre una battaglia per vederericonosciuti i diritti di cittadinanza deglistudenti e per ottenere servizi per i diver-

samente abili. La cittadinanza studentesca passa anchedall’accesso ai saperi, agli sconti nei museie nei cinema.3. Nel 2006 ho partecipato attivamente al-l’autogestione dell’aula C1 del Magistero.I frutti di quell’impegno, della lotta controla riforma Moratti, sono maturati con“Agorà”, l’associazione universitaria di cuiho fatto parte. Sono stato rappresentantedegli studenti della facoltà di Sociologia el’anno scorso sono stato eletto nel consi-glio di amministrazione dell’università.4. Nel 2008 ho manifestato contro i tagli al-l’universtità, la legge 133 e i provvedimen-ti della Gelmini. Sono contrario anche al-l’ultimo disegno di legge. Non ha sensoprevedere una riforma a costo zero, è im-possibile. Penso che sia un ddl inapplica-bile.5. La campagna organizzata dal mio co-mitato elettorale è solo il punto di arrivo diun progetto che portiamo avanti da anni.La nostra attività si basa su un dialogo co-stante con gli studenti e le diverse realtàdell’ateneo come Pantarei, l’associazioneper i diversamente abili.6. Forse perché il mio programma non sibasa su promesse ma su progetti concretiche stiamo già realizzando da tempo.

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La crisi greca che da qui non si senteGli universitari ellenici sembrano non avvertire le forti tensioni nel loro Paese

“Se torno in Grecia com-pro una farmacia. Èpiù facile che in Italia”.

Nikolaos Mavroidis, studentegreco alla facoltà di Farmacia erappresentante degli studenti,pensa che i dissesti finanziaridel suo Paese siano meno gravidi quanto li stiano facendo pas-sare le prime pagine dei princi-pali quotidiani mondiali.Infatti continua: “Se gli impie-gati statali non hanno soldi, cipenserà l’assistenza sanitariapubblica a pagare le medicine”.E se gli si fa notare che le cassedello Stato sono vuote, si fer-ma, ci pensa e poi dice: “vabbè,l’italiano lo conosco, l’inglesepure. Non sono così nazionali-sta da voler tornare nel mioPaese a ogni costo”.La comunità greca, si sa, è nu-merosa a Urbino, nella sua

quasi interezza iscritta alla fa-coltà di Farmacia. Nei fogli deirisultati dell’esame di chimicagenerale e inorganica appesi inbacheca, i nomi greci sono cir-ca la metà. Tra di loro parlanodella crisi, ma molto di più par-lano dei (mal)governi che si so-no succeduti negli ultimi tren-t’anni.“Coloro che protestano hannoragione – dice Kimon, sedutoaccanto a due connazionalinell’aula tre della facoltà di Far-macia. Sono arrivati da poco eil loro italiano è ancora stenta-to. È Kimon ad accettare di par-lare in inglese. “Sono tutte bu-gie. Le banche non la racconta-no giusta. I soldi ci sono”. Eppure il ministro delle finan-ze greco Geoges Papaconstan-tinou ha lanciato l’allarme: en-tro il 19 maggio il governo devetrovare 9 miliardi di euro perrimborsare delle obbligazioni

in scadenza. Kimon e i suoi col-leghi sembrano non esseremolto preoccupati. “Molti degli studenti greci chestudiano a Urbino vengono dafamiglie che stanno bene” diceEffi, anche lei studente di Far-macia. “Qui in Italia non sen-tiamo la crisi. I miei genitoricontinuano a mandarmi i sol-di. Abbiamo una gioielleria eancora non abbiamo problemieconomici: i matrimoni o le na-scite ci portano un sacco di la-voro. Poi molti degli studentigreci provengono da famiglieche hanno già una farmacia”.Sembra che l’Italia tenga questiragazzi stranieri lontani dallepreoccupazioni per il dissestoeconomico e finanziario. Leg-gono poco i giornali e chi si in-forma minimizza il problema.Condividono le proteste dei la-voratori, ma poi dicono chetorneranno in Grecia e spera-

no, in qualche modo, di trovareun impiego. Però quando ri-mettono piede in Grecia questistessi giovani devono confron-tarsi con le ansie e con le ten-sioni di un Paese che ha semi-nato vento e ora raccoglie tem-pesta .“Sono rientrata nel mio Paeseper le vacanze di Pasqua – con-tinua Effi – e lì la crisi l’ho vista.Nei negozi, soprattutto quellidi vestiario, nessuno compra-va. Poi per la domenica di Pas-qua le famiglie greche acqui-stano, per tradizione, un agnel-lo intero, mentre invece que-st’anno tutti compravano iltacchino, molto più economi-co”. Anche lei però non perde lafiducia. Fra due anni quandosarà laureata, vuole tornare inGrecia. “No, in Italia non ci vo-glio rimanere”, dice categorica-mente sorridendo.

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CHIARA ZAPPALA’

CLAUDIA BANCHELLI

Nel 1981 la Greciaentra nella Cee e nel1998 nell’Eurozona. IlPaese è impreparatoad adempiere gli obbli-ghi: i governi comin-ciano a nascondere idissesti, mentre ilsistema fiscale non ècontrollato. Le societàdi rating oggi defini-scono i titoli greci“spazzatura”. Il gover-no chiede alla Bce9mld di euro per paga-re obbligazioni in sca-denza il 19 maggio.

COSA ACCADE

Il 12 e il 13 maggio negli atenei italiani si vota per il rinnovo del Cnsu, Con-siglio nazionale degli studenti universitari. Il Cnsu è un organo consulti-vo di rappresentanza degli studenti delle università italiane, delle scuoledi specializzazione e di dottorato. Il suo compito è quello di formulare pa-reri e proposte al ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca. Urbino faparte della circoscrizione nord-est, nella quale passeranno nove consi-glieri. Ciascuna lista dei singoli atenei comprende nove nomi in corsa.Odette Bruno e Mauro Vecchietti sono i candidati dell’ateneo urbinate, ri-spettivamente della lista Azione universitaria e Udu (Unione degli uni-versitari). Ecco cosa hanno risposto alle nostre domande:

1)Perchè ti candidi?2) Quali sono le tue proposte per il Cnsu?3) Qual’è il tuo percorso politico all’interno del mondo universitario?4) Cosa ne pensi della riforma del ministro Gelmini?5) Come hai organizzato la tua campagna elettorale?6) Perchè ti dovrebbero votare?

Cnsu: la corsa dei candidatiIl 12 e 13 maggio si vota per il rinnovo del consiglio nazionale degli studenti

Odette Bruno: “Per la prima volta la politica al femminile”. Mauro Vecchietti: “Pensa indicativo presente”

EMILIANA PONTECORVO

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ALBERTO ORSINI

«Charlton, Di Stefanoe i miei anni a Urbino»

Parla l’ex centrocampista Gaudenzio Bernasconi

Dopo 388 gare in A, il simbolo della Samp chiuse la carriera in gialloblù

La b a n d i e r a d e l l aSampdoria all’Urbino.Dalle sfide con la Na-zionale, a marcare leg-gende come AlfredoDi Stefano e Bobby

Charlton, ai polverosi campidella serie D marchigiana. Fuquesto il salto che nel 1968, sulfinire di carriera, fece Gauden-zio Bernasconi.Centromediano di interdizione,non altissimo ma molto tenace,lasciò la massima serie dopo 388partite, che lo fanno stare al 63°posto tra i più presenti, dellequali 54 con l’Atalanta e le altre334 con la Samp, dal ‘54 al ‘65. Unrecord blucerchiato che fu suoper molti anni, prima di esserebattuto da Roberto Mancini ePietro Vierchowod. A UrbinoBernasconi fu allenatore e gio-catore, schierandosi 38 volte inun campionato e mezzo e colle-zionando un ottavo posto in se-rie D e un esone-ro. Oggi “Orsac-chiotto”, così lochiamavano i ti-fosi doriani, ha77 anni, vive nelsuo paese d’ori-gine, Ponte SanPietro (Berga-mo), e ricordacon piacere il suoperiodo nel Mon-tefeltro, dove tor-na ogni volta chepuò.Com’è arrivato aUrbino?Dopo le mie undici stagioni allaSamp mi trasferii a Jesi nelle ve-sti di giocatore-allenatore, in se-rie C. Sono rimasto lì tre anni,poi fui ingaggiato dai dirigentidell’Urbino e scesi in serie D.Oggi non saprei dire i loro nomi,ma ricordo che il presidente ave-

va l’ufficio sotto i portici.Che altro ricorda di quellasquadra?Il primo anno è stato molto posi-tivo, mentre il secondo è andatomeno bene. A tre quarti di cam-pionato la dirigenza decise diesonerarmi, anche se eravamo ametà classifica. Decisero cosìforse perché giocavamo male,non so. Il problema però non sirisolse con il cambio di allenato-re, tanto che l’Urbino alla fineretrocesse dalla serie D alla Pro-mozione.Come si trovava a vivere nelMontefeltro dopo tanti anni aGenova?Ricordo molto bene i miei annilì, mi sono trovato molto bene.Non abitavo nel centro storico,ma nella zona delle Cesane, inun appartamento vicino al cimi-tero. Anche la mia famiglia si tro-vava bene, tanto che quando do-vemmo andar via mia moglieAnna piangeva: voleva restare.È più tornato in città?

Torno spesso asalutare gli amiciche ho lì, appenafarà più caldo si-curamente an-che quest’annotornerò a Urbino:n e l l e Ma rc h evengo tutti gli an-ni a fare qualchepasseggiata, ognivolta mia moglieinsiste.Da dove nasce ils o p r a n n o m e“Orsacchiotto”?

Non ho mai saputo com’è nato epurtroppo non so neanche a chirivolgermi per saperlo! Forse dacome stavo in campo, dal miomodo di correre, ma non possoesserne sicuro. È un dubbio chemi è rimasto.Se dovesse scegliere tra la sal-vezza dell’Atalanta e la qualifi-

GaudenzioBernasconi

con la magliadella Samp(Foto Panini

e ArchivioGazzetta

dello Sport)

cazione in Champions della suaSampdoria?Ho fatto due stagioni in neraz-zurro e undici in blucerchiato,quindi la differenza c’è, però sepotessi vorrei entrambe le cose!Purtroppo l’Atalanta è quasispacciata, deve vincerle tutte esperare che le altre perdano...Non vado più molto allo stadioanche se ho la tessera, ma da ti-foso mi auguro che riescano asalvarsi.Che ricorda delle sue partitecon la maglia della Nazionale?Una grande esperienza. A queitempi c’era il blocco della Fio-rentina, con sette elementi gi-gliati. Poi c’erano Viola e Boni-perti della Juve, Carapellese delGenoa e io della Samp. La miaprima partita fu a Milano con ilBrasile e vincemmo 3-0, quindipartimmo per una tournee inSud America. A Buenos Airess’impose 1-0 l’Argentina, infine

“Conla Nazionaleuna grandeesperienza:

ho affrontatoBrasile

e Argentina”

a Rio il Brasile ebbe la sua rivin-cita. La mia ultima in Azzurro fua Wembley, un 2-2 contro l’In-ghilterra in cui dovetti marcareBobby Charlton.È lui l’avversario più forte con-tro cui ha giocato?Con la Nazionale ho giocato an-che contro la Spagna, a Roma. Inquel caso mi trovai di fronte Al-fredo Di Stefano! Forse è lui il piùforte attaccante con cui ho avu-to a che fare.Sente ancora i suoi vecchi com-pagni della Samp?Purtroppo non siamo rimasti inmolti! Il mio compagno di stan-za, Guido Vincenzi, non c’è piùdal 1997. Sento spesso l’ex ctAzeglio Vicini, che vive a Brescia.Un po’ meno contatti li ho conSergio Brighenti, che è a Milanoe sento quando vado a vedere laSamp, e Mario Bergamaschi, cheaddirittura abita in Svizzera.

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Urbino si prepara adaccogliere la tappadella Mille Miglia.L’edizione 2010 della“corsa più bella delmondo” arriverà il 7maggio; le autocosteggeranno le murafino a raggiungereBorgo Mercatale. Laprima vettura è attesaper le 12.30 al controllo.

MILLE MIGLIA

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SPORT

Serie D all’ultimo canestroAlla vigilia dei playoff, Urbania e Fermignano si contendono il salto diretto in C2

Gli urbinati a metà classifica. Briganti: “L’obiettivo era salvarsi, ora vendiamo cara la pelle per la promozione”

Quaranta minuti pervolare più in alto ditutte. Per consa-crare la squadrapiù forte al terminedi una stagione in

cui le squadre del Montefeltrohanno dominato dall’inizio allafine. Tra Urbania e Fermignano èstato un testa a testa continuo.Urbino le ha inseguite a distan-za, ipotecando comunque unposto tra le elette. Tutte e tre lesocietà sono in odore di playoff,anche se le prime due ne fareb-bero volentieri a meno: a cavallotra aprile e maggio si giocano gliultimi quaranta minuti, unaguerra fredda combattuta sucampi differenti per decidere lacapolista. E per vedere, quindi,chi passerà automaticamentealla categoria superiore saltan-do la lotteria della post-season.L’USD Pallacanestro Urbaniaguarda gli avversari dall’alto, madue punti di vantaggio sono unmargine irrisorio che non am-mette distrazioni. Non primadell’ultima sirena. La Pallacane-stro Fermignano insegue a di-stanza ravvicinata, ma la recen-te sconfitta nel derby contro gliurbaniesi ha smorzato il sognodi una promozione diretta, pri-vilegio esclusivo della primaclassificata. E’ per questo che aUrbania ci si può permettere unumore migliore, anche alla lucedel match finale contro la PGSOr.Sal. Ancona, fanalino di codadel girone. Una partita che sullacarta si presenta facile, e vincereequivarrebbe a una promozionesenza passare per la conta deldare e dell’avere dei canestri.“Siamo felici – ha detto la presi-dente Tiziana Catani – perchénon conoscevamo per niente laserie D, e non ci aspettavamo diarrivare così in alto”.Vetta sfiorata, invece, per il Fer-mignano. La qualificazione di-retta è ormai poco più che un’il-lusione. E il vantaggio del fattorecampo, garantito dal secondoposto, è soltanto fittizio: il palaz-zetto dello Sport dei fermigna-nesi è stato chiuso perché nonconforme alle norme antisismi-che. Il Comune ha promesso chesarà rimesso in sicurezza entrol’autunno, ma non sarà di certodisponibile per i playoff. Eppurela squadra non si è fatta mettereko né dalle trasferte forzate nédai numerosi infortuni, aggra-vati dal fatto che il Fermignanoha di per sé una panchina corta.Per i playoff si spera nel recupe-ro di Stefano Rossi, fermato pri-ma da uno strappo poi dalla frat-tura di un dito. Il gesso è stato tol-to pochi giorni fa, e si spera in unrapido rientro tra i ranghi dellasquadra. In forse anche LorenzoPieri, ma lo spirito è buono a pre-scindere: “Andiamo a vincere”,ha detto il presidente AdrianoLucciarini.Alla vigilia dell’ultimo match distagione regolare, il CUS Urbinoè l’unico a non avere i playoff ga-rantiti dalla matematica. Fermaa metà classifica, la società hacomunque un piede e mezzonella post-season. E con una

certa soddisfazione: l’obiettivoera la salvezza, invece ci sonobuone probabilità di potersi ad-dirittura giocare l’accesso allaC2. “Nel futuro vediamo i playoff,dove cercheremo di fare anchemeglio. I ragazzi sono carichi, egli infortuni sono passati”, hadetto il direttore sportivo EmilioMaria Briganti, che dà tutto il me-rito a un ritrovato gioco di squa-dra. “Il gruppo si è stretto, ha co-minciato a capire come giocareinsieme. All’inizio – ha ammesso– erano le individualità a risolve-re le partite, ma se queste non se-gnano non si vince. E’ giocandodi gruppo che abbiamo ritrovatola serenità: i risultati migliori so-no venuti quando è arrivato l’af-fiatamento”. Ora, ha detto, “ven-deremo cara la pelle”.In area playoff anche Fossom-brone, Vadese e Montecchio, ol-tre a Falconara e alle quattro so-cietà pesaresi. Fuori dai giochi,invece, Cagli, Fano e le tre anco-netane. Un quadro che resteràindefinito fino al fischio finale.Quel che è certo è che, comun-que vada, per il Montefeltro “ri-schia” di essere davvero un suc-cesso.

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SIMONE CELLI

“Squalificato per un abbraccio”

Il roster 2009/2010 dell’USD Pallacanestro Urbania

FRANCESCO CIARAFFO

“Io ho abbracciato l’arbi-tro per indirizzarlo ver-so di me e chiedergli

perché si fosse tanto accanitonei miei confronti e nient’altro.Comunque quando si mettonole mani addosso a qualcuno sisbaglia sempre per cui è inutilecercare di dare spiegazioni.L’errore è mio e quindi è giustoche paghi anche se la pesantez-za è enorme”. Non cerca giusti-ficazioni Olivie-ro Capponi, di-rettore sportivodell’Urbino Cal-cio che è statosqualificato per3 anni e mezzodopo la partitacontro la Ferma-na del 18 apriles c o r s o. E ’ l asqualifica piùlunga mai dataprima nel cam-pionato Eccel-lenza. La società ha fatto ricor-so alla commissione disciplina-re, ma i margini per uno scontonon sono tanti. Le motivazioniscritte dal giudice sportivo in-fatti sono pesantissime: “A se-guito di una decisione assuntadal guardalinee si avvicinava al-lo stesso insultandolo. Alla no-

tifica dell’espulsione tentava diavvicinarsi con fare minacciosonon riuscendo nell’intento per-ché trattenuto a forza da altri di-rigenti […] Al termine dell’in-contro si posizionava nelle vici-nanze del cancello che conduceagli spogliatoi e afferrava dadietro l’assistente dell’arbitrostringendo con forza il volto lostesso e in tale frangente lo mi-nacciava di morte. […] A segui-to dell’aggressione – si legge an-cora nelle motivazioni - il colla-

boratore dell’ar-bitro veniva me-dicato al voltoche risultava ar-rossato e gonfioper la stretta ri-cevuta e con unleggero tagliosotto l’occhio si-nistro”. Capponi non ri-conosce affatto ifatti ricostruitidal referto arbi-trale: “Per unpaio di volte ilguardalinee si

era rivolto a me durante la garacredendo che fossi io a urlarecontro di lui. Anche altre perso-ne che erano in panchina ave-vano segnalato che non era sta-to io a parlare - racconta Cap-poni - ma lui ha continuato aprendersela con me. Mi sonosentito chiamato in causa sen-

za aver fatto nulla di particola-re. Lì c’è stata una pessima rea-zione da parte mia dovuta allacollera mischiata alla tensionedella gara che era importantis-sima. Poi mi ha espulso e sonoandato in tribuna e dopo al bar”. Poi l’”abbraccio” di Capponi ela corsa del guardalinee dentrogli spogliatoi. “Ci hanno chia-mato e siamo intervenuti per-ché l’assistente dell’arbitro la-mentava di aver preso una bot-ta”, ricorda Cosetta Dellapas-qua che quelgiorno prestavaservizio comevolontaria dellaCroce Rossa alcampo da calcio.“Gli abbiamomesso del ghiac-cio sul viso, so-prattutto sotto lozigomo perchéera la parte dovelui diceva di sen-tirsi schiacciare.Ma l’ematomanon c’era, né ros-sore né tantome-no tagli. Uscendo dagli spoglia-toi infatti abbiamo commenta-to con i colleghi che la busta dighiaccio l’avevamo sprecata,ma quella non si nega a nessu-no”. In pochi si sono accorti di cosafosse successo al termine dellapartita. “Io sono rientrato subi-

to – dice Roberto Beni, allenato-re della Fermana – e nemmenoi miei giocatori mi hanno dettoqualcosa”. Il ricorso dell’Urbino contro lasqualifica è partito. “Io mi augu-ro che uno sconto ci sia, ma chisbaglia paga”, ripete Capponi.Se lo sconto non arriverà, Oli-viero Capponi potrà assumerenuovamente la funzione di di-rettore sportivo dopo il 31 di-cembre 2013. “Fino a quella da-ta guarderò le partite dalla tri-

buna, come i ti-fosi…”. L a s q u a l i f i c asembra il tristeepilogo di unastagione negati-va. “”Quest’annole cose sono an-date male”, dice ilpresidente dellasocietà GiovanniPagnoni. “La Fe-derazione sem-brava essere con-tro di noi. Pro-prio nella partitacontro la Ferma-

na, per esempio, ha mandatoun arbitro di fuori (di Nolan.d.r). Se vuoi aiutare una so-cietà che quest’anno è semprestata in difficoltà, si manda unarbitro locale. Comunque or-mai è andata così. Andiamoavanti”.

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Capponi:“Ho sbagliatoed è giusto

che paghi, mala punizione

è moltopesante”

L’infermierache ha

soccorso l’assistente:“Non aveva

nè tagli nè ematomi”

Calcio. Il ds dei ducali litigò con il guardalinee: 3 anni e mezzo di stop

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MASS MEDIA

ASSOCIAZIONE PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO, fondata da Carlo Bo. Presidente: STEFANO PIVATO, Rettore dell'Università di Urbino "Carlo Bo". Vice:GIANNETTO SABBATINI ROSSETTI, Presidente dell'Ordine dei Giornalisti delle Marche. Consiglieri: per l'Università: BRUNO BRUSCIOTTI, LELLA MAZZOLI, GIU-SEPPE PAIONI; per l'Ordine: STEFANO FABRIZI, DARIO GATTAFONI, CLAUDIO SARGENTI; per la Regione Marche: SIMONE SOCIONOVO, LEONARDO FRATERNALE;per la Fnsi: GIOVANNI GIACOMINI, GIANCARLO TARTAGLIA. ISTITUTO PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO: Direttore: LELLA MAZZOLI, Direttore emerito: ENRI-CO MASCILLI MIGLIORINI. SCUOLA DI GIORNALISMO: Direttore: RAFFAELE FIENGO

IL DUCATO Periodico dell'Ifg di Urbino Via della Stazione, 61029 - Urbino - 0722350581 - fax 0722328336 www.uniurb.it/giornalismo; e-mail: [email protected] Direttore responsabile: RAFFAELE FIENGO Stampa: Arti Grafiche Editoriali Srl - Urbino - 0722328733 Registrazione TribunaleUrbino n. 154 del 31 gennaio 1991

Il giornalismo senza scritturaFotografie, video, audio e interattività sono gli ingredienti del visual journalism

Repubblica.it è l’unica in Italia ad avere una redazione che mette ogni giorno on line prodotti multimediali

Le immagini scorronosullo schermo delcomputer. Parte unamusica di sottofondoe qualche istante do-po si sente la voce di

un uomo che inizia a raccontarela storia dei marines che attac-carono nel 2004 Falluja, Iraq.Non è un video. E’ visual journa-lism,l’ultima frontiera del gior-nalismo nell’era digitale. In Ita-lia si contano ancora sulle dita diuna mano i giornalisti che cono-scono questa novità. Secondo l’enciclopedia onlineWikipedia il visual journalism “èla pratica di combinare strategi-camente parole e immagini pertrasmettere informazioni”. E’,appunto, “giornalismo visivo”:audio gallerie, mappe, fotogra-fie interattive, infografiche, maanche designer editoriale. Unampio panorama che ha comedenominatore comune il fareinformazione attraverso imma-gini, siano esse foto - singole omontate in sequenza con uneventuale audio di sottofondo -o disegno della struttura graficadi un giornale. “L’immagine diventa notizia”spiega Andrea Galdi coordina-tore del visual desk di Repubbli-ca.it. “Il visual journalist, ossia ilgiornalista visuale - dice Galdi -lavora solo con le immagini, lefotografie e i video. La nostra at-tenzione è rivolta a come valo-rizzare questo contenuto che arriva dalle agenzie stampa,da internet e dalle segnalazioni edai prodotti dei lettori, che or-mai sono sempre più frequenti”. Nelle redazioni dei grandi gior-nali americani e britannici siparla di visual journalism già dauna decina di anni, ossia daquando si cominciava a capireche internet sarebbe stato po-tenzialmente utile al giornali-smo. Tanto che oggi negli Statese in Inghilterra raccontare conimmagini o infografiche un fat-to o una storia è diventato un bu-siness che è uscito dalle redazio-ni e ha acquisito una vita auto-noma. Uno su tutti è il caso di Media-storm.org, una società creatacon l’ambizione di “utilizzarel’animazione, l’audio, il video e ilpotere della fotografia per rea-lizzare una gamma di narrazioniche vadano al cuore della condi-zione umana”. La sua nascita ri-sale al 2005 per mano di BrianStorm, un giornalista con allespalle un’esperienza maturatanell’agenzia fotografica Corbis enel network americano Msnbc eoggi esperto di visual journa-lism. Dalla loro fabbrica uscì la pluri-premiata audio galleria “The

Malboro Marine”, un raccontosulle difficoltà che un marineamericano ha incontrato tor-nando alla vita di tutti i giornidopo essere stato uno dei prota-gonisti dell’attacco a Falluja du-rante la guerra in Iraq, nel no-vembre del 2004. Lungo è anche l’elenco delle fa-coltà e delle scuole di giornali-smo americane dove si tengonocorsi e seminari sul visual jour-nalism: il Nieman JournalismLab di Harvard, il Poynter Insti-tute dell’università di St. Peter-sburg in Florida, il Knight Digi-tal Media Center all’universitàcaliforniana di Berkley , il Rey-nolds Journalism Institute del-l’università del Missouri e la Co-lumbia University di New Yorksono solo alcuni esempi. Come dire, all’estero si insegna,ci guadagnano e ci vincono pre-mi, mentre in Italia il visual jour-nalism “si fa, ma non si dice”. Nel nostro paese il primo e uni-co esempio pratico di una reda-zione che quotidianamente la-vora su prodotti giornalistici in-tesi in senso multimediale è sta-ta creata a Repubblica. Nato co-me costola, prima della redazio-ne del giornale cartaceo e poidella redazione online, oggi il vi-sual desk di Repubblica.it si oc-cupa di tutti i servizi interattividel gruppo editoriale L’Espressoe ha come costante punto di ri-ferimento i lavori prodotti dalNew York Times. “Abbiamo creato – racconta An-drea Galdi - una struttura chenon lavora più sulla creazione dipezzi scritti, ma sulla realizza-zione di immagini, di video esull’interattività. In una gallerydi Repubblica.itc’è una didasca-lia molto corta e poi lasciamoche parlino le immagini dispo-ste in senso giornalistico. Unascelta che viene fatta in base allarilevanza dell’immagine e se-guendo un racconto cronologi-co del fatto come fosse un video”. “I giornali italiani – continuaGaldi - sono ancora in una fasesperimentale e arrivano dopo ri-spetto agli americani che hannoun po’ più di coraggio. Infatt,ilgruppo L’Espresso ha fatto unascelta coraggiosa decidendo diprovare a seguire la strada di tut-ti i grandi giornali del mondo.Ossia, di uscire da una visione diun giornalismo su internet che èsolo una riproduzione dei con-tenuti che vanno in edicola.Questo sta mettendo un po’ indifficoltà il giornale, che devecercare delle nuove strade. Il si-to di Repubblica oggi copre unabuona parte dei fatti che succe-dono nel corso della giornata equesto impone al giornale di ri-pensarsi come prodotto carta-ceo, magari dedicandosi di piùall’approfondimento”.

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Nel novembre del 2004 Luis Sinco, fotografo del quotidiano californiano LosAngeles Times, era al seguito delle truppe americane che assaltarono, durante laguerra in Iraq, il fortino sunnita di Falluja. Nel corso di quella battaglia scattò moltissime immagini che ritraevano l’attacco,che passò alla storia come uno dei momenti più creunti della guerra. Le foto ven-nero vendute al giornale, e una divenne l’icona di quella giornata: il volto sporcoe tumefatto di un marine che si riposava dopo il combattimento fumando unaMalboro. Lui è il soldato James Blake Miller. Miller tornò a casa, si sposò, manon riusciva a reintegrarsi nonostante l’aiuto degli psicologi. Sinco e Miller rima-sero in contatto e il fotografo decise di raccontare la storia di questo soldato.Naque, così, un reportage sulle difficoltà dei marines di tornare alla vita di tutti igiorni dopo la dura esperienza della guerra. Sinco scelse di realizzare questolavoro come audio galleria, dove la voce di Miller che racconta la sua storia e lesue emozioni fa da filo conduttore alle foto della battaglia di Falluja e poi dellasua vita in California. Durante gli anni questo progetto ha ricevuto motlissimipremi e oggi è considerato uno dei massimi esempi di visual journalism.

Il visual journalism lavora con leimmagini, le fotografie e i video. Lanostra attenzione è rivolta a come

valorizzare questo contenuto.

Il reportage di Sinco sulla storia di un marine di ritorno a casa dopo la battaglia di Falluja

GIULIA AGOSTINELLI

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THE MARLBORO MARINE