Dossier Vanunu - fisicamente.net · -un tempo custode dei segreti nucleari israeliani- vuole...

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Dossier Vanunu Chi è Vanunu – R. Fisk …………………. pag. 2 Il terribile segreto – U. Avnery………….pag.6 Intervista a Vanunu – A. Goodman…..pag.9 Nuovo Arresto – C. Panzera…………….pag.23

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Dossier Vanunu

Chi è Vanunu – R. Fisk …………………. pag. 2 Il terribile segreto – U. Avnery………….pag.6 Intervista a Vanunu – A. Goodman…..pag.9 Nuovo Arresto – C. Panzera…………….pag.23

Documento originale Vanunu Traduzione di Angelo Vitiello

26 Marzo 2004 ZNet

Vanunu

Robert Fisk

Qualunque Israeliano che ha comprato l'edizione del 16 febbraio del quotidiano Yedioth Ahronoth avrà pensato che un uomo veramente maligno stava per essere rilasciato dalla prigione di Ashkelon. Ogni volta che un terrorista suicida si faceva saltare in aria, il prigioniero festeggiava. Ancora peggio, diceva il giornale, il detenuto -un tempo custode dei segreti nucleari israeliani- vuole mettere ancora in pericolo il suo paese dopo il suo rilascio. "Mi ha detto", sembra che un ex-prigioniero abbia riportato ”che ha altro materiale e che rivelerà dei segreti”. Sarebbe una sorpresa, dunque, scoprire che a un prigioniero esattamente come questo, che pare festeggi il massacro di innocenti mentre si prepara a tradire il suo paese ancora una volta, siano stati attribuiti, da parte di gruppi pacifisti europei, un sacco di riconoscimenti, il Premio per la Pace "Sean Mc Bride" ed un dottorato onorario dall'Università di Trombo. Nel 2000, la Chiesa dell'Umanesimo gli ha detto: "Tu sei onesto, coraggioso e fortemente motivato sul piano morale; possa servire, il grande sacrificio che hai fatto, a proteggere non solo quelli che vivono in Israele, ma tutti i popoli del Medio Oriente, e magari del mondo". Lo stesso uomo è stato proposto come candidato al Premio Nobel per la Pace. Mordechai Vanunu, sembra, può solo essere amato o odiato, è impossibile provare indifferenza per l'ex tecnico nucleare israeliano. Perché è l'uomo che, nel 1986, ha svelato al Sunday Times tutta la storia che c'è dietro la fabbrica di armi nucleari tenuta segreta da Israele a Dimona nel deserto del Neghev, accompagnata dal numero totale di bombe a fissione avanzata che c'erano -200 a quel tempo- e, ciò che turba ancora di più, accompagnata da foto. Disse che Israele aveva sviluppato un progetto termonucleare e sembrava avere un certo numero di bombe nucleari pronte per l'uso. Fu poi adescato da una ragazza che lo portò da Londra a Roma, e quindi rapito, drogato e spedito in Israele da agenti segreti israeliani. Ma esattamente tra sei settimane, dopo 18 anni di prigione -12 dei quali in cella d'isolamento-, è in programma che il più famoso informatore del mondo venga rilasciato. Israele -per non dire il mondo- sta trattenendo il respiro. Divulgherà altri segreti di Dimona -sempre ammesso che ne abbia, dopo 18 anni di carcere-, o maledirà la nazione di cui è cittadino, sebbene un cittadino convertitosi al Cristianesimo prima del suo arresto, e che vuole emigrare negli Stati Uniti? Risulterà essere un uomo intimorito, ansioso solo di scusarsi per il terribile tradimento che ha inflitto al suo paese? Oppure, come sperano i suoi amici e sostenitori ed i suoi genitori americani adottivi, diventerà un apostolo di pace, uno dei più grandi detenuti politici di questa generazione, l'uomo che cercò di liberare il mondo dalla minaccia dell'annientamento nucleare?

Il governo israeliano è ancora incerto su come affrontare, il 21 aprile, il rilascio di Vanunu. E' noto che stanno considerando -forse hanno già deciso in materia- "certi metodi di supervisione" e "misure appropriate" per far tacere Vanunu. Nella seconda metà di gennaio il Primo Ministro Ariel Sharon ha incontrato Menachem Mazuz, il Ministro della Giustizia, ed il Ministro della Difesa Shaul Mofaz, e hanno discusso se a Vanunu bisognasse rifiutare un passaporto. Vanunu sarebbe libero di abbronzarsi sulle spiagge di Tel Aviv, ma non potrebbe girare il mondo divulgando la potenza nucleare israeliana. Un segnale di quanto l'amministrazione israeliana sia diventata timorosa all'idea del rilascio di questo singolo uomo è nel fatto che Sharon ha convocato, a questa riunione, la cosiddetta "Unità per la Sicurezza del Ministero della Difesa" di Yehiel Horev, i servizi segreti interni ed esteri della nazione - lo Shin Beth e l'ugualmente sopravvalutato Mossad - ed un rappresentante del Comitato per l'Energia Atomica Israeliana. Si sa ora che Horev voleva andare molto più avanti di Sharon. Ha proposto di spedire un ordine di detenzione amministrativa a Vanunu - il consueto modo israeliano di trattare i Palestinesi che essi considerano "terroristi"-, ma sembra che la riunione sia arrivata alla conclusione che questo avrebbe solo accresciuto la reputazione di Vanunu come martire per la pace nel mondo. C'è un altro modo di mettere a tacere Vanunu, naturalmente. Può essere pubblicamente liberato e poi -nel momento in cui inizi a parlare del suo lavoro come tecnico nucleare- può essere di nuovo processato e ributtato nel carcere di Ashkelon - ovvero nella prigione di Shikma, come gli Israeliani la chiamano adesso. Ma il vero problema rappresentato da Vanunu è che fa ricordare al mondo, in un momento criticamente importante nella storia del Medio Oriente, che Israele è una potenza nucleare e che le sue testate stanno lì, nel deserto del Neghev, pronte ad essere sparate. Fa anche ricordare al mondo che gli Americani, mentre battono nella loro direzione in Iraq per distruggere le inesistenti armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, continuano a dare il loro sostegno politico, morale ed economico ad una nazione che ha segretamente ammassato un tesoro trovato di armi di distruzione di massa. Come può il Presidente Bush restare zitto sulla potenza nucleare israeliana quando ha, non solo illegalmente invaso uno stato arabo perché presunto avere armi nucleari e condannato l'Iran per la stessa ragione, ma anche elogiato - insieme con il governo di Tony Blair - il colonnello Gheddafi della Libia per aver abbandonato le sue aspirazioni nucleari? Se si stanno neutralizzando i "denti veleniferi" degli stati arabi - sempre ammesso che essi ne avessero, prima di tutto -, perché Israele non deve essere "de-nuclearizzato"? Perché gli Stati Uniti non applicano ad Israele gli stessi criteri che applicano agli Arabi? O perché, per la stessa ragione, Israele non applica a se stesso gli stessi criteri che richiede ai nemici arabi? Questo è il dibattito che i governi americano e israeliano desiderano soffocare. Negli Stati Uniti, dove qualunque discussione sulla relazione israelo-americana che non sia nei binari del favorevole è d'abitudine condannata come "antisemita", la discussione sulla potenza nucleare israeliana è un qualcosa che Washington non vuole sentire nei talk show della domenica. Bisogna dire al tempo stesso che Vanunu è ben consapevole di tutto ciò, della sua personale importanza -infinitamente più grande di quando era un semplice tecnico praticante a Dimona - e del ruolo che decine di migliaia di attivisti anti-nucleari si aspettano che egli svolga nel mondo. Molte volte, per mezzo di amici e dei suoi stessi fratelli, Vanunu ha detto che non ha nuovi segreti

nucleari, ma di avere il diritto di opporsi alle armi nucleari in Israele o in qualunque altro posto. "Tutto quello che voglio è andare in America, sposarmi e incominciare una nuova vita", dice. Nessuno può dubitare della dichiarazione di Vanunu. Nato nel 1954 in una famiglia di religione ebraica in Marocco, è emigrato in Israele all'età di nove anni, ha fatto il servizio militare a metà degli anni Settanta ed ha iniziato a lavorare a Dimona nel novembre 1976 mentre completava un corso di specializzazione in filosofia e geografia. Forse è stato nel corso dei suoi viaggi in Tailandia, Birmania, Nepal e Australia all'inizio del 1986 che ha deciso che aveva il dovere morale di parlare delle armi nucleari di Israele. Nello stesso anno è stato battezzato in una chiesa anglicana a Sidney. Vanunu era certamente diventato molto angosciato dalla potenza nucleare israeliana, quando entrò negli uffici dei giornali britannici a settembre del 1986 nella speranza di poter dire al mondo la verità su Dimona. Per prima cosa era andato al Daily Mirror di Robert Maxwell, aveva consegnato le sue fotografie dell'impianto nucleare ed aspettava una risposta. All'insaputa di Vanunu, Maxwell ha mandato le foto all'ambasciata israeliana a Londra perché "dessero un'occhiata", in apparenza per "accertarsi" se la storia fosse vera o no. Sembra verosimile che Maxwell avesse motivi diversi dall'integrità giornalistica in questo tradimento di Vanunu. Dopo la sua morte in mare, avvenuta nel 1991, Maxwell, che aveva sottratto milioni dai fondi dei pensionati, ha ricevuto un funerale di stato in Israele, durante il quale Shimon Peres elogiò i suoi "servigi" allo stato. Il Daily Mirror di Maxwell pubblicò il 28 settembre un articolo che "alterava" la notizia, che sminuiva Vanunu e che aveva come titolo "Lo strano caso di Israele e dell'uomo che è contro il nucleare". The Sunday Times pubblicò l'articolo per intero -ma Vanunu era già scomparso. Adescato da un'agente donna del Mossad, era stato attirato su un volo della British Airways per Roma e prontamente rapito. Sembra, in effetti, che fu sequestrato all'interno dell'aeroporto di Roma Fiumicino. Impossibilitato a parlare con i giornalisti, con molta cura scrisse dettagli dei suoi movimenti sul palmo della sua mano, che poi premette contro il finestrino del cellulare che lo portava in tribunale. "Roma 30/9/86 21.00 venuto a Roma volo BA504", aveva scritto. Era stato rapito alle 9 di sera del 30 settembre all'aeroporto internazionale di Roma. Le autorità italiane erano coinvolte nel suo rapimento? Erano presenti quando fu sequestrato? Forse Vanunu potrà dircelo. Certamente un uomo dalla grande resistenza. Una volta, durante i suoi 12 anni di isolamento, le autorità penitenziarie lo liberarono accidentalmente per l'ora d'aria prima che i detenuti arabi nel cortile del carcere avessero fatto ritorno nelle loro celle. Vanunu immediatamente andò verso di loro. Uno degli Arabi, un Libanese imprigionato per contrabbando di armi in Cisgiordania, fu uno dei primi stranieri a dare informazioni al mondo esterno sulla comparsa di Vanunu. Una volta liberato, il Libanese ha detto al giornale The Independent: "Vanunu prese il nostro passo e ci sorrise, e ci volle un momento prima che capissimo chi era. Disse che era bello stare con noi e noi pensammo che fosse un uomo coraggioso. Poi le guardie capirono che avevano fatto un errore, fummo spinti e allontanati da lui, e riportati nelle nostre celle". Un giornalista israeliano, che stava facendo visita ad un altro detenuto, fu colpito nel vedere Vanunu. "Per qualche istante vidi una scena bucolica," ha scritto, "come se si trattasse di una realtà diversa: un uomo sereno, seduto su di una panchina in un giardino, che leggeva Nietzsche in inglese. Mi avvicinai e gli tesi la mano. "Piacere di conoscerla, mi chiamo Ronen", dissi. "Io sono Motti", rispose il detenuto più confinato

dello Stato di Israele. Prima che potessimo continuare a parlare, dei guardiani urlanti si avventarono su di lui e lo trascinarono via". Un ex-detenuto, Yossi Harush, ha fornito un'altra fugace visione del prigioniero Vanunu negli anni che seguirono la fine del suo isolamento. "Durante il giorno", Harush ha detto al giornale Yedioth Ahronoth, "nelle passeggiate, incontra gente e parla con loro. Io ho parlato molto con Vanunu. Eravamo amici. Veniva nella mia cella. È in buone condizioni. È trattato bene in carcere. Non ha restrizioni nell'uscire dalla sua cella, ma ha delle restrizioni all'interno della prigione. Io stesso, in qualità di detenuto lavoratore, ho disegnato una linea rossa che gli è proibito superare. Mi fu ordinato di farlo, ma dopo quest'episodio la nostra amicizia si è raffreddata". Vanunu ha ricevuto regolarmente le visite di un prete anglicano, Dean Michael Sellors. E' stato Sellors a fargli notare che la data del suo rilascio coincideva con il compleanno della Regina. "Lui ha detto che in tal caso farà meglio a procurarsi un biglietto per farle gli auguri di persona". Vanunu è anche preso a cuore nelle azioni dell'Associazione per i Diritti Civili in Israele, un'organizzazione di solito conservatrice, che ha dichiarato che "qualunque sanzione che venisse presa contro Mordechai dopo il rilascio sarebbe illegale e immorale". Una "chat-line" sul sito web in ebraico del giornale israeliano Maariv mostra che un gran numero di giovani israeliani considerano Vanunu un eroe più che una minaccia. Mary Eoloff, un'insegnante americana in pensione che, con suo marito, ha adottato Vanunu nella speranza che potesse prendere la cittadinanza americana ed essere rilasciato, è stata la prima a rivelare che, quando gli uomini della sicurezza israeliana gli hanno offerto di rilasciarlo un anno prima della scadenza dei suoi 18 anni di prigione, Vanunu li ha respinti. "Crede nella libertà di parola", ha detto lei. Resta da vedere se Israele permetterà a Vanunu la libertà di parola che lui ama. Horev, l'ufficiale per la sicurezza del Ministero della Difesa che ha partecipato alla riunione di Sharon, ha parlato della minaccia che crede che il tecnico nucleare rappresenti, che sembra avere più a che fare con l'ambiguità che con i segreti di stato. Horev paragona quest'ambiguità all'acqua di un bicchiere. "Il mio compito è assicurare che l'acqua non trabocchi dal bicchiere", ha detto di recente. "Fino all'affare Vanunu, l'acqua era ad un livello molto basso. L'affare ha causato un forte innalzamento del livello dell'acqua, ed ha provocato un grande danno ad Israele, ma l'acqua non è ancora uscita. Se lasciamo che certa gente si comporti in questo modo, l'acqua traboccherà?". Il giornalista israeliano Raanan Shaked è stato molto più cinico quando ha parlato della questione sul canale israeliano Channel 10 TV. "Chi è la maggiore minaccia per Israele"? ha chiesto. "Naturalmente Mordechai Vanunu! È lui il grande pericolo. La democrazia israeliana assolutamente non può sostenere l'impatto di questo singolo uomo che dice ciò che ogni bambino sa: abbiamo armi nucleari". Il 21 aprile, quando Vanunu sarà rilasciato, scopriremo se l'acqua sta per traboccare -e se Vanunu supererà la linea rossa così minacciosamente disegnata sul pavimento su ordine delle autorità.

Documento Originale: http://globalresearch.ca/articles/AVN404A.html Tradotto da Sabina Basile per Nuovi Mondi Media

25 Aprile 2004 Nuovi Mondi Media

Il Terribile Segreto

Uri Avnery

Nell'oscurità di un cinema, la voce di una donna: "Ehi! Giù le mani! Non tu! TU!"

Questa vecchia spiritosa storiella spiega la politica americana per quanto riguarda gli armamenti nucleari in Medio Oriente. "Ehi, voi là, Iraq, Iran e Libia, smettetela! Non TU, Israele!" La minaccia delle armi nucleari fu il pretesto principale per l’invasione dell’Iraq. L’ Iran viene minacciato affinché interrompa l’attività per dotarsi del nucleare. La Libia ha ceduto e sta smantellando i suoi impianti nucleari.

Dunque, cosa ne è di Israele? In questa settimana è parso chiaro che gli americani sono completamente coinvolti nella creazione della “scelta nucleare” di Israele. Come è stato svelato ciò? Con l’aiuto di Mordecai Vanunu, naturalmente. Per tutta la settimana, ci sono state commemorazioni per la sua scarcerazione, avvenuta mercoledì. Israele non ha però smesso di perseguitarlo persino dopo i 18 anni passati in carcere, 11 dei quali in totale isolamento; un trattamento che lui stesso, lasciando la prigione, ha descritto come “spietato e barbaro”. Nonostante fosse stato rimesso in libertà, gli furono imposte restrizioni di vasta portata (per esempio gli è tuttora vietato lasciare il paese, è costretto a rimanere in una città, non può avvicinarsi ad alcuna ambasciata o consolato, non può parlare con cittadini stranieri). Tutto questo sotto le norme d’emergenza coloniali britanniche che allora furono condannate come “peggiori delle leggi naziste” dai leader della comunità ebraica in Palestina. No, Dio non voglia, che vi sa dietro qualche desiderio di vendetta! Gli addetti alla sicurezza hanno dichiarato che questa non è una vendetta per tutta la vergogna che Vanunu provocò ai servizi di sicurezza; non credono sia un’altra persecuzione, ma un bisogno essenziale di difesa. Non gli deve essere concesso di lasciare il paese o di parlare con stranieri e giornalisti, poiché è in possesso di segreti d’importanza vitale per la sicurezza dello stato. Tutti sanno che lui non ha più segreti. Cosa può sapere un tecnico dopo 18 anni di prigione, durante i quali la tecnologia è progredita a passi da gigante? Ma gradualmente diventa chiaro cosa la sicurezza israeliana tema veramente. Vanunu è in grado di svelare la stretta associazione tra gli Stati Uniti e Israele nel

potenziamento degli armamenti nucleari . Questo preoccupa Washington così tanto che il responsabile del Dipartimento di Stato per “il controllo delle armi”, il sottosegretario John Bolton, è giunto di persona in Israele per l’occasione. E’ chiaro che Vanunu possa causare gravi danni alla grande super potenza. Gli americani hanno paura di sembrare la signora nel cinema buio. (Tra parentesi, tale John Bolton è un fervido sostenitore del gruppo dei Sionisti neo-conservatori che giocano un ruolo centrale nel campo d’azione di Bush. Egli, contrario al controllo delle armi da parte degli Stati Uniti e dei suoi satelliti, fu collocato nel Dipartimento di Stato contro il volere del Segretario di Stato stesso.) Nella breve dichiarazione che Vanunu riuscì a rilasciare ai media immediatamente dopo il suo rilascio, fece uno strano commento: che la giovane donna che funse da esca per il suo rapimento, circa 18 anni fa, non era un agente Mossad, come generalmente supposto, bensì un agente dell’FBI o della CIA. Perché era così urgente per lui comunicare ciò? Fin dal primo momento c’è stato qualcosa di strano nella faccenda di Vanunu. All’inizio, il mio primo pensiero fu che lui stesso fosse un agente del Mossad. Ogni cosa induceva in quella direzione. In quale altro modo si può spiegare il successo di un semplice tecnico nel riuscire a inserire una telecamera nell’impianto israeliano più segreto e meglio protetto? E facendo foto apparentemente senza ostacoli? Come altro spiegare la carriera di una persona che, come studente presso la Beer-Sheva University, fu ben noto per appartenere all’estrema sinistra e per trascorrere il suo tempo in compagnia di studenti arabi? Come mai gli fu concesso di lasciare il paese con centinaia di foto? In che modo gli fu possibile rivolgersi a un giornale britannico e consegnare a scienziati inglesi del materiale che li convinse che Israele possedesse 200 bombe atomiche? Assurdo, vero? Ma tutto torna se si presuppone che Vanunu agisse, fin dall’inizio, in una missione per il Mossad. Le sue rivelazioni al giornale britannico non solo non causarono alcun danno al governo israeliano, ma al contrario, consolidarono il deterrente israeliano senza compromettere il governo, che fu libero di smentire ogni cosa.

Quello che successe in seguito rafforzò solamente questo presupposto. A Londra, nel bel mezzo della sua campagna di denuncia, sapendo che quasi una dozzina di agenti dei servizi segreti lo stavano pedinando, Vanunu iniziò una relazione con una strana donna, sedotto al punto da seguirla a Roma, dove venne rapito e rispedito in Israele. Come si può diventare così ingenui? E’ attendibile per una persona ragionevole cadere in una trappola così elementare? Non lo è. Potrebbe significare che l’intera relazione non fu altro che una classica storia di copertura. Ma vedendo come la questione andava avanti, ho dovuto abbandonare questa iniziale teoria. Ho dovuto accettare il fatto che i nostri servizi di sicurezza siano persino più stupidi di quanto avevo supposto ( e avrei preferito non crederlo possibile) e che tutte queste cose siano realmente accadute, che Mordecai Vanunu sia stata una persona onesta e idealista, anche se estremamente ingenua. Non ho dubbi che la sua personalità sia stata foggiata dal suo ambiente. E’ figlio di una famiglia marocchina benestante con molti figli , ma che visse, prima di trasferirsi a Be’er-Sheva, in un rudimentale “campo di passaggio” israeliano. Malgrado ciò, riuscì a entrare all’ università e ottenne una laurea, davvero una conquista, ma sofferta, così sembra, per l’ atteggiamento autoritario e per i pregiudizi dei suoi pari

Ashkenazi. Indubbiamente ciò lo spinse verso l’estrema sinistra, dove tali pregiudizi non erano diffusi. Il gruppo dei “corrispondenti per la sicurezza” e altri telecronisti che sono legati alla sicurezza israeliana hanno già divulgato dicerie su Vanunu “che si immaginava le cose”, sulla sua lunga permanenza in isolamento che lo induceva a “convincere se stesso di tutti i tipi di fantasie” e a “inventare ogni sorta di menzogna”. Significato: legame americano. Alla luce di questi precedenti si possono improvvisamente comprendere tutte quelle severe restrizioni, che, a prima vista, possono sembrare insensate. Pare che gli americani siano molto preoccupati. I servizi di sicurezza israeliani devono sottostare ai loro ordini e impedire, con ogni mezzo necessario, che il mondo sappia, attraverso le parole di un testimone credibile, che gli americani, mentre pretendono di essere lo sceriffo indiscusso per la prevenzione della proliferazione nucleare, sono in realtà partner nel programma di armamento nucleare di Israele.. "E la signora urlò: "Non tu! TU!"

Documento Originale: http://www.democracynow.org/article.pl?sid=04/08/18/136217 Tradotto da Chiara Panzera e Mauri Sesler - A Cura di Peacelink

16 Settembre 2004 Peacelink

Intervista

Mordechai Vanunu e Amy Goodman

Esclusivo: L'informatore nucleare Israeliano Mordechai Vanunu rischia la prigione per parlare con Democracy Now! nella sua prima intervista Statunitense

Mordechai Vanunu ha lavorato come tecnico nucleare a Dimona, il centro nucleare segreto Israeliano, dal 1976 al 1985. Vi lavorava mentre Israele insisteva che non sarebbe stato il primo paese mediorientale ad introdurre le armi atomiche nella regione. Quello che Vanunu scoprì fu che Israele stava segretamente sviluppando un programma nucleare su vasta scala, nascondendo la sua esistenza al popolo Israeliano, al Parlamento ed al mondo intero.

Vanunu rivelò foto ed informazioni del programma nucleare israeliano al Sunday Times a Londra. In seguito fu sequestrato dal Mossad a Roma e quindi imprigionato. Trascorse 18 anni dietro le sbarre, di cui 11 in isolamento. E' stato rilasciato lo scorso 21 aprile sotto severe restrizioni governative. Amy Goodman ha raggiunto Mordechai Vanunu al suo cellulare a Gerusalemme Est, dove si trova da quando è stato rilasciato. Sfidando le restrizioni governative che gli impediscono di parlare con giornalisti stranieri, ci ha concesso un'intervista. AMY GOODMAN: Pronto? Mordechai Vanunu? MORDECHAI VANUNU: Si'. AMY GOODMAN: Salve. Sono Amy Goodman di Democracy Now! Vorrei poter parlare con lei, siamo una radio televisiva pubblica degli Stati Uniti. MORDECHAI VANUNU: Buona sera . AMY GOODMAN: Piacere di poter parlare con lei. MORDECHAI VANUNU: Certo. AMY GOODMAN: Come ci si sente da liberi? Come ci si sente fuori di prigione? MORDECHAI VANUNU: Beh, è meraviglioso essere liberi, ma io non sono autorizzato a parlare con gli stranieri e non posso lasciare il paese. Quindi non

sono proprio così felice. Ma dall'altro lato sono contento che posso godere almeno di un po' di libertà. AMY GOODMAN: Il governo Israeliano l'ha definita un traditore, lei cosa replica? MORDECHAI VANUNU: Rispondo così. Quando sono uscito di prigione ho detto molte volte che ero felice, contento e orgoglioso di aver rivelato al mondo la stupidità della politica nucleare segreta Israeliana. E io non ero un traditore. Il vero traditore è il governo Israeliano, che sta dietro a questa politica nucleare da 40 anni e che continua a farlo. Stanno tradendo i cittadini Israeliani, stanno tradendo la comunità Araba, e stanno tradendo tutto il mondo e tutti gli esseri umani viventi. Loro sono i veri traditori. AMY GOODMAN: Quali, tra i segreti che ha rivelato, lei pensa possano essere i più significativi? MORDECHAI VANUNU: Mi scusi, ma non ho capito, non ho sentito. AMY GOODMAN: Signor Vanunu, può spiegare quali, tra i segreti che ha rivelato, siano stati i più significativi? Siete stato imprigionato 18 anni fa, ci può spiegare cosa cercava di rivelare al mondo? MORDECHAI VANUNU: Beh, sono stato molto esplicito e chiaro: i segreti più significativi furono quelli che vennero pubblicati nel 1986 dal Sunday Times. I punti principali erano: primo, l’ammontare delle armi nucleari in possesso di Israele, che nessuno, CIA compresa, conosceva. Loro le stimavano essere dalle 10 alle 15, ma invece ne uscì fuori un numero che andava dalle 150 alle 200. Secondo punto, nessuno poteva dire o sapere che Israele era coinvolto o aveva iniziato la produzione di bombe all’idrogeno, le bombe più potenti e devastanti, che possono uccidere milioni di persone. E non c’è nessuna giustificazione, nessun bisogno per l’esistenza di questi ordigni da parte di Israele. Non hanno bisogno della bomba all’idrogeno. Fu la rivelazione che feci a tutto il mondo, con le foto, quella fu la vera notizia importante che io ho dato al mondo. AMY GOODMAN: Come siete venuto a saperlo? MORDECHAI VANUNU: Sono venuto a saperlo perché ho lavorato nel posto, nell’impianto, dove il mio lavoro riguardava la produzione di materiale per le armi nucleari. Il mio compito era di produrre plutonio per le bombe atomiche. Sapevo quanto ne producevano ogni giorno. Quindi ho potuto fare un calcolo di quanto ne producevano ogni giorno e di quante bombe avrebbero potuto costruirci. Io producevo e lavoravo alla realizzazione anche di altri materiali per la bomba all’idrogeno. Lo chiamavano litio-6 e trizio. Io lavoravo alla produzione di questi due materiali e la sola utilizzazione del litio-6 è nella bomba all’idrogeno. Feci anche delle foto alla bomba, in un altro settore dell’impianto. Non faceva certo parte del mio lavoro, ma è successo che sono andato e ho scattato delle foto alla bomba all’idrogeno. La mia rivelazione fu che Israele aveva iniziato la produzione della Bomba H. Accadde anche che scattai delle foto al modello della bomba a neutroni. Questo significava che Israele era pronta ad utilizzare le armi nucleari l’anno successivo, il 1986, se avessero iniziato la guerra con l’Iraq, l’Iran o la Siria. Le avrebbe potute usare contro le loro armi. Questo avrebbe significato l’inizio nell’uso di queste armi nucleari da parte di Israele.... Questo era il punto più difficile

in Medio Oriente: Israele avrebbe potuto usare armi atomiche come nessun altro stato della regione...

AMY GOODMAN: Quindi, Mordechai Vanunu, lei dice che avevano dalle 150 alle 200 bombe atomiche, che potevano averle costruite. Che stavano realizzando una bomba all’idrogeno e una ai neutroni? MORDECHAI VANUNU: Sì. AMY GOODMAN: E l’avevano fatto quella volta? Sono passati 18 anni. MORDECHAI VANUNU: Io non so cosa hanno fatto in 18 anni. Possiamo presumere che ce ne siano molte e di più potenti, con una tecnologia più avanzata, con tutti i nuovi computer, tutto può essere più facile e aiutare a costruire molte di più e molte più armi nucleari. Questo lo presumo solamente. Non ho a disposizione nuove informazioni su che cosa è successo in questi ultimi 18 anni. AMY GOODMAN: Può descrivere cosa fece a quel punto? Fece le foto e voleva portare le informazioni fuori. Com’è riuscito a portare a termine tutto questo? E come siete stato catturato? MORDECHAI VANUNU: Mentre lavoravo all’impianto di Dimona negli anni '80, decisi di portare queste informazioni a conoscenza del mondo intero. Perché stavano mentendo, imbrogliando e nessuno diceva o conosceva cosa stava succedendo esattamente. Quindi tutte le informazioni erano nella mia testa. Nella mia mente. Io vi lavoravo ogni giorno, quindi conoscevo tutti i particolari. Ma avevo solamente bisogno di alcune prove. Quindi le prove erano le foto. Contrabbandai la macchina fotografica, non ci fu nessun problema. Feci 60 foto, due rullini, nel periodo in cui non c’era nessuno nella stanza di controllo dell’impianto. Durante il turno di notte o al sabato ci sono molte meno persone. Dopodiché non sviluppai i rullini. Li nascosi perché se li avessi sviluppati qualcuno avrebbe potuto riferire la cosa allo Shin Bet. Quindi decisi che l’unico posto da dove avrei potuto rivelare qualcosa sull’affare era al di fuori dei confini di Israele. Decisi di lasciare il paese il prima possibile, e con i miei due rullini mi misi sulla via per gli Stati Uniti. Ma poi decisi di portare i due rullini in oriente, perché sapevo che parlando di questi segreti la mia vita sarebbe stata in pericolo e la mia libertà sarebbe terminata. E così avvenne. E in più non avevo molta esperienza con i mass media, ma incontrai qualcuno che mi portò al Sunday Times. Il Sunday Times realizzò la storia, diedi loro i rullini, le foto, ed ecco il motivo per cui il Sunday Times scrisse gli articoli AMY GOODMAN: E come siete stato catturato, Signor Vanunu? MORDECHAI VANUNU: Quando loro sentirono, quando ricevettero informazioni riguardo a quello che stavo facendo a Londra, entrarono immediatamente in azione. Arrivarono a Londra ancor prima di me, due agenti del Mossad erano a Sidney, in Australia, dove incontrai per la prima volta Peter Hounam, il giornalista del Sunday Times, e da lì cominciarono a seguirmi. Mi seguirono anche a Londra e cercarono di evitare la pubblicazione degli articoli in tutti i modi possibili. Quello che decisero di fare fu di rapirmi. Il modo per farlo era di mandare qualcuno che riuscisse a portarmi a Roma, perché non volevano rapirmi in Inghilterra. Mandarono un’agente, una donna cittadina USA che lavorava per qualche organizzazione segreta statunitense. Venne usata affinché mi convincesse a seguirla fino a Roma. Decisi di lasciare l’Inghilterra perché sapevo che a Londra ero seguito. Mi dissi, 'Devo andarmene da Londra', e dopo la pubblicazione degli articoli sul Sunday Times, decisi

di andare a Roma con lei. Quando arrivammo, mi stavano aspettando nel suo appartamento, mi saltarono addosso immediatamente, mi drogarono e mi portarono in macchina fino ad un canale abbandonato, dove ad attenderci ci stava un imbarcazione. Dal mare arrivò una nave con un commando di soldati Israeliani, che mi prelevarono dalla nave del comando e mi portarono su uno yatch. Sullo yatch chiesi alle persone chi erano e mi risposero che erano Israeliani, Francesi e Inglesi. Io vidi Francesi che parlavano Francese, Israeliani che parlavano Inglese, ma non vidi mai nessun Inglese, anche se loro mi dissero che alcuni lo erano. Ce n’erano anche altri che erano coinvolti, molte più nazioni erano coinvolte nel rapimento. Ad esempio l’autista Italiano che ci portò dall’aeroporto a casa, la donna americana, Cindy. Lei non era Ebrea, non era Israeliana, era un’Americana di Philadelphia. Tutto questo, questo cartello di spie che mi rapì, è lo stesso che fu coinvolto nella proliferazione nucleare durante la Guerra Fredda. Loro cercarono di [audio non udibile] l’uomo che aveva fatto rivelazioni sulla proliferazione nucleare di Israele e che aveva cercato di bloccarla. Quindi mi rapirono e mi rimandarono in Israele dove venni zittito per 18 anni. AMY GOODMAN: Conosce il nome per esteso di Cindy? MORDECHAI VANUNU: No, lei usò solamente il nome di Cindy. Ma se ci fosse una vera indagine, basterebbe andare all’aeroporto Inglese e trovare i file dell’ottobre 1986. Il volo era della British Airways, numero 405 per Roma. Ci sono dei file che potrebbero rivelare la sua vera identità. Io ho il biglietto aereo da Londra a Roma con la sua firma. Ma lo Shin Bet Israeliano e il Mossad non me lo hanno voluto dare. Lo stanno trattenendo [audio non udibile] al momento. AMY GOODMAN: Quindi lei non ha sospettato di lei all'inizio? Sta dicendo che l’ha adescata con una relazione fisica? MORDECHAI VANUNU: Io non l’ho sospettata, perché pensavo che quello che potevano fare a Roma avrebbero potuto farlo in qualsiasi altro posto. Non avevano bisogno di portarmi fino a Roma. Ma il suo scopo fu quello di attirarmi a Roma. E io ci andai con lei.

AMY GOODMAN: Quando l’hanno catturata, ha affermato che è stato drogato e quindi portato in Israele. Parliamo della famosa fotografia che la ritrae nel retro di una macchina Israeliana con la sua mano alzata. C’era scritto un numero. MORDECHAI VANUNU: Quando arrivai in Israele, mi dissero che non ero autorizzato a parlare del sequestro, era segreto. Io dissi che il sequestro era un crimine. Avevo il diritto di parlare del crimine che era stato compiuto nei miei confronti. A loro non faceva piacere che parlassi di questo crimine. Quindi decisi di renderlo pubblico. Ero anche impaurito del fatto che stavano diffondendo menzogne. Tentavano di dire che non ero stato sequestrato, ma che ero tornato indietro. Se fossi davvero tornato indietro, avrebbero dovuto dire che ero una spia del Mossad, che avevo rivelato alcuni segreti ed ero tornato, quindi il rapimento era la prova che quanto avevo detto era la verità...quindi decisi di far conoscere al mondo questa verità. Quando ebbi la possibilità di parlare in pubblico dopo aver trascorso 7 settimane nella prigione dello Shin Bet, scrissi sul palmo della mano: Mordechai Vanunu, sequestrato a Roma. Ma usai la parola rapito, non sequestrato, perché all’epoca il mio inglese non era molto buono. Mi indirizzai verso la stampa, misi il palmo della mano sul vetro e videro il messaggio. E questo messaggio distrusse un’altra

cospirazione per ingannare la CIA e molte [altre] nazioni che non sapevano la verità di come fossi finito in Israele. E le spie che mi sequestrarono cercarono di salvarsi la faccia e il loro gioco di spie, ingannando il mondo e dicendo che l’uomo che avevano sequestrato sarebbe in ogni caso ritornato. Quindi scoprii la loro truffa e con il palmo della mano mandai all’aria il loro gioco di spie. AMY GOODMAN: Stiamo parlando con Mordechai Vanunu, che per la prima volta sta parlando ad un’emittente pubblica degli Stati Uniti, Democracy Now!, il più grande network pubblico dei media Statunitensi. Lei ò stato imprigionato per 18 anni, può parlarci del suo trattamento in prigione? MORDECHAI VANUNU: Beh, il Shabak Mossad e lo Shinbet Mossad erano molto, molto impauriti dalle mie rivelazioni. Dopo essermi fatto beffa di loro in tutto il mondo...loro erano molto, molto impauriti e tentarono di distruggere quest’uomo che fece di loro una nullità nel mondo intero. L’organizzazione di intelligence che era rispettata in tutto il mondo si trovò nuda. Quindi decisero di usarlo per avere la possibilità di cambiare quest’uomo, di distruggerlo, di farlo...per provare che questa organizzazione di spie è ancora forte. Fin dall’inizio della prigionia fui messo in isolamento totale, per le sette settimane che seguirono al sequestro, non ammisero mai che mi trovavo in una prigione Israeliana. Nessuno sapeva dove mi trovavo. Solo dopo la mia comparizione davanti al giudice e a tutti gli Israeliani, che volevano che fossi messo ad arresto amministrativo, la cosa divenne chiara. Io pretesi di essere sottoposto a processo, non ad arresto amministrativo, e questo li costrinse ad ammettere che ero stato incarcerato in una prigione Israeliana. Poi decisero di mettermi in isolamento totale. Per i primi due anni mi misero in una piccola cella, illuminata 24 ore al giorno e sorvegliata da una telecamera. Non potei dormire per due anni, cercarono di portarmi all’esaurimento nervoso. Usarono molti trucchi psicologici per farmi il lavaggio del cervello. Chiesi di vedere un prete. Mi mandarono un prete, ma non eravamo autorizzati a parlare, se non attraverso bigliettini. Un uomo dello Shinbet sedeva vicino al prete, e leggeva i biglietti. Io davo i fogli a lui e li leggeva. Non potemmo incontrarci come esseri umani. Una donna venne dagli Stati Uniti in Israele. Avevo una fidanzata. Venne per vedermi. E di nuovo non mi permisero di incontrarla, se non attraverso i soliti biglietti, non potevo parlarle o toccarla e a queste condizioni rifiutai. Per undici anni e mezzo rimasi in isolamento totale, solo in una cella, e per due sole ore al giorno mi veniva concesso di camminare da solo nel cortile della prigione. Potevo vedere la mia famiglia ogni due settimane per mezz’ora. Non ero autorizzato ad usare il telefono. La mia posta veniva ritardata di tre mesi e censurata, un po’ sparì, un po’ venne distrutta. La prigione di Ashkelon era controllata dal Shabak Mossad, perché avevano una sezione all’interno della prigione. Può immaginarselo? Il Shabak Mossad stava dentro la prigione nascondendosi dalla gente. Usavano le loro guardie per controllare la prigione, le vere persone che controllavano la prigione erano del Shabak Mossad. AMY GOODMAN: Dove si trova la prigione di Ashkelon? MORDECHAI VANUNU: La prigione di Ashkelon è...a circa 40 miglia da Tel Aviv e a 20 da Dalia.

AMY GOODMAN: Come si è mantenuto in buona salute? Per quanti anni è rimasto isolamento totale? MORDECHAI VANUNU: Sono rimasto in isolamento totale per 11 anni. Fin dal primo giorno decisi che ci sarebbe stata una grande guerra tra me e il Shabak Mosad, che adesso sono i miei acerrimi nemici, e che loro avrebbero fatto tutto il possibile per distruggermi e che io avrei dovuto fare tutto il possibile per

sopravvivere. Quindi feci uso semplicemente del mio cervello e della mia intraprendenza, del genere che se loro dicevano che non potevo parlare con nessuno, io decidevo che potevo parlare, parlavo leggendo ad alta voce il Nuovo Testamento in Inglese...Ero solito fare parecchi esercizi sia psicologici che fisici, feci anche dello yoga. Ascoltavo la BBC, la Voice of America. Leggevo libri e seguivo ogni cosa che mi succedeva attorno, il cibo che mi veniva portato, tutte le notizie che mi arrivavano per lettera, ogni cosa che sapevo. Le spie psicologiche dello Shabak Mossad lottavano contro di me e io dovevo fare lo stesso. Questa era la mia maniera di lottare, e dopo cinque anni ricorsi anche alla musica. Iniziai quindi a sentire l’opera. L’opera fu uno strumento molto adatto per mantenere alto il mio spirito, perché ti fa sentire come se fossi tu stesso a cantare, e iniziai a sentire parecchie opere, mi mandarono parecchi nastri. Sentivo il Fidelio, era simile alla mia di storia, e usai molta psicologia. AMY GOODMAN: Stiamo parlando con Mordechai Vanunu. Dopo 18 anni è finalmente fuori di prigione. E’ autorizzato a parlare al telefono? MORDECHAI VANUNU: Sono autorizzato a parlare al telefono, ma non sono autorizzato a parlare con gli stranieri. Adesso, mentre sto parlando, sto contravvenendo alle restrizioni. Ma anche per l’intervista che ho rilasciato alla BBC la settimana scorsa non è accaduto niente, e alla fine ritengo che quello di cui sto parlando è semplicemente la mia condizione come essere umano, i miei diritti umani e penso che il governo e la sua intelligence apparirebbero alquanto stupidi a combattere qualcuno che sta semplicemente parlando della propria libertà di espressione, la propria libertà di movimento, la sua umanità e i suoi diritti. Così non penso che saranno [ tanto ] stupidi da arrestarmi o da interrogarmi. Ma se c’è qualcuno che può ricorrere a qualunque mezzo per i suoi scopi - questa è Israele. Tutto il mondo sa che Israele è [ in grado ] di fare qualunque cosa. AMY GOODMAN: Mordechai Vanunu, può parlarci delle restrizioni che al momento sono state imposte su di lei, e che lo sono state sin da quando è uscito di prigione ? Prima di tutto, dove si trova? MORDECHAI VANUNU: Quando sono uscito di prigione il 21 Aprile, ho preso l’automobile e sono andato diritto dalla prigione alla Cattedrale di Saint George a Gerusalemme Est, e quindi adesso sto vivendo nella guest house della Cattedrale di Saint George. Il vescovo mi ha accolto a braccia aperte invitandomi a rimanere, e quindi da quel giorno me ne sono rimasto qui, e la restrizione che mi è stata imposta è quella di non poter parlare agli stranieri per 6 mesi, che è una restrizione molto stupida. Posso parlare con qualunque cittadino Israeliano di qualunque argomento io voglia, ma non agli stranieri. E ho rifiutato questa restrizione parlando in Inglese a tutti. L’altra restrizione che mi è stata imposta è che se voglio muovermi da Gerusalemme ad un’altra città, devo [ informare ] della cosa la polizia. In qualunque posto io voglia andare, devo [ informare ] la polizia. Se voglio dormire in un’altra casa, devo [ informare ] la polizia. Non mi è permesso andare in nessuna ambasciata, perché hanno paura che possa andarci per chiedere asilo politico. Un’altra importante restrizione è quella di non potere lasciare Israele per un anno, e per questo non mi è consentito avere un passaporto. Così, queste sono le restrizioni e a causa loro ho fatto appello alla Corte Suprema. Il leader della Corte Suprema ha seguito la

richiesta dello Shabak Mossad e in effetti alle restrizioni ha solo apposto un altro timbro aggiuntivo. La Corte Suprema è risultata essere ancora una volta il simbolo dell’ingiustizia e ha dimostrato di non rispettare i principi fondamentali della democrazia, i principi fondamentali dei diritti umani - ossia, avere il diritto di movimento e il diritto alla libertà di espressione.

AMY GOODMAN: Desidera lasciare Israele? MORDECHAI VANUNU: Assolutamente. Voglio lasciare Israele dopo avere sofferto diciassette anni e mezzo in totale isolamento e un trattamento molto crudele e barbaro per mano del Mossad Shabac all'interno della prigione. Inoltre poiché i media Israeliani hanno danneggiato la mia immagine in tutta Israele fra la gente Ebrea, alcuni di loro adesso mi odiano e alcuni hanno addirittura minacciato la mia vita quando sono stato liberato. Alcuni di loro sono anti -Vanunu perché sono diventato un Cristiano, di modo che adesso non sono libero e non è sicuro per me stare in Israele. Sto facendo richiesta di lasciare Israele per potere essere un uomo libero...Potrebbe accadere soltanto in uno stato libero, negli Stati Uniti o in Europa. AMY GOODMAN: Le piacerebbe venire a vivere negli Stati Uniti? MORDECHAI VANUNU: Sì. Mi piacerebbe trasferirmi negli Stati Uniti. I miei genitori adottivi vivono in Minnesota. Ho molti, molti amici negli Stati Uniti, che per molto tempo mi hanno scritto e mandato lettere e cartoline durante i diciotto anni della mia prigionia. Ho letto molta della storia degli Stati Uniti e apprezzo molto la Costituzione e la libertà Americana. AMY GOODMAN: Che giorno è stato fatto uscire di prigione, Mordechai Vanunu? MORDECHAI VANUNU: Il 21 Aprile. AMY GOODMAN: Così è successo il 21 Aprile, e adesso siamo quasi alla fine di Agosto. Maggio, Giugno, Luglio, Agosto. Quattro mesi più tardi, perché ha deciso di parlare proprio adesso? Questa intervista potrebbe farle rischiare l’accesso al telefono o - be', non e' esattamente chiaro che cosa accadrà ora che sta violando le restrizioni che sono state disposte su di lei. MORDECHAI VANUNU: Quando sono uscito di prigione, ero pronto a parlare. Ma ciò che è accaduto è che ho dovuto fronteggiare una massiccia rivolta di gente di destra, gente Ebrea religiosa che ha minacciato di uccidermi. A quel tempo mio fratello stava con me, e altri dicevano "Non parlare. Rimani in centro. Non uscire. Non cercare di avere accesso ai media." Ma lo sto facendo adesso, poiché i miei due mesi di lavoro cominciano a parlare dopo l’intervista con la BBC, e sono pronto a parlare. Perché i media non sono venuti da me? Ero pronto a parlare. Allora ho comincio a dare il mio numero di telefono e a incontrare gente...Così sono pronto a parlare perché quello per cui ho combattuto e che ho desiderato in diciassette anni e mezzo di prigione era di poter esercitare la mia libertà di parola. Credo fermamente che l'essere umano abbia il diritto alla libertà di parola. Non ho alcun segreto. Tutto quello di cui sto parlando sono le mie opinioni. Il mio punto di vista politico come essere umano ha il diritto di essere espresso su qualunque argomento. Questo è il rischio in cui incorro a parlare diverse volte, poiché non sto parlando di segreti, perché tutti i segreti sono già stati pubblicati dal Sunday Times. E tutto

ciò che ho da dire è la mia opinione politica. E ho il diritto di parlare per stabilire se Israele sia oppure no una vera democrazia. E spero che voi negli Stati Uniti mi sosteniate e che sosteniate il mio diritto ad esercitare la libertà di parola. Non danneggia Israele. Ho il diritto di esprimere il mio punto di vista e chiunque voglia ascoltarlo, è OK. Se qualcuno non vuole ascoltarlo, ha tutto il diritto di farlo.

AMY GOODMAN: Il comitato degli affari esteri e della difesa presieduto da Yuval Steinitz del Partito Likud, ha detto che lei dovrebbe essere rispedito in prigione o essere sottoposto a detenzione amministrativa o messo agli arresti domiciliari per impedirle di rivelare un maggior numero dei segreti nucleari di Israele. Ha detto che lei ha infranto la legge dando un’intervista al giornale arabo Hayat e che per questo dovrebbe essere perseguito. Ha detto che è cosa inopportuna che l'establishment della difesa non accolga la raccomandazione del comitato affinché lei venga messo agli arresti domiciliari, come è stato fatto con Marcus Klingberg, che era stato condannato per spionaggio. E poi abbiamo il rappresentante della Knesset, Ophir Pines-Paz del Partito Laburista, che ha detto che lei sta giocando con il fuoco e sta continuando a danneggiare la sicurezza di Israele, dichiarando 'Io non capisco perché questo fenomeno venga trattato con equanimità '. Ha anche aggiunto che ‘Questo è un provocatore professionale che si sta prendendo gioco del sistema legislativo’. La sua risposta. MORDECHAI VANUNU: La mia opinione è che se ci sono persone che fanno scherzi questi sono loro - quelli che impongono stupide restrizioni affinché non parli con gli stranieri, che fanno sì che mi venga permesso di parlare in Israele, ma che non mi venga concesso di parlare agli stranieri. Se come dicono avessi dei segreti da rivelare, allora dovrebbero proibirmi di parlare con chiunque, non soltanto agli stranieri. Se c’è pericolo, dovrebbero dire fin dall'inizio, "non parlare con alcuno." Quindi stanno prendendo in giro se stessi, non me. Riguardo al secondo punto, Marcus Klingberg, la spia, venne rimesso in libertà prima della conclusione della sua sentenza, quindi si trovò ad essere gravato di alcune restrizioni solo perché era stato liberato cinque anni prima della fine della sua sentenza e gli avevano concesso questo privilegio di uscire e vivere in libertà. Se avessero voluto lo stesso con me, avrebbero dovuto fare lo stesso, e quindi farmi uscire di prigione cinque anni fa. Ma nel mio caso sono libero dopo diciassette anni e mezzo di prigione, ho scontato tutta la mia sentenza, e dovrei essere libero e mi dovrebbe essere concesso di lasciare il paese. E il punto principale qui è che io ho il pieno diritto di esprimere le mie opinioni. Sto esprimendo la mia opinione politica, la mia analisi. Non ho rivelato alcun nuovo segreto. Non ho alcun segreto. Tutto quello che sto facendo è di ripetere che cosa era stato pubblicato perlomeno diciotto anni fa. AMY GOODMAN: A quel tempo lei affermò che Israele possedeva dalle 100 alle 200 bombe atomiche e che stava sviluppando una bomba a neutroni e una all'idrogeno che in quel momento ancora non aveva. MORDECHAI VANUNU: Si cominciò a costruire la bomba all'idrogeno nel 1986 o 1985. Sono io che ho scattato la foto di parte della vera bomba all'idrogeno che è stata pubblicata dal Sunday Times.

AMY GOODMAN: [E Israele] aveva già costruito dalle 100 alle 200 bombe atomiche? MORDECHAI VANUNU: Sì.. Erano abituati a produrre circa 40 chilogrammi di plutonio all'anno, il che è sufficiente per 10 bombe atomiche. AMY GOODMAN: E qual era il suo lavoro all'impianto di Dimona? MORDECHAI VANUNU: All'impianto di Dimona il mio lavoro era di produrre il plutonio, il litio 6, il trizio e ho anche lavorato part-time nell'area degli scarti nucleari dove sono impegnati con lo smaltimento delle scorie. Ma il mio lavoro principale era la produzione di questi materiali: plutonio, litio 6, trizio. AMY GOODMAN: E per quanto tempo ha lavorato a Dimona? MORDECHAI VANUNU: Per 9 anni. AMY GOODMAN: Quando parlava con i suoi colleghi di lavoro, le altre persone condividevano i suoi sentimenti? MORDECHAI VANUNU: No. Nessuno. Forse alcuni di loro erano preoccupati che Israele stava producendo armi nucleari. Ma nessuno là ha mai dubitato quale fosse la politica che veniva seguita. Forse alcuni di loro nei loro cuori erano preoccupati di quello che stava succedendo. Ma nessuno avrebbe osato parlare. Questa è la differenza. AMY GOODMAN: E chi ha visto in quell'impianto? Ha visto gente da altri paesi che passava per l'impianto - visitatori o persino persone che erano impegnate a lavorarci? O ufficiali del governo, magari dagli Stati Uniti? MORDECHAI VANUNU: No. Non sono informato sugli stranieri che lavoravano là...mentre lavoravo all'impianto, hanno portato il primo ministro Shimon Peres nel mese di Settembre del 1985. Nel 1984 ho visto...il Ministro della Difesa. Tutti i nuovi primi ministri e i nuovi ministri della difesa sono venuti, il capo del Mossad, il capo di Shabak sono venuti in visita a vedere il potere nucleare di Israele, ma non gli stranieri. Forse c’erano pure loro ma non ne so nulla a proposito. AMY GOODMAN: E come pensa che il fatto che Israele è una potenza nucleare influenzi il Medio Oriente? MORDECHAI VANUNU: La mia opinione è che le armi nucleari costruite da Israele la rendono molto aggressiva e potente. Nel 1962 Israele era pronta a trattare per una pace reale con il mondo Arabo dopo la guerra di indipendenza nel 1948...Ma allora credo che alcune persone abbiano avuto l'idea di fornire Israele di armi nucleari, di costruire il reattore Francese a Dimona. Quel potere ha reso Israele libera dalla necessità di una pace reale con gli Arabi; ha reso Israele libera di non risolvere il problema dei rifugiati Palestinesi... [ ha preso ] la West Bank, le alture del Golan e il Sinai e le ha tenute fino ad adesso. Ora Israele è molto più aggressiva, e desiderosa di non concedere nulla ai Palestinesi o di non fare una pace reale con la Siria o il Libano o la Giordania o i Palestinesi. Così l'arma nucleare viene utilizzata come una forma di potere politico. Senza persino far uso delle armi nucleari, le stesse aiutano Israele a fare ciò che vuole senza rispettare il diritto internazionale o gli altri stati del Medio Oriente ...Ma la mia opinione è che la rivelazione che feci nel 1986 ha finito per impedire ad Israele di far uso delle armi

nucleari. Altrimenti penso che erano pronti ad utilizzarle nella loro seguente guerra, avrebbe potuto accadere durante la Guerra Fredda. La mia rivelazione ha consentito al mondo di vedere che cosa avevano nelle mani e ha reso impossibile per Israele di ricorrere alle armi nucleari. AMY GOODMAN: Israele ha mai ammesso di avere armi nucleari? MORDECHAI VANUNU: Voi ed altri potete scoprirlo. Sono uno come voi, leggo il giornale, ascolto i media. Voi ed altri potete scoprire che cosa hanno detto. Tutti in effetti pensano che le abbiano, ma che stiano giocando. La mia opinione è che stanno truffando se stessi. Israele continua a truffarsi e con gli Stati Uniti gioca questo gioco truffaldino -- a giocare come se nessuno li stesse guardando. Il re è nudo ma nessuno vuole vedere che il re è nudo. Questa è la verità. E Israele sta riuscendo ad imporre agli Stati Uniti e a tutto il mondo di giocare questo gioco.

AMY GOODMAN: All'impianto di Dimona le dissero mai di non parlare di che cosa aveva visto al suo interno? MORDECHAI VANUNU: Firmai un documento segreto affinché non parlassi di alcun che. A parte quello, nessuno a Dimona ci diceva che si stavano producendo armi nucleari. Nessuno accennò alla parola 'bomba atomica.' Alcuni di loro là non sanno che cosa stanno facendo -- stanno producendo i materiali senza sapere esattamente per che cosa quei materiali saranno usati.

AMY GOODMAN: Mordechai Vanunu, ha dei rammarichi per quello che ha fatto? MORDECHAI VANUNU: Be', che cosa vi aspettate, se sono abbastanza forte da sopravvivere a tutto quello che mi hanno fatto, significa che non avrò mai alcun rammarico. E molto di più, per tutto il tempo sono sempre rimasto convinto di aver fatto la cosa giusta. Che stavo seguendo la mia coscienza e che era diritto della gente in tutto il mondo di sapere quanto pericolo fosse rappresentato dalla bomba atomica. E anche quando ho visto finire la Guerra Fredda e crollare l'Unione Sovietica, ho assistito alla liberazione del Sudafrica, alla conclusione della corsa al nucleare e ho visto gli Stati Uniti e la Russia iniziare a distruggere le armi nucleari, riducendole da 100.000 a venti armi nucleari, tutto questo mi ha detto solo che avevo fatto la cosa giusta. E inoltre ritengo che quello che l'intelligence Israeliana Shabak mi ha fatto in prigione, combattendomi, rende molto chiaro che ho fatto la cosa giusta. Sono molto felice di avere rivelato la vera faccia di Israele e di avere lasciato che tutto il mondo e la gente Israeliana vedesse la vera faccia di Israele, che era abituata a ricordare al mondo "olocausto, olocausto" ad ogni ora, ogni giorno, ma in effetti Israele possiede lei stessa una fabbrica dell'olocausto. Questo stato Ebraico stava producendo le armi dell'olocausto e non hanno il diritto di parlare dell'olocausto, quindi sono stato molto felice di aver rivelato questa verità. AMY GOODMAN: Mordechai Vanunu come trascorre quotidianamente la sua vita, è confinato nella guest house nella quale sta abitando? Come trascorre le giornate? MORDECHAI VANUNU: Adesso vivo nella guest house della Cattedrale di St. George a Gerusalemme Est, e ho deciso di non visitare Gerusalemme Ovest, di non visitare lo stato di Israele perché se non mi è permesso di lasciare Israele, se non mi è permesso parlare agli stranieri, così allo stesso modo non andrò a vedere Israele. Per questa ragione me ne sto a Gerusalemme Est, vado in

giro, mangio fuori nei ristoranti, vado alla città vecchia, e incontro molta gente Palestinese. Molti Palestinesi sono felici di vedermi e apprezzano molto quello che ho fatto, mi vedono come un eroe. Vivo a St George, scrivo e mail, sto tentando di imparare ad usare il computer, provo a leggere il giornale, guardo la TV e inoltre questa estate mi sono divertito ad andare a nuotare - è un trattamento psicologico molto buono nuotare ogni giorno. E sono molto felice di venire a contatto con altri esseri umani, mi piace incontrare gli esseri umani, parlare e mangiare con loro ed essere fra la gente. E desidero sottolineare che la ragione per la quale lo Shabak - Mossad non farà nulla è dovuta al mio rimanere qui a Gerusalemme Est fra i Palestinesi, quei Palestinesi che sono riconosciuti da Israele come il nemico, tanto che se avessi un qualunque segreto lo potrei passare a questo nemico. Così se vivo fra i Palestinesi per tre mesi, quattro mesi, lo Shabak - Mossad la smette, non possono aspettarsi niente da me - così che cosa possono fare? Per questo motivo rimango qui a Gerusalemme Est fra i Palestinesi. AMY GOODMAN: Mordechai Vanunu, lei ha detto che dopo sei mesi cancelleranno la restrizione che le impone di non parlare con gli stranieri usando il telefono cellulare e che dopo un anno potrete viaggiare. Così le rimangono solo un paio di mesi prima della fine di quella restrizione ma tuttavia ora state rischiando molto parlando al cellulare con una straniera. Perché assumersi questo rischio proprio adesso? MORDECHAI VANUNU: Non so se rimuoveranno davvero la restrizione fra altri due mesi, hanno il potere di estenderla o di cancellarla, non so che cosa faranno il 21 Ottobre. Particolarmente dopo che la Corte Suprema ha rifiutato il mio appello possono fare qualunque cosa desiderino, nessuno può dire alcun che al riguardo, e se vogliono possono estenderla. La Corte Suprema dà loro carta bianca per fare quello che vogliono e quindi non lo so. Ancora una volta, non sto rischiando nulla perché quello che sto dicendovi, l'ho detto a molta gente Israeliana qui della sinistra che viene a incontrarmi. Ho detto lo stesso alla BBC, ed è stato trasmesso dalla TV Israeliana. Così tutto quello che sto facendo con voi è di ripetere quello che ho già detto e quello che ho già pubblicato 18 anni fa. Quindi questo è il mio modo di vedere e non lo interpreterò come la possibilità di un qualunque rischio. Sto solo provando a portare il mio caso negli Stati Uniti per sollevare un certo grado di consapevolezza su di esso perché qui in Israele non ho probabilità alcuna che qualcuno mi aiuterà ad uscire o a veder riconosciuti i miei diritti. Mi piacerebbe che qualcuno negli Stati Uniti lo faccia per me - esigere il rispetto dei miei diritti umani. Immaginate se un uomo come me si trovasse in un altro stato. Immaginate, o ricordate che cosa fecero gli Stati Uniti - quando Sharansky era a Mosca. Che cosa avete fatto, che cosa fecero a Washington il Congresso e il Senato alla Russia per nove anni quando Sharansky era in prigione. Ma quando la questione riguarda un uomo come me in Israele, tutto il Congresso e il Senato a Washington mi ignorano e non stanno facendo [ alcun che ] per esigere il mio rilascio, e neppure [ combattendo ] per i miei diritti come essere umano. Così spero che voi ed altri possiate portare il mio caso e sollevare consapevolezza verso queste situazioni e richiedere il rispetto dei miei diritti umani. AMY GOODMAN: Lei è andato in prigione prima della prima intifada dei Palestinesi. E' uscito 18 anni dopo, che cosa è cambiato? MORDECHAI VANUNU: Oh, grandi cambiamenti dal 1985-86. Nel 1985 c'era un grande movimento di attivisti per la Pace in Israele. C'era meno nazionalismo.

C'erano meno estremisti conservatori ebrei e partiti religiosi ebraici. Adesso la realtà in Israele è molto difficile. Ci sono molte bandiere che vengono fatte sventolare da tutte le parti, grandi partiti ebraici di estrema destra. Ci sono state parecchie morti in questi 18 anni, tanti attentati suicidi che giustificano ancora di più la politica israeliana. Quindi la situazione peggiora. Ci dimentichiamo di quello che Israele fece ai Palestinesi nel 1948, ci dimentichiamo di quello che Israele fece nel 1967 e ricordiamo solo l'Intifada e gli attacchi kamikaze. Dimentichiamo quello che Israele fece per tanti anni prima dell'Intifada. Questa è la grande differenza e la situazione è davvero brutta. Questa è la mia sensazione. AMY GOODMAN: E il suo giudizio sugli attentati dei kamikaze? MORDECHAI VANUNU: Io sono contro gli attentati suicidi, sono un nonviolento perché penso che i Palestinesi causino danni a se stessi scegliendo questo tipo di risposte agli attacchi Israeliani. Loro dovrebbero ben sapere che Israele vuole utilizzare questi attacchi suicidi per asservire la propria politica interna a fare quello che vogliono loro, iniziare una guerra, prendere più terra. I Palestinesi devono sapere molto bene che Israele vuole che loro compiano questi attentati per giustificare le aggressioni Israeliane e Israele non avrà mai una vera pace. E' lo stesso sistema che hanno usato contro di me quando ero in prigione. Volevano rendermi aggressivo affinché mi mettessi a combattere contro di loro. Un mio comportamento violento nei loro confronti avrebbe giustificato un trattamento duro verso di me. In prigione ho imparato molto sulla estremamente sofisticata guerra psicologica messa in atto dalle spie israeliane, super psicologi che lottano contro i Palestinesi e gli Arabi. Devono imparare molto sulla guerra psicologica per non cadere in trappola. I Palestinesi causano danni a se stessi, ma questo non giustifica Israele e Israele deve risolvere la questione e concedere diritti ai Palestinesi. I cittadini, i bambini, tutti quelli che sono sotto occupazione hanno il diritto di essere considerati esseri umani e di sentirsi liberi. Non possono nascondersi dietro gli attacchi suicidi.

AMY GOODMAN: E' stato torturato in prigione? MORDECHAI VANUNU: No, non hanno mai usato la tortura fisica nei miei confronti, ma ho sofferto molto, tanta tortura psicologica, guerra psicologica, lavaggio del cervello. Hanno usato tutte queste forme di violenza psicologica per causarmi danni di salute, hanno cercato di minare la mia salute con un sistema nutrizionale davvero sofisticato. Sapevano qualche combinazione di fattori nutritivi poteva causare problemi cardiaci o un attacco di cuore. Quindi seguivo tutto quello che facevano. Usavano torture psicologiche per disturbare il sonno, e lo facevano ogni notte. Mi facevano paura, mi ribaltavano, disturbavano la mia televisione, facevano di tutto. Studiavano ogni mia mossa, sapevano tutto della mia vita, usavano le varie informazioni contro di me per spaventarmi e disturbarmi. Per spaventarmi mi diedero da mangiare spazzatura e cibo avariato per farmi ammalare. Io facevo tutto questo e davo loro delle risposte sensate e sopravvissi pensando e sperando che potevo vivere ancora per molti anni. AMY GOODMAN: Qualcuno dei suoi carcerieri Israeliani ha espresso simpatia nei suoi confronti, per quello che aveva fatto rivelando i segreti nucleari Israeliani? MORDECHAI VANUNU: No, quasi nessuno. Alcuni mi dissero: "Ti crediamo in coscienza", ma nessuno mi ha mai detto "Siamo contro le armi nucleari".

Questo è il problema con gli israeliani, non hanno il coraggio di aprire le loro menti e dire apertamente che gli Ebrei non hanno alcun diritto di usare armi che potrebbero provocare un Olocausto nucleare. Questo è quello che penso, questi Ebrei che sono sopravissuti all'Olocausto non hanno nessun diritto di usare le armi atomiche, perché le bombe atomiche vengono utilizzate solamente contro città, contro civili, questo significa che le bombe atomiche sono armi per l'Olocausto. E questo è il problema di tutta Israele, non si troverà un solo Ebreo nella Knesset, di qualsiasi partito, da sinistra a destra, che dirà: "Noi non abbiano nessun diritto ad avere armi nucleari perché vengono fatte per uccidere i civili." Non ho mai incontrato nessuno che simpatizzasse con me, solo ora un piccolo gruppo di persone di sinistra fa certe considerazioni. Ma la maggior parte degli Ebrei seguono ciecamente il loro leader Sharon o altri - anche Peres che ha ricevuto il Nobel per la Pace - e che ancora non dice chiaramente che non vuole armi nucleari o che le vuole abolire. AMY GOODMAN: Un suo commento riguardo il Primo Ministro Israeliano Ariel Sharon? MORDECHAI VANUNU: Il Primo Ministro Ariel Sharon, dovete ricordare che è l'uomo che nel 1981 bombardò il reattore Iracheno. Nel 1981, mentre lavoravo a Dimona, Sharon ordinò di distruggere il reattore in Iraq. Questo significa che quando Israele distrusse il reattore Iracheno, voleva liberare tutto il Medio Oriente dalle armi nucleari - non per il motivo che Israele sarebbe stata l'unica potenza ad averle. Quindi chiediamo a quel Sharon, che ora è al governo con il ruolo di Primo Ministro, di seguire quell'esempio e di fare lo stesso con Dimona, di aprire tutto e di dichiarare che Israele è libera dalle armi nucleari; ma invece di concentrarsi su questo argomento, lo Shabak Mossad Israeliano gli ha dato un altro grattacapo: la seconda Intifada. E Sharon è caduto nella trappola e sta combattendo i Palestinesi molto aggressivamente, uccidendo, distruggendo, assassinando, prendendo più terra, costruendo una guerra e dimenticando che il vero problema invece è Dimona. Originariamente lui era stato l'artefice della politica di liberare il Medio Oriente dalle armi nucleari. Forse adesso qualcuno dagli Stati Uniti glielo può ricordare e potrebbe venire ad aiutarlo e guidarlo nella sua politica di abolizione delle armi nucleari. Mohamad el Baradei era qui, ma ha solamente promesso che avrebbe seguito questa linea politica, ma nei fatti Israele non sta facendo niente al riguardo.

Io spero che qualche governo straniero, dagli Stati Uniti all'Europa, alla China, India, Giappone, Egitto ricordino a Sharon e al governo Israeliano di aprire il reattore di Dimona e di fare di tutto il Medio Oriente, Israele incluso, una regione senza armi nucleari. AMY GOODMAN: Signor Vanunu, un suo commento finale su questa prima intervista che lei ha fatto per la gente negli Stati Uniti. MORDECHAI VANUNU: Mi ha fatto molto piacere parlare con voi, sebbene non conoscessi niente del programma di Amy Goodman. Ho sentito parlare di lei, molte persone in California e anche in altri stati mi hanno riferito che la ascoltano. Mi ha fatto piacere che avete deciso di mandare in onda la mia voce. Spero che anche altri media seguano il vostro esempio, inclusa la CNN, ABC, CBS, ed altri. Ho ricevuto una lettera dalla CBS, volevano fare un programma di 60 minuti, ma hanno rinunciato quando hanno visto le restrizioni a cui sono sottoposto. Spero che attraverso tutto questo io venga finalmente

liberato e possa venire negli USA a parlare alla gente. Non ho segreti da rivelare, vorrei solamente esprimere il mio punto di vista da essere umano. Tante grazie davvero. Ho apprezzato molto che abbiate portato la mia voce negli Stati Uniti. AMY GOODMAN: Mordechai Vanunu, tante grazie per essere stato con noi questa sera. Buona notte. MORDECHAI VANUNU: Grazie a voi.

Documento Originale: http://italy.peacelink.org/pace/articles/art_8095.html

12 Novembre 2004 Peacelink

Vanunu nuovamente arrestato

Chiara Panzera

E' accusato di aver passato del materiale riservato a giornalisti stranieri

Dopo circa sei mesi e mezzo dal rilascio avvenuto lo scorso aprile, Mordechai Vanunu è stato arrestato dalla polizia israeliana.

Ieri mattina, 11 novembre 2004, Mordechai Vanunu è stato arrestato dalla polizia israeliana con l'accusa di aver passato del materiale riservato a giornalisti stranieri. L'arresto è avvenuto mentre Vanunu si trovava nella Cattedrale di San Giorgio a Gerusalemme est, luogo in cui risiedeva dal momento del suo rilascio avvenuto lo scorso 21 aprile.

Dopo la liberazione, a Mordechai Vanunu erano state imposte varie regole da rispettare che condizionavano ampiamente la sua libertà ed il suo agire. Gli era stato proibito di incontrarsi o mettersi in contatto con qualsiasi cittadino straniero o rilasciare interviste, di uscire dallo Stato di Israele. Doveva inoltre dare un preavviso di 24 ore alle autorità se si fosse spostato da Gerusalemme o se avesse dormito ad un altro indirizzo, non poteva avvicinarsi senza permesso per più di 500 metri a possibili vie di fuga, siano essi confini terrestri o la Striscia di Gaza o aeroporti, senza permesso non poteva neppure incontrare alcuna delegazione diplomatica presente in Israele. Altra proibizione a cui era sottoposto era l'impossibilità di accedere a qualsiasi chat presente in internet senza previo permesso.

Queste restrizioni sono state violate da Vanunu nel momento stesso della sua liberazione, quando ha parlato con i giornalisti stranieri presenti alla liberazione o quando ha incontrato i genitori addottivi americani o quando si è incontrato con il giornalista del Sunday Times Peter Houman, che rese pubblica la sua storia. Nelle varie interviste rilasciate nei mesi passati, Vanunu ha più volte ribadito che intendeva andarsene da Israele e che la violazione delle regole imposte era un chiaro atto di sfida nei confronti delle autorità israeliane.

La cronaca di quanto successo ieri mattina è riferita minuziosamente dal vescovo di Gerusalemme Rev Riah Abu El-Assal, in una lettera inviata ai primati della Chiesa Anglicana e per conoscenza anche al presidente israeliano Ariel Sharon. Nella missiva si legge che forze speciali di polizia sono entrate nella Cattedrale senza permesso e hanno preso in custodia Mordechai Vanunu. Si trattava di circa 30 ufficiali, tutti armati che hanno provocato parecchio spavento ai pellegrini, ai turisti e al personale presente. Il vescovo riferisce inoltre che ''Mordechai era calmo durante la perquisizione, faceva loro domande riguardo la necessità di un interrogatorio e hanno perquisito la sua stanza in mia presenza. Hanno preso in

custodia le sue carte, il computer, il telefono cellulare ed altre cose. Ho provveduto a chiamare il suo avvocato, che lo incontrerà a Petah Tiqva.''

Ufficialmente Vanunu è stato arrestato perché accusato di aver comunicato a giornalisti stranieri notizie riservate riguardo gli armamenti e le attività nucleari di Israele, ma come è stato fatto notare da più parti e da Vanunu stesso in varie interviste, le notizie in suo possesso sono vecchie di 18 anni visto che lui ha lavorato presso il centro di Dimona dal 1974 al 1986.

Le autorità israeliane già da qualche tempo tenevano sotto controllo Vanunu e pare strano che il suo arresto sia avvenuto il giorno stesso in cui è stata annunciata la morte di Arafat. Peter Houman, il giornalista dal Sunday Times che nel 1986 rese pubblica la vicenda, in una dichiarazione rilasciata alla Associated Press dice: ''Penso che abbiano deliberatamente aspettato fino alla morte di Arafat per non attirare l'attenzione sul caso. Ma non penso che accadrà perché gente in tutto il mondo si chiederà perché Israele si sia comportato in modo così vendicativo.'' In una intervista dello scorso settembre, Vanunu aveva spiegato la sua intenzione di voler chiedere la cittadinanza palestinese al posto di quella israeliana.

Fonti della polizia riferiscono che ''Vanunu ha violato le condizioni del suo rilascio più e più volte, bisognava fare qualcosa per fermarlo.'' Adesso non resta che aspettare e vedere quali provvedimenti varranno presi nei suoi confronti.