Dott.ssa Sara Zoppellaro, psicologa - csvpadova.org · VOLONTARIATO E MINORI nel Veneto Ricerca...

121

Transcript of Dott.ssa Sara Zoppellaro, psicologa - csvpadova.org · VOLONTARIATO E MINORI nel Veneto Ricerca...

Dott.ssa Sara Zoppellaro, psicologa

VOLONTARIATO E MINORI nel Veneto

Ricerca svolta in collaborazione con

Associazione Aiutiamoli a Vivere comitato Brenta – Saccisica PD

e finanziata dal Centro Servizio Volontariato Provincia di Padova

1

2

INDICE:

5 INTRODUZIONE

7 TESTO DEL QUESTIONARIO

11 Capitolo primo: DESCRIZIONE DELLE ASSOCIAZIONI

17 Capitolo secondo: DESCRIZIONE DEI DESTINATARI DELLE ATTIVITÀ

23 Capitolo terzo: ORGANIZZAZIONE LOGISTICA ED ECONOMICA

29 Capitolo quarto: LE COLLABORAZIONI COL SETTORE PUBBLICO

41 Capitolo quinto: ANALISI DEI COMMENTI LIBERI

41 METODOLOGIA di analisi

43 PRIMO FATTORE di interpretazione: Come le associazioni perce-piscono la loro opera rispetto ai servizi offerti dal settore pubblico

55 CONCLUSIONI rispetto al primo fattore

57 Capitolo sesto: LA FORMAZIONE DEI VOLONTARI

60 SECONDO FATTORE di interpretazione: Com'è percepita l'attività svolta nel rapporto con i bambini-ragazzi

79 CONCLUSIONI rispetto al secondo fattore

83 Capitolo settimo: VALUTAZIONE E SELEZIONE

87 TERZO FATTORE di interpretazione: Selezione e professionalità nel volontariato

101 CONCLUSIONI rispetto al terzo fattore

105 Capitolo ottavo: LE STORIE DENTRO ALLE ASSOCIAZIONI

105 La storia di Carla106 Quando l'amore vince107 Una lettera108 Bambini all'Estero108 Ale e Marco109 L'esperienza di Maddy110 Storie di bimbi111 Il clown secondo me112 Il mio naso di plastica rossa

113 Piccoli baci volanti114 I poveri114 O meu brasil è...maravilhoso115 Che fantastico mese in Brasile115 Esperienza a Limoeiro116 Voci dei ragazzi di Limoeiro117 Storia di un farmaco salvavita118 Un'intensa settimana con Altin119 Progetto K2: speranza

3

4

INTRODUZIONE

La presente ricerca nasce dalla volontà congiunta di una associazione di volontariato ( Aiutiamoli a Vivere comitato Brenta-Saccisica PD) e di una psicologa libera professionista, per scoprire e fare conoscere il mondo del volontariato rivolto ai minori nel territorio del Veneto. Tale volontà è stata riconosciuta e sostenuta dal C.S.V. di Padova che è intervenuto quale ente finanziatore del progetto.

Sono 69 le associazioni che hanno volontariamente aderito attraverso la compilazione di un questionario appositamente costruito.

Scoprire significa cercare qualcosa che non si conosce o che si conosce solo in parte ed è questa la sensazione che ha guidato il lungo percorso di raccolta dei dati e di elaborazione-interpretazione dei risultati. Gran parte dei risultati emersi sono derivati da chiare misurazioni, altri invece hanno richiesto un'interpretazione soprattutto quando si è cercato di approfondire alcuni argomenti complessi come: le motivazioni del volontariato, le sensazioni rispetto ai risultati ottenuti, i rapporti instaurati con i fruitori dei servizi ecc... Ogni interpretazione può, per sua natura, essere osservata con ottiche diverse ed è quindi esposta ad ulteriori confronti ed approfondimenti. E' in tale senso che si esprime la diffusione dei risultati raccolti come punti uniti in una logica ma che possono trovare altre logiche individuali rilevanti in modo speciale per ognuno, che si approcci alla seguente lettura con spirito di curiosità e desiderio di riflettere.

Per introdurre la lettura che segue è stato assemblato un semplice modello, una specie di puzzle che raggruppa tutte le caratteristiche principali emerse dalla ricerca, una associazione “tipo”, che non ne rappresenta nessuna in particolare ma tutte allo stesso tempo. Se esistesse una associazione del genere, sarebbe fatta così:

• Sarebbe piuttosto matura, avrebbe un'età superiore ai quindici anni.• Si occuperebbe in particolare di una sola attività ma anche di molte altre,

rivolgendosi soprattutto ai minori in difficoltà e alle loro famiglie.• Attuerebbe il sostegno ai minori soprattutto attraverso attività educative.• Si occuperebbe di bambini-ragazzi dai 6 anni in su e di tutti i tipi di famiglie

(naturali, affidatarie, adottive e di immigrati).• Coinvolgerebbe nelle sue attività gli insegnanti dei bambini. • Si affiderebbe anche all'opera professionale di educatori privati.• Svolgerebbe le sue attività spostandosi spesso nelle scuole, nelle famiglie,

negli spazi pubblici.• Riuscirebbe ad ottenere degli aiuti economici sia da soggetti privati che da

5

enti pubblici, ma non si riterrebbe dipendente da nessuno di essi.• Gradirebbe collaborare soprattutto con gli enti pubblici locali (Comuni),

riservando non poche critiche al sistema dei servizi pubblici nazionale.• La sua modalità di collaborazione sarebbe basata su idee fresche e

proposte attuali rispetto ai bisogni del territorio.• Saprebbe farsi carico sia di piccole necessità che di grandi bisogni.• Attuerebbe dei programmi di formazione dei volontari di tipo educativo-

emotivo ma non lo farebbe in modo costante e continuativo.• Sosterrebbe i suoi volontari attraverso l'aiuto reciproco e/o con incontri di

esperti formatori.• Tenderebbe a non considerare abbastanza le conseguenze derivanti dalle

relazioni affettive che si stabiliscono con gli utenti.• Valuterebbe i risultati dei progetti messi in pratica.• Preferirebbe non selezionare i volontari anche se spesso, in qualche

modo, lo farebbe.• Baserebbe la sua idea della bontà di un volontario soprattutto sulle sue

qualità caratteriali.

Ognuno degli aspetti elencati è solo un indizio che apre un tema più ampio, non privo di contraddizioni e di elementi in continua evoluzione. L'approccio alla comprensione del mondo del volontariato è complesso così come è complesso l'ambiente sociale nel quale si esprime l'opera dei volontari.

La seguente esposizione rappresenta un piccolo tentativo di fotografare quel mondo e una sua possibile interpretazione, con la vanità di poter essere utile soprattutto ai volontari.

6

TESTO DEL QUESTIONARIO:

1. Qual'è il nome completo dell'associazione di cui è responsabile? (indichi anche l'indirizzo legale).

2. Da quanti anni l'associazione è attiva?

3. L'associazione è iscritta al registro regionale delle associazioni?

4. Quanti sono i membri attivi che fanno parte dell'associazione?

5. Nell'associazione è totalmente operativo un organo direttivo che organizza le attività per tutti i volontari?

6. Descriva in breve le finalità associative.

7. L'associazione si occupa di attività rivolte ai minori?

8. Qual'è la fascia di età dei minori che usufruiscono dei servizi associativi?

9. Descriva brevemente le attività che coinvolgono i minori.

10. Tali attività riguardano solo i minori.

11. Tali attività riguardano i minori e anche le famiglie?

12. Se riguardano le famiglie, quali? (naturali, affidatarie o adottive).

13. Tali attività riguardano altre figure di riferimento dei minori, e quali? (es: insegnanti).

14. Dove si svolgono le attività?

15. Come vengono reperiti i fondi economici necessari alla vita dell'associazione? (es: sponsor privati, mercatini, sovvenzioni pubbliche, indichi brevemente).

16. L'associazione ha mai usufruito di fondi pubblici?

17. Descriva brevemente quali fondi pubblici e in quali anni.

18. Descriva brevemente come vengono investiti/utilizzati i fondi derivanti da attività o donazione private? (Es: mantenimento strutture, evasione costi di esercizio, formazione, ecc.).

19. Come sono investiti/utilizzati i fondi derivanti da erogazioni pubbliche?

20. La vita dell'associazione è stabile e sicura nel tempo oppure dipende, di anno in anno, dalla quantità di fondi reperiti?

21. Le attività associative sono svolte esclusivamente da volontari (A) o anche da professionisti remunerati (B)?

22. Quanti professionisti remunerati sono coinvolti nelle attività e quali attività svolgono? Descriva le attività.

7

23. L'associazione collabora con delle strutture pubbliche?

24. Con quali strutture pubbliche?

25. Con quali modalità? ( ad. es. contratti di collaborazione, ecc...).

26. Tali collaborazioni sono adeguate e soddisfacenti? Perché?

27. Le collaborazioni con il settore pubblico sono state richieste dalla struttura?

28. Le collaborazioni con il settore pubblico sono state ricercate dall'associazione stessa?

29. Le eventuali collaborazioni sono state attuate in quali anni?

30. Tali collaborazioni prevedono un rimborso spese o un impegno economico da parte del settore pubblico? Se sì, descriva brevemente in quali termini.

31. Le attività svolte in collaborazione pubblica erano, prima di essere acquisite dall'associazione, gestite esclusivamente dalla struttura pubblica?

32. Le attività svolte in collaborazione pubblica, acquisite dall'associazione, sono attività ex-novo?

33. Tra le attività dell'associazione sono contemplati dei programmi di aggiornamento-formazione rivolti ai volontari attivi? Se sì, li descriva brevemente.

34. Con quale cadenza temporale sono svolti i programmi di aggiornamento-formazione?

35. Secondo la sua esperienza, le attività svolte dai volontari sono meramente pratiche o coinvolgono anche la sfera affettivo-psicologica dei minori e dei volontari stessi? Perché.

36. Ritiene che le attività rivolte ai minori, svolte dall'associazione, siano sempre semplici oppure contengano elementi di difficoltà? Perché.

37. Ritiene che servano delle qualità individuali di base per svolgere tali attività? Se sì, quali?

38. Mediamente per quanto tempo restano attivi i volontari? ( N° ANNI)

39. Ritiene che il coinvolgimento emotivo dei volontari nel contatto con i minori favorisca l'attività da svolgere? In che modo?

40. Ritiene che il medesimo coinvolgimento sia anche motivo di stress e abbandono dell'associazione da parte dei volontari? Se sì, perché?

8

41. I volontari sono sostenuti-aiutati nel loro rapporto con i minori? Se sì, in che modo e da chi?

42. Esiste un programma di obiettivi da raggiungere e una valutazione dei risultati raggiunti durante l'anno? Se sì, li descriva brevemente.

43. Come vengono reperiti i volontari?

44. I volontari che partecipano alle attività associative vengono, prima, selezionati? Se sì, descriva secondo quali criteri.

45. Ritiene che i volontari dovrebbero essere selezionati? Perché?

46. Ritiene che le attività svolte dall'associazione sono importanti nella società? Perché?

47. Se l'associazione non potesse più proseguire i compiti che si è prefissi, crede che qualche altra struttura la sostituirebbe? Se sì, quale?

48. Ritiene che l'offerta sociale del settore pubblico sia sufficientemente adeguata ai reali bisogni dei minori? Perché?

Se desidera aggiungere un commento, può usufruire del seguente spazio.

9

10

VOLONTARIATO E MINORI nel Venetoa cura della dott.ssa Zoppellaro Sara, psicologa

Tutte le associazioni che hanno partecipato a questa ricerca svolgono attività rivolte ai minori e/o alle famiglie, anche affidatarie e adottive. Tali attività sono generalmente le loro attività principali ma possono essere presenti anche associazioni che si rivolgono ai minori in modo marginale, occupandosi soprattutto di adulti. Si è ritenuto importante includere anche quest'ultime per avere un quadro più completo della realtà. I dati sono riferiti a coloro che hanno spontaneamente aderito al progetto e devono essere, quindi, considerati come un campione specifico.

Capitolo primo: DESCRIZIONE DELLE ASSOCIAZIONI

Osservando la fig. 1 si nota che il 33% delle associazioni che hanno aderito al progetto attraverso la compilazione del questionario sono attive da più di 15 anni. Il 17% delle associazioni è attivo da meno di 4 anni. Il campione si compone per la maggioranza (circa il 60%) di associazioni consolidate, attive da più di 10 anni. Questo dato è importante per riferire a volontari che hanno accumulato una certa esperienza ed ad associazioni già ben avviate ed organizzate i risultati che saranno successivamente esposti.

<4 >5 >10 >150%

10%

20%

30%

40%

50%

17%23%

26%

33%

fig. 1: ANNI DI ATTIVITÀ DELLE ASSOCIAZIONI

Anni di attività

Per

cent

uale

ll 44% delle associazioni è composta da un numero di soci attivi compreso tra 10 e 30 persone (fig. 2, seconda barra); in prevalenza le associazioni si collocano su questa dimensione, che si può considerare medio-piccola, con uno stacco deciso

11

rispetto alle dimensioni immediatamente vicine.

<9 >10 >30 >50 >1000%

10%

20%

30%

40%

50%

18%

44%

10%15% 13%

fig. 2: NUMERO DEGLI ASSOCIATI

Numero associati

Per

cent

uale

Il 38% si compone di un numero consistente di soci: da più di 30 fino ad oltre 100. Questi ultimi tre scaglioni (>30, >50, >100), sono distribuiti in modo simile (10%, 15%, 13%). Il campione considerato è, quindi, composto per un terzo da associazioni di dimensioni medio-grandi, da una fascia consistente di associazioni con un numero di membri compresi tre 10 e 30, e da una minoranza non trascurabile aventi piccole dimensioni.

Un elemento fondamentale per descrivere le realtà associative/associazioni, oltre agli anni di attività ed alla dimensione espressa dal numero di soci attivi, è l'insieme delle finalità associative. Le finalità si esprimono nelle azioni o attività associative e ad esse sono riservate due domande del questionario: la prima domanda chiede quali sono le finalità (dom. 6), la seconda chiede la descrizione delle attività svolte verso i minori (dom. 9). Si potrebbe pensare a priori che le risposte alle due domande debbano coincidere ma, di fatto, non è così. Sono due i grafici che ci illustrano le finalità e quindi le azioni svolte (fig. 4, fig. 5).

Le finalità sono molteplici, spesso tagliate su misura rispetto ai bisogni del territorio e non sempre una stessa associazione si identifica in un'unica finalità, gli obiettivi possono essere vari anche se uniti da un filo logico comune. Per poterle descrivere è stato necessario individuare delle categorie dove raggruppare quelle simili tra loro, accettando che una singola associazione possa essere inclusa in più categorie diverse. L'individuazione delle categorie si è basata sulle descrizioni offerte da coloro che hanno fornito le risposte ed è partendo da quest'ultime che sono state costruite.

12

Se osserviamo la fig. 3, il 38% delle associazioni dichiara un'unica finalità associativa, mentre il 57% (somma della seconda e della terza barra del grafico), descrive due o tre finalità contemporaneamente. Solo il 5% si occupa di più di tre attività (somma delle ultima due barre del grafico verso destra). La maggior parte delle associazioni tende ad offrire una certa gamma di attività diversificate. Proseguendo si cercherà di capire quali sono queste attività e se vi è un legame logico tra esse, nelle scelte e nella pratica delle associazioni.

1 2 3 4 60%

10%

20%

30%

40%

50%

38%32%

25%

4%1%

fig. 3: NUMERO DI FINALITÀ ASSOCIATIVE

Numero attività

Per

cent

uale

Nella fig. 4 i dati riguardanti le tipologie di finalità associative non sono espressi in percentuali dato che la relativa domanda è del tipo a risposta multipla, ossia è possibile dichiarare più di un'unica finalità. I numeri sopra le colonne/barre verticali indicano quante solo le associazioni che hanno dichiarato la corrispondente finalità, la somma di tutti i numeri è quindi molto superiore al numero delle associazioni coinvolte nel progetto. É comunque utile osservare i dati restituiti nel grafico di fig. 4 per avere un'indicazione di massima.

Le finalità indicate con maggiore frequenza sono rivolte direttamente ai minori in difficoltà: aiuto ai minori disabili o in disagio psicosociale, dove sono comprese le associazioni di famiglie con figli disabili (23), finalità educative e formative (23), programmi di accoglienza di minori stranieri spesso connessa con progetti di sviluppo all'estero (13 più 7), promozione culturale giovanile (14), attività ludiche e clownterapia (11). Tre sono le categorie che sostengono la famiglia per aiutare i minori: sostegno familiare economico e/o morale (12), sostegno alla maternità espresso dai centri di aiuto alla vita (3), affido-adozione spesso in collaborazione con le ASL ed i consultori che sono incaricati dei programmi di affido/adozione. In

13

particolare, le associazioni che si occupano di affido-adozione forniscono il bacino di utenza dal quale trarre le famiglie accoglienti ma la loro opera coinvolge anche la sfera del sostegno emotivo e dell'accompagnamento delle famiglie affidatarie/adottive (5). Più generiche le finalità indicate come assistenza alla persona, riferite da enti che si occupano di coordinamento di associazioni più che di azioni dirette (8), mentre l'assistenza agli ammalati è, di solito, offerta nei reparti ospedalieri (5). Sono presenti anche finalità preventive che si esprimono in due modalità: conoscenza-formazione-prevenzione rispetto ai problemi del disagio minorile e della violenza sui minori (10) ed attraverso le iniziative rivolte all'integrazione degli immigrati e dei figli degli immigrati (3).

MI EF LU MS FE CD PC AS SR SF SM AF INI AA0

5

10

15

20

25

30

35

23 23

1113

710

14

8

2

12

35

35

fig. 4: DESCRIZIONE DELLE FINALITÀ ASSOCIATIVE

Finalità associative

Num

ero

di a

ssoc

iazi

oni

Legenda fig. 4:MI: aiuto minori disagio psicosociale/disabili/malati EF: attività educative formative minoriLU: attività ludiche minori/clownterapia MS: aiuto minori stranieri in Italia e/o all'esteroFE: formazione/cooperazione/sviluppo all'estero, CD: conoscenza/prevenzione problemi disagio minorile/violenza sui minori, PC: promozione culturale giovanile AS: assistenza alla persona/programmazione servizi assistenziali/coordinamento tra entiSR: sostegno alla ricerca SF: sostegno familiare economico/moraleSM: sostegno maternità/economico/morale/prevenzione aborto AF: affido familiare/adozione INI: progetti integrazione immigrati AA:assistenza ammalati

Confrontando le diverse combinazioni di finalità associative (analizzate con l'attribuzione di codici numerici), è emerso che sono presenti delle combinazioni più frequenti di altre. In particolare: una combinazione frequente, indicata da 7 associazioni, prevede l'aiuto ai minori in disagio psicosociale, disabili o malati attraverso attività educative-formative (combinazione di MI e EF); 5 associazioni

14

scelgono, invece, di farlo attraverso attività ludiche o clownterapia (MI e LU); altre 7 associazioni, che offrono aiuto a minori stranieri, hanno programmi di cooperazione-formazione-sviluppo all'estero sostenendo i minori ma anche il loro paese origine (MS e FE); 5 associazioni associano la promozione culturale giovanile ad attività educative, formative e ludiche (combinazione di PC, EF e LU). Le rimanenti associazioni presentano delle combinazioni singolari e diverse tra loro. In conclusione, le attività educative, formative e ludiche rappresentano gli strumenti più frequenti che le associazioni adottano per rapportarsi con i minori e offrire il loro sostegno.

MI EF LU MS FE CD PC SF DIS AMP05

10152025303540

15

3329

13

7 6

12

19

47

fig. 5: TIPOLOGIE DI ATTIVITÀ SVOLTE verso i minori

Attività

Num

ero

di a

ssoc

iazi

oni

Legenda fig. 5 differisce dalla legenda della fig. 4 per le seguenti voci:DIS: attività di recupero e/o sportive per disabili, AMP: assistenza medico-psicologica

Paragonando le fig. 4 e 5, che rappresentano rispettivamente le finalità associative e le descrizioni delle attività svolte verso i minori, si possono osservare alcune differenze. La prima differenza evidente è la mancanza di alcune categorie, in particolare: assistenza alla persona, programmazione di servizi assistenziali e coordinamento tra enti (AS), indice probabilmente di associazioni che non svolgono azioni dirette con minori ma che facilitano l'organizzazione e/o la gestione delle stesse. Anche la categoria di sostegno alla ricerca non coinvolge azioni dirette verso minori (SR). Non sono presenti le tre categorie che si occupano degli adulti vicini ai bambini, proprio perché focalizzano l'intervento sul sostegno alla maternità, sulle famiglie adottive o affidatarie, sui progetti di integrazione per famiglie di immigrati (categorie SM, AF, INI). Infine non è presente la categoria assistenza ammalati (AA), essendo meglio specificata nella descrizione delle attività che compaiono nella fig. 5, come assistenza medico-psicologica (AMP). È necessario

15

ricordare che tutte le associazioni coinvolte nel progetto svolgono attività verso minori e che sono state incluse anche quelle che lo fanno in modo collaterale, ad esempio occupandosi della famiglia del bambino. Inoltre, la presenza nelle risposte al questionario di categorie con attività indirette non esclude che l'associazione possa svolgere anche attività dirette, incluse in altre categorie.

Sempre osservando la fig. 5 notiamo che la colonna MI risulta di entità inferiore rispetto alla medesima colonna della fig. 4, mentre le colonne delle attività educative-formative EF, ludiche LU – quest'ultime maggiori rispetto alla fig. 4 – e delle attività sportive e di recupero disabili, assorbono e specificano meglio la discrepanza. Come se, alla richiesta di descrivere le attività fossero state date delle risposte più dettagliate: l'aiuto ai minori disabili, in disagio psicosociale o malati si esprime, come già visto, con attività ludiche ed educative-formative ma, in particolare per i disabili, sono presenti anche attività di recupero a carattere sportivo.

16

Capitolo secondo: DESCRIZIONE DEI DESTINATARI DELLE ATTIVITÀ

La descrizione dei destinatari riguarda i minori, le famiglie, gli adulti di riferimento dei minori e le figure professionali che sono coinvolte nelle attività o nei progetti delle associazioni. Il parametro scelto per descrivere i minori è l'età (l'attribuzione di classi di età).

< 3 da 3 a 6 < 6 > 3 > 6 tutte le età0%

10%

20%

30%

40%

50%

4% 3% 1%

18%

38%35%

fig. 6: CLASSI D'ETÀ

Età (anni)

Per

cent

uale

Il 38% delle associazioni dichiara di svolgere attività esclusivamente verso bambini dai 6 anni in su. Anche una parte di coloro che hanno indicato “tutte le età” si rivolgo allo stesso target e, a queste, vanno aggiunte parte delle associazioni che hanno dichiarato di rivolgersi a bambini dai 3 anni in su. Sono poche le associazioni che si rivolgono ai minori di 3 anni (4%), rappresentate quasi esclusivamente dai Centri di aiuto alla vita, attivi nella prevenzione dell'aborto e nel sostegno alla maternità. Poche anche le associazioni che si dedicano ai minori di 6 anni. La maggior parte dei destinatari delle attività proposte dalle associazioni è costituito da bambini-ragazzi in età scolare.

Pensare che le associazioni si dedichino solo ai minori è, però, riduttivo. Spesso esse attivano dei sostegni alle famiglie o ai genitori dei minori per poter favorire il miglioramento dell'ambiente sociale del bambino oppure collaborano con le altre figure di riferimento dei minori.

Osservando la fig. 7 si può notare come solo l'1% del campione considera esclusivamente i minori, mentre il 68% si attiva anche nei confronti delle famiglie e cerca, contemporaneamente, di collaborare con altre figure di riferimento. Una parte delle associazioni si rapporta con i minori e le famiglie senza considerare altre figure (13%) mentre un'altra parte sceglie di rapportarsi con altre figure ma non con

17

le famiglie (ancora un 13%). Queste differenze dipendono probabilmente dal tipo di attività svolte. La categoria “Principalmente adulti”, indicata nel grafico con la percentuale del 4%, include quelle associazioni che offrono aiuto in maggior parte ad adulti e solo saltuariamente o solo in piccola parte a minori. In quest'ultimo caso tali associazioni non si rapportano in modo significativo né con le famiglie, né con altre figure di riferimento dei minori.

Famiglie e altre figure 68%

Solo altre figure 13%

Solo famiglie 13%

Solo minori 1%

Principalmente adulti 4%

fig 7: FIGURE COINVOLTE NELLE ATTIVITÀ

Per comprendere in modo più approfondito i dati rappresentati in fig. 7 è stato necessario scomporli ulteriormente: in fig. 8 sono rappresentate le tipologie di famiglie coinvolte dalle associazioni (nel termine famiglie sono compresi anche i genitori non necessariamente sposati o conviventi). Mentre, in fig. 9 sono specificate le altre figure di riferimento o, meglio, quelle che le associazioni considerano tali.

solo NA 26%

solo AF 17%

NA, AF e AD 9% NA e NE 4%NA e AF 4%

NA e AD 2%

AF e AD 2%

tutte 37%

fig 8: TIPOLOGIE FAMILIARI

18

Con riferimento alla fig. 8, il 37% delle associazioni si occupa di tutti i tipi di famiglie, il 26% solo delle famiglie naturali, il 17% solo di quelle affidatarie (pensiamo alle associazioni che accolgono in affido nel periodo estivo i bambini stranieri, oppure alle associazioni che reclutano e sostengono le famiglie che si offrono come affidatarie per i centri affido). Nel restante 21% sono incluse le varie combinazioni di famiglie naturali (NA), affidatarie (AF), adottive (AD) e naturali extracomunitarie (NE).

Nel grafico di fig. 9, che si riferisce alle risposte alla dom. 13 del questionario, sono specificate le figure che le associazioni indicano come “altre figure di riferimento” dei minori ed è presentato accanto alla fig. 10, che illustra quali sono i professionisti incaricati e remunerati dalle associazioni per prestazioni specifiche (risposte alla dom. 22). Questi dati sono stati accostati per comprendere meglio quali sono le figure che le associazioni considerano essere di riferimento per i minori e per cercare di dare delle spiegazioni a riguardo. In entrambi i grafici proposti i dati sono espressi come numero di associazioni e non come valori percentuali; bisogna quindi considerare che una stessa associazione potrebbe riferirsi a più di una figura di riferimento o a più di un professionista contemporaneamente.

Osservando il grafico di fig. 9, notiamo che le due figure maggiormente coinvolte nelle attività associative e considerate di riferimento sono: gli insegnanti, indicati da 37 associazioni (numerose sono delle attività svolte all'interno della scuola), e gli educatori (21), spesso incaricati dei laboratori creativi o delle attività doposcuola. La terza categoria è quella dei mediatori culturali (9), si pensi in questi casi ai minori stranieri. Le associazioni, probabilmente quando svolgono attività negli ospedali, considerano di riferimento anche i medici e gli infermieri (10); In quest'ultima categoria sono stati inseriti anche gli assistenti sociali (2 su 10), in qualità di figure socio-sanitarie-assistenziali pubbliche. Le ultime categorie per importanza numerica sono costituite dagli psicologi (5), e dagli avvocati/figure legali(2). La categoria degli operatori vari include le indicazioni non specificate e non è stato possibile risalire ad una chiara identificazione del tipo di operatore coinvolto. Infine, 4 associazioni coinvolgono e considerano importanti i nonni dei minori ed altre 6 tutta la popolazione in generale.

N.B: la categoria degli insegnanti potrebbe essere falsata in eccesso dato che è stata suggerita come esempio nella domanda del questionario.

19

IN ME ED NO OP PO MIA PS AV0

10

20

30

40

50

37

9

21

4

126

105

2

fig. 9: ALTRE FIGURE COINVOLTE NELLE ATTIVITÀ

Altre figure

Num

ero

di a

ssoc

iazi

oni

Legenda fig. 9: IN: Insegnanti, ME: Mediatori culturali, ED: Educatori, NO: NonniOP: Operatori vari non meglio specificati, PO: Tutta la popolazione in generaleMIA: Medici, infermieri, assistenti sociali, PS: Psicologi, AV: Avvocati

AN ED FO OP PS0

5

10

15

20

25

30

2

16

1210

12

fig. 10: PROFESSIONISTI REMUNERATI

Professionisti

Num

ero

di a

ssoc

iazi

oni

Legenda fig. 10: è uguale a quella della fig. 9, tranne per AN: Animatori ed FO: Formatori

In fig. 10 si nota subito l'assenza di categorie non remunerate dalle associazioni e cioè: gli insegnanti, i medici-infermieri-assistenti sociali. Queste due categorie rappresentano figure retribuite dal settore pubblico, con le quali è probabile che le associazioni si rapportino in occasione di particolari attività svolte nelle scuole, negli ospedali, in collaborazione con centri affido/adozione, ecc... Un'altra categoria non

20

presente nella fig. 10 è quella dei mediatori culturali: le associazioni del campione usufruiscono, quindi, di mediatori che sono remunerati da altri o gratuiti (ad esempio: nell'accoglienza di minori stranieri i mediatori culturali, interpreti, accompagnano i minori dal paese di origine). Lo stesso vale per gli avvocati/figure legali indicate in fig. 9: forse, anche in questo caso, si tratta di incarichi pubblici. I nonni e la popolazione sono chiaramente coinvolti a titolo gratuito. Per quanto riguarda gli educatori (ED) e gli operatori vari (OP), ci si accorge che essi sono per la maggior parte retribuiti dalle associazioni, rispettivamente 16 su 21 e 10 su 12 ai quali si aggiungono 2 figure indicate come animatori. Ciò che stupisce è la comparsa di una nuova categoria piuttosto consistente e non considerata nella descrizione delle figure coinvolte nelle attività e di riferimento per i minori: i formatori (12), unita ad una parte di psicologi precedentemente ignorata/non menzionata (7, valore calcolato come 12 meno 5). In totale si tratta di 19 professionisti per le 69 associazioni coinvolte nel progetto; professionisti remunerati che si occupano di sostenere e formare i volontari e/o i minori e le famiglie ma non sono considerati essere figure di riferimento per i minori.

Facendo qualche ipotesi si può pensare che questi professionisti siano impiegati dalle associazioni per attività non direttamente rivolte ai minori come ad esempio la formazione dei volontari o la conduzione di incontri pubblici e che questo induca ad immaginarli come figure completamente esterne all'associazione e per estensione non di riferimento per i minori. Di fatto esse sono figure esterne ma lo sono anche i medici o gli insegnanti, che risultano tuttavia essere più presenti nell'immaginario delle associazioni. Forse le attività formative sono considerate a favore dei volontari e non come investimenti (anche indiretti) a favore dei minori, anche se una delle motivazioni per la quale vengono fatte tali attività formative è poter svolgere meglio la propria opera di volontariato e di offrire, conseguentemente, un servizio di qualità superiore. Bisogna ricordare che ci sono vari tipi di formazione, comprese quelle di tipo fiscale e legale (ad esempio, su temi inerenti il bilancio sociale).

Si può anche pensare che gli psicologi non sempre vengano utilizzati come dei sostegni emotivo-relazionali nel rapporto con i minori ma incaricati per altre funzioni, magari infrequenti, come la formazione ai volontari fatta in uno o due incontri l'anno che li rende delle figure “poco presenti”. Infine, si può supporre che ci siano delle resistenze da parte delle associazioni a mostrare le loro incertezze o difficoltà riguardo ai rapporti affettivi che instaurano con gli utenti – punto, quest'ultimo, certamente difficile per chiunque svolga una attività di aiuto verso il prossimo – per essere aiutate e sostenute. Ciò potrebbe indurre inconsapevolmente a tenere una certa distanza verso i professionisti che potrebbero offrire tale aiuto.

21

22

Capitolo terzo: ORGANIZZAZIONE LOGISTICA ED ECONOMICA

Le associazioni praticano le loro attività in molti luoghi diversi, oltre alla sede associativa. Possono anche svolgere diverse attività in vari luoghi, quindi la risposta alla domanda: “Dove si svolgono le attività”, contiene più categorie riferite a più tipi di attività svolte da una stessa associazione e che sono state illustrate nella fig. 11.

FA OR SS CO SP SA SE SC ES0

5

10

15

20

25

30

13 12

6

10

23

11

20

16

5

fig. 11: DOVE SI SVOLGONO LE ATTIVITÀ

Luoghi

Num

ero

di a

ssoc

iazi

oni

Legenda fig. 11: FA: Famiglia, OR: Oratori e spazi religiosi, SS: Strutture sportive, CO: Spazi comunaliSP: Spazi pubblici (es. piazze, parchi), SA: Strutture sanitarie, servizi sociali, comunità alloggio, SE: Sede associativa, SC: Scuola, ES: Paesi all'estero

Gli spazi pubblici, la sede associativa e le scuole sono i luoghi maggiormente scelti dalle associazioni per le loro attività. Abbiamo già notato, a tale proposito, come gli insegnanti siano spesso scelti come figure di riferimento. Seguono la famiglia, gli spazi religiosi, gli spazi comunali e le strutture socio-sanitarie pubbliche, tutti con una presenza numerica simile tra loro. Meno utilizzate sono, invece, le strutture sportive e una minoranza si dedica ad attività all'estero.

Nella fig. 12 è rappresentato l'utilizzo di uno o più luoghi contemporaneamente: si nota che il 45% delle associazioni usufruisce di un solo spazio per svolgere le sue attività. Il 38% ne utilizza due, il 14% tre, mentre il restante 4% utilizza più di tre spazi.

23

1 2 3 4 60%

10%

20%

30%

40%

50% 45%38%

14%

2% 2%

fig. 12: NUMERO DI LUOGHI

Numero

Per

cent

uale

Osservando quali sono le combinazioni di luoghi più frequentemente utilizzati, è possibile scoprire come le associazioni agiscono rispetto al territorio. A tal fine, analizzando i dati attraverso una attribuzione di codici è emerso che le due combinazioni di luoghi più frequenti sono: 5 associazioni svolgono delle attività sia in spazi pubblici (ad es. piazze o parchi), che all'interno delle scuole. Altre 4 associano alle attività svolte in famiglia quelle in spazi pubblici. Sia quando agiscono con una struttura pubblica come la scuola, sia quando agiscono solo nel privato con le famiglie, le associazioni si riservano uno spazio di attività rivolto probabilmente a tutta la popolazione.

Per quelle associazioni che riferiscono un unico spazio utilizzato ci sono: 9 che restano nella sede associativa, 4 che agiscono solo nelle scuole, 4 solo nelle strutture socio-sanitarie, 3 negli spazi religiosi. Tutte le altre combinazioni possibili sono presenti in una o al massimo 2 associazioni. In base a queste osservazioni comprendiamo che quasi nessuno svolge attività esclusivamente in spazi pubblici (all'aperto), ma che questo è il luogo che è maggiormente associato a uno o più degli altri. Sono, quindi, spesso presenti attività nelle piazze o nelle strade (pensiamo ai mercatini dell'usato, alle attività di promozione e divulgazione, alle attività ludiche nei parchi, ecc...). Alcune iniziative sono probabilmente impiegate per l'approvvigionamento di fondi economici (donazioni, mercatini dell'usato, mercatini di natale, ecc...).

Questo conduce ad una successiva domanda e cioè in che modo le associazioni si sostengono economicamente e come riescono a trovare i fondi da investire per svolgere le loro attività? Le fonti di finanziamento sono illustrate nella prossima

24

figura:

AV DP QS EP AV+DP

DP+QS

DP+EP

QS+EP

AV+DP+EP

AV+QS+EP

DP+QS+EP

AV+DP+QS+EP

0

5

10

15

20

25

30

2 31

42 3

18

69

3

7

11

fig. 13: FONTI DI FINANZIAMENTO

Fonti economiche

Num

ero

di a

ssoc

iazi

oni

14%

42%

28%16%

Legenda fig. 13: AV: Autofinanziamento con attività di volontariato (es: mercatini dell'usato)DP: donazioni da privati, QS: Quote soci, EP: Elargizioni pubbliche

Dalla fig. 13 notiamo che il 42% delle associazioni usufruisce di 2 fonti di finanziamento e, in particolare, la maggioranza di queste (18%), dichiara di ricevere donazioni da privati insieme ad elargizione da fondi pubblici. Sono poche le associazioni (14%), che mantengono una sola fonte di finanziamento e tra queste le donazioni da privati e le elargizioni pubbliche risultano più frequenti dell'autofinanziamento e delle quote soci. Le quote soci non sono sempre citate dalle associazioni e, probabilmente, incidono poco sul bilancio sociale essendo mantenute su importi economici modesti. Il 28% usufruisce di tre fonti di finanziamento mentre una minoranza dell' 11% le utilizza tutte. Anche reperire i fondi attraverso l'autofinanziamento non è una pratica così frequente, è scelta solo da 27 associazioni e per lo più insieme ad altre forme di finanziamento. Sono 51 le associazioni che ricevono donazioni da privati e 58 quelle che li ricevono da fonti pubbliche. Le varie combinazioni di finanziamenti sono visibili dal grafico in fig. 13.

La fig. 14 permette di focalizzare l'attenzione sulle fonti pubbliche di finanziamento, con un inciso: nel grafico è presenta una categoria indicata come

25

CSV che corrisponde a Centro Servizio Volontariato, anche se i fondi derivanti da esso non sono di origine pubblica ma bensì privata. La categoria è stata inserita tra le fonti pubbliche unicamente perché le associazioni l'hanno indicata come tale.

RE CO ST SP SC CSV0

10

20

30

40

50

34 36

96

1

11

fig. 14: PROVENIENZA DEI FINANZIAMENTI PUBBLICI

Fonti di finanziamento

Num

ero

di a

ssoc

iazi

oni

Legenda fig. 14: RE: Regione, CO: Comune, ST: Lo Stato attraverso il 5 per mille, SP: Sanità pubblicaSC: Scuole, CSV: Centro Servizio Volontariato

La quota più consistente di fondi pubblici giunge alle associazioni attraverso la Regione e i Comuni. Nove usufruiscono del 5 per mille, sei ricevono dalle strutture sanitarie e solo una dalle scuole.

Nel prossimo grafico, fig. 15, si può comprendere come sono impiegate le risorse derivanti sia dal bacino privato, che da quello pubblico; le due categorie di fondi (pubblici e privati), sono inserite in un unico grafico per evidenziare come l'impiego di entrambe da parte delle associazioni sia molto simile. La maggior parte delle risorse è impiegata nei progetti delle associazioni o per sostenere i costi di esercizio delle attività, in eguale misura tra fondi privati e pubblici. La categoria “Progetti ed evasione costi di esercizio” è stata pensata come unica categoria perché illustrativa delle attività svolte verso gli utenti ma è probabile che alle risorse pubbliche si acceda soprattutto tramite presentazione di progetti (che devono essere approvati e rendicontati), mentre i fondi privati vengano soprattutto utilizzate per l'evasione dei costi di esercizio.

Le spese sostenute per la formazione dei volontari (colonne FO), laddove sia praticata, sembrano soprattutto evase con fondi privati: coloro che ritengono importante formarsi sono disposti a farlo utilizzando denaro che potrebbero investire

26

in altro modo, in quanto non vincolato da nessun progetto che necessita approvazione (come generalmente accade con l'acquisizione di fondi pubblici). Ciò non comprende i bandi di formazione emessi dal C.S.V, che richiedono sia l'approvazione che la rendicontazione pur essendo fondi privati. L'acquisto di materiali e le ristrutturazioni, così come i progetti all'estero dipendono maggiormente da fondi privati.

PR FO AR PE NN PR FO AR PE0

10

20

30

40

50

60

70

55

20 21

103

54

14 145

fig. 15: UTILIZZO DEI FONDI PRIVATI E PUBBLICI

Fonti private Fonti pubbliche

Num

ero

di a

ssoc

iazi

oni

Legenda fig. 15: PR: Progetti ed evasione costi d'esercizio, FO: FormazioneAR: acquisto materiali e ristrutturazioni, PE: Progetti all'estero, NN: Nessun fondo privato

La vita delle associazioni, cioè la loro capacità di intervento sul territorio, dipende economicamente sia dalle elargizioni pubbliche sia da quelle private e si nota una maggioranza numerica di quelle private, anche se non sappiamo a quanto ammontano tali fondi. Si sottolinea che le domande poste nel questionario non volevano indagare sugli importi economici dei finanziamenti e dalle risposte ricevute non è, quindi, possibile stabilire se i fondi pubblici siano leggermente inferiori per numero ma più consistenti economicamente o viceversa.

Tutte le associazioni di volontariato, che svolgono delle attività pratiche di sostegno e aiuto, necessitano di fonti economiche di sostentamento ma, come è percepita la stabilità o meno della loro vita associativa in riferimento a tali fonti?

Dalla fig. 16 emerge la risposta alla domanda: il 62% delle associazioni ritiene la propria vita associativa semplicemente “stabile”, senza alcun riferimento ai finanziamenti economici e dimostrando una certa indipendenza dai fondi ricevuti. A questa percentuale vanno aggiunte quelle associazioni che si dichiarano stabili

27

anche se dipendenti dai fondi pubblici (5%) e/o privati (2%). Il dato complessivo (69%) ci porta a riflettere su quanto l'unione dei volontari possa essere il vero collante ed il sostegno della vita di una associazione, in modo piuttosto indipendente dai bisogni economici relativi alle spese per lo svolgimento delle attività. I volontari non si spaventano di fronte ad una possibile carenza di fondi ma, probabilmente, si adoperano per superare le difficoltà in modo creativo.

Il 18% dichiara di percepire la propria dipendenza dai fondi sia pubblici sia privati, anche se non dichiara la propria vita associativa né stabile, né instabile. Il 5% mantiene la medesima posizione rispetto ai soli fondi pubblici o ai soli fondi privati. Solo una minoranza (5%), sul totale del campione esprime una percezione di instabilità della vita associativa.

ST ST+PR+PU ST+PR PR+PU PU PR IN0%

10%20%30%40%50%60%70%80%

62%

5% 2%

18%

5% 5% 5%

fig. 16: PERCEZIONE DI STABILITÀ DELLA VITA ASSOCIATIVA

Percezione delle associazioni

Per

cent

uale

Legenda fig. 16: ST: Stabile, PR: dipendente dai fondi privati, PU: dipendente dai fondi pubblici, IN: Instabile

Queste affermazioni, in controtendenza rispetto alle attuali percezioni sociali di instabilità legate al contesto produttivo, evidenziano la natura particolare del volontariato come insieme motivato da scopi sociali altruistici e di espressione personale dei volontari, che esulano e si distinguono dall'ottenimento di risultati economici.

28

Capitolo quarto: LE COLLABORAZIONI COL SETTORE PUBBLICO

Dall'elaborazione dei dati raccolti risulta che l'85% delle associazioni dichiara di avere una forma di collaborazione con uno o più enti pubblici. Tali enti, così come riportati nelle risposte al questionario, sono elencati in fig. 17.

CO SP SC RE MI CSV PR PA0

10

20

30

40

5041

28

18

51

8 72

fig. 18: ENTI PUBBLICI COINVOLTI NELLE COLLABORAZIONI

Enti pubblici

Num

ero

di a

ssoc

iazi

oni

Legenda fig. 18: CO: Comuni, SP: Sanità pubblica, ULS, Servizi sociali, SC: Scuole, RE: RegioneMI: Ministero, CSV: Centro Servizio Volontariato, PR: Provincia, PA: Parrocchia

Ben 41 associazioni su 69 hanno riportato di collaborazioni con i Comuni. Questo rappresenta l'ente pubblico più presente e vicino alle associazioni, forse perché più attento ai bisogni locali del territorio. Infatti, se consideriamo i commenti a tale proposito nel capitolo “Analisi dei commenti”, ci accorgiamo che la percezione di maggiore soddisfazione nei rapporti con il pubblico è legata alle collaborazioni con gli enti locali. Anche le collaborazioni con strutture sanitarie sono abbastanza consistenti, sono 28 le associazioni coinvolte. Di seguito, per ordine numerico, vengono le collaborazioni con le scuole (18). Marginali risultano quelle con la Regione, probabilmente citate in riferimento all'attribuzione di fondi economici, e con la Provincia. Il Ministero (degli esteri) è citato da una sola associazione che promuove progetti all'estero. Infine, sono indicati dalle associazioni due enti che di fatto non sono propriamente pubblici: il Centro Servizio Volontariato (ente privato) e la Parrocchia (ente religioso), che evidentemente tendono a rientrare nell'immaginario di ciò che è considerato pubblico.

Le modalità delle collaborazioni tra le associazioni e gli enti pubblici sono rappresentate nella fig. 19.

29

CO CC RS CV BC CG PA PI0

5

10

15

20

25

30

16

107 7

5

10

6 6

fig. 19: MODALITÀ DI COLLABORAZIONE

Modalità

Num

ero

di a

ssoc

iazi

oni

Legenda fig. 19: CO: Convenzioni, CC: Contratti di collaborazione a progetto, RS: Rimborso speseCV: Contributo volontario pubblico (donazione), BC: Bandi di concorsoCG: Collaborazione gratuita, PA: Patrocinio, PI: Protocolli d'intesa

Le convenzioni sono numericamente le modalità di collaborazione maggiormente utilizzate (16) che insieme ai contratti di collaborazione (10), ai rimborsi spese (7), i contributi volontari (7) e ai bandi di concorso (5), garantiscono alle associazioni una certa copertura economica delle spese. In particolare, anche i bandi di concorso sono considerati delle forme di collaborazione sebbene, generalmente, non riguardino né la condivisione di spazi tra ente e volontari, né la gestione comune di attività; eppure 5 associazioni si esprimono in tal senso. Le collaborazioni gratuite, il patrocinio e i protocolli di intesa, che non comprendono generalmente alcun contributo economico, sono indicati complessivamente in 22 casi. E' necessario ricordare che una stessa associazione potrebbe dichiarare più forme di collaborazione contemporaneamente in base alle attività svolte con diversi enti.

Capire da quale parte scaturisca la volontà o la richiesta di una collaborazione tra enti pubblici e associazioni è un modo per conoscere meglio i molti tipi di rapporti che intercorrono tra essi, come nascono e si sviluppano. A tale proposito sono state proposte nel questionario la dom. 27: “Le collaborazioni con il settore pubblico sono state richieste dalla struttura?”, e la dom. 28: “Le collaborazioni con il settore pubblico sono state ricercate dall'associazione?”, presupponendo che una risposta positiva alla prima implicasse, almeno nella maggioranza dei casi, una risposta negativa alla seconda. Invece, questo presupposto si è verificato erroneo.

30

Probabilmente una sola domanda che includesse entrambe le possibilità sarebbe stata di più semplice comprensione ed avrebbe indotto meno in errore. Di fatto le risposte alle due domande sono state espresse come segue nella fig. 20.

SI NO SI NO0%

20%

40%

60%

80%

100%

67%

33%

89%

11%

fig. 20: RICHIESTA DI COLLABORAZIONE

Dom. 27 Dom. 28

Per

cent

uale

Dal confronto delle risposte date alle due domande emergerebbe che le attività associative svolte in collaborazione pubblica sarebbero scaturite da un contemporaneo incontro di intenti tra strutture pubbliche e associazioni. Può effettivamente succedere che, in alcuni casi, questo avvenga ma è più probabile che la reale situazione sia diversa e che questo risultato sia falsato da una errata presentazione delle domande.

Se osserviamo, nella prossima figura, il confronto tra la dom. 31: “Le attività svolte in collaborazione pubblica erano, prima di essere acquisite dall'associazione, gestite esclusivamente dalla struttura pubblica?”, e la dom. 32: “Le attività svolte in collaborazione pubblica, sono attività ex-novo?”, ci accorgiamo che la maggior parte delle attività (69%) risultano nuove, mentre solo il 29% era già gestito nelle strutture pubbliche prima dell'intervento delle associazioni.

Una risposta affermativa alla prima domanda farebbe pensare ad una funzione coadiuvante delle associazioni rispetto ad attività primarie svolte dalle strutture pubbliche; mentre una risposta affermativa alla seconda potrebbe indicare delle iniziative partite dalle associazioni e accettate dall'ente pubblico. Queste due posizioni porrebbero le associazioni su due livelli di intervento in collaborazione pubblica molto diversi: il primo esprimerebbe un'opera di valorizzazione umana e completamento di attività presenti e funzionanti presso gli enti pubblici, in una visione integrata tra pubblico e privato. Il secondo indicherebbe una risposta

31

creativa delle associazioni a dei bisogni che non trovano spazio in nessuna offerta del settore pubblico, almeno rispetto ad uno specifico territorio, come se le associazioni si facessero in parte carico di ciò che non riesce ad essere sostenuto dal settore pubblico.

SI NO SI NO0%

20%

40%

60%

80%

100%

29%

71% 69%

37%

fig. 21: ORIGINE DEI PROGETTI DI COLLABORAZIONE

Dom. 31 Dom. 32

Per

cent

uale

Al fine di avere un'idea più chiara rispetto a questi ultimi punti espressi, saranno elencati di seguito i commenti relativi alla dom. 46: “Ritiene che le attività svolte dall'associazione siano importanti per la società, perché?”. In essi, non solo sono contenute le percezioni delle associazioni rispetto alle conseguenze sociali della loro opera ma traspaiono anche le sensazioni sia di contribuire in via esclusiva al sostegno di particolari situazioni di disagio, che di collaborare proficuamente in contesti già funzionanti. Il lettore, scorrendo i commenti che seguono, potrà farsi una opinione a riguardo:

• E' l’unica associazione che si occupa di minori accolti in comunità educativa e promuova una integrazione con il territorio.

• Le istituzioni pubbliche poco si fanno carico soprattutto della prevenzione per la tutela e la difesa dei diritti dei bambini/adolescenti. L’impegno pubblico si preoccupa prevalentemente della presa in carico dei soggetti/vittime.

• [Le attività] Puntano a migliorare la qualità della vita delle persone, e persone più felici costruiscono una società’ più’ felice.

• In un momento in cui le persone si chiudono e sono sole, fanno fatica a chiedere aiuto al vicino per paura, per diffidenza…e così noi vorremmo ristabilire quel comportamento di buon vicinato che era considerato normale

32

fino a 20(?) anni fa.

• [Le attività] Nascono da bisogni reali e promuovono la sussidiarietà.

• La nostra associazione aiuta a gestire un disturbo neurologico [ADHD] misconosciuto e sottovalutato che provoca, se non curato, danni gravi. I ragazzi e le loro famiglie se abbandonati a loro stessi, come succede abitualmente nella nostra società, sono candidati a diventare con molta facilità un costo sociale.

• Nel nostro caso permette di far conoscere una realtà sconosciuta rispetto alla visibilità e notorietà di altre.

• Riteniamo che [le attività] siamo importanti, che abbiamo un solido fondamento in Costituzione a favore delle associazioni in generale e soprattutto nell'ambito della famiglia e dell'educazione.

• A mio avviso nel nostro caso (epilessia), le strutture pubbliche non fanno niente anzi sono ben lasciati al margine originando una forte emarginazione, tanto che chi se la gestisce e non ha niente altro, non lo dice di essere ammalato per non essere emarginato. In fondo l’epilessia è una malattia come un’altra che si può curare. In associazione si avvicinano principalmente persone che non hanno solo l’epilessia, ma altre patologie associate, oppure l’epilessia è una concausa di un’altra patologia. Ripeto chi ha solo l’epilessia difficilmente si avvicina all’associazione.

• Perché diffonde valori importanti come quello della solidarietà.

• Per dimostrare a cosa serve l'associazione e coinvolgere la popolazione.

• Ad esempio pochissimi genitori conoscono che alla nascita esiste la possibilità di screenare il proprio bambino. Ancor meno che esiste un test per più di 40 malattie. Il lavoro di sensibilizzazione che AISMME onlus ha condotto a livello nazionale ha reso possibile una grande sensibilizzazione delle istituzioni sanitarie e l’applicazione del test in varie regioni. E’ cronaca attuale che il test sarà compreso nel PATTO PER LA SALUTE in approvazione prossimamente in conferenza Stato-regioni oltre ad essere argomento trattato dal DL 52 a firma del Sen. Tomassini.

• Informiamo e formiamo su un tema poco conosciuto e di grande impatto sulla salute.

• Altrimenti che senso avrebbe dedicare così tanto tempo come volontari ad

33

una cosa che non riteniamo importante?

• [Le attività] Danno la possibilità a dei ragazzi di essere sé stessi e autonomi.

• Nel nostro caso cerchiamo di migliorare lo stato di salute per avere un domani ragazzi più sani.

• Contribuiscono alla crescita e alla formazione dei ragazzi nel conoscere altre culture.

• Contribuiscono alla crescita della cultura dell’accoglienza – sono un aiuto concreto alla società ucraina e ai minori soli.

• Sono qualificate, offrono risposte immediate e non si sostituiscono ai servizi pubblici.

• Si tratta di aiutare quelle componenti della società che rappresentano il domani, sul piano della formazione ed educazione caratteriale e sentimentale (verso se stessi, verso gli altri).

• E' il motivo per cui facciamo questo volontariato.

• Sono sostitutive di un servizio pubblico.

• Rispondono in modo immediato alle richieste delle componenti che si aggregano.

• Perché non viene fatta da altre strutture.

• Per la crescita umana, per la socializzazione, per l’interazione fuori della scuola, in un ambiente di persone diverse da “mamma-insegnante”.

• Per evitare che molti ragazzi adottino comportamenti devianti, che li possono portare all’esclusione sociale, al carcere, a volte anche alla morte.

• Aiutano le famiglie con difficoltà gestionali dei figli.

• Anche se in piccola misura, si offre un aiuto, e non solo economico. (Es. visite agli anziani ospiti nelle case di riposo, corso di alfabetizzazione per stranieri, ecc.).

• La partecipazione in questi casi presenta un quadro dettagliato di necessità e bisogni reali che sono sconosciuti a chi non vive il problema.

• Collaborare a far crescere le ragazze affidate nel loro sviluppo affettivo, relazionale e sociale e favorire la formazione di persone sufficientemente responsabili nelle loro scelte quando saranno adulte.

34

• Aiutare le persone ad essere sufficienti a loro stesse, dare una istruzione teorica e pratica significa amare chi è nel bisogno senza aspettarci niente da loro.

• Aiutano le famiglie ed individuano ed aiutano a superare eventuali disagi.

• La diffusione della cultura della solidarietà, il sostegno alle famiglie dei bambini ospitati, e tutte le attività promosse dall’associazione forniscono un modello di riferimento all’interno della società civile capace di provocare cambiamenti.

• Svolgiamo un servizio unico nella nostra zona dato che i nostri ragazzi non potrebbero seguire i ritmi mantenuti da una società sportiva per normodotati.

• Avvicina il cittadino padovano alla realtà africana spezzando a poco a poco i consueti stereotipi.

• L’associazione è importante perché fornisce un modello famigliare che aiuta il minore o l’adulto quotidianamente e secondo tempi spontanei a rielaborare il proprio vissuto potenziando le caratteristiche peculiari che gli serviranno per inserirsi o reinserirsi nella società. Inoltre promuove ed attua progetti che consentono la mediazione tra famiglia e minore, problematica fondamentale e sempre in crescendo tra i minori di seconda generazione.

• Contribuiscono al bene_stare.

• Aiuta la società ad una prospettiva di accoglienza che altrimenti si potrebbe perdere.

• Il mondo dei minori non e’ mai sufficientemente tutelato e conosciuto.

• Leggere libri aiuta a crescere.

• Favorisce il reinserimento nella società dei minori in difficoltà.

• Noi riteniamo che la maternità sia una risorsa per la società, non un problema.

• Perché favoriscono la conoscenza di un'altra cultura, l'integrazione e il beneficio fisico dei bimbi bielorussi.

• Quando i bisogni-disagi non possono essere soddisfatti dalla collettività-istituzioni, solo la condivisione da parte di una o più persone può essere d’aiuto e sollievo per chi vive una situazione di disagio.

35

• Per non smarrire l’identità personale in un ritmo di vita in cui il “fare” senza “pensare” è fonte di malessere generalizzato.

• E' un mondo che non conosce crisi lavorativa.

• Molti sono i minori in difficoltà, come anche le loro famiglie.

• Perché nel nostro territorio mancano attività di questo genere.

• Riusciamo a svolgere attività che difficilmente le famiglie dei ragazzi spina bifida trovano a disposizione.

• Per favorire l’integrazione dei ragazzi immigrati nella nostra società ed evitare in futuro situazioni di conflitto sociale nelle seconde generazioni di stranieri.

• Permettono la crescita della cultura del valore assoluto della persona, anche in situazione di disabilità gravissima, oltre alla crescita della cultura della partecipazione attiva dei cittadini nella società.

• Aiutare una donna a portare avanti la vita del bambino che porta in grembo è utile alla società?

• Portano dei benefici a chi le riceve, a chi c'è intorno e fanno da buona prassi.

• Costruire il successo scolastico dei bambini stranieri è fondamentale per creare il loro futuro fatto non più di esclusioni, ma di integrazione ed inoltre l’attività del doposcuola contribuisce al proseguimento del programma didattico dell’intero nucleo classe.

• Se rispondessimo di no avremmo chiuso.

• Nel nostro caso, occorre capire il significato di “importanti”. In senso quantitativo, contiamo poco, perché siamo un’associazione modesta. In senso qualitativo, pensiamo di riuscire ad “incidere” significati di vita presso tante persone.

• Per superare il grave trauma dei genitori specie alla scoperta della patologia.

• Riescono a dare risposte a problemi che il servizio pubblico non può dare.

• Si fanno ricoprire valori sopiti.

• Non sarebbe bella una società di clowns e dottori che riescono a scherzare e prendersi cura amorevolmente dei pazienti ogni giorno?

• Ciò che fa l’associazione non è solamente un compito sociale comunque

36

molto importante, ma afferma anche la possibilità di un bene per l’uomo anche in situazioni umanamente difficili da accettare.

• Contribuiscono a risolvere singoli casi umani e, quando coinvolgono persone di altre culture e religioni, possono rappresentare un piccolo aiuto nel processo di integrazione dei popoli. Inoltre, contribuiscono a sensibilizzare la nostra società, spesso indifferente e cieca nei confronti di chi sta peggio.

• Creano sensibilità verso il disagio minorile, fanno conoscere la possibilità di essere famiglie accoglienti, aiutano le famiglie affidatarie ed adottive a portare avanti al meglio l’accoglienza, offrono a minori in difficoltà la possibilità di vivere in una situazione familiare normale e di avere opportunità di crescita adeguate.

• [Le attività] Rientrano nelle buone prassi della cittadinanza attiva.

Il terreno di azione delle associazioni non è solo vasto e variegato ma sfuma, negli interventi, dai più impegnativi ai più leggeri, da quelli che richiedono interventi specifici e persone ben preparate, a quelli che chiunque può apprendere in fretta. Gli ambiti stessi di intervento, nelle necessarie collaborazioni con enti pubblici che gestiscono il territorio, spaziano dalla semplice condivisione logistica, fino a veri e propri progetti integrati dove l'opera del volontario diviene parte di un sistema, un impegno e fonte di aspettative per gli utenti dei servizi.

Il volontariato, motivato dalla consapevolezza dei bisogni territoriali, rivolto ad integrare umanizzando i servizi pubblici, creativo e vivace nel proporre iniziative utili alla costruzione ed al mantenimento della rete sociale di solidarietà, si propone come una componente della società generosa e ricca di capacità. Invece, il volontariato che si offre per sostituire dei servizi assenti o inefficaci, potrebbe inconsapevolmente facilitare un processo di abbandono da parte del servizio pubblico di aree di intervento difficili da gestire perché minoritarie, oppure per carenza di fondi o di personale, ecc...

Più semplicemente il volontario, in certi casi, persa ogni speranza di trovare nei servizi pubblici forme adeguate di sostegno a situazioni di disagio, si sente costretto a fare da sé creando dei micro-servizi che però contengono anche il sapore triste di una esigenza inascoltata, misconosciuta, di una speranza delusa. Un sentimento ben diverso dalla viva creatività di chi si unisce ad altri per costruire qualcosa che sente parte della propria identità territoriale.

L'equilibrio è delicato ed in continua evoluzione. Un ponte tra una società dinamica nella quale i bisogni sociali sono in continua trasformazione e ciò che rappresenta l'offerta pubblica legata a tradizioni, modi di fare, apparati e leggi molto

37

meno sensibili ai cambiamenti di quanto riesca a cogliere lo sfaccettato mondo dell'iniziativa privata volontaria.

Un'altra domanda sulla quale riflettere è: le attività svolte dalle associazioni tendono a divenire una prassi che si consolida nel tessuto sociale e/o nelle strutture pubbliche oppure si riferiscono personalmente ai singoli volontari che le svolgono senza i quali sono destinate a finire?

Alla dom. 47: “Se l'associazione non potesse più proseguire i compiti che si è prefissi, crede che qualche altra struttura la sostituirebbe? Se sì, quale?”, sono state date le risposte illustrate nella fig. 21.

NO NR SI AA EP ER0%

10%20%30%40%50%60%70%80%

51%

14%

35%

68%

20%12%

fig. 21: CONSOLIDAMENTO DELLE COLLABORAZIONI

Enti sostitutivi

Per

cent

uali

Legenda fig. 21: NR: Nessuna risposta, AA: Altre associazioni, EP: Enti pubblici, ER: Enti religiosi

Osservando la figura da sinistra a destra, le prime tre colonne ci indicano che il 51% delle associazioni ritiene che se l'associazione non potesse più farsi carico delle attività svolte, esse sarebbero destinate a finire. Nessuno sostituirebbe i volontari. Il 14% preferisce non rispondere alla domanda, mentre il 35% ritiene che ci sarebbe una forma sostitutiva in particolare da parte di altre associazioni (68%). Il 20% (pari a 5 associazioni), potrebbe essere sostituito da una struttura pubblica e il 12% (pari a 3 associazioni), da un ente religioso. Questi ultimi casi indicano probabilmente delle collaborazioni consolidate che hanno assunto una importanza che non dipende più dai singoli volontari ma che sono considerate parte di un servizio atteso e richiesto in modo continuativo.

Nella fig. 21, appena descritta, appare per la prima volta la colonna indicata con la dicitura “NR: nessuna risposta”, che è stata inserita in quanto il numero di coloro

38

che non hanno risposto alla domanda in questione è abbastanza consistente da modificare in modo significativo le restanti percentuali delle risposte SI o NO. Considerare le risposte mancanti offre delle indicazioni per valutare quali sono state le domande più difficili da comprendere, quelle che hanno toccato argomenti più delicati e che le associazioni hanno preferito evitare o che indagano dei punti che non è facile spiegare. Nel caso della dom. 47, si può supporre che le risposte mancanti probabilmente indichino un: “Non so!”.

L'analisi esposta fino ad ora riguardante le collaborazioni con il settore pubblico, non sarebbe completa senza una esaustiva esposizione di tutti i commenti espressi sull'argomento dalle associazioni. Ciò richiede un approfondimento metodologico, espresso nel capitolo cinque, per comprendere come sono stati analizzati i commenti liberi rispetto ai dati emersi dalle domande più strutturate.

39

40

Capitolo quinto: ANALISI DEI COMMENTI LIBERI

Il questionario presentato alle associazioni è stato pensato per raccogliere il maggior numero di informazioni possibili, anche quelle che potrebbero essere escluse da delle domande troppo schematiche. Una parte delle domande è stata appositamente predisposta in modo da permettere e stimolare una certa libertà di espressione, affinché la successiva analisi potesse prendere forma anche in considerazione di quest'ultima. L'elaborazione dei risultati si è completata e definita grazie ai commenti liberi, in un processo reciproco di indagine e insieme di scoperta.

Parte delle domande del questionario sono a risposta multipla, ossia permettono di esprimere una risposta che contenga in sé più di una categoria; ad es: alla domanda “Descriva le attività che coinvolgono i minori”, la risposta è raramente univoca ma piuttosto è un elenco di varie attività. Tali domande, sono state poste volutamente aperte per dare spazio e stimolare dei commenti personali che possano meglio chiarire il significato delle attività svolte e il pensiero sottostante ad esse, ad esempio con l'aggiunta alla domanda di: “perché?” oppure “se si, quale?”.

Altre domande, invece, presuppongono una risposta univoca del tipo: “si o no”.

METODOLOGIA di analisi:

La presenza insieme di domande a risposta univoca e multipla (con commenti), implica un chiarimento rispetto alla metodologia di analisi:

• Le domande con risposta univoca possono essere normalizzate, cioè tradotte, con un semplice calcolo matematico, all'unità ed espresse in valori percentuali il cui totale delle parti sia 100. Questo significa che sommando i valori percentuali risultanti dalle risposte ad ogni domanda il totale è sempre uguale a 100, cioè all'unità.

• Le domande con risposta multipla non vengono trattate allo stesso modo. Infatti, la presenza di più possibilità di risposta rende necessaria la creazione di categorie all'interno delle quali inserire le risposte simili rispetto al significato della domanda a cui si riferiscono. A tale proposito, i commenti espressi (interpretati come approfondimenti alle risposte), sono stati fondamentali per creare delle categorie che rispettassero il più possibile l'identità delle associazioni e la natura delle attività svolte. Tali categorie non sono mutualmente escludentesi, cioè non è detto che una risposta che rientra in una certa categoria escluda tutte le altre, ma anzi spesso sono complementari. Risulta quindi che ogni risposta, di fatto

41

composta da più risposte, sia inserita in categorie parzialmente sovrapposte che non possono essere tradotte in una singola unità, in quanto la somma dei valori percentuali delle stesse non sarebbe 100 ma risulterebbe più grande di 100. Ad es: una associazione che si occupa di accoglienza di minori, può contemporaneamente sostenere dei progetti all'estero, rientrando in due categorie. Se si sommano le varie attività, prese per categoria, il risultato sarà un numero di attività molto più grande del solo numero delle associazioni. La somma dei valori percentuali delle attività rispetto a tutte le associazioni risulterebbe più alta di 100.

L'analisi delle risposte multiple è indicata in molti casi, per esigenza espositiva, in valori percentuali ma il loro significato non è da riferirsi direttamente alla somma delle parti. Ciò nonostante, l'osservazione delle riposte in categoria ci dà un primo orientamento rispetto al tipo di attività svolte dalle associazioni, al modo in cui si sostengono economicamente, a come percepiscono se stesse e la loro opera di volontariato, alla formazione e sostegno dei volontari, a quali sono le difficoltà che incontrano...

Inoltre, le risposte sono state ulteriormente analizzate anche in riferimento alle singole associazioni per comprendere con quale frequenza e in quali casi ci sono categorie che tendono a comparire insieme (invitando ad una riflessione sulla possibile relazione tra esse), oppure ad essere complementari o viceversa con la tendenza ad escludersi a vicenda (ad es. come è stato fatto riguardo alle riflessioni sui luoghi utilizzati dalle associazioni a pag. 13). Questo secondo tipo di analisi, ci permette di osservare i dati mettendoli in relazione tra loro, formulando ipotesi e osservando delle tendenze di comportamento. Queste osservazioni sono solo indicative vista la ridotta dimensione del campione osservato e l'estrema ampiezza e variabilità dei temi trattati dalle associazioni. Eppure, da tali indicazioni si possono sviluppare diversi confronti utili alla comprensione della realtà associazionistica ma soprattutto utili a indirizzare domande e approfondimenti.

I commenti sono stati racchiusi in tre fattori principali:• Primo fattore: “Come le associazioni percepiscono la loro opera

rispetto ai servizi offerti dal settore pubblico.”• Secondo fattore: “Com'è percepita l'attività svolta nel rapporto con i

bambini-ragazzi.”• Terzo fattore: “Selezione e professionalità nel volontariato.”

I commenti liberi sono elencati di seguito, assieme al nome dell'associazione e al tipo di attività svolte dalla stessa, in modo che il lettore possa capire meglio il senso del commento.

42

PRIMO FATTORE DI INTERPRETAZIONE: “Come le associazioni percepiscono la loro opera rispetto ai servizi offerti dal

settore pubblico.”

Le due domande che indagano questo primo approfondimento sono le numero 26 e 48 (per comodità di lettura, sono raggruppati per primi tutti i commenti che dichiarano soddisfacenti le collaborazioni con qualche struttura pubblica, seguono i commenti negativi).

La dom. 26 raccoglie i commenti che riguardano le eventuali collaborazioni tra l'associazione e una o più strutture pubbliche in base allo specifico compito svolto dall'associazione. Considera quindi il rapporto soggettivo esistente tra esse.

La dom. 48 implica un commento generale sui servizi pubblici rivolti ai minori, espresso in base alle esperienze che le associazioni vivono nel contatto con i bisogni dei bambini e delle loro famiglie.

I due commenti sono indicati di seguito l'uno all'altro per ogni associazione, uniti all'indicazione in corsivo del nome dell'associazione e delle attività svolte verso i minori (nella descrizione delle attività è stato riportato il più possibile lo scritto integrale presente nel questionario, tranne per i casi in cui le attività sono molteplici e si è resa necessaria una semplificazione per esigenze espositive).

E' emerso che alla domanda se l'associazione collabora con delle strutture pubbliche (dom. 26), sono state date due tipi di interpretazioni: una che fa riferimento alla percezione di contributi economici da fondi pubblici o alla concessione gratuita di spazi pubblici senza che vi sia una organizzazione o partecipazione comune alle attività, l'altra che si riferisce a delle attività svolte in collaborazione con strutture pubbliche, come ad esempio le ASL oppure i consultori familiari. I seguenti commenti riguardano entrambi i tipi di interpretazione che è specificata in corsivo di seguito al commento.

Due interpretazioni sono state date anche alla dom. 48: la prima interpreta le parole “offerta sociale del settore pubblico” in riferimento ai servizi offerti da ASL, Comuni, consultori, ecc. La seconda considera l'offerta dei servizi dell'associazione come “sociale pubblico” e la risposta è riferita direttamente all'associazione stessa. La differenza tra queste due interpretazioni si evince dalla lettura del commento e non è, quindi, stata indicata.

Quando al posto del nome dell'associazione compare “xxxxxxxxxx”, significa che l'associazione non ha dato l'autorizzazione alla pubblicazione, richiesta alla fine del questionario. Il nome di queste associazioni non sarà indicato in nessun modo.

43

TESTO DELLE DOMANDE:

Dom. 26: “Le collaborazioni con il settore pubblico sono adeguate e soddisfacenti?”Dom. 48: “Ritiene che l'offerta sociale del settore pubblico sia sufficientemente adeguata ai reali bisogni dei minori?”

ELENCO DEI COMMENTI:

26: Sì, ci agevolano nelle attività. (Concessione gratuita spazi comunali)

48: No, non siamo in grado di dare una risposta sulle motivazioni dell'inadeguatezza della risposta sociale del settore pubblico rispetto ai bisogni di minori e famiglie, quello che possiamo testimoniare sono solo le numerose richieste e le segnalazioni che pervengono alla nostra associazione.

(PD) xxxxxxxxxx onlus – Aiuto minori all'estero, accoglienza minori, sostegno economico, promozione culturale

26: Sì, rendono possibile il lavoro della fondazione nei paesi di provenienza dei bambini. (Contributi economici)

48: No, è necessario un maggiore intervento economico a sostegno delle famiglie affidatarie.

(TR) xxxxxxxxxx – Accoglienza bambini stranieri, progetti aiuto estero

26: Sì, servizi pubblici efficaci. (Collabora con Sevizi Sociali, Sert, asl 16)

48: No, ci vorrebbero più persone preparate e competenti. Inoltre, ci dovrebbe essere un coordinamento cittadino più mirato ad un disegno comune, forse questo è utopia!

(PD) Ass. Welcome – Sostegno minori grave difficoltà in Italia

26: Sì, sono proporzionate alle nostre forze. (Adesione progetti comunali)(PD) xxxxxxxxxx onlus – Laboratori didattici per minori

26: Sì, perché attuate in condizione di totale trasparenza. (Coll. Servizi Sociali comunali)

48: No, la mancanza cronica di fondi e personale e la poco attenzione dedicata ai minori come categoria sociale rendono costantemente inadeguata l'offerta del settore pubblico.

(PD) Selvazzano for children – Ospitalità minori, servizio accompagnamento a scuola

44

26: Sì, perché consentono di creare una rete sul territorio nel settore. (Collaborazione con scuole, U.L.S.S., Sert, Casa di reclusione)

48: Sì, ci sembra di affrontare delle tematiche centrali per la crescita e la vita sociale dei giovani.

(PD) Il granello di Senape – Att. Educative, formative e culturali sui temi della legalità e devianza

26: Sì, perché vengono condivise anticipatamente. (Collaborazione con Comuni e Scuole)

48: No, sono lente con carenza di personale e di fondi.(PD) Diadacon – Interventi preventivi, educativi, terapeutici

26: Sì, perché vengono apprezzate e richieste. (Collaborazione scuole)

48: No, il nostro servizio ci fa capire che i bisogni dei bambini e dei ragazzi sono sempre più legati alle difficoltà del nostro tempo e trovano poco ascolto in famiglia e presso le strutture di riferimento.

(PD) C.A.T.I. pronto bambino – Ascolto e supporto minori, formazione per genitori

26: Sì, permettono di realizzare il servizio rispettando l'autonomia del circolo. (Collaborazione con il Comune)

48: No, non ha gli strumenti adeguati (come personale, come programmi, ecc.)

(PD) Auser Campo S. Martino – Trasporto minori disabili

26: Sì, perché vengono condivise anticipatamente. (Collaborazione con Comuni e scuole)

48: No, sono lente con carenza di personale e di fondi.(PD) Ass. Anche il bambino è un cittadino – Att. Educative formative minori e famiglie

26: Sì, perché i nostri interventi sono apprezzati e concreti. (Coll. Scuole)48: No, insufficiente a colmare le difficoltà dei giovani sia nel settore familiare che in quello scolastico comportamentale.

(PD) Amici degli Indios Padre Bruno Marcon – Doposcuola stranieri, promozione culturale

26: Sì, la maggior parte delle volte c'è la collaborazione attiva dei medici a cercare di risolvere i problemi dei pazienti, tipo una diagnosi tardiva. (Coll. Policlinico Umberto I, RO)

45

(PD) AISMME Ass. Italiana sostegno malattie metaboliche ereditarie – Sostegno ammalati, centro di ascolto

26: Sì, condividiamo gli stessi ideali. (Coll. scuole)

48: No, mancano i finanziamenti. (PD) Gruppo AIDO com. “Bano Giuseppe” Loreggia – Promozione culturale donazione organi

26: Sì, perché sono adeguate alle dimensioni dell'associazione. (Coll. Comune, organizzazione di eventi)

48: No, il pubblico non ha risorse adeguate per un ambito di intervento che non è strategico.

(PD) Ass. Italiana per la donazione di organi – Promozione cultura donazione organi

26: Sì, aiutano a mantenere gli obiettivi dell'associazione.

48: No, è necessario un maggiore intervento informativo-formativo ed eventualmente anche economico a sostegno delle famiglie affidatarie.

(PD) Aiutiamoli a vivere comitato Brenta-Saccisica – Accoglienza bambini stranieri

26: Sì, buona collaborazione ma pochi fondi. (Coll. Biblioteca comunale)

48: No, dovrebbero essere seguiti anche nell'adolescenza. (RO) La tartaruga e la formica – Promozione sociale e culturale

26: Sì. (Coll. Amministrazioni locali)

48: No, nel nostro campo spesso è inesistente. (PD) A.P.P.L.E. Ass. per la prevenzione e lotta all'elettrosmog – seminari informativi sull'inquinamento elettromagnetico

26: Sì. (Comune e C.S.V.)

48: No, il settore sociale è il primo a risentire dei continui tagli economici al punto da renderne i servizi spesso inadeguati.

(RO) Circolo ACLI la scintilla – att. Educative e culturali, lotta alla discriminazione

26: Sì, rispondono alle richieste concordate. (Amministrazioni comunali e provinciali)

48: No, i bisogni dei minori sono molteplici e il settore pubblico fa tra il

46

poco e il niente. Tanto fumo, tante chiacchiere, tanti buoni intenti e poi... fumo, fumo, e ancora fumo.

(RO) xxxxxxxxxx onlus – Assistenza alla persona

26: Sì, perché una nostra identità e autonomia. (Centri parrocchiali e centri d'aggregazione)

48: Spero di sì. (RO) Artinstrada – Clown terapia, laboratori educativi

26: Sì, possono essere l'inizio di collaborazioni più ampie. (Coll. ULS e scuole)

48. No. (VE) Il sorriso e la speranza onlus – Servizi per giovani disabili

26: Sì, perché è oggetto di condivisione e verifiche. (Comune, ULSS)

48: No, l'impegno per trattare i casi in esame richiede grande attenzione e disponibilità che con la carenza di professionisti e di fondi limita l'attività stessa.

(VE) Ass. Famiglia aperta onlus – Affido familiare

26: Sì, nel nostro territorio del bassanese gli enti pubblici (Comune e scuole), sono molto sensibili e attenti alle esigenze di tutti i minori, italiani, stranieri, disabili, ecc... (Coll. Comuni e scuole)

(VI) Associazione Babele onlus – Progetti di integrazione sociale cittadini immigrati

26: Sì, molto. (Coll. Regione, Comune, ospedale)

48: Sì, è previsto dalla legge regionale del Veneto. (VI) Ass. veneta emofilia e coagulopatie – Check up, infusione autoinfusione, assistenza psicologica

26: Sì, i medici si sono sempre dimostrati sensibili alla nostra attività. (Coll. Centri ospedalieri del Veneto)

48: No, le famiglie dei disabili spina bifida come di altri disabili minori andrebbero seguite ed anche alleviate per alcune ore settimanali dal continuo “contatto” con il ragazzo disabile.

(VI) A.V.IS.B. Ass. veneta idrocefalo e spina bifida – Att. Educative, sportive e divulgative.

47

26: Sì, possiamo fare un sacco di cose. (Coll. Comune e ULSS)

48: No, da cittadino vedo situazioni difficili che non sono sempre gestite al meglio e tenute sotto controllo.

(VI) Ass. Calimero non esiste – Centro di aggregazione giovanile, doposcuola.

26: Sì, buona intesa e affinità di intenti. (Coll. ULSS1, 2, Scuole)

48: No, non ci sono risorse sufficienti e comunque dalla gratuità nascono più facilmente azioni di solidarietà di cui c'è bisogno.

(BL) Ass. Giovanni Conz – Formazione, educazione, accoglienza giovani in disagio psicosociale

48: No, non c'è attenzione alla realtà dei minori accolti in comunità e in situazione di disagio soprattutto nella promozione di attività alternative all'istituzionalizzazione e nella promozione di occasioni di integrazione nel territorio.

(BL) xxxxxxxxxx – Att. ludico ricreative, integrazione minori in disagio psicosociale

48: No, credo che il volontariato copra la gran parte dell'offerta sociale del settore pubblico.

(BL) Dottor Clown – Clownterapia in ospedale, sensibilizzazione nelle scuole

26: Sì, clima di fiducia con i Servizi Sociali. (Coll. Comune)

48: No, la crisi del welfare sociale penalizza famiglie e minori. (VR) Ass. Veronettamica onlus – Accoglienza e accompagnamento per l'integrazione scolastica e sociale

26: Sì, per lo spirito collaborativo e la disponibilità dimostrataci. (Coll. Regione, Comune e azienda ospedaliera)

48: No, non a sufficienza, perché non è in grado di anticipare e soddisfare le necessità delle persone più ai margini o in difficoltà.

(VR) Il castello dei sorrisi onlus – Scolarizzazione, interventi sanitari minori con problemi sociali e di salute

26: Sì, con alcuni Comuni e servizi perché c'è un riconoscimento chiaro e continuativo. (Coll. con tutti i servizi territoriali)

48: No, c'è scarsità di personale, carenza di specialisti per la cura/terapia dei minori, carenza di operatori per la presa in carico delle famiglie di origine dei minori.

(VR) Movimento per l'affido e l'adozione onlus – Reperimento, formazione e

48

sostegno di famiglie affidatarie e adottive

26: Sì, siamo seguiti e tutelati nel nostro operare. (Coll. ULSS 12)

48: No, ci sono troppi pochi spazi per attività socializzanti, soprattutto per minori con handicap.

(VR) Essere Clown Verona onlus – Clowncare, prendersi cura degli altri attraverso l'azione clown

26: Sì, c'è stima reciproca. (Coll. casa i riposo, servizi socio-assistenziali)

48: No, forse la scuola e in particolare gli insegnanti dovrebbero tener conto delle reali possibilità dei ragazzi, che precede la necessità dello svolgimento dei programmi.

(VR) A.V.U.L.S.S. – Accoglienza affido diurno minori

26: Poco, sono rare e pagate dopo tanto tempo. (Coll. Comune)

48: No, per i costi e la mancanza di idee.(PD) Direfarefantasticare – Laboratori, doposcuola, dopoasilo, centri estivi, feste

26: Poco, l'organizzazione lascia a desiderare e non c'è libertà di agire. (Coll. comune)

48: No, la nostra attività soddisfa in minima parte i bisogni reali dei minori e manca totalmente di un sostegno post-scuola per famiglie in condizioni di disagio ed emarginazione.

(PD) Il Crogiolo giovani per il sociale – Laboratori creativi minori

26: Poco, si potrebbe fare molto di più con più disponibilità da parte del reparto e più fondi. (L'att. è svolta nei reparti di patologia neonatale ma l'ass. non si considera in collaborazione con la struttura pubblica)

48: No, non ha la disponibilità e la sensibilità attualmente di intervenire nell'ambito.

(PD) Ass. Pulcino Onlus – Sostegno alle famiglie dei bambini nati pretermine.

26: Poco, riscontriamo difficoltà di affidabilità delle strutture nel mantenere fede agli impegni presi (rispetto ai tempi di erogazione dei contributi), sia nella capacità di concorrere con una effettiva presenza alle attività in opera. Mancanza di tavoli di coordinamento delle linee di progetto sul territorio. (Coll. Regione, Comune, scuole, Servizi Sociali)

48: No, insufficiente per risposta quantitativa, qualitativa e progettuale.

49

(PD) Casa Azzurra associazione di promozione sociale – Sostegno, educazione, ricerca, formazione, cura

48: No, nel nostro settore non abbiamo persone ne soldi per pagare i tecnici. (Coll. scuole e strutture sportive)

(PD) xxxxxxxxxx – avviamento sportivo disabili

26: Non sempre, non si riesce a rispondere ai bisogni profondi degli interessati. (Coll. Provincia, Comune, scuola)

48: No, non è adeguata per i ritardi nella presenza, inadeguatezza dei fondi destinati, inefficienza di operatori e servizi.

(RO) A.GE. Ass. Genitori – Recupero e integrazione handicap e extracomunitari, orientamento

48: No, finora non ho ricevuto niente dalla nascita dell'associazione. (PD) Noi per loro onlus – Aiuti economici e sostegno educativo per il centro Africa

48: No, non esiste niente di analogo nella nostra zona, né per i minorenni, né per i maggiorenni.

(PD) xxxxxxxxxx – Promuovere lo sport tra ragazzi con disabilità mentale

48: No, si opera troppo tardi nel campo della prevenzione così che i problemi vengono affrontati troppo tardi. (Coll. case-famiglia Leonati, Suore Salesie)

(PD) Ass. Leonati – Ospitalità minori, doposcuola, att. Educative e ricreative

26: No. (Coll. Comune di Vigonza)

48: No, ad oggi tutto ciò che è per i minori è a pagamento, mancano centri che favoriscano l'incontro genitori-figli e che trasmettano i valori per vivere nella società.

(PD) Ass. Il Mosaico – Doposcuola minori, promozione culturale

48: No, i soggiorni temporanei dei minori non incontrano l'interesse del settore pubblico che a volte sembra tollerare questa forma di volontariato.

(PD) Amici dei bambini di Chernobyl – Accoglienza minori stranieri, ammalati e alle famiglie bisognose

26: No, stiamo svolgendo delle attività rivolte a tutti ma non riscontriamo aiuti concreti. (Coll. Comune)

48: No, abbiamo fatto una proposta all'Usl 17 di collaborazione per fare prevenzione nelle materne ed elementari sul disturbo di comportamento,

50

autismo, dislessia, disgrafia, ecc... ma ci ha liquidati dicendo che già viene fatta, mentre riscontriamo dalle nostre attività che c'è un bisogno reale e la fascia evolutiva e minori è carente.

(PD) A.I.C.E ass. italiana contro l'epilessia Este sezione euganea – Supporto psicologico, ippoterapia, informazione disturbi del comportamento.

26: Poco, perché frammentarie, non fanno parte di un programma né a breve, né a lungo termine. (Coll. Assessorati alla cultura, sanità del Comune, biblioteca)

48: No, ci sono sempre meno fondi, idee e le strutture se le proposte si “statalizzano” con professionisti + interessati al progetto e alla loro professionalità che non agli utenti.

(PD) A.P.S. Mosaico – Promozione attività culturali

26: Poca collaborazione con gli operatori del settore. (Coll. unità autonoma complessa di Neuropsichiatria infantile)

48: No, non ci sono né fondi, né volontà politica per risolvere al meglio situazioni difficili. C'è inoltre tanta superficialità, scarsa professionalità, pochissimo ascolto degli operatori socio-sanitari che mai pagano per queste mancanze.

(PD) xxxxxxxxxx – Aiuto economico e sostegno alle famiglia con figli spastici e disabili intellettivi

26: Poco, non adeguate alle esigenze economiche. (Servizi Sociali Comune, Provincia, asl 16)

48: No, mancanza di mezzi economici. (PD) Centro di aiuto alla vita – Case di accoglienza madre-bambino

26: Poco coinvolgimento nei progetti e negli obiettivi, troppe presenze di associazioni sul territorio sia a tutela dei minori che su altri argomenti. (Coll. Comune)

48: No, gli organi preposti dovrebbero contribuire e svariati possono essere le modalità a sostenere, non necessariamente economicamente, le associazioni.

Aiutiamoli a vivere Piacenza – Accoglienza minori stranieri

26: Poco, il ruolo del volontario è un po' ruota di scorta. (Collaborazione con ULSS 18 e 19)

51

48: No, non è costante, non è vicina, non è presente quanto il minore ne può aver bisogno.

(RO) Ass. gruppo famiglie aperte all'accoglienza – Affido familiare

26: Poco, dipendono dalla sensibilità degli operatori. (Coll. ASL, servizi sociali del Comune)

48: No, quello che viene fatto nel sociale, rispetto ai nostri ambiti di intervento, è una sorta di pronto soccorso, non c'è la valorizzazione della maternità.

(TV) Centro di aiuto alla vita di Treviso onlus – Sostegno alla maternità, corsi pre-post parto, percorsi educativi

48: No, in campo della disabilità sono troppo spesso le associazioni a proporre i progetti.

(VE) ANFFAS Mestre – Att. Educative, formative, tutela delle persone disabili e delle loro famiglie

48. No, molti problemi minorili non trovano risposta dai servizi competenti. (VE) Fondazione aiutiamoli a vivere Chioggia – Accoglienza minori stranieri

48: Sì e No, esistono delle realtà che lavorano nel territorio, però spesso non riescono a raggiungere tutti gli utenti.

(TV) xxxxxxxxxx – Accoglienza minori stranieri

48: No, in Brasile è solo la Chiesa (o quasi), che è vicina ai minori. (VI) Ass. veneta amici del terzo mondo onlus – Adozioni a distanza, sostegno economico e scolastico minori all'estero

48: No, le scelte economiche e di politica della famiglia vanno nella direzione di disinvestimento progressivo, svuotando completamente la forza del servizio pubblico.

(VI) Rete famiglie aperte – Formazione e accompagnamento famiglie che offrono accoglienza a minori

48: No, la percentuale di presenze straniere sul territorio locale è elevata e non sono sufficienti le proposte del settore pubblico, basti pensare che solamente da un paio di anni la scuola contribuisce con un doposcuola mirato.

(VI) Karibuni onlus – doposcuola e centro educativo per figli di immigrati stranieri

26: Poco, non di rado l'organizzazione interna e le modalità operative dei servizi con cui collaboriamo dovrebbero essere modificate per valorizzare

52

maggiormente il ruolo delle associazioni; per questo motivo, l'efficacia della collaborazione non è sempre ottimale. (Coll. Comuni, ULSS, Provincia, scuole)

48: No, dovrebbe essere migliorata sia in termini quantitativi che qualitativi (il servizio dovrebbe essere maggiormente in grado di adattarsi alle specifiche esigenze delle persone)

(VI) Ass. bambini cerebrolesi ABC Bassano – Favorire lo sviluppo di minori disabili e sostegno alle loro famiglie

26: No, è difficile trovare il canale giusto per accedere in modo veloce e sbrigativo. (Coll. Comune)

(BL) xxxxxxxxxx – Att. ludiche educative minori disturbi attentivi, informazione e sostegno familiare

26: Poco, richiedono un faticoso lavoro di approccio, per la realizzazione delle finalità, seppur condivise che si propongono, lunghi tempi organizzativi... (Coll. Comune, scuola)

48: No, i fondi stanziati sono insufficienti e in caso di crisi sono i primi ad essere decurtati. Siamo ancora una società adultocentrica.

(BL) Ass. Dafne – Formazione alle relazioni, sui diritti dell'infanzia, uso consapevole di internet, autoprotezione dagli abusi.

26: Poco, ci danno un grande carico di lavoro ma pochi soldi. (ULSS 1)

48: No, è troppo dispersiva e burocratica, chili di carte ma poca concretezza così non c'è collegamento con il territorio.

(BL) FA famiglie aperte, affidatarie, adottive – solidarietà e sostegno familiare

26: Poco, l'associazione è vista principalmente come serbatoio di famiglie da affidare ai centri per l'affido. (Coll. Comune, Provincia, Regione, CSV, ULSS)48: No, la sola struttura pubblica non è in grado di sostenere i reali bisogni dei minori. L'accoglienza è un'esperienza di gratuità necessaria per la crescita di ogni uomo che può essere fatta prevalentemente in un a famiglia. E' necessaria una sinergia tra pubblico e privato sociale nel sostenere le aggregazioni familiari in un'ottica sussidiaria che riconosca la dignità di ogni realtà ognuna all'interno del proprio ruolo.

(VR) Famiglie per l'accoglienza Regione Veneto onlus – Affido residenziale diurno, educazione, adozioni, animazione, sostegno familiare

53

54

CONCLUSIONI rispetto al primo fattore:

Ciò che salta immediatamente agli occhi è il “no” plebiscitario quando si richiede un'impressione sull'adeguatezza del servizio sociale pubblico. Una generale sensazione di sfiducia pervade tutte le associazioni che hanno dato una risposta. Altre si sono astenute. Le motivazioni sono quelle generali della carenza di fondi, dei tagli alla spesa pubblica, del disinteresse politico per i temi del disagio sociale, giovanile e derivante da handicap, della carenza di personale realmente preparato e sensibile. Forse, ciò che stupisce, è che tale sensazione non migliora nemmeno per quelle associazioni che si dichiarano contente delle loro collaborazioni con le USL, con le scuole, con i Comuni e con i servizi sociali.

Infatti, buona parte di coloro che hanno delle collaborazioni vere e sentite, dichiarano di sentirsi apprezzati, rispettati nella loro identità, cercati dalle strutture che riconoscono in loro un valido aiuto e con le quali riescono a stabilire buoni rapporti. Tanto che, a volte, si sentono parte integrante del servizio e si considerano un “sociale pubblico”, offrendo qualcosa che altrimenti non esisterebbe. Eppure, questa percezione molto positiva riguarda esclusivamente il contesto vissuto in prima persona: le azioni, i progetti gli eventi costruiti con le proprie mani e soprattutto sul proprio territorio. Quest'ultimo sembra essere un elemento molto importante come se le piccole realtà territoriali sfuggissero maggiormente alla critica rivelandosi come le uniche realtà di possibile sostegno sociale. Se il punto di vista si sposta su una osservazione più generalizzata e meno territoriale, allora tutto sembra pervaso da lacune ed incapacità.

La presenza del volontariato in collaborazione pubblica permette ai volontari di esprimere la loro capacità di aiuto in contesti di grande bisogno, permette loro di imparare, di immettere nel flusso generale dei servizi ciò che è più necessario per le realtà considerate minori o marginali. Però, li mette anche nella posizione di osservare da vicino ciò che manca (o che si ritiene mancante), e questo forse contribuisce a generare quella spiacevole sensazione di “coprire i buchi”, di dare un aiuto che altrimenti non sarebbe offerto altrove da nessuno. Allo stesso tempo, però, è proprio in seno a queste interazioni tra pubblico e privato sociale che scaturiscono gli unici pensieri e sentimenti di stima e reciproco rispetto sopra citati, come se questa strada potesse (almeno per le realtà territoriali), fornire una immagina positiva dei servizi offerti dal settore pubblico.

Quasi nessuno si dichiara completamente insoddisfatto delle collaborazioni con le strutture pubbliche, però una buona parte si dichiara poco soddisfatta. Ciò che rappresenta il pomo della discordia, in questi casi, è proprio la difficoltà di creare le

55

collaborazioni, la lentezza di risposta degli enti pubblici ai bisogni, alle richieste, alla presenza che le associazioni sono pronte a raccogliere immediatamente. Le associazioni sono attive, sensibili e pronte ad agire perché guidate da una percezione in vivo dei bisogni e dalla gratuità che rende veloci le azioni. Si sentono libere di inventare, di rispondere con precisa aderenza a ciò che riconoscono come disagio o necessità. Mettono in campo tutto il loro bacino di capacità che, magari, non trova espressione altrove, una spinta impetuosa che non sempre trova sostegno e non viene adeguatamente accolta dal settore pubblico; questa sembra essere la principale ragione di incomprensione e scontentezza. Poco a che fare con ragioni di tipo economico! Ragioni che, invece, sostengono la maggior parte delle critiche rivolte, in generale, ai servizi pubblici.

Si può ipotizzare, ancora una volta, una forma di scollamento tra la percezione del territorio come ambito di vita personale, e quella del territorio generalizzato, quasi come se la parola “pubblico” avesse perso il suo legame con le realtà di vita quotidiane. Ricordiamo che stiamo considerando i commenti di volontari che rappresentano quella parte di popolazione che sfugge alla passività, che si attiva in modo propositivo. Quella parte che non si ferma solo al lamento. Eppure, la loro intenzione propositiva non si integra appieno nell'organismo Stato, la sinergia non è fluida e non è sempre sostenuta e facilitata.

NOTE TERMINOLOGICHE:Collaborazione: questo termine è nel testo inteso in senso generale e cioè non riferito esclusivamente a contratti di qualche tipo o a remunerazioni economiche. Per collaborazioni si intendono scambi complessi basati sull'organizzazione comune di attività, su richieste di appoggio per particolari servizi da parte di un struttura pubblica, sulla condivisione di spazi per scopi comuni di sostegno e aiuto, sul reciproco supporto di professionisti. Si intendono anche scambi più superficiali, magari basati sull'utilizzo di spazi dati in concessione, sulla presenza concordata a manifestazioni pubbliche, sulla percezione di aiuti economici.

Settore pubblico: anche in questo caso il termine è usato con significato ampio, includendo in esso strutture che vanno dalla scuola, al comune, agli ospedali ai singoli reparti ospedalieri o dipartimenti, fino alla Regione come fonte di approvvigionamento fondi.

Centro Servizio Volontariato: è emerso dalle risposte che, a volte, il C.S.V. è considerato un ente pubblico. In realtà, si tratta di un ente privato con la forma di un'associazione di associazioni. Forse si tratta di semplici sviste, oppure la funzione di erogazione fondi svolta dal C.S.V. lo avvicina idealmente alle funzioni considerate di dominio pubblico inducendo il fraintendimento. N.B. I commenti sono sempre riportati così come scritti sui questionari.

56

Capitolo sesto: LA FORMAZIONE DEI VOLONTARI

Il tema della formazione dei volontari è uno dei più controversi. I risultati emergenti dalle risposte alle dom. 33 e 34 (v. testo del questionario), indicano una buona quantità di associazioni che si preoccupano di offrire programmi formativi per i volontari, eppure dall'analisi dei commenti liberi espressi rispetto alle dom. 35, 36, 39 e 40, la prospettiva cambia ponendo una necessità di maggiore approfondimento sul tema.

Iniziando con la descrizione dei dati, emerge che il 73% del campione contempla tra le sue attività dei programmi di aggiornamento-formazione rivolti ai volontari. Sono tre i tipi di formazione indicati dalle associazioni e rappresentati nella fig. 22.

NO SI EE OG SL0%

20%

40%

60%

80%

100%

27%

73%80%

6% 10%

fig. 22: LA FORMAZIONE DEI VOLONTARI

Tipologie di formazione

Per

cent

uale

Legenda fig. 22: EE: Form. educativa-emotiva, OG: Form. organizzativa-gestionale, SL: Form. sanitaria-legale

L'80% delle associazioni, che dichiarano di seguire un programma formativo, scelgono una formazione educativa-emotiva, cioè basata sull'approfondimento di temi che riguardano lo sviluppo emotivo-relazionale dei minori e rivolta al miglioramento delle capacità dei volontari di stabilire una buona relazione educativa con i loro assistiti. Il restante 16% (6% + 10%), cerca di approfondire i temi inerenti all'organizzazione e alla gestione economica dell'associazione oppure quelli riguardanti gli aspetti sanitario-legali implicati nel tipo di volontariato svolto. Sono presenti tre associazioni che hanno attivato un programma formativo che comprende più di una delle are indicate nella fig. 22; tutte le altre scelgono solo uno dei tre tipi di formazione.

La formazione, come già sottolineato, è gestita in piena autonomia dalle

57

associazioni che decidono sia il tipo di argomenti da trattare, che la frequenza di svolgimento. Scelgono, inoltre se affidarsi o meno a dei professionisti e quali.

Si può supporre che il tipo di formazione sia attinente alle attività associative ma anche alla percezione dei volontari rispetto al loro bisogno di formarsi. Dalla percezione del bisogno dipende, ancora maggiormente, la frequenza dei programmi formativi. Una formazione costante o frequente è espressione e riconoscimento di un bisogno di preparazione, di comprensione dell'importanza delle azioni di volontariato e certo collegata anche con il tipo di attività svolte. Una formazione saltuaria o proposta una sola volta l'anno può indicare un desiderio di apprendimento ma rispetto ad un tema specifico e limitato. Non rappresenta, però, una forma di sostegno o di preparazione rispetto agli accadimenti che emergono dalla storia associativa; né può essere indirizzata a soddisfare le esigenze di crescita dei singoli volontari che sono diverse dall'uno all'altro, per qualità e grado.

Nella fig. 23 è indicata la frequenza della formazione. E' necessario chiarire che alla dom. 34: “Con quale cadenza temporale sono svolti i programmi di aggiornamento-formazione?”, potrebbero essere state date due interpretazioni. L'una che considera la cadenza temporale dell'intero programma, fatto di più incontri; in questo caso la risposta una volta l'anno indicherebbe non un solo incontro ma molteplici. L'altra che considera la frequenza dei singoli incontri e che meglio esprime il senso della domanda.

1 2\3 P3 AB0%

10%

20%

30%

40%

50%

27%

16%22%

35%

fig. 23: FREQUENZA DELLA FORMAZIONE

Frequenza

Per

cent

uale

Legenda fig. 23: 1: Una volta l'anno, 2/3: Due/tre volte l'anno, P3: Più di tre volte l'anno, AB: Al bisogno

Considerando la seconda interpretazione come la più probabile, solo il 22% delle

58

associazioni svolge più di tre incontri l'anno, che può essere considerato indice di una certa continuità. La categoria più consistente, rappresentata dal 35% delle associazioni, indica una frequenza “Al bisogno”. Purtroppo, quest'ultima espressione, non offre una buona indicazione in quanto può significare “di rado” così come “spesso”; il bisogno percepito era proprio l'interessante da scoprire. Essa rappresenta anche una risposta, in certo modo, evasiva come se non ci si volesse sbilanciare troppo. Si può considerarla una piccola indicazione della complessità legata al tema della formazione. Il 27% indica la frequenza di una volta l'anno, il 16% quella di due/tre volte l'anno.

Se la formazione, in molti casi, è utilizzata soprattutto come strumento educativo saltuario o legato a un tema specifico che si esaurisce in uno o pochi incontri, allora come sono sostenuti i volontari qualora si trovassero in qualche difficoltà?

Il tema che si presenta rispetto alla formazione non è se nelle associazioni sono contemplati o meno dei programmi formativi, ma come essi vengono pensati e proposti; come la formazione è intesa nel senso e nella pratica.

Nella fig. 24 si può notare come sono sostenuti i volontari nella loro opera:

NO NR SI AA IE IR0%

20%

40%

60%

80%

15% 15%

71%

46%51%

3%

fig. 24: SOSTEGNO DEI VOLONTARI

Forme di sostegno

Per

cent

uale

Legenda fig. 24: NR: Nessuna risposta, AA: Auto-mutuo-aiuto, IE: Incontri con esperti, IR: Informazioni-regole

Il 70% delle associazioni dichiara di aiutare i propri volontari e i due modi che sono: il reciproco sostegno tra associati (46%) e gli incontri con esperti preparati ad affrontare i temi riguardanti le attività svolte (51%). Il 15% non attua nessuna forma di sostegno e un altro 15% non risponde alla domanda.

59

Per sentire dalla voce stessa dei volontari quali sono considerati i loro bisogni per poter svolgere bene le attività, è esposta di seguito l'analisi dei commenti che riguardano il secondo fattore di interpretazione: “Com'è percepita l'attività svolta nel rapporto con i bambini-ragazzi.”

SECONDO FATTORE DI INTERPRETAZIONE:

“Com'è percepita l'attività svolta nel rapporto con i bambini-ragazzi.”

Le domande che indagano il secondo fattore sono le num. 35, 36, 39 e 40.

La dom. 35 richiede un commento sul tipo di rapporto che si instaura con i minori verso i quali è svolta l'attività dei volontari. Anche nei casi di attività considerate di natura pratica non è detto che non possa generarsi un rapporto che coinvolge la sfera affettiva-psicologica.

La dom. 36 riguarda una valutazione della difficoltà dell'opera svolta. Anche in questo caso azioni considerate semplici possono richiedere delle capacità o un impegno particolari.

Le dom. 39 e 40 rivelano le conseguenze, percepite dai volontari, del loro coinvolgimento emotivo nelle azioni che svolgono con i minori.

Perché cercare di capire come i volontari vivono la loro esperienza nel rapporto con le persone che incontrano? Il primo motivo è cercare di scoprire se un'azione di volontariato implichi solitamente un rapporto umano. Rapportarsi umanamente con gli altri, forse, non è mai un'azione solo pratica anche nei gesti più piccoli. Se fosse così, allora anche i piccoli gesti implicherebbero delle conseguenze in chi li compie e in chi li riceve... una storia interiore che si stratifica nel tempo e con l'esperienza. Questa storia è riconosciuta e valorizzata? Inoltre, non sempre il volontariato è semplice o fatto di piccole azioni, anzi, in molti casi si fa carico di situazioni complesse e delicate (come è possibile intuire dall'elenco delle attività svolte dichiarato dai volontari). A maggior ragione, in questi casi il rapporto umano che si instaura è riconosciuto e valorizzato?

Un secondo motivo si collega con il terzo fattore di interpretazione: se si riconoscono consapevolmente i risvolti interiori della propria opera in una relazione affettiva, ciò dovrebbe orientare delle scelte riguardo la preparazione e il sostegno dei volontari, che non sono coinvolti solo in azioni che richiedono preparazione ed esperienza pratica ma anche in compiti dove si mettono in gioco caratteristiche individuali, interiori e una formazione specifica.

60

TESTO DELLE DOMANDE:

Dom. 35: “Secondo la sua esperienza, le attività svolte dai volontari sono meramente pratiche o coinvolgono anche la sfera affettivo-psicologica dei minori e dei volontari stessi? Perché?”

Dom. 36: “Ritiene che le attività rivolte ai minori, svolte dall'associazione, siano sempre semplici oppure contengano elementi di difficoltà? Perché?”

Dom 39: “Ritiene che il coinvolgimento emotivo dei volontari nel contatto con i minori favorisca l'attività da svolgere? In che modo?”

Dom. 40: “Ritiene che il medesimo coinvolgimento sia anche motivo di stress e abbandono dell'associazione da parte dei volontari? Se si, perché?”

I commenti liberi relativi a queste domande sono ordinati in ordine alfabetico per provincia e seguiti dall'indicazione dell'associazione. Quando una risposta non compare significa che la relativa domanda è stata lasciata in bianco.

COMMENTI:

35: Coinvolgono la sfera psicologica del volontario perché spesso si trovano di fronte a minori in grande difficoltà relazionale e con problemi comportamentali significativi. Tutto ciò non può richiedere una attività puramente “pratica”.

36: L’inserimento di famiglie di appoggio nella Comunità introduce la difficoltà di questi minori a relazionarsi con persone che non conoscono e che entrano fisicamente in quella che per loro è la loro “casa”. Con gli altri volontari forse risulta tutto più facile.

(BL) xxxxxxxxxx – Att. ludico-ricreative minori svantaggiati, sensibilizzazione riguardo il disagio minorile, affido, adozione.

35: L'argomento della violenza per sua natura implica anche un coinvolgimento emotivo.

36: Le attività con i minori vengono di norma svolte da professionisti accreditati esterni all’associazione, proprio per garantire la modalità più opportuna per la trattazione di argomenti non semplici.

(BL) Dafne – Formazione alle relazioni, sui diritti dell'infanzia, uso consapevole di internet, autoprotezione dagli abusi

35: La nostra attività si basa principalmente a contatto con la parte affettivo-psicologica sia dei minori che dei volontari stessi.

61

36: Richiedono una preparazione attenta e oculata e una sensibilità particolare da parte dei volontari.

39: Sì, i clown si nutrono di sorrisi ed emozioni positive.

40: No, motivo di stress a volte, ma la forza del gruppo fa in modo che questo sentimento venga condiviso e sostenuto, per cui non è mai stato motivo di abbandono dell'associazione.

(BL) Dott. Clown Belluno – Clown terapia, sensibilizzazione

35: E' impossibile avere a che fare con dei minori e non entrare anche nel loro vissuto fatto di genitori e fratelli, tanto più se si entra in casa per prendere o portare i bimbi. Questi poi si affezionano a chi dà loro un po’ d’attenzione e importanza. La gratificazione è reciproca, senza nulla togliere alla famiglia.

36: Quando ci si mette in gioco si accettano anche le difficoltà, ma finora si sono risolte con un dialogo sempre aperto con la famiglia.

39: Mah! Il coinvolgimento emotivo è diverso dalla disponibilità e, se eccessivo, può creare distorsioni nel rapporto che invece va mantenuto su corretti binari, sia con la famiglia che con i minori.

40: Sì, si assumono ruoli impropri e ci si crea delle aspettative distorte.(BL) FA famiglie aperte, affidatarie, adottive – Solidarietà e sostegno familiare

35: Sì, perché si basano principalmente sulla relazione.

36: Ci sono situazioni familiari complesse e con frequente criticità.

39: Sì, si prendono cura dei minori e a volte anche delle loro famiglie.

40: Sì e no, non lo chiamerei abbandono, ma piuttosto bisogno di staccare per poi eventualmente ritornare.

(BL) Giovanni Conz – Formazione, educazione, accoglienza giovani in disagio psicosociale

35: Coinvolgono la sfera affettiva-psicologica. Nel gruppo, infatti si sono creati dei bei rapporti di amicizia e di collaborazione per far fronte alle problematiche quotidiane dei ragazzi e delle famiglie.

36: Sono semplici se chi fa le attività è coinvolto in prima persona nelle difficoltà dei minori. Sulla persona coinvolta si sviluppano delle capacità di relazione e di partecipazione straordinarie. Tutto si evolve naturalmente e

62

sia chi da, sia che riceve crescono in maniera diversa, ma insieme.

39: Sì, ci si sente di servire e questa sensazione è piacevole, pertanto si fa volentieri qualcosa che ci procura un piacere che dura nel tempo.

40: Sì, l'impegno a lungo termine logora.(BL) xxxxxxxxxx – Att. ludiche-educative minori con disturbi attentivi, informazione e sostegno familiare

35: Spesso sono pratiche ma certamente se non vi fosse il coinvolgimento affettivo-psicologico e l’impegno costante non si potrebbe trasferire alle famiglie la motivazione dell’obiettivo.

36: Rapportarsi, visibilità, sostegno ed aiuto esterno, condivisione e mettersi in rete con associazioni simili.

39: Sì, perché i volontari essenzialmente hanno le caratteristiche di cui sopra.

40: Sì.Aiutiamoli a vivere “Piacenza per l’accoglienza” – Accoglienza minori stranieri

35: Le attività riguardano soprattutto iniziative educative in famiglia e a scuola.

36: Per la natura dell'azione stessa e per il fatto di privilegiare quelli in difficoltà.

39: Non sempre, favorisce l'attività quando si ha a che fare con adulti e genitori inclusi.

40: In alcuni casi, per una visione non adeguata dei problemi educativi attuali.

(RO) A.GE. Ass. Genitori – Recupero e integrazione handicap e extracomunitari, orientamento

35: Non abbiamo una gran collaborazione da parte dei volontari, ma credo che coinvolga anche la sfera affettivo-psicologica.

36: Mah! il corso di decoupage l’ho visto semplice, ora vedremo l’ippoterapia…

39: Sì, quando si hanno davanti minori con dei problemi e si è genitore, ti presti (nel mio caso) molto di più per aiutarli.

63

40: No.(PD) A.I.C.E. ass. italiana contro l'epilessia Este sezione euganea – Supporto psicologico, ippoterapia, informazione disturbi del comportamento

35: L’informazione nelle scuole investe temi etici che coinvolgono anche l’ambito psico-affettivo.

36: l’informazione su temi difficili come questo deve essere studiata attentamente e calibrata sui destinatari.

39: Sì, il volontario deve credere nel messaggio che trasmette per favorirne il recepimento altrui.

40: No.(PD) A.I.D.O. Albignasego ass. Italiana per la donazione di organi – Promozione cultura donazione organi

35: Meramente pratiche.

36: Semplici.

39: Sì, apprendimento, interesse, coinvolgimento nello stesso tempo.

40: No.(PD) A.I.D.O. comunale “Bano Giuseppe” Loreggia – Promozione culturale donazione organi

35: Si ha a che fare con persone molte volte frustrate, disperate e disorientate che cercano informazioni per tentare di risolvere un problema a volte grave di salute cercato a volte da anni. Per saper dare delle risposte possibilmente precise e concrete molte volte è necessario sentire proprie le difficoltà espresse per poi formare un'ipotesi di risoluzione che possa essere adeguata al paziente e alla famiglia, cercando di appianare il più possibile le difficoltà che la risoluzione a volte può comportare.

36: Trattandosi di un grande ventaglio di malattie (le malattie metaboliche sono altre 1.000) è difficile indirizzare un famigliare ad un centro specialistico adeguato. Spesso in questi casi si chiede la collaborazione dei medici specialisti. Inoltre molte volte le famiglie hanno bisogno di parlare ed essere ascoltati, molte volte si sentono in colpa o hanno difficoltà di gestione del proprio figlio malato.

39: Sì, stimola l’intraprendenza a voler risolvere i problemi che molte volte sono soprattutto di natura psicologica dei genitori (perdita della speranza di

64

una possibile diagnosi o di trovare il medico giusto, ecc) e troppo spesso i problemi fino ad allora irrisolti sono causa di disabilità del bambino. Il bambino dev’essere il protagonista del lavoro del volontario.

40: No.(PD) A.I.S.M.M.E. Ass. Italiana sostegno malattie metaboliche ereditarie – Sostegno ammalati, centro di ascolto

35: Trattiamo temi che riguardano anche la sfera psicologica e la dipendenza da uso di tecnologie come il cellulare ed il computer.

36: Sono complesse per il motivo sopra esposto.

39: Sì, la passione e sensibilità con cui si opera la si trasmette ai ragazzi.

40: No.(PD) A.P.P.L.E. Ass. per la prevenzione e lotta all'elettrosmog – Seminari informativi sull'inquinamento elettromagnetico

35: Nessuna attività può avere solo una valenza pratica senza un effettivo coinvolgimento.

36: Praticamente sempre contengono elementi di difficoltà.

39: Sì, qualsiasi contatto con gli altri comporta coinvolgimento emotivo.

40: Sì, non tutti sono preparati.(PD) A.P.S. Mosaico – Promozione attività culturali

35: Si affezionano.

39: Sì.

40: No.(PD) xxxxxxxxxx – avviamento sportivo disabili

35: Ospitare un minore è coinvolgimento della sfera affettivo-psicologica.

36: Cerchiamo di renderle il più semplice possibile ma ci rendiamo conto che non sempre ci riusciamo.

39: Forse, troppo coinvolgimento emotivo ti fa ritenere il minore come tuo.

40: Sì, è difficile staccarsi dal primo minore ospitato se lo ritenevi “Tuo”, quindi si preferisce non ripetere l'esperienza per non stare troppo male.

(PD) Aiutiamoli a vivere comitato Brenta Saccisica – Accoglienza minori stranieri

65

39: Difficile da dire.

40: Essere direttamente interessati da una parte crea interesse, dall’altra è motivo di frustrazione specialmente nei casi complessi e con lunga durata di malattia.

(PD) xxxxxxxxxx – Corsi, formazione, prevenzione primaria

35: I ragazzi sono coinvolti direttamente nelle problematiche e anche nelle collaborazioni.

36: Difficoltà dovute a mancanza di continuità.

39: Sì, perché la personale convinzione diventa testimonianza.

40: No.(PD) Amici degli Indios Padre Bruno Marcon – Doposcuola stranieri, promozione culturale

35: Coinvolgono anche la sfera affettivo-psicologica dei minori e dei volontari stessi.

36: Si tratta di rapporti interpersonali che coinvolgono l’intero nucleo familiare.

39: Sì, si stabiliscono rapporti che diventano duraturi.

40: No.(PD) Amici dei bambini di Chernobyl – Accoglienza minori stranieri

35: Coinvolgono la sfera affettivo-psicologica di minori e volontari perché si pongono come attività relazionali.

36: C'è coinvolgimento relazionale diretto.

39: Sì, tramite comunicazioni umane profonde.

40: No.(PD) Anche il bambino è un cittadino – Att. Educative formative minori e famiglie

35: Coinvolgono la sfera affettiva-psicologica dei volontari e dei minori perché si entra in relazioni quasi quotidiane.

36: Certamente aspetti di difficoltà legati a situazioni complesse di vario genere.

39: Sì, nella familiarizzazione.

66

40: No.(PD) Auser Campo S. Martino – Trasporto minori disabili

35: Si, a causa della natura stessa del servizio che richiede un contatto emotivo tra i volontari egli utenti.

36: Vedi risposta n.35.

39: Sì, riuscendo a condurre gli interventi mediante metodologie professionali.

40: No.(PD) C.A.T.I. pronto bambino – Ascolto e supporto minori, corsi di formazione per genitori

35: Entrambi perché nelle case si instaura una convivenza di tipo familiare mentre in sede le attività sono di tipo pratico-operativo ed organizzativo.

36: A seconda della diversa provenienza delle mamme e dei loro retroterra culturali sorgono difficoltà nelle relazioni interpersonali.

39: Non sempre.

40: No.(PD) C.A.V. Centro di aiuto alla vita – Case di accoglienza madre-bambino

35: La qualità dei progetti è tesa a favorire il coinvolgimento e la partecipazione alla vita sociale come attori primi del dialogo sociale e fautori di nuove vie di crescita.

36: Le attività presentano gradi di difficoltà diversi, più accessibili nelle attività corsuali più complesse e articolate nei percorsi progettuali.

39: Si, empatia e senso di partecipazione favoriscono interazione e sviluppo delle attività

40: No.(PD) Casa Azzurra associazione di promozione sociale – Sostegno, educazione, ricerca, formazione, cura

35: Coinvolgono anche la sfera affettiva-psicologica.

36: Contengono elementi di difficoltà.

39: Sì.

40: No.

67

(PD) xxxxxxxxxx – Att. educative, ricreative, autonomia disabili

35: Coinvolgono la sfera affettivo-psicologica di minori e volontari perché si pongono come attività relazionali.

36: Si, contengano elementi di difficoltà perché c’è coinvolgimento relazionale diretto.

39: Sì, tramite comunicazioni umane profonde.

40: No.(PD) Diadacon – Interventi preventivi, educativi, terapeutici

35: Coinvolgono tutta la persona.

36: Dipende dalla situazione del minore o la sua famiglia.

39: Sì.

40: No.(PD) Direfarefantasticare – Laboratori, doposcuola, dopoasilo, centri estivi, feste

35: Si, perché relazionandoci si va al di là della produzione e dell’efficienza delle attività

36: Ci sono delle difficoltà date da una mancanza di formazione perché non c’è sostegno da parte dell’ente pubblico (Comune).

39: E' fondamentale, incide sulla motivazione del volontariato e del bambino verso la maturazione di un sentimento di amore.

40: No.(PD) Il Crogiolo giovani per il sociale – Laboratori creativi minori

35: Coinvolgono tutti gli aspetti esistenziali, perché trattano di problemi molto sentiti tra i giovani: la trasgressione, il bullismo, le droghe, etc.

36: Bisogna essere preparati efficacemente, come in ogni attività educativa, peraltro.

39: Forse.

40: No.(PD) Il granello di Senape – Att. educative, formative e culturali sui temi della legalità e devianza

35: Coinvolgono la sfera affettivo psicologica, perché si tratta di attività di

68

volontariato finalizzata alla crescita educativa dei ragazzi.

36: Contengono elementi di difficoltà…perché talvolta le relazioni tra educatori/volontari e genitori dei ragazzi non sono facili.

39: Si, solo se positivo, fa sì che i minori si sentano accolti maggiormente.

40: Si, solo se non vengono sostenuti dall’organizzazione di volontariato.(PD) Il Mosaico – Doposcuola minori, promozione culturale

35: I volontari svolgono attività pratiche come descritto al punto 15.(PD) xxxxxxxxxx – Promozione sociale e sostegno economico per accoglienza minori stranieri, ammalati e alle famiglie bisognose

35: Entrambi gli ambiti perché i genitori dei bambini piccoli si sentono aiutati.

36: Semplici e lineari, perché trattano temi che la famiglia incontra.

40: No.(PD) xxxxxxxxxx - Aiuto economico e sostegno alle famiglia con figli spastici e disabili intellettivi

35: Anche la sfera affettivo-psicologica perché le persone oggetto dell’attenzione dei volontari dell’associazione sono minori con vissuti di privazione e con difficoltà’ relazionali.

36: Contengono anche elementi di difficoltà per i motivi di cui sopra.

39: Forse, i volontari che vengono a contatto con minori con disagi affettivi devono avere una sufficiente maturità’ emotivo-affettiva.

40: No.(PD) Leonati – Ospitalità minori, doposcuola, att. Educative e ricreative

35: Coinvolgono anche la sfera affettiva-psicologica, perché se un volontario non da qualcosa di suo dal lato affettivo non è un vero volontario.

36: Qualche difficoltà, vivono veramente in un altro mondo.

39: Si, l'emozione ti aiuta ad amarli così scegli il meglio per loro.

40: No.(PD) Noi per loro onlus – Aiuti economici e sostegno educativo per il centro Africa

35: Coinvolgono anche la sfera affettivo-psicologica, quando si lavora con

69

il dolore è difficile rimanere indifferenti.

36: Le attività non sono semplici in quanto molteplici e riguardanti più aspetti.

39: Si, rivivendo ed elaborando emozioni già vissute.

40: Si, è difficile a volte superare le proprie esperienze negative.(PD) Pulcino Onlus – Sostegno alle famiglie dei bambini nati pretermine

35: Questa forma di volontariato coinvolge emotivamente ogni attore, per il tipo di relazioni che nascono e crescono tra volontari e minori.

36: Come in tutte le relazioni significative, elementi di difficoltà sono all’ordine del giorno.

39: Sì, solo partendo dalla compartecipazione si possono raggiungere gli obiettivi attesi.

40: Sì, dopo anni di ospitalità è più che comprensibile che alcune famiglie sospendano la disponibilità, ma sostengono comunque le attività dell’associazione con altre modalità

(PD) Selvazzano for children – Ospitalità minori, servizio accompagnamento a scuola

36: Semplici.

39: Si, i minori frequentano l’attività più volentieri se sanno che troveranno un ambiente dove sono capiti e amati.

40: No.(PD) Senza nome – Promuovere lo sport tra ragazzi con disabilità mentale

35: Di natura pratica.

36: Sempre semplici anche perché sono poche.

39: Si, se si parla del estero.

40: No.(PD) xxxxxxxxxx – Laboratori didattici per minori, aiuti estero

35: Vista la particolarità della nostra utenza e della nostra metodologia di accoglienza il coinvolgimento affettivo, emozionale e psicologico rappresenta un elemento imprescindibile e di fondamentale importanza. I corsi di formazione prevedono principalmente attività che portano a

70

riflettere e lavorare proprio sulla sfera relazionale e affettiva al fine di sviluppare una maggiore auto consapevolezza emozionale.

36: Non è mai semplice lavorare con adolescenti che si trovano a vivere una situazione di disagio sociale a causa delle molteplice variabili interne (psicologiche e esistenziali) ed esterne (relazione con i diversi attori che ruotano attorno al minore).

39: Si, per poter entrare in relazione con un minore è indispensabile mettersi in gioco come persona, questo offre al minore un nuovo punto di riferimento, energia nuova e stimoli di vario genere.

40: Si, a volte il volontario, se non adeguatamente sostenuto e seguito, oppure se non si riconosce in questo tipo di volontariato, può abbandonare.

(PD) Welcome – Sostegno minori grave difficoltà in Italia

35: Coinvolge anche la sfera affettivo-psicologica dei minori.

36: Non posso ancora affermarlo con certezza.(RO) Artinstrada – Clown terapia, laboratori educativi

35: Si, perché soprattutto l’attività estiva di “campi scuola” coinvolge anche le famiglie.

36: Contengono elementi di complessità.

39: No, deve esserci empatia ma non coinvolgimento affettivo perché questo non è positivo nel rispetto del singolo e del gruppo.

(RO) xxxxxxxxxx – Assistenza alla persona

35: I volontari sono le famiglie accoglienti quindi la loro funzione non può essere solo di accoglienza fisica, ma debbono avere almeno la pulsione a rimarginare le ferite che un minore allontanato dalla famiglia d’origine riceve.

36: Aprire la propria casa al minore è ancora la parte meno difficile, la parte più complessa è l’insieme di relazioni che bisogna attrezzarsi a mantenere, servizi, famiglia d’origine etc...

39: Si...si vive assieme.

40: No.(RO) Gruppo famiglie aperte all'accoglienza – Affido familiare

71

35: Coinvolgono anche la sfera psicologica perché si e’ a diretto contatto con i bambini non solo nei laboratori creativi ma soprattutto nel doposcuola. Inoltre attraverso queste attività’ si attiva un percorso comune di reciproca conoscenza la quale coinvolge la sfera affettiva e psicologica.

36: Semplici.

39: Si, a nostro parere, un atteggiamento empatico favorisce in ogni occasione le attività’ da svolgere.

40: No.(RO) La scintilla Circolo ACLI – Att. educative e culturali, lotta alla discriminazione

35: Si instaura un rapporto duraturo con i ragazzino.

36: No. Semplici e soddisfacenti.

39: Si, facendo sempre sentire i ragazzi e loro agio.

40: No.(RO) La tartaruga e la formica – Promozione sociale e culturale

35: Nel rapporto con i minori difficilmente si rimane non coinvolti emotivamente.

36: Ogni bambino e’ un universo.

39: Si, nell’attenzione e nell’amore con cui si organizza e fornisce esperienza.

40: Si, perché le difficoltà sono cosi’ enormi che a volte il volontario non sopporta emotivamente.

(TR) xxxxxxxxxx – Accoglienza bambini stranieri, progetti aiuto estero.

35: Sicuramente coinvolgono la sfera psico-affettiva perché si instaurano delle relazioni.

36: Gli elementi di criticità sono, a volte, dovuti alla povertà di linguaggio delle mamme e di conseguenza alla comprensione corretta delle proposte, a volte, alla indisponibilità’ ad entrare in una dimensione di relazione e confronto per migliorare l’integrazione. Quando queste difficoltà’ sono attenuate o superate il dialogo educativo diventa positivo e fa crescere la relazione.

72

39: Sì, perché permette di mettersi nei panni della madre senza sostituirsi ad essa e di entrare in relazione con il bimbo.

40: Sì, quando non c’è un corretto rapporto empatico la relazione e’ inquinata , il volontario si fa travolgere dalle situazioni ed entra in una situazione di stress, anticamera dell’abbandono.

(TV) Centro di aiuto alla vita di Treviso onlus – Sostegno alla maternità, corsi pre-post parto, percorsi educativi

35: Entrambe, il direttivo si adopera per gestire l'attività, le famiglie ospitanti sono coinvolte emotivamente.

36: Non sono semplici poiché entrano in gioco ospitalità, accoglienza e reciproca conoscenza tra adulti e bambini.

39: Sì, la motivazione spinge i volontari ad affrontare sacrifici ed ostacoli pur di compiere l'attività.

40: No.(TV) xxxxxxxxxx – Accoglienza minori stranieri

35: Trattandosi di minori è inevitabile il coinvolgimento affettivo-psicologico.

36: Semplici.

39: Si.

40: No.(VE) Aiutiamoli a vivere Chioggia – Accoglienza minori stranieri

35: Credo che nessuno possa svolgere un lavoro meramente pratico quando si lavora con esseri umani.

36: Sì, la difficoltà si basa sul tipo di handicap degli utenti.

39: Sì, facilitazioni nello svolgimento delle attività.

40: No.(VE) ANFFAS Mestre – Att. educative, formative, tutela delle persone disabili e delle loro famiglie

35: Legame affettivo famigliare vista la natura dell’attività svolta.

36: Le note difficoltà’ per la gestione di un affido famigliare.

39: Sì, revisione del legame affettivo.

73

40: Sì, non sempre le esperienze si concludono in modo positivo o indolore.

(VE) Famiglia aperta onlus – Affido familiare

35: Sono attività a tutto campo.

36: Già avere a che fare con i disabili è difficile.

39: Sì, si crea un rapporto particolare con i nostri ragazzi.

40: No.(VE) Il sorriso e la speranza onlus – Servizi per giovani disabili

35: Miriamo proprio a questo in quanto le capacità manuali ed intellettive dei ragazzi spina bifida sono uguali a tutti i ragazzi per cui lavoriamo spesso sulla sfera affettivo-psicologica.

36: Specialmente quelle rivolte ai minori sono semplici e sempre seguite anche dai familiari.

39: Sì, è importante che si instauri un rapporto di fiducia tra chi guida l’associazione e i volontari come tra i volontari e i familiari.

40: A volte, seguire la disabilita’ non e’ semplice, serve passione ma anche molta costanza.

(Vi) A.V.I.S.B. Ass. veneta idrocefalo e spina bifida – Att. educative, sportive e divulgative.

35: Entrambe le sfere perché le attività con i minori stranieri richiedono sensibilità’ particolari da parte degli operatori coinvolti.

36: Contengono elementi di difficoltà, vedi risposta 35.

39: Sì, l’impegno nel sociale richiede sempre un’esposizione emotiva, anche involontaria.

40: In pochi casi.(Vi) Babele onlus – Progetti di integrazione sociale cittadini immigrati

35: La sfera affettivo psicologica è fondamentale per la crescita del minore.

36: Le attività non sono svolte direttamente dall’associazione, che si occupa di sostenere i genitori nel loro difficile compito.

39: Sì, il coinvolgimento emotivo è essenziale per favorire la crescita del minore in quanto permette di interessare la sua sfera emotivo-psicologica.

74

(Vi) Bambini cerebrolesi ABC Bassano – Favorire lo sviluppo di minori disabili e sostegno alle loro famiglie

35: Di sicuro si viene coinvolti.

36: Difficili, perché si opera sempre nel disagio.

39: Sì, perché ci si fa carico delle persone.

40: No.(Vi) Calimero non esiste – Centro di aggregazione giovanile, doposcuola.

35: Negli anni Karibuni è diventata un punto di riferimento per i minori che vi partecipano e quindi il coinvolgimento degli adulti volontari è anche supporto affettivo- psicologico.

36: Tutte le attività sono studiate per essere adeguate e utili esclusivamente ai bambini.

39: Sì, dedicando il tempo con pazienza i bambini lavorano meglio e serenamente.

40: No.(Vi) Karibuni onlus – doposcuola e centro educativo per figli di immigrati stranieri

35: Data la natura del servizio dato dalle famiglie, ossia l’accoglienza familiare, il coinvolgimento è naturale.

36: Non facciamo attività rivolte direttamente ai minori.

39: La domanda non ha senso: ripeto fa parte di una normale relazione.

40: Sì, può succedere, per vari motivi, che la relazioni non funzioni.(Vi) Rete famiglie aperte – Formazione e accompagnamento famiglie che offrono accoglienza a minori

35: Sono più che altro pratiche perché l’ente brasiliano già ha i suoi supporti per il settore affettivo-psicologico.

39: Sì, i nostri volontari sono normalmente persone che si recano in Brasile per far servizio (di norma durante le ferie) per circa un mese. L’ente brasiliano è autonomo nella gestione dei Minori (non sotto l’aspetto economico). La breve presenza dei nostri volontari si traduce poi, attraverso la comunicazione, in stimolo per i nostri “padrini” nell’accogliere con maggiori motivazioni il loro ruolo.

75

40: No.(Vi) Veneta amici del terzo mondo onlus – Adozioni a distanza, sostegno economico e scolastico minori all'estero

35: Pratiche.

36: Nessuna difficoltà.

39: Sì, partecipazione diretta.

40: No.(Vi) Veneta emofilia e coagulopatie – Check up, infusione autoinfusione, assistenza psicologica

35: Sì, quando si sta accanto a minori, specialmente con difficoltà non si può rimanere estranei.

36: I bambini sono sempre fragili, di conseguenza non è facile accompagnarli nel loro vissuto.

39: Sì, condividendo le loro problematiche, le gioie e le sofferenze si instaura un rapporto di fiducia che aiuta il minore ad una maggiore autostima.

40: No.(VR) A.V.U.L.S.S. – Accoglienza affido diurno minori

35: Coinvolgono anche la sfera affettivo-psicologica dei volontari e dei minori perché inevitabilmente vengono coinvolti da legami affettivi.

36: No, sono estremamente semplici perché sono legate alle esigenze dei minori durante il periodo di accoglienza.

39: Sì, appunto per il coinvolgimento emotivo ma anche perché vengono recepite le realtà da cui provengono i minori.

40: No, l’abbandono generalmente è dettato da una variazione dell’età dei figli naturali che compongono il nucleo famigliare o da altri interessi a cui rivolgere le proprie attenzioni.

(VR) Aiutiamoli a vivere comitato di Caselle – Accoglienza minori stranieri

35: Coinvolgono anche la sfera affettivo-psicologica per le situazioni spesso gravi in cui si viene a contatto.

36: Contengano difficoltà perché non è facile incontrare bambini malati e

76

famiglie che portano profondo dolore dentro di esse.

39: Sì, per essere sempre attenti allo stato della persona con cui si interagisce, dileguarsi o continuare il servizio a seconda delle sue esigenze, partecipare assieme a lei e alla famiglia alla sua situazione e cercare di renderla più leggera e affettuosa.

40: No.(VR) Essere Clown Verona onlus – Clowncare, prendersi cura degli altri attraverso l'azione clown

35: I volontari sono famiglie coinvolte direttamente in gesti di accoglienza o di sostegno agli stessi. Pertanto si creano sempre legami significativi con i minori accolti e con le famiglie. Per questo e’ necessario un continuo lavoro sulle ragioni che muovono all’accoglienza per poter guardare in profondità’ e con gratuita’ le persone che si accolgono o che si cerca di aiutare.

36: Le difficoltà più o meno presenti, dipendono dalle situazioni famigliari e personali dei minori.

39: Sì, questi minori hanno bisogno di essere amati e preferiti innanzitutto.

40: No.(VR) Famiglie per l'accoglienza Regione Veneto onlus – Affido residenziale diurno, educazione, adozioni, animazione, sostegno familiare

35: Coinvolgono anche la sfera affettivo-psicologica dei minori e dei volontari stessi, perché alla base di un’attività di volontariato c’è (o è auspicabile che ci sia) una sensibilità nei confronti di chi sta peggio.

36: Contengono sempre elementi di difficoltà, perché si ha a che fare con persone che per età, provenienza, storia e cultura possono essere molto diverse.

39: Sì, fintantoché questo genera entusiasmo, forza, coraggio.

40: Sì, può diventarlo qualora, a fronte di un evento negativo/triste, non ci sia – attraverso la forza del gruppo e la formazione – la consapevolezza di aver comunque fatto del bene e di poter far di più e meglio nel futuro.

(VR) Il castello dei sorrisi onlus – Scolarizzazione, interventi sanitari minori con problemi sociali e di salute

35: Coinvolgono la sfera affettivo psicologica dei minori e dei volontari

77

perché’ si tratta di accoglienza dei minori in famiglie affidatarie ed adottive per condividere la vita di tutti i giorni in un rapporto educativo-affettivo.

36: Le attività’ contengono elementi di difficoltà’ in quanto si opera con minori che provengono da situazioni familiare problematiche e difficili.

39: Sì, permette di entrare in relazione con l’altro.

40: Sì, perché non accetta aiuto o non chiede sostegno.(VR) Movimento per l'affido e l'adozione onlus – Reperimento, formazione e sostegno di famiglie affidatarie e adottive

35: La cura di minori richiede comunque coinvolgimento affettivo-emotivo.

36: Sì, per lo scarso coinvolgimento delle famiglie e per l’emarginazione sociale.

39: Sì, esprimono con maggior passione e costanza il loro impegno.

40: Sì, per la difficoltà delle situazioni incontrate, a volte si demotivano.(VR) Veronettamica – accoglienza, accompagnamento per l'integrazione scolastica e sociale

78

CONCLUSIONI rispetto al secondo fattore:

Appare chiaro come quasi tutti ritengano fondamentale il rapporto emotivo che si instaura tra il volontario e la persona che riceve il suo aiuto. Il rapporto umano che ne scaturisce è considerato come una naturale conseguenza di qualsiasi interazione tra persone in una relazione di aiuto. Anche se, la parola “aiuto” non compare molto spesso, forse per una forma di silenzioso rispetto verso le persone in difficoltà o, forse, perché un rapporto non è mai univoco ma più facilmente reciproco in uno scambio continuo tra chi offre e chi riceve. In ogni caso, il fatto che dal volontariato scaturisca una relazione affettiva appare chiaro e assodato tanto che, pur occupandosi in sfere e compiti molto diversi, alcuni commentano questa domanda ritenendola superflua o scontata. L'elemento “relazionale” sembra caratterizzare il volontariato differenziandolo da altri rapporti basati sull'aiuto.

Una associazione di volontariato nasce dalla volontà di un gruppo di persone che trovandosi di fronte ad una situazione di bisogno decidono di porvi rimedio con le loro capacità e possibilità. Spesso sono delle esigenze pratiche a richiamare l'attenzione ed a divenire la molla di partenza per l'organizzazione delle associazioni e, appare chiaro, osservando le attività svolte dai volontari (ad esempio: laboratori doposcuola, promozione e informazione culturale, accompagnamento disabili, integrazione scolastica per stranieri, gruppi di genitori con figli disabili...). Eppure, le loro azioni non si fermano sul piano pratico ma implicano, quasi sempre, la costruzione di una relazione psico-affettiva duratura rivolta ai minori e molto spesso anche alle famiglie dei minori, contribuendo sostanzialmente alla formazione di reti sociali di sostegno. Un delicato e importante compito è svolto con la naturalezza della spontaneità, con tutti i pro e i contro che da ciò derivano: il contatto umano ed emotivo è facilmente libero e aperto, le persone possono accedere a delle forme di aiuto in modo semplice e diretto trovando risposta ai loro bisogni pratici ma anche interiori.

Ma certe forme di sostegno, soprattutto emotivo e il contatto con realtà di particolare disagio, richiedono delle competenze e una pratica non accessibile a tutti i volontari. Ciò nonostante la formazione, la selezione dei volontari e le decisioni che riguardano le modalità per gestire tali difficoltà sono prese in totale autonomia e basate su una autovalutazione, implicando una grande responsabilità e anche una certa possibilità di errore.

Solo in rari casi le attività svolte sono considerate dai volontari pratiche o semplici, in maggior parte una certa difficoltà sembra derivare proprio dalla gestione della relazione affettiva; occuparsi di persone in difficoltà non è interiormente

79

semplice implicando il contatto con la sofferenza altrui. Eppure, ben 6 associazioni su 7 dichiarano che il coinvolgimento emotivo con gli assistiti non rappresenta motivo di stress o abbandono da parte dei volontari, ma anzi rappresenta la molla motivazionale che spinge alla risoluzione dei problemi, che induce a comunicazioni umane profonde, che genera entusiasmo e forza, che è addirittura motivo di piacere e profonda soddisfazione. Queste dichiarazioni sembrano dare credito all'ipotesi che lo scambio non sia univoco tra chi aiuta e chi viene aiutato (come si potrebbe superficialmente supporre), ma piuttosto sia uno scambio reciproco che gratifica interiormente sia il volontario che l'assistito.

Pensare di fare volontariato solo per offrire aiuto è riduttivo e non del tutto vero; possiamo invece riconoscere come la soddisfazione interiore nel dare aiuto sia una delle motivazioni che spingono al volontariato e che sostengono il volontario nei momenti difficili.

Alcune voci, molto più rare, mettono in luce anche i rischi del coinvolgimento emotivo dichiarando che troppo coinvolgimento può fare “uscire dai giusti binari” la relazione, ad esempio portando il volontario a considerare il minore come “suo” sostituendosi pericolosamente alla famiglia. Oppure, creando uno stress emotivo per la riemersione dei propri conflitti non risolti e che rappresenta l'anticamera dell'abbandono. Inoltre, non sempre le esperienze di aiuto si concludono positivamente o senza dolore. In questi casi il volontario e il gruppo associativo devono trovare dei modi per superare la delusione delle aspettative iniziali.

L'abbandono da parte volontario è considerato un evento molto raro, si ritiene più semplicemente che insorgano delle diverse motivazioni come il desiderio di dedicarsi ad altro, la crescita dei propri figli, il trascorrere del tempo...

Solo qualcuno vede nell'abbandono del volontario un mancato sostegno da parte del suo gruppo associativo, oppure una sua mancata richiesta di aiuto o, addirittura, il rifiuto di essere aiutato. Pensare di essere aiutati per poter aiutare è un concetto fondamentale per porsi correttamente verso l'altro bisognoso in modo il più possibile esente da influenze derivanti dalle proprie personali difficoltà; questo concetto è ancora in divenire nelle priorità di molte associazioni.

Ciò nonostante, una minoranza (1 associazione su 7), riconosce la difficoltà della gestione emotiva dei volontari e riflette su quali possano essere i modi per porvi rimedio: primo fra tutti il gruppo stesso dei volontari si pone come sostegno per i singoli in una forma di auto-mutuo-aiuto. Una singola voce dichiara che la relazione debba basarsi sull'empatia ma non sul coinvolgimento emotivo. Alcuni ritengono fondamentale appoggiarsi al sostegno di professionisti esterni soprattutto quando

80

devono essere trattati temi delicati o difficili e quando si propongono di offrire ai volontari una formazione per “sviluppare una maggiore consapevolezza emozionale”.

Infine, si apre timidamente il tema della qualità del volontario: c'è chi ritiene che non tutti sono “adatti o reggono” ad essere dei volontari (possiamo pensare che dipenda anche da qual'è il compito che si prefiggono), che sia necessaria una sufficiente maturità affettivo-emotiva, che bisogna essere preparati per affrontare delle attività educative, e che sia auspicabile scoprire cosa c'è “dentro alla gratuità del gesto volontario”. Tutte queste domande sono scarsamente considerate e indicate solo da pochi, sembra difficile mettersi in discussione fino a questo punto. Forse l'impegno nelle attività, che assorbe la maggior parte del tempo e dell'energia delle associazioni, contribuisce a metterle in secondo piano, a non considerarle come parte integrante di una buona opera di aiuto; può fare apparire troppo impegnativo e oneroso considerare necessaria la valutazione delle azioni, il sostegno dei volontari e la loro costante formazione.

Inoltre, per quanto riguarda le questioni che ci siamo posti all'inizio, e cioè se la storia relazionale che si sviluppa nell'opera volontaria sia riconosciuta e valorizzata, possiamo costatare quanto essa (la relazione affettiva), sia considerata fisiologica, quasi scontata. Questo atteggiamento che pone immediatamente i volontari in una dimensione spontanea di contatto con le persone, libera da vincoli gerarchici potrebbe, però, non essere sufficientemente considerata come una dimensione da curare e da gestire con interventi di formazione e di monitoraggio, proprio perché considerata naturale. L'effetto che ne scaturisce – che potrà apparire più chiaro se confrontato con i dati che riguardano il terzo fattore – tende a ridursi sensibilmente solo in quelle associazioni che si occupano di persone malate o in gravi difficoltà sociali (ad esempio: volontari ospedalieri, sostegno per disabili, Dottor Clown, associazioni per l'affido e l'adozione, case di accoglienza...), che considerano con molto più impegno il costante supporto dei volontari, vista la delicatezza degli ambiti di intervento.

81

82

Capitolo settimo: VALUTAZIONE E SELEZIONE

Valutare le azioni svolte, le attività messe in pratica e le conseguenze che ne derivano sono azioni complesse e idealmente legate al giudizio, ai risultati raggiunti e agli obiettivi prefissati. Risultati e obiettivi sono componenti, forse, più logiche quando si tratta di valutazioni economiche di mercato, dove esistono figure preposte a tale compito. Eppure, anche nelle associazioni di volontariato è presente una tendenza alla valutazione dei risultati raggiunti, espressa in vari modi, come è rappresentato nella fig. 25.

NO NR SI VE VO AU PR VA0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

26%

16%

58%

2%

26%

13%

26%33%

fig. 25: VALUTAZIONE DEI RISULTATI

Forme di valutazione

Per

cent

uale

Legenda fig. 25: NR: Nessuna risposta, VE: Valutazione economica, VO: Valutazione dell'operato e dei progettiAU: Aumento delle attività, PR: Raggiungimento obiettivi di programmazione inizio annoVA: Valutazione di miglioramento negli assistiti (progetti individuali)

Il 58% delle associazioni dichiara di attivare dei processi di valutazione che coinvolgono vari aspetti delle loro attività, interpretando tale termine con finalità diverse: Il 33% attua una valutazione dei miglioramenti raggiunti negli assistiti (minori), che spesso sono seguiti attraverso dei progetti specifici e personalizzati. Si tratta, in questi casi, di interventi capillari e continuativi. Il 26% valuta l'operato dei volontari spesso attraverso il successo o meno delle attività svolte che riguardano interventi più generalizzati e slegati da singoli casi specifici. Un altro 26% si riserva un momento, a conclusione dell'anno di attività, per osservare se la programmazione degli interventi fatta ad inizio anno è stata effettivamente messa in pratica come era stata preventivata svolgendo, quindi, non solo una valutazione finale ma anche una programmazione iniziale. Infine, il 13% considera come un

83

buon indice di miglioramento dell'associazione l'aumento delle attività svolte.Il 42% delle associazioni o non attua nessuna forma di valutazione o preferisce

non rispondere alla domanda (26% + 16%), evidenziando l'ambiguità legata al tema della valutazione e di conseguenza anche del riconoscimento dei propri bisogni relativi alla formazione. Come dire che se non si cerca di osservare e valutare le azioni difficilmente si potranno scoprire aree che necessitano di miglioramento.

Un indice che si potrebbe adottare per interrogarsi sul funzionamento di una associazione è il numero medio di anni in cui i volontari restano attivi. Un gruppo al quale molti aderiscono ma che ha una media bassa di permanenza degli associati, potrebbe indicare delle attività troppo gravose o mal gestite oppure un gruppo che non riesce a collaborare adeguatamente. Una associazione nella quale i membri permangono volentieri con perdite saltuarie, può indicare una buona collaborazione e delle attività soddisfacenti per i volontari.

>2 >4 >9 VA NR0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

14%

45%

4%

17% 19%

fig. 26: TEMPO DI PERMANENZA DEI VOLONTARI

Anni di permanenza nelle associazioni

Per

cent

uale

Legenda fig. 26: VA: Variabile/non sa, NR: Nessuna risposta

La parte più consistente del campione (45%) dichiara una permanenza media dei volontari nell'associazione variabile dai 4 ai 9 anni, che rappresenta un periodo piuttosto lungo e probabile indice di buon funzionamento del gruppo. Il 14% indica una periodo tra i 2 e i 4 anni, che sembra piuttosto breve ma bisogna anche considerare che ciò può dipendere dal tipo di attività svolte e dagli scopi associativi. Molto pochi permangono oltre i 9 anni (4%). Invece, una quota consistente pari al 36% (17% + 19%), no sa indicare un dato preciso oppure non risponde alla domanda. In quest'ultima quota sono incluse tutte le associazioni giovani che quindi

84

non hanno ancora un chiaro riferimento numerico data la brevità della storia associativa. La quota relativa alle giovani associazioni non può, però, superare il 17% (come indicato nella fig. 1: Anni di attività delle associazioni). Ciò significa che almeno il 19% delle associazioni non tiene in considerazione la durata della permanenza dei volontari all'interno del gruppo e non sa riferire un dato preciso non interrogandosi sulle “perdite” subite.

Mentre la valutazione può riguardare sia le attività svolte, che i volontari e, spesso, li considera entrambi usando la riuscita delle attività come parametro dell'operato del volontario; la selezione riguarda specificatamente le scelte delle associazioni rispetto all'inclusione dei volontari all'interno del gruppo.

SI NO NR0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%50%

43%

7%

fig. 27: SELEZIONE DEI VOLONTARI

Risposte alla dom. 44

Per

cent

uale

SI NO Forse NR0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%46% 46%

1%7%

fig. 28: PERCEZIONE RISPETTO ALLA SELEZIONE

Risposte alla dom. 45

Per

cent

uale

Dalla fig. 27 emerge che la metà delle associazioni attua una selezione dei

85

volontari ma, confrontando questo dato con quelli rappresentati nella fig. 28 si nota che alcuni di questi ritengono non sia una buona pratica e che i volontari non dovrebbero essere selezionati. Dal confronto delle due figure si può osservare che in risposta alla domanda: “Ritiene che i volontari dovrebbero essere selezionati?” è presente una piccola percentuale pari al 3% di coloro che hanno erano compresi nella colonna dei “SI” nella fig. 27, che si sposta nella colonna dei “NO” nella fig. 28, mentre una associazione risponde con: “Forse”. In pratica, alcune associazioni pur avendo deciso di attuare una certa forma di selezione preferirebbero non farlo più, non sono invece presenti voci che vorrebbero cambiare il loro sistema provando a selezionare i volontari.

Per poter risalire al senso di queste risposte ma anche per approfondire le motivazioni di coloro che non selezionano i volontari e che ritengono non corretto farlo, è necessario analizzare i commenti relativi al terzo fattore: “Selezione e professionalità nel volontariato.”

86

TERZO FATTORE DI INTERPRETAZIONE:“Selezione e professionalità nel volontariato.”

Le domande che indagano il terzo fattore sono le num. 37, 44 e 45.

La dom. 37 richiede di elencare le caratteristiche o qualità del “volontario”, sempre in riferimento alle varie tipologie di attività svolte. La domanda è posta in modo che si possano considerare sia qualità “caratteriali”, sia derivanti da esperienza o formazione. La maggior parte delle volte la domanda è stata interpretata, da chi ha data la risposta, considerando solo le qualità “caratteriali”, come se queste ultime fossero componenti essenziali per essere un volontario. Non si può escludere che anche la forma in cui è stata posta la domanda possa avere indotto una tale interpretazione.

La dom. 44 fa emergere un tratto dell'organizzazione associativa che è gestito in piena autonomia, e cioè la selezione dei volontari. Non ci sono direttive particolari al riguardo ma ogni associazione è libera di scegliere se selezionare o meno i volontari e in base a quali criteri farlo. Vederemo nell'analisi di questa domanda come non ci siano solo due vie possibili, selezionare oppure no, ma ve ne sia una terza che si colloca come intermedia.

La dom. 45 richiede di esprimere un commento riguardo alla selezione dei volontari, per comprendere se questo sia un tema in evoluzione nel mondo del volontariato e provare ad interrogarsi su come si stia evolvendo.

Interrogarsi su come il volontariato si sta muovendo verso una maggiore consapevolezza della sua importanza sociale è un tema e che si collega con il bisogno del volontario di prepararsi al compito che si propone di affrontare. Non a caso enti come i Centri Servizi Volontariato stanziano dei fondi da destinare alla formazione con l'ausilio di professionisti. La formazione è autogestita dalle associazioni che la organizzano in base alla loro personale percezione di tale bisogno e in base alle attività che svolgono.

Le associazioni, però nascono dalla volontà di gruppi non professionali, di persone che semplicemente mettono a disposizione il loro tempo per fare qualcosa in cui credono o che sentono necessaria, per sé e per gli altri. Questa posizione di partenza sembra lontana dal concetto di prepararsi ad aiutare. Osservando i prossimi commenti si potrà farsi un'idea rispetto a come le associazioni si stanno organizzando a riguardo.

87

TESTO DELLE DOMANDE:

Dom. 37: “Ritiene che servano delle qualità individuali di base per svolgere tali attività? Se si, quali?”

Dom. 44: “I volontari che partecipano alle attività associative vengono, prima, selezionati? Se si, descriva secondo quali criteri.”

Dom. 45: “Ritiene che i volontari dovrebbero essere selezionati? Perché?”

I commenti liberi relativi a queste domande sono ordinati in ordine alfabetico per provincia e seguiti dall'indicazione dell'associazione. Quando una risposta non compare significa che la relativa domanda è stata lasciata in bianco.

COMMENTI:

37: Sì, ascolto, rispetto, umiltà, capacità di mettersi in discussione, disponibilità a dare una continuità nel tempo.

44: Sì, colloquio con la responsabile della Comunità per minori, periodo di tirocinio di tre mesi e di osservazione. Valutazione a fine del periodo. Deliberazione del Direttivo sulla conformità o meno del volontario.

45: Sì, per la delicatezza dell’ambiente in cui vengono inseriti, riteniamo la formazione e la valutazione come un momento di formazione.

(BL) xxxxxxxxxx - Att. ludico-ricreative minori svantaggiati, sensibilizzazione riguardo il disagio minorile, affido, adozione

37: No.

44: Sì, devono condividere le finalità statutarie.

45: No.(BL) Dafne – Formazione alle relazioni, sui diritti dell'infanzia, uso consapevole di internet, autoprotezione dagli abusi

37: Sì, ascolto, empatia, desiderio di mettersi in gioco.

44: Sì, osservazione durante il corso di primo livello, osservazione e supporto durante il tirocinio pratico accompagnati da clown più esperti.

45: Sì, personalmente ritengo che la selezione dovrebbe essere ancora più rigida, perché le persone che andiamo ad incontrare si trovano in una situazione di estrema fragilità (malattia), che va tra l'altro a risvegliare le fragilità del volontario stesso. E' quindi un tipo di volontariato molto

88

delicato.(BL) Dott. Clown Belluno – Clown terapia, sensibilizzazione

37: La disponibilità d’animo, oltre che di tempo, la fiducia e l’ottimismo (chi ha paura di ciò che potrebbe succedere se… non lo farà mai).

44: No.

45: Si selezionano già da soli; dalla mia esperienza è più facile sentire un no che un sì. Certo che si cerca di divulgare l’ass.ne in certi luoghi e in certe realtà già predisposte alla solidarietà (es: Insieme si può’).

(BL) FA famiglie aperte, affidatarie, adottive – solidarietà e sostegno familiare

37: Forse.

44: No.

45: No, la disponibilità è sufficiente.(BL) Giovanni Conz – Formazione, educazione, accoglienza giovani in disagio psicosociale

37: Sì, saper ascoltare, calma, pazienza, tolleranza.

44: No.

45: No, un volontario dovrebbe essere orientato e sostenuto, non selezionato.

(BL) xxxxxxxxxx – Att. ludiche-educative minori con disturbi attentivi, informazione e sostegno familiare

37: Sì, solidarietà, Volontà, determinazione, predisposizione, costanza.

44: No.

45: No, non si può selezionare la spontaneità anche se a volte il risultato e negativo.

Aiutiamoli a vivere “Piacenza per l’accoglienza” - Accoglienza minori stranieri

37: In gran parte si. Si tratta sempre di un'azione di supplenza che non fanno i diretti interessati. Servono disponibilità, sensibilità, competenza educativa, disponibilità a cambiare.

44: Di soliti no.

45: No, come in altri settori dovrebbe prevalere l'autovalutazione delle proprie competenze e disponibilità.

89

(RO) A.GE. Ass. Genitori – Recupero e integrazione handicap e extracomunitari, orientamento

37: Non credo, certo che va valutato caso per caso. Sicuramente sensibilità e buon senso.

44: Sì e no, riteniamo che per alcune attività alcuni non siano idonei e allora li spostiamo in un campo più adeguato alla loro forza, stabilità e possibilità. Alcuni che hanno problematiche li affianchiamo ad altri.

45: Sì e no, in alcune attività non possiamo mettere a rischio né il volontario ne l’utente.

(PD) A.I.C.E ass. italiana contro l'epilessia Este sezione euganea – Supporto psicologico, ippoterapia, informazione disturbi del comportamento

37: Sì, capacità espositiva e di dialogo con i minori.

44: No.

45: Ni, dipende dal ruolo che sono chiamati a svolgere nell’associazione.(PD) A.I.D.O. Albignasego ass. Italiana per la donazione di organi – Promozione cultura donazione organi

37: No.

44: No.

45: No.(PD) A.I.D.O. comunale “Bano Giuseppe” Loreggia – Promozione culturale donazione organi

37: Sì, sensibilità, buon senso, praticità, capacità di ascolto, empatia, umiltà, e soprattutto esperienza acquisita negli anni, conoscenze, aggiornamento quotidiano, nozioni scientifiche, amore per l’attività svolta, desiderio di aiutare gli altri.

44: Talvolta, disponibilità, interesse per l’argomento, ecc.

45: Sì, per i particolari argomenti trattati e per il rapporto con le famiglie già in difficoltà.

(PD) A.I.S.M.M.E. Ass. Italiana sostegno malattie metaboliche ereditarie – Sostegno ammalati, centro di ascolto

37: Sì, competenza tecnica e scientifica, capacità di relazionarsi con i piccoli e gli adolescenti anche nel linguaggio.

90

44: Sì, come da punto 37.

45: Sì, come da punto 37.(PD) A.P.P.L.E. Ass. per la prevenzione e lotta all'elettrosmog – seminari informativi sull'inquinamento elettromagnetico

37: Sì, tantissime, la prima la voglia di imparare e di ascoltare(PD) A.P.S. Mosaico – Promozione attività culturali

37: No.

44: Sì, devono avere amore e crederci.

45: Sì, devono essere professionali e costanti.(PD) xxxxxxxxxx – avviamento sportivo disabili

37: Sì, saper ascoltare e accettare cercando di non avere troppe aspettative.

44: No.

45: No, il volontario è tale quando aderisce spontaneamente a qualsiasi associazione e ne condivide i principi e gli obiettivi.

(PD) Aiutiamoli a vivere comitato Brenta Saccisica – Accoglienza minori stranieri

37: Sì, competenza, costanza, capacità di creare l’interesse.

44: No.

45: No, l’adesione personale a tale attività è già un elemento di valutazione.

(PD) Amici degli Indios Padre Bruno Marcon – Doposcuola stranieri, promozione culturale

37: Sì, solidità affettiva, apertura mentale, generosità, senso pratico.

44: Sì, incontro di gruppo (4-5 famiglie che vogliono entrare nel programma di accoglienza con 2-3 famiglie “vecchie”- una psicologa e un membro del direttivo). Uno o due incontri individuali con la psicologa, un incontro con membri del direttivo.

45: Sì, per la verifica delle attitudini e delle possibilità di ospitare dei minori.(PD) Amici dei bambini di Chernobyl – Accoglienza minori stranieri

37: Sì, empatia, ascolto, rispetto, professionalità specifica.

91

44: No.

45: No, si possono effettuare diverse attività che possono valorizzare le abilità presenti nei volontari.

(PD) Anche il bambino è un cittadino – Att. Educative formative minori e famiglie

37: Sì, maturità, sensibilità specifica, modestia culturale.

44: No, sì, a un primo approccio si vede la congruenza del servizio in merito alla disponibilità di tempo, d’animo, di interessi personali, ecc.

45: No, è' una questione di buon senso, sempre dopo i corsi di formazione.(PD) Auser Campo S. Martino – Trasporto minori disabili

37: Sì, competenza professionale, disponibilità e sensibilità.

44: Sì, formazione psico-sociale.

45: Si, per la delicatezza delle problematiche presentate.(PD) C.A.T.I. pronto bambino – Ascolto e supporto minori, corsi di formazione per genitori

37: Sì, disponibilità all’ascolto, assiduità, costanza, pazienza.

44: Sì, sulla condivisione dei principi contenuti nello Statuto.

45: Si, come sopra: sulla condivisione dei principi contenuti nello Statuto.(PD) C.A.V. Centro di aiuto alla vita – Case di accoglienza madre-bambino

37: Disponibilità.

44: Si, attitudine alla collaborazione, competenze.

45: No, le disponibilità vanno integrate secondo la loro particolarità nel contesto delle attività associative.

(PD) Casa Azzurra associazione di promozione sociale – Sostegno, educazione, ricerca, formazione, cura

37: Sì.

44: No.

45: No, non selezionati ma guidati, sostenuti e incoraggiati.(PD) xxxxxxxxxx - Att. educative, ricreative, autonomia disabili

37: Sì, empatia, ascolto, rispetto, professionalità’ specifica.

44: No.

92

45: No, si possono effettuare diverse attività’ che possono valorizzare le abilita’ presenti nei volontari.

(PD) Diadacon – Interventi preventivi, educativi, terapeutici

37: Sì, pazienza, voglia di mettersi in gioco, conoscenze specifiche.

44: No.

45: No.(PD) Direfarefantasticare – Laboratori, doposcuola, dopoasilo, centri estivi, feste

37: Sì, pazienza, tolleranza, zelo, creatività, capacità di collaborazione e mediazione oltre a competenze e sensibilità verso i bimbi.

44: Sì, attraverso incontri con i soci più vecchi.

45: Sì, perché devono dimostrare propensione verso il mondo dei minori.(PD) Il Crogiolo giovani per il sociale – Laboratori creativi minori

37: Disponibilità, serietà, etc.

44: Sì, devono essere disponibili a mettersi in gioco, a studiare, a mediare, a lavorare in gruppo, etc.

45: Sì, si tratta di un “lavoro” molto delicato, si rischia di ottenere un effetto opposto a quello desiderato se i volontari non sono adatti e preparati a svolgerlo.

(PD) Il granello di Senape – Att. Educative, formative e culturali sui temi della legalità e devianza

37: Buona capacità di relazionarsi.

44: No, si selezionano solo i volontari per le attività con i minori.

45: Si, se si tratta di attività con i minori.(PD) Il Mosaico – Doposcuola minori, promozione culturale

37: Sensibilità, discrezione e attitudine ai contatti umani.

44: No.

45: No, nel nostro caso.(PD) xxxxxxxxxx – Promozione sociale e sostegno economico per accoglienza minori stranieri, ammalati e alle famiglie bisognose

37: Sì, discrezione, umanità, comprensione e competenza che deriva dall'esperienza di vita

93

(PD) xxxxxxxxxx - Aiuto economico e sostegno alle famiglia con figli spastici e disabili intellettivi

37: Sensibilità, amore per il prossimo, disponibilità all’ascolto, prudenza, attenzione, capacità di collaborazione.

44: No.

45: No, ognuno si mette a disposizione secondo le proprie capacità personali in quanto non tutti fanno tutto.

(PD) Leonati – Ospitalità minori, doposcuola, att. Educative e ricreative

45: No, chi da il proprio tempo per gli altri è sempre da ammirare, se si stancherà, sarà una parentesi che si è chiusa.

(PD) Noi per loro onlus – Aiuti economici e sostegno educativo per il centro Africa

37: Si, la sensibilità e la disponibilità a capire le tematiche dei prematuri e delle loro famiglie.

44: Si, conoscenza e sensibilità verso le tematiche dei bambini prematuri e delle loro famiglie.

45: Si, non tutti hanno la sensibilità necessaria.(PD) Pulcino Onlus – Sostegno alle famiglie dei bambini nati pretermine

37: Sì, sensibilità e disponibilità all’ascolto, attenzione alle necessità altrui, accettazione delle diversità, spirito di condivisione.

44: No.

45: No.(PD) Selvazzano for children – Ospitalità minori, servizio accompagnamento a scuola

37: No.

44: Si, valutando la disponibilità che riescono a dare e la sensibilità nei confronti del tema della disabilità.

45: Si, per evitare che i ragazzi si affezionino a figure transitorie.(PD) Senza nome – Promuovere lo sport tra ragazzi con disabilità mentale

37: Capacità espositive a livello del bambino, pazienza, fantasia, capacità di coinvolgere il minore.

44: Si e no, vengono introdotti a poco a poco nelle attività, poi decidono

94

loro se seguirci o meno. I volontari invece professionisti per l’estero, vengono selezionati.

45: SI, a seconda dei progetti e delle finalità.(PD) xxxxxxxxxx – Laboratori didattici per minori, aiuti estero

37: Si, costanza, flessibilità, capacità di mettersi in discussione e di analisi, e alla base una buona formazione professionale.

44: Si, i criteri non sono stabiliti in quanto a caratteristiche predefinite, non esiste un volontario modello, ma punto cardine del reclutamento sarà la motivazione per cui è spinto a fare questo tipo di volontariato e la capacità di stare in team.

45: Si, essendo una struttura che ospita persone con gravi disagi sociali è fondamentale capire chi si inserisce affinché non scompensi il modello educativo della casa.

(PD) Welcome – Sostegno minori grave difficoltà in Italia

37: Forse.

44: No.

45: Si.(RO) Artinstrada – Clown terapia, laboratori educativi

37: Si, attenzione pedagogica.

44: Si, in funzione della tipologia delle attività/progetti.

45: Si, non tutti i volontari sanno fare tutto e quindi vanno selezionati in virtù delle loro attitudini e abilità.

(RO) xxxxxxxxxx – Assistenza alla persona

37: Solo disponibilità a mettersi in gioco ed a donare quanto ognuno di noi ha ricevuto.

44: Si, la reale attenzione a soddisfare i bisogni del minore prima dei propri.

45: No...la selezione avviene durante il percorso fatto all’interno dell’associazione dove è possibile misurare la capacità di misurarsi con forme di accoglienza sempre più profonde.

(RO) Gruppo famiglie aperte all'accoglienza – Affido familiare

95

37: La passione per il mondo del bambino e anche una certa professionalità’ e voglia di lavorare in equipe.

44: Tramite profilo professionale confacente e soprattutto un reale interesse e una effettiva predisposizione.

45: Si, esistono certi ambiti di volontariato che richiedono un adeguato profilo (pur non volendo con questo creare nessun tipo di discriminazioni).

(RO) La scintilla Circolo ACLI – att. Educative e culturali, lotta alla discriminazione

37: Si, saper confrontarsi con i ragazzi.

44: Si, mamme e insegnanti volontari.

45: No.(RO) La tartaruga e la formica – Promozione sociale e culturale

37: Si, capacita’ di ascolto, pazienza, dedizione al lavoro.

44: No.

45: No, un volontario lo e’ per lo spontaneismo con cui si pone di fronte al tema trattato.

(TR) xxxxxxxxxx – Accoglienza bambini stranieri, progetti aiuto estero.

37: Sì, l’empatia, essa deve essere accompagnata dai valori fondanti un servizio di volontariato.

44: Sì, devono condividere le finalità’ dell’associazione e fanno un periodo di prova.

45: Sì, non tutte le persone sono adatte a svolgere tutti i servizi. Nel nostro caso bisogna avere una propensione per la relazione madre-bambino.

(TV) Centro di aiuto alla vita di Treviso onlus – Sostegno alla maternità, corsi pre-post parto, percorsi educativi

37: Sì, spirito di accoglienza, adattamento, sensibilità, affetto verso i minori.

44: Sì, primo criterio la disponibilità, in secondo luogo vengono verificate anche le famiglie tramite la questura.

45: Sì, perché favoriscono la conoscenza di un'altra cultura, l'integrazione e il beneficio fisico dei bimbi bielorussi.

96

(TV) xxxxxxxxxx – Accoglienza minori stranieri

37: No.

44: Si, disponibilità di tempo, motivazione che li spinge verso questa scelta, equilibrio personale.

45: Si, l’esperienza possa essere positiva sia per il minore che per lo stesso volontario.

(VE) Aiutiamoli a vivere Chioggia – Accoglienza minori stranieri

37: Sì, capacità di relazionarsi e capire le persone con disabilità.

44: Sì, esperienze personali, preparazione precedente o disponibilità ad accogliere le proposte educative dell'associazione. Ovviamente, all'atto dell'iscrizione c'è già una consapevolezza dell'accettazione.

45: Sì, il disabile intellettivo-relazionale richiede grande apertura, abnegazione, sacrificio, pazienza, ecc...

(VE) ANFFAS Mestre – Att. Educative, formative, tutela delle persone disabili e delle loro famiglie

37: No.

44: No.

45: No, dato il tipo di impegno le famiglie che ritengono di continuare la strada arrivano già’ motivate, una ulteriore selezione avviene da parte dei centri affido.

(VE) Famiglia aperta onlus – Affido familiare

37: Sì, sensibilità.

44: Sì, referenze e dimostrazione di sensibilità e attitudine con i ragazzi.

45: Sì.(VE) Il sorriso e la speranza onlus – Servizi per giovani disabili

37: Sì, intelligenza, sensibilità, capacità di lavorare in gruppo.

44: No.

45: No, la selezione diventa naturale con i primi incarichi.(Vi) A.V.I.S.B. Ass. veneta idrocefalo e spina bifida – Att. Educative, sportive e divulgative.

37: Sì, pazienza, sensibilità, costanza, tolleranza, cultura, solidarietà.

97

44: Sì, in base alle singole competenze e aspirazioni del volontario.

45: Sì, non tutti hanno le stesse predisposizioni e capacità.(Vi) Babele onlus – Progetti di integrazione sociale cittadini immigrati

37: Sì, essere disposti ad anteporre le esigenze del proprio figlio con disabilità alle proprie esigenze personali.

44: No.

45: No, tutte le famiglie con un bambino con disabilità che lo desiderano possono essere soci dell’associazione.

(Vi) Bambini cerebrolesi ABC Bassano – Favorire lo sviluppo di minori disabili e sostegno alle loro famiglie

44: Sì, una condivisione totale alle nostre finalità.

45: Sì, è veramente necessaria una preparazione perché si tratta di incontrare donne con problemi sia psicologici che economici.

(Vi) C.A.V. xxxxxxxxxx – Sostegno alla maternità, difesa della vita

37: Sì, predisposizione alla relazione.

44: No.

45: No.(Vi) Calimero non esiste – Centro di aggregazione giovanile, doposcuola.

37: Sì, pazienza, umanità, disponibilità e flessibilità.

44: No, si lascia un po’ di tempo ad ogni nuovo volontario per provare l’attività richiestagli, ma anche per testare la disponibilità.

45: Sì, a volte non basta la buona volontà, soprattutto quando ci sono dei bambini.

(Vi) Karibuni onlus – doposcuola e centro educativo per figli di immigrati stranieri

37: Sì, la scelta di essere famiglia aperta.

44: No.

45: Non nel nostro caso, non si tratta di selezione ma di accompagnare le persone ad una scelta consapevole.

(Vi) Rete famiglie aperte – Formazione e accompagnamento famiglie che offrono accoglienza a minori

44: Sì, non si fanno “esami”. Occorre però che chi va giù in Brasile sia

98

serio e motivato da desiderio di servizio. E un colloquio in tal senso si fa sempre.

45: Sì, anche il servizio a chi è nel bisogno dev’essere fatto con saggezza.(Vi) Veneta amici del terzo mondo onlus – Adozioni a distanza, sostegno economico e scolastico minori all'estero

37: Sì, medici , infermieri, psicologa e soci.

44: No.

45: No.(Vi) Veneta emofilia e coagulopatie – Check up, infusione autoinfusione, assistenza psicologica

37: Sì, sensibilità, pazienza, disponibilità e comprensione.

44: No.

45: No.(VR) A.V.U.L.S.S. – Accoglienza affido diurno minori

37: Sì, un adeguato equilibrio familiare e molto buon senso.

44: Sì, secondo la valutazione se la famiglia è matura per l’esperienza di affido di minore ma soprattutto che tutti i membri della famiglia siano consapevoli dell’esperienza che andranno a vivere per i tre anni a venire.

45: Sì, perché non si debba incorrere in spiacevoli conflitti tra i componenti il nucleo famigliare che possano pregiudicare la sfera psichica dei componenti più deboli i figli o il minore ospitato.

(VR) Aiutiamoli a vivere comitato di Caselle – Accoglienza minori stranieri

37: Sì, non voler essere i protagonisti ma porsi con sensibilità e umiltà al servizio delle persone.

44: Sì/no, alcuni supervisori e “vecchi” volontari li seguono nella attività e intervengono fermando le visite da parte di chi non ha un comportamento corretto.

45: No.(VR) Essere Clown Verona onlus – Clowncare, prendersi cura degli altri attraverso l'azione clown

37: No..l’accoglienza non e’ per specialisti ma per chi vuole mettere in

99

gioco la propria persona.

44: No.

45: No, in un gesto di accoglienza c'è’ sempre una gradualità’ di consapevolezza che a volte va guidata da famiglie più’ esperte. In questa amicizia uno e’ aiutato a capire cosa e’ bene per se’ e la propria famiglia.

(VR) Famiglie per l'accoglienza Regione Veneto onlus – Affido residenziale diurno, educazione, adozioni, animazione, sostegno familiare

37: Sì, sensibilità, pazienza, dedizione, forza interiore, coraggio di esporsi.

44: Sì, conoscenza diretta, condivisione di principi e valori, effettiva disponibilità, capacità di lavorare in gruppo, predisposizione a lavorare con e per i minori, …

45: Sì, perché non tutti possono essere adeguati alle finalità dell’associazione e non può essere messa a rischio la reputazione dell’associazione stessa.

(VR) Il castello dei sorrisi onlus – Scolarizzazione, interventi sanitari minori con problemi sociali e di salute

37: Sì, capacita’ di amare e di accogliere un minore con la sua storia, disponibilità’ alla collaborazione, capacita’ di attivare le proprie risorse, disponibilità’ a mettersi in discussione.

44: Sì, colloqui, studi di coppia/singolo.

45: Sì, devono essere persone e famiglie capaci e motivate per accogliere un minore nella propria casa o relazionarsi con esso.

(VR) Movimento per l'affido e l'adozione onlus – Reperimento, formazione e sostegno di famiglie affidatarie e adottive

37: Sì, formazione, capacità di relazione e flessibilità.

44: Sì, attraverso il curriculum si fa una prima selezione, poi si passa ad un colloquio personale per capire le motivazioni e le attitudini.

45: Sì, non tutti sono adatti al lavoro e alla relazione coi ragazzi.(VR) Veronettamica – accoglienza, accompagnamento per l'integrazione scolastica e sociale

100

CONCLUSIONI rispetto al terzo fattore:

Sono numerose le qualità personali che sono riferite per descrivere il volontario: disponibilità, sensibilità, pazienza, capacità di relazionarsi con i minori, coraggio, sono solo alcune. La maggioranza considera fondamentali, prima di tutto, le qualità del carattere e solo in seconda istanza anche la preparazione a svolgere le varie attività per esperienza acquisita o per formazione specifica. Sono solo 12 le associazioni che riferiscono, tra le qualità necessarie, degli elementi relativi ad una esperienza specifica mentre una sola associazione richiede la presentazione del curriculum. Bisogna però considerare che il numero delle associazioni che si preoccupano di indagare anche questi aspetti potrebbe essere maggiore di quello indicato ma non emergere dalle risposte, dato che la domanda posta non richiede specificamente di indicare se sono richieste delle referenze o un curriculum.

Quello che può essere interessante è proprio l'interpretazione data alla risposta, che avvalora l'ipotesi fatta all'inizio: il volontario è considerato e ricercato soprattutto per le sue doti personali di generosità e disponibilità interiore verso gli altri. Questa può sembrare una banalità, ma di fatto potrebbe rappresentare la linea guida per molte associazioni nel ritenere non necessario selezionare i volontari da inserire nelle attività associative. E' possibile ritenere che certe attività siano così semplici da non richiedere nessuna qualità o preparazioni particolari, ma si può anche osservare come molte attività siano invece delicate ed impegnative. Da parte delle associazioni che svolgono quest'ultima tipologia di attività, si nota maggiormente la tendenza a prepararsi e soprattutto ad interrogarsi sui risultati delle proprie azioni, con la preoccupazione di non “creare ulteriori danni in situazioni che sono già difficili”. Questa stessa tendenza si riflette anche sulla scelta o meno di attuare una qualche forma di selezione-valutazione del volontario.

Sono 15 le associazioni che dichiarano di selezionare i volontari con metodi piuttosto severi, che vanno dai colloqui con lo psicologo, all'affiancamento-supervisione di membri più anziani durante le attività, allo studio di argomenti specifici, alla valutazione di esperienze professionali. Si tratta di associazioni che si occupano di disabilità, affido familiare, case di accoglienza per minori in grave disagio sociale, assistenza-sostegno agli ammalati, integrazione e sostegno agli immigrati. Sono temi complessi ma non tutte le associazioni che se ne occupano si mantengono sulla stessa linea; così come ci sono associazioni, che dedicandosi a temi educativi-formativi presumibilmente più semplici, si preoccupano molto della qualità dell'aiuto che offrono richiedendo ai volontari specifiche abilità socio-educative, perché “non tutti sono adatti a trattare con i minori”. Nel complesso di

101

coloro che hanno partecipato alla ricerca, sono 15 le associazioni che rappresentano quest'ultima minoranza.

Sono presenti anche 9 associazioni che ritengono non sia necessaria alcuna qualità particolare per essere un volontario, né caratteriale, né di preparazione.

Un altro modo per selezionare i volontari si basa sulla verifica della chiara volontà di aderire ai principi espressi dallo statuto dell'associazione, che definisce le finalità associative. La discriminante, in questi casi, è la disponibilità dei volontari nei tempi e nei modi di seguire le indicazioni relative alle abitudini consolidate all'interno del gruppo e di condividere moralmente le modalità di svolgimento delle attività. Sono 12 le associazioni che si sono espresse in questo senso.

Riassumendo: tra coloro che si sono espressi dichiarando di praticare una valutazione del volontario, risultano esserci due modalità per farlo. O attraverso una valutazione per capacità e/o esperienza oppure attraverso l'adesione ai principi statutari.

Inoltre, come precedentemente anticipato, si configura anche una terza via a metà tra la valutazione ed il rifiuto di ogni forma di selezione, che è praticata da 11 associazioni. Esse ritengono che il volontario non debba essere selezionato ma bensì guidato, sostenuto, formato ed infine impiegato per valorizzare le sue qualità laddove può essere più utile, perché “non tutti fanno tutto”. Ciò, tende ad includere tutti coloro che dimostrano la volontà di offrire aiuto, ponendo ogni volontario in situazioni che possano essere adatte a lui e salvaguardandolo allo stesso tempo dalla possibilità di errori.

Un numero molto esiguo è dato da coloro che attualmente non operano nessuna selezione ma, trattandosi di minori, si stanno chiedendo se potrebbe essere utile farlo: 2 associazioni sono su questa linea. Solo 1 associazione, che attualmente applica una certa forma di osservazione dei volontari inesperti affiancando un membro anziano ad uno più giovane, quando sembra che “non si comporti correttamente”, ritiene anche che non si dovrebbero selezionare i volontari. Le altre associazioni che esprimono lo stesso pensiero non attuano nessuna forma di affiancamento simile a quest'ultima.

In generale, si può affermare che una particolare cura è dedicata alle attività rivolte ai minori. Infatti, ci sono associazioni che selezionano con particolare attenzione i volontari che si dedicano ai bambini-ragazzi lasciando maggiore spazio di intervento ai volontari impiegati in tutti gli altri generi di attività.

Tutte le associazioni rimanenti hanno dichiarato che attuare una qualche forma di

102

selezione-valutazione non è necessario per vari motivi: qualcuno ritiene che i volontari si selezionano da soli dopo le prime esperienze. Altri che la migliore forma di selezione sia l'autovalutazione delle proprie forze e capacità. Ancora, si ritene moralmente scorretto discriminare tra coloro che offrono il loro tempo e la loro disponibilità, anche a costo di qualche errore. Alcuni non hanno risposto alla domanda. Sono, queste, posizioni che probabilmente non favoriscono un atteggiamento interrogativo sui risultati delle proprie azioni pur rappresentando la maggioranza dei commenti.

Vanno considerati come dei casi particolari, rispetto all'argomento della selezione-valutazione, le associazioni di genitori con figli disabili per i quali il tema non si pone in quanto essere associati significa avere un figlio disabile.

Riflettere sulla selezione-valutazione e trovare dei modi per attuarla, quelli più adatti per ogni associazione e per ogni attività, significa voler osservare i risultati delle proprie azioni e rendersi conto che la buona volontà non è sufficiente per accogliere i bisogni dei minori e per salvaguardarli da qualsiasi possibile incremento della loro situazione di disagio. Laddove si verificassero degli errori, che possono sempre capitare, sarebbe buona norma predisporre dei sostegni specifici per scorgere l'errore, per capire senza giudicare il volontario ed aiutarlo a fare meglio, in un processo continuo di crescita dell'esperienza e reale apprendimento.

La formazione dei volontari può esser impiegata non solo per approfondire temi specifici, per preparare e predisporre all'aiuto ma soprattutto per comprendere che non bisogna avere paura di essere giudicati. Formarsi significa anche essere aiutati a capire gli errori, quando si presentano, e ad osservare il frutto delle proprie azioni come unico modo di imparare e migliorare.

103

104

Capitolo ottavo: LE STORIE DENTRO ALLE ASSOCIAZIONI

Il presente capitolo è dedicato alla raccolta di storie, aneddoti, piccole poesie, che sono stati generosamente offerti dalle associazioni partecipanti al progetto; un modo per condividere dall'interno il “sentire” riferito al “fare” volontariato, insieme alle voci di coloro che sono stati raggiunti dai volontari.

LA STORIA DI CARLA...Carla (il nome è di fantasia), si presenta al CAV accompagnata da un ragazzo,

inviata da un consultorio familiare. E' al terzo mese di gravidanza, vorrebbe abortire ma è evidente un'intensa conflittualità nei confronti di questa “decisione”.

Tempo fa ha abortito volontariamente e più tardi ci descriverà la tristezza del ricovero, del colloquio preliminare, dell'interruzione di gravidanza e degli incontri poi. Si rivolge all'operatrice dicendo che le piacciono i bambini, li ama, ne vorrebbe avere ma questa gravidanza no!

Enumera i motivi per cui vorrebbe interrompere l'evento: è frutto di una relazione non d'amore con il ragazzo che l'accompagna al colloquio; ora ha riallacciato i rapporti con il suo ex-fidanzato che non è al corrente del suo stato. La sua famiglia non è stata in grado di rispondere ai suoi problemi e la riteneva responsabile di tutti i suoi errori; si sentiva rifiutata, soprattutto dalla madre.

Il ragazzo che l'accompagna confida all'operatrice che la sua prima reazione di fronte alla gravidanza è stata d'incredulità, di paura e ora si è trasformata in accettazione; aiuterà la ragazza, se decide in tal senso, a proseguire la gravidanza e ad allevare poi il figlio.

Carla dice di essere venuta al CAV solo per sentire come possiamo aiutarla e cosa facciamo. L'operatrice risponde che ci sarà accanto a lei un gruppo di persone pronte ad accoglierla e ad affrontare insieme a lei i suoi problemi. Dopo qualche tempo si presenta al CAV dicendo di aver deciso di proseguire la gravidanza ma darà il bimbo in adozione. Vorrebbe pertanto tenere nascosto i fatto a tutti, compresi i genitori, e chiede ospitalità.

Si decide di ospitarla presso la nostra casa di accoglienza. La ragazza continuamente sostenuta da colloqui e le operatrici avvertono nel tempo un progressivo allentamento delle tensioni.

Carla, nel proseguire con la gravidanza matura una sorta di autonomia affettiva, smette di rivolgersi all'esterno per il suo bisogno d'amore, è tutta “in attesa”. Non esprime più sentimenti di solitudine o di mancanza, è più tiepido il suo desiderio di adozione. Dal suo iniziale rifiuto passa piano ad una gravidanza accettata. Fa progetti sotto il segno della speranza e da ciò si capisce che non darà il figlio in adozione.

105

Nasce il bambino e Carla lo riconosce. Dopo il parto il CAV si mette all'opera per ricucire i rapporti fra Carla e la sua famiglia d'origine, riuscendo in questo intento. Ora il bimbo ha due anni. Tempo fa è venuta a trovarci e ha confidato ad una operatrice come, dopo tanti colloqui con noi, un certo giorno, a sorpresa, si è accorta di volere il suo bambino anche se aveva tante paure di intraprendere un percorso nuovo e pieno di imprevisti. La vicinanza rispettosa del nostro gruppo la rassicurava giorno dopo giorno.

Ci ha confidato: “Non è stato programmato questo figlio, è stato difficile accettarlo ed ora è il motore della mia vita. Averlo accettato, aver ascoltato dove va il cuore, mi ha fatto capire che non sempre le scelte vanno fatte con lucide analisi del no. Ora so di avere tante risorse prima a me sconosciute che ho scoperto nell'essermi aperta all'inatteso senso della Vita”.

Centro di Aiuto alla Vita O.N.L.U.S – PDLa Presidente ANNA MARIA TOFFANIN

QUANDO L'AMORE VINCE...Era una fredda giornata di gennaio 2008 quando G..., una giovane straniera,

bussò alla porta del CAV: era andata in ospedale per abortire ma una dottoressa le aveva dato il nostro indirizzo.

Impossibile dimenticare il suo sguardo perso nel vuoto, la difficoltà a proferire parola, solo frammenti di frasi bisbigliate a capo basso ma sufficienti per raccontare il suo passato fatto di soprusi, privazioni e sofferenze. Il partner non ne aveva più voluto sapere di lei, si era dileguato, non se la sentiva di diventare padre.

Al primo incontro le abbiamo consegnato il libretto “La vita prima meraviglia” che lei aveva sfogliato subito con curiosità. Diceva di essere ospite presso un connazionale che non sapeva del suo stato e che, di certo, l'avrebbe cacciata una volta informato per non “avere fastidi”.

Subito si è messa in moto la catena di solidarietà, abbiamo preso contatti con i Servizi Sociali del territorio con i quali è iniziata una assidua collaborazione. Una famiglia sensibile e generosa ha offerto un sostegno economico di 160,00 euro per 18 mesi e nel mese di giugno la giovane donna è stata accolta a Casa Maria, dove grazie all'amorevole presenza di educatrici e volontarie, ha trovato l'affetto e il calore di un ambiente familiare che tanto le mancava. Giorno dopo giorno il sorriso è tornato ad illuminare il suo volto e ha trascorso le giornate velocemente, partecipando attivamente alla vita comunitaria e dedicandosi alla sua attività di “fare treccine”. Il 30 luglio è nato...un bel maschietto.

Sebbene priva di speranza, dato il lungo silenzio, G. ha voluto informare il partner del lieto evento e, a questo punto, è avvenuto l'inaspettato riavvicinamento che ha

106

rafforzato l'amore reciproco. Il ragazzo ha riconosciuto il figlio e il 2 dicembre i due giovani si sono uniti in matrimonio. Il “sì” di G. non è stato un semplice monosillabo ma un autentico “grido di gioia” rivolto al Cielo. La famigliola ha, quindi, trovato accoglienza in un appartamento del CAV di recente donazione, dove sarà loro consentito di restare per il tempo necessario al raggiungimento di un grado di autonomia sufficiente per trovare un alloggio in affitto.

Ora G. può davvero alzare lo sguardo e sorridere al futuro.Scritto da PATRIZIA

Centro di Aiuto alla Vita O.N.L.U.S – PDLa Presidente Anna Maria Toffanin

UNA LETTERA...Gentilissima dottoressa Zoppellaro, come Le avevo promesso, eccomi con Lei

per dar Le alcune riflessioni sull'operare della nostra Associazione Genitori (A.Ge.).Attualmente stiamo portando avanti un Progetto a tiratura Provinciale in 25

Scuole dislocate in altrettanti Comuni della Provincia di Rovigo, pari a 7 Istituti Comprensivi aventi scuole primarie e secondarie di primo grado, dal titolo: "Mettiamo ai Figli le Ali". Questo Progetto, oltre che la formazione e l'informazione dei Genitori su come sta mutando la Scuola Italiana e il Ruolo del Genitore nella Scuola stessa, contempla un servizio di doposcuola per 2 volte alla settimana per ogni Istituto Comprensivo, rivolto a studenti meno abbienti italiani e stranieri, con incontri periodici dei Genitori sia Italiani che stranieri, questo per poter migliorare l'integrazione socio culturale.

Negli incontri fra "Genitori" oltre che di Scuola si parla anche di altre tematiche, esempio: casa, lavoro, sanità, tempo libero, sport, ecc. La cosa curiosa che ha trovato notevole interesse e ha molto legato tra famiglie, sia italiane che straniere, senza alcuna distinzione, è stata la preoccupazione di una mamma Italiana che aveva il trasloco in corso (fine settembre 2010) ed il marito si era infortunato ad un piede.

Tre mamme straniere, con i rispettivi mariti stranieri di cui uno Geometra (un famiglia Albanese, una Rumena e una Marocchina) nel fine settimana, hanno dato del proprio tempo libero gratuitamente, tre giorni di lavoro (venerdì, Sabato e domenica). Hanno fatto il trasloco completo della Famiglia Italiana, compreso il colore nell'appartamento lasciato libero. Questo gesto ha talmente accomunato le famiglie nella stima e nella amicizia, che, come Associazione Genitori, mi sono sentito in dovere, per continuare con questo spirito di stima e amicizia reciproca, di offrire una "pizzata" a tutti i protagonisti, bambini compresi in una serata dell'Ottobre Rodigino definendola: "Serata dell'Amicizia: a Rovigo nessuno è straniero”.

107

Veda se questa può essere una cosa significativa per il Suo Progetto. Grazie della gentilezza riservataci, rimango in attesa di una Sua cortese risposta.

Cordialità,GINO FURINI Presidente A.Ge. Rovigo

Membro Collegio dei Revisori dei Conti A.Ge. Nazionale.

BAMBINI ALL'ESTERO...

Gentilissima dott.ssa Sara Zoppellaro è un piacere ricevere notizie della sua ricerca sul Volontariato, che mi auguro vorrà farmi pervenire se possibile i risultati.

In dieci anni di esperienza nel settore del volontariato di storie da raccontare ne avrei parecchie, ma quella che mi è rimasta più impressa è stata una esperienza di tre giorni vissuta full time nell'aprile del 2006 con i bambini con ritardo mentale di un orfanotrofio a Copatkievich. In sette volontari ed un interprete abbiamo vissuto i più bei giorni a contatto con 125 bambini di quell'istituto ed il tutto si può tradurre con un immenso arcobaleno generato da sette VERONESI tutti matti che hanno stravolto il grigiore, la monotonia, la tristezza, riportando il sorriso, il sole e la speranza a quei giovani amici.

Il distacco lo ammetto è stato duro perché il legame che si è instaurato in tre giorni è stato così forte, così coinvolgente in quanto noi adulti ci siamo messi allo stesso livello dei bambini. E' sempre con gioia che ricordo quella forte esperienza vissuta con quei piccoli gatti che cercavano l'affetto che gli è sempre stato negato.

Cordiali saluti,CORRADO MIGLIORANZI

Associazione Aiutiamoli a Vivere comitato di Caselle

ALE e MARCO...Dialogo tra due bambini di otto anni, Ale e Marco, compagni di scuola

elementare. Ale è un bambino in affido residenziale da quando aveva due anni.Marco: ma sei te Ale? Ma è vero che hai due mamme e due papà? Lo dicono a

scuola….Ale: e allora? Allora si può sapere cosa vuoi? Perché non la smetti di rompere?Marco: ma come si fa ad avere due mamme e due papà? La mamma è una sola!Ale: come no!Marco: ...e anche il papà.Ale: ma io ce li ho.Marco: non ti vergogni?Ale: ma sei scemo?Marco: ma non è strano?

108

Ale: NO!Marco: ma come fai ad avere due mamme?Ale: una mi ha fatto nascere e l’altra mi fa diventare grande.Marco: ma la mamma che ti ha fatto nascere dov’è? E il papà? Perché non sei

con loro?Ale: non lo so, so solo che stavano male e se stavo con loro poi stavo male

anch’io e così è arrivata l’altra mamma con l’altro papà e mi tengono con loro.Marco: ma cosa fanno di preciso?Ale: niente, cosa vuoi che facciano? Mi fanno diventare grande!Marco: sì, ma come?Ale: come…, come si fa con i pomodori.Marco: i pomodori!!???Ale: i pomodori non diventano belli e grandi da soli e anche per i bimbi è così. I

pomodori quando crescono e crescono, poi dopo si piegano perché i gambi sono deboli, allora si mettono i bastoni che li tengono su per dare il tempo di diventare grandi e quando possono stare in piedi da soli i bastoni si levano via.

Marco: ma, ma…è una cosa bruttissima! La mamma e il papà nuovi si buttano via…!

Ale: ma allora non capisci proprio niente sul serio! Fanno come i bastoni, ma non sono dei bastoni. Una mamma e un papà, quando li trovi, non sono per un po’, sono per sempre.

Regista: EMMANUEL EXITU - Presidente: MARIA MENEGHINIAssociazione famiglie per l'accoglienza O.N.L.U.S.

L'ESPERIENZA di MADDY...Maddy, ragazza di 16/17 anni, in affido dalla nascita ad una famiglia con genitori

anziani. Quando poi una delle loro figlie si sposa va in affido da lei. La mamma di Maddy, Pia, è morta giovane. Era malata psichica e tossicodipendente, con cinque figli tutti in affido o adozione. Maddy l’ha conosciuta.

Così racconta:….Ha cominciato a peggiorare, l’epatite provocata dalla tossicodipendenza

l’aveva quasi divorata. Era stata ricoverata in ospedale e quando sono andata a trovarla, ho avuto l’impressione che la malattia l’avesse rattrappita, era una cosa tremenda. Però, stava facendo dei lavoretti ai ferri per noi. Una sciarpa e una cuffia.

L’ultima volta che l’ho vista in ospedale che poi è entrata in coma ed è morta, eravamo tutti là intorno al suo letto, i miei fratelli e i cugini. Ci ha avuti tutti insieme alla fine. Quello me lo porto dentro come un giorno felice non un giorno triste, perché come dire, lei era come se dicesse: “io quello che dovevo fare l’ho fatto. Ho

109

messo al mondo dei figli e li ho potuti dare a delle persone eccezionali”. E’ stato come il coronamento della sua vita, lei aveva bisogno solo di vedere

fiorire e diventare grandi i suoi figli e soprattutto amati. Ero più commossa che disperata di fronte a quello che accadeva. Ci poteva essere qualcosa di più che la morte fine a se stessa.

Ho potuto guardare quello che c’è stato di eccezionale nella mia vita perché per me quello è più grande. Il brutto è stato il mezzo attraverso cui si è manifestato il bello, quindi, fai due conti:

Hai due mamme, hai delle persone che ti vogliono bene, degli amici fantastici, tutti i tuoi fratelli sono a posto, io sono felice e allora?

Vuol dire che quello che doveva essere fatto attraverso la Pia è stato fatto, ed è stato fatto…come Dio comanda.

Regista: EMMANUEL EXITU - Presidente MARIA MENEGHINIAssociazione famiglie per l'accoglienza O.N.L.U.S.

STORIE DI BIMBI...

Buonasera, poiché io ho a che fare con i bimbi durante l'attività didattica del sabato mattina, mi è capitato un bimbo, figlio unico, accompagnato dalla madre, piuttosto apprensiva che al momento del distacco lo raccomanda premurosa, appena uscita dalla porta il bimbo allunga lo sguardo, si accerta che la mamma non rientri e d'un tratto cambia carattere e si sfoga correndo per il corridoio, gridando e comportandosi come fosse da solo in un prato tutto per sé e naturalmente fregandosene di chi gli sta intorno. Naturalmente la madre non crede che il figlio si possa comportare in questo modo e di conseguenza mi ha tolto il saluto!

Un altro bimbo (Luciano) l'ho visto crescere: a tre anni era timoroso di tutti, piangeva spesso e stava attaccato alle animatrici in cerca di coccole, ora a 7 anni rifiuta la concentrazione nella manipolazione alle attività creative e non disdegna mai la lotta o i momenti di aggressività fra coetanei. Tutto ciò perché è rifiutato dal cugino più grande (di 2 anni), che lo considera inferiore ed oggetto di scherno, anche se hanno spesso modo di giocare o stare insieme. Nonostante ciò Luciano resta un bimbo sensibile e coinvolgendolo in storie ed attività che catturano la sua attenzione, si riesce a vedere il suo vero animo di coccolone.

Ci sarebbero altre storie, altri bimbi, altre situazioni di vita da raccontare e tutte caratterizzano i caratteri dei bimbi e a sua volta influenzano la loro vita da adulti... ma raccontarle non è come viverle!

ROSANGELA CAPUZZO Ass. Il crogiolo giovani per il sociale

110

IL CLOWN SECONDO ME...Il clown E'POI il clown può anche fareMa se non E’, è inutile che facciaIl clown è un essere vivente. Che nasce, cresce e muoreMa per crescere, come qualsiasi essere vivente, ha bisogno di nutrimentoNutrire il clown non significa riempire la sua borsa di materialeIl materiale non solo non eleva il clown, ma addirittura lo appesantisceSe voglio crescere un bambino, mica gli riempio lo zaino di cibo…Che poi a star lì, oltre che pesare va pure a maleIl clown non è un altro ioIl clown sono ioCon i miei difetti, ampliati e portati all’esasperazione, resi ridicoliCon i miei pregi, ampliati e portati all’esasperazione, resi ridicoliIl clown è diverso dal giocoliereCome io sono diversa da teEd è qualcosa di diverso dal magoCome tu sei diverso da meCerto che il clown può usare la giocoleria, o la magiaCome io vado in biciclettaMa io mica sono la bicicletta!Il clown non è un vestito, né un naso, ne un truccoE’ uno stato dell’animaDella propria animaNon di quella di qualcun altroIl clown E’POI il clown può anche fareMa se non E’, è inutile che faccia.

DAL PAN ANNA Dottor Clown Belluno

IL MIO NASO DI PLASTICA ROSSA...Il mio naso di plastica rossa, la maschera più piccola del mondo, mi ha portato in

una Terra lontana, in cui la diversità è palese, quasi sfacciata. Mi ha portato in Palestina e Israele. Una terra divisa, in tutto e per tutto. E la prima cosa che salta all’occhio quando arrivi è proprio quel muro grigio, alto 8 metri che divide le terre israeliane da quelle palestinesi, che divide scuole e butta giù case perché è stato disegnato su una cartina che dice che deve passare proprio in quel punto. A quel muro prepotente proprio non sono riuscita ad abituarmi, nonostante il nostro gruppo

111

lo dovesse attraversare ogni giorno. Non mi sono abituata nemmeno alla visione di militari e mitragliatori da ogni parte

ti voltassi: l’ultimo che ho visto è impresso come una fotografia indelebile nella mia mente: un uomo con un bambino per mano e un mitragliatore in spalla…passeggiavano in centro a Gerusalemme. Non mi sono abituata alle divisioni ad ogni costo, addirittura all’interno del Santo Sepolcro hanno tirato una linea: da qui a lì è dei cattolici, da lì a là è dei protestanti. Poi ci sono le varie cappelle…ognuno la sua…e guai se il rappresentante di un'altra religione si ferma a pregare davanti alla cappella attigua alla sua…l’ultima volta sono finiti in tre all’ospedale.

Mi sono sentita confusa e sperduta in quella Terra, che 2000 anni fa ha conosciuto Gesù Cristo e oggi ospita contemporaneamente ebrei, musulmani, cristiani, cattolici e protestanti, che riescono a convivere solo con una linea nel mezzo. Ma la confusione spariva di colpo quando indossavo il mio naso rosso, perché con lui non mi limitavo a guardare, ma incominciavo ad incontrare. Con lui ho incontrato un migliaio di bambini, chi orfano, chi malato, chi povero, chi disperato, tutti bellissimi. Ho incontrato delle donne, timide inizialmente ma che alla fine hanno accettato un bacio sulla guancia, vicino al loro velo. Ho incontrato degli uomini duri, molto duri…che volevano un palloncino a forma di cane. Ho incontrato il cuore dei volontari che lavorano in quelle strutture e le mandano avanti, di tutte le età, razze e religioni, senza linee nel mezzo. E poi, sempre con l’aiuto del naso, ho raccolto. Ho raccolto sguardi, baci, richieste, sorrisi, lacrime, parole, risate, carezze, ringraziamenti. Ogni persona che ho incontrato in questo viaggio mi ha donato qualcosa che io conservo gelosamente dentro al mio naso rosso, insieme a tutte le persone che in quella Terra non ci sono potute venire, ma che io ho portato comunque con me.

Lasciatemi urlare un grazie di cuore a tutte le persone che hanno reso possibile questo viaggio, perché senza di loro non avrei il naso (e il cuore) così colmo.

ANNA “CANNUCCIA” DAL PAN Dottor Clown – Belluno

PICCOLI BACI VOLANTI... Il Baby Hospital è un ospedale pediatrico che si trova nel cuore di Betlemme,

proprio vicino al muro di 8 metri di altezza che separa Betlemme (palestinese), da Gerusalemme (israeliana).

E’ qui che entrando in una stanza colma di lettini dalle sbarre altissime, noto che accanto ad ogni letto c’è una mamma, proprio come accade nei nostri ospedali ma spingendo lo sguardo fino in fondo alla stanza noto che accanto all’ultimo letto non c’è nessuno. Quando ci vedono, tutte le mamme si affrettano a prendere in braccio i

112

loro piccoli, per mostrar loro da vicino queste maschere colorate e le bolle di sapone. Io lascio ai miei amici il compito di intrattenere mamme e bambini e mi avvicino all’ultimo letto. Dentro al lettino, con una bambina incastrata tra le sbarre c’è una bimba con una tutina verde…avrà nove mesi…ha gli occhi aperti ma sono come persi nel vuoto e lei è immobile, come se dormisse…la confusione che abbiamo creato nella stanza non la sfiora minimamente.

Io mi avvicino a lei e con la mia marionetta Gelsomina, comincio ad accarezzarle la bambina incastrata…ma nessuna reazione. Allora comincio a fare le bolle di sapone…quelle funzionano sempre coi bambini così piccoli…ma nessuna reazione. Allora decido di cambiare prospettiva. Invece che dall’altra parte delle sbarre, metto la marionetta sopra al letto e comincio a mandare piccoli baci da sopra, come se piovessero dal cielo.

Finalmente la bimba gira lo sguardo verso la marionetta ma la gambina incastrata non le permette di girarsi completamente…forse però mi sono guadagnata un po’ della sua fiducia e quindi ora posso liberarle la gamba dalle sbarre. Una volta liberata la bimba si mette supina e fissa intensamente la marionetta, che continua a mandarle baci da lassù…fino a che…inaspettatamente, un bacio non arriva da sotto in su. La bambina comincia a mandare baci alla marionetta. Continua a non muoversi, ma le sue labbra sono protese e continua a mandare piccoli baci. Io, la piccola e la Gelsomina siamo ormai in un’altra dimensione, non c’è più nulla intorno a noi, solo tanti piccoli baci volanti.

A riportarci tutte e tre alla realtà arriva la suora, che chissà da quanto tempo era lì che osservava quel buffo trio…e io quasi mi spavento…non dico nulla ma è la suora a parlare: “questa bimba l’hanno portata l’altro ieri perché vomitava ma da allora non si è più fatto vivo nessuno”. Poi tira giù le sbarre del lettino, prende la bambina, me la mette in braccio e se ne va. Io continuo a non parlare, non so nemmeno se ho capito bene le parole della suora, ma mi ritrovo due occhi neri puntati nei miei e capisco che non sono mai stati persi nel vuoto… Tengo in braccio la bimba senza dire una parola, continua ad accarezzarle la manina con la marionetta e quando me ne accorgo la stanza è piena di palloncini colorati, ma i miei compari si sono dileguati. E’ giunto il momento dei saluti. Rimetto la bimba nel suo lettino, semi-addormentata, le do un bacio in fronte, questa volta vero, le lascio nella manina la miniatura della marionetta a cui tanti baci aveva donato ed esco dalla stanza.

Quando più tardi ripasserò di lì, la bambina sarà di nuovo lì, con la bambina incastrata nella stessa posizione, ma con gli occhi chiusi, e con la piccola Gelsomina stretta, stretta in mano.

DAL PAN ANNA Dottor Clown – Belluno

113

I POVERI...In una società che dà importanza ai grandi della ricchezza, del potere, della fama,

i Poveri non hanno nessun valore. Questa mentalità è presente anche nel Povero stesso: egli non ha stima di sé; pensa di non valere niente.

Qualsiasi aiuto fatto al Povero senza amore non lo fa alzare dal profondo senso di disistima che egli ha di se stesso. Solo l’amore libera il Povero dalla tentazione di diventare un miserabile, cioè un accattone, che sa solo chiedere e, per ricevere, si vende in tutto, anche a chi lo sfrutta.

PADRE LUIGIANGELO CECCHIN – Presidente di AVATeM

O MEU BRASIL È...MARAVILHOSO! Che dire in merito a questa fantastica esperienza? Quando siamo arrivati ci

attendeva fiduciosi un instancabile e dinamico Padre Luis a bordo della mitica Fiat Uno bianca, che abbiamo caricato oltremodo di bagagli e motivazione. L’avventura si preannunciava del tutto nuova, e cerchi sempre di portare quello di cui potresti aver bisogno. E’ poi al ritorno che ti rendi conto che hai usato nemmeno la metà della roba che ha viaggiato con te, ingombrando la tua esperienza, che di nulla aveva bisogno se non di un’energica voglia di fare! Le attività da seguire erano davvero tante, ma di una posso decisamente affermare che mi ha cambiato la vita, o meglio... i piedi! In effetti giocare a calcio con i ragazzi del Centro di Formazione, date le mie scarsissime doti tecniche mi ha fatto guadagnare una costellazione di vesciche sotto i piedi (rigorosamente nudi per par condicio!). Questo non lo dimenticherò facilmente, insieme ai volti felici dei ragazzi, che per qualche mezz’ora potevano davvero sognare di far parte della Seleção Brasileira.

Anche la visita alla prigione statale di Limoeiro ci ha forgiato non poco il carattere. Pensi di essere pronto a tutto, invece, una volta chiusi dentro con i detenuti l’idea di essere ...loro ostaggi ci faceva rizzare i capelli. Ma per fortuna eravamo accompagnati da Suor Elma, dinamica collaboratrice del Centro di Formazione e...delegata speciale del “Grande Capo” (alias Padre Eterno)! Se Dio era con lei, nessuno poteva farci del male, anzi!

CRISTIAN FAVARO Associazione AVATeM

CHE FANTASTICO MESE IN BRASILE...In sostituzione della signora addetta, mi sono offerta per lavare e piegare

montagne di grembiulini e divise; probabilmente se li avessi legati a mo’ di corda avrei potuto allungare un ipotetico cordone di collegamento tra Brasile e Italia ... per essere più vicini, anche se in realtà sono le letterine tra i bimbi e i loro padrini italiani ad accorciare le distanze, a renderle pressoché inesistenti.. Ho davvero compreso

114

quanto una parola o una frase, per quanto semplici, possano portare in sé un valore inestimabile, quello di un sorriso che esplode quando arrivano. Che bello!

A chi mi chiede cosa ho imparato da questa esperienza rispondo: “Le persone più povere sono in grado di donarti l’affetto e l’amore più intensi e sinceri, affetto e amore puri, non sporcati dal materialismo nel quale naviga la nostra società”. Persone in grado di toccarti il cuore. Persone che ti ricordano quanto, da un piccolo gesto, possa scaturire la vera felicità della vita.

MARIA MASCHIO Associazione AVATeM

ESPERIENZA A LIMOEIRO...Ho avuto modo di stare con i bimbi dell’asilo e i ragazzi di ogni classe. Mi sono

incontrata con le loro storie, storie tutte diverse, ma tutte tanto simili, con il “disagio” come filo comune. Ho respirato la fede, fede popolare ma grande, la forza della gente di Limoeiro; uomini, donne, giovani con il sorriso nonostante tutto, l’accettazione di ciò che hanno e non hanno, la ricerca e la volontà di emergere dall'“abitudine” di essere poveri e soprattutto di “sentirsi” poveri, poveri dentro.

Un episodio ricordo con simpatia ed allegria. In compagnia di Donna Betinha, direttrice della Scuola materna, di ritorno dalla cittadina di Passira, a qualche decina di chilometri da Limoeiro, avevamo preso uno dei tanti simpatici Kombi. Durante il tragitto verso Limoeiro l’autista si era fermato tutte le volte che aveva visto qualcuno fare cenno di dover salire, tanto che presto il Kombi in questione si era trasformato in un “pulmino” con 23 persone a bordo. Per farci stare tutti, il tizio che collaborava con l’autista con il compito di far salire la gente, una volta salita la ventitreesima persona, si è posto con i piedi appoggiati dentro il mezzo ed il resto del corpo completamente fuori, trattenendosi sulla carrozzeria perché dentro non ci stava più nessuno. Naturalmente la porta era aperta! E così, fino a Limoeiro, porta aperta, finestrini aperti, musica a tutto volume, tutti seduti, se così si può dire, senza che nessuno si lamentasse. Il tutto in un’atmosfera di tranquillità e normalità. E’ stato facile per me pensare che fatica farei ad accettare qui in Italia ciò che invece ho trovato spontaneo accettare là. Un grazie a tutti coloro, per primo a Padre Luigi, che mi hanno permesso di fare questa esperienza di vita.

LAURA FABRIS Associazione AVATeM

VOCI DEI RAGAZZI DI LIMOEIRO...Carissima Madrina...mi sento felice di essere tua figlioccia. Ti voglio bene, anche

se non ti conosco personalmente. Tu sei molto speciale per me, poiché ami me pur non conoscendomi di persona...

Jéssica, 14 anni Cari padrini... ringrazio tanto Dio per tutte le opportunità che mi ha offerto. Mi ha

115

dato una famiglia buona, mi ha condotto qui al Centro di Formazione ove ho incontrato persone che mi hanno tanto aiutato. Mi ha poi dato l’opportunità di conoscere persone come voi, che, pur tanto lontane, sono tanto vicine con il cuore e la preghiera...

Emanuel, 19 anni Ciao, padrino! ... qui a Limoeiro,grazie a Dio,tutto bene!... Mi sto dando da

fare. Al pomeriggio frequento un corso di elettricista e un corso di formazione per giovani, poiché penso sia molto utile per me. Continuo a far teatro e, di domenica, insegno ai bambini e giovani a giocare (ping- pong, dama, scacchi...) e al sabato do una mano ad un mio amico catechista a preparare alla cresima alcuni giovani. Quest’anno partecipo, qui al Centro di Formazione, al corso di informatica. L’insegnante è molto bravo. Questa cosa è assai utile nel mercato del lavoro, poiché dà una qualifica... Che Dio ci doni la sua luce!

Ednaldo, 20 anni Caro Padrino, ho 17 anni. Abito con la mamma, con due sorelle e un fratello.

Sono senza papà; egli purtroppo era alcolizzato e si suicidò. Io abito fuori Limoeiro, in zona arida. Faccio il barbiere; uno zio mi ha dato un po’ di attrezzatura e mi ha insegnato a tagliare i capelli. Al pomeriggio frequento, qui al Centro di Formazione, il corso di falegnameria; senza un po’ di esperienza non si riesce a trovare un lavoro...Sono una persona che ama l’avventura, che ama la vita come si presenta. Grazie del tuo contributo, con il quale mi aiuti ad imparare una professione...

Claudio, 17 anni

STORIA DI UN FARMACO SALVAVITA...Ieri pomeriggio ci arriva improvviso un sms dal Kosovo: “abbiamo

un’emergenza!!!” ci grida allarmata la nostra amica Marinella, volontaria di ASVI, nostra associazione partner.

La chiamiamo subito e ci spiega che allo screening cardiologico che sta facendo a Mitrovica le è stata portato un bimbo di soli 6 giorni, Andonis, in grave difficoltà per una cardiopatia congenita e che il farmaco che lo potrebbe tenere in vita non si trova né in Kosovo né nella vicina Macedonia. Ci chiede di aiutarlo, anche perché dalla nostra città proprio il giorno dopo sarebbe partito un volo di linea per il Kosovo.

Coinvolgiamo in questa corsa umanitaria contro il tempo i medici che ci stanno aiutando nel Progetto K2, curando i nostri bimbi kosovari altrimenti segnati da un triste destino. Meno di un’ora e abbiamo il farmaco in mano. C’è da conservarlo al fresco per cui prepariamo un pacchetto con i ghiaccioli a mattonella che troviamo nel frigorifero di casa, alla moglie di nascosto sottraiamo anche la borsa termica che usa per la spesa … gliela ricompreremo, ma ora c’è da fare un pacchetto coi fiocchi … un pacchetto che vale una vita.

116

Stamattina eravamo in aeroporto di buon'ora, a cercare la capo-scalo che ormai – per i bimbi che arrivano per cure e che poi rimpatriamo sani e cresciuti - ci conosce e conosce la nostra associazione. A lei affidiamo il nostro prezioso pacchetto, con lei ci rassicuriamo che passi i controlli di sicurezza, diamo le ultime raccomandazioni per l’equipaggio che lo prenderà in carico e lo porterà a Pristina. Arriviamo un po’ tardi al lavoro … ma non importa … perché la giornata è iniziata nel migliore dei modi, dando il nostro contributo ad una staffetta di solidarietà vincente. Sì, vincente, perché da lì a qualche ora veniamo a sapere che Andonis è stato sottoposto con successo ad un cateterismo cardiaco che non si poteva rimandare, operato dai medici italiani al seguito dell'associazione di Marinella, sfruttando con grande abilità le poche risorse a loro disposizione, dato che queste operazioni lì non si fanno. E che il papà di Andonis ha nel frattempo recuperato il nostro farmaco, utile a mantenerlo stabile fino al giorno del suo viaggio in Italia. E, infine, che c’è Cecilia già pronta ad accoglierlo in Italia con la sua associazione.

Storia di una farmaco salvavita, della caparbietà di tre associazioni di volontariato e della sensibilità di un gruppo di medici…storia di buona volontà... storia di Andonis e della sua speranza, dopo sei giorni vissuti con grande difficoltà. E' andata che sabato 9 luglio Andonis è arrivato in Italia e due giorni dopo è stato sottoposto con successo ad un intervento cardiochirurgico al Gaslini di Genova, seguito dall'associazione Ana Moise, della nostra amica Cecilia.

Dietro questo viaggio della speranza il gran lavoro di tessitore di Mauro, della Fondazione Lucchetta, che con i funzionari della nostra Ambasciata a Pristina e i militari di KFOR Italia ha organizzato l'arrivo di Andonis in soli 5 giorni. Un decorso post-operatorio da manuale e il piccolo, dopo una breve convalescenza, è stato rimpatriato il 6 agosto 2010, vivace e in gran crescita.

"Cari amici, grazie a tutti, per aver reso possibile che questo frugolo sia guarito, grazie per averci aiutato, grazie per aver condiviso con noi questa "avventura" che ci ha fatto capire quanto sia possibile lavorare in rete con ottimi risultati e soprattutto quanto bene è arrivato a tutti, a chi in un modo a chi in un altro ..." (Cecilia, Associazione Ana Moise, 5 agosto 2010).

MICHELE BETELETTO Il Castello dei Sorrisi O.N.L.U.S.

UN'INTENSA SETTIMANA CON ALTIN...Dopo tre mesi abbondanti trascorsi in ospedale accanto al suo piccolo Altin, di cui

sette settimane in terapia intensiva a combattere contro un fastidioso versamento pleurico e qualche infezione post-operatoria, mamma Grishe iniziava a sentire veramente la stanchezza, provata dalle difficoltà nel recupero di Altin e dalla lontananza da casa e dalla sua famiglia.

117

Come una mazzata l'aveva definitivamente piegata la notizia dell'improvvisa morte della sua mamma e l'impossibilità di darle un ultimo saluto. Era il momento di intervenire e dare a questa coraggiosa donna la possibilità di staccare per qualche giorno, di ricaricare le pile ormai esaurite, di riabbracciare i suoi tre bimbi che l'aspettavano in Kosovo, di andare a porre un fiore sulla tomba di sua madre.

Per realizzare questo rimpatrio temporaneo, favorito dalle buone condizioni di Altin, non abbiamo impiegato tanto tempo ... perché è bastata la buona volontà e la disponibilità di tante brave persone de IL CASTELLO DEI SORRISI e di ABIO Verona per coprire giorno e notte la settimana dedicata a mamma Grishe. E così l'8 agosto l'abbiamo portata in aeroporto, emozionata per il ritorno a casa ma pure tesa per il distacco del suo pargolo, benché razionalmente consapevole che lo avremmo trattato come nostro figlio. Una sola telefonata la sera, per rassicurarla che tutto andava bene.

Dentro di noi la speranza di darle al ritorno un Altin in condizioni significativamente migliori. E così è stato, perché la passione e il calore umano, riversati su questo bimbo dai tanti volontari che lo hanno accudito, sono stati - a detta dei medici e dei fisioterapisti - un letterale toccasana e un bagaglio di stimoli enorme per un bimbo che da quando è nato ha passato più tempo in ospedale che in giro a conoscere il mondo. Di sicuro Altin in quella settimana ha sentito la mancanza della mamma, che ogni tanto cercava oltre la porta della sua stanza, ma grazie all'impegno e ai sorrisi di cui è stato circondato, il piccolo ha forse fatto il salto definitivo verso la sua guarigione. Non a caso da qualche giorno è stato finalmente liberato da tutti quei noiosi sondini e tubicini che lo hanno accompagnavano da mesi e mesi di convalescenza e sta progressivamente ritrovando la voglia di ridere e di scherzare.

Storia di un bimbo che ha dovuto lottare fin dal suo primo giorno di vita e di una madre che si è oltremodo sacrificata per dare a suo figlio una speranza di vita...storia di volontari, di infermieri e di medici che credono nella medicina dell'amore...storia commovente di buona volontà...storia di Altin e del suo cuoricino, non perfetto come avrebbe dovuto essere ma capace di conquistare il cuore di tante persone sensibili.

MICHELE BETELETTO Il Castello dei Sorrisi O.N.L.U.S.

PROGETTO K2: SPERANZA...Pubblichiamo la lettera che abbiamo ricevuto dalla mamma di Anzhalika, una

bimba fibrocistica bielorussa accolta per la prima volta al Castello dei Sorrisi nel novembre 2010 perché necessitava di tempestive terapie per contrastare la sua terribile malattia. Una lettera - scritta di suo pugno in italiano - intitolata "Speranza",

118

per il profondo significato che questo viaggio ha assunto oltre la sua naturale accezione clinica. E' una delicata riflessione di chi si trova a lottare contro qualcosa di invincibile e trova nell'accoglienza e nella solidarietà altrui rinnovata forza e ulteriori stimoli per andare avanti e guardare al domani con un pizzico di fiducia.

Quando ero una bambina, come molti altri sognavo di sposarmi e di avere molti bambini. Ma, purtroppo, la mia vita è andata diversamente. La mia prima figlia è morta in ospedale, subito dopo la nascita. Per lungo tempo non riuscivo a sentire piangere i bambini piccoli e quando qualche bambino diceva la parola “mamma”.

Un anno dopo ho deciso nuovamente di avere un figlio. Nasce una bambina piccola piccola e innocua, con un volto angelico, e l'abbiamo chiamata Angelica. Ma la nostra felicità non dura a lungo: lei è spesso malata e dopo 8 mesi, a Minsk, è stata diagnosticata la fibrosi cistica. Quando il medico ha detto che la malattia non è curabile, neanche all'estero, e che la bambina non avrebbe potuto vivere una vita normale, ho pensato che la mia vita era finita. Ho pianto molti giorni, davanti al PC, leggendo Internet per conoscere questa malattia il più possibile, e quando ho imparato che, se ci impegnavamo tutti i giorni con la bambina, eseguendo tutte le procedure raccomandate, poteva vivere più a lungo, decisi di fare tutto il possibile per mia figlia e spero che nel prossimo futuro si troverà una cura per la malattia.

Ora Angelica ha 8 anni. Più volte all'anno andiamo in ospedale per un corso programmato di antibiotici e flebo per 2-3 settimane. Nei polmoni c'è un'infezione di stafilococco. Dopo, una TAC ha rivelato che bronchiectasie multiple nei polmoni. Purtroppo, i nostri medici non possono fare nulla, e la malattia progredisce. Da Maggio 2010 Angelica cominciò a sentirsi male, non siamo riusciti a raggiungere la remissione. Ha sempre usato gli antibiotici ma, non appena è rimasta senza, è subito salita la temperatura e durante la notte ha iniziato ad avere attacchi di tosse che potevano durare 2-3 ore. La Spirometria (che misura la quantità di lavoro dei polmoni) era del 50%. Poi è venuta infezione di Pseudomonas. Sfortunatamente Angelica appartiene a un gruppo di bambini che non si adattano ai farmaci bielorussi, e ogni giorno si aggravava. Ero molto preoccupata perché quest'anno abbiamo perso 5 ragazzi con questa grave patologia e vedevo che, a soli 8 anni, Angelica aveva gli stessi sintomi dei pazienti adulti. L'unica speranza era quella di chiedere aiuto alla Fondazione "Aiutiamoli a Vivere". Ho raccontato loro la mia situazione e ho inviato un foglio di visite mediche da Minsk. La risposta non si è fatta attendere e, grazie alla Fondazione "Aiutiamoli a Vivere" e all'Associazione “Il Castello dei Sorrisi”, abbiamo avuto la possibilità di curare Angelica presso il Centro Fibrosi Cistica di Verona.

Al momento del nostro arrivo all'ospedale di Verona, la spirometria era solo al 40%. Siamo rimaste due settimane in ospedale. Tutti, infermieri e medici, ci hanno

119

aiutato, sostenuto e ci hanno circondate di cure e attenzioni. Presso l'ospedale ho conosciuto Eugenio Bertolotti, presidente veneto della “Lega Italiana per la Fibrosi Cistica”. Per me è stato molto importante parlare con lui e imparare tante cose nuove ed interessanti e spero di promuovere l'amicizia con questa associazione. Non ci siamo mai sentiti come estranei, eravamo in una grande famiglia.

In ospedale ci venivano a trovare gli amici dell'Associazione “Olga” e dell'Associazione “Il Castello dei Sorrisi”. Michele ci ha invitato a casa sua dove abbiamo potuto rilassarci un po'. Angelica ha fatto amicizia con sua figlia Irene, hanno giocato insieme e, nonostante il fatto che comunicassero in lingue diverse, si capivano perfettamente. Quando siamo uscite dall'ospedale, siamo state ospitate a Verona da una famiglia meravigliosa, Maria e Luigi. Hanno preparato per noi una stanza luminosa, pulita e bella. Luigi, molto gentile e simpatico, era pronto a fare di tutto per Angelica. Maria era molto preoccupata per il nostro conforto e, nonostante il fatto che lei non aveva parenti ammalati di fibrosi cistica, ha letto tanto su internet per conoscere meglio questa malattia e per creare tutte le condizioni necessarie per migliorare la vita dei bambini ammalati. Ogni anno loro accolgono, per la riabilitazione, dei bambini ammalati di fibrosi cistica. Lei conosce questa malattia molto meglio di certi parenti e genitori di questi bambini.

Quest'anno, per il suo compleanno, Angelica era in Italia e Maria e Luigi hanno organizzato una bellissima festa. Hanno preparato molti piatti deliziosi e hanno invitato le persone che conoscono Angelica e lei era molto contenta. Siamo rimasti a casa loro una settimana e voglio ringraziarli per la loro ospitalità, cordialità e gentilezza che ci hanno dimostrato. Quando abbiamo avuto l'opportunità di venire in Italia, ho visto come Angelica si sente bene in questo clima. I polmoni si pulivano completamente, non c'era respiro sibilante. Un medico che ci osserva costantemente è rimasto molto sorpreso. Mentre era in Italia, Angelica ha ricevuto un sacco di emozioni positive. I suoi occhi brillavano di felicità, perché mare, sole, sabbia, montagne non ci sono in Bielorussia, e quindi i nostri bambini non li conoscono. Davvero non si vuole lasciare questo paese caldo e ospitale, dove Angelica si sente bene e, grazie al Centro Fibrosi Cistica di Verona, abbiamo l'opportunità di continuare a monitorare la salute della mia bambina. Adesso lei si sente meglio, non tossisce di notte e non sale spesso la temperatura. Speriamo vivamente che lei sarà in grado di vivere fino a quando non sarà trovata una cura per la sua malattia.

Con tutto il mio cuore voglio ringraziare coloro che ci hanno aiutato e ancora ci stanno aiutando. Svetlana. Ciao cari amici miei!

SVIATLANA

MICHELE BETELETTO Il Castello dei Sorrisi O.N.L.U.S.

120