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CONSULENZA PER L’IMPRESA.....111 Massimo Calò LA CITTÀ DEI DUE MARI.................174 Ippazio Stefàno Luigi Sportelli ACCESSO AL CREDITO...................166 Michele Matarrese Francesco Lucifero INFORMATION TECHNOLOGY.......98 Antonello Giordano IL MERCATO DELL’AUTO...............104 Emilio Lacirignola Gianfranco Casalino, Michele Pansini e Chris Hutchinson Vittoria De Nuzzo OCCUPAZIONE.....................................36 Elena Gentile Giulio Colecchia 10• DOSSIER• PUGLIA 2011

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EDITORIALE ...........................................13Raffaele Costa

L’INTERVENTO .....................................15Ferruccio DardanelloAlfredo Mantovano

PRIMO PIANOIN COPERTINA .......................................18Piero Montinari

POLITICA ECONOMICA .....................24Loredana CaponeMatteo BiancofioreAlfredo PreteFrancesco Sgherza

OCCUPAZIONE .....................................36Elena GentileGiulio Colecchia

BILANCIO REGIONALE......................44Michele PelilloSaverio Congedo

IL PUNTO ...............................................50Nichi VendolaRocco Palese

IL RILANCIO DEL SUD .......................56Raffaele Fitto

IL COMMENTO ......................................58Marcello Veneziani

ECONOMIA E FINANZAIMPRENDITORI DELL’ANNO ...........62Giuseppe ed Ennio OttomanoAntonio GaleoneAmalia Menna PantaleoAngelo Ture Franco GentileFabrizio IndraccoloDavide e Giorgio DonatelliTommaso SardelliVincenzo LanzilottiMichele Gaudino Massimo CobòlCaterina De SantisMariangela AldiniGiuseppina, Emanuele e Luca GerardiDecorlabNicola PalascianoMichele SaracinoSabrina e Pamela Seclì

INFORMATION TECHNOLOGY .......98Antonello Giordano

INFORMATICA ....................................100Sandro Schito

NUOVI BUSINESS..............................102Leo Ramires

IL MERCATO DELL’AUTO ...............104Emilio LacirignolaGianfranco Casalino, Michele Pansini eChris HutchinsonVittoria De Nuzzo

CONSULENZA PER L’IMPRESA .....111Massimo Calò

FOCUS BARI .........................................114Michele EmilianoAntonio Distaso Michele Vinci

FIERA DEL LEVANTE........................122Gianfranco Viesti

MERCATI ORIENTALI .......................126Gianluca Mirante

GIOVANI E IMPRESA ........................130Jacopo MorelliMarco ColomboNicola MotoleseDario Polignano

CONFINDUSTRIA ................................141Piernicola Leone De Castris

AGROALIMENTARE ..........................146Oscar Farinetti Dario StafànoPaolo LeccisiPasquale Casillo

SAPORI LOCALI..................................158Renato CongediBettino Siciliani

TRADIZIONI DOLCIARIE..................162Ernesto e Rocco Martinucci

ACCESSO AL CREDITO ...................166Michele MatarreseFrancesco Lucifero

LA CITTÀ DEI DUE MARI .................174Ippazio StefànoLuigi Sportelli

OSSIERPUGLIA

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TERRITORIOCONSORZI DI BONIFICA .................180Antonio BarileFrancesco Fatone

SISTEMA IDRICO ...............................188Ivo Monteforte

INFRASTRUTTURE............................192Guglielmo Minervini

LOGISTICA............................................196Arnaldo De Vitis

SVILUPPO URBANO .........................198Gaetano Mossa

IMMOBILIARE ....................................202Carlo Caiffa

EDILIZIA ...............................................204Giovannangelo RafanelliAdamo LacalendolaMassimo CoricciatiLuigi AmatiFrancesco Galli Renato PerriniLeonardo Mariella

MATERIALI EDILI ...............................219Giuseppe VeccariFrancesco SemeraroConcetta e Giuseppina Cosi

ARREDAMENTO ................................224Antonio Stigliano

INSTALLAZIONI .................................227Francesca Paulicelli

AMBIENTERINNOVABILI......................................228Michele De Stasio

INGEGNERIA NATURALISTICA.......231Vito Antonio Morello

SMALTIMENTO RIFIUTI..................232Loredana Lezoche

GIUSTIZIALEGALITÀ.............................................236Antonio LaudatiDomenico PinzelloClaudio Peciccia

PROCESSO PENALE .......................244Rosario Almiento

DIRITTO D’IMPRESA .......................246Chiara Spagnolo, Cosimo Casalucied Eleonora Galante

ANATOCISMO BANCARIO.............248Francesco Caroli Casavola

GARANZIE PER I CONSUMATORI ..250Grazia Curigliano

SANITÀPOLITICHE SANITARIE...................252Ferruccio FazioFulvio MoiranoI tagli della Regione

TOSSICODIPENDENZE...................264Giovanni Serpelloni

TECNOLOGIE SANITARIE ..............269Gianna Scagliarini

TRA PARENTESI.................................271Antonio Catricalà

Sommario

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IN COPERTINA

ualità, innovazione,internazionalizza-zione e propensionealla collaborazionesono gli elementi sui

quali le imprese hanno puntatodurante la congiuntura negativa,puntano oggi e punteranno do-mani per uscire definitivamentedalla crisi e guardare con mag-giore ottimismo ai prossimi anni.L’indagine “Check up Mezzo-giorno”, presentata in occasionedelle assise generali di Bergamo il7 maggio scorso, e realizzata conla collaborazione di Intesa San-paolo e di Studi e ricerche per ilMezzogiorno, permette di riflet-tere, attraverso un’inedita pro-spettiva, sulle tendenze che attra-versano l’industria meridionale. Ilrapporto, leggendo le perfor-

mance di un campione di oltre6.500 imprese del Sud e analiz-zandone le strategie, individua unnugolo di realtà eccellenti del Me-ridione, rilevando l’assenza di dif-ferenze sostanziali di comporta-mento tra queste e le altre attivenel resto del Paese. «Ciò sfata unaserie di pregiudizi e di preconcettiche esistono nei confronti del Sud– commenta Piero Montinari,presidente di Confindustria Pu-glia – e ci deve far ragionare inmodo diverso sulla questione delMezzogiorno: il problema è chele aziende eccellenti sono ancorapoche, mentre troppe restanoquelle che vivono di “intermedia-zione politica”». Per il numerouno dell’associazione confindu-striale pugliese le imprese del ter-ritorio si trovano a operare in un

«sistema economico eccessiva-mente chiuso. Un’economia cheruota - ancora in misura preva-lente - attorno ai servizi, ai lavorie alle forniture della pubblica am-ministrazione e delle municipaliz-zate. Questa situazione di fattopenalizzerà il tessuto produttivonel momento della ripresa». Perquesto motivo, Montinari indicacon forza la strada verso l’interna-zionalizzazione. «Chi si è aperto aimercati, chi ha costruito delle retiha ottenuto dei vantaggi. Bastiguardare alla Germania. La chiu-sura e l’assuefazione alla non con-correnza penalizzano il sistemaPuglia nel suo complesso».

In che modo le imprese delMezzogiorno possono pensare,allora, di superare il gap esi-stente con il resto del Paese?

Q

«Occorre inserire innovazione, tecnologie, design

ed emozioni nei nostri prodotti». È il monito

di Piero Montinari, presidente degli industriali pugliesi,

per il quale nelle imprese la conoscenza assumerà un ruolo

sempre più strategico, sia a livello umano che produttivo

Francesca Druidi

STRATEGIE DI SVILUPPOPER LA PUGLIA DEL FUTURO

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxPiero Montinari

Piero Montinari,

presidente

Confindustria Puglia

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«È fondamentale aprirsi al mer-cato, internazionalizzarsi, andare acercare i clienti in giro per ilmondo, dotandosi della profes-sionalità necessaria, dalla sempliceconoscenza della lingua inglese aquella dell’organizzazione che sidipana dietro ai processi di inter-nazionalizzazione: strumenti fi-nanziari, gestione d’impresa, reticommerciali. Rimanere confinatinel proprio territorio non costi-tuisce mai una scelta vincente».

Le imprese pugliesi investonoancora troppo poco in ricerca esviluppo. Com’è possibile incre-mentare questa voce importanteper le aziende?«Occorre innanzitutto operare undistinguo tra ricerca e innova-zione, in quanto si tratta di dueargomenti spesso accomunati, main realtà diversi e che vanno dun-que affrontati in maniera diffe-rente. Sul fronte della ricercapura, il tessuto di piccole e picco-lissime aziende pugliesi purtropponon possiede le risorse volte a ga-rantire la realizzazione di progettidi ricerca alla stregua delle multi-nazionali. L’innovazione, invece,riguarda il processo, il prodotto oi modelli organizzativi. Sono mi-

glioramenti che l’im-prenditore riesce ad ap-plicare in modo tantosporadico quanto “ge-niale” e che, invece, an-drebbero messi a si-stema per assicurareuna più costante pro-gressione della produ-zione. Dobbiamo lavo-rare molto di più sullaconoscenza e sull’infor-mazione, l’obiettivodeve essere quello direndere l’imprenditore partecipedi quanto di nuovo emerga nel-l’ambito della ricerca a livello in-ternazionale; sarà poi il genio ita-liano a trovare la modalità piùopportuna con cui applicarlo allapropria azienda e ai propri pro-dotti».

Come valuta il piano straor-dinario del lavoro attuato dallagiunta regionale? Lo ritiene suf-ficientemente efficace per argi-nare i problemi occupazionalidi cui soffre la Puglia?«In questa fase congiunturale pro-babilmente sì, ma in prospettivafutura bisogna fare molto di più.Come risposta a un periodo dicrisi e di disagio il piano può an-

dare bene, ma se vogliamo crearelavoro “buono”, dotato di mag-giori chance di successo sul mer-cato, allora dovremo attivare unconfronto molto più serrato, ini-ziando a ragionare in maniera op-posta a quanto avviene oggi: unodei bandi del piano del lavoro,“Ritorno al futuro”, permette ilfinanziamento della formazionedei nostri giovani fuori dalla re-gione o all’estero. La mia idea èche, invece, sarebbe più proficuofinanziare il percorso formativo digiovani stranieri - ad esempio ci-nesi - in Puglia, moltiplicandocosì le occasioni di relazione, d’in-terscambio e di contatto».

Su quali fattori interverrebbe

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IN COPERTINA

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nello specifico per incentivarel’occupazione?«Prioritario è intervenire sulla co-noscenza e sulle competenze tec-niche per conferire valore ag-giunto ai prodotti e spostarsi cosìsu un’altra fascia di produzione.Occorre inserire innovazione, tec-nologie, design ed emozioni neinostri prodotti, investendo inol-tre in panel organizzativi, adesempio nell’area finanza delle

imprese. Un progetto portatoavanti da Confindustria Puglia,Abi e Banca d’Italia prevede che iresponsabili crediti che analizzanoe approvano le pratiche delleaziende offrano assistenza di tipoconsulenziale alle imprese. Del re-sto, sono due mondi che non dia-logano spesso tra loro. Le impresetendono a delegare al commer-cialista il rapporto con la banca,negando a se stesse l’opportunitàdi vedersi con occhi diversi. Suquesto fronte, la Regione po-trebbe fare molto attraverso ilpiano del lavoro, affiancando unarisorsa junior, un giovane appenalaureato, a un responsabile cre-diti di una banca per poter of-

frire alle aziende quei servizi equelle consulenze di cui hannoestremo bisogno».

Infrastrutture, energia, creditocostituiscono altri nodi crucialiper le imprese pugliesi. Qualipriorità individua per la regionein questa direzione?«Per quanto attiene le infrastrut-ture, bisogna concentrarsi mag-giormente sull’accorpamento dellaspesa e degli investimenti su pochiprogetti capaci di generare entratee creare sviluppo. Con il Por2000-2006 abbiamo finanziato230mila interventi, spendendo 60miliardi di euro e riuscendo a peg-giorare tutti i dati macroecono-mici. Questo perché le risorsesono state polverizzate in una mi-riade di micro interventi. Oggistiamo rischiando la stessa cosacon il Por 2007-2013. Il Pianodel Sud procede, invece, in questadirezione di accorpamento. È poiemerso da una ricognizione come

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È fondamentaleaprirsi al mercato,internazionalizzarsi,andare a cercarei clienti in giroper il mondo

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxPiero Montinari

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il 40% delle risorse previste dalPor 2000-2006 non siano maistate effettivamente spese. Inoltre,in base ai dati del Dipartimentoper le politiche di sviluppo, iltempo medio necessario a realiz-zare un’infrastruttura da 2 a 5 mi-lioni di euro, dalla fase di proget-tazione a quella finale, è di 7 annie 8 mesi».

Una tempistica a dir pocoproibitiva nell’ottica dello svi-luppo. «Occorre necessariamente accor-ciare le tempistiche, considerandoquanto il tempo rappresenti il va-lore economico più importanteoggi. Bisogna dare risposte imme-diate alle istanze, focalizzarsi su

procedure, vincoli e nodi, anzichécontinuare a impegnarsi in batta-glie ideologiche su risorse che ven-gono stanziate, ma che poi di fattonon vengono spese. Da questopunto di vista, siamo curiosi divedere se a sbloccare la situazionecontribuirà il contratto istituzio-nale di sviluppo previsto dal Pianoper il Sud, il quale scatterebbe incaso di inadempienze della Re-gione».

Sul fronte energetico, invece?«La Puglia ha fatto delle energierinnovabili un modello di svi-luppo, ma che non è risultatoprivo di abusi, i quali hanno pro-vocato danni al territorio. Quellodell’energia è un tema che presto

dovremo riprendere, anche allaluce del risultato del referendum edell’esigenza di sostituire la pro-duzione energetica dal nuclearecon quella evidentemente gene-rata attraverso le rinnovabili. Oc-corre riaprire un tavolo di con-fronto su questo aspettofondamentale del sistema Puglia,tenendo comunque sempre pre-sente che il modo più veloce percreare sviluppo in regione è il tu-rismo, ossia alimentare la capacitàdi spendere in regione il redditoprodotto altrove. Ma per raggiun-gere questo scopo, risulta deter-minante mantenere l’ambiente in-tegro e una qualità della vitaparticolarmente elevata».

Il modo più veloceper creare sviluppoin regione è ilturismo, la capacitàdi spendere quiil reddito prodottoaltrove

La Baia dei Faraglioni

nel Gargano

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IN COPERTINA

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POLITICA ECONOMICA

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Nel 2010 sono emersi iprimi segnali di mi-glioramento negli in-dicatori economici

delle imprese. Nonostante l’incer-tezza generale, Loredana Capone sidichiara ottimista riguardo alle pro-spettive per il futuro: «I primi indi-catori economici relativi al 2011 ac-cendono una luce nel tunnel dellaterribile crisi globale di cui anche laPuglia è stata vittima. Mi riferiscosoprattutto alle esportazioni, nellequali si è registrato un incrementodel 19,9% nel primo trimestre del-l’anno. Questo aumento, aggiuntoal dato in crescita del 2010, ci fa de-durre che almeno sotto il profilodell’export, la crisi è superata». Ilmerito, per Loredana Capone, vaalle politiche finalizzate all’interna-zionalizzazione e all’impegno perpromuovere l’innovazione e la qua-lità, leve fondamentali per la pene-trazione dei prodotti pugliesi suimercati esteri. «Per il prossimo fu-

turo, tuttavia, la sfida più impor-tante è rappresentata dal migliora-mento dei livelli occupazionali.Tutta la nostra energia e il nostroimpegno adesso sono concentratisu quest’obiettivo».

Ha sottolineato come l’innova-zione costituisca un tratto distin-tivo delle politiche del governoregionale. Dove intervenire perrendere ancora più efficaci le par-tnership tecnologiche pubblico-private tra aziende, centri di ri-cerca e università e in generale laricerca all’interno delle aziende?«È vero, gli investimenti per l’in-novazione e la ricerca costituisconoun pilastro delle politiche del go-verno regionale. A questo obiettivo,nella programmazione dei fondistrutturali 2007-2013, riserviamo1 miliardo 762 milioni di euro.Stiamo lavorando intensamente perincentivare le imprese innovativenuove e già operative, perché questogenere di aziende ha lo scopo di tra-

sformare la ricerca in prodotto. Ma,in generale, tutti i nostri incentiviagevolano progetti nei quali sia pre-vista un’attività di ricerca indu-striale. Quanto alle partnershippubblico-private tra aziende, centridi ricerca e università, abbiamo ap-pena attivato un bando da 9 mi-lioni di euro proprio dedicato aipartenariati per l’innovazione tradistretti produttivi, aziende, e orga-nismi di ricerca. In questo tipo diintervento, le università e i centri diricerca non sono fornitori, ma verie propri partner. Ci è sembrata que-sta la chiave di volta per rendereancora più efficaci le partnershiptecnologiche e per accorciare la di-stanza tra ricerca e mercato».

Qualità e innovazione, così si vincela sfida dell’exportUn territorio aperto all’export con i propri settori di

eccellenza. Che punta ad «accorciare la distanza tra

ricerca e mercato» e a migliorare la situazione del

mercato del lavoro. Sono le priorità indicate da

Loredana Capone, vicepresidente della Regione e

assessore allo Sviluppo economico

Francesca Druidi

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxLoredana Capone

PUGLIA 2011 • DOSSIER • 25

Esistono settori particolarmentepromettenti da implementareguardando alla crescita del si-stema regionale, ad esempio lanautica e l’aerospaziale?«Ci sono settori innovativi promet-tenti e settori di lunga tradizioneche continuano a raccogliere grandiapprezzamenti sui mercati esteri. Lanautica individua un comparto digrandi potenzialità per la Puglia,che ha più di 800 chilometri di co-sta. L’aerospazio, da parte sua, sta ri-

servando grandi opportunità di svi-luppo al nostro territorio attraversole commesse che arrivano da tutto ilmondo. Per entrambi i settori, laRegione Puglia ha promosso la co-stituzione di distretti produttivi, chealimentano la competitività aggre-gando il mondo della ricerca con lepiccole e medie imprese».

I segnali sul fronte dell’exportsono incoraggianti nel 2010.Come sostenere ulteriormente icomparti più dinamici oltre con-

fine come quelli della moda e dellapideo?«In questi anni abbiamo lavoratosu un programma di internaziona-lizzazione davvero intenso, che daun lato ha valorizzato i settori in-novativi, dall’altro ha continuato asostenere i settori tradizionali, comela moda e il lapideo. Il 2010 si èconcluso con oltre il 20% di au-mento delle esportazioni. Il primotrimestre del 2011 ha confermatoquesto trend, con una crescita del-l’export del 19,9%. Tra i dati più si-gnificativi proprio quelli che ri-guardano la moda e il lapideo,decisamente in crescita dopo unalunga crisi. Nel primo caso, conti-nueremo a sostenere e a promuo-vere nelle più importanti fiere in-ternazionali le politiche di marchiovalorizzando l’eccellenza del madein Puglia nel pregio della manifat-tura e del lavoro artigianale chehanno reso famosi in tutto ilmondo i nostri abiti, in particolare � �

Gli investimentiper l’innovazionee la ricercacostituisconoun pilastrodelle politiche delgoverno regionale

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quelli da sposa e da cerimonia. Nelcaso del lapideo, continueremo aesporre nelle principali manifesta-zioni internazionali gli arredi e glioggetti di design realizzati con lapietra pugliese. Solo mostrando glioggetti, infatti, riusciamo a dareprova della versatilità dei nostrimarmi, adatti tanto agli usi tradi-zionali quanto a quelli innovativi.A tutto ciò si aggiungono le mis-sioni “incoming” in Puglia deglioperatori esteri».

Come il Piano straordinario dellavoro attuato dalla Regione s’in-treccia alla politica di sviluppodel territorio?«Non ci può essere sviluppo se nonsi alimenta l’occupazione. Questo èil senso del nostro piano, che si in-treccia ai tanti interventi per il po-

tenziamento delle imprese. Quandola Puglia è stata colpita dalla crisi,abbiamo attivato in breve tempo 18bandi proprio finalizzati allo svi-luppo delle aziende. Così abbiamolimitato gli effetti della crisi, impe-dendo a molte aziende di chiudere.Poi però la nostra attenzione si èspostata sull’occupazione, perché èproprio nel lavoro che la crisi hafatto sentire i suoi effetti più deva-stanti. Il piano straordinario mette adisposizione 340 milioni di risorseper una quarantina di interventi. Iltotale delle risorse già impegnate ar-riva a quasi 119 milioni di euro. Larisposta delle imprese è stata sor-prendentemente dinamica e questoci lascia ben sperare su un migliora-mento dei livelli occupazionali dellaPuglia».

Continueremoa promuoverenelle più importantifiere internazionalile politichedi marchiovalorizzandol’eccellenza delmade in Puglia

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POLITICA ECONOMICA

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POLITICA ECONOMICA

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L’indagine di Banca Italia,che tasta il polso dell’an-damento economico delsistema regionale, segnala

per il 2010 una diminuzione com-plessiva delle vendite che ha interes-sato gli esercizi di piccola e media di-mensione, mentre le vendite dellaGdo risultano aumentate. «La situa-zione resta pericolosamente stagnante.Servono maggiori risorse per i con-sumi delle famiglie, risorse che nonpossono che arrivare da incrementidei livelli occupazionali», rimarca ilnumero uno di Confcommercio Pu-glia Matteo Biancofiore.

Qual è il termometro della situa-zione del commercio e quali le pre-visioni per il prossimo futuro?«Il commercio in Puglia è in una fasemolto delicata: abbiamo bisogno diuna visione strategica che ci augu-riamo, dopo gli stati generali dello

scorso anno, possa trovare un’attentae moderna programmazione norma-tiva. L’aumento delle superfici divendita o la liberalizzazione degliorari di apertura non può esserel’unica risposta. Il commercio devediventare elemento di supporto diuna vera politica dell’accoglienza tu-ristica, settore strategico di unanuova programmazione urbana, chetenga in debito conto la funzionesociale del settore. Inoltre, il com-mercio rimane ancora uno stru-mento fondamentale per sperimen-tare forme di auto-imprenditorialità.Alcuni passi in questa direzione sonostati fatti. È chiaro però che senzasoldi da spendere, non può esserci al-cun rilancio del commercio».

L’economia della regione mostradeboli segnali di ripresa, mentrel’occupazione resta un punto forte-mente critico. Come valuta il qua-

dro occupazionale nel settore delcommercio e in generale il pianopredisposto dalla Regione, tra cuianche il bando per gli incentivi de-stinati ai lavoratori stagionali delcomparto turistico?«Il problema dell’occupazione restauno dei nodi più difficili da sciogliere.E non è certo solo un problema pu-gliese. La Regione, anche grazie alconfronto con le parti sociali, ha pre-disposto un piano di interventi che ciauguriamo possa raggiungere buonirisultati. Dal nostro punto di vista èchiaro che il sostegno all’assunzionestagionale nel turismo è una misura ingrado di dare risposte immediate alladomanda di lavoro. Forse si potevarendere burocraticamente più agevoleil percorso per le aziende oppure met-tere a disposizione un po’ più di ri-sorse. Ma diamo atto alla Giunta Ven-dola di aver compreso che per

Rilanciamo i consumi puntandoal turismoProgrammazione normativa,

distretti urbani del commercio

e un maggiore equilibrio tra le

diverse forme di distribuzione.

Sono alcune delle misure

chiamate, secondo il

presidente di Confcommercio

Puglia Matteo Biancofiore,

a risollevare il comparto

Francesca Druidi

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxMatteo Biancofiore

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aumentare oggi i livelli occupazionali,non si può prescindere dalla situa-zione attuale dei settori nei quali si in-terviene. La destagionalizzazione nelturismo è un obiettivo a medio ter-mine, mentre il lavoro un’emergenzaattuale. Abbiamo aperto uno spiraglioimportante su cui confrontarci in fu-turo. Su questo dobbiamo dare attoanche ai sindacati di aver valutato ilprovvedimento con lungimiranza».

Il turismo ha raccolto risultatipositivi nel 2010. Teme un riflessonegativo in regione causato dall’in-troduzione della tassa di soggiorno?L’indagine di Banca Italia rilevacome il turismo, pur non man-cando di località e di attrazioni,contribuisca all’economia regionalein misura ridotta, soprattutto ri-spetto ad altre regioni. Condividequesta visione?«Il turismo in Puglia è una grande

occasione, ancora forse non piena-mente sfruttata. È evidente che perincidere maggiormente sul Pil, ab-biamo bisogno di superare un feno-meno che è ancora troppo caratte-rizzato dalla stagionalità. Si stafacendo un buon lavoro in termini dicomunicazione e marketing e i ri-sultati si iniziano a vedere. Siamouna regione con oltre 800 chilome-tri di costa, il cui sviluppo turistico èstato disomogeneo e, nei decenniscorsi, molto legato all’iniziativa pri-vata. Ora è giunto il momento dimettere a sistema tutto il patrimonioche è molto di più del sole e del mared’estate. Gargano e Salento rappre-sentano i nostri marchi di eccellenzaintorno al quale costruire, pubblicoe privato insieme, ciascuno per lapropria parte, una nuova offerta diqualità. La tassa di soggiorno, in-vece, è un problema nazionale con il

quale purtroppo dobbiamo convi-vere. Alle amministrazioni comunaliribadisco l’invito a concertare congli operatori del settore gli interventie soprattutto a far sì che le risorsevengano spese tutte per migliorare lepolitiche per l’accoglienza».

Quali ritiene siano le priorità peril commercio in Puglia? «Quelle che abbiamo evidenziato inquesti anni in tutti i consessi: un’ac-corta pianificazione accanto alle al-tre misure di programmazione ur-banistica; distretti urbani delcommercio per favorire le sinergietra piccole imprese e svolgere al me-glio la nostra funzione sociale; equi-librio e pari dignità tra le diverseforme di distribuzione commerciale.Prima di tutto però, c’è bisogno ditrovare il modo di lasciare un po’ disoldi da spendere nelle tasche deicittadini pugliesi».

Matteo Biancofiore,

presidente Confcommercio Puglia

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POLITICA ECONOMICA

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Èrecente la nomina di Al-fredo Prete a numero unodi Unioncamere Puglia.«Questa mia presidenza

dell’Unione – spiega Prete, elen-cando il principale obiettivo delsuo programma – sarà tesa a pro-muovere un’immagine sempre piùunitaria e coordinata dell’econo-mia pugliese, pur nel rispetto dellepeculiarità che caratterizzano lesingole province. Le differenzia-zioni tra territori diventeranno cosìelementi di forza e di valore ag-giunto della variegata e interessanteofferta pugliese a livello nazionalee internazionale».

Ha sottolineato la necessità cheagli occhi degli investitori e deipartner esteri le “terre di Puglia”identifichino un unico territorio.Quali misure occorre improntareper raggiungere tale scopo e in-centivare l’internazionalizzazione,che rappresenta una voce positivadel sistema Puglia, dato che nel2010 in tutte le province pugliesi èaumentato il volume delle espor-tazioni?

«È necessario lavorare, insieme atutte le Camere di Commerciodella regione, per creare punti diincontro nelle politiche promo-zionali. Al di fuori dei meri confiniregionali, devono sapere bene dovesiamo e che cosa offriamo. In que-sto impegno continueremo a la-vorare insieme alla Regione, con laquale in questi anni abbiamo co-struito un’efficientissima partner-ship istituzionale. La recente ri-forma del sistema camerale ci offrele basi normative per un apportoancora più efficiente e proficuodell’Unioncamere allo sviluppo deiterritori, anche in chiave federali-sta. Dai rapporti economici redattidalle Camere di Commercio pu-gliesi in occasione della Giornatadell’economia del giugno scorsoemergono segnali che inducono al-l’ottimismo in uno scenario com-plessivamente ancora difficile».

Come si presenta, nello speci-fico, il quadro?«La produzione del Pil registra unaflessione, mostrando tutti i limitidi un sistema economico ancora

lontano dagli standard nazionaliquanto a produzione della ric-chezza; continua a permanere ilgap infrastrutturale e sale il tasso didisoccupazione. In un momentodi forte crisi, però, gli imprenditorisi stanno dimostrando capaci diriorganizzarsi, si è rinnovata la vi-talità imprenditoriale dopo qual-che anno di flessione e l’economiaregionale è tornata ad aprirsi aimercati internazionali, recupe-rando parzialmente la quota diesportazioni persa per strada nel-l’ultimo quinquennio. Tutto que-sto è sintomo di una lenta, ma pro-gressiva guarigione».

L’economia pugliese mostra al-cuni segnali di ripresa soprattutto

Nonostante il contesto ancora molto delicato,

il presidente di Unioncamere Puglia Alfredo Prete

guarda con ottimismo alle chance di ripresa dell’economia

regionale. Che non può prescindere da export,

reti d’impresa e politiche promozionali condivise

Leonardo Testi

Terre di Puglia, fronte unito perle sfide oltre confine

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxAlfredo Prete

PUGLIA 2011 • DOSSIER • 31

nei settori alimentare, tessile, mo-bile e turismo, ma permane ancoraun’incertezza generale. Cosa frenaoggi un pieno rilancio del sistemaregionale?«È giunto il tempo di accettare lenuove sfide che il mercato globale cipone dinanzi. Non possiamo evitaredi cogliere le diverse opportunità, la-vorando affinché la ripresa sia solida,con ricadute soprattutto sul pianodell’occupazione. Per far ciò è neces-sario, però, superare i propri limiti egli steccati culturali, aprendosi allevarie possibilità tra le quali, ad esem-pio, le reti di imprese che possonodiventare un formidabile traino per losviluppo del nostro territorio. Fon-damentale alla crescita economica,

inoltre, risulta essere in questi ultimianni il coinvolgimento degli stranierinei processi produttivi. Essi offronoun contributo determinante alla cre-scita della popolazione grazie ai tassidi fecondità molto elevati e sosten-gono l’occupazione grazie alla diffusapartecipazione nel mondo del lavorosia maschile che femminile, risultandouna risorsa preziosa per lo sviluppoeconomico sia nazionale che locale».

In base al rapporto di Bancad’Italia, il mercato del credito ap-pare nel 2010 più incoraggiante.Ritiene che questo dato si riflettaconcretamente nella situazionedelle imprese?«In presenza di una ripresa della do-manda ancora fortemente selettiva,

nel corso del 2010 gli investimentisono rimasti sostanzialmente “con-gelati” per la maggioranza delle no-stre imprese. Anche le famiglie, dalcanto loro, hanno dovuto far frontea maggiori difficoltà finanziarie, de-rivanti sia dall’ampia diffusione dellaCig che da un’accelerazione deiprezzi che ha attenuato il potered’acquisto delle famiglie stesse. Intale scenario, considerando un at-teggiamento del sistema creditizioancora prudenziale, ma non certotale da generare più diffusi fenomenidi credit crunch, anche il ricorso alcredito bancario - fondamentale ca-nale di finanziamento per le imprese- ha subìto un deciso rallenta-mento».

Il porto di Taranto.

In apertura, Alfredo Prete,

presidente di Unioncamere

Puglia

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L’economia regionale è tornata ad aprirsi ai mercatiinternazionali, recuperando parzialmente la quota diesportazioni persa per strada nell’ultimo quinquennio

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POLITICA ECONOMICA

32 • DOSSIER • PUGLIA 2011

Se l’occupazione è uno dei tal-loni d’Achille della regione,creare un anello di congiun-zione tra scuola e mondo del

lavoro può contribuire a migliorarnel’accesso, soprattutto da parte dei gio-vani. A questa esigenza risponde l’in-tesa firmata da Confartigianato Pu-glia con l’Ufficio scolastico regionale:«È un paradosso – afferma FrancescoSgherza, presidente dell’associazione– che un terzo dei giovani sia disoc-cupato e che, contestualmente, le im-prese artigiane non riescano a reperireoperai qualificati, è un’evidente di-storsione di un sistema formativo chenon prepara i giovani al lavoro». Perquesto motivo, Confartigianato Pu-glia si è fatta promotrice dell’inizia-tiva, che mira ad attivare percorsi dicollaborazione tra gli istituti e le im-prese associate «a partire dai percorsidi alternanza scuola-lavoro, ma ancheper adeguare l’offerta formativa deisingoli istituti alla necessità delleaziende».

Promuovere l’occupazione gio-vanile rappresenta anche per Con-fartigianato Puglia un nodo cru-ciale per lo sviluppo.«Sì, Confartigianato ha condiviso siail provvedimento ministeriale per il ri-lancio dell’apprendistato, sia le misuredella Regione Puglia che hanno riav-viato l’istituto dell’apprendistato pro-fessionalizzante, nella piena consape-volezza che la riscoperta dell’anticamodalità di formare le maestranze sulposto di lavoro e di selezionare le levedegli artigiani di domani, potrà sicu-ramente dare un contributo decisivoa creare nuova e buona occupazione».

Qual è l’andamento delle aziendeartigiane in Puglia nel 2011? «Dopo un lungo periodo di flessione,la numerosità delle imprese artigianein Puglia ha ripreso a salire supe-rando le 79mila unità: il saldo tranuove imprese e imprese cessate mo-stra un incremento dello 0,30% subase annua e dello 0,76% su basetrimestrale. Questo andamento è re-

lativamente più significativo nelleprovince di Foggia e di Lecce, ma so-prattutto si riscontrano rilevanti dif-ferenziazioni a livello di macro set-tori. Sono al di sopra della media ilmanifatturiero, i trasporti, le attivitàdi riparazione e i servizi alla persona,mentre rimangono sotto la media leimprese del settore edile, denotandoil perdurare dello stato di crisi. Ancheall’interno del settore manifatturierovi sono importanti segnali di ripresanei settori dell’abbigliamento, dellaproduzione di mobili, degli articoliin pelle e della produzione di mac-chine, che denotano saldi positivi subase annuale fortemente superiorialla media».

Lei è anche vicepresidente nazio-nale di Confartigianato con delegaper il Mezzogiorno. In che modo lepiccole e medie imprese del Sudpossono recuperare competitivitàrispetto alle altre realtà del Paese? «Ritengo che sia un errore impostarela questione come se il tessuto eco-

Più risorse in opere pubblicheper riattivare l’economia

Per Francesco Sgherza,

presidente di Confartigianato

Puglia, credito d’imposta

sugli investimenti, fiscalità

di vantaggio e infrastrutture

possono rilanciare

il Mezzogiorno

Francesca Druidi

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxFrancesco Sgherza

PUGLIA 2011 • DOSSIER • 33

nomico italiano fosse uniforme intutte le regioni, sia per la numerositàdelle aziende che per il peso che le pic-cole imprese rivestono nel tessuto pro-duttivo locale. Nel Mezzogiorno, adesempio, registriamo un’alta percen-tuale di pmi sul totale delle aziende,ma contestualmente una numerositàmolto contenuta se le paragoniamo aquelle che operano nel centro, ma so-prattutto nel nord Italia. Negli annidella spesa generosa dello Stato al Me-ridione si è preferito investire sullagrande impresa piuttosto che soste-nere la crescita di un tessuto impren-ditoriale diffuso. Il recente inseri-mento del credito d’imposta sugliinvestimenti al Sud nel Decreto svi-luppo va nella direzione di rafforzarele capacità produttive, attraverso unmeccanismo automatico che è sino-nimo di una gestione non discrezio-nale degli incentivi».

Il credito d’imposta sugli investi-menti e fiscalità di vantaggio sonodue provvedimenti da lei indicaticome necessari per il tessuto im-prenditoriale del Meridione. Indi-vidua ulteriori leve?«È indubbio che la fiscalità di van-taggio possa costituire un meccani-smo transitorio e perequativo dei gapterritoriali che dividono il Paese e che

possa costituire un valido strumentoper favorire la competitività, rilan-ciando l’economia del territorio e at-traendo nuovi investimenti. Accantoa queste misure è necessario riatti-vare la spesa pubblica per le infra-strutture. Chi fa impresa nel Mezzo-giorno deve scontare costi più altiper trasporti, logistica, reti di ven-dita, lontananza dai mercati più ric-chi del centro Europa e da quelliemergenti dell’Europa dell’Est. Inve-stire in infrastrutture, inoltre, costi-tuirebbe l’occasione per mettere incircolo risorse che potrebbero fare da

volano alla ripresa delle economiemeridionali. Va in questa direzione losforzo del governo di concentrare ifondi Fas per la realizzazione di operepubbliche: anche in altri momentistorici, il settore delle costruzioni hafatto da locomotiva non solo per leattività a esso collegate, ma per la ge-neralità delle imprese manifatturiere».

Bari si trova al 42° posto tra i103 capoluoghi per il numero diaddetti nel commercio, mentre èbassa la presenza di addetti nel set-tore industria. Qual è lo stato disalute delle imprese artigiane sulterritorio?«Non c’è dubbio che il terziario ca-ratterizzi buona parte dell’economiadella provincia di Bari sia in termini diaziende che, indirettamente, di occu-pati. Tuttavia, dobbiamo registrareche le aziende dell’artigianato sonocirca il 18% del totale delle impreseche operano in provincia di Bari,dando lavoro a poco meno di 45miladipendenti, per un totale di quasi80mila addetti nel settore artigiano.Un dato complessivo che testimoniail peso rilevante dell’artigianato nel-l’economia provinciale».

Chi fa impresa nelMezzogiorno devescontare costi piùalti per trasporti,logistica, reti divendita, lontananzadai mercati

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OCCUPAZIONE

36 • DOSSIER • PUGLIA 2011

Trecentoquaranta milionidi euro rappresentano lerisorse stanziate per oltre52mila destinatari poten-

ziali. Sono i numeri del piano per illavoro attuato in Puglia dalla Re-gione. Sei le linee d’intervento: il la-voro dei giovani e delle donne, il la-voro per l’inclusione sociale, per laqualità della vita, per lo sviluppo el’innovazione, con un occhio di ri-guardo, infine, anche per la qualitàdell’impiego stesso. A fare il puntodella situazione sugli obiettivi delprovvedimento è l’assessore regio-nale al Welfare Elena Gentile.

Qual è il bilancio che può trarre,anche per quanto concerne la ri-sposta degli interlocutori che par-tecipano alla cabina di regia? «Il primo grande risultato è statoquello di essere riusciti a mettere insintonia tutti gli attori del sistema.Questo piano nasce da un’interlo-cuzione vera, non formale o fredda-mente istituzionale, che ha coinvoltole parti sociali, il sindacato, le asso-ciazioni datoriali ma soprattutto unpartenariato più largo e inconsuetoper quanto riguarda le relazioni chehanno come tema il lavoro. Parteci-pano, infatti, anche il mondo del

non-profit, della cooperazione e del-l’associazionismo, che ha attivato inodi della rete ai quali abbiamo affi-dato il compito di un’informazionepiù puntuale perché più capillare.Tramite questa rete, che ha abbrac-ciato l’intero territorio regionale,siamo riusciti a includere soggettiche altrimenti difficilmente sareb-bero venuti a contatto con le oppor-tunità offerte dal piano, soggettispesso invisibili al mercato dell’oc-cupazione e al sistema d’impresa,come ad esempio le donne noniscritte ai centri territoriali per l’im-piego. Si parla, a ogni modo, di ri-sultati eccezionali, non prevedibili,

come quelli che hanno riguardatouno dei bandi a cui abbiamo dedi-cato maggiori attenzioni e anchemaggiori risorse».

Quale nello specifico?«È il bando “Dote occupazionale”,pubblicato nel giugno scorso, alquale si accedeva attivando una pro-cedura informatica rapida ed effi-cace, impermeabile a condiziona-menti di vario tipo. Il bando haregistrato l’adesione di 228 aziendeper un totale di 1.130 nuove assun-zioni, tra cui donne, giovani inoccu-pati, persone diversamente abili eimmigrati regolarmente residenti inPuglia, mostrando un livello di sen-

Piano straordinario del lavoro, nuove competenze per la regioneInnalzamento dei livelli occupazionali e valorizzazione del capitale umano sono i principali cardini

del piano per il lavoro della Regione Puglia. Lo spiega l’assessore regionale al Welfare

Elena Gentile

Francesca Druidi

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxElena Gentile

PUGLIA 2011 • DOSSIER • 37

sibilità inconsueto per il palcosce-nico della politica. Abbiamo com-pletamente esaurito la prima dota-zione del bando, che ammontava a20 milioni di euro, ma siamo prontia implementare le risorse: del resto,c’è stata una risposta adeguata perchéla misura è stata concertata con le as-

sociazioni datoriali e, quindi, ha ri-compreso le esigenze e le aspettativedi un sistema d’impresa che oggi staattraversando un momento di crisi,ma che grazie a questo interventomostra nuovamente sintomi di unacerta vitalità».

Altri bandi già pubblicati?«Sono quelli relativi all’apprendi-stato professionalizzante, poi c’è “Ri-torno al futuro” con il quale si fi-nanziano master di primo e secondolivello dei laureati pugliesi, raffor-zandone la qualificazione al fine diaccrescere la dotazione di compe-tenze della Puglia. Altri bandi disci-plinano i tirocini, l’apprendistatoprofessionalizzante per le alte pro-fessionalità; un altro è rivolto aquella platea di soggetti più fragiliche di solito resta esclusa dai circuitidel mondo del lavoro e dalle politi-che attive. Questa misura viene atti-vata con le amministrazioni comu-nali e grazie alle cooperative vengonocreate opportunità di lavoro per extossicodipendenti, ragazze madri,persone investite da situazioni dolo-

rose, di disagio e di povertà. Si trattadi un bando sperimentale a cui tengomoltissimo, visti anche i tagli pesan-tissimi alle risorse per i servizi so-ciali. Dobbiamo abituarci a pensareal lavoro come a uno strumentounico e insostituibile di contrastoalla povertà, anche di tipo culturale,di prospettive e di mezzi».

Attenzione viene data anche allalotta al lavoro nero. «Sì, come il bando che ha aperto lastagione estiva rivolta ai lavoratoristagionali nel settore del turismo,che sostiene da una parte, l’emer-sione del lavoro irregolare e, dall’al-tra, la destagionalizzazione delle at-tività turistiche. Si segnala, inoltre, ilbando contro il sommerso in agri-coltura; le aziende agricole che rias-sumeranno lo stesso lavoratore entrol’arco solare, riceveranno per ognimese in più di lavoro un contributodi 500 euro. La misura è importantenell’ottica di stabilizzare i lavoratoriagricoli, immigrati e non solo, anchecontro lo spettro dello sfrutta-mento».

Gli investimenti informazione eapprendistatosignificanopreparare unpezzo pregiatodelle competenzedi una regione

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È recente l’approvazione del se-condo piano regionale per le fa-miglie. «Lo abbiamo approvato declinandoil tema in maniera non ideologica,cercando di affrontare le difficoltà,ma anche offrendo delle opportu-nità alle famiglie, soprattutto quellecon più figli o bambini molto pic-coli. Abbiamo già sperimentato consuccesso la “Prima dote per i priminati”, contributo economico allefamiglie dedicato all’acquisto di ser-vizi, ad esempio l’asilo nido, e il so-stegno - sempre attraverso i comuni- ai nuclei famigliari più numerosiper permettere ai ragazzi la fre-quentazione di attività sportive op-pure di corsi per accrescere capacitàartistiche o musicali. Si tratta, indefinitiva, di strumenti che assicu-rano le stesse opportunità a tutti, aprescindere dal reddito o dal livellosociale. Nel nuovo Piano andiamo aimplementare queste misure, spin-gendo molto sull’occupazione fem-minile e, in particolare, sull’acquisi-zione da parte delle donne in cerca dilavoro o che fanno fatica a mante-nerlo - vuoi per la maternità, vuoiper l’assistenza a un genitore o pa-rente - di voucher per l’acquisto diservizi».

Il piano ha la capacità di agiresulle condizioni del mercato dellavoro o si pone come prioritàquella di risolvere il carattere emer-genziale relativa all’occupazione,come sostengono i detrattori?«Al netto di alcune misure che pos-sono essere interpretate come emer-genziali, stiamo creando le condi-zioni per produrre nuovaoccupazione stabile e duratura;stiamo infatti parlando in larga mi-sura di assunzioni a tempo inde-

terminato. Gli investimenti in for-mazione, apprendistato, tirocini, si-gnificano preparare un pezzo pre-giato delle competenze di unaregione. Un territorio senza com-petenze è un territorio senzachance. Senza competenze umaneanche le imprese più all’avanguar-dia non sarebbero che cattedrali neldeserto. Devono perciò generarsinuove competenze per aderire piùefficacemente al sistema d’impresa,anche quello di domani».

Non stiamo offrendo ilreddito minimo garantito,ma stiamo creando lecondizioni per produrrenuova occupazionestabile e duratura

OCCUPAZIONE

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OCCUPAZIONE

40 • DOSSIER • PUGLIA 2011

L’occupazione dei pu-gliesi si è ulteriormenteridotta nella media del2010 di circa 15mila

unità. A stabilirlo è l’ultimo rap-porto sull’economia della regionestilato da Banca d’Italia, in base alquale il calo nel periodo 2008-2010 è stato determinato princi-palmente dalla minore creazionedi lavoro e, solo in parte, dallamaggiore perdita di occupazione.Servono, dunque, strategie strut-turali per invertire la tendenza,come ha sottolineato Giulio Co-lecchia, segretario generale di CislPuglia: «Innanzitutto in una re-gione come la Puglia, fortementevocata a essere sistema di connes-sione tra l’Italia e l’Europa del-l’Est, e più ancora verso l’Africa, èil sistema infrastrutturale e dellalogistica quello che merita investi-menti e attenzioni particolari. Inol-tre, guardare alla crescita e allo svi-luppo delle numerose piccole epiccolissime aziende - che in Pugliarappresentano circa il 99,8% - puòaiutare a creare un “sistema” di im-prese dotato di quelle caratteristi-che necessarie per poter competerecon le economie dei Paesi medi-terranei, così come con quelle più

lontane».Ritiene che il piano straordi-

nario del lavoro della Regioneporterà degli effettivi benefici alquadro occupazionale?«Abbiamo spinto affinché il Pianoper il lavoro fosse re-inquadrato al-l’interno di un più utile e definitoPiano per l’occupazione, altrimentinell’impianto iniziale della Regionequesto piano sarebbe servito solo a

spendere risorse indirizzate alla for-mazione professionale. Invece, se-condo Cisl, bisogna creare le con-dizioni per l’incontro fra domandae offerta, intervenendo quindi sulleimprese, incentivando la stabiliz-zazione dei lavoratori alla fine deiperiodi a termine e anche realiz-zando un diverso sistema di collo-camento che, tramite il pubblico ele strutture private, possa determi-

Favorire l’incontro tra domanda e offerta«Un’azione corale per aumentare l’occupazione attraverso maggiori investimenti». Non

puntando solo sulla formazione. Lo invoca il segretario generale di Cisl Puglia Giulio Colecchia

Francesca Druidi

Giulio Colecchia, segretario generale di Cisl Puglia

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxGiulio Colecchia

PUGLIA 2011 • DOSSIER • 41

nare appunto l’incontro tra do-manda e offerta. La formazione di-venta un anello importante di que-sto percorso, ma resta un anello enon il fine, così come si ponevanelle intenzioni iniziali».

In particolare, il bando per la“Dote occupazionale” favorisce

sulla carta l’occupazione femmi-nile e i disoccupati. Sarà suffi-ciente questa misura?«In termini di creazione di occu-pazione bisogna intervenire con in-vestimenti, nuove infrastrutture,incentivi alle aziende, perché nonpuò bastare anche una buona in-

tenzione come quella del bandodella Dote occupazionale, dove tral’altro, il lavoro realizzato attorno aquesti bandi è stato messo in piedidal sistema delle imprese e dal sin-dacato (partenariato). Si rende ne-cessaria un’azione corale che miriad aumentare l’occupazione attra-verso maggiori investimenti».

Nel 2010, il 33,2% dei giovanipugliesi tra i 15 e i 34 anni nonaveva un’occupazione né stavasvolgendo un’attività di studio oformazione. Quali sono, allostato attuale, gli scenari per leprospettive occupazionali deigiovani pugliesi?«Dobbiamo partire dal dato gene-rale che registra, in Italia, oltre 2milioni di giovani Neet, ossia co-loro che non stanno ricevendoun’istruzione, non hanno un im-piego o altre attività assimilabili -

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È necessario facilitare la transizione dallascuola al lavoro, oltre a ripensare il ruolodella formazione universitaria

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tirocini, lavori domestici - e nonstanno cercando un’occupazione.In Puglia sono circa 217mila, il28,6% del totale della popolazionedi riferimento. A livello nazionale,la percentuale più alta di giovaniinattivi rispetto a quelli in cerca dioccupazione, si registra in Calabria(71,1%) e molte regioni del Mez-zogiorno presentano valori supe-riori al 60%, quali Campania(67,7%), Puglia (61,2%) e Sicilia(61,1%). Detto questo, secondoCisl, per favorirne la piena occu-pabilità è necessario facilitare latransizione dalla scuola al lavoro,rilanciando l’istruzione tecnico-professionale e il contratto di ap-prendistato, ripensare l’utilizzo deitirocini formativi, promuovere leesperienze di lavoro nel corso deglistudi, costruire sin dalla scuola edall’università la tutela pensioni-stica, oltre a ripensare il ruolo dellaformazione universitaria aprendoi dottorati di ricerca al sistema pro-duttivo e al mercato del lavoro».

Passiamo al bilancio della Re-gione. La Cisl si è opposta netta-mente all’aumento dell’addizio-nale Irpef. Quali soluzionialternative proponete per risa-nare le casse regionali? In chemodo si dovrebbe procedere?«La Cisl non ha lasciato passare,senza esprimere un forte dissenso,l’imposizione dell’addizionale Ir-pef dello 0,5% sulla quasi totalitàdei cittadini pugliesi, come se nonfosse noto a tutti che per alcuni lacrisi ha davvero accentuato le con-dizioni di povertà. Per quantosiamo consapevoli dei “conti chenon tornano” e di un deficit sulquale più volte e da più anni ab-biamo chiesto interventi struttu-rali -che oggi si allarga a macchiad’olio nonostante un piano di risa-namento di lacrime e sangue -siamo allo stesso tempo convintiche ci siano margini nel bilancioordinario della Regione, a comin-ciare da quelli determinati daglisprechi e dagli eccessi della politica,

per poter intervenire e colmare conrisorse ordinarie il nuovo deficit».

Sull’esenzione del ticket sani-tario per le fasce disagiate si è re-gistrata una spaccatura tra le si-gle sindacali in regione. Secondolei come è possibile conciliare ilpiano di rientro con le esigenzedei ceti più deboli? «Intervenendo proprio sui nodistrutturali del bilancio ordinarioregionale, ma anche guardandoagli sprechi che esistono nel si-stema sanitario. Ci sono ancoramolte sacche da colpire in terminidi inefficienze e di sprechi, cosìcome c’è da riportare la sanitàverso le esigenze dei cittadini. Èchiaro che il tema della sanità nonpuò essere affrontato né con il bi-sturi né tagliando esclusivamente iconti. Bisogna tenere in considera-zione le esigenze della persona, cherivolge una domanda al sistema sa-nitario in termini di tutela della sa-lute e, quindi, anche della propriacondizione di cittadinanza».

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Il tema dellasanità non puòessere affrontatoné con il bisturiné tagliandoesclusivamentei conti

OCCUPAZIONE

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BILANCIO REGIONALE

44 • DOSSIER • PUGLIA 2011

«Una manovra mol-to piccola, decisa-mente meno cor-posa rispetto a

quelle a cui la Regione era abituata».Più che sminuire il suo operato, l’as-sessore regionale al Bilancio MichelePelillo sembra voler evidenziarecome in fase di redazione del docu-mento di previsione 2011 la distri-buzione di risorse fosse stata «bencalibrata». La manovra di assesta-mento presentata a giugno ha po-tuto contare, infatti, su 33 milionidi euro di avanzo di amministra-zione: di questi, aveva dichiaratoPelillo, «il 90% andrà ad Arif, con-sorzi di bonifica, ex comunità mon-tane e Ryanair», e più nello specifico«13 milioni per gli 800 dipendentiArif da stabilizzare e per i circa 300ex Sma, 9 milioni per i consorzi dibonifica in modo da far partire la ri-forma e mettere in grado di lavorareil commissario, 450mila euro perpagare i dipendenti dei consorzi dibonifica e 6 milioni per l’accordocon Ryanair». L’amministrazione re-gionale ha inoltre comunicato divoler dismettere le partecipazioninelle società di trasporto pubblicodi Brindisi e Lecce.

Assessore, a quali obiettivi puntala Regione con questa manovra?«Innanzitutto si tratta solamente diun ritocco, di una manovra di asse-stamento molto piccola, segno chenel documento di dicembre la di-stribuzione delle risorse era stata ca-librata bene. All’interno di questamanovra abbiamo seguito due lineeguida: da una parte, essere in condi-zione di rendicontare tutte le risorseeuropee il prossimo 31 dicembre,garantendone il cofinanziamentocompleto e, dall’altra, sostenere perquanto possibile il lavoro in tutte lesue espressioni. Questo ha signifi-cato sia stabilizzazione dei precari siainterventi in settori che necessita-vano di garanzie. E proprio questi ul-timi hanno beneficiato di buonaparte delle risorse della manovra».

Buona parte del “tesoretto” èstato destinato ai consorzi di bo-nifica e ai loro dipendenti.«Ben 11 milioni sono andati in que-sta direzione per dare seguito alla ri-forma, ma soprattutto per restituirela certezza degli stipendi a tutto ilcomparto. Altri 13 milioni, invece,sono andati all’Agenzia re-gionale per le attività ir-rigue e forestali dove si

è proceduto alla stabilizzazione dicirca 1.200 lavoratori in un com-parto che, sia per il fenomeno diffusodegli incendi sia per la necessità digestire al meglio il bene acqua, risultastrategico. In totale, 24 milioni sui33 disponibili sono stati destinati alsostegno del lavoro e dei lavoratori».

Lei parla di un avanzo di ammi-nistrazione di 33 milioni di euro,ma si è detto che il “tesoretto” am-monta in realtà a 45 milioni. Qualè la verità?«La verità è che si è verificato unfatto epocale, ovvero per la prima

Lavoro e risorse europee,ecco le priorità da salvaguardareLa manovra di assestamento varata prima dell’estate non è stata esente da polemiche, colpa di

«una lotta politica sempre vivace» precisa l’assessore regionale Michele Pelillo. Che sull’aumento

dell’Irpef dice: «Ci siamo trovati in una situazione paradossale a causa del ministero dell’Economia»

Riccardo Casini

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxMichele Pelillo

PUGLIA 2011 • DOSSIER • 45

volta nel 2010 l’Acquedotto puglieseha registrato un utile, pari nello spe-cifico a oltre 30 milioni di euro. El’assemblea, proprio nei giorni in cuisi predisponeva la manovra di asse-stamento, ha deciso di reinvestirne12 in favore della Regione, che liutilizzerà quasi esclusivamente per ilcofinanziamento del Piano di svi-luppo rurale».

Secondo il capogruppo Pdl,Rocco Palese, con questo avanzo diamministrazione però l’aumentodell’addizionale Irpef per i ceti de-boli era “evitabile”. Lei come giu-stifica il provvedimento?«In realtà la Regione è stata costrettaa riattivare questa leva fiscale, nono-stante nel 2010 fosse stata una dellepoche a non avervi fatto ricorso. Se-condo una norma introdotta dal go-verno nazionale nel 2008, a partireda quell’anno infatti la previsionedel gettito su Irap e Irpef delle Re-

gioni va suggerita dal ministero del-l’Economia; purtroppo, in seguitoall’approvazione del bilancio 2011,abbiamo ricevuto una comunica-zione dal ministero secondo la qualela previsione del gettito Irap era statadeterminata in misura errata per ec-cesso, con ben 101,6 milioni di europrevisti in più nel corso dei tre anni.La Regione ha perciò dovuto trovareimmediatamente il modo per com-pensare quell’ammanco, e i 33 mi-lioni di euro di avanzo non sarebberostati sufficienti nemmeno per coprireil gettito garantito dalla prima fasciadi reddito. Ci siamo trovati in una si-tuazione imprevista, inimmaginabilee paradossale».

In che senso?«La Regione aveva già coperto ancheil disavanzo sanitario del 2010 conrisorse proprie da bilancio. Ciono-nostante abbiamo dovuto porre ri-medio a un altro disavanzo, deri-

vante per giunta da un’errata previ-sione altrui. Ovviamente ci siamotrovati in difficoltà, era impossibilereperire subito le risorse necessarie:ecco perché è stato necessario rein-trodurre l’Irpef. Certo, potevamo au-mentare l’addizionale solo dello0,2% per i redditi inferiori, ma lascelta di un aumento dello 0,3% si èresa necessaria per salvaguardare que-gli interventi in favore dei lavoratoriprevisti poi nella manovra di riasse-stamento».

Come quelli dei consorzi di bo-nifica. Ma qui come procedel’opera di risanamento del deficit?«Il consiglio regionale ha approvatouna legge-ponte per la nomina diun commissario unico, individuatopoi nella figura dell’ex presidentedella sezione barese della Corte deiconti, Giuseppe Antonio Stanco. Alui spetta la verifica della situazionedebitoria e patrimoniale di questi � �

Abbiamo procedutoalla stabilizzazionedi circa 1200lavoratoriin un compartostrategicoper la Regione

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46 • DOSSIER • PUGLIA 2011

enti, per poi metterli in condizionedi avere entrate proprie a partire dal1 gennaio 2012. Ma perché potessesvolgere questo compito, era neces-sario dare un’adeguata copertura fi-nanziaria ai consorzi per il secondosemestre 2011».

Prima dell’estate il consiglio re-gionale ha approvato un emenda-mento del centrodestra sull’esen-zione dal ticket sanitario su visiteed esami specialistici per disoccu-pati e cassintegrati, anche se poi laRegione ha annunciato subito divoler presentare una legge abroga-tiva. Sullo stesso tema si è verificatauna spaccatura tra le diverse siglesindacali. Ma in che modo è pos-sibile conciliare le esigenze di bi-lancio e quelle di salvaguardia deiceti disagiati?«Quella sul ticket sanitario è unaquerelle politica e nient’altro. Bastipensare che il consiglio regionale inprecedenza aveva già approvatouna norma uguale all’emenda-mento riproposto prima dell’estate,ma il governo nazionale l’aveva im-pugnata davanti alla Corte costi-tuzionale perché, da una parte, ri-

teneva che si trattasse di un tema disua competenza e, dall’altra, chenon vi fosse la copertura finanzia-ria adeguata. Per questo, al fine dirispettare le norme del piano dirientro, siamo stati obbligati a eli-minare la norma a prescindere dal-l’esito processuale. La riproposi-zione da parte del centrodestradello stesso provvedimento ha unevidente intento provocatorio e anulla serve la parvenza di coperturache gli è stata attribuita: parlo diparvenza perché l’importo di 1,5milioni di euro è stato preso da unaltro capitolo di spesa, senza peròche l’aula abbia avuto la possibilità

di quantificare la copertura neces-saria».

Potrebbe rivelarsi insufficiente,insomma.«Sì, senza dimenticare che la que-stione giuridica della competenza neiconfronti del governo nazionale per-mane. Per questo la Regione ha an-nunciato di doverla cassare nuova-mente. D’altra parte tutte le Regionisi trovano in una fase delicata, in cuiqualunque manovra di copertura vaconcordata con il governo: in questocaso si è trattato invece di un attounilaterale, frutto di una lotta poli-tica che in Puglia è sempre decisa-mente vivace».

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Quella sul ticketsanitario è unaquerelle politica enient’altro, frutto diuna lotta politicache in Puglia èsempre vivace

BILANCIO REGIONALE

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«L’impressione? Chesi navighi a vista eche non si affron-tino i problemi

concreti della regione». Saverio Con-gedo è duro sulla manovra di varia-zione di bilancio discussa e approvatain consiglio regionale a giugno. Unamanovra che, secondo il consigliereregionale, non risolve le «debolezzestrutturali» di cui soffre oggi la Pu-glia, «aggravate da una crisi econo-mica che sta colpendo soprattutto iceti più deboli» e fotografate anchedall’ultimo rapporto di Bankitalia.Secondo quest’ultimo, come spiegaCongedo, «l’economia ristagna e lacrescita del Pil è modestissima. Inol-tre, nonostante qualche sporadicodato positivo in alcuni settori comeattività produttive, export, turismoed energie rinnovabili, la Puglia devefare conti con il dramma occupazio-nale: dal 2008 si sono persi 64milaposti di lavoro, 15mila solo nel2010, e la prospettiva è una ridu-zione fino al 4% nel prossimo bien-nio. Disastrosa poi la situazione della

disoccupazione giovanile, con ungiovane su tre che non lavora e nonstudia».

Ma come giudica le linee guidadella manovra di assestamento?«Il rendiconto 2010 e la manovrapotevano e dovevano essere l’occa-sione per discutere anche di questeemergenze e comprendere quale po-tesse essere il percorso migliore perdare risposte concrete al territorio.Di fatto si è persa un’occasione».

Secondo il capogruppo Palese,grazie all’avanzo di amministra-zione disponibile, l’aumento del-l’addizionale Irpef per i ceti deboliera “evitabile”. Come incide in-vece il provvedimento sulleaziende? Rischia di costituire unfreno alla ripresa?«Innanzitutto attendiamo ancora di

sapere quanti dei “100cantieri in 100 giorni”annunciati in sede didichiarazioni program-matiche esattamenteun anno fa da Vendolaper ridare fiato a can-tieri e lavoro sono statirealmente aperti e qualè eventualmente l’im-patto sull’economia re-gionale. Inoltre c’è laquestione relativa allasanità, vera nota do-

lente sia per le casse della regioneche per la salute e le tasche dei citta-dini: i dati certificano un sistema sa-nitario tanto costoso quanto inade-guato per rispondere alla domandadi salute delle nostre comunità, ed èinutile chiedere sacrifici ai pugliesicon tasse e ticket, chiudere 18 ospe-dali o tagliare 2.200 posti letto serestano tali e quali i baratri senzafondo che hanno ridotto la sanità inqueste condizioni. Servirebbe unareale politica di lotta a sprechi e sper-peri per liberare risorse significative afavore della domanda di salute, senzautilizzare la leva fiscale con pesantieffetti sul nostro sistema economicoe sociale già provato dagli effetti dellacrisi».

A proposito di ticket, lei ha dettoche la sua abolizione per inoccu-pati, cassintegrati e lavoratori inmobilità di basso reddito e relativifamiliari a carico è stata “una bel-

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxSaverio Congedo

PUGLIA 2011 • DOSSIER • 47

Occasione persa per il risanamentoSecondo Saverio Congedo, consigliere regionale del Pdl e

vicepresidente della commissione Bilancio, la manovra di

assestamento non ha risolto le emergenze della finanza

regionale, in primis sulla sanità

Riccardo Casini

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48 • DOSSIER • PUGLIA 2011

lissima vittoria del centrodestra”.L’assessore Fiore ha però subitobollato il provvedimento comecontrario al piano di rientro.Qual è la verità? «La verità è che il piano di rientroimplorato da Vendola e compagni algoverno nazionale serve per evitare,come ha pubblicamente detto l’as-sessore Pelillo, il “default” della Re-gione dopo avere violato per tre annisu quattro il patto di stabilità. Sa-rebbe stato sufficiente un taglio mi-rato a sprechi e sperperi dell’1% sullespese delle Asl per l’acquisto di beni eservizi per produrre un risparmio di80 milioni ed evitare tagli di ospedalie una manovra di inasprimento fi-scale con ulteriori 100 milioni di tasseche graveranno su imprese e famiglie.Preciso che il nostro emendamentoattingeva le risorse dal bilancio auto-nomo della Regione a saldi invariati,e cioè sottraendole ad altra voce menoimportante della salute della poveragente, e quindi si conciliava perfetta-mente con il rispetto dei conti e dellostesso piano di rientro».

La giunta ha deciso di destinarebuona parte dell’avanzo di ammi-nistrazione in favore dei consorzidi bonifica e dei loro dipendenti.Come giudica la loro gestione at-tuale? Si sta seguendo la strada giu-sta per il risanamento?«Quando Vendola ha assunto laguida della Regione, la situazionedei consorzi necessitava di una ra-pida e incisiva riforma, ma era co-munque ampiamente governabilesotto il profilo finanziario. In più, iconsorzi esercitavano certamentemeglio di oggi il loro ruolo, allostato insostituibile per tanta partedell’agricoltura. Sei anni dopo, no-

nostante continui esborsi da partedella Regione, la riforma non c’è an-cora stata, si sono accumulati debitiper 400 milioni e, senza l’ennesimaerogazione dall’avanzo di ammini-strazione, i consorzi non sarebberostati in grado nemmeno di pagarel’elettricità per il funzionamento de-gli impianti, con il rischio di far re-trocedere di decenni un’agricolturagià di per sé agonizzante. A guidarei consorzi in questi anni sono stati icommissari nominati da Vendola,con gravi omissioni e responsabilitàda parte del governo regionale. Aoggi comunque continuiamo a pa-gare al buio».

Servirebbeuna reale politicadi lotta agli sprechiper liberare risorsesignificativea favore delladomanda di salute

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BILANCIO REGIONALE

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IL PUNTO

50 • DOSSIER • PUGLIA 2011

Una ripresa dell’attivitàproduttiva, sostenutadalla domanda estera,ma anche un aumento

dei fatturati (in particolare per al-cuni comparti del manifatturiero) eun andamento positivo del settoreturistico: ecco le note positive cheemergono dal rapporto di Bankitaliasull’economia pugliese diffuso loscorso giugno. Non mancano peròquelle dolenti: difficoltà dei distretti,caduta degli investimenti, stagna-zione nel settore delle costruzioni e,soprattutto, un quadro occupazio-nale definito «ancora preoccupante».Nel 2010 gli occupati in regionesono infatti diminuiti di altre 15milaunità (-1,2%), portando così il tassodi disoccupazione al 13,5%; questomentre in una famiglia su cinque

nessuno dei componenti in età lavo-rativa ha un’occupazione e circa ungiovane su tre non lavora e non stu-dia. Come arginare il fenomeno? Se-condo Vendola «la contrazione del-l’occupazione in Puglia rispecchia lafase calante di tutto il Paese».

Presidente, quella che emerge dalrapporto di Bankitalia però è unafotografia a tinte chiaroscure.«Nel 2010 l’economia pugliese hadato segnali di risposta concreti allacrisi con l’aumento del fatturato in-dustriale, con la buona tenuta degliinvestimenti pubblici e con un au-mento deciso in materia di ricerca esviluppo. Un altro elemento impor-tante, sottolineato anche questo nelrapporto di Bankitalia, è l’anda-mento del mercato creditizio, più vi-vace in Puglia che nel resto d’Italia.Inoltre qui ci sono stati una serie diinterventi di importanza finanziariarilevantissima, con circa 850 milionidi euro destinati al sostegno delle im-prese nello scorso biennio. Se dunquei fondamentali dell’economia co-minciano a dare segnali di ripresa, ètempo ora di concentrarsi sul soste-gno all’occupazione».

In che modo?«Dopo una concertazione molto ap-profondita con le parti sociali, la Pu-glia ha varato il piano straordinarioper il lavoro che mette in campo circa40 bandi per 340 milioni di euro,tutti destinati a incentivi all’occupa-zione, a favorire il lavoro delle cate-gorie più svantaggiate e a svilupparel’aumento delle competenze attra-

Luci e ombre sull’economia,ma la Puglia guarda avantiIl presidente Nichi Vendola fa

il punto sulla situazione della

regione partendo dal quadro

delineato dal rapporto

Bankitalia. E indica le priorità,

tra sostegno all’occupazione

(«la contrazione rispecchia la

fase calante di tutto il Paese»)

e scelte impopolari

Riccardo Casini

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxNichi Vendola

PUGLIA 2011 • DOSSIER • 51

verso il sistema formativo concor-dato con il sistema produttivo. Traquesti va segnalata la “Dote occupa-zionale”, un bando che mette a di-sposizione 20 milioni di euro per leimprese che assumono disoccupati einoccupati: dopo le prime sette oredalla sua messa in rete, erano già1.029 le richieste di assunzione daparte delle imprese per una richiestadi contributi di circa 10 milioni dieuro».

Come procede invece l’opera dirientro in ambito sanitario?«La Puglia è rientrata nel 2010 nona causa di un elevato deficit sanitario(rimasto comunque al di sotto dellasoglia critica del 5% del Fsr previstadalla normativa nazionale), come nelcaso di tutte le altre regioni italianeattualmente sottoposte a questa pro-cedura, ma per aver sforato il Patto diStabilità nel 2006 e nel 2008. Que-sto ha portato a un taglio delle pre-stazioni sanitarie per una somma di350 milioni di euro, provvedimentodoloroso ma necessario per evitare ilcommissariamento della regione. Al-

tro tema molto discusso è quello re-lativo alla rimodulazione del sistemadi esenzione, totale o parziale, dalpagamento dei ticket: anche in que-sto caso i provvedimenti adottatisono conseguenti al piano di rientro,anche se la giunta ha inteso rispettarel’impegno assunto in favore delle fa-sce deboli eliminando il ticket di uneuro a ricetta ai titolari di redditi mi-nimi».

Dopo il definitivo “no” al nu-cleare sancito dal referendum, inquali direzioni devono procedereinvece ora le politiche regionali inambito energetico?«Penso che oggi si apra una strada ri-voluzionaria che guarda all’energiadolce come a un innovativo modellodi sviluppo. In Puglia stiamo fatico-samente immaginando un percorsonuovo che ha permesso alla nostra

regione, che fino a qualcheanno fa aveva una produ-zione di energie rinnovabilipari a zero, di scalare tutte levette e diventare la prima re-gione per produzione dienergia eolica e fotovoltaica.Siamo riusciti in questi anniad attrarre investimenti che ciaiutavano a scorgere nel rin-novabile una scelta indu-striale organica e matura, an-che per scoraggiare altrescelte che consideriamo sba-gliate e preistoriche comel’incremento del carbone o,addirittura, il nucleare.Adesso vogliamo avviare unasperimentazione che non ha

Se dunquei fondamentalidell’economiacomincianoa dare segnalidi ripresa,è tempo oradi concentrarsisul sostegnoall’occupazione

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52 • DOSSIER • PUGLIA 2011

precedenti in Italia».A cosa si riferisce?

«Il tentativo è quello di realizzareuna vera e propria solarizzazionestrutturale degli edifici pugliesi: dellecase, degli ospedali, delle scuole,delle strutture pubbliche. Piuttostoche impianti ciclopici che occupanograndi spazi e che, in qualche modo,modificherebbero il paesaggio capo-volgendo il segno ecologico dellascelta per il rinnovabile, pensiamo apiccoli impianti diffusi e domesticiche vengano inglobati nelle ristrut-turazioni dei singoli edifici».

Intanto l’Acquedotto pugliese èdiventato ora interamente di pro-prietà della Regione. Cosa cambiaper gli utenti?«Con l’appalto per la ricerca perditee per il cambio dei contatori, con lalotta all’abusivismo e alla morosità,con il telecontrollo e l’internalizza-zione della depurazione, L’Acque-dotto pugliese oggi è un’azienda cheha riacquistato il proprio orgoglio,un’azienda pubblica che lavora conefficienza ed economicità, tornandoa essere un grande fiore all’occhielloper i pugliesi e per i meridionali.

L’acquisizione totalitaria era il pre-supposto per procedere alla ripubli-cizzazione e alla trasformazione del-l’acquedotto da società per azioni asoggetto di diritto pubblico. Il bene-ficio per gli utenti è rappresentatodalla certezza che la gestione del ser-vizio idrico integrato non potrà cheessere affidato ad Aqp: ciò assicureràil raggiungimento di condizioni disempre maggiore equità, giustizia edefficienza, perché il gestore non ri-sulterà mai afflitto dall’esigenza diconseguire utili, ovvero di destinarlialla distribuzione tra i soci e non alreinvestimento nel miglioramentodel servizio».

Prima dell’estate il consiglio re-gionale ha approvato anche alcunenorme straordinarie per far fronteal deficit dei consorzi di bonifica.«La scelta di una norma straordina-ria è stata determinata da molte-plici ragioni: un mutato quadroeconomico e finanziario comples-sivo, l’azzeramento dei trasferimentistatali connessi alle funzioni dele-gate in materia di bonifica integrale,i vincoli di contenimento dellaspesa e di rispetto del patto di sta-

bilità, oltre che un’oggettiva neces-sità di realizzare alcune fasi prope-deutiche alla riforma complessivadel sistema dei consorzi. Tutto ciòha imposto scelte non più rinviabili,determinando la necessità di ri-muovere la sospensione delle pro-cedure di riscossione degli oneri dicontribuenza, interrotte sin dal2003, attraverso la riformulazionedei piani di classifica».

Quali dovranno essere ora le li-nee di riforma del settore?«Siamo fortemente convinti che losvolgimento dei compiti affidati alcommissario unico possa favorire, emeglio definire, il complessivo pro-cesso di riforma dei consorzi, aiu-tando il legislatore regionale anche aindividuare la migliore soluzionepossibile per il ripiano della posi-zione debitoria pregressa degli orga-nismi consortili. Soluzione che andràdimensionata alla reale entità della si-tuazione, che emergerà dalla rico-gnizione affidata al commissariounico, assicurando un principio fon-damentale per il quale i consorziatidovranno tornare a pagare solo per iservizi effettivamente ricevuti».

L’Acquedottopugliese oggiè un’azienda cheha riacquistato ilproprio orgoglio,un’aziendapubblica chelavora conefficienza edeconomicità

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IL PUNTO

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxRocco Palese

PUGLIA 2011 • DOSSIER • 53

«In questi sei anni di go-verno Vendola pur-troppo non una solagrande azienda ha

scelto di investire da noi». Parte daqui l’amara analisi di Rocco Palese,

presidente del gruppo Pdl in con-siglio regionale, sull’economia pu-gliese. «Si può dire – spiega – chedopo Alenia, investimento soste-nuto dalla precedente giunta regio-nale di centrodestra che la convinse

a preferire la Puglia allaCampania, nulla dinuovo è accaduto nelpanorama industriale».Per Palese, al contrario,«è aumentata la morta-lità delle imprese pu-gliesi perché alla crisieconomica internazio-nale si è unita una poli-tica economica e indu-striale della giuntaVendola che ha vessatole imprese costringen-dole a pagare tasse re-gionali maggiorate percoprire il deficit dellasanità».

Cosa manca asuo avviso nelle politi-che di programma-zione economica dellaRegione?«Il bilancio regionale è

per l’85% assorbito dalla sanità, ilche significa che gli investimentiper la formazione, il lavoro e le im-prese devono essere finanziati dafondi comunitari. Anche su questofronte, però, il governo regionale habrillato per ritardi nella spesa, nellaframmentazione degli interventi,nella mancata concertazione consindacati e mondo delle imprese,ossia con la platea dei destinatarireali di questi interventi. La conse-guenza è che a gennaio scorso lagiunta Vendola ha presentato unpiano per il lavoro che dopo 6 mesiha prodotto solo tre o quattrobandi e neanche un posto di la-voro. Le politiche regionali per il la-voro dovrebbero essere concentratesu un maggiore raccordo tra for-mazione e lavoro, quindi tra scuola,università e imprese. Occorre unaprofonda riforma della formazioneprofessionale, basata su indagini dimercato indispensabili per adeguarel’offerta formativa alle richieste delmercato del lavoro. Tutto il resto ri-schia di essere vano».

Lei ha contestato le nuove no-mine dei direttori generali delle Asl.

Puntare su imprese e lavoroper rilanciare la regioneRocco Palese, capogruppo Pdl in consiglio regionale, accusa la giunta Vendola:

«Da sei anni nessuna grande azienda ha scelto di investire in Puglia, anzi è aumentata

la mortalità delle imprese». E sulle rinnovabili dice: «Per salvaguardare il nostro territorio

è necessario conciliare sviluppo e ambiente»

Riccardo Casini

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54 • DOSSIER • PUGLIA 2011

Quali misure sono necessarie allorasecondo l’opposizione per ridarecredibilità alla sanità pugliese?«Da sei anni, a ogni occasione utileanche se inutilmente, noi del cen-trodestra presentiamo un pacchettodi provvedimenti sotto forma diemendamenti, mirati a reinserire imeccanismi di controllo e conteni-mento della spesa sanitaria, a ta-gliare gli sprechi, le spese impro-duttive, l’acquisto ingiustificato dibeni e servizi da parte delle Asl e ainserire trasparenza e meritocrazianon solo nella gestione ma anchenella selezione dei vertici delle Asle dei primari. La giunta e la sinistra,invece, al di là delle parole, dellepromesse e delle critiche anchedure che in questi mesi arrivano aVendola anche da pezzi importantidella sua maggioranza, quando sitratta di passare ai fatti scelgonosempre di privilegiare la politica ri-spetto alla gestione. I pugliesi oggi

pagano 340 milioni di euro di tasseregionali in più per coprire i debitidella sanità e a fronte di queste tassericevono servizi inferiori comequantità e qualità».

Come vanno rimodulate le po-litiche regionali in campo ener-getico in seguito all’esito del re-ferendum sul nucleare? Comegiudica la proposta di legge pre-sentata dal Pd in quinta Com-missione?«Il referendum sul nucleare noncambia nulla per la Puglia: abbiamosempre detto, e lo disse anche ilpresidente Berlusconi in una dellesue ultime visite a Bari, che la Pu-glia non sarebbe mai stata sede diuna centrale perché già oggi, con lasua produzione di energia, contri-buisce al fabbisogno energetico na-zionale. Detto questo negli anni digoverno Vendola c’è stata una corsaeccessiva alla proliferazione di im-pianti eolici e fotovoltaici sul nostro

territorio nella più totale assenzadi regole e norme, il che ha portatoa numerosi fenomeni di infiltra-zione criminale denunciati dal pre-sidente della Commissione parla-mentare antimafia e oggi oggetto didecine di inchieste e sequestri dellamagistratura. La Regione ha certa-mente la colpa di non aver vigilatoa sufficienza su tutte le autorizza-zioni che sono state concesse per fa-vorire la corsa alle energie alterna-tive. Detto questo non credo che laPuglia avrà problemi di produzioneenergetica; piuttosto aveva, ha econtinuerà ad avere bisogno di con-ciliare sviluppo e ambiente in un’ar-monia indispensabile per salva-guardare il nostro territorio».

Da qualche mese l’Acquedottopugliese è interamente di pro-prietà della Regione. Cosa com-porta questo passaggio per gliutenti? E per le casse dell’ente?«L’Acquedotto pugliese è della Re-

La giunta Vendolaha vessatole impresecostringendolea pagare tassemaggiorate percoprire il deficitdella sanità

IL PUNTO

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxRocco Palese

PUGLIA 2011 • DOSSIER • 55

gione Puglia grazie all’ex presidenteFitto e al presidente Berlusconi che,scongiurando la svendita all’Enel,assicurarono la cessione delle azionidell’acquedotto alle Regioni Pugliae Basilicata. La giunta Vendola havoluto frettolosamente acquisire leazioni della Basilicata per potersbandierare la sua cosiddetta ri-pubblicizzazione e fingere di assi-curare per legge regionale acquagratis a tutti. Promesse smasche-rate dalle stesse associazioni e daglistessi movimenti per l’acqua pub-blica, che hanno denunciato comequesta legge non preveda alcunostanziamento di fondi per assicu-rare la quota minima vitale di ac-qua gratis a tutti».

Cosa intende?«Purtroppo il problema è che l’ac-quedotto, la più grande aziendadella Puglia e il più grande acque-dotto d’Europa, per poter assicu-rare acqua a tutti i cittadini ha bi-

sogno di effettuare cospicui inve-stimenti sulla rete. Dopo l’esito delreferendum e la ripubblicizzazioneper legge regionale, chiediamo aVendola chi pensa che potrà mai es-sere in grado di investire. Peraltro ilfamigerato 7% che prima del refe-rendum era caricato in bollettacome remunerazione del capitaleinvestito e per la cui eliminazioneVendola si è battuto, era un’entratanotevole per il bilancio dell’acque-dotto, entrata che ora non ci saràpiù. Tanto che lo stesso Vendolaammette che le tariffe idriche nonsolo non saranno diminuite, madovranno essere aumentate. Unasonora presa in giro per tutti i cit-tadini pugliesi».

A proposito di bilanci, comegiudica le norme straordinarieapprovate per far fronte al deficitdei consorzi di bonifica? Sonosufficienti?«La situazione dei consorzi di bo-

nifica è drammatica e quelle normestraordinarie erano necessarie, tantoche abbiamo contribuito alla lorostesura. Ma da sole non bastano:andavano portate in aula di paripasso con la riforma strutturale deiconsorzi che da sei anni la giuntaVendola promette ma non riesce arealizzare per contrasti interni allamaggioranza. Grazie alle nostreproposte in parte accettate dal go-verno regionale, abbiamo ottenutoche i debiti dei consorzi non sa-ranno pagati dagli agricoltori che,invece, pagheranno solo per i ser-vizi realmente ottenuti e che il de-bito pregresso venga in parte con-donato. Non si può pensare che iritardi e le colpe della Regione ri-cadano sugli agricoltori. Le normestraordinarie servono per tampo-nare una situazione di emergenza,ma ora serve a stretto giro una ri-forma strutturale dei consorzi chenon è più rinviabile».

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IL RILANCIO DEL SUD

56 • DOSSIER • PUGLIA 2011

Sud, lo sviluppo passadall’autoresponsabilità Dalla sua approvazione,

avvenuta in un Consi-glio dei ministri delloscorso novembre, sono

passati ormai diversi mesi, nel frat-tempo del Piano nazionale per il Sudsembravano essersi perse un po’ letracce, tanto che anche il deputatoArturo Iannaccone di Noi Sud, nelcorso di un question time alla Ca-mera a inizio luglio, aveva chiestolumi al suo principale promotore, ilministro per i Rapporti con le Re-

Secondo Raffaele Fitto, ministro per i Rapporti con le Regioni, alla

classe dirigente del Mezzogiorno spetta il compito di utilizzare al

meglio i fondi messi a disposizione: «Se finora non c’è stata una

crescita effettiva, il motivo non è la mancanza di risorse ma il fatto

che sono state spese male»

Riccardo Casini

Il ministro per i

Rapporti con le

Regioni, Raffaele Fitto

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxRaffaele Fitto

PUGLIA 2011 • DOSSIER • 57

gioni Raffaele Fitto. In quell’occa-sione il ministro aveva riferito sul-l’iter dei lavori, garantendo che gliobiettivi del piano stavano trovando«un riscontro e una condivisione nelrapporto che stiamo portando avanticon i presidenti delle Regioni inte-ressate»: il piano individua, infatti,otto priorità (istruzione, infrastrut-ture, innovazione, legalità, giustizia,efficienza della pubblica ammini-strazione, Banca del Mezzogiorno esostegno alle imprese) e le rispettivelinee d’intervento per assicurare uno«sviluppo armonioso» del Paese.Fitto aveva smentito anche che le ri-sorse dei Fas regionali fossero og-getto della manovra economica «per-ché sono risorse sulle quali stiamolavorando con le Regioni e le use-remo per l’attuazione del pianostesso».

Ministro Fitto, del Piano per ilSud si parla da tempo. Ma comeprocedono i lavori?«Stiamo lavorando a pieno ritmo perrispettare le scadenze e superare tuttii passaggi. Posso dire che siamo abuon punto. Abbiamo ultimato ilconfronto sia con la Commissioneeuropea, per accelerare la spesa deifondi comunitari, sia con le otto re-gioni meridionali destinatarie degliinterventi. Abbiamo inoltre conclusola ricognizione delle risorse della pre-cedente programmazione (2000-2006) finalizzate agli obiettivi del

piano e approvato la delibera delCipe per la programmazione dellerisorse Fas 2007-2013 e l’accelera-zione degli interventi cofinanziati daiFondi strutturali 2007-2013. Gli ul-timi passaggi riguardano l’approva-zione di un primo stralcio d’inter-venti, attraverso delibere Cipe, e lasottoscrizione di contratti istituzio-nali per lo sviluppo con Regioni eamministrazioni centrali, all’internodei quali dare concreta attuazione alpiano».

Che esito hanno dato in questosenso gli incontri con i presidentidelle Regioni interessate?«Gli incontri svolti con le Regionidestinatarie del piano sono statimolto positivi e abbiamo riscontrato,contrariamente all’iniziale diffidenza,una disponibilità a cogliere piena-mente lo spirito che anima il nostroprogetto strategico di rilancio delMezzogiorno che senza la collabora-zione del territorio non avrebbe al-cuna chance di passare alla fase ope-rativa. Il compito delle Regioni, chesu questo hanno garantito la lorocollaborazione, è quello di rispettarea medio termine le scadenze fissateper impegnare e quindi spendere lerisorse comunitarie entro il 31 di-cembre, per non rischiare di doverlerestituire all’Ue».

In che modo?«Per raggiungere questo scopo ab-biamo approvato insieme a tutte le

Regioni un meccanismo di accelera-zione della spesa che stabilisce i se-guenti obiettivi: entro il 31 maggioimpegnare il 100% delle risorse daspendere entro la fine dell’anno, en-tro il 31 ottobre certificare il 70%della spesa ed entro il 31 dicembrerendicontare il 100% della spesa peril 2011 e impegnare l’80% delle ri-sorse per il 2012. Non rispettare lescadenze, tra l’altro, comporta per leRegioni delle sanzioni proporzionatealla distanza dagli obiettivi prefis-sati».

Tempo fa, riferendosi sempre alpiano, aveva dichiarato che “nonabbiamo in questo momento ilproblema della quantità delle ri-sorse ma della qualità dell’impiegodelle risorse”. Come state cercandodi risolverlo?«Questo concetto non mi stancheròmai di ripeterlo: se non c’è statauna crescita effettiva al Sud, il mo-tivo non è di certo la mancanza dirisorse ma il fatto che sono statespese male, disperse in interventinon sempre mirati o poco neces-sari. L’inversione di rotta è possi-bile, ma per non compiere gli erroridel passato la classe dirigente localedeve mettere in campo prima ditutto una profonda autocritica an-ziché rivendicare nuove risorse. Ilproblema della qualità degli inve-stimenti al Sud è strutturale, è perquesto che il cambiamento passainevitabilmente attraverso una ri-flessione da parte degli amministra-tori. Responsabilizzare la classe di-rigente locale è il primo passo dacompiere perché gli interventi alSud siano mirati allo sviluppo e sicompiano in tempi certi».

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Responsabilizzare la classe dirigente localeè il primo passo da compiereperché gli interventi al Sud siano miratiallo sviluppo e si compiano in tempi certi

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IL COMMENTO

58 • DOSSIER • PUGLIA 2011

«Il condizionamentodella Lega? Più vistosoche sostanziale». Mar-cello Veneziani, gior-

nalista e scrittore, da tempo unadelle anime pensanti ma anche piùcritiche del centrodestra, tende asminuire la portata dell’influenzadel Carroccio sulle politiche per ilMezzogiorno del governo Berlu-sconi. E a sostegno della sua tesiaggiunge: «Ha fatto più per il Sudil ministro leghista Maroni chetanti suoi predecessori meridio-nali». D’altra parte Veneziani, natoa Bisceglie 56 anni fa, conoscebene i problemi del Meridione e inparticolare della sua terra, la Pu-glia, dove ultimamente, dice, «lanarrazione ha prevalso sulla re-altà».

Da una parte il Piano per il Sudlanciato dal ministro Fitto, conmisure come l’istituzione dellaBanca del Sud e sgravi alle im-prese che assumono; dall’altra lalotta alle mafie, che procede conrisultati importanti. Come giu-dica l’impegno del governo Ber-lusconi nei confronti del Mezzo-giorno?«L'idea della Banca del Sud mi

pare anche simbolicamente unbuon avvio per una politica eco-nomica di rilancio del Meridionee un ritorno alle origini, allegrandi banche del Sud, che nelprocesso unitario furono decisiveper ripianare i debiti dello Statopiemontese. Ricordo quando Tre-monti lo propose, credo per laprima volta al Sud, in un dialogopubblico che facemmo a Procidanel corso del premio Elsa Mo-rante. Finora il centrodestra èstato più sbilanciato verso il Nord,ma è tempo che ritrovi anche unprogetto organico di sviluppo peril Sud facendo perno su ministricome Fitto che per biografia, ori-gini e compito, costituiscono ap-

Barra verso sud,il governo cambi rottaSecondo Marcello Veneziani «finora il centrodestra

è stato più sbilanciato verso il Nord, ma è tempo che ritrovi

anche un progetto organico di sviluppo per il Meridione»

Riccardo Casini

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxMarcello Veneziani

PUGLIA 2011 • DOSSIER • 59

punto il perno di una politica peril Meridione. Per quanto riguardagli sgravi alle imprese che assu-mono, credo siano giusti. Comesignificativi sono i risultati dellalotta alle mafie».

Ma in che modo la Lega Nordsta condizionando le politiche delgoverno per il Meridione?«Il condizionamento è forte, an-che se è più vistoso che sostanziale,più teso a incassare risultati sim-bolici che a penalizzare effettiva-mente il Sud. Il nemico della Legaè poi doppio, non solo il Meri-dione ma anche e direi soprattuttoRoma. Sostengo da tempo che l’al-leanza tra Pdl e Lega sia squili-brata, da quando c’è stata la defe-zione di una destra nazionale esociale in grado di bilanciare laLega e lasciare a Berlusconi la barradella centralità. Ma non dobbiamonemmeno dimenticare che ha fattopiù per il Sud il ministro leghistaMaroni nella lotta e la confisca dei

beni della criminalità organizzata,che tanti predecessori meridionali».

In che modo invece le regionidel Sud stanno cercando di usciredalla crisi? Come giudica i lorosforzi?«Veniamo da una stagione rovinosaper le regioni meridionali, tra laCampania di Bassolino sommersada camorra e rifiuti, la Calabriache non ha saputo neanche inve-stire i fondi europei, la Puglia dovela narrazione ha prevalso sulla re-altà, l’Abruzzo travolto da inchiestegiudiziarie e terremoti e la Siciliadegli sprechi, del malaffare e del-l’ingovernabilità. Ora vedo note-voli sforzi, ma fronteggiare l’emer-genza permanente in Campania,risalire dal baratro in Calabria,combattere la malavita organizzatae riportare a terra Vendola - cheoscilla tra velleità di leadership na-zionale e letture ideologiche dellarealtà - è un’impresa difficile».

Proprio Vendola e la sua ammi-

nistrazione stanno puntando fortesu eventi culturali e turismo: nelleloro intenzioni dovrebbero costi-tuire un volano di sviluppo. Puòessere la strada giusta? Altre re-gioni dovrebbero seguirla?«Gli eventi culturali e il turismosono certamente tra le vie princi-pali da seguire, non le sole macerto tra le preminenti. Qui c’èda riconoscere da un verso la sen-sibilità di Vendola sul piano cul-turale e dall’altro il terreno giàpropizio grazie all’immagine chela Puglia si è costruita negli ul-timi 10-15 anni, il boom turisticodel Salento, gli eventi culturaliconsolidati, la bella vague del ci-nema pugliese, della musica edella cucina. In questo, certo, laPuglia può diventare un modelloper altre regioni del Sud».

Smaltimento dei rifiuti, deficitsanitario e occupazionale: sono an-cora molte le emergenze che af-fliggono il Mezzogiorno. In chemodo è possibile uscirne?«Con la criminalità organizzatasono questi i quattro cavalieri del-l’apocalisse meridionale. Non esi-stono naturalmente generiche e sal-vifiche ricette valide per ogniregione, ma si possono individuarealcuni criteri: stabilire piani a li-vello nazionale e intese a livello in-terregionale, sfidare l’impopolaritàe stimolare l’inventiva, coinvolgereil più possibile le popolazioni e iragazzi in prima linea, favorire lecooperative e la nascita di vere eproprie reti sul territorio, avviarecampagne di mobilitazione, dieducazione civica e di formazionead affrontare le sfide, e così via.Ma non facciamo i grilli parlanti: èfacile dirle, più complicato farlesul serio».

Eventi culturalie turismosono tra le vieprincipalida seguire, inquesto la Pugliapuò diventareun modello perle altre regionidel Sud

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

62 • DOSSIER • PUGLIA 2011

In un periodo di grave crisi per il settore dell’edilizia industriale, la certificazione

di qualità di un’azienda può costituire un appiglio determinante, permettendo di rimanere

un riferimento nel territorio. Giuseppe ed Ennio Ottomano descrivono la loro esperienza

Lodovico Bevilacqua

Generazioni a confrontonel settore edile

Uno dei settori maggiormente col-piti dalla recente crisi economicaè senz’altro quello edilizio. Inparticolar modo per le aziende

specializzate nella realizzazione delle grandiopere, negli ultimi anni le opportunità di re-perire commesse sono divenute sempre piùscarse e la qualità delle diverse imprese, la ca-pacità di affrontare e superare le difficoltàcongiunturali, sono state in molti casil’unica possibilità di sopravvivenza per leaziende stesse. Quasi per una selezione naturale, chi hasempre investito nella qualità del servizioalla fine ha avuto ragione. Della stessa ideasono Giuseppe ed Ennio Ottomano, titolaridella omonima impresa di San Vito di Ta-

ranto, specializzata in costruzioni e verni-ciature industriali. «La crisi necessariamenteimpone un maggiore controllo, ottimiz-zando l’impiego delle risorse, ma ciò non hacambiato il nostro modus operandi e la no-stra voglia di crescere ancora e migliorare, ri-cercando sinergie in ambito nazionale». Ine-vitabile il riferimento alla crisi economica,ma è giusto sottolineare come la qualità dellaOttomano, in tutti i suoi ambiti, sia un re-taggio di lunga data. «Crediamo nelleaziende certificate e qualificate e per questofacciamo fruttare al massimo quelle otte-nute, applicandole scrupolosamente». Gli Ottomano tengono tuttavia a precisareche «le certificazioni non sono state conse-guite in quanto imposte dalle normative odai fornitori, ma perché crediamo in un si-stema certificato». E avere un sistema certi-ficato è contemporaneamente la causa e laconseguenza di numerosi elementi distin-tivi che devono caratterizzare l’azienda, dalrispetto per l’ambiente alla sicurezza sul la-voro, dalla valorizzazione delle risorse tec-nologiche all’investimento in quelle umane.E proprio in questi due ambiti la politicaaziendale finisce inevitabilmente per fare ladifferenza, privilegiando gli investimentinella formazione del personale e nella ri-cerca di innovazioni tecniche, soprattuttoin chiave futura. «In vista di un passaggio ge-nerazionale, siamo molto attenti alla forma-

Uno scatto in cui

è presente anche

il fondatore, l’ingegner

Carmine Ottomano

www.impresaottomano.it

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PUGLIA 2011 • DOSSIER • 63

zione di strade e opere di urbanizzazione pri-maria – quali reti idriche e fognarie – fino aconsolidamenti statici e costruzione di strut-ture marittime. L’azienda di San Vito di Ta-ranto vanta infine uno stretto legame con ilterritorio, su cui esercita un positivo impattoanche in termini di impiego offerto. «Neglianni siamo cresciuti per quanto riguarda ilnumero dei dipendenti, partendo da appenasette e raggiungendo punte massime di tren-tacinque prima del 1998; da quell’anno inpoi si è inaugurato un ulteriore trend positivoche ha portato a picchi di oltre ottanta di-pendenti, leggermente ridotti in questi ulti-missimi anni – così come il fatturato, del re-sto – in seguito alla crisi».

zione della terza generazione, che si spera diacontinuità a quanto creato quarant’anni fa dalfondatore dell’impresa, l’ingegner CarmineOttomano. Altresì è rilevante l’impatto dellatecnologia sulla nostra attività, che condi-ziona non solo la fase operativa, con il rin-novo del parco macchinari e attrezzature, maanche quella gestionale, con l’informatizza-zione dell’area amministrativa e dell’archivioaziendale». Come si evince, l’Impresa Otto-mano ha una lunga tradizione nel campo del-l’edilizia industriale, impreziosita dalla lungae apprezzata esperienza del suo fondatore cosìcome dalle prestigiose collaborazioni intra-prese negli anni con i grandi partner. «Con-tinua e proficua è stata la collaborazione conil gigante industriale Eni e tuttora cerchiamodi collaborare con altre aziende del territorio,perché crediamo nelle sinergie e vogliamocontribuire alla crescita della nostra regione».Tanti i lavori portati a termine dalla Otto-mano, alcuni in grado di segnare veri e pro-pri salti di qualità nelle potenzialità del-l’azienda, dalla collaborazione con l’Anic dal’71 al ’75 a quella con la Snam dal ’74 al ’76,passando per il contributo alla realizzazionedella Raffineria IP, ora Eni. Uno dei punti di forza, che ha consentito diraggiungere tali prestigiosi risultati è indivi-duabile nell’efficienza organizzativa che ca-ratterizza l’Impresa Ottomano e si concre-tizza in particolare nella capacità di seguire ilcliente in tutte le fasi della realizzazione del-l’opera, dalla progettazione e costruzione alladirezione dei lavori, fino al collaudo del-l’opera stessa. Numerose anche le aree di in-tervento, sia in ambito pubblico che in am-bito privato, con una grande varietà di opererealizzate, dall’edificazione di complessi diedilizia residenziale e industriale alla costru-

Alcune immagini

storiche dall’archivio

dell’Impresa Ottomano

di San Vito Taranto (Ta)

Giuseppe ed Ennio Ottomano

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

64 • DOSSIER • PUGLIA 2011

Dall’industria alla sanità, un software può realmente far compiere un salto di qualità

a innumerevoli attività di interesse economico e sociale. A testimoniarlo è il caso

della tarantina Sincon, guidata da Antonio Galeone

Eleonora Carboni

L’informatica gioca un ruolo fonda-mentale in tutti i settori e, di con-seguenza, ogni nuova applicazionesoftware porta con sé il fascino

della scoperta. «È da oltre un ventennio cheassistiamo alla nascita di nuovi software ingrado di facilitare e agevolare il lavoro dellepubbliche amministrazioni e delle aziendenei settori più svariati». A ricordarlo è Anto-nio Galeone, amministratore della Sincon,azienda di Taranto nata 1987 che ha matu-rato importanti esperienze nella progetta-zione e realizzazione di sistemi informativiper enti pubblici e aziende sanitarie, nonchénella consulenza e sviluppo di software ap-plicativi per la committenza industriale.

Su cosa vi state concentrando ora?«Sincon ha in atto importanti investimentinel campo della produzione industriale diprodotti software. L’obiettivo è quello di uti-lizzare un sistema di produzione del soft-ware con caratteristiche di prevedibilità deiprocessi di sviluppo e della qualità dei pro-dotti. Il prodotto software, poi, deve poteressere realizzato in scala. In sintesi occorretrasferire il paradigma della produzione in-dustriale al software. Non solo. Nei nostriobiettivi vi è anche la realizzazione di unnuovo sistema di commercializzazione deiprodotti secondo il paradigma del “Softwarecome Servizi (SaaS)”. A tal fine abbiamo co-stituito nell’ambito del Centro di Compe-

Antonio Galeone,

amministratore

delegato della Sincon

Srl di Taranto

www.sincon.it

tenza ICT Daisy Net un contratto di rete conl’obiettivo di realizzare e mettere in eserciziouna cloud services factory (CSF), con il qualele imprese contraenti si sono impegnate amettendo in comune le attività di produ-zione, amministrazione e vendita di servizi di-gitali attraverso cui fornire, con il modellopay-to-use, infrastrutture, piattaforme e si-stemi software».

Dunque produzione, ma anche ricercain sinergia con altre realtà.«La ricerca industriale e lo sviluppo speri-mentale rappresentano il motore propulsivodell’azienda. Tra l’altro, siamo impegnati nelleattività operative del progetto Slimport, un si-stema per la gestione integrata di logistica esicurezza per intermodalità portuale, finan-ziato dal Ministero dello Sviluppo Econo-

Software gestionali sempre più efficienti

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Antonio Galeone

PUGLIA 2011 • DOSSIER • 65

mico nell’ambito del programma Industria2015 – Mobilità Sostenibile. In particolare,Sincon ha in corso lo sviluppo della compo-nente “SlimSAFE”, finalizzata ad analizzare,modellare e supervisionare le attività por-tuali al fine di migliorare la sicurezza fisicadelle persone che operano in tali contesti».

Come funzionerà questa componente?«Il suo sottosistema sarà dotato di una bancadella conoscenza che consentirà di identificarele procedure operative da implementare. Per-metterà inoltre di modellare e gestire in ma-niera controllata le procedure operative im-partendo agli operatori disposizioni per ilcorretto svolgimento delle attività lavorativesulla base delle rilevazioni provenienti dallasensoristica installata nei luoghi di lavoro.SlimSAFE consentirà inoltre di analizzare, aposteriori, quanto avvenuto sul campo, alfine di suggerire miglioramenti alle proce-dure in essere. Lo sviluppo di questo pro-getto ci ha permesso di accrescere le compe-tenze nel campo dei sistemi di monitoraggiourbano e di controllo dei parametri ambien-tali in campo sanitario».

Quello dei sistemi informativi sanitari èuno dei vostri principali core business. Inparticolare, il software Giava ha ottenutoimportanti riscontri sul territorio. Di cosasi tratta?«L’applicativo Giava, Gestione Informatiz-zata Ambulatori Vaccinali, supporta l’opera-tore dell’ambulatorio vaccinale nelle fasi prin-cipali della sua attività, automatizzandonumerose operazioni ripetitive, come il ca-rico-scarico del magazzino e la compilazionedei certificati, portando a un notevole rispar-mio di risorse. Il software mette a disposizioneun insieme di report statistici che offronoagli operatori e alla dirigenza uno strumentopreciso e veloce di analisi sulle coperture vac-cinali e sulle natalità. Il tutto è stato disegnatosecondo le specifiche tecniche dell’Osserva-

torio Epidemiologico della Regione Puglia econ la collaborazione del Dipartimento diPrevenzione della Asl Taranto».

Su quale tecnologia si basa?«Il software è stato progettato per un’archi-tettura tecnologicamente evoluta, basata sulconcetto di ASP (Application Service Provi-der), in quanto l’applicazione e il database ri-siedono su uno o più server centrali ai quali ac-cedono i client remoti semplicementeutilizzando un browser web. L’applicazione, ol-tre che dagli utenti interni alla Asl, è utilizzabiledagli operatori di ambulatorio, i quali effet-tuano le vaccinazioni e alimentano l’anagraficadei nuovi nati e delle relative somministrazionivaccinali eseguite nel tempo. Può essere utilizzataanche dai medici di base e pediatri, che necessi-tano di consultare l’iter vaccinale di pazienti.Un altro dei nostri prodotti gestionali per la sa-nità è Siprev, Sistema Informativo di Preven-zione, che permette di gestire in maniera com-pleta tutte le attività dei dipartimenti diprevenzione interni alle Asl».

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La ricerca industriale e lo svilupposperimentale rappresentano il motorepropulsivo dell’azienda

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

68 • DOSSIER • PUGLIA 2011

Imercati stanno diventando sempre più glo-bali; d'altro canto, specialmente in Italia, eparticolarmente nel Sud, molti imprendi-tori stanno scommettendo sulla valorizza-

zione delle realtà locali, facendo tesoro della loroesperienza. Questo approccio al mercato si sta ri-velando sempre più spesso vincente. Proprio direcente, la Turmech Mechanical Solutions, di Ta-ranto, ha vinto un importante appalto, per ilmontaggio meccanico di cinque caldaie a fuocoda 160 T/H, presso la Skikda Refinery Algeriadella Samsung Engineering CO. LTD. Come cispiega Angelo Ture, il direttore commercialedella Turmech, «avrei potuto svolgere tale lavo-razione meccanica in qualsiasi altro sito, ma ho

voluto porre al centro dell’attenzione interna-zionale la mia città e le sue infrastrutture, sce-gliendo il Porto di Taranto come partner in que-sta prestigiosa sfida». Nonostante le difficoltà, siè scelto di «esaltare le potenzialità del nostroporto, che grazie alla sua posizione strategicapuò assumere un ruolo fondamentale nel tra-sporto marittimo di merci a livello internazio-nale». Tale strategia, si può sposare a un nuovomodo di fare impresa, «il nostro modo di agiresui mercati, si basa sulla conservazione della tra-dizione e del know how acquisito, coniugandolocon l'attuale professionalità, innovazione e ver-satilità, caratteristiche necessarie per affrontare lerichieste di un mercato in continua evoluzione».Caratteristica ormai comune di quasi tutti i set-tori è la diversificazione, e anche la Turmech hadeciso di seguire questa strada, come dice il di-rettore commerciale, «svolgiamo quattro atti-vità principali: la progettazione, la costruzione,il montaggio e la manutenzione di impianti in-dustriali». Pur agendo in ambiti così diversi, as-sicurare alte performance è comunque fonda-mentale, «nel corso del tempo, abbiamo

La Puglia al centro dello sviluppo industriale

del Sud. Un posizionamento ottenuto grazie

alla volontà di alcune strategiche imprese pugliesi.

Il caso della Turmech. Ne parla il suo direttore

commerciale, Angelo Ture, che ha scelto

di investire sul porto di Taranto

Manuel Zanarini

La Turmech Srl

ha sede a Taranto

www.turmech.com

Un nuovo slancioper l’industria tarantina

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Angelo Ture

PUGLIA 2011 • DOSSIER • 69

acquisito varie certificazioni, e maturato espe-rienza, doti che ci permettono di ottimizzare co-sti, tempi e risorse, nel rispetto della qualità e dellasicurezza, consentendoci di essere più qualificatie competitivi della concorrenza, specialmentenei settori del montaggio e della manutenzione».Questa dinamicità sui mercati richiede un ma-nagement particolarmente attento alle esigenzedel mercato, ancora Ture ci conferma tale neces-sità, «la nostra filosofia è sicuramente “marketingoriented”, perché improntata sulla fornitura diservizi altamente all’avanguardia, in linea con gliandamenti del mercato». Proprio per questo, laformazione occupa un ruolo sempre più impor-tante, «il management si sottopone continua-mente a corsi di formazione per arricchire sem-pre di più il proprio bagaglio di competenze.Allo stesso tempo l’azienda dispone di innovativisistemi di gestione e controllo che facilitano lacondivisione delle informazioni e delle compe-tenze, nell'ottica di continuo miglioramento».Affianco alla diversificazione dell'offerta, emergesempre di più la necessità di specializzarsi, e an-che la Turmech ha scelto questa strada, come ci

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Il nostro porto può assumereun ruolo fondamentale neltrasporto marittimo di mercia livello internazionale

conferma il suo direttore commerciale, «inten-diamo specializzarsi nell’ambito dell’ingegneriasia di processo che di dettaglio, che condurrà adun incremento sostanziale anche dell’attività dicostruzione, affinché possa fornire un eccellenteservizio “chiavi in mano”. Inoltre, l’Azienda èmolto attenta allo sviluppo di possibili yard,per seguire i mercati emergenti, nel miglioredei modi». Anche lo scenario sul fronte ener-getico offre nuove possibilità, soprattuttodopo il referendum sul nucleare. Ture rico-nosce che attualmente, «le società elettrichehanno deciso di investire nella riqualifica deipropri impianti per migliorare le performancedi produzione, riducendo i costi e aumen-tando la flessibilità degli impianti. Anche noiabbiamo eseguito lavori di manutenzione e dimontaggio di apparecchi di nuova genera-zione. Oltre a impegnarci su fronte delle ener-gie rinnovabili, con impianti eolici, off-shoree solari di ultima generazione». I risultatisono positivi, tanto che si registra «un trenddi crescita positivo, con un aumento del fat-turato del 15% annuo».

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

70 • DOSSIER • PUGLIA 2011

Importante centro industriale, la città

di Brindisi offre svariate possibilità alle

imprese operanti in campo energetico

e petrolchimico. L’evoluzione del settore,

tra produzioni innovative e nuovi mercati

di riferimento, secondo Franco Gentile

Guido Puopolo

Il polo energetico di Brindisi

Il polo energetico della città di Brindisi rap-presenta un’importante realtà produttivaper il territorio pugliese, in un contestofortemente legato all’indotto derivante dal-

l’attività delle centrali termoelettriche e degli in-sediamenti petrolchimici presenti nella zona. È al-l’interno di questo quadro che opera laCo.Mo.Sud, azienda nata nel 1993 come piccolarealtà subfornitrice di carpenteria proprio per leimprese impegnate nella realizzazione degli sta-bilimenti energetici e nell'ampliamento degli im-pianti petrolchimici di Brindisi, come racconta ilsuo titolare, Franco Gentile.

Come si è modificata, nel corso degli anni,la vostra attività?«In questi anni siamo cresciuti costantemente, inun settore altamente competitivo come quellodelle costruzioni industriali, affermandoci comeazienda fornitrice di parti di impianti per im-portanti committenti tra cui, ad esempio Enel edEnichem. Contemporaneamente, però, abbiamoconsolidato la nostra esperienza nel settore ma-nutentivo, attraverso proficue collaborazioni conalcune tra le maggiori realtà produttive presentisul territorio. Attualmente stiamo attraversandouna fase di grande sviluppo, con la realizzazionedi componenti di impianti che stanno riscuo-tendo un notevole successo, non solo a livello na-zionale ma anche sui mercati esteri».

Franco Gentile,

titolare della Co.Mo.Sud

di Brindisi

www.comosud.it

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Franco Gentile

PUGLIA 2011 • DOSSIER • 71

L’azienda si trova in una posizione geogra-fica strategica. In che modo questo ha incisosulla vostra crescita?«Il fatto di essere situati nella zona industriale diBrindisi, conosciuta anche come la “portad’Oriente”, ha costituito un notevole vantag-gio, soprattutto in riferimento all’espansionedella nostra attività verso i mercati del MedioOriente. Basti pensare che la nostra sede, attual-mente in fase di ampliamento, si trova a pochecentinaia di metri dal porto della città. Questogarantisce un vantaggio competitivo non indif-ferente, in quanto ci consente di movimentare intempi brevi grossi manufatti come, ad esempio,elettrofiltri, scrubbers, camini e serbatoi, chepossono essere trasportati facilmente dallo sta-bilimento di produzione al porto, per essere ca-ricati su navi mercantili pronte per salpare allavolta del Mar Arabico».

Che ruolo ricoprono, per voi, gli investi-menti in ricerca e sviluppo?«Negli anni abbiamo intrapreso una seria politicadi crescita, attraverso investimenti finalizzati adaccrescere la nostra capacità produttiva, ad ag-gredire nuovi mercati e a consolidare i rapporticon i nostri partner. Oltre a questo, però, unruolo fondamentale è senza dubbio svolto dalnostro staff tecnico, formato da ingegneri e pro-gettisti altamente specializzati che rappresentano

il nostro valore aggiunto, grazie ai quali siamoriusciti ad affermarci in un mercato sempre piùcomplesso ed esigente».

Come riuscite a garantire sempre un elevatolivello qualitativo delle vostre produzioni?«Disponiamo di un’organizzazione molto flessi-bile, che ci consente di rispondere alle esigenzedei committenti in maniera precisa e puntuale,soddisfacendo tutti i parametri di qualità ri-chiesti. A questo proposito siamo dotati delle piùimportanti certificazioni del settore, tra cui lacertificazione Iso 9001:2008, la Iso 14001 e laIso 3834-2, oltre a circa centoventi qualifichedi procedimenti di saldatura, nel pieno ri-spetto sia delle normative europee che di quelleamericane, requisiti indispensabili per poteraspirare alla realizzazione di progetti semprepiù ambiziosi».

A questo proposito, quali sono le prospet-tive aziendali per il prossimo futuro? «L'impegno e la passione, uniti a determina-zione e professionalità, hanno consentito al no-stro gruppo di trasformarsi da piccola azienda diprovincia in un’affermata realtà imprenditorialea livello internazionale. Per il futuro abbiamo in-tenzione di consolidare e, laddove possibile mi-gliorare, la nostra posizione sul mercato, forti delbackground e dell’esperienza acquisiti in quasivent’anni di attività».

Nelle immagini alcuni

momenti di lavoro

dell’azienda

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72 • DOSSIER • PUGLIA 2011

L’attuale crisi economica non ha ri-sparmiato nessun settore. Organiz-zazione e innovazione possono aiu-tare ad affrontare una situazione

straordinaria come quella attuale. Ne parliamocon Fabrizio Indraccolo, amministratore unicodella Zincherie Adriatiche di Diso (Lecce).Un’azienda specializzata nella zincatura a caldodi strutture e componenti realizzati in metalliferrosi e acciaio che con un accurato piano digestione aziendale cavalca la crisi; ma non senzadifficoltà.

Qual è l’attuale stato di salute del vostromercato e quali le maggiori criticità delsettore?«La zincatura a caldo ha rappresentato sino alduemilasette un mercato in ottima salute, salvopoi deteriorarsi in questo ultimo triennio a

causa degli scarsi investimentieffettuati nel settore pubblico eper le difficoltà attraversate dalsettore dell’edilizia. A com-pensare in parte queste perditedi mercato, sono intervenute leattività legate alla realizzazionedi centrali per il fotovoltaico,ma non hanno sempre garan-tito una continuità produt-tiva».

Quali sono i vostri princi-pali mercati di riferimento?«La nostra clientela è sostanzialmentedistribuita in tutto il Centro Sud conuna preponderanza nelle regioni Pugliae Basilicata. Ci riferiamo sostanzial-mente alle carpenterie metalliche, i costruttori

Il metallurgico si sta risollevando da un periodo di estrema crisi. Ma per l’effettiva ripresa

non deve contare solo sul rilancio dei mercati, rimane fondamentale investire in ricerca

e innovazione, per farsi trovare pronti. Il punto di Fabrizio Indraccolo

Eleonora Carboni

Il metallurgico verso la ripresa

Fabrizio Indraccolo, amministratore unico

della Zincherie Adriatiche di Diso (Le).

Nelle altre immagini, momenti di lavoro

all’interno dell’azienda

www.zincherieadriatiche.com

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PUGLIA 2011 • DOSSIER • 73

di cancelli e ringhiere, i produttori di barriereautostradali, di arredo urbano e di grigliato pe-donale e per recinzione».

Come ha reagito l’azienda alla crisi eco-nomica e su quali aspetti avete puntato pertenere il mercato?«Abbiamo cercato di recuperare la massimaefficienza amministrativa, commerciale e pro-duttiva attraverso un’attenta analisi delle pro-cedure interne, una nuova pianificazione dellelinee strategiche e l’inserimento di SW integratiper una gestione più attenta.Abbiamo introdotto nuoveprocedure di verifica delle va-rie fasi di lavorazione per ga-rantire un risultato finale sem-pre costantemente ai massimilivelli qualitativi. Inoltre ab-biamo introdotto in aziendaun sistema per la gestionequalità che ci ha portati allacertificazione Uni-En-Iso9001:2008. La nostra capa-cità produttiva (ton.140/giorno) e il nostro servi-zio di trasporto ci consentonodi effettuare lavorazioni e con-segne in un massimo di tregiorni lavorativi, questo per rispondere ai cri-teri di puntualità che ci siamo imposti. Un ul-teriore punto su cui siamo molto sensibili è ilrispetto per l’ambiente: all’inizio dell’anno incorso abbiamo ottenuto dalla regione Puglial’A.I.A. e siamo in fase di certificazione delle Iso14001».

Crede che sia in atto una fase di ripresa?«Anche se non vedo possibilità di una ripresaimminente resto tuttavia fiducioso nel fattoche questo accadrà. Credo quindi che sia diestrema importanza continuare ad investire informazione e in aggiornamento tecnologico, inmodo da non farsi trovare impreparati al mo-mento della ripresa».

Quanto contano gli investimenti in nuovetecnologie?«Per il nostro come per tantissimi altri settori

gli investimenti sono fondamentali per man-tenere in buona salute l’azienda. Investire nellaricerca e nel suo utilizzo rappresenta la vera dif-ferenza tra un’azienda statica e una dinamicaorientata alla crescita».

Quali sono le prospettive di crescita per ilfuturo?«La fine dell’anno 2009 ha rappresentato pernoi un importante momento di cambiamentoconcretizzatosi con un l’ingresso di nuovi socie un cambio di management. Grazie alle nuovestrategie aziendali l’anno 2010 si è conclusocon un incremento di fatturato di circa il 70%,rispetto all’anno precedente. Il 2011 dovràquindi rappresentare una conferma dei buonirisultati conseguiti nel 2010 e un ulteriore raf-forzamento della capacità dell’azienda di af-frontare il mercato».

Fabrizio Indraccolo

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

74 • DOSSIER • PUGLIA 2011

La continua evoluzione del mercato deimetalli ha imposto alle aziende di ade-guare la produttività alle nuove esi-genze di qualità. A questo scopo sono

state introdotte alcune normative per permetterealle aziende di migliorare la redditività. Lanorma che descrive le specifiche da adottare peri rivestimenti zincati su manufatti d’acciaio è laUni En Iso 1461. Questa normativa, innanzi-tutto, definisce il processo di zincatura a caldocome “la formazione di un rivestimento di zincoe/o lega zinco-ferro su prodotti di ferro e acciaiotramite immersione, dopo opportuno tratta-mento, di acciaio o ghisa in zinco fuso”. Lanorma inoltre stabilisce lo spessore del rivesti-mento, una percentuale massima delle impurezzenel bagno di zinco fuso pari all’1.5% in massa edefinisce anche l’aspetto visivo del materiale chedeve risultare esente da noduli, rigonfiamenti,rugosità, parti taglienti e aree non rivestite. L’ade-guamento alla normativa è fondamentale per leimprese che operano nel settore ed è uno deipassi intrapresi da tempo dalla Jonica Zinco diCarosino, in provincia di Taranto. L’azienda,

giovane realtà imprenditoriale guidata dai fratelliDavide e Giorgio Donatelli, è specializzata nellazincatura a caldo e mira a soddisfare le esigenzedi un mercato non solo strettamente locale: si ri-volge a tutte le realtà artigianali e industriali delMezzogiorno d’Italia, operando in modo da po-ter offrire certificazioni di garanzia dell’iter pro-duttivo e massima professionalità nell’esecuzionee consegna del prodotto finale. «La zincatura acaldo - spiega Davide Donatelli - consiste nel-l’immergere gli elementi in acciaio, dopo unopportuno trattamento di sgrassaggio, decap-paggio e flussaggio, in un bagno di zinco puro.L’acciaio e lo zinco reagiscono alla temperaturadi circa 450°C, formando per diffusione reci-

La zincatura a caldo è un processo

complesso che consiste di diverse fasi.

Le aziende che si occupano di questo

tipo di trattamento, devono rispondere

a determinati requisiti tecnici e di qualità.

Il caso della Jonica Zinco

Carlo Gherardini

La Jonica Zinco ha

sede a Carosino (TA)

www.jonicazinco.it

I vantaggi della zincatura a caldo

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Davide e Giorgio Donatelli

PUGLIA 2011 • DOSSIER • 75

proca leghe ferro-zinco, che danno luogo a un le-game metallico molto forte tra il rivestimento el’acciaio». L’esperienza e la validità delle innova-zioni tecnologiche più recenti, porta l’azienda aun alto livello di qualità produttiva, in grado disoddisfare le svariate esigenze del mercato. Para-metri fondamentali per la buona riuscita dellazincatura sono, infatti, le dimensioni, il peso e lanatura degli elementi costruttivi da zincare, chedevono essere previsti in relazione alle vasche di-sponibili nell’impianto di zincatura che si in-tende utilizzare. È opportuno, quindi, che la zin-cheria disponga di vasche adeguate all’occorrenza.«La nostra vasca di zincatura – continua DavideDonatelli – ha dimensioni di 7 metri di lun-ghezza, 1,80 metri di larghezza e 3 metri di pro-fondità. Possediamo inoltre una vasca di sgras-saggio; 7 vasche di decapaggio; 1 vasca dilavaggio; 1 vasca di flussaggio; 2 unità di riscal-damento bagni di zincatura; un essiccatoio afossa; una vasca di raffreddamento e un forno dizincatura». Ma quali vantaggi comporta la zin-catura a caldo? «Il procedimento, oltre a rendereil manufatto inattaccabile dalla ruggine, ne mi-

gliora alcune caratteristiche, quali l’aspetto este-tico e la maggiore durezza che ne aumenta la re-sistenza a sollecitazioni di natura chimica e mec-canica». Il processo consiste di diverse fasi, laprima è lo sgrassaggio: le parti che presentano re-sidui di grassi e oli, vengono pulite in un bagnodi sgrassaggio composto da soluzioni acide diluitein acqua. «Il passo successivo – spiega GiorgioDonatelli - è rappresentato da un trattamento didecapaggio, che elimina le impurità dell’acciaiocome ruggine e residui ferrosi di laminazionimediante immersione in soluzioni composte da50% di acido cloridrico e 50% di acqua. Haquindi luogo un lavaggio in acqua per elimi-nare residui acidi. Segue il bagno di flussag-gio che assicura un’ultima intensa puliziadella superficie d’acciaio, producendo, suimanufatti, una pellicola protettiva che evital’ossidazione fino al momento dell’immer-sione nello zinco». Dopo le fasi preparatorie il manufatto da zin-care viene finalmente immerso nella vasca dizinco fuso. «Durante il processo di zincatura– conclude Giorgio Donatelli – si crea il ri-vestimento di lega ferro-zinco; inoltre, du-rante l’estrazione, sulla superficie dei manu-fatti si “fissa” un ulteriore strato di zinco purola cui composizione corrisponde a quelladello zinco in fusione e conferisce ai materialiil caratteristico colore argenteo lucido».

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La zincatura a caldo consistenell’immergere gli elementi in acciaio,dopo un opportuno trattamento, in un bagno di zinco puro

Momenti di lavoro

all’interno della

Jonica Zinco

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

76 • DOSSIER • PUGLIA 2011

Puntiamo sulla diversificazione

Non tutte le aziende subiscono passivamente la crisi,

alcune di esse ampliano l'offerta per continuare

a potenziarsi. Tommaso Sardelli parla dei vantaggi

dell’investire in settori diversificati

Manuel Zanarini

uando i grandi mercati sonoin crisi, un imprenditore lun-gimirante deve valutare benequale strategia aziendale sia piùadatta per superare la tempe-

sta. Con la specializzazione della richiesta,l'offerta deve essere in grado di coprire quantipiù segmenti possibili di mercato. A volte,prestando attenzione a nicchie di mercatopoco coperte dai competitor internazionali,dove acquisire posizioni di rilievo anche a li-vello internazionale. Il settore dei rivestimentie dei trattamenti dei metalli è un esempio in-dicativo di tale situazione. In questo quadro,abbiamo parlato con Tommaso Sardelli – ti-tolare della TSM srl, azienda fondata nel 1966– il quale ha perseguito la diversificazione

come uno dei suoi obiettiviimprenditoriali primari.

Ritiene che diversificarel'offerta sia fondamentalenel mercato attuale?«Sicuramente si, e la storiadella mia azienda ne è unesempio. Ho iniziato nel1966 come ditta individualenel settore delle manutenzionicivili, ma, già nel 1980, misono attivato nei settori deirivestimenti anticorrosivi,delle coibentazioni termoacu-

stiche di impianti energetici e petrolchimici edin quello aeronautico».

Si è rivelata una scelta vincente?«Sì, siamo stati impegnati in lavori di estremaimportanza, come la realizzazione della Cen-trale Enel di Brindisi e nel rewamping dellecentrali di San Filippo del Mela (Me), Ter-mini Imerese (Pa), Vado Ligure (Sv) e Ros-sano Calabro (Cs). Negli anni 90 AgustaWe-stland, azienda leader nella costruzione dielicotteri, decise di affidarmi le attività diverniciatura realizzate presso i propri stabili-menti di Brindisi, di Vergiate (Va) e di Ca-scina Costa (Va)».

Avete continuato su questa strada?«Nonostante, dopo qualche anno, avessimoacquisito contratti pluriennali con Alenia eAermacchi proponendoci come punto di rife-rimento per il mercato delle verniciature ae-ronautiche, abbiamo continuato a diversificareil nostro lavoro. Si pensi all'eolico: nel nostroStabilimento di Brindisi, infatti, grazie ai co-spicui investimenti degli ultimi anni, abbiamotrattato e continuiamo a trattare la maggior

Tommaso Sardelli,

titolare della TSM

con la figlia Amanda

Sardelli, Amministratore

Unico dell’azienda

di Brindisi. Nelle altre

immagini, alcuni lavori

dell’azienda

www.tsmsrl.com

Q

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Tommaso Sardelli

PUGLIA 2011 • DOSSIER • 77

parte delle torri eoliche desti-nate ai Paesi del bacino medi-terraneo».

È comunque possibile de-finire un settore di attivitàprincipale?«Siamo presenti in diversi set-tori, ma il nostro attuale corebusiness è quello dell'aero-nautica, e più specificata-mente la nicchia di mercatorappresentata dai trattamenti

superficiali, le sigillature e le verniciature».Operando in questa nicchia, è possibile

uscire da una dimensione locale?«Nel nostro caso, ad esempio, negli ultimianni, il baricentro delle attività si è progressi-vamente spostato verso le regioni del nordItalia, Piemonte, Lombardia e Veneto. In que-sto mercato così competitivo è nata l’esigenzada parte di più aziende del settore di associarsi

Negli anni abbiamocontinuato a diversificare il nostro lavoro, in modo da attenuare le fluttuazioninegative

in distretti industriali per meglio cogliere leopportunità di mercato, di crescita professio-nale e cooperazione fra i soci; l’azienda hapartecipato infatti da vicino alla nascita delDistretto Aeronautico Pugliese, e ha aderitosuccessivamente anche a quello Lombardo».

A livello internazionale, esistono possibi-lità di sviluppo per le nostre imprese?«Fuori dall'Italia, molto spesso, manca ilknow-how industriale, ma possono esisteresignificative possibilità di crescita».

Oltre alla diversificazione, quale aspettoè importante per essere competitivi?«Sicuramente la continua ricerca della qualità,in tutto il processo lavorativo, dalla sceltadelle materie prime e delle attrezzature, finoalla gestione del processo stesso e delle risorseumane».

Adottando tali strategie, avete notato ri-sultati significativi?«Il 2009 è stato per noi un anno estrema-mente positivo, ma anche il 2010, nonostantela crisi che ha investito indistintamente tuttii mercati, non è stato avaro di soddisfazioniper l’azienda. Negli ultimi mesi infatti è statomesso a segno un importante risultato: l’ac-quisizione, a seguito di una gara con altre im-prese, del contratto d’appalto di tutte le atti-vità di verniciatura del sito Alenia Aeronauticadi Caselle Torinese».

Avete quindi aspettative positive per il fu-turo?«Vediamo prospettive rosee per l'avvenire, siagrazie alle solide basi gettate finora, che al la-voro del management aziendale. È già da qual-che anno ormai, che sono egregiamente af-fiancato dalle mie figlie e posso affermare conmia grande soddisfazione che l’avvenuto pas-saggio generazionale, in questa azienda, haprodotto esiti positivi».

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82 • DOSSIER • PUGLIA 2011

Una delle ultime novità è denomi-nata il “Frutteto”, progetto checonsente il consumo di frutta fre-sca, prodotti biologici equosoli-

dali e per ciliaci direttamente dai distributori.È la risposta della So.me.d., ovvero SocietàMeridionale Distributori Automatici, alle esi-genze del mercato. Azienda nata nel 1990 inun piccolo deposito di 400 mq. sito a Bari, adistanza di 20 anni quella stessa realtà occupaoggi 150 addetti e opera in 5 sedi. La ditta ba-rese negli anni si è specializzata nel settoredella ristorazione automatica, nella sommini-strazione di bevande calde, fredde e snack at-traverso distributori automatici. «I distribu-tori» spiega Massimo Cobòl, presidentedell’azienda «sono ora presenti in molti canalicome ospedali, aziende commerciali, aziende di

produzione, scuole, banche, università, entimilitari, enti pubblici, ipermercati, studi pro-fessionali, piccole attività e abitazioni. Quelloche intendiamo garantire è un punto di ristoroche non lasci però da parte la qualità, impor-tante per qualificare l’intero settore del “ven-ding,”. Per questo motivo abbiamo deciso diaffiancarci a dei partners prestigiosi. Attraversola professionalità di tutte le nostre maestranzesiamo riusciti a dare un notevole contributoalla riqualificazione di questo settore merceo-logico, troppo spesso considerato di bassa qua-lità, presentandoci con un 'vestito' diverso». Ilcapitale sociale di partenza era costituito da ap-pena 20.000.000 delle vecchie lire ma i numeridel presente sono ben diversi. «Ho deciso diiniziare questa attività» prosegue il presidenteCobòl, «sollecitato da alcuni amici imprendi-

Riqualificazione, serietà e innovazione hanno permesso alla So.me.d.

di diventare la prima azienda del Mezzogiorno nel distretto della ristorazione

automatica. La parola al presidente Massimo Cobòl

Nicoletta Bucciarelli

In apertura,

uno dei distributori

automatici della

So.me.d. di Bari.

Nella pagina accanto

veduta esterna

dell’azienda

www.somed.it

La nuova veste del settore “vending”

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Massimo Cobòl

PUGLIA 2011 • DOSSIER • 83

tori del nord. Il primo anno abbiamo chiusocon 798.000 battute (consumazioni al distri-butore). Oggi la Somed ha un capitale socialeinteramente versato di € 1.055.330 con oltre150 addetti. Il nostro 2010 si è chiuso con unfatturato di € 20.000.000 a fronte di circa50.000.000 di battute e le previsioni per l’annoin corso sono quelle di confermare lo stessofatturato del 2010». Il settore del “vending” ne-gli ultimi anni ha raggiunto livelli sofisticati dalpunto di vista tecnologico. «Quando si parlad’innovazione, si intendono impianti tecnolo-gicamente all’avanguardia, aree di ristoro at-trezzate e arredate a seconda delle esigenzedella clientela, sistemi informativi e di con-trollo capaci di monitorare in tempo reale15.000 distributori». Specifica il presidenteCobòl che prosegue spiegando le differenti ti-pologie di ristorazione automatica che pos-sono trovarsi. «La ristorazione automatica è divisa in duesettori: quello dell’automatico e quello delsemi automatico. Il primo è quello inerente aidistributori che erogano prodotti con l’inseri-mento di monete o tramite l’utilizzo di sistemidi pagamento elettronici. In particolare ci ri-feriamo a quei distributori che somministranosia bibite calde che fredde sia gli snack. Il set-tore del semi automatico è quello relativo allemacchine più piccole che erogano esclusiva-mente prodotti caldi attraverso l’uso di unacialda. In particolare all’interno di questo set-tore possiamo contare su una collaborazionedecennale con la Lavazza. Siamo inoltre con-cessionari esclusivi di Nespresso in Puglia». LaSo.me.d. è un’azienda certificata con sistema diqualità ISO9001:2008 e di autocontrolloHaccp. Così facendo igiene e sicurezza sono as-sicurate da controlli periodici e cadenzati. Legaranzie connesse ai prodotti somministratidalla So.me.d.. ha reso la realtà pugliese piùforte soprattutto nel periodo della crisi eco-nomica appena trascorso. «In un momento dicrisi come quello che stiamo attraversando»

sottolinea il presidente Cobòl, «compito del-l’imprenditore è quello di non avere incer-tezze. Deve stare vicino alle maestranze, occu-pandosi quasi personalmente di ciascuno diloro. Deve far capire a tutti che bisogna ri-nunciare ai vecchi privilegi, bisogna lavoraremeglio e accettare una maggior disciplina. Perquesto sono solito dire “se prima pulivamo inostri distributori, ora dobbiamo lucidarli”».Come specificato dall’acronimo che le fa danome, la So.me.d.. ha un importante bacinod’utenza nel meridione. «Sul territorio» con-clude il presidente Cobòl, «possiamo contaresu circa 8.000 collaborazioni a fronte di15.000 distributori installati. Operiamo attra-verso 4 depositi, uno a Taranto, uno a Lecce,uno a Gricignano di Aversa e uno a Bari.Siamo riusciti inoltre a consolidare la nostrapresenza nel Foggiano controllando al 60% laDasti Vending, la società di riferimento nel set-tore in quell’area geografica con sede a Ceri-gnola (Fg), inoltre stiamo intensificando lanostra presenza particolarmente in Campaniae in Calabria».

Quello che intendiamo garantire è un punto di ristoro che non lasciperò da parte la qualità, importanteper qualificare l’intero settore del “vending”

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

88 • DOSSIER • PUGLIA 2011

Sartorialità e competenze industriali. Giuseppina, Emanuele e Luca Gerardi

spiegano le evoluzioni del settore abbigliamento e la gestione dei processi

determinanti della filiera

Nicoletta Bucciarelli

Tra le maglie dell’economia globale

Artigianato e sartorialità non rap-presentano solo valori del passatoma sono più che mai attualissimi.Nascono nel solco della tradizione,

ma non seguono strade già battute, cercanoi sentieri più ignoti per spostare l’asta del-l’eccellenza sempre più in alto. Riuscire amantenere questi valori aggiunti all’internodi un capo d’abbigliamento a livello indu-striale è la sfida che da oltre 20 anni portaavanti la Tre Gi, azienda di Arnesano cheunisce competenze sartoriali e realtà indu-striale. «Il risultato è la realizzazione di unprodotto industrializzato che mantiene in-tatta la cura dei dettagli e l’accuratezza dellaconfezione. Per una produzione interamenteitaliana». Spiega Giuseppina Gerardi, titolare

insieme ai fratelli Luca ed Emanuele Gerardidella realtà fondata da Giovanni Gerardi, pa-dre del gruppo imprenditoriale con un’espe-rienza come sarto, specializzatosi poi neglianni '60 nella scuola milanese di sartoria.«In vent’anni d’esperienza» prosegue Giu-seppina Gerardi, «ci siamo perfezionati nellalavorazione conto terzi d’abbigliamento ma-schile e femminile e, soprattutto, nella pro-duzione di capi-spalla. Nella linea donnaproduciamo un campionario completo spa-ziando dal vestito, al tailleur, al giaccone, al-l’impermeabile, al capo realizzato con tes-suti tecnici, fino al cappotto. Nella lineauomo invece il punto di forza è costituitodall’abito classico, affiancato da una lineasemindustriale in cui rimane sempre pre-sente la classicità del taglio tipicamente sar-toriale e da una linea completamente indu-striale, che non mette in secondo piano inogni caso la qualità né l’attenzione ai parti-colari. Il nostro stabilimento di circa 2.000m², situato alle porte di Lecce, vanta oggiuna capacità produttiva di oltre 30.000 capia stagione. Internamente è organizzato e di-viso nei reparti di creazione&sviluppo, taglio,adesivaggio, assemblaggio, stiro, controllo,finissaggio, magazzino e trasporto».L’accuratezza dei particolari e la qualità deimateriali e del prodotto finale ha portatol’azienda a partnership importanti. «Lavo-riamo con Max Mara, Christian Dior, LouisVuitton, Burberry, Dsquared, Loro Piana,Gucci e altri ancora». La competitività nel

Immagini di fasi della

produzione di capi

d’abbigliamento

realizzati da Tre Gi con

sede ad Arnesano (Le)

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PUGLIA 2011 • DOSSIER • 89

innovativa andando a presidiare l’intera fi-liera del tessile-abbigliamento, dalla prototi-pia, alla produzione fino alla distribuzione ela vendita». Eppure, la realtà del leccese è ar-rivata a specializzarsi e presidiare ogni com-parto della filiera negli ultimi anni, proprioin risposta alla concorrenza. «Per i primi mesidella nostra attività, ci siamo focalizzati so-prattutto nella gestione dei processi deter-minanti della filiera del tessile-abbiglia-mento: processi riguardanti il concept delprodotto, ossia l’interpretazione delle esi-genze del mercato attraverso lo studio e leprevisioni delle tendenze moda e dei gusti delconsumatore finale. Oggi invece, l’impresacosì costituita, rappresenta la massima espres-sione dell’esternalizzazione delle attività. Cer-

Il nostro fiore all’occhiello è rappresentato dal capodouble-face. Unalavorazione esclusivamenteartigianale che consente di ottenere capi leggeri e di qualità

settore dell’abbigliamento, in ogni caso, staaumentando sempre di più. «Il nostro è unsettore» prosegue Giuseppina Gerardi, «doveinteragiscono imprese con strutture e livelli diintegrazione verticale e orizzontale differenti,dove si infittiscono le interrelazioni con altrisettori, dove la concorrenza assume semprepiù un punto di vista internazionale, globale,dove le “regole del gioco” perdono i contorni.All’interno di questa fase di radicale trasfor-mazione attuata dal settore in questo mo-mento, noi intendiamo proporci in maniera

chiamo di restare sempre attenti alle esigenzedi mercato e dobbiamo essere efficienti nelcogliere, tra le maglie di un’economia glo-bale, le migliori opportunità d’inserimento».Tra queste differenti opportunità d’inseri-mento c’è il capo double- face. «È il nostrofiore all’occhiello. Riguarda tutto ciò che èmaterialmente realizzabile con tessuti doubleface. Mi riferisco a giacche, giacconi, cap-potti, mantelle, gonne, abiti e perfino pan-taloni. La peculiarità del prodotto realizzatocon questa tipologia di tessuti è quella diavere una lavorazione esclusivamente arti-gianale che consente di ottenere capi leggeri,confezionati con tessuti di altissimo livellocome ad esempio il cachemire di Loro Pianao di Piacenza».

Giuseppina, Emanuele e Luca Gerardi

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

90 • DOSSIER • PUGLIA 2011

Da sempre ammirato in Italia e al-l’estero, il made in Italy è, noto-riamente, garanzia di qualità, neipiù disparati settori. In partico-

lare, quella tessile si riconferma una delleproduzioni italiane più ammirate e, comeconfermano i recenti successi riscontrati alPitti Uomo di Firenze, il settore sembra aversuperato la crisi. Basti pensare come all’in-terno del comparto si registrino veri exploit,come quello dei lanifici che hanno già recu-perato le percentuali pre-crisi e sono tornati,spesso migliorandoli, ai livelli del 2007. Mail tessile di qualità, si sa, si distingue ancheper decori e finiture, una componente fon-damentale, non solo nell’ambito della moda,ma anche dei complementi di arredo e dipersonalizzazioni varie. Proprio questi sonoi settori di interesse della Decorlab diUgento, in provincia di Lecce, realtà leadernel settore del ricamo industriale classicocombinato alle più ricercate tipologie di la-vorazione come applicazioni tagliate al la-ser, decori cordel e paillettes. L’esperienza diSolidea Congedi.

In quali segmenti di mercato è più attivala Decorlab?«La nostra specialità è impreziosire i tessuti oi semilavorati, destinati ai settori dell’abbi-

La qualità made in Italy traspare dai dettagli.

Ecco perché il decoro di un tessuto rappresenta

un fondamentale valore aggiunto.

Nasce dalla creatività,

ma anche dall’alta tecnologiaCarlo Gherardini

Preziosi dettagli italiani

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Decorlab

PUGLIA 2011 • DOSSIER • 91

gliamento, delle calzature e dei complementid’arredo. Quindi preponderante è il settoremoda, abbigliamento e accessori, ma realiz-ziamo biancheria per la casa, biancheria in-tima, beach-wear, calzature, interni auto eyacht, gonfaloni e stendardi».

Può descrivere le tipologie di lavorazioneall’origine dei diversi ricami?«Fondamentalmente l’attività di Decorlab sidirama in tre tipologie di decorazione. Laprima è il ricamo industriale, con la ricerca disoluzioni produttive e stilistiche particolari; èun ricamo dagli effetti sorprendenti capace didare un elevato valore aggiunto alle produ-zioni. Effettuiamo inoltre decorazioni laser ecordel, che consistono in incisioni tagliate allaser su svariati tessuti e applicazioni di cor-doncini, paillettes e filati fantasia. Infine, rea-lizziamo le classiche lavorazioni a mano: ri-cami artigianali con applicazione di perline ecorallini, decorazioni con strass e borchie».

Al di là della parte di lavoro più pretta-mente artigianale, quanto è importante an-che lo sviluppo tecnologico? «L’investimento tecnologico e l’alta qualitàdei macchinari sono fondamentali, così comel’informatizzazione delle tecnologie. Dispo-niamo, di macchinari multiteste, (in tutto120 testate computerizzate in grado di lavo-rare sino a 1000 rpm) basati su tecnologie

giapponesi di ultima generazione che offronola possibilità di realizzare splendidi decori,particolarmente adatti alla lavorazione digonfaloni, bandiere e stendardi. Oggi le no-stre macchine, oltre al ricamo classico, ripro-ducono svariatissimi ricami: in rilievo, conapplicazioni di cordoni di ogni tipo, fettucce,virgoline, catene, perline, paillettes, ricamopunto elastico, ricami con tagli laser. Ad ar-ricchimento di ciò ci avvaliamo di ricamatricieffettuano dei ricami a mano, applicazioni dipietre e paillettes, uncinetto, intaglio».

Qual è il valore aggiunto di questi tessuti?«Da sempre puntiamo a realizzare piccoli ca-polavori industriali, ottimizzando i costi enon rinunciando all’alta qualità made in Italy.Grazie al dinamismo e all’alta competitività,l’azienda è diventata leader nel suo settore e,tramite il costante aggiornamento, le capacitàorganizzative e la sinergia tra le persone, rie-sce a soddisfare tutte le richieste garantendoconsulenza sulle ultime novità della moda, ri-cami con macchine d’ultima generazione etempi brevi di consegna. La nostra offerta, in-fatti, va al di là della produzione: mettiamoa disposizione il nostro know-how affian-cando i clienti nella ricerca di soluzioni stili-stiche e creative per dare ulteriore impulso anuove idee e fornire soluzioni sempre piùricche e ricercate».

In apertura, lo staff della Decorlab di Ugento (LE) con, al centro, Solidea Congedi, responsabile marketing e produzione. Nelle altre immagini, alcune lavorazioni realizzate dall’azienda

www.decorlab.it

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INFORMATION TECHNOLOGY

98 • DOSSIER • PUGLIA 2011

Nuove prerogative sul mercato dell’ICT Utilizzare le nuove tecnologie dell’ICT per trasformare

le esigenze di piccole e grandi aziende in soluzioni di valore.

L’analisi di Antonello Giordano

Guido Puopolo

Un servizio completo, pensato persostenere le imprese nei loro pro-cessi di crescita e sviluppo. È que-sto il core business di SIM NT,

azienda di Bari nata nel 1996 dall’accorpamentodi diverse realtà operanti nel settore dell’Infor-mation Technology. «Il nostro obiettivo è quellodi implementare soluzioni ad elevato contenutotecnologico, integrando, laddove necessario,prodotti e servizi diversi», sottolinea l’ammini-stratore unico, Antonello Giordano. «Inten-diamo caratterizzarci nell'ambito del mercato re-gionale dell'ICT non solo per le attività dicommercializzazione di hardware e software –prosegue Antonello - ma, soprattutto, per la

capacità di rappresentare per le Pmi un punto diriferimento nella realizzazione di sistemi e in-frastrutture complesse, per il supporto e l'otti-mizzazione dei processi di gestione aziendali eper la capacità nell'utilizzo di tecnologie inno-vative e la loro integrazione nelle imprese». Unconsulente globale, dunque, punto di riferi-mento per utenti con esigenze diverse, per la rea-lizzazione di sistemi e soluzioni informatiche aelevato valore aggiunto. «In sedici anni di attivitàl'azienda è sempre stata orientata alla specializ-zazione, non limitandosi al semplice ruolo divenditore di prodotti ma acquisendo la capacitàdi fare consulenza. Abbiamo consolidato l'atti-tudine ad affrontare i problemi insieme ai nostri

partner, evitando la tentazionedi imporre soluzioni preconfe-zionate, e assumendo conse-guentemente il rischio, e quindii meriti, derivanti dal proporremetodi e soluzioni, piuttostoche prodotti a catalogo». Que-sto ruolo innovativo si è defini-tivamente consolidato negli ul-timi anni, tanto da portare SIMNT a operare in ambiti estre-mamente eterogenei, dalla Pub-blica amministrazione alle pic-cole e medie imprese, passandoper grandi aziende a rilevanzanazionale. Con queste impor-tanti realtà l'azienda ha colla-borato alla realizzazione di stru-menti e progetti in contestiquali i servizi sanitari, l'auto-mazione di processi, e progettidi e-Governance. «In partico-

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Antonello Giordano

PUGLIA 2011 • DOSSIER • 99

proponiamo di fare è sostenere i progetti di cam-biamento aziendali, creando team nei quali le ri-sorse interne siano affiancate da risorse esternespecializzate, ponendo una particolare rilevanzaai ruoli di project e program management». I ri-sultati ottenuti fin qui dall’azienda rappresen-tano un incentivo alla ricerca di soluzioni sem-pre nuove, con strategie molto chiare per ilprossimo futuro: «Gli obiettivi nel prossimotriennio saranno pertanto quelli di consolidare lanostra capacità di offrire soluzioni integrate –evidenzia l’amministratore - con una particolareattenzione verso le piattaforme di supporto allagestione aziendale (business intelligence) e larealizzazione di servizi integrati di collabora-zione e gestione delle informazioni, con unaparticolare attenzione nei confronti delle tec-nologie innovative, come ad esempio Cloud,Smartphone e Software-As-A-Service».

Antonello Giordano,

amministratore unico

della SIM NT di Bari

www.simnt.it

Intendiamo rappresentare per le Pmi un punto di riferimento nellarealizzazione di sistemi e infrastrutturecomplesse, per il supporto el'ottimizzazione dei processi di gestione aziendali

lare abbiamo realizzato soluzioni applicative efornito servizi per la gestione di infrastrutture direte complesse, portali web per attività di naturacommerciale e pubblicitaria, piattaforme inte-grate di comunicazione (mail, fax, sms, voiceover IP) e servizi bancari, a testimonianza dellasolidità ormai raggiunta dal nostro gruppo»,sottolinea Giordano. La convinzione che in unmercato complesso come quello dei servizi legatiall'ICT l'autoreferenzialità possa nel tempo ri-sultare dannosa, ha portato la SIM NT a crearerapporti di collaborazione con altre aziende, at-traverso la partecipazione a reti di imprese ea consorzi, favorendo allo stesso tempo loscambio di competenze con il mondo dellaricerca universitaria, come spiega Giordano:«L'importanza dello sviluppo costante dellaconoscenza all'interno dell'azienda è reso evi-dente dall'investimento continuo in ricerca einnovazione, pari a circa il 6 per cento delfatturato annuo. Disponiamo inoltre di per-sonale altamente qualificato e sottoposto acontinuo aggiornamento, che rappresenta ilnostro valore aggiunto». Così come per la stragrande maggioranza deimercati, anche per quello dell’ICT l’impattodella crisi finanziaria ha spinto molte aziendeverso un cambiamento di strategie, alla ricercadi nuove leve per fronteggiare questa negativacongiuntura economica: «Nel mercato dell'In-formation technology è in atto da tempo unprocesso di cambiamento strutturale, con il gra-

duale spostamento dell'at-tenzione dai prodotti aiservizi e una progressivatendenza alla consume-rizzazione dell'ICT, gra-zie anche al paradigmatecnologico del Cloud

computing, ultimonato tra i figli della

rivoluzione delw e b .

Quelloche ci

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IL MERCATO DELL’AUTO

rubare un’auto senza girare il volante». È questa la svolta imprenditoriale: tutto ha ini-zio in un piccolo laboratorio artigianale a Fa-sano, in provincia di Brindisi, con pochi di-pendenti e una produzione esigua, quasiesclusivamente su ordinazione. L’immissionesul mercato dell’antifurto trova però immediaticonsensi e il primo anno in cui è distribuitocombacia con una riduzione del quindici percento dei furti d’auto nelle province di Bari eBrindisi, prime zone di commercializzazione.«Era questo un segno inequivocabile dell’effi-cacia del prodotto», osserva Lacirignola. Correval’anno 1995 e così era nata la Block Shaft srl.Nel 1997 la produzione assume carattere indu-striale: «Il prodotto subiva continue modifichefinalizzate a migliorarne l’affidabilità. La conti-nua evoluzione migliorativa portò la Block Shaftsrl al livello delle aziende europee più moderne,consentendole di conseguire le certificazionipiù prestigiose».Oggi l’azienda vanta una produzione industrialerobotizzata e gestita dalle più avanzate tecnolo-

In Puglia, come in altre regioni italiane, ifurti d’auto sono un grave problema cheper anni è rimasto irrisolto, causando di-sagi a molti automobilisti. È da questa

constatazione che è partito Emilio Lacirignolaquando diversi anni fa, diciannovenne, rientrònel suo paese, Fasano, dopo aver vissuto in Bel-gio insieme al padre minatore. «Il passaggio daBruxelles, città all’avanguardia e cuore dell’Eu-ropa, a Fasano, cittadina del Sud, non è statocerto facile: una nuova cultura, un altro tipo disocietà e un diverso senso civico». Cionono-stante Lacirignola si è rimboccato le maniche e,da autentico “self made man” ha trovato lavorocome carrozziere. «Un giorno mi sono fermato,chiedendomi cosa volessi fare da grande. Con-frontandomi quotidianamente con le esperienzedi molti in merito al problema dei furti d’automi venne l’idea di creare un antifurto. Lo spuntovenne da una persona che aveva fabbricato persé un sistema artigianale che in sostanza consi-steva in un lucchetto applicato nella crocieradello sterzo. Il principio era semplice: non si può

Da un grave problema sociale, quello dei furti d’auto, è nata un’idea che si è diffusa in tutto il mondo

rivoluzionando il mercato di antifurto e bloccasterzo. Ne parla l’autore Emilio Lacirignola

Amedeo Longhi

Una rivoluzione nel mercato dell’antifurto

Nelle immagini

in basso,

la sede dell’azienda,

l’antifurto per veicoli

commerciali Gatelock

e il bloccasterzo Block

Shaft Smart

www.blockshaft.it

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Emilio Lacirignola

gie informatiche, si avvale diuno staff altamente qualificato,di una rete di circa quattromilainstallatori autorizzati su tutto ilterritorio italiano, nonché di reticommerciali internazionali natedalle partnership con aziendedel calibro di Mercedes Benz,Peugeot, Würth, Meccanocar ediverse altre realtà che hanno scelto i sistemi disicurezza Block Shaft. «Le continue ricerche,l’esperienza maturata in oltre quindici anni di at-tività e il processo di innovazione tecnologicahanno permesso lo sviluppo di nuovi sistemi disicurezza dedicati», ricorda Lacirignola.Un esempio dell’attività di ricerca e realizzazionedi prodotti all’avanguardia è Block Shaft Smart.«Si tratta di un sistema di bloccasterzo ottimiz-zato e “cucito addosso” alla piccola e modernaautovettura del colosso tedesco», spiega Laciri-gnola. Ma il fiore all’occhiello è l’ultimo nato,l’indistruttibile Gatelock. «Il Gatelock – spiegaLacirignola – è un sistema di sicurezza per vanodi carico dei veicoli commerciali. La sua strut-tura meccanica è costituita dal robusto corpo inacciaio sviluppato secondo geometrie che lorendono inattaccabile contro le più frequentitecniche di scasso. I lucchetti si applicano di-rettamente sui portelloni del veicolo da pro-teggere, impedendo così l’accesso non autoriz-zato al vano di carico». Il Gatelock, datal’indiscussa infallibilità, ha scatenato a livello in-ternazionale un interesse che ha portato nuova-mente la Block Shaft nel mirino dei più grandicolossi del settore. Sono nati, infatti, nuovi ac-cordi di partnership con Mercedes Benz veicoli

commerciali, Peugeot, Würth, Meccanocar emolti altri, tanto che oggi è possibile installareGatelock persino in Bolivia.«Inoltre – aggiunge Lacirignola – la qualità,l’efficacia e l’affidabilità del nuovo lucchettoper furgoni e del già noto Block Stem, antifurtomeccanico per trattori, sono state testate e cer-tificate dai più esigenti istituti di certificazioneanglosassoni, cioè Sold Secure e Thatcham».Non più quindi solo sinonimo di “blocca-sterzo”, ma una consolidata realtà produttivae commerciale: «Offriamo soluzioni chevanno dalla sicurezza delle auto, a quella deifurgoni – conclude Lacirignola –, dalla sicu-rezza della casa, grazie al Gatelock per cancellie serrande, alle serrature di sicurezza dal mar-chio Netoma, prodotte dall’omonima aziendaappartenente alla famiglia Block Shaft e spe-cializzata nella realizzazione delle componentimeccaniche». Non ultimo per importanza è ilservizio di rigenerazione dei sistemi EPS: laBlock Stem, altra sorella di Block Shaft, ef-fettua infatti su tutto il territorio italiano la ri-generazione completa dei servosterzi elettricidi ogni marca e modello.

Emilio Lacirignola, al centro nella foto, insieme allo staff della Block Shaft

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IL MERCATO DELL’AUTO

106 • DOSSIER • PUGLIA 2011

La Rimat si destreggia da oltre quaran-t’anni nella difficile distribuzione diricambi per auto, potendo contare suuna vasta area di competenza, l’intera

Puglia e la provincia di Matera, e su un’ampiagamma di prodotti, la cui qualità è riconosciutaa livello nazionale e internazionale. A dimo-strazione del suo andamento positivo, l’aziendaha chiuso il 2010 con un bilancio economico inlinea, se non migliore, rispetto a quello del-l’anno precedente, fattore che ha spinto il Poli-tecnico di Torino a riconoscere la Rimat comeuna delle società economicamente più stabili delproprio settore in tutta Italia.

IL CUSTOMER SERVICE«“Più servizi, più soluzioni”, è questo – spiega

Gianfranco Casalino, titolare dell’azienda –l’obiettivo della Rimat Srl. Ci prefissiamo dioffrire il più alto livello di customer service pos-sibile. Uno dei metodi migliori per riuscire nel-l’intento è garantire un supporto post-vendita.Il ricambista viene assistito durante l’acquistodai responsabili di prodotto e dai magazzinieriche, informandolo sulle caratteristiche tecni-che peculiari di ogni prodotto, possono indivi-duare in breve tempo l’articolo giusto». L’im-pegno nel raggiungere la missione aziendale,però, non si è concentrato solo nello sviluppodel post-vendita e nel corso degli anni la Rimatsi è dotata di un ottimo servizio di logistica, cheassicura una corretta gestione degli spazi e piùdi due consegne giornaliere. «Per velocizzare lafase di reperimento dei ricambi, - aggiunge Mi-

Un sito di e-commerce a cui tutti i partner possono accedere, un ottimo sviluppo del servizio

post-vendita e una rete logistica ben strutturata. Questi sono gli obiettivi su cui ha puntato

la Rimat per tenere il mercato nel periodo di crisi

Emanuela Caruso

Evoluzioni nel mercatodei ricambi auto

Da sinistra,

Michele Pansini,

Gianfranco Casalino

e, nella pagina a fianco,

Chris Hutchinson

della Rimat Srl

di Bitonto (Ba)

www.rimatsrl.it

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PUGLIA 2011 • DOSSIER • 107

chele Pansini, altro titolare dell’azienda – la so-cietà è stata fra le prime nel settore, in Puglia,a sviluppare un sito di E-commerce a cui tutti ipartner possono accedere. Attraverso questomezzo si ha la possibilità di ottenere informa-zioni come la disponibilità, il prezzo e le offertedi ogni prodotto in qualsiasi momento delgiorno, anche in orario di chiusura».

SVILUPPI STRATEGICIIl mercato dei ricambi per auto è in continuaevoluzione e la Rimat, soprattutto negli ultimicinque anni, ha apportato vari cambiamenti alsuo interno al fine di riuscire a mantenere la lea-dership del settore. «Come prima mossa strate-gica – spiega il ragioniere Casalino, – sono statiintrodotti ventuno nuovi marchi tra i brandgià presenti. Per sostenere l’aumento di produ-zione e lavoro, nel 2009, abbiamo inoltre inve-stito oltre un milione di euro, per rinnovare lastruttura dell’azienda. Questo progetto, che hapreso il nome di “Adeguamento degli Spazi alleNuove Esigenze Aziendali”, ha portato all’am-pliamento degli uffici e alla realizzazione dinuovi spogliatoi, di un’ulteriore aula riunioni edi un centro didattico, con aula corsi e officinadiagnostica, dove sono tenuti corsi di forma-zione con più di duecento partecipanti all’anno.Nel 2010 è stato anche realizzato un impiantofotovoltaico sul tetto della struttura».

I.DI.A.Dal 2000, la Rimat è una dei soci fondatori

del consorzio I.di.a., a oggi composto in tuttoda undici società, ognuna leader nella distri-buzione di ricambi nella propria zona.«L’obiettivo con cui fu creata – chiarisce ChrisHutchinson, responsabile per il rapporto conI.di.a e tra l’altro presente nel Consiglio diAmministrazione del consorzio, – è di aiutaregli operatori indipendenti del ricambio autoper migliorarne l’immagine e la qualità del la-voro. Lo scopo è stato raggiunto attraverso losviluppo di attività promozionali, come fieredi settore, convention e incontri di aggiorna-mento, ma soprattutto grazie al progetto PointService». Questo progetto fu lanciato nel2001: si tratta di una rete di membri affiliaticomposta da circa quattrocento ricambisti epiù di 2500 officine. Questo progetto ha au-mentato le abilità professionali di tutti i mem-bri in modo da renderli capaci di operare suqualsiasi auto presente sul territorio italiano.«Ogni socio – continua Chris, inserito dapoco nel management aziendale della societàe su cui si concentrano le speranze di unacontinuità futura – è responsabile del pro-getto Point Service della propria zona, quindila Rimat, a oggi, gestisce quaranta ricambistie più di centocinquanta officine affiliate inPuglia». Dal 2007 I.di.a fa parte dei soci di Te-mot International, presente in tutta Europa.«Far parte di questa organizzazione ci per-mette di avere rapporti anche con i fornitorieuropei e aumenta il “peso” della nostraazienda agli occhi dei clienti».

il fatturato dellaRimat secondo ilbilancio redatto a

fine 2010

EURO

6,5mln

1mln

investimentiper il rinnovostrutturale e

produttivo messo inatto a partire dal

2009

Gianfranco Casalino, Michele Pansini e Chris Hutchinson

EURO

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114 • DOSSIER • PUGLIA 2011

FOCUS BARI

Un nuovo volto urbanoBari, tra le città più ricche del Sud, prepara tre milioni

di euro per il potenziamento del trasporto pubblico.

Una sfida, quella del sindaco Emiliano, che affianca

il rilancio del turismo internazionale e la creazione

di nuovi posti di lavoroElisa Fiocchi

Tanti giovani, pochi stranieri sulterritorio e un livello di ricchezzatra i più alti del Mezzogiorno. Atracciare il profilo di Bari è l’ul-

timo rapporto Censis, “Città a confronto”,che nelle valutazioni complessive si attiene amolteplici indicatori quali l’ambiente, la de-mografia, lo sviluppo e la mobilità. Un’ana-lisi che comincia dalla popolazione, si sof-ferma sull’andamento del turismo e chiudecon una serie di dati sul tenore di vita, il tra-sporto pubblico e la raccolta dei rifiuti. Inquali settori, Bari vince la partita? I parame-tri che concernono il benessere parlano di unreddito medio annuale di 20.137 euro, conun livello di ricchezza tra i più elevati del sudItalia, assieme alla vicina Salerno. Anche

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PUGLIA 2011 • DOSSIER • 115

Michele Emiliano

tuare sul territorio, programmando le azioniin sinergia con i trenta comuni limitrofi.Questo ha consentito di finalizzare le azionidei diversi attori pubblici e privati verso obiet-tivi condivisi. Mettendo in rete tutti i settori,abbiamo cercato di creare un circolo virtuosotra mobilità, attrattività, produzione, am-biente e turismo. Creatività e capacità di in-novare sono elementi centrali in questo pro-cesso, anche perché Bari con la sua universitàe il suo Politecnico è un riferimento nel set-tore della conoscenza e della ricerca scienti-fica».

Le carenze emerse dal rapporto Censisriguardano le strutture ricettive e lo svi-luppo industriale. Come intervenire inquesti settori per facilitarne il rilancio? «La nostra politica è volta a rilanciare l’im-magine nazionale e internazionale della città,non solo attraverso le grandi risorse di cui di-spone (Basilica di San Nicola, Teatro Petruz-zelli, centro storico, waterfront) ma anche at-traverso un modello di sviluppo sostenibileattento al rispetto per l’ambiente, alla tuteladella legalità, alla valorizzazione della bel-

comprare una casa nelle zone di pregio dellacittà - Umbertina, Murat e Madonnella - co-sta 3mila e 500 euro al metro quadro controgli 8mila e 500 di Milano. Eppure sempre intema di vivibilità, altri fattori frenano la corsadi una città giovane e vivace, con il 13,5%della popolazione al di sotto dei 14 anni. «Ilrapporto esprime una notevole potenzialità diBari come città turistica che può sicuramenteessere valorizzata attraverso investimenti neisettori della cultura, della formazione e del

turismo» spiega il sindacoMichele Emiliano, che illu-stra i nuovi progetti per ri-lanciare l’immagine dellacittà.

Quali politiche hannoconsentito a Bari di rag-giungere elevati indicatoridi ricchezza nel Mezzo-giorno? «L’amministrazione comu-nale ha lavorato in questianni alla pianificazione stra-tegica degli interventi da at-

� �Abbiamo creato un circolo virtuoso tra mobilità, attrattività,produzione, ambiente e turismo

� �

Michele Emiliano,sindaco di Bari

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116 • DOSSIER • PUGLIA 2011

FOCUS BARI

lezza. Questo significa creare le condizioni ot-timali di fiducia per investimenti futuri. Inogni caso, l’analisi del Censis non tiene contodell’area metropolitana di Bari, infatti è quiche sorgono numerosi insediamenti indu-striali di grande rilievo».

Dal punto di vista economico e occupa-zionale, si segnala una chiara prevalenzadelle attività commerciali (Bari è in 42°posizione tra i 103 capoluoghi per numerodi addetti nel commercio). Come giudica,in generale, i livelli occupazionali dellacittà di Bari?«È una città di scambi per tradizione, luogodi incontro non solo per il commercio, maanche per le persone, per le religioni, per i sa-peri. I dati sulla disoccupazione rispecchianoil quadro dell’intero Paese, pur attestandosivicino alla media nazionale e, comunque,nella fascia meno problematica rispetto adaltre realtà del Mezzogiorno. Per dare im-pulso alla creazione di nuovi posti di lavorol’amministrazione comunale ha programmatouna serie di iniziative, sempre in sinergia pub-blico-privato, che hanno già prodotto l’aper-tura di decine di grandi cantieri (cito adesempio quello per l’asse nord-sud o i piani di

riqualificazione urbana dei quartieri Japigia,San Marcello e San Girolamo) con investi-menti complessivi superiori ai 500 milioni dieuro, in gran provenienti da soggetti privati».

I nuovi accordi sulla pianificazione ur-banistica della città offriranno un miglioresviluppo sostenibile urbano. I tre milionidi euro destinati al terminal bus extraur-bani come rivoluzioneranno l’assetto diBari?«L’operazione della stazione dei bus extraur-bani è un tassello del più ampio riassettodelle aree ferroviarie centrali, interessate daingenti investimenti sull’ammodernamentodelle linee ferroviarie e sulla loro trasforma-zione in linee metropolitane. L’obiettivo èpotenziare il trasporto pubblico garantendol’intermodalità (scambio tra ferrovia, autobusextraurbani e autobus urbani). Nello speci-fico, il progetto del terminal consente di eli-minare la sosta impropria dei bus dalla via-bilità cittadina e offre maggiori servizi aipendolari (pannelli a messaggio variabile,orari, biglietteria, sala d’attesa) e un collega-mento diretto con la stazione ferroviaria.Questo significa migliore efficienza e minoritempi di attesa».

� �

Il finanziamentocomplessivo destinato

all’apertura di nuovicantieri per la creazione

di posti di lavoro

INVESTIMENTImln

In tuttoil Mezzogiorno,

Bari registra buoniindicatori

di ricchezza: il redditomedio annuale

si attesta a 20.137 euro

REDDITO mila

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PUGLIA 2011 • DOSSIER • 117

Antonio Distaso

Una città vitale grazie al carisma del suo popoloTanti giovani e ottime professiona-

lità in termini di studi professio-nali privati dipingono il volto mi-gliore di Bari, una città tuttavia

ancora priva di quella visibilità necessaria adaccrescerne il prestigio e a trattenere i granditalenti sul territorio. Il coordinatore regio-nale del Pdl, Antonio Distaso, punta il ditosull’altra realtà emersa dall’ultimo rapportoCensis e su un’amministrazione paralizzata,lontana da una politica incentrata alla valo-rizzazione e, quindi, alla libertà di intrapren-denza. «Bari non riesce ad attirare le grandi re-altà industriali o del terziario e i giovaniuniversitari tendono a emigrare per trovare la-voro» afferma Distaso, che svela i retroscenadi una città «sopravvissuta e tuttora vitalesoltanto grazie alla straordinaria tempra diun popolo uso a far da sé». Una città, spiega,che potrebbe crescere di più.

Come giudica la situazione economicasul territorio? «Il rapporto presentato a Bari lo scorso 29giugno ha sancito che la città è relegata negliultimi posti della classifica delle 103 città ca-poluogo. Sul piano della qualità della vita ècaratterizzata da un elevato tasso di motoriz-zazione e da uno scarso ruolo del trasportopubblico, nonché da una bassa percentuale diraccolta differenziata. Sul fronte dei redditi,ogni barese ha in banca 18 mila euro e ha unimponibile Irpef che supera i 20 mila. Ben al-tre prospettive si aprivano sotto la guida ri-gorosa e innovativa di Salvatore Distaso eRaffaele Fitto alla Regione, di Franco Sor-rentino alla Provincia e di Simeone Di CagnoAbbrescia al Comune. Le svolte politiche suc-cessive hanno bloccato e fatto ripartire dazero i progetti in itinere: dalla valorizzazionedel porto, con il completamento di “Marisa-

bella”, al ricompattamento della città con ilmare (Punta Perotti, Torre Quetta), dall’am-modernamento della viabilità e dei trasporti(asse nord-sud, nodo ferroviario) alle grandiinfrastrutture culturali (Petruzzelli, Marghe-rita). Con il risultato di far perdere il passoalla città. Va detto che dei 30mila nuovi po-sti di lavoro promessi da Emiliano ai baresinel 2009 a distanza di due anni non se ne in-travede nemmeno uno».

Le carenze riguardano in particolare lestrutture ricettive e lo sviluppo industriale.Quali proposte di legge sono state valutatedal Pdl e verso quali settori s’indirizzano?«Il Pdl a livello nazionale si è mosso per so-stenere il paese in un periodo di crisi e af-frontare tutti quei nodi strutturali che lo in-gessano. Di recente il decreto sviluppo haprevisto tre forme di sostegno all’economia

Secondo il deputato Antonio Distaso le attuali

politiche hanno fatto perdere il passo a Bari:

«Ben altre prospettive si aprivano alla “Milano

del Sud” durante la primavera tatarelliana».

Ecco i punti deboli di una città coraggiosa e creativa

Elisa Fiocchi

� �

Antonio Distaso,coordinatoreregionale del Popolodella Libertà

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118 • DOSSIER • PUGLIA 2011

FOCUS BARI

� �

Bari si colloca in fondoalla classifica, su 103

Comuni, con 754imprese attive su

10mila abitanti

POSTO86°

E’ il record nazionaledi perdita percentuale

di posti di lavoro in Puglia a fronte

del -1,6% nazionale e del -2,2% del resto

del Sud

LAVORO-3,8%

del Mezzogiorno. I primi due articoli, infatti,prevedono il credito di imposta per la ricerca:in pratica a ogni impresa che investe in unprogramma di ricerca realizzato in collabora-zione con le università, sarà riconosciuto uncredito di imposta pari al 90% dell’investi-mento realizzato. Il successivo articolo 2 rein-troduce il credito d’imposta per l’occupa-zione e per gli investimenti ovvero vieneconcesso un credito di imposta alle impreseche assumono stabilmente e che realizzarononuovi investimenti per divenire più competi-tive. Nel settore turistico il provvedimento in-troduce i distretti turistico-alberghieri sulmodello delle reti di impresa. I distretti co-stituiscono zone a burocrazia zero e si ve-dranno riconoscere tutta una serie di agevo-lazioni fiscali e burocratiche».

In che modo queste politiche saprannoconfrontarsi con quelle di carattere locale?«Intanto queste norme consentiranno di riat-tivare investimenti e di dare una rispostachiara e forte alla crisi economica. Purtroppodovranno scontrarsi con politiche regionali elocali ostili allo sviluppo, segnate da tassi al-tissimi di vetero-ideologismo, che ci hannofatto malinconicamente conseguire il recordnazionale di perdita percentuale di posti di la-voro (-3,8 a fronte di un -1,6% nazionale e di-2,2% del resto del Sud), con una punta an-cor più intollerabile per i laureati (-8,4% afronte di un -1,6% e addirittura di un +0,1%del resto del Sud). Quanto alle infrastrutture,

il metodo è quello riservato da Vendola al col-legamento Maglie-Leuca, contro il cui am-modernamento è ricorso perfino alla giustiziaamministrativa, mettendo a rischio anche unfinanziamento di 200 milioni di euro. La re-gola è quella di delegittimare e contrastaresempre e comunque le politiche del governonazionale, salvo poi implorarne il soccorso perevitare, con un “piano di rientro” lacrime esangue in materia sanitaria, il “default” dellaRegione (rischio pubblicamente paventatodal suo assessore al Bilancio). Contro lo svi-luppo va anche la politica fiscale oppressiva incui si risentono gli echi del Padoa Schioppade “le tasse sono bellissime” o del Bertinottide “anche i ricchi piangano”, anche se poi apiangere per gli effetti nefasti del Vendolismoe dell’Emilianismo sono sempre e soprattuttoi poveri».

Bari si trova al 27° posto per quota di ra-gazzi in età 0-14 anni e mantiene un’altapresenza di giovani sul territorio. Qualipolitiche e proposte vanno a sostegno del-l’occupazione giovanile? «In tema di politiche giovanili occorre da su-bito aprire un dibattito molto serio in gradodi affrontare in maniera strutturale il pro-blema. Un recente studio della Banca d’Italiaanalizza il nuovo fenomeno della migrazioneda Sud a Nord e mostra che ci sono 140milalavoratori al Nord che sono residenti nel Mez-zogiorno: i nuovi contratti di lavoro atipicihanno generato il fenomeno del pendolari-

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PUGLIA 2011 • DOSSIER • 119

smo di lungo raggio. La fa-scia d’età con maggiore in-tensità migratoria è quellacompresa tra i 25 e 34 anni e la quota di lau-reati è quasi tre volte quella rilevata nell’interocampione. Mai come in momenti di crisi ilcoraggio e la creatività dei giovani possonofare la differenza e mai come in questo mo-mento siamo consapevoli del fatto che quantepiù persone saranno in grado di crearsi un po-sto di lavoro autonomamente tanto megliosarà per l’Italia e l’Europa. Il governo ha in-serito nella manovra una norma dove i giovanisotto i 35 anni che decideranno di costituireuna nuova attività imprenditoriale paghe-ranno un’imposta ridotta al 5% per i primi 5anni di attività. Questo è il modo concreto diaffrontare il problema della disoccupazionegiovanile che relega il nostro paese agli ultimiposti nelle graduatorie europee. C’è un datosignificativo del declino del nostro territorioe della ostilità sostanziale delle sue politiche digoverno locale alle tematiche della promo-zione dei nostri giovani: la riduzione costantedegli iscritti alle nostre università dopo de-cenni di crescita tumultuosa. Anche lì co-manda la sinistra».

Quale lettura offre dei valori occupazio-nali registrati sul territorio? «In questi anni abbiamo assistito a un forte ri-salto mediatico degli interventi per l’occupa-zione giovanile che in realtà non solo nonhanno prodotto gli effetti sperati, ma hannoaumentato e, in alcuni casi, rinviato il pro-blema. Abbiamo assistito a un susseguirsi di

slogan a cui non sono seguiti fatti concreti eil risultato è un enorme problema sociale chesi manifesterà allo scadere del presente pe-riodo di programmazione comunitaria. L’averutilizzato i fondi comunitari ha sicuramenteil vantaggio di aver dato ai giovani un’oppor-tunità, ma mi chiedo come sarà possibile ga-rantire a loro la stabilità al venir meno delle ri-sorse che hanno generato questi interventi. Intema di politiche giovanili per il lavoro, in-vece, occorre coinvolgere da subito le univer-sità, pur con i loro limiti, e gli istituti superioriper cercare di creare una corsia preferenzialeper permettere a tutti i giovani, almeno quellipiù meritevoli, di lavorare da subito e con uncontratto di lavoro di ampie prospettive. Que-sta è la vera sfida, ed è su questo che occorrelavorare tutti insieme».

Come può Bari riprendere il passo versoun reale sviluppo?«La premessa perchè quanto detto sia ipotizza-bile sta nell’attuazione di una politica com-plessiva di sviluppo, incentrata sulla valorizza-zione e sulla liberazione dell’intraprendenza edella laboriosità naturali del “popolo di formi-che”: esattamente quel che non è nelle cordedell’unico governo a guida comunista delmondo libero, ovvero il governo regionale dicentrosinistra guidato da Vendola. Basti pen-sare che l’ultimo significativo investimento at-tratto in Puglia è l’Alenia di Grottaglie, che ri-sale ai tempi della presidenza Fitto».

��

Uno studio della Bancad’Italia conta 140milalavoratori al Nord con laresidenza nel Mezzogiorno

Antonio Distaso

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120 • DOSSIER • PUGLIA 2011

FOCUS BARI

Michele Vinci,presidente di Confindustria Bari

Dopo molti anni di attività associa-tiva con incarichi a livello nazio-nale e locale, l’ingegnere MicheleVinci succede all’editore Alessan-

dro Laterza alla presidenza di ConfindustriaBari. Nel giorno della sua elezione, avvenuta il23 giugno, Vinci - che è anche presidente e am-ministratore delegato dell’azienda meccanicaMasmec Spa - ha immediatamente evidenziatoil ruolo cruciale che occuperà il settore del ma-nifatturiero all’interno di un programma tesoalla valorizzazione delle eccellenze del territorio.«Bari non parte da zero» ha affermato «eppurela cultura dominante non è ancora in grado di

stimolare ed evidenziare suffi-cientemente le capacità e glistrumenti di cui disponiamo, enon mi riferisco solo al com-parto manifatturiero». Riflet-tori puntati anche sul turismo,le infrastrutture e l’agroali-mentare: il neopresidente in-dica la strada «per far uscireBari allo scoperto».

Come intende procedere alivello operativo per pro-muovere i marchi del terri-torio?«Innanzitutto è necessario at-tuare una comunicazione effi-cace, capace di far risaltare lequalità nascoste e non ancora

valorizzate della città. Tantedelegazioni dall’estero o pro-venienti dal nord Italia riman-gono impressionate dal presti-gio del nostro compartomeccanico, solo per fare unesempio. Il settore automotivesi è sempre dimostrato al-l’avanguardia: in pochi sanno che a Bari è statoideato il “common rail”, un’invenzione che harivoluzionato tutta la motoristica e che semprequi sono state fondate alcune delle più famoseaziende italiane del settore. Se poi ci soffer-miamo sul patrimonio artistico e paesaggistico,dalla Cattedrale di Trani a Castel del Monte,non c’è da meravigliarsi che il trend turistico siain aumento. Il mio compito sarà quello di faruscire allo scoperto questa città, anche attra-verso l’organizzazione costante di eventi che fa-cilitino un’inversione di cultura e di approccioal territorio. In secondo luogo, punterò sul-l’innovazione, aspetto sul quale Bari è risultataal secondo posto su 26 distretti per potenzialitàe capacità progettuale. Il terzo punto cruciale èdato dalle infrastrutture, in continuo miglio-ramento da ormai un quinquennio. Dallo sta-dio San Nicola al nuovo aeroporto di Bari,fino al futuro dell’alta velocità, con investi-menti da destinarsi, ad esempio, per la trattaBari-Napoli che stenta ancora a decollare».

Nel giorno della sua elezione, era presenteanche il presidente nazionale Emma Marce-

Il nuovo presidente di Confindustria Bari, Michele Vinci, elenca il suo programma

di rilancio partendo dal manifatturiero e chiede agli imprenditori vivacità

e aggregazione per diffondere le eccellenze locali: «Contiamo 700 associati

e vogliamo crescere ancora attraverso qualità e risultati»Elisa Fiocchi

Comunicare il territorio e il prestigio di Bari

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PUGLIA 2011 • DOSSIER • 121

Michele Vinci

gaglia. Su quali argomenti c’è stato ampioconfronto? «Ha espresso condivisione e apprezzamentoper l’ottimismo - ben lontano dalla fantasia -con cui guardo al progetto di rilancio del ma-nifatturiero. Germania, Stati Uniti e Francia sistanno già adoperando in questa direzionementre purtroppo il nostro Paese è ancora con-centrato su altri temi politici».

Come giudica lo stato di salute delle in-dustrie baresi? «Alcuni settori vivono una fase di ripresa, altriscricchiolano ancora, ma in linea generalesiamo avvolti da un’atmosfera positiva, lon-tana da ogni pessimismo. Sarà necessario con-tinuare a lavorare soprattutto in campo nazio-nale, dove alcuni settori, come l’automotive,faticano a investire rispetto alle attività e agli in-vestimenti indirizzati all’estero».

Quali altre opportunità saranno colte daExpo 2015?«Il rapporto di collaborazione intrapreso tra ilcapoluogo pugliese e il comitato organizzativodell’Expo 2015 non può che vivacizzare il ter-ritorio e stimolare il tessuto imprenditoriale afarne parte. Il protocollo punta alla valorizza-zione dell’agroalimentare e del turismo reli-gioso, ma darà respiro e prestigio a tutti i com-parti. Grazie ai risultati e alla qualità di questae altre iniziative non potrà che allargarsi la no-stra base associativa, che ora conta 700 ade-sioni. Tutto ciò sarà possibile solo offrendoqualità e coinvolgimento».

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Bari registra un aumento del turismo e conta sul settore automotive, molto forte e all’avanguardia

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Come ogni anno la Fiera del Levante apre le porte di Bari al confronto imprenditoriale

internazionale. Per il presidente dell’ente fieristico, Gianfranco Viesti, l’evento è un punto

di riferimento per le imprese e gli espositori e riunisce anche personalità scientifiche, politiche,

economiche e imprenditoriali di primo piano

Nicolò Mulas Marcello

La vetrina del Mediterraneo apre i battenti

122 • DOSSIER • PUGLIA 2011

FIERA DEL LEVANTE

Giunta alla settantacinquesima edi-zione, la Fiera del Levante si con-ferma l’evento fieristico per eccel-lenza del Mezzogiorno e mantiene

il suo ruolo ti ponte tra le imprese del bacinodel Mediterraneo. L’appuntamento di Bari ècome sempre l’occasione per scoprire le novitàdi varie realtà imprenditoriali e rappresenta unmomento di confronto tra gli oltre 2.000 espo-sitori e la domanda nazionale e internazionalerappresentata da oltre 1 milione di visitatori.Importante è il contributo che la fiera dà in ter-mini di attenzione alla sostenibilità ambientale.« Grazie a un accordo con Enipower – spiegaGianfranco Viesti, neopresidente della Fieradel Levante – anche il nuovo padiglione mo-dulare di oltre 18mila metri quadri è dotato di

un tetto fotovoltaico che produrrà oltre un me-gawatt di energia».

Quali sono i rapporti tra Fiera del Levante,università e altre istituzioni scientifiche pre-senti sul territorio?«Tra i compiti della Fiera del Levante rientranola promozione economica, lo sviluppo delleimprese e il sostegno al tessuto connettivo lo-cale attraverso una sintesi di azioni che conci-lia le esigenze di più settori e di diverse catego-rie. La sfida di oggi - la globalizzazione deimercati - impone di “fare sistema”, di accrescerele competenze, di velocizzare i processi, di mi-gliorare infrastrutture e servizi. Per raggiun-gere questi obiettivi è necessario operare in si-nergia con le categorie economiche e gli altriattori locali. In particolare, la Fiera ha collabo-

Page 91: DossPuglia082011

rato fortemente con le università e le altre isti-tuzioni scientifiche per arricchire i momenti diconfronto durante manifestazioni come laCampionaria, Agrilevante, il Festival dell’In-novazione o Smau Business. Sono certo chequeste alleanze strategiche si rafforzeranno ul-teriormente in futuro».

Quanto incide sull’indotto economico delterritorio la Fiera del Levante?«L’indotto complessivo è considerevole e a que-sto bisogna aggiungere l’alto volume d’affaridelle varie manifestazioni che si alternano nelcorso dell’anno. Siamo però in un momentodifficile. Colpa della fortissima recessione chestiamo attraversando, delle difficoltà persistentidell’economia italiana, del disinteresse cre-scente alle politiche per lo sviluppo del Sud,della trasformazione epocale del ruolo dellefiere in tutta Europa, del profondo cambia-mento nel significato e nell’utilità delle “espo-sizioni” nell’era di internet. In questo contestoil rilancio della Fiera passa attraverso la mo-dernizzazione e la valorizzazione del suo patri-monio, l’esportazione di servizi e know-howverso altre regioni e l’estero, la capacità di at-trarre sempre più visitatori, espositori, con-gressisti, investimenti e di creare la massima ri-caduta possibile sull’economia regionale».

Parliamo di sostenibilità ambientale.Quale contributo può dare l’evento fieristicoin questo senso?«Un contributo molto significativo. Innanzi-

tutto non si può non ricordare che in ambitoenergetico siamo senza dubbio una regione al-l’avanguardia. In Puglia il settore della produ-zione di energia elettrica da fonti rinnovabilicostituisce uno di quelli a maggiore sviluppo.Non a caso abbiamo il primato nazionale sianella produzione solare che in quella eolica,mentre siamo secondi per la produzione dabiomasse. Anche la Fiera non è rimasta indif-ferente al tema della sostenibilità ambientale.Grazie a un accordo con Enipower si è proce-duto all’installazione di un impianto fotovol-taico sulle coperture di alcuni padiglioni espo-sitivi, per una potenza complessiva di 670 kWpe un risparmio per l’ambiente di 532 tonnellatedi CO2/anno. Anche il nuovo padiglione mo-dulare di oltre 18mila metri quadri è dotato diun tetto fotovoltaico che produrrà oltre un me-gawatt di energia. Siamo, del resto, consapevoliche il fotovoltaico costituisce oggi una delleenergie rinnovabili più diffuse, uno strumentoimprescindibile per assicurare il controllo delleemissioni inquinanti e una forma di investi-mento redditizia».

Quali sono oggi i principali interlocutoridell’Italia per i quali la Fiera del Levante co-stituisce la naturale porta di passaggio?«La Fiera deve essere un punto di riferimentoper le imprese e gli espositori che qui da noipossono venire a contatto non solo con la do-manda interna - che sta diventando più selet-tiva e incerta a causa della crisi - ma anche con � �

L’ammontare distand presenti allaFiera del Levante

ESPOSITORImila

Il Pil complessivo dei paesi della fascia

mediterranea che va dal Marocco

alla Turchia

EUROmld

PUGLIA 2011 • DOSSIER • 123

One cat telepGianfranco Viesti

��Il rilancio della Fiera passa attraverso

la modernizzazione e la valorizzazionedel suo patrimonio, l’esportazione di servizi e know-how

Gianfranco Viesti, presidente della Fiera del Levante

Page 92: DossPuglia082011

124 • DOSSIER • PUGLIA 2011

quella internazionale visto che il nostro entepuò facilitare l’apertura e la proiezione inter-nazionale delle pmi. È fondamentale, poi, in-tercettare la domanda congressuale e dare linfaa un indotto che coinvolge in modo consi-stente i settori della ricezione, della ristora-zione, dei convegni scientifici e dei servizi in ge-nerale. Per questo mettiamo a disposizionesempre più spazi per riunire personalità scien-tifiche, politiche, economiche ed imprendito-riali di primo piano».

La Fiera del Levante come sostiene e pro-muove l’espansione internazionale e la coo-perazione euromediterranea delle imprese

del territorio?«È necessario partire da alcuni dati. La regioneterritoriale che si affaccia sul Mar Mediterraneoe che va dal Marocco alla Turchia conta284.000.000 di abitanti, un peso demograficosimile a quello degli Stati Uniti. Il Pil cumulatoammonta a 1.444 miliardi di dollari, un datoequivalente al prodotto complessivo dell’Indiae a un terzo di quello cinese, ed è cresciuto trail 2004 e il 2009 del 22,4%, ossia del doppiorispetto alla crescita media dell’economia mon-diale (+11,5%). Occorre, allora, sfruttare lagrande vitalità geo-economica di quest’area, chepure sta vivendo momenti difficili a causa dei

nuovi equilibri politici in al-cuni Paesi. Ma, per poter at-trarre nuovi capitali esteri, è ne-cessario anche che vengaportata avanti una politica in-novativa, attenta al territorio,basata su un apporto di ricercae conoscenza e che integri inuna strategia comune industria,trasporti, sicurezza, legalità eoccupazione. La Fiera conti-nuerà ad avere un rapporto pri-vilegiato con i paesi del Medi-terraneo attraverso forme dipartenariato, iniziative sinergi-che e trasferimenti di know-how e tecnologie moderne».

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FIERA DEL LEVANTE

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Per poter attrarre nuovi capitali esteri, è necessario anche che venga portataavanti una politica innovativa

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126 • DOSSIER • PUGLIA 2011

MERCATI ORIENTALI

Tutte le opportunità commercialidell’Oriente La crisi economica mondiale ha avuto

effetti negativi anche in Asia, ma dopoil passaggio a vuoto degli anni 2008-2009 le economie asiatiche, molto di-

namiche, non hanno tardato a riprendersi. L’as-sociazione Italia-Hong Kong è nata proprio perfavorire le esportazioni in questo paese, consi-derato porta dell’Oriente. «La Cina – spiegaGianluca Mirante, direttore Italia di HongKong Trade Development Council – si è risol-levata appoggiandosi al grande mercato internotendendo a non essere particolarmente dipen-dente dalle esportazioni. Hong Kong ne è uscitabene e adesso i tassi di crescita sono tornati a es-sere quelli che erano prima della crisi».

Hong Kong costituisce una sorta di passaggio obbligato

per chi decide di esportare in Oriente. La posizione

strategica e la possibilità di condurre affari in modo

libero sono alcune delle opportunità di questo mercato

illustrate da Gianluca Mirante Nicolò Mulas Marcello

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PUGLIA 2011 • DOSSIER • 127

Gianluca Mirante

verso Hong Kong». Quali sono i nuovi programmi per aiutare

le pmi italiane a confrontarsi con il mercatocinese in modo sicuro?«Sostanzialmente Hong Kong offre una serie digaranzie già consolidate, come il fatto di avere re-gole chiare e la possibilità di condurre affari nelmodo più libero possibile chiaramente rispet-tando delle regole, poche ma sicure. Hong Kongè da sempre l’economia più libera al mondo, loè da 17 anni, ed è un ambiente votato alle atti-vità commerciali. È una piazza internazionale ealle aziende italiane quello che viene richiesto èsicuramente la possibilità di avere maggior pre-senza di brand nostrani. Non parlo semplice-mente di marchi di moda della primissima fasciadi mercato, ma di tutti quei marchi di secondafascia innovativi e già affermati nel panorama ita-liano ma che non hanno la possibilità economicadi affrontare quel tipo di mercato. Studiando unopportuno business plan si possono ottenere ot-timi risultati. Hong Kong conta 7 milioni di abi-tanti ma è una delle capitali mondiali dello shop-ping di lusso e gode di una presenza annuale di36 milioni di visitatori, di cui 23 provenientidalla Cina Popolare. La nuova classe benestantedella Cina Popolare si reca a Hong Kong per ef-fettuare acquisti di brand internazionali e l’Ita-lia ne fa parte a pieno titolo non solo per quanto

L’economia della Cina continua nella suaincredibile espansione con tassi che superanodi gran lunga il resto del globo. Come occorremuoversi per evitare i rischi che questo mer-cato nasconde?«Sicuramente occorre avere un quadro aggior-nato della situazione il più possibile preciso ecorretto, soprattutto nel caso delle pmi. Il sug-gerimento che posso dare è senz’altro quello dipassare attraverso Hong Kong, in quanto essa èla porta d’accesso privilegiata per entrare inCina. Questo è un passaggio rivolto soprattuttoalle piccole e medie aziende che non sono ingrado di gestire il rischio. Ciò significa chehanno bisogno di un partner commerciale affi-

dabile, che conosca perfetta-mente le dinamiche che sonopresenti nell’enorme mercatocinese. Ricordiamo che la Cinaconta 1,5 miliardi di persone euna eterogeneità nell’ambitodelle singole province che a fa-tica sarebbe possibile conoscereda parte di una piccola aziendaitaliana. Per questo motivo noiconsigliamo di passare attra-

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Fondata a Bari nel 1924, la Camera di Commercio Italo Orientalepromuove e favorisce le relazioni economiche tra l’Italia e i Paesi esteri,

con particolare riguardo a quelli Orientali e Mediterranei, tra cui Albania,Bosnia, Corea, Giappone, Hong Kong, Montenegro, Serbia, Taiwan, Turchia,Ungheria e Ucraina. L’ente offre, infatti, diversi servizi di informazione eagevolazione per chi desidera saperne di più ed esportare i propri prodottisenza rischi nei mercati orientali. «L’obiettivo è quello di “mettere in rete” leimprese iscritte e a questo scopo diviene cruciale l’informazione – dichiara ilpresidente Antonio Barile –. Basti pensare alle notizie che forniamo sullegare di appalto internazionali, agli aggiornamenti politici, economici elegislativi relativi ai mercati esteri. Inoltre, offriamo servizi a costi ridotti perquanto riguarda traduzioni e interpretariato, ricerche e analisi di mercato,missioni economiche oltre confine, consulenze legali e fiscali, anche daparte di enti specializzati, e certificazioni di qualità». Molte sono le iniziative che l’ente organizza al fine di per mettere in contattogli esportatori italiani con i buyer orientali. A questo proposito, tra i nuoviprogetti in programma, la Camera di Commercio Italo Orientale haorganizzato una missione economica a Hong Kong dal 24 al 28 ottobre2011.

LE IMPRESE ITALIANE GUARDANOA ORIENTE

Gianluca Mirante, direttore Italia di Hong Kong Trade Development Council

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128 • DOSSIER • PUGLIA 2011

MERCATI ORIENTALI

riguarda la moda ma anche il vino. Hong Kongha, infatti, abolito i dazi sule importazioni deglialcolici al di sotto del 30% di gradazione e il vinorientra in questa categoria perciò stiamo riscuo-tendo un enorme successo».

Quali sono le possibilità che offre HongKong per l’export italiano? «È chiaro che i beni di lusso sono quelli chevanno per la maggiore in termini di richiesta in-terna. Non dimentichiamoci che l’import diHong Kong diventa poi un re-export in varieparti dell’Asia. Questo perché Hong Kong èanche un hub logistico di straordinaria impor-tanza. Ha l’aeroporto cargo numero uno almondo e il terzo porto merci».

Spesso sono i dazi imposti sulla merce in-trodotta nel mercato cinese a scoraggiaremolti esportatori italiani che, tuttavia, ven-dono a distributori con base in Hong Kong.La situazione è in fase di miglioramento daquesto punto di vista?«Sta gradualmente migliorando. Il vantaggio diHong Kong è quello di importare senza dazi inquanto è un porto franco e grazie a un accordofirmato nel 2004 tra il governo di Hong Konge quello di Pechino, chiamato Cepa (CloserEconomic Partnership Arrangement), gran parte

delle merci, dei prodotti, e dei servizi è stata li-beralizzata. Ciò significa che se la merce transitaattraverso Hong Kong e il 30% del valore delbene o del servizio è fatto a Hong Kong, può es-sere esportato verso la Cina senza dazi. Questoagevola non solo le aziende locali ma anchequelle estere che hanno una base in città».

Come si inserisce l’associazione all’internodella Fiera del Levante? «Hong Kong Trade Development Council ha alsuo interno un’associazione formata nel 1984 daimprenditori italiani chiamata Italia-Hong Kongproprio per agevolare tutti gli imprenditori chevogliono avvicinarsi al mercato cinese e hannobisogno di una serie di consulenze e di infor-mazioni aggiornate che possano permettere lorodi affrontare quei mercati senza rischio. La no-stra presenza alla Fiera del Levante è ormai fissada diversi anni e serve come punto d’incontroper dare informazioni ai visitatori. Non ci di-mentichiamo che l’ente HKTDC è anche l’entefiera di Hong Kong. Abbiamo riscontrato chemolti sono gli italiani presenti alle nostre fiere diHong Kong. La Fiera del Levante serve proprioa promuovere questo tipo di iniziative che hannoriscontrato molto successo da parte degli espo-sitori italiani».

��Abbiamo riscontrato che molti sono gli italiani presenti alle nostre fiere

ad Hong Kong

Il numero complessivodi visitatori che si reca

ad Hong Kong ogni anno

VISITATORI mln

L’anno di nascitadell’associazioneItalia-Hong Kong

NASCITA 1984

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138 • DOSSIER • PUGLIA 2011

UMPTEEN OFICES TGIOVANI E IMPRESA

«È tempo di occuparci del futuro dell’Italia, ostaggio di egoismi generazionali e della gerontocrazia,

pericoloso blocco per la crescita». Dario Polignano, presidente dei giovani industriali pugliesi,

coglie l’invito di Jacopo Morelli

Renata Gualtieri

I giovani pugliesi alzano la vocee guardano lontano

Dal rapporto annuale di Banca d’Ita-lia dello scorso giugno sull’econo-mia regionale emerge che la de-bolezza dell’attività economica si è

riflessa in un quadro occupazionale ancora pre-occupante: le condizioni del mercato del la-voro appaiono simili a quelle delle altre regionimeridionali, ma più gravi rispetto al resto delPaese, e ritardano la ripresa della domanda in-terna. Nel 2010 gli occupati sono diminuiti inPuglia di altre 15.000 unità, portando la perditacomplessiva dall’inizio della crisi a circa 64.000posti di lavoro. Il tasso di disoccupazione è au-mentato al 13,5%; in una famiglia su cinquenessuno dei componenti in età lavorativa haun’occupazione. Anche nel 2010 la congiunturaeconomica ha colpito con minore intensità l’oc-cupazione femminile e più gravemente le fascegiovani. Il numero dei giovani che non lavorano

e non studiano èaumentato; que-

sta condizioner i g u a r d aoggi circa

un giovanepugliese su

tre. Dario Poli-

gnano, a capo dei giovani di Confindustria Pu-glia, indica la sua strada per la ripresa.

Con quale approccio il gruppo da lei gui-dato affronterà le grandi priorità che ca-ratterizzano gli scenari socio-economici re-gionali?«Il vero problema non è pensare a come ap-procciarsi ma iniziare a ope-rare prendendo come esempioi Paesi più industrializzati delnostro, investire, incentivare esupportare le aziende verso ri-cerca e innovazione. Bisognapoi mettere la gente compe-tente al posto giusto, dagli as-sessori ai tecnici. Abbiamo unaclasse politica vecchia e i pochigiovani che emergono ci rie-scono perché pilotati dai se-nior. I risultati di oggi sonofrutto di scelte sbagliate. Pren-diamo la precedente finanzia-ria: mentre noi varavamo unamanovra da 24-25 miliardi,frenati dai sondaggi pre eletto-rali, la Germania ne varava unada 80 miliardi. Il risultato èche in Germania la crisi ha ini-ziato ad affievolirsi già daiprimi mesi del 2010 e il tassodi disoccupazione giovanile èin costante diminuzione da piùdi un anno, cosa che di certo

Dario Polignano,

presidente del gruppo

Giovani imprenditori

di Confindustria Puglia

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PUGLIA 2011 • DOSSIER • 139

One cat telepDario Polignano

non avviene da noi, dove è in costante au-mento, e non c’è interesse per il futuro dei gio-vani che oggi a 30 anni ancora non hanno unaprofessione avviata».

Sebastiano Caffo, in occasione della suaelezione a presidente del Comitato interre-gionale del Mezzogiorno dei giovani im-prenditori di Confindustria, ha sottolineatocome sia necessario aiutare le aziende avviateda giovani, riducendo le imposte nei primianni di attività. Cosa altro frena lo sviluppoimprenditoriale giovanile del meridione?«È il nostro sistema che arranca. Negli StatiUniti, invece, se un cittadino ha un’idea validae la espone alle banche gli viene assicurato dal-l’istituto di credito tutto quello che serve, pro-grammando anche la sua uscita dall’assetto so-cietario. In Italia se un trentenne va in banca echiede 5.000 euro sicuramente, in assenza di ga-ranzia quali un lavoro stabile, non li riceve.Ciò è dovuto anche alla mancanza nel nostro

paese di leggi che tutelano l’imprenditorialità».Il presidente Jacopo Morelli ha sottolineato

che il futuro dell’Italia inizia dai banchi discuola. Quanto occorre potenziare la qualitàdell’insegnamento universitario pugliese?«È essenziale su tutto il territorio nazionale, nonsolo in Puglia. Di più, se non ci si uniforma aglistandard mondiali non si va da nessuna parte. InItalia si fa difficoltà a trovare anche asili nido incui le maestre parlano l’inglese, cosa che negli al-

tri Paesi è d’obbligo, anzi vieneprima di quella locale. Ci sonodelle scuole che si sono ade-guate, ma la maggior parte diqueste si trova al Nord».

Su quale settore, tra le ec-cellenze dell’economia delterritorio, devono puntare igiovani pugliesi per poterguardare con più fiducia alfuturo?«Il nostro futuro è nel turismo.Non sono però sfruttate total-mente le potenzialità di cittàcome Taranto, che è stata laCapitale della Magna Grecia eha un mare meraviglioso. Adesempio ci sono pochissimi al-berghi, e non si valorizza ilMuseo della città. Bisogne-rebbe creare poi una rete ferro-viaria che metta in comunica-zione tutte le province con gliaeroporti di Brindisi e Bari perfavorirne il loro utilizzo quoti-diano, anche d’inverno».

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PIERNICOLA LEONE DE CASTRISPresidente di Confindustria Lecce

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142 • DOSSIER • PUGLIA 2011

«Occorre credere in se stessi e anche in un sistema

bancario che dia più fiducia alle idee degli imprenditori,

inoltre serve un fisco più equo e una burocrazia meno

asfissiante». Questa è la ricetta di Piernicola Leone

De Castris per risollevare le imprese locali

Nicolò Mulas Marcello

Un nuovo impulso per le impresedi Lecce

Ha assunto l’incarico da poco, maè già al lavoro per ottimizzare lagestione dell’associazione e i rap-porti con le varie realtà del terri-

torio come le università, le istituzioni, ilmondo ecclesiastico e i sindacati. «Stiamo la-vorando – spiega Piernicola Leone De Castris,neo presidente di Confindustria Lecce – perpianificare insieme azioni che, in una situa-zione generale di difficoltà, contribuiscano a farsì che anche il Salento riprenda una crescita chenegli ultimi anni non c’è stata. È importanteavere all’interno del consigliodirettivo la rappresentanza dioltre dieci settori, ciò permet-terà un monitoraggio moltopiù preciso rispetto al passatodelle istanze dei vari soci.Questo perché i consiglierivengono da sezioni distinte,pertanto ognuno porterà uncontributo diverso da quellodegli altri».

Nel prossimo triennio leisarà a capo di un sistema im-

prenditoriale che ripone fiducia nel turi-smo. Quali altri settori possono trarre van-taggio da questa politica?«Il turismo, come ho elencato nel programmache ho presentato in assemblea pubblica, è unsettore unificante in quanto una maggiore pre-

Sotto, Piernicola Leone

De Castris, presidente

di Confindustria Lecce

CONFINDUSTRIA

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PUGLIA 2011 • DOSSIER • 143

Piernicola Leone De Castris

senza di turisti sul territorio dovrebbe com-portare una crescita anche degli altri comparti.Sicuramente al turismo si può affiancarel’agroalimentare, settore da cui vengo anche io,ma i comparti sono tanti: dalla sanità, che èuna presenza molto importante in Confindu-stria, a quello tradizionale dell’edilizia, allameccanica e tanti altri».

A oggi il “sistema imprese” beneficia del42,5% degli impegni di spesa sul totale delFondo europeo di sviluppo regionale 2007-2013. Cosa occorre fare in più per soste-nere le imprese nella crisi?«I fondi sono un elemento in più, nel senso cheun’azienda può essere aiutata se ha anche dei fi-nanziamenti ma l’imprenditore fa il suo la-voro a prescindere da questo. Occorre crederemolto in se stessi, e anche in un sistema ban-cario che dia più fiducia nelle idee degli im-prenditori e non soltanto nello stato patrimo-niale. In tanti altri paesi vengono finanziate leidee se queste sono considerate lungimirantinel tempo. Ci sono insomma varie compo-nenti per questo penso che non possiamo affi-darci solo a forme di finanziamento che cisono state ma che non saranno illimitate nel

tempo. Occorre senz’altro an-che un fisco più equo e menoinvasivo in quanto ci sono ali-quote ingiuste per un’impresache vuole investire sul territo-rio. Sono poche, infatti, le im-prese extra locali che vengonoa investire nel Salento inquanto ci sono aree europee incui è più conveniente fare im-presa. Se siamo nella Comu-nità europea credo che sia giu-sto non essere in condizionipeggiori di altri. Inoltre, unelemento di freno per la cre-scita economica è rappresen-tato da una burocrazia asfis-siante che non favorisce

l’apertura e lo sviluppo delle imprese. Ci sonocasi in cui questo non avviene, ma spesso l’im-prenditore trova difficoltà a interloquire con lapubblica amministrazione».

Qual è la sua valutazione del Piano stra-ordinario per il lavoro messo in atto dallaRegione?«È importante che si dia credito sia al lavoroche al mondo dell’impresa. Credo che le duecose vadano insieme perché sia gli imprenditoriche i lavoratori sono uno accanto all’altro nelpercorso che viene intrapreso. Occorre vederepoi concretamente come verrà attuata questaprospettiva, ma sicuramente è un segnale alquale noi guardiamo con attenzione perchéserve conoscere bene la direzione nella quale sivuole andare. C’è bisogno di meno steccatiideologici rispetto al passato e un mondo cheguardi di più al futuro. L’occupazione non sicrea per decreto, la si crea attuando i presup-posti perché le imprese possano lavorare e farlobene, in quanto se non c’è lavoro le aziendechiudono. Bisogna credere nel ruolo socialedell’impresa e mettere le imprese al centro del-l’attività del territorio. Questo è un desiderioe una funzione di Confindustria Lecce».

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Bisogna credere nel ruolo sociale dell’impresa e mettere le imprese al centro dell’attività del territorio

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AGROALIMENTARE

«Una lenta e favolosa rivoluzione»

Il pollo arrosto, il Rustico, il ParmigianoReggiano 24 mesi, il prosciutto crudo, iravioli freschi confezionati dal pastificiointerno, la gazzosa Lurisa, l’aceto balsa-

mico, tutto il ventaglio di oli extravergini e, trai dolci, il torrone piemontese: è la classifica deiprodotti italiani più venduti nel cuore di Man-hattan, all’interno del “presidio” newyorkesedi Eataly. Che si tratti di una vetrina interna-zionale lo dicono i numeri: i visitatori oscil-lano dai 6mila ai 12mila durante la settimana,per sfiorare le 20mila presenze durante i wee-kend. L’America è il secondo paese straniero a

Su piccola scala torna in voga la bottega vecchio stile,

mentre sul piano internazionale le eccellenze nostrane

trovano un nuovo modo per farsi conoscere. Oscar

Farinetti, fondatore di Eataly, lancia una proposta:

«Che sia il tricolore il vero e unico simbolo dell’autentico

made in Italy»Paola Maruzzi

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PUGLIA 2011 • DOSSIER • 147

Oscar Farinetti

tare italiano, cresciuto in qualità e certifica-zione. Un solo esempio: dal 2000 al 2008 i Pat(Prodotti agroalimentari tradizionali) sono piùche raddoppiati. È un cambiamento che chiedenuovi canali di fruizione: se, infatti, negli anniSettanta l’ipermercato era un modo originaledi vendere i prodotti alimentari, oggi si rivisi-tano le botteghe di una volta, in cui il vendi-tore è chiamato a svolgere un ruolo attivo,cioè selezionare prodotti di nicchia, sottoe-sposti dai media e dalle pubblicità.

Supermarket e nuovi competitor slow:fino a che punto possiamo considerarla unarivalità rilevante? «È un cambiamento molto importante per-ché coinvolge i grandi punti vendita. Oggil’ipermercato sovradimensionato e fuori città fapaura perché chi ci entra finisce per spenderepiù soldi del necessario. Torna in voga il ne-gozio medio piccolo a dimensione più umana,dove il contatto con chi vende è più facile. Tut-tavia è scorretto definire tutto questo di nic-chia: i prodotti di qualità devono essere facil-mente reperibili e alla portata di tutti. È l’iniziodi una lenta ma favolosa rivoluzione».

Oggi un concetto come il chilometro zeroè all’avanguardia: crede sarà sempre così? «Il concetto di chilometro zero inteso da inte-gralisti non mi piace. Le merci devono circo-lare per favorire un continuo scambio di cul-ture e tradizioni: questa è una cosameravigliosa. È giusto riferirsi al chilometrozero per i beni primari ma non si deve essere

entrare nelle rete eatalyiana -in Giappone si contano già seipunti vendita, di cui ognunoregistra un fatturato di circa10 milioni di euro all’anno -mentre dentro i confini na-zionali, dopo Torino, Milanoe Bologna è probabile che siaggiunga anche Bari. EppureOscar Farinetti, l’ideatore delprogetto, ci tiene a precisareche non si tratta né di una ca-tena né, al contrario, di uncircuito di nicchia. Per com-prendere cosa stia accadendobisogna andare più a fondonell’universo dell’agroalimen-

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I prodotti di qualitàdevono essere facilmente reperibili e alla portata di tutti

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In apertura, interno di Eataly Daikanyama,in Giappone. A fianco, OscarFarinetti. Sopra, la 5th Avenue, a Manhattan, su cuisi affaccia la vetrinadi Eataly

È la media di visitatorigiornalieri che, durante

i weekend, entrano nel negozio di Eataly

New York

PRESENZEmila

È il numero di prodottiitaliani tutelati

da Slow Food. Quellodei presìdi

è un fenomeno che,dopo dieci anni

di lavoro, è in nettacrescita

PRESÌDI 193

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148 • DOSSIER • PUGLIA 2011

AGROALIMENTARE

estremisti. La vera novità è agire all'insegna disemplicità e verità».

Un tema a lei caro è la valorizzazione nelmondo dei prodotti agroalimentari e culi-nari italiani, ma se i numeri e la stoffa cisono (siamo l’unica nazione al mondo cheoffre 171 prodotti a denominazione di ori-gine protetta), cosa manca allora? «Mancano gli uomini migliori nelle posizionimigliori. Intendo dire che se nel nostro Paesei migliori di ciascun campo fossero a capo disettori rilevanti, avremmo immediatamentedei cambiamenti positivi. Perché nel settoreagroalimentare, per esempio, abbiamo cam-biato tre ministri negli ultimi 12 mesi? Non èun po’ troppo perché il settore possa riceveredei reali benefici da questi cambiamenti?».

Il numero delle etichette di qualità è inaumento. Non c’è il rischio che il sistemadelle eccellenze italiane diventi troppo af-follato e collassi? «Non è solo un rischio ma la realtà. Ormai

non si capisce più nulla ma non dobbiamobuttare nel mucchio anche i presìdi Slow Foodche non nascono da lobby con interessi diversida quelli della tutela del prodotto. Penso chesi dovrebbero abolire almeno i tre quarti delleattuali denominazioni. Lo Stato dovrebbe in-vece riappropriarsi del brand più importanteche ha, cioè la bandiera italiana. La nostrabandiera dovrebbe essere usata soprattuttocome simbolo di tutti quei prodotti che fini-scono all’estero. Come vero e unico simbolodell’autentico made in Italy».

L’apertura di Eataly a Bari è program-mata per settembre 2012. Qualche antici-pazione? «Purtroppo a oggi non c’è ancora nulla dicerto ma Eataly Bari è un progetto a cui nonvorrei dover rinunciare per colpa soprattuttodella troppa burocrazia. Nel capoluogo pu-gliese Eataly avrebbe un valore simbolico stra-ordinario potendo rappresentare la porta versoil sud-est e la cultura enogastronomica delMediterraneo del sud. Speriamo di riuscire araggiungere l’obiettivo, anche perché in Pugliac’è una forte e radicata cultura gastronomica emi piacerebbe molto poter fondere le idee diEataly con le culture locali».

In Puglia quali sono i prodotti rari ed ec-cellenti a rischio di estinzione?«Alcuni dei presìdi Slow Food sono gli agrumidel Gargano, il caciocavallo podolico del Gar-gano, il capocollo di Martina Franca, la capragarganica, la cipolla rossa di Acquaviva, lamandorla di Toritto, il pane tradizionale del-l’Alta Murgia, il pomodoro fiaschetto di TorreGuaceto e la vacca podolica del Gargano».

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Il concetto di chilometro zero inteso da integralisti non mi piace, le mercidevono circolare per favorire un continuo scambio di culture

L’angolo dellamozzarella all’internodel negozio Eataly di New York, dove si fa il formaggiofresco sotto gli occhi dei clienti

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150 • DOSSIER • PUGLIA 2011

AGROALIMENTARE

L’agroalimentare pugliese supera laprova del marketing territoriale e sirafforza soprattutto nella sua com-ponente internazionale. Ne ha dato

conferma l’ultima pubblicazione della Bancad’Italia, che puntualizza il dato definitivo: nel2010 le esportazioni hanno registrato un in-cremento di oltre il 35%. «È un risultato che civede particolarmente orgogliosi se si considerache il comparto in questione rappresenta piùdel 10% del totale dell’export regionale, nel suoinsieme cresciuto del 20%» commenta DarioStefàno, assessore regionale alle Risorse agroa-limentari. Grazie a una politica più attenta aitrend dei mercati globali e al marchio “Prodottidi Puglia”, voluto dalla Regione e rivelatosistrategico nei maggiori appuntamenti fieristicidel settore, dal Fruit logistic di Berlino alla Bitdi Milano, «si recupera quello storico gap cheper troppo tempo ci ha caratterizzato cometerritorio non sufficientemente capace di co-municare la qualità delle sue produzioni».

Partiamo dai dati: qual è il peso del-l’agroalimentare nell’economia regionale? «Una fotografia dell’importanza di questo com-parto ci viene dal valore aggiunto. Con un’agri-coltura che partecipa per il 5% alla formazionedella ricchezza della regione e un’industria ali-mentare per il 2,3% circa, abbiamo un sistemaagroalimentare di evidente valenza nel contestoregionale, con una presenza decisamente al disopra della media del Mezzogiorno e dell’interoPaese. È una realtà che ingloba una fittissimarete di piccole aziende che, però, proprio per-ché è eccessivamente frammentata può rive-lare criticità».

Quindi come supportare le piccole aziendeche, pur vantando nicchie di eccellenze, nonhanno la possibilità di competere sui mercati

La Puglia rurale spinge sui mercati

internazionali, si apre al marketing

territoriale, riqualifica i suoi prodotti

e fa presa sui giovani: è quanto emerge

dall’analisi di Dario Stafàno, assessore

alle Risorse agroalimentari

Paola Maruzzi

Dalle terre pugliesi una sfida globale

globali?«Ci stiamo muovendo su due direttrici princi-pali. La prima è quella della tracciabilità dellaproduzione attraverso il marchio “Prodotti diPuglia”, teso a migliorare e disciplinare la qua-lità ma anche la riconoscibilità e l’accredita-mento commerciale delle eccellenze dell’agri-coltura regionale. Sarà uno strumento checonsentirà, tanto più a chi ha volumi modestidi produzione, di andare sui mercati sotto unombrello comune. La seconda direttrice guardaall’aggregazione di filiera, tant’è che il pro-gramma di sviluppo rurale 2007-2013 si con-centra sulla progettazione integrata di filiera,con l’intento di sostenere le imprese impegnatesu investimenti produttivi, a condizione che

Sotto, l’assessore alle

Risorse agroalimentari,

Dario Stefàno. Sopra, lo

stand enogastronomico

della Regione al Fruit

Logistic di Berlino

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PUGLIA 2011 • DOSSIER • 151

Dario Stafàno

stabiliscano relazioni tra loro, sia orizzontaliche verticali. Questo strumento proposto, aper-tissimo alle piccole imprese, ha avuto un suc-cesso entusiasmante, ben al di sopra delle aspet-tative, nonostante il clima di crisi che opprimel’economia nel suo complesso e il settore agroa-limentare. Abbiamo avuto richieste e candida-ture di progetti per circa il doppio della dispo-nibilità iniziale, questo ci ha spinto ad attivaretutti i meccanismi aggiuntivi utili a dare rispo-sta a questa grande spinta a “fare in comune”espressa dalle nostre imprese».

Nel tempio del gusto slow italiano, il ne-gozio Eataly a New York, sono partiti dei la-boratori che ruotano attorno ai formaggi,agli oli extravergini d’oliva e ai vini rossi(Negromaro, Primitivo, Uva di Troia). Per-ché la scelta è caduta su questi prodotti? «Si tratta di tre prodotti tipici pugliesi tra i piùconosciuti nel mondo. Pertanto, l’indicazionedi Slow Food, che abbiamo immediatamentecondiviso, ha voluto incentrare i laboratori delgusto proprio su queste eccellenze, puntando afar conoscerne tutti gli aspetti: storici, geogra-fici, tecnici e della produzione stessa. Un’ope-

razione utile non soltanto per promuovere il ter-ritorio pugliese attraverso i suoi prodotti piùrappresentativi, ma anche per indicare con pun-tualità gli elementi distintivi di ciascun pro-dotto dal momento che, purtroppo, soprattuttosul mercato americano, esistono numerose imi-tazioni e “rivisitazioni”».

Buona parte della produzione nazionaledei vini proviene dalla Puglia, che vanta già26 Doc, eppure lei ha dichiarato che biso-gna insistere sulla qualità e non sulla quan-tità. Quindi qual è lo sforzo che chiedete aiviticoltori? «Di proseguire lungo il percorso imboccatoegregiamente, quello della qualità. Oggi si pro-duce ancora troppa uva e troppi mosti chehanno come destinazione finale filiere non pu-gliesi e che, quindi, finiscono per arricchire dicontenuto bottiglie di altre regioni. Ma i risul-tati eccezionali che i nostri produttori conti-nuano a portare a casa ci motivano a proseguirecon determinazione anche sulla scia di un lavoroiniziato un paio di anni fa, di concerto contutta la filiera vitivinicola pugliese. Abbiamoavviato una nuova strategia di razionalizzazione � �

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AGROALIMENTARE

delle Doc esistenti, partendo dalla protezione diun singolo territorio pugliese e coniugando aesso il vitigno maggiormente prodotto e rico-nosciuto, quale combinazione della storia, delletradizioni, della cultura enologica. Insomma, ilconnubio vitigno-territorio consentirà alleaziende di presentarsi sul mercato con la forzain più di un sistema aggregato e qualificato, par-lando un’unica lingua, quella del vitigno au-toctono. Ma lo sforzo forse più complesso èquello di migliorare la cultura della gestione edella comunicazione, così da farsi individuarecome partner commerciali affidabili e organiz-zati, oltre che come ottimi produttori».

I consumatori fanno molta attenzione alleetichette e ai marchi di qualità. In che modoquesta tendenza sta ridisegnando il voltodell’agroalimentare pugliese?«Credo e spero tanto in questa evoluzione. Oggiil consumatore è attento alla qualità dei processiproduttivi persino da un punto di vista etico. Perfidelizzarlo, allora, dobbiamo dimostrare conmaggiore efficacia, di saper produrre in qualità,a prezzi equi, ma anche nel rispetto dell’am-biente e del lavoro di tutti i soggetti coinvolti.In altre parole, dobbiamo fare in modo che sce-gliere un prodotto pugliese di qualità divenga

non solo l’acquisto di un bene, ma l’esercizio diuna scelta consapevole che sostiene, in una sortadi patto città-campagna, il territorio di produ-zione e coloro che esercitano un ruolo multi-funzionale nella sua tutela».

Affinché l’agroalimentare abbia un futuroè necessario che faccia presa sulle nuove ge-nerazioni e per questo la Regione ha indettobandi ad hoc. Ma i giovani hanno sufficienteinteresse e cultura imprenditoriale per por-tare avanti lo sviluppo rurale della Puglia?«L’interesse che abbiamo riscontrato da partedei più giovani è straordinario. Pensi che con unbando a sportello, in un solo trimestre, ab-biamo consentito il primo insediamento a unnumero di giovani under 40, sia donne che uo-mini, che si era immaginato di coinvolgere nel-l’arco dei sette anni dalla programmazione. C’èdi più: per gli aspetti legati alla cultura im-prenditoriale, nei progetti proposti, abbiamo re-gistrato significative competenze pregresse daparte dei giovani coinvolti benché, in ogni caso,nel cosiddetto “pacchetto giovani” sono stateerogate anche attività di formazione e di con-sulenza, verso le quali quasi tutti i giovani im-prenditori che hanno aderito hanno comunqueguardato e, dunque, ne faranno uso».

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Paolo Leccisi

L’aumento dell’export non basta per fare dell’agroalimentare pugliese un settore pienamentecompetitivo, «grano, olio, ortaggi e frutta sono ancora penalizzati dalle importazioni e dalla volatilità delle quotazioni». Ne parla il presidente di Confagricoltura Puglia, Paolo LeccisiPaola Maruzzi

Il made in Puglia si consolidasui mercati internazionali

Paolo Leccisi,presidente di ConfagricolturaPuglia

In fatto di agroalimentare la Puglia è sem-pre stata vicina ai grandi numeri. Non èun caso che la recente fotografia dell’Istatla metta al primo posto per la diffusione

di aziende agricole, a quota 275mila nel 2010.È un primato che fa riflettere se si considera chea livello nazionale il trend è sceso del 32%. Ine-dite anche le ultime performance del settore vi-tivinicolo che, dopo aver segnato un aumentodell’export del 5,4%, a giugno per la primavolta è approdato al prestigioso Vinexpo diBordeaux. Mentre la Regione si sforza di rilan-ciare sul piano internazionale la promozione di

prodotti autoctoni e i cibi biologici - molto ap-prezzati da ampie fasce di consumatori - ac-quistano sempre più terreno, il presidente diConfagricoltura Puglia Paolo Leccisi fa notarecome sia ancora lunga la stradaper fare delle frammentate pmiregionali un modello real-mente competitivo, un po’come accade per i piccoli pro-duttori di mele in Trentino.

Dal suo punto di vista qualè, nel complesso, lo stato disalute dell’economia agricola

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154 • DOSSIER • PUGLIA 2011

AGROALIMENTARE

pugliese?«I dati mostrano la forte crescita delle esporta-zioni: i prodotti pugliesi sono sempre più ap-prezzati e richiesti a livello mondiale. Non sipuò, però, dimenticare che la Puglia è una re-gione dall’altissima vocazione agricola e soffre,di conseguenza, la grave crisi dei redditi che in-veste il settore. La crescita delle esportazioni èsicuramente un segnale incoraggiante che cispinge a continuare sulla strada della commer-cializzazione al di fuori del contesto nazionale,ma i numeri complessivi rispetto alla produ-zione sono ancora insufficienti a soddisfare leaspettative degli imprenditori. Grano, olio, or-taggi e frutta sono penalizzati dalle importa-zioni e dalla volatilità delle quotazioni. I nostriprodotti non riescono ancora a essere compe-titivi nei prezzi, principalmente a causa dellaframmentazione aziendale, tipica di questa no-stra terra, e della disomogeneità di masse criti-che di prodotto».

Quali sono i prodotti pugliesi maggior-mente richiesti in Italia e all’estero?«Negli ultimi anni il vino pugliese ha fattopassi da gigante, affermandosi per le sue qualitàin ogni angolo del mondo. Primitivo, Negra-maro, così come il Nero di Troia, caratterizzanovini che stanno premiando quei produttori cheanni addietro hanno creduto e investito sullacommercializzazione dei vitigni tipici. Anche lediverse varietà di olio stanno raccogliendo ot-timi frutti. Zone un tempo conosciute solo perle quantità dell’olio, ora iniziano ad affermarsianche per l’alta qualità. Ne sono prova i nu-merosi premi nazionali e internazionali rac-colti negli ultimi due anni che confermanol’importante lavoro di riqualificazione del pro-dotto. Anche i formaggi e i latticini pugliesi, dalcaciocavallo alla burrata, dalla ricotta alla giun-cata, dal primo-sale al cacioricotta, stanno ar-

ricchendo le tavole di molti italiani e iniziano aimporsi anche all’estero. Per il grano pugliese eper la pasta prodotta con i chicchi della nostraterra si potrebbero scrivere fiumi d’inchiostro:nella nostra regione abbiamo una grande quan-tità di tipologie di grani, anche se una tale ric-chezza di prodotti non sempre viene sufficien-temente valorizzata».

E gli ortaggi?«Vivono una situazione particolarmente diffi-cile, nonostante una grande varietà di prodottid’eccellenza (dai carciofi ai pomodori), perchéle importazioni a basso costo, in particolare daipaesi del nord Africa, stanno costringendomolte aziende a riconvertire le produzioni o achiudere».

In Italia sta prendendo piede il chilometrozero, ma quali altre strade sono praticabiliper la sopravvivenza di piccoli agricoltori?«C’è ancora un grande lavoro da fare per riuscirea creare delle organizzazioni di produttori cheriescano veramente a qualificare il prodotto lo-cale. Esistono tutti i presupposti: abbiamo unnumero di aziende straordinario, ma nella no-stra Regione vi è sempre stata una grande ri-trosia a fare sistema: dobbiamo percorrere an-cora molta strada in tal senso. Prendiamo adesempio i coltivatori di mele in alcune valli delTrentino, i quali con un fazzoletto di terra e pic-cole produzioni, hanno saputo, però, renderealtamente redditizio il loro lavoro. La Puglia haatteso per anni e passivamente i cosiddetti “ac-quirenti del Nord” per i prodotti. La globaliz-zazione oggi impone di riuscire ad “aggredire”

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Troppo spesso continuiamoa produrre ottimi prodotti,ma non sappiamo ancoracome collocarli sul mercato

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Paolo Leccisi

i mercati e di avvicinarne di nuovi. Internet, ivoli low cost ci aiutano ad accorciare le di-stanze e a raggiungere nuove mete. Non sarà fa-cile, ma possiamo centrare l’obiettivo creandodelle vere organizzazioni di prodotto capaci divalorizzare adeguatamente i prodotti della no-stra terra».

All’imprenditore agricolo vecchio stile siaffiancano nuove figure professionali, si pensiall’importanza dell’enologo per la riuscita diun buon vino. Fino a che punto questo cam-biamento è stato recepito in Puglia? «Dopo la lontana crisi per il metanolo, in Pugliaè stato fatto un immenso lavoro per la promo-zione del prodotto, impegno che è partito pro-prio da una maggior ascolto e attenzione degliagricoltori, ai consigli e alle richieste dell’eno-logo. Si è compreso, finalmente, che un buonvino nasce innanzi tutto in campagna, ma nonper caso: serve l’ausilio di quei tecnici, oggi in-dispensabili nella creazione di un prodotto diqualità. Questa svolta è avvenuta anche graziealla collaborazione di tanti tecnici dei vari set-

È il numero e dei soggetti

impegnati in Puglianell’agricoltura

biologica, paria a l’11%del totale degli

operatori presenti in Italia

OPERATORImila

Con quasi 40milaettari su gli oltre445mila ettari

di superficie agricolautilizzabile, la Puglia è uno dei principali

produttori di prodottibiologici

BIOLOGICO9%

tori, per il monitoraggio, la prevenzione e lacura. Gli agricoltori sono aiutati così a pro-durre eccellenti prodotti che vengono poi lavo-rati e trasformati. Accanto a questa rete di tec-nici qualificati deve, però, ancora nascere unarete di “commerciali” in grado di far valere l’ot-timo rapporto qualità prezzo dei nostri pro-dotti. Troppo spesso continuiamo a produrre ot-timi prodotti, ma non sappiamo ancora comecollocarli sul mercato».

Qual è, invece, il peso dell’agricoltura bio-logica? «La Puglia è tra le regioni italiane che maggior-mente contribuiscono alla capacità produttivadel settore biologico nazionale. Si contano piùdi 5mila operatori (l’11% del totale degli ope-ratori italiani) e si coltivano con metodi di pro-duzione biologica circa 120mila ettari, pari al12% della superficie agricola utilizzabile totalecomplessivamente investita per produzioni bio.Quasi il 9% dell’intera superficie agricola è de-dicato a queste colture: quasi 40mila ettari su-gli oltre 445mila di superficie agricola utilizza-

bile. I più importantiorientamenti produttivi in ter-mini di estensione di superficiesono il cerealicolo (oltre39.500 ettari), l’olivicolo (circa34.500 ettari), il frutticolo (ol-tre 8.500 ettari) e il viticolo(oltre 5.500 ettari)».

I numeri ci sono: si è creatoanche un mercato solido?«L’importante contributo intermini di produzione non siassocia ancora, però, a un al-trettanto significativo sviluppodel mercato locale del biolo-gico che, tuttavia, ha mostratonegli ultimi anni segnali dicrescita incoraggianti, cometestimoniato anche dal co-stante progresso di forme divendita diretta in azienda, diaziende agrituristiche, digruppi di acquisto solidale e diristoranti bio».

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AGROALIMENTARE

156 • DOSSIER • PUGLIA 2011

Essere vicini alle iniziative espresse sul territorio da associazioni

o enti che operano nel campo della promozione umana e sociale.

Pasquale Casillo illustra le attività in cui è impegnato il suo Gruppo

Nicolò Mulas Marcello

Qualità dei prodotti e impegno sociale

Il legame con il territorio di origine el’attenzione alle sfide del mondo glo-balizzato sono le carte vincenti chepermettono a un’azienda di crescere

su più fronti. «Ogni azienda – spiega Pa-squale Casillo, presidente dell’omonimogruppo – deve essere aperta a nuovi mercati,oggi più che mai tenendo conto dello sce-nario globale dell’economia. In tale pro-spettiva, le esportazioni dei prodotti delGruppo Casillo in questi anni sono cre-sciute, con l’auspicio di ulteriori traguardi».

Come si concretizzano ricerca e svi-luppo nel vostro lavoro? «Abbiamo realizzato un laboratorio, accre-ditato presso il sistema italiano di accredi-tamento Accredia, dotato di attrezzature al-tamente tecnologiche e all’avanguardia,nonché di personale qualificato, al fine digarantire e salvaguardare tanto la qualitàdel prodotto, quanto la sicu-rezza alimentare, nonché disviluppare progetti di ricercaper l’abbattimento del rischio chimico, an-che in collaborazione con il Cnr. Al con-tempo, il Gruppo si è dotato di un sistemadi qualità integrato in linea con gli standardcomunitari e nazionali, investendo, nonsolo sulla sicurezza alimentare, ma anchein quella dei lavoratori e ambientale, sottoil profilo della tecnologia degli impianti,del continuo adeguamento dei dispositivi

Pasquale Casillo,

presidente

del Gruppo Casillo

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PUGLIA 2011 • DOSSIER • 157

adottati e della formazione del personale». Parliamo di legame con il territorio.

Casillo è anche una fondazione, quali finipersegue? «Da sempre il Gruppo Casillo cerca di esserevicino alle esigenze espresse nell’ambito delproprio territorio da associazioni o enti im-pegnati in svariati campi della promozioneumana e sociale. I settori nei quali abbiamooperato direttamente o con il patrociniomorale della Fondazione Vincenzo Casillo,costituita nel 2007 a memoria del fondatoredel Gruppo, spaziano dalla promozione dieventi culturali al sostegno a situazioni didisagio economico, dalla collaborazione conassociazioni di volontariato all’aiuto a paesipoveri o in via di sviluppo. Proprio in que-st’ultimo ambito, a dicembre scorso, ilGruppo ha sottoscritto un importante ac-cordo con il comitato italiano World foodprogram delle Nazioni unite che promuovee valorizza iniziative di sensibilizzazionesulla lotta alla fame nel mondo e sull’im-portanza degli aiuti alimentari, anche conl’obiettivo di raccogliere fondi. Nello speci-fico, il Gruppo sta contribuendo al pro-getto di sviluppo in Gambia di un sistema

in grado di soddisfare il fabbisogno quoti-diano di cibo, nel rispetto delle abitudinialimentari locali e delle peculiarità del ter-ritorio di riferimento, garantendo, inoltre,la distribuzione capillare dello stesso nellemense scolastiche».

Quali sono i progetti di sviluppo e qualigli impegni per il futuro? «Nell’ottica di una diversificazione del bu-siness il Gruppo Casillo sta portando avantiimportanti progetti in ambito di sviluppodelle energie rinnovabili. Nello specificosono stati costruiti impianti fotovoltaici sulterritorio pugliese ed entro la fine del 2011complessivamente ne saranno attivi 11 perun totale di 25 MWt. Al contempo, stiamosviluppando un’importante attività in am-bito di commercializzazione e distribuzioneorganizzata degli sfarinati (farine e semole)di alta qualità attraverso il marchio “Sele-zione Casillo”, società neo nata nel Gruppoche si pone importanti traguardi. In ultimo,vorrei segnalare un ulteriore progetto chedal 2008 ci vede impegnati nella gradualeconversione del trasporto su gomma in tra-sporto su rotaie con un positivo impattosull’ecosostenibilità dei trasporti».

Pasquale Casillo

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SAPORI LOCALI

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La produzione dell’ultima stagione oli-vicola ha raggiunto i 750 quintali diolio extravergine di oliva, come ognibuona campagna agricola che si ri-

spetti. La soddisfazione di Renato Congedi, pro-prietario insieme con il fratello Mirko dell’Olei-ficio Congedi “Terra Nostra” di Ugento,cittadina in provincia di Lecce, è dovuta soprat-tutto al livello qualitativo conquistato: «Il gradodi acidità del nostro extravergine è sempre al disotto delle cinque linee – racconta con orgoglio– e il sapore del fruttato leggero ha i sentori gra-devoli dell’erba, del carciofo e della mandorla.L’olio salentino racchiude il gusto e la memoria

delle terre arse dal sole, della brezza del mare,delle pietre secolari dei muretti a secco, del verdebrillante delle foglie d’ulivo». Quella dell’Oleifi-cio Congedi è una storia di famiglia che si ap-presta a festeggiare il centesimo anniversario diattività. Da tre generazioni, prima con la nonnaLuce, donna dalle spiccate abilità imprendito-riali, e poi con il papà Luigi, dinamico e operoso,l’attività è stata portata avanti con lo stesso im-pegno e la stessa passione da Renato e Mirko.

Può fare un bilancio del settore olivicolopugliese, in particolare di quello del Salento?«La situazione è complessa, resa ancor più diffi-cile dalla crisi economica, dalle sfide lanciatedalla sostenibilità ambientale, dai mutamentidelle politiche agricole comunitarie. Tutto ciò fadel settore agricolo, potenzialmente ancora trai-nante per l’economia del territorio, un com-parto investito da forti incertezze. L’agricolturanel Sud dovrebbe raggiungere risultati strate-gici, essere il centro degli interessi politici di ri-lancio e di investimento, perché possa ritor-nare a essere la leva della ripresa economica».

Secondo la vostra esperienza, il mercatoolivicolo è ancora competitivo oppure fa fa-tica a reggere il confronto con i prodottigreci o spagnoli? «La quantità è importante, ma per noi primadi tutto viene la qualità del prodotto. L’olioextravergine d’oliva di nostra produzione nonè una miscela di varie qualità, non è un mi-scuglio di provenienze diverse. È 100% ita-liano e la provenienza è garantita dalla trac-

Olio extravergine di oliva prodotto da uliveti centenari nel territorio

di Ugento, cittadina a pochi chilometri dal Mar Ionio. Renato Congedi,

titolare con il fratello Mirko dell’oleificio di famiglia, racconta la sua esperienza

Chiara Schiavano

Ambasciatori del gusto salentino

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Renato Congedi

PUGLIA 2011 • DOSSIER • 159

ciabilità di filiera Csqa, attraverso la quale èpossibile identificare il prodotto dal campoalla tavola. Conosciamo spanna per spanna inostri 200 ettari di oliveti, si trovano tutti nelterritorio ugentino, nelle località i cui nomitipici richiamano le contrade di appartenenzae la storia delle famiglie: Acquarelli, MasseriaDe Pandis, Le Mandorle, Monti Conomi,Cazzacapre. Le varietà sono quelle più diffuse,la Ogliarola e la Cellina di Nardò».

Quali sono i metodi per la conduzionenei campi e i tempi di raccolta?«Nei campi applichiamo il sistema di “lottaintegrata”, limitando fortemente le concima-zioni e i trattamenti fitosanitari contro insettie organismi dannosi, per lasciare intattol’equilibrio biologico fatto di ecosistemi or-mai troppo fragili per poterne approfittaresenza un’adeguata programmazione respon-sabile. La raccolta delle olive avviene a partiredalla seconda decade di ottobre attraversoscuotitori e reti. La molitura è garantita nelleventiquattro ore successive alla raccolta, conil controllo della temperatura inferiore ai 27°.Le olive sono estratte a freddo e l’olio vienefatto decantare naturalmente, con travasi in-termedi in silos d’acciaio, a cui segue l’im-bottigliamento».

Quali sono le soddisfazioni maggiori cheil vostro lavoro vi trasmette?

«Il risultato finale è quasi sempre pari all’im-pegno profuso. Quel filo di oro giallo, aro-matico e gustoso, che scorre su una fetta dipane è apprezzato dai nostri consumatori e da-gli esperti del settore. Nel 2011 il nostro ex-travergine Etichetta Nera ha ottenuto il se-condo posto nel concorso “L’Oro del Salento”.Un riconoscimento che ci onora e che garan-tisce un marchio di qualità indiscussa. Inoltrele percentuali di vendita sono sempre costanti,l’olio è venduto al dettaglio e per corrispon-denza in tutta Italia, anche in zone di alta pro-duzione olivicola quali la Toscana. Chi ap-prezza il nostro olio ne ha gustatopersonalmente la bontà, nei nostri tre puntivendita sul territorio, oppure lo ha conosciutotramite il passaparola di amici e conoscenti».

Funzionano meno, quindi, i canali con-sueti di marketing e pubblicità? «La nostra migliore sponsorizzazione è operatadal territorio salentino, la bellezza dei paesaggie la trasparenza dell’acqua del mare. Ugentoconta più di diecimila posti letto, una preziosae ricca offerta turistico-culturale costituitadalle testimonianze storiche e archeologiche,dai complessi museali, dalla gastronomia edalle tradizioni popolari. I prodotti tipici,quali l’olio e il vino, respirano i tratti medi-terranei di questa terra e se ne fanno amba-sciatori nel mondo del gusto».

In alto a destra,

Renato e Mirko Congedi,

titolari dell'oleificio

Congedi Terra Nostra

di Ugento (Le)

www.olioterranostra.it

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TRADIZIONI DOLCIARIE

Gelatieri da tre generazioniIl gruppo Martinucci, oltre alla celebre

produzione artigianale, vanta linee industriali

di pasticceria e gelateria che si distinguono

per i processi produttivi altamente innovativi.

L’esperienza di Ernesto e Rocco Martinucci

Carlo Gherardini

Undici punti vendita, due milionie mezzo di vaschette di gelato ecinquecentomila torte prodotteall’anno, migliaia di coni: sono i

numeri dell’azienda salentina Martinucci.Un’impresa familiare che ha mosso i primipassi negli anni Quaranta, quando GiovanniMartinucci, nonno degli attuali proprietari,acquistò una rudimentale macchina per il ge-lato e iniziò la sua avventura di gelatiere. Il fi-glio Rocco decise poi nel 1950 di puntare sulmondo della ristorazione e della pasticceria.Negli anni Sessanta e Settanta nacquero le ce-lebri pasticcerie-gelaterie di Santa Maria diLeuca e di Lido Marini. Con le nuove gene-razioni, quella dei figli e dei nipoti di Rocco,alla produzione tradizionale è stata affiancataquella industriale di torte, semifreddi e ge-lato. «La divisione del gruppo d’area indu-striale, che comprende i marchi Martinucci,Giulia, Martigel e Cuore di Mamma, pro-duce e commercializza dolci e gelati nel settoreHoreca e Gdo in Italia e all’estero, con untasso di esportazione che raggiunge la sogliadel 40%» afferma Ernesto Martinucci che sioccupa dello sviluppo industriale dell’aziendainsieme alla moglie Maria Grazia e ai figli

Rocco, direttore commerciale, e Ta-tiana, responsabile della finanza edel controllo qualità. Giorgio, Fa-bio e Carmen, fratelli di Ernesto,si occupano invece dello svi-luppo dei punti vendita e dellaproduzione artigianale. Un apposito opificio producepasticcini di ogni forma e di-

mensione che vengono di-stribuiti in tutti i puntivendita della catena. Il ge-lato, invece, segue un pro-tocollo produttivo fruttodella selezione dei miglioriingredienti: la miscela base

è preparata in un laborato-rio unico, certificato dai più

Un’immagine storica dell’azienda salentina Martinucci. Nella pagina accanto, alcuni prodotti

www.martinucci1950.com

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rigorosi standard di qualità internazionali econ una filiera controllata. Latte e panna dialta qualità, provenienti da allevamenti esclu-sivamente italiani, insieme a tutte le altre ma-terie prime, sono pastorizzati con sistemi Htst,tecnologicamente avanzati, che lavorano atemperature lievemente più alte e con tempipiù brevi, salvaguardando le caratteristichenutrizionali e organolettiche del gelato. Il ci-clo di pastorizzazione della Martinucci si con-clude in soli 60 secondi, a differenza del me-todo ordinario che richiede circa 90 minuti.Questo particolare sistema conferisce al gelatouna migliore qualità nutrizionale, a parità diapporto calorico. La miscela base è distribuitacinque volte alla settimana, come fosse latte,presso ogni gelateria del gruppo e mantecatain loco ogni giorno. «Alle avanzate tecnologiedel processo produttivo - continua ErnestoMartinucci - si affianca l’esclusivo utilizzo distorici mantecatori verticali Carpigiani, mac-chinari più laboriosi ma che esaltano il gustodel gelato, rendendolo più cremoso». L’inno-vazione Martinucci non si limita alla sola tec-nologia. «Negli ultimi anni – interviene RoccoMartinucci, direttore commerciale e brand

manager del gruppo - abbiamo cercato diporre particolare attenzione al tasso glicemicodelle nostre produzioni: con l’aiuto della tec-nologia riusciamo a produrre torte e gelatimeno dolci. Per questo motivo il nostro sloganrecita: “non pesantemente... ma felicementedolce”, perché vogliamo che i clienti percepi-scano la semplicità dell’approccio ai dessert.Riducendo le porzioni, crediamo che un des-sert possa dare un ineguagliabile senso di ap-pagamento fisico e psicologico».Sebbene questo non sia un momento fertileper le aziende salentine, la Martinucci è in co-stante crescita. «La voglia di guardare oltre iconfini nazionali ci ha stimolati a crescere e asuperare le difficoltà derivanti. Nel ‘98 ab-biamo aperto a New York una filiale per com-mercializzare e distribuire i nostri prodotti inUSA; poi in Romania, a Timisoara. Due realtàche hanno subìto un forte choc, rispettiva-mente a causa del tasso di cambio divenutosfavorevole, e per la crisi economica. Ora pun-tiamo soprattutto sui Paesi europei, oltre chesu Russia, Armenia, Giappone e Corea».

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Ernesto e Rocco Martinucci

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166 • DOSSIER • PUGLIA 2011

ACCESSO AL CREDITO

Dall’Osservatorio Banche Impresearrivano previsioni stabili sulclima economico e nel settore in-dustriale si parla di fiducia in mo-

derata crescita, Sardegna e Puglia escluse. Afronte di una crescita dell’Italia vicina all’1,5%,dal 2011 in poi nel Sud e nelle Isole il Pil, se-condo l’Obi, crescerà a tassi inferiori (+0,5%).Il manifatturiero dovrebbe svilupparsi al Sud aritmi del 2%, superiori quindi a quelli nazio-nali. I veri punti di debolezza del Mezzogiornosembrano, invece, le costruzioni e il settoredei servizi. Secondo le proiezioni dell’Obi, apartire da quest’anno l’attività edilizia al Sud

Partendo da un punto di vista privilegiato come l’Osservatorio Banche Imprese,

cha ha la reale conoscenza dei sistemi produttivi regionali, il presidente Michele Matarrese

indica le sfide per il Sud rispetto agli altri Mezzogiorni d’Europa

Renata Gualtieri

Occorre ripensare il Mezzogiorno

A sinistra, il presidente

dell’Osservatorio

Banche Imprese,

Michele Matarrese.

Nella pagina seguente,

l’intervento del direttore

Antonio Corvino

al meeting Mezzogiorni

d’Europa, tenutosi

a Sorrento l’1 e il 2 luglio

scorsi

subirà forti ridimensionamenti per poi stabi-lizzarsi su livelli inferiori di oltre l’8% rispettoa quelli attuali fino al 2015. Quanto ai servizi,è improbabile che la loro crescita superi l’1%l’anno per tutto il quinquennio a causa del ri-dimensionamento del settore pubblico. Circai differenti ritmi che all’interno del Mezzo-giorno presentano i singoli territori «le stimedell’Obi evidenziano come – spiega il presi-dente Michele Matarrese – nei prossimi anni,proprio in funzione del diverso peso delle sin-gole strutture produttive, si approfondirà lapolarizzazione tra alcune aree in cui lo svi-luppo potrà sfiorare i ritmi del resto del Paesee altre in cui l’attività economica resterà pocodinamica se non declinante».

Qual è la fotografia dell’attuale scenariodei sistemi produttivi meridionali in unalogica di confronto con altri Mezzogiornid’Europa?«Il Mezzogiorno si caratterizza come un’area adebole densità imprenditoriale con un livello dispecializzazione produttiva superiore alla me-dia nazionale soltanto nei settori tradizionali,mentre nei settori a più alta redditività e in-novazione è lontana dalle performance del cen-tro-nord. Tale situazione contraddistingue an-che altri Mezzogiorni d’Europa (Germaniadell’Est e Polonia del nord-est). Tutte e tre learee affondano il loro sottosviluppo in moti-vazioni di natura storica risentendo di sistemiindustriali deboli e dipendenti dall’esterno.Nelle tre aree sono stati realizzati investimentipubblici straordinari per recuperare il gapsenza, peraltro, apprezzabili miglioramenti.Tuttora permangono arretratezza e sottosvi-luppo che si concretizzano nella fuga genera-

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PUGLIA 2011 • DOSSIER • 167

Michele Matarrese

lizzata dei giovani, nella persistente marginalitàe dipendenza del sistema produttivo e nellainefficienza dei servizi e della burocrazia».

Quali sono le problematiche che tuttorainsistono sui gap del Sud, i nodi da scio-gliere e le soluzioni?«Le analisi degli studiosi individuano nelle po-litiche di aiuto assistenziali, indifferenziate e apioggia uno dei principali nodi da tagliare, inquanto hanno contribuito all’indebolimentodelle capacità economiche, politiche e culturalidel Sud. Conseguenza di tale fallimento è la de-generazione del sistema politico e le deviazionimalavitose del sistema economico. Le soluzioninon possono essere che quelle di restituire allapolitica finanziaria e degli aiuti la capacità di so-stenere un autentico, mirato rafforzamento delsistema economico verso obiettivi di autoso-stenibilità e competitività, sterilizzando la fi-nanza deviata e puntando a una autentica libe-ralizzazione dei mercati in termini diaccessibilità e trasparenza. La formazione diuna nuova classe politica dirigente, di nuoveistituzioni capaci di collocare l’interesse pub-blico e il bene comune al centro delle reali pre-occupazioni e obiettivi rappresenta un corolla-rio indispensabile per il rilancio delle aree delMezzogiorno».

In un momento così cruciale per le econo-mie dei territori, quali sono i percorsi ade-guati a sostenere le sfide del mercato globale,per uscire definitivamente dalla crisi?«Innanzitutto occorre favorire lo sviluppo diquei fattori di competitività pregiati come lepiattaforme logistiche e infrastrutturali, i centridi ricerca e innovazione tecnologica al serviziodell’intera ripartizione, i bacini di manodoperaqualificati, i sistemi produttivi che possano fareda traino a intere filiere trans-regionali. Dalpunto di vista settoriale si possono identificarealcuni driver che, in un’ottica di vantaggi com-parati, possono favorire un più adeguato svi-luppo del Sud: l’agroindustria con le sue eccel-lenze, la logistica, per la valorizzazione dellaposizione baricentrica del Mezzogiorno nel Me-diterraneo e la sua apertura verso mercati emer-genti; il turismo, nelle sue varie articolazioni e,non ultima, la green economy».

Il dibattito sugli incentivi alle imprese èsempre acceso. Quali gli strumenti idonei asostenere nei diversi contesti territoriali delMezzogiorno strategie di innovazione deiprodotti e di internazionalizzazione dei mer-cati? «Il modello d’innovazione delle imprese meri-dionali è generalmente povero, inadeguato, con

La crescita nel Sud e nelle Isole dal

2011 in poi secondol’Obi sarà inferiore

a questa percentuale

PIL

Crescita dell’Italiadal 2011 in poisecondo l’Obi

PIL1,5%

0,5%

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ACCESSO AL CREDITO

piccole innovazioni incrementali, prive d’inno-vazioni di rottura e di grande impatto. Ne è laprova l’assenza quasi totale di forme di acquistodi brevetti o licenze tecnologiche. È indispen-sabile, quindi, fare in modo che il prevalentetessuto di piccole e piccolissime imprese riescaad attivare relazioni cooperative in modo da faremassa critica su grandi progetti d’innovazionestrategica favorendo anche, oltre al ruolo guidadell’imprenditore-titolare, una più elevata e dif-fusa partecipazione del resto del personale azien-dale. Per quanto riguarda l’insufficiente grado diinternazionalizzazione, occorre puntare su al-cune leve fondamentali: capitale umano perl’internazionalizzazione; sostegno a forme diaggregazione di pmi e reti di imprese; servizireali all’internazionalizzazione; attrazione di in-vestimenti diretti esteri nel Mezzogiorno; fi-nanza per l’internazionalizzazione».

In cosa occorre migliorare le relazioni tra ilmondo bancario e le imprese?«Purtroppo esiste ancora una certa distanza trabanche e imprese. Da un lato ci sono le bancheche devono valutare attentamente il rischio nelconcedere credito alle imprese; dall’altro, le im-prese che concedono credito ai clienti. Le ban-che devono accantonare una quota dell’erogatoa garanzia per abbattere le “sofferenze”. Le im-prese devono dotarsi di adeguati mezzi propriper far fronte agli imprevisti. Più esse saprannoottimizzare la gestione del credito, meglio po-tranno dimostrare al mondo bancario la loro af-fidabilità, ottenendo un miglior rating e,quindi, condizioni più vantaggiose. Il mondo

bancario, di contro, dovrebbeaumentare le valutazioni quali-tative, analizzando la strutturaaziendale, le capacità del ma-nagement, i prodotti e le pro-spettive di mercato delle sin-gole aziende. Solo in questa

prospettiva, il rapporto banca-impresa può dav-vero cambiare e Basilea 2, ma anche il più re-strittivo protocollo di Basilea 3, trasformarsi inuna reale opportunità».

L’analisi condotta annualmente dall’Os-servatorio Regionale Banche-Imprese mo-stra come non vi siano rilevanti differenzeculturali, in termini di filosofia managerialee concorrenziale, fra le imprese meridionalie quelle del Nord. Cosa c’è allora dietro lastoria del Mezzogiorno fatta di occasioni disviluppo mancate?«È venuto forse il momento di dire con chia-rezza che, oltre ai più evidenti e citati divari eco-nomici e d’investimento e di formazione di ca-pitale, vi sono anche i differenziali territorialirelativi all’esercizio della “gestione del fare e delgovernare”, cioè dell’amministrare. È chiaroche in questo quadro è importante non lasciarsiandare a formulare generiche quanto scontateaccuse d’inefficienza rivolte agli amministratorimeridionali in quanto, sarebbe perlomeno ne-cessario evocare queste responsabilità anche inparallelo alla denuncia delle colpe storiche estrategiche dei governi nazionali degli ultimi 20anni, colpe che non potranno non accrescersinel quadro di un federalismo che, se malinteso,rischia di divenire ulteriore fattore disgregatore.La sfida dell’autonomia e dell’autogoverno delMezzogiorno può essere vinta solo se coniugatacon l’urgenza di elaborare un disegno nazionaledi politiche pubbliche generali, tendenti al su-peramento del divario, come unica via per ren-dere sostenibile la solidarietà nazionale».

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170 • DOSSIER • PUGLIA 2011

ACCESSO AL CREDITO

Francesco Lucifero,presidente dellaBanca popolare del Mezzogiorno

Nonostante il perdurare della crisieconomica, che a livello globaleha colpito duramente il settorebancario, nel 2010 la Banca po-

polare del Mezzogiorno ha continuato a for-nire sostegno finanziario alle imprese e alle fa-miglie di tutti i territori serviti: nel 2010 ifinanziamenti sono complessivamente cre-sciuti di oltre l’8% rispetto al 2009. E il trendcontinua a essere positivo, con riferimentoalla Puglia, l’ultimo dato di maggio 2011 se-gna un incremento dei finanziamenti del 5%rispetto alla fine 2010. Francesco Lucifero,presidente dell’istituto di credito, commentail trend dei finanziamenti in regione.

Quali sono le richieste che più arrivanodalle imprese pugliesi in termini di finan-ziamenti o investimenti?«In Puglia la domanda di finanziamenti asupporto di investimenti industriali ha inte-ressato anche la nostra banca che ha suppor-tato le imprese, in particolar modo del settoreturistico/ricettivo, del settore delle energiealternative e alcuni comparti del manifattu-riero (tessile e mobile). Si registrano altresì, inmodo sistematico, le richieste di finanzia-menti sostenute dalla necessità di anticiparei cicli finanziari, oltre che il ricorso a opera-zioni di ristrutturazione e consolidamentodel debito bancario».

La Banca popolare del Mezzogiorno

mette a disposizione delleimprese meridionali finan-ziamenti a tassi agevolaticome sostegno del capitalecircolante per affrontare ladifficile fase di congiunturaeconomica?«Abbiamo avviato da tempoiniziative volte ad accompa-gnare la ripresa delle imprese del Sud for-nendo un aiuto concreto a quelle aventi ade-guate prospettive economiche, ma intemporanea situazione di difficoltà. Tra le al-tre, ricordiamo agevolazioni per il microcre-dito, operazioni di consolidamento delle pas-sività bancarie e non, sospensione dei debitidelle pmi. Inoltre, sononumerosi gli accordiche vengono sotto-scritti con le asso-ciazioni di catego-ria e i consorzi fidiallo scopo di faci-litare l’accesso alcredito delle im-

Le imprese chiedono sostegno finanziario, capacità di valutazione dei progetti

e soprattutto velocità di risposta. La Banca popolare del Mezzogiorno, assicura

il presidente Francesco Lucifero, si pone come l’interlocutore ideale davanti

a tali richiesteRenata Gualtieri

Una banca del territorioper la ripresa del Sud

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PUGLIA 2011 • DOSSIER • 171

Francesco Lucifero

prese. Con riguardo alla Puglia possiamo citaregli accordi già stipulati con il Cofidi Puglia econ il Cofidi Impresa Altamura ed è di pros-sima chiusura l’accordo con Fidindustria Pu-glia».

Conoscere le necessità delle aziende delterritorio e farne proprie le istanze può ri-servare al vostro istituto il ruolo di volano

dell’intera comunità?«Certo. La nostra banca nascedalla fusione di due banchepopolari con un profondo le-game territoriale: la Popolaredel Materano, operante inBasilicata sin dal 1881 e giàpresente in Puglia, e la Popo-lare di Crotone, operante inCalabria sin dal 1886 e giàpresente in Sicilia. Le radicidella Banca popolare delMezzogiorno, pertanto, af-fondano nella migliore tradi-zione del credito popolare.Attraverso un rapporto congli imprenditori basato sulcontatto diretto e sul dialogo,sull’ascolto dei loro problemi

ed esigenze, la banca si propone come la “Po-polare” di riferimento per i territori serviti.Vuole essere un interlocutore in grado di of-frire alle imprese quello che sempre chiedonoal sistema bancario: sostegno finanziario, ca-pacità di valutazione dei progetti e soprattuttovelocità di risposta. Essere “banca del territo-rio” è per noi non uno slogan, ma un impegnoconcreto e quotidiano. A oggi la nostra reteconta 114 sportelli, di cui in 13 in Puglia, re-gione in cui sono previste due nuove apertureentro la fine del 2011».Di fronte alle difficoltà del momento, e

soprattutto alle incognite del futuro, comedovrebbero cambiare i rapporti tra banca eimpresa?«Credo che sia importante che tra banche eimprese si rafforzi quel rapporto di reciprocafiducia e di dialogo, che già esisteva in pas-sato, in tal modo si potrà insieme percorrereun cammino di crescita e sviluppo che noitutti auspichiamo».

Sono le filiali che conta a oggi

la rete della BancaPopolare

del Mezzogiorno, di cui 13 solo in

Puglia

SPORTELLI114

L’incremento dei finanziamenti

registrato a maggio2011, rispetto alla fine 2010,

erogati dalla Bancapopolare

del Mezzogiornonella regione Puglia

FINANZIAMENTI+5%

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174 • DOSSIER • PUGLIA 2011

Sono passati cinque anni da quando ilcommissario straordinario TommasoBlonda dichiarò il dissesto del comune diTaranto, rendendo noti i quasi mille mi-

lioni di debiti e, nonostante più di due terzi del-l’indebitamento sia stato archiviato, la ferita è an-cora aperta. Non ne fa mistero il sindaco IppazioStefàno, entrato in carica dopo il crac finanziario:«Le difficoltà sono evidenti, ma il welfare è solido,c’è la pace sociale e i cittadini hanno ascolto». In-tanto non sembra migliorare la situazione occupa-zionale, grave da almeno tre anni. «Una validascommessa sarà riqualificare, come già sta avve-nendo, il centro storico, per troppo tempo off limitssia per le attività commerciali che per i turisti».

Secondo l’Inps la disoccupazione a Taranto èpreoccupante soprattutto tra i giovani e la cassaintegrazione nel 2010 ha fatto segnare un+638%. Quali le contromisure per far fronte aquesto disagio? «Nonostante Taranto sia un comune in dissesto mirisulta che sia la città pugliese con il welfare più altoe nonostante le difficoltà regna la pace sociale.Oggi i riflettori sono puntati sull’Arsenale militareche, dopo La Spezia, potrebbe diventare il secondopiù importante d’Italia. Due anni fa abbiamo ap-punto presentato al governo un progetto, direiquasi aziendale, e si era parlato di un piano di as-sunzioni. Ultimamente ho scritto al sottosegretarioalla Difesa, Giuseppe Cossiga, per avere notizie: sta-remo a vedere. Per lungo tempo, poi, abbiamocreduto e scommesso sulla possibilità di rendere Ta-ranto zona franca, questo avrebbe dovuto incideresull’aumento di assunzioni, ma alla fine sono venutia mancare i finanziamenti».

Tra le opportunità, forse ancora non colte, c’è

Il sindaco Ippazio Stefàno pensa a una città-salotto, che accolga nuove

attività commerciali e più turisti. Sarà necessario proseguire il restyling

infrastrutturale del borgo storico, per anni considerato una zona poco sicura

Paola Maruzzi

Sopra, piazza Maria Immacolata.

Nella pagina seguente, Ippazio Stefàno,

sindaco di Taranto

LA CITTÀ DEI DUE MARI

Ritocchi per Taranto “vecchia”

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Ippazio Stefàno

PUGLIA 2011 • DOSSIER • 175

��In tema di sicurezza stiamo installando

un sistema di telecamere lungo le strade cittadine e abbiamo chiesto la collaborazione della polizia provinciale

A luglio l’Aia ha sancito che lo stabilimentosiderurgico dell’Ilva deve impegnarsi a emet-tere meno diossina. Non si può negare chel’inquinamento costituisca un tasto dolenteper Taranto, con ripercussioni anche sul-l’economia locale. Come il Comune può ga-rantire la tutela della salute e dell’ambiente?«Ricordo che, già da tempo, siamo stati i primia fare un esposto alla magistratura per conoscerele cause e le eventuali responsabilità legate al-l’aumento delle morti per neoplasie. Inoltre,superando persino la Regione, ci siamo rivoltidirettamente al ministero della Salute. In-somma, non perdiamo occasione per tornaresull’argomento, come successo lo scorso giu-gno quando in un incontro sulla sclerosi lateraleamiotrofica, i medici hanno riferito che a Ta-ranto, ogni anno, su 100mila abitanti se ne am-malo sette. Così ho scritto di nuovo al ministerodi competenza, facendo presente l’anomalia.Inoltre, quando tempo fa l’Arpa ha dato risul-tati confortanti sulla riduzione della diossina edel Pm10 ho proposto ai colleghi sindaci dellaprovincia di unire le forze e di “controllare ilcontrollore”, non per mancanza di fiducia, maper un sano principio di confronto. Infine, ab-biamo chiesto alla Regione di istituire a Ta-ranto un centro di ambiente e salute, gestito incollaborazione da Arpa, Asl e università e lapossibilità di avere in un laboratorio unico, inmodo che tutti gli esami vengano fatti qui».

A cosa mira questa richiesta?«C’è una motivazione culturale, cioè la voglia dispendere per il territorio le nostre professionalitàe una economica: mandare i campioni degli esamifuori regione ha un costo altissimo».

l’industria del turismo che da quanto riportatoda un’indagine promossa da alcune associazionidi consumatori deve fare i conti con una perce-zione della sicurezza piuttosto bassa. Cosa fare?«Fermo restando che la percezione è cosa ben di-versa dalla realtà, stiamo lavorando su più fronti indirezione della riqualificazione, dando nuova vitaalla cosiddetta Taranto vecchia. Tra gli interventi si-gnificativi l’amministrazione comunale ha finan-ziato il secondo piano di ristrutturazione del Mu-seo archeologico e, dopo diverse sollecitazioni alministero dei Beni culturali, finalmente stiamomettendo in sicurezza la più antica chiesa d’Italia,la cripta del Redentore. Ma il turismo non è l’unicovettore di cambiamento: il borgo antico ospita ilprimo polo di servizi sociali e a distanza di venti me-tri, presso Palazzo Galeota, abbiamo istituito ilcentro antiusura mentre poco più avanti, nell’ex ca-serma Rossarol, a settembre sono partite le sedutedi laurea della facoltà di Giurisprudenza. Infine,dopo quasi 120 anni, è stato ristrutturato il si-stema fognario del centro storico».

Una buona vivibilità si ripercuote anchesull’economia cittadina. Come incentivare ipiccoli commercianti che vogliono scommet-tere su Taranto?«È partito un patto di sicurezza, stiamo instal-lando un sistema di telecamere lungo le strade cit-tadine e, cosa nient’affatto comune, abbiamochiesto una mano alla polizia provinciale. L’obiet-tivo è fare di Taranto una città-salotto, interve-nendo su illuminazione, pulizia e sicurezza. Inquesta direzione va l’iniziativa “Vetrine a regolad’arte”: da settembre fino alla fine dell’anno moltinegozi ospiteranno pitture e sculture, facendodelle città una galleria non convenzionale».

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176 • DOSSIER • PUGLIA 2011

Secondo l’annuario statistico “Pugliain cifre” presentato lo scorso giugno,nel primo semestre del 2011 la Pugliaha registrato un incremento dell’ex-

port del 19,9%, contro un dato nazionale del18,4%. Significativo è l’interscambio ottenutocon i Balcani (+20%), un rapporto economicoinedito per l’Italia e, in buon parte, ancora daapprofondire. Anche l’entourage imprendito-riale tarantino, con in testa Luigi Sportelli,presidente della Camera di Commercio e diConfindustria, si è fermato a riflettere suibuoni risultati raggiunti e sui prossimi passi dacompiere per portare a compimento la voca-zione internazionale del territorio.

L’export pugliese viaggia bene. Che sce-nario si apre su Taranto e provincia?

L’economia locale riparte dall’export e si aggancia all’internazionalizzazione, fortemente voluta

dalle imprese ma ancora in fase embrionale. Per Luigi Sportelli, presidente della Camera

di Commercio di Taranto, «il territorio ha bisogno di forti e reali impulsi in questa direzione»

Paola Maruzzi

«Analizzando i principali indicatori dell’eco-nomia tarantina riferiti all’anno 2010 si scopreuna netta ripresa dell’andamento delle espor-tazioni, con una variazione positiva del 18,3%rispetto al 2009. È un trend positivo che si ri-conferma anche nel 2011, con un +18,2% ri-spetto allo stesso trimestre del 2010. Spagna,Francia e Germania sono tra gli interlocutorimaggiormente interessati, affiancati da Greciae Turchia per quanto riguarda il versante bal-canico. L’azione condotta dalla Camera diCommercio di Taranto in materia di interna-zionalizzazione delle imprese riguarda i paesiesteri a trecentosessanta gradi».

A conferma di questa apertura proseguel’impegno da parte della Provincia di Ta-ranto nello stabilire rapporti economici con

Largo all’export tarantino

LA CITTÀ DEI DUE MARI

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Luigi Sportelli

PUGLIA 2011 • DOSSIER • 177

la Tunisia, nonostante la sua instabilità po-litica. Qual è il ruolo giocato dalla Cameradi Commercio? «Il progetto Cast, promosso dal ministero de-gli Affari esteri e al quale ha aderito la Pro-vincia di Taranto, sviluppa un’interessantepolitica commerciale in campo internazio-nale. La Camera di Commercio ha avuto giàoccasione di manifestare la propria collabo-razione in tale ambito, condividendo conl’amministrazione provinciale modalità ope-rative e finalità di una congiunta e significa-tiva azione di marketing territoriale. Nonposso conoscere a priori la tipologia e la moledi investimenti che ne scaturiranno, ma ilnostro intervento è un chiaro aiuto rivolto altessuto imprenditoriale tarantino affinchépossa cogliere tutte le opportunità economi-che derivanti dalla collaborazione tra istitu-zioni e associazioni di categoria».

Spingere verso l’internazionalizzazionesignifica investire su formazione e culturaimprenditoriale. Che quadro emerge se siconsiderano le pmi del territorio? «Il territorio imprenditoriale tarantino ha bi-sogno di forti e reali impulsi in materia di in-ternazionalizzazione e la Camera di Com-mercio sta lavorando in questa direzione.Tuttavia bisogna parlare prima di competiti-

vità e promozione del territorio e poi di for-mazione e cultura imprenditoriale. Le nostreimprese sono, infatti, pronte ad affacciarsi suimercati esteri e molte lo fanno con successo giàda diverso tempo. Ciò che occorre, invece, èuna seria politica di promozione territorialeche le accompagni e le sostenga».

Lei è anche presidente di Confindustria e,come tale, mesi fa ha espresso soddisfazioneper il riconoscimento dei distretti tarantinidell’abbigliamento, della moda e della logi-stica. A che punto siamo?«La fase meramente operativa è affidata ai co-mitati di distretto. Rispetto all’originaria pre-visione, tuttavia, è venuta meno l’opportunitàdi stipulare appositi accordi di programma chedovevano sostenere gli obiettivi principali deisingoli distretti, cioè innovazione, internazio-nalizzazione e formazione, per mancanza di ri-sorse da parte della Regione. Oggi per le im-prese facenti parte del distretto che partecipanoai bandi regionali esiste invece una sorta di pre-mialità che le pone in una situazione di van-taggio rispetto a tutte le altre. In tutti i casil’impresa che entra in rete ha un migliore ap-proccio ai mercati e, soprattutto, gode di unpiù ampio spettro di opportunità, avendo unavisione più ampia delle dinamiche che rego-lano il tessuto produttivo».

��Le nostre imprese sono pronte ad affacciarsisui mercati esteri ma occorre una seria politicadi promozione territoriale che le sostenga

Luigi Sportelli,

presidente

della Camera

di Commercio

e di Confindustria

di Taranto

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Su proposta dell’asses-sore alle RisorseAgroalimentari, DarioStefàno, la Giunta re-

gionale ha approvato le deli-bere che sciolgono, come pre-visto dalla legge regionale 12del 21 giugno 2011, gli organiordinari e straordinari dei con-sorzi di bonifica Arneo, Stor-nara e Tara, Terre d’Apulia eUgenti Li Foggi, nominandocommissario unico GiuseppeAntonio Stanco. Il neo com-missario, presidente della se-zione di Bari della Corte dei

Conti fino al 2007, ha ora il compito di farluce sulla complessa situazione dei consorzipugliesi, che negli anni hanno raggiunto un de-ficit di circa 400 milioni di euro. Gli agricol-tori lamentano la mancanza di servizi a frontedi spese che devono comunque sostenere.Serve quindi un riassetto complessivo dell’in-tero sistema di gestione che riesca a risolvere leproblematiche finanziarie ma che spenga anchei malumori del settore agricolo pugliese. Oc-corre, inoltre, ripristinare i piani di classificaper garantire le entrate ai consorzi dopo lostop ai finanziamenti deciso dalla Regione. Inove milioni di euro inseriti nella prima va-riazione al bilancio 2011, approvata a fine giu-gno, sono gli ultimi erogati dalla Regione per

Con la nomina del commissario unico per i consorzi di bonifica, gli agricoltori si augurano che il sistema si adegui alle esigenze del territorio. Antonio Barile, presidente di Cia Puglia, spiega quali sono le aspettative del mondo agricolo pugliese e come si è giunti a questa situazioneNicolò Mulas Marcello

Antonio Barile, presidente di Cia Puglia

180 • DOSSIER • PUGLIA 2011

Una riforma necessaria per il sistema di bonifica

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il funzionamento dei consorzidopo otto anni in cui sonostate le casse regionali a sosti-tuire gli introiti delle tariffebloccate per legge perché rite-nute inique. Ma come si è ar-rivati a questa situazione? Ifattori sono molti e anche suquesto fronte il neo commis-sario Stanco deve fare le suevalutazioni d’intesta con leistituzioni. «Nel nostro caso –spiega Antonio Barile, presi-dente di Cia Puglia – un ruoloimportante lo deve svolgerel’assessore regionale all’agri-coltura Stefàno che dovrebbeconsiderare i consorzi di bo-nifica necessari laddove ser-vono effettivamente; pensoche, dopo l’esperienza degliultimi anni, non si lascerà ir-retire dalla logica della difesadello strumento consorzio dibonifica fine a se stessa».

Quali sono le motivazioniche hanno portato a questadifficile situazione dei con-sorzi pugliesi? «Occorre fare una premessa: lasituazione di difficoltà ri-guarda l’intera Puglia, esclusala provincia di Foggia. Le dif-ficoltà sono di carattere finan-ziario e si sono accumulate ne-gli anni, con un deficit che sistima intorno ai 400 milionidi euro. La situazione si è ag-gravata negli ultimi anni digestione commissariale. Lecause vanno ricercate nella pe-santezza delle strutture, nelcontenzioso sulle grandi opereper la funzione di stazione ap-paltante assegnata in passato

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Antonio Barile

PUGLIA 2011 • DOSSIER • 181

PPrima dell’emanazione del ddl stralcioda parte del Consiglio regionale (la

Legge regionale nr. 12 di giugno 2011) la IVCommissione consiliare ha approvato ilDisegno di Legge di riforma complessivadei Consorzi di Bonifica, nella partestrutturale e organizzativa. «Rimane ora daapprovare la parte finanziaria della riforma,- spiega Dario Stefàno, assessore alleRisorse Agroalimentari della Regione Puglia- già all’esame delle Commissioni consiliariI e IV, nella quale oltre a introdurre lostrumento della "gestione separata" per ladebitoria pregressa dei Consorzi, a garanziadella operatività delle strutture consortili, sidovrà provvedere a definire una soluzioneorganica per il rientro». La citata Leggeregionale nr. 12/2011 consentirà diriformulare i piani di classifica dei Consorzi,mediante i quali sarà possibile individuaretutti i soggetti che a vario titolo, Entipubblici e consorziati, riceveranno beneficidiretti dall’attività svolta dai Consorzi,consentendo di entrare nel vivo dellariforma complessiva. Poiché proprio questoaspetto ha rappresentato sin qui il frenomaggiore al legislatore regionale e, quindi,alla riforma. «L’altro aspetto straordinarioaffidato alla Legge regionale 12/2011 –continua Stefàno - è la ricognizione delleposizioni debitorie e di tutti i rapporti dicollaborazione, a qualsiasi titolo, attivi nellediverse strutture organizzative, oltre chel’individuazione del contenzioso che in tuttiquesti anni ha investito gli organismiconsortili». Ma ai pugliesi interessa saperese questa situazione ricadrà sulle taschedegli agricoltori o sulla fiscalità generale.«La scelta sulle modalità del ripiano dellasituazione debitoria pregressa dei Consorzi,una volta accertatane la dimensione reale,investirà il dibattito politico nei prossimimesi e dovrà essere concepita dallegislatore regionale e quindi dall'Aula nellamaniera più condivisa possibile. Su questoargomento, così importante, il Governoregionale continua a ritenere essenziale ilcoinvolgimento di tutto il partenariato

socio-economico, quello istituzionale e ditutte le forze politiche». Con la legge12/2011 si istituisce anche la figura delcommissario unico per i consorzi. Ad esso èattribuita l’ ordinaria gestione ma anchefunzioni di carattere straordinario, perfavorire e meglio definire l'avvio definitivodel complessivo processo di riforma deiConsorzi. «Il fatto di rilievo – sottolineal’assessore - è che al Commissario èaffidato un termine ben definito persvolgere questi suoi compiti, al contrario diquanto avvenuto sinora con i Commissaristraordinari. Come pure, è utile evidenziareche a svolgere questo ruolo il Governoregionale ha voluto chiamare un uomo delleIstituzioni, qual è il dott. GiuseppantonioStanco, già presidente della sezioneControllo della Corte dei Conti della Puglia,ritenendo che lo svolgimento dei compiti daparte di una figura con il suo profilo possacostituire garanzia per tutti, sia per laRegione che lo ha nominato, che per ibeneficiari delle attività dei Consorzi, edanche per i dipendenti degli stessi». Anchegli agricoltori chiedono più garanzie,lamentando la disparità tra costi e servizio.«La garanzia per gli agricoltori – assicuraStefàno - è costituita dal fatto che lorodovranno tornare a pagare solo per i servizieffettivamente ricevuti dai Consorzi. Unaspetto sul quale la Legge regionale 12 nonlascia dubbi. Questa garanzia sarà partefondante dei nuovi piani di classifica chesaranno puntualmente definiti, conl’individuazione del beneficio diretto especifico per i consorziati».

Misure concrete di riforma per i consorziL’assessore Dario Stefàno ha annunciato il programma di riformadel sistema di bonifica pugliese a cominciare dalla disegno di leggeche interviene sulla parte strutturale e organizzativa

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182 • DOSSIER • PUGLIA 2011

CONSORZI DI BONIFICA

ai consorzi di bonifica e alla mancata raziona-lizzazione della contribuenza che è stata perce-pita come una vessazione da parte degli agri-coltori in mancanza di servizi».

Cosa pensa dell’istituzione di un commis-sario unico per i consorzi di bonifica? «La nomina di un commissario unico con unalto profilo può dare una svolta alle ultime ge-stioni commissariali che si sono caratterizzatesoprattutto per l’inefficienza e il clientelismo.Naturalmente la durata deve essere breve e ri-solutiva dei gravi problemi finanziari».

Cosa occorre fare per affermare definitiva-mente il principio del costo-beneficio direttoper l’agricoltore nei confronti dei consorzi?

«Bisogna adattare queste strutture alle effet-tive esigenze del territorio. Si deve smettere diclassificare come da bonifica l’intero territorioregionale, solo per far crescere la platea deicontribuenti. Neppure il Veneto, che ha pro-blemi idraulici del territorio ben più gravi dellaPuglia, classifica come da bonifica l’intero ter-ritorio regionale. Nel nostro caso un ruolo im-portante lo deve svolgere l’assessore regionaleall’agricoltura Stefàno, che dovrebbe conside-rare i consorzi necessari laddove servono effet-tivamente; penso che, dopo l’esperienza degliultimi anni, non si lascerà irretire dalla logicadella difesa dello strumento consorzio di bo-nifica fine a sé stessa».

Quali sono le richieste e le aspettative diCia Puglia in merito alla questione?«Ci aspettiamo una riforma seria che non diapiù spazio a chi considera i consorzi di boni-fica pezzi di apparato di potere. Gli agricoltoripugliesi si aspettato enti snelli, poco costosi edefficienti».

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Gli agricoltori pugliesi si aspettato enti snelli, poco costosi ed efficienti

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184 • DOSSIER • PUGLIA 2011

CONSORZI DI BONIFICA

Complessivamentei consorzi di bo-nifica pugliesi siestendono su una

superficie pari a oltre 17.436km quadrati (1.743.557 et-tari). Il consorzio Stornara eTara, con sede a Taranto, èstato costituito nel 1933 e, aseguito di diversi amplia-menti, si estende oggi su unasuperficie di 142.949 ettaridistribuiti in 23 comuni trala provincia di Taranto equella di Matera. Anche perquesto ente, assieme ai con-sorzi di Arneo, Terre d’Apu-lia ed Ugenti Li Foggi, lalegge 12 del 2011 ha previ-sto la nomina di un com-missario staordinario, nel-l’ottica di migliorare laprecedente gestione affidataa quattro commissari diversi.«Lo stiamo aspettando – spiega FrancescoFatone, direttore del servizio agrario delConsorzio di Stornara e Tara – ma a mio av-viso non potrà fare né più né meno di quelloche hanno fatto i commissari precedenti,ovvero applicare la legge. Il commissarionon è un organo politico per cui si deve at-tenere a quelle che sono le disposizioni. Se laRegione dice che dobbiamo applicare le ta-riffe secondo i parametri di costo stabiliti perlegge, noi non possiamo fare altro». Ma qual è attualmente la situazione finan-ziaria e di gestione di questo consorzio? Ecome si è arrivati a questo punto? «Dalpunto di vista della gestione ordinaria – as-

sicura Fatone – il consorzio chiuderebbe ilbilancio in pareggio. La Regione Puglia peròcon due leggi, una del 2003 e una del 2005ha tolto il potere dei cosiddetti contributibonifica che servivano per tutte le spese re-lative al funzionamento dell’ente. Di conse-guenza di anno in anno i nostri bilanci sisono ridotti, in quanto le entrate per l’atti-vità di gestione compensano le spese dei ser-vizi ma non possono compensare quello cheera l’introito del consorzio previsto dal tri-buto. Pertanto i bilanci non rispecchiano lagestione dell’ente, ma l’applicazione dellalegge. La Regione Puglia per i quattro con-sorzi si è fatta carico del pagamento degli sti-

Per migliorare il sistema dei consorzi di bonifica occorre operare

su più fronti e tenere in considerazione i motivi per cui si è giunti

a questa difficile situazione. Francesco Fatone illustra l’attuale

gestione del consorzio di Stornara e Tara

Nicolò Mulas Marcello

Un servizio essenzialeper il territorio

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PUGLIA 2011 • DOSSIER • 185

Francesco Fatone

pendi e dà un contributo,per noi di 500 mila euro, perle spese di gestione, ma deltutto insufficiente rispetto ai4 milioni di euro che riceve-vamo prima dell’elimina-zione del tributo». Seppur afronte di questi problemi,l’amministrazione del con-sorzio tarantino afferma chei servizi offerti al territorionon sono mutati nel tempo.«Per quanto riguarda l’irri-gazione – ribadisce il diret-

tore tecnico – come costi siamo sottoposti aun’addizionale di 9 centesimi a metro cuboper l’acqua che riceviamo dalla Basilicatain quanto tra le due regioni fu fatto un ac-cordo di programma. Pertanto non pa-ghiamo solo 1,54 centesimi del costo del-

l’acqua ma anche circa 8 centesimi per il ri-storo ambientale. La Regione Puglia in que-sti anni con l’assessore Russo, che è stato incarica fino al 2009, ci autorizzava, per diri-mere questa problematica, a mantenere ivecchi prezzi che erano in vigore nel 2003,quando non era ancora contemplato questoaccordo di programma. Ma dal 2010 ilnuovo assessore ha ritenuto di non prenderequesti impegni dal punto di vista politico edi conseguenza ci ha chiesto di attenerci aicosti attuali». La Regione Puglia si è già messa in moto perporre rimedio a questa difficile situazionecon alcuni provvedimenti che stannoaprendo la strada a una riforma complessiva.«La Regione nel 2006 – conclude Fatone –aveva già istituito un altro commissario adacta perché venissero redatti i piani di bo-nifica. Dopo averli esaminati, il commissa-rio li ha riconsegnati alla Regione segna-lando l’esito positivo o negativo ed entro 90giorni la Regione avrebbe dovuto riattri-buire ai vari consorzi con il piano di ri-parto positivo, l’autorizzazione a emetterecartelle. Ciò non è avvenuto e attualmentela Regione ripropone il commissario unicoper le stesse questioni. Intorno al problemasui controlli di bonifica occorre che ne di-scutano persone che abbiano il polso dellasituazione. Se non ci fossero in funzione lenostre idrovore a Ginosa Marina dove c’èstata l’alluvione, che raccolgono 6 metricubi di acqua al secondo, così come se si do-vessero fermare a Castellaneta Marina, nel-l’arco di 15 giorni tutta la zona andrebbesott’acqua. Noi siamo operanti su questoterritorio sin dai tempi della prima bonificadel 1933».

Il debito accumulatonegli anni

dai consorzi di bonifica in Puglia

EURO

L’estensione della superficie di competenza del Consorzio di

bonifica di Stornara e Tara

ETTARImila

mln

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188 • DOSSIER • PUGLIA 2011

Da società per azioni a ente pub-blico. L’Acquedotto pugliese, inbase a un disegno di legge ap-provato dal consiglio regionale,

subisce una trasformazione che il governa-tore Nichi Vendola definisce «il modo mi-gliore di rispondere alla domanda di cambia-mento e di difesa dei beni comuni che si è espressa nei referendum». L’amministratore

unico dell’acquedotto, Ivo Monteforte, siastiene da giudizi su scelte strategiche e di as-setto, che «come è giusto che sia, riguardanola Regione Puglia, che ha il compito di sce-gliere per il bene del cittadino» e s’impegna aportare avanti al meglio il mandato di cui èstato investito nel 2007: «Dare da bere ai pu-gliesi e risanare l’azienda». I frutti del lavorocompiuto finora sul piano del contenimentodelle perdite, del risanamento della rete e delmiglioramento del servizio e dei conti «sonoverificabili con dati alla mano – chiarisce –. Ilbilancio 2010 rispecchia gli ottimi risultatiottenuti, la Corte dei Conti nelle sue ultimedue relazioni ha evidenziato i successi rag-giunti, così come le agenzie di rating con la re-cente promozione a “investment grade” di

Investimenti per risanare la reteContenere i costi e migliorare l’efficienza,

anche attraverso l’abbattimento delle perdite fisiche.

Questo l’impegno di Ivo Monteforte per l’Acquedotto

pugliese. L’arma in più si chiama telecontrollo

Michela Evangelisti

In alto, un tratto della GalleriaPavoncelli. A sinistra,Ivo Monteforte,amministratore unicodell’Acquedottopugliese

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PUGLIA 2011 • DOSSIER • 189

Ivo Monteforte

Standard & Poor’s. Nel 2010 l’indice di sod-disfazione dell’utenza è passato al 91% (cosìcome rilevato da una società indipendente dicustomer asset improvement) in netta crescitarispetto all’85% del 2006». Ma, tiene a preci-sare a più riprese Monteforte, ci sono ulteriorimargini di miglioramento sui quali lavorare.

La presentazione del bilancio d’esercizio2010 di Acquedotto pugliese è stata salutatadal presidente Vendola come un risultato«straordinario». Com’è stato possibile rag-giungere questo obiettivo?«Il bilancio 2010 dell’acquedotto rispecchia lenuove politiche di gestione che hanno per-messo di raggiungere importanti risultati intermini di contenimento dei costi e di mi-glioramento dell’efficienza. In particolare, nel2010 è proseguita la virtuosa politica di con-tenimento dei costi diretti e degli oneri diversidi gestione, che sono diminuiti rendendo pos-sibili efficienze per oltre 9 milioni di euro, ri-conducibili all’internalizzazione delle attivitàdi depurazione, al compostaggio, alla ridu-zione delle spese generali e dei costi fissi distruttura e al forte impegno nel risparmioenergetico. Negli ultimi due anni sono stati ri-sparmiati complessivamente circa 19 milionidi euro. A tali risultati sul fronte dei costi si ag-giunge un miglioramento del fatturato totalein virtù di una sistematica e organica azione direcupero delle perdite amministrative su tuttoil territorio servito. Il contenimento dei costie la riduzione delle perdite (sia fisiche che am-ministrative) sono stati i due fattori principaliche hanno permesso di chiudere il 2010 conun bilancio in utile per 37 milioni di euro. Unutile, voglio ricordare, che non finisce nelle ta-sche di un privato ma viene reinvestito a be-neficio del servizio e nell’interesse della col-lettività nonché, nel nostro caso, funzionaleall’enorme mole di investimenti in corso».

Il sistema dell’acquedotto necessita an-cora di un’importante opera di ammoder-namento e di potenziamento viste le rinno-vate esigenze del territorio servito. Qualisono, nel dettaglio, le nuove necessità cui farfronte?«Gli investimenti sono più che decuplicati in

soli cinque anni, crescendo dai circa 20 mi-lioni di euro l’anno nel 2004 a circa 200 nel2010, a dimostrazione del forte impegno nelrinnovamento della rete e nel miglioramentodel servizio. Gli investimenti, in gran parte giàrealizzati, sono principalmente rivolti ad au-mentare la capacità di distribuzione, di accu-mulo strategico di acqua e di risparmio dellarisorsa stessa. Nell’immediato futuro dedi-cheremo una maggiore attenzione alcliente/cittadino. Sul tema della qualità delservizio percepito ci sono margini di miglio-ramento su cui stiamo focalizzando le nostreenergie. Già oggi siamo tra i pochi acque-dotti d’Italia in cui è possibile gestire il clientecompletamente in remoto».

Le perdite fisiche ammontano attual-mente a circa il 35%. Con quali azioni per-seguirete una gestione più razionale dellerisorse? Quali obiettivi vi proponete?«In questi ultimi anni abbiamo recuperatooltre 40 milioni di metri cubi d’acqua e ri-dotto le perdite fisiche nelle reti urbane al25% grazie a un progetto straordinario di ri-sanamento e alla sostituzione di circa 350mila contatori. Le perdite fisiche complessivesono così scese sotto il 35%, attestandosi al34,84%, anche grazie all’introduzione di unavanzato sistema di telecontrollo. Nei prossimi � �

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190 • DOSSIER • PUGLIA 2011

SISTEMA IDRICO

quattro anni sono previsti investimenti per115 milioni di euro per la riduzione delle per-dite tramite mirate azioni di ricerca e di ripa-razione delle stesse, sostituzione delle condut-ture obsolete e implementazione deltelecontrollo sui grandi vettori di adduzione.Proseguiranno inoltre le attività di automa-zione dei flussi nelle reti principali - la cosid-detta “distrettualizzazione” - e di sostituzionedei contattori (250 mila si aggiungeranno ai350 mila già sostituiti negli ultimi tre anni,uno al minuto). Stimiamo che gli interventiprevisti consentiranno di risparmiare ulteriori35 milioni di metri cubi di risorsa idrica».

Tra le azioni più significative, la realizza-zione di un innovativo sistema di telecon-trollo delle reti: di che cosa si tratta nellospecifico? «Il telecontrollo, con 3.500 sensori sulla rete e600 postazioni, è un innovativo sistema in-formativo che consente la supervisione in re-moto del flusso degli schemi idrici e il moni-toraggio dei principali indicatori di potabilità.Insieme al telecontrollo stiamo implemen-tando il Gis (sistema cartografico informatiz-zato). Strumento fondamentale per una cor-retta pianificazione, progettazione e gestionedelle reti. L’integrazione tra questi due sistemipermetterà di rilevare e risolvere le criticitàdelle reti prima che abbiano un impatto sulservizio. Il modello prevede inoltre la moto-rizzazione e il telecomando a distanza delleidrovalvole per il controllo e la regolazionedelle portate e delle pressioni nelle reti di di-stribuzione cittadine».

Come pensate invece di procedere nellalotta all’abusivismo e alla morosità e nelmiglioramento della depurazione?«Proseguiremo nella lotta all’abusivismo grazie

all’operazione “Archimede”, una campagnaavviata nel 2010 per la rilevazione (confron-tando i dati di consumo rilevabili dalle banchedati aziendali e il telecontrollo) e la rimozionedelle situazioni d’illegalità e di prelievo abu-sivo, anche domestico, su tutto il territorio ser-vito. A oggi sono state evidenziate oltre 50.000posizioni anomale. Il recupero del corrispet-tivo per il servizio erogato ma non riscosso siapplicherà fino a dieci anni dalla scoperta delprelievo abusivo. Sulla depurazione stiamo in-vestendo molto e i risultati ci stanno dando ra-gione. Tutti gli indicatori di qualità del refluosono migliorati sostanzialmente negli ultimidue anni. La completa balneabilità del marepugliese è anche nostro motivo d’orgoglio.Siamo innovativi nella fitodepurazione, nelriuso del refluo in campo agricolo, nella tec-nologia. Serviamo un grande territorio con184 depuratori e con punte di eccellenza as-solute. Margini di miglioramento ci sono. Èinnegabile. Su questo ci stiamo concentrandoper fare sempre meglio».

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L’impianto di potabilizzazionedel Fortore in Capitanata

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Gli interventi previsticonsentiranno di risparmiareulteriori 35 milioni di metricubi di risorsa idrica

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INFRASTRUTTURE

192 • DOSSIER • PUGLIA 2011

Rendere più qualificatoil trasporto pubblicoNel piano attua-

tivo dei trasporti2009-2013 dellaRegione, è stato

dato spazio all’esigenza di in-dividuare le priorità di inter-vento che possano garantirelivelli di accessibilità territo-riale rispondenti alla valenzasociale, economica e paesag-gistico-ambientale delle di-verse aree della regione perconcentrare su questi le ri-sorse a disposizione, nel ri-spetto dei vincoli di budgetimposti a livello nazionale eregionale. «È un lavoro –spiega Guglielmo Minervini,assessore alle Infrastrutture ealla mobilità della RegionePuglia – che richiede un co-ordinamento molto metico-loso tra i singoli fornitori egli enti locali. Ad esempio ab-biamo messo attorno a un ta-volo Ferrovie Sud Est, Co-mune e Provincia di Lecce,Stp Terre d’Otranto per di-scutere su come integrare iloro servizi e sta per nascere ilprimo embrione del serviziometropolitano del Salento».

La Regione ha deciso didismettere le partecipazioninelle società dei trasportipubblici di Lecce e Brindisi.Quale sarà il futuro di que-ste società? «Stiamo uscendo dalle societàdei trasporti di Lecce e diBrindisi perchè gestiscono ilservizio di trasporto pubbliconel territorio provinciale e

questo, in forza dei principidel decentramento ammini-strativo che stiamo rigorosa-mente applicando, non è dicompetenza della Regione.La Regione, infatti, oltre 10anni fa è uscita dalla societàdei trasporti della provinciadi Bari e non è presente nè aTaranto nè a Foggia. Ab-biamo assicurato, con un no-stro cospicuo intervento, lamessa in sicurezza dei bilancidi entrambe le aziende. Oradovranno camminare con leloro gambe e gli enti localidovranno perseguire una li-nea di rigore ed efficienzaperchè i tempi saranno an-cora più difficili. Per partenostra vogliamo presidiarel’azione generale di coordi-namento e programmazioneper dare al sistema dei tra-sporti qualità e integrazione».

Per quanto riguarda lapossibilità di erogazione difondi da parte della Cassadepositi e prestiti per il pro-getto di studio delle criticità

della tratta ferroviaria sud-est Bari-Taranto, come si stamuovendo attualmente laRegione? «È un vecchio studio di studiodi fattibilità che non tieneconto del grande investimentoche stiamo già compiendo perl’ammodernamento della retedelle ferrovie sud-est attra-verso i fondi del Programmaoperativo Fesr 2007/2013 con135 milioni per la bretella fer-roviaria del barese che prevedel’elettrificazione della Bari-Martina e 180 milioni perl’ammodernamento e lamessa in sicurezza e l’elettri-ficazione della rete nell’areasalentina. Una risposta con-creta e immediata al bisognodi ammodernamento dellapiù grande rete ferroviaria re-gionale italiana. E si trattasolo di una parte degli oltre750 milioni di infrastruttureferroviarie che entro il pros-simo anno saranno tutte ap-paltate. Siamo di fronte aduno sforzo senza pari».

La Regione Puglia sta attuando interventi sulla mobilità cercando

di restituire centralità al trasporto pubblico locale. Guglielmo Minervini

illustra tutti i progetti attualmente in fase di studio e di realizzazione

che coinvolgono il territorio regionale

Nicolò Mulas Marcello

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Guglielmo Minervini

PUGLIA 2011 • DOSSIER • 193

Sempre sul fronte ferro-viario lei ha recentementeaffermato: «Vogliamo sfidarel’auto col treno, intensifi-cando l’offerta dove la do-manda è più alta e ridu-cendo i tempi d’attesa».Quali sono le novità per iltrasporto su rotaie?«La riorganizzazione dei ser-

vizi è la seconda parte del-l’investimento deciso, con-vinto, politico sul potenzia-mento del trasporto pubblicolocale. L’idea è che proprioin un tempo di crisi, in untempo in cui l’economia dellefamiglie, così come anche ilcosto della benzina, pongonoseriamente in discussione ildominio dell’automobile, c’èbisogno di investire sul tra-sporto pubblico locale. InPuglia lo stiamo facendo conun’attività estremamente la-boriosa di riorganizzazionedel servizio, strutturandoloin maniera flessibile: con-centrando e potenziandol’offerta dove maggiore è ladomanda e riducendo l’of-ferta inutile dove la do-manda è inesistente. Siamopartiti a giugno con unaprima sperimentazione at-torno all’area metropolitanadi Bari e continueremo inautunno sul nodo di Lecce.È un lavoro che richiede uncoordinamento molto meti-coloso tra i singoli fornitorie gli enti locali. Ad esempioabbiamo messo attorno a untavolo Ferrovie Sud Est, Co-mune e Provincia di Lecce,Stp Terre d’Otranto per di-scutere su come integrare iloro servizi e sta per nascereil primo embrione del servi-zio metropolitano del Sa-

Guglielmo Minervini, assessore

alle Infrastrutture e alla mobilità

della Regione Puglia

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INFRASTRUTTURE

194 • DOSSIER • PUGLIA 2011

lento. Ci sono segnali chiaridi come cambiando l’offertaesplode la domanda».

Quali sono le altre mag-giori criticità per quanto ri-guarda i trasporti in Pugliae cosa sta facendo a ri-guardo la Regione? «Abbiamo tentato in questianni attraverso cospicui inve-stimenti di recuperare iltempo perduto e restituirecentralità al trasporto pub-blico locale. La ferrovia stadiventando non più una bar-riera che divide, ma un filo diferro che cuce tra di loro por-zioni di territorio finoraframmentate. La Puglia hafatto questa scelta, convintache così si possa migliorare laqualità della vita delle per-sone e si possa anche co-struire una intelligente leva

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La ferrovia sta diventando non piùuna barriera che divide, ma un filo di ferro che cuce tra di loro porzionidi territorio finora frammentate

per lo sviluppo del futuro equesta scelta si è tradotta poiin investimenti mirati. Il rias-setto completo punta a pro-grammare l’offerta in mododa captare la più ampia do-manda di mobilità possibile,a evitare sovrapposizioni dicorse tra i diversi operatori ditrasporto, a offrire servizi diqualità e un comfort ade-guato alle legittime richiestedei cittadini pugliesi. Matutto questo sarà messo for-temente in discussione a par-tire dal prossimo anno. Conviolenti colpi di forbice il go-verno sta tagliando la sanità,il trasporto pubblico, la

scuola, il pubblico impiego emolto altro ancora. E la chia-mano la finanziaria dello svi-luppo. In particolare per iltrasporto non si conosce an-cora la sorte dei 425 milioniche il governo aveva accor-dato nella Conferenza delleRegioni per risarcire parte deltaglio imposto già quest’annoe che in molte regioni è co-stato pesanti aumenti ai cit-tadini. Altri tagli sarebberoinsopportabili anche per laPuglia e potrebbero compro-mettere il tentativo chestiamo producendo di ren-dere più qualificato il tra-sporto pubblico».

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Strutturato su quattroambiti principali, logi-stica integrata e farma-ceutica/ospedaliera, ser-

vizi ambientali e doganali, ilgruppo De Vitis ha ampliatoenormemente quella che in ori-gine, nei lontani anni Venti, erala sua attività. «Internazionaliz-zazione, diversificazione e inno-vazione – spiega Arnaldo DeVitis – sono le parole chiavedella nostra realtà. Volevamo ve-dere cosa accade al di fuori deiconfini nazionali e far conoscerei nostri servizi, l’ottima localiz-zazione di Taranto nel Mediter-raneo e le possibilità che of-friamo, per i trasporti chegiungono dal centro sud delglobo per poi raggiungere, conuna notevole riduzione dei

tempi, l’intera Europa e l’ Africasettentrionale».

Come è iniziato questo pro-cesso di internazionalizza-zione?«Nel processo di internaziona-lizzazione abbiamo inserito lapartecipazione all’evento “Sou-thern Asia Ports, Logistics &Shipping India Exhibition &Conference”, tenutosi a maggioa Chennai (India) e il “Tran-sport Logistic” di Monaco. Aqueste kermesse siamo stati pre-senti con un nostro stand, al-l’interno del quale abbiamo il-lustrato i servizi con l’ausilio disussidi audiovisivi e materialegrafico presentato da personaleappositamente formato. Conorgoglio e tanto stupore con-fesso che il riscontro ricevuto èstato al di sopra delle aspettativeanche perché operatori nord-europei, notoriamente esempida seguire, hanno manifestato lavolontà di approfondire la co-noscenza di alcuni dei nostri si-stemi effettuando una visitaagli impianti alla fine delmese di agosto, così comehanno anche fatto operatoriprovenienti dall’India».

Quali sono gli elementi in-novativi e distintivi della vo-stra offerta?

«Il nostro punto di forza è ope-rare per la supply chain, il nostrofiore all’occhiello la logistica far-maceutica e ospedaliera, attivitànella quale operiamo sin dal1993. Essa rappresenta il veroelemento innovativo e distin-tivo: grazie a personale alta-mente qualificato e al continuosviluppo del sistema informa-tico, viene migliorato il livellodel servizio attraverso l’utilizzodi un apposito sistema operativoper la gestione del magazzinodi prodotti farmaceutici, dispo-sitivi medici e chirurgici, mate-riale d’ufficio per uso ospeda-liero sino a giungere alladistribuzione di farmaci e ma-teriali presso i diversi diparti-menti e unità operative. Il si-stema consente tracciabilità deiprodotti e dei consumi, moni-toraggio del consumo fisico e avalore, gestione e trasporto digas medicinali, gestione dei do-cumenti attraverso archivio edelaborazione dei dati e serviziper l’ambiente come raccolta,trasporto e smaltimento di ri-fiuti sanitari. A questo propositostiamo lanciando il sistemabrevettato che combina unatecnologia di sterilizzazioneUvc-Steam, a controllo com-puterizzato, riducendo i vo-

L’internazionale dei trasportiUno spaccato sul mondo dei servizi per la logistica, fra ambiziosi

progetti di internazionalizzazione e problemi infrastrutturali ancora irrisolti.

Il punto di Arnaldo De Vitis

Amedeo Longhi

Arnaldo De Vitis,

amministratore unico

della de.tra.sud srl

di Taranto.

Nelle altre immagini,

l’attività logistica

dell’azienda

www.devitis.it

LOGISTICA

196 • DOSSIER • PUGLIA 2011

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Arnaldo De Vitis

PUGLIA 2011 • DOSSIER • 197

lumi e rendendo il rifiutopronto al recupero per la pro-duzione di energia o assimila-bile al rifiuto solido urbano».

Come gestite le criticità delporto di Taranto, una strut-tura a voi vicina e dalle grandipotenzialità?«Cito testualmente dal proto-collo d’intesa per la promo-zione del riconoscimento del“Distretto della logistica”,Legge Regionale 23/07: “IlNuovo Piano generale dei Tra-sporti e della Logistica indivi-dua tra gli elementi di criticitàdel settore dei trasporti, oltrealle carenze di tipo infrastrut-turale, la mancanza di un ade-guato coordinamento tra i di-

versi soggetti e, in particolare,sottolinea l’incapacità dellaPubblica amministrazione disvolgere un’azione capace di as-sicurare con tempestività e snel-lezza procedurale un adeguatosviluppo del settore; al fine diconsentire un utilizzo più effi-ciente e sostenibile del tra-sporto, con particolare atten-zione al traffico merci, eraggiungere una dotazione diservizi di alta qualità, il Pianopropone di privilegiare le scelteche rispondono alla domandadi logistica integrata promuo-vendo efficienza e imprendito-rialità in tutti i comparti deltrasporto”. Mi trovo a conside-rare che, per il Porto di Taranto,i mali sono stati individuati e lecure prescritte, ma ancora nonsi vedono miglioramenti».

Qual è il vostro impegnonell’ambito della tutela am-bientale?«Nella nostra organizzazione,per ottenere un sia pur modestorisultato a tutela dell’ambiente,adottiamo in funzione delle at-tività da svolgere sistemi opera-tivi a basso impatto, oltre a pro-durre energia con fontialternative. Nella divisione tra-

sporti si prediligono trasporticombinati strada/rotaia ostrada/mare; per le merci chehanno necessità di viaggiare sustrada, vengono ottimizzati icarichi in modo da usare il mi-nor numero di mezzi pesanti;adoperiamo poi automezzi ametano per il trasporto e la di-stribuzione in ambito urbano.Nella divisione magazzini im-pieghiamo mezzi elettrici per leattività connesse alla logisticae abbiamo installato due im-pianti fotovoltaici al serviziodiretto dei nostri capannoni,per offrire il nostro piccolo con-tributo al fine di “preservare laterra che abbiamo ricevuto inprestito dai nostri figli”».

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198 • DOSSIER • PUGLIA 2011

Un’architettura “illuminata”per un territorio sostenibile

Gaetano Mossa richiama l’attenzione

sulle emergenze legate allo sviluppo

urbanistico e territoriale della Puglia.

E ricorda gli obiettivi imprescindibili

dell’architettura contemporanea

Andrea Moscariello

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PUGLIA 2011 • DOSSIER • 199

Fu sicuramente lungi-mirante GaetanoMossa quando nel1980, attraverso la

sua tesi di laurea su “Modelliedilizi con utilizzo di fontienergetiche alternative”, sipose l’obiettivo di studiarequello che, a tutti gli effetti,rappresenta l’obiettivo prio-ritario dell’architettura con-temporanea. Sono passati piùdi trent’anni da allora e l’uni-verso progettuale ne ha fattidi passi in avanti. Anche se,purtroppo, è ancora lunga lastrada che porterà le nostrecittà ad avere un volto “so-stenibile”. «All’epoca in Italiaeravamo agli albori deglistudi sulle energie alternative– ricorda Mossa, oggi uno de-gli architetti più affermati inPuglia -. Da allora era chiarocome forma e funzione nonpotessero prescindere dallaqualità dei materiali del ma-nufatto architettonico. Né

tanto meno dalla qualità divita dei suoi fruitori, sia al-l’interno che all’esterno».Mossa, ha saputo svilupparela sua carriera intorno al con-cetto di “Insieme”, l’espres-sione di un ausilio immagini-fico attraverso il qualeconfluiscono «studi e aspettiche vanno dalla conoscenza euso dei materiali - sopratuttoquelli locali -, alla distribu-zione degli spazi e delle fun-zioni, alle strategie di miglio-ramento del microclima e delcomfort abitativo, alle valu-tazioni sul consumo delle ri-sorse, al rispetto e alla valo-rizzazione del sito,analizzandone tutte le pecu-liarità».

E a ciò lei aggiunge, ov-viamente, le valutazioni dicarattere energetico, giusto?«Comprese quelle legate allavegetazione, ai venti domi-nanti del sito, agli orienta-menti e così via. Quando si è

analizzato tutto questo, siforma “l'idea” del progetto.A quel punto lo si può dise-gnare, per poi trasmetterlo achi può condividerlo e realiz-zarlo».

Questo è “fil rouge” con-cettuale che utilizza in ognitipologia di lavoro?«È proprio il filo conduttoredi tutti i miei progetti. Il mioè un tentativo continuo dimiglioramento, attraverso laricerca e l'esperienza, la qua-lità architettonica, la tecno-logia. Lo sviluppo, poi av-viene anche attraversol’analisi della vita dei varifruitori, sia che si progetti unarredo, una casa o una città».

Tra le sue opere più ap-prezzate, vi è quella del-l’opificio Mas, situato aBari.«Come in tanti altri progetti,in quello realizzato per la MasSrl, fabbricato per la produ-zione, lavorazione, uffici edesposizione di una marmeria,una nobile attività insiemeindustriale e artigianale, èstato realizzato un fabbricatocongruente con il lotto a di-sposizione, valorizzando i

L’architetto Gaetano

Mossa all’interno del

suo studio di Bari.

Nelle altre immagini,

interno ed esterno

dell’Opificio Mas,

sempre a Bari

[email protected]@libero.it

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Gaetano Mossa

Page 158: DossPuglia082011

materiali di lavorazione e i co-lori della nostra Puglia».

Quali elementi architetto-nici ha perseguito?«Ho disegnato il tutto pen-sando a una facciata a doppiaaltezza, che garantisse la con-tinuità tra l’interno e l’esternoper la parte espositiva, con unampio setto rivestito in"scorza" di pietra mar-rone, contrapposto a unvuoto realizzato, invece, conuna parete vetrata continua».

L’elemento della vetrata èun po’ il comune denomi-natore di molti suoi pro-getti. Nel caso dell’opificiocosa consente?«Raccoglie da sud la luce delsole, opportunamente scher-mata da un filare di albera-ture ad alto fusto e a fogliacaduca, che con naturalezzaombreggia d'estate la vetrata,mentre riscalda e illumina

d'inverno le grandi superfici.In questo modo è stato possi-bile ricreare un microclima eun comfort abitativo partico-larmente gradevoli».

Nell’opificio lei ha previ-sto anche un sistema per laraccolta e il recupero delleacque piovane, per l’irriga-zione.«Il trattamento avviene conun sistema chiuso delle acquedi lavorazione e per un usonon potabile, relativo ai ser-vizi igienici. Inoltre, le acquevengono utilizzate per ali-mentare una fontana interna.Sono state adottate soluzioniper migliorare la qualità delsito con la riduzione delle su-perfici pavimentate, utiliz-zando comunque colori chiarie materiali drenanti. Abbiamoposto pannelli fotovoltaicisulle grandi coperture del-l'opificio, soluzione sempre

auspicabile nelle zone indu-striali caratterizzate da enormisuperfici coperte e non visi-bili, specie se in aree già ser-vite da reti elettriche di grandipotenzialità».

Questo, però, non sempreavviene. Nella sua regione èin atto proprio una pole-mica su queste tematiche.Lei cosa ne pensa?«Purtroppo in Puglia sonostati coperti ettari ed ettari diaree agricole, generando unapessima trasformazione delpaesaggio agrario regionale,oltre che un avvelenamentocontinuo dei terreni a operadei diserbanti utilizzati permantenere queste aree privedi vegetazione spontanea».

Parlando di altri suoi pro-getti, più volte si è dedicatoa sedi, edifici istituzionali.Pensiamo solo alla sede dellaGuardia di Finanza di

Progetto

per la nuova sede della

Guardia di Finanza,

a Otranto

SVILUPPO URBANO

200 • DOSSIER • PUGLIA 2011

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Gaetano Mossa

PUGLIA 2011 • DOSSIER • 201

Otranto. In questo casoquali principi tiene in con-siderazione?«Le sedi istituzionali dovreb-bero essere l'esempio e la di-mostrazione tangibile dellacultura di un Paese. Ci tengoa sottolineare questo aspettoperché, purtroppo, assi-stiamo in maniera sempre piùcrescente a una diminuzionedella qualità architettonica etecnologica di questi edifici, adimostrazione di quanto lanostra classe politica e im-prenditoriale, fatte le dovuteeccezioni, non sia illuminata.Si assiste, poi, a un au-mento di realizzazioni di bas-sissimo profilo in cui l'unicacosa che conta è il profitto,

dimenticando la grande fun-zione che un luogo pubblicoriveste nei confronti della col-lettività e l'importanza chedeve ricoprire su tutti i livelli,quali la funzionalità, l' effi-cienza, la bellezza, il rispettodel sito e della compatibilitàambientale».

Quale futuro si aspetta perla Puglia?«Il futuro per questa terra noncredo sia molto roseo, comed'altronde quello di tanti altripaesi colpiti dall'attuale crisieconomica e finanziaria. Maforse per noi sarà ancora piùnera, o perlomeno lo sarà sel'attuale classe dirigente noncomincerà a essere più illumi-nata, scrollandosi di dosso la

logica assistenziale a cui è sem-pre stata abituata e divenendopiù propositiva».

Che cosa occorre, secondolei?«Bisogna avanzare perse-guendo logiche al passo con itempi, smettendo di operareper slogan mediatici. Il terri-torio va gestito con rispetto,sopratutto con norme chiare,che diano la certezza dell'in-vestimento, delle progettua-lità e dei tempi di realizza-zione, garantendo la qualitàdegli interventi, evitando adaltre istituzioni, spesso noncompetenti, di sostituirsi nel-l’interpretazione di norme e,ancora peggio, nella gestionedelle aree».

Il territorio va gestito con rispetto,sopratutto con norme chiare, chediano la certezza dell'investimento,delle progettualità e dei tempi direalizzazione, garantendo la qualitàdegli interventi

Sopra a sinistra

particolare dell’uscita

di emergenza presso

l’aeroporto di Bari e un

complesso residenziale

realizzato a Santa Fara

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IMMOBILIARE

202 • DOSSIER • PUGLIA 2011

Se si traduce letteral-mente “general con-tractor” si ottiene lalocuzione “contra-

ente generale”. In realtà i ter-mini vengono utilizzati perindicare un’azienda o un in-dividuo che ha stipulato uncontratto con altre organiz-zazioni, siano esse pubblicheo private, per l’edificazione,la riqualificazione o il rinnovodi strutture edilizie. Il generalcontractor inoltre risulta il re-sponsabile dei metodi di pro-gettazione ed esecuzione deiprogetti in accordo con ilcommittente, fornendo tuttoil necessario per la realizza-zione in toto del lavoro dasvolgere. Ma cosa comportaoggi questa tipologia di la-voro nel mercato immobi-liare? A illustrarne le variesfaccettature Carlo Caiffa,imprenditore e amministra-tore della società Re.De.

Cosa implica nella ge-stione della società operarecon questo tipo di modalitàcontrattuale?«Sicuramente il valore ag-giunto è costituito dalla ca-pacita nell’individuazionedelle esigenze che il mercatoha, sia esso rappresentato dainvestitori privati o da entipubblici che cercano di svi-luppare il proprio business sulterritorio target e/o di risol-vere criticità funzionali delleproprie strutture oramai fati-scenti e non in linea con lenuove esigenze. Si consideri,

Il general contractor nell’immobiliareCosa vuol dire, oggi come oggi, operare in general contractor

in un settore posto in serie difficoltà dalla crisi economica?

A parlarne è Carlo Caiffa

Cloe Nanni

Carlo Caiffa,

amministratore

della società immobiliare

Re.De. di Lecce.

Nella pagina a fianco,

due cantieri

della società Re.De.

[email protected]

anche, che gli investitori pri-vati nella maggior parte deicasi provengono da altri terri-tori nazionali o addiritturadall’estero. Questa tipologiadi committenza, nel caso dellosviluppo del business sul ter-ritorio, porta la società im-mobiliare e/o general contrac-tor, a porre particolare curanella ricerca della location chedeve essere mirata alla tipolo-gia di sviluppo commercialerichiesta dal cliente. Si partedunque dall’individuazionedelle richieste e delle esigenzedi mercato, dell’investimentoe dell’investitore, fino alla con-segna finale dell’opera stessaponendo particolare atten-zione alla qualità del processoamministrativo, evitando per-tanto di incorrere in facili er-rori spesso indotti dalla com-plessità della nostralegislazione in materia di pro-cedimenti autorizzativi».

Dal 2004 a oggi la storiadella vostra società vive a ca-vallo di una crisi economica-finanziaria. Come siete riu-sciti ad affrontare escavalcare queste difficoltà?«Abbiamo portato a compi-mento i progetti in cantiere egradualmente rivolto l’atten-zione a progetti con una logica

volta alla riqualificazione dellearee urbane, alla qualità dellalocation e alla redditività per inostri partner, riuscendo di ri-flesso a operare con valore ag-giunto superiore per la nostraazienda. Focalizzandoci anchesul settore pubblico, riposi-zionandoci e puntando sulladiversificazione delle inizia-tive, ritenendo il settore pub-blico un operatore primarionella sua fase di riqualifica-zione delle proprie strutture enel recupero di risorse finan-ziarie, nei suoi piani di aliena-zioni e nel reperimento dinuove strutture più funzio-nali. In questa visione Re.De.porta da tempo avanti progettisempre come general contrac-tor, e in modalità di locazionedi lungo periodo, prevalente-mente opere “chiavi in mano”,favorendo, come partner, ilprocesso di reperimento di ri-

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Carlo Caiffa

PUGLIA 2011 • DOSSIER • 203

di alcune aree delle città, re-cuperando immobili fati-scenti e insediando struttureproduttive o immobili dire-zionali che offrano servizi eposti di lavoro».

Se si volesse delineare unfuturo quadro nazionale de-gli investimenti immobi-liari, cosa si otterrebbe?«Negli ultimi tempi pur-troppo il panorama non è deimigliori, i ritorni economicidegli investimenti tardano adarrivare. Vengono costante-mente selezionati i bacini neiquali costruire in funzione deltasso di concorrenza e deiflussi turistici, non svilup-pandosi sul territorio a pre-scindere. Ritengo che questosia il primo campanello d’al-larme del settore commer-ciale. Per questi motivi gli in-vestimenti sul territorio sonoin calo costante e purtroppole pubbliche amministrazioniritardano l’iter autorizzativoa volte anche per due-treanni. Si consideri che in unlasso di tempo così ampio loscenario del mercato puòmutare improvvisamenteportando il cliente alla deci-sione di non investire più sulterritorio».

sorse finanziarie, permettendol’alienazione dei vecchi im-mobili con la sostituzione connuovi, funzionali alle nuoverichieste ed esigenze degli entie/organi, aumentando di ri-flesso la produttività deglienti che poi andranno ad ope-rarci. La pubblica ammini-strazione dunque come par-tner nello sviluppo diiniziative immobiliari, cer-cando di “intercettare” le cri-ticità di quest’ultima e facen-done delle occasioni dibusiness per il privato, for-nendo soluzioni alle sue esi-genze. Un esempio di questotipo di realizzazioni può es-sere la nuova sede della que-

Gli investimenti sul territoriosono in calo costante e purtroppo le pubblicheamministrazioni non si stanno mobilitando per incentivare lo sviluppo

stura di Lecce».La progettazione e la crea-

zione dell’immobile per lanuova questura di Lecce è si-curamente un progetto in-novativo. Quali sono le spe-cifiche caratteristiche che lorendono tale?«Innanzitutto è un progettoche ha come scopo l’accorpa-mento sul territorio di sedi lo-gistiche ministeriali dislocatesu tutto il territorio comunalesecondo vecchie logiche; unadelle prime sedi classificatacome struttura strategica,dopo il terremoto in Abruzzo,prevedendo una categoria dimassima sicurezza per eventisismici, di risparmio energe-tico e compatibilità ambien-tale. Di riflesso permetterà an-che l’alienazione delle vecchiestrutture oramai inadeguate,con il recupero di fondi per lapubblica amministrazione. Inuna logica di partner, la nuovaquestura di Lecce rappresentauna delle tante iniziative pub-blico/privato che a breve ve-dranno la luce e su cui, adoggi, si concentra lo studio el’approfondimento da partedella nostra società. Re.De.inoltre sta investendo moltosulla riqualificazione urbana

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204 • DOSSIER • VENETO 2011

Un panorama edilizio da ricostruire

prio per questo molte lavora-zioni da noi realizzate nell’ul-timo anno, soprattutto nel ba-rese, riguardano il subentro inlavori già iniziati». Ovviamente il panorama è di-verso se si rivolge l’attenzionealla partecipazione ad appaltipubblici. Le amministrazioni,infatti, non sempre riesconoa facilitare il lavoro di impresecome la Edil R.G. «La diffi-coltà, se si tratta con clientinon privati» precisa Rafanelli«è l’infinito iter burocraticoche bisogna affrontare. Tutta-via lavorare oggi per le pub-bliche amministrazioni signi-fica possedere un’azienda

«Èdifficile viveredi edilizia nelnord barese.In molti casi

la committenza privata, inquesto periodo di crisi,guarda più al risparmio chenon alla qualità favorendo illavoro nero e l’incompetenzadi nuove piccole imprese che,pur di entrare nel mercato,sono disposte a lavorare aprezzi bassissimi». Esordiscecosì Giovannangelo Rafanelli,fondatore della barese EdilR.G. «Nel maggior numerodi casi queste improvvisateimprese deludono le aspetta-tive della committenza. Pro-

Sostenibilità ambientale, recupero di edifici storico-artistici e realizzazione ex-novo

di complessi residenziali rappresentano il nuovo trend edilizio. Ma è ancora molto forte

la piaga del lavoro nero. Il punto di Giovannangelo Rafanelli

Belinda Pagano

solida, che non lasci nulla alcaso, che curi ogni dettaglio elo faccia eseguire da mae-stranze esperte nei vari set-tori». Non tutte le impresesono in grado di garantire

Sopra, rendering di un

complesso residenziale

curato da Edil R.G.

Sotto, edificio

progettato e realizzato

dall’azienda barese.

[email protected]

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VENETO 2011 • DOSSIER • 205

questi standard prestazionali.Standard che vengono man-tenuti grazie anche all’investi-mento in materiali e impiantiinnovativi che rispettino la na-tura circostante. «Materiali bioed ecocompatibili sono estre-mamente importanti nelle co-struzioni ex novo sul territo-rio. Avere cura della nostraregione ed edificare nel totalerispetto del panorama e del-l’ambiente sono punti focalisui quali è bene non prescin-dere mai. Edil R.G., ad esem-pio, adotta accorgimenti co-struttivi rispondenti aparametri di massimo rispar-mio energetico. L’ecocompati-bilità di un edificio, con ancheuno sguardo al fotovoltaico,diventa una prerogativa. Inol-tre se si costruisce rispettandoil protocollo Itaca, si riesce aottenere un perfetto connu-bio tra sostenibilità, salubritàdegli ambienti e risparmio siaimmediato che futuro». Macosa è cambiato, in quest’ul-timo decennio, se si guardaalla progettazione e alla rea-lizzazione di spazi nell’edili-zia? «Le norme che regolanoquesto vasto settore sono nu-merose e complesse» spiega

Rafanelli «e anche a causadelle ultime catastrofi am-bientali si è prestata molta at-tenzione al discorso sismico.Dopo il terremoto aquilano, lenorme sismiche sono quelleche più tengono in allerta iprogettisti e noi costruttori.Ovviamente a cambiare, oltrealle leggi, sono anche i gustiestetici della clientela, oggi piùpropensa a spazi grandi congiochi di volumi e di forme.Non a caso le nostre mae-stranze di cartongesso e di ri-finiture sono le più richieste».Ma a giocare un ruolo fonda-mentale nel panorama edili-zio di una regione sono anchee soprattutto gli edifici di va-lenza storico-culturale. «La ri-

qualificazione e risistemazionedi edifici storici è una dellepeculiarità della Edil R.G. edè fondamentale occuparseneper valorizzare il territorio nelquale si opera. Le ristruttura-zioni sono le lavorazioni piùdifficili da eseguire poiché bi-sogna rispettare la natura in-trinseca e l’unicità di ogni ma-nufatto prendendo inconsiderazione i vincoli im-posti, i desideri della commit-tenza e le diverse tecnologieapplicabili. Alla base di lavoridi questo tipo c’è un appro-fondito studio di documentiche aiutano con metodi mo-derni a modificare, ma mai astravolgete, gli edifici dalla va-lenza unica e irripetibile».

A sinistra, rendering di

una realizzazione di

edilizia privata.

In basso, particolare del

rendering in apertura

Giovannangelo Rafanelli

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EDILIZIA

206 • DOSSIER • VENETO 2011

Per combattere il fermo del mercato dell’edilizia, il dottor Adamo Lacalendola propone un consorzio

tra imprese. Nel frattempo, il gruppo Lacalendola Costruzioni ha risposto alla crisi con la diversificazione

Adriana Zuccaro

L’associazionismopuò risvegliare il comparto edile

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Adamo Lacalendola

VENETO 2011 • DOSSIER • 207

“Lavorare insiemeper lo sviluppoe c o n o m i c odella regione;

prevenire le crisi aziendali e ge-stirle senza perdita di posti di la-voro; collaborare con le istitu-zioni sulla programmazionedelle politiche economiche e oc-cupazionali”. Sono questi gli in-tenti esposti durante l’ultimo“Protocollo d’intesa per definireazioni comuni per lo svilupposostenibile, l’occupazione e ilbenessere sociale” siglato a Barida Confindustria Puglia e daisindacati confederali regionali. Ed è proprio a Bari che, come inmolte altre città italiane, par-lando di sviluppo, occupazionee benessere, non può essereignorata l’inflessione subita dauno dei principali pilastri del-l’economia del Belpaese: l’edili-zia. «Malgrado le criticità checaratterizzano il comparto edilepugliese e tutte le problematichelegate all’identità territoriale diogni regione, ritengo che lostallo del “mattone” sia genera-lizzato e diffuso a tutta l’Italia».Il dottor Adamo Lacalendola,amministratore di varie societàappartenenti al gruppo Laca-lendola Costruzioni, fa un qua-dro lucido e diretto sulla crisidell’imprenditorialità del settoresenza però ometterne soluzioni.«Credo che la strada da seguiresia quella del consorziarsi con al-tre imprese».

Perché, secondo lei, l’asso-ciazionismo imprenditorialepuò essere una strategia di ri-lancio del comparto edile?«Sono tante le barriere che leimprese del settore devono riu-scire a scavalcare per non soc-

combere alla crisi; alcune, dasole, non riescono nell’intentoper questioni legate all’eccessivaburocrazia, alla mancanza dierogazione del credito da partedegli istituti bancari, ai semprepiù rigorosi adempimenti nor-mativi da rispettare. Ma per leimprese che posseggono le ri-sorse, l’esperienza e la forza de-cisionale per tornare a crescere,consorziarsi con altre aziendepuò essere la giusta strada da se-guire e una valida occasione perpoter mettere in campo ognunala propria esperienza e creareprodotti e servizi di qualità sem-pre più alta. Perché nel mercatoodierno, alla fine, è sempre laqualità che fa la differenza».

In ogni settore, la diversi-ficazione produttiva e ope-rativa può rappresentare unvalido strumento per raggi-rare la crisi.«La principale attività svoltadalle società del gruppo Laca-lendola, ovvero imprese a carat-tere familiare operanti da circa60 anni, riguarda la costruzionedi immobili per abitazioni civili.Da qualche anno tuttavia, cisiamo anche avvicinati almondo dei lavori pubblici. La

diversificazione produttiva sca-turita da tale decisione ha certa-mente inciso sui bilanci dellenostre società ma le attività con-cernenti la messa in opera diimmobili destinati ai privati,sono rimaste le più redditizie,certo però con margini inferioria qualche anno fa a causa dellamancanza di snellezza nella bu-rocrazia, come già detto, e a unmaggior numero di adempi-menti da eseguire nell’arco tem-porale necessario per la realizza-zione di uno stabile».

Cosa devono fare le impreseper rimanere attive in questasituazione di recessione?«Bisogna innanzitutto offrire unprodotto edilizio all’avanguar-dia sotto ogni punto di vista, ecome mi ha insegnato la miafamiglia, fare dell’onestà unodei punti cardine del propriomodo di operare. Nonostanteil momento, continuo a svol-gere con molto entusiasmoquello che considero uno deilavori più belli per tutte le suesfaccettature e a essere sempreottimista su una ripresa chesarà più lenta rispetto ad altriperiodi storici, ma che co-munque arriverà».

Il dottor

Adamo Lacalendola,

amministratore

delle società del gruppo

Lacalendola Costruzioni

di Bari. In apertura,

il cantiere nel quartiere

Poggiofranco (BA)

[email protected]

Page 166: DossPuglia082011

EDILIZIA

Dalla dimensione artigianale alla produzione industriale. Luigi Amati racconta

le esigenze del mercato della piccola e grande edilizia civile e industriale,

soddisfatte attraverso la diversificazione produttiva

Lodovico Bevilacqua

La ricerca dell’innova-zione delle tecniche diprogettazione, produ-zione e montaggio,

l’utilizzo di tecnologie produt-tive all’avanguardia, senza di-menticare il retaggio artigianaledell’azienda: queste, in estremasintesi, le prerogative fonda-mentali che caratterizzano laFerramati, società di Fasano chedal 1993 è impegnata nel set-tore dell’edilizia civile e indu-striale, specializzatasi in parti-colare nella fornitura e posa inopera di ferro tondo per ce-mento armato. «La Ferramatinasce dapprima come ditta in-dividuale artigiana per carpen-terie edili nel 1989 – racconta iltitolare e fondatore Luigi Amati– e si è ristrutturata nel 1993come società con la partecipa-zione del fratello Mario Amati,forte di un’esperienza maturatain diversi anni in un’altraazienda del settore». Le poten-zialità produttive dell’aziendasono cresciute esponenzial-mente negli anni. «La produ-

zione attuale di ferro raggiungele 3.000 tonnellate mensili,mentre la produzione di lastre edoppie lastre grazie al nuovoimpianto a carosello completa-mente automatizzato, si aggiraintorno ai 30.000 mq. mensili».Un contributo fondamentale aquesti risultati è dato dall’im-portanza attribuita allo sviluppotecnologico dei mezzi di pro-duzione; tutti i capannoni sonoinfatti attrezzati con macchinariall’avanguardia per la lavora-zione dell’acciaio per cementoarmato e la produzione di lastree doppie lastre tralicciate e cas-seri per pilastri. Questa atten-zione all’innovazione ha recen-temente portato a ottimirisultati in termini produttivi:«Nel 2009 la Ferramati ha rea-lizzato un impianto di produ-zione di polistirene espanso dipotenzialità pari a 1.200 m³ algiorno di blocchi, utilizzabili siasulle lastre per solai, che per la-stre da cappotto». In linea con latendenza del settore a cui ap-partiene, anche l’azienda ha ap-

L’edilizia punta sull’innovazione

Sotto,

una veduta

dall’alto e un interno

dell’azienda

di Fasano (Br)

www.ferramati.it

plicato una capillare diversifi-cazione produttiva che ha toc-cato sia il settore delle abitazionicivili che quello delle grandiopere pubbliche; tutto ciò gra-zie all’avanguardia tecnologicache caratterizza gli impianti, di-venuti in grado di appagare sial’esigenza qualitativa dei pro-dotti, sia l’esigenza quantitativa,aspetto che non ci si può esi-mere dal considerare quando siparla di grandi opere pubbli-che. «L'ausilio di macchinaritecnologici consente all’aziendadi realizzare tutte le armaturepreconfezionate come le gabbieper pali e micropali, prefabbri-cati e diaframmi. A questa fasedi lavorazione di acciaio per ce-mento armato, affianca la com-mercializzazione di prodotti si-derurgici quali profilati etubolari, laminati, travi, gri-gliati, lamiere piane, grecate ecoibentate e minuteria per il set-tore edile». Inoltre l’azienda si èspecializzata nello sviluppo esuccessiva commercializzazionedi oltre cinquecento articoli utili

Page 167: DossPuglia082011

Luigi Amati

PUGLIA 2011 • DOSSIER • 211

alle attività produttive e alla si-curezza di cantieri per ediliziacivile e industriale. La diversifi-cazione produttiva, in partico-lare, ha ricoperto un ruolo im-portante in questa delicata fasecongiunturale di crisi econo-mica. Un punto di forza del-l’azienda è rappresentato dallacapacità di svolgere compitivanno oltre la semplice fase ese-cutiva delle commesse ottenute:l’assistenza nasce infatti dallafase embrionale di qualsiasiopera strutturale, ovvero dallapianificazione e organizzazionedei cantieri, trasformando cosìla Ferramati in un vero e pro-prio partner operativo in gradodi fornire valide consulenze an-che per quanto riguarda la ge-stione delle risorse economichea disposizione. Altrettanto effi-cace e importante è la consu-

lenza gratuita offerta per favo-rire il corretto impiego dei ma-nufatti prefabbricati nelle strut-ture degli edifici civili eindustriali. Ultimo esempio dispecializzazione produttiva e –in termini di offerta commer-ciale – fiore all’occhiello delladitta brindisina, è la progetta-zione e produzione del nuovosolaio STEP, brevettato dal-l’azienda stessa. «Nel nuovo im-pianto dedicato alla produzionedel polistirene espanso – inau-gurato nel 2009 e con una po-tenzialità produttiva pari a 1200m³ al giorno di blocchi – vienerealizzato il solaio STEP, com-posto da travetti tralicciati eblocchi in EPS (polistirene

Sopra, il nuovo solaio STEP brevettato dalla

Ferramati; nelle altre immagini momenti

di lavoro dell’azienda

espanso); l’organizzazione pro-duttiva di questo articolo con-sente di realizzare ogni giornofino a 2400 ml di travetti e1400 mq di solaio». L’atten-zione alla ricerca ha garantitoper il prodotto di punta dellaFerramati caratteristiche ingrado di renderlo estrema-mente competitivo, grazie allesue doti di maggiore sicurezza– dovute alla grande solidità ealla mancanza di rotture delsolaio durante il montaggio –e di praticità – determinatedalla contrazione dei tempi dimontaggio e dalla leggerezzadi STEP, cento kg in menoper ogni mq rispetto ai solaiordinari.

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EDILIZIA

Il settore edile attraversa un periodo di grande difficoltà, ma per chi è in grado

di offrire risposte all’avanguardia, le possibilità di acquisire segmenti di mercato

non mancano. Ne abbiamo parlato con Renato Perrini

Manuel Zanarini

La specializzazione sostiene l’edilizia

Imercati odierni si carat-terizzano per il molti-plicarsi delle richiestedei clienti. Ciò ha ob-

bligato le aziende a una con-tinua ricerca volta all’innova-zione e alla specializzazione,in grado di fornire rispostemultiformi. L’edilizia è sicu-ramente uno dei settori mag-giormente coinvolti in que-sto cambiamento, spintadalle necessità di un maggiorrispetto ambientale, da unlato, e dall’esigenza di avere

abitazioni in grado di isolaredal caos delle città, in co-stante espansione. L’innova-zione e una costante atten-zione alle diverse esigenzesono alla base del successo inun mercato così mutato. Aproposito il settore delle im-permeabilizzazioni e dellecoibentazioni è particolar-mente sensibile, dovendoconfrontarsi con problemi divari genere. Ne abbiamo par-lato con Renato Perrini, dellaCover Tech, che oggi ha la

sede amministrativa a Cri-spiano (TA), e vanta anche al-tri centri distaccati, a MartinaFranca (TA), Lecce e Bari.

Quali criteri si devono se-guire per confrontarsi conil mercato edile odierno?«Operativamente i miglioririsultati si ottengono con unaprogrammazione e un’orga-nizzazione attenta e puntualerivolta a ridurre il più possi-bile i tempi morti nei can-tieri che palesemente impat-tano sui costi generali

214 • DOSSIER • PUGLIA 2011

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Renato Perrini

dell’azienda. Ma, forse ancorapiù importante, è l’aggiorna-mento costante e continuodei tecnici posatori e la sceltadi materiali di alta qualità».

Ritiene, quindi, che l’in-novazione sia un aspetto de-cisivo nel successo di un’im-presa?«Senza dubbio. Il settore delleimpermeabilizzazioni, ad esem-pio, è molto delicato, visto chedeve affrontare diversi pro-blemi, legati principalmente auna progettazione non attentaa soluzioni efficaci, o alla sceltadi tecniche non adatte allestrutture su cui lavorare. Diconseguenza è fondamentaleinvestire in ricerche per pro-porre risposte innovative e al-l’avanguardia».

Quali sono state, a ri-guardo, le risposte più ade-guate che avete adottato?«Siamo stati tra i primi a uti-lizzare e credere in manieradecisa nei manti impermea-bili sintetici in lega di poliole-fine, i quali sono stati sicura-mente una delle innovazionitecnologiche più importantidegli ultimi 15 anni. Utiliz-zare manti impermeabili, chegarantiscono una saldatura aperfetta tenuta idrica anchein presenza di acqua in pres-sione, si è rivelata una sceltastrategica vincente».

Come vi siete adeguati alleesigenze di una sempre mag-giore qualità?«Avendo deciso di puntaresulla qualità e sull’innova-zione, abbiamo scelto di pre-stare particolare attenzione aquesto aspetto. Abbiamo ot-

In apertura, uno dei cantieri della Cover Tech di Crispiano (TA). Sopra, parte del team della Cover Tech

capitanato dal geometra Perrini e una delle piscine realizzate dall’azienda

www.covertech.it

tenuto sia la certificazione Isoche quella Soa, oltre a fornireai clienti coperture assicura-tive postume sui materiali esulla posa in opera. A livellooperativo, ciò si traduce, adesempio, nella possibilità digarantire l’utilizzo di mate-riali atossici, certificati da la-boratori riconosciuti e quali-ficati, nella realizzazione, peresempio, delle vasche di ac-qua potabile».

Oltre all’innovazione, la di-versificazione dell’offerta èsempre più importante. Chene pensa?«Fin dai primi anni di attività,abbiamo cercato di ampliare ilraggio di azione, sviluppandonuovi progetti allo scopo dicreare diversificazioni che po-tessero sostenere la possibilità

di eventuali cali di mercato,spaziando dalle abitazioni ci-vili, fino a piscine private epubbliche, fontane, giochid’acqua e giardini pensili».

Quale idea si è rivelatavincente in questa offerta cosìvaria?«Sicuramente quella di conce-pire abitazioni che fossero in-nanzi tutto indipendenti pur es-sendo accorpate, eliminandocosì qualsiasi “legame” condo-miniale».

Nonostante le difficoltà at-tuali, come vede il futuro delsettore edile in Italia?«Siamo convinti che l’ediliziasarà sempre uno degli elementitrainanti dell’economia gene-rale di un paese, naturalmente,e questo vale a nostro giudizioanche a livello locale».

PUGLIA 2011 • DOSSIER • 215

Page 170: DossPuglia082011

EDILIZIA

Nel clima di gene-rale preoccupa-zione che caratte-rizza l’economia

dell’Italia in questi ultimi anni,accade spesso di ascoltare af-frettate e superficiali previsionisul futuro della prefabbrica-zione in cemento armato dedi-cata alla realizzazione di strut-ture commerciali, industriali ealle infrastrutture. Un quadropiù chiaro è fornito dal profes-sor Leonardo Mariella, asso-ciato di statistica aziendale del-

l’Università del Salento e am-ministratore unico di Prefab-bricati Pugliesi Srl, azienda diOria, nel brindisino, che da ol-tre trent’anni si occupa dellarealizzazione su tutto il territo-rio nazionale di qualificate eimportanti strutture prefabbri-cate che vanno dagli insedia-menti industriali alle grandiopere stradali e ferroviarie insopraelevazione. «Effettiva-mente, numerose aziende delsettore al nord e centro Italia»spiega il professor Mariella«stanno vivendo contrazioni

Nel campo dell’edilizia industriale e civile, non è facile comprendere quale direzione

prenderà il mercato dei prefabbricati in cemento armato, specialmente se si guarda

alla crisi economica che ha colpito il nostro paese. A parlarne, Leonardo Mariella

Belinda Pagano

La prefabbricazione è il futuro dell’edilizia?

violentissime delle commesse acausa della saturazione del mer-cato immobiliare industriale ecommerciale. Nel Mezzo-giorno, la situazione del mer-cato non riporta un corrispon-dente decremento dellecommesse, quanto piuttosto unassottigliarsi dei margini dovutoa un’eccessiva concorrenza chesta però gradatamente determi-nando una naturale selezionetra le aziende più sane e proiet-tate al futuro e altre in chiu-sura. In realtà non è così difficileimmaginare un futuro in cui la

216 • DOSSIER • PUGLIA 2011

Nelle immagini cantieri dell’azienda

Prefabbricati Pugliesi Srl di Oria, in provincia di Brindisi

www.prefabbricatipugliesi.com

foto: Prefabbricati Pugliesi

Page 171: DossPuglia082011

Leonardo Mariella

Non è così difficileimmaginare un futuro in cui laprefabbricazionerappresenterà la massima parte di tutto ciò chedovrà esserecostruito

PUGLIA 2011 • DOSSIER • 217

prefabbricazione rappresenteràla massima parte di tutto ciòche dovrà essere costruito. Ov-viamente non si può immagi-nare di utilizzare i medesimimateriali, le medesime tecnolo-gie e pensare di continuare a co-struire all’infinito capannoni,centri commerciali e ponti. Esi-ste un limite oggettivo territo-riale di spazi da occupare, pro-babilmente già raggiunto alnord, in fase di completamentoal centro, ma che lascia anni dilavoro al sud. È proprio in que-sto senso che l’arretratezza rap-presenta un vantaggio. Questianni però dovranno servire arinnovare le tecnologie e a pro-iettare la prefabbricazione versonuove frontiere». Cosa fare, dunque, per riuscirea cavalcare l’onda del successonel prossimo futuro? «La Pre-fabbricati Pugliesi Srl sta inve-stendo molte risorse innanzitutto nella ricerca dei materialiquali calcestruzzi alleggeriti adalta resistenza e alto coefficientedi coibentazione. Si sta inoltreinvestendo in tentativi di im-plementazione del prefabbricatocon guaine di impermeabilizza-zione fotovoltaiche, piastrelle di

rivestimento fotovoltaiche e ver-nici ad azione fotocatalitica perassorbimento degli inquinantidell’aria, e infine nello studio dipannelli integrati con gli im-pianti da utilizzare nell’ediliziaresidenziale. Molte dunquesono le possibili strade da in-traprendere, ma non bisogna di-menticare di organizzare il la-voro secondo criteri funzionalicon una dotazione di casseri eattrezzature tecnologicamenteall’avanguardia, garantendo inquesto modo grandi capacitàproduttive ed elevati standarddi qualità». Ovviamente in tuttoquesto la funzionalità gioca unruolo fondamentale: gestireun’attività completa per conse-gnare ai clienti strutture del tipo“chiavi in mano” è un altroaspetto che bisogna assoluta-mente tenere in considerazione.«La nostra azienda, infatti, dasempre si occupa di eliminare iproblemi legati al coordina-mento delle attività edili e im-piantistiche grazie all’alta spe-cializzazione del propriopersonale tecnico sia in terminidi capacità di progettazione siaa livello di gestione completa digrandi appalti nella loro inte-

rezza». Se invece si volesse foca-lizzare l’attenzione nella situa-zione specifica della RegionePuglia, il professore Marielladelinea un panorama tutt’altroche negativo: «Il nostro terri-torio gode di potenzialità ine-splorate. È prevalentementepianeggiante con una rete stra-dale sufficiente e porti moltosottoutilizzati. Proprio perqueste sue caratteristiche sipresterebbe in maniera egre-gia alla realizzazione di poli dilogistica e in particolare dellalogistica del freddo. In talecontesto i prodotti prefabbri-cati che integrano la produ-zione di energia avrebbero unambito di applicazione vastis-simo che determinerebbe pro-spettive di lavoro a medio elungo termine al di sopra diogni aspettativa».

foto: Prefabbricati Pugliesi

foto: Prefabbricati Pugliesi

Page 172: DossPuglia082011

228 • DOSSIER • PUGLIA 2011

Come dimostranogli stenti accusatidal settore indu-striale nell’anno

2010, gli effetti della crisi nonsono ancora stati superati, mapossiamo trovare un primo po-sitivo segnale di ripresa nel-l’ambito delle energie rinnova-

bili, purtroppo ancoradebole da parte degli sfidu-ciati investitori di settoreitaliani, ma sostenuto piùdecisamente dall’estero. Lapluriennale esperienza del-l’azienda foggiana Tekna

Automazione e Controllo nel-l’ambito di progettazione, in-stallazione e manutenzione diimpianti di automazione indu-striale, gli ha consentito – an-che come difesa dalla crisi – unprocesso di diversificazioneaziendale che si è concretizzatocon la costituzione della TeknaEnergy s.r.l., neonata filiazionedella succitata azienda, concompetenze nel campo dellaprogettazione e installazione dicentrali di produzione di ener-gia da fonti rinnovabili, dal fo-tovoltaico, all’eolico e alle bio-

Il dibattito in merito allo sfruttamento di fonti energetiche alternative è divenuto, in particolare

dopo il recente referendum, di stringente attualità. Michele De Stasio racconta la risposta del

mercato energetico alla crisi economica e illustra le prospettive future

Aldo Mosca

Automazione e rinnovabili,la sfida del Mezzogiorno

RINNOVABILI

In basso, a destra,

Michele De Stasio della

società Tekna Automazione

e Controllo srl,

con sede a Foggia

www.teknaenergy.netwww.teknautomazione.com

masse. «Lo sviluppo di prodottiinnovativi nel mini eolico, ae-rogeneratore da 30 Kw e delcontrollo automatico intera-mente italiano, è stato possibilegrazie all’esperienza consolidatadella Tekna nella progettazionedi sistemi meccanici ed elettro-nici e nella programmazione diapparecchiature complesse diautomazione» spiega l’ammini-stratore delegato della società,l’ingegner Michele De Stasio.

Per contenere gli effettidella crisi avete puntatosulla diversificazione azien-

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dale. Con quali esiti?«La diversificazione è una solu-zione piuttosto efficace percontrobattere gli effetti dellacrisi, poiché operando in am-biti industriali diversi possiamosfruttare le congiunture posi-tive a breve termine di alcunisettori e renderle un back-upche permetta la salvaguardiadel fatturato; i settori ai qualifacciamo riferimento per l’au-tomazione di linee e macchinespaziano dall’industria dellagomma e della plastica, a quelladel vetro piano e curvo, dal-l’automazione dei forni di tem-pera a quella delle macchine disollevamento per la movimen-tazione di container e mercinei porti. La varietà di compe-tenze ci permette – in sostanza– di non essere legati a doppiofilo ad un settore».

Quali sono le prerogativedella vostra azienda?«L’esperienza maturata dallaTekna Automazione e Con-trollo consente di mettere a di-sposizione dei propri clienti unservizio completo e inclusivo,andando dalla definizione del-l’investimento alla progetta-zione del prodotto, dall’instal-lazione all’avviamento degli

impianti, continuando poi conl’assistenza manutentiva sumacchine e impianti automa-tici, tramite la stipula di con-tratti di service che includonomanutenzione preventiva, inemergenza e su chiamata».

L’azienda ha anche una re-sponsabilità territoriale, ov-vero lo sviluppo del vostro set-tore industriale per quantoriguarda il Mezzogiorno.Come avete assolto finora aquesto compito e quali pro-spettive avete per il futuro?«Negli ultimi anni il 70% delfatturato della Tekna Automa-zione e Controllo è stato matu-rato su commesse di sviluppo ecostruzione di sistemi di au-tomazione per linee di produ-zione installate all’estero, an-che se su ordini emessi daclienti italiani, tuttavia gliobiettivi che ci poniamo per ilfuturo sono ambiziosi, poichéci proponiamo di svilupparecon la Tekna Energy, societàcon sede in Puglia, una quali-ficata realtà nel Sud Italia perla fornitura, l’installazione ela manutenzione di aerogera-tori per potenze fino a 60Kw,range di potenza particolar-mente interessante per la ta-

Michele De Stasio

riffa omnicomprensiva di 30centesimi per Kwh prodottoe l’iter autorizzativo semplifi-cato, oltre che per la manu-tenzione e l’assistenza postvendita di impianti fotovol-taici e parchi eolici di grandetaglia, al servizio dei grandigruppi internazionali chehanno investito nel sud Italianelle energie rinnovabili».

Mentre per quanto ri-guarda gli obiettivi com-plessivi?«Nel settore delle energie rin-novabili intendiamo svilup-pare aerogeneratori per coprirela gamma di potenza fino a200Kw, sistemi di produzionedi energia da biomasse nellepotenze da 50 Kw fino a 250Kw, impianti integrati per l’ot-timizzazione del consumo edel risparmio energetico. Pro-porre, inoltre, a professionisti epiccoli risparmiatori, un inve-stimento che consenta loro diavere una redditività sui lororisparmi maggiore del 12 %annuo e la creazione di un red-dito integrativo garantito otte-nuto tramite l’acquisto di paleeoliche da 60 Kw, fornite, in-stallate e manutenzionate dallaTekna Energy».

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SMALTIMENTO RIFIUTI

Da alcuni mesi le cronache nazionali sono occupate

dalla cosiddetta “emergenza rifiuti”.

Loredana Lezoche propone una strada da percorrere

per risolvere definitivamente questo problema

Manuel Zanarini

I rifiuti, un’opportunità per il Mezzogiorno

La raccolta dei rifiutinon è necessaria-mente sinonimo diproblemi, ma può an-

che essere fonte di opportunitàper le aziende virtuose del ter-ritorio. Per sfruttarla, però, oc-corre una maggiore attenzioneall'ambiente e alla lavorazionedegli scarti. Come afferma Lo-redana Lezoche, direttore com-merciale della Glob Eco –azienda che nasce nel 2003, aMolfetta, e che si occupa di ser-vizi ambientali – la strada che leaziende dovrebbero percorrereè quella di «creare con i clientiuno stretto legame, anche cul-turale e formativo, mirato allaraccolta differenziata del ri-fiuto prodotto e alla sua valo-rizzazione massima - che alla

fine si traduce in risparmi eco-nomici - ma soprattutto ad unaeducazione ambientale che tu-teli il nostro futuro». Uno deipassaggi fondamentali è quellodi acquisire credibilità sia a li-vello nazionale, che internazio-nale. A tale scopo, si devonoottenere importanti certifica-zioni, oltre la Iso 9001; adesempio, la Glob Eco ha «cer-tificato i propri standard di trat-tamento secondo la norma Iso14001 ottenendo di recente an-che l'accreditamento del Wwf».In particolare, un settore chesembra avere grandi prospet-tive per il futuro è quello dei

Raee, i Rifiuti di apparecchia-ture elettriche ed elettroniche,sia di natura domestica che pro-fessionale, i quali possono ve-nire recuperati, stoccati e, in-fine, lavorati. La Lezoche cimostra come attraverso unlungo percorso di sensibilizza-zione ambientale, la sua aziendaè stata in grado di «raggiungereimportanti traguardi sia sulpiano regionale, che nazionale,ottenendo collaborazioni conalcune aziende locali di presti-gio. Sul piano nazionale sonostati consolidati rapporti di par-tnership con alcune impreseoperanti nel settore ambientaleche consentiranno, in un pros-simo futuro, l'inserimento inte-grato dell’azienda nella filieralunga del rifiuto tecnologicoconsentendoci di trattare rifiutiprovenienti anche dalle altre re-gioni italiane, come ad esem-pio Lombardia, Emilia Roma-gna, Veneto, Calabria». Oltreagli aspetti ambientali, lavorarein questa direzione produce ef-fetti economici, in grado di af-frontare la crisi; infatti, nono-stante la congiunturainternazionale, il bilancio del-l'azienda per il 2010 è stato «ab-bastanza lusinghiero», conbuone prospettive per il futuro,

232 • DOSSIER • PUGLIA 2011

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Loredana Lezoche

anche grazie a collaborazionicon aziende estere. Le possibi-lità di intervento non si limi-tano ai Raee, ma la Glob Eco sista specializzando anche in ser-vizi integrati di raccolta, stoc-caggio e trattamento di rifiutispeciali pericolosi e non, ivicompreso il noleggio di cassoniscarrabili e press container,nonché servizi di micro raccoltadedicati alle piccole utenze, for-nendo risposte personalizzate,necessarie per competere in unmercato sempre più speciali-stico. Ovviamente, sono neces-sari investimenti significativiper essere competitivi, e ilnuovo impianto dell'azienda,che sarà attivo a partire dallafine del 2011, è emblematico,visto che «potrà trattare sino a

sto rappresenta una straordina-ria opportunità di crescita». Seciò è vero per la raccolta diffe-renziata in generale, quella cheriguarda i Raee offre opportu-nità ancora migliori. Ancora laLezoche fa giustamente notareche «le regioni del sud sono agliultimi posti nella graduatorianazionale per quanto riguardala raccolta pro capite dei rifiutielettrici domestici. Questo nonsignifica che non si produconorifiuti di tale natura ma, bensì,essi vanno destinati a canali di-versi da quelli canonici previstidalla normativa nazionale(DLGS 151/2005)». Visto che,in seguito agli sviluppi tecno-logici, i tassi di raccolta pro ca-pite sono in costante aumento,le aziende di questo settore po-tranno godere di crescite di fat-turato significative, nei pros-simi anni. In ambito aziendale,i dati sono ancora più rosei, vi-sto che molti sono i magazziniancora pieni di rifiuti elettrici,anche se le campagne di sensi-bilizzazione stanno aprendo gliocchi agli imprenditori sugliingenti costi indiretti che talioggetti rappresentano, e suquanto sia più conveniente, in-vece, affidarli a organizzazionispecializzate. In tal senso, di-verse sono le iniziative ipotiz-zabili, come quella promossadall'azienda che prevede «smal-timento dei rifiuti elettrici edelettronici non pericolosi a ti-tolo gratuito», abbinato al rico-noscimento di «un contribuitoa fronte di quantitativi signifi-cativi di materiale».

La sede della Glob Eco

Srl a Molfetta (Ba)

www.globeco.info

200.000 ton. di rifiuto recupe-rabile e 20.000 ton. di rifiutopericoloso»; inoltre, sono previ-ste l'apertura di un impianto dacirca 6000 mq, la costruzione diun'altra area da 2000 mq, e larealizzazione di impianti per laselezione automatica di mate-riali destinati al recupero. In questo settore, le possibilitàdi crescita per le aziende delMezzogiorno sono particolar-mente rilevanti, poiché, comeafferma l'ad della Glob Eco, «leimprese e i territori in cui ope-riamo solo in questi ultimi annistanno iniziando a vantare unasufficiente cultura del riciclo edel recupero. Ma il divario conaltre realtà italiane è enorme eci vorrà ancora molto tempoper colmare tale gap. Tutto que-

PUGLIA 2011 • DOSSIER • 233

Un settore che sembra avere grandiprospettive per il futuro è quello dei Raee, i rifiuti di apparecchiatureelettriche ed elettroniche, sia dinatura domestica che professionale, i quali possono essere recuperati,stoccati e, infine, lavorati

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LEGALITÀ

236 • DOSSIER • PUGLIA 2011

vero e proprio laboratorio. Siamo partiti dal pre-supposto che il nostro compito non è solo quellodi arrestare i criminali, ma anche “catturare” lafiducia dei cittadini. Per questo motivo abbiamodato vita a un’associazione, “Organizzare la giu-stizia”, che mette insieme le forze sane e propo-sitive della società animate dalla volontà di dareil proprio contributo al miglioramento del-l’azione giudiziaria. Attorno a un tavolo si sonoseduti non solo i magistrati, ma anche gli espo-nenti degli enti locali, dell’avvocatura penale e ci-vile, del giornalismo, della cultura. Insieme, met-tendo ognuno a disposizione la propriaprofessionalità e il proprio tempo, abbiamo cer-cato di condividere un’idea di giustizia».

E che risultato avete ottenuto?«Una straordinaria risposta dei cittadini, che in-teragiscono con la procura come non succedevaprima: si fidano e collaborano».

Di recente è stato inaugurato uno spor-tello antiracket e antiusura ad Altamura, acura di un’associazione di Molfetta. Qual èl’attuale situazione del contrasto a questi

Sotto il profilo della criminalità orga-nizzata il territorio di Bari sta vivendoun delicato periodo di transizione.Nelle parole del procuratore capo An-

tonio Laudati, a commento delle ultime opera-zioni che hanno portato all’arresto di alcuni notiboss, si leggono soddisfazione per il lavoro svoltoma anche una certa preoccupazione per la si-tuazione che si sta delineando. «Se gli esponentidi spicco sono in carcere è chiaro che i clan sonoin mano alle seconde generazioni – evidenzia ilmagistrato – ovvero sono gestiti da giovanissimidelinquenti emergenti dal grilletto facile ma nonin grado di progettare vere e proprie strategie cri-minali. Di qui le sparatorie fra la gente in oraridi punta avvenute a Bari negli ultimi mesi». Lanecessità di ridisegnare la mappa della crimina-lità barese, tenuto conto dei nuovi equilibri edelle nuove alleanze che si stanno necessaria-mente generando, diventa perciò prioritaria perla procura antimafia di Bari al fine di mettere apunto un’efficace azione di contrasto.

Quali strategie sono allo studio per fron-teggiare il nuovo ordine che si sta costituendo?«Accanto alle classiche, fondamentali, formed’investigazione, la procura sta sperimentando -con discreto successo - un’altra strategia: quelladella condivisione della giustizia. In tal senso po-trei dire che il mio distretto sta diventando un

Ridisegnare la mappadella criminalità bareseUsciti di scena i boss storici, le seconde generazioni

sono in cerca di alleanze e di equilibri nuovi.

La procura antimafia del capoluogo, guidata

da Antonio Laudati, studia efficaci azioni di contrasto.

A partire dalla condivisione della giustizia

Michela Evangelisti

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Antonio Laudati

PUGLIA 2011 • DOSSIER • 237

sono veri e propri presidi di legalità».Ma, in generale, sono stati compiuti

passi avanti verso un maggior coraggiodella denuncia oppure il clima di omertà èancora forte? «Onestamente devo dire che anche nel nostroterritorio ci sono discrete sacche di omertà che,comunque, riguardano soprattutto episodi ma-fiosi: in occasione di diversi omicidi avvenutinella provincia di Bari in ore di massimo af-flusso, in zone centrali della città, non abbiamoavuto un solo testimone. Possibile che nessunoabbia visto nulla? Il silenzio che circonda que-sti episodi è il cibo preferito con il quale si nu-tre la mafia. Per correttezza devo anche dire chenel Barese non è ancora molto radicata la cul-tura della mafia, quindi i margini di speranza diun recupero ci sono. Per questo motivo io perprimo scendo fra la gente - partecipo a molti in-contri, convegni, lezioni nelle scuole, ma anchespettacoli teatrali e cinematografici - proprio neltentativo di avvicinarla e rassicurarla: noi cisiamo, della “squadra Stato” ti puoi fidare».

Ha dichiarato che più degli arresti pos-sono i sequestri dei beni dei boss: ai recenti

fenomeni nel distretto?«Anche in questi casi l’attenzione della procuradi Bari è sempre stata molto alta, se non addi-rittura più alta di quella riservata alle organiz-zazioni criminali, perché la vittima del racket edell’usura è il cittadino, quello più debole, chein un momento della propria vita si trova og-getto di una violenza inaudita. In questi casi iclassici metodi investigativi sono a volte menoefficaci perché indispensabile diventa la colla-borazione della vittima e questa, se rimane sola,avrà sempre più paura e non denuncerà. Eccoperché le associazioni antiracket e le fondazioniantiusura sono strumenti preziosi».

Dove riescono ad arrivare?«Da tempo opera sul Gargano lo sportello an-tiracket di Vieste. E posso tranquillamentedire che la lotta alla mafia in quel territorionon avrebbe prodotto i risultati ottenuti senzala sua presenza, senza la sua testimonianza. Lostesso discorso vale per la fondazione antiu-sura di don Alberto Urso a Bari. Le associa-zioni antiracket e la fondazione antiusura

Nella foto grande,

una delle operazioni

di arresto dei clan

Parisi e Strisciuglio;

sopra, Antonio Laudati,

procuratore capo

del distretto di Bari

��

Scendo fra la gente per rassicurarla con un messaggio chiaro: noi ci siamo, della “squadra Stato” ti puoi fidare

� �

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238 • DOSSIER • PUGLIA 2011

� � colpi messi a segno controalcuni boss dei clan mafiosiStrisciuglio e Parisi hannofatto seguito anche confi-sche patrimoniali? «Il vero contrasto ai mafiosi lo si fa attaccan-done i patrimoni: se li si priva delle loro ric-chezze verrà meno la loro forza criminale. Ma isequestri non hanno solo l’obiettivo concreto diprivare di risorse i clan: hanno anche un valorefortemente simbolico per il cittadino. Quelloche viene tolto a chi ha illecitamente conseguitoun profitto viene reimpiegato al servizio dellasocietà. Se al posto della casa del boss lo Stato saràin grado di allestire un asilo comunale, il cittadinoavrà la certezza che davvero si possono cambiaresituazioni difficili, anche quelle più incancrenite.È vero che i tempi burocratici della confisca ten-dono a scoraggiare la pratica, ma nel nostro or-dinamento di recente è stato inserito il meccani-smo del sequestro per equivalente, vale a dire chei beni patrimoniali sottoposti a sequestro possonoessere utilizzati a fini sociali e giudiziari. Anche inquesto caso la procura di Bari ha fatto da apripi-sta: le auto sequestrate al clan Parisi vengono uti-lizzate dal mio ufficio e non solo, così come alcuniimmobili sono destinati a diventare archivi di attigiudiziari, sedi di polizia giudiziaria e così via».

��I sequestri non solo privano di risorsei clan ma hanno anche un valorefortemente simbolico per il cittadino

LEGALITÀ

Quello che servirebbe, come in più occasioniha sottolineato, è una visione più europeadella lotta alla mafia. Sono stati compiuti ul-timamente passi avanti in questa direzione?«Di fronte a una criminalità organizzata capacedi adeguarsi a un mercato sempre più globale èchiaro che anche le risposte della magistratura edelle forze dell’ordine non possono che andare inquesta direzione. All’interno dell’Unione euro-pea, specie fra quelli che possiamo definire ormaigli Stati “storici”, esiste una collaborazione sem-pre più intensa sul piano dello scambio delle in-formazioni investigative e vi è anche una mag-giore sinergia interforze sia fra gli inquirenti siafra gli investigatori. Qualche problema si ha coni nuovi Stati, tra i quali gli scambi, anche soloper ragioni burocratiche, sono ancora compli-cati e, quindi, si possono, anche involontaria-mente, creare problemi di natura politico-di-plomatica. Ma i miei colleghi di Bruxellesstanno lavorando in tal senso e, se crediamo chel’Unione europea non sia solo una questionemonetaria, con lo sforzo di tutti riusciremo aparlare una sola lingua anche nella giustizia».

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Domenico Pinzello

PUGLIA 2011 • DOSSIER • 239

«Il confronto è la base per raggiungere risultati positivi in tempi brevi,

mettendo al centro delle nostre iniziative il cittadino e il suo diritto alla sicurezza».

Questo il punto di partenza dell’azione del questore Domenico Pinzello a Bari

Michela Evangelisti

Ha alle spalle una lunga carriera at-traverso dodici città d’Italia e l’ul-timo trasferimento l’ha portatoda Catania a Bari. Il questore Do-

menico Pinzello, approdato da due mesi nel ca-poluogo pugliese, sta studiando il quadro dellecriticità da affrontare («potrò pronunciarmi soloquando avrò approfondito le esigenze del terri-torio, avvalendomi della collaborazione del miostaff e recependo le istanze provenienti dalle va-rie realtà istituzionali, di categoria e del volon-tariato») e ha già le idee chiare sulle linee guidada seguire: controllo capillare del territorio sem-pre, e non solo quando c’è allarme; priorità alcontrasto della malavita organizzata, senza peròtrascurare quello alla microcriminalità. E an-cora, ricerca della collaborazione di tutti i citta-dini e di un’efficace sinergia con le altre istitu-zioni, «fondamentali per affrontare i problemimolteplici e spesso complessi di una città dallarealtà variegata come Bari».

Da un primo sguardo alla realtà criminalebarese ha dichiarato di avere già notato molteanalogie con quella di Catania. Quali sono lestrategie più efficaci da mettere in campocontro questo genere di criminalità?«Siamo di fronte a un primo livello di crimi-nalità, che riguarda il traffico di sostanze stu-pefacenti, le estorsioni e l’usura, dove chi de-linque tenta il proprio business riciclando iproventi in attività lecite. Un secondo livello,non meno degno d’attenzione e che incide pro-

La collaborazione di tutti per garantire sicurezza

Domenico Pinzello,

questore di Bari

fondamente sul senso disicurezza del cittadino,è quello legato ai feno-meni di microcrimina-lità. Entrambe le formevanno combattute e unsaldo rapporto di colla-borazione tra polizia ecittadini permetterà direndere più efficacel’attività di intelligencee di controllo del terri-torio. La presenza quo-tidiana dei poliziottisul territorio, attraversole pattuglie dell’Upgsp(Ufficio prevenzione generale e soccorso pub-blico, ndr), del reparto prevenzione criminee dei poliziotti di quartiere, sarà tesa a rinsal-dare quel rapporto giornaliero e costante conla cittadinanza che ci consente di lavorarecon spirito analitico e propositivo elaborandopiani d’intervento settoriali».

Pensa che la lotta ai reati comuni possaaiutare a guadagnare la fiducia dei cittadini?«Il cittadino richiede, e ne ha pieno diritto, ri-sultati sul piano della sicurezza; ritengo che cisi debba rendere conto che la sicurezza non èuna materia d’esclusivo appannaggio delleforze dell’ordine ma richiede un apporto es-senziale del cittadino, delle associazioni di ca-tegoria e delle varie realtà istituzionali in ter- � �

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LEGALITÀ

240 • DOSSIER • PUGLIA 2011

� �

dare allo studente cognizione delle proble-matiche attuali, anche dedicando uno spazioai temi della legalità e della sicurezza. In me-rito sto elaborando, avvalendomi dei mieicollaboratori, un progetto d’incontri con ilmondo della scuola, che esporrò al provvedi-tore agli studi per una condivisione».

Le pistolettate nelle strade centrali di Barirappresentano una delle minacce alla sicu-rezza più sentite dai cittadini, che lamentanosituazioni di abbandono soprattutto nelleore notturne. Come pensa di intervenire?«Non credo si possa parlare di abbandono daparte delle forze dell’ordine, che sono impe-gnate allo stesso modo nell’arco delle 24 ore congli equipaggi delle volanti presenti sul territorio.Ritengo comunque necessario un apporto tec-nologico nel comparto sicurezza, ricorrendo a si-stemi di video-sorveglianza e di allarme».

mini di collaborazione. Al ri-guardo invito a una maggiorefrequentazione del “Palazzo”da parte dei baresi, che intema di criminalità si possonorivolgere sia alla squadra mobile sia al diri-gente dell’Upgsp. Anche noi poi ci dobbiamoproiettare verso il cittadino. Essenziale è il rap-porto che il poliziotto di quartiere e le volantidevono avere con la città, non solo limitato asegnalare episodi di reato avvenuti ma anche,e soprattutto, volto a segnalare situazioni e so-spetti che minano la sicurezza per consentircidi adeguare al meglio le nostre risposte».

Ha dichiarato di voler agire non solo sullarepressione ma anche attraverso un lavoro distampo sociale per contrastare in primoluogo la devianza minorile. Quali sono lesue proposte?«Ritengo che un ruolo primario debba esseresvolto dalle famiglie e dalla scuola. Spesso igenitori tendono a non affrontare le proble-matiche del proprio figlio; è più facile dire dei“sì” piuttosto che dei “no”. La scuola poi deve

��Dobbiamo proiettarci verso il cittadino: essenziale è il rapportodel poliziotto di quartiere con la città

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LEGALITÀ

«Il panorama criminale pugliese è caratterizzato da andamenti ciclici e da una forte interazione

tra i comuni delle province e il capoluogo» spiega il colonnello Claudio Peciccia della Dia di Bari.

E il traffico di stupefacenti rimane l’attività illegale prediletta dalle consorterie operanti sul territorio

Michela Evangelisti

Clan pugliesi, un equilibrio incerto

Il colonnello Claudio

Peciccia della Direzione

investigativa antimafia,

centro operativo di Bari

con esponenti o referenti locali. La nostraanalisi evidenzia un panorama criminale ca-ratterizzato da andamenti ciclici, conseguentialle alterne attività di contrasto messe incampo sul territorio dall’azione congiuntadella magistratura e delle forze di polizia neiconfronti dei vertici “storici”; questi, disarti-colati dalle varie operazioni di polizia, la-sciano spazio, nella loro sfera d’influenza, ailivelli intermedi, dando luogo alla gemma-zione di novelli gruppi criminali emergenti».

La Puglia si presta per posizione geograficaa essere porta di ingresso e di transito deglistupefacenti destinati al territorio italianoed europeo. Quanto è elevata l’interazione trala criminalità pugliese e quelle straniere? «I rapporti con le criminalità straniere nonsono particolarmente significativi, fatta ecce-zione per le organizzazioni criminali di ori-gine albanese. La Puglia ha una sua impor-tanza strategica, perché porta dell’Adriatico ecrocevia di molteplici traffici illeciti gestiti,oltre che dalle consorterie autoctone, anchedalle organizzazioni criminali albanesi, or-mai sottratte al ruolo di sussidiarietà rispettoalle prime e in grado di conquistare auto-nomi spazi di manovra e stringere alleanze suun piano di parità. Numerose sono le opera-zioni condotte da questo centro operativo siaper quanto riguarda il contrasto al fenomenodel contrabbando di T.l.e. (tabacchi lavoratiesteri, ndr), sia lo smantellamento di orga-nizzazioni criminali albanesi dedite al trafficodi sostanze stupefacenti».

Traffico e spaccio di sostanze stupefacenti,

242 • DOSSIER • PUGLIA 2011

Una realtà fluida, caratterizzatada una pluralità di consorterieche si relazionano, interna-mente ed esternamente, se-

condo modalità spesso incerte e mutevoli.Così si configura il volto della criminalitàpugliese. Con due sole eccezioni: la “societàfoggiana” e la “sacra corona unita” mesa-gnese, tradizionalmente verticistiche e insi-stenti su più vaste aree. Questa precarietà diequilibri, se da un lato rappresenta una de-bolezza strutturale, dall’altro causa un’im-prevedibilità che non rende agevole l’atti-vità di contrasto. Le strategie investigativedel centro operativo Dia di Bari, spiega il co-lonnello Claudio Peciccia, si muovono prin-cipalmente sul fronte della prevenzione per-sonale e patrimoniale a carico deicomponenti di clan, «alla quale si sommanouno screening approfondito dei soggetti con-dannati e l’esame delle segnalazioni sospette,dalle quali possono scaturire indagini mi-rate di natura giudiziaria e patrimoniale».

Dalle vostre analisi sulle connotazionistrutturali e le modalità operative peculiaridelle organizzazioni criminali del territorio,

quali linee evolutive stanno emergendo? «La contiguità della cosiddetta area me-

tropolitana con quella urbana con-sente un’interazione criminale tra

i comuni delleprovince e lostesso capoluogo,attraverso rap-porti intrattenuti

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Claudio Peciccia

PUGLIA 2011 • DOSSIER • 243

usura ed estorsioni: quali sono le principaliattività della criminalità organizzata locale?«Sul piano delle attività illegali, le consorte-rie criminali operanti sul territorio pugliesecontinuano a prediligere i tradizionali settoridell’illecito, in primis il traffico di stupefa-centi, gestito con caratteri di sempre maggioreimprenditorialità e fonte di sanguinosi con-trasti fra i vari gruppi per fini egemonici. Sidedicano poi al contrabbando di T.l.e., pur ri-dimensionato in sede locale, alle estorsioni eall’usura, che continuano a suscitare grave al-larme e hanno, come contraltare, l’esiguitàdelle denunce da parte delle vittime, e algioco d’azzardo, esercitato prevalentementeper mezzo di apparati elettronici di tipo ille-gale, spesso imposti ai gestori di bar e circoliricreativi attraverso il potere d’intimidazionedelle organizzazioni criminali. Infine nonmancano lo sfruttamento e il favoreggia-mento della prostituzione, mediante il reclu-tamento di ragazze extracomunitarie».

Di recente sono stati colpiti da ordinanzedi custodia cautelare in carcere alcuni espo-nenti dei clan baresi Strisciuglio e Parisi.Questi arresti avranno ripercussioni decisivesulla disarticolazione delle organizzazioni?

«La contemporanea detenzione dei capi clane delle figure criminali apicali, la voglia dellegiovani leve di scalare velocemente le gerar-chie, ma soprattutto il desiderio di occu-pare gli spazi lasciati dai numerosi arrestieseguiti nel breve periodo, potrebbero averminato gli equilibri stabilitisi tra i vari clan.In particolare, potrebbe essere venuto menol’equilibrio creatosi nel tempo tra i diversigruppi criminali egemoni, ovvero gli Stri-sciuglio, i Di Cosola e i Parisi, i più attivi nel“colonizzare” la provincia e i cui obiettivipotrebbero sovrapporsi pericolosamente. Isuperstiti dei predetti clan, tuttavia, sistanno riarmando per tenersi pronti a occu-pare i territori lasciati liberi dagli avversari.È verosimile che sia in corso una lotta inte-stina per la reggenza».

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260 • DOSSIER • PUGLIA 2011

Con la sottoscrizione del piano dirientro e riqualificazione del si-stema sanitario 2010-2012, la Re-gione Puglia potrà usufruire di

maggiori finanziamenti rispetto agli anni pas-sati e intraprendere quel «cammino virtuoso»,indicato nelle parole dell’assessore regionalealla Sanità Tommaso Fiore, che coniuga eli-minazione degli sprechi e miglioramento dellaqualità dei servizi. Il documento sottoscrittodalla Regione e dal governo prevede un tagliodella spesa sanitaria attraverso la chiusura o lariconversione di 18 ospedali, l’eliminazione di2.250 posti letto e il blocco del turnover per ilpersonale. E, contemporaneamente, s’avvaledi maggiori entrate tramite lo sblocco di 500milioni del riparto del Fondo sanitario nazio-nale. «Abbiamo il dovere di tenere i conti in or-dine e garantire i livelli essenziali d’assistenza»ha affermato Fiore in occasione della nominadei cinque nuovi direttori generali delle Asl(Paola Ciannamea a Brindisi, Giovanni Gor-goni nella provincia Barletta-Andria-Trani,Valdo Mellone a Lecce, Fabrizio Scattaglia aTaranto e Mimmo Colasanto a Bari), nell’at-tesa di un provvedimento per l’adeguamentodel loro salario a quello del contratto di sanità.L’assessore fa riferimento alla legge adottata inPiemonte, che prevede un’indennità di risul-tato da agganciare alla busta paga: «I direttorigenerali hanno uno stipendio inferiore a quellodei primari e ciò rende difficile anche per noifare delle scelte». In attesa di nuove manovre alvertice nell’ottica di garantire stabilità e mag-giore innovazione al sistema sanitario locale, lepossibili ripercussioni sui cittadini, dettate daitagli alle spese, alzano un muro di polemicheda parte delle forze politiche locali dell’oppo-sizione e dei sindacati. Il primo nodo da scio-

Ancora tagli alla sanitàLa Regione Puglia cerca innovazione ai vertici

del sistema ma adotta misure restrittive contro

ogni spreco. Protestano sindacati e opposizioni

che temono ripercussioni sui cittadini, mentre

i medici lottano contro i tagli al personale

Elisa Fiocchi

POLITICHE SANITARIE

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stica il limite di reddito per ottenere l’esen-zione totale del ticket sui farmaci». Aldo Pu-gliese, segretario generale della Uil, accusa laRegione di «scelte vessatorie a cui sottopone isuoi cittadini». Il provvedimento tuttavia, comeribatte l’assessore Fiore, è conseguenza delpiano di riordino approvato con legge regionalen. 2/2011, nella quale era già espressamenteprevisto l’intervento sulla rimodulazione del-l’attuale sistema di compartecipazione alla spesafarmaceutica per motivi di reddito. «Pur com-prendendo le motivazioni esposte dalla Cgil asostegno delle famiglie e dei soggetti apparte-nenti a fasce di reddito medio basse - ha di-chiarato - è opportuno evidenziare che, per-manendo tutte le altre esenzioni per motividiversi dal reddito, l’impatto della delibera ap-provata risulta limitato». In fatto di tagli, ilmalcontento coinvolge direttamente anche ilpubblico impiego ospedaliero che rischia la pa-ralisi e la precarietà. I camici bianchi scendonoin piazza in segno di protesta, aprendo un’altrabattaglia sindacale. Cinquecento di loro ri-schiano il licenziamento, di cui oltre un centi-naio solo nel territorio di Bari.

gliere riguarda il provvedimento sull’accesso aiticket per la spesa farmaceutica reso necessarioper ripianare i conti in rosso di numeroseaziende. La Regione incasserà, solo dai ticketdelle ricette, 35 milioni di euro annui attraversoun abbassamento della soglia del reddito da29 a 18mila euro. A parlare di gioco delle trecarte sui ticket, è il capogruppo del Pdl RoccoPalese, che in una nota spiega come dietro que-sta scelta si celi nient’altro che una spartizionedi torte e poltrone delle Asl pugliesi tra i par-titi della sinistra: «Il risultato? La delibera sulleesenzioni adottata dalla giunta Vendola è ad-dirittura meno favorevole per i cittadini para-gonata a quella in vigore con noi nel 2005 chela sinistra tanto contestò». Anche la posizioneassunta dalla Cisl non lascia dubbi: «La Regionenon perde tempo quando si tratta di fare cassapure passando sopra agli impegni assunti con ilsindacato». Il segretario generale GiovanniForte parla, inoltre, di «misura colma» facendoriferimento all’ultimo incontro avvenuto conVendola: «Da un lato si conferma l’elimina-zione del ticket sulle ricette per i pensionati alminimo, dall’altro si abbassa in maniera dra-

I tagli della Regione

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TRA PARENTESI

offerte per accaparrarsi nuova clientela, non sempresono corrette: i tassi allettanti vengono riconosciutiper un periodo più breve di quello pubblicizzato, sipromettono prelievi bancomat all’estero gratuiti,mentre per estero si intende solo l’area euro.Non va meglio con le assicurazioni: i consumatori, pe-nalizzati dalla crisi economica, hanno reagito agli au-menti praticati, in particolare nella Rc auto, denun-ciandoci incrementi insopportabili, tali da scoraggiareil rinnovo delle polizze da parte della clientela. È unfenomeno particolarmente diffuso in alcune zone delPaese, particolarmente grave perché riguarda un con-tratto assicurativo che la legge vuole obbligatorio.Anche la vigilanza delle imprese sulla rete di agenziea volte lascia a desiderare: l’Autorità ha sanzionato lecompagnie i cui agenti inviavano solleciti di paga-mento per polizze già oggetto di disdetta. In pratica,un escamotage per indurre il cliente a non cambiarecompagnia, nel dubbio di dovere pagare un doppioconto. Eppure, anche di fronte a queste pratiche scor-rette, puntualmente sanzionate dall’Antitrust, nonriesco a essere pessimista. Al contrario, la consapevo-lezza che altre battaglie vadano vinte, mi rafforzanella convinzione di essere sulla strada giusta. Al le-gislatore abbiamo indicato le misure necessarie perrendere più concorrenziali banche e assicurazioni.Fino a oggi non sono stato ascoltato, ma so di avereal mio fianco tutti quei consumatori che non si sen-tono tutelati, insieme alla parte migliore del settorebancario e assicurativo che nella cura del cliente in-dividua il vero senso della propria azione.

C’è un risultato della mia esperienza al-l’Antitrust che mi rende particolarmentefiero: avere contribuito all’abolizionedello jus variandi, quel particolare di-

ritto delle banche di cambiare le condizioni contrattualisenza garantire al cliente alcuna possibilità di reazione.Eppure, quando ogni settimana esamino insieme al Col-legio le denunce dei consumatori contro il settore del cre-dito, capisco che ho vinto la battaglia, ma non la guerra.Ce ne vorranno altre di battaglie perché al cittadino siagarantita l’informazione necessaria per scegliere libera-mente. La relazione sull’attività dell’Antitrust nel 2010conferma questa mia convinzione. Sul mercato troviamoancora ostacoli allo spostamento del conto corrente, at-traverso sotterfugi che non fanno onore alle banche:tempi di estinzione lunghissimi e imprevedibili; addebitodi spese relative alla gestione del conto dopo che ilcliente ne ha chiesto la chiusura; mancata comunicazionedi condizioni che ostacolano la chiusura stessa. Senza vo-ler fare di tutta l’erba un fascio, le denunce dei consu-matori ci indicano che spostare un conto corrente ri-chiede un’energia e una determinazione titaniche.Anche sulla portabilità dei mutui, nonostante la vi-gilanza dell’Antitrust, qualche banca continua amettere ostacoli alla decisione del cliente di spostarsisu un’altra azienda che offre condizioni più vantag-giose. Lo fa dando ai consumatori risposte scorretteo incomplete, che rischiano di confondere i consu-matori stessi, oppure allungando al di là del sop-portabile i tempi della surroga (vale a dire la “ces-sione” del mutuo a un altro istituto). Quanto alle

di Antonio CatricalàPresidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato

LA CORRETTA INFORMAZIONEÈ UN DIRITTO DEI CONSUMATORI