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INNOVAZIONE......................................60 Elita Schillaci Alessandro Albanese Luigi Grasso TRADIZIONI SICILIANE....................146 Giuseppe Serio Andrea Anastasi SICUREZZA SUL LAVORO.............140 Pietro Nudo LOGISTICA.............................................68 Bartolomeo Giachino Rocco Giordano Rodolfo De Dominicis Sebastiano Bavetta CONFINDUSTRIA.................................89 Enzo Taverniti Davide Durante CONSULENZA PER L’IMPRESA...134 Sandro Siniscalchi

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10 • DOSSIER • SICILIA 2011

L’INTERVENTO ......................................13Renato SchifaniFerruccio DardanelloDomenico Achille

PRIMO PIANOIN COPERTINA .......................................18Angelino Alfano

IL COMMENTO......................................24Pietrangelo ButtafuocoMarcello Veneziani

POLITICA ECONOMICA .....................30Giuseppe Pace Pietro Agen Alessandro SpadaroCarlo Saggio

OCCUPAZIONE .....................................40Andrea PirainoMaurizio Bernava

FORMAZIONE ......................................46Mario Centorrino

SICUREZZA INTERNAZIONALE ....52Enrico La Loggia

ECONOMIA E FINANZAEXPORT...................................................54Domenico Bonaccorsi di Reburdone Grazia Clementi

INNOVAZIONE ......................................60Elita SchillaciAlessandro AlbaneseLuigi Grasso

LOGISTICA .............................................68Bartolomeo GiachinoRocco GiordanoRodolfo De DominicisSebastiano Bavetta

GIOVANI E IMPRESA..........................90Jacopo MorelliSilvio OntarioMarco Colombo

CONFINDUSTRIA.................................89Enzo TavernitiDavide Durante

FOCUS SIRACUSA ..............................96Roberto VisentinAldo GarozzoSandro Romano

IMPRENDITORI DELL’ANNO .........104Antonio RanieriSalvo La PortaGiuseppe CracoliciAntonino SalernoAlfio BellusoTutonetAntonio PortueseDavide La Torre Elio e Giovanni Di Maria

SMALTIMENTO RIFIUTIINDUSTRIALI.........................................124Gianni Balistreri

ECOSOSTENIBILITÀIN AGRICOLTURA ..............................126Antonio Puglisi

ZOOTECNIA..........................................128Giovanni Iabichella

MATERIALI BIOPLASTICI ...............130Francesco Giarratana

TRIBUTI LOCALI .................................132Dario Oreglia

CONSULENZA PER L’IMPRESA...134Sandro Siniscalchi

SERVIZI PER LE IMPRESE .............136Massimo Falchi

INFORMATICA.....................................138Nicola Casto

SICUREZZA SUL LAVORO .............140Pietro Nudo

IL SETTORE AUTO.............................144Angelo Selvagio

TRADIZIONI SICILIANE....................146Giuseppe SerioAndrea Anastasi

CONSULTING E DEBTMANAGEMENT ...................................152Marco Bommarito

OSSIERSICILIA

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AMBIENTEPOLITICHE ENERGETICHE ............154Marcella PavanStefano SagliaVincenzo AlbonicoAlessandro Clerici Walter RighiniPia SaracenoVito PignatelliCesare BoffaGiovanni Battista Zorzoli

RINNOVABILI .......................................178Maria Giovanna Gulino

DEPURAZIONI E BONIFICHE.........182Aldo Laccoto

RACCOLTA RIFIUTI ...........................184Christian La Bella

TERRITORIOINFRASTRUTTURE ...........................188Rosa Maria Castagna

LOGISTICA E TRASPORTI ..............190Vito GambinoSalvo Luigi Cozza

MARINA DI RIPOSTO........................196Giuseppe Zappalà

IMPRENDITORI DELL’ANNO .........198Gaetano Nicolosi

EDILIZIA ..............................................200Giuseppe Mangiafico

MATERIALI PER L’EDILIZIA..........202Luigi VitaleMarianna ScuderiGiovanni Leonardo Damigella

RESTAURO CONSERVATIVO .......210Giacinto Romeo

ANALISI DEI TERRENI .....................214Sergio Troia

VIGILANZA ..........................................220Vincenzo Puma

TURISMO .............................................222Caterina CittadinoPaolo RubiniBernabò BoccaElena DavidSebastiano De Luca

CULTURA E TRADIZIONI ...............240Alessandro Musco

APPALTI ..............................................245Francesco CascioStefano Caiolo

GIUSTIZIALEGALITÀ.............................................250Giancarlo TrevisoneClaudio SiciliottiGiovanni ArenaDaniele Sindoni

LA PROVA E IL PROCESSO ..........260Franco Coppi

DIRITTO DEL LAVORO....................262Barbara La Bella

SANITÀPOLITICHE SANITARIE...................266Il sistema sicilianoGiovanni CoppolaInnocenzo LeontiniMassimo Russo

GESTIONE SANITARIA ....................276Giuseppe Faruggia,Riccardo Giammanco e Roberto Bertini

CARDIOLOGIA ....................................278Aldo Centaro

RIABILITAZIONE ...............................280Giosuè Greco

TRA PARENTESI ...............................283Antonio Catricalà

Sommario

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L’INTERVENTO

L’Unità d’Italia non è solo il ricordo di un pas-sato di eroi, battaglie, avvenimenti, ma so-prattutto memoria della Nazione. Il Risorgi-mento è una pagina di storia ricca di idealismo,

coraggio, onestà e libertà. L’Unità è un valore che non puòe non deve creare contrapposizioni, ma sul quale istitu-zioni, politica e società civile sono chiamate a convergeresenza alcuna incertezza. Troppe volte lo scontro e la contrapposizione politica sisono tradotti in rivalità e antagonismi personali, causandogravi danni alla solidità dei rapporti e dei ruoli che, in unademocrazia matura, vanno sempre preservati al di là di chili ricopre. Mantenere il senso dello Stato e delle istituzioniè un dovere soprattutto verso i giovani di oggi, che sonoi protagonisti dell’Italia di domani. Come in passato fu-rono proprio le nuove generazioni a dare impulso e vigorealla crescita del Paese. Ricordare la nostra storia significaallora guardare oltre il presente e rafforzare il giusto pro-tagonismo dei giovani, valorizzandoli. Servono coraggioe generosità perché questi ultimi, a cui dedico moltotempo dei miei incontri in varie parti del Paese, si sentanoriconosciuti come fattore di rilancio e sviluppo per l’in-tera comunità. A loro dobbiamo trasmettere i valori dellalegalità come principio assoluto di vita sociale e profes-sionale, educandoli a respingere e a isolare qualunque ten-tativo di scorciatoie illegittime per il raggiungimento deipropri traguardi. E ciò con particolare attenzione in terrein cui le tentazioni e i condizionamenti sono più forti,come nel Mezzogiorno, a causa della presenza della cri-minalità organizzata.Occorre mantenere alto il contrasto a ogni forma di ille-galità, serve una giustizia più snella e più veloce per me-glio venire incontro alle esigenze dei cittadini. Serve unapolitica di grande attenzione alla tutela delle famiglie, sulpiano sia sociale che fiscale. Per non parlare poi dell’esi-genza di avviare un grande piano di investimenti percolmare il noto divario tra Nord e Sud, al quale i due mi-nistri economici del governo, seppur settentrionali, nonpossono sottrarsi. L’Italia ha bisogno di riforme struttu-rali, auspicabilmente condivise. E in questa direzione va

di Renato SchifaniPresidente del Senato

Un’unità innanzitutto istituzionale

l’approvazione di un federalismo sano e virtuoso che nondivide ma unisce. La riforma federale non si può realizzarecontro una parte del Paese, ma per rendere tutti i territoriprotagonisti diretti e decisivi del destino dell’Italia. I ritardinel riformare le strutture economiche e amministrativevanno superati con la piena e diretta responsabilizzazionedelle realtà locali. Il federalismo deve essere interpretato eattuato in una logica di unità, coesione e solidarietà. L’Ita-lia rimane unita e lo sarà anche con il federalismo. Avràuna forma moderna, frutto dell’esperienza già consolidatadi altri Stati.Il federalismo metterà alla prova anche la Sicilia, anzi la suaclasse dirigente. E i siciliani dovranno essere esigenti, do-vranno pretendere che a occuparsi delle sorti dell’Isolasiano proprio i migliori. Questa sarà la vera scommessa deisiciliani. La Sicilia è il simbolo di una storia di civiltà, doveil valore dell’autonomia e il valore dell’Unità sono staticomplementari e decisivi per rinsaldare i legami di comuneappartenenza al destino del popolo italiano. Anche oggila Sicilia è chiamata a unire e non dividere, a superare con-tese e scorciatoie per un progetto duraturo di vero sviluppoe benessere per le generazioni di domani.

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L’INTERVENTO

Idati certificano che la crisi è alle spalle e che la ri-presa si sta consolidando. La sua entità e la suadistribuzione tra settori e territori, però, appareancora discontinua, frammentata e a tratti for-temente squilibrata, in particolare a sfavore del

Sud e dell’artigianato. Finalmente i segni “meno” da-vanti agli indicatori sono tornati a essere un’eccezione,ma se guardiamo dentro i numeri ci rendiamo conto cheè indispensabile intervenire con politiche di sistemaper sostenere quella che resta una ripresa debole.La forza della ripresa è in questo momento tutta con-centrata nell’export, per cui i settori che ne risentono fa-vorevolmente sono quelli più aperti ai mercati globali.Chi non riesce a stare in queste traiettorie, rischia la mar-ginalizzazione. Sul territorio, i benefici maggiori si con-centrano soprattutto nelle regioni del Nord, tradizio-nalmente più manifatturiere, nella fascia adriatica, inparte del Centro e in alcune, purtroppo piccole, realtàdel Mezzogiorno. Ma dire di fare made in Italy non ba-sta, per essere competitive le nostre imprese oggi devonosaper coniugare la bontà di quello che fanno con un’effi-cienza organizzativa sempre più elevata.Da più parti si sottolinea come la crisi possa essere ilpunto di partenza per un ripensamento complessivo deimodelli di sviluppo finora adottati. Da questo punto divista, l’attenzione all’ambiente viene identificata comeuna delle direttrici da seguire per stimolare la crescita e,al contempo, rendere più equi e sostenibili i processieconomici. Date le caratteristiche strutturali del nostrotessuto produttivo, la green economy made in Italypuò essere una risposta concreta e innovativa all’esigenzadi imboccare un nuovo sentiero di sviluppo. In altri ter-mini, la crisi può essere un’occasione per modernizzare

di Ferruccio DardanelloPresidente di Unioncamere

Modernizzarel’economia italiana

l’economia italiana e assicurarsi competitività in un set-tore produttivo che diventerà sempre più cruciale.I dati delle nostre ultime indagini dimostrano come lastrada sia già stata intrapresa da molti: il 30% delle Pmisi dimostra particolarmente sensibile a investire in pro-dotti e tecnologie volte a conseguire risparmi energeticie a minimizzare l’impatto ambientale. Un interesse chesale al 37% per le imprese di media dimensione e per leaziende specializzate nelle produzioni agroalimentari. Alivello territoriale, il Sud è l’area geografica in cui apparepiù consistente (38%) la percentuale di imprese che neiprossimi anni investiranno in prodotti e tecnologie a mi-nor impatto ambientale.Grazie alla forza dell’export, una buona parte dell’Italiaproduttiva ha dunque doppiato la boa della crisi e si è av-viata fuori dalle secche. Tuttavia, oltre la metà delle im-prese - gran parte di quelle del commercio e dei servizi- resta ancora indietro e rischia di perdere ulteriormenteterreno. Se la dinamica dei consumi interni e degli in-vestimenti pubblici non ritornerà presto su livelli accet-tabili, è realistico pensare a un altro anno difficile sulfronte interno, con conseguenze negative sul recuperodei livelli occupazionali.Attuare la riforma fiscale, alleggerendo il peso su impresee lavoro, rilanciare i consumi interni e restituire centralitàe fiducia all’imprenditore nelle condizioni di accesso al cre-dito: sono tutti passaggi determinanti per permettere a chiè rimasto indietro di imboccare la via della crescita e con-tribuire così a ridurre gli squilibri che ci penalizzano.Senza dimenticare la necessità di mantenere alto l’impe-gno a semplificare la macchina pubblica per renderla piùefficiente a tutti i livelli. La sfida per uno Stato davveromoderno è la sfida dell’Italia dei prossimi anni.

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L’INTERVENTO

L’endemica insufficienza di sbocchi occupa-zionali, costituisce terreno fertile per il reclu-tamento nelle file delle associazioni crimi-nali. In tale contesto, il fenomeno dell’usura

è particolarmente diffuso a causa delle condizioni socio-economiche del territorio. L’aumento delle persone de-nunciate registrato negli ultimi tempi evidenzia chel’usura diventa un reato sempre più associativo, cheviene perpetrato soprattutto da soggetti non diretta-mente legati a organizzazioni criminali, ma da questi au-torizzati. Sebbene ancora non significativo, il numero disoggetti che si avvicinano alle istituzioni per formaliz-zare le vicende criminali di cui sono vittime, è alquantostabile. Va aumentando l’attività della Guardia di Fi-nanza nello specifico comparto, sviluppata mediantel’impegno quotidiano di tutti i reparti che operano sul-l’Isola. Inoltre, relativamente all’acquisizione delle de-nunce, un ruolo sempre più attivo viene assunto dalleassociazioni presenti sul territorio con il fine di contra-stare i fenomeni usurari ed estorsivi come Addio Pizzo,Libero Futuro, Solidaria che, essendo formate spesso davittime già emerse, vengono più facilmente avvicinatedalle altre vittime che più serenamente si rapportano conle prime raccontando le proprie vicissitudini e chie-dendo aiuto. Per quanto riguarda la lotta all’evasione fiscale, nel 2010l’attività del Corpo è stata prioritariamente orientata allarepressione di fenomeni quali l’economia sommersa, lefrodi fiscali punite con sanzioni penali, nonché l’eva-sione internazionale. L’attività a contrasto dell’evasionefiscale, nella sua più ampia accezione, è stata sviluppatamediante la tradizionale attività di verifica fiscale, che havisto all’opera la parte più rappresentativa e consistente

di Domenico AchilleComandante regionale della Guardia di Finanza

L’ impegno quotidianoper la legalità

delle risorse disponibili. Sono stati effettuati 4.724 con-trolli con un incremento del 13,23% rispetto all’analogoperiodo dell’anno precedente, che hanno consentito dirilevare redditi non dichiarati ai fini delle imposte diretteper 594 milioni di euro, nonché l’accertamento di rite-nute non operate o non versate per circa 6,7 milioni dieuro. Alcuni singolari aspetti di dettaglio, possono cogliersicon riguardo alle attività di contrasto al lavoro nero, non-ché nei controlli a salvaguardia degli obblighi di emis-sione delle ricevute e scontrini fiscali. Il lavoro dei fi-nanzieri siciliani ha permesso di scoprire 451 evasori dicui 400 evasori totali, cioè soggetti completamente sco-nosciuti al fisco. Sono stati sviluppati 478 interventiche hanno portato all’individuazione di 1.013 lavoratoriin nero, con un incremento del 112% rispetto all’ana-logo periodo dell’anno precedente. Sono stati eseguiti in-fine 24.659 controlli che, nel 27% dei casi (per un va-lore assoluto di 6.538), hanno permesso di verbalizzarel’inosservanza degli obblighi di emissione dei prescrittidocumenti.

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IN COPERTINA

a preso in mano leredini del Popolodella Libertà all'in-domani della scon-fitta elettorale alle

amministrative e ha trovato difronte a sé alcune sfide decisive:riorganizzare il partito, scosso da ri-valità interne e problemi giudiziari;rinsaldare il rapporto con la Lega,uscita anch'essa sconfitta dalle ele-

zioni e divisa fra la fedeltà al “pa-triarca” Bossi e la tentazione di av-viare un ricambio generazionale; lacrisi economica internazionale, cheha costretto il governo a varare unapesante manovra finanziaria per ri-spettare le indicazioni dell'Unioneeuropea ed evitare il tracollo deiconti pubblici. Il rilancio del partito passa in primoluogo, secondo Angelino Alfano, dal

rafforzamento della sua presenza sulterritorio. Un impegno forte e con-vinto in questo senso il neo segreta-rio l'ha chiesto ai militanti. «Chiama la politica vuole dire la sua: e al-lora serve una sede, serve un coor-dinatore che la tenga aperta - ha in-vocato -. Gli eletti devono stare sulterritorio e ascoltare la gente. Seesprimeremo eletti legati al territorioci saranno persone capaci di inter-pretare i problemi della gente». Mail Pdl di domani, per Alfano, deveessere anche oggetto di una pro-fonda ristrutturazione. «Ne riscrive-remo le regole e il funzionamentointerno, con la partecipazione degli

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Rilanciare il partito, rinsaldare le alleanze politiche, contribuire a traghettare l’Italia oltre la crisi

economica internazionale. Il percorso che attende il neo segretario del Pdl Angelino Alfano è

tutto in salita. A guidarlo un auspicio chiaro: «Intendiamo continuare a raccogliere il soffio

vitale che viene dalla società e a tradurlo in azione di governo»

Michela Evangelisti

VERSO IL 2013, BARRA DRITTASU VALORI, REGOLE E RIFORME

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Riscriveremo le regole delpartito e il funzionamentointerno con lapartecipazione degli iscritti

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Angelino Alfano,

segretario nazionale

del Popolo della

Libertà

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IN COPERTINA

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iscritti», chiarisce il segretario. Daquesto intento è scaturito il lavorodel “Gruppo delle regole”, compostoda personalità della classe dirigentedel partito, il cui compito consisteanche nel passare al vaglio tutti isuggerimenti inviati dai sostenitori.Il risultato finale di questo processol'ex Guardasigilli l'ha descrittomolto bene già nel suo primo inter-vento da segretario: «Vorrei un par-tito che ci sia tra altri 17 o 20 anni,un partito in cui un giovane, cheoggi fa il consigliere provinciale diperiferia, in un tempo magari nontroppo lontano possa diventare ilnostro segretario, perché il partito gliha dato la possibilità di diventarlo,dando spazio a chi ha merito». L'au-spicio è quello di riavvicinare i cit-tadini a una politica sentita pur-troppo sempre più lontana, inutile,ostile. Recuperando, magari, il po-polo dei moderati italiani, «che nonse ne è andato a sinistra, è lì, in at-tesa che noi diamo loro nuovebuone ragioni per votarci». Spingel'acceleratore del cambiamento, An-gelino Alfano, e guarda al futuro,pur non perdendo occasione per ri-badire il suo legame con i valori e lastoria del partito. Che la sua nomina a segretario delPdl non sia stata una mossa gatto-pardesca per lasciare tutto immu-tato, ma una vera svolta, anche ge-nerazionale, lo conferma il suoprofilo. Classe 1970, Alfano spiccaper la sua giovane età nell'ingessatopanorama politico nazionale. For-matosi politicamente nella Dc sici-liana, ha aderito sin dall'inizio al-l'avventura berlusconiana,

diventando consigliere provincialedi Agrigento già nel 1994 e poi de-putato dell'Assemblea regionale si-ciliana. Nel 2001 il giovane avvo-cato agrigentino si affaccia sullascena politica nazionale e in pochianni diventa uno degli esponenti dipunta del partito, conquistandosisempre di più la fiducia del premier,che nel 2008 gli affida il ruolo deli-catissimo di ministro della Giusti-zia. Nominato segretario del par-tito, Alfano lascia l'incarico daministro per dedicarsi interamenteal suo nuovo ruolo. Dal punto di vi-sta della carriera è un altro passoavanti, indubbiamente il più pre-stigioso, ma non si tratta certo diuna poltrona comoda. E il battesimo di fuoco non tarda adarrivare. Il tema della manovra fi-nanziaria, studiata dal governo perfronteggiare la profonda crisi eco-nomica dei mercati, si sta rivelandoper il neosegretario del Pdl il bancodi prova decisivo, di fronte al quale

è chiamato a ricorrere a tutta la suaabilità di mediazione. Il governo hafissato le cifre della manovra, ma ilparlamento può ancora proporrecambiamenti e aggiustamenti: sta-bilito quanti miliardi devono en-trare nelle casse dello Stato si tratta,insomma, di decidere dove pren-derli. Le proposte sono le più variee, in un clima che diventa giornodopo giorno sempre più incande-scente, Angelino Alfano ha espressouna posizione piuttosto chiara, conun linguaggio altrettanto deciso.Ospite alla festa della Lega di Ber-gamo, ha dichiarato che «il tempodella crisi non deve essere il tempodei furbetti» e ha presentato la pro-pria ricetta per trovare i soldi senzapenalizzare i poveri o i contribuentipiù fedeli: «Chi ha poco non paganulla, il ceto medio deve pagare me-dio, chi non ha mai pagato deveprendere la mazzata». «La manovrasarà approvata nei saldi previsti daldecreto - aveva chiarito già due

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giorni prima, al meeting riminese diCl -, perché la dimensione quanti-tativa inalterata, cioè il fatto dimantenere gli stessi numeri, cirende credibili in Europa». Sul de-licato nodo delle pensioni il segre-tario ha poi annunciato che il Pdlnon andrà al braccio di ferro con ilCarroccio. «Ho sempre detto chein una coalizione ciascuno puòavere una propensione in una dire-zione o in un'altra, ma le decisionisi prendono insieme e se la Lega

non è d'accordo su questo, il go-verno non può andare in questa di-rezione. È un modo leale di proce-dere per arrivare alla fine dellalegislatura». Comunque, al di làdelle tante ipotesi di modifica incampo e delle soluzioni che infineavranno la meglio, di una cosa Al-fano è certo: «Al termine della ma-novra la coalizione tra noi e la Legauscirà rafforzata e ulteriormente so-lida per dare stabilità e riforme alnostro paese».

E quando parla di riforme Alfano siriferisce non solo a quella istituzio-nale, fiscale e della giustizia e alpiano per il Sud, ma anche a tuttele misure anticrisi poste in campoper le famiglie, i lavoratori e le im-prese e alla messa in sicurezza deiconti pubblici. Ma il completa-mento delle riforme e degli inter-venti necessari a superare compiu-tamente la crisi globale e i ritardistorici accumulati dal nostro paesesaranno garantiti, secondo Alfano,soltanto da un successo alle politi-che del 2013. «Valori, organizza-zione e attività di governo - defini-sce - sono le fondamenta sulle qualidobbiamo costruire e preparare lavittoria». E per quanto riguarda lasuccessione, lo stesso Alfano hachiarito che alle prossime elezioni ilcandidato del centrodestra sarà an-cora Silvio Berlusconi: il “delfino”,insomma, non ha fretta.

Angelino Alfano

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Al termine della manovrala coalizione tra noi e la Legauscirà rafforzata e ulteriormentesolida per dare stabilitàe riforme al nostro paese

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IL COMMENTO

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«Chi comanda vera-mente in Italia?».È questa la do-manda che, se-

condo Pietrangelo Buttafuoco, ri-mane sospesa, a monte di ognipossibile ragionamento sulle evo-luzioni e il futuro della politica nelnostro Paese, di ogni riflessione,acutizzata dai risultati delle ultimeelezioni amministrative, sulla crisidei partiti, di ogni previsione suldestino dei grandi schieramenti,votati a diventare «sempre più vo-latili». La diagnosi dello scrittore egiornalista siciliano è netta: il si-stema politico italiano ha vissutoun infarto. «Ancora una volta,dopo la stagione di tangentopoli, lacittadella della politica non è riu-scita a sostenere l’urto e ogni equi-librio – il fenomeno, si badi bene,è ancora in corso – si sta sgreto-lando. Ancora una volta un sistemadi potere – sia esso l’informazionein corto circuito con la magistra-tura, sia un’opinione pubblica sem-pre più qualunquista – si confermaletale verso la polis».Accanto ai partiti maggiori, di go-verno e di opposizione, il sistema

politico italiano vede oggi affer-marsi nuove realtà e movimentiche sembrano, per ora, avere piùun’identità oppositiva che propo-sitiva. Come ne immagina l’evo-luzione?«Saranno meteore. Sempre più in-gigantite, ma pur sempre meteore.Tutto l’orizzonte della politica, nellanostra recente storia, è stato costel-lato da figurine presto sbiadite nelmodernariato: da Renato Altissimoa Irene Pivetti, giusto per fare duenomi».

Per il partito di maggioranza èun momento di profonda trasfor-mazione. Ad Angelino Alfano ilcompito di slegarlo dalla personadi Silvio Berlusconi per renderlopiù “autonomo”, con una propriasolida identità. Un passaggio pos-sibile?«La politica, di per sé, è l’arte delpossibile. Ad Alfano, malgradol’ombra di Berlusconi, è data unasola possibilità (e credo proprio chene farà uso), ovvero de-berlusconiz-zare il partito che saprà crearsi in-torno all’unico progetto possibile:la formazione del partito dei mode-rati. E l’eredità di Berlusconi potrà

essere investita solo nel rendere frut-tuosa una stagione che, al netto delledifficoltà, è stata salvata dalle mire diun’élitè anti-italiana, anti-popolare eodiatrice del nuovo. Ciò che non èstato possibile realizzare per Berlu-sconi – dalle grandi opere alle ri-forme del sistema – sarà fatica ob-bligata per Alfano».

Quali sono le principali sfideche Alfano si troverà ad affron-tare? Da quali priorità dovrebbepartire per il rilancio del partito?«Per il rilancio del partito non ne hoidea, ma per salvare l’Italia dallamorta gora della decadenza politico-culturale ed economica la priorità èinnanzitutto riposizionare la poli-tica estera dalla sudditanza cieca agli

Lo sguardo tagliente di Pietrangelo Buttafuoco su un’Italia

che, per salvarsi, deve imparare a mostrarsi al mondo in una

veste inedita, «consapevole della propria sovranità politica e

della propria identità»

Michela Evangelisti

Sempre più instabili: è il destinodei partiti italiani

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Pietrangelo Buttafuoco

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interessi occidentalisti (molti deiquali nemici del berlusconismo), alMediterraneo e all’Oriente. Moltedelle prospettive future, legate al-l’area geopolitica euroasiatica, seb-bene chiare allo stesso Berlusconi, cisono state negate per non sottrarrebenefici e denari ai nostri padronid’America, e nel riposizionare la po-litica estera, aprendoci alla Turchia,alla Russia e ai mercati di Cina eIndia, gli stessi della nostra tradi-zione orientalistica (basti pensarealla via della Seta), ci verrà richiestoun moto di coraggio. Dovremo co-stringere gli alleati ad accettareun’Italia inedita, un’Italia, insomma,

consapevole della propria sovranitàpolitica. Fondamentale, poi, saràavere consapevolezza della nostraidentità».

Cosa intende?«Essere consapevoli della propriaidentità non significa perdere tempocon le stupidaggini intorno alla Co-stituzione o al patriottismo repub-blicano, ma considerare ciò che l’Ita-lia è: la prima officina culturale eumanistica nel mondo. Ci sono oggiundici milioni di pianisti in Cina,abbeverati e consapevoli della lin-gua italiana, della storia italiana edella civiltà italiana. Questi undicimilioni non hanno certo rinunciato

alla loro storia, ma, a differenza ditutti noi italiani che non abbiamopadronanza e consapevolezza di noistessi, loro, insieme a tutta la grandeumanità asiatica, desiderosa di fu-turo, considerano la nostra Patriauna meta, un approdo di eccellenzae di genio».

Alfano dovrà anche occuparsidel rapporto del Pdl con Lega eTerzo polo. Quali equilibri pensadi stabiliranno?«Non ne ho idea. So solo che laLega, attraverso i suoi amministra-tori e gli attuali ministri, bravissimi,predica male ma razzola benissimo,dando prova di ottima gestione dellacosa pubblica. E sempre al nettodelle bave propagandistiche. Il TerzoPolo, francamente, non so cosapossa produrre. Intende Pier Ferdi-nando Casini? O, e ci scappa da ri-dere, Gianfranco Fini?».

Si è riacceso il dibattito sull’at-tuale legge elettorale, oggetto dicritiche da più fronti. Qual è lasua opinione a riguardo?«Grazie a Dio non sono democra-tico e non voto. La materia dettaPorcellum è proibita dalla mia re-ligione».

In apertura,

Pietrangelo Buttafuoco,

giornalista e scrittore

Ciò che non è statopossibile realizzare perBerlusconi – dalle grandi operealle riforme del sistema – saràfatica obbligata per Alfano

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POLITICA ECONOMICA

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Un Pil che cresce menodella media nazionale(0,8% contro 1,1%),ma non solo: le previ-

sioni del Rapporto Unioncamere2011 vedono la Sicilia arrancarenell’anno in corso anche su spesaper consumi delle famiglie (0,4%contro 1% di media nazionale), in-vestimenti (1,6% contro 2,2%) edesportazioni (4,2% contro 6,5%).Questo mentre l’ultimo rapporto“E-Gov Impres@” delinea un’im-prenditoria ancora poco avvezza al-l’utilizzo dei mezzi tecnologici: ba-

sti pensare che 84 interpellati su100 mettono la posta tradizionalein cima alla classifica dei mezzi dicomunicazione preferiti. Ma Giu-seppe Pace, presidente di Unionca-mere Sicilia, non drammatizza, purammettendo che «esiste ancora unevidente gap tra l’economia delNord e quella del Sud». «La Sicilia,così come il resto del Mezzogiorno– spiega – deve fare uno sforzo dop-pio per mettersi al passo. Tuttavia visono segnali positivi e, anche se laricchezza cresce meno rispetto allamedia nazionale, la crisi è ormaialle spalle. Lo dimostrano, ad esem-pio, i dati sulle esportazioni chemettono la Sicilia in pole positionsul mercato estero».

A proposito di export, secondoil rapporto Bankitalia sull’econo-mia siciliana, nel 2010 le venditeall’estero sono aumentate del47,8% (42,7% al netto dei pro-dotti petroliferi raffinati). «Da sempre i prodotti petroliferihanno tirato la volata all’export si-

Il settore petrolifero continua a farla da padrone nelle

vendite all’estero, ma salgono anche le quotazioni di

agroalimentare e del marmo. Per Giuseppe Pace,

presidente di Unioncamere Sicilia, «la crisi è ormai alle

spalle», anche se la regione «deve fare uno sforzo

doppio per mettersi al passo»

Riccardo Casini

La ripresa sicilianaparte dall’export

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Giuseppe Pace

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ciliano, tanto da confermare ognianno l’isola come piattaformaenergetica del Paese. Al di là peròdi questa importante voce dell’ex-port ci sono anche altri settori cheprendono piede e che vengonosempre più apprezzati dagli stra-nieri. Ne abbiamo una prova con-tinua ogni volta che, come Cameradi Commercio, partecipiamo amissioni all’estero o a fiere inter-nazionali: i nostri imprenditoritornano a casa con le borse pienedi contatti o anche di accordi coni buyer stranieri».

Quali sono questi settori pro-duttivi? Quali hanno invece an-cora ampi margini di crescita?«I settori che tirano di più sonoquelli dell’agroalimentare, che spa-ziano dall’olio e dal vino fino afrutta, ortaggi e conserve. È la di-mostrazione che vince la qualità.Tra le altre voci in crescita c’è anchequella del settore lapideo: i nostrimarmi, soprattutto il prodottogrezzo, sono molto ricercati al-l’estero, soprattutto negli EmiratiArabi».

Sempre secondo Bankitalia,l’industria nel 2010 ha mostratouna lenta ripresa, anche se inve-stimenti e occupazione presen-tano ancora segno negativo; ilcommercio ristagna, mentre il tu- � �

Tra i settori chetirano di più, quellodell’agroalimentare.È la dimostrazioneche vince la qualità

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rismo ha mostrato timidi segnalidi risveglio. Che momento vivonole imprese nei vari settori, anchein termini demografici?«Il saldo tra nuove imprese e ces-sazioni è finalmente tornato po-sitivo. Paradossalmente la crisi èstata uno stimolo per gli aspirantiimprenditori, con la carenza dilavoro che ha spinto molte per-sone a mettersi in proprio e a cre-arsi da soli un’occupazione e ma-gari a crearne anche per altri: sitratta per lo più di ditte indivi-duali o micro imprese, moltedelle quali a conduzione fami-liare. Tra i settori più gettonatic’è sicuramente il turismo che, èormai arrivato il momento, devediventare la voce numero unodell’economia regionale».

A proposito di turismo, nono-stante un patrimonio naturale eartistico unico al mondo, in Siciliala spesa dei turisti stranieri rap-presentava nel 2008 solo l’1,2%del Pil regionale, sempre secondoBankitalia. Quali strategie vanno

adottate per la promozione del ter-ritorio anche all’estero?«La crisi si è fatta sentire anche qui.Certo, il nostro turismo è perlopiùdomestico, invece bisognerebbe at-trarre più stranieri, che sono granviaggiatori e amano scoprire terrericche di tipicità come la Sicilia.Noi abbiamo il mare, la campagna,i parchi naturali e le città d’arte, maanche le tradizioni, l’enogastrono-mia di qualità e il senso di acco-glienza. Bisogna saper mettere a si-stema tutto e investire in unagrande campagna marketing in Ita-lia e all’estero per promuovere ilmarchio Sicilia. Senza dimenticarel’importanza dei collegamenti conle città o le capitali più importantid’Europa: basti vedere il miracolo diRyanair e dell’aeroporto di Trapani-Birgi che, nel giro di un paio d’anni,ha fatto diventare questa provinciaun territorio a vocazione turistica».

Nel 2010 il tasso di occupa-zione in regione è sceso per ilquarto anno consecutivo (-1,7%). Il fenomeno dei cosid-

detti “Neet” tocca quota 38,1%,il dato più alto nel Mezzogiorno.Come avvicinare giovani emondo del lavoro?«Le nuove generazioni stanno vi-vendo un grande momento disconforto, alla ricerca di una pro-pria indipendenza economica eidentità professionale. Una situa-zione che in Sicilia e al Sud si acui-sce ancora di più con il risultatoche spesso questi giovani, molti an-che laureati, restano a casa a ca-rico dei genitori erodendo il patri-monio familiare. Bisogna lavorareinsieme e rimboccarsi le manicheper creare un futuro».

Qual è oggi l’impegno diUnioncamere Sicilia in questosenso?«Unioncamere offre supporto in-formativo e formativo per tutto ciòche attiene le iniziative o i bandipubblici che promuovono l’im-prenditoria giovanile o femminile.L’obiettivo è quello di dare gli stru-menti a chi si vuole costruire unfuturo con le proprie mani».

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POLITICA ECONOMICA

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Pietro Agen

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Sembra essere il turismouna delle note più lietedell’economia siciliana. Inbase ai dati provvisori for-

niti dall’Osservatorio turisticodella Regione, e ripresi anche dalrapporto 2011 di Bankitalia sul-l’economia siciliana, nel 2010 pareessersi interrotta la dinamica ne-gativa iniziata nel 2007, con gliarrivi rimasti sui livelli del 2009ma le presenze in aumento del3,8%. Una ripresa trainata princi-palmente dai flussi dall’estero, au-mentati del 10,2%, anche se in

base all’indagine della Banca d’Ita-lia sul turismo internazionale laspesa complessivamente effettuatadai turisti stranieri sembra esserediminuita per il terzo anno conse-cutivo. Discorso ben diverso, in-

vece, per il commercio:stando ai dati del mini-stero dello Sviluppoeconomico, lo scorsoanno le vendite del set-tore in termini nomi-nali sono rimaste sui li-velli dello stessoperiodo dell’anno pre-cedente; in più, alla so-stanziale stagnazionedelle vendite di pro-dotti alimentari si è ac-compagnata un’ulte-riore lieve diminuzioneper il complesso deglialtri settori merceolo-gici (-0,2%). È prose-guito, inoltre, il rallen-tamento del fatturatoper la grande distribu-zione (+1,4% contro+1,9% del 2009), men-

tre il valore delle vendite degliesercenti di minore dimensione èdiminuito ulteriormente, seppurea un tasso inferiore rispetto al-l’anno precedente (-0,6% contro -1,8%). Un momento difficile, in-somma, confermato dall’analisi diPietro Agen, presidente di Con-fcommercio Sicilia. «Con un’oc-cupazione stagnante e una dimi-nuzione generalizzata dell’attività– spiega – è inevitabile che ancheil commercio ne risenta. La novitàè che per la prima volta questo fe-nomeno interessa anche la grandedistribuzione, per via di un eccessodi offerta che si registra in certezone sommato a un calo generaledella domanda. Ma oltre alla crisieconomica le cause vanno ricer-cate anche nella paura: due feno-meni che, sommati tra loro, hannoun effetto estremamente negativosui consumi, come confermato an-che dal calo registrato dal settoredella ristorazione».

Come si stanno difendendo ipiccoli commercianti in questoscenario?

Pietro Agen, presidente di Confcommercio Sicilia, attacca

l’amministrazione regionale e lancia la sua proposta: «Occorre

vendersi come un prodotto unico». E sul commercio punta il dito

su quelle zone «in cui c’è un eccesso di offerta da parte della

grande distribuzione contro un calo generale della domanda»

Riccardo Casini

Programmazione e infrastrutture,ecco la ricetta per il turismo

� �Pietro Agen, presidente di Confcommercio Sicilia

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«I piccoli hanno un difetto,quello di essere piccoli appunto,ma anche un pregio, ovvero ilvantaggio di potersi autosfruttare,senza ricorrere alla riduzione dipersonale. Con questo non vogliodire che i piccoli possano superaremeglio la crisi, ma indubbiamentegodono di una maggior elasticità.Di certo, in un momento comequesto in cui per loro risulta dif-ficile rispettare le scadenze, oc-correrebbe più comprensione: lerecenti proteste nei confronti diSerit si spiegano con il fatto cheoggi bloccare un furgoncino perdue rate non pagate dell’Inps si-gnifica che quel commerciante poinon verserà più nulla».

Intanto, secondo il RapportoUnioncamere 2011, nell’anno incorso è previsto un aumento deiconsumi delle famiglie sicilianedello 0,4%, un dato decisamenteinferiore alla media nazionale(+1%). In che modo è possibilestimolare la loro ripresa?«Il dato non mi stupisce, sarei sor-preso se avvenisse il contrario. Pur-troppo in questa regione mancanoinvestimenti legati allo sviluppo,mentre continuiamo a pagareforme di sostentamento che costi-tuiscono invece proprio un’alter-nativa allo sviluppo: si preferi-scono progetti di pseudo-forma-

zione a interventi infrastrutturalicome strade o ferrovie, come si stafacendo ad esempio nel sud dellaPolonia. È proprio vero che la Si-cilia è un colabrodo dove si conti-nua a versare acqua: la gente beve,ma questo non si riempie mai».

Quali indicazioni hanno for-nito invece i saldi estivi?«I dati sono contraddittori, conuna diminuzione dei consumi re-gistrata nelle grandi città e alcunisegnali positivi a macchia di leo-pardo. Ma le settimane chiave, sisa, sono le prime due, e in quellel’esito non è stato soddisfacente:non potrebbe comunque essere al-trimenti, vista la paura che regnanei consumatori. A tenere sonostati prodotti marginali come tele-fonia e computer, mentre sono ca-lati addirittura i consumi alimen-

tari, oltre alla ristorazione, un set-tore decisamente fondamentaleper i siciliani».

Parliamo di turismo. Nel 2010i flussi dall’estero sono aumen-tati del 10,2%, mentre le pre-senze di italiani sono cresciutesoltanto dello 0,8%. Come ri-lanciarle?«Premetto che le percentuali nonmi hanno mai convinto: se un re-pubblicano incontra un altro re-pubblicano in spiaggia, si potrebbedire che il partito ha raddoppiatole proprie forze? Basta pensare alfatto che il Trentino Alto Adigeregistra da solo tante presenzequante l’intero Mezzogiorno percapire che gli incrementi citati si-gnificano poco o nulla. Ed è in-dubbiamente preoccupante nonaver saputo approfittare della crisi

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POLITICA ECONOMICA

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che ha ovviamente investito meteconcorrenti come il Nordafrica: gliitaliani, ad esempio, erano tra iprincipali clienti dell’Egitto, manon siamo riusciti comunque a in-tercettarli. Certo, si può sempreattribuire la colpa alla crisi econo-mica mondiale, ma il turismo èanche il settore nel quale si fa sen-tire maggiormente quello che è ilprincipale difetto della Sicilia, ov-vero la mancanza di progetti e di

programmazione».Cosa intende?

«Penso al fatto che ogni comunesiciliano, anche il più piccolo, haun assessorato al Turismo che inautonomia conia slogan, lanciacampagne pubblicitarie o parte-cipa a eventi fieristici. Credo siaimpensabile per la Regione pen-sare di promuovere separatamenteogni suo pezzo; occorre invece faresistema e vendersi come un pro-dotto unico».

Ma quali sono le prime im-pressioni che giungono dallastagione estiva?«Chiudere in pari rispetto alloscorso anno dovrebbe già rendercicontenti, e questo è ovviamenteun brutto segnale. Ma d’altraparte, esclusi gli aeroporti, questaregione sconta una carenza di in-frastrutture che non può attrarreturisti».

È anche questo uno dei motividello scontro a distanza con ilgovernatore Lombardo che dura

da qualche mese? Quali sono asuo avviso le colpe principalidella sua amministrazione? «Personalmente considero Lom-bardo un amico, e come accadecon tutti i miei amici, preferiscoparlare chiaro. Appena eletto gliconsigliai di stilare un progettoper la regione, ma dopo tre anninon ce n’è ancora traccia: solonella sanità c’è stato un tentativo,è vero, ma non sufficiente. Sentoparlare ancora di investimenti in-dustriali, ma bisognerebbe spie-gare che questi non esistono più.Occorre, invece, puntare a unmodello di sviluppo turistico eagroindustriale. Certo, nemmenolui ha la bacchetta magica, macredo non si possa più vivere allagiornata senza decidere cosa volerfare da grandi. La verità è che,come diceva Einaudi, un buonpolitico pensa a vincere le ele-zioni, uno statista ai propri figli:ecco, credo che Lombardo siasolo un buon politico».

Pietro Agen

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Il turismo è il settore nel quale si fa sentiremaggiormente quello che è il principaledifetto della Sicilia, ovvero la mancanzadi progetti e di programmazione

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Sburocratizzazione e sblocco dei fondi europei sono le prime misure da attuare a favore delle pmi

secondo Alessandro Spadaro, presidente della Piccola industria di Confindustria Sicilia. Che loda

anche il ruolo delle reti d’impresa e una «rivoluzione» in atto: la riscoperta delle regole

Riccardo Casini

Uniti per diventare grandi

Se le imprese contattate daBankitalia per il rapporto2011 sull’economia sici-liana hanno dichiarato per

lo scorso anno una flessione negliinvestimenti pari in media al 2,4%(comunque in miglioramento ri-spetto al -6,1% del 2009 e al-8,5% del 2008), quelli delle pic-cole imprese (tra i 20 e i 49 ad-detti) hanno registrato unaflessione persino maggiore. Se-condo Alessandro Spadaro, presi-dente del comitato regionalePiccola industria di ConfindustriaSicilia, la ricetta per aiutarle a ri-partire si può riassumere in duepunti: «ridurre il peso della buro-crazia e accelerare le misure previ-ste per gli investimenti delle pmiinserite nel programma operativo

Fesr». «Ritengo – spiega – che perridare slancio all’economia regio-nale, dove la componente dellepiccole imprese è preponderante,il governo regionale e la classe po-litica in generale debbano metterel’impresa al centro della loroazione. Solo così si può ricrearequel clima di fiducia e di speranzaindispensabile per far ripartire gliinvestimenti».

Secondo Unioncamere, in Italiasono ben 13mila le piccole emedie imprese manifatturiere cheappartengono oggi o sono in pro-cinto di entrare in una delle di-verse forme di rete d’impresafinalizzata alla progettazione di in-novazioni, di forme di commer-cializzazione e di nuove strategiedi mercato. È questa la direzione

da seguireanche in Sicilia?«Le reti d’im-presa si stannodimostrando unvalido stru-mento per ac-compagnare lanostra econo-mia verso laglobalizzazione,uno strumentodi politica indu-striale che irro-

bustisce il sistema delle piccole emedie imprese, consentendo allestesse di presentarsi insieme dalfisco, in banca o all’estero pur ri-manendo libere e singole. Sicura-mente la Sicilia non è un’ecce-zione: Confindustria ha promossole reti d’impresa fin dall’inizio, eanche in regione le nostre associa-zioni territoriali si sono attrezzateper sensibilizzare le imprese al-l’utilizzo dello strumento».

Nel rapporto Bankitalia si leggeanche che nel 2009 le piccole im-prese si sono rivelate quelle con illeverage più elevato (57,7%). Oggicome stanno sopportando l’inde-bitamento? In che modo può mi-gliorare il loro rapporto con gliistituti bancari?«La sottocapitalizzazione delle im-prese meridionali, specialmentequelle di piccole dimensioni, èstato sempre un problema, cheoggi si è acuito a causa della crisifinanziaria e dei ritardi nei paga-menti da parte della grossa com-mittenza e della pubblicaamministrazione. Le restrizioni delmercato creditizio continuano acreare forti tensioni nelle piccoleimprese. Oggi molte di queste sifanno assistere nei loro rapporticon le banche dai Consorzi fidi,che si stanno rivelando un valido

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POLITICA ECONOMICA

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Alessandro Spadaro

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strumento per migliorare il rap-porto con le banche. Inoltre, ilpresidente nazionale VincenzoBoccia sta portando avanti unatrattativa con l’Abi per inserire trai criteri di valutazione del ratingaziendale previsti da Basilea III al-cuni asset patrimoniali intangibili,come ad esempio i brevetti o lespese di ricerca e sviluppo, che po-trebbero favorire le imprese più in-novative».

A livello occupazionale, il 2010è stato il quinto anno consecutivoin cui è diminuita la forza lavoroimpiegata nel settore dell’indu-stria in senso stretto (-6,6%).Come invertire la tendenza?«In Sicilia i dati sull’occupazione esull’inoccupazione dei giovani nonimpegnati nella ricerca di un la-voro e nemmeno nello studio, cosìcome i numeri e le percentualisulle donne fuori dal mondo pro-duttivo, restano il termometro diun’economia che patisce pesante-mente condizioni strutturali diforte svantaggio. Come ho detto,per invertire questo trend bisognamettere al centro delle politiche disviluppo le imprese, quelle vere, le

uniche in grado di creare vera oc-cupazione. Bisogna convincersiche l’occupazione non si crea perlegge, attraverso processi di stabi-lizzazione nella pubblica ammini-strazione dell’enorme precariatocreato negli anni per rispondere alogiche clientelari, e i cui effetti di-sastrosi per la finanza regionale sistanno pagando a carissimoprezzo. La vera occupazione la creail mercato attraverso le impreseche vi operano».

Burocrazia, criminalità organiz-zata e restrizioni del mercato credi-tizio costituiscono i principaliostacoli allo sviluppo delle Pmi si-ciliane. Come affrontarli?«Ritengo che oggi la percezione diquesti fenomeni che hanno fre-nato lo sviluppo della Sicilia edell’intero Mezzogiorno sia note-volmente mutata: questo mi fasperare in un futuro migliore. Ilmondo imprenditoriale si è resoconto che un mercato protetto,una condizione di sottosviluppo,l’intermediazione politico-buro-cratica parassitaria e un’invadenzadelle organizzazioni criminali sulterritorio sono un ostacolo fortis-

simo a processi di efficienza e in-novazione che sono indispensabilinel mondo imprenditoriale percompetere oggi sul mercato inter-nazionale: dove c’è la mafia e dovec’è malaburocrazia non c’è inno-vazione, non c’è efficienza, nonc’è mercato, non c’è la possibilitàdi competere. Anche all’internodella società, specialmente fra igiovani, assistiamo alla riscopertadella passione civile, che credo siail segnale più importante cheviene oggi dal Mezzogiorno: ri-scoprire l’idea di una dimensionepubblica, delle regole come ele-mento che rende la nostra societàpiù giusta, più competitiva e piùresponsabile».

Quale ruolo sta svolgendo inquesto senso Confindustria?«Questa rivoluzione è stata possi-bile grazie all’impegno delle forzedell’ordine e della magistraturama, posso affermare con grandeorgoglio, anche grazie all’opera diConfindustria Sicilia, che dal 2007ha inaugurato la stagione di ribel-lione alla criminalità organizzata,la stagione della ribellione al pizzoe alla malaburocrazia».

La riscopertadella passione civileè il segnalepiù importanteche viene oggidal Mezzogiorno

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Formazione continua: èquesto uno dei principaliobiettivi della Compa-gnia delle Opere della Si-

cilia orientale, che attraverso varieiniziative sta tentando di arginaregli effetti della crisi economica cheha investito il tessuto produttivocatanese e non solo. Secondo ilpresidente Carlo Saggio infatti,nonostante il «senso di responsa-bilità» degli imprenditori, mancaancora la necessaria «capacità diinnovazione», anche a livello or-ganizzativo, per cercare di risalirela china.

Presidente, come stanno rispon-dendo gli imprenditori siciliani aquesto momento di difficoltà?«Ci rendiamo conto, con più chia-rezza ogni giorno che passa, diquale sia la reale portata della crisieconomica che ci troviamo ad af-frontare. I nostri imprenditorihanno reagito con grande senso diresponsabilità e di sacrificio, maancora con un’insufficiente capa-cità di cambiamento, di innova-zione e di saper fare rete. Credoche queste siano le questioni deci-sive per i prossimi mesi».

A giugno si è concluso il pro-gramma di Scuola d’impresa2011. Come giudicate il suo esito?Quali altre iniziative sono in pro-gramma ora?«La scuola d’impresa è un’inizia-tiva fondamentale per noi. La for-mazione continua - oserei direl’educazione continua - dell’im-prenditore, si dimostra veramenteattuale in questo momento. È no-

stra intenzione continuare conmaggior vigore il lavoro già ini-ziato nella speranza che sempre piùimprenditori possano utilizzare etrarre beneficio da una formazionecosì qualificata. L’anno prossimosicuramente incrementeremo i mo-duli di scuola d’impresa possibil-mente in collaborazione con altrerealtà imprenditoriali».

Recentemente avete presentatoun aggiornamento della conven-zione con Intesa San Paolo. Qualiservizi finanziari offre la Compa-gnia delle Opere della Sicilia orien-tale ai propri associati? Qual è ilvostro impegno in questo mo-mento di crisi per le imprese?«L’esperienza ci suggerisce che ilproblema del finanziamento, omeglio il problema di un’adeguata

padronanza e gestione degliaspetti finanziari delle imprese, èdecisivo. Vogliamo rispondere aquesta esigenza con varie inizia-tive: in primo luogo un innalza-mento della cultura d’impresa ri-spetto alle tematiche finanziarie, ein secondo luogo un accompa-gnamento delle imprese in questadirezione; non a caso, a breveavremo una persona che si occu-perà a tempo pieno di questo. An-cora, cercheremo di agevolare unrapporto trasparente ed efficientecon gli erogatori del credito. In-fine, tenteremo di costruire in-sieme servizi e strumenti, come leconvenzioni bancarie, sempre piùadeguati alle esigenze degli opera-tori. Come si può vedere, si trattadi un lavoro intenso».

POLITICA ECONOMICA

38 • DOSSIER • SICILIA 2011

Il presidente Carlo Saggio illustra l’impegno della Compagnia

delle Opere della Sicilia orientale in favore delle aziende: dalla

“Scuola d’impresa” agli strumenti per un migliore rapporto

con gli istituti di credito

Riccardo Casini

Obiettivo: formazione continua

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OCCUPAZIONE

40 • DOSSIER • SICILIA 2011

Il report dell’Istat aggiornato alprimo trimestre del 2011 haconfermato una verità già nota:la disoccupazione in Sicilia

pesa e preoccupa soprattutto i gio-vani che per la prima volta si affac-ciano sul mondo del lavoro. Il tassoregionale si aggira attorno al 15%,ben 6,3 punti in più della media na-zionale (8,4%) e sale ancora se siconsidera solo quella femminile, chesi assesta al 18%. A soffrire mag-giormente è la provincia di Agri-gento (19,2%), seguita da Palermo(18,7%), Enna (16,7%), Caltanis-setta (16,5%), Messina (13,5%),Trapani (13%), Catania (12%), Si-racusa (10,5%) e Ragusa (9,1%).L’assessore al Lavoro Andrea Pirainocommenta invocando «politiche veredi sviluppo» e annuncia che «è quasipronto un piano generale per l’oc-cupazione che servirà a coordinaretutti i fondi, le misure e i bandi de-stinati a spingere il mercato del la-voro». Sarà un’operazione complessa,considerando anche il “sacrificio”imposto dalla manovra finanziariaper ottenere il pareggio in bilancionel 2013, così «oltre alle nostre in-sufficienze subiamo purtroppo le

tensioni nazionali che il governopuntualmente tende a scaricare sulSud».

Per invertire il trend sulla disoc-cupazione potrebbe essere d’aiutorivisitare il bilancio della Regione,magari liberando risorse non uti-lizzate?«Il bilancio della Regione non per-mette grandi spostamenti di fondi.Le risorse sono sempre più limitate ecosì all’assessorato al Lavoro non ri-mane altro che intercettare, cosa che

stiamo già facendo, le risorse prove-nienti da altri soggetti e impiegarli almeglio, in linea con quanto consen-tono le normative nazionali ed eu-ropee».

La Regione ha messo sul piatto160 milioni, offrendo agli im-prenditori siciliani due anni disgravi dai contributivi totali (Inpse Inail) per ogni assunzione fatta atempo indeterminato. Eppure ilprimo step del bando non ha ri-scosso molto successo. Perché?

In Sicilia i dati sulla disoccupazione sono allarmanti, di 6 punti superiori alla media nazionale.

L’assessorato al Lavoro, retto da Andrea Piraino, risponde offrendo agli imprenditori

due anni di sgravi dai contributi totali per ogni assunzione a tempo indeterminato

Paola Maruzzi

Sicilia e lavoro, una dura partitaancora aperta

Andrea Piraino, assessore al Lavoro della Sicilia

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«Diciamo che è stata recepita inparte. Dobbiamo sempre tenereconto che la crisi globale fa paura e,pur in presenza di un aiuto concreto,l’imprenditore prima di assumere ri-flette molto. Contiamo comunque,con il secondo step e con una piùampia pubblicizzazione di questa op-portunità, di ampliare il numerodelle assunzioni a tempo indetermi-nato che, voglio ricordarlo, in ap-pena sei mesi ha sfiorato le cento as-sunzioni mensili».

Fondi europei e progetti di svi-luppo sono senz’altro necessari,ma su cosa indirizzare le politicheoccupazionali affinché non si esau-riscano nell’assistenzialismo?«Stiamo lavorando in tante direzioniper mettere a punto una serie di stru-menti come l’apprendistato, formedi avviamento al lavoro e aiuti alleimprese per favorire l’ingresso nelmondo del lavoro di soggetti chenon vi hanno mai messo piede.Penso al credito d’imposta ma anche

ai voucher oppure a stage e tirociniche consentono di poter avviare igiovani. È poi indispensabile andareincontro alla struttura imprendito-riale della regione, che purtroppo èdebole e ha difficoltà ad aprirsi.Credo che siano utili, e per questovanno incrementati, i tirocini for-mativi nelle aziende perché consen-tono di acquisire esperienze e com-petenze capaci di mettere i lavoratorinelle condizioni di potere esserecompetitivi. Di recente abbiamopubblicato un bando, realizzato conil ministero del Lavoro e altre re-gioni del Sud per promuovere 833 ti-rocini formativi in Sicilia. Come sivede con molta difficoltà, data anchedal particolare momento che attra-versiamo, ci si muove in ogni dire-zione possibile per creare nuove op-portunità».

Andrea Piraino

SICILIA 2011 • DOSSIER • 41

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Stiamo lavorando in tante direzioni permettere a punto strumenti per favorirel’ingresso nel mondo del lavoro di chinon vi ha mai messo piede

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42 • DOSSIER • SICILIA 2011

Il lavoro come priorità, laformazione come naturaleconseguenza. In Sicilia è unvecchio “ritornello”, che non

sembra passare di moda. Lo con-fermano i dati Istat, secondo cui iltasso di disoccupazione è del15%, una doppia cifra che fa ri-flettere se paragonata al 3,9% delTrentino Alto Adige, la regionepiù virtuosa. Maurizio Bernava,segretario della Cisl regionale, de-finisce «comatosa» la situazione efa nuovamente appello ai temicardine della ripresa, quella cheimprese e lavoratori non possonopiù aspettare.

Recentemente ha scritto unalettera aperta al governo regionalee all’Ars, chiedendo un pacchettodi misure che rimettano in motoeconomia e società. Se non do-vesse accadere cosa si rischia?«Il rischio è quello di rendere ir-reversibile la crisi in atto. Dal2008 in poi tutti gli indicatori,sia economici che sociali, nedanno conferma, eppure di frontea questa evidenza né il governo

regionale né quello nazionalehanno assunto comportamenti dirisposta. Basterebbe partire da unamaggiore presa di coscienza, ri-calcando un po’ la richiesta fattadal presidente Napolitano dopola manovra a Camera e Senato.Bisogna lavorare in sintonia congli altri sindacati e il mondo im-prenditoriale, è chiaro che nonpossiamo più restare bloccati, in

bilico tra un governo regionaleimpegnato solo ad aprire conflitticostituzionali e di principio con ilgoverno nazionale, per esempio sufondi Fas e il fermo fiscale, e dauna manovra finanziaria cheignora le esigenze di crescita e svi-luppo del Mezzogiorno. Ecco per-ché stiamo facendo pressioni af-finché si arrivi a una svoltaepocale».

Cosa chiedete?«Che il governo regionale mettasubito in approvazione una normasullo sviluppo che contempli temigià concordati con il governatore.Il segnale deve essere chiaro: lapolitica deve smetterla di avere unruolo di arroganza, cioè di fare daintermediario nei processi di di-stribuzione degli incentivi. Met-tiamo piuttosto al centro l’inve-stimento d’impresa, agevoliamolo.Mi riferisco a quegli investimentiduraturi, fatti con criterio. Pos-siamo farlo con i fondi europei e,persino, adottando misure chenon costano quasi nulla».

«Che il governo regionale provveda subito a varare

una norma sullo sviluppo o la crisi si farà

irreversibile». Maurizio Bernava, segretario della Cisl

Sicilia, lancia un appello alla classe politica,

chiedendo «una svolta epocale» per far ripartire

investimenti e occupazione

Paola Maruzzi

I lavoratori nonpossono più aspettare

Maurizio Bernava, segretario regionale della Cisl

OCCUPAZIONE

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Maurizio Bernava

SICILIA 2011 • DOSSIER • 43

Quali sarebbero questi interventi?«Una priorità è individuare dellearee critiche, per esempio TerminiImerese, dove ci sono capannoni espazi deserti inutilizzati: facciamoin modo che diventino attrattiviper gli investimenti esteri, favo-rendo questo passaggio con leggiad hoc sul capitale di rischio,aprendo la strada alle norme dicredito d’imposta per l’occupa-zione, facendo subito investimentiinfrastrutturali, dalla depurazioneal cablaggio. Al contrario si assistealla frammentazione dei fondi eu-ropei in piccoli bandi dal saporeclientelare, nati solo per aumen-tare il consenso politico. Bisogne-rebbe invece concentrarli per farripartire le imprese e spingerle, at-traverso bonus, a risollevare l’oc-cupazione, sia giovanile che quellaover cinquanta dei cassintegrati.Naturalmente questo progetto dirottura non ha nulla a che farecon l’attitudine a sperperare laspesa pubblica».

Il disegno di legge sul creditod’imposta per l’occupazione èun buon segnale. Servirà acreare realmente sviluppo? «Va detto che nel 2010 la Regioneha fatto due scelte importanti: il cre-dito imposta per l’occupazione e ilcredito d’imposta per gli investi-menti, ma ha fatto un grande er-rore incardinandoli al Fas. Perquanto riguarda il provvedimentosull’occupazione, bisognerebbe chefosse orientato per obiettivi strategicie non, come accade, mero stru-mento di contributi a pioggia».

Intervenendo sulla ristruttu-razione del settore formazioneprofessionale ha detto che la Si-cilia non può più aspettare.

Cosa vi aspettate dalla politica?«Innanzitutto chiarezza: non ab-biamo ancora capito se il settoreformazione è in crisi. Se così fossebisogna al più presto attivare unpiano di ristrutturazione da pre-sentare al ministro del lavoro. Perora si fa credere, a mezze parole,che il sistema è in grado di conti-nuare così. Questa è l’ambiguitàda cui bisogna uscire. Ripeto:smettiamola di fare proclami con-tro il governo nazionale, passiamoalla concretezza».

Si apre un altro capitolo dolo-roso per la Sicilia. Come vedel’indebitamento?«Viviamo un paradosso: chie-diamo più soldi e sprechiamo ifondi europei. Un circolo viziosoda cui si esce solo investendo in

ricchezza produttiva, necessariaper creare reddito e nuove entrateerariali, che serviranno per pagareun debito costosissimo ed evitareil dissesto degli enti in prospet-tiva di un federalismo troppo ci-nico. Le potenzialità per fare mi-sure ad hoc ci sono, la Sicilia devesfruttare lo statuto speciale cheha. Solo con carte e conti in regolae con un piano di uscita dal de-bito può battere i pugni e preten-dere di concordare assieme al go-verno nazionale dove investire lerisorse disponibili. Altra richiestaè ridurre i costi della politica: laSicilia e la Sardegna sono quelleche spendono di più. Questo sa-rebbe un segnale importante. Solocosì la classe politica può diven-tare credibile».

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Con dei bonus le impresevanno spinte a investiresu giovani qualificati ecassaintegrati over cinquanta

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FORMAZIONE

46 • DOSSIER • SICILIA 2011

Per alcuni mesi in Sicilia i la-voratori del settore forma-zione sono stati sul piededi guerra: a marzo una ven-

tina di loro è salita sui tetti della sededell’assessorato regionale, in via Au-sonia, per rivendicare il pagamentodegli stipendi e denunciare la man-cata adozione del piano formativoper l’anno 2011; a luglio migliaia diaddetti sono scesi in piazza per chie-dere una rimodulazione della ri-forma, che tra l’altro prevede sistemidi finanziamenti più rigidi. A metàagosto si è giunti all’epilogo con lafirma dell’accordo con il ministerodel Lavoro per la concessione di 10milioni di euro alla Regione per farfronte alla cassa integrazione. È unaboccata d’ossigeno per gli 800 lavo-ratori dell’ente Cefop, che non per-cepivano lo stipendio da più di unanno. L’assessore all’Istruzione e for-mazione professionale Mario Cen-torrino si dice soddisfatto, anche seci tiene a precisare che il ritardo è deltutto indipendente dalla Regione.«L’ente – spiega – non era a postocon il Durc, il certificato che attestala regolarità sul versamento dei con-tributi», dunque era impossibile, perlegge, prestargli soccorso. È proba-bile, come preannunciato dal gover-natore Lombardo, che il prossimopasso sia l’avvio delle procedure peril fallimento, una possibilità che saràcomunque discussa in autunno.

Dal 18 luglio la Regione ha isti-

tuito un tavolo di crisi per discu-tere delle criticità degli enti di for-mazione: cosa ha portato? «Il tavolo ha già dato i primi risultatidal momento in cui l’ente di forma-zione Cefop ha deciso di mettere isuoi dipendenti in mobilità, quindiè subito scattata la richiesta al mini-stero: in gioco ci sono 800 dipen-denti che potranno usufruire dellacassa integrazione in deroga; a que-

sto va aggiunto il cosiddetto fondo digaranzia».

Oltre alle forze politiche e ai sin-dacati, quali attori sarà necessariocoinvolgere per dar vita a un con-fronto bipartisan sul tema?«C’è un soggetto che è sempre ri-masto trascurato proprio perché nonha potere di rappresentanza: sono igiovani, coloro che utilizzano la for-mazione. Mi piace pensare che pos-

Dopo mesi di agitazione che hanno scosso gli enti di formazione

siciliani, con Cefop in testa, arriva una boccata d’ossigeno per il

settore. A dirlo è l’assessore Mario Centorrino, alle prese con il

testo definitivo del Piano regionale dell’offerta formativa 2012: «La

novità è che sarà quasi interamente finanziato dai fondi europei»

Paola Maruzzi

Da Bruxelles le risorseper la formazione siciliana

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Mario Centorrino

SICILIA 2011 • DOSSIER • 47

sano partecipare attivamente al di-battito, così come accade nelle scuolee nelle università. Per ora è una pro-posta, sarebbe interessante trasfor-marla in realtà e accompagnarla alpiano 2012. Di certo non sarà faciletrovare delle forme di rappresentanzademocratica: il settore formazione èfluido e molto articolato».

A parte il tavolo di crisi, crede sianecessario fare un passo succes-sivo, cioè mettere mano a una ri-forma del settore?«Sicuramente lo è e cercheremo difarlo con il piano 2012, che verrà fi-nanziato quasi interamente con ifondi europei. In ballo ci sono di-versi cambiamenti: nella tipologia direndicontazione, nel rapporto di ero-gazione tra assessorato ed ente diformazione; in questo modo si po-tranno apportare modifiche per laparte che più interessa, cioè quellarelativa al contenuto dei corsi e al

loro adeguamento alla domanda dimercato».

Argomento di discussione diquesti mesi sono stati i 60 milionipromessi sul Piano regionale del-l’offerta formativa 2011, la cui di-sponibilità è stata ribadita dallaRegione. Cosa consentirà il loroimpiego?«Di completare il finanziamento delpiano, che è stato sovvenzionato soloper il 70%. Pensavamo di potercompletare la parte restante con ifondi europei, ma le procedure sa-rebbero state troppo lunghe: il fi-nanziamento europeo per il Prof2011 si sarebbe sovrapposto a quellodel 2012».

I sindacati chiedono che vengaposto riparo al proliferare di entidi formazione, che nascono senzaun criterio ben preciso, determi-nando un collasso del settore. Cosarisponde?

L’interventosull’ediliziascolastica verràfinanziato dal fondosociale europeo egestito con il Miur

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Mario Centorrino, assessore all’Istruzione e formazione professionale della Sicilia

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«Francamente non vedo il motivo diquesta lamentela. Gli enti di forma-zione inseriti nel Prof 2011 sono“storici”. È chiaro che nel 2012,quando ci sarà un finanziamento conil fondo sociale europeo, gli enti sto-rici parteciperanno al bando cometutti gli altri. Sono sicuro che gli entisapranno mantenere un loro equili-brio, senza sovrapposizioni».

Ha fatto discutere il bando re-gionale da 140 milioni di euro difondi di Bruxelles per corsi di for-mazione in aziende destinati a12mila disoccupati, bocciato dallaCorte dei Conti per la mancanza diattinenza dei progetti.«È un incidente che desta amarezzae non doveva assolutamente acca-dere. Ho chiesto scusa ai siciliani.Abbiamo accettato il ripiego criticodella Corte e cercheremo di ripro-porre quanto prima questo bandocon un nuovo nucleo di valuta-zione».

Il fondo deve essere speso entroil 2013. Non c’è il rischio che restiinutilizzato o peggio che si torni aparlare di un Mezzogiorno inca-pace di gestire i soldi europei? «Spero di no, sono intenzionato ariproporre il bando. Questa volta da-

remo qualche indicazione in più; laprima versione aveva delle genericitàche hanno innescato degli equivoci».

È paradossale che si arrivi a riti-rare un bando perché non si è statiin grado di gestirlo: di chi è la re-sponsabilità? «Definirlo paradossale è forse gene-roso. Abbiamo aperto un’indagineper capire le ragioni che hanno resopossibile una cosa del genere. Dinorma i progetti che partecipano aun bando vengono sottoposti al-

l’esame del nucleo di valutazione,composto da persone che fannoparte di una cosiddetta long list. Èun compito delicato e anche ben re-tribuito. Dovrebbe essere affidato asoggetti che diano garanzie di com-petenza ed eticità: è qui che c’è statoun cortocircuito, ma oggi c’è già unanuova long list».

Priorità in agenda?«Il nuovo piano per la formazioneprofessionale 2012 e la scuola:l’obiettivo è arrivare a forme di di-mensionamento da concordare conenti locali e territorio. L’altro inter-vento riguarda l’edilizia scolastica:verrà finanziato dal fondo sociale eu-ropeo e gestito con il Miur. Terzapriorità è il completamento del pro-gramma di spesa del fondo socialeeuropeo attraverso una cernita deiprogetti più interessanti: non pos-sono partire tutti perché si rischia diingolfare il dipartimento».

FORMAZIONE

48 • DOSSIER • SICILIA 2011

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Per il 2012 in balloci sono diversicambiamenti tra cuil’adeguamento dicorsi alla domandadi mercato

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L’11 settembre 2001 hadeterminato lo sposta-mento dell’orizzontestrategico della Nato,

che ha intensificato esponenzial-mente il proprio impegno nel MedioOriente allargato e anche nel Medi-terraneo. La “primavera araba” e laquestione libica non hanno fatto altroche alimentare e accrescere il dibat-tito sulle prospettive politiche, socio-economiche e culturali della regionemediterranea. E gli appuntamentipromossi dal Comitato atlantico ita-liano, che da oltre cinquanta annipromuove attività di studio, forma-zione e informazione sui temi di po-litica estera ed economiainternazionale relativi all’Alleanzaatlantica, incoraggiano ulteriormentel’incontro e il confronto tra paesi eculture differenti, soffermandosi inparticolare sulle possibili accezioniche nel prossimo futuro assumerannoparole chiave quali sicurezza e coope-razione. A commentare lo scenarioattuale, nonché il ruolo dell’Italianella Nato, è il presidente Enrico La

Loggia. Alla luce anche del Palermo

Atlantic Forum, svoltosi lo scorsogiugno, quali sono i principali sce-nari sul fronte della sicurezza nelMediterraneo?«Il Palermo Atlantic Forum è coin-ciso con una situazione di grande fi-brillazione nella parte sud delMediterraneo, con rivolte di variotipo che hanno, in taluni casi, por-tato alla caduta di regimi decennali.Il dibattito si è, dunque, incentratosu una lettura approfondita di questieventi ed è emersa la forte preoccu-pazione che da essi possano derivareesiti inauspicati, anziché nuove e vereopportunità di crescita per i Paesi in-teressati. Il quadro che va delinean-dosi riguarda molto da vicino sial’Italia sia la Nato, in virtù delle pos-sibili ripercussioni su equilibri regio-nali già in partenza molto delicati. Siprofila ancora una volta, con forza,l’esigenza di sviluppare il concetto di“sicurezza umana”, che ponga al cen-tro dell’attenzione – in particolaredegli organismi multilaterali – non

solo gli Stati, ma anche e soprattuttole persone».

Come, secondo lei, è possibile ri-lanciare il confronto e la coopera-zione economica tra le due spondedel Mediterraneo?«Partendo dalle giovani generazioni,che rappresentano la maggior partedegli abitanti dei Paesi della spondasud del Mediterraneo e che sono de-stinate a divenire la classe dirigente didomani. Occorre, come abbiamofatto a Palermo, metterle a confronto

SICUREZZA INTERNAZIONALE

52 • DOSSIER • SICILIA 2011

«Il ruolo dell’Italia nella Nato appare

oggi ancor più determinante». Lo

evidenzia il presidente del Comitato

atlantico italiano, Enrico La Loggia,

che sottolinea l’importanza di puntare

sulle nuove generazioni per un

assetto più stabile nel Mediterraneo

Francesca Druidi

Rilanciare il dialogonella Nato

© NATO

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fra di loro e con quelle dei Paesi delsud Europa. In maniera tale che siparlino, dialoghino senza infingi-menti, si scontrino pure ma semprenel rispetto reciproco. Da una mag-giore conoscenza nasce, infatti, unamigliore comprensione. E una mi-gliore comprensione aiuta a svilup-pare il concetto di coesistenzapacifica».

Qual è oggi l’importanza strate-gica assunta dai partenariati dellaNato con particolare riferimento

alle aree del Mediterraneo e delMedio Oriente allargato?«I partenariati rappresentano un for-midabile strumento di dialogo e dicooperazione attraverso il quale laNato continua a offrire il suo decisivocontributo al mantenimento della si-curezza dell’area mediterranea.L’avanzamento dei partenariati è resooggi ancor più indispensabile in pre-senza di sfide e minacce che stannomettendo a repentaglio la comune si-curezza mediterranea ed euro-atlan-tica. Di fronte al radicalismopolitico-religioso, che sfocia talvoltain atti terroristici, e alle ambizioni dif-fuse nel campo della proliferazionenucleare, è quanto mai necessarial’elaborazione di risposte sinergiche ecoordinate fra l’Alleanza atlantica e isuoi partner regionali, inclusa la LegaAraba, secondo quel principio di “si-curezza cooperativa” sancita dalnuovo concetto strategico adottatodalla Nato lo scorso novembre a Li-sbona».

Quale ritiene sia oggi oppuredebba essere nel futuro il ruolo del-l’Italia nella Nato?«Il nostro Paese svolge da sempre unafunzione di primo piano nella di-mensione mediterranea e mediorien-tale dell’Alleanza. Anche perché ha

dimostrato, in più occasioni, la suaindiscussa capacità di favorire l’in-contro fra storie, culture e tradizionidiverse, alla ricerca di un terreno co-mune su cui edificare politiche e stra-tegie condivise. In questo spirito,peraltro, si è svolto il Palermo Atlan-tic Forum».

La Sicilia rappresenta il baricen-tro della regione mediterranea.Come sfruttare al meglio questaposizione sotto il profilo politico,culturale ed economico?«Da sempre terra d’incontro e sintesidi culture diverse, e avendo inoltreun’antica tradizione di accoglienza, lamia Isola merita di svolgere un ruolosempre più decisivo nel momento incui si vanno ridisegnando gli assettipolitici di molti paesi che si affac-ciano sul “Mare nostrum”. In questadimensione si inserisce anche unamia vecchia aspirazione, che speropossa vedere presto la luce: l’istitu-zione, a Palermo, di un Politecnicodel Mediterraneo, una struttura in-novativa che, sfruttando al meglio leopportunità offerte dalle nuove tec-nologie, favorisca l’incontro fra gio-vani universitari di tutti i paesidell’area, esaltando i motivi di unità evicinanza rispetto a quelli di diversitào conflitto».

Enrico La Loggia

SICILIA 2011 • DOSSIER • 53

© NATO

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EXPORT

L’ultimo rapporto diBanca d’Italia sul-l’economia sicilianarileva nel corso del

2010 un miglioramento dellacongiuntura nel settore indu-striale. I risultati sono, però,limitati dalla scarsa aperturadel settore manifatturiero re-gionale all’export, al mo-mento leva strategica per laripresa. Nel panorama sici-liano, Catania si trova in unasituazione di sostanziale equi-librio. «Risentiamo ancoradella profonda crisi che hacolpito i mercati mondiali e

la ripresa dell’export non hariguardato l’economia locale,la cui presenza sui mercatiesteri è ancora abbastanzamodesta» puntualizza il pre-sidente di Confindustria Ca-tania, Domenico Bonaccorsidi Reburdone, che tratteggiacosì i punti di forza del terri-torio: «Un tasso di mortalitàdelle imprese inferiore aquello delle altre province,perdita occupazionale conte-nuta, un tessuto di impresediversificato che, seppure condifficoltà, sta reggendo».

Quali strategie occorre-rebbero per rafforzare lapresenza delle imprese cata-nesi sul mercato internazio-nale?«Le azioni utili sarebberomolteplici. Innanzituttoun’adeguata politica dei tra-sporti. Per molte imprese icosti sono diventati ormai in-sostenibili. Rafforzare il ri-corso alle vie del mare per iltrasporto delle merci è un’al-ternativa sostenibile, ma nonsufficiente. Purtroppo i pro-grammi di investimento delgoverno e della stessa Unioneeuropea rischiano di tagliarcifuori dai corridoi europei e

questo non è accettabile perun territorio che sconta undivario infrastrutturale giàpesante. Per questo tutti i po-litici siciliani dovrebbero ser-rare le fila - e in tal senso cisiamo ripetutamente espressi- facendo sentire la propriavoce».

In tema di internaziona-lizzazione gli interventi cheattingono alle risorse pub-bliche risultano adeguati?«A questo proposito sarebbeutile una pianificazione piùmirata. La mancanza di unaregia unica dà ancora luogo ainiziative spot che produconorisultati marginali in terminidi presenza sui mercati esteri.Infine, sarebbe necessaria piùattenzione alle nuove oppor-tunità offerte dalle reti d’im-presa, uno strumento sulquale Confindustria Cataniasta puntando molto, conl’apertura di uno sportello disupporto dedicato. Le im-prese che si aggregano e col-laborano, oltre a beneficiaredegli sconti fiscali previstidalla legge, possono presen-tarsi sui mercati esteri inmodo più competitivo».

Oltre all’internazionaliz-

Sono tre, secondo Domenico Bonaccorsi di Reburdone, le strade da seguire per rafforzare la

presenza delle imprese catanesi sul mercato internazionale: un’adeguata politica dei trasporti,

una migliore pianificazione delle risorse pubbliche, più attenzione ai contratti di rete

Michela Evangelisti

L’export catanese riparte dal sole

54 • DOSSIER • SICILIA 2011

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Domenico Bonaccorsi di Reburdone

zazione anche l’innovazionee la ricerca si stanno sem-pre più rivelando leve stra-tegiche per la competitivitàin questa fase di uscita dallacrisi. Quale situazione si ri-scontra a questo propositosul territorio?«Parliamo di due fattorichiave dei processi di svi-luppo. A Catania sono decinegli esempi di positiva colla-borazione tra imprese e uni-versità che hanno dato risul-tati di successo. Madobbiamo fare di più».

Quali obiettivi intendetecentrare?«La nostra sfida è quella diestendere alcune sinergie vir-tuose che si sono instauratetra Ateneo e grandi realtà in-dustriali del territorio anchealle piccole e medie imprese.E proprio in questa direzione

Confindustria Catania si staimpegnando attraverso l’atti-vità del Liaison office, checonsente di svolgere in modopiù compiuto la funzione dianello di congiunzione con leimprese, e che si somma allagià consolidata collaborazionecon le facoltà di Economia eIngegneria».

Secondo il presidente diConfindustria regionale, LoBello, Catania ha il sistemaimprenditoriale con il mag-giore potenziale di sviluppoin Sicilia, ma la città, percrescere, deve avere la luci-dità di valorizzare i suoiaspetti positivi e di isolare letante piaghe che ne infet-tano il mercato. Qual è lasua analisi a questo propo-sito?«Catania, da sempre, rappre-senta la parte più dinamica e

vitale dell’economia dell’isola.Un territorio che negli ultimi50 anni, nonostante tutto, hasaputo attrarre gli investi-menti tanto delle grandiquanto delle piccole e medieimprese. È ovvio che questoprocesso non poteva rimanereimmune dalla piaga dei con-dizionamenti mafiosi impo-sti dalla criminalità organiz-

Domenico Bonaccorsi

di Reburdone,

presidente di

Confindustria Catania

I programmidi investimentodel governoe dell’Unioneeuropearischiano ditagliarci fuoridai corridoieuropei

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SICILIA 2011 • DOSSIER • 55

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zata. Un potere, quello mala-vitoso, forse oggi più insi-dioso che nel passato, perchésilenziosamente e senza gestieclatanti riesce a pervaderesacche dell’economia appa-rentemente sane, grazie al-l’appoggio garantito dallazona grigia del potere poli-tico».

Come è possibile contra-stare questa tendenza dellamalavita a insinuarsi neimeccanismi economici?«La scelta di campo fatta daConfindustria in materia dilegalità è la nostra arma vin-

cente. Non ammettere dero-ghe al rispetto delle regole eadottare condotte etiche è lastrada maestra da seguire. Labuona economia catanese,frutto del lavoro di centinaiadi imprenditori che con co-raggio investono risorse,energie e talento, può preva-lere e scacciare la parte an-cora infetta».

L’area industriale di Cata-nia versa, però, in uno statodi abbandono. Quali inter-venti sarebbero auspicabili?«Il problema delle aree indu-striali in Sicilia è di carattere

generale. Le Asihanno fallito la loromissione di sostegnoallo sviluppo e vannoabolite, così come op-portunamente pre-vede un disegno dilegge presentatodall’assessore regio-nale alle Attività pro-duttive, Marco Ven-turi. Dall’elimina-zione dei consorzi edei relativi apparati

burocratici deriverebberoeconomie per oltre 4 mi-liardi di euro, risorse che po-trebbero utilmente essere de-stinate agli interventi dimanutenzione delle aree, atutto vantaggio delle im-prese insediate».

In un recente interventoha affermato che oggi Cata-nia si trova al centro di im-portanti processi di investi-mento, capaci di aprire unoscenario di crescita nuovo,proiettato anche nell’areamediterranea. A cosa facevariferimento?«L’8 luglio ha aperto i bat-tenti 3Sun, joint venture traSt Microelectronics, Enel eSharp per la produzione dipannelli fotovoltaici di ultimagenerazione. Si tratta dellafabbrica più grande d’Italia,tra le prime in Europa, che ri-volgerà parte della sua pro-duzione anche verso i pro-mettenti mercati delMediterraneo. Un investi-mento da 358 milioni di euroche occuperà circa 300 per-sone. Altri investitori privatistanno puntando su Cataniaper insediare le loro produ-zioni ad alto contenuto tec-nologico nello stesso settore.È il seme dello sviluppo delpolo fotovoltaico catanese,che ritengo possa duplicare ilsuccesso del fenomeno EtnaValley e dell’industria mi-croelettronica trainata da StMicroelectronics».

56 • DOSSIER • SICILIA 2011

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EXPORT

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58 • DOSSIER • SICILIA 2011

Se, come afferma ilrapporto Bankitaliasull’economia sici-liana, nel 2010 le

esportazioni isolane sono au-mentate a prezzi correnti del47,8%, recuperando anchebuona parte della contra-zione subita per effetto dellacrisi finanziaria nel 2009 (-37,7%), un ruolo importantelo ha svolto l’Unione euro-pea, destinataria del 44,4%dell’export siciliano con unacrescita del 42,9%. Tra i Paesiextra-Ue gli incrementi mag-giori si sono registrati invecenei confronti degli Stati Uniti(22,1%), mentre l’area delMediterraneo ha sicuramenterisentito della crisi econo-mica (vedi Grecia) e soprat-tutto dei conflitti che hannocoinvolto diversi paesi delMaghreb nel corso dell’ul-timo anno. Grazia Clementi,presidente di Med EuropeExport, consorzio di impresesiciliane nato per facilitare in-contri e avviare rapporti eco-

nomici con imprenditori esoggetti istituzionali esteri, inparticolare proprio nel ba-cino del Mediterraneo, af-ferma che «guardare all’esterosignifica oggi trovare oppor-tunità e spazi che in Sicilianon ci sono». «In questo mo-mento – spiega Clementi –l’export può costituire la sal-vezza per un’azienda siciliana,ma l’attività che dovrebbeportarla verso l’estero non èfavorita né dal tipo di forma-zione degli imprenditori nédagli enti locali. Siamo co-stretti a combattere controuna logistica male organiz-zata, e questo porta a unoscoramento, con il rischio dirassegnarsi all’immobilismononostante vi siano grandipotenzialità per competerenei mercati internazionali».

Com’è possibile uscire daquesta situazione?«Oggi gli imprenditori sistanno arrangiando, cercanodi individuare autonoma-mente il mercato migliore

per il proprio prodotto, equesto è un passo in avanti.Non abbiamo la sfera di cri-stallo ma riteniamo che l’in-ternazionalizzazione sia unasoluzione importante per af-frontare la crisi».

Il Mediterraneo costituisceancora lo sbocco naturale perl’economia siciliana? «Nei Paesi di questo bacino lenostre aziende hanno sempreoperato con soddisfazioneOggi ci sono evidenti riper-cussioni a causa delle tensionipolitiche ma speriamo chetutto si risolva il più prestopossibile. Per l’economia sici-liana, questi Paesi sono moltoimportanti. Sono simili a noiper mentalità e cultura manon possiedono un’economiaconsolidata e hanno bisognodi know-how, cosa che l’im-prenditore siciliano ha svilup-pato stando nell’Unioneeuropea. Attendiamo quindicon fiducia che lo scenariotorni tranquillo per ripartire».

Quali Paesi si stanno di-

Grazia Clementi, presidente del Consorzio

Med Europe Export, guarda ai mercati

emergenti e auspica la ripresa del

commercio nell'area del Mediterraneo

Riccardo Casini

Argentina e India nuovi mercatiper la Sicilia

Grazia Clementi,

presidente del

Consorzio Med Europe

Export

EXPORT

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Grazia Clementi

SICILIA 2011 • DOSSIER • 59

mostrando maggiormentericettivi nei confronti deinostri prodotti?«Con Marocco, Giordania eSiria i rapporti non si sonomai interrotti. Si tratta dimercati interessanti soprat-tutto per il settore edilizio,quello delle energie rinnova-bili, della raccolta dei rifiutie in generale per tutto quelloche possiamo definire inno-vativo. L’Algeria ad esempioè un Paese dove il turismonon è ancora bene organiz-zato e oggi chiede esperti delsettore. Grande attenzione vageneralmente riservata alcomparto agroindustriale,per il quale ci vengono ri-chieste attrezzature e ancheknow-how».

Su quali mercati invece è

necessario puntare oggi peraumentare ancora il volumedell’export?«Un occhio di riguardo va ri-volto all’America Latina:dopo l’impennata del Brasile,aiutato anche da un governocapace di far crescere l’im-prenditoria locale, oggi ripo-niamo grandi aspettativesull’Argentina. Conviene poiapprocciare anche gli altri“Bric”, benché oggi entrarenel mercato cinese è difficile,se si escludono le eccellenzevinicole. L’India invece sem-bra più vicina alla nostramentalità, e questo potrebbefacilitare l’approccio per lenostre imprese. Penso in par-ticolare ai settori del turismoe dell’enogastronomia, chedovrebbero ricevere una

spinta promozionale anchedalla cinematografia: la Sici-lia, non dimentichiamolo, èun immenso set naturale».

Recentemente il Consor-zio ha presentato la nuovaAgenzia multietnica di Pa-lermo, nata dal progetto“Azienda multietnica”.Quali saranno i suoi com-piti?«Compito dell’Agenzia saràdi creare integrazione enuove opportunità lavora-tive. La cultura dell’associa-zionismo può aiutare gliimprenditori a crescere; ilruolo delle agenzie è proprioquello di portare a una mag-giore aggregazione e culturad’impresa. Tutto questo perandare nella direzione di ununico sistema Sicilia».

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«La voglia di “re-mare contro-corrente” e dipuntare sui

grandi progetti e sulla loroforza propulsiva e catalizza-trice c’è ancora tutta in Siciliae, soprattutto, ci sono le vi-sion di uomini e donne che siimpegnano tenacemente e concostanza affinché si possa con-tinuare a immaginare ancheper la nostra isola uno svi-luppo “possibile”». Con entu-siasmo Elita Schillaci, per anniamministratore delegato deldistretto tecnologico Siciliamicro-nano sistemi e dell’in-cubatore universitario Med-

Spin, parla di un progetto cheha da poco preso le mosse eche determinerà un riposizio-namento strategico dell’EtnaValley, ultimamente indebo-lita nella propria funzione enella propria identità. Allabase c’è l’accordo siglato traStMicroelectronics, Sharp eEnel Green Power, grazie alquale Catania diventerà la ca-pitale italiana del fotovoltaico.

Professoressa, quali rica-dute avrà un investimento diquesta portata?«Il nuovo progetto ha comeobiettivo la realizzazione delpiù grande insediamento in-dustriale in Europa di pannelli

fotovoltaici. La pro-duzione previstapasserà da 160 me-gawatt del primoanno, a una dimen-sione che si stimapossa raggiungere aregime i 480 mega-watt/anno. Le rica-dute di un polo fo-tovoltaico catanesedi tali dimensionisono rilevanti tantoa livello macro, conriferimento al si-stema Paese, quantoa livello micro, considerandosia le dinamiche di crescitadell’ambito territoriale, sia gli

INNOVAZIONE

60 • DOSSIER • SICILIA 2011

Salute ed energia.

Questi i due settori serviti

dalla tecnologia del

distretto microelettronico

catanese. Ricerca e

produzione, spiega

Elita Schillaci, «devono

focalizzarsi sempre più

sulle esigenze di sviluppo

del territorio, sulle sue

competenze e sulla

domanda del mercato»

Michela Evangelisti

Catania capitale del fotovoltaico

Elita Schillaci, docente di

Imprenditorialità, nuove

imprese e business planning

all’Università di Catania

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effetti sul posizionamentocompetitivo e sulle strategie disviluppo del colosso italo-fran-cese. In particolare ad un li-vello micro gli effetti dell’in-vestimento sono collegabiliall’incremento dell’indotto eai processi di attrattività di for-nitori attualmente non pre-senti nell’Etna Valley. Con ri-ferimento al nuovostabilimento, è poi previsto unorganico a regime pari a circa700 unità».

Qual è lo scenario nelquale questo progetto si vaad inserire?«Negli anni 90 la conversionedi StMicroelectronics ha avuto

un impatto importante sul-l’area, riconfigurando tutto ilsistema imprenditoriale, cheha colto le opportunità che lapresenza della grande impresamultinazionale offriva sia intermini di know how da con-dividere, sia in termini di pro-cedure di qualità. Poi però si èaperto un periodo di comples-siva difficoltà per l’area: il“proto distretto” non è decol-lato come avremmo voluto. Lepiccole aziende sono rimastemicro e non sono riuscite afare quel salto di managerialitàche avrebbe permesso loro disuperare le barriere commer-ciali e interagire anche con al-tri operatori oltre alla grandeazienda. Di contro nel frat-tempo sono cominciati pro-cessi di recessione complessiva,con la conseguente crisi deimicroprocessori, impiegati tra-sversalmente in quasi tutti isettori dell’economia mon-diale. Il nuovo stabilimentoM6, già inaugurato, è stato co-stretto per anni all’immobilità:ora, con il progetto 3Sun, tro-verà finalmente un impiego».

Quali obiettivi si proponeun distretto come quello diSicilia micro-nano sistemi?«L’obiettivo è far sì che l’atti-vità di ricerca sia sempre piùfocalizzata sulle esigenze stra-tegiche di sviluppo del terri-torio e sulle sue competenze.In particolare abbiamo decisoche nel distretto catanese latecnologia deve servire duesettori fondamentali: quellodella salute e quello dell’effi-cienza energetica e delle ener-

gie alternative».Quali prospettive si

aprono dunque?«Il senso di tutti i progetti cheabbiamo presentato all’internodel distretto è far sì che le im-prese e la ricerca non proce-dano in modo sparso, ma se-condo linee strategiche diterritorio da condividere e fo-calizzandosi sui settori chetraineranno la domanda.L’obiettivo dunque è non su-bire il mercato ma cavalcarlo.Il polo St e la grande fabbricaM6 faranno da traino, ancheperché la loro produzione ègià per i prossimi anni collo-cata sul mercato».

Quanto in Sicilia l’am-biente finanziario è favore-vole alla realizzazione di in-vestimenti innovativi?«Il mondo della finanza ita-liana è stato sempre moltomeno veloce e reattivo rispettoad altri sui temi del finanzia-mento dell’innovazione e dellostart up. Dal monitoraggio na-zionale dell’andamento degliinvestimenti in venture capitalemerge che quest’anno sonocresciuti in termini percentualima in termini assoluti sono ri-masti ridotti; quelli che tiranosono gli investimenti nei set-tori delle energie. La situa-zione siciliana ricalca quellanazionale, ma le cose stannocominciando a cambiare.Noto più fermento da partedegli investitori privati e se-gnali di apertura culturale,spesso frenata, purtroppo,dalla recessione economica efinanziaria».

Elita Schillaci

SICILIA 2011 • DOSSIER • 61

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INNOVAZIONE

Due addetti nelsettore ricerca esviluppo e 7 lau-reati in discipline

scientifiche e tecnologicheogni mille abitanti, appena 9brevetti ogni milione di abi-tanti depositati nel 2007 e,soprattutto, una spesa in ri-cerca e sviluppo pari allo0,9% del Pil, ovvero menodella media nazionale (1,2%)e circa la metà di quella Ue(1,9%). La Sicilia, insomma,sembra continuare a investirepoco nel settore dell’innova-zione, anche se quest’ultimodato contenuto nel rapportoBankitalia sull’economia re-gionale va in realtà scisso indue: se infatti la spesa delleimprese raggiunge appena lo0,2% del Pil, contro lo 0,6%di media nazionale e l’1,6%dei paesi Ocse, quella soste-nuta dal settore pubblico rap-presentava nel 2008 lo 0,7%,un dato superiore a quellomedio del Paese (0,5%) e ad-dirittura allineato all’Unioneeuropea. Come spiegare que-

sta disparità? E come incenti-vare le imprese a puntaremaggiormente sull’innova-zione? Secondo AlessandroAlbanese, presidente di Con-findustria Palermo, «in realtàla spesa pubblica per ricerca esviluppo si trasforma pur-troppo spesso in finta forma-zione, mentre gli investimentidelle imprese in questa dire-zione sono fondamentali».«Va detto però – prosegue –che in un momento di crisitutti gli imprenditori si aspet-tavano un aiuto dai Por, inPiani operativi di aiuto, equesti sono fermi. Un esem-pio: nel corso dell’ultimobando c’è stata una falcidiedelle domande presentatedalle aziende».

Secondo il rapporto Ban-kitalia, nell’ambito del Fesr2007-2013, in Sicilia sonostate destinate risorse per ri-cerca e innovazione per 327milioni di euro. Inoltre la re-gione, rientrando nell’ambitodell’obiettivo “Convergenza”,può accedere a ulteriori 1,72

miliardi per il “Sostegno del-l’innovazione” nell’ambitodel Piano operativo nazionaleRicerca e innovazione. Ifondi insomma sembranosufficienti: quali difficoltà ri-scontrano allora le impresead avervi accesso?«I fondi pubblici sono piùche sufficienti, ma è insuffi-ciente la capacità di spenderlie metterli a disposizione delleaziende. Un dato urla ven-detta: la spesa dei fondi pub-blici in Sicilia è bloccata al6%. Questo mette in evi-denza l’assoluta incapacitàpolitica di programmare, ol-tre all’esistenza di un appa-rato burocratico che non as-seconda le tempistiche e lenecessità delle aziende. Baste-rebbe spendere i fondi comu-nitari in progetti e obiettiviutili e basterebbe farlo velo-cemente per avere una ricre-scita delle aziende, dell’eco-nomia, del mercato e dellaricchezza in generale».

In che modo può miglio-rare invece nel vostro territo-

Alessandro Albanese, presidente di Confindustria Palermo, giudica

«sufficienti» le risorse pubbliche. Il loro impiego però è fermo al 6%:

«un dato che evidenzia l’incapacità politica di programmare»

Riccardo Casini

Fondi per l’innovazione,il problema è spenderli

In alto

Alessandro Albanese,

presidente di

Confindustria Palermo

62 • DOSSIER • SICILIA 2011

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Alessandro Albanese

SICILIA 2011 • DOSSIER • 63

rio il rapporto tra imprese esistema universitario?«Quello tra impresa e ricercaè un binomio fondamentale eimprescindibile per lo svi-luppo. Noi già da tempo ab-biamo proficui contatti conil mondo dell’università, e in-tendiamo fermamente prose-guire su questa strada».

Secondo molti, presso certaimprenditoria manca anchela cultura dell’innovazione.In che modo le associazionidi categoria possono contri-buire a ridurre questo gap?

«Le associazioni contribui-scono con i rapporti diretticon le aziende, non solo perillustrare i vantaggi dei fondiper l’innovazione ma soprat-tutto per illustrare quelli del-l’innovazione stessa».

Sempre secondo il rapportoBankitalia, nel 2010 le espor-tazioni delle imprese sicilianesono aumentate. Quali settori,petrolifero a parte, si stannocomportando meglio in que-sto senso? Quali invece pre-sentano ancora i maggiorimargini di ripresa?

«La situazione non è di ri-presa: la crescita è sempreferma a un punto e in Siciliaè sotto questo punto. Il datoè eccezionalmente negativo,perché le imprese sicilianepartono da una situazionesvantaggio e crescono po-chissimo. Tra le cause, ce n’èuna importantissima: ilprincipale imprenditore quiresta la Regione Sicilia, etroppi settori dell’economiapagano il prezzo di un mer-cato drogato dalla forte pre-senza del pubblico, che infi-cia la libera concorrenza.Pertanto gli unici settori cherestano fuori e che possonoavere margini di ripresa sonosenz’altro quello energetico,anche se molto dipende dalsistema autorizzativo regio-nale, e quello della logi-stica».

��

Troppi settori dell’economia paganoil prezzo di un mercato drogatodalla forte presenza del pubblico

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INNOVAZIONE

Fare sistema e condi-videre un patrimo-nio comune perrealizzare progetti Ict

di alto livello. È questol’obiettivo prioritario del con-sorzio Etna Hitech, nato nel2005 e costituito oggi da 21imprese del settore. Obiettivinon facili da raggiungere inun contesto come quello sici-liano, prima di tutto, spiega ilpresidente Luigi Grasso, «per-ché nel nostro dna manca unasufficiente capacità di aggrega-zione». In secondo luogo per-ché il progetto di fare rete simuove in un momento di cre-scita generale molto bassa,quindi deve fare i conti piùcon il contenimento dei bud-get che con l’espansione.

Il consorzio è stato rinno-vato di recente nei suoi ver-

tici. Che bilancio può trarreda questi sei anni di lavoro?«Dal 2005 a oggi si è tentata lastrada di una progettazione co-mune di nuove soluzioni in-centrata più sulle tecnologieche sull’individuazione di mer-cati. Questa prima fase ha fa-vorito la conoscenza el’integrazione delle imprese; ègià stato un successo capire cheesiste la possibilità di coope-rare. Abbiamo portato avantianche un’attività di orienta-mento in aula per gli impren-ditori, per abituarli a lavoraresu un modello di business arete e individuato i nostripunti di forza, che sono la co-noscenza del territorio e delmercato. Un’ottima base dipartenza».

Quali tratti segneranno in-vece questa nuova fase che sista aprendo? «Finora il consorzio aveva unasua struttura interna che creavae progettava, ma questo si-stema non ha funzionato. Oravogliamo sviluppare un mo-dello in cui il consorzio svol-gerà la funzione di governance,e quindi essenzialmente di ri-cercatore di opportunità di bu-siness, mentre i progettiverranno implementati dai

soci, dei quali verrà così valo-rizzato il know how. In so-stanza il ruolo del consorziosarà quello di fissare le regoledi condivisione delle attività edefinire le vocazioni degli asso-ciati, in modo da soddisfare lerichieste dei clienti e garantireil risultato finale al di là dellecapacità delle singole imprese».

Un’altra importante novitàè che i temi dell’innovazioneverranno sviluppati d’intesacon l’Università.«Si tratta di un elemento diprofondo cambiamento: lapresenza dell’Università nelCda del consorzio permetteràd’ora in avanti di tenere megliole fila del dialogo tra ateneo eimprese. Un’ultima novità chevoglio sottolineare è la deci-sione di partecipare solo a pro-getti di dimensioni medio alte,in modo da lasciare alle singoleimprese del consorzio spaziosul mercato più tradizionale enon rischiare di fare loro con-correnza».

Qual è il livello d’innova-zione delle imprese Ictsiciliane?«Se prendiamo come riferi-mento il livello d’innovazionedel territorio in senso lato, leimprese Ict si posizionano per

Luigi Grasso illustra le nuove linee guida del consorzio Etna Hitech: dialogo più stretto con

l’Università, partecipazione a progetti di più alto livello e qualità, funzione di project managing

e di governance rispetto alle singole imprese associate

Michela Evangelisti

Una rete per le imprese Ict

Luigi Grasso,

presidente del

Consorzio Etna Hitech

64 • DOSSIER • SICILIA 2011

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Luigi Grasso

SICILIA 2011 • DOSSIER • 65

molti aspetti al di sopra dellamedia. A mio parere sono in-vece deficitarie rispetto alla ca-pacità di fare business: devonoancora migliorare la loro pron-tezza nell’individuare i cam-biamenti in atto nel mercato.La domanda si sta spostandoad una velocità pazzesca tra di-versi modelli e la tempestivitàcon la quale i fornitori di Ictrispondono è troppo bassa».

Ma quanto, in generale,l’innovazione è entrata a farparte del tessuto imprendito-riale locale?«I macro dati sono significativi:alcuni settori danno segnali in-coraggianti, altri sono ancora indifficoltà. Credo che l’innova-zione per le imprese si leghi allacapacità di uscire dal propriocontesto, in altre parole vuoldire internazionalizzazione».

A questo proposito qualirisultati hanno raggiunto leimprese del vostro settore?«Siamo alla ricerca di una stra-tegia: le nostre dimensioni ri-dotte non ci danno la forza dispiccare un salto troppo alto.Alle singole imprese non man-cano le capacità e le cono-scenze tecniche, ma percompetere all’estero devono es-sere credibili. Ho appurato, ad

esempio, che i tedeschi non civedono di buon occhio perchèhanno poca fiducia nella no-stra capacità di mantenere lepromesse. Il consorzio può edeve essere in questo senso ca-pace di dare una prospettivanuova».

Come pensate di muovervi?«L’idea è di una governance ingrado di stabilire delle regole disistema, di creare le condizioniperché tutte le imprese siano ingrado di fornire il livello di ser-vizio che il consorzio ha pro-messo all’esterno. L’Italia soffredel fatto che l’imprenditoriapunta più sulle relazioni che suun’offerta realmente competi-tiva. Nei momenti di crisi que-sto approccio si traduce in unabbassamento del livello diqualità e in una crescita del li-vello di corruzione. Un handi-cap della cultura d’impresa più

alto in Sicilia che non in altreparti d’Italia. Il consorzio nondeve essere dunque solo unastruttura che crea relazioni, co-munque fondamentali per losviluppo, ma uno strumentoche fortifica la capacità dei sin-goli e dà vita a un’aggregazionecredibile».

L’aggregazione si confermaquindi la strada che le pic-cole e medie imprese devonoseguire.«Sì, anche se, paradossal-mente, mentre da ogni parte siparla di favorire l’aggrega-zione, quando poi ci met-tiamo in rete incontriamonuove difficoltà. Siamo visticon diffidenza dai grandi com-mittenti, che temono contra-sti interni al consorzio, inoltresiamo penalizzati da una bu-rocrazia farraginosa che cimette spesso in ginocchio».

Il fatturato globaledelle aziendedel consorzio

EURO

30mln

Le aziendedel settore Ict

socie del consorzioEtna Hitech

IMPRESE21

��

Credo che l’innovazione per le impresesi leghi alla capacità di usciredal proprio contesto, in altre parolevuol dire internazionalizzazione

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LOGISTICA

L’istituzione dello sportello unicodoganale, la norma sui tempi diattesa del carico e scarico dellemerci e la riduzione delle ineffi-

cienze nella distribuzione urbana delle merci.Sono tre azioni, previste dal Piano nazionaledella logistica 2011-2020, che già da solepossono assicurare maggiore efficienza. Acommentare l’impatto operativo delle sceltedel piano sul settore trasporti, dei porti edegli interporti della Sicilia è Rodolfo DeDominicis, presidente della Sis (Società in-terporti siciliani).

Quali saranno le ripercussioni del pianosul sistema infrastrutturale e logistico si-ciliano?«Il provvedimento è un documento indi-spensabile per cominciare a determinare lecondizioni strutturali di ripresa economicadel Paese, beninteso che non si tratta di unpiano di infrastrutture e non lo deve essere.Prova, invece, a trovare rimedi a basso inve-stimento indispensabili per la riduzione delleinefficienze del sistema. Il comitato scienti-

Le modalità di attuazione del Piano nazionale della logistica in Sicilia aprono spiragli di sviluppo

per il territorio. Lo sostiene il presidente della Società interporti siciliani Rodolfo De Dominicis,

che aggiorna sullo stato dei lavori degli interportiFrancesca Druidi

Sostegno al traffico intermodale

Rodolfo De Dominicis,

presidente della

Società interporti

siciliani. A fianco, l’area

di sosta dell’interporto

di Catania

fico è costituito dalle migliori personalitàitaliane sul tema. Per quanto riguarda la Si-cilia, al di là del gap infrastrutturale, le solu-zioni che il piano presenta sono direttamenteapplicabili al sistema isolano. È inutile direche il problema dello sbottigliamento deinodi non è esplicito in una terra a basso in-dice di crescita produttiva ma, nonostanteciò, i porti siciliani e i costruendi interportitroveranno grande vantaggio dai dispositividel piano».

Entro il 2014 dovrebbe entrare in fun-zione l’interporto di Catania ed entro il2015 quello di Palermo. Il bilancio 2010riporta però una perdita strutturale. Ri-tiene che saranno trovati i fondi necessariper sostenere le attività della società? Qualè lo stato di avanzamento dei due inter-porti?«Le date citate restano confermate. Infatti,per l’interporto di Catania-Bicocca, è statocompletato il 1° lotto, è in corso di realizza-zione il 2° ed è praticamente pronto all’ap-palto il 3°. Per quanto riguarda Termini Ime-rese, è in corso la gara di concessione, dicostruzione e gestione, che ha visto 6 im-portanti raggruppamenti presentarsi alla fasedi pre-qualifica. Le due opere sono comple-tamente finanziate e, quindi, il problema èl’individuazione delle risorse necessarie al so-stegno delle attività ordinarie non ascrivibilialle commesse; la perdita annuale struttu-rale, che comunque stiamo provando a con-tenere, è fisiologica e per il futuro non potràche essere coperta da mezzi propri della so-cietà, direi fino al 2015. Dopodiché, la so-cietà si sosterrà sui canoni provenienti dal-

72 • DOSSIER • SICILIA 2011

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Rodolfo De Dominicis

l’esercizio delle attività logistiche e intermo-dali. D’altra parte, abbiamo lanciato un au-mento di capitale di 15 milioni di euro, pro-prio per far fronte alle spese gestionali e adalcuni investimenti non previsti dai piani direalizzazione degli interporti».

Potrebbe quantificare l’impatto che avràl’operatività degli interporti sull’econo-mia e il territorio?«L’impatto della messa in esercizio degli in-terporti determinerà una crescita dell’occu-pazione complessiva di più di 1.000 unità esarà la chiave per l’aumento marcato della si-curezza sulle strade, la diminuzione dellabolletta energetica, la contrazione delle emis-sioni di anidride carbonica. Ciò sarà rile-vante anche sui livelli di 7-8 coppie di treniper Catania alla settimana e 3-4 coppie ditreni alla settimana per Termini Imerese».

Quali le priorità per la regione dalpunto di vista delle infrastrutture e dellamobilità?«La Sicilia, purtroppo, ha indici molto bassi

di crescita per i prossimi anni, assistiamo auna stagnazione dell’economia industriale ea un basso indice di attrazione di investi-menti dall’esterno. È, quindi, necessario chesi sviluppi velocemente un’attività di trasfor-mazione leggera, impacchettamento ed ex-pediting, tipica delle zone ad alto indice dicrescita logistica. L’unico modo perché ciò ac-cada è che si riescano a importare via maregrandi quantità di beni prodotti a basso co-sto, da trasformare, valorizzare e inviare alledestinazioni finali. Fra gli altri aspetti neces-sari, evidenzierei inoltre due elementi: biso-gna puntare sul porto di Augusta, messo perònelle condizioni di gestire traffici provenientidalle nazioni del Mediterraneo e dell’estremoOriente; occorre poi impedire la desertifica-zione ferroviaria della Sicilia e ciò è possibilesolo a patto che la Regione, seguendo l’esem-pio di altre amministrazioni regionali, di-sponga, pur nella scarsità attuale di mezzi, distrumenti di supporto al traffico intermo-dale. Nonostante tutto, io sono ottimista».

SICILIA 2011 • DOSSIER • 73

��

L’impatto della messa in esercizio degli interporti determinerà una crescitadell’occupazione di più di 1.000 unità

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LOGISTICA

«Il trasporto merci in Sicilia non prende l’aereo», rileva il presidente di Gesap Sebastiano

Bavetta, che delinea le difficoltà del settore in Sicilia, guardando però con ottimismo

ai progetti che coinvolgono lo scalo “Falcone e Borsellino” di PalermoFrancesca Druidi

Fare sistema per rilanciareil trasporto aereo delle merci

Sotto, il presidente

della Gesap

Sebastiano

Bavetta. Nella

pagina accanto,

l’aeroporto

“Falcone

Borsellino”

di Palermo

74 • DOSSIER • SICILIA 2011

Effetti del Piano nazionale della logi-stica 2011-2020 sul territorio sici-liano. Se ne discute in regione con gliinterlocutori istituzionali e i principali

operatori del trasporto e della mobilità. Seba-stiano Bavetta, presidente di Gesap, società chegestisce l’aeroporto “Falcone Borsellino” di Pa-lermo, fornisce il suo contributo alla discus-sione soffermandosi anche sulle prospettive disviluppo dello scalo palermitano.

Alla luce del Piano della logistica, qualiistanze emergono in relazione al trasportoaereo dell’Isola?«Il trasporto merci in Sicilia non prende l’aereo.Se misurato in termini di tonnellate trasportate,dal 2005 a oggi, il traffico merci sul nostro ae-roporto si è più che dimezzato e occupiamo la18esima posizione per trasporto merci tra gli ae-roporti italiani. Non abbiamo voli capaci ditrasportare nelle stive i cosiddetti pallet aerei percui vengono saturate solo le stive bagagli, nella

misura del possibile, dando priorità ai bagaglipasseggeri. Non abbiamo nemmeno un voloall cargo di linea, ma solo un volo postale cheopera 6 giorni su 7. Non esiste nemmeno unservizio camionato (road feeder) per grandi pal-let aerei diretto agli hub nazionali (merci inter-continentali). Il magazzino merci di Palermo, dicontro, ha disponibilità di impianti speciali perlo stoccaggio sia in frigorifero, che di merci ra-dioattive o medicinali».

Come agire allora?«Occorre a mio avviso ripensare il sistema re-gionale del trasporto merci per via aerea comeun sistema unitario in cui i due principali aero-porti dell’isola, Palermo e Catania, faccianomassa insieme. Basta un numero per dare ilsenso di questa proposta: se aggregati, Palermoe Catania movimentano oltre 12.000 tonnellatedi merce e posta, quasi quanto i grandi scali delcentro-nord. Per realizzare questa aggregazione,però, bisogna superare gli ostacoli tipici del-l’azione collettiva e gli inutili campanilismi.Oggi, i tanti piccoli operatori merci che bene-ficerebbero di un traffico originato da Palermonon si coordinano e non raggiungono la massacritica necessaria per accedere, a costi conte-nuti, al trasporto merci aereo».

Le attese per un incremento nel 2011 deltraffico passeggeri, anche grazie alle nuoverotte Ryanair e Lufthansa, sono confermate? «La realtà è stata, nei primi sei mesi dell’anno,migliore delle aspettative. Il traffico passeggeri aPalermo cresce a due cifre e, se manterrà questiritmi, ci porterà presto sopra la soglia critica dei

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Sebastiano Bavetta

5 milioni. Il principale merito di questo svi-luppo è dei vettori low cost, con i quali Gesapintrattiene un dialogo continuo al fine di offrireun ventaglio più ampio di destinazioni ai nostripasseggeri. Con Lufthansa stiamo studiandouna partnership che consenta a chi parte da Pa-lermo di raggiungere numerose destinazioniinternazionali e intercontinentali attraverso glihub di Monaco e Francoforte. Allo stessotempo, l’aeroporto è oggetto in questi mesi diun importante processo di riqualificazione».

In cosa consiste nello specifico?«Contiamo presto di ultimare i lavori per lenuove piazzole di parcheggio degli aerei e l’am-modernamento dell’area arrivi. Stiamo avviandoi lavori per l’estensione del terminal e per laterza sala check-in, oltre a tutta una serie di in-terventi infrastrutturali che garantiranno mag-giore sicurezza e migliori servizi per i passeggeri.A breve, la Gesap potrà contare su una nuovapalazzina uffici e stiamo liberando le aree per lacostruzione, deliberata da Enav, della nuovatorre di controllo. In generale, l’aeroporto di Pa-lermo punta a una forte integrazione con il ter-ritorio, nel quale opera coerentemente conl’idea che l’attrazione di nuovi passeggeri di-pende dalla capacità di vendere le attrazioniche questo offre».

Per Enac il trasporto aereo in Italia ha giàagganciato la ripresa globale del settore.Quali restano le criticità del trasporto aereosiciliano?«La posizione geografica della Sicilia fa sì che sia,secondo Enac, la seconda regione italiana permobilità aerea, dopo la Lombardia. Alla luce diqueste previsioni, Gesap ha l’obbligo di portarea compimento il suo ambizioso programma diinvestimenti per 160 milioni di euro, nel pros-simo triennio. Restano, tuttavia, alcune impor-tanti criticità nel sistema aeroportuale siciliano,di natura finanziaria e organizzativa. In attesa chevenga siglato il Contratto di programma – spe-riamo già quest’autunno – è complesso far fronteai nostri impegni infrastrutturali senza richiedereulteriori aumenti di capitale ai nostri soci. Le dif-ficoltà organizzative sono, invece, legate alla ven-dita di un territorio che ha enormi potenzialitàdi attrazione, ma limitate capacità di fare squa-dra nella presentazione della propria offerta. Miriferisco certamente alle problematiche infra-strutturali che limitano la mobilità del turistanella Sicilia occidentale, ma anche all’esigenza diun coordinamento delle politiche di sviluppo delterritorio che vada oltre la mera dimensione pro-vinciale e si rivolga, invece, a tutta la catchmentarea - ben più vasta - dell’aeroporto di Palermo».

SICILIA 2011 • DOSSIER • 75

Tonnellate di merce e posta movimentate

insiemedall’aeroporto di

Palermo e da quellodi Catania

TONNELLATEmila

Ammontare del pianodi investimenti che

riguarderà neiprossimi anni lo scalo

palermitano

EUROmln

��

L’aeroporto di Palermo punta a una forteintegrazione con il territorio

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GIOVANI E IMPRESA

Nel meeting “Giovani imprenditoriin giovane Italia” che si è tenuto aluglio a Taormina il presidentedei Giovani di Confindustria Si-

cilia, Silvio Ontario, ha presentato i dati sulmondo giovanile in regione, forniti da BancaItalia. Sull’isola il tasso di occupazione dei gio-vani tra 15 e 34 anni risultava nel 2010 pari al29,8%, in calo di 3 punti percentuali rispettoal 2008. Il 38,1% dei giovani tra 15 e 34 anninon aveva un’occupazione, né stava svolgendoun’attività di studio o formazione, rientrandoquindi nella categoria dei cosiddetti Neet: Notin education, employment or training. I gio-vani che non studiano e non lavorano sonostati, in Sicilia, oltre 19mila in più rispetto al2008, con un incremento del 4%: dato, però,meno marcato della media nazionale (14,2%)e del Mezzogiorno (6,5%). La condizione di

Dai dati forniti da Banca Italia per il

periodo 2006-2010 i giovani tra i 15 e i

34 anni hanno offerto un contributo

negativo alla dinamica

dell’occupazione. Il presidente dei

giovani di Confindustria Sicilia delinea

gli scenari del futuroRenata Gualtieri

Merito, formazionee cultura d’impresa

Il presidente dei Giovani

di Confindustria Sicilia

Silvio Ontario

Neet è più diffusa tra i meno istruiti: nel 2010sull’isola l’incidenza dei Neet era pari al 41,3%dei giovani che non possiedono un titolo distudio superiore, al 35,8 tra i diplomati e al31,3% tra i laureati.

Quanto la preoccupa lo scenario delineatoe cosa propone di fronte a un mercato del la-voro che cambia sempre di più?«I dati sono allarmanti, ma servono per com-prendere il fenomeno e provare a elaborarestrategie. La proposta emersa dal convegnotende a premiare il merito per chi consegue ti-toli di studio con voti brillanti e nei tempi pre-visti, indirizzandoli verso il perfezionamentodelle competenze e della lingua inglese. Ci im-pegneremo in prima persona per attuare con-cretamente questa proposta».

In che termini si pone la sua “giovane vi-sione dell’innovazione”?«Penso che non sono le risorse economiche amancare, infatti ci sono numerose fonti di fi-nanziamento e progetti come “Il talento delleidee” che promuoviamo con successo con Uni-credit, ma mancano le buone idee, la voglia ditrasformarle in realtà e il sacrificio per portarleavanti. Su questo cerchiamo di stimolare i gio-vani».

A quali obiettivi risponde il progetto “ 30ore”, giunto ormai all’XI edizione e, più ingenerale, quali rapporti ci sono tra imprese,scuola e università?«Si tratta di un format nazionale di orienta-

82 • DOSSIER • SICILIA 2011

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Silvio Ontario

mento e diffusione della cultura d’impresa ne-gli istituti tecnici superiori. Stiamo lavorandoa livello regionale e nazionale per migliorarloe potenziarlo. Riteniamo che il settore pub-blico non possa più darci tutte le risposte: ciassumiamo le nostre responsabilità e inten-diamo indicare alle scuole e alle universitàquali sono le competenze che servono alle no-stre aziende. Le riforme in corso di attuazioneci forniscono tutti gli strumenti necessari».

Education, mercato del lavoro e interna-zionalizzazione passano attraverso concreteproposte che riguardano i giovani. Come?«Ci prendiamo l’onere di essere soggetto attivosu questi temi cruciali per il nostro sviluppo.Ne sono esempi concreti la nostra presenza di-retta nelle scuole, a disposizione di studenti einsegnanti, e le numerose missioni d’interna-zionalizzazione che mirano a raggiungere ri-sultati concreti per le nostre imprese».

Dallo sportello virtuale sulla “malaburo-crazia” al progetto “Addio burocrazia”. Si ar-riverà finalmente a premiare il merito nellapubblica amministrazione e aiutare un gio-vane che vuole fare impresa?«Il progetto “Addio burocrazia” arriva al mo-mento della maturità. Sempre da Taormina,abbiamo lanciato l’idea del rating delle pub-bliche amministrazioni sia sulla qualità dei ser-vizi che sui tempi di pagamento. Premieremole eccellenze e punteremo il dito contro gliinadempienti e gli inefficienti».

Come vengono recepite e sostenute a li-vello regionale le finalità dei giovani im-prenditori di Confindustria?«Abbiamo ottimi riscontri dal mondo produt-tivo e dell’istruzione ma anche la politica ini-zia ad ascoltarci. Non ci siamo fatti scoraggiaredai molti silenzi e alcune misure, tra cui lasemplificazione amministrativa e lo sgraviosull’Irap, sono arrivate dopo le nostre battaglie.Riteniamo di avere avuto un ruolo importantenel richiamare l’attenzione della politica sutemi cruciali per lo sviluppo e per le nuove ge-nerazioni».

SICILIA 2011 • DOSSIER • 83

Percentualedei giovani

tra 15 e 34 annioccupati

in Sicilia nel 2010

OCCUPAZIONE29,8%

Percentuale dei giovani siciliani

tra 15 e 34 anni che nel 2010 non

avevaun’occupazione,

né stava svolgendoun’attività di studio

o formazione

NEET 38,1%

��Il progetto 30 ore è un format di orientamento e diffusione della culturad’impresa negli istituti tecnici superiori

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ENZO TAVERNITIPresidente di Confindustria Ragusa

DAVIDE DURANTEPresidente Confindustria Trapani

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CONFINDUSTRIA

Grandi potenzialità frenate da pro-blemi strutturali ormai cronici. Èquesta in sintesi la fotografia dellacittà di Ragusa che emerge dal-

l’analisi effettuata da Enzo Taverniti, presidentedi Confindustria Ragusa, che per far fronte aquesta situazione invoca una maggior collabo-razione da parte di tutti gli attori coinvolti: «Bi-sogna evitare che la nostra città diventi una pro-vincia marginale rispetto al resto del territoriosiciliano», sostiene con forza Tavertini. «Siamoimpegnati costantemente nel fornire sostegnoalle imprese ragusane, ma chiediamo alla politicadi agire affinché gli interessi del nostro territoriovengano tutelati anche nelle sedi opportune».

Ragusa deve fare i conti con un deficit in-frastrutturale che penalizza le imprese del ter-

Ragusa guarda al Nord Africa,ma frena sulla delocalizzazione

Enzo Taverniti,

presidente di

Confindustria Ragusa

ritorio. Quali sono le sue aspettative in meritoal previsto raddoppio del collegamento Ra-gusa-Catania e di quali altri interventi infra-strutturali necessiterebbe il territorio?«La nostra provincia sconta un significativo de-ficit infrastrutturale, verso il quale però un’orga-nizzazione come Confindustria può fare benpoco. La nostra mission, infatti, consiste nel so-stenere gli interessi degli imprenditori e, in que-sto senso, non possiamo fare altro che sollecitareazioni politiche che, nella pratica, spettano peròai nostri governanti. Oltre al raddoppio dellatratta Ragusa-Catania sono diverse le prioritàche dovrebbero essere affrontate, prime tra tuttele problematiche riguardanti l’aeroporto di Co-miso e il miglioramento del porto commercialedi Pozzallo. Nello specifico, per quel che ri-guarda la Ragusa-Catania credo che i tempi direalizzazione dell’opera saranno lunghi, ancheperché nel frattempo sono cambiate le condi-zioni di quelle aziende che avrebbero dovutopartecipare al projet financing e che, a causadella crisi economica in atto, sono restie a effet-tuare nuovi investimenti».

Quali sono le principali criticità del tessutoproduttivo locale, anche alla luce della re-cente crisi economica? «La crisi è stata generale, anche se alcuni com-parti hanno subito le conseguenze di questa si-tuazione in maniera più pesante. Per un certo pe-riodo era sembrato che l’industria fotovoltaicapotesse trainare la ripresa, ma anche questo set-tore non è riuscito a sfruttare appieno le possi-bilità offerte, anche a causa delle lungaggini bu-rocratiche che spesso finiscono con lo scoraggiarepotenziali investitori. Il turismo, invece, che at-

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Porta d’ingresso del Mediterraneo, la provincia ragusana è costretta a confrontarsi con problemi

infrastrutturali e occupazionali. Criticità e prospettive nelle parole del presidente di Confindustria

Enzo Taverniti Guido Puopolo

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Enzo Taverniti

tualmente rappresenta circa il 7% del fatturato,potrebbe costituire una risorsa su cui puntare,ma per svilupparsi avrebbe bisogno di strutturericettive e infrastrutture adeguate che attual-mente scarseggiano».

Il territorio, affacciandosi sul Mediterra-neo, è ovviamente interessato al quadro geo-politico dell’area magrebina. Su cosa occor-rerà fare leva per rendere in futuro ilMediterraneo un’opportunità di sviluppoper le imprese locali?«Il Maghreb è un territorio sul quale riponiamograndi aspettative. Recentemente abbiamostretto accordi commerciali con l’Egitto, l’Al-geria e la Tunisia, anche se gli ultimi avveni-menti hanno un po’ rallentato lo sviluppo diqueste partnership. È importante, però, che lenostre aziende non utilizzino questi territoriper delocalizzare le loro produzioni, anche per-ché una politica di questo tipo sarebbe contro-producente. Dobbiamo invece considerare ipaesi del Nord Africa come mercati da cui par-tire per conquistare il mondo, una via d’ac-cesso per valorizzare il made in Italy e le nostreeccellenze».

La scarsa occupazione è uno dei dati mag-

giormente critici per la Sicilia. Quale ruolopuò e deve ricoprire Confindustria per favo-rire una crescita del tasso occupazionale, spe-cie giovanile? «La piaga della disoccupazione giovanile non èsolo un problema economico, ma anche socialee culturale. Siamo di fronte a una crisi genera-lizzata, con moltissimi giovani che non stu-diano e non cercano nemmeno lavoro. Questoè un dato allarmante, che testimonia una scarsapropensione al lavoro e al sacrificio da partedelle nuove generazioni. Ultimamente, comeConfindustria, abbiamo sponsorizzato un pro-getto dal titolo “Il talento delle idee”, rivoltoalla valorizzazione di quelle aziende gestite dagiovani imprenditori in grado di proporre ri-cette innovative, e purtroppo devo ammettereche è stato molto difficile individuare, sul no-stro territorio, realtà imprenditoriali di questotipo. Sono però convinto che i giovani rappre-sentino una grande risorsa, da aiutare e guidare,anche col sostegno delle istituzioni scolasti-che, alla riscoperta di valori come la determi-nazione e la cultura di impresa, requisiti fon-damentali di cui disponevano i nostri padri eche oggi si stanno smarrendo».

SICILIA 2011 • DOSSIER • 91

Il porto di Pozzallo,

in provincia di Ragusa

�È importante che le nostreaziende non utilizzino il NordAfrica per delocalizzare le produzioni. Questa politicasarebbe controproducente

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La marginalizzazione del Trapanese,soprattutto dal punto di vista infra-strutturale, è una realtà che va af-frontata e superata. Sono diversi gli

interventi che Confindustria Trapani, per vocedel suo presidente Davide Durante, consideraprioritari per superare il gap che divide le im-prese locali da quelle che si sviluppano altrove.Fondamentale è, innanzitutto, cambiare il me-todo di gestione del territorio, improntandoloalla condivisione di programmi. «È indispen-sabile – rimarca Durante – che gli ammini-

Davide Durante,

presidente di

Confindustria Trapani

stratori aprano un nuovo corso, puntando allacooperazione con le organizzazioni che rappre-sentano le categorie produttive. La politica deveaprirsi al dialogo e ha il dovere di rendere contodel proprio operato».

Le proposte della classe imprenditorialetrapanese partono dal fronte infrastrutturale. «Sì, va innanzitutto preso in considerazione iltema della portualità che riveste grande im-portanza soprattutto se, accanto alla creazionedi un sistema coordinato per la gestione dei di-versi scali della provincia (Trapani, Marsala,Mazara, Castellammare del Golfo), venisse rea-lizzata un’efficace iniziativa per completare leopere avviate in occasione della Louis VuittonCup, come l’escavazione dei fondali in testa.L’obiettivo è rendere il porto di Trapani fun-zionale ai grandi traffici commerciali e turisticinella logica di un’area di libero scambio nel Me-diterraneo. L’utilizzo delle aree Asi adiacenti ilmolo Ronciglio a servizio delle attività econo-miche connesse al porto, e la dotazione di strut-ture indispensabili alle grandi navi mercantili eturistiche, sono le attività alle quali è necessa-rio dare priorità. Occorre, inoltre, che venga ri-

92 • DOSSIER • SICILIA 2011

Servono interventi infrastrutturali. Anche per incentivare il turismo. Ma soprattutto occorrono

momenti di confronto sulle reali priorità del Trapanese e sulle linee guida da applicare.

A indicarle è Davide Durante, presidente di Confindustria TrapaniAndrea Moscariello

Obiettivo condivisione

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Davide Durante

preso il progetto per la realizzazione di unametropolitana di superficie, che permetta lospostamento dai centri abitati, dai porti, dal-l’aeroporto e dalle località turistiche, collegan-dole l’una all’altra in modo rapido ed effi-ciente».

Per quanto riguarda il trasporto aereo?«Determinante è lo sviluppo dell’Autoporto diMilo: dovrebbe decongestionare le banchinee, al contempo, ampliare le possibilità di inter-scambio delle merci in partenza e in arrivo.Ciò a vantaggio di tutte le imprese produttiveche si servono dello scalo del capoluogo per am-pliare le proprie prospettive di conquista deimercati nazionali ed esteri. Una trattazione piùarticolata la meriterebbe l’aeroporto di Birgi. Lasua potenzialità, dati alla mano, è notevole, manon può limitarsi a quella che sin qui è stata,cioè una struttura legata essenzialmente alletratte sociali o alla permanenza di un’unicacompagnia aerea low cost».

Come muoversi?«È indispensabile consolidare gli accordi con ivettori già presenti e stipularne di nuovi con al-tri vettori che garantiscano tratte da e per de-stinazioni interessanti, naturalmente alterna-tive a quelle da e per l’aeroporto di Palermo. Inquesta direzione, si potrebbero praticare intesecon compagnie nazionali e internazionali, maanche con altri scali che hanno esigenze condi-visibili. E tutto questo senza preclusioni, anzicon una punta di coraggio e di sfida, che portianche all’allargamento della compagine azio-naria dell’Airgest».

Ha dichiarato che i settori su cui occorreinvestire maggiormente per favorire un ri-lancio dell’economia locale sono quelli delleinfrastrutture e del turismo.«Sì, ma l’opportunità offerta dal rilancio del-l’aeroporto di Trapani Birgi deve essere poten-ziata attraverso una più ampia offerta di servizie infrastrutture dedicate all’accoglienza, oltreche da un tessuto imprenditoriale più solido».

Un altro punto caldo sollevato da Con-findustria Trapani è quello della program-mazione. «La più importante fonte di finanziamento di-

sponibile per lo sviluppo socio-economico delterritorio è il Quadro comunitario di sostegno.Ma come possiamo pensare di sfruttare questapossibilità se ancora non è partita la program-mazione 2007-2013, se non in misura assolu-tamente irrisoria? Chiediamo fortemente alleistituzioni, alla Provincia in particolare, – e quitorna forte il problema del metodo – di istituireun tavolo di confronto permanente con le forzesociali del territorio in modo che si possanodefinire, entro i vincoli posti dall’Ue e dallaRegione Sicilia, le principali scelte economico–finanziarie per tutto il Trapanese, per il pre-sente e per il futuro».

Quali altre istanze avete individuato?«Occorre, inoltre, istituire un “tavolo di con-certazione” per temi cruciali quali ambiente edenergia. La legalità e il contrasto all’azione ma-

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�Il rilancio dell’aeroporto di Trapani Birgideve essere potenziato attraversouna più ampia offerta di servizi

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CONFINDUSTRIA

fiosa identificano ulteriori aspetti che non pos-sono essere tralasciati quando si parla di freniallo sviluppo della nostra provincia. Il nostroConsiglio direttivo ha deliberato l’adesione alprotocollo di legalità stipulato tra Ministerodell’Interno e Confindustria del 2010, il qualestabilisce regole molto stringenti per le aziendeche, volontariamente, decidono di aderire e dioperare nella massima trasparenza e legalità».

La crescita dell’export trapanese, gli ul-timi dati segnano un +13%, fa ben sperare inuna ripresa. «L’incremento dell’export trapanese è in ma-niera sostanziale legato a due settori che stori-camente hanno sempre esportato: il settore la-pideo e l’agroalimentare, compreso l’enologico.Purtroppo però tale aumento non corrispondea uno sviluppo interno, in quanto a fronte ditale crescita c’è una riduzione dei consumi in-terni e, quindi, una conseguente crisi di tutti glialtri settori. Il primo comparto nella classificadi quelli in difficoltà è certamente quello del-l’edilizia, sia pubblica che privata».

Quello occupazionale è uno dei dati piùdrammatici. Quali le politiche e i progettidi Confindustria Trapani atti a favorire unacrescita dell’occupazione, specialmente gio-vanile?

«Amiamo molto lavorare per i giovani e con igiovani. Numerosi sono i progetti cui parteci-piamo in collaborazione con le scuole, sia congli istituti tecnici e professionali che con i licei.Aiutiamo i giovani nell’orientamento e nell’ac-cesso allo strumento dei tirocini formativipresso aziende nostre associate. Portiamo gliimprenditori nelle scuole per far conoscere airagazzi il mondo dell’impresa e del lavoro. Ab-biamo anche condotto alcune indagini per ri-levare i fabbisogni formativi del territorio, dallequali è emersa la mancanza di professionalitàspecifiche, ad esempio per la lavorazione delmarmo. Mancano anche giovani che parlinocorrentemente la lingua inglese e una secondalingua straniera».

Sono previsti sostegni, incentivi, anche sulfronte della formazione e dell’innovazione?«Oggi sono attivi alcuni strumenti incentivanti,soprattutto nella forma del credito d’impostaper ricerca e innovazione, mentre per quanto ri-guarda la formazione sono previsti fondi inter-professionali. Ma il problema dell’imprendi-tore, in questa fase critica, è anche quello difermarsi un attimo e distogliersi dalle ordinarieattività per dedicarsi a questi obiettivi, che ri-tengo assolutamente fondamentali per lo svi-luppo dell’impresa».

94 • DOSSIER • SICILIA 2011

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Le ricchezze storiche e culturali sono ele-menti che il sindaco di Siracusa Ro-berto Visentin intende valorizzare perdare impulso, anche economico, alla

città siciliana. L’amministrazione comunale haadottato provvedimenti che riguardano la mo-bilità urbana, la raccolta dei rifiuti e l’occupa-zione. In città si è acceso un dibattito sul pianoregolatore. Rimane, però, ancora insoluto l’an-noso problema delle grandi vie di comunica-zione con il resto del Paese, «senza le quali – af-ferma Visentin – l’intero sistema economico nonraggiungerà seri livelli di competitività».

Secondo l’analisi della Camera di Com-mercio, i talloni d’Achille del contesto so-cio-economico siracusano sono disoccupa-zione e mancanza di innovazione. Quali sonosecondo lei le misure da attuare nell’imme-diato per avviare il processo di ripresa?«Sui temi del lavoro stiamo facendo il possibile.

È chiaro che un sindaco non può determinarele politiche occupazionali di un territorio, nonavendone né le competenze né le risorse. Possodire che il Comune ha fatto quanto era nelle suepossibilità: abbiamo assunto a tempo indeter-minato 208 ex contrattisti e presto anche i la-voratori Asu firmeranno i loro contratti quin-quennali di diritto privato. Abbiamo deciso dinon chiudere la porta a nessuno, riuscendo aconciliare risorse finanziarie e rispetto dei vincolidi legge, consapevoli del fatto che il lavoro portacomunque ricchezza. Certo, il problema è se-rissimo e non lasciamo nulla di intentato per at-tirare investimenti che si possano poi trasfor-mare in occupazione. La parte prevalente del Pildella provincia dipende ancora dal petrolchi-mico e dall’indotto a esso collegato; da qui sca-turisce lo scarso livello di innovazione. Il cam-biamento potrà essere veramente compiuto soloquando Siracusa sarà stabilmente collegata al re-

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Dalle parole ai fatti per il rilancio di SiracusaInfrastrutture, turismo, economia della cultura, raccolta differenziata,

mobilità urbana, occupazione sono alcuni punti all’ordine del giorno

dell’amministrazione comunale di Siracusa. Ne parla il sindaco

Roberto VisentinFrancesco Bevilacqua

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Roberto Visentin

sto del Paese da un sistema di grandi vie di co-municazione degno del terzo millennio. Serveun impegno serio da parte dello Stato, chemanca da anni. Anzi, i segnali vanno in sensoopposto se consideriamo ad esempio la politicadelle Ferrovie, che continua a dismettere trattee a ridurre investimenti in Sicilia, contribuendoall’isolamento della regione».

Quali sono le tre priorità di ordine noneconomico nella sua agenda per migliorare ilbenessere dei cittadini di Siracusa?«Metto decisamente al primo posto la gestionedella raccolta dei rifiuti. Gli uffici stanno defi-nendo il nuovo bando di gara per il servizio, chesperiamo di pubblicare entro la fine dell’anno.La scommessa è portare la componente diffe-renziata a livelli europei attraverso un sistema diraccolta porta a porta. La stiamo sperimen-tando da qualche mese nella frazione di Cassi-bile e i risultati sono ottimi, con punte superiorial 60%. L’altra questione aperta è quella dellamobilità cittadina. Siracusa ha livelli di trafficoveicolare eccessivi rispetto alla dimensione ealla popolazione. La causa è da ricercare nellaviabilità, inadeguata al punto che ci impediscedi realizzare le corsie preferenziali, e in un si-stema di trasporti pubblici penalizzante, affidatoa una società pubblica della Regione che assi-cura un numero di chilometri insufficiente alleesigenze della città. La giunta ha predisposto unpiano della mobilità e del traffico che presto saràvalutato dal consiglio comunale; le risorse, an-che in questo caso, sono poche, ma puntiamosu soluzioni innovative e sulla collaborazione deicittadini. Infine, la gestione del territorio. Incittà c’è un acceso e interessante dibattito sul

piano regolatore generale, in vigore da quattroanni. Pensiamo che il territorio sia una risorsa dautilizzare con intelligenza e rispetto, avendo co-scienza delle reali potenzialità ma senza forzarnela vocazione. Consideriamo sbagliata la salva-guardia fine a se stessa, che equivale a imbalsa-mazione se non ad abbandono».

Il polo petrolchimico siracusano è in via diridimensionamento. Per l’occupazione dellazona gli effetti sono pesanti, ma si aprononuove possibilità come la riqualificazione e ilrilancio turistico e culturale delle aree inte-ressate. Qual è la sua opinione in proposito?«Visto il declino della chimica in Italia, datempo stiamo lavorando per favorire un nuovomodello di sviluppo incentrato sul binomio tu-rismo e cultura e sulla promozione del territo-rio. Grazie alle sue ricchezze archeologiche, Si-racusa dal 2005 è patrimonio dell’Umanità,riconoscimento che ha accresciuto ancora dipiù l’interesse verso la nostra città. Sul turismoculturale, la parte pubblica sta spendendo ener-gie; i privati investono, accrescendo e differen-ziando l’offerta di posti letto; i dati sulle presenzeturistiche sono in continua crescita resistendoalla crisi. I risultati di questo lungo lavoro sonoormai sotto gli occhi di tutti, con la città di-ventata appetibile ai grandi investitori ed entrataa pieno titolo nei flussi turistici internazionali.Siracusa è già apprezzata come città balneare, maadesso stiamo entrando in una nuova fase: losfruttamento del mare come risorsa. Con la rea-lizzazione del primo porto turistico e la riquali-ficazione delle banchine, presto entreremo apieno titolo nel turismo crocieristico e dellanautica da diporto».

SICILIA 2011 • DOSSIER • 97

Roberto Visentin,

sindaco di Siracusa.

In apertura, il porto

della città siciliana

��Siracusa dal 2005 è patrimonio

dell’Umanità, riconoscimentoche ha accresciuto ancora di piùl’interesse verso la nostra città

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FOCUS SIRACUSA

Come spesso accade, i numeri hannobisogno di un’attenta interpreta-zione per capirne la reale portata egli effetti che hanno sul contesto

economico. Aldo Garozzo, presidente di Con-findustria Siracusa, entra nel merito delle ul-time rilevazioni sull’economia siracusana chevedono, tra l’altro, i settori del turismo e del-l’export in crescita.

L’analisi di Confindustria ha evidenziatouna costante crescita del settore turistico.Cosa l’ha resa possibile e che contributopuò fornire all’economia provinciale?«Rispetto agli anni passati, il 2010 ha fatto se-gnare una crescita delle presenze turistichenella provincia di Siracusa. È anche cambiatala tipologia stessa del turismo: si è considere-volmente ridotto quello straniero ed è aumen-tato quello nazionale. Gli operatori valutanocon ottimismo il fatto che siano aumentati siagli arrivi sia le presenze. La provincia di Sira-cusa tuttavia è caratterizzata da molte presenzee da pochi arrivi, laddove per arrivi si inten-dono visite con pernottamento. La nostra zona è soprattutto meta di un turi-smo “mordi e fuggi”, tappa giornaliera dei cro-cieristi che sbarcano a Catania o delle tantepersone che soggiornano a Taormina e in altrerinomate località siciliane. Si tratta di aspettonon positivo per il nostro turismo che fornisceun contributo al Pil piuttosto modesto, oscil-lante fra il 5% e il 6%, determinato da una

Turismo ed export sono due aspetti fondamentali dell’economia

di Siracusa che bene rappresentano le attitudini del territorio

e del suo tessuto imprenditoriale. Ne parla Aldo Garozzo,

presidente degli industriali

Francesco Bevilacqua

bassa spesa pro-capite». Il dato delle esportazioni è

in consistente crescita, supe-riore al 30%. Pensa che an-che questo sia un settore sucui puntare? «I dati sull’esportazione risen-tono molto delle lavorazioniche vengono fatte nella zonaindustriale e sono collegati es-senzialmente ai prodotti gene-rati dal comparto petrolchi-mico. Gli aspetti positividell’esportazione sono invecelegati non tanto alle percen-tuali di crescita, quanto piut-tosto alla capacità delle nostreaziende di essere concorrenziali sui mercati in-ternazionali attraverso un’azione continua eimportante d’innovazione tecnologica e orga-nizzativa, che permette loro di essere competi-tive anche nei paesi dove il costo del lavoro èpiù basso. La crescita dell’export va quindi va-lutata positivamente. Aggiungerei che le espor-tazioni per il nostro tessuto industriale nonsono una scelta, ma rappresentano la sua vo-cazione strategica. Le nostre sono industriecargo, cioè orientate al trasporto via nave. Laloro tendenza, piuttosto che avere rapporticon le zone sulle quali insistono, è quella diesportare in tutto il mondo. Se andiamo a esa-minare la destinazione dei prodotti della nostra

98 • DOSSIER • SICILIA 2011

Aldo Garozzo, presidente

di Confindustria Siracusa

Luci e ombre sull’economia siracusana

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Aldo Garozzo

zona industriale, soltanto piccole percentualirimangono in loco, mentre la stragrande mag-gioranza della nostra produzione, attraverso lenavi, raggiunge le destinazioni più disparate.Molte delle nostre aziende sono concepite ecreate specificamente per l’export, che rap-

presenta la loro vocazione na-turale».

Come valuta il rapporto frail mondo imprenditoriale si-racusano e le istituzioni?«Penso che rafforzare il rap-porto fra il mondo imprendi-toriale, non solo siracusano, ele istituzioni sia fondamentale,perché senza il primo non sicrea sviluppo ma senza le isti-tuzioni le iniziative imprendi-toriali non si realizzano. Èchiaro che questo rapportodeve essere efficiente e traspa-rente, così come lo devono es-sere i rappresentanti istituzio-nali e gli imprenditori».

Quali sono i problemi chesi potrebbe risolvere inten-sificando questa collabora-zione?«È fuor di dubbio che il

mondo istituzionale debba essere vicino aquello imprenditoriale per creare iniziative ecrescere e che senza questa vicinanza difficil-mente la nostra realtà si può sviluppare. Altempo stesso si può notare che nella provinciadi Siracusa sussiste una certa disponibilità a in-vestire e questa propensione è testimoniatadalla presenza di diversi progetti sia nel settoreindustriale sia in quello turistico, alberghiero ediportistico. Tali progetti però stentano a de-collare proprio perché non sempre le risposteche il mondo dell’impresa si aspetta sono in li-nea con quanto pianificato, sia per quanto ri-guarda i tempi sia per quanto riguarda la cer-tezza del diritto nelle autorizzazioni. Unmiglioramento su questo fronte potrebbesbloccare quegli investimenti di cui il sistemaproduttivo e l’intera economia della provinciadi Siracusa ha bisogno».

SICILIA 2011 • DOSSIER • 99

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FOCUS SIRACUSA

uello del Siracusano è una si-tuazione economica non certofavorevole ma ci sono delle po-tenzialità che devono essere uti-lizzate e tra queste occorre ri-

servare una maggiore attenzione nei confrontidel territorio, come spiega Sandro Romano,presidente di Confcommercio Siracusa.

Come possono essere letti i dati econo-mici di Siracusa, forniti dalla Camera diCommercio, che sulla carta sembranomolto positivi?«Vanno certamente decifrati, perché se si va adanalizzare il Pil - che a livello provinciale ha fattoregistrare una crescita del 4,5%, contro unamedia regionale dell’1,1% - emerge una certainattendibilità dei numeri. Questi, infatti, di-pendono quasi interamente dal commercioestero e dall’industria. Nella provincia di Sira-cusa però negli ultimi due anni si è verificata una

costante e ingente perdita diposti di lavoro, che ha gene-rato un tasso crescente di di-soccupazione ben al di sopradella media nazionale.

Sul fronte dei consumi qua-l’è la situazione?«Anche in termini di consumic’è stato un ridimensiona-mento, che è a mio avviso ri-conducibile all’elevato tasso diindebitamento delle famiglie.A livello regionale, infatti, l’in-debitamento privato, ascrivi-bile alle famiglie e non alle im-

Più interesse da parte della classe politica e un supporto normativo nella campagna

contro il racket, che sta ancora ottenendo grandi risultati. Sono queste le richieste

che provengono da Siracusa per voce di Sandro Romano, presidente di Confcommercio Francesco Bevilacqua

Più attenzione per Siracusa

Sandro Romano,

presidente

di Confcommercio

Siracusa. Le immagini

seguenti si riferiscono

alla zona costiera

e portuale

del capoluogo siciliano

e alla veduta del polo

petrolchimico di Priolo

Gargallo

prese, ha raggiunto 114 miliardi di euro ed èfrutto prevalentemente di mutui, cessioni delquinto dello stipendio, piccoli finanziamenti,prestiti e così via. Questo è dovuto a un’offertaeccessiva che si trova a fare i conti con una di-sponibilità economica limitata.

La grande distribuzione che ruolo ha intutto ciò?Sintomo e allo stesso tempo causa di ciò è l’in-credibile concentrazione di centri commercialisul territorio, pari solamente a quella che si re-gistra a Catania e ai livelli record della Svezia.Questo eccesso di luoghi di consumo e di so-vrastrutture ha portato a una polverizzazionedella distribuzione; le piccole realtà che hannouna buona penetrazione nel tessuto economicoprovinciale resistono, ma il mercato è soggettoa forti scompensi».

A cosa è dovuto il gap infrastrutturale dicui soffre il territorio?«Indubbiamente Siracusa paga lo scotto di nonessere stata per nulla sostenuta dai nostri parla-mentari e di essere stata fra le principali vittimedi determinati tagli. Banca d’Italia, Ferroviedello Stato, Telecom, Enel hanno ridimensio-nato strutture e investimenti nella zona, il nu-mero dei concorsi pubblici è drasticamente di-minuito. Insomma la situazione è moltodifficile. Una delle cause è anche il fatto che lascolarizzazione è abbastanza elevata, abbiamoparecchie persone in possesso di lauree di primoe secondo livello, ma non abbiamo artigiani.

Quindi poche prospettive per i giovani?«I giovani imprenditori possono contare su al-cune opportunità, come quelle fornite dalle

100 • DOSSIER • SICILIA 2011

Q

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Sandro Romano

agevolazioni regionali e da qualche incentivo alivello nazionale, ma l’inserimento nel mondoimprenditoriale è difficile perché il commerciosi trova ai minimi storici e il pur consistentecomparto industriale siracusano è quasi intera-mente inserito nell’orbita del polo petrolchi-mico e delle attività a esso collegate. Di contro,non abbiamo un settore di piccola e media im-presa abbastanza fiorente da offrire loro concretepossibilità lavorative. Anche in questo caso do-manda e offerta non si incontrano, poiché ideee competenze ci sono, ma quello che mancasono le risorse per metterle in pratica».

Cosa si sta facendo per uscire da questa si-tuazione complessiva?«Come Camera di Commercio abbiamo costi-tuito un tavolo permanente sull’emergenza la-voro e abbiamo già individuato alcune prioritàin termini settoriali. Potremmo citare in pro-posito il completamento dell’iter di approva-zione del progetto del rigassificatore, che daben sette anni è incagliato nelle secche della bu-rocrazia. In una situazione simile sono anche gli

investimenti per le infrastrutture del porto diAugusta, che sono già in fase di assegnazione an-che se al momento manca la copertura finan-ziaria, o il piano di sviluppo del porto turisticodi Siracusa, splendido porto naturale che po-trebbe offrire interessanti opportunità non solodal punto di vista occupazionale ma anche sottoil profilo turistico e culturale. Allo stesso modoandrebbe valorizzato il resto del territorio e que-sto è un compito che spetta ai rappresentantiistituzionali, i quali però spesso sono ostaggiodelle logiche partitiche ed elettorali e si rifiutanodi agire nell’interesse comune o non ne sonomessi in condizione. In particolare vanno po-tenziate le infrastrutture, i collegamenti ferro-viari e autostradali, i poli fieristici e portuali,vanno sbloccati gli appalti pubblici e l’ediliziaprivata. Sottolineo che dal punto di vista eco-nomico la situazione non sarebbe proibitiva,poiché dei fondi comunitari stanziati per il quin-quennio in scadenza nel 2012 è stato utilizzatoun importo inferiore al 10% del totale».

Come procede il lavoro delle organizza-

SICILIA 2011 • DOSSIER • 101

� �

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FOCUS SIRACUSA

zioni antiracket e antiusura e com’è la situa-zione in generale in questo campo?«Da questo punto di vista Siracusa può essereconsiderata un’eccellenza a livello regionale. Lanostra è, infatti, la provincia che vanta il maggiornumero di associazioni antiracket in rapportoagli abitanti, ne abbiamo ben undici. Inoltre il Si-racusano, insieme a Capo d’Orlando, è il terri-torio dove è nata la prima realtà di questo tipo,nella città di Palazzolo Acreide. Fatta questa pre-messa, posso dire che il fenomeno del racketnon è certo debellato, ma sicuramente si è ri-dotto in maniera consistente, grazie all’ottimo la-voro svolto dagli investigatori, di concerto conl’autorità giudiziaria, e all’aiuto fornito dai col-laboratori di giustizia. Mi riferisco ovviamentealla situazione di Siracusa, che è differente daquella delle altre province, dove il racket è lo stru-mento della criminalità organizzata per esercitareil ruolo di controllo sul territorio attraverso il si-stema del “pagare poco ma pagare tutti”. Que-sto “pagare poco” da molti è stato interpretatocome una sorta di “tassa sulla tranquillità” e que-sto noi lo abbiamo sempre contestato».

Crede che la criminalità organizzata abbiacambiato volto negli anni?«Certo, la mafia non è quella di una volta, essasi trasforma e si adegua a seconda delle condi-zioni economiche del territorio. Oggi la tro-viamo negli importanti appalti, nei grossi al-berghi, nella grande distribuzione, ovunque visiano interessi. Un ostacolo alla lotta portataavanti dalle associazioni antiracket è rappresen-tato dalle lobby delle assicurazioni, alle quali il

codice civile riconosce la possibilità di risolvereunilateralmente il contratto. Succede, quindi,che il commerciante che subisce un piccolo av-vertimento, dopo aver pagato per anni il premiodi polizza, viene risarcito, ma l’indomani il suocontratto assicurativo viene annullato, le altrecompagnie non lo assicurano e di fatto viene la-sciato nelle mani degli estorsori. Molti si trovanoin questa situazione e, temendo di perdere il la-voro di una vita e il futuro dei propri figli, sba-gliando - e sottolineo sbagliando - si piegano epagano. Se la legge non desse la possibilità alleassicurazioni di risolvere il contratto, l’efficaciadel racket si annullerebbe».

Ci sono altri settori in cui la mafia si “an-nida” più facilmente?«Il malaffare sta anche nella cattiva gestionedella sanità, nelle grosse speculazioni, negli ap-palti truccati, che l’eccessiva burocratizzazioneha solo complicato senza rendere più trasparenti.In questi casi è necessario un intervento decisoa livello normativo, accompagnato da una mag-giore attenzione da parte della classe dirigente.Il malcostume infine non è solo quello degli ele-vati costi della politica, ma anche quello relativoalla cattiva gestione delle risorse e del bene co-muni, che vengono dirottati per servire interessiprivati e clientelari».

102 • DOSSIER • SICILIA 2011

� �

L’ammontarecomplessivo

del debito delle famiglie siciliane

EUROmld

Il numero delleassociazioni

antiracket presentisul territorio. Siracusa

è la provincia con la più alta

concentrazionedi tutta la Sicilia

ASSOCIAZIONI 11

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104 • DOSSIER • SICILIA 2011

Talvolta non basta l’innovazione.Operare con successo sul mercatocontemporaneo, critico e globaliz-zato, comporta la necessità di ade-

guarsi al presente, anticipando il futuro, senzaperò perdere quei presupposti che, storica-mente, hanno fatto la storia della nostra indu-stria. Lo sa bene Antonio Ranieri, patron dellaSet Impianti, una delle più importanti societàdel Sud Italia, in cima alla lista delle migliori re-altà ingegneristiche. Un nome, quello di Set,sinonimo di quasi mezzo secolo di costru-zioni, manutenzione e montaggio d’impiantichimici, petrolchimici, petroliferi, di produ-zione di energia e industriali in genere. «Con

i miei figli ho voluto creare un’impresadinamica, fortemente orientata allosviluppo tecnologico, in grado di of-frire prodotti e servizi innovativi»spiega proprio Antonio Ranieri,consapevole del fatto che il mondodelle costruzioni, complice la crisi,

non può che riprendersi su presupposti di effi-cienza, qualità strutturale e tecnologia. Elasti-cità e flessibilità sono poi gli altri fattori irri-nunciabili e Ranieri, vero simbolodell’imprenditoria siracusana, ricorda come «ilsuccesso economico derivi anzitutto da un’effi-ciente programmazione del lavoro e dalla valo-rizzazione delle risorse non soltanto finanziariee strumentali, ma anche umane».

Con la crisi quale impatto avete subìto?«Devo dire la verità. Nonostante la congiunturadel mercato, le conclusioni del bilancio 2010sono state positive, in quanto siamo riusciti aimplementare le nostre qualifiche, allargare ilportafoglio clienti e mantenendo stabile quellodegli ordini. Questa per me è una grande sod-disfazione, anche perché non ho dovuto ricor-rere a strumenti poco piacevoli, come la ridu-zione del personale, mantenendo di fatto lestesse risorse del 2009, anzi, persino qualcunain più. sono un convinto sostenitore del fattoche le aziende siano fatte dagli uomini che la

Nel futuro dell’ingegneria energeticaLa Set Impianti ha oggi il volto di un general contractor. La società siciliana, tra i principali attori

mediterranei sul settore oil & gas, punta a una diversificazione produttiva sull’onda delle

rinnovabili e del nautico. A raccontarlo è il suo titolare, Antonio Ranieri

Paolo Lucchi

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Antonio Ranieri

SICILIA 2011 • DOSSIER • 105

compongono. Per questo io e il mio staff ab-biamo un occhio molto sensibile sull’impiegodelle nostre risorse umane, cerchiamo di mo-tivarle e incentivarle anche nei momenti piùdifficili che un’azienda può attraversare, ancheper contingenze non imputabili all’aziendastessa. La crisi del mercato globale siamo riu-sciti a sostenerla proprio grazie all’investimentoeffettuato sul personale, formandolo e aggior-nandolo continuamente, al fine di manteneredegli standard di produttività che ci permet-tono, e ci hanno permesso, di fatto, di superarela regressione contingentata dal mercato. Per-tanto posso asserire che ad oggi le nostre im-postazioni manageriali hanno funzionato».

Quello energetico è uno dei vostri princi-pali mercati di riferimento. L’Oil, ultima-mente, si è rivelato piuttosto instabile.

«Oil, gas ed energy rappresentano il nostrocore business. Di certo questo periodo è estre-mamente critico, anche alla luce degli eventieconomici che hanno coinvolto tutto ilmondo, ma la nostra compagine è riuscita,non senza grossi sacrifici, a ritagliarsi una di-screta fetta di mercato, soprattutto a livello lo-cale. Ricordiamoci poi che il polo petrolchi-mico di Siracusa, Priolo Gargallo e Augustaresta uno dei più grandi d’Europa. Su questosettore, però, non vediamo grossissime previ-sioni di sviluppo a livello locale e nazionale,perlomeno in termini di grossi investimenti percostruzione di nuovi impianti di produzione eraffinazione. Più positivo, invece, è il frontedelle manutenzioni. Siamo consapevoli che lemajor trovano di certo più vantaggiosi gli in-vestimenti sui territori magrebini e Sud Ame- › ›

In apertura,

Antonio Ranieri, titolare

della Set Impianti Srl.

Nelle altre immagini,

impianti e progetti

dell’azienda di Siracusa

www.setimpianti.com

~

Di recente abbiamo siglato accordicon alcune società governative cinesi perlo sviluppo, la costruzione e la venditadi energia prodotta da fonti rinnovabili,quali l’eolico, il solare, le biomasse

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ricani, in cui non vi sono legislazioni ecces-sivamente severe e la manodopera è a bassocosto».

Comunque continuerete a puntare su que-sto fronte?«Sul fronte Oil & gas, stiamo scommettendosui serbatoi, attuando grossi investimenti sia alivello di risorse umane che di attrezzature spe-cifiche. Questa scelta nasce anche da un’ap-profondita analisi geopolitica, in quanto vistala posizione che la Sicilia occupa sul Mediter-raneo prevediamo una grossa implementazionedei serbatoi di stoccaggio. Per quanto concerneil settore dell’energy, siamo molto più ottimi-sti, soprattutto per dei recenti accordi che ab-biamo siglato con alcune società governative ci-nesi per lo sviluppo, la costruzione e la vendita

di energia prodotta da fonti rinnovabili, qualil’eolico, il solare, le biomasse. La visione sulmedio periodo del nostro staff direttivo ci hapermesso di tessere dei rapporti internazionalicon aziende e banche che condividono il nostrospirito poliedrico nel fare impresa».

Negli ultimi anni vi siete posti sempre dipiù come general contractor.«È un’evoluzione naturale della nostra espe-rienza. Ponendoci come interlocutori unicipossiamo supervisionare e gestire ogni aspettodei progetti in cui siamo coinvolti, non più sol-tanto le attività meccaniche in cui vengonoutilizzate le nostre strumentazioni e il nostrostaff. Sinergizzando tutte le attività, riusciamoa garantire ai nostri committenti delle perfor-mance più elevate in termini di produttività esicurezza».

In futuro intendete investire anche sullerinnovabili?«Lo stiamo già facendo. Gli investimenti incorso per lo sviluppo della produzione dienergia da fonti rinnovabili sono oggetto diuna grandissima attenzione da parte dellanostra società, non soltanto per una sceltaetica e ambientale, ma anche per la consape-volezza che potrà diventare un business vin-cente. A seguito di una nostra indagine dimercato, eseguita su scala europea, ci siamoresi conto di come il mercato delle tecnologieper le rinnovabili sia in crescita, principal-mente in paesi come Germania, Spagna, StatiUniti e Giappone».

Come vi muoverete in questo contesto?«La sfida che ci siamo posti è quella di allar-gare le basi di mercato per una crescita con-tinuativa a livello internazionale. La diffu-sione strategica di impianti di produzioneenergetica da fonti rinnovabili, non solo ri-duce i costi della tecnologia per gli utenti lo-cali, ma anche per quelli negli altri paesi,contribuendo a una riduzione generale deicosti e al miglioramento delle prestazioni nel

106 • DOSSIER • SICILIA 2011

~

La diffusione strategica di impiantidi produzione energetica da fontirinnovabili, non solo riduce i costidella tecnologia per gli utenti locali,ma anche per quelli negli altri paesi

› ›

IMPRENDITORI DELL’ANNO

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Antonio Ranieri

SICILIA 2011 • DOSSIER • 107

rispetto totale dell’ambiente».Sempre a proposito di nuovi settori, anche

la nautica, ormai, è una delle anime del vo-stro gruppo.«Ci stiamo lavorando da circa due anni e abreve vareremo due catamarani in vetrore-sina, di cui uno da 45 piedi e l’altro da 60.Contiamo di esporre il nostro primo proto-tipo al prossimo Salone nautico internazionaledi Genova del 2011. In questo momento laproduzione dei Catamarani avviene in unaarea limitrofa a quella della meccanica, masiamo già in itinere di trasloco verso una areache di circa 24.000 mq. sul mare, in conces-sione dall’Asi di Siracusa, che ha credutomolto nel nostro progetto e nell’opportunitàdi creare un nuovo know how sul territorio,in cui la produzione di questo tipo di imbar-cazioni non è ancora sviluppata. È chiaro checi proponiamo come dei neofiti del settoredella nautica, non abbiamo né l’arroganza néla presunzione di dire oggi in quale fascia dimercato ci collocheremo, di certo c’è chestiamo facendo delle imbarcazioni di alta qua-lità, utilizzando nuovi materiali e nuove tec-nologie, senza mai trascurare il design».

Lei ha una lunghissima esperienza im-prenditoriale alle spalle. Soprattutto sottoquali aspetti sta mutando, dal suo punto divista, il mercato?«I presupposti dell’economia 2.0 richiedonoun atteggiamento, sul mercato, molto più ag-gressivo rispetto al passato, anche recente, incui i grossi investimenti permettevano una di-stribuzione del lavoro equo a prezzi sicura-mente più remunerativi. Oggi il mercato glo-bale ci insegna come la migliore competitivitàsi può ottenere con un abbattimento dei costiinterni all’azienda stessa, implementando laspecializzazione e integrando il core businesscon nuove attività, come ad esempio la ge-stione dell’engineering, Questo sviluppo nonpuò e non deve fermarsi, in quanto il mercato

su cui noi navighiamo è soggetto a continueinnovazioni tecnologiche, come sui materiali,sulle attrezzature, sui software e sulla forma-zione del management».

Insomma, non si può rimanere indietro.«Il non essere tecnologicamente adeguati aitempi, ci porterebbe a una perdita di pro-duttività sulle azioni e sulle performance dicirca il 35%. Una perdita che avrebbe un’in-cidenza non dico disastrosa, ma sicuramentepenalizzante per la competitività. Di certoancora oggi, all’età di 67 anni, a chi mi af-fianca non faccio altro che ricordare che chisi ferma è perduto. E a chi, tra i miei colla-boratori, pensa che siamo già grandi o già ar-rivati, rispondo che la presunzione è l’iniziodel fallimento».

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

108 • DOSSIER • SICILIA 2011

Evoluzione dei materiali, sguardo rivolto all’export

e capacità di differenziare l’attività sembrano

essere gli sbocchi naturali del settore

metalmeccanico. Ne parla Salvo La Porta

Silvia Mocchegiani

L’impiantisticaguarda all’innovazione

La crisi economica ha colpito duramentel’industria metalmeccanica italiana, inparticolare nelle zone del nord; ma nontutte le società ne hanno risentito in

termini di fatturato. Salvo La Porta, alla guidadella Metalmeccanica Agrigentina, in Sicilia, èriuscito a emergere da questa situazione, por-tando la sua azienda a competere, sia nel pubblicoche nel privato, con le altre ben più grandi e sto-riche imprese del settore. Da circa vent’anni la Metalmeccanica Agrigen-tina si occupa di impiantistica e carpenteria me-tallica. Nello specifico, di impianti come eleva-tori, nastri trasportatori, silos. Per quanto riguardala carpenteria si occupa sia di quella leggera, chedi quella media e pesante, lavorando sia nel set-tore industriale che in quello civile, spaziando dastrutture in elevazione come ad esempio centricommerciali, palazzetti dello sport, centri fieri-

Nelle immagini, lavori della Metalmeccanica Agrigentina

www.metalmeccanicaagrigentina.it

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Salvo La Porta

SICILIA 2011 • DOSSIER • 109

stici, ai ponti e viadotti in particolare costruisceponti e viadotti per ogni tipo di Ente quali Rfi,Anas, Autostrade per l’Italia. «MetalmeccanicaAgrigentina nasce negli anni 80. Il fondatore e at-tuale amministratore della società è Giuseppe LaPorta che da operaio si è inventato una propriaattività. Con tanti sacrifici infatti ha iniziato l’at-tività di manutenzione presso gli impianti indu-striali e col tempo ha intrapreso la fornitura dipiccoli opifici industriali» spiega Salvo La Porta.Oggi Metalmeccanica Agrigentina sta guardandoa commesse per oltre 100 milioni di euro rima-nendo in Sicilia, l’unica concorrente alle grandirealtà del Nord. Negli ultimi dieci anni l’azienda,da mero esecutore di carpenteria metallica è di-ventata un interlocutore capace di saper trovarela giusta struttura per il giusto bisogno. Si è in-fatti dotata di uno staff tecnico interno capace diprogettare, modificare, studiare e proporre solu-zioni alternative e determinare la funzionalitàdell’opera. «Uno dei lavori più significativi in tal senso èstato svolto proprio in Sicilia, con il raddoppiodella SS 640 dove ci siamo occupati della rea-lizzazione dei viadotti in acciaio». Comunque lafetta di mercato che l’azienda va a coprire èprincipalmente al di fuori della regione, infattiopera in tutto il territorio italiano, e sta ini-ziando a guardare anche all’estero, «alla Tunisia,per esempio». Il prossimo obiettivo per la MetalmeccanicaAgrigentina sarà però quello di aprire una sededistaccata in Veneto, oltre a quella di Aragona,«per avere la possibilità di coordinare le varie at-tività e di abbattere l’alto costo dei trasporti». Inquesti anni, infatti, sono riusciti a conquistarsiuno spazio che permette loro di competere coni più grandi colossi del settore, anche se la con-correnza rimane molto dura, specialmente nelsettore pubblico degli appalti. L’incremento della concorrenza è stato propriouno degli effetti della crisi «se prima i più grandinomi non concorrevano direttamente, ora sonosempre presenti, su ogni livello. E a ciò va ag-

giunto il problema della manodopera a basso co-sto, che influisce insieme a molti altri aspetti».Comunque il fulcro di questa attività, continuaLa Porta «rimane l’impegno e la competenza in-gegneristica e la capacità di comprendere real-mente le esigenze del cliente».Sono questi gli aspetti che fanno intraprendere albilancio dell’azienda una curva positiva, «la no-stra è una piccola impresa, ma la sua crescita èstata costante negli anni e in futuro prevediamoun aumento significativo del fatturato».E in questo significativo aumento giocherannoun ruolo fondamentale le nuove tecnologie, in-dispensabili in un settore come quello metal-meccanico. «Per essere sempre al passo con itempi e per gareggiare con le altre imprese l’in-novazione deve essere uno degli obiettivi princi-pali, soprattutto quando si ha a che fare con deimateriali particolari, come l’acciaio, la cui lavo-razione subisce continue evoluzioni».

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

Puntiamo sulla flessibilità

L’immaginario pubblico associaspesso il made in Italy allamoda e alla gastronomia, maaltre rilevanti aziende domi-

nano il panorama mondiale. Ne parliamocon Giuseppe Cracolici amministratore de-legato della Tecnimpianti Spa di TerminiImerese azienda leader mondiale nella pro-gettazione e costruzione di impianti nel set-tore navale ed industriale. «Questa capacità,tutta italiana, di costruire “abiti su misura”anche per manufatti di tali dimensioni, hacreato nel tempo quell’eccellenza che carat-terizza Tecnimpianti Spa. Un esempio è larealizzazione di importanti strutture per ilTeatro Massimo di Palermo. Lo storico mo-numento per la lirica è il terzo teatro piùgrande dopo l’opera di Vienna e Parigi».

Un’azienda che si occupa di strutture erelativi impianti navali come arriva aprogettare uno dei più bei palcoscenicieuropei?« Negli anni 90 ci è stato dato l’incarico di

costruire il sistema di movimen-tazione dei palchi di scena e delretropalco mobile, dei semipianimobili, della fossa orchestrale, delsipario tagliafuoco, del portale diboccascena, dei punti luce, dellacabina di regia e della passerella alballo, il tutto da consegnarepronto all’uso. Abbiamo co-struito un teatro tecnicamente al-l’avanguardia con un palcosce-nico a piani mobili che, conquindici metri di sottopalco, dàla possibilità di allestire più diuna scena alla volta. Siamo moltoorgogliosi del risultato, in parti-colare della costruzione di duepiattaforme a baldacchino del

peso complessivo di duecentoottanta tonnel-late, in grado di muoversi su dodici metri dicorsa. È certamente un’opera d’ingegno dinotevoli dimensioni che ci spinge a mante-nere questa flessibilità in vista di nuove sfidesu altri fronti. Comunque l’azienda è nata aservizio del navale ed è questo il nostro prin-cipale mercato di riferimento».

Di cosa si occupa la Tecnimpianti Spa?«Il nostro mercato principale è quello navalee vi operiamo assieme alle altre due filiali diLivorno e di Anversa. I nostri prodotti sonopresenti nelle più prestigiose navi da crocierae traghetti di tutto il mondo. Produciamo si-stemi di movimentazione del carico e sistemidi sicurezza ad alta tecnologia ed automa-zione. In questo ambito si sono aggiunti altridue segmenti di mercato: quello off-shore equello dei megayacht. Il primo ha riguardatola costruzione degli alloggi ovvero un albergodi 6 piani collocato sulla piattaforma petroli-fera Scarabeo 8 della Saipem , mentre, nel se-condo caso, abbiamo adattato i nostri pro-dotti all’eleganza tipica dei megayacht».

Quali sono i vostri principali committenti?«Lavoriamo con i più grandi cantieri mondialitra i quali Fincantieri (Italia) , Meyer Werft(Germania) , Stx France, Stx Finland, Mitsu-bishi (Giappone) e con i maggiori armatoritra i quali Carnival Corporation (Costa, Aida,Holland American Line, Princess Cruises,

Giuseppe Cracolici,

amministratore delegato

della Tecnimpianti Spa

di Termini Imerese

www.tecnimpiantispa.com

Grazie a una flessibilità tipicamente

italiana, la Tecnimpianti Spa, leader

nel settore navale, ha prestato

un contributo fondamentale anche

per il Teatro Massimo di Palermo.

Ne parla Giuseppe Cracolici

Eleonora Carboni

110 • DOSSIER • SICILIA 2011

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SICILIA 2011 • DOSSIER • 111

P&O, Cunard, Oceania ed altre), GruppoMSC, Gruppo Grimaldi, Eni-Saipem,L’azienda è organizzata con un dipartimentodi servizio-assistenza, attivo ventiquattro oresu ventiquattro, in grado di intervenire intutto il mondo su qualunque natante».

Da quanti anni siete attivi sul territorioitaliano ed estero?«La Tecnimpianti Spa è nata a Palermo nel 73su iniziativa della Navalimpianti Spa di Ce-ranesi (GE), per seguire più da vicino i lavoripresenti nel cantiere navale palermitano; dueanni dopo sposta la sua sede, nella nascentezona industriale di Termini Imerese dove haintanto provveduto a costruire uno stabili-mento per la produzione di manufatti navali.Nei primi anni settanta l’attività si concentraprincipalmente nella manutenzione e istalla-zione di impianti ad avanzata tecnologia ap-plicata alla movimentazione di fluidi a bordonave. Dal 78 inizia la costruzione di gru perscialuppe di salvataggio e porte stagne di com-

partimentazione per navi mercantili. Neglianni a seguire, si rafforza il settore produttivocon l’ampliamento della superficie copertadello stabilimento e con l’acquisto di unnuovo opificio. Infine tra la fine degli anni 80e l’inizio degli anni 90 con l’incredibile svi-luppo di navi passeggeri, e quindi dei passeg-geri trasportati, progetta e realizza un tipo digru innovativo che trova ampio consenso intutto il mondo. Questo e successivi nuoviprogetti che soddisfano in primis la sicurezzadato l’elevato numero di persone trasportate,più di 4.000 , hanno portato la Tecnimpiantiad essere l’azienda leader mondiale nel settore:oggi 96 navi passeggeri sono corredate da2.174 gru made in Sicily. Ma la cronistorianon rappresenta appieno il lavoro che ab-biamo fatto in questi anni perché se abbiamoavuto il merito di crescere, questo va condi-viso con tutti gli uomini e le donne che, neltempo, hanno costruito la storia stessa del-l’azienda».

❝~

Ultimamente si sono aggiunti duesegmenti di mercato: quellooff-shore e quello dei megayacht

Giuseppe Cracolici

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

112 • DOSSIER • SICILIA 2011

Il packaging è sempre stato un compartodi riferimento per l'industria italiana, conparticolare attenzione – dal periodo suc-cessivo alla guerra – alla conservazione ali-

mentare. L'innovazione delle tecniche produt-tive e la ricerca di soluzioni e materiali semprepiù adatti ed efficienti è una prerogativa fonda-mentale del packaging, e lo rende un settore fi-siologicamente predisposto agli investimenti inricerca e formazione. La varietà delle destina-zioni d'uso dei contenitori prodotti determinainoltre la necessità di adeguare le potenzialitàproduttive a una richiesta sempre maggiore, ingrado di contrarre i tempi e aumentare i volumidi produzione, utilizzando quindi macchinariall'avanguardia. Tutte queste caratteristiche co-stituiscono delle linee guida che, insieme aun’intraprendente strategia commerciale, fannola fortuna dell'impresa. E un esempio di effi-

cienza e successo nelcampo del packaging èsenz'altro rappresentatodalla siciliana SalernoPackaging, impresa cheè riuscita a coniugareuna centenaria tradi-zione con la ricettivitàtecnologica moderna.«La vicenda imprendi-toriale del gruppo Sa-lerno nasce nel 1903,con uno stabilimento dilitografia su banda ba-

gnata; poi, a partire dagli anni Quaranta, con laproduzione di contenitori in metallo per con-serve alimentari e per l'industria chimica in ge-nerale, è stato avviato ciò che oggi costituisce incore business dell'impresa», ricorda AntoninoSalerno, precedente direttore commerciale e at-tuale presidente del consiglio di amministra-zione dell'azienda.

Partiamo dalla storia dell'azienda. «La Salerno Packaging è sempre stata un’impresaa gestione familiare, nonostante nel tempo ab-bia raggiunto una dimensione commerciale eindustriale di rilievo. Dopo una lunga attività,iniziata al principio del Novecento, negli anniOttanta c'è stato – sotto la guida del nipote delfondatore, Antonio Salerno – l'avviamento dellapiù importante fase di trasformazione tecnolo-gica, che ha permesso di potenziare l'apparatoproduttivo e, di conseguenza, ampliare il mer-cato coperto. Come detto, nonostante le di-mensioni raggiunte, la Salerno Packaging man-tiene una solida tradizione familiare; lasuccessione ha ormai raggiunto la quarta gene-razione, che sta ora attraversando la fase di for-mazione sotto l'egida della precedente».

Quali sono invece le caratteristiche e le de-stinazioni d'uso dei vostri prodotti?«I contenitori prodotti dalla nostra impresa,grazie alla loro versatile e multiforme tipologianonché all'elevato contenuto tecnologico, siprestano agli usi industriali più svariati. Comesottolineato in precedenza, la Salerno Packagingsi è specializzata nella produzione di contenitori

Le evoluzioni del packaging alimentareUna strategia aziendale incentrata sullo sviluppo tecnologico e la formazione, ma con quella

coesione e determinazione che nasce dalle imprese a gestione familiare. Antonino Salerno

spiega le evoluzioni dell'industria del packaging

Lodovico Bevilacqua

Antonino Salerno,

presidente del consiglio

di amministrazione

della Salerno Packaging

di Palermo

www.salernopackaging.com

Page 95: DossSicilia082011

SICILIA 2011 • DOSSIER • 113

di metallo per conserve alimentari, in parti-colare ittiche, vegetali e olearie sterilizzate.Trattandosi di alimenti, diventa quindi fon-damentale il rispetto di severe norme igieni-che, garantito in questo caso dall'alto grado diprotezione interna e dalla perfetta aderenza delfilm litografico esterno, risultato di una lavo-razione avanzata e accurata».

La tecnologia ricopre – in un'industriadi questo tipo – un ruolo di importanza ca-pitale. Qual è la vostra politica a riguardo,anche in termini di ecosostenibilità?«L'investimento nella ricerca e nella forma-zione sono in effetti condizioni fondamentaliper rimanere competitivi nel campo del pac-kaging e sono da anni prerogative irrinun-ciabili della nostra azienda. A questa predi-sposizione all'innovazione tecnologicaabbiamo inoltre affiancato una strategia dimarketing finalizzata ad ampliare il mercatodi riferimento e soprattutto ad acquisirenuovi partner, in modo che la collaborazionecon questi ultimi abbia anche l'effetto di mi-gliorare i diversi aspetti della nostra azienda.Per quanto riguarda l'ecosostenibilità dellanostra attività, siamo molto sensibili a questotema, curando con particolare attenzionel'aspetto più invasivo e deleterio per l'am-

biente che si manifesta in questo settore, ov-vero la produzione dei materiali di scarto.Migliorando sotto questo aspetto, siamo riu-sciti nel tempo a rendere sempre più sosteni-bile la produzione dal punto di vista am-bientale, eliminando peraltro tutti quei disagidovuti allo smaltimento di grossi volumi discarti, come per esempio il trasporto deglistessi. Aderiamo inoltre al consorzio nazio-nale acciaio che si occupa del riciclo dellabanda stagnata».

Quali sono, per concludere, le prospet-tive aziendali per il prossimo futuro?«Senz'altro continuare a investire nella tec-nologia per mantenere gli standard qualita-tivi, peraltro certificati, che ci hanno per-messo di diventare un punto di riferimentoper il settore in tutto l'area mediterranea,dall'Italia meridionale e centro-settentrionaleai paesi del Nord Africa».

~

Per gli alimenti, diventafondamentale il rispetto di severenorme igieniche, garantito dall'altogrado di protezione internae dalla perfetta aderenza del filmlitografico esterno, risultato di unalavorazione avanzata e accurata

Antonino Salerno

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Il design italiano continua a essere unacarta vincente in campo internazionale,soprattutto quando è affiancato all’usodelle più moderne tecnologie. Ed è pro-

prio su questo aspetto del mercato odierno,che si concentra Alfio Belluso, titolare dellaEmmebi Tende e Sistemi di Misterbianco,area industriale e commerciale del catanese.Belluso racconta il passaggio da piccola realtàartigianale a vera e propria industria al-l’avanguardia del settore tende, un passaggioavvenuto senza mai dimenticare la manualità,la passione e il cuore, le doti che contraddi-stinguono un artigiano.

Da quanto siete attivi sul territorio?«L’azienda nasce come piccola realtà fami-liare nel 1998, al centro di uno dei più im-portanti distretti industriali della Siciliaorientale, ovvero all’interno della zona in-dustriale di Misterbianco, che grazie allasua posizione particolarmente favorevole,vicino a tutte le principali arterie di comu-nicazione della regione, è perfetta perun’azienda come la nostra».

Attraverso qualidinamiche produttivee commerciali vi inse-rite nel mercato di ri-ferimento?«Ci occupiamo di fab-bricare, commerciareall’ingrosso, istallare erappresentare tende arullo, zanzariere, tendeverticali, veneziane,tende tecniche, binariin alluminio, bastoni enastri per tende, coper-ture speciali e infine

tendaggi interni ed esterni. In particolarmodo operiamo all’interno di due settori,quello della produzione artigianale, attra-verso la lavorazione e commercializzazione dimaterie prime, di semilavorati e prodotti fi-niti, e la conseguente distribuzione».

Come conciliate artigianato e tecnolo-gia all’interno del vostro procedimento diproduzione?«Partiamo con l’acquistare le materie primedirettamente dai produttori, e queste spessovengono create su nostra specifica richiesta,poi passiamo alla produzione, fatta per unaparte da macchinari specifici che ci garanti-scono standard elevati, mentre la parte piùimportante, che ci garantisce affidabilità intermini di funzionamento delle tende, è affi-data direttamente ai nostri dipendenti. L’ul-tima parte è quella dello stoccaggio che variada prodotti per il professionista rivenditore aprodotti per il contract da istallare. Tutto ilprocesso è servito da codici a barre che per-mettono di conoscere in qualsiasi istante inquale momento della produzione si trovaogni singola tenda».

Quali sono le innovazioni che caratte-rizzano la produzione?«Tutte le nostre scelte sono prese con il finedi proporre sistemi di domotica all’avan-guardia che oggi sono sempre più richiesti,mantenendo il prodotto con qualità estetiche

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Design e innovazionenel settore tendaggi Ambiente e territorio, artigianato

e innovazione, design e tecnologie

avanzate, tutti questi aspetti possono

convivere. Ne parla Alfio Belluso,

attivo nel settore dei tendaggi

Silvia Mocchegiani

Alfio Belluso, titolare

della Emmebi Tende

e Sistemi di

Misterbianco (CT)

[email protected]

114 • DOSSIER • SICILIA 2011

Page 97: DossSicilia082011

Alfio Belluso

SICILIA 2011 • DOSSIER • 115

che soddisfino anche il cliente più esigente.Abbiamo introdotto poi delle novità riguar-danti le tende a rullo e le zanzariere, tecnicheinnovative internazionali che non tralascianol’estetica, consapevoli del fatto che muoverciall’interno del design italiano ci valorizzamolto al di fuori dei nostri confini. Sicura-mente una grande spinta in questa direzionel’ha data il fatto di essere da diversi anni il

fornitore ufficiale di tutte le basi Nato inItalia. Questo ci ha spinto a migliorarci, vi-sto che loro sono sempre alla ricerca di solu-zioni innovative».

Come si articola il rapporto con l’am-biente e con il territorio?«In primo luogo ci preoccupiamo dello smal-timento dei rifiuti speciali non pericolosi tra-mite appositi operatori e poi abbiamo sosti-tuito tutti i macchinari che non avevanocertificazioni appropriate di ecocompatibi-lità. I nostri obiettivi principali sono il co-stante rispetto di elevati livelli di qualità, lasalvaguardia dell’ambiente e la promozionedello sviluppo economico e sociale del terri-torio in cui operiamo. Pertanto, in un’otticadi crescita e sviluppo, abbiamo avviato già datempo le procedure necessarie per ottenere lecertificazioni ai sensi delle norme interna-zionali di qualità, ambiente e sicurezza».

~

Tutte le nostre scelte sono presecon il fine di proporre sistemidi domotica all’avanguardia,oggi sempre più richiesti,mantenendo le qualità estetichedel prodotto

Page 98: DossSicilia082011

116 • DOSSIER • SICILIA 2011

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Page 99: DossSicilia082011

Tutonet

SICILIA 2011 • DOSSIER • 117

igienica dei prodotti tessili, sottoposti alcontrollo previsto dalla norma Uni En14065:2004 (Risk Analysis and Bioconta-mination - RABC). Questa presupponel’applicazione di processi di lavaggio, di-sinfezione e sanificazione di quei prodottitessili inevitabilmente contaminati da mi-crorganismi provenienti dall’ambiente incui sono stati utilizzati, come alberghi e ri-storanti. L’utilizzo di macchinari di ultimagenerazione e apparecchiature di alto pro-filo tecnologico, i processi computerizzaticon ridottissimo intervento umano, il no-tevole grado di professionalità dei tecnici edelle maestranze coniugato con il rispettodell’ambiente e un equilibrato utilizzo dellerisorse energetiche, rassicura il cliente fi-nale, non ultima la puntualità delle conse-gne su tutto il territorio regionale, isole mi-

nori incluse e parte della Calabria, resa pos-sibile da una flotta di quaranta camion efurgoni e da due stabilimenti produttivi,costituisce un ulteriore tratto distintivo del-l’azienda a testimonianza dell’affidabilitàdel gruppo.Nonostante questo, non mancano però al-cuni elementi di criticità, legati al fatto cheun’attività di questo tipo risulta inevitabil-mente influenzata dalla stagionalità e daiflussi turistici sull’isola. Non c’è dubbioche, nella misura in cui si riuscissero a de-stagionalizzare i flussi turistici, il mercatopotrebbe trarre enormi benefici sia in ter-mini occupazionali che di sviluppo econo-mico. Un intervento deciso delle istituzioniatto alla riapertura al traffico civile dell’ae-roporto di Comiso, rappresenterebbe ilmodo più efficace per uscire dalla margi-nalità geografica che ha penalizzato pertroppo tempo il nostro territorio.

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Nell'ottica della progressivasensibilizzazione al valoredella qualità igienica dei prodottitessili, tutti i nostri processisono certificati

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

La fornitura di prodotti e attrezzatureper la pulizia di tutti i tipi di ambientirichiede una professionalità e una de-dizione maggiori di quanto si possa

immaginare. La scelta e la commercializzazionedei prodotti in questione, fase centrale del ser-vizio, è in realtà un’operazione complicata e digrande responsabilità, poiché richiede conti-nui investimenti in nuovi materiali, adeguatisotto tutti i punti di vista a parametri di effi-cienza, costo e impatto ambientale. L'espe-rienza sul campo – come in molti altri ambiti,del resto – può fare una grande differenza,come conferma Antonio Portuese, titolare, in-sieme a Emanuele Coniglione, della Deterwax.«Il sodalizio commerciale fra Coniglione e meresiste ormai da venticinque anni; la fonda-zione dell'azienda risale infatti al 1986 e già al-lora condividevamo un'esperienza specifica nelsettore che ci ha senza dubbio avvantaggiato».

Dove la qualità non può ammetterecompromessi

Quella che è stata adottata, e che ancora oggiguida la politica della società, è una strategia am-biziosa, ma capace di portare ottimi risultati.Anche all’interno dell’azienda, come spiega Por-tuese, tale strategia ha innescato diverse evolu-zioni: «Il passo successivo è stato per certi versi fi-siologico: la semplice fornitura di prodotti nonera più sufficiente a renderci competitivi in queltipo di mercato, così abbiamo cominciato a cor-redarla con servizi accessori a livello professionale,ovvero una sorta di affiancamento all'impresa, al-bergo o ristorante che usufruisse delle nostre for-niture, offrendo così un servizio integrato di ma-teriale più formazione. La razionalizzazioneaziendale ottenuta tramite l'ottimizzazione del-l'attività del personale e l'abbinamento dei pro-dotti ci ha permesso di affrontare un mercatoestremamente ampio e di garantire un servizio ef-ficiente a ditte di qualsiasi natura e dimensione,dalla piccola società di pulizie alla multiutility dacentinaia di dipendenti».Partendo dalla loro collaborazione, Portuese eConiglione hanno lanciato la Deterwax nel set-tore della fornitura di attrezzatura per le pulizie:«I primi anni sono stati senz'altro molto positivi.Il motivo è per molti versi da attribuire allascelta di intraprendere una partnership con

Macchinari

commercializzati

dalla Deterwax di

Gravina di Catania (CT)

www.deterwax.it

Continui investimenti in nuovi materiali,

adeguati a parametri di efficienza, costo

e impatto ambientale. Garantire

una fornitura di qualità nei servizi

di pulizia richiede responsabilità,

e la capacità di non cedere al ribasso

per aggiudicarsi le gare d’appalto.

L’esperienza di Antonio Portuese

Lodovico Bevilacqua

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Antonio Portuese

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un'azienda costruttrice di prodotti per le puli-zie di grande prestigio, la Johnson Wax. Que-sta strategia ci ha in seguito obbligato a legarcia produttori di livello altrettanto alto – dueesempi su tutti sono 3M e Bayer – per non es-sere costretti a diminuire la qualità delle at-trezzature fornite».Grande importanza riveste anche la parte bu-rocratica e amministrativa caratterizzata dalconcorso ai bandi pubblici, dove è necessariovincere la tentazione di abdicare alla qualitàdel servizio offerto in favore di un prezzo piùconcorrenziale.Portuese passa poi a descrivere l’attività e le re-lazioni commerciali che la Deterwax intrat-tiene da un lato con i fornitori e dall’altro conle aziende che serve: «Va sottolineato che, neltempo, abbiamo evoluto ulteriormente la nostraposizione nei confronti dei produttori da cui ciserviamo, poiché abbiamo acquisito la titolaritàdella distribuzione dei loro prodotti, emanci-pandoci dal semplice smistamento per loroconto. Dal punto di vista operativo lavoriamoprincipalmente con alberghi, imprese di pulizia,case di riposo e ospedali, anche se in quest'ul-timo caso va specificato che la collaborazione èindiretta, poiché il nostro servizio viene erogato

a delle ditte che, a loro volta, effettuano gli in-terventi di pulizia nelle strutture ospedaliere. Lanostra presenza, pur indiretta, tramite la forni-tura e la formazione di queste ditte, rimane, tut-tavia, di grande importanza».Essendo i servizi erogati dalla Deterwax moltospesso disciplinati da bandi pubblici, Portueseconclude con una valutazione sui criteri e sulleprocedure di assegnazione: «Gli appalti per i ser-vizi costituiscono una questione estremamentedelicata e va premesso che noi non vi parteci-piamo volentieri. Il motivo è presto detto: molto,troppo spesso il parametro di valutazione prin-cipe e quindi di assegnazione dell'appalto, è ilprezzo. Noi, dopo anni di esperienza, sappiamobene che questo gioco al ribasso diventa delete-rio per la qualità del servizio offerto, parametroche viene spesso dimenticato. Pur rischiando diperdere competitività in alcune situazioni, insi-stiamo nel puntare sulla qualità come unadelle caratteristiche principali della nostra at-tività impegnandoci per garantirla sempre,anche in sede di bando».

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La semplice fornitura di prodottinon era più sufficiente a rendercicompetitivi in quel tipo di mercato,così abbiamo cominciatoa corredarla con servizi accessoria livello professionale

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

Nell’utilizzo di detersivi è fonda-mentale l’attenzione all’am-biente che deve partire dalle in-dustrie di settore impegnate a

contenere l’impatto ambientale per quelche riguarda la formulazione dei prodotti.«Siamo costantemente alla ricerca di pro-dotti alternativi che possano sostituire, an-che solo parzialmente, quelli che sono con-siderati pericolosi. Utilizziamo già daqualche anno il trenta percento di plasticariciclata per la produzione di tutti i flaconiin uso. Inoltre stiamo presentando un pro-getto per la realizzazione di un nuovo sta-bilimento alimentato da pannelli solari».È l’incipit di Davide La Torre amministra-tore unico della Sial Industrie Chimiche,azienda impegnata nella produzione enel confezionamento di detergenti per lacura della casa.

Esiste un quadro normativo specificoche regola il vostro settore?

«La Comunità Europea,già da qualche anno, haintrodotto nuove norma-tive sulla biodegradabilitàdei prodotti e la loro eti-chettatura. È stato intro-dotto l’obbligo di inserirele sostanze allergizzanti inetichetta, tante materieprime sono state bandite,

altre hanno subito un cambio di categoria dirischio e noi siamo sempre molto attentialle nuove disposizioni. All'interno del no-stro stabilimento a ciclo continuo, tutti iflaconi sono studiati nelle forme e realizzati;a loro volta i flaconi vengono riempiti conlinee di produzione automatiche dedicate aivari formati confezionati e pallettizzati ,con una capacità produttiva annua di circaquattordici milioni di pezzi. Tanti anni diesperienza hanno fatto dell’aziendaun grande punto di riferimento nel settoredella detergenza. L'attenzione alle esigenzee alle richieste dell'utilizzatore finale ci haspinti a realizzare nuove formule vincenti,integrando così nuova tecnologia, qualità edetica».

Come avviene lo studio del prodotto edi quali competenze specifiche necessi-tano gli operatori che se ne occupano?«Tutto parte all’interno del laboratorio dovegiornalmente i nostri chimici studianonuove formulazioni di prodotto per riuscirea soddisfare le esigenze dei consumatori.Nascono così nuove combinazioni di ten-sioattivi: materie prime alla base della fab-bricazione di tutti i detersivi, che spessovanno ad innovare le formule dei prodottigià esistenti per mantenerli al passo con itempi; altrettanto spesso vanno a costituireveri e propri nuovi prodotti da lanciare sulmercato».

Detersivi che rispettano l’ambienteLa qualità del prodotto e lo studio per l’utilizzo di materiali che rispettino l’ambiente

vanno di pari passo nella produzione di detergenti efficienti e sicuri. Ne parla

Davide La Torre, amministratore unico della Sial Industrie Chimiche

Eleonora Carboni

Davide La Torre,

amministratore unico

della Sial Industrie

Chimiche Srl

di Piano Tavola (CT)

[email protected]

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Page 103: DossSicilia082011

Come funzionano i reparti di produ-zione e confezionamento? «L’intero processo produttivo viene realiz-zato all’interno del nostro stabilimento diBelpasso. Si comincia con la formazionedel flacone, in un reparto dedicato, dove lesette macchine soffiatrici che lavorano a ci-clo continuo, producono le diverse tipolo-gie di bottiglie che conterranno i nostri de-tersivi. Si passa poi al reparto produzionedelle miscele dove impianti automatici didiluizione, prelevano i diversi tensioattividai vari silos e li miscelano insieme percreare il prodotto desiderato. Questo, unavolta ultimato, viene trasferito all’internodei silos di stoccaggio dai quali verrà prele-vato direttamente dalle linee di riempi-mento. Il reparto di riempimento, compo-sto dalle undici linee automatiche, sioccupa di riempire i vari flaconi con i pro-dotti realizzati in precedenza. Tutti i flaconivengono riempiti, tappati, etichettati, mar-chiati con il lotto di produzione, blisterati

o incartonati e pallettizzati automatica-mente. Una volta formati i pallet completi,questi vengono filmati con estensibile eportati all’interno dell’area di magazzinodalla quale partiranno poi alla volta dei no-stri clienti. Il tutto seguendo le norme vi-genti e un’etica ben precisa che è quella delrispetto per l’ambiente e per le persone cheusufruiscono dei nostri prodotti».

Davide La Torre  

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Utilizziamo già da qualche annoil 30% di plastica riciclataper la produzione di tutti i flaconiin uso. Inoltre stiamopresentando un progettoper la realizzazione di un nuovostabilimento alimentatoda pannelli solari

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Il problema del riscaldamento ambientale,e la “questione ambientale” in generale,stanno mettendo sempre più in primopiano la necessità di sviluppare soluzioni

industriali che abbiano un impatto ambientalebasso, tendente allo zero. Alcuni settori, comequello petrolchimico, sono particolarmente sen-sibili a tale problematica, soprattutto per quelloche riguarda la gestione e lo smaltimento dei ri-fiuti industriali. In Sicilia esiste una lunga tradi-zione petrolchimica, e affianco ad essa, si è svi-luppata un'azienda leader nel settore dellalavorazione dei rifiuti, la Nico spa, di Priolo Gar-

gallo, in provincia di Siracusa, il cui management,a differenza di molti altri, non vive la crisi inter-nazionale, come momento negativo, ma, anzi,come portatrice di nuove possibilità. Gianni Ba-listreri, l'amministratore delegato dell'azienda,ci spiega, infatti, che «i periodi di congiuntura ne-gativi, che ciclicamente si verificano in ogni si-stema economico avanzato, vanno consideraticome opportunità di miglioramento, come unaspinta all’ottimizzazione della nostra strutturaaziendale, sia dal punto di vista manageriale cheoperativo». A differenza di tante altre aziende, la Nico ha at-tuato politiche che sono risultate vincenti, «man-tenendo un livello occupazionale pressoché in-variato, abbiamo puntato su un managementdinamico che, grazie alla sinergia tra l’esperienzae la propensione alla sfida delle nuove genera-zioni, ha permesso di costituire un gruppo di la-voro orientato al raggiungimento dell’obiettivo ealla ricerca di nuove opportunità. Come dire,concretezza, talento e fantasia». Questo tipo di

Un petrolchimico più sostenibileLe crisi economiche possono essere anche un’occasione per migliorare e ottimizzare

le performance delle imprese. Gianni Balistreri, Ad della società Nico,

illustra le reazioni del settore energetico

Manuel Zanarini

La Nico Spa ha sede

a Priolo Gargallo (SR)

www.nicospa.eu

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SICILIA 2011 • DOSSIER • 125

approccio ha portato frutti molto positivi, comeci conferma Balistreri, «il 2010 è stato un annoin cui abbiamo registrato un consolidamentodel fatturato, derivante dal potenziamento delleattività che costituiscono il core business del-l’azienda, e, in questa prima parte del 2011, nonsi vedono sostanziali variazioni rispetto a quantoregistrato nell’anno precedente». In circostanze di mercato difficili, la fidelizza-zione della clientela e l'innovazione si rivelanospesso carte vincenti, come dimostra l'esperienzadell'azienda del siracusano, la quale è riuscita a«rafforzare la collaborazione con le aziende di cuigià eravamo fornitori e a creare nuove opportu-nità di business in settori innovativi e d’avan-guardia, come quello relativo alle biotecnologieapplicate alla bonifica dei siti contaminati». In ambito petrolchimico, l'attenzione all'im-patto ambientale è diventato un tema fonda-mentale. Le aziende che si sono cimentate inquesto settore hanno potuto trarre enormi be-nefici. Come conferma Balistreri, «Lo smalti-mento dei rifiuti industriali è diventato in po-chi anni uno dei settori di punta dei servizi diNico spa». Chiaramente, un settore così fortemente com-petitivo, richiede un'estrema preparazione; in-fatti, l'amministratore delegato dell'impresasegnala che anche loro hanno avvertito la ne-cessità di offrire «un’alta specializzazione eun’eccellente preparazione tecnica dei collabo-ratori, le quali ci hanno permesso di risolvereogni problematica su qualunque rifiuto speciale

che ci è stato affidato in gestione». La conse-guenza di tale strategia non si è fatta attendere,tanto che la Nico spa può contare su «rapportidi collaborazione consolidati con tutte le prin-cipali raffinerie e aziende petrolchimiche ita-liane, che ci riconoscono l’assoluta professio-nalità nella gestione dei rifiuti industriali, dallascrupolosa verifica dei certificati di analisi al-l’individuazione degli impianti più idonei allosmaltimento, in ottemperanza a quanto previ-sto dal Sistri e dalla normativa vigente. Inoltre,siamo riusciti a diventare partner di grandimultinazionali quali il Gruppo ENI, il GruppoExxon Mobil, Gruppo ERG, Lukoil con im-portanti progetti nei paesi del Medio Orientee nel bacino del Mediterraneo». In un mercato così competitivo, non si può ri-nunciare agli investimenti per il futuro, come ciconferma l'amministratore delegato della Nico,«i servizi che offriamo alle nostre committenti ri-chiedono un costante aggiornamento e una con-tinua formazione del personale».

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In ambito petrolchimico,l'attenzione all'impatto ambientaleè diventata un tema fondamentale.Le aziende che si sono cimentatein questo settore hanno potutotrarre enormi benefici

Gianni Balistreri

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ECOSOSTENIBILITÀ IN AGRICOLTURA

Ogni azienda lungimirante dovrebbetenere sotto osservazione non sol-tanto il fatturato, ma anche la que-stione ecologica. E questa è esatta-

mente la mentalità adottata dallaIrritec&Siplast, società di Capo d’Orlando contrentennale esperienza nell’ambito della produ-zione e commercializzazione di prodotti perl’irrigazione e l’acquedottistica. I buoni risultati che hanno premiato l’aziendanegli ultimi anni vanno a braccetto con il sensoetico che ha animato una battaglia pluriennale

contro gli sprechi di acqua. Al mondo più del70 per cento dell’acqua dolce viene utilizzata perl’irrigazione agricola e ciò ha spinto la Irri-tec&Siplast a specializzarsi nell’irrigazione goc-cia a goccia, «anche se nonostante il know-howventennale sulla goccia, siamo ancora agli inizisia come investimenti che come formazione perquanto riguarda l’aspersione a basso volume»,ammette il responsabile marketing e comuni-cazione dell’azienda, Antonio Puglisi. La mi-croirrigazione rimane comunque l’unico realedeterrente al consumo spropositato di acquache si fa ancora oggi in agricoltura.

La congiuntura economica attuale è estre-mamente delicata. Come e quanto ha incisosulla vostra attività?«Per fortuna la recente crisi economica ha ri-sparmiato il mercato agricolo, che ha invece in-trapreso un trend positivo abbastanza confor-tante; il bilancio della nostra azienda per quantoriguarda il 2010 è estremamente positivo sottotutti gli aspetti. Il fatturato del gruppo ha supe-rato i 100 milioni di euro e la tendenza sembrareplicabile anche per quanto riguarda l’anno incorso. Inoltre abbiamo intrapreso un processo diinvestimento in nuove tecnologie e in personalesempre più qualificato, condizione necessaria perrimanere competitivi e tenere lontano lo spettrodi una crisi che come nonostante abbia rispar-

Riuscire a stabilire quanta acqua è necessaria

per irrigare ogni tipo di coltura è un obiettivo

imprescindibile. Antonio Puglisi spiega come

l’ecosostenibilità stia diventando una prerogativa

fondamentale del mercato agricolo

Lodovico Bevilacqua

In alto, Antonio Puglisi,

responsabile marketing

e comunicazione

della Irritec & Siplast

di Capo d’Orlando (ME)

www.irritec.it

La microirrigazionecontro lo spreco di acqua

126 • DOSSIER • SICILIA 2011

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miato il comparto agricolo – come abbiamodetto – rappresenta una minaccia costante da cuiè consigliabile difendersi tramite investimentisulla qualità e sulla ricerca».

Il mercato agricolo è senza dubbio glo-bale. In questa scala, quanto puntate ai mer-cati esteri?«L’esplorazione di nuovi mercati è una prero-gativa dell’azienda: abbiamo recentementeinaugurato degli stabilimenti in Spagna, Mes-sico, Stati Uniti e Algeria, ma abbiamo inten-zione di continuare ad assecondare questa ten-sione all’espansione produttiva, in particolareavviando un altro centro di produzione in SudAmerica. Diverso è invece il discorso relativo almercato asiatico, estremamente vasto e osticoda penetrare, che rimane tuttavia un ambiziosoobiettivo».

Passiamo alla delicata questione dell’eco-sostenibilità. Qual è la vostra politica a ri-guardo e come siete soliti attuarla?«L’assioma di partenza della nostra lotta allospreco di risorse idriche è sintetizzato alla per-fezione dal motto “less water, our goal” (“menoacqua è il nostro obiettivo”): è fondamentalerendersi conto di come sia possibile ridurredrasticamente il consumo di acqua migliorandotuttavia i risultati. Riuscire a stabilire quanta ac-qua è necessaria per irrigare ogni tipo di colturarimane, da sempre, la nostra forza; risparmio diacqua, dunque, ma anche di risorse umane,garantendo un’efficienza indiscussa. A tale pro-

posito bisogna considerare che la microirriga-zione è l’unico reale deterrente al consumospropositato di acqua che ancora oggi si fa inagricoltura».

Che ruolo giocherà l’ecosostenibilità nelfuturo del mercato agricolo?«Sicuramente un ruolo fondamentale. In que-sto settore sta avvenendo la presa di coscienzadi quanto sia importante lavorare in funzionedell’ecosostenibilità e quanto questa attitudinesia rilevante anche per la competitività. Per noi,già da anni sensibili a questa tematica, l’impe-gno profuso rimane ovviamente inalterato».

Quali sono, infine, i vostri obiettivi per ilprossimo biennio?«Naturalmente continuare a perseguire la poli-tica di ricerca nell’ambito della microirriga-zione; da un punto di vista agronomico alcuniinvestimenti su questo versante potrebbero si-gnificare il completamento reale della nostragamma e quindi il realizzarsi, nei fatti, delle pa-role del nostro slogan. Investimenti su questanuova avventura prevedono la realizzazione diprodotti, lo studio di sofisticati software, ma an-che il coinvolgimento di nuove professionalitàin modo da affrancare un sistema Irritec&Si-plast che prenda le distanze da prodotti giùconsolidati sul mercato, come già fatto dalgruppo in passato con la goccia».

Antonio Puglisi

SICILIA 2011 • DOSSIER • 127

Questa lapercentuale sul

totale, nel mondo,dell’acqua dolce

utilizzata perl’irrigazione

agricola

ACQUADOLCE

70%

~

L’esplorazione di nuovimercati è una prerogativadell’azienda: abbiamorecentemente inauguratodegli stabilimenti inSpagna, Messico, StatiUniti e Algeria

Sono 12, in totale,le compagnie delgruppo di Capod’Orlando di cui

6 nel mondo,in Spagna,

Portogallo, Usa,Messico, Algeria

e Ucraina

COMPAGNIE12

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ZOOTECNIA

Più controlli e sicurezzanei mangimi

Garantire un’alimentazione sanaagli animali da allevamento e dacortile è il primo passo a tutelaanche della salute umana. In que-

sto senso, foraggi e mangimi devono esseresottoposti a severi controlli e test di labora-torio e somministrati agli animali, in com-posizioni e quantità differenti, a seconda del-l’età dei singoli esemplari. La Iabichella Spadi Ragusa opera nell’ambito della mangimi-stica da tre generazioni. «Produciamo ali-menti per allevamenti di bovini, ovini, suinie per animali da cortile – afferma il titolare,Giovanni Iabichella -. Negli anni abbiamocercato di dare risposte concrete e professio-nali ai bisogni che i nostri clienti ci hannomanifestato, quali la sicurezza di ricevere ali-menti sicuri e controllati, nonché di poterfare affidamento sulla costante presenza dipersone con cui potersi confrontare nella ge-stione delle mandrie». L’azienda Iabichella dispone di uno staff ditecnici dedicati a seguire i singoli clienti nellacompilazione dei piani alimentari delle man-drie di vacche da latte e bovini da carne. Talitecnici lavorano in sinergia con il personalecommerciale e con il laboratorio internodove, oltre ai controlli chimici sulle materieprime, si eseguonocontrolli microbiologici sulle micotossine.«Il nostro laboratorio di analisi, realizzatoagli inizi degli anni novanta, costituisce oggi,grazie a una costante evoluzione e all’aggior-namento continuo, un importante punto diriferimento aziendale, essendo anche di sup-porto alla rete vendita visto che offre analisi

di foraggi secchi, insilati e unifeed». Nellospecifico, il laboratorio si occupa dello studiodella qualità del latte e delle mastiti bovine.Presso il laboratorio si eseguono anche gliesami coprologici, utili a individuare e rico-noscere gli agenti eziologici di patologie pa-rassitarie. Oltre ad occuparsi del ciclo di la-vorazione interno, il laboratorio è aperto alpubblico per fornire controlli sui foraggi agliallevatori che desiderano integrare le loromaterie prime con le altre componenti ali-mentari e medicali zootecniche prodotte dal-l’azienda. «Sintetizzando – continua Iabi-chella – nel laboratorio effettuiamo analisichimico – fisiche su materie prime e man-gimi, fieni, insilati, unifeed; analisi dei con-taminanti, sulle micotossine; analisi micro-biologiche sulla potabilità dell’acqua, lamicrobiologia degli alimenti, la qualità del

La Iabichella Spa

opera a Ragusa

www.iabichella.it

La produzione di alimenti destinati alla zootecnia

è un’attività estremamente delicata. I mangimi, infatti,

devono rispondere a una serie di minuziosi test

e analisi di laboratorio. L’esperienza di Giovanni Iabichella

Lucrezia Gennari

128 • DOSSIER • SICILIA 2011

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SICILIA 2011 • DOSSIER • 129

latte, gli inibenti, l’identificazione degliagenti che causano le mastiti bovine e analisiparassitologiche».Il laboratorio di analisi della Iabichella è cer-tificato Uni En Iso 9001-2000, utilizza me-todiche ufficiali di analisi tratte dalle G.U.italiane, C.E. e Standard InternazionaliA.O.A.C, e sviluppa internamente metodichevolte a migliorare l’autocontrollo. «D’altraparte – spiega Iabichella - la salvaguardia del-l’ambiente, la tutela dell’incolumità pubblica,la salute e la sicurezza dei lavoratori sono dasempre aspetti focali per la nostra azienda.

Agiamo pertanto nel pieno rispetto dellenorme e delle leggi vigenti; perseguiamo ilmiglioramento continuo dei risultati attra-verso la traduzione dei requisiti della normaUni En Iso 9001:2000 in prassi e procedureoperative; miriamo ad accrescere la soddisfa-zione del cliente mediante la traduzione dellesue esigenze e aspettative in requisiti dei pro-cessi; controlliamo la qualità dei servizi ero-gati attraverso attività sistematiche di moni-toraggio e misurazione dei processi e deiprodotti risultanti».I buoni risultati finora raggiunti non sonoabbastanza per la Iabichella, che guarda al fu-turo con la volontà di migliorarsi ulterior-mente: «vogliamo contribuire concretamentea migliorare il settore in cui operiamo – con-clude Giovanni Iabichella -. Continueremo afarlo attraverso la costante formazione delnostro personale e l’investimento in impiantidi produzione sempre più evoluti, al fine dioffrire prodotti ancora più perfezionati».

Giovanni Iabichella

~

Il laboratorio è aperto al pubblicoper fornire controlli sui foraggiagli allevatori che desideranointegrare le loro materie primecon le altre componentizootecniche prodotte dall’azienda

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CONSULENZA PER L’IMPRESA

134 • DOSSIER • SICILIA 2011

Accrescere la dimensione del capitaleeconomico d’impresa è un impor-tante traguardo che si può raggiun-gere partendo da un attento controllo

dei rischi. Per realizzarlo serve implementare emonitorare un adeguato sistema di controllo digestione operato da aziende specializzate. Ne ab-biamo parlato con Sandro Siniscalchi, presidentedi Probus Srl: «La disaggregazione dei costi e deiricavi dell’azienda e un’opportuna creazione dicentri di responsabilità a cui attribuire gli stessi,permettono di individuare con esattezza le aree dicriticità; la puntuale individuazione delle di-sfunzioni permette di risalire alle cause che le de-terminano e alle necessarie soluzioni che le risol-vono, una sorta di risonanza magnetica con laquale individuare le aree problematiche e intra-prendere i percorsi di risanamento».«Il dato strategico, in termini di pianificazione –aggiunge Luigi Bonsignore Ad di Business Con-sultant - è che tale meccanismo non solo migliorale performance in termini di organizzazione e co-sti a essa connessi, ma costituisce la base sullaquale costruire processi di sviluppo sani, basati suuna corretta pianificazione delle risorse e un’at-tenta analisi del cash flow».

Come si sviluppa questo tipo di consulenza?«Probus e Business Consultant sono due societàdi consulenza direzionale che supportano le im-

prese nei processi di contenimento dei costi e neipercorsi di sviluppo. Nascono dall’esperienza dimanager che negli anni hanno maturato signifi-cative esperienze nelle discipline direzionali: con-trollo di gestione, organizzazione, pianificazione,marketing, compliance. La nostra mission è lacreazione del valore. Valore significa accrescere ladimensione del capitale economico d’impresaattraverso la ricerca di una crescente capacità direddito e un attento controllo dei rischi. Le atti-vità di consulenza vengono pianificate, dirette edeseguite da un team formato da professionisti al-tamente qualificati che seguono fasi operativeben definite: analisi dei processi aziendali di fun-zionamento, individuazione delle criticità deiprocessi rilevati e delle opportune soluzioni, as-sistenza all’implementazione delle strategie riso-lutive, formazione e addestramento».

Come sta mutando in questi anni l’approc-cio dell’advisor nei confronti delle Pmi? Èmutata anche la percezione e il valore strate-gico affidatovi da parte degli imprenditori?«La ricaduta sul nostro territorio della crisi in-ternazionale ha mutato e valorizzato il ruolo del-l’advisor. Gli imprenditori oggi hanno l’esigenzadi confrontarsi con consulenti in grado di se-gnalare e risolvere i problemi, di individuare e co-gliere le opportunità. Il consulente ha il dovere divivere l’impresa, erogare gran parte della presta-

Una consulenza direzionale che supporti le imprese

nei processi di contenimento dei costi e nei percorsi

di sviluppo. Attraverso controllo di gestione,

organizzazione, pianificazione, marketing

e compliance. L’analisi di Sandro Siniscalchi,

presidente della società Probus di Palermo

Eleonora Carboni

Sandro Siniscalchi,

presidente della società

Probus Srl (Palermo).

Nell'altra pagina,

Luigi Bonsignore, Ad

Business Consultant

www.probussrl.it

Verso la razionalizzazionedel sistema impresa

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zione stando dentro l’impresa e vivendone laquotidianità. Probus e Business Consultant sonola risposta a questa esigenza del tessuto impren-ditoriale perché propongono un innovativo mo-dello di supporto alle imprese. I nostri clienti ciaffidano sempre più il compito di coordinare erendere coerenti i vari processi di sviluppo e dirazionalizzazione delle attività, attraverso l’inte-razione non soltanto con le proprie risorseumane, ma anche con il mondo dei fornitori,clienti e del sistema bancario».

Specie a seguito della crisi, soprattuttoquali gap, problemi, siete chiamati ad af-frontare? In particolare sono cambiate lestrategie proposte, le metodiche, nei con-fronti di tutte quelle imprese che richiedonola vostra assistenza per espandersi a livellointernazionale? «Il processo di internazionalizzazione delle im-prese è un tema di grande attualità e perti-nenza, soprattutto nei momenti di crisi. Inquesto contesto un approccio empirico rischiadi trasformarsi in un pericolosissimo boome-rang per le imprese che intraprendono percorsidi sviluppo del proprio business al di fuori dalterritorio nazionale. Noi assistiamo le impresenel processo di internazionalizzazione ope-rando un progetto di pianificazione strategica,curando ogni dettaglio: le analisi di mercato, iprogetti di investimento, l’analisi del fabbiso-

gno finanziario, il reperimento dello stesso, leprospettive di conto economico in termini dicosti e ricavi in un arco temporale triennale».

Cosa può offrire, in tal caso, un advisor equale valore aggiunto garantite nel processodi internazionalizzazione?«Garantisce la limitazione del rischio, la razio-nalizzazione dell’investimento, offrendo la ca-pacità di sfruttare tutte le opportunità di mer-cato e finanziarie».

In particolare, con quali prospettive eobiettivi si sta realizzando il vostro progettodi fusione?«Probus e Business Consultant sono accomu-nate dall’elevata professionalità di tutti i con-sulenti. Condividiamo il forte orientamento alraggiungimento degli obiettivi e un taglioestremamente operativo e pragmatico. Fun-zione Business si pone come catalizzatore dellemigliori professionalità individuali e societarieche affiancherà e sosterrà gli imprenditori neiloro progetti di riorganizzazione. Intendiamodivenire un unico grande motore di sviluppo».

Obiettivi principali per il futuro di Probus?«Il futuro di Probus è strettamente connessoa quello di Funzione Business e di tuttequelle eccellenze che aderiranno al nostroprogetto di sviluppo. Nel prossimo trienniocontinueremo a consolidare la nostra pre-senza nel tessuto imprenditoriale siciliano e aintraprendere il processo di sviluppo per le re-gioni del Sud Italia».

SICILIA 2011 • DOSSIER • 135

Sandro Siniscalchi

Nel 2010 Probusha avuto un

importante svilupposia in termini di

numero di clienti chedi fatturato, l’anno siè chiuso in positivo,

registrandoun +50%

relativamente alleofferte presentate

nel trimestresettembre/novembre

VOLUMED’AFFARI

+20%

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136 • DOSSIER • SICILIA 2011

Il vorticoso sviluppo tecnologico del-l’ultimo decennio ha reso l’utilizzodelle nuove tecnologie irrinunciabileanche per le piccole e medie imprese e

per gli studi professionali. In particolare, leopportunità aperte da Internet e dall’utilizzodella telefonia mobile offrono innovativepossibilità di dare visibilità alla propriaazienda e raggiungere in modo più capillarenuovi mercati. Per queste ragioni e per aiu-tare le imprese a orientarsi e muoversi inmodo mirato nel mondo delle telecomuni-cazioni sono sorte negli ultimi anni delle re-altà in grado di supportare l’ingresso in retedi tutte quelle attività che non hanno una di-visione aziendale dedicata all’Information te-chnology. Una di queste è la società Com-services, specializzata in servizi e soluzioni asupporto di applicazioni innovative perl’utenza business, come spiega Massimo Fal-chi, amministratore unico.

Qual è l’idea e la struttura che sta dietroal vostro sito?«Siamo nati come agenti nel settore delle te-lecomunicazioni di area business per TelecomItalia Mobile (Tim). Fin dall’inizio l’idea èstata quella di erogare, direttamente e indi-rettamente, servizi e offerte per le aziende,sviluppando, parallelamente all’attività colgestore di telecomunicazioni, servizi evolutiper il web. Abbiamo poi deciso di creare unospazio riservato alle piccole e medie imprese

e agli studi professionali. Prevedendo esi-genze diverse, data la grande varietà di settoriai quali ci rivolgiamo, offriamo dei servizistrutturati per aree di interesse. Per questosono sorti i nostri diversi portali, dedicati aservizi e prodotti specifici. La nostra pre-senza in rete è il frutto del lavoro della nostrasquadra di informatici, che gestisce interna-mente lo sviluppo e l’aggiornamento di tuttii portali».

Fra i servizi Internet, oggi è molto ri-chiesto l’hosting. «Per venire incontro a questa richiesta, che èdecisamente molto forte del mercato, utiliz-ziamo “Ospit@ Virtuale” che consente diavere a disposizione nei data center di Te-lecom Italia un server personale aziendale».

Quali sono i vantaggi concreti perun’azienda che sceglie questo servizio di

L’Information technology per il settore businessServizi per le imprese che vogliono sfruttare Internet e le nuove tecnologie. Non solo

autopromozione, ma anche un network che connetta aziende, enti locali e associazioni

per costruire un mercato più solido. Le ultime novità spiegate da Massimo Falchi

Valerio Germanico

Massimo Falchi,

amministratore unico

della Comservices Srl

di Siracusa

www.comservices.it

SERVIZI PER LE IMPRESE

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Massimo Falchi

SICILIA 2011 • DOSSIER • 137

hosting?«Il primo vantaggio è quello di non dover ac-quisire, e quindi nel tempo aggiornare, co-stose piattaforme hardware. Questa scelta,inoltre, contribuisce a prolungare la vita del-l’hardware presente in azienda, che vieneutilizzato solo come un terminale di accessoai server virtuali. Questo consente di accele-rare l’implementazione di strumenti di col-laborazione aziendale, come la condivisionedi file. Al contempo, è possibile gestire ipropri dati, i programmi e le applicazionicon la stesse facilità e libertà che si avrebberousando un server aziendale».

Ci sono altri servizi, più orientati allapromozione aziendale, che offrite attra-verso i vostri portali?«Uno dei portali interamente dedicato al-l’offerta di servizi per siti web è Aziende-

com.com. All’interno offriamo la possibilitàdi avere una vetrina digitale alle aziende chenon vogliono costruire da zero un sito In-ternet. Ma Aziendecom è anche qualcosa inpiù. Si tratta infatti di una intranet che con-sente alle imprese iscritte di interagire in to-tale autonomia in modalità B2B (Business tobusiness) oppure B2C (Business to consu-mer). Correlati a questo portale, ne abbiamoaltri che offrono servizi di controllo logi-stico Gps e un servizio per l’invio di mes-saggi Sms a un alto numero di destinatari».

In cosa consiste questo servizio dedicatoall’invio di Sms?«Abbiamo creato un portale, Smsservices.it,che è stata la prima piattaforma sul web a of-frire un servizio di invio di Sms in modalitàPush-Pull che ingloba anche una funzione diamministrazione, per permettere alle aziendedi inviare, ripartire e controllare la distribu-zione e gli invii agli utenti. Sono divenutiutenti di questo servizio, fra gli altri, il Co-mune di Taormina e la sede di Confindustriadi Ragusa».

Quali sono le ultime proposte che aveterivolto al settore business?«Una delle nostre ultime idee è stata quelladi lanciare un portale per diventare venditorionline. È una piattaforma completa di atti-vità di formazione, che integra un sistema digenerazione automatica dei contratti, un si-stema di controllo delle provvigioni e offretutti gli strumenti necessari per svolgere l’at-tività di consulente nel mercato delle tele-comunicazioni. Le linee guida del progettosono ambiziose, ma crediamo nelle sue po-tenzialità. Vorremmo coinvolgere le imprese,per indirizzarle verso il nuovo mondo eco-nomico e, attraverso un network, mettere avalore le relazioni fra le imprese, gli enti lo-cali e le associazioni di categoria».

~

La nostra idea è stataerogare servizi e offerteper le aziende, sviluppando,parallelamente all’attivitàcol gestore di telecomunicazioni,servizi evoluti per il web

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SICUREZZA SUL LAVORO

Con il Testo Unico sulla Sicurezza,l’ormai più che noto decreto legi-slativo 81/08, si è alzato, e non dipoco, il livello di guardia nei con-

fronti delle tematiche safety sui luoghi di la-voro. Ma la sicurezza, per le industrie, significaanche investimento. E con la crisi questo bino-mio talvolta non è stato così semplice da digerire.A monitorare lo stato dell’arte sulla sicurezzadel comparto industriale siciliano, è PietroNudo, amministratore delegato della societàGis. Nudo, attraverso, la Global Industrial Ser-vices, si è posto come un riferimento per tuttequelle aziende che necessitano di adeguare allanormativa i propri standard di sicurezza. «Larinnovata attenzione nei confronti di questa ma-teria ha generato un conseguente innalzamentodel livello di guardia all’interno delle aziende,quali ad esempio quelle legate alla gestione delleinterferenze di lavori concomitanti, o alla ge-stione di lavori in spazi confinati, tipicamenteserbatoi e cisterne, che tante vittime hanno pur-

troppo mietuto in Italiadurante gli ultimi anni»spiega Nudo.

Con la congiunturanegativa avete osser-vato un abbassamentodegli investimenti ri-volti alla sicurezzaaziendale?«La Gis ha dovuto, nelcorso del 2010, misu-

rarsi con le difficili conseguenze della crisi glo-bale, che ha interessato molti comparti indu-striali. La contrazione della domanda di serviziha comportato una diminuzione del fatturatodel 2010, e in alcuni dipartimenti dell’azienda siè fatto ricorso a strumenti di sostegno quali laCassa Integrazione in deroga».

E ora?«Con il 2011 si sono iniziati a vedere i primi se-gnali di ripresa. L’anno è partito sotto miglioriauspici. Certo, non siamo tornati ai livelli di fat-turato precedenti, ma siamo senz’altro sullabuona strada. I settori che più stanno trainandola domanda sono legati alla fornitura di perso-nale specializzato in ambito Commissioning eprecommissioning, unitamente alla richiesta distrumenti e soluzioni IT a contenuto altamenteinnovativo, come l’informatizzazione dei Per-messi di Lavoro all’interno di siti RIR».

A proposito di IT, quale variabile rappre-senta l’innovazione tecnologica per il vostrosettore operativo?«È fondamentale. La nostra società scommetteda diversi anni sull’utilizzo e l’implementazionedi strumenti innovativi nel campo della sicurezzasul lavoro e della prevenzione infortuni. Gli am-biti a cui facevo prima riferimento rappresentanoottimi spunti proprio per lo sviluppo di stru-menti di controllo avanzati».

Di che tipo di tecnologie stiamo parlando?«Mi riferisco a strumenti legati primariamente asoluzioni tecnologiche in area IT, come la piat-taforma informatica “Safework”, sviluppata per

I software facilitano gli aggiornamenti. E grazie al 3D è perfino possibile camminare

virtualmente all’interno di uno stabilimento, simulandone i rischi. La sicurezza

negli ambienti di lavoro nell’epoca 2.0 dalle parole di Pietro Nudo, amministratore della Gis

Pierpaolo Marchese

Pietro Nudo, Ad

della società Gis. Nella

pagina a fianco,

il gruppo manageriale

dell’azienda di Siracusa

www.gis-net.it

La sicurezza in aziendanel segno dell’IT

140 • DOSSIER • SICILIA 2011

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Pietro Nudo

SICILIA 2011 • DOSSIER • 141

stabilimenti definiti a rischio di incidente rile-vante. Questa soluzione, oggi, può contare sustrumenti di controllo e gestione elettronicadelle interferenze, con i quali individuare suuna mappa planimetrica elettronica tutte le la-vorazioni in atto all’interno dello stabilimento.Nelle soluzioni tecnologicamente più avanzatesi può addirittura camminare in maniera vir-tuale dentro un modello 3D dello stabilimento,individuando in maniera virtuale eventuali sce-nari incidentali a scopo preventivo».

Dunque il vostro non è un lavoro pura-mente “burocratico”. Tutt’altro.«La crescita della tecnologia nel nostro settore haseguito, spesso, un andamento esponenziale,moltiplicando gli ambiti ove poter portare valoreaggiunto. Ciò è avvenuto sia nell’utilizzo di di-spositivi elettronici avanzati, come rilevatori,analizzatori, sistemi di controllo e monitoraggio,che naturalmente nell’ideazione di soluzioni eprodotti informatici, come i più avanzati Si-stemi di gestione Enterprise, di Asset Manage-ment, di Content Management. O come, inarea tecnica, programmi per la progettazione, si-mulatori e calcolatori di ultima generazione».

Come si struttura il vostro approccio neiconfronti delle imprese a cui proponete talisoluzioni?«Quando processiamo una richiesta legata adelle soluzioni IT, operiamo con un gruppo dilavoro che coinvolge dei Key-users. Costruiamopoi una lista di requisiti, che saranno utilizzati

per costruire l’analisi di dettaglio della solu-zione. Includiamo attività di formazione, assi-stenza e supporto. In particolare, ci concen-triamo sul change management ed eventualirequisiti infrastrutturali necessari. Invece, difronte a una richiesta di assistenza in area HSE,individuiamo gli obiettivi che si vogliono rag-giungere, oltre che le risorse più adatte al com-mittente e al progetto. Grande attenzione vieneriposta sulla formazione del personale, siaquando costituisce la parte essenziale della no-stra proposta, sia quando si sviluppano stru-menti complessi e innovativi.

Gis è anche ambiente, qualità e formazione.Su quali settori investirete maggiormente infuturo? «Investiremo nella formazione a distanza e sul-l’ambiente, con proposte tecnologicamenteavanzate. Per il prossimo anno contiamo di con-solidare la nostra posizione sul mercato e di su-perare la crisi attuale».

~

La crescita della tecnologia nelnostro settore ha seguito, spesso,un andamento esponenziale,moltiplicando gli ambiti ove poterportare valore aggiunto

Questala percentuale

sull’utile che la Gisinveste

annualmentein ricerca,

innovazionee sviluppo

PERL’INNOVAZIONE

25%

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146 • DOSSIER • SICILIA 2011

Nel settore della lavorazione econservazione del pesce azzurrouna tra le realtà più conosciute èsenza dubbio la Pesce Azzurro

Cefalù, società presente sul mercato da oltremezzo secolo, come conferma il presidenteGiuseppe Serio: «In principio l’azienda pro-duceva esclusivamente acciughe salate pe-scate nei nostri mari. A partire dagli anni 80abbiamo però deciso di dare un nuovo im-pulso all’attività, per rispondere alle richiesteprovenienti da un mercato in continua evo-luzione».

Quali sono le caratteristiche che vihanno permesso di affermarvi come mar-ket leader nel settore ittico?«Oggi siamo una realtà industriale affermata,ma ancora legata alla semplicità e genuinitàdella nostra terra, tanto che le varie fasi di la-vorazione e conservazione delle materieprime vengono ancora eseguite esclusiva-mente in maniera artigianale. Personale abileed esperto opera nel solco della più antichetradizioni siciliane, tramandate di genera-zione in generazione dai pescatori del luogo,

Il mercato premiail pesce azzurro Aromi e sapori tipici della tradizione siciliana pronti

per essere gustati. Il pesce lavorato e conservato

come una volta. Giuseppe Serio racconta i segreti

di un’attività antica ma ancora molto apprezzata

Guido Puopolo

Page 119: DossSicilia082011

Giuseppe Serio

SICILIA 2011 • DOSSIER • 147

che ci permettono di offrire ancora prodottidi elevata qualità, in cui ritrovare profumi esapori delle ricette mediterranee. La ricercadella qualità è infatti il nostro obiettivo prin-cipale, che cerchiamo di perseguire attra-verso una scelta rigorosa delle materie primee severi controlli durante tutte le fasi di la-vorazione del pesce, nel pieno rispetto dellenorme igienico-sanitarie previste».

Quali sono, dunque, i vostri principalimercati di riferimento?«La maggior parte della nostra produzione èdestinata all’Italia, dove siamo presenti inmaniera capillare, soprattutto al nord. Col-laboriamo con alcune catene della grandedistribuzione tra le più importanti in Eu-ropa, per le quali produciamo vaschette evasetti che vengono poi commercializzati coni loro marchi. All’estero esportiamo soprat-tutto in Australia, Israele, Stati Uniti, Giap-pone e in diversi paesi europei. Proprio perquesto segmento di mercato, così sensibilealle tematiche ambientali, abbiamo pensatoe realizzato una linea innovativa, caratteriz-zata da filetti di acciughe conservati in olioextravergine di oliva completamente biolo-gico che, provenendo da coltivazioni prive dipesticidi e concimi chimici, assicura un mag-gior rispetto dell’ambiente e della saluteumana».

Come sono cambiati, in questi anni, igusti dei consumatori e come vi siete ade-guati a queste novità?«In una società frenetica come quella attuale,il tempo a disposizione per cucinare è sem-pre molto limitato. Dopo una giornata di la-voro spesso non si ha voglia di mettersi aifornelli, e non è un caso che negli ultimianni sia aumentato in maniera esponenzialeil consumo di cibi in scatola. Per venire in-contro alle nuove necessità del mercato,quindi, ci siamo specializzati nella realizza-

zione di prodotti già pronti, che il consu-matore non deve far altro che aprire e gu-stare, come testimoniato, ad esempio, dalsuccesso della nostra linea di sughi. Allostesso tempo, un’altra caratteristica dei nostrigiorni è la presenza sempre più numerosa disingle, che ci ha portato a ridurre le gram-mature delle nostre confezioni».

Cosa prevede, attualmente, la vostra of-ferta produttiva?«Come detto, negli anni abbiamo ampliatonotevolmente la nostra varietà di prodotti,che ormai comprende un po’ tutta la gammaittica. Il desiderio di soddisfare i gusti anchedei consumatori più esigenti ci ha portato acercare sempre nuove soluzioni, portandosulle tavole italiane il meglio che il marepossa offrire. Tonno all’olio d’oliva e al na-turale, filetti di acciughe aromatizzati conpeperoncino e spezie varie, vongole, cozze,gamberi, calamari, alici, seppioline, aringhee salmoni affumicati e tanto altro ancora,pronti per realizzare ricette fresche e gustose.Una delle ultime novità della nostra linea èrappresentata dalla colatura di alici, un raf-

❝~

Le varie fasi di lavorazionee conservazione delle materie primevengono ancora eseguiteesclusivamente in maniera artigianale

› ›

In apertura, in basso,

Giuseppe Serio

presidente della Pesce

Azzurro Cefalù Srl.

In alto, un momento

di lavoro all’interno

dell’azienda, sopra,

alcuni prodotti

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TRADIZIONI SICILIANE

148 • DOSSIER • SICILIA 2011

finato condimento che si ottiene propriodalla “colatura” delle alici precedentementeposte in salamoia. Il risultato finale di questoprocedimento è un liquido fragrante e di co-lore ambrato, un condimento ideale per pa-ste, insalate e verdure, che sta riscuotendo unnotevole successo».

La recente crisi economica ha avuto delleripercussioni anche sulla vostra attività?«Sicuramente la crisi ha inciso fortemente sutante piccole aziende, che non riuscendo piùa sostenere i costi legati alla produzione, sonostate costrette a chiudere i battenti, con rica-dute inevitabili su tutto il settore. Per quelche ci riguarda, però, devo dire che negli ul-timi due anni i nostri volumi di vendita sonoaumentati costantemente, tanto che abbiamodovuto procedere anche a nuove assunzioniper far fronte alla crescente mole di lavoro.Non abbiamo stock di prodotti in magazzinoproprio perché riusciamo a vendere tuttoquello che produciamo, e questo è senza dub-bio il dato che più di ogni altro dimostra la

bontà del lavoro portato avanti in questianni».

Quali sono le maggiori criticità che sitrova ad affrontare chi opera nel vostrocampo?«Per le piccole e medie imprese non è facileaffermarsi sul mercato, anche a causa di unaburocrazia eccessiva che spesso rappresentaun freno alla crescita. Dal mio punto di vista,inoltre, sarebbe necessario promuovere unamaggior collaborazione tra le aziende e leistituzioni che spesso, intervenendo da unpunto di vista legislativo con provvedimentinon sempre condivisibili, condizionano no-tevolmente la nostra attività».

Per concludere, cosa si aspetta dal fu-turo?«Il nostro obiettivo è continuare a miglio-rarci, per consolidare e rafforzare la nostrapresenza sul mercato, portando avanti unatradizione aziendale in cui il comune deno-minatore è rappresentato dalla qualità deiprodotti offerti».

❝~

Negli ultimi due anni i nostri volumi divendita sono aumentati costantemente,tanto che abbiamo ancheincrementato il personale

Un’altra fase di lavoro

all’interno della Pesce

Azzurro Cefalù Srl

www.pesceazzurro.it

› ›

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TRADIZIONI SICILIANE

150 • DOSSIER • SICILIA 2011

La cittadina di Bronte, piccolo centro inprovincia di Catania, è universalmentericonosciuta come la “capitale italianadel pistacchio”. È proprio alle pendici

dell’Etna, infatti, che si coltiva e si lavora questofrutto di alto pregio, molto apprezzato dai mer-cati internazionali in virtù di un gusto e unaroma inconfondibili, che rendono i pistacchi diBronte unici al mondo. In questo territorio sonodunque numerose le aziende impegnate nellaproduzione e commercializzazione del pistac-chio, come conferma Andrea Anastasi, titolare eresponsabile vendite della Anastasi srl, da oltremezzo secolo una delle realtà più attive in que-sto campo: «La nostra è un’impresa familiare, ac-canto a me operano mio padre, che si occupadella ricerca delle materie prime, e mio fratelloAntonio, responsabile della produzione. Questaorganizzazione ci permette di seguire da vicinol’attività aziendale in tutte le sue fasi, per garan-

Uno dei prodotti simbolo della Sicilia,

il pistacchio di Bronte non sembra

conoscere la parola crisi, conquistando

milioni di consumatori in Italia

e nel mondo. Le tecniche di lavorazione

e i suoi ambiti di utilizzo nell’esperienza

di Andrea Anastasi

Guido Puopolo

Le proprietà unichedel pistacchio di Bronte

tire un prodotto di altissima qualità e soddisfarecosì un mercato sempre più esigente».

Cosa rende il pistacchio di Bronte cosìspeciale?«I pistacchi crescono in prevalenza sulle faldenord-occidentali dell’Etna, su terreni lavici checonferiscono al frutto un sapore molto partico-lare. Il pistacchio brontese è dolce, delicato, aro-matico e inoltre possiede colori e proprietà orga-nolettiche che i frutti coltivati nel Mediterraneoe nelle Americhe non hanno».

Cosa prevede il ciclo di lavorazione del pi-stacchio?«La raccolta dei frutti, su terreni accidentati e sco-scesi come quelli che ci circondano, è moltocomplicata, per cui la produzione si sviluppasulla base di cicli di raccolta biennali, nel periodotra fine agosto e inizio settembre, in maniera dagarantire un raccolto unico ma molto sostan-zioso. In questo modo negli anni di non raccolta,le piante hanno la possibilità di “riposarsi” e raf-forzarsi, assorbendo dal terreno le sostanze ne-cessarie a produrre un frutto ricco di aromi e daisapori inconfondibili».

Quanto è importante la tecnologia in que-sto campo?

Andrea Anastasi, titolare

e responsabile vendite

della Anastasi Srl

di Bronte (CT). Nelle altre

immagini, alcuni momenti

di lavorazione

del pistacchio

www.anastasisrl.it

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SICILIA 2011 • DOSSIER • 151

«Al di là della raccolta, che avviene ancora inmaniera completamente manuale, all’internodella nostra azienda i processi di lavorazionedel pistacchio sono altamente tecnologizzati,grazie all’uso di attrezzature all’avanguardia chegarantiscono risultati ottimali e il rispetto dei piùelevati standard igienico-sanitari, per una pro-duzione certificata Uni En Iso: 9001. La primaoperazione consiste naturalmente nella sguscia-tura. Successivamente si procede con la pelaturache, attraverso un procedimento tecnologica-mente molto avanzato che consiste nell’esposi-zione del frutto a vapore acqueo ad alta pres-sione e nel successivo passaggio dello stesso inappositi rulli, consente di eliminare l’endocarpo,la pellicola violacea che ricopre il pistacchio. Inseguito avviene la produzione della pasta pi-stacchio pura 100% mediante raffinatrici cheriescono a raffinare il pistacchio fino a 20 mi-cron, questo prodotto è adatto per realizzarecreme, gelati, praline e cioccolatini. Il pistacchiopuò essere infine utilizzato come articolo deco-rativo per torte, dolci e piatti salati, granellandoil frutto mediante rulli meccanici, fino a ottenerela calibratura desiderata».

Chi sono i vostri principali partner com-

merciali?«I nostri referenti sono fondamentalmente gros-sisti e industrie operanti in campo alimentare. Ilpistacchio è infatti usato nell'industria dolciariasoprattutto per preparare torte, paste, torroni, ge-lati e granite ma anche nella preparazione di in-saccati come mortadelle e soppressate».

Quali sono, per il futuro, le prospettive delsettore e della vostra azienda?«Ultimamente i prodotti a base di pistacchiosono sempre più richiesti, tanto che negli ultimiotto anni il suo utilizzo è aumentato del 150%,senza risentire in alcun modo della crisi econo-mica internazionale. Questo trend sembra po-ter essere riconfermato anche grazie all'avventodi nuovi clienti quali Cinesi e Russi. Siamoconvinti che il mercato presenti ancora enormipossibilità di crescita e, in virtù dell’esperienzamaturata e della riconosciuta qualità delle no-stre produzioni, possiamo guardare al futurocon fiducia e serenità».

~

Al di là della raccolta, cheavviene ancora in manieramanuale, la lavorazionedel pistacchio si basa su metodialtamente tecnologizzati

Andrea Anastasi

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154 • DOSSIER • SICILIA 2011

POLITICHE ENERGETICHE

Più sicurezza degli approvvigionamenti, sviluppo competitivo della nostra industria, tutelaambientale, riduzione delle bollette. Le conseguenze positive del risparmio e dell’efficienzaenergetica illustrate da Marcella Pavan Michela Evangelisti

Maggior peso al risparmio

mente contenuto, circa 531milioni di euro di incentivinell’intero periodo. Inoltre, lemetodologie e le competenzetecniche acquisite nella misu-razione dei risparmi energe-tici consentiranno un piùagevole monitoraggio degliimpegni previsti dal pac-chetto europeo “20-20-20”».

Come funziona il mecca-nismo dei titoli di efficienzaenergetica? «Il meccanismo incentiva ilrisparmio e l’efficienza impe-gnando le aziende di distribu-zione di energia a effettuareinterventi che i singoli consu-matori potrebbero realizzaremolto difficilmente a causa diostacoli di varia natura, comela carenza di informazioni e ladifficoltà di accesso al creditoper finanziare gli investimentiiniziali. Il sistema è semplice:per legge vengono fissati pre-cisi obiettivi che gli operatoridovranno raggiungere, po-tendo contare su un piccolocontributo a valere sulle ta-riffe. Per dimostrare di averraggiunto i target stabiliti, idistributori di energia elet-trica e gas devono dotarsi an-nualmente di un numero dicertificati bianchi equivalenteall’obiettivo di legge, o realiz-zando direttamente gli inter-

Marcella Pavan,

responsabile dell’unità

Gestione e controllo

domanda di energia,

direzione Consumatori

e qualità del servizio

dell’Autorità

per l’energia elettrica

e il gas

Èun momento di im-portanti cambia-menti per i sistemienergetici non solo

italiani. Le cause che interagi-scono sono molteplici: l’insta-bilità politica in areegeografiche rilevanti per la si-curezza degli approvvigiona-menti; il recente abbandonodi alcune fonti primarie comeil nucleare e, contemporanea-mente, l’affermarsi di nuoverisorse come i gas non con-venzionali; il crescente allarmeper i cambiamenti climatici; lasostenibilità economica dell’in-centivazione delle fonti rinno-

vabili. «Oggi le sfideenergetiche – precisa

Marcella Pavan,r e s p o n s a b i l e

dell’unità Ge-stione e

controllo

domanda di energia dell’Auto-rità per l’energia elettrica e ilgas – si collocano in una pro-spettiva non più solo nazio-nale, ma europea e globale».

In questo scenario, cheruolo dovranno assumere lepolitiche di sviluppo del-l’efficienza energetica?«Il risparmio e l’efficienzasono una vera e propria“fonte” energetica con grandipotenzialità. Su questo frontein Italia siamo all’avanguar-dia, grazie a un meccanismoinnovativo come i titoli di ef-ficienza energetica o certifi-cati bianchi, prima esperienzaal mondo di utilizzo di unmeccanismo di mercato perpromuovere l’efficienza ener-getica negli usi finali. Il mec-canismo è oggetto di studi eanalisi da parte dell’Agenziainternazionale per l’energia,di un numero crescente dipaesi - fra i quali Stati Uniti,Australia, Giappone e Com-missione Ue - e ha dato risul-tati molto positivi per ilrisparmio, l’ambiente e, ingenerale, per i consumatori.Nei primi cinque anni divita, i Tee hanno consentitodi risparmiare oltre 7 miliardidi kilowattora l’anno, il 2%dei consumi elettrici nazio-nali, con un costo estrema-

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SICILIA 2011 • DOSSIER • 155

Marcella Pavan

venti oppure comprando iTee da società di servizi ener-getici. I titoli di efficienzaenergetica vengono emessi afronte dei risparmi conseguitiattraverso interventi e pro-getti specifici: un certificatocorrisponde al risparmio di 1tonnellata equivalente di pe-trolio».

Quali risultati sono statiottenuti in questi anni gra-zie all’esperienza dei certi-ficati bianchi? «Complessivamente, gli in-terventi di efficienza energe-tica hanno permesso dirisparmiare circa 8,5 milionidi tonnellate equivalenti pe-trolio (Tep) e di evitarel’emissione di 22,5 milioni di

tonnellate di anidride carbo-nica. I risparmi sono stati ot-tenuti grazie all’introduzionedi tecnologie più efficienti,ad esempio lampadine abasso consumo, kit per il ri-sparmio idrico, elettrodome-stici, climatizzatori,scaldabagno e caldaie ad altaefficienza, ma anche a inter-venti sui sistemi di riscalda-mento, nell’impiantisticaindustriale e nell’illumina-zione pubblica. Circa l’80%dei risparmi totali deriva dalsettore domestico e dal ter-ziario, un altro 10% dalla ge-stione dell’illuminazionepubblica e del teleriscalda-mento in ambito civile, marecentemente è anche rad-

doppiato il contributo delsettore industriale. Poiché iTee sono emessi solo per gliinterventi di diffusione delletecnologie più efficienti ri-spetto alla media del mer-cato, i risparmi energetici edeconomici complessivamenteconseguiti dal Paese sonomolto superiori rispetto aquelli contabilizzati ai finidell’erogazione degli incen-tivi».

Quale ruolo può averel’efficienza energetica nelraggiungimento degliobiettivi europei del pac-

I risparmi sono stati ottenutigrazie all’introduzione di tecnologie più efficienti,come lampadine a bassoconsumo, elettrodomestici e caldaie ad alta efficienza

� �

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156 • DOSSIER • SICILIA 2011

POLITICHE ENERGETICHE

chetto clima-energia? «L’efficienza può giocare unruolo sostanziale eppure, aoggi, è l’unico obiettivo nonvincolante del pacchetto“20-20-20”. Inoltre, nel casospecifico dell’Italia, ha unpeso minore rispetto agli in-vestimenti in fonti rinnova-bili, che valgono sei volte dipiù ai fini del target del 17%di rinnovabili sul fabbisognocomplessivo al 2020. Tutta-via, per raggiungere a costinon eccessivi gli altri dueobiettivi previsti - la ridu-zione del 20% delle emis-sioni di Co2 e l’aumento al20% della produzione darinnovabili -, all’efficienzadovrà necessariamente esseredato un maggiore peso. Unsegnale positivo in questa di-rezione sono le iniziativedella Commissione sulla pro-mozione dell’efficienza ener-getica negli edifici pubblici,nelle industrie e nelle abita-

zioni private, e la creazionedell’European energy effi-ciency fund per finanziareprogetti di efficienza e di ri-sparmio».

Che cosa sta facendol’Autorità per valorizzare almeglio l’attuazione del si-stema dei titoli di efficienzaenergetica? «L’Autorità è particolar-mente impegnata nella sem-plificazione amministrativa enello sviluppo di nuove me-todologie -le cosiddetteschede tecniche - per ‘calco-lare’ i risparmi energetici. Ad

esempio, solo nel 2010, alle20 schede tecniche già in vi-gore ne sono state aggiuntealtre sui risparmi con i Leddei semafori e delle lampadevotive, sui “dispositivi anti-stand-by” nelle abitazioni onegli alberghi, sui sistemicentralizzati di riscalda-mento/raffrescamento, sugliimpianti di cogenerazione edi teleriscaldamento in am-bito civile. In questi anni, irequisiti di qualità dei pro-getti sono stati resi via viapiù stringenti, tenendoconto delle criticità emersecon le verifiche e i controllifatti; inoltre, gli sforzi più re-centi si stanno concentrandosulla promozione di un’of-ferta qualificata di servizienergetici ai consumatori fi-nali. Tutto questo nella con-vinzione che valorizzarerisparmio ed efficienza è fon-damentale per una maggioresicurezza degli approvvigio-namenti, per lo sviluppocompetitivo della nostra in-dustria, per la tutela ambien-tale ma anche per ridurre lebollette di tutti noi consu-matori».

Il risparmio annuale di energia elettricaconsentito dai titoli

di efficienzaenergetica nei primicinque anni di vita

KILOWATTORAmld

Le emissioni di anidride carbonica

evitate grazie agli interventi di efficienza

energetica finoramessi in campo

TONNELLATE mln

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SICILIA 2011 • DOSSIER • 157

Stefano Saglia

Elettricità e calore da rinnovabili, applicazione delle energie pulite al settore dei trasporti,

stabilizzazione dei consumi. Questi, illustra Stefano Saglia, gli obiettivi ai quali punta il piano

di azione nazionale per l’efficienza energetica 2011

Michela Evangelisti

Investire sulle nuove tecnologie

Stefano Saglia,

sottosegretario di Stato

allo Sviluppo

economico

Si avvicina la presenta-zione del piano ener-getico nazionale, ilprincipale strumento

per disegnare il futuro energe-tico del Paese. Tra gli obiettiviprioritari la sicurezza degli ap-provvigionamenti, la competi-tività dei costi per le aziende ela sostenibilità ambientale. «Lanostra politica energetica pre-vede investimenti massicci sullerinnovabili, il completamentodelle infrastrutture nel settoredel gas e un incremento delcarbone, in particolare con iprogetti di Porto Tolle e Fiu-mefreddo che sviluppano cen-trali di nuova generazione –chiarisce il sottosegretario diStato allo Sviluppo economico,Stefano Saglia –. Punteremomolto anche sull’efficienzaenergetica, che è una vera epropria fonte di energia alter-nativa e ci permette di rispar-miare quanto oggi consu-miamo nel settore dei trasporti,residenziale e industriale».

Il ministro Paolo Romaniha sottolineato l’importanzanel campo energetico di “im-pianti e infrastrutture strate-giche, di cui non possiamopiù fare a meno”. Quali sonogli interventi più urgenti? «Innanzitutto dobbiamo com-

pletare i rigassificatori. Ab-biamo Panigaglia, che ci ga-rantisce 4 miliardi di metricubi, e Rovigo, che ce ne for-nisce il doppio. A breve faremoentrare in esercizio l’impiantoal largo di Livorno. Bene l’av-vio di quello di Porto Empe-docle, sbloccato dal Consigliodi Stato, ora siamo in attesa diquello di Porto Tolle. Poi cisono gli elettrodotti: è già par-tito il cavo sottomarino Sor-gente Rizziconi, che collegaCalabria e Sicilia, e aspettiamol’avvio del cavo che collegheràItalia e Montenegro».

Il commissario europeo al-l’Energia ha presentato aBruxelles una proposta dilegge per tagliare del 20% iconsumi di energia entro il2020 attraverso una mag-giore efficienza energetica. Ache punto è l’Italia?«Il piano di azione esistente perl’efficienza energetica ha giàconseguito consistenti risparminei consumi primari di energia,che al 31 dicembre 2009 am-montano a circa 42 gigawat-tora all’anno derivanti dal re-cepimento della direttivacomunitaria 91 del 2002, dalledetrazioni del 55% per gli edi-fici e del 20% per i motori effi-cienti e inverter, dalle incenti-

vazioni al rinnovo ecososteni-bile del parco autovetture, e acirca 33 gigawattora all’annoderivanti dal meccanismo deicertificati bianchi, per un totalecomplessivo di 75 gigawattoraall’anno circa».

La Conferenza Stato-Re-gioni ha dato il via libera alpiano di azione nazionale perl’efficienza energetica 2011.Quali le linee guida?«Il piano per l’efficienza ener-getica per il conseguimentodegli obiettivi al 2020 puntaprincipalmente verso quattrodirettrici: elettricità e caloreda rinnovabili, applicazionedelle energie pulite al settoredei trasporti e stabilizzazionedei consumi. Occorre pun-tare a stimolare comporta-menti consapevoli e investiresulle nuove tecnologie di pro-duzione».

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158 • DOSSIER • SICILIA 2011

POLITICHE ENERGETICHE

La “gestione del-l’energia” è parte or-mai del facility ma-nagement e del

governo d’impresa ma in Ita-lia abbiamo un costo del-l’energia fra i più cari rispettoagli altri Paesi europei. «Il no-stro sistema produttivo – so-stiene il presidente di AgesiVincenzo Albonico – deve“giocoforza” intervenire consempre maggiore determina-zione per migliorare l’effi-cienza e ridurre, per quantopossibile, i costi di produzioneper aumentare la propria com-petitività». In tal senso, i si-stemi e le tecnologie per rea-lizzarla sono uno strumentoimportantissimo del marke-ting. «Di “efficienza energe-tica” si parla fin troppo manon si riesce a concretizzareche una minima parte diquello che si dovrebbe e po-trebbe fare. Questo perchél’efficienza energetica è la ri-sultante di una serie di azioni

Si parla tanto di efficienza energetica ma i risultati

concreti tardano ad arrivare, soprattutto in vista

del 2020. Il punto di Vincenzo Albonico, presidente

Agesi che sostiene la necessità di interventi sistemici

in tutti i settori dell’economiaRenata Gualtieri

complesse e coordinate che ri-chiedono interventi sistemici emodelli diversi per i vari settori,dall’industria al terziario, dalresidenziale alle infrastrutture;strumenti che il nostro Paese hadifficoltà a generare e diffon-dere in quanto c’è una enormedifficoltà nel “fare sistema”».

Che tipo di competenze estrutture organizzative costi-tuiscono il profilo delle im-prese più competitive in que-sto settore?«Si tratta di aziende che hannouna struttura in grado di pro-gettare, realizzare e gestire inmodo organico e integrato unaserie di servizi sia dal punto divista della qualità che da quello

economico. Allo stesso tempodevono essere in grado di ope-rare “al fianco” del cliente, nelsenso che devono comprenderequali siano le reali esigenze enecessità dei fruitori degli am-bienti (scuole, uffici, ospedali,infrastrutture) o dei gestoridella produzione nel settore in-dustriale dove intervenire in unprocesso per ottimizzare e ri-durre al minimo l’intensitàenergetica, il che significa ren-dere più competitivo il pro-dotto quanto meno dal puntodi vista economico. Sostanzial-mente, quindi, devono di-sporre di ottimi tecnici, projectmanager e di “facility mana-ger” che abbiano la capacità ela visione d’insieme per con-sentire all’utente finale di esseresicuro che il “fornitore” è coluiche gestisce in nome e per suoconto una parte delle sue atti-vità in modo trasparente, eti-camente corretto, sulla base dicontratti chiari e legati a ga-ranzia di risultato. Devonoavere infine solide capacità fi-nanziarie in quanto, in parti-colare nel settore dell’efficienzaenergetica le E.s.co spesso pro-muovono iniziative che prefi-

Vincenzo Alborico,

presidente

dell’Associazione

imprese di facility

management ed

energia

Energia e facility management

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SICILIA 2011 • DOSSIER • 159

Vincenzo Albonico

nanziano direttamente attra-verso gli Energy performancecontract (Epc)».

Quali sono le potenzialitàdel mercato nazionale tradomanda pubblica di riqua-lificazione energetica e of-ferta privata?«Il solo patrimonio immobi-liare di uffici pubblici sembrasi aggiri intorno a 13.000

unità per circa 23/24 milionidi mq, mentre le scuole si ag-girano intorno alle 52.000unità; purtroppo non abbiamo- al contrario degli altri paesieuropei - dati catastali certi.Gli obiettivi di risparmio ener-getico al 2016, rispetto al2005, prevedono una ridu-zione del 16% in assoluto paria 126.000 GWh/anno, equi-valenti a 10,9 Mtep/a; gli in-vestimenti totali necessari perraggiungere il 20% al 2020sono, da stime effettuate e ba-sate su dati non strutturati,dell’ordine dei 60/70 miliardidi euro. Questi interventi do-vrebbero generare un rispar-mio medio annuo in terminidi fabbisogno di energia pri-maria di circa il 20/30% suiconsumi prima degli inter-venti. Le E.s.co facenti capo

ad Agesi investono oggi, comeprefinanziamenti diretti perinterventi di riqualificazionenel quadro di Energy perfor-mance contract, circa 600mila euro l’anno. Il potenzialetotale del mercato italiano diservizi di Fm vale circa 42 mi-liardi di euro all’anno, oggisiamo attestati intorno ai 26miliardi (fonte Ifma 2009); ilsettore energia oggi pesa percirca il 25%».

Agesi fornisce alle istitu-zioni un contributo impor-tante per lo sviluppo orga-nico delle regole e deimercati, anche con forti in-vestimenti. Cosa deve fare lapolitica per assicurare soste-gno e sviluppo alle impreseche operano nell’ambito deiservizi di Fm?«Agesi è convinta che le Asso-ciazioni debbano dare il mas-simo contributo possibile alleIstituzioni con proposte con-crete e organiche e, soprattutto,attraverso le federazioni di ap-partenenza e Confindustria.Non possiamo, infatti, atten-derci nulla di organico se nonriusciamo a dialogare con leistituzioni e, in particolare, conle quelle tecniche quali l’Enea,il Fire e il Cti, piuttosto checon le varie autorità garanti -quella dell’energia elettrica egas, della vigilanza sui contrattipubblici e il Gestore dei servizielettrici - in modo strutturatoper dare utili suggerimenti e diampio respiro. Il primo soste-gno che questo settore si at-tende dalle istituzioni è una � �

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160 • DOSSIER • SICILIA 2011

semplificazione dei processiautorizzativi sui quali baste-rebbe effettuare un’adeguata“manutenzione” e una correttadefinizione dei perimetri ap-plicativi di certe tecnologiequale ad esempio la “cogene-razione ad alto rendimento”(Car) oggi, per direttive nonrecepite correttamente, appli-cabile in modo molto limitato.Una razionalizzazione e forseanche un’inevitabile riduzionedegli incentivi in alcuni settorie un’azione che elimini leasimmetrie che oggi si rilevanosu alcuni regimi Iva di taluneprestazioni potrebbero aiutarenon poco, e a costo zero perl’erario, lo sviluppo dell’effi-cienza energetica senza di-menticare che una riduzionedel credito in sofferenza (oggicirca 60 miliardi di euro) con-sentirebbe alle imprese di ri-versare come investimentigran parte di questi importi».

Riescono gli enti locali afar propri i modelli efficientidi gestione per arrivare al ri-sparmio energetico e miglio-rare la qualità di vita dellecittà?«Gli enti territoriali che in mi-sura maggiore o minore so-stengono costi di gestione nonindifferenti sul fronte energe-tico hanno diverse possibilitàper gestire in modo efficiente iservizi energetici. Oggi leE.s.co. sono in grado e garanti-scono i risultati di efficienza at-traverso la formula dell’ Energy

performance contract. La stessaConsip che, come noto, ha laresponsabilità di facilitare iprocessi di acquisto nella Pub-blica amministrazione attra-verso convenzioni ad hoc sti-pulate con i fornitori dei varisettori ha molto puntato suicontratti con audit energeticipreliminari e risultato. Ulti-mamente, purtroppo, si assistead iniziative mirate ad una ge-stione diretta di questi serviziattraverso la costituzione diE.s.co miste pubblico-privatocon una partecipazione mino-ritaria del partner privato.Queste scelte destano molteperplessità in quanto vannocontro la liberalizzazione delmercato e soprattutto, a nostroparere, non consentono unagestione efficiente e trasparentee con economie previste di ge-stione che altro non sono che“buone intenzioni”, nel mi-gliore dei casi».

Nell’immediato futuro sucosa si lavorerà per centrarel’obiettivo 2020 indicato dal-l’Ue?«Bisognerà lavorare fonda-mentalmente sul fronte degli

interventi concreti utilizzandomodelli di intervento per i varisettori e facendo sistema fra ivari stakeholder. Sarà indi-spensabile far ripartire con de-terminazione una “macchina”,costituita da una serie impor-tantissima di operatori della fi-liera fra i quali le E.s.co.avranno un ruolo importan-tissimo. Sino a oggi si è di-scusso e dibattuto molto, forseanche troppo, ma si è fattomolto poco concretamente.Per far questo si deve prendereatto del fatto che l’efficienzaenergetica, che porta a una ri-duzione dei fabbisogni ener-getici primari dei combustibilidi origine fossile, sostanzial-mente dà un contributo im-portante per garantire il rag-giungimento dell’obiettivo del20% anche sulle fonti rinno-vabili che viene determinatoin rapporto ai consumi finalidei combustibili di origine fos-sile. Quindi quanto più bassosarà il fabbisogno primario diquesti combustibili fossilitanto più alto sarà il valore as-soluto dell’energia da fonterinnovabile».

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POLITICHE ENERGETICHE

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162 • DOSSIER • SICILIA 2011

POLITICHE ENERGETICHE

La scarsa informazione sul contributo che la tecnologia può dare per consumare meno

è il nemico numero uno dell’efficienza energetica. «Serve un cambio di mentalità,

a livello di privato cittadino, di industria e di istituzioni» ammonisce Alessandro Clerici

Michela Evangelisti

Efficienza, la scommessa del Paese

Alessandro Clerici,

presidente del gruppo

di lavoro “Risorse

energetiche

e tecnologie” del World

Energy Council

e coordinatore della

task force Efficienza

energetica

di Confindustria

Ha meno appealdelle rinnovabilima gioca unruolo fondamen-

tale nella partita dell’energia.L’efficienza energetica infatti,anche se non è tra gli obiettiviobbligatori fissati per l’Italiadall’Unione europea, può ri-velarsi il cavallo vincente percentrarli. «Al di là dell’ottimoslogan pubblicitario del “20-20-20”, i reali traguardi che ilnostro Paese è chiamato a rag-giungere sono il 20% di ridu-zione di Co2, il 17% di con-sumi finali alimentati darinnovabili e il 10% dei tra-sporti alimentati da bio com-bustibili – spiega AlessandroClerici, coordinatore della taskforce Efficienza energetica diConfindustria –. Se riuscissimoa consumare meno energia au-tomaticamente produrremmomeno Co2 e quanto minori sa-ranno i consumi finali tantomeno oneroso risulterà il 17%delle dispendiose rinnovabiliche dovremo realizzare».

Quanto potrà fare l’Italia?«È la grossa scommessa delPaese, il quale si è prevalente-mente buttato, con grossi in-centivi, sulle rinnovabili, spe-cialmente su quelle elettriche.Ora si sta rendendo conto di

quanto importante possa esserel’efficienza: potrebbe contri-buire notevolmente all’abbatti-mento delle emissioni di Co2con una riduzione dell’ordinedel 15% dei consumi finali dienergia. Per ridurre i consumici sono due grandi autostradein parallelo: l’efficienza e il ri-sparmio energetico. L’efficienzaenergetica si può implemen-tare da subito, grazie a tecno-logie già esistenti. Il risparmio,invece, implica il cambio deglistili di vita e richiede tempilunghi e politiche impopolari».

Quali barriere ostacolanol’avanzata dell’efficienzaenergetica?«Scontiamo soprattutto unamancanza d’informazione daparte della maggioranza degliutenti finali sul contributo chela tecnologia può dare per con-sumare meno. In Italia mancainoltre la cultura del “costo divita di un prodotto”, che non èdato solo dall’investimento ini-ziale ma anche dai costi di ope-ration and maintenance, primotra tutti quello dell’energia.Porto l’esempio di un motoreelettrico: in una vita di diecianni il 3% circa del suo costo èdato dall’investimento iniziale,il 95% dalla bolletta elettrica.Peccato che quando com-

priamo un motore siamo abi-tuati a tenere in considerazionesolo il capital investment. Imotori ad alta efficienza sonoin commercio almeno da 10anni: in Svezia, Norvegia, Fin-landia l’80% di nuovi motoriviene acquistato ad alta effi-cienza. In Italia non arriviamoal 3%».

C’è bisogno quindi di uncambio di mentalità.«Decisamente, a livello di pri-vato cittadino, di industria edi istituzioni. È una trasforma-zione da promuovere subitocon campagne battenti. Per ladiffusione dell’efficienza ungrosso deterrente è rappresen-tato dal prezzo: un apparecchioad alta efficienza costa circa il30% in più di uno convenzio-

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SICILIA 2011 • DOSSIER • 163

Alessandro Clerici

nale. E si insinua il dubbio:mi darà dei risparmi effettivicome dicono? Lo stesso ruologiocano alcuni sussidi sullabolletta: se si paga poco l’ener-gia, occorrono molti più anniperché ritorni un investi-mento in efficienza».

Qualcosa sul fronte dellegrandi aziende comincia amuoversi?«In questi cinque anni di la-voro come coordinatore dellatask force “Efficienza energe-tica” di Confindustria ho vistole grosse imprese iniziare a svi-luppare l’efficienza energetica,perché si sono accorte che èun vantaggio che le rende piùcompetitive e inoltre dà visi-bilità in termini di impegno esostenibilità ambientale. Adesempio nel settore dell’ac-ciaio, del chimico, dei tra-sporti navali per turismo e delgrosso manifatturiero sonostati fatti investimenti nelletecnologie ad alta efficienza.Anche alcune pmi hanno ini-ziato a muoversi, ma occorrefare ancora molto, e così purenel residenziale e terziario enei trasporti».

Come s’inquadrano le rin-novabili nel discorso rela-tivo all’efficienza?«Rinnovabili ed efficienza do-vrebbero essere approcciateglobalmente: occorrere met-tere sul tavolo italiano tutte le

varie alternative tecnologicheper individuare il mix piùadatto al Paese per raggiun-gere gli obiettivi imposti alfine di minimizzare i costi eavere la massima ricaduta sullenostre industrie. Purtropponon c’è stata una politica ener-getica in questi anni in Italia:sono state trascurate le rinno-vabili termiche (e alcune sa-rebbero molto più efficienti emeno costose), mentre le rin-novabili elettriche hanno rice-vuto incentivi notevoli ri-spetto al resto. Un sistema diincentivi che, tra l’altro, va apesare sulle bollette di tutti:entro il 2020 porterà a un au-mento dei costi dell’elettricitàdi circa 10 miliardi di euro,compromettendo anche lacompetitività delle nostreaziende. I costi per la colletti-vità legati a certe rinnovabilinon sono poi solo dovuti agli

incentivi, ma anche al fattoche le rinnovabili elettrichesono aleatorie».

E questo cosa comporta?«Se ho il sole per 1.200 ore al-l’anno mediamente in Italia oil vento per 1.600, ho neces-sità di centrali convenzionaliprogrammabili alimentate dacombustibili fossili (o, ahimé,dal nucleare) per integrare lefonti rinnovabili quando que-ste non mi possono dareenergia: e questo è un altrocosto addizionale agli incen-tivi. Non dobbiamo però fareantagonismo tra rinnovabilied efficienza e nemmeno trarinnovabili e convenzionali:le prime, fino a quando nonsaranno economicamente svi-luppati nel settore elettricodei dispositivi di accumulodell’energia a buon mercato,non possono fare a menodelle seconde».

La percentuale di abbattimento delle emissioni che l’efficienza

energetica potrebbecontribuire

a determinare

Co2

15%

La percentuale di motori ad alta

efficienza acquistatiin Italia. In Svezia,

Norvegia, Finlandia si arriva all’80%

MOTORI3%

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POLITICHE ENERGETICHE

164 • DOSSIER • SICILIA 2011

Biomasse, prime tra le energie rinnovabiliIl piano nazionale delle

rinnovabili varato dal go-verno assegna alle bioe-nergie il compito di co-

prire quasi il 45% dei consumienergetici da rinnovabili entro ilprossimo decennio, tra elettri-cità, calore/raffrescamento e tra-sporti. «Le biomasse solide gio-cano un ruolo di primo pianonel raggiungere il 45% del-l’energia rinnovabile attesa» af-ferma Walter Righini, presi-dente di Fiper, l’associazioneche riunisce i produttori ita-liani di energia da fonti rinno-vabili. Legna, cippato (legnosminuzzato) e pellet rappresen-tano, infatti, il 60% di taleobiettivo, tanto che Fiper hapresentato al governo un pianodi azione per lo sviluppo del

comparto del teleriscalda-mento e biogas agricolo. Pa-rola d’ordine? «Smart grid», ov-vero la costituzione di 300impianti di teleriscaldamento abiomassa legnosa (5-10 MWt e1 MWe) e a biogas (1 MWe),altamente tecnologici, che va-lorizzano le risorse locali, tute-

lano l’uso dei suoli e sono stret-tamente connessi al territoriodove hanno sede gli impianti.Ne parla Walter Righini.

Secondo i dati di NomismaEnergia il fatturato delle bio-masse in Italia ha superatonel 2010 quota 6,3 miliardi,quasi il doppio rispetto ai 3,4

Promuovere la gestione forestale sostenibile, garantire la sicurezza

di approvvigionamento, incoraggiare l’impiego di combustibili di qualità

e aumentare la competitività nelle contrattazioni. Walter Righini

illustra tutti i progetti di Fiper, pronta a tagliare i traguardi europei

Elisa Fiocchi

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Walter Righini

SICILIA 2011 • DOSSIER • 165

del 2009 e la metà di tutto ilcomparto rinnovabili (13 mi-liardi con fotovoltaico e eo-lico). Quali fattori hannopermesso alle biomasse di as-sumere un ruolo da protago-niste nei consumi? «Gli incentivi per l’energia elet-trica prodotta da biomassahanno favorito gli investimenti.

La tariffa omnicomprensiva di0,28 centesimi di euro ha inco-raggiato l’avvio di numerosiimpianti di biogas a digestioneanaerobica inferiori a 1 MWdi potenza e gli impianti pro-duttori di energia elettrica daoli vegetali puri. Inoltre, grazieai certificati verdi sono state in-centivate le gradi centrali cheproducono esclusivamenteenergia elettrica dal legno conbassa efficienza. Questi ultimihanno favorito processi specu-lativi e condizionato la filiera diapprovvigionamento, che haregistrato rialzi di prezzo delcippato del 20-30%».

Biogas, filiera legno-ener-gia, bioliquidi: come questicomparti influiscono nei con-sumi energetici?«Dai dati Enea si evince chealle biomasse solide, a cui èstato attribuito l’obiettivo di7,90 TWh elettrici al 2020 e5,25 Mtep per la produzionedi calore, tocca il ruolo di pro-tagoniste. Segue il biogas, con6,02 TWh di produzione at-tesa e i biocombustibili liquidi,con 4,86 TWh. Il calore sti-mato prodotto dal biogas e daibioliquidi è poco significativo,rispettivamente del 0,27 Mtepe 0,15. Discorso a parte per ibiocarburanti, la cui produ-zione è stata stimata al 2020 in2,53 Mtep. Le principali diffi-coltà di gestione sono ricondu-

Walter Righini,

presidente di Fiper

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POLITICHE ENERGETICHE

166 • DOSSIER • SICILIA 2011

cibili all’instabilità e imprevedi-bilità del quadro normativoche disciplina il supporto allaproduzione di energia rinno-vabile e all’inadeguato livellodi chiarezza e accessibilità delleprocedure. L’esperienza degliultimi anni ha mostrato comele continue modifiche ai si-stemi vigenti abbiano compor-tato maggiori costi di sistema,irrigidito l’offerta di prodottifinanziari sul mercato e dimi-nuito la capacità di attrazionedi nuovi investimenti».

Cosa ne pensa della pro-posta post nucleare formu-lata da Greenpeace in cui sichiede che i 60 miliardi dieuro necessari a sviluppare ilpiano nucleare del governovengano investiti nel settoredelle rinnovabili e dell’effi-cienza energetica, così daprodurre più del doppio dienergia elettrica e creare diecivolte più posti di lavoro?

pianto ma, a partire dallo startup della centrale, il numero deiposti di lavoro aumenta, inquanto sarà attivata la filiera lo-cale per l’approvvigionamentodi biomassa. E per 20-30 annil’indotto è garantito».

Il futuro delle biomasse èlegato anche al quadro degliincentivi. Come ha accolto ilvia libera del presidente Na-politano alla manovra finan-ziaria 2011-2014?«Aspettiamo il testo definitivoper un giudizio complessivosulla manovra. Certo che laventilata proposta sulla ridu-zione delle bollette di luce egas del 30%, a scapito dellapromozione delle energie rin-novabili, smentita poi in extre-mis, non favorisce gli investi-menti in questo settore».

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Il sistema di incentivazione si devebasare sull’efficienza produttiva degli impianti: la biomassa è una fonte non infinita

«Sono d’accordo. Da un re-cente studio condotto daAmici delle Terra sono stati evi-denziati gli effetti occupazio-nali a seconda dalle varie fonti.I benefici occupazionali attesidalle rinnovabili termiche evi-denziano un indicatore di 85addetti per milione di euro diincentivo. Attualmente il nu-mero degli addetti diretti im-piegati nella filiera legno-energiaè stimato in 50mila unità. Unarealtà formata da 13.600 pmiper un fatturato annuo di 5 mi-liardi di euro. Al 2020, è previ-sto un incremento che permet-terà di raggiungere i 300milaaddetti diretti. Il beneficio occu-pazionale derivante dall’installa-zione di una rete di teleriscalda-mento non si esaurisce nella fasedi costruzione e avvio dell’im-

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Pia Saraceno

SICILIA 2011 • DOSSIER • 167

L’incertezza della regolamentazione è il vero ostacolo degli investitori. Per questo la Società

indipendente di ricerca per l’economia e la finanza supporta le decisioni d’investimento

attraverso la predisposizione di piani strategici e di business plan per i progetti relativi

alla nuova capacità termoelettrica e rinnovabile. Il punto di Pia Saraceno

Elisa Fiocchi

«L’instabilità delquadro ma-croeconomicoè la principale

fonte di preoccupazione per glioperatori del settore energetico»afferma l’economista Pia Sara-ceno, amministratore delegatodella Società indipendente di ri-cerca per l’economia e la finanza(Ref), nata alla fine del 2000. Inuna fase di così forte incertezza,l’osservatorio sull’energia aiutagli operatori a interpretare le di-namiche del sistema economico,attraverso la costruzione di sce-nari di sviluppo della produ-zione, della domanda di energia,e dei prezzi dei principali com-bustibili. «Anche i problemi col-legati al disegno dei mercati dienergia elettrica e gas sono cru-ciali nel determinarne il grado diconcorrenzialità, la remunera-zione degli investimenti, e lo svi-luppo equilibrato del mix pro-duttivo». Gli investitori nelmercato delle energie rinnovabilirichiedono invece la valutazionedelle opzioni di policy a disposi-zione del legislatore, la previ-sione dei livelli di incentiva-zione, la simulazione deimeccanismi di mercato intro-dotti per l’incentivazione, e

Consulenze strategiche

Pia Saraceno,

amministratore

delegato di Ref

l’analisi delle esperienze al-l’estero. Come muoversi tramille incognite, nell’interventodi Pia Saraceno.

Come sta evolvendo ilmercato delle energie rin-novabili, delle politicheenergetiche e delle politicheclimatiche in Italia?«In attuazione delle decisioniprese in sede comunitaria, lapolitica energetica italiana haindividuato gli obiettivi di pe-netrazione dell’energia rinno-vabile nei consumi di energiadei settori elettrico, riscalda-mento/condizionamento e tra-sporto, per il 2020. I sistemi diincentivazione necessari per fa-vorire la crescita dell’energiarinnovabile, sono in via di revi-sione: le regole che ne determi-neranno il funzionamento rap-presentano un elemento diincertezza significativo nellagran parte dei comparti del set-tore. È necessario, in questafase, agire tempestivamente perdare certezza agli investitori e,per quanto ancora possibile,adottare un approccio organiconella gestione dei processi deci-sionali afferenti ai diversi set-tori e alle diverse fonti. I deci-sori dovranno considerare,

oltre ai target 2020, i costi del-l’incentivazione e i possibili im-patti dello sviluppo delle fontirinnovabili sul sistema indu-striale. Per il settore elettricopoi, si pone, in Italia come ne-gli altri paesi Ue, il problemadella gestione “in sicurezza”del sistema elettrico alla pre-senza di volumi crescenti dienergia rinnovabile, in parti-colare di quella prodotta at-traverso i cosiddetti impianti“non programmabili”».

Quali sono i principali mo-delli da voi proposti in temadi energie rinnovabili e a qualimercati si rivolgono?«L’energia elettrica prodotta dafonti rinnovabili deve innanzi-tutto essere ceduta sul mercato � �

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POLITICHE ENERGETICHE

168 • DOSSIER • SICILIA 2011

elettrico che vive una situazionedi sovradimensionamento, de-terminata sia dall’entrata dinuova capacità, sia dal basso li-vello della domanda collegatoalla congiuntura economica ne-gativa. Ne derivano molte fontidi incertezza per gli operatoridi mercato: gli investitori hannobisogno di strumenti per la pre-visione delle dinamiche delmercato elettrico e, più amonte, dei driver che incidonosul valore dell’energia elettrica.Ref ha sviluppato un propriomodello di simulazione delmercato elettrico “Elfo++”, at-tualmente leader in Italia. Asupporto del modello princi-pale, una serie di modelli eco-nometrici permette di preve-dere le dinamiche relative aiprincipali driver del prezzoelettrico, in primis, livello di

� � domanda e prezzi dei combu-stibili. Per quanto concerne lerinnovabili, Ref impiega mo-delli per la determinazione delparco rinnovabile ottimo e deilivelli di incentivazione, sullabase di stime e previsioni supotenziali di sviluppo e dei co-sti di produzione».

Il vostro Osservatorio orga-nizza corsi di formazione peroperatori e aziende: comesono strutturati quelli riguar-danti le rinnovabili e l'im-patto delle politiche italianesui costi e sui prezzi?«Per quanto concerne il settoreelettrico, il punto di partenza èil funzionamento del mercatoall’ingrosso dell’energia elettrica:regole, attori, meccanismi diformazione del prezzo e dina-mica recente degli scambi, allaluce dei recenti sviluppi nel con-

testo macroeconomico ed ener-getico. Particolare attenzione èriservata alla valutazione degliimpatti sul prezzo all’ingrossodei cosiddetti “oneri ambien-tali”, che in Italia corrispon-dono con i costi sostenuti daiproduttori per la partecipazioneal sistema europeo di emissionstrading e al mercato dei certifi-cati verdi. Il mercato elettricorappresenta il primo punto diriferimento anche per i produt-tori di energia rinnovabile. Iproduttori di energia “verde”percepiscono un incentivo: l’at-tività di formazione dell’Osser-vatorio si estende all’analisi delfunzionamento e dei risultatidegli schemi di incentivazionedell’energia rinnovabile, discu-tendone le criticità e prospet-tando la possibile evoluzionenel medio-lungo termine».

Sopra, la centrale

fotovoltaica

di Barrafranca (En)

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rinnovabili rappresenta un’ec-cezione significativa» ram-menta Vito Pignatelli, re-sponsabile del Grupposistemi vegetali per prodottiindustriali di Enea, che in-troduce quel sistema di fat-tori alla base del nuovo svi-luppo energetico.

Come è cambiato l’ap-proccio ai consumi energe-tici nazionali?«Da una parte è cresciuta laconsapevolezza del fatto che,se si vuole coniugare lo svi-luppo economico con la “so-stenibilità”, è necessario pro-durre energia limitando perquanto è possibile il con-sumo di combustibili fossilie, dall’altra, tale consapevo-lezza, fatta in qualche modopropria dalla classe politica,ha dato vita a un quadro diincentivi che hanno reso “at-trattivi” gli investimenti inquesto settore».

In che modo si favorisce lacrescita del settore energierinnovabili?

L’Italia dispone d’infrastrutture energetiche efficienti e sicure che possono

competere con quelle mondiali, come ad esempio l’industria del biodiesel.

Ma per trainare il Paese serve un approccio di sistema, sostiene Vito Pignatelli

di Enea, che favorisca una filiera di sviluppo imprenditoriale e occupazionale

Elisa Fiocchi

In basso, a sinistra,

Vito Pignatelli,

responsabile

del Gruppo sistemi

vegetali per prodotti

industriali di Enea

Tecnologie mature e impianti all’avanguardia

«Attraverso certezza e stabi-lità nel tempo, che consentadi pianificare gli investimenticon una ragionevole certezzasui tempi di ritorno, assiemea una premialità articolata,che incentivi maggiormentequelle iniziative che garanti-scono una maggiore effi-cienza complessiva (ad esem-pio, nel caso specifico dellebioenergie, favorendo la co-generazione rispetto alla purae semplice produzione elet-trica) e sostenibilità ambien-tale (impianti di taglia ri-dotta, che utilizzino risorselocali - meglio ancora se resi-dui o rifiuti - e non “consu-mino” territorio)».

Nell’accordo siglato conConfindustria, Enea mette adisposizione delle associateConfindustria servizi avan-zati di consulenza e sup-porto tecnico nel settore del-l’efficienza energetica, dellefonti rinnovabili e dell’inno-vazione tecnologica. In chemodo il settore delle rinno-

170 • DOSSIER • SICILIA 2011

In Europa, a causa dellacrisi economica, gli in-vestimenti nelle ener-gie rinnovabili hanno

subito un declino del 22% ri-spetto al 2009. Il rapportoUnep ha poi confermato unrallentamento dei paesi euro-pei rispetto al Nord Americae rispetto alle economie emer-genti e una sua conseguentedipendenza tecnologica. InItalia tuttavia, gli investimentieffettuati nell’anno 2010 regi-strano un flusso economicodi 5,5 miliardi di dollari, conuna crescita del 59% rispettoall’anno precedente. «È deltutto evidente che, in un mo-mento di grave crisi econo-mica come l’attuale, la cre-scita del settore delle energie

POLITICHE ENERGETICHE

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SICILIA 2011 • DOSSIER • 171

«Le rinnovabili possono con-tribuire maggiormente allosviluppo del Paese se rappre-sentano un “sistema” piutto-sto che una semplice apparec-

chiatura acquistata da qualcheparte e collocata in un postoqualsiasi. In questo senso, labioenergia, che implica la rea-lizzazione di filiere completedi raccolta/produzione dellamateria prima necessaria perapprovvigionare gli impiantie, ove possibile, la chiusura delciclo produttivo con il reim-piego dei sottoprodotti, è par-ticolarmente importante, inquanto può determinare la na-scita di tante piccole imprese,diffuse sul territorio che, af-fiancandosi agli impianti diconversione veri e propri e re-lativo indotto, può determi-nare una significativa crescitaoccupazionale, specie nelcomparto agricolo».

Che cosa ostacola in partelo sviluppo del settore dellerinnovabili?«Un elemento di importanzadecisiva per l’intero settoreconsisterà nella semplifica-zione delle procedure auto-rizzative per la realizzazione el’esercizio degli impianti, in-cludendo anche la connes-sione alla rete elettrica e, nelprossimo futuro, a quella delgas, che ancor oggi determinatempi di attesa eccessiva-mente lunghi fra l’avvio diun’iniziativa e la sua effettivarealizzazione».

vabili (in particolare dellebioenergie) può diventareparte fondamentale della fi-liera di sviluppo imprendi-toriale e occupazionale? � �

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 20200123456789

101112

Uso dei biocarburanti nella UE e obiettivi stabiliti dalle Direttive Europee

Elaborazione ENEA su dati EurObserv’ER - Biofuels Barometer 2010

% di biocarburanti sui consumi totali

Vito Pignatelli

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POLITICHE ENERGETICHE

172 • DOSSIER • SICILIA 2011

Quali passaggi chiave pos-sono rendere sostenibile ecompetitivo il Piano energe-tico nazionale?«In primo luogo, l’effettivoraggiungimento degli obiettivistabiliti dal piano di azione na-zionale per le energie rinnova-bili, supportato da adeguatepolitiche di incentivazione e,dall’altro, la definizione di unquadro normativo e legislativostabile e in grado di favorire lacrescita dell’industria nazio-nale, anche tramite la promo-zione di accordi internazionalicon i produttori di materieprime e i Paesi interessati a uti-lizzare le nostre tecnologie. Maun elemento di importanza ve-ramente strategica è il sup-porto alle attività di ricerca esviluppo di nuove tecnologie,processi e componenti (ad

� �

�esempio nel campo dei cosid-detti “biocarburanti di se-conda generazione”) che con-sentano di ridurre i costiancora elevati dell’energia pro-dotta dalle fonti rinnovabili,migliorare l’efficienza e la so-stenibilità ambientale delle di-verse filiere produttive».

Il settore delle rinnovabilidispone al momento di in-frastrutture energetiche effi-cienti e sicure? Quali politi-che sono necessarie al fine direndere ancora più competi-tivi gli impianti?«Per quel che riguarda le infra-strutture energetiche relativeal settore delle rinnovabili,l’Italia dispone di tecnologiemature e in molti casi all’avan-guardia in diversi settori, bastipensare alla “tradizione” indu-striale che caratterizza i settori

dell’energia idroelettrica edella geotermia. Nel settorespecifico della bioenergia, inItalia è presente un’industriadel biodiesel che può essereconsiderata, con oltre 2,3 mi-lioni di tonnellate /anno di ca-pacità produttiva installata,una delle più importanti a li-vello mondiale. Ma nonvanno dimenticati, ad esem-pio, i produttori di impiantiper la cogenerazione di elet-tricità e calore con cicli afluido organico (turbine Orc)e quelli di apparecchiature peril riscaldamento a legna do-mestico e collettivo, o il set-tore delle macchine per la rac-colta e la lavorazione dellebiomasse agricole o forestali,settori nei quali siamo inmolti casi esportatori di tecno-logia sui mercati esteri».

�La nascita di tante piccole imprese affiancate agli impianti di conversione, può determinare crescita occupazionale nel comparto agricolo

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POLITICHE ENERGETICHE

174 • DOSSIER • SICILIA 2011

Costruzioni a impatto zeroIn merito all’applicazione

della nuova direttiva eu-ropea Energy perfor-mance of buildings di-

rective (Epbd), l’Italia è tra leprime in Europa nella formula-zione di un set di normative. «Ilnostro Paese è sempre stato at-tento al tema dell’efficienzaenergetica degli edifici» con-ferma Cesare Boffa, presidentedel Comitato termotecnico ita-liano (Cti), che interviene sul-l’importanza della nuova diret-tiva europea come ulterioreoccasione per il miglioramentodell’intero apparato legislativo enormativo. A tal proposito, ègià stato avviato un confrontosul tema a livello ministerialecon i lavori di revisione del Dpr59/09, che coinvolgono rap-presentanti delle regioni, del-l’Enea del Rse e dello stessoComitato termotecnico.

In che modo sarà possibileottenere un impatto “quasizero” e l’autosufficienza ener-getica dal 2020?«Per ciò che concerne il mondonormativo, il Cti sta lavorandointensamente per mettere apunto il pacchetto delleUNI/TS 11300, riferimentonazionale per la certificazioneenergetica, ricercando l’univo-cità nel calcolo delle prestazionienergetiche degli edifici. Perarrivare al target di edifici “aenergia quasi zero”, occorreràsicuramente un impegno note-vole ma soprattutto la volontàdi tutti gli attori coinvolti, per

far sì che le buone intenzionitrovino un’effettiva applica-zione e portino ad un reale be-neficio per il Paese».

Quale quadro emerge dalrapporto 2011 sull’attuazionedella certificazione energeticadegli edifici in Italia?«I dati emersi dall’indagine danoi svolta confermano una si-tuazione, peraltro percepita, dinotevole eterogeneità dell’ap-plicazione delle disposizionistatali. La disuniformità, purnel pieno rispetto dei principigenerali della legislazione ita-

liana, riguarda in primo luogoil ruolo e le competenze deitecnici certificatori energetici:si passa da Regioni nelle qualiil corso con superamento del-l’esame è obbligatorio, cosìcome lo è l’iscrizione ad unelenco, a Regioni in cui è suffi-ciente essere tecnici abilitati. Icriteri di classificazione degliedifici rimangono uniformiper le Regioni che hanno rece-pito, o stanno recependo, leregole introdotte dalle lineeguida nazionali ma si differen-ziano nelle Regioni che, per

Il Cti ricerca l’univocità nel calcolo delle prestazioni energetiche

degli edifici per raggiungere livelli di energia vicini allo zero.

Le soluzioni future per superare i problemi legati ai consumi di energia

primaria e alle emissioni in atmosfera, nel punto di Cesare Boffa

Elisa Fiocchi

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Cesare Boffa

SICILIA 2011 • DOSSIER • 175

trato sullo sviluppo di unsistema di monitoraggiostatistico dell’evoluzionedelle energie rinnovabili inItalia nel settore elettrico,del calore e dei trasporti.Che ruolo avrà il comitatoall’interno del progetto?«Il Cti sta avviando il processodi organizzazione e gestione didieci gruppi di lavoro a cuisono invitati a partecipare iprincipali soggetti attivi nel set-tore delle rinnovabili. Ognigruppo si occupa dell’elabora-zione delle informazioni dispo-nibili e della definizione dellemetodologie di rilevazione de-gli impieghi nel settore termicoe dei trasporti. Entro il 2011, sidefiniranno le metodologie suscala nazionale, mentre nel2012 si metterà a punto il me-todo per operare una riparti-zione tra le diverse Regioni deiconsumi di rinnovabili».

Quali altri strumenti nor-mativi siete in grado di of-frire per lo sviluppo del set-tore termotecnico?«Elaboriamo progetti dinorma, linee guida e docu-menti tecnici, aggiorniamonorme esistenti Uni/Cti e par-tecipiamo ai lavori internazio-

nali Cen e Iso del settore ter-motecnico. Forniamo altresìsupporto tecnico a ministeri eamministrazioni pubbliche,verifichiamo i software com-merciali per il rilascio della cer-tificazione energetica e of-friamo, tramite il sito internet(www.cti2000.it), una bancadati ricca e aggiornata di docu-menti normativi a disposi-zione dei nostri soci».

Quante delle vostre risorsesono destinate all’attività diricerca e quali obiettivi essa siprepone?«Il Cti dedica un terzo delleproprie risorse umane all’atti-vità di ricerca in ambito nazio-nale e internazionale conl’obiettivo primario di fornireun concreto supporto tecnicoad alcune aree normative. Inol-tre, fornisce un contributo so-stanziale in vari progetti di ri-cerca comunitari, centratiprevalentemente sul campio-namento e sulla promozionedell’uso di biocombustibili ebiomasse ai fini energetici. Inambito nazionale, il Cti colla-bora con alcune Regioni e conenti e istituzioni al fine di defi-nire linee guida d’azione appli-cabili al settore energetico».

In alto, Cesare Boffa,

presidente del Comitato

termotecnico italiano

prime, hanno emanato leggiautonome sulla certificazione.Perfino le procedure di calcolosono discordanti, dal momentoche in Lombardia e nella pro-vincia autonoma di Bolzanonon si utilizza ancora la normaUNI/TS 11300. Un altroaspetto critico riguarda altresì leattività di controllo, per ora in-consistenti, degli Ace emessi».

Simeri è il nome delnuovo progetto del Gse cen-

��

Il Comitato termotecnico italianodedica un terzo delle proprie risorse umane all’attività di ricerca

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POLITICHE ENERGETICHE

176 • DOSSIER • SICILIA 2011

Giovanni Battista

Zorzoli, presidente

di Ises Italia

Grid parity entro il 2016 per la tecnologia fotovoltaica

Dopo l’esito refe-rendario, le fontirinnovabili sonodiventate la più

rilevante alternativa strategica incampo energetico. Come ha di-chiarato il presidente di Ises Ita-lia, Giovanni Battista Zorzoli,«non ci sono più alibi» per losviluppo e la crescita di questefonti. «Di qui, nasce l’esigenzadi accentuare l’impegno alla ri-duzione dei costi, alla minimiz-zazione degli impatti ambien-tali sul territorio e al contrastodelle infiltrazioni della crimi-nalità organizzata nel settore».Il punto di vista e le strategiedel presidente di Ises Italia, laprincipale associazione tecnico-scientifica no profit italiana, le-galmente riconosciuta per lapromozione dell’utilizzo dellefonti energetiche rinnovabili.

Come il settore dovrà sod-disfare i parametri europeinel 2020?«Abbiamo concordato con laCommissione europea che,per quanto riguarda la produ-zione elettrica, le previsionicontenute nel piano d’azionenazionale (26,39%) sarannoabbondantemente superate,visto che nel 2010 abbiamogià raggiunto il 25,2%. Piùdifficile la sfida che riguarda ilraggiungimento dell’obiettivo

per la produzione di calore,come confermano i dati innostro possesso. Considera-zioni analoghe valgono per ibiocarburanti, anche se nonmancano iniziative importantida parte di imprese italiane».

E per quanto riguarda lacreazione di filiere industrialicompetitive e sostenibili?«Contrariamente alla vulgata,esse sono già presenti in Italiaper tutte le tecnologie finaliz-zate alla produzione di energiaelettrica e calore, salvo, in parte,per il fotovoltaico. Va, infatti,ricordato che quasi la metà delcosto di un impianto non ri-guarda i moduli fotovoltaici,ma il cosiddetto “balance of sy-stem”, cioè la parte dell’im-

La vera sfida delle energie rinnovabili sarà diventare economicamente

competitive così da ridurre la dipendenza tecnologica. Per raggiungere

l’obiettivo «occorrerà continuità e certezza nelle politiche di sostegno»,

afferma Giovanni Battista Zorzoli, «condizioni finora mancate»

Elisa Fiocchi

pianto che consente di conver-tire la corrente continua pro-dotta dai moduli in corrente al-ternata con la qualità richiestadalla rete. Qui non solo sonopresenti industrie operanti inItalia, ma per il componentepiù high tech (l’inverter) siamoaddirittura esportatori e ditteitaliane stanno realizzando fab-briche all’estero. Anche per lecelle, ma soprattutto per i mo-duli, la capacità produttiva ita-liana sta crescendo. Entrol’anno entrerà in funzione a Ca-tania una grossa fabbrica per laproduzione di moduli fotovol-taici tecnologicamente moltoavanzati, realizzata congiunta-mente da Enel, Stm e Sharp».

Un altro passaggio chiave

Page 149: DossSicilia082011

Giovanni Battista Zorzoli

SICILIA 2011 • DOSSIER • 177

Il consumo nel settore

biomasse stimatonel 2020, contro

i 1.875 ktep del 2009

BIOMASSA

ktep

L’incremento delle energie

rinnovabili da pompedi calore nel 2020(1.083 del 2009)

CALORE

ktep

Il valore di innalzamento

del consumo di energia solare

previsto nel 2020,contro i 67 ktep

del 2009

SOLARE

ktep

rante la tavola rotonda “Leprospettive delle rinnovabilidopo il decreto legislativo28/2011 e il quarto contoenergia”, organizzata da IsesItalia lo scorso 7 luglio, oc-corre superare l’eccessiva

frammentazione associativaesistente nel settore delle rin-novabili, che ha avuto comeconseguenza un eccesso diconcorrenzialità e un insuffi-ciente spirito di collabora-zione. Nelle ultime settimanec’è stato qualche segnale posi-tivo, ma occorre fare di più,con la consapevolezza chesenza il concorso di tutte letecnologie disponibili sarà dif-ficile realizzare non solo gliobiettivi al 2020, ma quelli,ancora più sfidanti, del pe-riodo successivo».

Aboliti i tagli agli incentiviper le rinnovabili, quali altresfide dovrà affrontare il set-tore per essere sempre menodipendente tecnologicamentedai mercati emergenti?«La sfida prioritaria sarà diven-tare economicamente competi-tivi: impegnativa, ma realistica.Anche per la tecnologia foto-voltaica, spesso presentata comemolto lontana da questo obiet-tivo. Sia l’amministratore dele-gato di Enel Fulvio Conti sia ilministro Romani hanno recen-temente dichiarato che si rag-giungerà la grid parity entro il2016. Per ridurre ulteriormentela dipendenza tecnologica, oc-corrono continuità e certezzanelle politiche di sostegno, con-dizioni finora mancate».

sarà “fare sistema”: come co-struire una credibile propostacondivisa e lavorare a fiancodelle istituzioni per confron-tarsi su futuri provvedimentigovernativi?«Come è emerso anche du-

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Il bioetanolo, più notocome alcool etilico, è il ri-sultato della lavorazionedi varie materie prime di

origine agricola. Si tratta quindidi una risorsa disponibile in ma-niera naturale e rinnovabile.Quest’ultimo fattore è partico-larmente importante conside-rando che il bioetanolo è im-piegato come combustibile perla produzione di energia. Per lesue caratteristiche chimiche,questa molecola non contribui-sce all’incremento di emissioninocive, al contrario, piuttostocontribuisce alla loro riduzione.Infatti, il principale vantaggio

del bioetanolo è il limitato im-patto ambientale, grazie alle sueridotte emissioni di anidridecarbonica. Il carbonio emessodalla combustione del bioeta-nolo è limitato alla quantità chela pianta, cioè la materia primacon la quale è prodotto, ha as-sorbito durante la crescita. Que-sto dato è quantificabile in unariduzione dell’immissione in at-mosfera di CO2 pari all’80%rispetto ai combustibili fossili.La dottoressa Maria GiovannaGulino – che da oltre 16 anni sioccupa della commercializza-zione del bioetanolo ed è oggiconsigliere delegato della Ima(Industria Meridionale Alco-lici), società che fa parte delGruppo Bertolino, – spiega indettaglio quali sono i vantaggi ele applicazioni del bioetanolo.

In che modo il bioetanolo èsfruttabile per la produzionedi energia?«Il bioetanolo oggi rappresentauna valida alternativa energe-tica, capace di ridurre in parte ladipendenza economica dal greg-gio. Il primo effetto positivo è ilcontenimento delle emissioni di

gas serra. Sono le caratteristichechimico-fisiche del bioetanoloa renderlo idoneo allo sfrutta-mento per la produzione dienergia. Grazie al suo basso con-tenuto di acqua, infatti, è possi-bile miscelarlo con la benzina.Inoltre, il bioetanolo prodottodalla Ima ha un contenuto diacqua inferiore all’1%. In que-sto modo corrisponde alle spe-cifiche richieste dalle maggioriraffinerie italiane ed europee,che lo usano sia per la misceladiretta che per la produzione diEtbe (Ethyl Tert Butyl Ether)».

Si è ormai diffusa una co-scienza ecologica su questitemi. Quali sono invece i ri-scontri a livello istituzionalevolti a facilitare l’uso di questoprodotto?«A livello delle normative euro-pee, il bioetanolo sostenibile ri-sponde già a diversi criteri, chetuttavia sono ancora in fase diperfezionamento. Più precisa-mente, bisogna garantirne laqualità dal punto di vista del-l’impatto ambientale ed etico-sociale. Ciò vuol dire sia garan-tire la qualità del prodotto, sia le

L’alternativa energetica, il bioetanolo Maria Giovanna Gulino spiega quale sarà il futuro

dell’impiego del bioetanolo. Una sostanza di origine

agricola che contribuirà a diminuire la dipendenza

dal petrolio. E dai suoi produttori. Diminuendo anche

l’immissione di anidride carbonica nell’atmosfera

Valerio Germanico

Maria Giovanna Gulino,

consigliere delegato

della Ima Srl

di Partinico (PA)

www.imabiofuels.com

178 • DOSSIER • SICILIA 2011

RINNOVABILI

Page 151: DossSicilia082011

Maria Giovanna Gulino

SICILIA 2011 • DOSSIER • 179

condizioni di produzione dellematerie prime agricole, che ve-rificare le condizioni di lavoronei campi, ma anche scorag-giare l’eventuale uso di pesti-cidi. A livello nazionale, in Ita-lia, da poco tempo, è statoincrementato l’obbligo di im-missione in consumo di unaquota minima di biocarburanti(bioetanolo e biodiesel). Tale

obbligo impone, sul triennio2010-12, un aumento dellaquota minima dal 3,5% fino al4,5%».

Cosa state facendo per ade-guarvi alle normative sia eu-ropee che italiane?«Abbiamo avviato una fase distudio di fattibilità, per assicu-rare un processo di certifica-zione del prodotto che risponda

alla normative in funzione dellamateria prima utilizzata. Inoltreprocediamo, in via preliminare,a una selezione sia del prodottosia del fornitore, in modo daavere la certezza che entrambirientrino nei criteri stabiliti giànella fase di sviluppo. Abbiamocomunque anche dato vita aun progetto di sperimentazionee ricerca sulle colture alternativeenergetiche di seconda genera-zione, che meglio rispondono aquesti criteri. Colture in fase distudio sono il sorgo e l’ArundoDonax, meglio nota come lacanna comune. Queste piantesi adattano bene alla fascia cli-matica mediterranea e soprat-tutto hanno il vantaggio di es-sere delle colture destinate solo

~

Il bioetanolo oggi rappresentauna valida alternativa energetica,utile a ridurre la dipendenzadal greggio e a contenerele emissioni di gas serra

› ›

La percentualedi emissioni chesi può abbattere

utilizzandoil bioetanolo

CO2

80%

La potenzaproduttivagiornaliera

di alcool di Ima

ETTANIDRI

6mila

Page 152: DossSicilia082011

allo sfruttamento energetico enon alimentare».

Come si inserisce la vostrarealtà all’interno del gruppodel quale fate parte?«Il Gruppo Bertolino, compo-sto da numerose aziende, operada oltre sessant’anni in questosettore. L’attività del gruppo èincentrata principalmente sullaproduzione di alcool etilico davino, acquavite di vino, sia fre-sca che invecchiata, alcool de-naturato, tartrato di calcio –che costituisce la materia primaper la produzione dell’acido

tartarico – e acido tartaricostesso, oltre ai semi di vinac-ciolo essiccati, utili all’industriaolearia e utilizzati anche comecombustibile “povero”. In al-tre parole come biomassa per laproduzione di energia. L’usodell’alcool come carburante haavuto recentemente un nuovoimpulso e la IMA si è trovatagià pronta per soddisfare le cre-scenti esigenze del mercato gra-zie a un nuovo polo industriale,che ha la specifica finalità diprodurre e commercializzarel’alcool, cosiddetto, “uso car-

burazione”».Il vostro prodotto viene

esportato in tutta Europa. «Il nostro bioetanolo non è de-stinato solo all’Europa, ma atutto il mondo. Per questo mo-tivo ci siamo attrezzati per essereall’avanguardia dal punto di vi-sta tecnologico. La nostra atti-vità di movimentazione e stoc-caggio di alcool è sorta neldeposito costiero di Trapani, al-l’interno del quale abbiamo rea-lizzato due impianti per la disi-dratazione dell’alcool e un parcodi serbatoi di stoccaggio. Que-sto deposito costiero è situato inprossimità del porto di Trapanied è dotato di una stazione dipompaggio che collega il depo-sito con la banchina del portotramite una pipeline interrata.In questo modo è possibilepompare direttamente il pro-dotto finito dai nostri serbatoisulle navi e, viceversa, trasferiredalle navi fino all’impianto l’al-cool da lavorare».

Qual è la potenza produt-tiva del vostro impianto?

› ›

180 • DOSSIER • SICILIA 2011

~

L’utilizzo delle fontienergetiche alternativeè ormai una prassiin tutti i Paesi europei.Per questo prevediamoun trend positivoper i prossimi anni

RINNOVABILI

Page 153: DossSicilia082011

Maria Giovanna Gulino

«Inizialmente, il nostro im-pianto era in grado di trasfor-mare 3.000 ettanidri di alcool algiorno. Questo dato è riferitoall’epoca in cui abbiamo avviatol’attività, cioè nel 1991. Allora,grazie a questa potenzialità pro-duttiva, frutto di un importanteinvestimento in tecnologia, era-vamo il primo impianto in Eu-ropa per capacità. Oggi ab-biamo raddoppiato il numerodei nostri impianti tecnologici,in questo modo riusciamo a tra-sformare fino a 6.000 ettanidridi alcool al giorno. Questo ci haconsentito di mantenere la po-sizione di primo impianto a li-vello italiano, e tra i primi inEuropa, per la disidratazione diingenti quantitativi di alcool».

Quanto è importantel’aspetto logistico avendouna produzione di queste di-

mensioni?«Siamo riusciti a raggiungere unelevato livello organizzativo an-che dal punto di vista logistico.Effettuiamo il trasporto dellamateria prima e la riconsegnadel prodotto lavorato prevalen-temente utilizzando il trasportomarittimo – sfruttando la vici-nanza strategica del porto diTrapani – e anche via terra.Inoltre, la vicinanza alle raffi-nerie italiane facilita l’organiz-zazione logistica. Tuttavia, leraffinerie non hanno grandi ca-pacità di stoccaggio, quindihanno bisogno di forniture fre-quenti».

Quali sono le prospettivefuture sul consumo di bioeta-nolo come combustibile?«L’utilizzo delle fonti energeti-che alternative è ormai prassiconsolidata in tutti i Paesi eu-

ropei ed extraeuropei. Per que-sto il trend per i prossimi annisarà positivo, com’è confermatoda una serie di fattori. Primo, lapolitica energetica europea, cheha il duplice scopo di ridurre leemissioni di CO2 e la dipen-denza dai combustibili fossili.Poi c’è un valore eticosociale,legato alle materie prime e aicriteri di sostenibilità del pro-dotto. In più, per rispettare gliobblighi di immissione in con-sumo della quota di biocarbu-ranti, le compagnie petroliferedovranno acquistare il bioeta-nolo non solo per la produzionedi Etbe, ma utilizzarlo in mi-scela diretta con la benzina,come già accade in tutta Eu-ropa. Ciò comporterà un forteincremento della richiesta».

SICILIA 2011 • DOSSIER • 181

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RACCOLTA RIFIUTI

184 • DOSSIER • SICILIA 2011

La gestione dei servizidi raccolta dei rifiutiurbani costituisce unambito delicato del

governo di una città, che setrascurato, compromette inmaniera grave la qualità dellavita dei cittadini e il decorourbano stesso. La necessità di adattamentoalle normative in merito co-stituisce inoltre una vera e pro-pria sfida; infatti nell'ambitodell'ecologia, la varietà e lacomprensibile frequenza concui le nuove norme e le nuovetecnologie vengono introdotteobbliga le società impegnatenel settore ad avere un’orga-nizzazione estremamente ela-stica e ricettiva, capace di in-

teriorizzare e applicare

velocemente ed efficacementele regole appena introdotte.Un altro aspetto diventatoparte integrante delle strategiedelle aziende del settore è lacapacità di moltiplicare e di-versificare le proprie funzioni,come spiega Christian LaBella, titolare della Tech Servizis.r.l. di Siracusa. «Nel temposiamo riusciti a estendere lanostra attività dalla iniziale for-nitura di attrezzature per laraccolta a servizi sempre piùspecialistici, come ad esempiola manutenzione su automezzipesanti e servizi di noleggioautomezzi per la raccolta deirifiuti attestandoci ad un fat-turato di circa 10 mln».

Quali sono le vostre com-petenze?«L'esperienza più che decen-nale maturata nel campo dellanettezza urbana, ha portato lanostra azienda ad aumentareil numero di competenze ac-quisite; fondata nel 1997 a Si-racusa con la funzione di ma-nutenere i contenitori di rifiutiper conto dell'Amia di Pa-lermo, abbiamo negli anniesteso la nostra attività alla for-

nitura di attrezzature perl'igiene urbana e l'ecologia, alnolo di automezzi e attrezza-ture, al nolo con manuten-zione e lavaggio di cassonetti ecestini, all'installazione di im-pianti per il trattamento, la se-lezione e la trasferenza di ri-fiuti».

Come vi adattate ai conti-nui mutamenti normativiche regolano l'ambito del-l'ecologia?«Grazie agli anni di esperienzaabbiamo raggiunto un’effi-cienza e affidabilità nell'eroga-zione dei servizi che ci hannopermesso di ottenere la pre-ziosa certificazione di qualitàIso 9001 e certificazione am-bientale Iso 14001. Tali certi-ficazioni rivestono un ruoloprimario nella scelta dei nostrifornitori, che devono posse-dere tali requisiti minimi; cherispettino, quindi, almeno lenorme base delle proceduredettate dalla Iso 14001 sullagestione ambientale del-l'azienda».

Una simile poliedricità ri-chiede certamente un grossopotenziale operativo.

Il dottor

Christian La Bella

è titolare della Tech

Servizi Srl di Siracusa.

Nelle altre foto,

immagini

degli stabilimenti

[email protected]

Ottimizzarela gestione dei rifiutiTrovare il compromesso tra funzionalità ed ecologia non è sempre facile, in particolar modo

nell'ambito di un servizio di grande responsabilità sociale come quello della raccolta

e smaltimento dei rifiuti. Christian La Bella spiega come raggiungere il giusto equilibrio

Lodovico Bevilacqua

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Christian La Bella

SICILIA 2011 • DOSSIER • 185

«Innanzitutto possiamo con-tare sulla disponibilità di di-verse officine attrezzate perogni tipo di manutenzione diautomezzi per la raccolta di ri-fiuti, a Floridia, Palermo eMessina, nonché unità opera-tive nelle province di Siracusa,Palermo, Enna, Catania, Mes-sina e Ragusa. Di grande im-portanza è ovviamente la di-sponibilità di un parco mezziper la raccolta dei rifiuti innolo di circa sessanta unità. Idipendenti della Tech Servizisono circa trentacinque, conun’età media inferiore ai qua-rant'anni».

Quali sono gli enti, pub-blici e privati, con cui colla-borate?«Il nostro servizio è principal-mente destinato a clienti pub-blici, in particolare quelle so-cietà che gestiscono il ciclodella raccolta e dello smalti-mento dei rifiuti che in Siciliavengono denominate Ato

(Ambiti Territoriali Ottimali);queste altro non sono che so-cietà per azioni formate da co-muni. Destinatari del nostroservizio possono essere anche icomuni stessi o aziende ex mu-nicipalizzate. Alcuni clienti

sono invece società private chehanno in appalto servizi di rac-colta rifiuti in piccoli e grandicomuni».

Quali sono, infine, le pro-spettive future?«Ad oggi abbiamo all'attivocontratti anche decennali perla manutenzione di auto-mezzi,contratti di noleggio oper servizi accessori. Tuttavia,in un momento di grandecrisi economica e politica,siamo in attesa di compren-dere quali prospettive la Re-gione Sicilia potrà offrire peril nostro core business, che èquello delle forniture, inter-cettando fondi indispensabiliper il nostro settore».

~

Nel tempo siamo riusciti a estenderela nostra attività dalla iniziale fornituradi attrezzature per la raccolta a servizi semprepiù specialistici, come la manutenzionesu automezzi pesanti e il noleggioautomezzi per la raccolta dei rifiuti

Page 156: DossSicilia082011
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Per favorire la crescitadi tutte quelle im-prese che hannocome mercato di rife-

rimento la propria regione, ilmantenimento in buone con-dizioni di strade e autostrade eil potenziamento dei collega-menti rappresenta una mossastrategica di politica econo-mica e di governo del territo-rio. La competenza per lo svol-gimento di tali lavori spettaagli enti pubblici, con respon-sabilità diversificate secondo iltipo di arteria stradale o auto-stradale. È prassi consolidataperò quella di affidarsi a so-cietà specializzate, che hannotutti i mezzi e l’esperienza perportare a termine nel minortempo possibile la realizza-

zione di nuove opere o il man-tenimento di quelle esistenti.Una di queste società è la ItalSystem S.p.A. dotata di unparco attrezzature nuove e al-l’avanguardia che permettonodi svolgere tutte le fasi lavora-tive in tempi rapidi abbat-tendo notevolmente i costi diproduzione e insediata nellarealtà siciliana, nella qualeopera, ma attiva anche sul re-sto dello Stivale. Come spiegaRosa Maria Castagna, presi-dente della società: «Il core bu-siness della nostra azienda sonoi lavori pubblici. Ci occu-piamo soprattutto di rifaci-menti del manto stradale, dimantenimento degli asfalti edella manutenzione e realizza-zione di viadotti. Oltre al rifa-

Per il potenziamentodi strade e autostradeIl mantenimento e la creazione

di nuove arterie stradali sono elementi

strategici. Nonostante le lungaggini

burocratiche, è possibile consegnare

in tempo le opere commissionate

e rispondere alla richiesta

di una migliore viabilità. Ne parla

Rosa Maria Castagna

Valerio Germanico

Nelle immagini, momenti di lavoro della Ital System Spa.

L’azienda ha sede a Palermo

www.italsystemspa.it

188 • DOSSIER • SICILIA 2011

Page 159: DossSicilia082011

SICILIA 2011 • DOSSIER • 189

cimento delle strade peròsiamo anche impegnati nellarealizzazione ex novo di diversecategorie di strade. Gli enti chesi avvalgono della nostra colla-borazione sono per lo più pub-blici: Comuni, Province, Anase Autostrade per l’Italia. Masvolgiamo anche lavori perCommittenti privati. Di re-cente abbiamo realizzato le viedi accesso per un centro com-merciale di Carini. Inoltre, ab-biamo curato la messa in operadi diversi parchi eolici, recen-temente anche per il gruppoFalck». Fra i lavori della Ital SystemS.p.A. figura anche la realizza-zione, tuttora in atto, di unosvincolo autostradale lungo laA19 Palermo-Catania, perconto della Provincia Regio-nale di Palermo. «Questa saràun’opera particolarmente im-portante, sia per la città sia perl’hinterland. I benefici mag-giori li godranno i paesi dellealte Madonie, che saranno col-legati meglio con la A19 e ve-dranno snellirsi il traffico dimezzi pesanti, che attualmenteinteressa in particolare il co-mune di Petralia».

Nonostante l’importanza stra-tegica del mantenimento dellestrade, le aziende che parteci-pano e vincono le gare d’ap-palto incontrano non pochedifficoltà di ordine burocraticofra l’aggiudicazione del lavoroe la consegna dell’opera finita.«Le difficoltà si presentano findall’inizio. Le normative cheregolano i bandi delle gared’appalto sono molto com-plessi e richiedono una consi-stente attenzione per il rispettodi tutti i requisiti formali. Puòbastare un dettaglio formale,anche in presenza di tutti i re-quisiti sostanziali, per essereesclusi dalla gara». A quelpunto scattano i ricorsi, chedurano anche anni. Tuttotempo prezioso sottratto allosvolgimento dei lavori, trala-sciando la perdita economica.«Anche nel caso in cui si vincaun appalto, però, ci sono unaserie di ostacoli che compli-cano l’azione imprenditoriale.Fra l’uno e l’altro degli stepfondamentali – l’aggiudica-zione, la stipula del contratto ela consegna – si frappongono ivari passaggi di un complessoiter burocratico. Tanto che i

rallentamenti burocratici, inmolti casi, pesano sui tempi diconsegna molto più che l’effet-tiva durata dei lavori». A questobisogna aggiungere che il tipodi lavoro da svolgere è soggettoa ulteriori imprevisti, di naturadiversa. «Un aspetto poco con-siderato dall’opinione pubblica– conclude Rosa Maria Casta-gna –, è quello della stagione incui si iniziano i lavori. Le con-dizioni atmosferiche in alcunicasi possono rallentare o bloc-care i lavori. Oppure, come ac-cade nei periodi di più intensotraffico turistico, soprattuttodurante l’estate, non è possi-bile mantenere aperti i cantieria pieno regime sulle autostrade,per evitare il formarsi di code econgestioni».

~

Lo svincolo autostradalelungo la A19 Palermo-Catania, sarà un’operaparticolarmenteimportante, sia per lacittà sia per l’hinterland

Rosa Maria Castagna

Page 160: DossSicilia082011

LOGISTICA E TRASPORTI

Q uello dei tra-sporti è un set-tore crucialeper l’intero si-stema econo-

mico di qualsiasi paese. In Ita-lia, ad esempio, merci e beni diogni tipo viaggiano quotidia-namente attraverso il mare,lungo le strade e sulle reti fer-roviarie, con l’obiettivo digiungere a destinazione nel piùbreve tempo possibile, per ali-mentare le attività commercialie industriali in ogni angolodella penisola. Se per le aziendeè quindi indispensabile affi-darsi a professionisti di provataesperienza, che possano garan-tire servizi di trasporto e con-segna dei materiali in tempi ra-pidi e certi, questo discorsoassume una rilevanza ancoramaggiore quando si ha a chefare con macchinari altamentetecnologici, impiegati, adesempio, nel campo della ri-cerca medica e scientifica. Èproprio in questo settore chepuò vantare ormai una conso-lidata esperienza la LevantinoTrasporti, azienda di Palermoda sempre impegnata nel tra-sporto specialistico e nella lo-gistica. «Siamo specializzatinella movimentazione di ap-parecchiature elettromedicali,come impianti per risonanze

magnetiche, acceleratori, eco-grafi e strumenti da laboratorioin genere», spiega Vito Gam-bino, che gestisce l’azienda in-sieme a Rossella Levantino.«Operiamo attraverso quattrosedi principali, strategicamentedistribuite sul territorio nazio-nale, per garantire sempre ilmassimo dell’efficienza e dellaprofessionalità».

Quali sono i disagi princi-pali che un’azienda di tra-sporti è costretta ad affron-tare, soprattutto in unterritorio, come quello sici-liano, in cui permangono an-cora significative carenze a li-vello infrastrutturale?«In effetti la nostra non è un’at-tività semplice, e i problemi concui quotidianamente ci dob-biamo confrontare sono mol-teplici. Sulla base dell’esperienzamaturata posso dire che l’as-senza di infrastrutture adeguatenon riguarda solo la Sicilia, maè riscontrabile praticamente intutto il sud Italia, territorio incui noi concentriamo maggior-mente le nostre attività, avendouna sede, oltre che in Sicilia,anche in Calabria ed in Sarde-gna. Nonostante tale criticitànoi abbiamo cercato di fare inmodo che queste divenissero unpunto di forza. La puntualitànella consegna, l’appuntamento

Trasporti e servizi integrati.Le criticità da affrontareUn’attività ad alta specializzazione,

che deve però fare i conti con diversi

problemi di natura strutturale

di non facile soluzione. Il trasporto

di apparecchiature tecnologiche

destinate a diversi ambiti di impiego

nell’esperienza di Vito Gambino

Guido Puopolo

Vito Gambino e Rossella Levantino, titolari della Levantino Trasporti di Palermo

www.levantinotrasporti.it

190 • DOSSIER • SICILIA 2011

Page 161: DossSicilia082011

con il cliente all’orario indicato,l’attività accessoria quale il di-simballo delle merci e la messain opera delle stesse, sono al-cune delle attività che unite altrasporto fanno di noiun’azienda diversa dalle altrepresenti nel mercato; attenta alservizio e ai desideri del cliente.I nostri committenti mensil-mente provvedono a misurarela nostra performance la qualerisulta sempre la più alta tratutti i loro fornitori di servizioin Italia. Affidarsi a noi signi-fica avere la garanzia che lamerce arrivi a destino neitempi e nei modi richiesti econcordati».

Analizzando più da vicinola vostra attività, oltre all’am-bito ospedaliero, in quali altrisettori siete presenti?«Negli ultimi anni abbiamocercato di ampliare la nostragamma di servizi, per soddi-sfare i bisogni di un mercatosempre più vasto ed esigente.Attualmente i nostri mezzi e le

nostre strutture hanno trovatoun nuovo ambito di impiegoall’interno del settore banca-rio, attraverso il trasporto dibancomat e casseforti in usoagli istituti di credito. Siamoinoltre specializzati nei traslo-chi industriali e nella movi-mentazione di apparecchiatureinformatiche come pc e stam-panti di grandi dimensioni, of-frendo ai nostri committenti lapossibilità di visualizzare intempo reale lo stato delle lorospedizioni. La nostra attività,però, non si limita al solo tra-sporto, visto che quello chemettiamo a disposizione, lad-dove richiesto, è un serviziologistico completo, compren-

sivo di installazione, montag-gio e posizionamento degli ap-parecchi stessi. Stiamo inoltrelavorando per estendere ulte-riormente il nostro raggiod’azione, con la stipula dinuovi contratti commerciali ri-volti non solo all’Italia ma an-che al mercato estero».

Nonostante i problemiprecedentemente descritti ele difficoltà dovute alla crisieconomica, la vostra aziendagode di ottima salute. Comesiete riusciti a far fronte inmaniera così efficace a questasituazione?«La riduzione degli investi-menti in ricerca e sviluppo daparte delle aziende e della pub-blica amministrazione ha pro-vocato, come conseguenza, an-che una contrazione neltrasporto dei macchinari de-stinati a queste attività, inci-dendo direttamente sul nostrobusiness. Ciononostante ab-biamo risposto alla crisi in ma-niera tempestiva, adottando

Vito Gambino

SICILIA 2011 • DOSSIER • 191

❝~

Abbiamo risposto alla crisi inmaniera tempestiva, con un’oculatapolitica di gestione e investendosulla qualità del servizio

È l’incremento difatturato della

Levantino Trasportinel 2010, rispetto

all’annoprecedente

GIRO D’AFFARI +17%

› ›

Page 162: DossSicilia082011

un’oculata politica di gestionedei conti e investendo sullaqualità del servizio e del nostropersonale, tutto altamente spe-cializzato. Questo approccio ciha permesso di non perderecompetitività, tanto che nel2010 il nostro fatturato haavuto un incremento di circa il17 per cento rispetto all’annoprecedente. In questi primimesi del 2011 abbiamo regi-strato una leggera flessione, uncalo fisiologico che comunquenon ci preoccupa e che non in-tacca le nostre previsioni di cre-scita. Si può dire che la crisi èstata, per noi, un’opportunità,che ci ha permesso di esplorarenuovi mercati e testare solu-zioni alternative a quelle pro-poste fino a oggi».

Quanto contano gli inve-stimenti in innovazione per

un’azienda come la vostra?«Avere un parco di automezziefficienti e sicuri è fondamen-tale per poter assicurare un ser-vizio preciso e puntuale. Pro-prio per questo ogni cinqueanni provvediamo a sostituire icamion che utilizziamo per itrasporti con mezzi all’avan-guardia, dotati di tutte le ul-time innovazioni da un puntodi vista tecnologico. Oltre aquesto aggiorniamo continua-mente le attrezzature di cui di-sponiamo, per offrire sempreil meglio in termini di presta-zioni e affidabilità. La nostra

flotta deve rispondere a requi-siti specifici, perché non pos-siamo permetterci di incapparein alcun tipo di problema du-rante le spedizioni, soprattuttose i macchinari trasportati sonocosì delicati come quelli utiliz-zati in campo medico».

Quali sono le strategieaziendali in chiave futura?«Stiamo lavorando con grandedeterminazione per consolidarela nostra posizione. Vogliamoaffermarci come un punto diriferimento per tutti quegli at-tori che si trovano a dover af-frontare problemi legati al tra-sporto e alla logistica dimacchinari hi-tech, e offrire unservizio il più completo possi-bile ai nostri partner, affian-cando al trasporto e al mon-taggio dei macchinariun’assistenza volta a risolvereproblemi di tipo tecnico. Allostesso tempo, partendo dal-l’esperienza della LevantinoTrasporti, abbiamo intrapresouna strada di diversificazionedel nostro business, cercandodi esportare all’esterno il mo-dello di gestione e di controllodei conti già sperimentato consuccesso all’interno della nostraazienda. Proprio per perseguirequesto obiettivo abbiamo re-

› › ❝~

Vogliamo diventare un modellodi riferimento per le piccole e medieimprese presenti, per aiutare efavorire la crescita di futuri manager

Un momento di lavoro

all’interno della

Levantino Trasporti

192 • DOSSIER • SICILIA 2011

LOGISTICA E TRASPORTI

Page 163: DossSicilia082011

centemente fondato Find TheSolution, società attiva sul mer-cato proprio nel campo dellaconsulenza per la riorganizza-zione dei processi aziendali, chein soli quattro mesi ha ottenutorisultati superiori a ogni più ro-sea aspettativa. Inoltre la FindThe Solution eroga un serviziodi logistica del documento e didigitalizzazione documentaleche rappresenta un grosso van-taggio per le imprese che fannouso di questo servizio, inquanto ottengono nel breve ter-mine un risparmio in terminidi costi; maggiore immedia-tezza nella ricerca delle infor-mazioni storiche ed un decisoimpegno in termini ecologiciin quanto si riduce l’uso dicarta. Con questa nuova attivitàla Levantino Trasporti intendeoffrire alla propria clientela, e alpanorama delle aziende pub-bliche del Sud Italia, l’oppor-tunità di dotarsi di strumentiinnovativi che consentano dimigliorare il proprio servizio ela propria organizzazione occu-pandosi principalmente delproprio core-business dando aterzi la gestione degli archivi.Esistono aziende pubbliche eprivate che oggi non possonodotarsi di nuovi spazi dove am-pliare i servizi offerti alla clien-tela; ridurre o eliminare gli spazidi stoccaggio dei documentid’archivio oggi consentirebbedi recuperare spazi logistici permigliorare il proprio business».

La vostra è un’azienda

molto legata al territorio sici-liano. Come si esplica questasinergia da un punto di vistaimprenditoriale?«Credo fermamente nel poten-ziale dell’imprenditoria meri-dionale, troppo spesso snob-bata e sottovalutata. Sonoaltresì convinto che le aziendesiciliane, e quelle del sud in ge-nere, non abbiano nulla da in-vidiare alle altre realtà italianeed europee. Per questo ci pia-cerebbe poter diventare un mo-dello di riferimento per le pic-cole e medie imprese presenti,per favorire e sostenere la cre-scita di futuri manager e di

chiunque abbia voglia di inve-stire sul territorio. Vogliamomettere a disposizione dellacollettività le nostre cono-scenze e l’esperienza maturatain questi anni, fornendo glistrumenti adeguati per intra-prendere un’attività di suc-cesso. Lo sviluppo di una so-lida imprenditoria sicilianaprodurrebbe, infatti, grandibenefici per tutta la popola-zione, sia da un punto di vistasociale che occupazionale. An-che noi vogliamo, per quantopossibile, fornire il nostro pic-colo contributo per la realizza-zione di questa rinascita».

Find The Solution nasce nel 2010 su impulso di Vito Gambino e Rossella Levantino,per cercare di diffondere un modello oculato di gestione aziendale, volto arazionalizzare costi e risorse all’interno del mondo industriale, sulla base di quantorealizzato all’interno della Levantino Trasporti. Due sono gli obiettivi principaliperseguiti dalla società, vale a dire la digitalizzazione documentale e l’analisi egestione di dati e processi aziendali. «Cerchiamo di favorire una riduzione nell’usodella carta, tanto nel settore pubblico quanto in quello privato - sottolinea Gambino– investendo sulla creazione, ad esempio, di archivi digitali. Forniamo inoltre alleaziende gli strumenti necessari per analizzare e interpretare i dati e i processi digestione, configurando questi dati in maniera tale che gli imprenditori possanoavere una fotografia chiara e immediata della situazione dell’impresa». Una ricettavincente, che in pochi mesi ha già prodotto risultati positivi per diverse aziende.

Soluzioni per le aziende

SICILIA 2011 • DOSSIER • 193

Vito Gambino

Page 164: DossSicilia082011

Una consolidataesperienza nelcampo dei tra-sporti, integrata a

una forte specializzazione nelsettore della logistica, sono glielementi necessari per garan-tire un servizio completo e per-sonalizzato relativamente al tra-sporto di beni alimentari, dimerci pericolose e, più in ge-nerale, di tutte quelle mercifondamentali per il sistema

produttivo e industriale ita-liano e internazionale. Ma perun’azienda operante in questosettore l’attenzione al businessnon è sufficiente, perché «inquesto lavoro la competenzanon basta, ci deve essere pas-sione», sottolinea Salvo LuigiCozza, amministratore dele-gato della Lct Srl, detentore delmarchio Luigi Cozza Trasporti,società a conduzione familiarecon sede a Catania, ormai con-siderata una tra le realtà più af-fidabili sul panorama nazionalee internazionale. «Quando hopreso le redini della società,fondata da mio padre neglianni Cinquanta, ero conscio diacquisire un’impresa sana, manon ho voluto solo gestire l’esi-stente», spiega Cozza. «Misono così imposto di guardareal futuro, cercando di miglio-rare laddove possibile. Alcunipunti cardine, come la sceltadell’intermodalità marittima,erano irrinunciabili, ma su al-tri c’era ancora molto da fare.In particolare in questi annil’impegno dell’azienda si è con-centrato da un lato a svilup-pare la rete operativa e dall’al-tro ad allargare la tipologia deitrasporti. Per realizzare questiobiettivi abbiamo trasferito lanostra sede di Catania all’in-

Ottimizzare i tempi di consegna

delle merci, attraverso la scelta

delle più efficienti modalità di trasporto

e un parco mezzi costantemente

aggiornato alle normative europee.

I vantaggi del trasporto intermodale

secondo l’esperienza

di Salvo Luigi Cozza

Guido Puopolo

194 • DOSSIER • SICILIA 2011

La nuova dimensione del trasporto intermodale

LOGISTICA E TRASPORTI

Page 165: DossSicilia082011

Salvo Luigi Cozza

Una veduta

del parco mezzi

della Lct Srl di Catania

www.luigicozzatrasporti.it

SICILIA 2011 • DOSSIER • 195

terno di uno stabilimento piùgrande, mentre al nord le fi-liali di Torino e Milano sonostate sostituite da una strutturaunica, in Tortona provincia diAlessandria, dove abbiamocreato un polo logistico inpiena espansione. L’esperienzanei servizi di trasporto nazio-nali e internazionali – prose-gue Cozza - integrata alla di-sponibilità di magazziniabilitati allo stoccaggio di di-verse tipologie di merce, allavicinanza degli stessi ai termi-nal di trasporto in modo daconsentire l'immediato instra-damento delle spedizioni, e allaspecializzazione nella distribu-zione di merci pericolose, ren-dono oggi Lct un partner qua-lificato per tutte le esigenze ditrasporto e logistica dellamerce». Negli anni, naturalmente, la ti-pologia dei trasporti ha subitosignificativi cambiamenti, an-che in relazione alle mutate esi-genze del mercato, che ha de-terminato, conseguentemente,una profonda evoluzione della

flotta a disposizione del-l’azienda: «Attualmente dispo-niamo di 78 trattori, una ven-tina di motrici di varie portate,698 semirimorchiatori e 100casse mobili, che costituisconouna flotta privata tra le piùgrandi del sud Italia». Dalla sede di Catania, nelcuore del tessuto produttivo si-ciliano, partono infatti gior-nalmente quaranta linee versoi Centri di Distribuzione Indi-retti che, sommate alle interli-nee dalle filiali e dai corrispon-denti, garantiscono unacopertura capillare di tutto ilterritorio nazionale. Grazie allepartnership con i maggiori spe-dizionieri esteri, il servizio in-ternazionale offre, inoltre, par-tenze regolari per i terminal didestino in tutta Europa: «Perassicurare la massima efficienzae tempestività – evidenziaCozza - disponiamo di un si-stema informatico costante-mente aggiornato che consenteuna gestione delle spedizioniattraverso avanzati strumentitecnologici, garantendo colle-

gamenti diretti con le unitàoperative e con i nostri com-mittenti». All’interno dell’azienda sonostate investite notevoli risorseper la realizzazione di politichedi qualità, nella convinzioneche esse siano irrinunciabili peril successo di qualsiasi attività. Aquesto proposito, a garanzia delservizio e nella convinzione chela “qualità deve essere soprat-tutto comprensione e puntualeevasione delle esigenze dei par-tner, nella prospettiva di un mi-glioramento continuo dei ser-vizi", Lct ha certificato ilproprio sistema di qualitàaziendale, e attualmente operanel rispetto della norma UniEn Iso 9001:2000. «La dire-zione generale – specifica Cozza- ha assunto un formale impe-gno nella messa in atto di un si-stema di gestione per la qualitàimprontato al miglioramentocontinuo, e ha coinvolto inquesta sfida tutte le funzioniaziendali. Uno staff giovane ecompetente studia e realizzaproposte sempre nuove, tese afornire ai nostri partner il piùelevato livello di servizio, percercare di soddisfare in manieraprecisa e puntuale le richiesteprovenienti da un mercato incontinua evoluzione».

~

In questi anni l’impegnodell’azienda si è concentratoda un lato a sviluppare la reteoperativa e dall’altro ad allargarela tipologia dei trasporti

Page 166: DossSicilia082011

«Una visioneprecisa delfuturo, ca-pace di

portare il centro della città an-che in periferia». È l’obiettivoche si deve porre la città di Si-racusa. Giuseppe Mangiafico,amministratore unico della so-cietà CO.PRO.M. Sicilia,spiega come agire sulle zonedegradate riqualificandole, at-traverso edifici di pregio e fun-zionali che possano integrarsie migliorare il territorio. Loscopo è quello di «cercare, at-traverso la progettazione e rea-lizzazione di edilizia pubblicae privata, di dare un volto

nuovo alla città».A cosa state lavorando at-

tualmente?«Stiamo ultimando gli ufficidella Motorizzazione Civile edegli Archivi di Stato presso ilcomplesso residenziale e dire-zionale Agorà, a Siracusa invia Turchia, zona che ventianni fa era priva dei servizi piùessenziali e che con grandisforzi abbiamo provveduto ariqualificare. Oltre a questiedifici che stiamo portando atermine, abbiamo già realiz-zato e sono operative e fun-zionali, l’Agenzia delle En-trate, l’Agenzia del Territorio edei Monopoli di Stato, il barristorante La Fontana oltre adaltri uffici privati e abitazionicivili. Quella che prima eraun’area dismessa è diventataadesso uno dei punti chiavedella città».

Come vi ponete nei con-fronti dei problemi ambien-tali?«Questi edifici sono dotati dipannelli solari e perfettamentein linea con le nuove leggi inmateria ambientale: il nostroscopo è costruire edifici vivi-bili e a misura d’uomo. Cer-chiamo di prestare attenzionea ogni piccolo dettaglio, fac-

ciamo in modo che le strut-ture siano snelle e leggere, maanche resistentissime. Per que-sti nuovi lavori abbiamo ancheottenuto un certificato che at-testa la nostra responsabilitàrispetto alle politiche di ri-sparmio energetico».

Siete impegnati anche inaltre zone?«Cerchiamo di contribuirecome possiamo allo sviluppodella nostra città, Siracusa, manon solo, per esempio la Cit-tadella degli Studi, nel co-mune di Floridia, porta la no-stra firma. Poi, nel nostrocomune, ci siamo occupati diridefinire il profilo di vialeSanta Panagia, che è senz’altrol’asse principale della città, co-struendo la Condotta Idrica eFognaria. Inoltre abbiamo rea-lizzato il Santuario di Bethaniae la sede del Corpo Forestale.Con la mia famiglia, i miei fi-gli, che gestiscono con mel’azienda, stiamo investendosu Mazzarona, un altro quar-tiere periferico, generalmentepensato come un semplicedormitorio per chi lavora incittà, ma che noi immagi-niamo possa diventare un ful-cro nevralgico entro cinqueanni».

EDILIZIA

Una città a misura d’uomoLa città di Siracusa necessita di forti interventi strutturali, per riabilitare le zone

degradate e diventare più fruibile per i suoi cittadini, Giuseppe Mangiafico,

amministratore unico della CO.PRO.M. Sicilia, spiega i suoi obiettivi per la città

Silvia Mocchegiani

Giuseppe Mangiafico,

è a capo del gruppo

CO.PRO.M. Sicilia S.r.l.

di Siracusa, insieme

ai figli Concetto

e Salvatore. Nelle altre

immagini, il centro

residenziale

e direzionale Agorà

e un cantiere

[email protected]

200 • DOSSIER • SICILIA 2011

Page 167: DossSicilia082011

SICILIA 2011 • DOSSIER • 201

Come vi ponete in rela-zione alla vostra città?«La nostra è un’azienda cheesiste ormai da decenni, daglianni Sessanta, e che quindi haun legame fortissimo con ilterritorio, non si tratta sola-mente di investire per guada-gnare, il nostro scopo, il no-stro obiettivo è quello diinvestire per cambiare le cose,per migliorare un posto cheamiamo e di cui ci piace sen-tirci parte attiva. È in questadirezione che va anche l’inve-

stimento che stiamo facendonella zona periferica di Panta-nelli, puntiamo allo sviluppodel territorio, vogliamo che icittadini siano fieri e felici delluogo in cui vivono. E per faresì che questo sia possibile eche non rimanga solo un’uto-pia, bisogna comprendere leesigenze di tutti e realizzareogni opera con la massima at-tenzione».

È questa la sua idea di im-prenditoria?«Penso che la figura dell’im-

prenditore sia fondamentalenella nostra società. A diffe-renza di un semplice costrut-tore, il cui scopo è guada-gnare sfruttando al massimoil territorio, un imprenditoredeve avere un’idea, un pro-getto di intervento il cui fineè aiutare la collettività. Devediversificare le attività e averebene in mente il concetto disviluppo. In gioventù ho an-che collaborato con la Fa-coltà di Economia di Cataniae ho sempre creduto che daigiovani e da una società piùconsapevole possa partireun’idea più giusta di svi-luppo, per questo la miaazienda opera nel sociale,dando borse di studio e or-ganizzando eventi culturaliproprio per sensibilizzare unacittà che ha un grande pas-sato e che deve guardare confiducia al futuro».

❝~

Siracusa è una città cheha un grande passatoe che deve guardarecon fiducia al futuro

Giuseppe Mangiafico

Page 168: DossSicilia082011

Luigi Vitale, con lasocietà Ares, hafatto del materialesiderurgico e da co-

struzione uno dei pilastri delproprio business. È a pochipassi da Catania una delleimprese più produttive deltessuto siciliano. La suascommessa è stata questa: difronte all’avanzare della mo-dernità, confermare la pro-fessionalità, l’esperienza e lacompetenza di un team di la-voro che soddisfa ogni neces-

sità produttiva. E questo gra-zie anche alla vicinanza con ilporto di Catania, crocevia disviluppo del profondo sud.Ares, come il dio della guerra«perché ogni mattina è comeuna guerra», nel mercato si-derurgico bisogna lottareogni giorno e «io – spiega Vi-tale - sono sempre stato inprima linea: assimilo nel benee nel male tutto quello chesuccede in azienda, program-mando meticolosamente larealizzazione di tutti gli im-

Oltre il gapdel mercato siderurgicoIl comparto siderurgico catanese attraverso gli occhi di uno dei suoi imprenditori più affermati.

Parla Luigi Vitale, presidente della società Ares, che non nasconde le criticità che la filiera

locale si ritrova ad affrontare anche a seguito della recente crisi

Federica Puglisi

202 • DOSSIER • SICILIA 2011

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Luigi Vitale

SICILIA 2011 • DOSSIER • 203

pegni assunti». Con quale tipologia di fi-

liera lavorate maggior-mente? «La nostra sede e centro didistribuzione a Catania operanel campo dell’importazionedistribuzione di materialiedili. Lavoriamo poco con lefiliere locali, mentre lavo-riamo di più con le importa-zioni perché abbiamo unmaggior mercato e una mi-gliore economia sull'acquistoe le condizioni di pagamentosono più favorevoli. Mentre

le filiere locali dovrebberostare più vicine ai nostri pro-blemi. Per questo abbiamospostato il nostro interesseverso il mercato estero ri-scuotendo maggiore suc-cesso, grazie alla celerità, conun conseguente ottimo gua-dagno».

Qual è la situazione dioggi e quale impatto haavuto la congiuntura eco-nomica negativa che ha ca-ratterizzato il mercato negliultimi tre anni? «La situazione purtroppo

non è delle migliori. C’è lacrisi del mercato e la gentestenta a pagare. Le prospet-tive quindi non sono roseeperché chiaramente ci sonotante difficoltà. E poi c’è laburocrazia che allunga dimolto i tempi. Per non par-lare delle problematiche conle banche, perché non con-cedono con facilità mutui achi vuole comprare una casa.Questa è la condizione chec'è oggi in Sicilia, ma pensoanche nel resto d’Italia».

Cosa ha rappresentato lacrisi per Ares in termini dibilancio?«Lo scorso anno abbiamoavuto un fatturato di 20 mi-lioni di euro. Quest’anno in-vece abbiamo avuto una leg-gera flessione causata dallacrisi. Per far fronte a questoabbiamo dovuto dimezzare ifidi ai nostri clienti».

~

Dobbiamo essere sempre presentisul mercato diversificando,migliorando e innovando.Non possiamo fare altrimentise vogliamo restare in piedi

In apertura, il titolare

della società Ares

di Catania,

Luigi Vitale

www.aresct.it

› ›

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Ma in questo ci sono aiutio agevolazioni? «Purtroppo non abbiamo ri-cevuto alcun aiuto dalle isti-tuzioni. Prima che parta unlavoro pubblico passa moltotempo, la burocrazia è moltolenta, ci sono pochi lavori equando terminano sono glienti che tardano a pagare leimprese che eseguono questiinterventi. I pagamenti sonoa rilento, con il contagocce equindi tutto è bloccato. Noiinfatti lavoriamo con le im-prese che fanno lavori perl’Anas, la Regione, i Comunie le Province, ma i pagamentiarrivano spesso in ritardo.Quindi quando una dittaviene a comprare del ferro odel materiale da costruzioneda noi è costretto a pagaredopo cinque o sei mesi».

Quali le produzioni e learee commerciali in cui siregistrano le performancemigliori?

«Il nostro cavallo di battagliaè il tondino per cemento ar-mato. Poi abbiamo il ce-mento sia in sacchi che sfusoche compriamo dalle mag-giori industrie a livello inter-nazionale tipo Italcementi,Buzzi e altre. Poi abbiamo larete elettrosaldata, legname etutto il materiale che serveper la costruzione. Il nostroobiettivo sono le imprese, maanche piccoli e i medi com-mercianti».

Quali gap sta affrontandoattualmente il settore? «Il problema è legato allapoca liquidità. Le banche nonconcedono mutui. E se il pri-vato non può contrarre unmutuo, il costruttore nonpuò vendere la casa e questodetermina una grande quan-tità di invenduto in tutta laSicilia».

Il costo delle materieprime si rivela instabile ecomplesso. Cosa possiamoaspettarci per il futuro dalsuo punto di osservazione? «Le materie prime si manten-gono sempre allo stesso li-vello. Nel nostro settorequello che comanda è il rot-

tame perché dal rottame si fail ferro. Ma questo materialesubisce delle oscillazioni, chesono abbastanza frequentidurante l’anno».

Quali strategie attua al-lora una realtà commercialecome la vostra per mante-nere saldi i rapporti con gliacquirenti, proponendoprezzari il più possibile sta-bili? «La nostra azienda si man-tiene con prezzi concorren-ziali sul mercato. I nostriprezzi non sono inferiori mapari alla concorrenza. Lagente preferisce comprare danoi perché abbiamo un certostile sia nella vendita che nelmodo di trattare il cliente, ilnostro know how, è il migliorbiglietto da visita, accumu-lato negli anni. Siamo semprecompetitivi nei prezzi sia peril legname, che per il cementoo il ferro che sono i prodottiprincipali del nostro settore.La nostra priorità è quella disoddisfare le esigenze in ma-niera veloce perché quandoc'è un cantiere aperto biso-gna essere tempestivi nelleconsegne per non creare ri-

› › ❝

~

Lavoriamo poco con le filierelocali, abbiamo spostato il nostrointeresse verso il mercato estero,tra cui Turchia e Ucraina,riscuotendo maggiore successo

Sotto, l’interno

di uno dei magazzini

della Ares a Catania

204 • DOSSIER • SICILIA 2011

MATERIALI PER L’EDILIZIA

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SICILIA 2011 • DOSSIER • 205

tardi a catena».Cosa rappresenta per voi

il mercato internazionale? «Saremmo più propensi adattingere ad una filiera locale,per abbattere i costi, Il loromodo di lavorare non è perniente affine al nostro. Ilmercato internazionale è di-verso. Noi operiamo con laTurchia e con l'Ucraina, ab-biamo degli ottimi brokerche ci aiutano nella ricercadel materiale e abbiamo otte-nuto dei risultati soddisfa-centi. Poi il mercato chiara-mente è instabile e durantel'anno capita che in Italia unprodotto abbia un prezzo più

basso rispetto alle piazzeestere ed in questo caso ac-quisto materiale nazionale.Ma la situazione può mutaregiorno per giorno e altri mer-cati possono essere più inte-ressanti rispetto all’Italia e inquel momento attingiamodall'estero. Faccio quindicontratti per diverse navi. Dagennaio ad oggi sono arrivatequattro navi di 5000 tonnel-late ciascuno; ogni naveporta 2 milioni e mezzo dieuro di materiale».

Quali secondo lei le pro-spettive per le nuove gene-razioni e soprattutto per igiovani che lavorano al

Sud? «In questo nostro settorequalcosa sta cambiando, unavolta il piccolo commer-ciante comprava da noi,adesso compra dalle indu-strie. Quindi dobbiamo cer-care di diversificarci, miglio-rarci ed essere semprepresenti non fossilizzarci.Dobbiamo strare attenti almercato dell’innovazione,adesso stiamo puntando aipannelli fotovoltaici. Dob-biamo innovarci, non pos-siamo fare altrimenti se vo-gliamo restare in piedi».

Luigi Vitale

L’azienda “Ares” si estende su un’area di 20 mila metriquadrati e si trova vicino al porto di Catania, posizioneparticolarmente strategica che permette di smistare tutti iprodotti. Si va dalla rete elettrosaldata per calcestruzzo, filocotto nero, zincato, chiodi per carpenteria, premiscelati incemento tondo, travi, tavole abete, casseratura, travilamellari, cemento in sacchi palettizzato, gabbioni onduline,lamiere zincate, ondulate e grecate, guaineimpermeabilizzanti. I prodotti godono di certificazioni egaranzie delle ferriere. Vengono anche effettuati i controllidei materiali, mentre quelli di produzione e di lavorazionedel prodotto finito vengono verificati da un’ispezione inizialee da sorveglianze periodiche. L’azienda si occupa anche diconsulenza tecnica e specialistica sulla scelta dei prodotti eservizi on line, prenotazione di prodotti e servizioinformativo via e-mail. Da anni ormai Luigi Vitale guida lasua azienda. Con lui lavora anche la moglie Paola e il figliodi 24 anni Francesco, da pochi mesi laureato alla Luiss cheaiuta l’azienda per la contabilità.

La produzione

Sopra, Luigi Vitale

con la moglie, Paola,

e il figlio, Francesco,

rispettivamente

impegnati nei settori

produzione

e amministrazione

della Ares

Page 172: DossSicilia082011

Esistono produzioniartigianali che pos-sono essere conside-rate a tutti gli effetti

retaggio di cultura popolare, ge-nuina espressione della tradi-zione locale; molto dipende, inquesti casi, dall'esistenza di de-

terminate condizioni cherendono una zona deposi-taria di una consuetudineproduttiva, in particolare lapresenza di materie prime ela capacità di lavorarle. Unvalidissimo esempio è rap-presentato dalla pietra la-vica etnea, presente nel-l'area del vulcano siciliano ediffusa e apprezzata in tuttaEuropa per la sua eleganza

e le sue caratteristiche petrogra-fiche. La sapiente attività di la-vorazione del materiale è tutta-via condizione fondamentaleper la diffusione del prodotto edesiste un'azienda che, grazie aun’esperienza multigenerazio-nale, ha acquisito in questocampo una posizione di leader-ship; si tratta della Scud Lavica,società di Belpasso (CT) spe-cializzata nell’estrazione, lavo-razione e nella distribuzionedella pietra lavica etnea. «Miofratello Egidio ed io rappresen-tiamo la terza generazione dellafamiglia impegnata in questaattività», sottolinea la responsa-bile dell'amministrazione, ladottoressa Marianna Scuderi, a

conferma dell'importanza chel'esperienza ricopre in questosettore.

Come nasce la vostraazienda e quali competenzericopre?«Il vero iniziatore dell’attività èstato il nonno Egidio, espertoscalpellino; il figlio Luciano,dopo l'esperienza maturata neitantissimi cantieri allestiti per laricostruzione post bellica, haquindi costituito, nel 1970, unaditta individuale impegnatanella sbozzatura e scalpellaturadella pietra lavica; l'evoluzioneaziendale si è poi conclusa conla nascita della Scud Lavica nellasua attuale forma».

Quanto è cambiato da

L'industria locale è spesso genuina espressione e valorizzazione delle caratteristiche del territorio.

Marianna Scuderi racconta le applicazioni della pietra lavica etnea oggi richiesta

e apprezzata in tutta Europa

Lodovico Bevilacqua

206 • DOSSIER • SICILIA 2011

Le applicazionidella pietra lavica etnea

Page 173: DossSicilia082011

Marianna Scuderi

In apertura,

la dottoressa

Marianna Scuderi,

responsabile

dell'amministrazione

della Scud Lavica.

Sopra, applicazioni

in ambiente abitativo

e urbano della pietra

lavica etnea

di Scud Lavica

www.scudlavica.it

SICILIA 2011 • DOSSIER • 207

quando la vostra famiglia hainaugurato questa attività?«I cambiamenti sono stati so-stanziali, soprattutto in fase diproduzione: la figura, per certiversi romantica, dello scalpel-lino, è stata soppiantata dall'in-troduzione di macchinari da ta-glio necessari per contrarre itempi e aumentare i volumiproduttivi, in quel processo ditrasformazione che ha condottol'attività da una dimensione ar-tigianale ad una industriale. Orai blocchi sono porzionati diret-tamente da un multidischi, de-nominato appunto tagliabloc-chi, in grado di tagliare ilmateriale in maniera estrema-mente precisa e in tempi deci-samente brevi».

Quali destinazioni di uti-lizzo ha il vostro prodotto?«La pietra lavica è un materialeestremamente versatile, che per-mette svariate applicazionid'uso. Le più gettonate sonoquelle nell’edilizia e nell'arredourbano, per cui il nostro pro-dotto è particolarmente indi-

cato grazie alla caratteristica du-rezza e resistenza che possiede.Tuttavia esistono tantissimi altriimpieghi. Per esempio recente-mente stiamo sperimentando,in collaborazione con unaazienda specializzata nell'ediliziaecocompatibile, la produzionedi pannelli termici in pietra la-vica che basano il loro funzio-namento sulle grandi capacità diconduzione termica del mate-riale, una soluzione per l'arredodomestico elegante ed ecososte-nibile».

Qual è il volume del vostromercato?«Il nostro è un prodotto tipico emolto ricercato, la richiesta èpiuttosto ampia. Da un'area didistribuzione locale, negli anniabbiamo aumentato le dimen-sioni della zona di esportazionee adesso siamo in grado di ri-partire il nostro fatturato fra laSicilia e l'intero territorio na-zionale, con una piccola parteproveniente anche da paesi eu-ropei, Germania e Austria inparticolare. L'aspetto distribu-

tivo del nostro business è cu-rato da una rete di collaboratoriesterni che si diffonde in ma-niera capillare su tutto il terri-torio italiano».

Quali sono le prospettivefuture?«I risultati ottenuti fino ad orasono senz'altro incoraggianti,ma per il futuro ci proponiamonaturalmente di migliorarci; in-nanzitutto sono previsti investi-menti importanti nello sviluppotecnologico e nel potenzia-mento del nostro parco di mac-chinari, anche in chiave di eco-compatibilità – a breve èprevista l'inaugurazione di unparco fotovoltaico all'internodel complesso produttivo. Inol-tre intendiamo continuare spe-rimentare nuove applicazioniper la pietra lavica, sfruttandonela preziosa versatilità garantitada peculiari caratteristiche pe-trografiche».

~

La pietra lavica è un materialeestremamente versatile,che permette svariate applicazionid’uso, soprattutto nell’ediliziae nell’arredo urbano

Page 174: DossSicilia082011

208 • DOSSIER • SICILIA 2011

Il comparto della lavora-zione di marmi, pietre egraniti è uno dei settoriportanti dell’industria si-

ciliana, anche e soprattutto invirtù della sua grande capacitàdi proiezione, attraverso leesportazioni nei maggiori mer-cati mondiali. Tuttavia la crisieconomica ha colpito dura-mente anche qui, tanto che ne-gli ultimi anni decine diaziende sono state costrette achiudere i battenti. In uno sce-nario così difficile sono peròemerse in maniera prepotenterealtà solide, dotate di compe-tenze e tecnologie all’avanguar-dia, che hanno rafforzato le lorostrutture per continuare a of-frire al mercato il meglio dellaproduzione made in Italy. È ilcaso della Mondial Granit spa,

azienda dellaprovincia di Ra-gusa. Fondatanel 1991 daGiovanni Leo-nardo Dami-gella, ancoraoggi ammini-

stratore unico, la società è or-mai considerata un punto diriferimento nel suo campo:«Tutte le nostre attività ven-gono svolte coniugando men-talità imprenditoriale, rispettoper l’ambiente e sviluppo delterritorio – spiega Damigella –per promuovere un modello dicrescita industriale d’avanguar-dia. Grazie a questo tipo di ap-proccio oggi siamo un’aziendadi successo presente in tutto ilmondo, dall’America al MedioOriente, passando per l’Europae il Nord Africa”.

In cosa consiste, nello spe-cifico, il vostro lavoro?«Operiamo nella produzione ecommercializzazione di marmi,pietre e graniti, che trattiamosecondo i più moderni stan-dard qualitativi, con operazionidi lucidatura, spazzolatura, le-vigatura e graffiatura. Impor-tiamo le materie prime dal-l’estero ma anche da altreregioni italiane, per poi lavo-rarle ed esportare così il pro-dotto finito, per quella che puòessere considerata la massima

realizzazione del processo in-dustriale».

Al contrario di molteaziende del settore, la crisi harappresentato, per voi, un’ul-teriore opportunità di cre-scita. Come spiega questo ri-sultato?«Un’azienda, per poter esserecompetitiva, deve essere razio-nale, ben capitalizzata e gestitada una classe dirigente all’al-tezza. A questi elementi ab-biamo affiancato una seria po-litica di ricerca e innovazionetecnologica, in grado di otti-mizzare le risorse e di garantircivantaggi competitivi non in-differenti. Recentemente, adesempio, abbiamo terminato lasperimentazione di un nuovoimpianto di segazione, capacedi operare a una velocità ventivolte superiore rispetto alla clas-sica segheria, che cambieràcompletamente il modo di la-vorare. Inoltre disponiamo dipersonale altamente qualificato,un valore aggiunto decisivo perla realizzazione di una vastagamma di prodotti di qualità.

Giovanni Leonardo

Damigella, titolare

e fondatore

della Mondial Granit di

Chiaramonte Gulfi (RG)

www.mondialgranit.com

MATERIALI

Tecnologie e know-how nella lavorazione dei marmiUn’attività dal sapore antico, eseguita però secondo i più moderni standard

tecnologici e di tutela ambientale, per una produzione conosciuta e apprezzata

nel mondo. I segreti alla base della lavorazione di marmi e pietre

nelle parole di Giovanni Leonardo Damigella

Guido Puopolo

Page 175: DossSicilia082011

SICILIA 2011 • DOSSIER • 209

L’efficienza dei nostri metodidi lavoro fa sì che Mondial Gra-nit possa proporre prodotti dialtissima qualità a prezzi com-petitivi, per contrastare anche leaggressive politiche industrialiestere».

Quindi non vi spaventanemmeno la concorrenza dipaesi come Cina e India?«In un ambito come il nostro, ilcosto della manodopera haun’incidenza limitata. Non su-biamo particolarmente la con-correnza di paesi in via di svi-luppo che, pur disponendo dimilioni di lavoratori a basso co-sto, a livello tecnologico sonoancora piuttosto arretrati.

Spesso, invece, ciò che frena lacrescita industriale italiana èl’eccessiva presenza di vincolilegali e burocratici, che fannolievitare i costi e riducono lacompetitività delle nostre im-prese. Disponiamo di un ap-parato produttivo di primis-simo livello, che però deveessere messo nelle condizionidi esprimersi al meglio per con-tinuare a creare ricchezza e la-voro. Una riforma fiscale chefaciliti il lavoro in campo im-prenditoriale potrebbe aiutare asfruttare al meglio questoenorme potenziale».

La vostra azienda si caratte-rizza anche per una forte sen-

sibilità ambientale.«Da questo punto di vistasiamo assolutamente all’avan-guardia. Le nostre strutturesono ricoperte da pannelli fo-tovoltaici, capaci di produrrepreziosa energia elettrica, dimi-nuendo i costi legati ai consumielettrici e abbattendo la produ-zione di CO2, senza dimenti-care l’attenzione che mettiamo,ad esempio, nello smaltimentodei materiali di scarto».

Avete progetti particolariper il futuro?«Il bilancio del 2010 è stato pernoi altamente positivo, e con-tiamo di proseguire questotrend anche nei prossimi anni,continuando a investire in ri-cerca e sviluppo per consoli-dare, e se possibile migliorare, lanostra posizione sul mercatomondiale».

❝~

Non subiamo particolarmente la concorrenzadi paesi in via di sviluppo che, pur disponendodi milioni di lavoratori a basso costo, a livellotecnologico sono ancora piuttosto arretrati

Giovanni Leonardo Damigella

Page 176: DossSicilia082011

Una carica impren-ditoriale sposataalla natura e aivalori della terra

di Sicilia. Un progetto innova-tivo votato al restauro conser-vativo degli edifici rurali ada-giati sui terreni di Monte Ilice,a metà tra i Comuni di Zaffe-rana Etnea e Trecastagni, sullascia paesaggistica dell’anticocratere dell’Etna. Proprio lì, tra il vulcano e loscorcio costiero orientale, la re-altà della Tenuta Monte Iliceriprende vita e splendore permano della famiglia Romeoche, con le produzioni vitivi-nicole e la messa in opera diuna struttura turistico-ricettiva,si spingerà fin dove è possibile,per dare il giusto valore alle ri-sorse dell’area. «La storia del Monte Ilice edella tenuta che porta il suo

nome, è raccontata già in vignadove, oggi come prima, caso-lari rurali abbarbicati tra i filarie gli alberi da frutto, si affac-ciano a sud est sul meravigliosopanorama dell’intera costa jo-nica che va da Siracusa a Taor-mina». È con Giacinto Romeo cheha preso il via il progetto diriqualificazione dell’area ru-rale di Monte Ilice e con que-sto, anche il profumato ex-ploit dei vini della tenuta checon il bianco Catarratto IGTAsia ha ottenuto innumere-voli consensi.

Su quali prerogative sibasa il progetto di valoriz-zazione del Monte Ilice edella tenuta?«Si tratta di un restauro con-servativo di tutti gli edifici ru-rali che sono presenti nella te-nuta e che saranno destinati

Tra il vulcano e la costa orientale Per ridare forza e bellezza

a uno scorcio della Sicilia orientale,

Giacinto Romeo, coinvolgendo

la propria famiglia, ha avviato

un progetto di restauro conservativo

degli edifici rurali presenti nell’area

del Monte Ilice, un’oasi incantevole,

tra natura, gustosità e benessere

Adriana Zuccaro

Da sinistra, Andrea e Giacinto Romeo, Pina Leone e Salvo Romeo,

rispettivamente responsabile di produzione, responsabile tecnico e commerciale,

amministratore unico, e responsabile area marketing e comunicazione

della Tenuta Monte Ilice di Trecastagni (CT)

www.tenutamonteilice.com

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Giacinto Romeo

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alla ricettività, alla ristorazionee al benessere. Anche la vignaè stata curata e riorganizzatain modo che potesse ospitarevitigni autoctoni: Nerello Ma-scalese e Nerello Cappuccioper la produzione del vinoEtna Rosso DOC, Carricantee Catarratto per ottenere ilvino Etna bianco DOC. Ogniintervento effettuato sugli edi-fici, sulle piante e sul terreno èstato rigorosamente orientatoalla rivalutazione dell’identitàstorica e naturalistica di que-sta terra. Terra vulcanica,impervia e aspra, capaceperò di offrire preziosis-sime risorse».

Quali le opportu-nità di soggiorno per ituristi?«In primis, l’area turisticoricettiva della TenutaMonte Ilice, il cui com-

pletamento avverrà entro set-tembre 2012, riserva all’ospiteben 20 posti letto in diversiappartamenti completi di ser-vizi autonomi, ulteriormentemodulabili in base alle richie-ste e alle esigenze di ospitalità.Ogni edificio si trova favore-volmente orientato a sud-estsul mare per una vista mozza-fiato, mentre sul versante nord,è “a muntagna”, il vulcanoEtna, a offrirsi con grande ge-nerosità: al calar del sole, millecolori tingono di rosa e arancioun cielo che lascia spazio a unricco pavé di stelle durante lanotte. La posizione strategicadella tenuta offre al turista unduplice vantaggio, ovvero lapiena immersione nella naturae la distanza dai centri trafficatie l’assoluta vicinanza alle mag-giori mete turistiche tra cui lecittà di Taormina e Catania, ipaesi etnei e la costa jonicadella Sicilia, nonché la stessa“muntagna” Etna».

Tra le diverse aree di ope-ratività della tenuta, quellavinicola ha condotto algrande successo di Asia, eti-

chetta del bianco CatarrattoIGT. Quale vetrina avetescelto per far conoscere que-sto vino?«Asia è la prima nostra eti-chetta presentata al Vinitaly2011. Ha colpito positiva-mente moltissimi esperti, cri-tici e giornalisti del settore,conseguendo un successo su-periore alle attese. Il plausoavuto ci ripaga dell’impegnoprofuso nel progetto, pensatoe realizzato con estrema curae con etica professionale cheguida me e la mia famiglia inogni attività. Il successo diAsia ci ha gratificato del la-voro svolto e ha confermatola validità degli obiettivi checi siamo posti sotto la guidadell’agronomo ed enologoNicola Gumina, chiamato acollaborare già per la nascitadell’IGT Asia».

Quali altri propositi por-terete a termine quest’anno?«L’obiettivo del 2011 è la pro-duzione del primo Etna Rossoper il quale si è già lavoratoincessantemente sulla vigna. Isapori, i colori e i profumi di

~

❝La storia della tenutaMonte Ilice è raccontatagià in vigna, dove casolarirurali abbarbicati tra ifilari e gli alberi da frutto,si affacciano sullameravigliosa costa jonica

› ›

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questa terra saranno a brevefruibili da coloro che vorrannosoggiornare in uno scenario incui la natura è esaltata e valo-rizzata già in un calice di vino.Asia, infatti, è un bianco frescoe ben strutturato, il suo pro-fumo regala sentori di ginestra,agrumi e miele; non sorprendeche risvegli in chi lo assaporaaltre note e profumazioni na-scoste nella memoria. Degu-standolo offre un retrogusto dimandorla e frutta nel persi-stente finale».

E per la ristorazione cheprogetti avete? «Proprio alla ristorazione chesaranno dedicate due areedella tenuta Monte Ilice, unaoccupata da un piccolo edificioper coloro che vorranno go-dere delle prelibatezze siciliane

comodamente seduti in ter-razza o per la pausa pranzo delproprio tour; l’altra realizzataintorno a un grande edificioricavato dal vecchio palmentoche sarà dedicato alla ristora-zione con ampi spazi al chiusoe all’aperto per ospitare cene,banchetti o grandi eventi. Lacura nella scelta delle materieprime e la riscoperta di ricettedella tradizione arricchirannodi gusto e storia la TenutaMonte Ilice».

Tenuta Monte Ilice farà daproscenio anche a un’area be-nessere. Con quali obiettivi?«Ho voluto condividere il be-nessere che questa terra mi haregalato con la sua incante-vole bellezza programmandol’apertura di uno spazio cheaccoglierà la spa e le aree be-

nessere, luoghi di ristoro perl’anima e il corpo. Vorremmomettere a punto delle colla-borazioni che ci portino a of-frire all’ospite trattamenti ba-sati sulle materie primesiciliane, dall’arancia al mo-sto, dall’aloe all’opuntia, dallasauna all’hammam e nuovetecniche che richiamino lecure e segreti di bellezza dellatradizione. L’area benessereprevedrà cabine dedicate, pi-scina panoramica e aree relaxcon docce emozionali. Infine,passeggiando tra i viottolidella tenuta Monte Ilice siapre allo sguardo un anfitea-tro naturale che sarà riadat-tato e riprogettato per acco-gliere spettacoli, opere lirichee stage internazionali di mu-sica e teatro».

› ›

Nelle pagine

precedenti, panorama

etneo, raccolta, vigna

e bottiglia di Asia

bianco IGT. Qui,

un campo coltivato

e un bicchiere di Asia

❝~

Presentato con successo al Vinitaly 2011,il vino Asia è un bianco fresco e ben strutturato,il suo profumo regala sentori di ginestra,agrumi e miele

RESTAURO CONSERVATIVO

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ANALISI DEI TERRENI

Il settore delle trivella-zioni richiede unalunga esperienza e ap-profondite compe-

tenze; la selezione del perso-nale tecnico, l’aggiornamentocontinuo delle attrezzature,l’attenzione e la recettività neiconfronti delle innovazioniproposte, diventano preroga-tive necessarie per raggiun-gere un buon livello di com-petitività e guadagnare lafiducia dei clienti. La Soil Geo, società palermi-tana attiva nel campo delletrivellazioni dal 1994, hafatto proprie queste caratte-ristiche, raggiungendo neltempo una posizione di lea-dership nel settore. SergioTroia, responsabile commer-ciale della società di Palermo,puntualizza come l’espe-rienza professionale e l’orga-nizzazione meticolosa deicompiti operativi sia unpunto di forza dell’azienda.«La nostra impresa si avvaledi uno staff tecnico estrema-mente qualificato, che vantaun’esperienza trentennale sulcampo unitamente a unagrande conoscenza del sotto-suolo; un gruppo di profes-sionisti composto da geologie tecnici molto specializzati,che adottano una rigorosa di-

sciplina professionale nellosvolgimento delle opere».Partita da un raggio opera-tivo limitato, negli anni laSoil Geo ha raggiunto unapertinenza territoriale deci-samente ampia, adottandoun’efficace politica collabo-rativa. «Abbiamo creato unarete di forti contatti e conti-nue cooperazioni conaziende leader nazionali e in-ternazionali. Ciò ci ha con-sentito di ampliare il nostroraggio d’azione e di acquisirenuove competenze». Infatti,con il tempo, l’impresa pa-lermitana si è aperta con suc-cesso la strada nel campodelle indagini geognostiche edelle opere di consolida-mento in superficie e in sot-terranea. Aumento dellecompetenze, dunque, ma an-che consapevolezza delle re-sponsabilità. «Siamo fieri delnostro passato, ma allo stessotempo siamo sempre e co-stantemente orientati versoil futuro. La nostra attivitàcomprende la realizzazionedi grandi opere pubblicheche hanno un notevole va-lore per la collettività e que-sto ci rende ancora più orgo-gliosi e consapevoli». La sensazione di essere inve-stiti di un ruolo di valenza

Trivellazioni per conosceree consolidare i terreniIndagini geognostiche, fondazioni

speciali, ricerche idriche e opere

di consolidamento dei terreni

e delle rocce. Sergio Troia fa il punto

sulle attività della Soil Geo

che da vent’anni opera

sul territorio siciliano

Lodovico Bevilacqua

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Sergio Troia

SICILIA 2011 • DOSSIER • 215

comunitaria obbliga quindila Soil Geo ad avvalersi dipersonale e di attrezzature digrande affidabilità, così comea specializzarsi a fondo inmolteplici competenze ri-chieste da un mercato incontinua evoluzione. Proprioper questo motivo si ag-giorna continuamente parte-cipando a fiere del settore perapprendere tecniche lavora-tive . «Abbiamo squadre ope-rative in grado di affrontarequalsiasi campagna geogno-stica, con esecuzione di son-daggi a carotaggio continuosuperficiali o profondi, verti-cali o inclinati, prelievo dicampioni indisturbati eprove in sito». Il range di competenze e fun-zioni operative – continuaSergio Troia – si estende ul-teriormente. «La nostra im-presa è in grado di eseguireprospezioni televisive in foro edi fornire e installare qualsiasitipo di strumentazione geo- › ›

Nelle immagini, alcuni

dei siti operativi

in cui sono intervenuti

i tecnici e i macchinari

della Soil Geo Srl

di Palermo

La Soil Geo è un’azienda di Palermo che opera dal 1994 nelcampo delle trivellazioni. Con anni di esperienza e attività, lasocietà si è guadagnata una posizione di leadership nel settore. Gliambiti di intervento si sono, negli anni, moltiplicati, rendendo laSoil Geo in grado assolvere a vari compiti, dalle indaginigeognostiche alle fondazioni speciali, dalle ricerche idriche alleopere di consolidamento dei terreni e delle rocce. Questa ampiagamma di competenze operative ha permesso all’impresaeffettuare numerose collaborazioni con aziende nazionali einternazionali, così come diventare un punto di riferimento delsettore nel territorio. Prerogative fondamentali per lo svolgimentodi un’attività di questa natura sono l’allestimento di un parcoattrezzature di grande qualità e di uno staff professionale serio ecompetente. «Elemento essenziale è la compattezza del team e lafiducia ai giovani che subentrano con grinta e idee innovative –evidenzia il responsabile commerciale Sergio Troia -. Essereinnamorati del proprio lavoro aiuta a trovare le giuste soluzionianche nelle difficoltà, affrontando il quotidiano senza stanchezzama con grande soddisfazione». www.soilgeosrl.com

Un punto di riferimentoper il territorio

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216 • DOSSIER • SICILIA 2011

tecnica dei terreni, offrendosempre il supporto di un’ade-guata e qualificata assistenzatecnica di geologi abilitati allaredazione di stratigrafie e re-lazioni geologiche». La competenza e la qualitàofferte negli anni dalla Soil

Geo hanno garantito alla so-cietà stima e fiducia; questacredibilità acquisita sulcampo ha avuto come posi-tiva conseguenza importantilavori eseguiti per grandi isti-tuzioni pubbliche. Molto le-gata al territorio, l’impresapuò vantare lavori portati acompimento per il Comunedi Palermo, come la campa-gna di indagini geognosticheper la realizzazione della retemetropolitana della città el’attiva partecipazione allacostruzione del passante fer-roviario del capoluogo sici-liano, così come interventisulle grandi infrastruttureviarie, come per esempio ilconsolidamento di un lottodel fronte Autostrada Sa-

lerno-Reggio Calabria. Ser-gio Troia sottolinea, proprioa proposito dei lavori di con-solidamento, come la SoilGeo abbia acquisito compe-tenze sempre maggiori.«Siamo in grado di effettuareinterventi di infilaggio a om-brello in galleria, realizzatiin avanzamento per garan-tire la stabilità della stessa,di eseguire lavorazioni di jet-grouting con iniezioni co-lonnari di miscele cementiziead altissima pressione, lavoridi mediopali di altissimaqualità come il tipo Odex oelicoidale, di realizzare ti-ranti e trefoli, barre Dywi-dag, tesati con le appositecentrali oleodinamiche dellastessa impresa».

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~

L’impresa è in gradodi eseguire prospezionitelevisive in foroe di fornire e installarequalsiasi tipodi strumentazionegeotecnica dei terreni

Sopra, uno scatto

realizzato durante

l’intervento eseguito

dalla Soil Geo davanti

al Teatro Massimo

a Palermo

ANALISI DEI TERRENI

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236 • DOSSIER • SICILIA 2011

TURISMO

Occorre partire da una strategia di promozione che possa rilanciare l’immagine della Sicilia

all’estero dopo le ripercussioni negative subite a causa della guerra in Libia. Ne è convinto

il presidente Confindustria Alberghi e Turismo Sicilia Sebastiano De Luca, che indica le urgenze

nel programma per il turismo

Renata Gualtieri

La Sicilia è un’isola sicura

Sebastiano De Luca,

presidente del settore

Alberghi e turismo di

Confindustria Sicilia

Rispetto al docu-mento strategico“Modernizzare laSicilia per il Turi-

smo” presentato nel 2008 e alleproposte del febbraio 2010, leistanze restano le stesse. A par-tire dall’implementazione di unsistema integrato della mobi-lità, riqualificando la viabilitàstradale e i sistemi portuali eaeroportuali di secondo livello,fino alla realizzazione di una se-rie di infrastrutture essenzialiper l’economia del turismo ca-paci di destagionalizzare e muo-vere flussi consistenti e al soste-gno per migliorare il dialogofra imprese e istituti di credito,alle semplificazioni normative eburocratiche. Anche sul frontedei fondi strutturali, nono-stante le indicazioni fornite inpiù occasioni alle autorità digestione, le risorse e gli inter-venti assegnati per il Turismorestano marginali. Sul pro-gramma Fesr, ad esempio, la li-nea di intervento per la riquali-ficazione delle strutture ricettiveprevede una dotazione di soli125 milioni di euro, a fronte diuna dotazione di 6,5 miliardi dieuro, cioè neanche il 2%. «Iprogetti presentati sono oltre600 e questo significa che –

precisa il presidente del settorealberghi e turismo di Confin-dustria Sicilia, Sebastiano DeLuca – se verranno finanziatitutti, le risorse per ciascun pro-getto saranno veramente esi-gue». Dunque, proprio il turi-smo che dovrebbe essere alcentro dell’agenda politica sici-liana, a causa di interessi poli-tici, resta il fanalino di coda.«Lo stesso assessorato regionale,con la riforma della pubblicaamministrazione, ha persoquasi tutti i suoi poteri, limi-tandosi alle sole attività di pro-mozione con risorse che nonsono sufficienti». Rilevante èanche la questione della tassadi soggiorno, «i cui ricavati –continua De Luca – non sa-ranno certamente utilizzati permigliorare i servizi e risolverele criticità del comparto, maper sanare i bilanci esangui de-gli enti pubblici».

Dopo un trend positivo neiprimi mesi, la guerra in Libiaha bloccato le prenotazioni. Eoggi? «Fermo restando il rispetto so-stanziale e la solidarietà per chiin Libia sta vivendo una situa-zione tragica, le informazionidiffuse dai media hanno pro-vocato gravi ripercussioni in

termini di ricadute economi-che e lavorative sul compartoturistico regionale e sul suo in-dotto, danneggiando l’imma-gine della Sicilia all’estero. Ilmessaggio che è passato è che,non solo Lampedusa, ma tuttala regione fosse invasa da clan-destini e che in Sicilia si vivessein assetto di guerra».

Ci sarà l’aumento di almeno3 punti del Pil e la relativa cre-scita occupazionale, come pre-visto, o il mancato arrivo deglistranieri si farà sentire? In talcaso, come rientrare nei mer-cati internazionali?«Considerata la situazione at-tuale è difficile che la crescitaprevista possa verificarsi. Saràgià un successo se si riuscirannoa mantenere i livelli dello scorso

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SICILIA 2011 • DOSSIER • 237

Sebastiano De Luca

anno. Occorre una strategia dipromozione, mirata e incisiva,che possa rilanciare l’immaginedella Sicilia all’estero. Baste-rebbe, per esempio, invitare ipiù importanti opinion leaderdel settore e organizzare educa-tional tour per fare percepire achi viaggia che la nostra èun’isola tranquilla in cui non sicorrono rischi, senza alcuna dif-ferenza con i nostri competitoreuropei, come Malta, le Baleario le isole greche».

Competitività, infrastrut-ture e promozione sono ele-menti trainanti del settore oancora i punti nodali su cuisi blocca l’industria del tu-

rismo?«I temi prioritari sono semprequesti. Abbiamo strutture di al-tissimo livello e un territorio diuna ricchezza impareggiabile,ma bisogna che tutto ciò siasalvaguardato e valorizzato almeglio, secondo logiche nuovee con una forte attenzione allepolitiche di contesto. C’è moltoda fare affinché la Sicilia recu-peri quel ruolo che le competenel panorama turistico interna-zionale, senza restare fermi alpassato, bloccati da rendite diposizione. È necessario anchefar capire che il nostro pro-dotto, a confronto con altre re-altà meno costose, presenta un

rapporto qualità/prezzo estre-mamente interessante e com-petitivo».

Perché è importante pun-tare sui distretti turistici?«Lo strumento dei distretti puòessere un modo virtuoso, di tu-rismo integrato, per fare ope-rare il pubblico e il privato se-condo una logica di sistema,mettendo in atto una pianifica-zione attenta, una promozionemirata e una commercializza-zione efficace, capaci di accre-scere l’attrattività dei territoripuntando sulle loro specificità».

Quanto si fa per promuo-vere l’hotellerie italiana e as-sicurare un futuro professio-nale a giovani laureati el’eccellenza a chi già opera nelcomparto?«Oggi la formazione di eccel-lenza viene assicurata dalleaziende autonomamente all’in-terno delle proprie strutture, fa-cendo riferimento soprattutto ascuole d’Oltralpe. C’è molto dafare per i giovani in questocampo, ma bisogna crederci;Confindustria Alberghi, adesempio, insieme ad Aica, or-ganizza annualmente i Careerhospitality day, un evento iti-nerante di orientamento che hal’obiettivo di promuovere l’ho-tellerie italiana quale auspica-bile futuro professionale deineolaureati e rappresentaun’importante opportunità diincontro fra domanda e offertaqualificata. Quest’anno l’eventosi è svolto presso la facoltà diEconomia a Catania e ha vistola partecipazione di oltre 500giovani».

��

Il Career hospitality day che si è svoltoquest’anno a Catania ha promossol’hotellerie italiana

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CULTURA E TRADIZIONI

Nel duecentescocomplesso monu-mentale della Ba-silica di San Fran-

cesco d’Assisi, nel pieno centrostorico di Palermo, troviamo lasede dell’Officina di Studi Me-dievali. «Fin dalla nostra nascitanel 1980» spiega il professorAlessandro Musco, presidentedel centro di studi medievali,«ci siamo occupati di iniziativeformative, culturali, scientificheed editoriali per la promozionedegli studi medievali. Il tuttocon un approccio multidiscipli-nare e interdisciplinare». Nelcentro studi di Palermo, unacura particolare è posta ai sa-peri e alle culture mediterranee,alle tradizioni arabo-islamiche,

ebraiche, greco-bizan-tine, greco-albanesi, ar-mene e dell’Oriente cri-stiano. La parola alprofessor Musco.

Come si è costituita

l’Officina di Studi medievali ein che modo è organizzata?«La nostra è un’AssociazioneCulturale no-profit che nascenel 1980 e dal 1999 siamo an-che Casa Editrice. Attualmentesiamo soci dell’Unione StampaPeriodica Italiana, della Fédéra-tion Internationale des Institutsd’Études Médiévales, della SociétéInternationale pour l’Étude de laPhilosophie Médiévale e dellaSocietà Italiana per lo Studiosul Pensiero Medievale. Le atti-vità dell’OSM sono sponsoriz-zate dal Ministero per i BeniCulturali, dalla Regione Sici-liana, dall’Università degli Studidi Palermo e da altri soggettipubblici istituzionali deputatialla promozione della cultura edella ricerca. Alcuni progetti go-dono inoltre di finanziamentida parte di enti di ricerca italianie internazionali, dell’UnioneEuropea e di soggetti privati».

L’Officina di Studi Medie-

vali di recente si è fatta pro-motrice di un progetto deno-minato “Catasto IntellettualeMediterraneo”. Di cosa sitratta?«Il CIM è un progetto di ricercainternazionale che da qualchetempo ha preso l’avvio con si-gnificative collaborazioni scien-tifiche. Collaborano infatti connoi studiosi dell’università diLeón, di Barcellona, di Madrid,Salamanca, Freiburg, El Cairo,Tunisia, Marocco, Malta e nu-merosi studiosi italiani. Cosìcome esiste un catasto dei benimateriali, coltiviamo l’idea dicreare una sorta di catasto intel-lettuale, appunto, dove poterraccogliere quei beni immate-riali il cui peso non è certomeno “importante” o meno“concreto” di quei beni che, diper sé, consideriamo materiali emisurabili. Si tratta, quindi, diapplicare lo studio e la ricerca,attraverso una rete di collabora-

Quando le tradizioni uniscono le cultureStudi multidisciplinari. Tradizioni

e traduzioni. Il tutto in collaborazione

con la regione Sicilia e con il Ministero

dei Beni Culturali. Con il professor

Alessandro Musco parliamo di un centro

di studi palermitano che getta

le sue radici nel Medioevo

Nicoletta Bucciarelli

Il professor Alessandro Musco è

presidente dell’Officina di Studi

Medievali di Palermo

www.officinastudimedievali.it

240 • DOSSIER • SICILIA 2011

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Alessandro Musco

SICILIA 2011 • DOSSIER • 241

zioni di dimensione assoluta-mente internazionale, pluridi-sciplinare e multiculturale. Aquesto proposito da poco ab-biamo tenuto a San GiuseppeJato-San Cipirello nell’ambitodel CIM un seminario inter-nazionale intitolato “Santi, san-tuari e pellegrinaggi”».

L’interdisciplinarità e il sa-pere condiviso è una delle ca-ratteristiche che fa da pernoall’organizzazione. In chemodo?«Ci appoggiamo a numerosecollaborazioni a livello nazio-nale e internazionale. Il lavoroscientifico all’interno dellastruttura organizzativa, fa rife-rimento a laboratori che hannolo scopo di coordinare, per areee momenti tematici d’interesseomogeneo, i soci, i collabora-tori interni ed esterni, i titolaridi progetti di studio e di ri-cerca, i visiting professors, le re-lazioni con Dipartimenti Uni-versitari, Centri di Ricerca,Fondazioni, Associazioni diStudio che operano in Italia eall’Estero e con cui da anni ab-biamo solide collaborazioni. Ciappoggiamo inoltre a pro-grammi Erasmus, Socrates e aprogetti dell’Unione Europeae di collaborazione scientificainternazionale. Supportiamodiversi dottorati di ricerca esvolgiamo attività di co-tuto-rato offrendo a giovani studiosiborse di studio, contratti di ri-

cerca ed altri incentivi. Semprenel campo interdisciplinare ab-biamo appena svolto a Siracusauna giornata di studio nell’am-bito della giornata europeadella cultura ebraica».

I laboratori rappresentanoil cuore della ricerca perL’Osm. Quali studi vengonoportati avanti nel centro pa-lermitano?

« “Franciscana” è il laboratorioche si occupa degli studi fran-cescani ed è ovviamente con-nesso alla collana editoriale chereca lo stesso nome, nata dauna collaborazione culturalecon la Provincia Religiosa diSicilia dei Francescani MinoriConventuali e con il Movi-mento Francescano di Sicilia,nonché da accordi e forme di

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Applichiamo lo studio e la ricerca, attraversouna rete di collaborazioni di dimensioneassolutamente internazionale,pluridisciplinare e multiculturale

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intesa con alcuni tra i più pre-stigiosi Centri di Studi France-scani. Accanto a differenti ri-cerche sul francescanesimo ognidieci anni curiamo sempre unConvegno internazionale distudi Francescani. “Itinera lul-liana” è il laboratorio organiz-zato da un gruppo di ricercasull’opera e il pensiero di Rai-mondo Lullo che collabora conuna rete internazionale tra cuil’Albert-Ludwigs-Universität‘Raimundus-Lullus-Institut’ diFreiburg, l’‘Archivium Lullia-num’ dell’Università di Barcel-lona e l’Istituto Brasileiro de Fi-losofia e Ciência ‘RaimundoLúlio’ di São Paulo. Il “Traditio”è invece il laboratorio cui fannocapo gli studiosi di testi e studi

relativi alla tradizione medie-vale in senso lato: archeologia,architettura, arte, filosofia, mu-sica, letteratura, religiosità, sto-ria, teatro e teologia, prevalen-temente di retaggio latino. Perfinire, cito il “Vivarium”, labo-ratorio in cui sono impegnatinumerosi studiosi che si occu-pano di paleografia, lettura deicodici e dei documenti, non-ché appassionati, esperti e ricer-catori di “cultura del libro”, bi-blioteconomia, restauro dellacarta e del libro».

Quali altre attività culturali,formative e di promozionescientifica promuovete?«Organizziamo conferenze, le-zioni, seminari, presentazioni dilibri, dibattiti, iniziative di for-mazione per studenti dellescuole secondarie medie e me-die superiori rivolte alla culturadel libro, visite guidate a luoghie monumenti della storia me-dievale della Sicilia, concerti emanifestazioni musicali, attivitàper studenti universitari, lezionidi lingua e cultura araba, lezionidi lingua e cultura ebraica. Te-niamo, in collaborazione conl’università di Palermo, masteruniversitari di primo e secondolivello in materia di formazionelibraria e archivistica. Organiz-ziamo anche corsi di lingua ecultura araba a tutti i livelli perle forze dell’ordine, le direzioniinvestigative antimafia e i mili-tari che vanno all’estero neipaesi di lingua araba».

Per settembre è previsto un

convegno importante. Di cosasi tratta?«È un convegno che si svolgerànel centro storico di Siracusatra il 26 e il 29 Settembre conuna collaborazione tra l’Offi-cina di Studi medievali e il Di-partimento di Beni Culturalidell’Università di Palermo. Iltema del convegno sarà “Tra-duzioni e tradizioni. Il pensieromedievale nell’incontro tra leculture mediterranee”. Durantelo svolgimento del congressointendiamo studiare il processodi traduzione e integrazione deltesto e dei saperi non soltantodi tipo filosofico, ma anchescientifico, metodologico, reli-gioso, politico, giuridico e mi-tologico nell'incontro tra le di-verse culture del Mediterraneo,nell’arco di tempo compresotra il secolo VI e il secolo XV.Lo studio e il confronto sonoindirizzati a esaminare tradi-zioni latine, latino-cristiane,ebraiche, greche e greco-bizan-tine, arabe, arabo-islamiche epersiane, siriache, copte, turchee armene sulla base di tradi-zioni, integrazioni e sovrappo-sizioni nelle reciproche dire-zioni possibili e lungo le piùvarie proiezioni dei saperi. Inquesto modo il tema dell'in-contro culturale, che ha trovatonelle traduzioni un fondamen-tale elemento coagulante, potràessere preso in considerazionecome capacità d’esportazioneverso l’Oriente della tradi-zione latina».

› ›

Gli interni della

biblioteca dell’Officina

di Studi Medievali

242 • DOSSIER • SICILIA 2011

CULTURA E TRADIZIONI

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APPALTI

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mente più vantaggiosa chepone di fatto fine al sistemadel massimo ribasso: nellalegge infatti, come ha rile-vato l'assessore alle Infra-strutture Pier CarmeloRusso, è stato inserito «un si-stema di garanzie reali perl’esecuzione dei lavori: seviene operato un ribasso ec-cessivo l'impresa sarà tenutaa fornire, oltre alle fideius-sioni assicurative, denaro, ti-toli o fideiussioni bancarieper una percentuale cospi-cua». Anche Francesco Ca-scio, presidente dell’Assem-blea regionale siciliana, èsoddisfatto.

Presidente, la Sicilia at-tendeva da tempo una nor-mativa chiara in materia diappalti pubblici. L’approva-zione all’Ars è avvenutaquasi all’unanimità. Quantohanno influito le pressionidei costruttori?«Al di là delle legittimeistanze dei costruttori, suquesto testo c’è stata grandesensibilità da parte dei depu-tati. In Commissione si èproceduto a un’ampia con-certazione con le categorie

Trasparenza negli appaltiL’Ars ha approvato la legge che recepisce

le direttive della normativa nazionale sui contratti pubblici.

Per il presidente Francesco Cascio «la concertazione con le categorie

sociali ha permesso di arrivare a un testo largamente condiviso»

Riccardo Casini

Francesco Cascio,

presidente

dell’Assemblea

regionale siciliana

sociali ed è questo che ha per-messo di portare in aula untesto largamente condiviso,pervenendo quindi al votoquasi unanime».

Il ricorso al metodo del-l’offerta economicamentepiù vantaggiosa può costi-tuire veramente un deter-rente contro le infiltrazionimafiose nelle gare d’appalto?«Sì, certamente. Prima si ge-nerava un “sistema di cartella”,in quanto si partiva da un co-efficiente iniziale e poi su que-sto veniva modulata l’offertalasciando spazio al gioco delmassimo ribasso, dunquesfuggiva al controllo l’aggiudi-cazione; ora invece l’offerta èpiù libera. In altre parole, ve-nendo meno quel coefficientedi partenza, si può valutarel’offerta economicamente piùvantaggiosa con una proce-dura peraltro molto più ve-loce, oltre che trasparente emeno condizionata».

Secondo il rapporto Ban-kitalia sull’economia regio-nale, anche nel 2010 l’atti-vità del settore dellecostruzioni e delle operepubbliche si è contratta.

Èstata approvata agiugno dall’Assem-blea regionale sici-liana la nuova legge

in materia di appalti pubbliciche recepisce la normativanazionale (“Codice dei con-tratti pubblici”). Tra le prin-cipali novità, l’introduzionenelle gare d’appalto del crite-rio dell’offerta economica-

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Francesco Cascio

SICILIA 2011 • DOSSIER • 247

Quali altri aiuti possono ve-nire nei suoi confronti daparte della politica?«Per sviluppare il settore delleopere pubbliche occorre qualecondizione prioritaria la rea-lizzazione di un effettivo e va-lido sistema infrastrutturale.Occorre programmare le ri-sorse a disposizione, liberarequelle ancora bloccate e poiindirizzarle secondo una pia-nificazione delle priorità e sa-per captare anche gli investi-menti: su quest’ultimo puntoin particolare, lo sforzo dellapolitica dev’essere quello diintervenire per rendere credi-bile e dunque trasparente ilmeccanismo degli appalti. Lasinergia e la concertazione

con gli operatori del settore èpoi strategica per la tenutadei livelli occupazionali.Dobbiamo dare competiti-vità al sistema dell’edilizia enon disperdere gli strumentiche abbiamo. Sul punto èpreoccupante l’incertezza le-gata all’utilizzo dei fondi Fase a una politica che non sem-pre ha aiutato il tessuto im-prenditoriale».

A tal proposito, recente-mente l’Ance è tornata allacarica chiedendo lo sblocco

di tutte le risorse disponi-bili per investimenti in in-frastrutture. Quali dovreb-bero essere le priorità per laregione in questo ambito?«Condivido le istanze del-l’Ance come d’altronde ho giàdetto sopra. E ribadisco che,se da una parte le risorse sonoimportanti, dall’altra anchein presenza di esse, affinchél’economia non si paralizzi,occorre vigilare attentamenteper evitare che siano captatedalla criminalità».

��Per sviluppare il settore delle opere

pubbliche occorre quale condizione prioritaria la realizzazione di un valido sistema infrastrutturale

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LEGALITÀ

Associazioni antiracket,garanzia di lealtà Molti sono i colpi inferti alla criminalità organizzata negli ultimi anni, grazie

a importanti arresti e al sequestro di numerosi beni appartenenti a boss e latitanti.

Giancarlo Trevisone spiega cosa occorre fare per demolire l’omertà mafiosa

Nicolò Mulas Marcello

lotta alla mafia questo governo l’ha posta in es-sere con pervicacia, attuando norme importan-tissime che hanno portato a un largo numero diconfische e di sequestro di beni».

I numerosi arresti di boss e latitanti chesono stati effettuati negli ultimi anni hanno in-flitto duri colpi alle mafie. Cosa occorre fare inpiù su questo fronte? «La magistratura e le forze dell’ordine stanno ot-tenendo risultati eccezionali. Lo si vede nellacronaca quotidiana di arresti, confische e seque-

250 • DOSSIER • SICILIA 2011

Il sequestro dei beni, proventi delle ma-fie, e il loro reimpiego costituiscono si-curamente un segnale forte contro il cri-mine organizzato. Accanto a essi, è

importante il lavoro delle associazioni antirac-ket sul territorio, che si svolge d’intesa con gliorgani dello Stato. «Questo governo – sottoli-nea Giancarlo Trevisone, commissario straordi-nario antiracket – ha dato alle forze dell’ordinee alla magistratura, strumenti che prima nonc’erano mai stati. Una grande attenzione alla

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Giancarlo Trevisone

SICILIA 2011 • DOSSIER • 251

stri. Il problema è quello di demolire il concettodi sottocultura dell’omertà mafiosa. Non è suffi-ciente arrestare i mafiosi, occorre spurgare l’am-biente dall’acqua sporca in cui questi pesci vivonoe prosperano. La mafia va combattuta coinvol-gendo tutti, dalle istituzioni alle forze dell’or-dine, dalle associazioni di categoria a quelle di vo-lontariato per far crescere un concetto sociale dilegalità. È necessario pertanto fare rete, ovvero af-fermare il concetto di quella che si può definiresicurezza partecipata, in cui tutti facciano si-stema. La situazione sarebbe anche favorevoleallo sviluppo di questa politica in quanto i grandiboss sono in galera e si stanno costituendo sem-pre più associazioni antiracket».

Qual è l’apporto e l’interazione di queste as-sociazioni con le istituzioni?«Il loro apporto è fondamentale, perché in-sieme alle associazioni di categoria svolgonouna forma di informazione, di sostegno e di ac-compagnamento dei soggetti a denunciare.Come commissario antiracket, io lavoro conloro e l’ho fatto anche come prefetto di Pa-lermo. Il loro vantaggio è quello di essere vicinialla gente, sono iscritte presso le prefetture esono presenti sul territorio, conoscono e sonoconosciuti, quindi hanno una garanzia di lealtàe di professionalità. Io ritengo che il loro ruolosia assolutamente insostituibile».

La reintroduzione della norma che obbligaalla denuncia chi subisce tentativi di estor-sione è un modo per arginare questo pro-blema. Quali altre misure sono necessarie?«Non è sufficiente imporre la norma dell’ob-bligo di denuncia ma bisogna trovare una ma-niera di spingere i soggetti a collaborare, perchésenza collaborazione non si vince. Il pizzo è radi-cato nella subcultura del territorio. Occorre farein modo che i commercianti abbiano anche unvantaggio economico dalla denuncia. Accantoalla sanzione è necessario anche uno stimolo.

Giancarlo Trevisone,

commissario

straordinario antiracket

Dopo la denuncia, quando inizia il processo, lalegge 44 del 1999, il cui fondo è amministrato dame, dà la possibilità di elargizioni a coloro chehanno un’attività economica, per i danni ai benimobili, immobili, mancato guadagno, lesionipersonali e condizionamento ambientale. Attual-mente sto studiando un’ulteriore campagna in-formativa su questo tema. È necessario pertantocapire se si possono offrire vantaggi come l’esen-zione dell’Irap o dall’Irpef comunale o regionaleper un periodo di tempo, o sanzioni di carattereamministrativo come la sospensione della licenzaoltre alle sanzioni di carattere penale».

Sulle modalità di reimpiego dei beni seque-strati esistono ancora zone d’ombra e tempimolto lunghi. Come è necessario operare permigliorare questo sistema? «L’agenzia per i beni confiscati svolge proprioquesto compito e quindi è di loro competenzaquesto ambito. Stando alla mia esperienza primadell’istituzione di questa agenzia, in veste diprefetto di Palermo, gestivo i beni confiscati at-traverso l’agenzia del demanio. Il problema fon-damentale è la loro utilizzazione, perché è quiche lo Stato si gioca la sua immagine. Il governoha previsto d’accordo con associazioni impren-ditoriali per la scelta di manager che possanocontinuare efficacemente l’azione produttivadelle imprese sequestrate. L’altro problema èquello dei beni immobili che i mafiosi lascianoin condizioni pietose, pertanto c’è un costo im-portante per il loro ripristino. Occorre, quindi,trovare finanziamenti ad hoc».

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LEGALITÀ

Un’intesa per rafforzare le sinergie e le competenze nel percorso di restituzione

al territorio dei beni sequestrati alle mafie. Questo è il proposito dell’accordo

tra i commercialisti e l’agenzia nazionale dei beni sequestrati alla criminalità

Nicolò Mulas Marcello

Icommercialisti si mettono a disposi-zione dello Stato nella lotta alla crimi-nalità. Il principale obiettivo del proto-collo d’intesa siglato quest’anno dal

Consiglio nazionale dei commercialisti conl’Agenzia nazionale per l’amministrazione e ladestinazione dei beni sequestrati e confiscatialla criminalità organizzata è quello di defi-nire le linee guida e i principi di comporta-mento per tutti gli amministratori dei beniconfiscati alle mafie. Questo accordo prevedeinoltre, in attesa della piena operatività del-l’Albo degli amministratori giudiziari isti-tuito nel 2010, l’impegno da parte del Con-siglio nazionale dei commercialisti a fornireall’Agenzia l’elenco su base territoriale degliesperti contabili disposti ad assumere questoincarico. «Questo protocollo – afferma Clau-

dio Siciliotti, presidente delConsiglio nazionale dei com-mercialisti – favorirà un ulte-riore sviluppo della collabora-zione, già molto intensa, tracommercialisti e Agenzia na-zionale per i beni sequestrati».Per tutte le finalità del proto-collo, tra le quali rientra anchela realizzazione di studi sunorme e procedure utili asemplificare i rapporti tra leamministrazioni pubbliche e isoggetti interessati a realizzareprogetti di recupero dei beniconfiscati, è stato inoltre isti-tuito un tavolo tecnico con-giunto. L’attuazione di questo

Un accordo contro le mafie

Claudio Siciliotti,

presidente

del Consiglio nazionale

dei commercialisti

protocollo costituisce un nuovo passo inavanti per quanto riguarda le sinergie tra ledue istituzioni. «È ormai sempre più chiaro –continua Siciliotti – come la gestione di que-sti beni necessiti di competenze di tipo mana-geriale, di modo che essi non si deteriorino,non smarriscano la loro destinazione econo-mica e producano anzi ricchezza. Compe-tenze tipiche dei commercialisti, che met-tiamo a disposizione dello Stato nella guerraalla criminalità organizzata». Favorire la resti-tuzione al territorio per fini sociali i patri-moni sottratti alla criminalità si affianca aglisforzi, da parte delle aziende, per mantenerei livelli occupazionali e garantirne il cam-mino legale. Questa decisione non è, tuttavia,una novità. L’argomento è già da tempo al-l’ordine del giorno nel dibattito interno.L’anno scorso, durante il congresso nazio-nale dei commercialisti, venne dedicataun’intera tavola rotonda al tema. Si discusse,infatti, sui possibili rischi che i professioni-sti potrebbero incontrare in termini civili,amministrativi, penali e addirittura di sicu-rezza personale nello svolgere un incaricovolto più a fini sociali che a un tornacontoeconomico. «Le linee guida che in virtù diquesto accordo metteremo a punto – con-clude il presidente dei commercialisti – sonouno strumento estremamente utile per uni-formare i comportamenti degli amministra-tori giudiziari in tutto il Paese e per fornireloro una bussola. Norme attese dalle migliaiadi commercialisti già impegnati su un frontecome questo, nel quale coniughiamo profes-sionalità e tensione morale».

252 • DOSSIER • SICILIA 2011

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LEGALITÀ

254 • DOSSIER • SICILIA 2011

In Sicilia la lotta al racket e all’usura passaanche attraverso quel tipo di associazio-nismo che, a stretto contatto con le forzedell’ordine, contribuisce a liberare dai

lacci criminosi tante piccole attività. Nel casodell’associazione Ugo Alfino, nata a Catania nel2002 e afferente al sistema di Confcommercio,sono un centinaio gli imprenditori che nehanno sposato la causa. Oggi il presidente Gio-vanni Arena si appropria di un slogan provoca-torio, tentando di mandare in cortocircuito lelogiche malavitose: «Denunciare conviene»,dice. Bisogna, infatti, far passare il messaggioche sottrarsi al pizzo non è un salto nel buio maaiuta a dare nuovo slancio imprenditoriale. «Èaccaduto al nostro ex presidente che aveva unagioielleria a Giarre. Dopo alcuni tentativi diestorsione e attentati, si è deciso a denunciare.Oggi è titolare di una nuova attività».

Rispetto a qualche anno fa ha notato unamaggiore consapevolezza attorno a questifenomeni criminosi?«Certamente l’azione di sensibilizzazione at-

tuata dalle associazioni antiracket ha creatomaggiore attenzione, sia sull’importanza

etica della lotta al racket che sui meri vantaggieconomici che la legge prevede: così è

accaduto, purtroppo, che il sostegnoeconomico alle vittime sia lo sti-

molo maggiore alla denuncia». Questa garanzia economicabasta a convincere a

esporre denuncia?«Il punto è proprio que-sto: in attesa dei finan-ziamenti - di solito pas-

sano circa sei mesi - subentrano altre proble-matiche, per esempio i creditori della vittimainiziano a fare pressioni. Insomma, quel lassodi tempo può essere fatale. Ecco perché chie-diamo allo Stato di agire ancora più in fretta,snellendo la burocrazia».

Una volta che la vittima esce allo scopertocome può tornare a svolgere la propria atti-vità senza correre gli stessi rischi?«Con la denuncia non si torna indietro, sispezza un circolo vizioso. È difficile arrivarciperché l’ammontare del pizzo è una cifra ir-risoria, circa 100 euro a mese. La maggiorparte degli imprenditori, infatti, preferiscefar finta che sia un’imposta in più. È difficilesoprattutto perché l’estorsione non avvienemai in maniera diretta: alla vittima vienechiesto di trovare una figura intermediaria, ilcosiddetto “amico buono”».

Vittima e carnefice coincidono.«Esatto. La vittima lo conosce e gli affida, suomalgrado, la gestione dell’incarico».

A Catania ci sono molte associazioni anti-racket e antiusura. Vede il bicchiere mezzopieno o mezzo vuoto? «Il bicchiere non può che essere mezzo pieno.Non ha nessuna importanza quale sia stato lospirito istitutivo di ogni singola associazione,sia essa nata come strumento di informazionee propulsione verso la legalità e assistenzatecnica alle vittime, oppure istituita soltantoper accedere a contributi governativi. Unaquindicina di anni fa sono nate associazioniantiracket solo per finanziare movimenti po-litici, ma da queste è nato comunque qual-cosa di buono. Io credo che più si parla di

Se il coraggio non dovesse bastare a esporsi contro l’estorsione mafiosa, per Giovanni Arena,

presidente dell’associazione antiracket Ugo Alfino di Catania, è bene ricordare a imprenditori

e commerciati che «denunciare conviene» anche agli affari

Paola Maruzzi

No al pizzo, una scelta possibile

Giovanni Arena,

presidente

dell’associazione

Ugo Alfino

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SICILIA 2011 • DOSSIER • 255

cultura della legalità e si pubblicizzano i van-taggi economici di una denuncia, più incisivasarà la lotta a questo fenomeno».

A parte le iniziative istituzionali, in chemodo assistete concretamente i commer-cianti?«Abbiamo in attivo momenti informativi,impostati prevalentemente sul vantaggio eco-nomico dei provvedimenti legislativi. Per levittime abbiamo creato un meccanismo di as-sistenza psicologica, in quanto chi subisce ilracket vive un momento di forte stress. Unavolta che il soggetto si convince a denunciarelo affianchiamo in tutte le fasi successive,dalla collaborazione con le forze dell’ordinefino all’assistenza burocratica per ottenereeventuali risarcimenti».

L’altra faccia dell’antiracket è il consumocritico: come è possibile capire se un nego-zio paga il pizzo o meno?

«Chi paga il pizzo non espone un cartello fuoridalla sua attività per cui è impossibile capirechi lo paga. Solo dopo una denuncia o dopoapprofondite indagini da parte delle forze dipolizia si viene a saperlo. La sensibilizzazionedei cittadini è la cosa più difficile e per otte-nerla occorre una piena collaborazione di tuttele istituzioni centrali e locali, portando avantiuna costante battaglia sui principi della lega-lità, seguita da azioni repressive. L’interesse delsingolo spesso prevale sull’interesse generale.Disattendere le regole da parte dei cittadinicomporta una continua modifica di ciò che èeticamente lecito, mentre dovrebbe prevalereil rispetto delle regole, a partire dalle piccolecose, facendo tutti noi proprie le parole delgenerale Dalla Chiesa, che disse: “Per sconfig-gere la mafia occorre promuovere la culturadella legalità, cominciando dal non comprareil pane dai venditori abusivi”».

Giovanni Arena

Più si parla di cultura della legalità e si pubblicizzano i vantaggieconomici di una denuncia, più incisivo sarà il contrasto a questo fenomeno

Sopra, lo spettacolo

di denuncia “Mutu”

di Aldo Rapè,

la cui rappresentazione

è stata promossa

dall’associazione

Ugo Alfino

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LEGALITÀ

256 • DOSSIER • SICILIA 2011

«Dopo la denuncia contro un episodio di racket o usura si rimane soli. So cosa significa,

l’ho vissuto sulla mia pelle». Daniele Sindoni, presidente dell’associazione Carlo Alberto

Dalla Chiesa, spiega come la partita della legalità si vinca con una tattica di squadra

Paola Maruzzi

Con la proposta di dar vita a unaconsulta delle legalità, che coinvol-gerebbe le principali associazioni dicategoria, con l’Ascom in testa,

l’amministrazione comunale e le forze dell’or-dine, la piccola comunità pedemontana di Ran-dazzo, in provincia di Catania, ha fatto frontecomune contro il racket. Tutto è partito lo scorsofebbraio, dopo i primi segnali di ripresa di alcuneattività criminali, sfociate in piccoli furti: la prio-rità è stata bloccarle sul nascere, scongiurando ilritorno di un passato fatto di violenza e soprusi.«Brucia ancora la ferita degli anni Ottanta –spiega Daniele Sindoni, presidente della giova-nissima associazione antiracket e antiusura CarloAlberto Dalla Chiesa – all’epoca il nostro terri-torio fu teatro di episodi sanguinosi e furono unaquindicina i morti ammazzati. Non vogliamoche una cosa del genere si ripeta».

Partiamo dalla sua esperienza: come è arri-vato a presiedere un’associazione antiracket?«Sono un piccolo commerciante e tempo fasono stato toccato dal racket in prima persona:mi hanno bruciato il magazzino. Ma ne sonouscito denunciando l’episodio, contando so-prattutto sull’appoggio dei miei famigliari. Diqui ho maturato una consapevolezza: il sostegnoall’antiracket passa necessariamente dalla condi-visione. Come associazione stiamo muovendoi primi passi: ci siamo costituti nell’aprile del2010 e, a poco più di un anno, contiamo giàuna trentina di associati. Fondamentale è statal’adesione degli alti vertici della Confcommer-cio di Catania. È buon segnale, inoltre, il fattodi esser riusciti a coinvolgere il presidente del

Legalità, fronte comune

Daniele Sindoni,

nella foto il secondo

da sinistra, presidente

dell’associazione

Carlo Alberto

Dalla Chiesa,

con sede a Randazzo,

in provincia di Catania

centro commerciale naturale di Randazzo e orasi spera di farlo anche con gli altri soci. Insiemeandremo verso la creazione della consulta dellelegalità, coordinata dal nostro sindaco».

Cosa servirebbe per rendere ancora più in-cisiva l’azione delle associazioni?«Bisognerebbe cambiare la mentalità. Non ba-sta una semplice denuncia per sconfiggere feno-meni criminosi radicati persino nelle pieghemeno scontate della società. A ogni modo ilfatto che in Sicilia ci siano tante associazioni si-gnifica che è in atto una ribellione. Stiamo at-tenti però: la fenomenologia del racket è cam-biata. Oggi la malavita si spinge verso lidi piùfavorevoli, i centri commerciali, le ditte di co-struzioni, le aziende agrituristiche, mentre lepiccole attività dei paesi sono diventate quasiun rischio. Qui si sente il peso dell’usura: c’èuna vera e propria holding perversa. Sono dav-vero tante le cordate di avvoltoi che aspettanol’imminente fallimento di commercianti e ar-

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Daniele Sindoni

SICILIA 2011 • DOSSIER • 257

tigiani e ha ancora più deplorevole è che in que-sto “macello” i coltelli vengono usati anchedalle persone cosiddette perbene».

La vostra associazione s’impegna anchenella lotta alla concussione. «È un altro obiettivo che ci siamo prefissati. Sitratta di un fenomeno sottovalutato, ma che neiComuni fiorisce con una certa facilità ed èsconcertante che per denunciarla, spesso, ci sidebba rivolgere a programmi televisivi come“Le iene” e “Striscia la notizia”».

Eppure gli strumenti ci sono: dialogate conle forze dell’ordine? «Certo, infatti con le forze dell’ordine ab-biamo una rapporto di piena collaborazione,senza il loro impegno a Randazzo regnerebbel’anarchia. Gli strumenti ci sono, ma bisognariconoscere che non è facile utilizzarli. Nondimentichiamo che nei paesini si vive gomitoa gomito con la delinquenza, ramificata per-sino in contesti istituzionali. È d’obbligo an-dare con i piedi di piombo».

La vostra associazione promuove la culturadella legalità e, in caso di bisogno, offre ancheservizi tecnici di assistenza. Tutto questo haun costo: chi vi supporta?«Abbiamo rinunciato ai 10 mila euro della Re-

gione dopo aver ascoltato il presidente dellacommissione Antimafia, che si lamentava perla nascita di associazioni al solo scopo di pren-dere finanziamenti. Così, durante quell’incon-tro, ho preso la parola e ho pubblicamentesfatato questo luogo comune. Ci autofinan-ziamo, anche se è innegabile il supporto dellaConfcommercio di Catania».

Qual è la priorità per un’associazione costi-tuita da poco?«Crearsi una rete di sostegno, dialogando conle altre associazioni. A Catania avviene puntual-mente grazie agli incontri. Nello specifico delnostro caso, scongiurando il risveglio della cri-minalità come accaduto negli anni Ottanta, lanostra attività è costruire sane alleanze. Questasarà la nostra forza: a scoraggiare la vittima diracket o usura è, infatti, l’emarginazione sociale.Si rimane soli, senza amici. Per questo il nostropiù grande aiuto è la vicinanza, il sostegno che,per fortuna, non ha colore politico».

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Con le forze dell’ordine abbiamo una rapporto di piena collaborazione,senza il loro impegno a Randazzo regnerebbe l’anarchia

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LA PROVA E IL PROCESSO

260 • DOSSIER • SICILIA 2011

Indagini sempre più precisegrazie a tecniche avanzate

L’avvocato Franco Coppi

no, e spesso vengono divulgate anche quelleche non c’entrano niente col processo, magaricontenenti pettegolezzi o storie private chediventano puro gossip. Il vero problema èsemplicemente questo perché man mano chela tecnologia progredisce non si può negarel’ingresso nel processo di questi strumenti».

Si tratta solo di un problema di divulga-zione delle notizie?«Il secondo problema è che nessuna di questeprove di per sé deve essere considerata decisiva.Ad esempio, nel caso della prova del dna occorrevedere quando e come è stata lasciata questatraccia sul luogo del delitto. Non è detto che sesi trova una traccia di dna, equivale a trovare l’as-sassino. Tutto va valutato nel contesto delle al-tre prove. Lo stesso per le conversazioni telefo-niche che vanno interpretate e immerse nelcontesto in quanto prese singolarmente e isolatepossono avere un significato diverso da quellocontestuale generale. Sarà poi l’abilità dell’inve-

La tecnologia al servizio della magistratura inquirente ha permesso, attraverso metodi

sempre più precisi, di accertare la verità dei fatti con rapidità e sicurezza. Franco Coppi

spiega l’impiego di queste tecniche e il problema della divulgazione delle informazioni

Nicolò Mulas Marcello

Le prove scientifiche come quelle in-formatiche, il dna e le intercetta-zioni telefoniche sono diventatesempre più decisive nei processi. La

tecnologia ha fatto passi da gigante al serviziodegli inquirenti, contribuendo a raggiungererisultati importanti nell’accertamento dellaverità. Non sempre, però, la riservatezza diquesto tipo di informazioni viene rispettata.Da tempo il dibattito politico si è acceso in-torno alla pubblicazione sui giornali di conver-sazioni telefoniche che si è poi trasformato inuno scontro tra giustizia, etica e informazione.«Oggi questi sistemi – spiega l’avvocatoFranco Coppi – permettono con maggiorerapidità e sicurezza di arrivare alla verità. Fa-cendo riferimento alla magistratura inquirentemi pare che ci sia un ricorso sempre più fre-quente di questo tipo di tecnologie».

Qual è la linea di demarcazione tra usoe abuso?«Di abuso non parlerei perché in un pro-cesso, che per definizione dovrebbe esserevolto ad accertare la verità, è chiaro che si puòdar fondo a tutte le risorse della tecnologiaper raggiungere appunto la verità. L’abuso èsemmai nella divulgazione intempestiva e nel-l’uso che si fa delle informazioni perché èchiaro che nelle conversazioni frutto di inter-cettazioni telefoniche si raccoglie di tutto.Una può essere attinente al processo ma altre

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SICILIA 2011 • DOSSIER • 261

Franco Coppi

cautelari da parte della procura. Un tempo tuttociò era veramente impensabile».

Come si è arrivati a questa situazione? «A volte non si riesce neanche a capire perchési corrompa un certo costume. Ormai pur-troppo è così. Può essere protagonismo di unmagistrato, un rapporto di amicizia tra ufficigiudiziari e giornalisti. Possono essere talvoltaanche gli stessi difensori a divulgare qualcosache ritengono conveniente per il loro assi-stito. È un degrado del costume giudiziarioche si è lentamente sviluppato e accentuato eche oggi ha raggiunto livelli sorprendenti e amio avviso intollerabili».

Anche le prove informatiche sono semprepiù importanti. «Ormai si riescono a localizzare i percorsi di unapersona che abbia semplicemente un telefono intasca e si riesce dalla memoria del computer a ri-salire a corrispondenze che sono state scambiatenel tempo non solo via e-mail. Pensi all’esamedei cellulari che consentono di stabilire se unapersona si trovasse in un posto preciso al mo-mento del delitto o anche a tutto ciò che emergedall’analisi delle memorie dei computer anche seviene cancellato. Quindi, anche sotto questopunto di vista la tecnologia ha fatto dei grandipassi in avanti nella ricerca della verità e ha por-tato un contributo importantissimo».

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Per le intercettazioni bisognerebbeprocedere in modo da salvaguardare la riservatezza e i diritti delle persone

stigatore e del giudice saper mettere tutte le pie-tre del mosaico al loro posto e alla fine trarneuna conclusione. L’abbiamo visto anche recen-temente, anche se non sono state ancora pro-nunciate sentenze definitive, grazie alle provedel dna sono stati riaperti dei casi che sembra-vano insolubili. Da parte mia quindi non c’ènessuna remora all’uso di questo tipo di provema non bisogna essere schiavi della tecnologia.Per quanto riguarda le intercettazioni, bisogne-rebbe procedere in modo da salvaguardare la ri-servatezza e i diritti delle persone con riferi-mento a tutte quelle conversazioni che nonhanno a che fare con il processo. Anche se or-mai pare di predicare nel deserto in quanto ve-diamo che, anche nel caso di segreto istruttorio,si anticipano le emissioni di provvedimenti

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POLITICHE SANITARIE

sul 118, ha detto, «permangono forti dubbiin ordine ai chiarimenti richiesti sulloschema di riordino del sistema di emer-genza-urgenza». In più pesa il costo della spesa farmaceuticadella regione che, nel 2010, ha toccato il15,7%, superiore al tetto normativo di rife-rimento fissato dal ministero che si attestaal 13,6%. Alla questione il piano regionaledella Salute 2011-13 ha dedicato un capi-tolo, intitolato “Politiche del farmaco”, concui l’assessorato punta al corretto utilizzodei farmaci che potrebbe far risparmiare ri-sorse utili da investire in altri comparti dellasanità regionale. Proprio per questo, ha ga-rantito il ministro, «continueremo a vigilareseriamente, insieme al ministero dell’Econo-mia, sui piani di rientro, affinché le perdu-ranti criticità possano essere risolte». Nelfrattempo incombono sul sistema sanitarioi ticket introdotti dall’ultima manovra delgoverno nazionale, infatti, il 26 luglio undecreto ministeriale ha definito le risorseche ogni regione dovrà versare allo Statoper garantire un equilibrio economico fi-nanziario: per la Sicilia oltre 13 milioni nel2011 e più di 29 milioni nel 2012. La de-cisione ha provocato la protesta dei sinda-cati che hanno chiesto a gran voce un in-contro con il presidente Lombardo e

Una bassa percentuale di assi-stenza domiciliare e di struttureresidenziali per gli anziani el’esistenza di elevati indici di

inappropriatezza. Sono alcune delle zoned’ombra evidenziate in un documento delloscorso marzo da parte del ministero della Sa-nità che hanno portato Ferruccio Fazio adefinire la sanità siciliana un «sistema carat-

terizzato da perdu-ranti criticità». Nellastessa occasione ilministro della Saluteha parlato di «alcuniimpegni della re-gione contenuti nelpiano di rientro cherestano caratterizzatida elevata criticità ele iniziative per ri-mediare agli ina-dempimenti deglianni 2007/8/9 sonostate definite dal Ta-volo previsto insuf-ficienti». Fazio ha,inoltre, puntato ildito contro l’elevatapercentuale dell’assi-stenza ospedaliera e

266 • DOSSIER • SICILIA 2011

Sotto accusa la gestione RussoLuci e ombre della sanità siciliana.

Tra debiti da saldare e strutture da ottimizzare,

sul sistema regionale incombe ancora

l’incubo malasanità che negli ultimi mesi

ha fatto registrare un picco dei casi denunciati

Renata Saccot

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I problemi del sistema siciliano

SICILIA 2011 • DOSSIER • 267

quando c’è qualcosa di serio, per isiciliani è meglio prendere l’aereo perandare a curarsi altrove». Tutto questo,ha sottolineato Coppola nella suarelazione, alimenta una spesa impropriaper la “mobilità sanitaria” che haraggiunto un deficit di 187 milioni di eurocon un incremento percentuale di pocomeno di due punti. «E questo – haconcluso il procuratore generale –accade nonostante gli sforzi del governoregionale per il contenimento dellaspesa sanitaria». Senza dimenticare ilcapitolo delle varie strutture clinicheconvenzionate: in Sicilia sono 1.646mentre in Piemonte, tanto per fare unconfronto, il procuratore generalericorda che sono appena 144.

COSTI ANCORA TROPPO ALTI«Un milione di euro all’ora». A tanto ammonta la spesa sanitaria siciliana secondo il rapporto della Corte dei Conti regionale.Luci e ombre nelle parole del procuratore Giovanni Coppola

L a sanità in Sicilia costa circa unmilione di euro all’ora, anche se il

deficit ha subito una forte contrazione.È questo uno dei principali rilievi mossidal procuratore generale d’appello dellaCorte dei Conti siciliana, GiovanniCoppola (nella foto), nella relazione peril giudizio di parificazione del rendicontogenerale della Regione Sicilia riferitaall’anno 2010. Coppola ha sottolineatocome, nonostante i recenti correttivi,resti sempre alta la spesa per lestrutture convenzionate: un miliardo e96 milioni di euro complessivamente.Cresce anche la spesa farmaceutica (unmiliardo e 52 milioni di euro), mentre èin deficit il saldo per la “mobilitàsanitaria extra regionale”, ovvero dellaspesa che la Regione sostiene per isiciliani che vanno a curarsi al di fuoridel territorio regionale. Le sommeincassate sono di circa 51 milioni dieuro, quelle spese arrivano a quasi 238milioni di euro. Tuttavia, secondo ilprocuratore generale della Corte deiConti, emerge un dato positivo, quellodella riduzione del deficit: nel periodoconsiderato, infatti, sono stati

risparmiati 98,6 milioni di euro, con unariduzione percentuale di 62 puntirispetto al 2009. Gli altri passaggi criticiverso il governo regionale contenutinella relazione di Coppola riguardano ilcarico eccessivo di dipendenti regionali -che risultano 20.717 e contano 1.963dirigenti e 70 dirigenti esterni - ma ancheil settore degli appalti pubblici. Solo per ipropri dipendenti, la Regione Sicilia haspeso, infatti, un miliardo e 28 milioni dieuro nel periodo considerato. Per fare unesempio, la Regione Lombardia, che haquasi il doppio degli abitanti della Sicilia,spende “solo” 127 milioni di euro per3.175 dipendenti, compresi 223 dirigenti.Sul fronte appalti, invece, il procuratoredella Corte dei Conti ha riportato che nelcorso del 2010 le aggiudicazioni sonodiminuite, ma, a distanza di sei anni, soloil 46% degli appalti aggiudicati risultanoterminati e collaudati. «Credo che inSicilia il detto “il miglior ospedale èl’aeroporto Falcone-Borsellino” valgaancora», è stata una delle esternazioni diCoppola sull’efficienza dei servizi sanitarisiciliani. «Nel senso che – ha chiosato ilprocuratore della Corte dei Conti –

l’assessore alla Salute Massimo Russo, invo-cando “un accordo coi ministeri della Salutee dell’Economia per altre misure di parteci-pazione alle prestazioni di ogni livello, op-pure l’intervento economico della Regioneper l’adozione di misure diverse. In ognicaso dovrà essere fatto il possibile per evitarequesti pesanti balzelli ai cittadini siciliani”fanno sapere dalla Cgil Sicilia. Altra nota dolente del sistema siciliano èrappresentata dai casi di malasanità. A con-fermarlo - oltre ai diversi casi di luglio eagosto che hanno interessato tutta la regione- sono arrivati i dati dell’analisi fatta dallaCommissione parlamentare d’inchiesta sugli

errori in campo sanitario e i disavanzi sani-tari regionali, presieduta da Leoluca Or-lando. Tra i 409 esaminati negli ultimi dueanni, 276 hanno fatto registrare la mortedel paziente, di questi ben 126 (il 45%)sono concentrate in due sole regioni, Cala-bria (70) e Sicilia (56). Questa situazione,per il Pdl, «evidenzia come i tagli di perso-nale, la soppressione dei posti letto, l’impo-sizione di una riforma che non tiene contodel diritto alla salute dei cittadini, è la causadel disastro e smentisce clamorosamente lasupponenza con cui l'assessore Russo si au-toproclama artefice eroico del cambiamentodella sanità in Sicilia».

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268 • DOSSIER • SICILIA 2011

Sprechi e malasanità. Sono le due maggiori criticità della gestione

della sanità regionale che il capogruppo del Pdl all’Assemblea siciliana

Innocenzo Leontini definisce «fallimentare» da parte dell’assessore Russo

Luca Donigaglia

Sanità, serve una commissione speciale

Una mozione di censura “per nonessere stato in grado di portare acompimento la riforma del si-stema sanitario sia relativamente

ai suoi contenuti tecnico-amministrativi cherelativamente agli spetti programmatico-poli-tici”. Così il Popolo della Libertà tenta l’ope-razione verità sulla sanità siciliana, con unamozione già messa in calendario per il 21 set-tembre all’Assemblea regionale. Nel mirinodell’opposizione i casi di malasanità, il deficitdel sistema sanitario, le nomine dei direttorigenerali e le assunzioni annunciate dall’asses-sore. Il risultato è una situazione che «è lospecchio del fallimento di un metodo, delperpetrarsi di un sistema lottizzato di asse-gnazione di posti strategici», sottolinea Inno-cenzo Leontini, capogruppo del Pdl all’Ars.

L’assessorato alla Sanità della RegioneSicilia ha pubblicato un “Libro bianco”per dimostrare che oggi, più di ieri, nelterritorio regionale ci sono le condizioniper curare e curarsi come altrove in Italia.In ogni caso, nel 2010 il deficit sanitario èstato ridotto: sono stati risparmiati 98,6milioni di euro con una riduzione del 62%rispetto al 2009. Perchè il Pdl non credealla gestione dell’assessore Russo?«Abbiamo richiesto una modifica del titolodel libro di Russo, un libro falso su contenutifasulli. Non lo si può intitolare “LibroBianco sulla sanità”, noi lo ribattezziamo il

“Libro Russo” sulla sanità. Laprima azione di trasparenzadel governo siciliano, dopoaver prodotto questo libret-tino, doveva essere la traspa-renza in Aula. Si chiede dasei mesi il dibattito sulla sa-nità, ma è stato negato. Restail dovere, da parte dell’assessore, di illustraregli eroismi messi in campo fino a oggi e quo-tidianamente propagandati con una azione dimistificazione della realtà, la stessa che ha poiridotto l’assessore a pubblicare questo libro».

In particolare, come opposizione cosa non vitorna del lavoro prodotto dalla Regione cosìcome è stato pubblicato nel “Libro bianco”? «Andando a leggere ad esempio il crono-pro-gramma delle attivazioni dei Pta, i presiditerritoriali di assistenza, c’è scritto che sonostati attivati quelli di Scicli, Comiso, Ragusae diversi altri. Per questo e per quanto ri-guarda la spesa sanitaria in generale, chie-diamo una commissione speciale, poi ve-dremo se commissione di indagine osottocommissione, per controllare il correttoutilizzo le modalità di spesa dei fondi delservizio sanitario relativamente agli anni2008, 2009, 2010 e 2011 in relazione agliobiettivi del piano di rientro firmato con loStato per il triennio con scadenza al 2009».

Dunque, non siete soddisfatti dell’azionedi risanamento portata avanti nel trien-

POLITICHE SANITARIE

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SICILIA 2011 • DOSSIER • 269

nio Russo? Qualcosa sarà stato pur fatto. «Dai dati forniti dalla Regione in questo li-bro, risulta che al 31 dicembre 2007 il fondosanitario regionale era di sette miliardi e 578milioni di euro, mentre il disavanzo ammon-tava a 858 milioni. Alla fine del triennio digestione Russo, il fondo ammontava a ottomiliardi e 474 milioni di euro, il disavanzo a127 milioni e 828 mila euro. Quindi, nono-stante l’aumento del fondo sanitario regionalenel periodo 2008/2010, la Sicilia presentaancora un deficit di 127 milioni di euro.Tutto questo è parte del giudizio di parifica-zione del rendiconto generale della Regionesiciliana, dove è stato detto che la spesa è tor-nata a crescere, mentre la Corte dei Conti haspecificato che in un confronto con le altreRegioni la spesa della Sicilia è stata superioree la qualità non è comparabile se ancora oggisi verificano molti viaggi della speranza».

Resta un problema di economicità dellaspesa e di mantenimento dei livelli di assi-stenza: che ricetta avete come opposizioneper combattere gli sprechi?

«Ci sono indicatorinegativi allarmanti re-lativi all’uso distorto,forse al limite della le-galità, delle risorse de-stinate alla sanità siciliana. Sono la punta diun iceberg e di una situazione di spreco avantaggio di alcuni privilegiati anziché a fa-vore degli obiettivi generali dell’efficacia,dell’efficienza ed dell’economicità della spesa.Riteniamo che, nell’interesse della correttagestione della sanità in Sicilia, si debbano ve-rificare alcune situazioni. Il ministero dellaSalute ha pubblicato sul proprio sito l’elencodelle Regioni non in linea con il manteni-mento dei parametri qualitativi: la Siciliaviene indicata come una delle Regioni dalleperformance peggiori rispetto al manteni-mento dei livelli essenziali di assistenza. Noici adopereremo affinché tutto ciò possa essereoggetto di un dibattito non soltanto politicoe parlamentare, ma anche sociale. Perché ègiusto che queste cose nascoste o capovoltedalla propaganda di regime, dalla mistifica-

Innocenzo Leontini,

capogruppo del Popolo della Libertà

all’Assemblea regionale siciliana

Innocenzo Leontini

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270 • DOSSIER • SICILIA 2011

� � zione che tutti i giorni viene messa in campodal Governo siciliano e dall’assessore Russo,siano fatte conoscere ai siciliani. I quali con-tinuano a soffrire dei disservizi e a subire ildanno di una Sicilia che è considerata la se-conda Regione d’Italia per i casi di malasa-nità registrati nell’arco di un anno».

Il Pdl e gli altri partiti di opposizionehanno presentato una mozione contro l’as-sessore Russo, poi rinviata per una pre-giudiziale. Era il caso di presentarla? «L’operato dell’assessore alla Sanità non ècondiviso da gran parte della stessa coali-zione che lo dovrebbe sostenere. Noi nonsiamo più disposti a nessun tipo di accordopolitico: soltanto ostruzionismo e nessuntipo di partecipazione, da noi, d’ora in poi.La presentazione della mozione di censura al-l’assessore Russo nasce dalla presa d’atto chela crisi in cui versa il sistema sanitario regio-nale, a causa della mancata applicazione del-l’annunciata riforma della sanità con la legge5 del 14 aprile 2009, ha raggiunto livelli in-tollerabili e insostenibili, certificati da fre-quentissimi casi di malasanità ampiamentedocumentati dalla stampa locale e nazionale,mentre l’assessore alla Sanità, con toni trion-

falistici continua ad attribuirsi meriti chenon ha. Insieme ai colleghi deputati del Po-polo della Libertà, tutti firmatari della mo-zione, abbiamo espresso sfiducia nei con-fronti dell’operato dell’assessore Russo pernon essere stato in grado di portare a compi-mento la riforma del sistema sanitario».

Un esempio di qualche merito che l’as-sessore si sarebbe attribuito impropria-mente? «La candida affermazione fatta da Russo diavere ereditato un deficit di un miliardo dieuro è clamorosamente smentita dalla rela-zione della Corte dei Conti resa alla Cameradei deputati in sede di controllo sulla sanitàregionale siciliana, il 12 maggio 2010. Datale studio, infatti, viene fuori che il profes-sor Roberto Lagalla, assessore alla Sanità nelbiennio 2006-2008, ereditò un deficit di 932milioni di euro. Tale voragine finanziaria ful’atto finale della dissennata gestione assesso-riale portata avanti negli anni 2004-2006dall’allora assessore Giovanni Pistorio, tri-stemente famoso per essere riuscito, fra l’al-tro, tra il settembre 2005 e il marzo 2006, araddoppiare il deficit in sanità, come concla-mato da tutti gli organismi di controllo».

POLITICHE SANITARIE

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POLITICHE SANITARIE

272 • DOSSIER • SICILIA 2011

«La Sicilia ha certamente recuperato la dignità di una regione virtuosa, che non ha più voglia

di presentarsi a Roma con il cappello in mano». È questo, per l’assessore Massimo Russo,

il risultato più incoraggiante ottenuto dalla riforma del sistema sanitario regionale

Luca Donigaglia

L’autorizzazione del Cipe a utiliz-zare i fondi Fas per coprire i debitiereditati dalle precedenti gestionie i 620 milioni di euro circa asse-

gnati dal Consiglio dei ministri alla Sicilia,che rappresentano parte di quelle sommedel Fondo sanitario accantonate e non ero-gate negli anni passati per inadempimentiamministrativi. Due concessioni fatte a ini-zio agosto dal governo nazionale al sistemasanitario regionale che rappresentano perMassimo Russo «gli unici fatti che contanodavvero e che spazzano via certe inutili stru-mentalizzazioni portate avanti in Sicilia dachi non si rassegna al cambiamento». Frutto,stando alle parole dell’assessore alla Sanità, diuna politica rigorosa messa in atto dal go-verno regionale con pazienza, serenità eforza. Intanto non si placano le polemichesui disservizi del sistema che piovono da piùparti - cittadini, operatori del settore, sinda-cati e opposizione - a cui l’assessore Russotenta di dare risposta, rassicurando tutti sulbuono stato di salute del settore.

In questi tre anni di difficile lavoro anti-deficit al vertice della sanità siciliana avetefatto della trasparenza un dogma. In Siciliasi intravedono le condizioni per poter pen-sare di curarsi come nelle altre regioni? Se sivolessero mettere in fila i risultati già rag-giunti o attesi, da dove bisognerebbe partire? «Citerei il risanamento finanziario, il varo diuna legge di riforma (la 05/09), la riduzione

«Sull’Isola migliora la qualità delle cure»

Massimo Russo,

assessore alla Sanità

della Regione Sicilia

dei dipartimenti (da cinque a due), la riorga-nizzazione dell’assessorato, la soppressione di12 aziende sanitarie (da 29 a 17) che eranocentri di costo e di potere, la rimodulazionedella rete ospedaliera con il taglio agli sprechie la destinazione delle risorse a servizi per icittadini per allinearci a standard nazionali,l’acquisto di apparecchiature di alta tecnolo-gia, gli investimenti nella ricerca, l’adozionedi modelli sanitari innovativi con la creazionedelle reti assistenziali, l’approvazione degliatti aziendali e delle nuove piante organiche,l’approvazione del nuovo piano regionaledella Salute, che mancava da oltre 10 anni, ei concorsi per l’assunzione di nuovo perso-nale. Il tutto ottenendo una crescita degli in-dicatori di appropriatezza. Oggi, più di ieri,in Sicilia ci sono le condizioni per curarecome nelle altre regioni: cresce il ricorso allecure ospedaliere per i casi più complessi, sonogià notevoli i numeri delle prestazioni sanita-rie rese in regime di day service, sono partiti

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Massimo Russo

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gli screening. Stiamo lavorando per l’autosuf-ficienza del sangue, abbiamo risparmiato mi-lioni con le gare centralizzate, le cure sul ter-ritorio sono aumentate e vanno verso ladistribuzione equilibrata».

Il procuratore generale della Corte deiConti siciliana, Giovanni Coppola, ha dettoche la sanità in Sicilia costa un milione dieuro all’ora e che il migliore “ospedale” restal’aeroporto Falcone-Borsellino, alludendo alfenomeno della mobilità extraregionale comeaccesso alle cure. Ritenete ancora “demago-gia” la sua ormai celebre relazione? «L’unica parola che mi viene in mente, senon demagogia o populismo, è folklore. Ilfolkloristico intervento del procuratore dellaCorte dei Conti, peraltro smentito dal giudi-zio di parifica, ha prodotto l’effetto di una di-sastrosa disinformazione. Seguendo il risibilee qualunquistico criterio del procuratore, inLombardia la sanità costa quasi due milioni dieuro l’ora, nel Lazio oltre un milione, in Si-cilia 965 mila euro e in Molise appena 63.000euro: basta dividere l’ammontare del Fondosanitario di ciascuna regione per il numerodelle ore di un anno. Il procuratore avrebbefatto meglio a dividere la quota del fondo

per il numero degli abitanti: avrebbe visto chela quota pro capite della Sicilia è una delle piùbasse d’Italia, con 1.678 euro a testa, mentreil Piemonte, citato a sproposito dal procura-tore, ha una quota pro capite di 1.750 euro,spende 700 milioni di euro in meno ma haanche 600.000 abitanti in meno».

E riguardo alla mobilità extraregionale peraccedere alle cure? «In quanto alla qualità dell’assistenza sanita-ria, ritengo gravissimo che un magistrato nel-l’ambito delle proprie funzioni possa dire cheper i siciliani è ancora l’aereo la migliore so-luzione per le cure sanitarie: certe frasi sprez-zanti sono solamente offensive per i tantiprofessionisti della sanità siciliana che lavo-rano con impegno per migliorare la qualitàdell’assistenza. Peraltro, la Corte ha eviden-ziato che il trend della mobilità passiva è indiminuzione. Mi schiero completamentedalla parte dei medici e degli operatori sani-tari, so che c’è ancora tanta strada da fare permigliorare ma le riforme serie, quelle vere,hanno bisogno dei giusti tempi».

Quali sono stati, numeri alla mano, gli effettipiù significativi delle politiche di risanamentodei conti della sanità in ambito regionale? � �

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POLITICHE SANITARIE

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� � qui svolta ha coniugato la riduzione del disa-vanzo con una migliore organizzazione deiservizi sanitari».

L’obiettivo di principio che vi siete dati conla legge sul riordino del sistema regionale, èquello di “un salto culturale, lasciando allespalle certe logiche”. Che significa?«La sanità siciliana, stretta fra la necessariaconquista dell’equilibrio economico e l’ine-ludibile ricerca della qualità, necessitava diuna programmazione delle risorse che sa-pesse incidere sulle cause strutturali che ave-vano generato vistose e non più sopportabilicriticità. Dalla legge di riforma emerge pro-prio una visione nuova e moderna della sa-nità siciliana che ci ha permesso di presen-tarci al “tavolo tecnico” ministeriale con unassetto del servizio sanitario regionale orga-nico e razionale che coniuga economicità,efficienza ed efficacia. Con questa legge dav-vero riformatrice la Sicilia ha certamente re-cuperato la dignità di una regione virtuosa,che non ha più voglia di presentarsi a Romacon il cappello in mano, ma che vuole com-petere con le realtà più efficienti del paese erecuperare il necessario grado di fiducia neiconfronti dei cittadini».

«Così come apprezzato sia dal ministero chedalla Corte dei Conti, gli effetti si sono regi-strati a partire dall’anno 2009, che ha chiusoil conto consolidato del sistema sanitario conun disavanzo di 259 milioni di euro fino adarrivare, nel 2010, a un disavanzo certificatonei modelli Ce IV trimestre 2010, di 128milioni di euro. Tale disavanzo scaturisce daldato che si registra in fase di pre-consuntivo;infatti, la prospettiva in fase di consuntivo de-finitivo, farà registrare un dato ancora infe-riore di oltre 40 milioni di euro, arrivando aun disavanzo di sistema di circa 80 milioni dieuro. Tale risultato è tanto più significativo selo si contrappone all’esiguo incremento dellaquota del Fsr a partire dal 2009, per effettodel contenimento della spesa pubblica in am-bito nazionale. Infatti, da un incremento dellaquota pari a circa 300 milioni di euro nel-l’anno 2008, nel 2009 si è passati a un incre-mento di soli 157 milioni di euro. Il risultatoconseguito, invertendo i trend negativi con-solidati negli anni precedenti al 2008 conuna media di 700 milioni di euro di disa-vanzo per anno può tradursi, per esemplifi-care, in una economia di circa 1,5 miliardi dieuro nel triennio 2008-2010. L’attività fin

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«Solo un robusto approccio interdi-sciplinare in grado di integrare lecompetenze economiche, giuridi-che, manageriali con quelle pro-

prie dell’epidemiologia e dell’organizzazione sa-nitaria, può offrire una concreta risposta alleesigenze di figure professionali chiamate ad af-frontare ruoli strategici e compiti gestionali com-plessi nel contesto economico e legislativo di ri-ferimento». Così esordisce l’ingegnere GiuseppeFaruggia, portavoce di Serius, azienda che offreservizi legati all’ambito sanitario della Regione Si-cilia. Non è facile intuire il lavoro che sta dietro a unabuona ed efficace organizzazione: «Garantire aciascun cliente, sia pubblico che privato, il rag-giungimento degli obiettivi è ciò che bisognasempre tenere in considerazione per riuscire arenderlo attore chiave del sistema sanitario. Se-rius, proprio per questo, offre una serie di sistemi

Progettazione, sviluppo, organizzazione

e implementazione di sistemi

informativi. Tre esperti del settore

illustrano le esigenze organizzative

del sistema sanitario

della Regione Sicilia

Belinda Pagano

informativi ritagliati sulle esigenze specifiche diciascuna azienda. Un esempio può essere la car-tella clinica digitale, software che permette digestire l’intero flusso delle attività svolte nell’am-bito della gestione del paziente che accede inospedale. Uno dei suoi sviluppi è il sistema di ge-stione delle attività riabilitative, software che per-mette di gestire l’intero flusso delle attività svoltenell’ambito della gestione del paziente. Altro pro-dotto è il sistema per il controllo di gestione, unmodello di governance che permette all’aziendasanitaria di tenere sotto controllo il funziona-mento organizzativo della struttura. Infine il cru-scotto direzionale clinico gestionale, software in

grado di ricostruire il processo clinico as-sistenziale seguito dal paziente attraversol’acquisizione, la validazione, l’analisi e lavalutazione dei dati sulle prestazioni. Que-sto inedito software riesce a porre in rela-zione l’efficienza e l’efficacia dell’inter-vento sanitario e conseguentementerealizza il controllo continuo della spesasanitaria». Obiettivo primario, dunque, èquello di riuscire ad «armonizzare esi-genze, vincoli operativi e normative con lestrategie dei clienti attraverso la gestionedella governance con soluzioni costruitead hoc». Un’attività costante dunque,quella svolta da Serius, che permette ilmonitoraggio della situazione sanitariapubblica e privata della Regione Sicilia.

Nella pagina a fianco,

in basso

Giuseppe Faruggia,

portavoce di Serius,

azienda che si occupa

di Progettazione,

sviluppo e

implementazione

di sistemi informativi

e organizzazione

per le aziende del

sistema sanitario

www.serius.it

GESTIONE SANITARIA

Pianificazione e controllo nel sistema sanitario

276 • DOSSIER • SICILIA 2011

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«Ciascun nostro intervento si basa su una me-todologia ormai consolidata che prevede duefasi: la prima consiste nell’analisi del tema og-getto di intervento, in cui il team identifica gliobiettivi del committente definendo lo scenarioattuale e prospettico. La seconda fase consistenella realizzazione del progetto e nel monito-raggio del livello di raggiungimento degli obiet-tivi. Contemporaneamente vengono sviluppativeri e propri sistemi di aggiornamento in temporeale delle variabili chiave da monitorare». Un vero e proprio fattore critico di successo perSerius è la disponibilità di manager formati inmaniera specifica sui temi sopradiscussi, in gradodi gestire il cambiamento e l’innovazione. Proprio per questa precisa programmazione e or-ganizzazione del lavoro, Serius ha stretto un’al-leanza strategica con Unisom, consorzio uni-versitario per l'ateneo della Sicilia occidentale edel bacino del Mediterraneo, organizza diversimaster fra i quali “Esperto in pianificazione econtrollo nel sistema sanitario”. Il dottor Ric-cardo Giammanco, responsabile didattico delmaster, spiega come tutto nasca «dall’esigenza diformare figure professionali in grado di svolgerefunzioni di progettazione, analisi e valutazionenel settore sanitario. Il master infatti si proponedi sviluppare le capacità individuali con metodidi approccio interdisciplinare. Il percorso for-

mativo è organizzatocon un approcciomanageriale, creandointegrazione tra le di-verse figure profes-sionali che operanonelle aree ammini-strative e sanitarie.Una configurazione,dunque, di un “terzo

linguaggio” trala visione sani-taria e quellae c o n o m i c aaziendale».

Purtroppo oggi, rispetto al passato, un neo-laureato incontra sempre maggiori difficoltàper acquisire esperienza e competenze speci-fiche. Proprio per questo, il dottor RobertoBertini, presidente del consorzio universitario,spiega come Unisom operi «nel settore del-l’alta formazione e della formazione post-uni-versitaria dal 2002. Supportata da tecnologiee strutture di ultima generazione, si avvale diun consolidato network di professionisti, do-centi e formatori oltre che della sua stabilerete di rapporti con università e centri di ri-cerca. Proprio per il quadro delineato deineolaureati spesso in difficoltà, Unisom haprogettato e realizzato, in partenariato conl’Università degli studi di Palermo e altre uni-versità italiane, ventidue master e due progettidi ricerca e ha collaborato alla realizzazione dialtri master di primo e secondo livello del-l’Università di Palermo». Ma non è tutto.Per continuare a formare nuove figure pro-fessionali, «per il prossimo anno accademicoci sono in programma tre diversi master: “In-novation virtual design”, il già citato “Espertoin pianificazione e controllo nel sistema sa-nitario” e infine il master “Esperto in trau-matic disaster management”».

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~

L’obiettivo primario è armonizzareesigenze, vincoli operativi e normativecon le strategie dei clienti attraversola gestione della governancecon soluzioni costruite ad hoc

In alto, a sinistra

Riccardo Giammanco,

responsabile didattico

del master organizzato

dalla Unisom. A destra

Roberto Bertini,

presidente del

consorzio Unisom

www.unisom.it

Giuseppe Faruggia, Riccardo Giammanco e Roberto Bertini

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Il ruolo del medico è spesso stato, inpassato, legato alla bravura del singolo,alla sua esperienza e al rapporto col pa-ziente, piuttosto che subordinato alle

strutture, ai macchinari e alle innovazioni tec-nologiche. Le cure venivano scelte dal medicocon pochi strumenti, con risultati spesso al-terni. È anche cambiata la competenza deicardiologici, passando dal clinico con una co-noscenza quasi generalizzata, a una super spe-cializzazione. Il dottor Aldo Centaro, re-sponsabile dell’unità funzionale di cardiologiapresso la Casa di Cura Villa Azzurra di Sira-cusa, parla delle evoluzioni del settore, e dicome esse possono apportare grandi miglioriealle condizioni dei pazienti, anche in una re-

«La tecnologia ha trasformato i metodi, gli uomini,

le strutture e ha consentito di aumentare

la sopravvivenza dei pazienti». Aldo Centaro,

che si occupa di cardiologia dal 1980, fa il punto

su nuovi strumenti e nuove cure

Manuel Zanarini

Un riferimento cardiologicoper Siracusa

gione come la Sicilia, troppo spesso conside-rata erroneamente il fanalino di coda del si-stema sanitario nazionale.

Trova che la pratica di cardiologo sia cam-biata molto negli anni?«La tecnologia ha trasformato i metodi, gliuomini, le strutture e, come è evidente a tutti,ha consentito di aumentare la sopravvivenzadei pazienti. Oggi il ruolo principale è svoltodall'organizzazione, rispetto alla sola capa-cità del singolo».

Come ha inciso ciò sulla preparazione delmedico?«Scomparendo, o quasi, la figura del clinico,siamo passati dallo specialista di branca al sub-specialista di settore, con diverse professionalità

In alto, il dottor Aldo

Centaro, responsabile

dell’unità funzionale di

cardiologia presso la

Casa di Cura Villa

Azzurra di Siracusa.

Nelle altre immagini,

ambienti operativi

della struttura

www.villaazzurra.it

CARDIOLOGIA

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all’interno della stessa specializzazione. Il risultatoè l’essere molto preparati su una sub specialità,ma nello stesso tempo ne risente la preparazionein altre parti. Va detto che è praticamente im-possibile riuscire a seguire l’evoluzione tecnolo-gica in ogni singolo settore, la quale oggi gioca unruolo determinante».

Questi sviluppi hanno avuto dei pro nelcurare le patologie?«Negli anni '80, le morti per infarto miocar-dico acuto erano intorno al 25%, un valoreche oggi farebbe gridare allo scandalo, ma eral’epoca in cui non esisteva la trombolisi siste-mica né, tantomeno, l’angioplastica percuta-nea o gli stents medicati; i pace maker servi-vano per risolvere le forme di bradicardia enon pensavamo di poter inserire nelle camerecardiache 3 cateteri per curare lo scompensocardiaco. Tecnologia e specializzazioni hannoridotto la mortalità di moltissimo».

A livello di strutture, cosa sta cambiando?«In tempi di ristrettezze economiche, e con lanecessità di avere comunque un livello assi-stenziale di qualità, è fondamentale distri-buire le forze e integrare, seguendo le varieesperienze, il pubblico con il privato».

Anche sul nostro territorio, stanno avve-nendo queste sinergie?«La Casa di cura Villa Azzurra, di Siracusa è

l’unica cardiologia per acuti privata conven-zionata. Insieme agli altri responsabili car-diologi della spedalità pubblica provinciale,abbiamo stilato un protocollo per far si che ilmaggior numero possibile di pazienti ische-mici acuti possano giovarsi dei trattamentiinterventistici per le coronarie, nel più brevetempo possibile. Inoltre abbiamo iniziato unpercorso di perfezionamento e di specializza-zione nel campo delle aritmie e degli impiantidi pace makers».

Quali pazienti trarranno maggiore van-taggio da tale collaborazione?«Soprattutto coloro che sopravvissuti ad in-farto, o ad altre malattie, si trovano ad af-frontare lo scompenso cardiaco il vero ne-mico degli ultimi e dei prossimi anni, perchél’evoluzione dello stesso porta ad un accor-ciamento della vita se non curato come si do-vrebbe. Tali pazienti sono i più numerosi,ma le somme a loro destinate sono sempreminori».

La struttura in cui opera come si collocain questo quadro?«A Villa Azzurra ci poniamo come un possi-bile riferimento per questi pazienti e per tuttii pazienti con bradi o tachiaritmia che pos-sono giovarsi di un percorso diagnostico te-rapeutico all’avanguardia».

Che prospettive vede per il futuro?«Il percorso è arduo, ma abbiamo iniziato ilcammino con le prime soddisfazioni e conti-nueremo con fiducia, impegno e sicurezzanei nostri mezzi. Dieci anni fa la scommessaera difficile da vincere ma oggi, forti dei ri-sultati passato, vogliamo garantire un im-portante servizio ai cittadini della provinciadi Siracusa».

Aldo Centaro

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In strutture come Villa Azzurra,la tecnologia ha modificato i metodima il ruolo principale è svoltodall’organizzazione, rispettoalle capacità del singolo