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La psicologia di C. G. Jung si suddivide in una parte teorica, le cui parti principali si possono definire, a grandi linee, come: 1) la struttura della psiche, 2) le leggi di azione e di svolgimento della psiche, e in una parte pratica che riguarda l'applicazione della teoria, cioè il metodo terapeutico in senso stretto.

Il suo edificio concettuale non è una teoria astratta originata da speculazioni intellettuali, ma una costruzione eretta su una solida base dell'esperienza e che poggia soltanto su questa. Le sue due pietre basilari sono:1) il principio della totalità psichica.2) il principio dell'energia psichica.Jung per designare la sua dottrina, quando si tratta del procedimento classico dell'analisi psicologica, usa l'espressione "psicologia analitica". Egli scelse tale denominazione dopo il suo distacco da Freud nel 1913 Egli scelse tale denominazione dopo il suo distacco da Freud nel 1913 per evitare confusione con la "psicoanalisi" della scuola freudiana. Più tardi egli introdusse il concetto di tipologia dei complessi, che usò ogniqualvolta si trovino in primo piano punti di vista di principio e teorici; con tale concetto egli voleva mettere in risalto che la sua dottrina, in contrasto con altre dottrine psicologiche (ad esempio la semplice psicologia della coscienza o della psicoanalisi di Freud che tutto riconduce a elementi pulsionali e), si occupa dei fatti psichici complessi o estremamente complicati. La denominazione "psicologia dei complessi" è sempre più passata in secondo piano negli ultimi anni, anche perché nella sua traduzione in lingue straniere dava luogo a malintesi. Oggi si usa perciò correntemente il nome "psicologia analitica" per l'insieme della dottrina di Jung sia nel suo aspetto teorico che pratico.

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Coscienza e inconscio

Jung intende per psiche non soltanto ciò che noi in generale intendiamo con la

parola "anima", ma l'insieme di tutti i processi psichici, sia consci che inconsci. Qualcosa dunque di più completo e di più ampio dell'anima, la quale per lui non è che un determinato complesso funzionale delimitato. La psiche dunque consiste di due sfere integrantesi ma contrastanti nella loro qualità: la coscienza e il cosiddetto inconscio. Il nostro Io partecipa di ambo i campi.

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Coscienza e inconscio

La nostra coscienza non costituisce che una piccolissima parte della psiche

totale. La storia dell'umanità ci ha insegnato che essa costituisce il prodotto di una più tarda differenziazione. È come una isoletta che emerge dal mare immenso dell'inconscio che veramente abbraccia tutto il mondo. Nello schema il puntino nero nel mezzo rappresenta il nostro Io, circondato e sorretto dalla coscienza, che è quella parte della psiche che particolarmente nella nostra civiltà occidentale è soprattutto destinata all'adattamento alla realtà esterna.

Tutta la nostra esperienza del mondo interno ed esterno deve passare attraverso il nostro Io per poter essere percepita.

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Coscienza e inconscio

Mentre il cosiddetto inconscio personale comprende contenuti che provengono dalla storia della vita dell'individuo, vale a dire ciò che è rimosso, retrocesso, dimenticato, percepito al di sotto della soglia della coscienza ecc., l'inconscio collettivo consta di contenuti che rappresentano il deposito dei tipici modi di reagire dell'umanità fin dai suoi primi inizi - indipendentemente da differenziazioni storiche, etniche o di altro genere - in situazioni di natura genericamente umana, quali la paura, il pericolo, la lotta contro le forze superiori, le relazioni fra i sessi o fra figli e genitori, le figure del padre e della madre, il comportamento di fronte all'odio e l'amore, alla nascita e alla morte, la potenza dei fronte all'odio e l'amore, alla nascita e alla morte, la potenza dei principi dell'oscurità e della luce ecc.

L'inconscio ha l'importantissima facoltà di comportarsi in modo compensatorio e di contrapporre alla coscienza, che normalmente produce sempre la reazione individuale (adatta all'esterno) alla situazione del momento, una reazione originante dall'esperienza dell'umanità, tipica, rispondente alle modalità e necessità dell'interno, e di rendere così possibile all'uomo un contegno adeguato alla totalità della psiche.

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Le funzioni della coscienza

Il cerchio simboleggia la totalità psichica; nelle quattro

direzioni cardinali sono indicate le quattro funzioni fondamentali, congenite in ogni individuo: il pensiero, l'intuizione, il sentimento e la sensazione.

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Le funzioni della coscienzaSebbene l'uomo abbia in sé costituzionalmente tutte e quattro le funzioni, per cui “l'orientamento di un individuo in una data situazione può essere perfetto come l'indicazione geografica di un luogo in base alla latitudine e alla longitudine”, l’esperienza tuttavia ci dice che è prevalentemente una di queste funzioni quella con cui egli si orienta, afferra ed elabora, si adatta alla realtà. Questa funzione (quale essa sia, è probabilmente determinato dalla predisposizione individuale) di solito si sviluppa e differenza nel modo più intenso, “diventa la funzione di adattamento dominatrice, dà direzione e qualità all'atteggiamento cosciente”, ed è sempre a disposizione della volontà cosciente dell'individuo. Perciò è definita la funzione differenziata o superiore e determina il tipo dell'individuo. Il tipo psicologico designa quindi un habitus generale, che tipo psicologico designa quindi un habitus generale, che naturalmente può manifestarsi nell'ambito del tipico in tutte le variazioni dell'individuale, secondo il livello sociale, mentale o culturale. È per così dire “l'impalcatura o lo scheletro che pregiudica e modifica il comportamento specifico di fronte alla materia dei contenuti di esperienza”.

L'uomo oltre che della sua funzione principale si serve in parte anche di una seconda funzione ausiliaria solo relativamente differenziata e indirizzata. La terza funzione non può essere che più raramente impiegata dall'uomo medio, la quarta, o inferiore, in genere si sottrae completamente alla sua volontà.

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I tipi di atteggiamento

L'appartenenza a un tipo funzionale sarebbe già di per sé un indice per caratterizzare psicologicamente un uomo. Ma da sola non basta. Bisogna ancora definire l'atteggiamento, il modo di reagire dell'uomo a ciò che gli si presenta di fuori o di dentro. Jung distingue due atteggiamenti: l'estroversione e l'introversione. A questi due atteggiamenti sono legati tutti i processi psichici, essi caratterizzano cioè l'abito reattivo, a riguardo degli oggetti del mondo esterno e del mondo interno, col quale sono determinate le modalità dell'azione, dell'esperienza soggettiva e anche della compensazione ad opera dell'inconscio. Jung chiama quest'abito la centrale di comportamento, che da una parte regola il comportamento dell'inconscio. Jung chiama quest'abito la centrale di comportamento, che da una parte regola il comportamento esterno e dall'altra crea le esperienze specifiche.

Mentre dunque il tipo funzionale indica la maniera specifica di afferrare e plasmare le esperienze vissute, il tipo di atteggiamento (introversione ed estroversione) caratterizza invece il contegno psicologico generale, ossia l'indirizzo dell'energia psichica in senso lato, che per Jung coincide con la libido. Esso è ancorato alla nostra costituzione biologica e fin dalla nascita e assai più chiaramente determinato che non il nostro tipo funzionale.

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La Persona

Dal grado di differenziazione o di eccesso di differenziazione

dipende anche il comportamento psichico generale dell'uomo rispetto al suo ambiente, che Jung chiama Persona.

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La PersonaLa Persona costituisce propriamente un segmento dell'Io, quello che è rivolto al mondo esterno. Jung la definisce nel modo seguente: “La Persona è perciò un complesso di funzioni che, costituitosi per ragioni di adattamento o per bisogno di comodità, non è tuttavia identico alla individualità. Il complesso funzionale della Persona si riferisce esclusivamente al rapporto con gli oggetti.“La Persona” è un compromesso fra l'individuo e la società su 'ciò che uno appare’. Un compromesso, dunque, fra le esigenze dell'ambiente e il condizionamento strutturale interno dell'individuo. Vale a dire che una Persona che funzioni correttamente deve tener conto di tre fattori: primo, dell'ideale dell'Io o dell'immagine di desiderio che ogni uomo porta in sé, e secondo cui vorrebbe essere fatto e comportarsi; secondo, dell'immagine generale che il mondo circostante si fa di un uomo corrispondente al suo gusto e ideale; e terzo, dei condizionamenti psichicamente e fisicamente dati che pongono i loro limiti alla realizzazione dell' ideale dell'Io o dell'ideale del mondo circostante. Se uno di questi tre fattori o addirittura due di essi vengono trascurati, la Persona non potrà mai essere completamente all'altezza del suo compito, e tornerà di ostacolo allo sviluppo della personalità piuttosto che contribuire al suo potenziamento. Ad esempio, un individuo la cui Persona si struttura solo con i tratti consentiti dalla collettività esterna, avrà la Persona di un uomo massa, e l'individuo che considera solo la propria immagine di desiderio, ma trascura tutte due le altre necessità, presenterà eventualmente la Persona di un di desiderio, ma trascura tutte due le altre necessità, presenterà eventualmente la Persona di un eccentrico, di un misantropo o addirittura di un ribelle. Quindi fanno parte della Persona non solo qualità psichiche, ma vi sono comprese anche tutte le nostre buone maniere, le nostre peculiarità abituali a riguardo della nostra apparenza, come il portamento, il modo di camminare, la pettinatura, l'abbigliamento, le nostre smorfie e tic, il nostro sorridere e sospirare consueti e altro ancora.

Per l'uomo altrettanto ben adattato al mondo esteriore che al proprio mondo interiore la Persona è una specie di baluardo protettivo necessario ma elastico, che gli assicura una relazione facile, uniforme e relativamente naturale del mondo esterno. Ma può divenire pericolosa appunto a causa della comodità con cui la sua vera natura può nascondersi dietro una simile forma di adattamento divenuta abituale. Allora essa si irrigidisce, si meccanizza e si trasforma in una maschera (nel vero senso della parola), dietro la quale l’individualità, ossia ciò che l'uomo è nella sua vera sostanza, languisce e soffoca.

Una Persona "ben irrorata" protegge e regola gli scambi fra il mondo interno e il mondo esterno, ma se perde la sua elasticità e la sua permeabilità diventa un fastidioso impedimento o magari un intralcio mortale.

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I contenuti dell’inconscio

L'inconscio racchiude due zone: la personale e la collettiva. Abbiamo già detto quali

sono i contenuti dell'inconscio personale: “ogni genere di cose dimenticate, rimosse, percepite in modo subliminale, pensate e sentite”. Ma anche l'inconscio collettivo è suddiviso in zone che figurativamente potremmo in un certo modo rappresentarci come sovrapposte l'una all'altra.

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I contenuti dell’inconscioJung dice al riguardo: “l'inconscio collettivo è la poderosa massa ereditaria spirituale dello sviluppo umano, che rinasce in ogni struttura cerebrale individuale.”

In contrasto con l'inconscio personale i cui contenuti sono costituiti da materiali rimossi durante la vita dell'individuo e sempre si ricompletano, nell'inconscio collettivo si trovano predisposti solo i tratti essenziali genuini, che caratterizzano la struttura psichica della specie umana, e le loro successive ramificazioni.

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I contenuti dell’inconscio

È constatabile, in linea di massima, ciò che non è conscio, ciò che è ignoto alla coscienza? Sì, bisogna rispondere. Però non direttamente, ma solo in base ai suoi effetti o manifestazioni indirette, quali effetti o manifestazioni indirette, quali quelle che ci si presentano in forma di sintomi o di complessi, di immagini e di simboli nei sogni, nelle fantasie e nelle visioni.

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Il complesso

I fenomeni che diventano dapprima visibili nel piano della coscienza sono sintomi e complessi. Il sintomo può essere definito un fenomeno di ingorgo di un'energia disturbata nel suo flusso e può palesarsi sia sotto l'aspetto somatico che sotto l'aspetto psichico. È “un segnale d'allarme il quale indica che qualcosa di essenziale nell'atteggiamento cosciente non quadra o è insufficiente, che dunque dovrebbe aver luogo un ampliamento della coscienza” ossia l'eliminazione di un ingorgo, sebbene a priori non si possa dire dove sia questo punto di ingorgo e quale via vi conduca.

Il complessi, secondo la definizione di Jung, sono parti psichiche frantumate della nostra personalità, gruppi di contenuti psichici che si sono staccati dalla coscienza e funzionano in modo arbitrario e autonomo, “conducono coscienza e funzionano in modo arbitrario e autonomo, “conducono un'esistenza a parte nelle zone oscure dell'anima, donde possono in ogni momento ostacolare o favorire le prestazioni coscienti”. Il complesso è costituito primariamente di un “nucleo elementare” portatore di un significato, nucleo perlopiù inconscio e autonomo, non dirigibile quindi dal soggetto, secondariamente dalle numerose associazioni ad esso collegate, contraddistinte da una comune tonalità affettiva, le quali a loro volta dipendono in parte dalla disposizione personale originaria e in parte da esperienze in connessione causale con l'ambiente. “L'elemento nucleare, relativamente al suo valore energetico, ha forza costellante.”È dunque, sia individualmente che filogeneticamente, un "punto nevralgico", per così dire, un centro di disturbi funzionali, che in adatte situazioni interne o esterne diventa virulento e può asservire l'equilibrio psichico assoggettando tutto l'individuo alla propria influenza.

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Il complesso

Tutti gli uomini hanno complessi. Ne fanno fede gli atti mancati di ogni genere, come ha già dimostrato Freud nella sua Psicopatologia della vita quotidiana in modo inequivocabile. Il complessi non significano necessariamente un'inferiorità dell'individuo, ma attestano semplicemente "che esiste qualcosa di disarmonico, di non assimilato, di contrastante, che forse è un ostacolo, ma anche uno stimolo compiere una grande sforzo e con questo può rappresentare una nuova possibilità di successo. Sotto questo il complessi sono perciò proprio il nucleo centrale della vita psichica e non devono mancare, altrimenti l'attività psichica cadrebbe in un sono perciò proprio il nucleo centrale della vita psichica e non devono mancare, altrimenti l'attività psichica cadrebbe in un fatale letargo".

L'origine del complesso è sovente un cosiddetto trauma, uno shock emotivo o qualcosa di simile, per il quale è stato "incapsulato" o staccato un pezzo di psiche. Esso può fondarsi, secondo Jung, sia in avvenimenti o conflitti della prima infanzia, sia in avvenimenti o conflitti attuali. Ma la ragione ultima del complesso è l'evidente impossibilità di accettare la propria esistenza individuale in toto.

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Gli archetipi

Si può facilmente stabilire dal materiale fornito dai sogni, dalle fantasie e dalle visioni in quale misura siano coinvolti non solo l'inconscio personale ma anche contenuti dell'inconscio collettivo. I motivi mitologici, i simboli della storia dell'umanità e le reazioni particolarmente intense tradiscono sempre un'origine dagli strati più profondi. Questi motivi e simboli sono d’importanza determinante per l'intera vita psichica, hanno un carattere funzionale dominante e una carica estremamente alta di energia.

All'obiezione che la scienza naturale attualmente esclude la possibilità che si ereditino caratteristiche acquisite o ricordi di immagini, Jungrisponde: “Con questo concetto non si intende una rappresentazione risponde: “Con questo concetto non si intende una rappresentazione ereditata, ma certi cammini ereditati, dunque il modo innato in cui il pulcino esce dall'uovo, gli uccelli costruiscono i loro nidi, certe vespe colpiscono col pungiglione il ganglio motorio del bruco e le anguille trovano la loro via verso le Bermude; in altre parole, esso è un 'pattern of behaviour'. Questo aspetto dell'archetipo è quello biologico; di esso si occupa la psicologia scientifica. Ma il quadro muta completamente se viene osservato dall'interno, ossia nell'ambito della psiche oggettiva. Qui l'archetipo si mostra come numinoso, vale a dire come esperienza di fondamentale importanza.

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Gli archetipi

Nel linguaggio dell'inconscio, che è un linguaggio figurato, gli archetipi appaiono in forma figurata personificata o simbolica. Nemmeno per un istante ci si può abbandonare all'illusione che un archetipo possa venir chiarito e perciò tolto di mezzo. Anche il miglior tentativo di spiegazione non è altro che una traduzione, più o meno riuscita, in un altro linguaggio figurato.

Il numero degli archetipi costituisce il contenuto proprio dell'inconscio collettivo. È relativamente limitato, perché corrisponde “alle possibilità di tipiche esperienze fondamentali” vissute dall'essere umano fin dai tempi più remoti. Il loro senso per noi risiede appunto in quell’“esperienza primordiale” di cui essi sono gli esponenti e i mediatori. I motivi delle immagini archetipiche sono uguali in tutte le civiltà, e corrispondono alla parte filogeneticamente determinata della struttura umana. Li ritroviamo in tutte le mitologie, favole, tradizioni religiose, in tutti i misteri. Che altro sono i miti della "traversata marittima notturna", dell'"eroe errante" o del "drago-balena" sono i miti della "traversata marittima notturna", dell'"eroe errante" o del "drago-balena" se non la nostra eterna conoscenza del tramonto e della rinascita divenuta immagine? Prometeo che ruba il fuoco, Ercole che uccide il drago, i numerosi miti della creazione, il peccato originale, i sacrifici misterici, la maternità della vergine, il perfido tradimento ai danni dell'eroe, lo sbranamento di Osiride e molti altri miti e favole rappresentano decorsi psichici in forma simbolica e figurata. E parimenti il serpente, il pesce, la sfinge, gli animali soccorritori, l'albero cosmico, la grande madre, il principe fatato, il puer aeternus, il mago, il Saggio, il paradiso ecc. sono figure e contenuti dell'inconscio collettivo. Possono ridestarsi a nuova vita in ogni singola psiche individuale, esplicando il loro magico effetto a addensandosi in una specie di "mitologia individuale" che presenta un'impressionante parallelismo con le grandi mitologie tradizionali di tutti i popoli e di tutte le età, e nel suo divenire illustra insieme l'origine, l'essenza e il senso di quelle.

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Gli archetipi

La somma degli archetipi significa dunque per Jungla somma di tutte le latenti possibilità della psiche umana: un enorme, inesauribile materiale di antichissime cognizioni sui più profondi nessi tra Dio, l'uomo e il cosmo. Scoprire questo materiale della propria psiche, ridestarlo a nuova vita e integrarlo alla coscienza, vuol dire nientemeno che sopprimere alla coscienza, vuol dire nientemeno che sopprimere l'isolamento dell'individuo e inserirlo nel corso del divenire eterno. Così ciò a cui abbiamo accennato diventa qualcosa di più che conoscenza e psicologia. Diventa una dottrina e una via. L'archetipo, fonte primordiale dell'esperienza umana universale, giace nell'inconscio, e di qui invade potentemente la nostra vita. Risolvere le sue proiezioni ed elevare i suoi contenuti fino alla coscienza, è nostro compito e dovere.

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Il concetto di libido

Jung concepisce il sistema psichico totale come qualcosa che si trova in continuo moto energetico, e intende per energia psichica la totalità di quella forza che pervade e collega tutte le forme e attività di questo sistema psichico. A quest'energia psichica egli dà psichico. A quest'energia psichica egli dà appunto il nome di libido.

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Progressione e Regressione

Il moto energetico ha una direzione, e perciò noi distinguiamo un moto progressivo e un moto regressivo, che si succedono nel tempo. Il moto progressivo riceve la sua direzione dalla coscienza e consiste in un continuo e libero "progresso nel processo di adattamento alle esigenze coscienti della vita e nella differenziazione, a ciò necessaria, del tipo di atteggiamento e di funzione". Perché ciò avvenga è fondamentale l'adeguata risoluzione di conflitti e decisioni di ogni genere mediante l'inserimento, il coordinamento dei contrasti. Il moto regressivo si ha quando il fallimento dell'adattamento cosciente e l'intensificazione dell'inconscio che ne consegue, oppure la rimozione e simili processi, provocano un inevitabile accumulo unilaterale dell'energia, che carica oltremisura i contenuti dell'inconscio e li rigonfia. Se la coscienza non interviene tempestivamente, come quando la regressione è parziale, ciò interviene tempestivamente, come quando la regressione è parziale, ciò può rigettare l'individuo in uno stadio di sviluppo antecedente ed esser causa di nevrosi o anche, se l'inversione è totale e l'inconscio sommerge la coscienza, di una psicosi. Non ci si deve però immaginare la progressione e la regressione soltanto nelle forme estreme che abbiamo accennato, poiché esse in mille e mille variazioni, piccole e grandi, importanti e futili, fanno parte della nostra vita quotidiana. Ogni attenzione o sforzo psichico diretti verso uno scopo, ogni atto cosciente di volontà sono espressione della progressione dell'energia; ogni affaticamento, ogni distrazione, ogni reazione emotiva, e in primo luogo il sonno stesso, sono espressione della regressione.

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Progressione e Regressione

Ai due concetti di progressione e di regressione non si dovrebbe dare, come spesso avviene, un segno rispettivamente solo positivo o sola negativo. Infatti, anche la regressione, nel sistema concettuale, ha il suo valore positivo, contrariamente alla concezione di Freud. La progressione si fonda sulla necessità dell'adattamento all'esterno, la regressione è fondata sulla necessità dell'adattamento all'interno ossia alla concordanza con l'intima legge dell'individuo.

È la regressione quella che prende su, animandole, le immagini dell'inconscio e arricchisce la coscienza, perché contiene in pari dell'inconscio e arricchisce la coscienza, perché contiene in pari tempo, seppure in forme differenziate, i germi di una nuova sanità psichica, in quanto solleva appunto quelle immagini e quei simboli che, quali "trasformatori di energia", sono atti a ritrasformare in progressiva la direzione dell'accadimento psichico.

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Il metodo dialettico

Il metodo di Jung è "dialettico" e non soltanto perché si serve del dialogo fra due persone e quindi dell'interazione fra due sistemi psichici. È dialettico anche perché, adducendo i contenuti della coscienza, dell'Io, a quelli dell'inconscio, del non-Io, provoca una discussione fra due realtà non-Io, provoca una discussione fra due realtà psichiche che mira al superamento di entrambe e alla loro fusione in sintesi. Ai fini terapeutici è indispensabile che lo psicologo riconosca e accetti questo principio dialettico. Egli non "analizza" un oggetto standone teoricamente distaccato, ma è incluso nell'analisi tanto quanto il paziente.

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Vie dell’inconscio

Vi sono quattro metodi - dice Jung - per indagare

l'ignoto in un paziente.

1) Il primo metodo, il più semplice, è il metodo associativo.

2) Il secondo metodo, quello dell'analisi dei 2) Il secondo metodo, quello dell'analisi dei sintomi, ha unicamente un valore storico.

3) Il terzo metodo, l'analisi anamnestica ha una grande importanza.

4) Il quarto metodo è l'analisi dell'inconscio.

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Il sogno

La via più accessibile e più efficace per conoscere il meccanismo e i contenuti dell'inconscio passa per il sogno, il cui materiale consiste in elementi consci e inconsci, conosciuti e sconosciuti. Tali elementi possono presentarsi nelle più varie mescolanze e, a cominciare dai cosiddetti resti diurni fino ai contenuti più profondi dell'inconscio, possono essere presi da ogni dove. Afferma che il loro ordinamento nel sogno non è soggetto alla causalità parimenti non hanno alcuna validità lo spazio e il tempo. La lingua è arcaica, simbolica, prelogica; un linguaggio La lingua è arcaica, simbolica, prelogica; un linguaggio figurato, il cui senso può essere dedotto soltanto con un proprio procedimento di interpretazione. Jung attribuisce al sogno una straordinaria importanza, concependolo non solo come la via che conduce all'inconscio, ma anche come una funzione mediante la quale l'inconscio in gran parte manifesta la sua attività di regolazione. Infatti il sogno di volta in volta dà espressione all'altro lato, quello posto all'atteggiamento cosciente.

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Il sogno

Accanto al sogno Jung distingue anche le fantasie e le visioni come portatrici di manifestazioni dell'inconscio. Sono affini al sogno e si presentano in uno stato di riduzione della coscienza. Esse presentano sia un contenuto manifesto sia un contenuto latente, derivano dall'inconscio personale o dall'inconscio collettivo danno perciò per l'interpretazione psicologica una materia pari al sogno. A cominciare dai comuni sogno a occhi aperti e di desiderio fino alle visioni gravide di significato degli estatici, la loro variabilità è infinita. Lo strumento principale del metodo terapeutico è dunque per Jung il sogno, perché è il metodo terapeutico è dunque per Jung il sogno, perché è il fenomeno psichico che permette il più facile accesso ai contenuti dell'inconscio e per la sua funzione compensatrice particolarmente si presta a chiarire le connessioni interiori. Il problema particolare dell'analisi dei sogni sussiste o cade con l'ipotesi dell'inconscio. Senza di essa il sogno non sarebbe che un amorfo conglomerato di resti diurni spezzettati. Nello stesso senso Jung impiega anche le fantasie le visioni del paziente.

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La molteplicità dei contenuti onirici

Il contenuto di ogni sogno ha sempre significati molteplici e dipende dall'individualità del sognatore. Ammettere dei simboli standardizzati, con la loro brava traduzione come in un dizionario, sarebbe contrario alle idee di Jungsull'essenza e la struttura della psiche. Per spiegare correttamente e efficacemente un contenuto bisogna anzitutto conoscere le condizioni di vita e la psicologia manifesta, cosciente, del sognatore, e poi stabilire esattamente il contesto del sogno stesso. Solo dopo aver ben precisato il contesto si può tentare un'interpretazione: ben precisato il contesto si può tentare un'interpretazione: e solo dopo aver stabilito se questa è soddisfacente si può ottenere un risultato. Ma non si creda che il senso così trovato debba rispondere all'attesa soggettiva; anzi, la discordanza è sovente sbalorditiva, e se invece si trova una rispondenza con ciò che si attendeva, proprio allora bisogna diffidare; perché l'inconscio è di regola inaspettatamente diverso.

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L’aspetto compensatorio del sogno

Di regola la situazione dell'inconscio è

complementare o compensatoria di quella cosciente. Oltre al comportamento compensatorio verso la situazione cosciente che per l'uomo normale in condizioni interne ed esterne normali è la regola, i contenuti dei sogni esterne normali è la regola, i contenuti dei sogni possono anche esercitare una funzione riduttiva o una funzione prospettica

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Le tappe dell’interpretazione

La tecnica della risoluzione dei sogni può essere suddivisa nelle seguenti tappe: descrizione della presente situazione cosciente, descrizione degli eventi antecedenti, rilievo del contesto soggettivo, in presenza di motivi arcaici istituzione di paralleli mitologici, e infine in presenza di situazioni complicate impiego di informazioni oggettive da parte di terzi. Per conto, la via che prendono i contenuti dell'inconscio nella presa di coscienza ha da passare attraverso i seguenti sette stadi: 1) abbassamento della soglia della coscienza, affinché i contenuti dell'inconscio possano salire; 2) i affinché i contenuti dell'inconscio possano salire; 2) i contenuti dell'inconscio salgono sotto forma di sogni, visioni, fantasie; 3) i contenuti vengono percepiti e fissati dalla coscienza; 4) studio, chiarificazione, interpretazione e comprensione del senso dei singoli contenuti; 5) inserimento di questo senso nella situazione psichica complessiva dell'individuo; 6) appropriazione, incorporazione ed elaborazione del senso trovato da parte dell'individuo; 7) l'integrazione del senso, il suo inserimento organico nella psiche diventano così completi che il senso quasi passa nel sangue, diventa un sapere assicurato dall'istinto.

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La struttura del sogno

Jung trovò che quasi tutti i sogni presentano una certa somiglianza strutturale. Egli considera la loro struttura diversamente da Freud, in quanto riguarda la maggioranza dei sogni come una specie di totalità, con uno svolgimento arrotondato, la cui struttura si presenta simile a quella di un dramma, che perciò permette un raggruppamento significativo dei suoi elementi secondo lo schema del dramma classico, nel modo che segue: 1) luogo, tempo, dramatis personae, ovvero l'inizio del sogno che spesso indica il luogo in cui avviene l'azione onirica, i personaggi di tale azione; 2) esposizione del problema del sogno. Qui è indicato in certo modo il contenuto fondamentale del sogno, il problema, il tema svolto dall'inconscio nel sogno e su cui ora l'inconscio deve pronunciarsi; 3) peripezia, che è la spina dorsale di ogni sogno, lo stringersi dell'azione in un modo, l'elevarsi dell'accadimento a un punto culminante, al climax o alla trasformazione che può anche un punto culminante, al climax o alla trasformazione che può anche consistere in una catastrofe; 4) lisi o soluzione, ossia il risultato del sogno, la sua conclusione secondo un senso, le sue indicazioni compensatorie. Questo schema grossolano, secondo il quale sono costruiti per gran parte i sogni, è una base appropriata per il processo di interpretazione. I sogni senza lisi fanno presumere un sinistro sviluppo della vita del sognatore. Ma sono sogni ben specifici, da non confondersi con quelli che il sognatore ricorda frammentariamente o incompletamente racconta, e che perciò terminano senza lisi. È naturale infatti che ben di rado si possa legger subito ogni fase di un sogno. Occorre spesso un accurato approfondimento, prima che ci si sveli del tutto la sua struttura.

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Il condizionalismo

Jung ha introdotto nell'interpretazione dei sogni il concetto e la metodica del condizionalismo, il che significa che "a condizioni differenti corrispondono sogni differenti". Ciò che conta è dunque sempre la situazione in un dato momento, con le sue condizioni attuali, presenti. Il medesimo problema, condizioni attuali, presenti. Il medesimo problema, la medesima causa hanno, a seconda del contesto complessivo, un significato di volta in volta diverso; possono avere, conformemente al punto di vista del condizionalismo, significati diversi, dunque non significare sempre la stessa cosa senza riguardo per la situazione e la diversità dei suoi modi di manifestarsi.

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Il metodo dell’amplificazione

Jung non impiega associazioni libere, ma un metodo che egli chiama amplificazione. Contrariamente al metodo freudiano, l'amplificazione non è una catena ininterrotta di associazioni da seguire a ritroso, con legami rigorosamente causali, ma un ampliamento e arricchimento del contenuto onirico con tutte le possibili immagini analoghe. Essa si distingue inoltre dalla libera associazione in ciò, che le associazioni sono dirette non soltanto dal paziente o dal sognatore, ma anche dal medico. Spesso è proprio quest'ultimo che col suo contributo di analogie determina la direzione che poi prendono le associazioni del paziente. Per quanto molteplici possano essere le immagini o le analogie, esse devono sempre avere una relazione sensata e più o meno stretta con il contenuto del sogno da spiegare; mentre non vi è possibilità di fissare i limiti che la libera associazione non deve oltrepassare, né di stabilire distanze dal contenuto del sogno che non devono essere né di stabilire distanze dal contenuto del sogno che non devono essere superate.

Nel metodo amplificativo di Jung i singoli motivi onirici vengono arricchiti con un analogo materiale di immagini, simboli, leggende e miti affini, in modo da cogliere tutte le sfumature di senso, tutti i differenti aspetti, fino a che il loro significato non riluca in perfetta chiarezza. Ogni singolo elemento significativo così ottenuto viene poi a sua volta collegato con il successivo, fino a quando l'intera catena dei motivi onirici sia messa in chiaro e possa finalmente subire nella sua unità un'ultima verificazione.

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L’aspetto dinamico del sogno

Dai sogni si può leggere non solo la

momentanea situazione del sognatore, ma anche il progresso del processo analitico, così anche il progresso del processo analitico, così come il suo eventuale arresto.

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Senso individuale e senso collettivo

Il senso soggettivo, individuale del sogno si ricava con l'amplificazione soggettiva, ossia domandando al sognatore che cosa significhi per lui personalmente ogni elemento del sogno. Il senso collettivo risulta poi dall'amplificazione oggettiva, cioè dall'arricchimento dei singoli elementi del sogno con il materiale generale simbolico delle favole, dei miti, ecc., in quanto questi illuminano l'aspetto generale del problema, valido per ogni singolo uomo.

Il sogno, fenomeno indipendente dalla coscienza, Il sogno, fenomeno indipendente dalla coscienza, rappresenta la verità e realtà interiore "così com'è: non dunque come io la suppongo, o come il paziente la vorrebbe."Per Jung il contenuto manifesto del sogno non è dunque una facciata ma un fatto, che indica ciò che l'inconscio ha da dire sulla situazione momentanea; e dice sempre proprio quello che vuol dire.

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Forme di interpretazione

Jung distingue due forme o livelli di interpretazione: l'interpretazione con riferimento al soggetto e l'interpretazione con riferimento all'oggetto. La prima interpreta le figure e i fatti del sogno simbolicamente, quali immagini di situazioni e fattori endopsichici del sognatore. I personaggi del sogno rappresentano allora tendenze e funzioni psichiche del sognatore, e la situazione del sogno il suo atteggiamento rispetto a se stesso e alla realtà psichica data. Così concepito, il sogno accenna a dati interiori. L'interpretazione con riferimento all'oggetto interpreta le figure del sogno come tali, concretamente e non simbolicamente. Esse rappresentano allora concretamente e non simbolicamente. Esse rappresentano allora l'atteggiamento del sognatore rispetto alle circostanze esterne e alle persone con le quali egli è in relazione; vogliono obiettivamente indicarci come si presenta dall'altro lato ciò che abbiamo visto consciamente da un lato solo, o mostrarci cose che finora non abbiamo notato affatto.

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Il simbolo

I simboli hanno sempre carattere espressivo e impressivo, perché da un lato esprimono in immagini i processi psichici intimi, e dall'altro - dopo essere divenuti immagine, essersi per così dire incarnati in una materia figurata -imprimono il loro senso su tali processi, dando così ulteriore impulso alla corrente psichica. Per esempio: l'albero appassito, simbolo di vita troppo intellettualizzata e priva perciò dei suoi naturali legami con l'istinto, da una parte esprime figurativamente questo senso e lo fa presente al sognatore; e dall'altra parte, facendoglielo presente, impressiona il sognatore e influisce sulla sua vita psichica, a cui dà una direzione. I simboli sono dunque i veri sulla sua vita psichica, a cui dà una direzione. I simboli sono dunque i veri trasformatori di energia del meccanismo psichico.

Il simbolo ha in sé un archetipo, un nucleo significativo invisibile ma carico di energia.

I simboli possono anche "degenerare" in segni e diventare "simboli morti" se si svela completamente il senso nascosto nel simbolo, cessando di essere pregno di significato, poiché possiamo allora afferrarlo pienamente con la ragione. Un vero simbolo non può mai essere completamente spiegato.

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Principi fondamentali dell’analisi

La situazione analitica ha un quadruplice aspetto: a) l'analizzato riferisce la situazione così come risulta dalla sua coscienza; b) i sogni dell'analizzato fanno conoscere allo psicoterapeuta gli elementi inconsci complementari di quelli coscienti; c) la relazione dell'analizzato con lo psicoterapeuta aggiunge ai due lati soggettivi il dato oggettivo; d) la discussione degli elementi raccolti sotto a,b,c nonché delle amplificazioni e delucidazioni suggerite dallo psicoterapeuta, completa il quadro della situazione psicologica. Questa di solito è in vivo contrasto con la personalità dell'Io e conduce ad ogni sorta di problemi e reazioni ideali ed emotivi, che esigono una risposta e una soluzione.

Il metodo di Jung è finalistico, il suo sguardo sempre rivolto alla totalità della psiche, e con la totalità della psiche pone in relazione anche il conflitto più limitato. In questa psiche complessiva l'inconscio non ha soltanto l'ufficio di raccogliere i contenuti rimossi dalla coscienza, ma è in primo luogo "l'eterna matrice creativa di questa coscienza".

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Il senso delle nevrosi

In tal modo Jung può scorgere nelle nevrosi non solo qualcosa di negativo, una molesta malattia, ma può considerarla anche positivamente come un fattore salutare, formatore della personalità. Ogni volta, infatti, che noi siamo costretti a prendere nozione delle recondite profondità del nostro inconscio, sia nel rendere cosciente il nostro atteggiamento o il nostro tipo funzionale, sia nel compensare l'eccessiva preponderanza della coscienza, il risultato l'eccessiva preponderanza della coscienza, il risultato è sempre un approfondimento e un ampliamento della nostra coscienza, cioè un ampliamento della nostra personalità.

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Il processo di individuazione

Il processo di individuazione nel suo insieme è propriamente un decorso spontaneo, naturale e autonomo, potenzialmente presente in ogni individuo, anche se questi generalmente ne è inconscio. Esso costituisce, quale processo di maturazione o evolutivo, se non è ostacolato, inibito o nascosto da particolari disturbi, il parallelo psichico del processo di crescita e di invecchiamento del corpo. In determinate circostanze, come ad esempio nel lavoro psicoterapeutico, esso può essere con vari metodi stimolato, intensificato, reso cosciente, vissuto coscientemente ed elaborato, e aiutare la persona a raggiungere una maggiore completezza, un arrotondamento della sua essenza.

Non è possibile descrivere i simboli archetipici del processo di individuazione in tutte le loro molteplici manifestazioni senza presupporre una profonda conoscenza delle varie mitologie e delle figurazioni simboliche della storia umana. Senza queste essi non possono essere descritti e spiegati nei dettagli. Ci si limiterà a delineare brevemente soltanto quelle figure simboliche che sono caratteristiche per le tappe principali del processo. È ovvio che accanto a queste compaiono pure numerose altre immagini archetipiche e simboli che in parte illustrano problemi secondari, in parte rappresentano variazioni delle figure principali.

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L’Ombra

La prima tappa conduce a far conoscenza dell'Ombra, che simboleggia l'altro lato nostro, il fratello oscuro, che, sebbene invisibile, è inseparabile da noi e fa parte della nostra totalità. La figura viva ha bisogno di profonde ombre, per apparire plastica. Senza le ombre rimane un'immagine fallace e piatta.

Jung distingue due diverse forme di Ombra, pur chiamandole nello stesso modo: la prima forma è quella dell'Ombra personale, che contiene i tratti psichici non vissuti dell'individuo. La seconda è l'Ombra collettiva, che appartiene alle figure dell'inconscio collettivo e che corrisponde, ad esempio, a una figura negativa del Vecchio l'Ombra collettiva, che appartiene alle figure dell'inconscio collettivo e che corrisponde, ad esempio, a una figura negativa del Vecchio Saggio o la parte oscura del Sé; simboleggia per così dire il lato posteriore del dominante spirito del tempo, il suo posto nascosto. Entrambe le forme sono attive nella psiche umana. A seconda che appartenga all'ambito dell'Io o dell'inconscio personale o a quello dell'inconscio collettivo, l'Ombra si manifesta in forma personale o collettiva. Può quindi presentarsi tanto sotto l'aspetto di una figura del nostro ambiente cosciente, come ad esempio il nostro fratello o sorella maggiore, la persona di fiducia, quanto in forma di figura mitica, quando si tratta di descrizioni dei contenuti dell'inconscio collettivo, come ad esempio Mefistofele. "Io e Ombra" sono, in quanto coppia, un motivo archetipico noto; si possono dedurre come paralleli Gilgamesh ed Enkidu, Castore e Polluce, Caino e Abele.

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L’Ombra

Sotto l'aspetto individuale l'Ombra indica il "buio personale", personifica i contenuti rifiutati, rimossi, non autorizzati dalla nostra psiche che talvolta possono avere anche un carattere positivo; sotto l'aspetto collettivo indica il lato talvolta possono avere anche un carattere positivo; sotto l'aspetto collettivo indica il lato oscuro genericamente umano che è in noi, la disposizione strutturale insita in ogni uomo per ciò che è di minor valore e oscuro.

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Animus e Anima

La seconda tappa del processo di individuazione è caratterizzata dall'incontro con quelle immagini dell'anima che Jung chiama con le voci latine Anima, nell'uomo, e Animus nella donna. Ciascuna di queste figure archetipiche dell'immagine dell'anima rappresenta la parte della psiche che ha attinenza col sesso opposto e indica sia la conformazione del nostro rapporto con esso sia il deposito dell'esperienza collettiva umana a riguardo. È dunque l'immagine dell'altro sesso che portiamo in noi, come esseri singoli e come appartenenti alla nostra specie.

Come prender coscienza dell'Ombra permette di scoprire il nostro lato oscuro, ma di ugual sesso, così prender coscienza dell'immagine dell'anima permette di scoprire l'elemento eterosessuale della nostra psiche. Una volta scoperta e capita, l'immagine cessa di agire dall'inconscio e ci permette in fine di differenziare e di inserire nell'atteggiamento cosciente anche questa parte eterosessuale della psiche arricchendo straordinariamente i contenuti pertinenti della nostra coscienza e ottenendo così un ampliamento della nostra personalità.

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Gli archetipi del principio spirituale e materiale

Dopo il confronto con l'immagine dell'anima, si può indicare come successiva pietra miliare dello sviluppo interiore la comparsa dell'archetipo del sviluppo interiore la comparsa dell'archetipo del Vecchio Saggio, personificazione del principio spirituale. Il suo riscontro nel processo di individuazione della donna è l'immagine della Magna Mater, che rappresenta la fredda e oggettiva verità della natura.

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Il Sé

L'immagine archetipica che porta a un congiungimento dei due sistemi psichici parziali - la coscienza e l'inconscio - è il Sé. Questo termine indica l'ultima stazione sulla via dell'individuazione. Soltanto quando è stato trovato e integrato questo punto intermedio, l'uomo può dirsi completo. Soltanto allora infatti egli ha risolto il problema del rapporto con queste due realtà che ci sono imposte, l'interiore e l'esteriore; compito straordinariamente difficile sia dal punto di vista etico che da quello conoscitivo, che pochi eletti e dotati riescono a risolvere.

Il divenire del Sé

Il processo di individuazione, elaborato dal Jung come metodo e via per l'ampliamento della personalità, consiste nell'avvicinarsi passo per passo ai contenuti e alle funzioni della totalità psichica e nel riconoscere la loro influenza sull'Io. Esso conduce inevitabilmente a vedersi come si è per natura, e non come si vorrebbe essere; e non vi è nulla di più difficile. La coscienza non vi perviene senza conoscenza e tecnica psicologiche specifiche e senza un particolare orientamento psicologico. "Il termine individuazione designa soltanto il campo assai scuro e poco studiato dei processi che mirano a formare la personalità centrandola nell'inconscio".

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