Droganews Agosto 2012

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AGOSTO 2012 - VOLUME 3 NUMERO 08 Droga in breve, il nuovo sito del NIDA da oggi disponibile anche in italiano Redazione Drog@news Focus On ________________ pag. 2 Scuola Italiana sulle Dipendenze: riprendono le attività Droga krokodil, massima attenzione del sistema di allerta ma nessun caso in Italia Editoriale _________________ pag. 3 Relazione al Parlamento: necessaria la cooperazione per debellare il fenomeno Planning Congressi _________ pag. 5 Addiction: new evidences from Neuroimaging and Brain Stimulation Aspetti Psico Socio Educativi _ pag. 6 Cannabis e ansia sociale, il genere fa la differenza Uso di droghe, dagli USA uno studio sul ruolo della famiglia e degli amici Messaggi pericolosi nella pubblicità sull’alcol, uno studio americano Energy drink e alcol, aumentano i comportamenti sessuali a rischio Alcol, droghe e delinquenza tra i giovani, gli USA vogliono vederci chiaro Diagnosi Clinica e Terapia ____ pag. 8 La ricerca studia il rallentamento dello sviluppo dell’AIDS nei bambini MDMA, a rischio l’apprendimento cognitivo Nuovi approcci terapeutici contro il virus dell’HIV Terapie cognitivo-comportamentali contro il consumo di cannabis Epidemiologia ____________ pag. 10 Aumento demografico e consumo di marijuana, uno studio americano Cannabis, alcol e tabacco spingono all’autolesionismo Alcol al volante, la Germania conta le sue vittime L’ alcol in gravidanza danneggia la crescita dei bambini Farmacologia e Tossicologia _ pag. 12 L’efficacia dell’enzima DM-CocE contro la tossicità della cocaina Alcol: la caffeina non aiuta a smaltire la sbornia Adolescenti: alcol assunto insieme all’ecstasy provoca effetti neurocomportamentali di lungo periodo Alcol: il forte consumo riduce la percezione degli effetti ed espone al rischio di alcolismo Neuroscienze _____________ pag. 14 N-acetilcisteina: un aminoacido contro la dipendenza da cocaina Il nucleo accunbens a rischio per colpa dell’ alcol Astinenza da eroina: alto rischio di ricadute a causa del craving Esposizione prenatale alla nicotina, problemi alimentari ed obesità Consumo di metamfetamine e perdita del lavoro, colpa dei deficit cognitivi Prevenzione _____________ pag. 17 Fumo: più neonati morti e figli con deficit di attenzione per le fumatrici Alcol: divieti di consumo nei luoghi pubblici e incidenti stradali. Uno studio australiano Alcol e droghe: in Australia, programmi d’informazione mirati agli studenti per ridurre il rischio Donne e droga: programmi educativi complementari fermano l’uso per perdere peso HIV: considerare l’intera gamma dei comportamenti a rischio, un efficace approccio preventivo Strategie e Management ___ pag. 19 IV Giornata Europea della Sicurezza Stradale: obiettivo dimezzare le vittime entro il 2020 La Russia mette sotto osservazione consumi, normative e pubblicità sull’alcol L’Unione Europea pensa alle misure di sicurezza contro la vita notturna L’Unodc supporta l’Honduras nella guerra ai cartelli della droga Irlanda: al via nuove politiche contro gli alcolici Tecniche Analitiche _______ pag. 22 Alcolismo: dalla barba tracce del consumo Il moscerino della frutta con la metamfetamina muore per anoressia Dagli USA, un braccialetto che misura il consumo di alcol Verso un vaccino anticocaina, studi di affinità nel siero umano Dalle “Legal high” alle nuove sostanze psicoattive, dal Regno Unito un dibattito scientifico Rapporti Epidemiologici ____ pag. 24 Indagine sulle coltivazioni di coca in Colombia - anno 2011 Campagne Informative _____ pag. 25 Testedialkol: pillole di saggezza di Margherita Hack How To Make Money Selling Drugs The Alcohol and Pregnancy E online Droga in breve, versione italiana del nuovo sito NIDA di informazione scientifica sulla droga Easy to Read Drug Facts (letteralmente “facile da leggere”). La traduzione e l’adattamento del sito sono stati curati dal Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri, la cui delega è affidata al Ministro per la Cooperazione Internazionale e l’Integrazione, Prof. Andrea Riccardi, proprio nell’ambito della collaborazione scientifica siglata un anno fa con il National Institute on Drug Abuse (NIDA), l’istituto di ricerca americano che si occupa di dipendenze. segue a pag. 26... IN QUESTO NUMERO

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AGOSTO 2012 - VOLUME 3 NUMERO 08

Droga in breve, il nuovo sito del NIDA da oggi disponibile anche in italianoRedazione Drog@news

Focus On ________________ pag. 2►Scuola Italiana sulle Dipendenze: riprendono

le attività►Droga krokodil, massima attenzione del

sistema di allerta ma nessun caso in Italia

Editoriale _________________ pag. 3►Relazione al Parlamento: necessaria la

cooperazione per debellare il fenomeno

Planning Congressi _________ pag. 5►Addiction: new evidences from Neuroimaging

and Brain Stimulation

Aspetti Psico Socio Educativi _ pag. 6►Cannabis e ansia sociale, il genere fa la

differenza►Uso di droghe, dagli USA uno studio sul ruolo

della famiglia e degli amici►Messaggi pericolosi nella pubblicità sull’alcol,

uno studio americano►Energy drink e alcol, aumentano i

comportamenti sessuali a rischio►Alcol, droghe e delinquenza tra i giovani, gli

USA vogliono vederci chiaro

Diagnosi Clinica e Terapia ____ pag. 8►La ricerca studia il rallentamento dello

sviluppo dell’AIDS nei bambini►MDMA, a rischio l’apprendimento cognitivo►Nuovi approcci terapeutici contro il virus

dell’HIV►Terapie cognitivo-comportamentali contro il

consumo di cannabis

Epidemiologia ____________ pag. 10►Aumento demografico e consumo di

marijuana, uno studio americano►Cannabis, alcol e tabacco spingono

all’autolesionismo

►Alcol al volante, la Germania conta le sue vittime

►L’ alcol in gravidanza danneggia la crescita dei bambini

Farmacologia e Tossicologia _ pag. 12►L’efficacia dell’enzima DM-CocE contro la tossicità della cocaina

►Alcol: la caffeina non aiuta a smaltire la sbornia

►Adolescenti: alcol assunto insieme all’ecstasy provoca effetti neurocomportamentali di lungo periodo

►Alcol: il forte consumo riduce la percezione degli effetti ed espone al rischio di alcolismo

Neuroscienze _____________ pag. 14►N-acetilcisteina: un aminoacido contro la

dipendenza da cocaina ►Il nucleo accunbens a rischio per colpa dell’

alcol►Astinenza da eroina: alto rischio di ricadute a

causa del craving►Esposizione prenatale alla nicotina, problemi

alimentari ed obesità►Consumo di metamfetamine e perdita del

lavoro, colpa dei deficit cognitivi

Prevenzione _____________ pag. 17

►Fumo: più neonati morti e figli con deficit di attenzione per le fumatrici

►Alcol: divieti di consumo nei luoghi pubblici e incidenti stradali. Uno studio australiano

►Alcol e droghe: in Australia, programmi d’informazione mirati agli studenti per ridurre il rischio

►Donne e droga: programmi educativi complementari fermano l’uso per perdere peso

►HIV: considerare l’intera gamma dei comportamenti a rischio, un efficace approccio preventivo

Strategie e Management ___ pag. 19►IV Giornata Europea della Sicurezza

Stradale: obiettivo dimezzare le vittime entro il 2020

►La Russia mette sotto osservazione consumi, normative e pubblicità sull’alcol

►L’Unione Europea pensa alle misure di sicurezza contro la vita notturna

►L’Unodc supporta l’Honduras nella guerra ai cartelli della droga

►Irlanda: al via nuove politiche contro gli alcolici

Tecniche Analitiche _______ pag. 22►Alcolismo: dalla barba tracce del consumo ►Il moscerino della frutta con la

metamfetamina muore per anoressia►Dagli USA, un braccialetto che misura il

consumo di alcol►Verso un vaccino anticocaina, studi di affinità

nel siero umano►Dalle “Legal high” alle nuove sostanze

psicoattive, dal Regno Unito un dibattito scientifico

Rapporti Epidemiologici ____ pag. 24►Indagine sulle coltivazioni di coca in

Colombia - anno 2011

Campagne Informative _____ pag. 25►Testedialkol: pillole di saggezza di Margherita

Hack►How To Make Money Selling Drugs►The Alcohol and Pregnancy

E’ online Droga in breve, versione italiana del nuovo sito NIDA di informazione scientifica sulla droga Easy to Read Drug Facts (letteralmente “facile da leggere”). La traduzione e l’adattamento

del sito sono stati curati dal Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri, la cui delega è affidata al Ministro per la Cooperazione Internazionale e l’Integrazione, Prof. Andrea Riccardi, proprio nell’ambito della collaborazione scientifica siglata un anno fa con il National Institute on Drug Abuse (NIDA), l’istituto di ricerca americano che si occupa di dipendenze. segue a pag. 26...

IN QUESTO NUMERO

2 AGOSTO 2012 - VOLUME 3 NUMERO 08

www.droganews.itFocus On

Scuola Italiana sulle Dipendenze: riprendono le attività

DPA - Dipartimento Politiche Antidroga

Dopo la pausa estiva la Scuola Italiana sulle Dipendenze riprende il suo percorso formativo.Il modulo 8 previsto dal programma si terrà, come di consueto, presso la sede della Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione, nella sola giornata del 20 settembre, in deroga a quanto previsto dal programma originale che prevedeva due giornate (20 e 21 settembre).Il tema del corso sarà il “Coordinamento nazionale e delle Regioni e Province autonome”. I contenuti che saranno trattati in aula sono: 1) Piano d’azione Nazionale (PAN); 2) Le attività delle Regioni e delle Province Autonome: l’autonomia programmatoria e organizzativa, le forme di coordinamento; 3) Il coordinamento istituzionale e tecnico-scientifico tra Stato-Regioni in materia di droga.Ricordiamo che il 10 settembre prossimo scade, per i partecipanti del primo anno, il termine per la presentazione dei “project work” che saranno presentati e discussi in aula nel corso dell’ultimo modulo, maggiori informazioni al riguardo saranno evidenziate durante il prossimo appuntamento.Per quanto riguarda il nuovo Anno Accademico della Scuola previsto per il 2013, il Dipartimento Politiche Antidroga divulgherà ogni informazione utile al riguardo nel prossimo mese di novembre mediante i canali informativi istituzionali. ■

Droga krokodil, massima attenzione del sistema di allerta ma nessun caso in Italia

DPA - Dipartimento Politiche Antidroga

In merito all’allarme scattato nei giorni scorsi sulla droga KroKodil proveniente dalla Russia, il DPA così interviene:Già un anno fa, il Sistema Nazionale di Allerta del DPA, grazie anche ad una segnalazione dell’Osservatorio Europeo sulle droghe e le tossicodipendenze OEDT, aveva lanciato una informativa sulla diffusione in Russia di una droga assunta per via iniettiva a base di desomorfina denominata “Krokodil” estremamente pericolosa per la salute dei consumatori.Secondo le informazioni assunte dal Sistema Nazionale di Allerta, si tratterebbe di una sostanza stupefacente molto pericolosa ottenuta attraverso un procedimento di “cottura” della codeina contenuta in alcune compresse utilizzate per l’emicrania. Tale abitudine sembra stia diventando frequente in Russia, Bielorussia e in Ucraina, soprattutto perché la droga così ottenuta avrebbe costi più ridotti rispetto all’eroina anche se effetti inferiori. Inoltre il fenomeno riguarderebbe soprattutto la Russia e il “krokodil” preparato in condizioni igieniche sanitarie estremamente precarie, presenta cariche batteriche virali elevatissime con agenti microbici in grado di dare infezioni locali nel punto di iniezione fortemente infettanti dei tessuti molli e delle fasce muscolari con una desquamazione e corrosione infettiva profonda della pelle che diventa con una superficie ruvida e squamosa come quella di un coccodrillo, da cui il termine gergale “crocodile” o anche “krokodil” per poi per dare origini ad orribili ulcerazioni profonde ed invasive che, possono arrivare anche alla sepsi generalizzata con morte della persona.“Siamo di fronte ad mix di sostanze molto pericoloso - ha dichiarato Giovanni Serpelloni, capo del DPA - che dopo essere stato “cucinato” a domicilio viene iniettato per endovena dai tossicodipendenti, immediatamente con gravi ed irreparabili danni ai tessuti. Fortunatamente per quanto riguarda Italia non è stato segnalato nessun caso e tramite il Sistema Nazionale di Allerta stiamo monitorando costantemente il fenomeno. Vogliamo comunque ricordare ai consumatori di evitare qualsiasi assunzione di questa sostanza in caso ne venissero in contatto, e agli operatori di segnalare immediatamente eventuali casi riscontrati al Sistema di Allerta attivando contemporaneamente opportune cure antibiotiche in ambiente specialistico. Si ricorda infine che nel nostro Paese sia la desomorfina che la codeina sono presenti nelle tabelle delle sostanze stupefacenti del DPR 309/90. L’attenzione del DPA, anche su questo tipo di droga resta comunque altissima”.■

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AGOSTO 2012 - VOLUME 3 NUMERO 08 3

Editoriale

a situazione che viene messa in luce dai numerosi dati raccolti ed elaborati in relazione al fenomeno droga nel nostro Paese, mostra

che i consumi di sostanze stupefacenti sono generalmente in contrazione ormai da alcuni anni, seppure con variabilità diversificate. Questa situazione può essere interpretata come un segno positivo di cedimento di un decennale trend all’espansione evidenziatasi nel passato. Ora è chiaro che è necessario continuare sulla strada tracciata dalle strategie attuate, che hanno portato

in questi ultimi quattro anni a questa positiva inversione di tendenza. Tuttavia bisogna tenere alta la guardia, in quanto anche se le sostanze più usate e soprattutto il loro consumo occasionale va riducendosi, non tutte le sostanze e non su tutto il territorio nazionale si evidenzia tale andamento. Nel futuro, inoltre, potrebbero esserci delle variazioni dell’offerta illegale di sostanze stupefacenti in grado di riaccendere consumi o attivare nuove quote di mercato, con l’immissione di nuove sostanze e prodotti stupefacenti ancora non conosciuti.Preoccupante è a questo proposito la bassa percezione del rischio rilevata e collegata all’uso di cannabis e la tendenza a sottovalutare tale problema, che ne incrementa l’uso soprattutto tra le giovani generazioni. E’ scientificamente provato che questa bassa percezione del rischio negli adolescenti deriva anche da una ridotta disapprovazione sociale dell’uso di cannabis e da una serie di informazioni che tendono a sminuire gli effetti negativi per la salute e la sicurezza di terzi derivanti dall’uso di cannabis, non ultimi la compromissione della corretta maturazione neuro psichica e cerebrale e la diminuzione del QI.Problematici, allo stesso modo, possono essere l’uso e l’abuso alcolico nelle giovani generazioni, che possono svolgere anche esso un ruolo “gateway” e di sensibilizzazione verso lo sviluppo di dipendenza da sostanze stupefacenti, troppe volte sottovalutato e non preso nella giusta considerazione.A mio giudizio e sulla base di studi scientifici accreditati oltre che secondo gli odierni orientamenti delle Nazioni Unite, non può, pertanto, trovare accoglienza alcuna ipotesi di legalizzazione delle droghe, in quanto questo porterebbe soltanto ad incrementare la disponibilità e l’accessibilità a tali sostanze, soprattutto per le giovani generazioni, creando, nel tempo, inevitabilmente un aumento dei consumatori e dei danni correlati. L’aspettativa che in questo modo si possano sottrarre proventi derivanti dallo spaccio alle organizzazioni criminali può esercitare solo un fascino molto suggestivo ma praticamente irrealizzabile e, comunque, che farebbe pagare un prezzo troppo alto in termini di salute pubblica, oltre che inefficace al fine di mettere veramente in crisi le organizzazioni criminali da un punto di vista finanziario.Anche questo anno si è riscontrato che l’efficienza e l’efficacia di molte azioni possono essere ulteriormente incrementate e, soprattutto, è venuta l’ora di orientare maggiormente il sistema dei servizi alla riabilitazione e al reinserimento sociale e lavorativo per migliorare l’efficacia reale degli interventi. Le possibilità e le competenze ci sono e la rete dei servizi pubblici e del privato sociale lo dimostra ampiamente. segue a pag. 4...

Relazione al Parlamento: necessaria la cooperazione per debellare il fenomeno

di Giovanni Serpelloni

Drog@news

Direttore ResponsabileGiovanni SERPELLONI

Direzione del ProgettoGiovanni SERPELLONI Elisabetta SIMEONIPietro CANUZZI Alessandra LIQUORI O’NEIL

Comunicazione IstituzionaleFiorella CALO’

Coordinatori di RedazioneEugenio Francesco VALENZIRoberta TITO

Comitato ScientificoGiovanni ADDOLORATOGian Maria BATTAGLIAElisabetta BERTOLCorrado CELATALuigi D’ONOFRIORachele DONINIRoberta FRIGHETTOBruno GENETTITeodora MACCHIARoberto MOLLICAFelice NAVADaniela ORLANDINIFabrizio SCHIFANOElisabetta SIMEONILorenzo SOMAINIFranco TAGLIAROGiada ZOCCATELLI

Staff di RedazionePaolo BERRETTALuciana CASTELLINIArianna CIOFFI Carlo DE LUCAPlacido M. SIGNORINOLorenzo TOMASINI Luisa VECCHIOCATTIVI Giulia VINCIGUERRA Staff OSSERVATORIO EPIDEMIOLOGICO

Staff Scientifico di SupportoDiana CANDIO Claudia RIMONDO Catia SERI

Supporto allo Sviluppo GraficoRiccardo DE CONCILIIS

Sede della RedazioneDipartimento Politiche AntidrogaPresidenza del Consiglio dei MinistriVia Po n.16/a 00198 Romatelefono +390667796350email [email protected]

Registrazione al Tribunale Civile di RomaSezione per la Stampa e l’Informazionen. 409/2009 del 01.12.2009

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www.droganews.itEditoriale

...segue da pag. 3 - Relazione al Parlamento: necessaria la cooperazione per debellare il fenomeno

Pertanto, l’attivazione e la valorizzazione in tutte le Regioni dei Dipartimenti delle Dipendenze (con autonomia gestionale e identità precisa) potrebbe costituire la giusta e auspicabile scelta tecnico-organizzativa per dar forza a questo innovativo percorso, che deve essere visto come un investimento, finalizzato al recupero di persone, in primo luogo giovani e, quindi, di un prezioso potenziale umano e sociale, in grado di diventare energia produttiva per il Paese.Altro profilo cui deve essere riservata particolare attenzione è quello delle patologie infettive correlate all’uso di droghe che ad oggi appaiono deficitarie relativamente alla diagnosi precoce e, quindi, dell’accesso precoce alle terapie per le persone sieropositive. È preoccupante infatti la percentuale di persone tossicodipendenti in carico ai Ser.T. che non viene più testata (69,5% degli utenti in carico) per rilevare la presenza dell’infezione da HIV. Questo problema, più volte segnalato alle Regioni e Province Autonome, non ha ancora trovato soluzione e tende ad aggravarsi sempre di più. L’approccio bilanciato che si è inteso realizzare, ha sicuramente dimostrato la sua efficacia ma va ulteriormente migliorato e rafforzato nelle sue principali linee di intervento, soprattutto ricercando un maggior coordinamento tra tutte le organizzazioni e le istituzioni in campo siano esse regionali, centrali o del terzo settore.

È innegabile, infatti, la lentezza di adeguamento dei sistemi esistenti rispetto alla rapidità e alla “modernizzazione” del nuovo sistema dello spaccio e del traffico e della comparsa di nuove droghe e di nuovi trend sul mercato illegale. La tempestività e il coordinamento sono diventati ormai fattori chiave, fondamentali e irrinunciabili, che permetteranno di affrontare efficacemente il problema. Nell’ambito più specificatamente preventivo ed assistenziale, per poter migliorare l’approccio è necessario considerare, così come da anni acquisito dalle maggiori organizzazioni scientifiche internazionali e dalle Nazioni Unite, che la tossicodipendenza non è un “comportamento criminale” o un problema morale, ma una malattia prevenibile, curabile e guaribile, e che costituisce un importante e rilevante problema sanitario e sociale che va affrontato con piani e programmi basati su evidenze scientifiche.La prevenzione, quindi, deve andare di pari passo con interventi di tipo educativo ed interventi di tipo dissuasivo sulla base di regole e sanzioni previste per legge. Resta, invece, fuori discussione la necessità di perseguire penalmente chi produce, coltiva, traffica o spaccia sostanze stupefacenti in violazione della legislazione vigente. La persona tossicodipendente non deve essere criminalizzata per questo suo comportamento di assunzione di sostanze ma nel contempo va considerato che chi usa sostanze spesso commette reati in relazione a questo suo stato di malattia e per questo deve essere aiutato ad interrompere precocemente l’uso di queste droghe e l’espressione di comportamenti criminali, attraverso l’offerta precoce e costante di opportune forme di cura e riabilitazione, sfruttando al massimo le alternative di pena.Pertanto è necessario persistere e continuare in questo impegno che ci auguriamo diventi il più collettivo possibile e in tutti i vari campi interessati. Questo indirizzo è ben evidenziato e definito nei documenti strategici del Dipartimento e nel Piano di Azione Nazionale che rappresentano il punto di riferimento per tutte le Regioni, le Province Autonome e le varie organizzazioni operanti sul territorio che vogliano, in un unico insieme, collaborare in maniera coordinata ed efficace alla lotta alla droga nel nostro Paese. ■

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AGOSTO 2012 - VOLUME 3 NUMERO 08 5

Planning Congressi

In collaborazione con

8.30 - 9.00 Registrazione

9.00 - 9.15 Introduzione e benvenutoGiovanni Serpelloni - Capo Dipartimento Politiche Antidroga, Presidenza del Consiglio dei MinistriLuca Coletto - Assessore alla Sanità, Regione VenetoFlavio Tosi - Sindaco Comune di VeronaGiuseppina Bonavina - Direttore Generale Azienda ULSS 20 di Verona

Sessione 1

9.15 - 9.45

Neuroimaging delle dipendenze nella pratica diagnostica e clinica Chairman: Alberto Beltramello / Flavio Moroni

L’attività del Dipartimento Politiche Antidroga nell’ambito delle neuroscienzeGiovanni Serpelloni - Dipartimento Politiche Antidroga, Presidenza del Consiglio dei Ministri

9.45 - 10.15 Il ruolo del neuroimaging nelle dipendenze nella pratica diagnostica e clinica Nora Volkow - National Institute on Drug Abuse

10.15 - 10.50 Maturazione cerebrale e vulnerabilità all’uso di droghe Seth Pollak - University of Wisconsin

10.50 - 11.25 Neuroimaging dell’uso di droghe e cambiamenti droga-correlati nella chimica cerebralePerry Renshaw - University of Utah

11.25 - 11.40 Coffee break & Conferenza Stampa

11.40 - 12.15 Neuroimaging funzionale e prospettive per lo sviluppo del trattamento nella dipendenzaMarc N. Potenza - Yale School of Medicine

12.15 - 12.50 Tecniche avanzate di MRi ad alto campo: alterazioni funzionali e strutturali nel cervello dei consumatori di droghe Franco Alessandrini, Giada Zoccatelli - Unità di Neuroradiologia, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Borgo Trento, Verona

12.50 - 13.00 Discussione

13.00 - 14.00 Pranzo

Sessione 2 La stimolazione cerebrale nella dipendenza: applicazioni tecniche e clinicheChairman: Antonio Fiaschi / Paolo Manganotti

14.00 - 14.35 Stimolazione cerebrale e nuove prospettive terapeutiche nella dipendenzaNora Volkow - National Institute on Drug Abuse

14.35 - 15.10 TMS e optogenica presso il programma Intramural del NIDAAntonello Bonci - National Institute on Drug Abuse

15.10 - 15.45 TMS nello studio e trattamento della dipendenzaJohn Rothwell - University College London

15.45 - 16.20 tDCS nel trattamento della dipendenzaJiansong Xu - Yale School of Medicine

16.20 - 16.55 Stimolazione cerebrale profonda del nucleo accumbens: le prime esperienze nella dipendenza da alcol e da oppiacei Jens Kuhn - University of Cologne

Tavola rotonda

16.55 - 17.40

Esperienze nazionali con TMS nella dipendenza da alcol e da drogheChairman: Giovanni Serpelloni / Nora Volkow

rTMS in un gruppo di pazienti in trattamento per dipendenza da alcol e/o droghe: dati preliminariPaolo Manganotti - Università di VeronaD-TMS nella dipendenza da cocaina: risultati preliminariMarco Diana - Università degli Studi di SassariTrattamento con Stimolazione Magnetica Transcranica: studio preliminare su pazienti alcolistiGiovanni Addolorato - Università Cattolica di Roma

17.40 - 18.10 Discussione

18.10 - 18.30 Questionario ECM

18.30 Chiusura lavori

Lingue ufficiali con traduzione simultanea:

Italiano e Inglese

www.neuroscienzedipendenze.it

Con il patrocinio di

In collaborazione con

Si ringraziano

Federazione degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri

Federazione Nazionale Collegi Infermieri professionali, Assistenti sanitari, Vigilatrici d'infanzia

Società Italiana di Tossicologia

Associazione Nazionale Educatori Professionali

Patrocinio richiesto a

6 AGOSTO 2012 - VOLUME 3 NUMERO 08

www.droganews.itAspetti Psico Socio Educativi

Cannabis e ansia sociale, il genere fa la differenza

Tra i consumatori cronici di cannabis, l’ansia sociale raggiunge picchi particolarmente elevati rispetto ad altri disturbi di carattere psicologico. Inoltre, gli

adolescenti che soffrono di questo disturbo avrebbero una probabilità 7 volte maggiore di sviluppare una dipendenza da cannabis. Un gruppo di psicologi americani ha cercato di comprendere l’associazione tra ansia sociale, uso di cannabis e problemi droga correlati considerando le differenze di genere e le motivazioni alla base dell’uso. Lo studio, che verrà pubblicato sulla rivista Addictive Behaviors, ha coinvolto 174 consumatori di cannabis (42,5% femmine, età media 29 anni). Tutti i partecipanti sono stati sottoposti a questionari con l’obiettivo di valutare il consumo di cannabis, le motivazioni alla base dell’uso e i problemi correlati alla droga, oltre al disturbo di ansia sociale. Le motivazioni alla base dell’uso prese in considerazione riguardavano: andare su di giri, alleviare i problemi, condividere la situazione sociale, conformità al gruppo, provare nuove sensazioni. L’analisi multivariata ha permesso di individuare potenziali differenze di genere rispetto ai comportamenti legati alla sostanza e al livello di ansia. Infatti, gli uomini indicavano come motivazioni dell’uso la conformità al gruppo e alleviare l’ansia. Tra le donne, invece, l’ansia sociale era correlata significativamente a motivi di carattere sociale (l’appartenenza ad un gruppo di utilizzatori). I risultati sottolineano, quindi, l’importanza di considerare le differenze di genere quando si esaminano le relazioni tra ansia sociale e comportamenti di consumo di cannabis. In particolare, gli uomini socialmente ansiosi risultano particolarmente vulnerabili ai problemi derivanti dall’uso di cannabis, mentre le donne sono più influenzate dalla situazione sociale. ■

Buckner JD, Zvolensky MJ, Schmidt NB, Cannabis-related impairment and social anxiety: The roles of gender and cannabis use motives, Addict Behav. 2012 Nov;37(11):1294-7. Epub 2012 Jun 22

L’individuazione dei fattori protettivi e di rischio nell’uso di sostanze durante l’adolescenza e la prima età adulta assumono particolare rilevanza, poiché l’uso

precoce di sostanze è un forte predittore di un successivo consumo problematico e di problemi droga correlati. Un gruppo di ricercatori del Child and Family center in Oregon (USA) ha esaminato l’influenza delle variabili familiari e del gruppo di coetanei sull’uso individuale di sostanze, attraverso uno studio longitudinale. L’indagine ha coinvolto quasi 1.000 adolescenti di diversa etnia, esaminati all’età di 12, 13, 15, 17 e 23 anni. I ricercatori hanno analizzato gli effetti diretti ed indiretti del controllo genitoriale, della qualità del rapporto genitori-figli e dell’associazione con coetanei devianti sul cambiamento nel consumo di sostanze stupefacenti nel corso del tempo. L’uso di alcol, tabacco e marijuana sono stati analizzati come percorsi separati, ma simultaneamente

all’interno dello stesso modello di analisi. I risultati dell’analisi confermano il fatto che durante l’adolescenza e nel passaggio alla prima età adulta si verifica un cambiamento significativo rispetto all’influenza esercitata dalla famiglia, mentre quella dei coetanei rimane costante. Nello specifico, il controllo genitoriale e la frequentazione di amici con comportamenti a rischio sono predittivi dell’uso di sostanze in adolescenza, mentre la qualità dei rapporti familiari assume particolare importanza nella fase di transizione dalla scuola primaria a quella secondaria. Infine, i coetanei rappresentano un fattore predittivo significativo nella prima età adulta. I risultati suggeriscono, inoltre, che il controllo genitoriale e la qualità dei rapporti familiari predicono indirettamente il futuro uso di sostanze passando attraverso i coetanei, ossia che il contesto familiare è in grado di influenzare la scelta degli amici e del gruppo dei pari. ■

Van Ryzin MJ, Fosco GM, Dishion TJ, Family and peer predictors of substance use from early adolescence to early adulthood: An 11-year prospective analysis, Addictive Behaviors, Volume 37, Issue 12, December 2012, Pages 1314-1324, ISSN 0306-4603, 10.1016/j.addbeh.2012.06.020

Uso di droghe, dagli USA uno studio sul ruolo della famiglia e degli amici

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AGOSTO 2012 - VOLUME 3 NUMERO 08 7

Aspetti Psico Socio Educativi

Miller K.E. Alcohol Mixed with Energy Drink Use and Sexual Risk-Taking: Casual, Intoxicated, and Unprotected Sex. Journal of Caffeine Research, 2012 DOI: 10.1089/caf.2012.0015

Energy drink e alcol, aumentano i comportamenti sessuali a rischio

Negli ultimi dieci anni, l’uso di bevande energetiche contenenti caffeina e mescolate all’alcol è diventato molto comune nei contesti ricreativi frequentati da giovani. Ma numerosi studi hanno dimostrato che l’associazione di tali sostanze risulta fortemente correlata a comportamenti a rischio, molto più dell’uso esclusivo di alcol.

Questo perché l’azione della caffeina, mescolata ad alcolici, rende difficile valutare il proprio livello di ubriachezza, favorendo quindi l’intossicazione alcolica. L’indagine condotta dalla Buffalo’s Research Institute on Addictions (RIA), ha esaminato la relazione tra uso di energy drink/alcol e comportamenti a rischio, in particolare rapporti sessuali a rischio. Infatti, oltre all’intossicazione alcolica, alla guida in stato di ebbrezza e al coinvolgimento in risse, l’uso di alcol e bevande energetiche aumenterebbe anche la probabilità di comportamenti sessuali a rischio che potrebbero portare ad abuso, gravidanze indesiderate, infezioni per malattie sessualmente trasmissibili. Lo studio ha coinvolto circa 700 studenti universitari (età media 20 anni), di cui il 66% aveva meno di 21 anni, l’età legale per consumare alcolici negli USA. Sono stati valutati tre tipologie di comportamento a rischio: con partner occasionale, in stato di ebbrezza e senza l’uso del preservativo. Circa uno studente su tre ha riferito l’uso di ED e alcol nell’ultimo mese (29,3%), mentre gli episodi di ubriacatura erano considerevolmente più comuni, il 69,6% ne riferiva alcuni e il 51,2% tre e più nel mese precedente all’indagine. Il 45% degli studenti ha dichiarato di aver avuto un partner occasionale nell’ultimo rapporto più recente e circa il 25% era ubriaco in quell’occasione, mentre il 43,6% non aveva utilizzato il preservativo. Le donne avevano comportamenti più prudenti rispetto agli uomini in tutte le variabili esaminate, ad esclusione dei rapporti non protetti (52,5% vs 35,3%). ■

I giornali americani destinati ad un pubblico di giovani conterrebbero un maggior numero di pubblicità di bevande alcoliche con riferimenti a comportamenti

potenzialmente a rischio, violando le linee guida che regolamentano il settore. Uno studio del Center on Alcohol Marketing and Youth (CAMY), presso la Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health, ha analizzato i contenuti di oltre 1.200 pubblicità di birra, vino, superalcolici, apparsi più di 2.500 volte in 11 diverse riviste con una fascia di giovani lettori pari o superiore al 15%. Le pubblicità sono state valutate in base al riferimento a comportamenti rischiosi che potevano provocare incidenti, consumo eccessivo, dipendenza, violazione delle linee guida di settore (ad esempio rivolgersi a minori di 21 anni), sessismo e rapporti sessuali.Durante il periodo di studio (2003-2007), più di un quarto delle pubblicità analizzate faceva riferimento a comportamenti a rischio, che risultavano concentrati in un numero limitato di marchi di birra e superalcolici.

Infatti, ai 10 marchi più sponsorizzati corrispondeva circa il 30% delle pubblicità sull’alcol, e sette marchi risultavano responsabili di oltre la metà delle violazioni delle linee guida di marketing del settore. Alcune pubblicità ritraevano il consumo di alcol in prossimità o dentro un fiume, incoraggiavano un consumo eccessivo e veicolavano messaggi che avrebbero favorito l’alcolismo. Inoltre, quasi una pubblicità su cinque conteneva riferimenti sessuali. Infine, le pubblicità risultavano più presenti in riviste con un’alta percentuale di giovani lettori, esponendo i minori di 21 anni (età legale per l’assunzione di bevande alcoliche negli USA) a messaggi rischiosi per la salute più degli adulti. Gli autori sottolineano come studi precedenti abbiano già dimostrato che l’esposizione precoce a pubblicità sull’alcol aumenti le probabilità di consumo nei giovani e, nei giovani bevitori, aumenti le quantità consumate, lanciando un campanello di allarme a tutti coloro che si occupano della salute dei giovani. ■

Elizabeth Rhoades, David H. Jernigan. Risky Messages in Alcohol Advertising, 2003–2007: Results From Content Analysis. Journal of Adolescent Health, 2012; DOI: 10.1016/j.jadohealth.2012.04.013

Messaggi pericolosi nella pubblicità sull’alcol, uno studio americano

8 AGOSTO 2012 - VOLUME 3 NUMERO 08

www.droganews.itAspetti Psico Socio Educativi

Diagnosi, Clinica e Terapia

Un nuovo studio, pubblicato recentemente sulla rivista PLoS Medicine e condotto da un gruppo di ricercatori della University of London, ha riportato la necessità urgente di individuare terapie antiretrovirali (ART) adatte ai bambini piccoli, in particolare combinazioni di pastiglie e diversi farmaci anti-HIV che possano essere sciolti,

tritati o mescolati al cibo o ai liquidi per facilitarne la somministrazione.Il rischio di infezione da HIV è elevato nei bambini piccoli, categoria che tuttavia è spesso trascurata per quanto riguarda il trattamento contro l’HIV. Infatti, solo il 23% dei bambini che necessitano del trattamento ART nei paesi a basso e medio reddito, ha effettivamente ricevuto il trattamento nel 2010. Nonostante l’eliminazione dell’infezione infantile costituisca l’obiettivo primario nel combattere l’HIV. Gli autori dello studio evidenziano le molteplici difficoltà riscontrate nella lotta all’HIV nei piccoli infettati dal virus, per i quali la malattia progredisce molto rapidamente, con un picco nei tassi di mortalità entro i primi mesi di vita. Inoltre è importante la cura del dosaggio dei farmaci che varia con la crescita del bambino.Gli autori nello studio hanno riportato che l’avvio di ART in una fase iniziale riduce il tasso di mortalità di 4 volte rispetto ad un trattamento tardivo, evidenziando inoltre che il rischio di fallimento della terapia è 2 volte superiore nei bambini piccoli che iniziano un primo ciclo di terapia ART contenente il farmaco nevirapina rispetto a coloro che iniziano una terapia combinata con altri tipi di farmaci contenenti opinavir/ritonavir, i cui costi, tuttavia, sono elevati e la cui tossicità a lungo termine risulta elevata. Secondo gli autori sono dunque necessari nuovi studi ed un approccio precoce alla malattia durante la prima infanzia. ■

AJ. Prendergast, M. Penazzato, M. Cotton, et al., “Treatment of Young Children with HIV Infection: Using Evidence to Inform Policymakers” PLoS Medicine, July 2012, doi:10.1371/journal.pmed.1001273

La ricerca studia il rallentamento dello sviluppo dell’AIDS nei bambini

Becker S. J., Nargiso J. E., Wolff J. C. et al. Temporal relationship between substance use and delinquent behavior among young psychiatrically hospitalized adolescents, Journal of Substance Abuse Treatment 43 (2012) 251–259

Alcol, droghe e delinquenza tra i giovani, gli USA vogliono vederci chiaro

La letteratura scientifica ha evidenziato il legame tra uso di sostanze stupefacenti e comportamenti delinquenziali in giovani adolescenti. Tuttavia, non sono chiare la natura e l’ordine temporale con cui questi problemi si manifestano, aspetto cruciale per la prevenzione in soggetti particolarmente a rischio, come gli adolescenti che

soffrono di disturbi psichiatrici. Uno studio americano, pubblicato sulla rivista Journal of Substance Abuse Treatment, ha esaminato la relazione temporale tra comportamenti delinquenziali e uso di alcol e marijuana, considerati singolarmente,in un campione di adolescenti ricoverati in un ospedale psichiatrico. Gli adolescenti (n=108), in prevalenza femmine (68%) e con un’età media di 13,5 anni, hanno risposto ad una serie di test di valutazione ripetuti per tre volte nei 18 mesi successivi al ricovero. Il 49% degli adolescenti intervistati riferiva l’uso di alcol e il 43% l’uso di marijuana. Inoltre, nel corso delle valutazioni successive la percentuale di adolescenti che riferivano un uso costante di alcol è cresciuta del 14%, mentre l’uso di marijuana è cresciuto del 15% nell’ultima valutazione. Il modello di panel cross-lagged sulla frequenza d’uso di marijuana ha evidenziato una relazione unidirezionale tra delinquenza e successivo uso di droga. Gli effetti del comportamento delinquenziale sull’uso di marijuana non sono stabili nel tempo e, nel campione esaminato, erano ridotti nei 9 mesi dopo il ricovero, diventando significativi nei 9 mesi successivi. Non sono emersi, invece, effetti predittivi tra l’uso di alcol e comportamenti delinquenziali. I risultati dello studio, commentano i ricercatori, evidenziano l’importanza di esaminare separatamente ogni sostanza per comprendere meglio i meccanismi complessi che intercorrono tra uso di droghe ed alcol e comportamenti delinquenziali negli adolescenti. ■

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AGOSTO 2012 - VOLUME 3 NUMERO 08 9

Diagnosi, Clinica e Terapia

Nuovi approcci terapeutici contro il virus dell’HIVEsbjörnsson J., Månsson F., Kvist A., et al., Inhibition of HIV-1 Disease Progression by Contemporaneous HIV-2 Infection, New England Journal of Medicine, 367; 224-232, 19 July 2012

Un nuovo studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Lund in Svezia ha aperto la strada a nuovi approcci sulle modalità di rallentamento dello sviluppo dell’AIDS nei pazienti con infezione

da HIV-1. Lo studio, recentemente pubblicato sulla rivista scientifica “New England Journal of Medicine”, ha come obiettivo primario quello di trovare nuovi e migliori metodi di trattamento, nonché misure preventive atte a combattere il virus dell’HIV e quindi lo sviluppo dell’AIDS.Il tipo più comune di virus che provoca l’AIDS, l’HIV-1, è risultato essere meno aggressivo quando infetta un paziente già portatore del virus HIV-2. Lo studio ha esaminato proprio lo sviluppo della malattia in pazienti con infezione da questi due virus. Secondo il prof. Joakim Esbjörnsson, virologo dell’Università di Lund, il tempo impiegato per sviluppare l’AIDS è stato più lungo del 50% per pazienti con infezione da HIV-1 e 2 rispetto a

quello portatori del solo virus HIV-1. Questo, secondo i ricercatori, permetterebbe di studiare ed individuare nuovi e significativi approcci nella lotta all’AIDS. Lo studio durato oltre 20 anni e basatosi su un controllo e una ricerca costante sui pazienti infetti durante tutto il decorso della malattia, ha infatti permesso di analizzarne lo sviluppo nel tempo.Dall’analisi è emerso che la chiave di volta risiede nella diversità genetica del virus HIV-1. E’ noto infatti che diversi ceppi del virus coesistono nel corso dell’infezione e che la differenza genetica tra loro aumenta sempre più con il progredire della malattia. Tale differenza genetica è risultata essere più bassa nelle prime fasi della malattia in quei pazienti con una doppia infezione, rispetto a pazienti con la sola infezione da HIV-1. Ciò, secondo i ricercatori, suggerisce che l’HIV-2 è in grado di attivare delle reazioni cellulari che controllano lo sviluppo dell’AIDS e lo studio approfondito di tali meccanismi potrebbe fornire informazioni su come rallentare lo sviluppo della malattia. ■

Terapie cognitivo-comportamentali contro il consumo di cannabis

Hunter S.B, Ramchand R., Griffin B.A, The effectiveness of community-based delivery of an evidence-based treatment for adole-scent substance use, Journal of Substance Abuse Treatment 43 (2012) 211–220

Dati recenti riportano l’importanza di sviluppare e valutare trattamenti efficaci per combattere i problemi e i disturbi legati al consumo di cannabis, sostanza sempre più utilizzata tra gli adolescenti. Infatti, negli Stati Uniti, nel 2007, più di 200.000 ragazzi sono entrati a far parte di programmi di trattamento pubblici e più della

metà di questi adolescenti ricoverati riportava problemi dovuti al consumo di cannabis. Questo studio, condotto da un team di ricercatori americano, valuta l’efficacia della terapia motivazionale cognitivo-comportamentale sviluppata in cinque sessioni terapeutiche (MET/CBT-5) quando applicata in ambito comunitario per il trattamento di adolescenti. Lo studio, condotto su un campione di 4.225 giovani che si erano sottoposti al trattamento MET/CBT-5, è stato seguito per un anno. Del gruppo iniziale, solo 2.293 pazienti hanno completato i 12 mesi di follow up attraverso una intervista. E’ stata poi utilizzata una strategia semi sperimentale per compensare le differenze tra il campione che si era sottoposto al pretrattamento MET/CBT-5 (N=2.293) e quello che aveva ricevuto le cure standard (N=458).Dai risultati è emerso che i giovani che avevano ricevuto il trattamento MET/CBT-5 riportavano un miglioramento rispetto al secondo gruppo. Anche se questi risultati sembrano favorevoli all’utilizzo del trattamento MET/CBT-5, secondo i ricercatori, non sono del tutto ideali e rimangono due importanti considerazioni da porsi. La prima riguarda il fatto che le analisi di sensibilità indicano che sarebbe necessario un confronto tra follow up e i risultati ottenuti dal trattamento ambulatoriale; la seconda considerazione riguarda la possibilità che non siano state osservate delle differenze tra i due campioni o che vi siano stati degli errori nella misurazione delle variabili nel presente studio. Pertanto i ricercatori raccomandano che i futuri studi in materia comparino i risultati tra campioni con follow up adeguati al fine di valutare l’efficacia di questa tipologia di trattamento. ■

10 AGOSTO 2012 - VOLUME 3 NUMERO 08

www.droganews.itDiagnosi, Clinica e Terapia

Epidemiologia

In America è stato effettuato uno studio di coorte dal 1985 al 2009 sull’uso della sostanza marijuana in quegli anni Lo studio è stato effettuato mediante interviste condotte per massimizzare la validità delle risposte con lo scopo di ridurre al minimo gli errori dei rispondenti. Per questo studio sono stati selezionati 777.242 soggetti di età compresa

tra i 15 e i 64 anni di tre razze diverse americani bianchi, afro americani ed ispanici; il tasso di risposta è stato superiore all’80%. L’articolo ha mostrato tre tipi di effetti l’effetto di coorte, l’effetto del periodo e l’effetto per fasce di età per uso di marijuana negli anni passati divisi per genere. I risultati evidenziano che per l’effetto di coorte il consumo di marijuana è aumentato negli anni 1945 -1964 definiti come anni del boom demografico; diminuendo poi per le coorti successive per gli uomini, mentre per le donne il fenomeno non diminuisce per tutti i periodi successivi. Considerando l’influenza della coorte di nascita, lo studio ha evidenziato che per i rispondenti nati tra il 1955 e il 1959 l’influenza era di circa il doppio di quello di tutte le altre coorti combinate (LB= 2,10 e UP= 2,20). Gli studiosi hanno affermato che i risultati che indicano l’ aumento dell’uso di marijuana rispetto agli anni precedenti vale in generale per tutte le coorti di nascita e solo per alcune specifiche fasce di età; per esempio per quelle di età più giovani (per i maschi la fascia di età più interessata è 20 -24 anni con un OR pari a 1,45, mentre per le femmine la fascia di età più interessata è 15 – 19 anni con un OR pari 1,74 ). Una importante scoperta della ricerca è che la distribuzione dell’uso di marijuana negli anni esaminati differisce da razza e etnia, in particolare per gi ispanici in cui, la prevalenza più alta di consumo della marijuana non si è rilevata negli anni del boom demografico come si osserva per la razza bianca o per gli afro americani ma negli anni che variano tra il 1985 e 1989 con un OR pari a 0.491. Gli autori concludono che per gli anni a venire è importante che le strategie e le politiche di prevenzione siano indirizzate ad evitare il consumo della sostanza così come è avvenuto negli anni del boom demografico. ■

Richard Miech, Stephen Koester, “Trends in U.S., past-year marijuana use from 1985 to 2009: An age–period–cohort analysis”: Drug and Alcohol Dependence 124 (2012) 259-267

Aumento demografico e consumo di marijuana, uno studio americano

Craig R. Cohen et al “Bacterial Vaginosis Associated with Increased Risk of Female-to-Male HIV-1 Transmission: A Prospective Cohort Analysis among African Couples” PLoS Med 9(6): e1001251. doi:10.1371/journal.pmed.1001251

MDMA, a rischio l’apprendimento cognitivo

L’MDMA (3,4-Metilendiossimetamfetamina), comunemente denominata ecstasy, è una droga psicostimolante molto popolare fra i giovani. In Europa il consumo di MDMA è diffuso elevato soprattutto tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni, con tassi molto elevati nel Regno Unito. Tale sostanza, che agisce principalmente

sul sistema nervoso centrale, è ritenuta altamente neurotossica portando ad una forte diminuzione della serotonina nel tessuto celebrale.Questo studio di coorte prospettico, condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Colonia, ha come obiettivo primario quello di valutare la relazione esistente tra l’inizio del consumo di MDMA e le conseguenti performance cognitive di 149 soggetti che, al momento della compilazione di un questionario e a seguito dell’intervista, non presentavano alcun disturbo fisico, neurologico o psichiatrico e non avevano mai assunto MDMA (o avevano assunto al massimo 5 compresse nella vita) ma che erano intenzionati a consumare la sostanza nel futuro.Degli iniziali 149 partecipanti, 109 (72 maschi e 37 femmine) hanno partecipato ad una seconda valutazione dopo 12 mesi. Durante questo periodo, solo 43 soggetti non hanno utilizzato nessun altra sostanza illecita a parte la cannabis e 23 soggetti hanno consumato più di 10 pillole di MDMA.Dall’analisi, volta ad esaminare la natura dei deficit cognitivi nei nuovi consumatori di ecstasy nel giro di un anno, è emerso dunque che esistono deficit significativi di apprendimento in test di associazione visiva nei consumatori di MDMA. I ricercatori sono dunque convinti che l’MDMA metta in serio pericolo l’apprendimento cognitivo, evidenziando il problema delle disfunzioni serotoninergiche nella regione dell’ippocampo come grave conseguenza dell’uso di MDMA. ■

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AGOSTO 2012 - VOLUME 3 NUMERO 08 11

Epidemiologia

Alcol al volante, la Germania conta le sue vittime

Lo studio condotto dalla Scuola Medica di Hannover in Germania ha preso in esame 37.635 soggetti coinvolti in incidenti stradali , nel periodo 1999-2010,

per valutare la connessione tra uso ed abuso di sostanze alcoliche e gravità degli incidenti. Più del 55% dei soggetti (20.741) è rimasto ferito, tra questi sono stati sottoposto ad etilometro l’8,5% circa (1.769) con riscontri positivi al test nel 46,5% dei casi (823) . Il campione dei testati era per il 62% di genere maschile ma è da evidenziare che la percentuale tra i positivi all’alcol test sale all’89% denotando un fenomeno più legato agli uomini che alle donne. I risultati più interessanti sono legati al tasso di mortalità e all’indice di gravità dei soggetti feriti (injury severity score - ISS); per quel che concerne la mortalità mediamente il 2,3% dei feriti è deceduto ma il tasso è il doppio (4,6%) nel caso di Blood Alcohol Concentrations (BAC) positivo ovvero maggiore/uguale 0,01g %. I feriti molti gravi, con punteggio ISS superiore a 40 erano mediamente il 2,5% ma la percentuale saliva a quasi il doppio, 4,7% tra i positivi al BAC, il fenomeno si riscontra in misura significativa anche nelle classi con punteggio 25-40 (0,7% vs 1,9% ), 16-24 (1,4 vs 3,4% ) e 9-15 (5,5% vs 9,5%) faceva ovviamente eccezione la fascia dei feriti più lievi, 1-8 (84,4% vs 73%) . Lo studio si è poi soffermato sulla velocità del mezzo condotto al momento dell’impatto e la correlazione con la positività al BAC, in tutti i casi ad eccezione delle motociclette si è riscontrato che i soggetti sotto gli effetti dell’alcol andavano più velocemente di quelli sobri. La ricerca presenta alcuni limiti, in particolare dovuti alla legislazione tedesca che in caso di non assenso del soggetto coinvolto nell’incidente deve ricorrere ad un’ordinanza giudiziale per effettuare il test, limitando quindi la portata e qualità dell’analisi. ■

Timo Stubig et Al, “Alcohol intoxication in road traffic accidents leads to higher impact speed difference, higher ISS and MAIS, and higher preclinical mortality”, Elsevier, article in press

Cannabis, alcol e tabacco spingono all’autolesionismo

L’autolesionismo comprende una vasta gamma di comportamenti, quelli più comuni sono: provocarsi lesioni tramite tagli, sbattere la testa e gli arti o

prendere dosi eccessivi di farmaci. Lo scopo dello studio è stato quello di analizzare quali fattori possono essere considerati come predittivi di tale comportamento, in particolare l’uso di sostanze stupefacenti. La ricerca è iniziata nel 1999 e ha incluso nel sondaggio giovani adulti che vivevano nel territorio australiano. Le le persone coinvolte sono state intervistate ogni quattro anni. Le prime nel periodo 1999-2002, le seconde nel periodo 2003-2006 e le terze nel periodo 2007-2010. La ricerca ha posto particolare attenzione ai soggetti con età compresa tra 20-24 anni e 40-44 anni, in quanto è stato possibile su questi target ottenere informazioni riguardo al consumo di sostanze illecite. Nell’ultimo periodo citato (2007-2010), il numero dei partecipanti è stato pari a 4160; la prevalenza di “autolesionismo nell’ultimo anno” tra coloro che hanno 20-24 anni risultava essere pari al 12,3%, mentre per quelli con età 40-44 anni è di 4,6%. Valutando invece, la prevalenza nel suo complesso, si è ottenuto un valore dell’8,2%. In particolare, dai risultati dell’analisi multivariata si è evidenziato che tra i vari fattori predittivi di autolesionismo ci sono: il consumo abituale di fumo, quello di marijuana e bere alcolici tanto da causare dipendenza. Gli autori concludono che i risultai di questo studio potrebbero essere considerati una valida guida per identificare tutte quelle persone a rischio di comportamento autolesionistico, attivando delle strategie di prevenzione mirate alla riduzione dei principali di fattori di pericolo per la popolazione. ■

Robert J. Tait, “Self-harm, Substance Use and Psychological Distress in the Australian General Population (1999-2010)” Addiction,2012

12 AGOSTO 2012 - VOLUME 3 NUMERO 08

www.droganews.itEpidemiologia

La diffusione dell’uso di cocaina rappresenta un problema rilevante negli Stati Uniti. Per la sua tossicità non esiste alcuna farmacoterapia approvata

dalla Food and Drug Administration e per questo viene correntemente trattata solo controllandone i sintomi, con una selezione di farmaci spesso difficile e controversa. Inoltre, è noto che la cocaina viene generalmente assunta insieme ad altre sostanze, prima fra tutte l’alcol. In base a queste premesse, un gruppo di studiosi statunitensi ha sviluppato un enzima, nello specifico una cocaina esterasi batterica (DM-CocE stabilizzata) che mantiene l’attività idrolitica dell’esterasi non modificata geneticamente, scindendo rapidamente la cocaina in metaboliti inattivi e prevenendone in questo modo la tossicità. Per promuovere il DM-CocE per l’uso clinico, i ricercatori

hanno esaminato se la sua attività veniva alterata o meno da alcune droghe spesso assunte insieme alla cocaina, come alcol, nicotina, morfina, fenciclidina, chetamina, metamfetamina, naltrexone, naloxone o midazolam.Dai risultati è emerso che nessuna delle sostanze esaminate in associazione alla cocaina hanno alterato l’idrolisi della cocaina indotta dal DM-CocE. Tuttavia, il diazepam, in concentrazioni molto elevate, ha rallentato significativamente questo processo. Il DM-CocE, dunque, non risulta avere significative interazioni con altre droghe, a eccezione del diazepam e, concludono gli autori dello studio, ciò è motivo di ulteriori studi sulla potenziale progressione dell’enzima DM-CocE verso l’uso clinico come farmacoterapia per la tossicità della cocaina. ■

R.L. Brima, K.R. Noona, J. Nicholsa, et al: “ Evaluation of the hydrolytic activity of a long-acting mutant bacterial cocaine in the presence of commonly co-administered drugs” Drug And Alcohol Dependence, December 2011, vol.119 – num.3, pp.224-228

L’efficacia dell’enzima DM-CocE contro la tossicità della cocaina

Lo studio, eseguito in Cile, ha analizzato una coorte di donne in gravidanza che mostravano segni abuso di alcol e ha seguito i bambini lungo un periodo di

8 anni per valutare le conseguenze dell’esposizione all’alcol in periodo prenatale. Sono state selezionate 101 donne che abusavano di alcol nel periodo successivo il concepimento (non meno di 4 drink per un minimo di 48gr. di alcol pro die) e un gruppo di controllo di 101 donne non bevitrici. Analogamente sono stati seguiti 101 bambini nati da donne alcol dipendenti (esposti all’alcol) e 101 bambini non esposti. I bambini, dopo una visita alla nascita sono stati monitorati semestralmente fino ai 3 anni e annualmente fino al compimento dell’ottavo anno. L’obiettivo è stato quello di valutare la correlazione tra abuso di alcol in gravidanza e anomalie alla nascita o sopravvenute. Al termine dello studio prospettico sono stati raccolti dati di 89 bambini esposti e 96 non esposti. Nonostante sia nota la correlazione tra consumo di alcol

e sindrome acolico fetale (con basso peso alla nascita, dismorfie facciali, danni al sistema nervoso centrale), lo studio ha dimostrato che se alla nascita il 44% dei bambini esposti presentava almeno un’anomalia contro il 13,6% dei non esposti, la percentuale saliva all’80% alla fine del periodo di analisi mostrando altamente frequenti anomalie del sistema nervoso centrale quali difficoltà di linguaggio, deficit di attenzione, disturbi nel comportamento. I danni del sistema nervoso centrale quindi sono apparsi particolarmente correlati con l’esposizione prenatale all’alcol e riscontrabili anche nei bambini che alla nascita non mostravano la sintomatologia della sindrome alcolico fetale. Vista la rilevanza del problema secondo I ricercatori appare necessario approfondire gli studi anche analizzando l’outcome sui figli di mamme che abusano di alcol unito a quello legato al consumo di sostanze stupefacenti. ■

Devon Kuehn, Sofı´a Aros, et al: “A Prospective Cohort Study of the Prevalence of Growth, Facial, and Central Nervous System Abnormalities in Children with Heavy Prenatal Alcohol Exposure”. Alcholism:clinical&experimental research,2012

L’ alcol in gravidanza danneggia la crescita dei bambini

Farmacologia e Tossicologia

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AGOSTO 2012 - VOLUME 3 NUMERO 08 13

Farmacologia e Tossicologia

Il binge drinking è una modalità di assunzione dell’alcol molto comune tra i giovani, in particolare

adolescenti e giovani adulti, e viene identificato con l’assunzione di almeno cinque unità di alcol in una singola occasione. I binge drinkers sono particolarmente suscettibili ai danni cerebrali, dovuti a processi infiammatori che causano conseguenze neurocomportamentali di lunga durata, danni aggravati soprattutto quando l’alcol viene assunto in combinazione con altre sostanze, in particolare l’MDMA (meglio noto come ecstasy).Una ricerca di laboratorio realizzata in Spagna ha valutato le conseguenze comportamentali del binge drinking, sia nei casi di assunzione di alcol da solo che in combinazione con

l’MDMA. Gli autori dello studio hanno inoltre approfondito gli effetti del consumo combinato di queste due sostanze sulla neuroinfiammazione. Per lo studio sono stati utilizzati topi adolescenti ai quali sono stati somministrati MDMA ed etanolo da soli e in combinazione. Gli animali sono stati monitorati su vari parametri quali corporea, attività locomotoria, coordinazione motoria, senso di ansia e comportamento disperato, valutati 48, 72 ore e sette giorni dopo la somministrazione.Dai risultati è emerso che l’ipertermia osservata nei topi trattati con MDMA è stata abolita dalla pre-esposizione all’etanolo. I topi trattati con MDMA ed etanolo hanno mostrato una minore attività locomotoria mentre quelli che hanno assunto solo

etanolo hanno evidenziato un indebolimento della coordinazione motoria e un accresciuto comportamento di disperazione (sintomo depressivo). L’ansia è comparsa solo negli esemplari trattati con entrambe le sostanze. Al contrario, la neuroinfiammazione è stata riscontrata maggiormente negli esemplari trattati solo con MDMA. L’assunzione combinata da parte degli adolescenti di etanolo ed MDMA, concludono i ricercatori, aumenta dunque i cambiamenti neurocomportamentali indotti dall’assunzione di ognuna di questa sostanze singolarmente e dimostrano che, concludono gli autori, gli effetti sul comportamento possono persistere per lunghi periodi. ■

C. Ros-Simó, J. Ruiz-Medina, O. Valverde, Behavioural and neuroinflammatory effects of the combination of binge ethanol and MDMA in mice, Psychopharmacology, published online December 6, 2011

Adolescenti: alcol assunto insieme all’ecstasy provoca effetti neurocomportamentali di lungo periodo

La caffeina viene spesso considerata come un mezzo per smaltire la sbornia e i bevitori utilizzano la caffeina proprio con lo scopo di attenuare l’intossicazione da alcol. La combinazione di bevande alcoliche e caffeina è stata quindi associata con il rischio di disturbi correlati al consumo di alcol.

Date queste premesse, un team di ricercatori britannici ha voluto esaminare gli effetti combinati dell’alcol e della caffeina sul controllo del comportamento relativo all’assunzione di alcol e sulla percezione dell’intossicazione in consumatori di piccole dosi di caffeina e che non assumevano alcol da dodici ore. I 28 partecipanti, divisi al 50% tra uomini e donne di età compresa tra i 18 e i 40 anni, hanno completato quattro sessioni in cui hanno consumato, in ordine casuale, una bevanda placebo, una bevanda alcolica, una a base di caffeina e una che conteneva sia alcol che caffeina. Hanno quindi risposto a domande relative all’umore, alla percezione dell’intossicazione, allo stato di ansia e al desiderio di alcol prima e dopo una batteria di esercizi comprendenti misure di controllo del comportamento e tempi di reazione a stimoli vari. E’ emerso che la caffeina ha attenuato i deficit correlati al consumo di alcol nelle perfomance in cui bisognava fermarsi in un momento preciso mentre non ha prodotto effetti sui deficit nelle perfomance in test di inibizione e controllo degli impulsi. La caffeina inoltre sembrerebbe non aver influenzato cambiamenti assoluti nella percezione dell’intossicazione ma si pensa che potrebbe aver cambiato la natura dell’intossicazione con aumenti nella stimolazione.La caffeina, osservano dunque i clinici, sembra provocare un mix di effetti sull’intossicazione da alcol che variano in base all’attività svolta e, attraverso un effetto di potenziamento della stimolazione la percezione dell’intossicazione, le bevande contenenti alcol e caffeina indurrebbero i bevitori a consumare alcol più a lungo. ■

A.S. Attwood, P.J. Rogers, A.F. Ataya, S. Adams, M.R. Munafò, Effects of caffeine on alcohol-related changes in behavioural control and perceived intoxication in light caffeine consumers, Psychopharmacology, published online December 17, 2011

Alcol: la caffeina non aiuta a smaltire la sbornia

14 AGOSTO 2012 - VOLUME 3 NUMERO 08

www.droganews.itFarmacologia e Tossicologia

Neuroscienze

Il pesante consumo di alcol in gioventù è un fattore di rischio per lo sviluppo di seri disturbi legati all’uso di alcol in età adulta. La ricerca ha mostrato che le

differenze individuali nelle risposte soggettive all’alcol possono influenzare la vulnerabilità degli individui allo sviluppo dell’alcolismo. Studi di comparazione tra le risposta soggettiva e quella oggettiva all’alcol tra bevitori leggeri e pesanti, tuttavia, non hanno ancora chiarito le risposte neurali all’alcol in questi gruppi non sono state caratterizzate. I ricercatori dell’Hatfield Clinical Research Center di Bethesda hanno realizzato uno studio comparando le immagini della risonanza magnetica e le risposte soggettive alla somministrazione endovenosa di etanolo al 6%, su un campione di 28 uomini: 14 forti bevitori (consumatori di un minimo di 20 e un massimo di 40 bevande alcoliche a settimana) e 14 bevitori leggeri (consumatori da 1 a 14 bevande alcoliche a settimana). Durante la scansione fMRI

del cervello, sono stati proposti stimoli emozionali per misurare come le emozioni modulino gli effetti dell’alcol sul circuito della ricompensa in specifiche aree cerebrali. E’ stato riscontrato che, a concentrazioni equivalenti di alcol nel sangue, i forti bevitori hanno riportato effetti soggettivi inferiori rispetto ai bevitori leggeri. L’alcol ha attivato significativamente il nucleus accumbens di questi ultimi ma non dei forti bevitori. Lo studio mostra dunque che i forti bevitori non solo hanno una ridotta percezione soggettiva degli effetti dell’alcol ma mostrano anche una attenuata risposta all’alcol nel sistema della ricompensa. I risultati, concludono dunque gli autori, indicano che la ridotta risposta soggettiva e neurale all’alcol nei forti bevitori potrebbe essere indicativa sia dello sviluppo della tolleranza all’alcol che di una pre-esistente diminuita sensibilità agli effetti dell’alcol, inducendo a berne grandi quantità per raggiungere gli effetti ricercati. ■

J.M. Gilman, V.A. Ramchandani, T. Crouss, D.W. Hommer, Subjective and Neural Responses to Intravenous Alcohol in Young Adults with Light and Heavy Drinking Patterns, Neuropsychopharmachology, 2012, vol. 37, pp.467-477

Alcol: il forte consumo riduce la percezione degli effetti ed espone al rischio di alcolismo

L’aminoacido N-acetilcisteina (NAC) sembra ristabilire le disfunzioni associate all’assunzione di cocaina nella trasmissione del glutammato (Glu). L’Universita’ di Amsterdam ha da poco pubblicato i risultati ottenuti da uno studio con Spettroscopia di Risonanza Magnetica (1H-MRS) dopo somministrazione dell’aminoacido NAC

in soggetti dipendenti dalla cocaina. I ricercatori hanno investigato i cambiamenti del neurotrasmettitore Glu nella corteccia cingolata anteriore dorsale (dACC) dopo una singoladose di NAC in un gruppo di 8 cocainomani e 14 soggetti di controllo non assuntori. Il protocollo di studio, randomizzato e cross-over, ha previsto 2 sessioni di studio per ciascun partecipante: una in cui non veniva somministrato alcun componente e l’altra con somministrazione di 2400 mg di NAC. Poiche’ alti valori di Glu si associano a una forte impulsivita’, per misurare la correlazione tra impulsivita’ e livello di Glu nella dACC sono inoltre stati considerati i punteggi al test Barratt Impulsiveness Scale. I risultati mostrano che nei cocainomani i livelli di Glu, e di conseguenza il grado di impulsivita’, sono risultati ridotti solo dopo la somministrazione di NAC. Il NAC, riducendo i livelli di Glu aumentati dal consumo di cocaina, sembrerebbe dunque in grado di ridurre il desiderio della droga. Gli effetti benefici del NAC sulla normalizzazione del Glu nella dipendenza da cocaina si riflettono pertanto anche sulla riduzione della vulnerabilità alle recidive nei tossicodipendenti. Ciò potrebbe costituire un meccanismo farmacologico completamente nuovo per il trattamento della dipendenza da cocaina e forse anche di altre dipendenze. ■

Lianne Schmaal, Dick J Veltman, et al : “Cocaine-Dependent Patients: A Randomized Crossover Magnetic Resonance Spectroscopy Study.” Neuropsychopharmacology (2012)

N-acetilcisteina: un aminoacido contro la dipendenza da cocaina

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AGOSTO 2012 - VOLUME 3 NUMERO 08 15

Neuroscienze

L’esposizione cronica all’alcol accompagnata da frequenti periodi di astinenza, causa profonde alterazioni nel sistema di gratificazione cerebrale e marcati cambiamenti nei meccanismi di rinforzo e negli stati motivazionali dell’individuo. Tra le strutture cerebrali, il nucleo accumbens (NAc) rappresenta un’area

particolarmente coinvolta nei fenomeni neuro-adattivi indotti dalla ricerca compulsiva di alcol, poiché si delinea come la più importante componente del sistema di gratificazione cerebrale. Alcuni ricercatori americani hanno analizzato i risultati ottenuti da recenti studi sul ruolo del NAc nel mediare gli effetti comportamentali dell’alcol, dimostrando come l’esposizione acuta e cronica all’etanolo altera le proprietà di conduzione elettrica delle membrane plasmatiche nel sistema di gratificazione cerebrale. In sintesi, l’alcol produce nel NAc una disregolazione della trasmissione pre e post-sinaptica dei neurotrasmettitori glutammato e GABA. Queste anomalie rappresentano dei fenomeni di neuro-adattamento cerebrale a lungo termine, molto probabilmente causa delle frequenti ricadute e del craving riscontrati negli alcolisti. Sebbene i meccanismi coinvolti negli effetti a breve termine dell’alcol siano già stati descritti, i cambiamenti neuro-adattivi a lungo termine nel NAc durante il consumo cronico di alcol non sono ancora del tutto chiari. Proprio questi fenomeni neuro-adattivi sembrano contribuire alla suscettibilità dell’alcolista al craving e alla conseguente ricerca di nuova sostanza. Studi mirati sul coinvolgimento delle diverse regioni del NAc nell’alcol-dipendenza sarebbero necessari per meglio comprendere i fenomeni di neuro-adattamento cerebrale e per lo sviluppo di componenti farmacologiche efficaci a ridurre il comportamento assuntivo di alcol e le ricadute, anche dopo lunghi periodi di astinenza. ■

Il nucleo accunbens a rischio per colpa dell’ alcol

Vincent N. Marty, Igor Spigelman:” Effects of alcohol on the membrane excitability and synaptic transmission of medium spiny neurons in the nucleus accumbens” Alcohol 46 (2012)

Gli stimoli in grado di evocare il craving nei tossicodipendenti rappresentano un fattore di rischio nel favorire l’impulso a nuova assunzione di droga. Per questo motivo, diversi studi di neuroimmagine hanno utilizzato dei paradigmi cognitivi con stimoli in grado di evocare il craving, per studiare i correlati neuronali del cervello

di persone che assumono droga. Un recente studio cinese ha condotto una ricerca su 44 individui dipendenti da eroina (in astinenza da poco tempo) e 20 soggetti di controllo non assuntori. È stato utilizzato un paradigma con costrutto “evento-relato” durante una scansione di risonanza magnetica funzionale (fMRI) ed analisi della variazione del segnale BOLD durante la visione di stimoli droga-relati. I risultati hanno riportato, nei soggetti eroinomani, un significativo aumento del craving dopo la visione degli stimoli evocativi. Il diretto confronto tra i due gruppi mostra che l’attivazione cerebrale durante la visione di stimoli legati all’uso di eroina (24 immagini di preparazione e iniezione della sostanza), rispetto alla visione di stimoli neutri (immagini di oggetti d’uso comune), era significativamente maggiore negli eroinomani in aree come il nucleo accumbens bilaterale (NAc), il caudato, il putamen, l’amigdala, l’ippocampo/paraippocampo, la corteccia cingolata media, la corteccia prefrontale dorso laterale (DLPFC), la corteccia orbito frontale (OFC), il giro frontale medio (MeFG), il tronco encefalico, il talamo, la corteccia cingolata anteriore sinistra (ACC), la corteccia cingolata posteriore (PCC) e il giro sub-callosale. La durata dell’astinenza è risultata inoltre correlare positivamente con l’attivazione cerebrale nel nucleo caudato sinistro e nel giro paraippocampale destro. In conclusione, l’utilizzo di paradigmi con stimoli evocativi per l’uso di eroina aumentano significativamente la risposta neurale nel sistema dopaminergico mesolimbico (DA) e nella corteccia prefrontale (PFC), inducendo un aumento del craving nei soggetti eroinomani da poco astinenti. I risultati dello studio sottolineano quindi l’alta vulnerabilità di questi individui alle ricadute, durante periodi di astinenza troppo brevi, con elevata possibilità di nuova assunzione di eroina per il craving scatenato da stimoli ambientali. ■

Qiang Li, Yarong Wang, Yi Zhang, Wei Li, et al:”Craving correlates with mesolimbic responses to heroin-related cues in short-term abstinence from heroin: an event-related fMRI study”, Brain Research, June 2012

Astinenza da eroina: alto rischio di ricadute a causa del craving

16 AGOSTO 2012 - VOLUME 3 NUMERO 08

www.droganews.itNeuroscienze

La nicotina ha un devastante impatto sullo sviluppo del cervello durante la gestazione poiché attraversa facilmente la barriera ematoencefalica del feto attraverso la placenta.Nel nascituro si manifestano i sintomi di astinenza già alla nascita, con un aumento dei segnali di stress a

causa di una disregolazione nel sistema ormonale ipotalamo-ipofisi-surrenale. Il fumo durante la gestazione altera la via di controllo omeostatico nel cervello del feto, alterando l’espressione di alcuni geni (NPY e POMC) regolatori dell’appetito, a livello del nucleo arcuato nell’ipotalamo. A tale livello, la nicotina agisce su un importante ormone che ha un ruolo nella regolazione dell’appetito e del metabolismo, la leptina. La leptina favorisce lo sviluppo dei neuroni e delle connessioni neurali tra i nuclei ipotalamici ed è quindi coinvolta nella regolazione dell’appetito nei primi mesi di vita. Nei neonati con esposizione prenatale alla nicotina è stata riscontrata una riduzione della concentrazione plasmatica di leptina. Questo stato potrebbe portare ad un’aumentata produzione di catecolamine con lipolisi e perdita di peso nel nascituro. La ridotta produzione di leptina potrebbe interrompere lo sviluppo dei neuroni responsabili del controllo omeostatico. Il bambino potrebbe manifestare in età adulta deficit del comportamento alimentare. Si ipotizza infatti che i bambini con esposizione prenatale alla nicotina sviluppino un alterato sistema di gratificazione e deficit del controllo dell’energia omeostatica, con preferenza per cibi spazzatura e predisposizione all’obesità in età adulta. L’esposizione prenatale alla nicotina e ‘stata spesso associata a problemi comportamentali di tipo sociale, come l’iperattività e i deficit d’attenzione.Nuove ipotesi suggeriscono che i cambiamenti indotti dal fumo nel sistema di gratificazione cerebrale già a livello prenatale, possono predisporre il nascituro allo sviluppo di problemi nel comportamento alimentare. ■

Hui Chen, Sonia Saad,Shaun L. Sandow, Paul P. Bertrand Cigarette Smoking and Brain Regulation of Energy Homeostasis. Front Pharmacol. 2012; 3: 147. doi: 10.3389/fphar.2012.00147

Esposizione prenatale alla nicotina, problemi alimentari ed obesità

Sono questi i risultati a cui sono giunti alcuni ricercatori dell’Università della California (San Diego, USA) in uno studio che ha coinvolto 63

consumatori cronici di metamfetamina (MA) e 47 soggetti di controllo non consumatori. Tutti i partecipanti sono stati sottoposti a test per la valutazione delle abilità neurocognitive e dello stato di salute (fisica e mentale). Sono stati considerati solo gli individui senza patologie neurologiche, infezione da HIV o patologie che potessero introdurre variabili confondenti nel confronto tra i 2

gruppi. Le analisi di regressione hanno dimostrato che i soggetti dipendenti da MA manifestano importanti deficit nel funzionamento neurocognitivo globale correlato ad un significativo e definito status di disoccupazione. In particolare, la condizione di disoccupazione è risultata collegata alla assunzione intravenosa della droga. Le alterazioni delle funzioni cognitive causate dalla MA coinvolgono le funzioni esecutive, l’apprendimento, la fluenza verbale e la memoria di lavoro. Queste funzioni, poiché danneggiate, non permettono al consumatore di MA di conseguire e mantenere il posto di lavoro, in quanto vengono compromesse le abilità mentali necessarie all’apprendimento, alla memorizzazione e alla capacità decisionale. I risultati dello studio indicano, infatti, che i deficit neurocognitivi derivanti dall’uso di MA giocano un ruolo significativo nell’alto tasso di disoccupazione delle persone che fanno uso cronico della droga, sottolineando la necessità di programmi riabilitativi specifici per le abilità cognitive alterate e piani di supporto per il mantenimento del posto di lavoro. ■

Erica Weber, Kaitlin Blackstone et al: ” Neurocognitive deficits are associated with unemployment in chronic methamphetamine users” Drug and Alcohol Dependence, 2012

Consumo di metamfetamine e perdita del lavoro, colpa dei deficit cognitivi

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AGOSTO 2012 - VOLUME 3 NUMERO 08 17

Prevenzione

Alcol: divieti di consumo nei luoghi pubblici e incidenti stradali. Uno studio australiano

A. Pennay, R. Room, Prohibiting public drinking in urban public spaces: A review of the evidence, Drugs: education, prevention and policy, April 2012, vol.19-issue 2, pp.91-101

I divieti di consumo di alcol nei luoghi pubblici sono molto diffusi nei paesi anglofoni. Una ricerca effettuata presso il Centre for Alcohol Policy Research di Melbourne (Australia) ha analizzato

le valutazioni sociali dei divieti di consumare alcolici per strada, aggiungendo con una panoramica per comprendere l’efficacia di queste leggi nel ridurre gli incidenti alcol-correlati e nel portare benefici alla comunità.Per lo studio sono state effettuate 16 valutazioni in 13 differenti località, del Regno Unito, dell’Australia e della Nuova Zelanda, e sono state individuate nove aree tematiche sulle quali è stata fatta l’analisi. Dai risultati è emerso che i divieti di bere per strada spesso impattano negativamente sui gruppi marginalizzati, come i senzatetto, provocano sbilanciamenti. Se però applicati in mondo coerente i divieti, migliorano la percezione di sicurezza e accrescono la percezione di vivere in un ambiente confortevole quando sono sostenuti anche dalle forze dell’ordine, dai negozianti e possono essere di supporto alle persone più anziane. Lo studio evidenzia che non è ancora del tutto chiaro se questi divieti riducano effettivamente il consumo di alcol in pubblico e gli incidenti alcol correlati. Tuttavia, concludono gli autori, sono necessarie valutazioni più rigorose sia sull’efficacia che sull’impatto di questi divieti che continuano a proliferare in Australia e in altri paesi occidentali. ■

Brian J. Piper, Ph.D.,1 & Selena M. Corbett, Executive Function Profile in the Offspring of Women That Smoked During Pregnancy, Nicotine and Tobacco Research, First published online: October 29, 2011

Fumo: più neonati morti e figli con deficit di attenzione per le fumatrici

Le conseguenze avverse del fumo di sigarette sull’andamento della gravidanza e sulla salute dei neonati sono ben note così come gli aumenti, causati dall’esposizione alla nicotina, del rischio di nascite di bambini morti, sottopeso o con circonferenza cranica ridotta e di sindrome della morte improvvisa. Di contro, si sa relativamente

poco degli effetti di lungo termine della nicotina sulla funzione neurocomportamentale e sulla possibilità che i figli di donne che hanno fumato in gravidanza siano affetti dal deficit di attenzione e dal disturbo di iperattività.Due studiosi statunitensi hanno quindi realizzato una ricerca, su un campione di 357 madri di figli di età compresa tra i 5 e i 18 anni, per comprendere se la prole di madri fumatrici mostri anomalie nelle valutazioni materne della funzione esecutiva, nella prevalenza di deficit dell’attenzione e disturbo di iperattività e nelle perfomance scolastiche. Le partecipanti alla ricerca hanno compilato il questionario Behavioral Rating Inventory of Executive Function (BRIEF), somministrato per via informatica, fornendo informazioni riguardo alle loro abitudini di fumo durante la gravidanza e una valutazione relativa alle funzioni neurocomportamentali e alle perfomance scolastiche dei loro figli.Dall’analisi dei dati raccolti, è emerso che le donne che hanno fumato durante la gravidanza risultano essere più povere, meno istruite, più giovani e con maggiori probabilità di consumare droghe così come di partorire prematuramente. I disturbi di iperattività e il deficit d’attenzione sono risultati più frequenti nei figli di donne che fumavano almeno dieci sigarette. I bambini esposti alla nicotina hanno inoltre mostrato il doppio delle probabilità di avere peggiori perfomance in matematica e lettura rispetto ai loro coetanei non esposti. Risultati scolastici indipendenti dal livello di studio delle madri. ■

18 AGOSTO 2012 - VOLUME 3 NUMERO 08

www.droganews.itPrevenzione

In Australia, come nella maggior parte dei paesi occidentali, l’alcol è ampiamente consumato e l’82,9% della popolazione, dai 14 anni in su, ha consumato

almeno un drink alcolico negli ultimi 12 mesi. Pochi giovani tra i 14 e i 29 anni bevono quanto persone più grandi, ciononostante il picco relativo ai rischi di breve durata si registra tra i 18 e i 19 anni, più tra le ragazze (46%) che tra i ragazzi (43,7%).Uno studio pilota, effettuato presso alcuni istituti superiori di Vittoria, ha tentato di chiarire quali benefici si possano ottenere, nell’ambito della prevenzione dell’uso di alcol e droghe, attraverso interventi di riduzione del rischio. La ricerca ha coinvolto una coorte di 225 studenti inseriti in tre interventi effettuati in altrettante scuole superiori e 93 studenti inseriti in un intervento di controllo. Ai ragazzi dei gruppi di intervento, è stato proposto un programma di

educazione contro le droghe realizzato in classe, basato sull’evidenza dell’efficacia pratica e pensato per ridurre il rischio di consumo di alcol e altre droghe. Gli studenti del gruppo di controllo hanno invece ricevuto le nozioni di educazione contro le droghe previste dai programmi scolastici. Gli studenti inseriti nei programmi di intervento sono risultati meglio informati riguardo ai quesiti relativi all’uso di droga, più comunicativi con i proprio genitori riguardo all’alcol. Inoltre, questi ragazzi bevono e si ubriacano meno e hanno meno disturbi legati all’alcol sebbene non siano meno esposti al rischio di bere.I risultati della ricerca, osservano gli autori, sono coerenti con altri che hanno dimostrato come l’educazione scolastica volta alla riduzione del danno possa essere efficace nel ridurre il consumo di alcol e droghe, il rischio e i danni correlati a quest’ultimo. ■

R. Midford, H. Cahill, R. Ramsden et al., Alcohol prevention: What can be expected of a harm reduction focused school drug education programme?, Drugs: education, prevention and policy, April 2012, vol.19-issue2, pp.102-110

Alcol e droghe: in Australia, programmi d’informazione mirati agli studenti per ridurre il rischio

S econdo la Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health statunitense, gli obiettivi della prevenzione dell’HIV andrebbero definiti meglio e gli operatori del settore dovrebbero disporre di più analisi e essere messi in condizione di comprendere meglio l’interrelazione tra i comportamenti a rischio, l’accesso al trattamento e il

successo di quest’ultimo per quanti hanno contratto il virus.Il National Institutes of Health ha recentemente riportato un importante passo avanti nella lotta all’HIV grazie al trattamento dei malati di HIV con la terapia antiretrovirale, cosiddetta “terapia come prevenzione”, che potrebbe ridurre fino al 96% il rischio di trasmissione del virus ai partner eterosessuali. I ricercatori della Johns Hopkins hanno evidenziato tuttavia il ruolo critico che i comportamenti a rischio hanno nel determinare, in ultima analisi, l’impatto del trattamento utilizzato a scopo preventivo e hanno identificato tre gruppi di individui all’interno della popolazione considerata a rischio: coloro che non sanno di essere sieropositivi, coloro che sanno di esserlo e non hanno comportamenti a rischio e coloro che pur sapendolo mantengono comportamenti a rischio. Per ciascuno di questi gruppi, i ricercatori hanno individuato l’approccio migliore: test e avvicinamento alla cura, trattamento come prevenzione e/o trattamento come assistenza clinica. L’impatto che il trattamento come prevenzione potrebbe avere sulla diffusione dell’HIV dipende infatti da quanto questo approccio sia adatto a ciascuno di questi tre gruppi. Il contesto descritto, sottolineano gli autori dello studio, aiuta dunque ad avvicinarsi alla prevenzione complementare nella quale gli interventi migliori sono orientati in base agli specifici bisogni clinici dei pazienti e alla necessità di salute pubblica di evitare nuove infezioni. La prevenzione dell’HIV necessita dunque, concludono i ricercatori, di un approccio sinergico che non sia semplicemente la somma di diversi interventi. ■

D.R. Holtgrave, C. Maulsby, L. Wehrmeyer, H.I. Hall, Behavioral Factors in Assessing Impact of HIV Treatment as Prevention, Aids and Behavior, 2012, vol.16-n.5, pp.1085-1091

HIV: considerare l’intera gamma dei comportamenti a rischio, un efficace approccio preventivo

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AGOSTO 2012 - VOLUME 3 NUMERO 08 19

Prevenzione

Donne e droga: programmi educativi complementari fermano l’uso per perdere peso

A.R. Lindsay, C.S. Warren, S.C. Velasquez, M. Lu, A gender-specific approach to improving substance abuse treatment for women: The Healthy Steps to Freedom program, Journal Of Substance Abuse Treatment, article in press

L’uso di droghe da parte delle donne è sempre più diffuso come ausilio per perdere peso. Per questo, gli esperti del settore ritengono sempre più importante che i programmi di trattamento dell’uso di sostanze e della dipendenza comprendano anche aspetti come l’immagine del corpo, il peso, i disturbi alimentari e le conoscenze relative

alla salute. Uno studio realizzato presso l’Università del Nevada ha testato l’efficacia di un percorso supplementare, orientato alla salute e alla cura dell’immagine del corpo che riporta le preoccupazioni di queste ultime a proposito del peso, proposto a un gruppo di donne in trattamento per uso di sostanze, chiamato Healthy Steps to Freedom (HSF). Allo studio hanno partecipato 124 donne, selezionate presso le strutture di trattamento del Nevada del Sud, che hanno risposto a domande riguardo l’uso di sostanze, l’insoddisfazione per il proprio corpo, i disturbi dell’alimentazione, l’introiezione dell’immagine ideale e le conoscenze e i relativi comportamenti relativi alla salute, prima e dopo la partecipazione a un programma HSF di dodici settimane. I risultati hanno rivelato che l’introiezione dell’immagine ideale, l’insoddisfazione riguardo al proprio corpo e i sintomi causati dai disturbi alimentari sono significativamente diminuiti in seguito alla partecipazione al programma HSF, a fronte di un aumento delle conoscenze e dei conseguenti comportamenti di salvaguardia della salute. Questi risultati suggeriscono, osservano gli autori, che l’inclusione dei programmi HSF nei percorsi di trattamento dell’uso di sostanze migliora i problemi relativi al peso nelle donne in trattamento. L’HSF, concludono i ricercatori, non è un programma per la perdita di peso ma per l’educazione delle donne a perseguire stili di vita più sani e obiettivi di peso più realistici. ■

Strategie e Management

Commissione Europea - http://ec.europa.eu

IV Giornata Europea della Sicurezza Stradale: obiettivo dimezzare le vittime entro il 2020

In occasione della Quarta Giornata Europea della sicurezza stradale, in calendario la scorsa settimana, l’Unione Europea ha pubblicato i numeri di un fenomeno che continua a destare grande preoccupazio-

ne in tutto il vecchio continente. Nel 2010 quasi il 20% dei decessi per incidente stradale ha riguardato ragazzi di età tra i 18 e i 25 anni (fascia d’età che risulta esser doppiamente esposta al rischio). 31.000 incidenti stradali mortali hanno coinvolto giovani di età inferiore ai 25 anni: l’80% erano uomini e il 20% donne; nel 40% degli incidenti mortali era coin-volto un giovane alla guida; il 25% dei conducenti morti erano giovani: l’81% uomini e il 19% donne. Sempre nel 2010 nel nostro paese sono stati registrati 211.404 incidenti stradali con lesioni a persone. Il numero

dei morti è stato pari a 4.090, quello dei feriti ammonta a 302.735. Rispetto al 2009, si riscontra una leggera diminu-zione del numero degli incidenti (-1,9%) e dei feriti (-1,5%) e un calo più consistente del numero dei morti (-3,5%). Da Bruxelles è stato dunque stabilito di dedicare l’edizione 2012, tenutasi lo scorso 25 luglio a Nicosia, proprio sui giova-ni. Preoccupanti le parole di Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione Europea e Responsabile per i Trasporti, per cui la perdita di giovani vite sulle strade europee è una tragedia di proporzioni catastrofiche. Per raggiungere l’obiettivo della riduzione del 50% dei morti per incidenti stradali in Europa entro il 2020, è necessario coinvolgere attivamente i giovani. Da Londra, ad Atene, da Madrid Bucarest le giovani generazioni devono essere incoraggiati a contribuire alla sicurezza stradale, ad esempio scambiando le proprie idee sulle soluzioni per il futuro. ■

20 AGOSTO 2012 - VOLUME 3 NUMERO 08

www.droganews.itStrategie e Management

L’Unione Europea pensa alle misure di sicurezza contro la vita notturna

EMCDDA - www.emcdda.europa.eu

Prima della pausa estiva l’European Monitoring Centre For Drugs and Drug Addiction di Lisbona ha pubblicato un nuovo documento dedicato alla prevenzione ed alla

riduzione dei rischi sanitari e sociali connessi con l’uso di alcol e droga negli ambienti ricreativi. Come dimostrano sia nel Piano d’Azione UE 2009-2012 contro le droghe che nelle ulteriori iniziative promosse da Bruxelles, l’Unione Europea sta rispondendo efficacemente al fenomeno della diffusione delle sostanze psicotrope nei luoghi di aggregazione e vita notturna del vecchio continente. Tutti gli studi sul fenomeno confermano che il consumo delle sostanze d’abuso nei luoghi di divertimento, comportano un’ampia serie di problematiche sociosanitari [le più ricorrenti sono: l’esser colti da malore, l’infortunio -sia intenzionale, che non-; il comportamento aggressivo o violento; il sesso non protetto -o/e non voluto-; la guida in stato psicofisico alterato]. Sulla base di questi elementi l’EMCDDA evidenzia nel suo rapporto, la necessità di predisporre un mix d’interventi in cui l’approccio bilanciato, la prevenzione (soprattutto precoce) e la repressione siano efficacemente programmati ed attivati. Ulteriore elemento proposto per la discussione è la creazione di un network tra le strutture potenzialmente interessate al fenomeno (come ad esempio, gli enti territoriali, le forze dell’ordine e le autorità sanitarie). A tal proposito, per migliorare la diffusione e l’attuazione d’interventi evidence-based a favore di “ambienti di vita notturna più sicuri” la Commissione Europea ha finanziato un The Healthy Nightlife Toolbox un progetto a carattere informativo per supportare i responsabili politici e sanitari, i gestori dei locali, gli operatori di prevenzione ad nell’individuazione e nell’attuazione rapida delle risposte più efficaci al problema. ■

RIA Novisti - http://en.rian.ru

La Russia mette sotto osservazione consumi, normative e pubblicità sull’alcol

Il consumo di bevande alcoliche è un grave problema sociale e sanitario che investe tutti i paesi europei, anche quelli non afferenti all’Unione. Il vecchio continente è la regione con la più grande percentuale di bevitori del mondo, con i più alti livelli di consumo di alcol pro capite e con il più alto tasso di danni alcolcorrelati. Le autorità

sanitarie dell’UE stimano che il consumo problematico sia la causa di quasi l’8% di tutti i problemi di salute e dei decessi, anche precoci (fra le conseguenze figurano: un elevato numero di incidenti mortali, un vasto impatto sociale sotto forma di violenza, teppismo, criminalità, problemi familiari, emarginazione sociale e una bassa produttività lavorativa). Ad aggiornare la portata del fenomeno arriva oggi una infografica di carattere interattivo proposta dalla RIA Novosti, l’agenzia d’informazione russa che si occupa del consumo, delle restrizioni e la pubblicità dell’alcol in Europa. Questa iniziativa, che si basa sui dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e della Direzione Generale Salute e Consumatori della Commissione Europea, fa un quadro aggiornato della situazione. Dal report si evince come le nazioni più ad est abbiano le percentuali di “consumo-procapite-annuo” più elevate (ad esempio: Moldova 18,2 litri, Repubblica ceca 16,5 litri, Ungheria 16,3 litri, Russia 15,8 litri). Rilevanti e d’interesse per le politiche in materia, sono i dati circa le restrizioni sul consumo di alcolici e superalcolici: a parte Albania e Armenia dove non c’è regolamentazione, in tutti gli altri la soglia per acquistare alcolici è di 18 anni. Ultimo elemento di analisi è la legislazione delle attività di promozione e pubblicità sui media: proibita in Scandinavia, Francia, Spagna, Polonia, Svizzera, Austria e Russia; attivata e moderata in Italia, Germania, Olanda, Portogallo, Regno Unito; assente in Repubblica Ceca, Albania, Bosnia, Grecia. ■

www.droganews.it

AGOSTO 2012 - VOLUME 3 NUMERO 08 21

Strategie e Management

Government of Ireland - www.gov.ie

Irlanda: al via nuove politiche contro gli alcolici

Per primo è stato il governo inglese, a seguire pochi mesi fa quello scozzese, oggi è il primo ministro irlandese a dichiarare guerra all’abuso di alcol. I

dati disponibili parlano di un consumo problematico in costante aumento, un fattore che ha provocato un fervente dibattito pubblico e serio allarme (per una serie di evidenti ripercussioni socio-economiche) negli ambienti politici e sanitari. Difatti, dalle ultime evidenze epidemiologiche effettuate nel paese, emerge che l’alcolismo incida pesantemente sul bilancio annuale della sanità pubblica per quasi un miliardo di euro. Anche la ricerca condotta dal Suicide “Support and Information System” nel 2011 non lascia spazio all’ottimismo, difatti quasi 80% delle persone decedute per suicidio erano di forti bevitori. Sulla base di questi elementi le autorità hanno dunque varato un pacchetto riforme che renderà sempre più costoso e complicato alzare il gomito. Il primo passo è stato la predisposizione di nuove guidelines propedeutiche ad una più chiara etichettatura sulle bottiglie circa i rischi per la salute. Secondo step, la creazione di nuovi centri per la disintossicazione. Terzo, ispirandosi ai provvedimenti presi di recente in Inghilterra e Scozia, sono state aumentate le accise ed è stato introdotto un prezzo

minimo di vendita. Inoltre le aziende produttrici sia di birra che superalcolici saranno chiamate a finanziare le prossime campagne di comunicazione nazionali a favore del consumo responsabile, al fine di promuovere una serie presa di coscienza fra i consumatori sugli effetti negativi che la sostanza provoca su organi e sistemi. ■

L’Unodc supporta l’Honduras nella guerra ai cartelli della droga

La Repubblica dell’Honduras è tristemente nota come la seconda nazione più povera delle Americhe, un posto estremamente pericoloso dove violenza

e criminalità ne fanno da padrone. Per via della sua posizione strategica (confina ad est con il Nicaragua, a sud si affaccia sul golfo di Fonseca dell’Oceano Pacifico e a ovest confina con El Salvador e Guatemala) questo paese centro-americana è balzato alle cronache per esser il principale corridoio del traffico di cocaina verso il Messico, gli Stati Uniti ed il Canada. Stritolato fra i narcotrafficanti che premono da sud e la sempre maggiore richiesta di droga proveniente dal nord, in questo lembo di terra che congiunge due continenti, è presente una fortissima instabilità politica ed una vasta indigenza per circa il 86% della popolazione. Tutti fattori che facilitano senza dubbio il lucroso business degli stupefacenti. Le ultime indagini effettuate dall’United Nations Office on

Drugs and Crime (UNODC) sui trend geopolitici di quella zona, hanno evidenziato come dietro a tali fenomeni vi sia sempre la presenza della mala messicana. Infatti, i maggiori cartelli della droga (come Los Zetas, la Familia Michoacana, il Cartello di Beltrán-Leyva e Los Negros) avrebbero offerto alle bande locali soldi, armi in cambio della spartizione dei proventi derivanti dal traffico di esseri umani, dall’estorsione e di un passaggio indisturbato della la coca indirizzata altrove. Sulla base di questo fosco scenario, il governo presieduto da Porfirio Lobo Sosa (e supportato dall’intervento delle Nazioni Unite) ha recentemente avviato delle nuove iniziative che possano arginare il problema. Il piano messo in campo prevede: l’esercito dislocato nelle zone più sensibili; una task force per il contrasto della corruzione all’interno delle forze dell’ordine; un giro di vite sulla diffusione delle armi da fuoco (utilizzate nell’85% degli omicidi). ■

UNODC - www.unodc.org

22 AGOSTO 2012 - VOLUME 3 NUMERO 08

www.droganews.itTecniche Analitiche

L’etilglucuronato (EtG) è un metabolita dell’etanolo, la cui determinazione in campioni biologici, quali ad esempio i capelli, viene effettuata per identificare comportamenti di abuso alcolico. Pur essendo un marcatore molto utilizzato, il meccanismo con il quale questo si deposita nei capelli e nei peli non è ancora del tutto chiaro. Nuove

informazioni in merito giungono da uno studio pubblicato sulla rivista International Journal of Legal Medicine, il quale ha valutato l’entità della deposizione di EtG nei peli di barba, rasata dopo uno e più giorni dall’assunzione di una elevata quantità di alcol. Lo studio di Fritz Pragst della University Medicine Charité di Berlino e collaboratori, ha visto la partecipazione di 3 soggetti volontari i quali, dopo più di 2 settimane di astensione dall’alcol, hanno assunto nell’arco di 5 ore e mezza, rispettivamente 153, 165 e 200 grammi di etanolo e successivamente sono rimasti astinenti per tutta la durata dell’esperimento. Al termine dell’assunzione, il valore di concentrazione di alcol nel sangue (BAC) era incluso tra 1,25 e 1,50 g/kg. Campioni di barba sono stati collezionati (per rasatura con rasoio elettrico) ogni giorno per 32 giorni. Per tutti e tre i soggetti la barba rasata giorno per giorno ha evidenziato la presenza di EtG (determinato con tecnica LC-ESI-MS/MS) che risultava rilevabile già 9 ore dopo l’assunzione di alcol. Le concentrazioni sono passate da un massimo di 182, 242 e 74 pg/mg ai giorni 2 e 4, per diminuire fino al livello del limite di rivelazione (2 pg/mg) nei giorni 8 e 10. Dall’analisi dei dati e discussione di quanto già noto in letteratura sulla problematica, i ricercatori hanno osservato che l’incorporazione dell’EtG nella barba avveniva prevalentemente attraverso la parte superiore della radice del pelo, tra la regione sopra bulbare e l’istmo, portando a zone di positività fino a 3-4 mm corrispondenti a 8-9 giorni dopo un singolo evento di assunzione di alcol. Inoltre, la deposizione di EtG dal sudore sembra non essere rilevante per barba corta, mentre potrebbe giocare un ruolo più importante nel caso di soggetti con la barba lunga.Dai risultati è dunque emerso che una singola sessione di assunzione elevata da alcol si riesce ad individuare bene nei peli della barba, anche in segmenti minimi. ■

Schräder J, Rothe M, Pragst F. Ethyl glucuronide concentrations in beard hair after a single alcohol dose: evidence for incorporation in hair root. Int J Legal Med. DOI 10.1007/s00414-012-0729-z

Alcolismo: dalla barba tracce del consumo

Walters KR, Indu Rupassara S, Cody Markelz RJ et al. Methamphetamine causes anorexia in Drosophila melanogaster, exhausting metabolic reserves and contributing to mortality. The Journal of Toxicological Sciences, 2012; 37 (4): 773 DOI: 10.2131/jts.37.773

Il moscerino della frutta con la metamfetamina muore per anoressia

Gli effetti neurotossici prodotti dall’assunzione di metamfetamina (MA) sembrerebbero essere dovuti in parte ad un’interferenza con il metabolismo

energetico dell’organismo. Come per l’uomo, il moscerino della frutta esposto alla metamfetamina, riduce drasticamente l’assunzione di cibo contemporaneamente ad un aumento dell’attività fisica, con dispendio di energia. Il risultato di questa combinazione è la morte dell’animale per fame. E’ quanto osservato in un recente studio del professor Barry Pittendrigh della University of Illinois (USA), il quale ha esposto la Drosophila Melanogaster - il moscerino della frutta - a dosi di metamfetamina, per studiarne gli effetti sul dispendio energetico e il metabolismo. La Drosophila infatti si è dimostrata in vari esperimenti, un modello adatto a studiare gli effetti di alcune droghe, risultati analoghi a quanto osservato nell’uomo. Gli autori dello studio hanno monitorato la risposta in termini di riserve energetiche e di presenza di altri metaboliti in un campione di moscerini della frutta esposti alla metamfetamina, in condizioni di presenza o assenza di un supplemento energetico: lo

zucchero glucosio. Gli scienziati hanno inoltre monitorato parametri quali l’assunzione di cibo, l’attività locomotoria, la frequenza respiratoria dopo assunzione di MA, proprio per valutare il bilancio energetico dell’insetto. Dopo esposizione alla metamfetamina, l’analisi via GC-MS dei metaboliti prodotti ha evidenziato un elevata diminuzione di glicogeno e trigliceridi (le riserve energetiche dell’organismo) nell’arco di 48 ore, indicando una perdita di energia. I moscerini trattati con MA inoltre diminuivano l’assunzione di cibo del 60-80% e parallelamente, aumentavano l’attività locomotoria del doppio rispetto alle condizioni normali. Infine è stato osservato che l’aggiunta di glucosio nella dieta aumentava le riserve di glicogeno del 44% dopo 48 ore, aumentando la sopravvivenza. Queste evidenze risulterebbero in accordo con quanto osservato nell’uomo: il consumo di amfetamina porta infatti ad un aumento dell’attività fisica (anche osservata come agitazione motoria) e una diminuzione dell’appetito, confermando l’utilità dell’uso della Drosophila quale modello di studio per gli effetti prodotti da questa tipologia di droghe. ■

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AGOSTO 2012 - VOLUME 3 NUMERO 08 23

Tecniche Analitiche

Sensori transdermici per monitorare l’assunzione di alcol in modo continuativo, questa la frontiera del ventunesimo secolo nell’ambito della ricerca sull’abuso alcolico. Thad R. Leffingwell della Oklahoma State University (USA) e collaboratori descrivono sulla rivista Alcoholism: Clinical and Experimental Research, lo sviluppo e la valutazione

dei due dispositivi ad oggi disponibili per monitorare nel tempo, l’assunzione di alcol.Per determinare la quantità di alcol assunta da un soggetto, generalmente si misura la concentrazione dell’etanolo nell’aria espirata o nel sangue (BAC), dati che danno informazioni sul consumo recente di alcol. L’analisi dei metaboliti può invece fornire dati sul consumo meno recente, tuttavia difficilmente si riescono ad ottenere informazioni sulla quantità e la frequenza degli episodi di assunzione nel tempo e generalmente, negli studi sul fenomeno, ci si affida alle informazioni autoriportate dai soggetti consumatori. Una valutazione oggettiva del consumo o astinenza dall’alcol dunque, risulta difficile da determinare in quanto l’alcol è velocemente metabolizzato ed escreto dall’organismo. Anche una misurazione giornaliera del BAC può risultare non sufficiente in quanto si potrebbe perdere il monitoraggio di alcuni episodi di assunzione durante il giorno e in alternativa, una determinazione del BAC più volte al giorno, potrebbe risultare troppo invasiva per il soggetto in esame. Dalla tecnologia sono disponibili attualmente degli strumenti in grado di misurare costantemente nel tempo, il consumo di alcol in modo non invasivo: si tratta di sensori transdermici, applicabili come braccialetti al polso o alla caviglia, che misurano l’alcol liberato attraverso la cosiddetta “traspirazione insensibile”, ovvero l’acqua che evapora attraverso la cute e che non deriva dalle ghiandole sudoripare, permettendo di misurare piccole frazioni (circa l’1%) dell’alcol ingerito. La Transdermal Alcohol Concentration (TAC, concentrazione di alcol transdermica) misurata con questi sensori, è strettamente correlata, seppur non identica, ai livelli di alcol circolanti nel sangue, rappresentando una stima dell’alcol assunto nel tempo e fornendo un metodo che, nonostante richieda ulteriori sviluppi della tecnologia, risulta promettente nello studio dell’abuso alcolico. ■

Leffingwell TR, Cooney NJ, Murphy JG, Luczak S, Rosen G, Dougherty DM, Barnett NP. Continuous Objective Monitoring of Alcohol Use: Twenty-First Century Measurement Using Transdermal Sensors. Alcohol Clin Exp Res. 2012 Jul 23. doi: 10.1111/j.1530-0277.2012.01869.x. [Epub ahead of print]

Dagli USA, un braccialetto che misura il consumo di alcol

Verso un vaccino anticocaina, studi di affinità nel siero umano

Nonostante i progressi nel campo dello sviluppo di un vaccino per combattere la dipendenza da cocaina, le proprietà cinetiche e termodinamiche degli anticorpi che si legano alla cocaina, non sono ancora del tutto chiare. Inoltre la maggior parte degli esperimenti di interazione cocaina-anticorpo vengono

condotti in soluzioni definite “tampone” che si avvicinano alla composizione dei liquidi biologici, ma difficilmente rappresentativi del siero presente nell’organismo umano, matrice biologica molto complessa. Lo studio pubblicato sulla rivista PLoS One, attraverso l’uso di metodologie calorimetriche che consentono di misurare la quantità di calore prodotto o sottratto durante l’interazione cocaina-anticorpo, ha valutato le proprietà di affinità alla cocaina, di anticorpi monoclonali di topo e anticorpi policlonali provenienti da topi vaccinati o dal siero di pazienti. Frank M. Orson del Baylor College of Medicine, Houston (Texas) e collaboratori, nei risultati dello studio, hanno evidenziato una moderata affinità degli anticorpi studiati, alla cocaina nel siero umano e una minima interazione con l’albumina sierica umana. Tra le interazioni studiate anche quelle tra gli anticorpi e i metaboliti della cocaina, quali la benzoilecgonina e la cocaetilene (che si produce nell’organismo nei casi di coassunzione con l’alcol).Le determinazioni calorimetriche ad alta sensibilità hanno fornito informazioni utili in termini di caratterizzazione delle interazioni cocaina-anticorpo e delle proprietà termodinamiche. Inoltre, la possibilità di valutare l’entità di queste interazioni in presenza di fluidi biologici permetterà di migliorare la progettazione di vaccini anti cocaina efficaci. Questo tipo di approccio, concludono gli autori, è di interesse più generale nella caratterizzazione di complessi antigene-anticorpo di varia tipologia. ■

Ramakrishnan M, Alves De Melo F, Kinsey BM, et al. Probing cocaine-antibody interactions in buffer and human serum. PLoS One. 2012;7(7):e40518. Epub 2012 Jul 10

24 AGOSTO 2012 - VOLUME 3 NUMERO 08

www.droganews.itTecniche Analitiche

UNODC - /www.unodc.org/

Indagine sulle coltivazioni di coca in Colombia - anno 2011

L’UNODC supporta da più di dieci anni il governo colombiano nel censire, con cadenza annuale, i terreni coltivati per cocaina allo scopo di contrastare il fenomeno, tecnicamente si avvale delle immagini satellitari

e verifiche sul campo. I dati 2011 rispetto al 2010 evidenziano un aumento del 3% complessivo di aree coltivate che giungono a 64.000 (+2.000) ettari in 23 dei 32 dipartimenti dello Stato,di questi quattro presentano un trend in aumento (in particolare la regione di Putumayo-Caqueta’ ha visto aumentare di 5.900 ettari circa, +80% la superficie coltivata a coca) che supera in valore assoluto la diminuzione presente nella maggior parte dei Dipartimenti colombiani.Dati forniti dal governo colombiano registrano una diminuzione del 6% di terreno bonificato attraverso lo sradicamento manuale o diserbante somministrato a mezzo aereo. Il controvalore della produzione equivale a 420 milioni di dollari, equivalente a circa lo 0,2% del PIL colombiano, da segnalare l’aumentato impegno di programmi di sostegno finanziario alle famiglie (quasi 15.000 quelle coinvolte nel 2011) per farle uscire dalla forza lavoro dei narco trafficanti. ■

Corazza, O., et al. ‘Legal highs’ an inappropriate term for ‘Novel Psychoactive Drugs’ in drug prevention and scientific debate. International Journal of Drug Policy (2012), http://dx.doi.org/10.1016/j.drugpo.2012.06.005

Dalle “Legal high” alle nuove sostanze psicoattive, dal Regno Unito un dibattito scientifico

Pubblicato sulla rivista International Journal of Drug Policy il punto di vista di alcuni ricercatori circa l’uso della definizione “Legal high” nell’ambito delle pubblicazioni scientifiche che trattano la caratterizzazione, la diffusione, e gli effetti di questa tipologia di droghe.

Ornella Corazza del Progetto ReDNet (University of Hertfordshire, UK) e colleghi, osservano come, in ambito di prevenzione e ricerca, l’uso della dicitura “Legal high” possa rappresentare una definizione ambigua. Il termine “Legal” farebbe infatti immediatamente pensare ad una sostanza legale, non proibita e che può essere dunque percepita, soprattutto dai giovani, come non pericolosa. Il termine “high” fa invece pensare ad una positività degli effetti. Pertanto gli autori della pubblicazione propongono di uniformare la definizione di questa tipologia di sostanze con la dicitura “Nuove Sostanze Psicoattive” (in inglese Novel Psycoactive Substances, NPS), una terminologia facilmente traducibile in diverse lingue e senza dare adito ad interpretazioni ambigue. Molte di queste droghe, identificate attraverso l’uso di varie e sempre più sofisticate metodologie analitiche, rappresentano degli analoghi e derivati di origine sintetica di droghe già note. Un esempio è costituito dalle piperazine, dai catinoni (cheto derivati delle amfetamine, quali ad esempio il mefedrone), o da droghe sintetiche che agiscono sugli stessi recettori del THC (principio attivo della cannabis) come i cannabinoidi sintetici. La loro diffusione è spesso legata alla possibilità di pubblicizzare e commercializzare tale tipologia di sostanze attraverso la rete, facilmente accessibile a tutti, in particolare alla popolazione giovanile, e diversi studi sono stati condotti proprio sulla diffusione e l’aspetto dei prodotti circolanti sul web. La definizione “Legal high”, concludono gli autori, oltre ad essere scientificamente non accurata, si trascina dietro il rischio di una pubblicità di questa tipologia di droghe, in quanto enfatizzerebbe una positività degli effetti e una disponibilità dei prodotti senza conseguenze legali, per sostanze che invece nella maggior parte dei casi, sono illegali e soprattutto correlate a seri rischi per la salute di chi le consuma. ■

Rapporti Epidemiologici

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AGOSTO 2012 - VOLUME 3 NUMERO 08 25

Campagne Informative

Toronto International Film Festival - http://tiff.net

How To Make Money Selling Drugs

Il mondo del cinema ha dedicato numerose pellicole al problema droga. Negli ultimi trent’anni Hollywood (ed assieme a lei tante altre produzioni) ha sfornato

numerosi titoli che hanno cercato di analizzare la portata del fenomeno. Da “Christiane F. - Noi, i Ragazzi dello zoo di Berlino” a “Trainspotting” di Danny Boyle, da “Paura e delirio a Las Vegas” Terry Gilliam a “Traffic” di Steven Soderbergh l’uso delle sostanze è stato sviscerato, talvolta edulcorato, ma quasi sempre aspramente giudicato. Oggi, già fa parlare di se, promettendo di suscitare grande interesse, il nuovo lungometraggio di Matthew Cooke sul mondo degli stupefacenti. Il noto registra quarantenne di Washington presenterà il prossimo 6 settembre al Toronto International Film Festival 2012 il suo ultimo lavoro, “How To Make Money Selling Drugs” (Come fare soldi vendendo droga) prodotto da Adrian Grenier, meglio conosciuto come Vinny Chase dalla serie tv “Entourage”. La pellicola si caratterizza per uno sguardo critico ed approfondito sul mondo del narcotraffico, la criminalità e la devastazione che la droga provoca nei più svariati ambiti sociali. Una seria riflessione proposta al pubblico tramite delle interviste effettuate a degli artisti Hip-Hop e noti personaggi dello spettacolo (come i 50 Cent, Eminem, Rick Ross, Russell Simmons, Woody Harrelson, Susan Sarandon e David Simon) che nel passato hanno avuto problemi di dipendenza da stupefacenti. Questo film-documentario, in quelli che gli autori chiamano “dieci semplici passi per cadere nel crimine”, riporta anche le incredibili e traumatiche esperienze degli spacciatori, associate agli avvertimenti delle autorità politico-sanitarie e delle forze dell’ordine. ■

TestediAlkol - www.testadialkol.it/

Testedialkol: pillole di saggezza di Margherita Hack

Margherita Hack la nota astrofisica toscana è la testimonial di una nuova campagna di sensibilizzazione contro la diffusione dell’alcol in ambito giovanile. La

stimata ricercatrice e divulgatrice scientifica (una delle figure più prestigiose e limpide del panorama scientifico italiano da sempre in prima fila per le più importanti cause civili) ha prestato la sua immagine per l’ultima iniziativa dell’associazione “TestediAlkol”, una onlus nata alla fine del 2008 con lo scopo di occuparsi di eventi e iniziative a favore dell’ascolto fra generazioni, con particolare attenzione al tema “alcolici e guida sicura”. All’inizio dell’estate la professoressa ha accolto nel suo studio una rappresentanza di studenti fiorentini a cui ha spiegato che: “nel gas interstellare è stata rilevata, se pur in minima parte, la presenza di particelle di alcol e che l’equilibrio conosciuto è dato dalla giusta misura di tanti elementi, che permettono all’Universo di esistere”. A margine di questa informale lezione, la scienziata ha lanciato il suo personale messaggio: “Non dimentichiamoci di viverla la vita, senza rimbecillirsi con sostanze varie”. Dall’incontro, estremamente ricco di spunti di riflessione per il tema della dipendenza da sostanze e la salute del proprio corpo, è scaturita una clip che ha reso possibile la realizzazione un video pubblicato su YouTube, intitolato: “L’universo delle Testedialkol: pillole di saggezza nel salotto di Margherita”. Nel prologo si vede la Hack, nelle vesti di cartone animato, cercare nel cielo stellato la particella di alcool con il telescopio; trovatala, berla tutta d’un sorso in un bicchiere. Un’interpretazione d’eccellenza per un serio messaggio sul bere consapevole. ■

26 AGOSTO 2012 - VOLUME 3 NUMERO 08

www.droganews.itCampagne Informative

...segue da pag. 1 - Internet e adolescenti, un’indagine europea sui fattori di rischio

Droga in breve è caratterizzato dall’alta fruibilità dei contenuti espressi con un linguaggio semplice e chiaro, una grafica lineare, testi con caratteri grandi, video interattivi. Elementi che lo rendono facile da leggere, navigare e comprendere, anche grazie alla disponibilità di versioni audio per ogni pagina, che non richiedono alcun software aggiuntivo. Il sito nasce dall’esigenza di raggiungere un vasto pubblico di utenti inclusi quelli con bassa scolarizzazione, anche alla luce di studi che individuano in questa tipologia di popolazione, in concomitanza con altre problematiche, una preponderanza dell’uso di alcol e droghe. La versione italiana del sito costituisce dunque un’importante fonte di informazioni facilmente accessibili anche per l’utenza del nostro paese.I temi trattati all’interno del sito sono organizzati in 5 sezioni distinte e riguardano la descrizione delle sostanze psicoattive più utilizzate, gli effetti delle droghe sul cervello, la spiegazione dei meccanismi della dipendenza, la prevenzione, i trattamenti terapeutici. Non ultimo la presenza di testimonianze personali di pazienti che sono riusciti a superare il problema della tossicodipendenza e il collegamento agli indirizzi dei Dipartimenti delle Dipendenze cui rivolgersi in caso di problemi droga-correlati. Il Capo del Dipartimento Politiche Antidroga, Dott. Giovanni Serpelloni, ha commentato così l’uscita del nuovo sito: “La scelta di mantenere appropriati comportamenti di salute nella propria vita nasce anche da una forte consapevolezza interiore maturata sulla base di una buona, semplice e chiara informazione. A questo possono sicuramente contribuire anche le informazioni contenute in questo sito creato appositamente per i giovani. Essi possono decidere liberamente il loro destino di vita, qualunque esso sia, che personalmente mi auguro, sempre lontano da ogni tipo di droga e sostanza alcolica”. ■

DrinkWise - www.drinkwise.org.au

The Alcohol and Pregnancy

In Australia i primi di agosto ha preso il via una nuova campagna nazionale di educazione ed informazioni pratiche sull’alcol e la gravidanza. L’iniziativa, promossa

da DrinkWise Australia e patrocinata dalla Royal Australian, prevede la collaborazione anche della New Zealand College of Obstetricians and Gynaecologists che veicolerà l’iniziativa anche nei riguardi della popolazione adulta Neozelandese. La DrinkWise Australia è un’organizzazione senza fini di lucro impegnata da anni nella promozione di stili di vita sani e consapevoli in riferimento alle bevande alcoliche. La sua attività si esplica principalmente attraverso la programmazione di strategie efficaci per contrasto all’uso improprio dell’alcol, i tanti progetti a carattere nazionali e le partnership con le organizzazioni di settore. L’iniziativa recentemente promossa su tutto il territorio nazionale ha visto la distribuzione di una vasta serie di materiali didattici (appositamente redatti da ricercatori e clinici delle più importati strutture del paese) incentrati sul consumo di alcolici durante la gestazione e l’allattamento al seno per le donne ed infine anche consigli per partner. Tutta la documentazione prodotta è rivolta sia alle future mamme che ai medici di base, a cui viene chiesto un atteggiamento più pro-attivo nell’affrontare la questione con le loro pazienti. “The Alcohol and Pregnancy” informazioni pratiche per l’educazione dei genitori è un importante tassello della più ampia campagna governativa australiana circa la consapevolezza dei danni provocati dalle sostanze d’abuso. ■

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