Droga e vita quotidiana, dall’Agorà ….. a internet Il monitoraggio ... · E la prevenzione...

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Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente. 1 Droga e vita quotidiana, dall’Agorà ….. a internet Il monitoraggio epidemiologico della Regione Veneto e le nuove sostanze psicoattive A cura di A cura di A cura di A cura di Viviana Olivieri Viviana Olivieri Viviana Olivieri Viviana Olivieri Servizi Sociali e Famiglia FORMAZIONE CONTINUA SULLA PERSONALIZZAZIONE DELLE CURE FORMAZIONE CONTINUA SULLA PERSONALIZZAZIONE DELLE CURE FORMAZIONE CONTINUA SULLA PERSONALIZZAZIONE DELLE CURE FORMAZIONE CONTINUA SULLA PERSONALIZZAZIONE DELLE CURE

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Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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Droga e vita quotidiana, dall’Agorà ….. a internet

Il monitoraggio epidemiologico della Regione Veneto

e le nuove sostanze psicoattive

A cura di A cura di A cura di A cura di

Viviana OlivieriViviana OlivieriViviana OlivieriViviana Olivieri

Servizi Sociali e Famiglia

FORMAZIONE CONTINUA SULLA PERSONALIZZAZIONE DELLE CURE FORMAZIONE CONTINUA SULLA PERSONALIZZAZIONE DELLE CURE FORMAZIONE CONTINUA SULLA PERSONALIZZAZIONE DELLE CURE FORMAZIONE CONTINUA SULLA PERSONALIZZAZIONE DELLE CURE

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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Droga e vita quotidiana, dall’Agorà ….. a internet

Il monitoraggio epidemiologico della Regione Veneto

e le nuove sostanze psicoattive

A cura di Viviana Olivieri

FORMAZIONEFORMAZIONEFORMAZIONEFORMAZIONE CONTINUA SULLA PERSONALIZZAZIONE DELLE CURE CONTINUA SULLA PERSONALIZZAZIONE DELLE CURE CONTINUA SULLA PERSONALIZZAZIONE DELLE CURE CONTINUA SULLA PERSONALIZZAZIONE DELLE CURE

Servizi Sociali e Famiglia

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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Il volume raccoglie le relazioni dell’evento formativo “Droga e vita quotidiana. Dall’Agorà a

Internet. Il monitoraggio epidemiologico della Regione Veneto e le nuove sostanze psicoattive”

Responsabili Scientifici del percorso formativo:

Chiara Bovo, Direttore Sanitario, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona;

Viviana Olivieri , Formatore e laureata in giornalismo, Servizio per lo Sviluppo della

Professionalità e l’Innovazione, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona;

Giorgio Ricci, Direttore f.f., Pronto Soccorso BT, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata

Verona

Verona, Marzo 2015

Editor: Gabriele Romano, Viviana Olivieri, Servizio Sviluppo Professionalità Innovazione

© Copyright Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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Autori/Relatori

Luigi Altamura, Comandante Polizia Municipale Verona

Chiara Bovo, Direttore Sanitario, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona

Enrico Buttitta, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale Militare di Verona

Roberto Castello, Direttore Medicina Generale ad Indirizzo Endocrinologico, AOUI Verona

Francesco Cobello, Direttore Generale, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona

Luca Coletto, Assessore della Sanità Regione Veneto

Marco Dalla Valle, Biblioterapista, infermiere Unità Terapia Intensiva Coronarica, AOUI Verona

Franco Pajno Ferrara, Neuropsichiatra infantile

Maria Gabriella Landuzzi, Tesis Università degli studi di Verona

Anna Leso, Assessore ai Servizi Sociali e Famiglia, Comune di Verona

Fabio Lugoboni, Responsabile U.O. Medicina delle Dipendenze, Azienda Ospedaliera

Universitaria Integrata Verona

Viviana Olivieri , Formatore, Laureata in Giornalismo, Servizio per lo Sviluppo della

Professionalità e Innovazione, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona

Giorgio Ricci, Direttore ff Pronto Soccorso BT, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata

Verona

Franco Tagliaro, Direttore Istituto di Medicina Legale, AOUI Verona

Giulio Tamassia, Presidente Club di Giulietta

Stefano Tardivo, Professore Associato Dipartimento di Sanità Pubblica e Medicina di Comunità,

Università degli Studi Verona

Anna Lisa Tiberio, Referente Ufficio Scolastico Regionale Veneto per la legalità, politiche

giovanili e sicurezza

Massimo Zannoni, Medico D’Urgenza, Pronto Soccorso BT, Azienda Ospedaliera Universitaria

Integrata Verona

Alessandra Zenere, Dipartimento di Sanità Pubblica e Medicina di Comunità, Università degli

Studi Verona

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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INDICE

Presentazione (L. Coletto) pag. 9

Introduzione (A. Leso) pag. 11

Premessa (F. Cobello) pag. 13

Droga e vita quotidiana, Dall’agorà… a internet. Il monitoraggio epidemiologico

della Regione Veneto e le nuove sostanze psicoattive (C. Bovo) pag. 15

Nuove droghe e sicurezza stradale (L. Altamura) pag. 17

Le origini, i luoghi e l’evoluzione delle droghe (G. Ricci) pag. 23

Le modifiche dei pattern d’uso (M. Zannoni) pag. 35

Indagini Epidemiologiche applicate allo studio delle dipendenze da droga (S. Tardivo, A. Zenere) pag. 41

La “dipendenza” di genere ( R.Castello) pag. 51

Dipendenza e disassuefazione dalla droga (F. Lugoboni) pag. 55

Evoluzione psicologica del bambino e fattori di rischio nel primo contatto con la droga. Il ruolo dei genitori (F. Pajno Ferrara) pag. 67 Intelligenza emotiva e uso di droghe (V. Olivieri) pag. 73

Il richiamo delle nuove sirene:

la sociologia delle nuove droghe (M.G. Landuzzi) pag. 77

Percorsi di educazione al rispetto e alla legalità. Azioni nel mondo scuola (A.L. Tiberio) pag. 83

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Dipendenza e Legalità (E. Buttitta) pag. 95

Lettere a Giulietta sul tema delle droghe (V. Olivieri, G. Tamassia) pag. 103

Biblioterapia e nuove droghe (M. Dalla Valle) pag. 107

Conclusioni (V. Olivieri) pag. 113

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Presentazione

Luca Coletto

Assessore della Sanità Regione Veneto

E’ una grande opportunità questa iniziativa di informazione sulle nuove droghe e sui

devastanti effetti a breve e a lungo termine che esse producono nelle persone dipendenti.

L’obiettivo della giornata è realizzare il valore che la Regione Veneto da alla prevenzione,

soprattutto in un ambito così esteso e fragile come quello della famiglia e, nel contesto specifico, i

genitori e i figli.

La politica di prevenzione e socio assistenziale della Regione Veneto è attenta soprattutto e

non solo, al mondo dei giovani che rappresentano il nostro futuro.

Ringrazio innanzitutto i Promotori di questa importante occasione di riflessione su un tema

purtroppo sempre di forte attualità anche nella nostra città: in primis l’Azienda Ospedaliera

Universitaria Integrata di Verona, nelle persone dei Responsabili scientifici del Convegno Giorgio

Ricci e Viviana Olivieri, ma anche il Club di Giulietta, che sostiene l’iniziativa.

Ringrazio poi tutte le istituzioni: la Polizia, la Scuola e i Professionisti della salute coinvolti.

Grazie a questa sinergia multiprofessionale potremmo affrontare con serietà e competenza questo

disagio così presente nel mondo giovanile.

La conoscenza, il promuovere l’informazione sulle nuove sostanze stupefacenti e sui loro

effetti permettono di attuare una corretta prevenzione. E’ importante poi che questo processo di

prevenzione coinvolga tutte le Istituzioni dalla Regione Veneto, attraverso la sua politica

istituzionale, al mondo poi della scuola, della famiglia in sicurezza.

Questo percorso di prevenzione che si attua attraverso l’azione quotidiana, la competenza

sinergica di tutti gli attori coinvolti e il loro confronto istituzionale permette una attenta e mirata

prevenzione sociosanitaria che ottempera alle indicazioni della Regione Veneto e accoglie il disagio

dei giovani “a rischio” e dei loro famigliari.

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Introduzione

Anna Leso

Assessore ai Servizi Sociali e Famiglia Comune di Verona

Ringrazio innanzitutto i Promotori di quest’importante occasione di riflessione su un tema

purtroppo sempre di forte attualità anche nella nostra città: in primis l’Azienda Ospedaliera

Universitaria Integrata di Verona, nelle persone dei Responsabili scientifici del Convegno Giorgio

Ricci e Viviana Olivieri, ma anche il Club di Giulietta, che sostiene l’iniziativa.

Porto dunque con molto piacere il saluto dell’Amministrazione Comunale e in particolare

del nostro Sindaco Flavio Tosi, che vi ringrazia per il vostro impegno.

Credo sia molto importante continuare ad diffondere una conoscenza approfondita sulle

sostanze stupefacenti e sui devastanti effetti a breve e a lungo termine che esse producono nelle

persone dipendenti. Un campanello d’allarme va posto in particolare sulle nuove droghe sintetiche,

drammaticamente sempre più diffuse pressi i giovani attraverso canali non controllabili.

Conoscere è anche prevenire. E la prevenzione nell’ambito dell’uso delle droghe e dell’alcol

va portata sempre più nei contesti dove vivono i giovani. Sul terreno della prevenzione è necessario

poi stimolare continuamente il confronto tra le diverse istituzioni e realtà che si occupano dei

ragazzi “a rischio”.

L’asse tra servizi di prevenzione socio-sanitaria e mondo della scuola, che è così bel

rappresentato dagli esperti presenti a questo tavolo dei relatori, è fondamentale per un’azione

coordinata ed efficace.

Ma credo si debba anche continuare ad insistere nel coinvolgimento delle famiglie e della

comunità civile su questo fronte: la battaglia contro ogni forma di dipendenza deve essere una

battaglia comune, da vincere assieme, in nome del rispetto di sé e della vita e del senso di

responsabilità di ognuno.

Grazie ancora per l’invito, grazie ai relatori che approfondiranno i diversi aspetti e buon

lavoro.

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Premessa

Francesco Cobello

Direttore Generale

Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona

Si tratta di un incontro formativo aperto a tutta la cittadinanza ma soprattutto genitori e figli.

Il tema su cui riflettere sono le Nuove Sostanze Psicoattive ormai largamente diffuse in tutto il

mondo. Per Nuove Sostanze Psicoattive si intende quel gruppo di sostanze difficilmente

identificabili perché fabbricate ed "inventate" chimicamente nei laboratori clandestini e che

differiscono dalle sostanze tradizionali per i luoghi ed i metodi di diffusione.

Tratteremo l'argomento da diversi punti di vista: quello delle Forze dell'Ordine, quello del

tossicologo e del clinico, senza tralasciare un approccio formativo, psicologico e sociologico.

Lungi dal rappresentare un compendio accademico di teorie, il breve percorso formativo

potrà essere un’importante occasione per approfondire le tematiche sul come sono costituite le

nuove droghe, dove vengono diffuse e i rischi che comportano.

L’obiettivo è di creare coesione con un approccio multidisciplinare, tra i vari professionisti

che si occupano di sociale, scuola e sanità, in modo di creare così un team di sicurezza e tutela di

alcune delle maggiori fragilità del nostro momento storico attuale: i genitori e i figli.

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Droga e vita quotidiana, Dall’agorà… a internet

Il monitoraggio epidemiologico della Regione Veneto e le nuove sostanze psicoattive

Chiara Bovo

Direttore Sanitario

Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona

Le parole chiave del percorso continuo e attento sul fenomeno delle nuove droghe sono:

prevenzione, formazione e monitoraggio.

Negli ultimi anni sono comparse sul mercato una grande quantità di nuove sostanze

psicoattive sintetiche e naturali. Sono sostanze che hanno gravi effetti sulla psiche e sono capaci di

provocare profonde modificazioni della personalità. Vengono vendute come sostanze legali e

pubblicizzata con etichette che portano ingredienti diversi da quelli effettivamente contenuti. Su

internet, anche i più giovani le possono acquistare con facilità e riceverle direttamente a domicilio

con i normali corrieri postali. Per ogni sito web che viene scoperto e chiuso, ce ne sono altri 2 o 3

pronti ad aprire i battenti e ad attirare giovani e giovanissimi, con droghe che portano i nomi dei

supereroi e dei cartoni animati e che promettono esperienze mai provate prima.

Scopo di questo percorso formativo è proprio quello di coinvolgere i diversi enti e

professionisti che si occupano di sociale, scuola, sicurezza e sanità al fine di istituire una azione

sinergica e propositiva per garantire un approccio multi professionale e multimodale in grado di

creare una rete di tutela e supporto intorno ai giovani e alle loro famiglie per dare loro delle risposte

sempre più concrete e più articolate.

Il corso desidera inoltre monitorare l’attività con il coinvolgimento di tutte le forze politiche,

sociali, sanitarie e sulla sicurezza promuovendo in modo continuativo la formazione e

l’informazione.

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Nuove droghe e sicurezza stradale

Luigi Altamura

Comandante Polizia Municipale Verona

Il tema che andremo a trattate è molto delicato, un tema con cui purtroppo il Comando della

Polizia Municipale di Verona si scontra quotidianamente.

Nella città di Verona il numero degli incidenti stradali gravi e gravissimi è però diminuito

negli ultimi anni, soprattutto e – sottolineo - grazie alla repressione, ma anche alla prevenzione.

In Italia il numero di morti per nostra fortuna è in diminuzione infatti, tra il 2002 e il 2012 è

diminuito di circa il 45%. Purtroppo non abbiamo ancora raggiunto l’obiettivo fissato dall’Unione

Europea della diminuzione del 50%, ci sono riuscite alcune nazioni, però non dimentichiamoci che

nel 2001 i morti sulle strade erano ben 7096, e che invece nel 2012 (ultimi dati certificati) i morti

sono stati 3460, un consistente decremento, dovuto soprattutto ad una maggior consapevolezza dei

rischi con una guida alterata.

Abbiamo analizzato insieme ad ACI ed ISTAT i mesi, i giorni, i periodi più difficili per chi

guida, il mese di maggio per esempio è il mese più a rischio. Maggio è il periodo dove investire

maggiore attenzione, perché vengono maggiormente utilizzati i veicoli a due ruote, motocicli e

ciclomotori. Il motociclista, in questo momento, è una delle figure più a rischio nelle strade

soprattutto del nord Italia. Il sabato e la domenica sono anch’essi giorni a rischio, basterebbe parlare

con qualsiasi medico del pronto soccorso di turno in quei giorni, per verificare il numero di feriti o

morti da sinistro stradale.

Se andiamo a leggere i dati ufficiali dell’Unione Europea, ci sono nazioni che stanno

facendo meglio di noi, tanti stati (come Francia, Spagna, Slovenia) che si stanno impegnando e

stanno investendo risorse economiche, cosa che in Italia non stiamo facendo.

Le strade più pericolose rimangono le strade urbane, dove paradossalmente l’indice di

mortalità è più basso ma c’è una incidenza maggiore di incidenti gravi e gravissimi.

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Nel primo grafico della slide sotto riportata si vede benissimo come le probabilità di avere

un incidente grave o gravissimo aumentino nel tardo pomeriggio, verso le 18 quando si rientra dal

lavoro, da scuola.

Nel grafico più in basso invece si nota come l’indice di mortalità più elevato si ha alle 4/5

della mattina, quando ci sono pochissimi veicoli in circolazione ma spesso troviamo persone

alterate, che come vere e proprie “bombe ad orologeria”, vengono innescate e esplodono.

Polizia Municipale

Le ore più a rischio

Molti pensano guidando un veicolo che i rischi siano pochi, in fondo muoversi sulla strada

sono attività che riusciamo a fare tutti, sono attività che riguardano persone di qualsiasi età; noi

però dobbiamo parlare ai giovani perché sono sicuramente una delle categorie più a rischio.

Aggiungerei oggi anche un altro problema reale nella nostra società, si pensa infatti che solo

i giovani debbano essere educati ad una guida consapevole, così come per il bere ed altre attività,

non è vero perché, essendo il concetto di Educazione Stradale nato negli anni 80, la fascia dei

quarantenni è a rischio perché quando loro erano giovani non si parlava di educazione stradale

oppure se ne parlava molto poco.

Abbiamo però un altro evidente problema connesso alla sicurezza stradale, la droga di cui si

parla sempre meno. Nei nostri telegiornali, di sicurezza stradale se ne parla solamente quando c’è

un grave incidente stradale, oppure la domenica quando le agenzie hanno meno notizie e riprendono

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informazioni di incidenti accaduti in giro per l’Italia. Spesso dietro a queste morti c’è la droga e la

Polizia Municipale ha difficoltà ad intercettare coloro che si pongono alla guida sotto l’effetto di

sostanze stupefacenti. Il problema di queste sostanze è che vanno ad alterare la percezione di cosa

vedo e come vedo, i tempi e le reazioni. C’è poi un’altra droga che tutti utilizziamo: il telefonino.

Oltre a queste droghe tradizionali, oggi abbiamo a che fare con le cd “nuove droghe”, quelle

più propriamente dette “sintetiche”. Mi piacerebbe che i medici del Pronto Soccorso mi

accompagnassero quando vado nelle scuole, perché un conto è la divisa che parla, un conto è il

parere di un medico che magari con parole semplici può definire meglio gli effetti di queste “nuove

droghe” che nascono e soprattutto si moltiplicano negli anni.

Nelle slides seguenti potete vedere i “cataloghi” delle nuove droghe che girano.

Polizia Municipale

Naturalmente nella nostra evoluzione umana così come si è partiti nei secoli, c’è un problema legato

alla propria coscienza. Mi riferisco all’assunzione di droghe, magari in relazione alla richiesta di

una performance, e non vi è la consapevolezza della gravità. Pensiamo al ciclista Lance Armstrong,

ha vinto 7 tour di France che sono stati cancellati perché le sue prestazioni erano legate

all’assunzione di farmaci.

Noi in Italia, e lo dico con un velo di polemica, facciamo ancora troppo poco per la

sicurezza stradale e per contrastare l’abuso di sostanze stupefacenti.

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Polizia Municipale LA DROGA

ECSTASY COCAINA CANNABIS

La slide sopra riportata riguarda una campagna di sensibilizzazione svoltasi in Inghilterra e

costata circa 6 milioni di sterline. Vi sfido a vedere se anche il nostro paese spende altrettanto per

una campagna di sensibilizzazione contro l’uso di sostanze stupefacenti. I poliziotti inglesi inoltre,

non hanno i nostri stessi problemi, non devono fare quello che facciamo noi. Dopo aver fermato un

individuo, dobbiamo portarlo al Pronto Soccorso, fermare una pattuglia, aspettare che l’esito di

quell’accertamento medico vada all’Istituto di Medicina Legale poiché solo quel medico mi potrà

accertare la positività alla droga. Quindi è una perdita di tempo, di denaro, di risorse umane, quando

c’è una legge dello stato che già nel 2010 (la Legge nr. 120/2010) ha previsto che venisse istituito il

cosiddetto “drogometro”. In quattro anni il legislatore non ha realizzato nulla, solamente

sperimentazioni e nulla è stato consegnato alle forze dell’ordine, se non un precursore ad esempio il

“Cozart”, attraverso il quale dopo l’accertamento dell’utilizzo di sostanze stupefacenti, la persona

viene segnalata all’autorità giudiziaria. Peraltro ognuna delle cartucce di un precursore costa

almeno 25 euro.

Per quanto riguarda la disponibilità e la quantità di sostanze stupefacenti disponibili sul

mercato, c’è il catalogo ufficiale di Europol, una organizzazione a livello europeo, di cui anche

l’Italia fa parte attraverso alcuni ufficiali delle Forze di Polizia, che cataloga ed elenca tutte le

sostanze stupefacenti, che sono state sequestrate sul territorio europeo. Il primo catalogo risale al

2002 e già contiene migliaia di elementi che sono suddivisi oltre che per gli effetti anche per

tipologia di disegno di riconoscimento. Si possono trovare ad esempio la serie con i nomi dei

fumetti, animaletti, cuoricini, cartoni animati, ecc.. A tutto questo si aggiunge il problema che

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purtroppo molte di queste pasticche sono state vendute attraverso internet, dove il mercato virtuale è

in aumento negli ultimi anni!

E’ appunto in questo contesto che l’attività di informazione da parte dei cittadini diventa

importante.

Alcuni esempi:

• attraverso l’attività di denuncia da parte di alcuni fruitori di una nota discoteca

veronese è stato possibile intervenire per contrastare lo spaccio di sostanze

stupefacenti.

• attraverso la disponibilità di un direttore didattico di una scuola siamo riusciti ad

entrare anche nelle scuole assieme ai cani. Noi come Polizia Locale non ci

occupiamo di grandi indagini di spaccio, però anche in questo contesto erano

arrivate delle segnalazioni da parte di alcuni genitori, ed infatti quando i cani sono

entrati in classe, lì è stato individuato uno studente che aveva con sé delle dosi di

droga. Inoltre questo ragazzo di soli 16 anni, nella perquisizione a casa, è stato

trovato in possesso di bilancini, a dimostrazione che non si trattava di una attività

saltuaria. In tale occasione si è scoperto poi che lo spaccio avveniva anche

direttamente sull’autobus che portava i ragazzi a scuola. Colgo quindi l’occasione

per ringraziare ulteriormente la preside e per invitare tutti i presidi delle scuole a

segnalare informazioni di questo tipo.

Certo, l’ingresso della Polizia Municipale nelle scuole è una azione molto forte, non è da

sottovalutare la situazione complessiva, occorre certamente un grande coordinamento tra le forze

dell’ordine e la scuola. Ma è anche vero che, a volte, lo spaccio di sostanze stupefacenti avviene

proprio in quei luoghi in cui non si pensa possano esserci controlli quali, come detto sopra,

l’autobus e la scuola.

Concludo, suggerendo a coloro che di questi temi si occupano, di coinvolgere sia i ragazzi

ma anche e soprattutto i genitori nella partecipazione ad iniziative che trattino argomenti quali la

droga e l’abuso di consumo di alcool e i rischi connessi alla circolazione stradale.

Luigi Altamura

Comandante Corpo Polizia Municipale di Verona

[email protected]

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Le origini, i luoghi e l’evoluzione delle droghe

Giorgio Ricci

Direttore ff Pronto Soccorso BT

Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona

Questo mio intervento vuole focalizzarsi sull' uso della droga come veicolo di cambiamento

nella storia e in quale modo sia cambiato l’uso delle droghe all’interno della nostra società.

Agli inizi le droghe, intese come sostanze in grado di alterare la normale percezione erano

qualcosa di diverso, poiché la tendenza ad usarle era comune a tutte le religioni, a tutte le latitudini:

nessuna civiltà si è “salvata” da questa tendenza. Questo perché queste sostanze erano un sostegno

per affrontare le sfide, affrontare la natura, per relazionarsi con gli altri ma anche per la ricerca del

piacere, inteso sia in senso fisico che psichico ed estetico. Con esse si è cercato di curare le malattie,

superare disagi morali, rompere i vincoli della quotidianità ma anche acquisire qualcosa che andasse

oltre la visione, qualcosa di trascendente e di mistico, raggiungere una esperienza sacrale.

La prima droga utilizzata è proprio la più conosciuta, l’alcool. Già 9000 anni fa bevande

alcoliche venivano consumate, ad esempio nei pittogrammi egizi si può vedere come la vendemmia

fosse un usanza già conosciuta,

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o la birra, nata di pari passo con il vino, usata già dai Sumeri.

Ippocrate addirittura indicava il vino come trattamento per alcune malattie. Diventa poi

elemento importante per molti rituali sacri, basti pensare ai cattolici durante l’eucarestia.

Però con l’età moderna soprattutto nella società occidentale il consumo di bevande alcoliche

aumenta di pari passo con l’introduzione di bevande alcoliche distillate ad alta gradazione;

l’aumento di produzione di questi liquori favorisce una crescita dell’abuso, diventando una vera e

propria piaga sociale dovuta anche alla progressiva urbanizzazione delle società agricole che

trovano consolazione della mancanza di lavoro nell’alcool.

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Anche oggi bisogna fare molta attenzione! Ad esempio una nota bevanda di aperitivi agli

inizi sponsorizzava il proprio prodotto a bassa gradazione alcolica (3%) con la frase “la possono

bere anche i bambini”, “perché con soli 3 gradi di alcool l’aperitivo monodose è ideale per chi

vuole la freschezza di una bibita senza rinunciare al brivido dell’alcool”.

Altra droga molto conosciuta è il tabacco che veniva fumato già nel 1000 a.c. dai Maya, ma

con finalità religiose e curative. La sua introduzione in Europa si deve a Rodrigo de Jerez e Luis

Torres, che hanno osservato che gli indigeni fumavano attraverso una canna cava il tabacco che loro

chiamavano appunto “tobago” o “tobaca”.

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Nel 1800 in occidente nascevano le prime manifatture di sigari e sigarette sviluppando così

il rapido consumo di massa. E’ necessario attendere l’inizio del XX secolo, per rilevare

l’associazione del tabacco con varie malattie ad esso correlate.

Altro fumo estremamente conosciuto è quello della canapa indiana. Di essa se ne conosce

l’uso già nel Neolitico nei territori dell’attuale Afghanistan.

Si è sviluppata poi, come testimoniano numerosi testi di botanica, verso la Cina. La canapa

era considerata una sostanza sacra soprattutto in India dove era addirittura considerata la

metamorfosi dei peli della schiena di Visnu. Nel mondo islamico invece era l’erba per eccellenza,

quasi che fosse la chiave di volta per l’intero mondo vegetale. L’introduzione in Europa avviene

tramite Napoleone che la importa attraverso i territori Ottomani conquistati, diffondendo così la

moda della canapa da Parigi a tutta l’Europa, e diventa così una moda e non più una sacralità.

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Nonostante l’uso che se ne fa attualmente, le droghe sono nate in associazione a culti sacri.

Sono quindi associate a esperienze allucinatorie o particolari dal punto di vista sensoriale che le

avvicinavano al misticismo. Il riferimento a piante allucinogene è comune a molti testi sacri scritti

da varie civiltà. Nel 3000 a.c. ad esempio nelle regione settentrionali dell’Asia e dell’America c’era

già l’Amanita Muscaria,

ma in Europa c’era la Mandragora,

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oppure il Peyote

nelle regioni dell’America Centrale, il fungo allucinogeno per eccellenza.

Reperti archeologici dimostrano come il papavero, quindi l’oppio, fosse usato già dagli

Egizi: nel papiro Ebers,

ad esempio per calmare il pianto dei bambini, si suggerisce l’uso del “mehes”, capsule di

papavero

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Nell’800 avviene però una scoperta “catastrofica”: in Europa dall’oppio si isola la morfina

ed in concomitanza viene brevettata la siringa ipodermica, aumentando così a dismisura le

potenzialità terapeutiche dell’oppio e quindi della morfina, ma aumentando anche i rischi legati ad

un suo abuso.

Nel 1897 la Bayer pubblicizza il lancio di un nuovo prodotto usando le seguenti parole:

“contro tutti i dolori, sedativa per la tosse e la cura dei tossicomani”...

...tale “nuovo prodotto” era l’eroina.

Continuando il percorso storico delle droghe arriviamo al tempo delle amfetamine.

Le prime vengono sintetizzate nel 1927 come sostituto dell’efedra sinica,

una pianta medicinale usata in Cina da millenni per la cura dell’asma. Il principio attivo era

facilmente isolabile e quindi si è provveduto a farlo. Purtroppo la prima sintesi ad essere prodotta

sotto il nome di Benzedrina era venduta come prodotto da banco,

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come inalatore per l’asma: ebbe un successo spaventoso, non tanto per la cura dell’asma

quanto per le sue proprietà stimolanti ed euforizzanti! Nel dopoguerra le anfetamine conoscono un

enorme successo proprio per le loro proprietà stimolanti.

L’MDMA viene sintetizzata per la prima volta nel 1912, anche se il primo studio

tossicologico è del ’53, in quanto gli Stati Uniti avevano interesse a creare un nuovo siero della

verità. Il problema insorge verso la fine degli anni 60 dove si riscoprono le proprietà psicoattive di

questa sostanza, iniziando ad usarla in psicoterapia col nome di “Adam”. Era ritenuta un utilissimo

sussidio in terapia poiché stimolava l’empatia e la comunicazione tra terapista e paziente. Esce però

dall’ambito clinico e arriva nei locali della disco-dance. La modifica dell’uso provoca la modifica

anche del nome per utilizzarne uno più attrattivo:

Adam prende così il nome di Ecstasy.

Possiamo quindi dire che dall’antichità ad oggi, l’uso di sostanze stupefacenti ha perso

qualsiasi riferimento alla spiritualità, sacralità o ritualità.

Nascono così le “nuove droghe” le nuove sostanze psicoattive. In uno studio del

Dipartimento politiche antidroga del Consiglio dei Ministri, dal 2009 al 2013 sono state segnalate

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280 nuove molecole, quindi “legali”, poiché non catalogate nelle sostanze illegali, e quindi soggette

in un certo qual modo alla libera vendita.

Sono quasi sempre delle vecchie droghe alle quali si cambia una piccola molecola. E’,

quindi una sostanza molto simile a quella vecchia, ma con questo piccolo cambio è diventata una

nuova sostanza psicoattiva. Ad esempio, sostanze come i cannabinoidi sintetici sono state fabbricate

nel 2008, e venivano vendute come incensi, profumatori per ambienti o sali da bagno.

Per i medici inoltre individuare la sostanza a priori diventa una impresa impossibile, ciò

può avvenire solamente nel momento in cui una persona in evidente stato alterato giunge al pronto

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soccorso. E’ doveroso anche aggiungere e c’è la necessità soprattutto di informare i giovani, i

genitori, la cittadinanza che queste nuove sostanze sono 35-50 volte più potenti rispetto alle

precedenti

Tutte queste nuove sostanze vengono vendute anche e soprattutto attraverso internet, in siti

accessibili a chiunque e nonostante l’opera di chiusura continua di siti, ne vengono aperti in

brevissimo tempo altrettanti. In questi siti si trovano tutte le svariate tipologie sopra descritte e

come già detto, cambiando chimicamente una o più molecole divengono “legalmente” vendibili.

Tra queste nuove droghe che circolano in particolar modo nel mondo di internet oltre a

quelle sopra citate, dramma nel dramma, ce ne sono altre ad esempio quelle così dette dello

“stupro” in quanto creano uno stato di incoscienza ed amnesia.

Vengono utilizzate per stupri e rapine. Queste sostanze vengono ovviamente somministrate

a insaputa del fruitore e soddisfano tutti i requisiti necessari per il loro utilizzo: sono facilmente

reperibili, incolori, inodori, efficaci a basso dosaggio e provocano incoscienza ed amnesia, oltre a

scomparire dall’organismo in poche ore.

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E’ necessario però aggiungere che le sostanze reperibili in internet accessibili a tutti

attraverso una rapida ricerca sono solamente una minima parte di ciò che è possibile acquistare sul

web. Esiste infatti il così detto Dark-Web, un mondo molto più vasto di difficile accesso dove però

si può trovare assolutamente di tutto, tutti i vari tipi di droga, orologi Rolex di dubbia provenienza a

prezzi stracciati e armi da fuoco.

Uno dei dati confortanti è che l’Italia è penultima nell’uso e abuso di questi siti internet.

Questo non ci deve assolutamente far abbassare la guardia perché il mercato è in continua

evoluzione e ad una velocità molto elevata.

Abbiamo l’obbligo di essere più veloci del mercato della droga per riuscire a contrastare

questo fenomeno.

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

34

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

35

Le modifiche dei pattern d’uso

Dr. Massimo Zannoni

U.O. Pronto Soccorso e Tossicologia Clinica Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona

L’argomento che andrò a trattare in questa relazione riguarda le modificazioni delle modalità

di utilizzo di alcune delle sostanze la cui identificazione e classificazione sono particolarmente

complesse in quanto sostanze eterogenee e in continua evoluzione sotto l’aspetto chimico-

strutturale.

L’UE è una delle principali destinazioni per quanto concerne le sostanze stupefacenti

provenienti da Africa settentrionale, America Latina e paesi dell’Est. Tuttavia l’Europa è anche

all’avanguardia nella produzione di quelle sostanze, definite droghe sintetiche, che stanno

acquisendo un valore sociale sempre più importante sia per il loro consumo sia per la rilevante

quantità disponibile sui mercati dell’Unione Europea.

Un’indicazione dell’estensione del problema può esser fatta analizzando i sequestri di

sostanze stupefacenti effettuati dalle forze dell’ordine

nel corso dell’anno 2012 in Europa, avendo presente

tuttavia che il dato è parziale e sottostima le dimensioni

del fenomeno a causa dei molteplici stratagemmi

adottati per eludere i controlli. Questi dati collocano

l’Italia nella top ten dei paesi con il maggior numero di

sequestri di droga. Sebbene il trend sia in calo, il

consumo rimane elevato ed è un utilizzo che coinvolge

prevalentemente le fasce di età più giovani.

Una chiave di lettura del fenomeno può derivare dalle attuali difficoltà dei giovani nei

confronti di valori etici e sociali in rapida evoluzione così come dai problemi connessi

all’inserimento nel mondo del lavoro. Diviene quindi

fondamentale un’accurata informazione e formazione sui

rischi connessi all’utilizzo di sostanze d’abuso per evitare

che le sostanze psicotrope diventino un’ancora di

salvezza per dimenticare i problemi economici e sociali.

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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Da ultimo, ma non meno rilevante, diviene sempre più frequente la concomitante assunzione di

sostanze psicotrope illegali con alcool e tabacco, il cui uso è accettato socialmente e legalmente ma

con rilevanti danni alla salute dei giovani utilizzatori.

Parlando di pattern d’uso di sostanze stupefacenti è doveroso iniziare dalla cannabis, la

sostanza psicoattiva maggiormente usata in Europa. Pur non approfondendo in questa sede il

discorso, è noto il grande dibattito esistente sul doverla considerare legale o illegale. E’ importante,

invece, evidenziare la sua ampia diffusione nella popolazione tra i 15 e i 65 anni dove una persona

su cinque fa utilizzo di cannabis. E’ molto utilizzata in particola nelle fasce più giovani, molto

spesso in co-assunzione con alcool e tabacco, con modalità variabilità di utilizzo che vanno dalla

semplice sperimentazione, con somministrazioni sempre più prolungate fino alla vera e propria

dipendenza conclamata con correlata necessità di trattamento.

Da qualche anno sta aumentando l’utilizzo dei cannabinoidi sintetici, sostanze create in

laboratorio per simulare l’effetto della cannabis. E’ importante rendere evidente che queste sostanze

sono spacciate come sostanze naturali cavalcando il mito che tutto ciò che è naturale fa bene mentre

si tratta di sostanze più potenti della stessa cannabis capaci, soprattutto, di sviluppare una

dipendenza molto maggiore.

Uno studio, condotto e fatto qualche anno fa dal

Dipartimento delle Politiche Antidroga del Consiglio dei

Ministri, ha analizzato il contenuto di cannabis e derivati

dei tetracannabinoidi nelle acque reflue di varie città

italiane. Per quanto concerne Verona, una delle città

italiane prese in esame, pur collocandosi nella parte bassa

della classifica, l’utilizzo di cannabis è significativo al

punto da aver suscitato l’attenzione nei media locale e

ingenerato espressioni gergali quali “la nostra canna quotidiana ce la facciamo”.

La cocaina è la sostanza che si colloca al secondo

posto per quantità di utilizzo, la cui assunzione può

avvenire attraverso vari modi, dallo sniffo al fumo. Il suo

utilizzo è incrementato in particolar modo nell’ultimo

decennio e, nelle statistiche europee, l’Italia è al 4° posto

per quantità di utilizzo. Interessante è il dato, emerso

attraverso l’analisi delle sostanze sequestrate, che per

aumentare il volume della sostanza da vendere siano usati

in aggiunta e innocue (quali amidi o zuccheri) ma anche farmaci, non solo con funzione di sostanza

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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da taglio ma anche per amplificare l’effetto psicotropo. Da

ultimo sono state trovate anche sostanze pericolose per la

salute della persona quali il levamisolo, usato in medicina

veterinaria che nell’uomo provoca un notevole calo delle

difese immunitarie fino a uno stato simile all’AIDS.

L’analisi di sostanze psicotrope nelle acque reflue, condotto

dal Dipartimento delle Politiche Antidroga del Consiglio dei

Ministri, ha evidenziato un cospicuo utilizzo di cocaina anche

nella città di Verona.

Relativamente all’uso degli stimolanti quali Ecstasy,

anfetamine e LSD, un dato confortante è che il loro utilizzo,

in Italia, è meno diffuso rispetto alla media degli altri paesi

dell’Unione Europea. Si tratta di sostanze utilizzate soprattutto

in particolari contesti quali discoteche, festival musicali;

molto frequente è,

peraltro, la loro co-

assunzione con l’alcool. L’analisi delle acque reflue

documenta un utilizzo di questi stimolanti in tutto il nostro

Paese. Interessante, tuttavia, rispetto a cocaina e cannabis, è il

maggior consumo nelle grandi città rispetto ai piccoli centri

urbani.

Proseguendo nella nostra analisi, troviamo l’utilizzo di catinoni, sostanze prodotte

chimicamente, così chiamate perché simulano l’effetto euforizzante del Khat (pianta africana);

esplicano un‘azione stimolante analoga a quella della cocaina. Sono sostanze di estrema reperibilità

e facilmente acquistabili, soprattutto tramite e-commerce su internet dove, per eludere i controlli

delle forze dell’ordine, sono vendute nelle forme più disparate ed eterogenee quali, ad esempio, sali

da bagno o fertilizzanti.

Recentemente è tornata in auge, retaggio degli ani ’70-80, Angel Dust, polvere degli angeli,

(fenciclidina) ed è stato rivisto l’utilizzo dell’anestetico

ketamina, sostanze utilizzate per i loro effetti dissociativi

con azione cocaino-simile. Derivata dalla ketamina, ma

dotata di maggiore e protratta attività dissociativa, è la

metossietamina. Un rischio nascosto di quest’ultima

risiede nella latenza d’azione quando assunta per via

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

38

inalatoria con pericolo di dosi ripetute a brevi intervalli e conseguente pericolo di accumulo.

Un problema di particolare rilievo deriva dalle cosiddette droghe da stupro, sostane a uso

sanitario, usate per perpetrare crimini sia a sfondo sessuale ma anche per vere e proprie rapine.

Oltre ad essere di facile reperibilità in internet queste sostanze hanno una persistenza nel sangue

delle vittime molto limitata, la loro individuazione può essere riscontrata fino a 12 ore dopo

l’assunzione. Trascorso questo periodo non si ha più alcuna possibilità di riscontro anche con esami

tecnologicamente avanzati quali, ad esempio quelli effettuati nei laboratori di Medicina Legale con

apparecchiature dedicate. Se aggiungiamo a questo il fatto che la persona solitamente ci mette

qualche giorno per ricordare sommariamente quanto è successo, è evidente come ci si trovi di fronte

ad un problema particolarmente importante verso cui sia le forze dell’ordine, ma anche i medici

hanno le armi spuntate. Da ultimo occorre segnalare che questo tipo di droghe, utilizzate a fini

criminali, sono utilizzate, per esser sicuri della loro azione, a dosaggi che si avvicinano

pericolosamente alla dose tossica o letale, con conseguente pericolo immediato per la salute della

vittima.

Le nuove sostanze psicotrope sono il boom del momento. Si tratta di sostanze create per

mimare le azioni di una delle droghe già presenti sul

mercato. Il loro nascere deriva dalla competizione, nel

contrasto al commercio e utilizzo di stupefacenti, che

esiste tra forze dell’ordine e produttori/spacciatori.

Sino a qualche tempo fa, infatti, una sostanza era

classificata come illegale se inserita in un elenco;

cambiandone la composizione chimica mutava la

sostanza che non risulta più illegale in quanto non

tabellata. Onde ovviare a tale lacuna, è stato recentemente apportato un cambiamento legislativo in

favore delle forze dell’ordine e della loro attività di

contrasto, etichettando come illegale “qualsiasi sostanza ad

azione psicotropa contenuta in forma pura, o anche

miscuglio, basta che abbia una azione analoga ad una altra

sostanza ritenuta droga illegale” ovviando così alla

necessità di dover attendere l’atto legislativo formale.

Del resto occorre sottolineare che queste nuove

sostanze sono prodotte nell’ottica di soddisfare vere e proprie esigenze di mercato, ove vige la legge

della domanda e dell’offerta. All’interno di questo gioco a guardie e ladri tra chi deve tutelare i

diritti della salute della persona e quanti commerciano illegalmente sostanze psicoattive, si inserisce

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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un altro scenario. Oltre ad essere prodotte, in quanto illegali, con metodiche e in strutture prive di

qualsiasi controllo, sono prodotte molecole solo per soddisfare le richieste della clientela creando

nuove sostanze o potenziando gli effetti di vecchie molecole con maggiore azione psicoattiva o

azione neuropsichica a fini ricreativi o voluttuari, ignorando tutto l’aspetto legato alla sicurezza

clinica del farmaco.

Ne conseguono importanti ricadute anche sull’aspetto sanitario con problemi di salute per

quanto riguarda il processo di disintossicazione, il

trattamento a lungo termine del paziente a carico del

servizio sanitario nazionale, ma anche un grosso

problema nell’emergenza urgenza per i medici dei

Dipartimenti di Emergenza. Il personale sanitario deve,

infatti, fronteggiare gli effetti acuti e cronici di sostanze

spesso prodotte da persone poco o nulla competenti in

farmacologia umana, su cui mancano o sono carenti tutte le prove di tollerabilità e di sicurezza che

sono invece effettuate nella produzione di un farmaco, la composizione e i dosaggi sono

approssimativi (la produzione ha finalità criminali) tesi ad accentuare alcune azioni senza

preoccuparsi di altri effetti associati. E’ ipotizzabile che analogamente a quanto accaduto con il

fumo di sigaretta, dove la correlazione fumo-tumore al polmone è emersa dopo decenni, solo fra

qualche decennio gli effetti a lungo termine derivanti da queste nuove sostanze psicotrope.

Torniamo ora a parlare di alcool. E’, di

solito, presente in co-assunzione con le sostanze

psicoattive, in particolar modo nelle fasce di età

più giovani, e, purtroppo, non si tratta quasi mai

di uno o due bicchieri di vino durante il pasto: i

giovani, oggi, utilizzano superalcolici e

soprattutto fuori pasto. Questo fenomeno assume

poi un altro risvolto, quello così detto della

“abbuffata alcolica (binge drinking)” che non è

l’assunzione di 4-6 bicchieri durante la serata tra amici,

bensì un uso ossessivo compulsivo di qualsiasi cosa che

contenga una elevata gradazione alcolica. I dati

epidemiologici evidenziano che questo tipo di consumo

di alcolici è la modalità prevalente, soprattutto tra i

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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giovani sotto i 24 anni. Altro dato preoccupante deriva dal fatto che, nella fascia di età 16-17 anni,

l’assunzione di alcolici eguaglia il consumo medio nazionale. Pur trattandosi di un modo di bere

socialmente accettato, è necessario sottolineare che il binge-drinking amplifica tutti gli effetti

dannosi dell’alcool. Da ultimo internet e il mondo globale hanno lanciato, agli inizi del 2014, una

nuova moda. E’ chiamata necknomination (nomina alcolica) e consiste nel filmarsi mentre si

compie una bevuta. Inizialmente la sfida prevedeva mezzo litro di birra da bersi nel più breve tempo

possibile, filmarsi e pubblicarlo su internet con successivo invito agli amici a fare di meglio. Oggi la

sfida consiste nel bere un mix di superalcolici e in seguito dimostrare di esser riusciti a fare

qualcosa di azzardato o pericoloso. Purtroppo a causa di ciò, si sono già avuti dei decessi,

fortunatamente in Italia ancora nessuno, ma ad esempio 5 in Australia (dove è iniziata), 3 in

Inghilterra e 2 in Irlanda.

L’utilizzo di sostanze psicotrope, soprattutto nei giovani, rappresenta un rilevante problema

sociale e di salute pubblica. E’ necessario intervenire efficacemente su più livelli: individuale,

famigliare ma anche sociale. Fondamentale è aumentare l'attenzione pubblica e diffondere

informazioni sui rischi derivati dal fenomeno, da esempio utilizzando quanto accade nei

dipartimenti di emergenza per far vedere quali conseguenze, talora tragiche, possono derivare

dall’uso, non medico, di qualsiasi sostanza psicoattiva.

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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Indagini Epidemiologiche applicate allo studio delle dipendenze da droga

Stefano Tardivo, Alessandra Zenere

Dipartimento di Sanità Pubblica e Medicina di Comunità Università degli Studi di Verona

Nel definire il profilo epidemiologico delle dipendenze in primo luogo va sottolineato che

la raccolta dati nell’ambito di un argomento quale quello delle dipendenze presenta molteplici

difficoltà. I fattori che concorrono a determinare tali comportamenti e di conseguenza le fonti di

informazione possono essere numerosi, rivelando alcune significative criticità dal punto di vista

della corretta rappresentazione del fenomeno. Le fonti informative rilevanti per misurare l’impatto

che questi comportamenti hanno sulla salute, intesa nella sua accezione più ampia comprendono da

una parte tutto quanto ci offre la ricerca, quindi indagini epidemiologiche, indagini su campioni di

popolazione, analisi delle acque reflue, infrazioni del codice della strada, positività tra i lavoratori e

dall’altra parte tutti i dati forniti dai servizi che il Servizio Sanitario Nazionale possiede per

contrastare questi fenomeni, sia in chiave preventiva che in chiave educativa, attraverso ad esempio

il Dipartimento Prevenzione oppure il Dipartimento delle Emergenze o attraverso i Sert (incidenza

di nuovi pazienti in entrata ai Dipartimenti delle Dipendenze, numero accessi al Dipartimento di

emergenza/urgenza per intossicazioni acute, mortalità per overdose). Ulteriori dati infine si possono

ottenere attraverso le indagini sui siti web che, rappresentano uno dei mercati in continua crescita

per le sostanze stupefacenti, nonché i dati dei sequestri effettuati dalle forze dell’ordine su tutto il

territorio.

A livello internazionale, secondo un recente report delle Nazioni Unite, il fenomeno della

dipendenza riguarda il 4-7% della popolazione mondiale, quindi più di 200 milioni di persone sono

coinvolte, tra queste il consumo più esteso è quello della cannabis (circa 180 milioni). Ci sono poi

14 milioni di persone che fanno uso di droghe per via iniettiva e 34 milioni che fanno uso di

sostanze stimolanti. Inoltre sono disponibili altri dati quali, ad esempio, quelli relativi alle superfici

coltivate (più di 1500 ettari dedicati all’uso della coltivazione della cannabis e della foglia della

coca), e l’incremento negli ultimi anni delle nuove droghe sintetiche, quindi una enorme produzione

di nuove molecole che ogni anno arrivano sul mercato (Fig.1).

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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Fig.1 United Nations Office on Drugs and Crime, World Drug Report 2013

Tutto questo è aggravato da un impatto imponente sulla salute pubblica “burden of disease”

(carico di malattia), poiché si parla di un numero di morti che si aggira intorno ai 200 mila ogni

anno. A queste si aggiungono tutte quelle persone che gravano sul bilancio della salute pubblica

poiché bisognose di cure o con forme di morbosità che creano disabilità permanenti dovute

all’abuso di queste sostanze. Volendo stimare il Global Burden of Disease, ovvero il “carico

mondiale di malattia, stimato attraverso i Disability Adjusted Life Years (DALY), che stimano la

somma degli anni persi per morte prematura o invalidità nelle popolazioni il maggior peso collegato

alla dipendenza da droghe si concentra nella popolazione giovane come mostrato in Fig. 2 per un

carico complessivo di circa 20 milioni di DALYS.

Età

DA

LY (

mig

liaia

)

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

43

Fig. 2 Complessivamente 20 milioni di DALYs (disability-adjusted life years) pari allo 0,8% del totale Si calcola inoltre, secondo stime del Fondo Economico Mondiale che nei prossimi anni ci

sarà una percentuale importante del PIL da dedicare alla cura dei pazienti con queste patologie, che

supera i 300 milioni di dollari.

Esistono pure notevoli differenze anche a livello mondiale nell’utilizzo delle droghe, come

mostrato in Fig. 3, dovute principalmente a fattori socio-economici che complicano ulteriormente le

strategie di prevenzione. A tale proposito l’Unione Europea da diversi anni si è dotata in primis di

un Osservatorio Europeo delle Droghe con sede a Lisbona e ha avviato dei programmi mirati alla

ricerca di strumenti condivisi per l’analisi della diffusione di questi fenomeni all’interno del mondo

giovanile, in particolare nell’ambito delle scuole superiori.

FASCIA D’ETA’ EROINA COCAINA CANNABIS AMFETAMINA ECSTASY

Africa 13 - 18 1,2 - 2,2 2,5 6,6 - 24,8 8,8 3,2 America centrale 12 - 19 0,3 - 0,4 0,3 - 3,2 2,0 - 7,6 0,3 - 7,4 0,2 - 0,5

Canada 12 - 17 2 4,4 30,2 4,5 6,2

USA 15 - 16 1,5 2,3 - 5,3 31 2,8 - 11,1 5,2

Messico 12 - 19 0,7 1,5 - 3,3 8,8 2,3 - 3,3 /

America del sud 12 -17 0,5 - 1,3 0,4 - 5 3,9 -18,7 0,9 - 7,1 0,5 - 4,3 Asia centrale 15 - 16 1 1 0,3 - 4,6 0 - 0,8 0,3 - 1 Sud-est asiatico 12 – 20 0,2 - 1,5 0,3 0,1 - 4,4 0,4 0,2 Medioriente 12 - 18 / 2,3-2,5 7,7 3,4 2,7

Fig.3 United Nations Office on Drugs and Crime, World Drug Report 2009

Studi condotti sugli studenti americani hanno evidenziato che il consumo di alcol e sostanze

illegali è un fenomeno ancora diffuso, nonostante il calo registrato negli ultimi 10 anni. Per quanto

riguarda le sostanze illegali circa il 21% dei giovani ne ha fatto uso almeno una volta all’età di 13-

14 anni, oltre il 48% all’età di 17-18 anni.

La mortalità per overdose nell’Unione Europea è di circa 7000/8000 decessi all’anno, anche

se ad esempio nel nostro paese questo numero è in un trend di diminuzione importante.

L’Osservatorio Europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze (OEDT) dal 1993 ha

attivato l’ESPAD, un progetto europeo di indagine nelle scuole sul consumo di alcol e altre droghe

con lo scopo di raccogliere dati comparabili sull’uso di sostanze tra studenti europei di età compresa

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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tra 15 e 16 anni e monitorare le tendenze nell’abuso all’interno dei paesi e tra i diversi paesi. Finora

sono stati conclusi cinque cicli di raccolta dei dati, la prima indagine nel 1995 ha riguardato 26

paesi, l’ultima nel 2011 è stata estesa e 37 paesi tra cui l’Italia.

Per quanto riguarda i dati del progetto ESPAD 2011, indagine sul consumo di alcol e altre

sostanze nella popolazione scolastica realizzato in Italia grazie all’impegno e alla collaborazione

del Reparto di Epidemiologia e Ricerca sui Servizi Sanitari dell’Istituto di Fisiologia Clinica

del CNR, che sono stati raccolti attraverso questionari somministrati alla popolazione ed agli

studenti, volti a individuare le modalità di consumo, approvvigionamento ed anche la propensione

all’utilizzo delle droghe, si è stimato ad esempio come nel 2011 nella popolazione europea ci sia

stato un consumo nei giovani intorno al 18%, con una sostanziale differenza tra maschi e femmine,

individuando nella popolazione maschile un rischio maggiore rispetto a quella femminile, con una

particolare accentuazione in queste fasce di età nell’utilizzo di cannabis contro una bassa

propensione verso l’utilizzo di altre droghe quali Ecstasy, eroina o LSD. Inoltre a livello statistico il

numero di persone che fanno uso di sostanze stupefacenti è minore nei paesi europei sud-orientali e

in quelli nordici.

Più in dettaglio, a fronte di un consumo una tantum di sostanze illecite in Europa del 18%

risulta che il 21% dei ragazzi e il 15% delle ragazze ha provato sostanze illecite almeno una volta

nella vita. L’ampia maggioranza degli studenti che ha provato sostanze illecite ha consumato

cannabis (17%), il 6% ha provato uno o più degli altri stupefacenti. L’ecstasy e le amfetamine sono

state utilizzate dal 3% ciascuno, l’1-2% riferisce consumo di cocaina, crack, LSD ed eroina. I tassi

di prevalenza più bassi sono presenti nell’Europa sud-orientale e nei paesi nordici.

La cannabis come dicevamo sopra, è la sostanza illegale più comunemente utilizzata.

Riguarda il 19% dei ragazzi e il 14% delle ragazze, come rispondenti alla domanda del questionario

ESPAD 2011 “hai mai utilizzato cannabis?”, percentuale che scende al 7% per coloro che

dichiarano di averne fatto uso nell’ultimo mese.

Si nota inoltre attraverso questo questionario come uno su tre in base alle risposte fornite

risulta ad alto rischio di sviluppare una dipendenza associata all’uso di questa sostanza, che può poi

sfociare in altri tipi di dipendenza, aggiungendo che a sostegno del numero di persone che ne fanno

uso vi è una facilità nel reperimento, cosa invece più complessa per quanto riguarda ad esempio

Ecstasy ed LSD.

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

45

L’uso invece di tranquillanti e sedativi in genere come mostrato in Fig. 4 è altrettanto

diffuso, circa l’8% della popolazione, in questo caso è più caratterizzato a carico della popolazione

delle ragazze più che dei ragazzi.

Fig. 4 Consumo una tantum di tranquillanti o sedativi senza prescrizione medica (2011)

Un ulteriore problema già citato è quello relativo alla poli-assunzione tra varie sostanze che

possono creare dipendenza, oltre a quelle illegali anche tabacco ed alcool. Attraverso questo studio

infatti il dato relativo a persone dedite a questo tipo di assunzione si aggira intorno al 9%. La

poliassunzione di droghe è associata a comportamenti devianti come: avere avuto problemi con la

polizia, essere stato coinvolto in una rissa, avere avuto rapporti sessuali non protetti e aver perso

giorni di scuola senza motivo.

I dati Europei su uno studio di ragazzi con meno di 15 anni sono meno evidenti poiché è

difficile mappare i risultati. Tuttavia emerge che negli ultimi anni il trend di assunzione di sostanze

da abuso sta gradualmente anticipandosi, creando sicuramente un problema sia dal punto di vista

curativo che preventivo.

Passando ad un’analisi dei dati Italiani recentemente il Dipartimento di Politica Antidroga

nel 2012 ha condotto uno studio che ha coinvolto 490 istituti scolastici di secondo grado, su un

totale di 618 scuole contattate, corrispondente ad una percentuale di adesione allo studio del

79,3%. Complessivamente l’indagine ha coinvolto 35.980 studenti tra i 15 e i 19 anni, 50% dei

quali ragazze e 50% ragazzi. Il 39,2% degli studenti risulta frequentare scuole presenti

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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nell’Italia Meridionale/Insulare, il 27,4% scuole dell’Italia nord occidentale, il 16,5%

dell’Italia nord orientale, mentre un 16,8% è rappresentato da studenti delle scuole dell’Italia

centrale. I risultati dell’indagine confermano una graduale tendenza ad una diminuzione

dell’utilizzo di sostanze stupefacenti quali la cocaina, gli allucinogeni e l’eroina, ma anche un

leggero aumento negli ultimi anni di cannabis e stimolanti (nel quale riferimento entrano appunto le

droghe sintetiche).

Uno degli indicatori di esito positivo delle politiche antidroga è sicuramente la diminuzione

della mortalità, passando da circa 1000 decessi nel 1999 ad un dato di 390 nel 2012, con una

significativa differenza anche in questo caso tra i maschi e le femmine (Fig. 5).

Fig.5 Trend dei decessi per overdose, secondo il genere e l’anno del decesso. Anni 1999-2012

Si nota inoltre come nell’analisi dei dati relativi ai consumi di tali sostanze in Italia, è

presente una significativa differenza in base alle aree geografiche, evidenziandosi una

differenziazione nelle modalità e significati di somministrazione come mostrato in Fig. 6.

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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Fig. 6 Andamento del consumo di sostanze illegali per area geografica in Italia nel 2012 (Studio SPS-ITA)

Per quanto riguarda le statistiche sull’uso delle sostanze risulta come in Italia la cannabis ad

esempio viene dichiarata per l’utilizzo dal 24% dei ragazzi e dal 18% delle ragazze; per quanto

riguarda la cocaina le percentuali fortunatamente scendono drasticamente, così come per l’eroina

con una percentuale per questa fascia di età di meno dell’1%.

Infine dati raccolti a livello della Regione Veneto sull’utilizzo di sostanze stupefacenti

evidenziano che il 25% dei soggetti di 15 anni dichiara di aver usato cannabis. Le prevalenze

sull’utilizzo di sostanze come ecstasy (1.7%) e amfetamine (1.7%) risultano essere quasi la metà di

quelle riscontrate a livello nazionale (3%) mentre il consumo di LSD (2.6%) è in linea con

l’andamento nazionale. Il 3.7% ha consumato cocaina e l’1.6% gli oppiacei: il dato risulta essere

abbastanza contenuto ma preoccupante se messo in relazione all’età dei ragazzi e alle potenzialità

di sviluppo di una dipendenza (Fig. 7).

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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Fig. 7 Dati Regione Veneto sull’utilizzo di sostanze stupefacenti (2012)

Una particolare attenzione è da prestarsi alla quantità di persone che dichiarano di avere

fatto uso di poli-assunzione che si attesta a circa il 65% della popolazione intervistata, poco più

della metà, immaginando in prospettiva non pochi problemi per il Servizio Sanitario (Fig. 8).

Fig. 8 Distribuzione (%) degli studenti per numero di sostanze assunte negli ultimi 30 giorni, per genere ed età

Attraverso l’analisi delle risposte si possono evidenziare due ulteriori dati significativi. Il

primo riguarda la percezione della pericolosità di queste sostanze, minore per chi dichiara di averne

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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o di farne uso, maggiore invece per chi dichiara il contrario; il secondo elemento invece riguarda la

motivazione che viene dichiarata come sottostante all’utilizzo di droga, per esempio la curiosità e la

ricerca dello sballo attraverso di esse.

Un ulteriore dato estrapolabile attraverso le risposte alle domande è la possibilità di

calcolare il rischio attribuibile a certi comportamenti dei soggetti giovani rispetto alla propensione

di sviluppare una dipendenza.

Alcuni di questi possono essere ad esempio:

• maggiore possibilità e libertà nell’uscire la sera

• coloro che giocano alle slot-machine

• coloro che marinano la scuola

• chi dichiara di avere problemi relazionali con i propri genitori

• coloro che dichiarano di avere a disposizione una possibilità economica di soldi dei

quali non devono render conto

• coloro che hanno amici o fratelli che già ne fanno uso.

Dove si possono trovare queste sostanze? Dai risultati dell’indagine emerge una prevalenza

tra gli amici seguita dall’ambito famigliare, in particolare fratelli e sorelle.

Analizzando i dati, in particolare per la Provincia di Verona, attraverso le ricerche effettuate

si può individuare come la percentuale di giovani che si astengono da comportamenti a rischio

presentano migliori risultati dal punto di vista scolastico, maggiori livelli di salute mentale misurati

attraverso questionari appositi, che hanno meno probabilità di incorrere in problemi sociali e di

salute e minori difficoltà di relazione.

Il dato preoccupante che emerge dal punto di vista della sanità pubblica è che si sta

verificando un cambio generazionale nel consumo di sostanze psicotrope, in particolare per una

anticipazione dell’uso di alcool, tabacco, cannabis ecc. tra i più giovani.

Concludendo, i dati epidemiologici possono rappresentare un elemento importante per

mappare il problema della dipendenza da droghe e quindi porre delle indicazioni utili

sull’identificazione delle migliori strategie di prevenzione del fenomeno della dipendenza. In

particolare è proprio sulla base della conoscenza dettagliata del fenomeno che si possono definire

gli assi strategici per un efficace sistema di contrasto comprendente la definizione di sistemi di

prevenzione, modalità e luoghi dove curare e riabilitare le dipendenze.

Indubbiamente la frammentarietà e discontinuità del sistema di raccolta dei dati (a partire

dalle fonti) rappresenta un importante limite per una corretta valutazione del fenomeno e per i

riflessi sulle politiche di prevenzione fattori che necessitano di una più attenta valutazione

nell’ambito delle strategie per la promozione della salute anche nel nostro Paese.

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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BIBLIOGRAFIA

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http://www.politicheantidroga.it/media/585464/report_sps-ita_2012.pdf (ultimo accesso

25 luglio 2014)

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La “dipendenza” di genere

Roberto Castello

Direttore Medicina Generale e Sezione di Decisione Clinica AOUI Verona

La medicina di genere è la nuova frontiera, non è solo la salute della donna ma e' una nuova

dimensione che studia l’influenza del sesso e del genere su fisiologia, fisiopatologia e patologia

umana. Il sesso è una entità non modificabile, mentre il genere e’ una entita’ modificabile in

relazione all’evoluzione sociale, culturale, politica ed economica. Tutti sono consapevoli che vi

siano particolari e distinte differenze tra uomini e donne nei consumi delle sostanze definite come

“droghe”. La dipendenza di genere è un approccio di genere e nell’ affrontare “l’approccio di

genere” alle dipendenze bisogna tenere conto delle differenze non solo biologiche (uomini e donne

hanno reazioni neurofisiologiche diverse rispetto alle sostanze psicotrope) ma anche dei diversi

ruoli sociali. Le differenze di carattere e comportamento di maschi e femmine sono date dal fatto

che un cervello unisex non esiste e che la "materia grigia" di uomini e donne è diversa. Bisogna

considerare quindi sia le caratteristiche biologiche che quelle ambientali.

Altri aspetti che debbono essere tenuti in considerazione sono che i maschi hanno un volume

cerebrale maggiore ed è coinvolto nell’uomo la corteccia orbito-frontale, che si palesa con una

connotazione più razionale. Nelle femmine vi è una maggiore complessità architetturale della

corteccia con coinvolgimento del sistema limbico, che si manifesta con una connotazione più

affettiva. La tossicodipendenza femminile costituisce un ambito di indagine finora poco esplorato

nel contesto nazionale e poco tematizzato anche sul fronte internazionale. Bisogna cercare di far

emergere le basi di una riflessione sulle specificità e diversità della dipendenza femminile – finora

spesso omologata a quella maschile sia sul piano teorico sia dell'offerta terapeutica.

Secondo studi recenti le donne tossicodipendenti sarebbero mediamente più istruite degli uomini

(diplomate due volte e laureate quattro volte di più) ma con un tasso inferiore di occupazione e una

conseguente dipendenza economica da altre persone. Sono più spesso vedove, separate, divorziate e

coniugate rispetto al sesso maschile e più spesso vivono con il partner o sole con i propri figli.

Inoltre spesso manifestano esperienza di violenze e abusi sessuali in età infantile e in età adulta (dal

25 al 57% nelle donne tossicodipendenti, rispetto 1.5 – 16% in quelle non tossicodipendenti),

depressione, prostituzione, comportamento sessuali a rischio riferiti tanto alla sfera sessuale quanto

a quella riproduttiva, discriminazione e sottomissione sessuale, eccessiva responsabilizzazione e

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carichi di lavoro, ridotta capacità di fare fronte agli eventi negativi e di capacità di chiedere aiuto e

sono molto condizionate da un partner tossicodipendente “codipendenza”.

E’ noto come la connessione tra tossicodipendenze e genere sia oggi in continua evoluzione e che

siano molteplici i fattori sottostanti al desiderio o all’ obbligo di legare la propria esistenza (anche

solo transitoriamente) alla dipendenza da sostanze. Bambini e ragazzi sono una facile preda per i

disturbi mentali e da abuso di sostanze e di alcool. Tra i 10 ed i 24 anni, ovvero quando la salute

fisica è generalmente vigorosa ed al massimo delle sue potenzialità e si realizza la maturazione

neurobiologica e personale, insorge la stragrande maggioranza dei disturbi mentali e da abuso di

sostanze e di alcool. Si delinea insomma un quadro generale della morbilità fisica e mentale che è

speculare: i giovani (di entrambi i sessi) presentano condizioni di salute fisica eccellenti, ma sono

afflitti da problemi psichici e comportamentali che diventano spesso molto rilevanti e possono

compromettere anche il futuro della persona, con un impatto ad esempio devastante sulla carriera

scolastica ed universitaria, sul lavoro, ecc; al contrario gli adulti, ed ancor più le persone in età

avanzata presentano un carico ingravescente di malattie somatiche, ma minori problemi dal punto di

vista dei disturbi mentali.

Secondo vari studi scientifici condotti negli ultimi 20 anni, più del 75% dei disturbi mentali si

manifesta prima dei 25 anni. Questo accade anche in Italia ed in Europa. Le relazioni individuali

con il mondo delle droghe e delle dipendenze da sostanze possono essere, alquanto diversi e

divergenti. Relazioni sempre più intrecciate a peculiarità di genere, di etnia, di generazione e, al

contempo, in costante mutamento. Rispetto alle caratteristiche della famiglia di origine, le

tossicodipendenti provengono più spesso degli uomini da famiglie dove altri membri manifestano

problemi mentali o abuso di droga e alcool. Nel complesso si evidenzia che le famiglie di origine di

donne che sviluppano una tossicodipendenza sono maggiormente distruttive e con molti problemi. I

percorsi e gli approcci che portano uomini e donne non sono identici, le sostanze cercate dagli uni e

dagli altri sono diverse, le rispettive reazioni alle stesse droghe sono fisiologicamente differenti e

determinate sostanze attirano maggiormente la donna rispetto all’ uomo. Le donne abusano di

“droghe” e anche di psicofarmaci e per loro la finestra di tempo tra l'inizio del consumo e il suo

esito fatale si è rivelato più breve rispetto agli uomini.

La dipendenza da medicamenti colpisce in misura maggiore le donne indipendentemente dalla

fascia di età e questo dipende dal diverso approccio alla salute: gli uomini sono poco inclini a

curarsi e a ricorrere ai farmaci, la donna ha più cura di sé, ha una tolleranza al dolore più bassa,

maggiori e più frequenti “ problematiche” per dover cercare farmaci ( cefalea, ciclo mestruale).

Infatti le donne consumano ed abusano soprattutto di ansiolitici, analgesici ed antidepressivi. Le

donne usano in misura maggiore queste sostanze dal potere sedativo sia con prescrizione medica

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che recuperandoli nel mercato illegale come forma di auto-medicazione; mentre negli uomini la

spinta alla trasgressione li conduce a sperimentare combinazioni sempre diverse e pericolose di

diverse sostanze psicoattive. In generale l’età di inizio dell’uso di droghe è superiore nelle donne

rispetto agli uomini, grazie alla scarsità delle occasioni di consumo.

Negli Stati Occidentali le donne sono meno numerose rispetto ai maschi nell’ uso di sostanze

illegali, presentano un consumo quasi doppio di psicofarmaci e stanno progressivamente portandosi

ai livelli del sesso maschile per utilizzo di alcol e tabacco.

Possiamo cercare di riassumere che la differenza, comune a tutte le droghe, sembra più legata alle

diverse opportunità, rispetto che ad una maggior vulnerabilità. Infatti le giovani donne una volta che

assumono “droghe” divengono dipendenti più rapidamente e subiscono più velocemente le

complicanze derivanti dall'uso di sostanze.

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Dipendenza e disassuefazione dalla droga

Fabio Lugoboni

Direttore Medicina delle Dipendenze

Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona

Prima di approfondire il tema vorrei riprendere la metafora utilizzata dai relatori che mi

hanno preceduto che riassume perfettamente quello in cui consiste il mio lavoro. Sono un operatore,

un clinico e mi occupo soprattutto di coloro che hanno risposto al canto delle sirene e sono andati

anche a schiantarsi sugli scogli!

La prima notizia che vorrei portarvi è un dato positivo, ovvero “la grande maggioranza delle

persone non risponde al richiamo delle sirene e di conseguenza non va a schiantarsi sugli scogli”.

La maggior parte degli adolescenti non fa uso di sostanze illecite, questo mi preme dirlo perché,

essendo anch’ io genitore di figli in età adolescenziale, posso capire come tanti messaggi risultino

terrorizzanti e i dati, se non ben analizzati, possono non rappresentare tutta la realtà. Inoltre, tra le

persone che hanno provato delle sostanze illecite, la grande maggioranza non ne ha fatto un uso

abituale. Sono abbastanza critico nei confronti di alcune ricerche epidemiologiche poiché dal punto

di vista clinico un conto è chi si è fatto una “canna” ogni tanto nella vita (giusto per essere chiari) e

un altro è chi ha perso lavoro, affetti, famiglia per un consumo problematico. E’ molto importante

fare queste differenze perché chi ascolta, certi dati deve essere in grado di interpretarli.

Il mio obiettivo è quello di raccontarvi dei casi che sono diventati clinici, ossia casi

problematici. Dal questo punto di vista quindi lascerò stare i dati che raccontano di chi ha provato

queste sostanze almeno una volta nella vita, poiché dal punto di vista clinico hanno una importanza

relativa (certo dal punto di vista del genitore preoccupa, però diciamo pure: “stiamo calmi e

allacciamo le cinture”).

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Le percentuali del 7% di chi ne ha fatto uso nell’ultimo anno e del 4% nell’ultimo mese

iniziano ad avvicinarci ad un problema più serio. Questa ultima percentuale è molto importante

perché è quella che noi clinici iniziamo a definire con “hai esperienza di…” che per la cocaina può

essere circa 20 volte, per la cannabis dalle 25 alle 40 volte, ecc… Questo perché, ed è una

definizione fondamentale per comprendere il fenomeno, il ragazzo o adulto impara a collocare la

sostanza all’interno della propria vita. Facendo un semplice esempio: se coloro che stanno

leggendo o ascoltandomi avessero la possibilità di provare in questo momento la cocaina, la

maggioranza la considererebbe una esperienza forse sgradevole; non si svilupperebbe quindi una

“preference” ovvero un contatto piacevole che è fondamentale per dare un imprinting positivo che

dà il via a quella che noi consideriamo l’inizio di un percorso di dipendenza. Se infatti, sempre noi,

provassimo la cocaina varie volte nella nostra vita ed in determinate situazioni favorevoli questo

potrebbe aprire la strada a conseguenze serie.

Il consumo delle sostanze illegali, come possiamo notare anche dai dati forniti dai miei

colleghi, aumenta fino a circa i 25 anni, poi cala; è quindi un fenomeno che si autolimita. Chi

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invece continua? A questo proposito ci sono considerazioni di base da fare che sono le cause che

inducono ad un contatto con l’uso delle sostanze.

I soggetti più a rischio sono, in primis, chi inizia prima con tabacco e alcool, sono queste le

sostanze che si porteranno via anni di vita, non certo la ketamina. Questo per fare una provocazione.

Non che la ketamina non sia importante ma i “Big Killers” sono tabacco e alcool. Inoltre uno

scenario trascurato, destinato ad essere dominante nei prossimi anni è la diffusione tra gli

adolescenti degli analgesi oppioidi.

Un esempio a riguardo è un articolo comparso sul New England Journal of Medicine (una delle più

accreditate e importanti riviste mediche a livello mondiale) dove si dice che, negli USA negli ultimi

anni il numero di morti per overdose da questi farmaci è in forte aumento, tanto da rappresentare il

doppio delle overdose da eroina e cocaina messe insieme. In Italia in questi anni il numero di morti

per eroina sta diminuendo ma se seguiremo il trend degli Stati Uniti, e lo seguiremo, aumenteranno.

Negli Stati Uniti, dicevamo, la causa principale di morte per overdose è rappresentata dagli oppioidi

usciti dalla farmacia, cioè morti causate da farmaci analgesici oppioidi usati sotto prescrizione

medica. Questo per dare l’idea di un fenomeno che in Italia non c’è ancora ma al quale dobbiamo

prestare molta attenzione.

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Un altro fattore di rischio, è vivere in famiglie dove appunto si fuma o si beve, ovvero dove

c’è una normalizzazione di sostanze “dopanti” se così vogliamo chiamarle.

Altri aspetti sono: bassa autostima, poca informazione sui rischi ed infine ma non meno

importante chi ha disponibilità di denaro. Questo aspetto è molto importante perché uno studio

molto interessante fatto dall’Osservatorio Epidemiologico sulle Sostanze dell’area metropolitana

bolognese ha dimostrato come uno dei fattori più importanti per il contatto con l’uso di droghe

illecite sia appunto la disponibilità di denaro. Chi ha a disposizione più di 50 euro al mese ha il

doppio delle probabilità di entrare in contatto con droghe rispetto a chi ne dispone di 10.

I rischi principali comunque, e ci tengo a ribadirlo sono dati dall’alcool, sostanza

considerata di sballo e divertimento, ma soprattutto il tabacco, perché le sigarette sono considerate

come ansiolitico. Ma hanno bisogno i nostri adolescenti di ansiolitici? Certamente, perché alcuni

dati ci indicano che il 25% dei giovani soffre di disturbi di ansia e il 14% dei ragazzi soffre di

disturbi del sonno. A mio parere è un dato agghiacciante, poiché chi soffre di disturbi del sonno

avrà una alta percentuale di sviluppare patologie quali ad esempio la depressione. La sigaretta è il

fattore predittivo più alto, in adolescenti non depressi, per sviluppare una depressione da adulti; I

giovani che fumano non lo fanno perché sono depressi ma, fumando hanno grosse probabilità di

diventarlo da adulti.

Altro fattore di rischio per entrare in contatto con sostanze illegali è la poca o assente

distinzione tra lecito ed illecito. Le politiche sulla legalità sono difficili da fare perché gli studenti

non hanno il concetto di illecito però hanno molta paura della dipendenza. Come abbiamo notato

dagli interventi precedenti le nuove droghe stanno molto attente a sottolineare che “non” danno

dipendenza, che sballano ma non creano dipendenza perché il mercato vuole proprio questo.

Altro aspetto per gli adolescenti è la presenza in un gruppo. I ragazzi se sono in gruppo

sono più propensi a prendersi dei rischi eccessivi, mentre gli adulti anche se insieme stanno

ugualmente attenti nel fare qualcosa di pericoloso.

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Risk taking attitude

Da soli In gruppo

adulti

giovani

adolescenti

Parliamo ora degli step della dipendenza. Nessuno comincia con l’uso di sostanze per un

impulso personale. Ad esempio una persona che fuma uno spinello, deve per forza avere accanto a

sé qualcuno che glielo offre, non c’è praticamente nessuno che lo fuma perché un giorno si è

svegliato e ha deciso di provare a fumare cannabis. Lo stesso vale per la sigaretta: in genere con le

sostanze si inizia principalmente per un aspetto sociale di vicinanza ai pari. Il passo successivo è

che le sostanze possono piacere come non piacere, questo è un punto fondamentale. Lo step

successivo è un uso compulsivo, il che non vuol dire un abuso costante. Basti pensare a chi fuma

qualche sigaretta solamente alle feste per sconfiggere la timidezza. Questi piccoli abusi, piccole

abbuffate, vanno a creare delle “ferite” nel cervello che per un meccanismo di tolleranza risponde

meno agli stimoli. Questo comporta lentamente il crearsi di una dipendenza.

La dipendenza è un fatto irreversibile, non bisogna allarmarsi, ma si comporta come un’auto

incidentata, la si può portare dal carrozziere il quale può fare un lavoro perfetto però non sarà mai

uguale ad una auto nuova. Bisogna dire che certamente da una dipendenza si può guarire ma

bisogna non ricominciare, e questa regola varrà purtroppo per tutta la vita.

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I fattori genetici sono un altro aspetto molto importante anche se negli ultimi anni la

tendenza è quella di dare maggiore importanza all’educazione, all’ambiente in cui una persona

cresce soprattutto nei primi anni di vita.

I fattori ambientali sono un aspetto importantissimo, tra questi primeggia lo stress. Quando

sento parlare nelle scuole di stressare meno gli studenti è musica per le mie orecchie, anche come

genitore!

Ma cosa succede a livello anatomico? Come si sviluppa una tendenza ad assumere sostanze

che creano dipendenza quali possono essere tabacco e alcool? E’ un aspetto importante per vedere

come ci si adopera per la cura.

La tendenza ad assumere queste sostanze nasce da zone molto profonde del nostro cervello,

le zone del tronco dell’encefalo ove risiedono i comportamenti automatici: questo per dimostrare

come lo stimolo all’uso ad un certo punto diventa qualcosa di non controllabile e non più

dipendente dalla volontà. E’ quindi difficile fare campagne di prevenzione poiché l’impulso a

drogarsi arriva da zone non sotto il nostro controllo. E’ quindi impossibile, una volta sviluppata

una dipendenza, impedire di avere il desiderio per tale sostanza. Questo non significa che siamo

condannati per sempre. Ci sono infatti delle contro-risposte, l’attaccante può essere molto forte ma

c’è sempre il portiere. In questo caso il nostro portiere è la corteccia prefrontale. In questa zona

risiede la nostra capacità decisionale, di dare valori, credenze, priorità ecc… e soprattutto la

capacità di dire di no. Però lo stimolo deve essere sufficientemente filtrato, ecco perché in casi

particolari nei quali si somministra un trattamento farmacologico, seguendo la metafora precedente

noi andiamo ad indebolire l’attaccante, ovvero indebolire questo stimolo derivante dalle zone

profonde del cervello. Quando invece andiamo a rafforzare la capacità di dire di no, andiamo ad

adottare delle terapie di tipo cognitivo-comportamentale, o anche semplicemente di appoggio (quali

un amico o i familiari).

Per gli adolescenti il discorso è un po’ differente poiché, scusate il termine, sono sfortunati.

Nascono infatti con una asincronia di sviluppo cerebrale dove la capacità di dire di no (ovvero la

zona prefrontale) si sviluppa e matura più lentamente delle aree mesocorticali e mesolibiche.

Fondamentalmente quello che guida l’adolescente è l’impulsività. Un dato esemplificativo è la

percentuale di persone che iniziano a fumare dopo i 25 anni, che è minore del 5%. Questo vuol dire

che la maggior parte di chi fuma ha iniziato prima dei vent’anni.

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Comportamento

““““adolescente ””””

• Miopia per il futuro

• Scarsa tolleranza alla frustrazione

• Aumento comportamenti a rischio

• Elevata “esplosività” da stimoli esterni

Cervello

““““adolescente ””””

• Immaturità corteccia frontale e pre-frontale

• Precoce sviluppo Nucleo accumbens

• Immaturità fasci associativi proiettivi, connessioni interemisferiche

Chiaramente allora tutto ciò che va a rafforzare educazione, autostima, controllo dello

stress ecc… ha una importanza fondamentale perché va a coprire questa mancanza che è

fisiologica nel ragazzo.

Quanto sono pericolose le droghe? Non facciamo di tutta l’erba un fascio. Un esperto

ricercatore e studioso di droghe, David Nutt ha creato una scala di pericolosità delle droghe

distinguendo il danno soggettivo e quello sociale, creando poi quello cumulativo. In questo studio si

evidenzia come l’alcool sia la sostanza più dannosa per la società e globalmente su chi ne fa uso.

Al secondo posto c’è l’eroina dove, al contrario, il danno personale è maggiore di quello sociale. Al

terzo posto troviamo la cocaina distinta tra quella “fumata” e “inalata” che viene molto dopo.

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Pericolosità delle droghe: danno personale e sociale. David J Nutt, … on behalf of the Independent Scientific Committee on Drugs The lancet 2010

Quindi sul podio al primo posto c’è una sostanza ritenuta legale, al secondo una che è

ritenuta giustamente una pessima sostanza, ed al terzo posto una sostanza che non da dipendenza

fisica, perché è giusto ricordare che la cocaina non dà dipendenza fisica ma crea però una

dipendenza mentale terribile perché dà una forte dipendenza psichica. Negli ultimi posti della

graduatoria ci sono ad esempio LSD ed Ecstasy, delle sostanze ritenute pericolosissime:

evidentemente non è così. Nutt e il suo team collocano la meta anfetamina al 4° posto, se fumata ha

effetti disastrosi per il nostro cervello; questo a dimostrazione della professionalità e di come i

ricercatori hanno l’obbligo di misurare ogni cosa e non il facile effetto, quali le politiche

sensazionalistiche dei giornali, ma bensì fornire dati reali e misurati. Ad esempio Nutt definiva

molto più pericoloso per un ragazzo inglese, andare a cavallo rispetto ad usare l’Ecstasy. Questo è

un dato reale sulla misura del rischio, poi si può discutere se questo può avere un effetto negativo,

però ciò non toglie che sia un dato reale.

Ora approfondiamo il ciclo della droga. Dobbiamo sempre distinguere tra uso, abuso e

dipendenza altrimenti non si riesce a comprendere realmente il fenomeno.

Per uso si intende l’aver provato o assaggiato la sostanza. La maggior parte dei ragazzi ha

amici che fanno uso di sostanze (inserendo in queste, come già ribadito, anche il tabacco), e loro

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magari le provano per non sentirsi esclusi dal gruppo. Spesso non piacciono o per altri motivi non

trovano interesse e non le provano più. Quando invece le persone ne abusano, quindi ne fanno uso

ripetutamente può aprirsi il problema, che diventa importante quando inizia la dipendenza ovvero

si inizia a perdere quella capacità di dire di no.

Nel parlare quindi di cura delle dipendenze, dal punto di vista della terapia, è fondamentale

capire quali modelli si è deciso di adoperare. Se infatti riteniamo che la persona abbia una

responsabilità nel diventare dipendente allora andiamo ad identificare certi modelli che vanno

incrociati con la risposta alla domanda se la persona deve riuscire a farcela da sola ed è sua

responsabilità uscire dal circolo della dipendenza. Se il ragionamento è questo allora si va ad

adottare il cosiddetto modello “morale” nel quali il punto fondamentale è fare lotta alle droghe

concentrando tutti i nostri sforzi e denaro sul sequestro, punizioni ecc… pur sapendo che attraverso

i sequestri viene filtrata una minima percentuale di quella presente sul territorio. E seppure ciò fa

molto piacere ai genitori e soprattutto fa notizia, il credere che si possa risolvere questo problema

attraverso i sequestri è come “credere a Babbo Natale”. Se invece il modello è quello che la

La persona ha la responsabilità del

d iv enta re tossicodip endente?

La persona ha un ruolo determinante di resp onsabilità nell’usc ita dalla d ip endenza?

SI

NO

C OMPEN SA TORY MODEL ( Cogni t i v e-B eh av io r a l)

Ricaduta =Errore

SI N O

MOR A L MOD EL (W ar on Drugs)

Ricaduta = Crimine o man canza di vo lontà

SPIRITUA L MODEL ( AA & 1 2 -Step s)

Ricaduta = Peccato o perdita di contatto con un Potere pi ù

Alto

D ISEASE M ODEL (Heredity & Physiology)

Ricaduta = Riattivazio ne della

malattia

Mod e l l i per spieg are l a dipe n de n za

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persona può essere aiutata ad uscire da questa situazione avremo dei modelli di terapia simile a

quello degli Alcolisti Anonimi, dove la persona aiutata dal gruppo, come da amici e familiari, può

farcela, denunciando la propria debolezza anche dal punto di vista spirituale. Con ciò dico che non

ho la pretesa di affermare che un modello sia migliore di un altro, è semplicemente una panoramica

delle possibilità ed ognuno è giusto che faccia il proprio lavoro per contrastare questo fenomeno. Se

invece si pensa che la droga sia una malattia, come affermano molti testi di medicina, una “normale

malattia mentale”, allora dovremo adottare dei modelli cognitivo-comportamentali oppure dei

modelli biologici di cura delle dipendenze e quindi andare a somministrare delle terapie. Per il

tabacco ad esempio è stato dimostrato che è molto più semplice curare i tabagisti piuttosto che

andare a fare prevenzione nelle scuole (come dati numerici di resa costo-efficacia) ciò non toglie

però che ciò vada fatto.

Nella cura vanno considerati: i tratti di personalità, lo stato in cui si trova il paziente,

contesto sociale e familiare, fattori economici, acuti cronici della sostanza che sta prendendo e

soprattutto la motivazione al cambiamento. Questo ultimo è un aspetto molto importante perché la

motivazione non è un totem, qualcosa di fisso, bensì qualcosa di molto volubile e si basa sulla

frattura interiore, ovvero la presa di coscienza che la persona non possa più andare avanti così; oltre

alla auto-efficacia ovvero l’idea che si possa riuscire a cambiare, che è un punto fondamentale per

riuscire bene nella terapia. A tale proposito la terapia deve essere immediatamente disponibile

poiché l’importanza della tempistica è fondamentale! Non dovrebbero esserci mesi di attesa.

Da questo punto di vista è importante considerare anche alcuni casi terapeutici come casi

“oncologici” ovvero casi nei quali l’obiettivo non è quello di dare “un vaccino”, un antibiotico

come potrebbe essere per una polmonite, ma bensì migliorare la qualità di vita soprattutto nelle

droghe pesanti: riduzione dell’impatto da abuso, periodi sempre più lunghi di drug-free accettando

anche possibili ricadute quando ci sono, controllo dei sintomi psichiatrici associati, miglioramento

dei rapporti sociali e familiari, riduzione di quelli criminali ecc…

Mi riferisco in questo soprattutto ai genitori dicendo che in questo contesto la miglior educazione è

quella del “bastone e della carota”. la neurobiologia ci dice che molte volte funziona più la carota,

ma ciò non toglie che soprattutto nella parte più animale, il bastone abbia la sua efficacia.

Mi permetto quindi di chiudere con una immagine di un quadro di Rembrandt, l’ultimo

dell’artista, che descrive la parabola del “figlio smarrito e poi ritrovato”.

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Si nota come tutta la luce (un mago in questo) sia concentrata sulle mani del padre, come

pure gli sguardi dei presenti. Le due mani sono diverse: una callosa quindi paterna, l’altra gentile,

materna. Ovvero: ti sosterrò ma sarò intransigente! Questo è il bilanciamento che io credo come

operatori, genitori, amici ecc. sia l’atteggiamento migliore nei confronti della dipendenza da

sostanze.

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Evoluzione psicologica del bambino e fattori di rischio nel primo contatto con la droga. Il ruolo dei genitori

Franco Pajno Ferrara

Neuropsichiatra

Il mio intervento cercherà di spiegare il ruolo genitoriale.

Sono uno studioso dell’immaginario ed un narratore, inizio quindi proponendovi la metafora

“Il fiume che scorre tra due rive”

Voi sapete che i giapponesi utilizzano gli ideogrammi per scrivere, i quali hanno anche una

valenza fonetica, ma principalmente ognuno di questi ideogrammi rappresenta di per sé un concetto.

Sono rimasto particolarmente colpito ed emozionato nello scoprire che, l’ideogramma che

rappresenta il bambino, si traduce letteralmente come “il fiume che scorre tra due rive”.

E’ un’immagine molto forte perché già indica di per sé il suo significato. Un bambino ma in

generale ogni essere umano è come un fiume.

Raccontiamo la sua storia…. comincia con la sua piccola sorgente, il suo corso è

tortuoso, spumeggiante, il regime è torrentizio……poi diventa un fiume, qualcosa di più

ampio ……fino a sfociare al mare perseguendo il suo destino….

È contenuto tra due sponde, che lo indirizzano…lo accompagnano ……e che si

modificano rispetto al fiume. …..

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Se guardiamo le mappe idrografiche del fiume Adige del ‘700 ci accorgiamo che le sponde

non avevano la stessa posizione di adesso, si può dire che si sono un po’ adattate alle sue esigenze,

anche se sostanzialmente hanno sempre svolto un’opera di contenimento.

I genitori funzionano allo stesso modo, da contenitore. Provate a pensare quando due rive si

allontanano a dismisura tra di loro, il fiume rallenta il suo corso e si impaluda; oppure al contrario

se le due sponde si avvicinano troppo tra di loro, il fiume diventa impetuoso e scorre via rapido

senza che si possa arrestare; ma soprattutto nel caso in cui le due sponde sono disuguali in altezza,

alla prima pioggia o curva il fiume esonda nella parte più bassa.

In questa metafora c’è spazio anche per i nonni, essi in questo contesto rappresentano le

golene, accettano una piccola esondazione, ed accettano il contenimento con una piccola

esondazione.

Il concetto generale è che intorno al fiume, cioè intorno al ragazzo, ci devono essere due

sponde, il cui compito sostanzialmente è non lasciargli fare soltanto quello che vuole.

Chi l’ha detto che l’educazione anarchica e libertaria conduce allo sviluppo di tutte le

facoltà… anzi…le brucia!

L’affascinante paradosso dell’educazione è che per insegnare a scegliere, che in fondo è lo

scopo appunto dell’educazione, bisogna limitare, non favorire tutto, bisogna scegliere per chi non

sa scegliere fino a quando avrà imparato a farlo da solo.

Questo significa che la coppia genitoriale deve concordare i termini dell’educazione, non può

agire d’impulso, si tratta fondamentalmente di un lavoro.

Freud diceva che il compito del genitore è quello di sbagliare il meno possibile, ma ciò

significa confrontarsi e discuterne, non essere impreparati di fronte a determinati tipi di richieste.

Direi che se dovessi tracciare il profilo di un futuro candidato alla dipendenza (naturalmente

non dal punto di vista scientifico quanto piuttosto della narrazione) il profilo è quello di un bambino

il quale viene sempre accontentato, per il quale il mondo gira secondo la propria volontà. Ed a

quelli che mi dicono che il loro figlio ha un carattere duro, forte, pianta dei chiodi infiniti, rispondo

che in realtà è fragilità del carattere. Di fronte alle piccole avversità, quando il mondo non gira

secondo quello che ho pensato, perché sono abituato a farlo girare in questo modo, allora vado in

“tilt”. Di fronte a queste situazione c’è la necessità di un esame di coscienza da parte dei genitori.

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Nessuno insegna ai genitori ad essere genitori, al 50% lo fanno perché ci si basa su

quello che è successo a noi, prendiamo ad esempio i nostri genitori, ed al 50% lo

impariamo dai figli.

Quello che però è indispensabile ed assolutamente non eliminabile è il fatto della presenza.

Un genitore non può limitarsi a dire che ha un dialogo con i propri figli quando rientra a casa la sera

e comincia a fare l’interrogatorio su come è andata la sua giornata, questo non è dialogo

il dialogo consiste nel far parlare i bambini

Certo non è cosa semplice poiché molte concause ce lo impediscono, ma sostengo che per far

parlare un ragazzo bisogna cominciare a far parlare di sé; io ricordo mio padre che rientrava a

casa dal lavoro e iniziava a raccontarci quello che aveva fatto, le persone che aveva incontrato e mi

veniva la voglia di parlare io delle mie esperienze.

Non c’è nessun bambino che resista alla tentazione di raccontare di sé, quando sente

parlare di sé il suo genitore

Ritornando a quanto prima detto, paradossalmente quindi insegnare a scegliere è scegliere

per chi non lo sa fare, fino al momento in cui sarà in grado di farlo; ed è evidentemente il momento

più difficile, riuscire a capire quanto è in grado di fare delle scelte e quanto invece noi pensiamo che

non lo sia, per tutelare le nostre ansie, le nostre preoccupazioni.

Condurre, educare significa quindi tirare fuori, non riempire ed è una azione molto più

impegnativa poiché mi prendo la responsabilità come educatore di eliminare alcune tendenze e

favorirne delle altre. D’altra parte non esiste, se non in una situazione falsa, quella di pensare che

noi non dobbiamo incidere sulle scelte, noi dobbiamo invece incidere sulle scelte dal momento che

questo è propriamente il compito dell’educatore, una enorme responsabilità quella di …. scegliere

appunto per chi non lo sa fare.

Sono tre, secondo me i principi che devono essere affrontanti e discussi dai genitori, dagli

insegnanti e da coloro che voglio fare gli educatori.

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Il primo principio è che lo scopo principale è quello di fare in modo che

l’educando faccia a meno di noi. Fino a che questo concetto non viene

elaborato, l’autonomia, che è quello che vorremmo dare al nostro educando

non si realizzerà, ma perché siamo noi che abbiamo bisogno di non dare

l’autonomia! Non per quella che è una istanza fisiologica del bambino,

quanto una nostra problematica relativa all’abbandono! E’ una situazione da

risolvere per riuscire ad educare, ovvero fare in modo di venire “licenziati”,

dal momento che il nostro educando non avrà più bisogno di noi.

Certamente facile a dirsi ma difficilissimo a farsi …. ma certamente è un

argomento che necessita di profonda riflessione e, qualora questa riflessione

non avvenga contribuisce sicuramente al profilo del possibile futuro

dipendente.

Il secondo concetto che mi sta a cuore è quello che noi non dobbiamo

educare a nostra immagine e somiglianza, come Dio, perché non vogliamo

delle fotocopie bensì dei bambini che diventino dei futuri uomini che ci

superino. Ciò che un educatore deve volere soprattutto è quello di essere

superato, non uguagliato; certo è impossibile non immettere nella

educazione dei principi ai quali siamo affezionati, delle situazioni che sono

formative per noi, ma la pretesa di creare degli esseri uguali a noi è fasulla,

poiché se così fosse che creassimo solamente degli esseri uguali a noi

saremmo ancora sugli alberi. E’ proprio questa diversità e la tolleranza

dell’educatore per la diversità che è da stimolo ad ogni tipo di progresso.

L’ultimo principio ma non il meno importante, è che nessun educatore ha

diritto all’amore del suo educando, almeno fino al momento in cui non sarà

educato.

Perché non si ama per obbligo, non si ama perché non si può scegliere, ma

bensì per scelta e si impara a scegliere soltanto se si realizzano le cose di

cui abbiamo parlato in precedenza.

L’educatore potrà essere amato soltanto dopo che avrà esaudito il suo compito, allora avrà

educato e potrà essere amato. Scusate la brevità del tempo, questi sono concetti che andrebbe

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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discussi molto più a lungo, però sono concetti che stanno alla base nella creazione di individui

liberi nelle loro scelte positive e non schiavi di altre cose, quali possono essere anche le

dipendenze.

Alla fine di questo discorso dico sempre che vorrei che l’uditorio fosse d’accordo con

me, come quando facevo con gli studenti dell’università, nel pensare che la più bella

dichiarazione d’amore è

“ti amo perché non ho bisogno di te”

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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Intelligenza emotiva e uso di droghe

Viviana Olivieri

Formatore, Laureata in Giornalismo Servizio Sviluppo Professionalità Innovazione,

Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona

In quale modo l’apprendimento cognitivo, la capacità di apprendere modelli di vita, cultura e

vivere emozioni possono distogliere o avvicinare l’individuo all’utilizzo delle droghe?

In questo contesto specifico andremo a leggere un aspetto dell’intelligenza legata alla

capacità di riconoscere, utilizzare, comprendere, gestire in modo consapevole le proprie e le altre

emozioni ovvero l’intelligenza emotiva.

Studiata inizialmente da Salovey e Mayer, aggiornato poi il significato, l’intelligenza

emotiva è stata definita come segue “L’intelligenza emotiva coinvolge l’abilità di percepire,

valutare ed esprimere un’emozione; l’abilità di accedere ai sentimenti e/o crearli quando facilitano

i pensieri; l’abilità di capire l’emozione e la conoscenza emotiva; l’abilità di regolare le emozioni

per promuovere la crescita emotiva”. In Italia il contributo è fornito da Daniel Goleman (1995)

tradotto in italiano nel 1997 “Intelligenza emotiva che cos’è, perché può renderci felici”

E’ un percorso quindi con approccio multidisciplinare dove a pieno titolo sono coinvolte nel

processo di crescita del giovane e poi dell’adulto tutte le forze sociali, educative e civili: la famiglia,

la scuola, il mondo sociale, sanitario e civico.

Sono queste forze che in sinergia permetteranno al giovane di acquisire una competenza

emotiva (conoscenza delle proprie e altri emozioni) e l’abilità di comportamento intesa come

capacità di gestire e regolare le proprie emozioni per affrontare le diverse situazioni di vita e sul

tema specifico l’utilizzo o meno delle droghe.

Sorge spontaneo il pensare che tali capacità siano necessarie non solo al giovane ma anche

all’adulto e in qualsiasi ambiente di vita compreso il mondo lavorativo. Infatti l’intelligenza

emotiva e i suoi strumenti vengono utilizzati nel mondo lavorativo professionale, scolastico

sanitario, sociale ecc. Gli adulti sono di fatto gli attori protagonisti di questo processo educativo,

sono i primi che nel loro percorso di crescita devono fare proprie queste competenze cognitive ed

emozionali, per aiutare poi i giovani ad acquisire gli strumenti necessari alla propria crescita per

cercare un equilibrio che permetta loro di vivere in questo complesso mondo!

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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Non esiste più una società solida, non ci sono più i riferimenti e i capisaldi di alcuni anni fa:

la famiglia, la chiesa, la scuola. Il mondo multimediale ha rotto i confini sociali esponendo i giovani

a esperienze che possono diventare pericolose. Inoltre le attuali crisi sociali economiche nel mondo

del lavoro creano instabilità nella famiglia e nei giovani stessi.

La flessibilità richiesta dall’attuale “società liquida” (Baumann 2002) se da una parte

promuove una formazione ed educazione continua del processo educativo che dura tutta la vita,

dall’altra in questo momento storico non sempre offre il minimo vitale per una serena vita armonica

basata su diritto allo studio e al lavoro.

Questo si ripercuote sulla famiglia, sul mondo della scuola e sulla società in generale e crea

fragilità che espongono i giovani alla ricerca di realtà virtuali alternative esterne (droga, internet)

alla ricerca di un benessere e stare meglio dentro di loro. Non siamo quindi lontani da quello che

viene definito autismo, è in fin dei conti un tecno autismo che si auto perpetua con l’iterazione del

consumo di droghe creando un mondo di finte relazioni sociali in grado di non mostrare le vere

emozioni dell’uomo.

Fondamentale sarà quindi aiutare i giovani ad essere presenti e protagonisti nella loro vita

quotidiana e sociale; aiutarli a creare relazioni vere, reali e positive per un confronto ed uno

sviluppo emozionale –cognitivo di persone che vivono la famiglia e il sociale.

Questo corso di studio offre una base da cui ripartire! Tutte le forze socio sanitarie e

culturali coinvolte: il Comune, la Polizia, l’Ospedale, la Scuola, l’Università e il club di Giulietta

(bacino di accoglimento dei bisogni, disagi di una parte dei giovani del mondo) in sinergia offrono

il loro contributo e il loro impegno affinché, attraverso la conoscenza, ci siano sempre più strumenti

e strategie di aiuto per i giovani al fine di prevenire il sopravvento del mondo delle nuove droghe

e…

…cercano di offrire un supporto,

un sostegno solido affinché i giovani non siano ammaliati dalle … nuove droghe!

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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BIBLIOGRAFIA

1. Bauman Z., Modernità liquida, Laterza, Roma-Bari, 2002

2. Intelligenza emotiva/UCI – Uniti per crescere insieme – Fondazione ONLUS,

http://www.unitiperscrescereinsieme.it/universit3%AO-del-sociale/formazione-distanza

(ultimo accesso 28 luglio 2014)

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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Il richiamo delle nuove sirene: la sociologia delle nuove droghe

Maria Gabriella Landuzzi Tesis, Università degli Studi di Verona

J.W. Waterhouse, The Siren, 1900

Il canto delle Sirene …

… gli uomini che ne rimangono incantati...

…lasciano qualunque azione e si gettano a nuoto verso di loro...

Il Canto delle Sirene è seducente e attrae i marinai per poi farli naufragare (Odissea, XII, 39-

54; 158-200); è un canto che seduce l’individuo sino a portarlo all’oblio, alla perdita della memoria.

Calvino (2002) lega la figura delle sirene al tema della memoria, sottolineando che “…la

memoria conta veramente – per gli individui, per la collettività, per le civiltà – solo se tiene insieme

l’impronta del passato e il progetto del futuro, se permette di fare senza dimenticare quel che si

voleva fare…” (Calvino 2002, p. 16). Ulisse seguendo le sirene dimenticherebbe il passato e così

facendo, perderebbe i valori che fondano la sua vita: la famiglia, la sua casa e la patria. Ancorarsi al

passato, alla memoria e ai valori della sua vita, permette all’eroe di trionfare sulle sirene.

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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Data questa premessa, appare interessante riflettere sulla dimensione di seduttività delle

sirene utilizzandole come espressione delle “nuove droghe” - “smart drugs”, sostanze seducenti per

i giovani che oggi le avvicinano e le consumano.

Perché sono i giovani che, sempre più in anticipo rispetto al passato, vengono sedotti da questo

“canto”?

Il canto delle sirene sembra porti ad ottenere la felicità, il benessere, il potere, la

conoscenza e quindi a migliorarsi. Eppure, dopo averci illuso esso ci porta all’oblio, alla perdita

della memoria di cui parla Calvino. Per questo dobbiamo turare le orecchie (con la cera come

Ulisse fece con i compagni) per evitare che l’oblio ci faccia dimenticare chi siamo, quali sono i

progetti ed i legami che ci tengono insieme (Landuzzi 2014).

Come sostiene Caramello (2003), apparteniamo ad una società che usa droghe: caffè, tè,

alcol, sigarette… siamo abituati quindi a distinguere tra droghe legali e droghe illegali a seconda dei

contesti e delle epoche storiche e tale distinzione va contestualizzata culturalmente per cui il loro

stesso consumo può essere considerato sia come un’esperienza religiosa sia come un crimine, sia

come uno stile di vita. La funzione sociale legata all’uso di queste sostanze è "deschematizzare”,

ovvero favorire la nascita di comportamenti individuali e/o collettivi non convenzionali finalizzati

alla creazione di risposte nuove e sempre più vantaggiose per il sistema (Caramiello, 2003).

Poi, la modernizzazione industriale come epoca della " grande trasformazione", produce i

suoi effetti anche nella "cultura" che viene scossa dalla velocità dei mutamenti e la

società contemporanea, con la scolarizzazione di massa e il sempre più lungo rinvio delle nuove

generazioni verso la realizzazione di un progetto lavorativo e familiare, inventa il mondo giovanile

con la sua "cultura”. Ed è questo universo societario il terreno privilegiato della droga della

modernità che è, nel nostro tempo, essenzialmente un fenomeno giovanile vissuto in assenza degli

storici, tradizionali riferimenti (Caramiello, 2003). Entriamo quindi in quella che Bauman (2002)

definisce la “società liquida”, un contesto sociale che chiede adattabilità, flessibilità, velocità in ogni

ambito della vita e quindi anche nei legami. La nostra oggi è una società che richiede di scegliere e

decidere in modo attento ma veloce, di essere responsabili ma flessibili, sufficientemente slegati

nelle relazioni e quindi orientati all’autoreferenzialità.

Il mondo giovanile si trova a crescere in un contesto di liquidità che coinvolge anche la

famiglia, un ambito in cui le gerarchie appaiono “appiattite” - ciò che dava autorità e rendeva il

genitore gerarchicamente “potente” era ciò che possedeva in termini di competenze, conoscenze,

soldi - e dove le regole già acquisite dai genitori, non appaiono adeguate al contesto in cui vivono

con i figli (Caramiello, 2003). Un contesto “dell’avere piuttosto che dell’essere” (Fromm, 2001)

caratterizzato da una sorta di vetrinizzazione della vita (Codeluppi, 2007), che sottolinea la

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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predominante necessità di apparire che ben si lega all’avere un livello di relazioni, riferimenti e

conoscenze poco profondo, che necessita solo della esteriorità.

In virtù dell’avere, il possesso di beni diventa un mezzo per conquistare il proprio equilibrio; per gli

adulti “possedere” crea identità in un processo di distinzione dagli altri, per i giovani rappresenta il

mezzo attraverso il quale stare con gli altri, inserirsi nel gruppo, avere un punto di riferimento in

una sorta di processo di tribalizzazione (Giancola, 1999): stessi abiti, stessi gusti, stessi desideri. In

fondo, tutto si risolve nel presente e vivere il presente è l’unica certezza che i giovani hanno. Il

futuro, al contrario, rappresenta un’incognita e la loro stessa progettualità rischia spesso di

presentarsi come debole e indefinita (Pasqualini 2005). Tutto questo si lega ad una radicale

trasformazione delle strutture della società contemporanea dove i tempi di vita, di lavoro e del loisir

sono profondamente cambiati e si sono sempre più individualizzati. I luoghi di riferimento che ieri

rappresentavano il tessuto connettivo della società familiare e civile si sono perduti facendo spazio a

stili di vita autoreferenziali; ne consegue che, in questa società incerta e fragile, il corpo ha paura di

ciò che può procurare dispiacere o delusione pertanto, quando nella vita compare una delusione, il

corpo cerca una medicina (Bauman1999) per guarire da malessere e disagio. Ecco che allora ci

muoviamo alla ricerca di qualcosa che ci fa stare bene, qualcosa che ci dia una sicurezza,

quantomeno immediata e semplice, facile da recuperare, appunto una sirena che, attraverso

l’assunzione di sostanze, […] ci illude di potere essere al top, socialmente accettati, disinibiti, di

avere facilità di relazione […] Nel passato la motivazione alla base dell’assunzione di sostanze

nasceva fondamentalmente dal fatto di doverci ribellare: erano i giovani, le nuove generazioni che

si ribellavano rispetto al conformismo della società, dei ruoli e delle istituzioni. Nella società

postindustriale la droga sembra abbia invece il compito di rispondere, seppure in modo atipico,

alle pressioni della società (Landuzzi 2014).

Una situazione quindi molto diversa da quella vissuta dal consumatore di sostanze di

qualche anno fa, che mostrava in quel modo il suo disagio e il suo desiderio di “togliersi” dal

contesto. Al contrario, oggi il consumatore giovane desidera di appartenere al gruppo, di fare parte

della tribù e la stessa partecipazione al rave party ad esempio, risponde al suo bisogno di

appartenenza e di condivisione di tempi e spazi.

Ho bisogno di entrare in un contesto anche se in realtà…resto comunque un singolo! Cerco

compagnia, qualcuno che condivida con me questa esperienza, ma è una esperienza personale e

continuerà sempre ad essere una esperienza personale […] e attraverso l’uso della sostanza – la

sirena - io effettivamente dimentico e continuo a dimenticare gli altri intorno a me (Landuzzi 2014).

Cercare benessere attraverso l’uso di sostanze, come accade per il canto delle sirene, illude ma

nasconde insidie. L’uso di smart drugs - “droghe furbe” - a volte affiancato o sovrapposto a quello

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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delle droghe tradizionali – ad es. cocaina, cannabis e amfetamine - è pratica “diffusa” tra i giovani

in virtù del fatto che, almeno entro certi limiti, consente al consumatore una vita sufficientemente

integrata con il resto della società. Rispetto al passato quindi, se appaiono cambiate sia le sostanze

sia il loro uso – nuovi principi, cocktail potenziati da alcolici e diminuzione nell’uso di eroina –

sono anche diversi i contesti e le modalità di fruizione delle droghe – sempre più legati al ciclo del

tempo libero, agli spazi del divertimento organizzato. Inoltre, le analisi delle sottoculture giovanili

(caratterizzate da specifici abbigliamenti, accessori, musica e linguaggi) evidenziano una

correlazione tra pratiche sociali e uso di sostanze: se negli anni ‘60 in Italia la sottocultura era

centrata sulla pratica del consumo come rifiuto ed estraniamento dalla società e dalle sue regole,

dopo gli anni ‘80 l’uso di sostanze si lega al consumo in sé più che alla dipendenza: diventa

importante non la droga in sé, ma il clima che essa porta con sé, il senso di “benessere” che produce

(Bertolazzi, 2013).

Le tendenze legate all’uso di sostanze appaiono quindi caratterizzate da

1. politossicomania

2. “normalizzazione” dell’uso di sostanze

3. facilità nel reperimento di qualsiasi sostanza (Molinaro et al., 2013) resa possibile dalla

presenza di nuovi canali d’acquisto anche on line, non solo piazze e muretti, con consegna a

domicilio.

Le nuove droghe veicolano modelli di socialità attiva opposti a quelli dell’auto alienazione e

della marginalità caratteristici dei tossicodipendenti della prima generazione. Pur mantenendo un

significato di trasgressione, oggi assumere droghe non è più identificabile con ideologie o specifici

stili di vita: l’uso di sostanze si lega alla buona performance, aiuta a mantenere elevati livelli di

energia e allo stesso tempo può aiutare ad attutire frustrazioni, delusioni, insoddisfazioni (Lavanco,

Croce, 2008; Albertini, Gori, 2011).

L’uso di nuove droghe rappresenta quindi un terreno su cui vanno a confluire aspetti di ordine

sociale, culturale e psicologico: “no drugs no future” afferma Amendt sottolineando come le

sostanze siano radicate nella nostra società e nelle società occidentali in genere (Amendt, 2004). Per

questo risulta fondamentale una riflessione sui bisogni e gli “spazi vuoti” che questi comportamenti

vanno a colmare.

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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Al fine di contrastare le “nuove sirene” occorre allora modificare il punto di vista assumendo

una cultura della responsabilità, con la partecipazione della comunità, in un’ottica di promozione di

valori quali il senso di appartenenza, l’ascolto di sé e degli altri, la creazione di legami (Albertini,

Gori, 2011); “educare alla cultura e alla civiltà […] creare legami sociali e legami di pensiero. E

solo in un mondo di desiderio, di pensiero e di creazione si è in grado di sviluppare legami e

produrre qualcosa di diverso dal disastro” (Benasayag, Schmit, 2003, 62). Il che non significa solo

– riprendendo la metafora delle sirene – controllare e impedire l’oblio mettendo “tappi di cera” ma

agire in termini educativi “perché la prevenzione non passa solamente attraverso il non ascoltare il

canto delle sirene ma anche attraverso i ragionamenti, i dialoghi in sedi collettive e familiari “

(Landuzzi, 2014).

Educare le nuove generazioni a non focalizzare l’attenzione “sull’avere e sull’apparire”, al

dialogo, alla creazione di relazioni significative, ad avere cura dei legami - l’unica strada

percorribile è quella di legarci attorno ad un palo, come Ulisse, […] quel palo sono i legami come

spiega anche la volpe al Piccolo Principe “gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla.

Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini

non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!” disse la volpe. “che cosa vuol dire

addomesticare?” disse il Piccolo Principe. “È una cosa molto dimenticata. Vuol dire ‘creare dei

legami’ “(Saint-Exupery, 1943, 94) .

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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Bibliografia Amendt G., No drugs no future: le droghe nell’età dell’ansia sociale, Feltrinelli, Milano, 2004 Albertini V., Gori F. (a cura di), Le nuove dipendenze. Analisi e pratiche di intervento, Quaderni CESVOT, n.52, 2011 Bauman Z., La società dell'incertezza, il Mulino, Bologna, 1999 Bauman Z., Modernità liquida, Laterza, Roma-Bari, 2002 Benasayag M., Schmit G., L’epoca delle passioni tristi, Feltrinelli, Milano, 2003 Bertolazzi A., Sociologia della droga. Un'introduzione, FrancoAngeli, Milano, 2013 Calvino I., “Le odissee nell’ Odissea” in Perché leggere i classici (1991), Mondadori, Milano 2002 Caramiello L., La droga della modernità, UTET, Torino, 2003 Cippitelli C., Nuove droghe e nuovi consumi: scenari e modelli di intervento , Materiale didattico per corso operatori socio-sanitari della prevenzione all’uso di sostanze psicotrope tra i giovani nelle discoteche - Caltanissetta 22-24 ottobre 2002 Codeluppi V., La vetrinizzazione sociale. Il processo di spettacolarizzazione degli individui e della società, Bollati Boringhieri, Torino 2007 de Saint-Exupéry A., Il piccolo principe (Le Petit Prince), Bompiani, Milano, 1943 Fromm E., Avere o essere, Mondadori, Milano, 2001 Giancola A., La moda nel consumo giovanile. Strategie & immagini di fine millennio, FrancoAngeli, Milano, 1999 Landuzzi M.G., Relazione al Convegno “Droga e vita quotidiana. Dall’agorà …a internet”, Gran Guardia, Verona 10 maggio 2014 Lavanco G., Croce M., Psicologia delle dipendenze sociali, Mc Graw-Hill, 2008 Matysiak J., Come non cascarci, Edizioni Gruppo Abele, Torino 2003 Molinaro S., Potente R., e Arianna Cutilli A. ( a cura di) , Consumi d’azzardo: alchimie, normalità e fragilità, (Ifc-Cnr) Pisa, Espad®Italia 2013 Omero, Odissea, Einaudi, Torino, 2010 Pasqualini C., Adolescenti nella società complessa. Un’indagine sui percorsi biografici e gli orientamenti valoriali a Milano, FrancoAngeli, Milano 2005 Tirocchi S., Andò R., Antenore M., Giovani a parole. Dalla generazione media alla networked generation, Guerini e Associati, Milano 2002

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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Percorsi di educazione al rispetto e alla legalità Azioni nel mondo scuola

Anna Lisa Tiberio

Referente Ufficio Scolastico Regionale Veneto per la legalità, politiche giovanili e sicurezza

Dove è finita la piazza nella quale i nostri ragazzi avevano l’opportunità di vivere delle

relazioni autentiche, condividere idee oppure scontrarsi per crescere e forgiare la loro personalità?

Noi oggi, ci chiediamo dove siano finiti questi gruppi di ragazzi guardando una piazza vuota senza

voci e né schiamazzi. Spesso sono proprio loro a rispondere, dicendoci che sono in casa da soli ed

assaliti dall’ozio, quando non hanno i compiti da svolgere o da studiare, che la famiglia è spesso

assente a livello comunicativo, che non hanno punti di riferimento nell’extrascuola, che hanno

troppi compiti per casa , che il computer si sostituisce a un amico reale “Dall’Agorà…a Internet”,

per farci riflettere su dove siano finite le vere relazioni umane ed interpersonali tra i giovani e come

la piazza di una città o di un paese si sia trasformata in piazza virtuale.

Purtroppo constatiamo che i ragazzi spesso sono lasciati soli davanti al computer senza

mediatori. Anche se non demonizziamo l’uso del pc, è necessario portare i ragazzi ad utilizzarlo in

modo consapevole. Promuovere la capacità critica che permetterà loro di scegliere ciò che è giusto

o sbagliato per non incappare talvolta in comportamenti così scorretti da essere perseguibili

penalmente. Importante sarà riappropriarsi delle relazioni empatiche, quelle che fanno crescere,

puntando su amicizie realmente vissute. Ci sono le Istituzioni e gli Enti preposti sul territorio ad

aiutarli, mettendo a disposizione risorse umane e logistiche, professionalità, strumenti per

sviluppare negli studenti comportamenti positivi e coerenti con le finalità educative che si prefigge

la scuola.

Gli studenti devono essere coinvolti, attraverso la partecipazione studentesca, a sostenere

processi di consolidamento delle abilità pro-sociali per una costruzione di atteggiamenti

consapevoli e responsabili che li accompagnerà nella costruzione del loro futuro con nel cuore

sempre la speranza.

Numerose sono le attività promosse dalle Scuole su indicazione del MIUR e della Direzione

dell’Ufficio Scolastico Regionale del Veneto, impegnati nelle ricerca di linguaggi e modalità nuovi

per coinvolgere le nuove generazioni nella diffusione della cultura del sapere, della convivenza

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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civile, della legalità e della cittadinanza democratica, come condizioni fondamentali per la

formazione dei cittadini di domani.

Sarà sempre importante orientare i giovani a progettare il proprio futuro nel mondo dello

studio, dell’Università, della Ricerca e del lavoro tenendo conto delle loro attitudini ed interessi che

seguono le conoscenze e competenze in continua evoluzione con un’attenzione particolare alle

radici culturali. Fondamentale sarà dare loro la possibilità di essere protagonisti attivi nella società

in cui vivono aiutandoli a creare relazioni autentiche e positive tese a sviluppare una convivenza

civile basata sulla solidarietà. È questo l’obiettivo che noi adulti abbiamo il dovere di perseguire

con costanza cercando di stimolare il dibattito su questi temi mettendo in rilievo e valorizzando le

varie modalità di prevenzione perché possano diventare buone prassi.

Fondamentale è che insegnanti, genitori e famiglie collaborino come modelli e come

soggetti promotori di modalità adeguate di interazione affinché l’esempio possa essere acquisito e

diventare uno stile di vita per i ragazzi.

Ed è altrettanto fondamentale che i fatti di violenza e di bullismo che toccano i minori

vengano trattati con particolare attenzione poiché la realtà mediatica spesso fornisce una percezione

distorta dei casi.

Ogni Istituzione ha gli strumenti necessari per riconoscere e arginare anche questi fenomeni

e per effettuare una prevenzione adeguata. Grazie a numerosi convegni attuati sul territorio le

famiglie hanno conosciuto le figure di riferimento e la pianificazione delle attività e la verifica dei

risultati attesi

E’ Indispensabile che scuole statali e scuole paritarie lavorino insieme costruendo reti

progettuali di intervento. Obiettivo sarà quello di promuovere nei giovani la vera cultura etica alla

base della convivenza civile e democratica. Insieme per favorire la corresponsabilità educativa e per

una scuola sempre attenta alla realtà.

Dico sempre nei miei incontri formativi ed istituzionali: “Cerchiamo e collaboriamo per

creare sinergia nell’affrontare questa strada in salita, nel parlare lo stesso linguaggio, confrontando

tra esperti tutti i dati a disposizione, ma soprattutto cerchiamo di essere uniti perché i ragazzi hanno

bisogno di sentire che il mondo degli adulti è per loro e con loro. Impariamo ad ascoltarli con il

cuore”.

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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E a tal proposito si percepisce quanto possa fare la Scuola per creare occasioni di relazione.

E’ per questo che abbiamo favorito l’ingresso nel mondo scolastico di numerose associazioni di

volontariato, proprio per dare ai giovani la possibilità di vivere il proprio tempo libero in modo

costruttivo. Anche le associazioni culturali, musicali e sportive sono quel giusto antidoto affinché

gli studenti non abbiano spazi vuoti che potrebbero riempire in un modo sbagliato. Ampliare

sempre di più gli spazi in cui i giovani abbiano la possibilità di vivere la vera partecipazione attiva,

democratica, dove si sentano davvero responsabili anche di un percorso sociale e comunitario

importante sembra essere oggi un obiettivo prioritario.

Ma non basta i fare in modo che questi percorsi di sensibilizzazione vengano creati a livello

curricolare fin dalla scuola dell’infanzia. Bisogna promuoverli già nella famiglia in continuità con i

docenti. Talvolta si percepisce la difficoltà degli adulti nel relazionarsi con i ragazzi. Si ritiene

quindi fondamentale promuovere dei laboratori di ricerca-azione su questi temi per chi si occupa di

formare questi docenti. Rilevando la difficoltà, soprattutto dei genitori, si sono attivati dei seminari

residenziali, (di solito il fine settimana), aperti anche ai rappresentanti di classe per formare quella

continuità educativa fondamentale per raggiungere gli obiettivi pedagogicamente validati.

A tale scopo è stato anche effettuato un grande lavoro sui Centri di Ascolto e Consulenza,

che sono attivi in ogni scuola, da parte del Dipartimento Dipendenze ASL seguendo le linee guida

del Consiglio dei Ministri.

Di supporto vi è inoltre lo Sportello di Ascolto dell’UST XII di Verona nel quale lavorano

persone formate che ascoltano i ragazzi, i docenti e genitori al fine di prevenire certi comportamenti

a rischio e che intervengono all’interno delle classi dove ci sono casi particolari segnalati dagli

stessi studenti.

Tutti i progetti realizzati sono frutto di una sinergia interistituzione, una collaborazione tra le

istituzioni scolastiche, i Comuni, le Forze dell’Ordine. Doveroso citare il grande lavoro svolto dalla

Polizia Postale che in questo ultimo anno sta affrontando le emergenze sul cyber-bullismo viste le

segnalazioni ricevute.

La collaborazione si attua anche attraverso dei tavoli tecnici di lavoro con sede in Prefettura

dove si riuniscono tutte le realtà coinvolte. In questa sede ognuno porta i propri contributi facendo

sì che le buone prassi possano diventare progetti capofila in Italia e in Europa.

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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Vengono poi attuati dei concorsi come ad esempio “Segni, parole e immagini per la legalità”

dove gli studenti possono esprimere e veicolare messaggi educativi e di prevenzione attraverso

l’arte e la creatività e campagne di sensibilizzazione. Molto interessante è il film dell’Istituto

Bentegodi dal titolo “Racconta la verità” che tratta l’importanza della segnalazione da parte dei

ragazzi nel caso di spaccio ed uso di sostanze stupefacenti.

Tutte queste forme di comunicazione e modalità di linguaggio sono utilizzate per riuscire a

raggiungere le emozioni dei giovani. Alcuni fatti configurano un quadro preoccupante che pone la

necessità di fornire alle Istituzioni scolastiche risorse e strumenti che consentano l’incremento di

azioni volte a favorire la concreta valorizzazione della persona, con un’attenzione costante alla sua

crescita, allo sviluppo educativo, cognitivo, sociale e relazionale.

È necessario che i percorsi di insegnamento-apprendimento rispondano in modo adeguato ai

bisogni formativi degli alunni, ma è fondamentale che attraverso i contenuti disciplinari si

trasmettano i valori della vita: il rispetto per la vita, per l’essere umano, le regole, le leggi, le

Istituzioni, per sviluppare in senso ampio e progettuale la solidarietà agita e sensibilizzare le future

generazioni a costruire un percorso di cittadinanza attiva e responsabile.

La scuola oggi è intesa come una Comunità Educante che fa parte di un sistema istituzionale

e intergenerazionale molto importante.

La scuola in questi ultimi anni sta facendo molto per informare gli studenti e le famiglie, al

fine di lavorare in sinergia con loro, utilizzando lo stesso linguaggio per educare ma soprattutto

prevenire certi tipi di comportamento a rischio.

Per questo è importante che i Dirigenti Scolastici, docenti, personale ausiliario e

amministrativo trovino spazi di confronto e di dibattito con gli alunni, le loro famiglie e la

Società civile per affrontare le emergenze educative e tematiche inerenti la costruzione di

relazioni autentiche da un punto di vista valoriale.

Uno dei progetti in atto è far lavorare i ragazzi in percorsi di peer-education con seminari

residenziali, per poterli valorizzare in riferimento alle loro competenze relazionali, in modo di far

passare a tutti gli studenti messaggi valoriali molto importanti.

E’ importante che l’adulto, in particolare nella relazione insegnante-alunno, si renda

conto che talvolta non usa le strategie migliori per entrare in empatia con lo studente. Questo

permette di far emergere le difficoltà di individuazione soprattutto da parte dei docenti, nel

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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cogliere quelle che sono le vere emozioni dei ragazzi, soprattutto in una fascia di età delicata

come quella adolescenziale.

Ben vengano quindi le iniziative di valorizzazione degli studenti come le assemblee degli

studenti. Esse non sono più contenitori di cosa non funziona nella scuola, bensì di cosa funziona e

quali sono le buone prassi da mantenere, cosa potenziare nel piano formativo attraverso progetti

che i ragazzi condividono con i docenti ed i genitori.

Presentazione sintetica dell’attività svolte a Verona e provincia su indicazione del MIUR e dell’USRV Come si evince dalle “Linee di indirizzo del Comitato Nazionale Scuola e Legalità”

emanate il 23 maggio 2007 l’impegno a favore della legalità risponde al diffuso

malessere dei giovani che si esprime in molteplici forme e dimensioni: le difficoltà di

apprendimento, lo scarso rendimento scolastico, l’abbandono precoce degli studi,

l’inosservanza delle regole che spesso diventa micro delinquenza e bullismo.

La scuola, luogo di tutela dei diritti e di esercizio di cittadinanza attiva, offre agli

studenti le basi per diventare cittadini consapevoli, nella propria città, nella propria

nazione, nel mondo, responsabili del proprio e dell’altrui futuro. La cultura della legalità

può diventare il nesso di congiunzione tra l’istruzione e l’esperienza attraverso il

coinvolgimento attivo degli studenti nella vita della scuola, con l’obiettivo di sviluppare

la loro capacità di assumere impegni, di autoregolarsi e di amministrarsi per spronarli ad

un costante impegno sociale. Le giovani generazioni devono essere guidate a prendere

coscienza delle regole della convivenza civile attraverso percorsi motivanti e progettati

in sinergia con gli Enti preposti e inseriti in tutti gli ambiti curriculari evidenziandone le

dimensioni trasversali.

L’educazione alla legalità, infatti, non va aggiunta alle discipline, ma sono queste ultime

a dover cedere spazi ed agganci formativi. Dovranno essere ampliate ed integrate le

occasioni di conoscenza e di comprensione dei fenomeni sociali, nel rispetto delle

esigenze formative degli studenti, che saranno in grado di contestualizzare problemi e

soluzioni attraverso solide competenze cognitive, civiche e relazionali. Vanno

potenziate forme di comunicazione più diretta, anche con il ricorso alla modalità

dell’educazione tra pari: gli studenti potranno essere coinvolti nella predisposizione di

percorsi formativi attraverso i quali trasmettere messaggi di legalità in modo moderno

ed efficace, per prevenire e contrastare varie forme di violenza giovanile. È, pertanto,

prioritario potenziare la conoscenza dei valori costituzionali attraverso interventi

educativi centrati sui temi della cittadinanza democratica ed attiva. Il rispetto della

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

88

legalità, la conoscenza dei principi costituzionali, l’osservanza dei diritti e dei doveri

sono i mezzi più adeguati per far divenire i giovani protagonisti in un progetto comune e

solidale volto allo sviluppo della società.

Il progetto risponde principalmente ad un’esigenza espressa dal coordinamento

regionale delle consulte studentesche dell’USRV e dall’Osservatorio Regionale

Permanente sul fenomeno del bullismo, che mira ad implementare, consolidare e

successivamente a far conoscere le progettualità, le azioni, i percorsi di educazione alla

legalità. È importante valorizzare, documentare, recuperare le buone prassi e

organizzare la diffusione in seminari, convegni, incontri e sui siti istituzionali. Le buone

pratiche diventano oggetto di scambio all’interno di iniziative di informazione e

formazione.

Attraverso i rappresentanti della Consulta provinciale degli studenti di Verona e i

docenti referenti alla partecipazione studentesca delle scuole secondarie di II grado si

attivano percorsi di comunicazione interistituzionale per sensibilizzare tutte le persone

coinvolte nel “Sistema Scuola” a favorire il passaggio dall’educazione alla legalità alla

cultura della legalità.

I risultati attesi e i risultati raggiunti

RISULTATI ATTESI

• Favorire negli studenti una presa di coscienza dei valori costituzionali che sono alla

base della convivenza civile.

• Promuovere attività di consulenza alle scuole per la progettazione di percorsi

informativi e formativi.

• Diffondere documenti legislativi e filmati messi a disposizione dal Ministero della

Pubblica Istruzione Università e Ricerca, dalla Prefettura di Verona, dalla Procura della

Repubblica del Tribunale Militare di Verona dalle Forze dell’Ordine.

• Divulgare la “Carta dei Valori della Cittadinanza e dell’Integrazione”.

• Coordinare incontri, dibattiti e seminari con esperti e rappresentanti delle Istituzioni

rivolti a Dirigenti Scolastici, docenti, personale ausiliario, studenti e genitori.

• Valorizzare le attività prodotte sulla tematica della legalità attraverso incontri di

informazione-formazione, coordinamento, convegni, workshop e assemblee

studentesche con la partecipazione attiva degli studenti rappresentanti e del tutor della

consulta, dei docenti referenti alla partecipazione studentesca di ogni istituzione

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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scolastica, con testimoni d’eccezione come il dott. Enrico Buttitta il procuratore della

Repubblica presso il Tribunale militare di Verona, rappresentanti della Prefettura, i

rappresentanti delle Forze dell’Ordine (Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza,

Polizia di Stato, Polizia Municipale e Provinciale), delle Forze Armate , in particolare

Esercito Aeronautica militare Dipartimento delle Dipendenze ULSS e degli Enti

Locali. . Favorire la cooperazione, il dialogo e lo scambio di buone pratiche tra i docenti

attraverso gruppi di lavoro e sui siti ministeriali.

• Mettere a disposizione delle singole Istituzioni Scolastiche le competenze di esperti

delle varie istituzioni per consulenza e progettazione di azioni educative.

• Avvicinare i giovani alle Istituzioni.

• Promuovere la partecipazione al concorso denominato “Segni, parole e immagini per

la legalità” rivolto alle scuole secondarie di II grado di Verona e provincia con elaborati

grafici, pittorici, letterali, multimediali e fotografici che saranno valorizzati in una

pubblicazione.

• Produrre un archivio di progettualità significative per favorire la trasferibilità delle

buone pratiche e la variazione di nuovi modelli di iniziative di qualità.

• Attivare e consolidare percorsi di comunicazione interistituzionale al fine di creare

reti progettuali di promozione, sviluppo, monitoraggio e valutazione.

RISULTATI RAGGIUNTI

L’obiettivo è stato raggiunto grazie ai docenti referenti alla partecipazione studentesca e

agli studenti rappresentanti della Consulta Provinciale.

Essi hanno divulgato iniziative e attivato percorsi significativi, in sinergia con l’Ufficio

Interventi Educativi USP Verona, con i referenti del Ministero della Pubblica Istruzione

Università e Ricerca e testimoni ed esperti della Procura della Repubblica, della Procura

del Tribunale Militare della Prefettura, delle Forze dell’Ordine (Arma dei Carabinieri,

Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Polizia Municipale e Provinciale).

Il contributo delle Forze Armate e delle Forze dell’Ordine con la programmazione di

interventi concordati con i responsabili delle singole o reti di scuole prevedeva

l’attuazione di incontri e di conferenze su tematiche relative a:

• Norme sociali e giuridiche

• Regole per una civile convivenza

• Rispetto alla persona

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

90

• Rispetto dell’ambiente

• Rispetto delle leggi come principio di libertà e uguaglianza

• Devianze giovanili

• Sostanze stupefacenti

• Nuove forme di dipendenza

• Uso dei social network

Le varie iniziative promosse dall’Ufficio Interventi Educativi e dalla Consulta

Provinciale degli Studenti sono state sistematicamente monitorate dalla responsabile del

progetto in riferimento alla pianificazione annuale delle attività e ai risultati attesi. In

relazione alle azioni patrocinate dall’Ufficio Scolastico Provinciale è stato individuato

un gruppo di lavoro ristretto che ha valutato e valorizzato i percorsi attivati anche

attraverso la pubblicazione dei report finali sul sito USP Verona, area Interventi

Educativi e su alcune testate giornalistiche locali. In particolare gli incontri di

monitoraggio e verifica hanno avuto lo scopo di valutare il progetto nella sua

complessità e di porre le basi per le azioni da intraprendere nel prossimo anno

scolastico. La scuola come agenzia formativa strutturata, organizzata, fornita di mezzi,

potenzialità e professionalità pensate e preparate cerca di costruire Piani dell’Offerta

Formativa in cui emergono reti sinergiche e costruttive per rispondere in modo adeguato

ai bisogni educativi, relazionali e formativi delle nuove generazioni e delle loro

famiglie. A tale scopo Le Istituzioni, gli Enti, le numerose Associazioni e le parrocchie

si affiancano al mondo scuola per dare significati valoriali importanti alle azioni

progettuali tesi all’alleanza educativa. Le parole chiave sono “alleanza educativa,

corresponsabilità educativa”.

� PER UN’ALLEANZA EDUCATIVA

� Il compito della scuola è quello di far acquisire non solo competenze ma anche

valori da trasmettere per formare cittadini che abbiano senso di identità, appartenenza e

responsabilità.

� Al raggiungimento di tale obiettivo è chiamata l’autonomia scolastica che

consente alle singole Istituzioni scolastiche di programmare, condividere con gli

studenti, con le famiglie e gli Enti del territorio, il percorso educativo da seguire per la

crescita umana e civile dei giovani.

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

91

ILDPR N.235 DEL 21-11-2007 REGOLAMENTO RECANTE MODIFICHE ED

INTEGRAZIONI ALLO STATUTO DELLE STUDENTESSE E DEGLI STUDENTI

DELLA SCUOLA SECONDARIA mette in rilievo che L’emergenza educativa deve

essere affrontata con interventi sinergici, continuativi e strategie nuove. Importante è

recuperare la dimensione pedagogica propria dei genitori e degli insegnanti per

aiutare i ragazzi ad orientarsi in modo corretto in una società complessa e in continua

trasformazione, aiutandoli ad essere cittadini attivi e responsabili scuola e famiglia

devono allearsi per far si che ognuno possa svolgere, secondo le proprie possibilità e la

propria scelta un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale e

spirituale della società. Grande importanza bisogna attribuire al PATTO EDUCATIVO

TERRITORIALE

In questo cammino scuola e famiglia non sono sole: ci sono le Istituzioni, gli Enti le

associazioni e il territorio.

Gli obiettivi da perseguire sono:

- rispondere in modo adeguato ai bisogni emozionali, relazionali educativi degli

studenti, i veri protagonisti nel processo formativo e nel percorso di

insegnamento-apprendimento;

- rispondere alle esigenze personalizzate dei giovani esposti al pluralismo dei

valori.

Il patto di corresponsabilità segna una tappa fondamentale e coinvolge dirigenti

scolastici, docenti, alunni, personale ausiliario e amministrativo per concordare

responsabilmente modelli di comportamento coerenti con uno stile di vita in cui si

mantengono impegni rispettando l’ambiente sociale.

La scuola si impegna a garantire un piano formativo basato su progetti ed iniziative

volte a promuovere lo star bene e il successo formativo dello studente, la sua

valorizzazione come persona la sua realizzazione umana e culturale con particolare

attenzione alle varie forme di disagio.

Importante sarà creare un clima sereno e stimolare il dialogo e la discussione.

Promuovere il talento e l’eccellenza verso una cittadinanza attiva e partecipata.

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

92

Ascoltare e coinvolgere gli studenti e le famiglie richiamandoli ad un’assunzione di

responsabilità rispetto a quanto espresso nel patto formativo.

Comunicare costantemente con le famiglie anche attraverso strumenti tecnologicamente

avanzati, nel rispetto della privacy.

Garantire la massima trasparenza nelle valutazioni.

Sensibilizzare gli studenti a rispettare le norme di comportamento e di quanto espresso

nel regolamento-statuto degli studenti e delle studentesse e provvedere alle sanzioni

disciplinari.

A tal proposito anche i regolamenti d’Istituto e le rispettive sanzioni devono essere

rivedute alla luce delle nuove emergenze educative.

� STIPULARE CON LA FAMIGLIA

IL PATTO EDUCATIVO DI CORRESPONSABILITA’

� La famiglia si impegna a

� Prendere visione del piano dell’offerta formativa insieme ai propri figli.

� Instaurare un clima positivo di dialogo e di rispetto reciproco.

� Condividere con gli insegnanti linee educative comuni per dare continuità

all’Azione educativa.

� Proporre, in modo costruttivo, eventuali attività attraverso i rappresentanti dei

genitori nei Consigli di classe e nei Consigli d’Istituto.

� Partecipare attivamente agli Organi collegiali.

� Prendere visione di tutte le comunicazioni provenienti dalla scuola stimolando

una riflessione sugli episodi di conflitto e di criticità.

� Discutere, presentare e condividere con i propri figli il patto educativo

sottoscritto con l’Istituzione scolastica.

� Lo studente si impegna a…

� Condividere con gli insegnanti, attraverso le forme di partecipazione attiva e

responsabile, la lettura del POF

� Mantenere un comportamento positivo, corretto e responsabile

� Partecipare attivamente e in modo responsabile alla vita di classe

� Favorire il rapporto ed il rispetto con i docenti e con i coetanei sviluppando

situazioni di cittadinanza partecipata

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

93

� Riferire tutte le comunicazioni provenienti dalla scuola per favorire il rapporto di

continuità

ALLEANZA EDUCATIVA, CORRESPONSABILITA’, PARTECIPAZIONE:

LE CHIAVI PER APRIRE LA PORTA DEL CUORE DELLA SCUOLA DI TUTTI

DOVE IL CURRICOLO TRASVERSALE DI CITTADINANZA E COSTITUZIONE

DIVENTA IL PERCORSO FORMATIVO TRANSDISCIPLINARE E

INTERDISCIPLINARE CHE FUNGE DA CONNETTIVO NON SOLO TRA LE

DISCIPLINE MA TRA LO STUDENTE, LA SCUOLA E LA FAMIGLIA.

Una strada tutta da percorrere…e non da soli

• Un plauso particolare va al grande sostegno e disponibilità professionale del Procuratore

dott. Enrico Buttitta di cui si allega una relazione presentata in incontri rivolti a studenti,

docenti e genitori.

E il viaggio continua …

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

94

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

95

Dipendenze e Legislazione Penale

Enrico Buttitta

Procuratore della Repubblica

presso il Tribunale Militare di Verona

Premesso che si ha dipendenza quando si verifica un invincibile bisogno psichico e fisico di

qualcosa, le dipendenze possono essere classificate in:

- dipendenze sociali o legali;

- dipendenze antisociali o illegali.

Le prime sono costituite da droghe legali (tabacco, alcool, farmaci, etc.) e da attività socialmente

accettate, come giocare, mangiare, guardare la televisione, etc.

Le dipendenze antisociali o illegali comprendono invece l’uso di sostanze illegali (eroina, cocaina,

anfetamine, allucinogeni, etc.) o il compimento di attività criminali quali furti, incendi, etc.

Tutte le forme di dipendenza hanno in comune le seguenti caratteristiche:

- impossibilità di resistere all’impulso di mettere in atto il comportamento;

- sensazione di malessere e nervosismo che aumenta prima del comportamento;

- piacere o sollievo quando il comportamento viene messo in atto;

- sensazione di assorbimento dei propri sensi dal comportamento posto in essere;

- persistente reiterazione del comportamento, nonostante questo implichi conseguenze

negative.

Con riferimento in particolare all’adolescenza, questo è un periodo della vita in cui l’individuo

affronta veloci e importanti cambiamenti del proprio aspetto, della percezione di se stesso, del

rapporto con i coetanei, con i genitori e con gli adulti in genere. Proprio perché gli adolescenti si

trovano in questo delicato periodo di sviluppo della loro personalità e di rapida maturazione

psicologica, sono più disponibili e più vulnerabili degli adulti all’influenza dannosa di vari agenti

che possono creare dipendenza. Tra questi agenti, la droga è il più distruttivo e pericoloso perché

può condurre fino ad un non ritorno dalla acquisita dipendenza dalla sostanza.

I ragazzi sperimentano sempre prima i comportamenti a rischio. Solo per dare alcune cifre, alcuni

studi hanno messo in evidenza come tra i giovani nella fascia di età 14-19 anni, il 35% ha fatto uso

di sostanze stupefacenti almeno una volta nella vita.

Allarmante è poi l’abbassamento dell’età della prima assunzione: 12-13 anni. Inoltre,

l’“innamoramento” per una determinata sostanza viene oggi sostituito da una propensione

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

96

generalizzata al consumo di più droghe, sia vecchie che nuove. Il nuovo consumatore è soprattutto

un poli-consumatore.

Vi sono dei fattori di rischio che possono far presagire un futuro probabile uso di stupefacenti in

un giovane:

- introversione e aggressività;

- timidezza;

- irritabilità;

- tendenza alla ribellione e difficoltà a controllare gli impulsi;

- scarse capacità di relazionarsi con gli altri;

- uso di sostanze nel gruppo degli amici, coetanei e da parte dei genitori;

- convinzione di effetti positivi dell’uso di stupefacenti.

Fattori protettivi possono essere invece:

- solidi legami familiari e affettivi;

- buoni risultati scolastici;

- impegno in attività extra scolastiche e nello sport;

- forti legami con le istituzioni sociali, come la scuola o le istituzioni religiose.

I momenti di maggiore rischio di uso di droghe da parte dei ragazzi coincidono con i principali

momenti di transizione nella loro vita: per esempio con la pubertà, o con situazioni sociali quali il

trasferimento da un quartiere ad un altro, da una città ad un’altra, da una scuola ad un’altra, o con

la separazione dei genitori.

A volte il contatto dei minori con sostanze stupefacenti, in particolar modo con la cocaina, avviene,

oltre che per “desiderio di sperimentazione”, anche per diminuire lo stimolo della fame. Ciò

soprattutto tra le ragazze, che tendono ad assumere cocaina per ottenere una rapida riduzione del

proprio peso corporeo. La situazione è aggravata dal fatto che l’uso della cocaina, per i suoi effetti

anoressizzanti, sembra costituire prassi normale anche tra alcuni personaggi del mondo della moda

e dello spettacolo, visti come modello. Ciò contribuisce a trasmettere ai giovani la falsa ed erronea

percezione che il fenomeno sia “socialmente accettabile”, quando non addirittura da emulare.

Importante è anche sottolineare come l’inizio del consumo di droghe viene spesso preceduto dal

consumo di sostanze quali alcol e/o tabacco, comunque dannose per la salute. La somministrazione

di alcol e di tabacco ai minori di anni 16 non è legale (art. 689 e 730 c.p., art. 25 Regio Decreto

2316 del 1934), ma assistiamo in questo campo ad un vuoto normativo, essendo sempre possibile

l’acquisto da parte di un minore di alcolici in negozi e supermercati.

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

97

E’ dimostrato che il cervello degli adolescenti risente in particolar modo degli effetti acuti e cronici

della nicotina e dell’etanolo e che l’esposizione a queste sostanze durante l’età evolutiva accresce

la possibilità di un successivo uso di droghe.

E’ necessario quindi affrontare questi fenomeni per poter intervenire efficacemente prima che

diventino comportamenti pericolosi, dannosi o addirittura patologici.

Con riferimento ai reati connessi all’uso di droghe, la normativa di riferimento è costituita dal

D.P.R. 309/1990 “Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti”, modificato

con la Legge n. 49/2006 e di recente con il D.L. 20 marzo 2014, n. 36.

Inizialmente le sostanze stupefacenti venivano suddivise in droghe “pesanti” (in grado di produrre

effetti diretti sul sistema nervoso centrale e di determinare dipendenza fisica o psichica, come

l’oppio e i suoi derivati, le foglie di coca, le anfetamine) e droghe “leggere” (per le quali i pericoli

di dipendenza sono minori tra queste cannabis, hashish e marijuana).

Nel 2006, con la Fini-Giovanardi, questa differenza è venuta meno e tutte le droghe sono state

equiparate sotto il profilo sanzionatorio: il reato prevedeva la sanzione della reclusione da 6 a 20

anni e la multa da 26.000 a 260.000 euro (art. 73 D.P.R. 309/90). Per i fatti di lieve entità si

applicava la reclusione da 1 a 6 anni e la multa da 3.000 a 26.000 euro. Detenere, cedere o

consumare tali sostanze era quindi punito dalla legge e bastava possedere più di una quantità

massima prestabilita per diventare spacciatori e rischiare pene da uno a vent’anni di carcere,

secondo la gravità. Il consumo, inoltre, era comunque punito con sanzioni amministrative (il ritiro

della patente, del porto d’armi, del passaporto, del permesso di soggiorno, ecc.) revocabili se

l’interessato si sottoponeva a programma terapeutico, di cui si fosse certificato il buon andamento.

La competenza era del prefetto al termine di un rapido procedimento.

L’effetto principale di questa disciplina è stato quello di un rilevante incremento degli ingressi in

carcere per reati legati agli stupefacenti, anche per piccolo spaccio.

La Corte Costituzionale, con sentenza n. 32 del 12 febbraio 2014, ha dichiarato incostituzionale la

Legge Fini-Giovanardi, per difetto di delega del Parlamento (art.77 Cost). E’ dunque tornata in

vigore la disciplina precedente al 2006 (c.d. Jervolino-Vassalli), con la distinzione tra droghe

leggere e droghe pesanti. Tale distinzione è stata confermata, nella sostanza, anche dal D.L.

36/2014 (c.d. decreto Lorenzin), che ha previsto 5 diversi tipi di tabelle: la I e la III raggruppano le

droghe pesanti, la II e la IV quelle leggere, la V le droghe a uso terapeutico. Per le condotte

penalmente rilevanti aventi ad oggetto le sostanze comprese nelle tabelle I e III, si applica la

reclusione da otto a venti anni, mentre per quelle che hanno ad oggetto le sostanze delle tabelle II e

IV si applica la reclusione da due a sei anni. Ciò che è vietato è la vendita e la coltivazione di

queste sostanze sul territorio nazionale. L’acquisto o la detenzione di sostanze per uso personale,

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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invece, non ha rilevanza penale. Restano in piedi le sanzioni amministrative, che avranno però

durata variabile a seconda che si tratti di droghe pesanti o leggere.

La vendita di piccole quantità di droga prevede la reclusione da sei mesi a quattro anni e la multa

da 1.000 a 15.000 euro. Il reato non distingue tra droghe leggere e pesanti, spetterà al giudice

decidere l’entità della pena in base alla qualità e alla quantità della sostanza e alle altre circostanze

di ogni singolo caso. Pur essendo prevista la possibilità di arresto in flagranza del reato, la

riduzione della pena prevista per il piccolo spaccio esclude in tal caso la possibilità di applicare la

custodia cautelare in carcere. La pena detentiva può essere sostituita col lavoro di pubblica utilità

(art.73 co. 5bis D.P.R. 309/90) e questo anche nei casi in cui il giudice non possa concedere il

beneficio della sospensione condizionale della pena (art.163 C.p.).

Chi ha commesso un fatto di lieve entità in materia di stupefacenti avrà inoltre la possibilità di

evitare la sentenza di condanna mediante la sospensione del processo con messa alla prova e, anche

nell’ipotesi in cui si arrivi ad una condanna senza sospensione condizionale, l’ingresso effettivo in

carcere sarà quasi sempre subordinato ad una preventiva valutazione del tribunale di sorveglianza

sulla possibilità di ammetterlo a misure alternative al carcere.

E’ importante infatti tenere sempre presente che, nel nostro ordinamento, ci sono vari strumenti che

consentono di evitare la detenzione in carcere, allo scopo di ridurre l’attuale situazione di

sovraffollamento degli istituti penitenziari, che hanno visto il nostro Paese richiamato anche a

livello europeo.

Innanzitutto esistono le pene sostitutive delle pene detentive di breve durata: la semidetenzione, la

libertà controllata e la sostituzione con pena pecuniaria. Esse sono previste con riferimento a reati

che non rivelano una particolare inclinazione criminale da parte dell’autore e sono destinate ad

evitare il contatto con l’ambiente carcerario per soggetti non dediti al crimine.

Esistono poi le misure alternative alla detenzione: affidamento in prova al servizio sociale,

semilibertà, liberazione anticipata e detenzione domiciliare. Sono misure tese a valorizzare la

funzione rieducativa della pena, prevista dall’art. 27 della Costituzione, e si prefiggono lo scopo

della risocializzazione del reo. Se infatti è vero che ancora oggi il carcere costituisce l’unico

rimedio nei confronti dei delinquenti più pericolosi, in quanto le esigenze di difesa sociale

impongono di isolare costoro per non procurare ulteriori danni alla collettività, dall’altro si ritiene

la reclusione carceraria inutile nei confronti di colpevoli di reati non gravi e ai quali sia stata inflitta

una pena mite.

L’alternativa al carcere può prospettarsi anche con misure di tipo preventivo, che intervengono

quindi prima che si arrivi alla sentenza di condanna. E’ il caso dell’istituto, di recente introduzione,

della sospensione del processo con messa alla prova, di cui agli artt. 168 bis e ss. c.p., introdotto

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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con la legge n. 67/2014, che prevede la sospensione del processo con conseguente estinzione del

reato nei procedimenti penali per reati puniti con la reclusione fino a quattro anni.

Concludendo, è necessario riconoscere i fattori di rischio ed intervenire lavorando sui

comportamenti pericolosi dei ragazzi, che possono diventare compulsivi e abituali, per scongiurare

future dipendenze.

Ritengo non superfluo ricordare che l’uso di sostanze stupefacenti è un comportamento che

favorisce e alimenta le più pericolose mafie e organizzazioni criminali italiane e straniere.

Su questi presupposti, a causa della rinuncia sempre più radicale da parte del legislatore alla

funzione dissuasiva, punitiva e di prevenzione della pena detentiva, non ritengo possa affievolirsi

l’attività criminale legata alle sostanze stupefacenti. Penso in particolare ai c.d. “pusher” o piccoli

spacciatori, soggetti comunque legati alla criminalità organizzata i quali nelle discoteche, nei locali

pubblici o fuori dagli istituti scolastici offrono e forniscono la droga anche ai giovanissimi.

Certamente è indispensabile, ed imposto dall’art. 27 della Costituzione, che la pena consista in

trattamenti che tendano alla rieducazione del condannato, ma lo stato attuale e le prospettive della

nostra legislazione mi inducono a ritenere che, per contrastare la diffusione della dipendenza da

droga specie nei soggetti più giovani, ci si debba affidare con sforzi e impegno sempre maggiori

alle attenzioni ed agli interventi educativi della famiglia, degli organismi di protezione sociale e

della scuola.

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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Lettere a Giulietta sul tema delle droghe

Viviana Olivieri, Giulio Tamassia

Club di Giulietta

Al club di Giulietta arrivano ogni anno moltissime lettere (5000 lettere cartacee e 5000 mail,

ci sono poi 30.000 biglietti che vengono lasciati alla casa di Giulietta e alla sede del Club).

Il club risponde a tutte le lettere che hanno un indirizzo. Se lo scritto è per mail si risponde

per mail, se è cartaceo si risponde a mano su carta.

Ogni lettere racconta le emozioni legate alle gioia del volersi bene di un amore sano. Arrivano

però anche lettere che parlano di dolore, di sofferenza. Alcune, sono episodi di vita di ragazze che

vivono storie d’amore con giovani ammaliati dalle nuove droghe o che subiscono dipendenza a

sostanze. Ci sono poi lettere di figli che subiscono rapporti negativi con genitori che non sono in

grado di badare neanche a loro stessi perché fagocitati nella spirale del bere, della droga.

Sono queste, storie di amore malato….

Cara Giulietta,

mi chiamo Laura, ho 14 anni e ti scrivo dalla Germania. Ho conosciuto un ragazzo

fantastico. Lui è dolce, carino e divertente ma non oso farmi avanti. Ho molti dubbi su

di lui perché beve molto e fa uso di droghe. Almeno, così dicono in tanti. Ma lui nega.

Io non so a cosa, a chi credere. Non voglio stare con un ragazzo drogato e ubriacone,

ma lui è così carino, mi piace davvero... Ti prego, Giulietta, aiutami a capire che cosa

è giusto fare. Come posso decidere, ascoltando il cuore o la testa? E come posso

aiutarlo? Aspetto con ansia il tuo consiglio.

Grazie, ciao.

Laura

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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Cara Giulietta,

sono una ragazza di Panama ed ho 17 anni. Ho già avuto vari ragazzi ma l’unico che

ho amato veramente è Alejandro. Un amore che ancora mi fa soffrire. Nessuno sa

quanto sono stata male per lui, quante notti ho pianto, quanto mi sono sentita sola. Era

il migliore amico di mio fratello ed ha due anni più di me. Mio fratello fuma cannabis

da quando aveva 13 anni ed ogni tanto fa uso di altre droghe. Mentre Alejandro si

perdeva nel mondo della droga con mio fratello, io mi perdevo per lui. Ho cercato di

legarmi ad altri uomini ma ogni volta che lui mi cercava e aveva bisogno di me, io

correvo da lui. Due anni fa è entrato in una comunità per tossicodipendenti e mi ha

fatto promettere di aspettarlo… ma quando l’ho rivisto, dopo pochi mesi, è stato un

disastro. Non mi amava più e mi aveva già rimpiazzata. Ora è uscito, vive in città e ci

siamo visti un paio di volte, ma tutto è cambiato. Non è più la stessa persona e questo

mi fa soffrire moltissimo. Lui è l’unico, tra tanti uomini che ho avuto, al quale avevo

dato il mio cuore, ma la droga l’ha reso un’altra persona.

Non so se amerò mai più così tanto... Grazie di avermi ascoltata.

Jimena

Cara Giulietta,

mi chiamo Kailynn ed ho 14 anni. Ho un grosso problema e mi rivolgo a te perché non

so con chi altro parlare, anche se conosco tante persone. Vengo da una famiglia

disastrata. I miei genitori sono separati, io vivo con mia madre e vorrei tanto poterle

parlare dei problemi della mia età e chiederle consigli ma questo non è possibile

perché lei non è nemmeno in grado di badare a se stessa. Non si può occupare dei miei

problemi perché i suoi sono ben peggiori: beve e si droga e quando lo fa non è più la

stessa. Io piango tutte le notti. Mi chiedo se è colpa mia, se ho fatto qualcosa di

sbagliato. Spero di trovare la forza di sopravvivere, nonostante una madre che non può

sostenermi in niente. Scusami per lo sfogo, ma ora mi sento meglio.

Tua, Kailynn

Il raccontare a Giulietta e, leggere le lettere che arrivano al club, rientrano a pieno titolo nel

filone che comprende la relazione di aiuto. Nella relazione di aiuto, l’ascoltare e il raccontare

valgono tanto quanto le cure prestate. E’ questo il valore aggiunto della risposta che le segretarie di

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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Giulietta danno, perché non è sufficiente solo parlare e narrare ma dare un senso alle parole che si

dicono.

Il dare un senso alle parole e alla propria narrazione di vita e alle esperienze vissute permette

di attuare un processo metacognitivo che rende astratto il nostro vissuto, il nostro sentire e grazie a

questa elaborazione cognitiva abbiamo poi la possibilità di leggere più chiaramente la nostra

esperienza emozionale reale.

Bibliografia: Viviana Olivieri (a cura di), Lettere a Giulietta: percorso di conferenze sul tema dell’amore e solidarietà a Verona, Ed. Cortina, Verona 2012.

Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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Formazione continua sulla personalizzazione delle cure al paziente.

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Biblioterapia e nuove droghe

Marco Dalla Valle

Biblioterapista, infermiere Unità Terapia Intensiva Coronarica, AOUI Verona

Questo breve intervento vuole avvalersi di una tecnica molto discussa, ma poco conosciuta

che è la Biblioterapia. Si tratta di utilizzare testi letterari di diverso tipo per raggiungere un

obiettivo. La desinenza “terapia” induce a pensare che questo obiettivo sia di tipo sanitario.

In realtà la Biblioterapia si biforca in due branche: una di queste, chiamata Biblioterapia

clinica, è appannaggio dei medici (soprattutto psicologi) che utilizzano i testi letterari in ambiti

clinici all'interno di un piano terapeutico più ampio e possono avvalersi di personale infermieristico

o di operatori sociali supervisionati; l'altra, detta Biblioterapia dello sviluppo, è utilizzata da

professionisti non medici (infermieri, insegnanti, operatori sociali) in modo autonomo e mirano a

sostenere la parte “sana” della persona in difficoltà, ma anche nella normalità considerando

l'enorme potenziale che l'uso mirato della letteratura può far nascere.

La Biblioterapia dello sviluppo favorisce la creatività, amplifica la capacità di entrare in

contatto con le proprie emozioni positive, indica angolazioni inaspettate della realtà e dei problemi

della vita, stimola a confrontarsi con i personaggi della letteratura generando nuovi modi di pensare

le situazioni, permette un modo diverso di socializzare, crea oasi di tranquillità utile soprattutto a

quanti stanno vivendo momenti difficili. In questo ambito l'obiettivo è di tipo didattico, ma non nel

termine tradizionale della parola, nel qual caso non potremmo parlare di Biblioterapia. Non accade

come in una lezione frontale in cui il docente spiega un programma che il discente deve apprendere

con le proprie capacità. Il metodo previsto dalla Biblioterapia è esattamente il contrario: il docente

cerca di capire le capacità e i bisogni dei discenti e, utilizzando la letteratura, quella più adatta a

loro, costruisce un programma per soddisfare i bisogni individuati.

L'obiettivo che mi sono fissato oggi è di ragionare di dipendenza da sostanze attraverso un

brano che non parli nello specifico dell'argomento in questione, ma attraverso delle metafore.

Soprattutto mi preme indicarvi come i testi letterari possano essere utilizzati da voi stessi per entrare

in contatto, in modo differente, con i vostri figli e parlare con essi di questo problema. La

Biblioterapia solitamente è interattiva, viene svolta in piccoli gruppi e tutti i partecipanti possono

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parlare. In un convegno come questo non è possibile, anche se ci proveremo al termine del mio

intervento con qualche domanda da parte vostra.

Per calarvi meglio nella questione devo illustrarvi velocemente la mia storia. Io sono un

infermiere, lavoro nel reparto di cardiologia dell'Azienda Ospedaliera Universitaria di Verona e

sono padre di due figli adolescenti. Prima ancora di questo sono un lettore, dall'età di sei anni. Non

ho mai smesso di esserlo. Ad un certo punto, ormai infermiere da diversi anni e già sposato con

figli, ho sentito che questo mio essere lettore aveva bisogno di essere sviluppato e ho ricominciato a

studiare iscrivendomi alla facoltà di lettere dell'Università di Verona. Da subito ho intuito che se io

nella lettura ci stavo così bene, anche i malati avrebbero potuto trovare conforto nei libri. Ecco che

lo sviluppo naturale della mia tesi di laurea non poteva che ruotare attorno alla Biblioterapia,

tecnica che non ho certo inventato io, e che gode di una storia iniziata alla fine dell'Ottocento, ma le

cui origini si possono individuare nell'antichità.

Il testo che mi appresto a leggere è ripreso dall'Odissea di Omero. Si tratta del brano che

vede Ulisse legato all'albero maestro per impedire che il richiamo delle sirene possa turbarlo e

attirarlo. L'accostamento con le sostanze appare naturale. Come le sirene, anche le droghe, l'alcol e

quant'altro, attirano, affascinano, confondono. Gli spunti che ci dà questo testo sono molti.

Cos'hanno le sirene di così affascinante? E le droghe? Le sirene sono irresistibili, tanto che Ulisse

aiuta i suoi compagni a mettersi la cera nelle orecchie e poi si fa legare.

Anche le sostanze sono così irresistibili? Perché? Nelle sirene possiamo individuare un

richiamo sensuale e anche una piacevolezza estrema che viene dall'armonia del canto: e nell'alcol e

nelle droghe? Pensando a come avrei potuto offrirvi il testo di Ulisse ho ragionato sul mio duplice

ruolo: quello di infermiere e quello di genitore.

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Diciamo che il mio essere infermiere mi induce a delle preoccupazioni maggiori come

genitore. Lavorando con pazienti affetti da ogni tipo di cardiopatia vengo a contatto con persone

dipendenti da sostanze di tipo diverso.

Innanzitutto da chi non riesce a separarsi dalle sigarette. Certamente parlando di sostanze

stupefacenti e illecite la questione del tabacco appare minore. Eppure constatare che non raramente

pazienti infartuati si precipitano a fumare di nascosto non appena sono in grado di alzarsi al letto mi

fa riflettere. Certamente particolari sono le cardiopatie che intercorrono dopo l'uso di sostanze, ad

esempio la cocaina. Spesso si manifestano in modo drammatico. Coloro che ne sono colpiti

difficilmente li definiresti “tossicodipendenti” e proprio per questo è più facile pensare che anche

uno dei tuoi figli potrebbe incorrere in un comportamento simile.

Ulisse è un eroe, prestante fisicamente, piace alle donne, è addirittura un re. Eppure anche

lui al richiamo delle sirene non potrebbe resistere. E per questo ha bisogno di essere legato

all'albero maestro. Allo stesso modo questo genere di pazienti sono spesso professionisti affermati,

o brillanti studenti di bell'aspetto e una famiglia alle spalle.

Uno dei vantaggi di lavorare con i libri è che conosco molta della letteratura che i miei figli

studiano a scuola. Questo mi permette di aprire un canale di comunicazione particolare, un modo

informale di applicare la Biblioterapia. Sia chiaro: i miei figli non sono lettori accaniti come me,

anzi; spesso sottolineano il fatto che loro non leggono molto per prendere le distanze, io credo

giuste, dal loro padre.

Eppure sono convinto che per ogni genitore potrebbe essere interessante conoscere

maggiormente la letteratura proprio per poterla discutere con i propri figli.

Oggi, ad esempio, potreste tornare a casa e parlare di quel tipo che al convegno ha portato il

brano sulle sirene di Ulisse per parlare di sostanze illecite e dannose. Potreste iniziare chiedendo se

l'hanno già studiato a scuola. Cosa ne penseranno? E cosa potrebbero dirvi? E prima ancora, quali

collegamenti vi stimola questo testo? Cosa potrebbe pensare vostro figlio di un collegamento

simile? Lo condividerebbe?

Questo brano è un semplice spunto, ma che vi potrebbe portare, ve lo garantisco, molto lontano.

E adesso lasciamo parlare il testo, che sicuramente ha molto da dirci.

“Amici, non uno o due soltanto devono sapere le profezie che Circe mi disse, la divina

tra le dee: ma ve le riferirò perché le sappiate anche voi. Così periremo tutti insieme

oppure riusciremo a fuggire via, schivando il destino di morte. Mi consigliava, ella, per

prima cosa di evitare il canto delle Sirene divine e il prato pieno di fiori. Diceva che io

solo ne ascoltassi la voce. Ma voi legatemi con una corda fino a farmi male, perché

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resti fermo nello stesso posto, in piedi alla base dell'albero, e a questo rimangano

allacciate le funi. E se vi prego e vi ordino di sciogliermi, voi stringetemi ancora di più

con le corde.”

Così dicevo spiegando ogni cosa ai compagni.

E intanto velocemente giunse la nave all'isola delle due Sirene: un vento favorevole la

spingeva.

Allora subito il vento cessò e venne la bonaccia tranquilla: un dio addormentò le onde.

Si alzavano in piedi i compagni: ammainarono la vela e la gettarono in fondo alla nave.

Poi sedevano ai remi e facevano biancheggiare l'acqua con le lisce pale d'abete. Ed io

tagliavo una grossa forma di cera in piccoli pezzi con l'affilata arma di bronzo e li

schiacciavo con le mani robuste. E ben presto si ammolliva la cera poiché la vinceva la

grande mia forza, e lo splendore del Sole sovrano, figlio di Iperione.

Uno dopo l'altro, la spalmai sulle orecchie a tutti i compagni.

Essi mi legarono nella nave le mani e i piedi, stando io là ritto alla base dell'albero: e a

questo allacciavano le funi. Poi si sedevano e andavano battendo coi remi il mare.

Ma quando ero tanto lontano quanto si fa sentire uno che grida, e rapidamente loro

spingevano, non sfuggì alle Sirene che passava vicino una celere nave, e intonavano un

canto melodioso: “Vieni qui, Odisseo glorioso, grande vanto degli Achei: ferma la

nave, se vuoi ascoltare la nostra voce. Nessuno mai è passato di qui con la nave senza

prima udire dalle nostre bocche la voce dal dolce suono: ma poi se ne va con viva gioia

e conosce più cose. Noi sappiamo tutto quello che nell'ampia pianura di Troia

soffrirono gli Argivi e i troiani per volontà degli dei. E sappiamo anche quanto avviene

sulla terra che nutre tanta gente.”

Così dicevano emettendo la bella voce. Ed io volevo ascoltare e ordinavo ai compagni

di sciogliermi e facevo segni con gli occhi. Quelli curvandosi remavano.

Subito si alzavano in piedi Perimede ed Euriloco, e mi legavano con molte corde e mi

stringevano ancora di più.

Dopo che furono passati oltre, e non udivano più la voce delle Sirene e neppure il

canto, in fretta i miei fedeli compagni si tolsero via la cera che avevano spalmato loro

sulle orecchie, e sciolsero me dai legami.

Ma appena lasciavamo quell'isola, subito io scorsi del fumo, e la grande onda, e ne udii

il fragore.

Essi si spaventarono, dalle mani gli volarono i remi: fecero un sordo rumore tutti

seguendo la corrente.

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Si fermò lì a nave, poiché non movevano più con le braccia i remi appuntiti.

Ed io andavo per la nave e incoraggiavo i compagni con buone parole, uno dopo

l'altro, stando loro vicino:

“Amici, non siamo già inesperti di guai e sventure. Né qui ci sta sopra malanno più

grande di quando il Ciclope ci teneva rinchiusi nella grotta profonda con la sua forza

gagliarda. Ma anche di là, grazie al mio valore, alla mia pronta decisione e

intelligenza, riuscimmo a sfuggire: e ce ne ricorderemo un giorno, io penso. Via, allora,

seguiamo tutti il mio consiglio! Voi battete con i remi l'onda profonda del mare, seduti

lì agli scalmi: e forse Zeus ci concederà di sfuggire alla morte qui e di schivarla1.

1 Hom. Od. XII, trad. Giuseppe Tonna, Milano, Garzanti editore, 1999, pp. 163-165.

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Conclusione

Viviana Olivieri

Formatore, Laureata in Giornalismo, Servizio Sviluppo Professionalità Innovazione, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona

L’impegno della Regione, del Comune, della Scuola e della Sanità, attraverso la formazione

e l’informazione possono aiutare i cittadini a creare solide basi atte ad ostacolare le maliarde

dipendenze che creano falsi stereotipi e modelli comportamentali.

E’ la cultura del sapere la verità e del poter vivere con responsabilità, a volte vincendo e a

volte sbagliando, la quotidianità della nostra vita.

Noi siamo immersi e sommersi in relazioni sociali, etiche, economiche e sanitarie.

La conoscenza, la capacità di vivere e la ricerca di una buona qualità di vita ci permetterà

di non essere miss o mister delle droghe….

“Miss/Mister Sirena Nuove Droghe”

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Verona, Marzo 2015

Editor: Gabriele Romano, Viviana Olivieri, Servizio Sviluppo Professionalità Innovazione

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