Dossier LIguria 10 2012

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L’INTERVENTO.......................................... 7Paolo BuzzettiLuigi MarinoCarlo Sangalli

PRIMO PIANO

IN COPERTINA ..................................... 12Giorgio Squinzi

RIFORMA FISCALE ............................ 16Victor Uckmar

PERSONAGGI ....................................... 18Corrado Passera

STRATEGIE .......................................... 22Innocenzo CipollettaCesare Romiti

MERCATI ESTERI .............................. 26Paolo OdoneFranco Aprile

LIBERALISMO ..................................... 34Gaetano QuagliarielloGiovanni OrsinaVincenzo Olita

IL LINGUAGGIODELLA POLITICA ............................... 38Patrizia CatellaniKlaus DaviRenato Mannheimer

ECONOMIA E FINANZA

NAUTICA .............................................. 44Il bilancio del Salone NauticoPaolo d’Amico

FOCUS GENOVA ................................ 49Marco DoriaGiovanni CalviniFederico Garaventa

GLI ASSETDELLO SVILUPPO ............................ 60Luigi NicolaisPaolo AngelucciGiacomo Deferrari

CREDITO & IMPRESE ......................... 69Giuseppe MussariDante CampioniPietro Ercole Pellicanò

TECNOLOGIE ..................................... 78Riccardo LangellaAlessandro CarboneEzio VerardoMassimo GhisolfiGiancarlo DugheraSamuele Carannante

BROKERAGGIO ................................. 90Riccardo Costa

MODELLI D’IMPRESA ....................... 92Andrea CostabelFabrizio Mazzoli Giorgio e Tito BigagliRoberto Mazzoni

AGROALIMENTARE ....................... 100Mario CataniaMario Guidi

PRODOTTI ALIMENTARI ............ 106Ratto G.B. & Fratelli Gian Franco CarliArmando Timossi

OSSIERLIGURIA

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TERRITORIO

LOGISTICA .......................................... 116Renzo MuratoreGiovanni BenvenutoFabio Solari

TRASPORTI ....................................... 122Massimo Dal PozzoMassimiliano Melicchio

INFRASTRUTTURE ........................ 126Marco Filippo Alborno e Stefano PuppoGiulio Musso

EDIL LIGURIA..................................... 130L’andamento del settoreRoberto Principe

EDILIZIA ............................................... 134Umberto e Federico PiccardoGiovanni CarnabuciSanto PolimeniGianluca GabbianiGianluca Bado

TURISMO ............................................. 144Renzo IorioMaurizio MaddaloniAngelo Berlangieri

AMBIENTE

POLITICHE ENERGETICHE ......... 150I piani del governoValeria TerminiFrancesco StaraceCesare Fera

GREEN ECONOMY .......................... 158Massimo Ghilardi e Sergio Tommasini

SMALTIMENTO RIFIUTI ............... 162Pietro Parodi

GIUSTIZIA

EMERGENZA CARCERI ................ 164Vittorio PendiniSalvatore MazzeoRoberto Martinelli

SANITÀ

COMUNICARE LA SALUTE........... 172Luciano OnderMichele Mirabella

POLITICHE ANTIDROGA................ 177Giovanni Serpelloni

RICERCA ................................................ 183Massimo ScaccabarozziSilvio Garattini

SPESA FARMACEUTICA .............. 186Annarosa Racca

PRESIDI MEDICI .............................. 188Antonio Tasso

Sommario

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Xxxxx cxpknefvXxxxxxx XxxxxxxxxxxL’INTERVENTO

Ogni anno il sistema Ita-lia brucia il 3,7 percento del Pil solo perpagare gli interessi sul

debito, che oscilla tra il secondo eterzo più alto del mondo. Il nostroobiettivo di ridurre del 30 per cento icirca 2.000 miliardi di euro di debitosi traduce in un taglio di 500 miliardidi euro che ci consentirebbe di ricon-durre l’indebitamento dal 122 percento al 90 per cento.Appare chiaro che l’obiettivo nonpuò essere centrato solo con la ridu-zione della spesa pubblica e la di-smissione del patrimonio dello Stato.Da quest’ultima, nella migliore delleipotesi, non si arriverebbe che a rica-vare 10 miliardi l’anno per i prossimi10-15 anni, secondo le stime del Mi-nistero dell’Economia. E, probabil-mente, la crisi del mercatoimmobiliare costringerà a rivedereanche al ribasso queste previsioni, al-meno nell’immediato. La spesa pubblica, dal canto suo, ne-cessita di essere ulteriormente rivista.Presenta sprechi e costi in moltipunti. Va scongiurata, però, la logica

dei tagli lineari che corrono il rischiodi ridurre o azzerare servizi impor-tanti ai cittadini e di impattare nega-tivamente sulle imprese.L’Italia deve innescare la marcia dellacrescita. Il Pil deve tornare a crescere.Siamo fermi da almeno dieci anni.Questo rilancio non è una politica nédi governi di destra, né di centro, nédi sinistra. È la stella polare che dovràaccompagnare i governi che si avvi-cenderanno alla guida del Paese per iprossimi 15 anni.Una crescita che andrà fatta senzaspesa pubblica, ma che possa essereinnescata dal miglioramento dellacompetitività di tutti i fattori produt-tivi. Un rilancio del Paese che passiattraverso reali politiche di liberaliz-zazioni e di snellimento burocratico;un’innovazione e una formazione diqualità, sia nelle imprese che nelleuniversità; la crescita dimensionale epatrimoniale delle nostre imprese; ilcongelamento dei salari sul piano na-zionale per poter premiare la produt-tività degli occupati con i contratti disecondo livello; le politiche di exporte di internazionalizzazione. Questi

sono tutti elementi che determinanouna molteplicità di fattori in grado dimettere in moto la crescita e la com-petitività del sistema imprenditoriale.È questa la direzione nella quale do-vrebbero essere indirizzate le politichedi rappresentanza di tutte le organiz-zazioni, datoriali e sindacali.Come Confcooperative e Alleanzadelle cooperative italiane continue-remo a dare il nostro sostegno allepiccole e micro imprese. Sono quelleche più stanno soffrendo i morsi diquesta crisi e rischiano concretamenteil default mentre le medie, ma so-prattutto le grandi, vanno meglio. Ilvalore aggregato nei ricavi e nell’oc-cupazione sale al crescere delle di-mensioni d’impresa. Va da sé che anche noi siamo perl’alleggerimento della pressione fi-scale e il recupero del gettito attra-verso una sempre più rigorosa lottaall’evasione. Sappiamo, però, che almomento una riduzione del caricofiscale è pericolosa. Il bene primarioè la stabilità dei conti pubblici. Senon riduciamo il debito non an-diamo da nessuna parte.

Inneschiamola marciadella crescitaLuigi Marino, presidente di Confcooperative e Alleanza delle cooperative italiane

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Xxxxx cxpknefvXxxxxxx XxxxxxxxxxxL’INTERVENTO

Quello che stiamo vi-vendo è un quadro re-cessivo ancorapesante. Chiuderemo

il 2012 con una caduta del pro-dotto interno del 2,4 per centocirca e della spesa delle famiglie in-torno al 3,3 per cento; un calo mairegistrato prima nella storia eco-nomica repubblicana del nostroPaese. Inoltre, le nostre previsionisegnalano, anche per il 2013,un’ulteriore contrazione sia delprodotto che dei consumi interni.È, dunque, una situazione da veroe proprio allarme rosso nella qualele imprese del commercio, del tu-rismo e dei servizi stanno partico-larmente soffrendo: solo l’annoscorso hanno chiuso oltre 60milapiccoli esercizi e già nei primi seimesi di quest’anno già 36mila ne-gozi hanno abbassato definitiva-mente la saracinesca. Confcommercio ha sempre soste-nuto la necessità di porre al centrodel dibattito e dell’azione di go-verno i temi del rilancio dei con-sumi e della crescita per mettere leimprese del terziario, ma anche le

altre, in condizione di essere piùcompetitive e produttive. Voglio ri-cordare che la domanda interna -per consumi e investimenti - rap-presenta circa l’80 per cento del Piled è da qui, dunque, che si deve ri-partire per contrastare la recessionee per tornare a costruire crescita eoccupazione. Invece, i recenti prov-vedimenti varati dal governo, inparticolare l’aumento dell’Iva,vanno nella direzione opposta ecioè quella di deprimere ancora dipiù la già debolissima domanda in-terna incidendo negativamentesulla ripresa della nostra economia. Per far questo, la via maestra rimaneil perseguimento di una riduzionenetta della pressione fiscale comples-siva, che oggi, per i contribuenti inregola, arriva al 55 per cento un veroe proprio record mondiale che za-vorra pesantemente consumi e inve-stimenti. Un obiettivo raggiungibileattraverso un più incisivo e veloceavanzamento della spending review,parallelamente al contrasto e al recu-pero di evasione ed elusione. Cosìpure devono andare avanti i processidi dismissione del patrimonio pub-

blico per abbattere il debito e conte-nere la spesa per interessi, si deve ac-celerare sulle semplificazioni perabbattere la “tassa” della burocraziache grava sulle imprese italiane peroltre 23 miliardi di euro l’anno. Edeve avanzare l’impegno collabora-tivo di imprese e lavoro per il raffor-zamento della produttività. Unobiettivo che dipende molto anchedalla produttività complessiva del si-stema Paese e, dunque, dall’avanza-mento dell’intero cantiere delleriforme. Ma chiediamo anche chevenga riconosciuto il contributo allamaggiore produttività e alla maggiorecrescita che può venire dal commer-cio e da tutto il sistema dei servizi dimercato che rappresenta ben oltre il50 per cento del Pil e dell’occupa-zione del nostro Paese. Da qui, la nostra richiesta di unapolitica per i servizi - cioè un si-stema di regole, di strumenti e dirisorse - che supporti i processi dirafforzamento della produttivitàin particolare attraverso l’innova-zione, tecnologica ma anche orga-nizzativa, di tutto il sistema deiservizi.

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Ambizionee determinazioneper tornare a cresceredi Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio

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IN COPERTINA

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i troppe tasse si puòmorire. Il monitoche il presidente diConfindustria Gior-gio Squinzi lanciava

a fine settembre da Torino, nel corsodi un suo intervento agli Stati generalidel Nord, ha compiuto quasi unmese. Eppure la sua eco, sinistra so-prattutto alle orecchie del mondoproduttivo strangolato da una pres-sione fiscale «di venti punti più altadella Germania» - rincarava sempresotto la Mole il numero uno degli in-dustriali - non accenna a sfumare.Vuoi per l’effetto “sedativo” prodottodalle dichiarazioni del sottosegretarioall’economia Vieri Ceriani, che si èpiù volte affrettato a precisare che ildisegno di legge delega fiscale licen-ziato nei giorni scorsi dalla Camera «èuna non riforma, in quanto non ridi-segna il sistema tributario». Vuoi peri dati poco rassicuranti emersi da unrecente studio della Cgia di Mestre,che dal calcolo dei provvedimenti ap-provati per il periodo 2012-2014, ri-

cava un saldo di 5,5 miliardi in più dicarico fiscale che peserà sulle aziende.Fatto sta che regna un clima d’incer-tezza e la messa al bando di «contrap-posizioni e antagonismi per puntareuniti alla crescita» invocata pochigiorni fa da uno Squinzi in versionepiù conciliante, sembra non rassere-nare gli animi. Difficile da preten-dere, del resto, da un Paese primatistadel mondo in fatto di pressione tri-butaria effettiva e in cui le fauci del-l’economia sommersa, denunciavapochi giorni fa la Corte dei Conti, di-vorano il 18% del Pil nazionale. Unimpatto impressionante sul portafo-glio statale e dei singoli cittadini, pro-vocato da un’evasione fiscale controcui il premier Monti sta ingaggiandouna vera guerra che ha già fruttato leprime incoraggianti conquiste. Risul-tati resi noti a fine settembre dal Di-partimento delle finanze, che nel pe-riodo gennaio-luglio 2012 haaccertato una variazione positiva delleentrate tributarie pari al 4,7% rispettoallo stesso periodo dell’anno prece-

dente, con un incremento comples-sivo superiore ai 10 miliardi di euro.Ossigeno inedito per l’erario delloStato che in questa fase, tuttavia, nonpare incline ad “accontentarsi”. Dadissolvere c’è la nube che incombeancora sui conti pubblici italiani, invista di quel pareggio strutturale di bi-lancio che, stando alle recenti dichia-razioni del capo del governo, si do-vrebbe celebrare nel 2013. Ma nel frattempo cosa accadrà? E so-prattutto, a quale costo? A chiederselosono certamente le famiglie, a cui neigiorni scorsi Codacons ha pronosti-cato un esborso supplementare an-nuo di 324 euro determinato dallenuove imposizioni fiscali, ma innan-zitutto le imprese, le più allarmate daivari correttivi sul fronte tributario in-seriti sia nel disegno di legge sulla sta-bilità che in quello sulla semplifica-zione amministrativa. Al di là dellanota lieta rappresentata dalla ridu-zione di un punto dell’Irpef per leprime due aliquote, che a detta diGiorgio Squinzi tuttavia, «va bene per

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UN FISCO PIÙ LEGGEROPER RIPARTIRELa riduzione dell’Irpef? Bene, ma troppo poco. Per Giorgio Squinzi

il tempo delle dichiarazioni è finito. Servono misure concrete in favore della competitività

delle imprese e uno scatto d’orgoglio per puntare a un «ritmo di crescita robusto»

Giacomo Govoni

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Giorgio Squinzi

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le famiglie, ma non per le imprese», anon convincere è ad esempio il mec-canismo studiato per le detrazioni e lededuzioni. Non solo per via dell’ef-fetto retroattivo, che le farà scattare giàsui redditi dichiarati l’anno scorso,ma anche per le concrete riduzioni acui saranno sottoposte, con l’aggraviodi un tetto di 3.000 euro sugli scontifiscali ottenibili per le spese. Emble-matico in questo senso, il caso delleauto aziendali, la cui riduzione deicosti deducibili dal 40% al 27% rica-drà su circa 7 milioni di automezzi in-teressati dalla misura. Un esempio trai tanti, riportato ancora una volta dal-l’analisi dettagliata condotta dallaCgia di Mestre, che suffraga la par-ziale bocciatura del leader di Confin-dustria ai provvedimenti messi incampo finora dall’esecutivo guidatoda Monti. «Eccetto qualche dichiara-zione di principio – commentava l’al-tro giorno Squinzi di fronte a unaplatea di industriali lombardi – nonabbiamo visto misure molto concrete.Non ci sono provvedimenti incisiviper la ripartenza, in particolare perquanto riguarda ricerca, innovazionee infrastrutture». Un affondo che, nel

mettere in fila le priorità d’interventodettate dagli industriali, bacchettavanel contempo l’eccessiva “timidezza”delle manovre avviate finora da ungoverno che «fra tre mesi avrà esauritoil suo compito». E così, all’indomanidel via libera del Consiglio dei mini-stri al ddl sulla semplificazione am-ministrativa, il numero uno di vialedell’Astronomia non ha perso l’occa-sione di rimarcare la centralità dellaquestione tempo. «La semplificazioneè la madre di tutte le riforme, è la basesu cui posare la ripartenza del Paese –ha sottolineato Squinzi – ma delude lascelta di inserire in un disegno di leggeun pacchetto di misure che, qualoraapprovate, rappresenterebbero unaleva per la crescita, facilitando gli in-vestimenti e le iniziative economicheprivate, senza alcun impatto sulla fi-nanza pubblica».Un appello chiaro a fare presto, aprocedere senza remore con stru-menti più snelli e dalla conversionepiù rapida come i decreti, nell’in-tento di imboccare in fretta la terza eultima direttrice che incardina l’im-pegno sul terreno fiscale del premierMonti: lo sviluppo. Dopo rigore ed

equità, capitoli finora sviscerati inmisura preponderante in nome di unriassetto finanziario non più rinvia-bile, ora è tempo di guardare a do-mani. Al futuro di un tessuto im-prenditoriale che, tra l’altro, conservaancora diversi conti in sospeso con ilpassato. Un passato incarnato in pri-mis dalla pubblica amministrazione,i cui ritardi nel saldo delle fatture alleimprese sono stati compensati neimesi scorsi dai 6,7 miliardi di eurostanziati dal governo. Un provvedi-mento che ha lenito alcune soffe-renze, ha tenuto a galla le realtà pro-duttive più in difficoltà, ma non hainciso sulle sorti di un sistema indu-striale italiano che, invece, deve asso-lutamente scrivere la parola fine suuna lunga stagione recessiva. Perfarlo, occorre oltrepassare il concettodi tenuta alla crisi e alzare l’asticelladegli obiettivi futuri. «Credo chel’Italia – conclude Squinzi – abbia lepotenzialità per tornare a crescere.Possiamo, anzi dobbiamo, essereambiziosi e puntare a un ritmo dicrescita robusto, almeno il 2% an-nuo: è un traguardo difficile, manon impossibile».

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IN COPERTINA

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RIFORMA FISCALE

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Sui 35 Paesi presi in esamedall’ufficio studi di Con-fcommercio all’interno diun’indagine sul valore na-

zionale dell’economia sommersa dif-fuso a luglio scorso, l’Italia è risultataquinta per quanto concerne la pres-sione fiscale. Solo apparente, però,ovvero quella risultante dal rapportotra gettito e Pil. Perché in fatto dipressione fiscale effettiva, calcolatacioè su ogni euro di prodotto legal-mente dichiarato, il nostro Paeseguida la classifica mondiale con unaquota record del 55%, peggiore diquasi sette punti percentuali rispettoa Danimarca e Svezia, che comple-tano il podio di questa poco ambitaclassifica. Un primato che fa il paiocon l’indice di sommerso economicopresente oggi sul nostro territorio,corrispondente a 154 miliardi dieuro di mancate entrate al fisco na-zionale e confermato dalla Corte deiConti, che a giugno riferiva diun’evasione in Italia pari al 18 percento del Pil. «Le intenzioni percombattere l’evasione sono buone –sostiene il fiscalista Victor Uckmar,professore emerito all’Università diGenova – ma di certo c’è ancoramolto da fare, innanzitutto convin-cere i cittadini, dal modesto arti-giano al grande imprenditore, maleavvezzi a corrispondere le tasse».

Siamo sulla buona strada o siimpongono misure aggiuntive?«Il cammino è difficile anche perchéall’evasione si è sospinti dall’altapressione, per alcune categorie bensuperiore al 48% (risultato da uncalcolo “alla Trilussa”), dalle spere-quazioni di fatto e per legge, dallacomplessità e dalle incertezze. Tantoche nella classifica per gli investi-menti stilata dalla World Bank, su183 Stati l’Italia è alla centoventot-tesima posizione per l’impatto fi-scale, dietro molti Stati del terzomondo».

Nei giorni scorsi, il Fondo mo-netario internazionale ha esortatoil Governo Monti ad accrescere ilgettito dell’Iva. Ritiene questa ri-chiesta sostenibile per il tessutoeconomico nazionale?«L’aumento dell’Iva di un puntosembra necessaria per quadrare iconti pubblici, ma indubbiamentedeprime l’economia con conse-guente riduzione del gettito. Sononecessari dei bilanciamenti. Consi-derato che il settore portante èquello delle esportazioni, occorreagevolarlo non con l’esenzione datassazione dei redditi prodotti al-l’estero, come fa la Francia, con ilpericolo della spinta alla delocaliz-zazione, ma con attenuazione delleimposte gravanti sulla produzione,

come accise, per energia, Irap ecuneo fiscale, prevedendo un rim-borso per una percentuale pari alrapporto fra il totale dei ricavi e i ri-cavi da esportazione».

Per alleggerire il carico sugli im-prenditori da tempo s’invocaanche l’abolizione dell’Irap. In-tanto, in questi giorni, è arrivatoun mini-taglio. Riguardo a questocapitolo, cosa si augura di leggerenel prossimo testo di riforma?«Uno strumento di perequazione edi probabile recupero dell’evasionepotrebbe essere l’obbligo di inserirenella dichiarazione, come informa-zione, i redditi, che hanno scontatol’imposta alla fonte in via definitiva.Consentirebbe anche di verificarecome si sono prodotti i capitali pro-duttori di redditi».

Uno degli spauracchi odierniper imprese e privati si chiamaEquitalia. Una delle ricette allostudio per renderla più “digeri-bile” ai contribuenti è la rateizza-zione. Che ne pensa?«Già i Sumeri nel 4000 a.C. si do-levano degli esattori; li sgomina-rono e, privi di mezzi per ladifesa, furono invasi dai nemici.Equitalia di massima agisce cosìcome previsto dalla legge e,quindi, le proteste dovrebbero es-sere rivolte al legislatore perché

L’insostenibile peso della leva fiscale induce all’evasione. È quanto sostiene Victor Uckmar

che, al netto di provvedimenti «indispensabili per far quadrare i conti pubblici» come l’aumento

dell’Iva, sottolinea la necessità di introdurre alcuni bilanciamenti

di Giacomo Govoni

Agire sulle sperequazioni

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Victor Uckmar

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usi il guanto di velluto e non l’ac-cetta. Ma più di questo mi preoc-cupa l’autonomia che i Comuniintendono esercitare per la riscos-sione; ricordiamoci che anterior-mente alla gestione Equitalia lariscossione produceva un gettitoattorno al 3% del ruolo! Per nondire dei fatti di malcostume epeggio ancora».

Nella manovra sulla stabilità ap-pena varata, è riapparsa la TobinTax e con essa i timori per unaconseguente fuga di capitali dal-l’Italia. Li considera fondati?«In linea di metodo sono d’accordoper un aggravio sulle operazioni fi-nanziarie con la Tobin Tax ma sareid’accordissimo se, nel contempo, at-traverso la tracciabilità, si imponessela trasparenza dei “derivati”, speciequelli che trovano la roccaforte nellaCity di Londra, non per nulla pala-dina della loro difesa».

La mancata attuazione del prin-cipio di territorialità delle impo-ste, genera casi come quellosiciliano, da lei studiato. Siamo difronte all’espressione più para-dossale di un federalismo fiscalemai compiuto?«Ho la sensazione che difficilmentearriveremo a un concreto federali-smo fiscale, essendo fallito anchequello che c’è».

Victor Uckmar, tributarista

e professore emerito

all’Università di Genova

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MERCATI ESTERI

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L’internazionalizzazione èuno degli elementichiave per lo sviluppodel territorio ligure.

Uno dei motivi principali è certa-mente il crollo della domanda in-terna, che costringe anche quelleaziende non abituate a competere alivello mondiale a inserirsi neces-sariamente in dinamiche di respiroglobale. A confortare le aziende chequesta può essere la scelta giusta cipensano i numeri. Le rilevazionidel secondo trimestre 2012 di Li-guria Ricerche registrano un au-mento delle esportazioni, che se-gnano un +16,7 per cento, oltre aun contestuale aumento delle im-portazioni con un +6,2 per cento.I mercati più dinamici da questipunti di vista sono soprattuttol’America settentrionale, l’Africacentrale e meridionale e i Paesi eu-ropei non comunitari. Anche laCamera di Commercio di Genovaè molto attiva su questo fronte. Imezzi più efficaci per far conoscereall’estero le aziende liguri sono disicuro le manifestazioni come lefiere, che permettono una relazionetra operatori del settore ma anchela possibilità di una mediazione daparte del personale camerale. PaoloOdone, presidente della Cameradi Commercio di Genova, ne parlacosì: «In ogni fiera organizziamo

indicativamente almeno un centi-naio di incontri fra le aziende ligurie quelle estere, alle quali seguonoincoming di operatori esteri a Ge-nova per rafforzare il business».

Come si comportano le aziendeliguri riguardo le tematiche del-l’internazionalizzazione?«Le imprese liguri, e in particolarequelle genovesi, hanno capito checon i venti di crisi che continuanoa soffiare, soprattutto sul frontedella domanda interna, l’aperturainternazionale è la chiave di voltadella crescita, anche se per le im-prese di minori dimensioni cre-scere all’estero è più difficile. Ilfatto di esser stati sempre moltoprudenti, caratteristica tipica deiliguri, e nello stesso tempo di averscelto mercati che tra tutti gli altrihanno meno risentito della crisimondiale, come ad esempio il Me-dio Oriente, forse ha garantito nonsolo la possibilità di mantenere leproprie quote di mercato ma anchedi incrementarle».

Quali sono i nuovi sbocchi e lenuove rotte che possono incenti-vare ulteriormente l’export? «I settori su cui stiamo lavorando,attraverso l’azienda speciale Worldtrade center Genoa e Liguria In-ternational, sono la nautica el’agroalimentare, mentre quello sucui intendiamo puntare di più, in

prospettiva, è l’high tech. Nelcampo della nautica, abbiamo lapartecipazione costante di molteaziende sia alle manifestazioni fie-ristiche sia agli incontri businessto business, che rappresenta il va-lore aggiunto che gli imprenditoririchiedono maggiormente, come èemerso anche dal Salone nauticoappena concluso. Nel settore del-l’agroalimentare le nuove rottevanno oltreoceano, in particolare ilCanada è il paese che al momentooffre buone prospettive di mercatoper la nostra produzione alimen-tare, che si posiziona in fascia alta,di nicchia e di qualità: saremo alSial Toronto 2013 con un padi-glione Liguria e organizzeremo unincoming di buyer canadesi a TuttoFood 2013».

In Liguria c’è una forte inci-denza di imprese con a capo unimprenditore straniero. Quali lemotivazioni?«L’incidenza straniera sugli iscrittial registro imprese supera ormai il10 per cento. Sono prevalente-mente ditte individuali - 7500 -,che salgono a 11.500 se si consi-derano anche le società con almenoun socio o un amministratore stra-niero su un totale di quasi 80milaimprese iscritte. Sulla scelta di Ge-nova come destinazione di vita e dilavoro pesano la sua natura di città

La Liguria ha un’altissima presenza di imprenditori stranieri, merito della sua posizione costiera

e della relativa predisposizione agli scambi commerciali. Ma oggi la sfida è aprirsi ai nuovi

mercati, scegliendo quelli più dinamici. Il punto di Paolo Odone

Teresa Bellemo

Vocazione internazionale

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Paolo Odone

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portuale e la sua fama ancora per-sistente, soprattutto in America La-tina, di vertice del triangolo indu-striale del nord-ovest. C’è poi dadire che gli immigrati sudameri-cani, una volta insediati, tendonoad attirare i propri nuclei familiariche si specializzano nel campo deiservizi alla persona».

Quali provvedimenti mettere incampo per incentivare ancora dipiù la presenza di imprenditoristranieri?«Certamente è importante puntaresull’innovazione tecnologica, inmodo da favorire la qualità degliscambi. A questo proposito, l’Isti-tuto italiano di tecnologia, dovegià operano oltre 1.000 ricercatoriin gran parte stranieri, e il villaggiotecnologico che sta nascendo agliErzelli segnano la strada per il fu-turo, fatta di iniziative ad alto con-tenuto scientifico che puntino adattirare personale impegnato nellaricerca. A questo proposito pensoall’ultimo decreto del governo in-teso a incrementare le cosiddettestart-up innovative, che assegna

alle Camere di Commercio il com-pito di certificare proprio la sussi-stenza di questo status. Altro puntofondamentale è invertire il feno-meno della fuga dei cervelli».

Sul fronte dell’export mostra ilfianco in questo periodo il settoredell’agricoltura. Quali le motiva-zioni? E come far cambiare passo aquesto comparto?«Su questo settore stiamo inve-stendo molto, come sopra accen-nato. Certo la crisi internazionalesi ripercuote anche sul settore agri-colo, ma i segnali che abbiamo cidicono che non coinvolge i pro-dotti agroalimentari di qualità ecertificati, che racchiudono in sé lapotenziale risposta positiva all’at-tuale andamento dei mercati. Lestrategie di ripresa puntano pro-prio sulla qualità e sulla filieracorta: in un’ottica di lungo periododiventa decisivo riappropriarci delnostro mercato agricolo e investirein azioni di valorizzazione dei pro-dotti autoctoni di nicchia, per tro-vare nuovi sbocchi per le nostreproduzioni».

Paolo Odone, presidente della Camera di Commercio

L’agroalimentaredi qualità èla risposta positivaall’attuale andamentodei mercati

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MERCATI ESTERI

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Èl’internazionalizzazione ilmantra per la ripresa eco-nomica. Le motivazionisono molte. Prima fra

tutte, la stagnazione del mercato in-terno dovuta alla perdita del potered’acquisto delle famiglie e a un’eco-nomia ancora molto ferma. Nel frat-tempo molti mercati esterisembrano mostrare maggiore dina-micità, per via di nuove fasce socialiche si affacciano al benessere o per-ché hanno saputo rispondere meglioalla crisi. Molte aziende italiane e li-guri stanno, dunque, provando afare il grande salto nel mercato glo-bale ma, nonostante sulla carta possasembrare profittevole, le difficoltà ri-mangono molte. Se si pensa che iltessuto produttivo ligure difficil-mente supera la dimensione dellamicro e della piccola impresa, sicomprende come queste dinamichenon siano certamente di facile ado-zione per gli imprenditori della re-gione. A questo serve quindi LiguriaInternational, una società che aiutale pmi a internazionalizzare il pro-

prio business e favorisce la promo-zione delle aziende per cercare ditrovare degli sbocchi su nuovi mer-cati. Ne parla con il presidente,Franco Aprile.

Come opera l’ente?«Il decreto “salva Italia” ha ripristi-nato l’Ice, precedentemente abolito,e prevede una sempre maggior inte-

grazione tra Regione e Camera diCommercio. L’obiettivo è che tuttele progettualità regionali venganoraccolte da un unico strumento chedi fatto diventa un’unica e coerenteporta d’uscita. La porta d’ingressoper l’internazionalizzazione viene in-vece individuata nelle ambasciate,dotate però di braccia commerciali,

Uscire dai confini nazionali per ritornare a vedere i propri bilanci in

attivo. Sembra questa una delle poche ricette sicure per la ripresa

economica. Ad aiutare le imprese liguri c’è Liguria International

Teresa Bellemo

Al fianco delle pmiper incrementarel’export

Franco Aprile, presidente di Liguria International

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Franco Aprile

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che sono gli uffici Ice. Da pochigiorni Enit e Ice hanno trovato unaccordo per far sì che anche il turi-smo sia seguito da quest’ultimo; inquesto modo tutte le attività econo-miche a livello di internazionalizza-zione verranno gestite da un unicosoggetto. Ormai per tutti deve valerela regola che per ogni risorsa spesa sidevono portare dei risultati, èl’unico modo per dimostrare la pro-pria utilità in periodo di tagli».

Di cosa hanno bisogno leaziende liguri dal punto di vistadell’internazionalizzazione?«Le aziende regionali hanno bisognodi tutto ma, soprattutto, di un sup-porto solido poiché sono molto pic-cole e fragili. Da dati di diUnioncamere solo 40 delle 143milaaziende censite in Liguria raggiun-gono la dimensione media. LiguriaInternational, grazie alla sua attivitàe alle relazioni business to business,offre alle aziende occasioni di incon-tro, mettendo insieme domanda eofferta. Inoltre, fornisce la primacarta d’identità a chi vuole operare

all’estero e supporta sia a livello divendita che legale: è importantis-simo infatti conoscere il diritto delPaese in cui si vuole porre una pro-pria base economica. Dal punto divista finanziario è Sace la garanziadei crediti che dà la possibilità di ac-cedere ai finanziamenti ed eroga ri-sorse specifiche».

Nel II trimestre 2012 la Liguria,in miglioramento rispetto il 2011,ha segnato +16,7 per cento di ex-port. Cosa è cambiato e come con-tinuare il trend?«Quello che sta cambiando è forse lapercezione: è necessario rivolgerel’attenzione ai mercati esteri. Il no-stro campione quest’anno è compo-sto da più di 400 nuove aziende chesi relazioneranno con l’estero. Do-potutto chi fa l’imprenditore devenecessariamente mettersi in gioco.Da questo punto di vista Liguria In-ternational mette a disposizione unaserie di servizi volti a semplificare lavita delle aziende, una specie di pac-chetto già preconfezionato e di qua-lità. La prima domanda che ci viene

posta è di vendere i loro prodotti. Aquesto proposito recentemente ab-biamo messo in relazione più di 80aziende liguri del settore agroali-mentare con buyer tedeschi. Ma cioccupiamo anche di altre filiere,come la nautica. Qui abbiamosvolto un’azione importante di inco-ming, facendo incontrare 52 opera-tori esteri con 74 aziende nazionaliper un totale di 600 incontri d’affari.Non lavoriamo soltanto con i mer-cati esteri, ma facciamo anche venirequi le aziende che sono intenzionatea scoprire l’Italia. È un’azione che vasu un duplice fronte».

Genova è un porto molto im-portante. Come incentivare di piùquesto settore?«Il porto storicamente è l’industriaprincipe ed è fondamentale per lastoria della nostra città. Un dia-logo costruttivo in merito al dise-gno di legge sulla riforma portualein modo da fermare un po’ del get-tito nelle nostre strutture portualigiocherebbe di sicuro a favore dellanostra regione. Questo perché l’at- � �

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tività portuale è in crescita soprat-tutto a livello crocieristico e stadando forti ritorni anche in ter-mini di turismo e di presenze sulterritorio: se sommiamo i 700miladi Genova e gli 800mila di Savonasono un milione e mezzo i crocie-risti che ogni anno passano per laLiguria. Dal punto di vista mer-cantile, è in corso il dragaggio delporto di Genova, in questo modole porta-container più moderne edi cabotaggio più ampio potrannoarrivare anche qui. Servono, però,le infrastrutture, se non elimi-niamo l’isolamento di cui sof-friamo ormai da anni i lavori e leriforme dei porti saranno vane. Senon riusciamo a smistare le merciche arrivano a Genova perché nonabbiamo una logistica efficiente èovvio che i porti del nord Europaavranno sempre la meglio».

Quali i Paesi e i settori su cuipuntare per favorire internaziona-lizzazione e export?«Sicuramente l’agroalimentare, unmercato molto importante sia a li-vello regionale che nazionale.L’anno scorso ha prodotto 400 mi-liardi di euro nell’export e, per laprima volta, ha superato anche isettori dell’auto e della compo-nentistica. È certamente complicela crisi del mercato dell’auto, peròil dato è in crescita costante e di-mostra che sta diventando un set-

tore fondamentale. Poi c’è la nau-tica, una filiera molto importanteper la Liguria, anche perché il 50per cento dei posti barca attrezzatid’Italia è nella nostra regione. Perquanto riguarda l’high-tech stiamolavorando con il Ght per presen-tare missioni internazionali verso imercati Bric. Cerchiamo, dunque,di cogliere tutte le occasioni cheabbaiamo per attrarre investimentinella nostra regione e per far sì chele nostre aziende recuperino queifatturati che non riescono a farenel mercato interno. Chi ci riescemantiene alto il livello occupazio-nale e fa anche dell’utile».

La Regione Liguria ha siglato dapoco un accordo con il Cnr per lapartecipazione a progetti di ri-cerca europei. Cosa può portarealle aziende liguri questo accordo?«Noi dobbiamo recuperare ungrosso deficit in questo Paese, dob-biamo certamente confidare chequesto quadro economico ritorni aessere positivo, ma le gambe su cuipoggiano la produttività e lo svi-luppo futuro sono ricerca, innova-zione e internazionalizzazione. Amio parere tutte le azioni utili a met-tere in rete le esperienze e ad aiutarele aziende è l’unica via per trovare unantidoto alla crisi».

MERCATI ESTERI

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36 • DOSSIER • LIGURIA 2012

LIBERALISMO

“Società Libera” èun’associazione cul-turale tesa allo stu-dio e alla promo-

zione del liberalismo. L’annualerapporto sul processo di liberaliz-zazione della società italiana e lamarcia internazionale per la pacecostituiscono due delle sue princi-pali iniziative. Il direttore VincenzoOlita fa il punto sullo stato di sa-lute del liberalismo in Italia.

Qual è l’attuale situazione delnostro Paese?«Pessimo, perché se nel recentepassato c’è stata un’ubriacatura,quasi un abuso del termine libera-lismo, oggi invece si addossa a que-sta parte culturale responsabilitàche, in realtà, non ha. Negli anniscorsi, tutti si sono dichiarati libe-rali: D’Alema si è dichiarato un li-berale di sinistra; si è, inoltre, par-lato a lungo della rivoluzioneliberale che doveva avvenire a de-stra. Liberalismo è una paroladolce e suadente che significa tuttoe nulla, perciò tutti si sono riversatia capofitto su questo termine che èdiventato, di fatto, un’etichetta.Con la crisi internazionale, questatendenza si è attenuata. Al mer-cato, ai liberali, alla libera concor-renza, sono state attribuite colpeche non avevano. Non si tratta di

difendere a spada tratta il liberali-smo o il mercato, ma ci sono colpeevidenti della politica, non soloitaliana, che non ha saputo dareregole e certezze, e il mercato si ètrasformato in un non-mercato. Ilproblema, quindi, non è il libera-lismo, è che la politica si occupa ditutto in maniera spropositata,mentre dovrebbe concentrarsi supochi aspetti, stabilendo poche re-gole condivise».

Su quali temi si giocherà il futurodel liberalismo in Italia e non solo?«Il liberalismo andrebbe innanzi-tutto ridefinito. Società Libera ri-tiene che il liberalismo si basi es-senzialmente sul concetto dellacentralità della persona e della suaresponsabilità individuale. A ciò siricollega anche il tema dell’etica in-dividuale. Di fronte all’abusoodierno di questi termini, occorreriscoprire concetti quali responsa-bilità individuale, partecipazione atutti i livelli e cittadinanza. Viviamoin una società massificata, che soffrela mancanza di un’informazione se-ria e consapevole da parte dei mezzidi comunicazione, presupposto fon-damentale per una piena partecipa-zione. Oggi non è più sufficientelegare il concetto di cittadinanzaalla sola possibilità di voto alle urne;bisogna allargare la sfera della par-

tecipazione, anche, per esempio, at-traverso lo strumento referendario.Serve, inoltre, riportare la politicanel suo ambito. È preoccupante ilproblema della classe dirigente inItalia, di governance in generale: iltasso di credibilità si è molto ab-bassato. Del resto, io che ero in di-saccordo con la Prima Repubblicanon posso comunque fare a menodi riconoscere che, sotto il profilodella formazione politica, c’è un gapsostanziale rispetto alla Seconda Re-pubblica. Il fulcro resta comunquequello della libertà. Si pensi alla si-tuazione della libertà individuale inalcune aree del Mezzogiorno».

Contesti in cui la libertà dell’in-dividuo viene messa a dura provadalla criminalità organizzata.«Lo Stato ha perso in alcuni casi ilcontrollo del territorio, ad esempioin alcune aree della Campania e

Responsabilità, etica, cittadinanza. Temi centrali attorno ai quali andrebbe

ridefinito il liberalismo secondo Vincenzo Olita. Il direttore di Società Libera

annuncia la presentazione di un manifesto contro la criminalità

Francesca Druidi

Meno Stato, più partecipazione

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Vincenzo Olita

Nella pagina precedente,

Vincenzo Olita, direttore

dell’associazione

Società Libera

Come in ambito economico,anche nel contrasto al crimineorganizzato la ricetta è meno Stato,con poche regole che consentanogrande efficacia

della Calabria. Diventa difficile in-vocare crescita e sviluppo quandomancano i presupposti di base. Daqui poi inevitabilmente ci si ricol-lega anche al discorso economico,ai motivi per cui le imprese stra-niere non vengono a investire e alledifficoltà degli imprenditori nelMeridione».

Come si potrebbero applicare iprincipi liberali per inseguire cre-scita e benessere?«Ritengo che occorra andare con-trocorrente rispetto a quanto si stafacendo. La ricetta è sempre lastessa: meno Stato, in particolareuno Stato che eserciti poche diret-trici di governance e non entri nelmerito della quotidianità dei citta-

dini. Se non immettiamo impor-tanti flussi di libertà individuale,non arriveremo alla crescita eco-nomica. Purtroppo, più il tempopassa e più si diffonde l’idea che c’èbisogno comunque e dovunquedell’intervento dello Stato. La si-tuazione in alcune zone del Paese è,invece, proprio da addebitare allasua onnipresenza. È in pro-gramma, a ottobre, a Salerno ilconvegno “Stato e criminalità”dove presenteremo un manifestoliberale sulla criminalità».

Quali i punti salienti?«La responsabilità dello Stato sulversante del crimine organizzato èpesante. Non è un problema di or-ganico: considerando il rapporto

numerico tra cittadini e presenzadelle forze di polizia, l’Italia è infattial primo posto nel mondo occi-dentale. Il nodo critico è che non sipuò contrastare in maniera radicaleil crimine organizzato solo con l’at-tività repressiva. Come in ambitoeconomico, la ricetta è meno Stato,con poche regole che consentanogrande efficacia; nel contrasto alcrimine organizzato auspichiamoun diverso ruolo dello Stato, ca-pace di affiancare alla necessaria re-pressione quotidiana un impegnoserrato sul fronte dello sviluppoeconomico e una vera e propria ri-voluzione culturale. Senza questainterconnessione, in Italia la lotta alcrimine è persa».

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NAUTICA

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Si è chiusa da pochigiorni la 52esima edi-zione del Salone Nau-tico di Genova

all’insegna di un moderato ot-timismo «e della volontà di in-traprendere un percorso dicambiamento profondo che ri-sponda con efficacia alle esi-genze di un mercatoradicalmente mutato nel giro di

pochi anni». Novecento gli espositori pre-senti, 1.400 le imbarcazioniesposte su 4 padiglioni, 2 ma-rine e ampi spazi all’aperto. Nu-meri che testimoniamo come lakermesse genovese continui aessere punto di riferimentodella nautica internazionale. Unbilancio soddisfacente, dunque,al di là dell’inevitabile contra-

zione dei numeri che si rifletteanche sul totale delle presenze:176.280 a cui si aggiungono4.000 bambini fino a 10 anni.«La presenza a Genova di 900espositori – commenta il presi-dente di Ucina Anton France-sco Albertoni – testimonia chegli imprenditori della nauticanon vogliono rinunciare a que-sto importante appuntamento.

Il settore nautico avrà risposte a breve. Lo assicura il ministro allo Sviluppo economico Corrado Passera

a colloquio con il presidente di Ucina, Anton Francesco Albertoni, il quale invita a cambiare rotta e attende

una revisione del redditometro, oggi penalizzante per le imprese del comparto

di Renata Gualtieri

Sull’onda del cambiamento

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Il bilancio del Salone Nautico

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Il fatto che, nonostante il diffi-cile momento in cui versa ilcomparto, abbiano voluto es-sere qui, se da un lato ci segnalala loro fiducia nella manifesta-zione, dall’altro ci impone di ri-pensare il prossimo Salone inuna formula che sia più vicinaalle loro esigenze». C’è da registrare comunque uncalo del 22 per cento dei visita-tori rispetto all’anno passato edi fronte a questi numeri il pre-sidente di Ucina dichiara cheun Salone così non ha più sensoe di aver preso l’impegno di ar-rivare all’edizione numero 53«con soluzioni che invoglino gliespositori a confermare la loropresenza e intendo tener fede aquesta promessa. Infine, nonposso che esprimere soddisfa-zione per il costruttivo con-fronto con l’Esecutivo, ottenutoin seguito all’appello rivolto alpremier Monti e alle iniziativeche Ucina ha condotto nellagiornate inaugurale per espri-mere lo stato di prostrazione delsettore. Auspico ora che si pos-sano avere presto riscontri con-creti».Grande interesse ha suscitato lapresentazione del rapporto “Lanautica in cifre. Analisi del mer-

cato per l’anno 2011”, a curadell’ufficio studi di Ucina incollaborazione con il Diparti-mento di Economia dell’Uni-versità di Genova. Lo studio haevidenziato i principali risultaticonseguiti dal comparto nau-tico, tra i quali il livello di fat-turato e le quote di produzionee di occupazione. Il fatturatoglobale del 2011, che ammontaa 3,42 miliardi di euro ha regi-strato una crescita dell’1,93 percento rispetto al 2010. Perquanto riguarda il settore dellacantieristica, il fatturato ha rag-giunto la quota di 2,05 miliardidi euro, con relativa crescita ri-spetto al 2010 del 2,04 percento. La nautica italiana ha,inoltre, riconfermato la fortevocazione all’export, aumentatodel 19 per cento rispetto al2010, raggiungendo il 67 percento del fatturato globale delcomparto, percentuale che saleal 79 per cento per il segmentodella cantieristica. Il valorecomplessivo dell’export nel2011 è stato di 1,92 miliardi dieuro. Nonostante la crisi, l’industrianautica italiana rimane la piùimportante al mondo insieme aquella degli Usa, con un chiaro

dominio nel settore dei supe-ryacht, che hanno rappresentatiil 44 per cento degli ordini. Lestime per il 2012 indicano peròuna contrazione del fatturatoglobale compresa in una forbicetra il -15 per cento e il -25 percento. Soddisfatto Anton FrancescoAlbertoni per l’incontro avve-nuto con il ministro per lo Svi-luppo economico CorradoPassera in Prefettura a Genova,dove il ministro ha risposto allarichiesta di attenzione da partedel settore. «È stata una gior-nata estremamente positiva, ab-biamo lavorato a tavolo testa atesta per circa due ore. Questo èun passo avanti perché il mini-stro ha dimostrato una capacitàanche tecnica di approfondi-mento estremamente impor-tante. Penso che da questoincontro si possa costruire unpercorso per la ripresa del com-parto». Entro la fine della legi-slatura il settore nautico avràdunque le risposte che cerca datempo. Da Ucina sono arrivatesette proposte. Tra queste, unariguarda la revisione dei para-metri per il redditometro cheattualmente penalizzano la nau-tica rispetto ad altri settori .

A sinistra,

il presidente di Ucina,

Anton Francesco

Albertoni

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46 • DOSSIER • LIGURIA 2012

NAUTICA

Dal 1998 la flottaitaliana è più cheraddoppiata eoggi è pari a

quasi 19 milioni di tonnellatedi stazza lorda, dà occupa-zione a 80.000 addetti direttie a 110.000 nell’indotto; indieci anni sono stati investiti37 miliardi di euro in Italia eall’estero. «La nostra flotta ègiovane – commenta il presi-dente di Confitarma Paolod’Amico – e si pone ai primiposti nella graduatoria delleprincipali flotte mondiali».

La generale situazione dicrisi mondiale come si riper-cuote sui comparti marittimie quali segnali preoccupantiarrivano dal settore?«Il rallentamento del commer-cio mondiale e l’eccesso di of-ferta rispetto ai carichi datrasportare comportano noli alivelli bassissimi, tanto che sumolte rotte non si riescono acoprire neanche i costi di ge-stione. Inoltre, siamo preoccu-pati per la non adeguata difesadegli armatori italiani presentisulle rotte tra porti nazionali,il cosiddetto cabotaggio, chedovrebbe essere aperto solo aoperatori “genuinamente” co-

munitari. In realtà, assistiamoall’ingresso di vettori extraco-munitari che, attraverso lasemplice immatricolazionedelle loro navi in paesi del-l’Unione europea, usufrui-scono di condizioni piùvantaggiose dando luogo auna finzione sullo status della“genuinità comunitaria”».

Quali temi sono stati af-frontati nel corso dell’assem-blea del 4 ottobre e qualisono gli spunti più interes-santi emersi?«L’assemblea di Confitarma èl’appuntamento annuale perfare il punto sui principaliproblemi del settore marit-timo italiano, spaziando dal-l’andamento dei mercatiinternazionali all’evoluzionedella flotta mondiale, dalla si-tuazione della flotta italianaalla sicurezza e all’ambiente.Quest’anno abbiamo concen-trato l’attenzione sul grave fe-nomeno della pirateria esull’esigenza di poter dare anavi ed equipaggi italiani chenavigano in aree a rischio unaprotezione adeguata. Siamo,infatti, in attesa dell’emana-zione del decreto attuativodella legge 130 per consentire

l’impiego di team privati ar-mati a bordo delle navi ita-liane quando non sianodisponibili o non sia possibileimbarcare i Nuclei militari diprotezione. Un altro aspettoper noi molto importante èquello dell’efficienza buro-cratica. Vorremmo poter con-tare su un’Amministrazionededicata alle numerose ecomplesse tematiche del set-tore marittimo, in grado diinterfacciarsi in maniera alta-mente qualificata con ilmondo produttivo. Chie-diamo un ministero del mareo almeno che venga ripristi-nato un dipartimento per itrasporti marittimi».

Nonostante l’avversa con-giuntura economica, gli ar-matori italiani hannodimostrato di saper compe-tere e di continuare a svilup-pare la flotta. Come sonoriusciti in questo intento?«Lo abbiamo potuto fare gra-zie a quello straordinariostrumento di crescita che è ilRegistro internazionale, cheda più di 11 anni ha resti-tuito alla flotta italiana lacompetitività necessaria percompetere con l’agguerrita

«Occorre modificare rapidamente, con semplici provvedimenti amministrativi, quelle norme

obsolete che frenano l’operatività e la competitività delle aziende marittime italiane».

Il ritratto del settore arriva dal presidente di Confitarma Paolo d’Amico

di Renata Gualtieri

La forza del comparto marittimo

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Paolo d’Amico

concorrenza sui mari delmondo. Il Registro interna-zionale è il perno di un com-plesso e delicato sistema diregole e procedure che perfunzionare deve essere preser-vato nella sua interezza. Puòancora essere migliorato acosto zero, attraverso l’am-modernamento e la semplifi-cazione delle norme e delleprocedure che regolano il no-stro settore, dall’iscrizione ecancellazione delle navi al ri-lascio e rinnovo dei certificatidi sicurezza radio, dalle ispe-zioni di security all’estero alladistribuzione e compilazionedei libri di bordo, visite tec-nico-sanitarie e dotazioni dimedicinali».

Ritiene necessario un am-modernamento del com-plesso sistema di regole cheregola il settore e da dove oc-

corre partire?«Innanzitutto, occorre coinvol-gere la macchina amministra-tiva statale, ad esempioattraverso l’informatizzazionedelle sue procedure. Occorrepoi modificate rapidamentecon semplici provvedimentiamministrativi quelle normeobsolete che frenano l’operati-vità e competitività delleaziende marittime italiane. Ri-badisco che si tratta di inter-venti a costo zero per l’Erario,più volte segnalati all’ammini-strazione e contenuti in alcunidisegni di legge da tempo gia-centi in Parlamento».

Quali le problematiche chenecessitano d’attenzione intema d’ambiente e sicurezza?«L’armamento italiano è dasempre molto attento alla sal-vaguardia dell’ambiente ma-rino e risponde alle numerose e

severe normative nazionali e in-ternazionali in materia. Delresto è noto che il trasporto viamare è la modalità più rispet-tosa dell’ambiente. Attual-mente, la problematica che piùci preoccupa e per la quale au-spichiamo una rapida solu-zione è quella relativa alladisposizione che impone allenavi passeggeri in servizio dilinea di utilizzare combustibilea basso tenore di zolfo nellaZona di protezione ecologica,praticamente tutti i collega-menti tra il continente e le isolemaggiori, Sicilia e Sardegna.Purtroppo, tale prodotto è didifficile reperimento nei nostriporti nei quantitativi richiestidal mercato. Pertanto vor-remmo che, in caso di compro-vata carenza, l’amministrazionenon addebitasse responsabilitàagli armatori».

Paolo d’Amico,

presidente della

Confederazione Italiana

Armatori

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LIGURIA 2012 • DOSSIER • 49

FOCUSGENOVA

Fatica Genova, come il restodel Paese, a risollevarsi dalla crisiin atto. È però forte il tentativodi intraprendere una traiettoriadi crescita più consapevole, dove lo slancio all’innovazione tecnologica si unisce all’attenzione per l’ambiente

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La sfiducia nei con-fronti della classe di-rigente. La crisi eco-nomica generalizzata.

Appena eletto, la scorsa prima-vera, il sindaco di GenovaMarco Doria aveva chiara-mente indicato le sfide che oggiun amministratore della cosapubblica deve affrontare. «Di-mostrare che si può fare politicain modo serio e onesto, nondemagogico» è l’imperativo delprimo cittadino che, nel tenta-tivo di far quadrare il bilanciodel Comune, progetta una tra-iettoria di sviluppo per la città.

Quali sono le priorità sullequali sta lavorando?«Il primo obiettivo è affrontarel’emergenza attuale seguendodei comportamenti improntatialla massima correttezza, tra-

sparenza e linearità, in mododa provare a restituire alla po-polazione la fiducia nelle istitu-zioni pubbliche. Il secondopunto è la razionalizzazionedella spesa del Comune nell’ot-tica di un suo contenimento edi una sua qualificazione. Altrapriorità sulla quale ci stiamoconcentrando è la questioneambientale. Con i finanzia-menti del governo e della Re-gione, occorre realizzare quei la-vori di messa in sicurezza deirivi e dei torrenti che hannocreato danni incredibili con leesondazioni: non certo una fa-talità, ma una tragica realtà».

Quali i fronti specifici diazione in questo ambito?«La priorità è la difesa degliaspetti più fragili del territorio.Serve ottenere tutti i fondi di-

sponibili per questa tipologia dilavori, completando in tempirapidi le opere necessarie pursapendo che si tratta soltantodi una parte degli interventi ri-chiesti per la piena messa in si-curezza della città. Serve insi-stere sulla manutenzioneordinaria dei letti dei rivi, sul-l’azione di sensibilizzazione deicittadini, in modo che ci sia lapiena consapevolezza del ri-schio, e sull’affinamento dei si-stemi di prevenzione in caso dicalamità».

Lavoro e prospettive econo-miche identificano altre sueparole d’ordine.«Non può mancare l’attenzioneai grandi problemi dell’econo-mia della città: da un lato, sideve affrontare una serie di crisiaziendali che la congiuntura ne-

Economia marittima, industria, hi-tech, turismo.Senza trascurare le infrastrutture e la sostenibilità, grazie anche al progetto Smart City. Il futuro di Genova, per il sindaco Marco Doria, passa da una pluralità di direttriciFrancesca Druidi

UN NUOVO MODELLOSOTTO LA LANTERNA

SOCI72Numero di soggetti aderenti all’AssociazioneGenova Smart City, che mira a coinvolgerericerca, imprese, istituzioni, finanza e cittadini

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxMarco Doria

LIGURIA 2012 • DOSSIER • 51

gativa pone continuamente inprimo piano, casi rispetto aiquali il Comune ha le armi unpo’ spuntate; dall’altro, ci sonooccasioni positive di sviluppoda implementare, opere e pro-getti di investimento da perse-guire. Innanzitutto, il polo tec-nologico di Erzelli. Importanteè la buona riuscita di questaoperazione che vede coinvoltele imprese private, protagonistedella costruzione degli edifici; leimprese che già si sono instal-late o che a breve si installe-ranno; l’Università degli studidi Genova e il Comune stesso,regista del lavoro di riassetto ur-banistico previsto. È un impe-gno che vede convergere piùsoggetti e il Comune deve sapersvolgere la sua parte».

Situazioni critiche come

quelle dell’Ilva di Corniglianoe di Ansaldo mettono in seriopericolo il comparto indu-striale nel capoluogo ligure. «Sono due casi diversi. IlGruppo Finmeccanica, perquanto riguarda Genova, ha de-ciso di vendere le proprie par-tecipazioni di Ansaldo Energia,che è una realtà sana, con i bi-lanci in attivo, ricca di profes-sionalità e capace di esportare. Ilnodo diventa allora: a chi ven-dere? E come amministratorelocale, d’intesa con il tessutoeconomico genovese, ho rite-nuto e ritengo tuttora che ven-dere a operatori italiani sia lascelta migliore da intrapren-dere. Non ci deve essere un di-simpegno italiano da questosettore della produzione dimacchinari per l’energia. Ilva è

un caso diverso. Si tratta di unostabilimento molto importanteper Genova, che dipende nelsuo ciclo produttivo dal mate-riale che viene prodotto a Ta-ranto. La realtà dell’Ilva di Ge-nova si lega, dunque, alle sortidi Taranto: è una questione checi riguarda da vicino ma sullaquale non possiamo agire di-rettamente, se non dicendocome, a nostro giudizio, do-vrebbe essere affrontata, ossiaevitando di contrapporre il di-ritto alla salute al diritto al la-voro. Scegliere seccamente unoo l’altro aspetto sarebbe total-mente sbagliato: bisogna con-ciliare entrambi perché èl’unico modo per dare una pro-spettiva a una grande realtà pro-duttiva come l’Iva, strategicaper l’industria nazionale».

MERCI4,4mln

Tonnellate di merci movimentate nel porto di Genova nel mese di agosto

Sopra,

Il sindaco di Genova

Marco Doria

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Come si profila il futuro diGenova sotto il profilo eco-nomico e produttivo? Suquali settori puntare?«Genova nel suo futuro deveessere una città dall’economiadiversificata, in cui un settorenon schiaccia gli altri. Non cideve essere una vocazione uni-direzionale. C’è il porto e l’eco-nomia marittima; c’è un’indu-stria da difendere, anche inottica nazionale, un’industriache si sposta sempre più versotecnologie di livello medio-altoe produzioni tecnologicamenteavanzate. C’è l’economia del turismo e della cultura: inquesto senso, la città ha com-piuto progressi significativi.Occorre puntare su una plura-lità di settori».

Quale dimensione assume

il progetto smart city?«Smart city potrà acquisire unruolo ancor più rilevante nelmomento in cui riuscirà a tra-dursi non solo in alcuni pro-getti di finanziamento, di in-novazione tecnologica erisparmio energetico un po’ set-toriali - che pure sono moltoimportanti e si stanno concre-tizzando - ma in una consape-volezza diffusa. Una città orien-tata alla tecnologia e allasostenibilità ambientale deve es-sere un’idea condivisa dai citta-dini e non solo un progetto in-teressante per un gruppoimportante ma ristretto di ad-detti ai lavori».

Il nodo della Gronda restacentrale, tra favorevoli e con-trari. Dove porterà questaspaccatura?

«Ritengo che il futuro della cittàsia legato anche al migliora-mento e al rinnovamento del suo sistema di infrastrut-ture. Sono assolutamente favo-revole a realizzazioni in corso,come il Terzo valico ferroviarioe il potenziamento sia del co-siddetto nodo ferroviario di Ge-nova che di strade per autovei-coli. Completando questiinterventi, non penso chel’opera Gronda sia così essen-ziale. Si tratta di un’opera che,a oggi, non ha superato la valu-tazione di impatto ambientale.Ed è comunque sbagliato pen-sare che il destino di Genovapossa essere risolto da un’operache non sappiamo ancora se su-pererà la Via e che - se realizzata- sarà terminata nel prossimodecennio».

FOCUS GENOVA

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LIGURIA 2012 • DOSSIER • 53

Francesco Fanti

13,9%PORTOAumento percentuale del movimento container (pieni+vuoti)registrato nel Porto di Genova nel primo semestre 2012 rispetto a quello del 2011

Giovanni Calvini

PORTO E HIGH TECHROTTA PER LA RIPRESAOccorre uscire dalla logica che vuole il declino ineluttabile e operare un incisivocambio di passo. L’Assemblea annuale di Confindustria Genova ha provato a fareil punto della situazione sugli scenari di crescita del capoluogo ligureLeonardo Testi

“Verso unmondo nuo-vo”. È statoil titolo del-

l’assemblea pubblica annualedegli imprenditori genovesi,tenutasi il primo ottobre scor-so, ma soprattutto è lo sloganche efficacemente identifica lospirito con cui l’associazioneconfindustriale territoriale,guidata da Giovanni Calvini,intende solcare le acque agitatedalla crisi. Genova vive oggiuna fase di grande incertezza,dove oltre agli effetti della ne-gativa congiuntura interna-zionale e nazionale, pesanoelementi che appartengonoalla struttura socio-economi-ca della città, come il calo de-mografico - dal 1971 al 2011,Genova ha perso 207mila abi-

tanti, il 19 per cento - e i suoivincoli territoriali e infra-strutturali. Molti sono i nodida sciogliere per quanto ri-guarda il destino del capoluo-go ligure: dalla costruzionedel polo tecnologico di Erzel-li alla pianificazione urbani-stica comunale e portuale,dall’approvazione del proget-to della Gronda autostradale,che tante polemiche ha susci-tato, ai casi Ilva e AnsaldoEnergia, fino al percorso ver-so la realizzazione della Smartcity. «Per evitare una spirale ne-fasta sulla consistenza delleeconomie destinate alla po-polazione residente e sui ser-vizi pubblici a essa destinati –ha dichiarato Giovanni Calvini– Genova ha l’obbligo di co-struire condizioni di attrattività

tali da generare saldi migratoripositivi e identificabili, sia intermini quantitativi che qua-litativi».Tecnologia e portualità sonoi temi su cui occorre far levaper guardare alla ripresa. Perquanto riguarda il porto, nelprimo semestre del 2012 loscalo di Genova ha fatto re-gistrare un aumento del mo-vimento container del 13,9per cento rispetto al primo tri-mestre del 2011. La città,come ha evidenziato il leaderdegli industriali genovesi, «hatutte le caratteristiche per di-ventare un laboratorio di in-novazione, capace di esporta-re nel mondo soluzioni e mo-delli organizzativi». Basti pen-sare all’Istituto italiano di tec-nologia e ai progetti sulle

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smart city, «esperienze di suc-cesso, riconosciute come talidall’Ue, che aprono la stradaa una forte collaborazione traimprese, istituti di ricerca eamministrazioni locali, perutilizzare la tecnologia al finedi migliorare le condizioni divita nelle città, aumentando-ne al contempo la sostenibili-tà ambientale». Una città della tecnologia,Genova, dove l’industria con-tinua a rappresentare una del-le risorse strategiche per l’av-venire produttivo della città,soprattutto in chiave export.La prospettiva è allora quella diimplementare un’industria dispecializzazione, tecnologica-mente evoluta e compatibile

con le altre funzioni sociali.Presente al convegno degli in-dustriali, il presidente dellaRegione Claudio Burlando hasottolineato l’importanza cheuna realtà industriale comeAnsaldo Energia resti italiana;una valutazione espressa anchedal presidente di ConfindustriaSquinzi e dal sindaco di Ge-nova Marco Doria. Burlandosi è espresso a favore dell’in-gresso del Fondo strategicoitaliano nell’operazione di ac-quisto di Ansaldo Energia.«Quello che è certo – ha ri-marcato Burlando – è che ilFondo strategico italiano nonfa operazioni finanziarie, macompra per sostenere un pro-getto industriale di sviluppo e

di crescita. C’è, invece, il ri-schio che l’eventuale acquistodi Siemens sia più per razio-nalizzare e per togliere unconcorrente». Il governatoreBurlando si è, inoltre, soffer-mato sul tema della portuali-tà. «Rinunciare a un po’ di fi-scalità sui porti non vuol direper il Governo Monti perderesoldi, ma crescere. Dimi-nuendo il peso del fisco, Ge-nova se lo fa da sola il piano re-golatore portuale e alla fine laraddoppia la fiscalità. Se ilgoverno dopo aver fattoun’azione di risanamento im-portante coglie i segnali delPaese e aiuta le comunità localia incrociare la crescita, il Pae-se esce dalla crisi».

FOCUS GENOVA

SMART CITY6mln

Ammontare di risorse che Genova riceverà dalla Commissioneeuropea per i 3 progetti selezionati nell’ambito del bando“Smart cities and communities 2011”

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In un quadro nazionale eregionale piuttosto cri-tico - in Liguria i falli-menti delle imprese edili

sono aumentati nel I trimestre2012 dell’8 per cento rispettoallo stesso periodo del 2011 -l’edilizia continua a soffrire aGenova, sia nel settore pub-blico che dell’edilizia privata. Ilblocco del credito, i ritardatipagamenti della Pa e la dimi-nuzione degli investimentisono le note più gravi. Proble-matiche che il neo presidentedi Ance Genova Assedil (oltre1.900 le imprese rappresen-tate), Federico Garaventa, èchiamato ad affrontare.

Quali sono i suoi obiet-tivi a breve e a più lungo termine?«A breve termine, è critico il

presidio del confronto con tuttigli interlocutori del sistemaproduttivo, al fine di contri-buire a salvaguardare le nostrecapacità produttive nel pro-fondo della crisi. Il momento èdrammatico e tale consapevo-lezza deve riflettersi nell’azioneassociativa. Più a lungo ter-mine, è fondamentale il com-pito di divulgare una correttaimmagine delle aziende del set-tore e degli imprenditori qualiattuatori del cambiamento. Setutto fosse perfetto, non ci sa-rebbe bisogno di modificarenulla e forse non servirebbero icostruttori. Se, invece, qualcosava cambiato, quest’esigenzanon può che riflettersi sul ter-ritorio nel quale viviamo e tragli attuatori del cambiamentovi saranno le imprese di costru-

zione. Le nostre aziende sono leprotagoniste del cambiamento,sempre in prima linea. Inoltre,Assedil Ance Genova ha il com-pito di promuovere un con-fronto critico e costruttivo “tra”e “sulle” imprese associate, stimolando progressi sul frontedella formazione e della crescitadegli imprenditori stessi, affinché siano sempre all’altez-za delle sfide che devono affrontare».

I ritardati pagamenti daparte della Pa (in regione lamedia di attesa è di 16 mesi)incidono negativamente sul-l’equilibrio finanziario delleimprese del comparto. Comeuscire dall’impasse?«Il ritardo dei pagamenti sta di-struggendo il sistema produt-tivo del Paese. È un prezzo de-

In cinque anni l’edilizia ha perso oltre un quarto degli investimenti. Genova non sfugge al trend negativo. Il presidente dei costruttori genovesi, FedericoGaraventa, sollecita interventi più incisivi, invitando i costruttori a essere «attuatori del cambiamento»Francesca Druidi

OCCORRE FAR RIPARTIREGLI INVESTIMENTI

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxFederico Garaventa

LIGURIA 2012 • DOSSIER • 57

cisamente alto per rimettere iconti in ordine e non può chetrattarsi di una fase di transi-zione, che auspichiamo breve,per raggiungere un equilibrio apartire dal quale gli investi-menti pubblici dovranno ri-prendere. E riprendere con au-mentata intensità. Un paese di60 milioni di abitanti non puòprescindere dall’investimentopubblico in opere e infrastrut-ture. Non dimentichiamoci,inoltre, che il contribuente ita-liano di tasse ne paga molte,mentre i servizi erogati dal no-stro Stato vengono sempre clas-sificati tra gli ultimi posti. Forseè ora di iniziare seriamente achiederci come vengano im-piegati i nostri soldi. I sistemidi finanziamento delle operepubbliche con capitali privati -

project financing, bond - noncostituiscono un’alternativaperchè reggono solo se le im-prese si indebitano per realiz-zare tali opere. Non mi pareun momento in cui le banchesiano ansiose di concedere piùcredito e non mi pare che leimprese siano in grado di in-debitarsi ulteriormente. Quelche si può fare è innanzituttoridurre il carico fiscale sullecompravendite di abitazioni».

Qual è lo stato del con-fronto con il governo per ri-solvere i nodi critici? «La nostra associazione in sedenazionale sta facendo il possi-bile per rappresentare le istanzedella categoria presso il go-verno. Il confronto è aperto econtinuo, registriamo molta at-tenzione da parte dell’Esecu-

tivo. Tuttavia, i provvedimentiche poi effettivamente arrivanoa buon fine sono spesso ridottidal punto di vista dell’efficaciae sminuiti nei contenuti ri-spetto alle necessità, perchélungo la strada devono fare iconti con pressioni e vincoli suogni fronte. Inoltre, il regimedi legislazione “d’urgenza” diquesto periodo mal si adatta atemi molto complessi, comequelli del territorio o degli in-vestimenti pubblici».

Ritiene che le misure in favore dell’edilizia contenutenel Decreto Sviluppo o i progetti relativi a Smart citypossano dare nuova linfa alcomparto?«I provvedimenti del DecretoSviluppo applicano correttivinecessari a normative inade-guate, ma non sono sufficienti.La linfa al comparto potrà ar-rivare solo dalla ripresa dell’in-vestimento pubblico e privatonel comparto. Senza soldi, nonsi lavora. Le linee tracciate dalleesperienze come quella diSmart city sono preziose perorientare le scelte, tanto dellepubbliche amministrazioniquanto dei privati e delle cate-gorie produttive. L’esperienzagenovese è risultata fin qui par-ticolarmente ricca e stimolante,ci auguriamo di poter conti-nuare a contribuire in mododa percorrere questa strada finoin fondo, verso il futuro».

GARE PUBBLICHE 27%

Perdita di gare bandite nel settore pubblico in provincia diGenova nel II trimestre 2012 sia in termini numerici che divalore appaltato

In apertura, Federico

Garaventa, presidente

di Ance Genova

Assedil

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GLI ASSET DELLO SVILUPPO

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Il Parco tecnologico e scientifico sullacollina degli Erzelli, posta tra Sestri eCornigliano nei pressi di Coronata, staprocedendo nei lavori di realizzazione

non senza difficoltà, soprattutto di carattereeconomico. In base al progetto esistente, do-vrebbe ospitare grandi aziende dell’high-tech,come Ericsson, Siemens ed Esaote, la Facoltàdi Ingegneria dell’ateneo genovese, ma ancheun centro commerciale, una caserma dei ca-rabinieri e un’area verde grande come dodicicampi da calcio. Un progetto ambizioso eun’occasione di collaborazione tra importantirealtà industriali e ricercatori per dar vita aspin-off e start up tecnologiche. Un progettoche, come sottolinea Giacomo Deferrari, rettore dell’Università di Genova, «potrebbeessere un’opportunità per l’università e per la città».

Lei recentemente si è detto favorevole altrasferimento della Facoltà di Ingegneria alparco tecnologico degli Erzelli, ma mancano

i fondi. Qual è attualmente la situazione?«A parte alcuni aspetti ancora incerti che ri-guardano il parere dell’Agenzia del Territoriosul valore degli edifici da vendere, il puntofondamentale è la questione economica, nelsenso che al momento il nostro consiglio diamministrazione ha detto che a queste con-dizioni non si procedere perché mancavanooltre 40 milioni di euro. A oggi non si puòdire che manchi di meno, ma teoricamente cisono delle proposte interessanti che dimezze-rebbero la carenza. Comunque si sta facendotanto lavoro per reclutare fondi, per cui ci sipotrebbe avvicinare. Siamo, quindi, in unafase in cui ci sono le premesse per realizzarequesta opportunità».

Cosa si augura per il futuro su questofronte?«Mi auguro che vada tutto in porto perché, an-che se Erzelli non è certo Lourdes, è comunqueuna cosa sicuramente utile per l’università e perla città».

La ricerca di fondi per la realizzazione

del Polo tecnologico Erzelli è in corso, e dopo il no

dei docenti allo spostamento della Facoltà

di Ingegneria sulla collina, il rettore Giacomo

Deferrari non esclude il trasferimento se le

condizioni finanziarie lo permetteranno

Nicolò Mulas Marcello

Erzelli, un’opportunitàper Genova e il suo ateneo

Sopra,

Giacomo Deferrari,

rettore dell’Università

degli studi di Genova

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxGiacomo Deferrari

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È possibile fare un bilancio della ricercascientifica nell’ateneo di Genova?«Se guardiamo il premio ministeriale, che èseparato tra didattica e ricerca, per quanto ri-guarda quest’ultima riceviamo un premio cheè superiore alla media italiana. Quando sa-ranno finiti i lavori della Valutazione dellaqualità della ricerca, che fotografa gli anni dal2004 al 2010, avremo un dato più preciso.Siamo però sempre collocati in tutte le clas-sifiche nei primi sette o otto posti tra le uni-versità italiane. Naturalmente c’è stato un si-gnificativo aumento anche a livellointernazionale, in particolare per il settimoprogramma quadro al recente bando del Miursui cosiddetti cluster tecnologici, che si èchiuso il 28 settembre. Genova è entrata nelgruppo proponente in cinque piattaforme su nove».

Per quanto riguarda il trasferimento tecnologico? «L’impegno è massimo, noi crediamo moltis-simo a questo aspetto. Per questo parteci-piamo a due distretti tecnologici del territo-rio che sono il Siit, Sistemi intelligentiintegrati tecnologie, e il Dltm, Distretto li-gure delle tecnologie marine, e a otto poli diinnovazione. Stiamo gestendo la messa albando di 200 assegni di ricerca che sono fi-nanziati dalla Regione e che hanno lo scopo

di trasferireconoscenze etecnologia nell’innovazione per le imprese.Stiamo anche investendo e proponendo pro-getti di trasferimento tecnologico nell’am-bito del bando Par Fas per i poli di innova-zione che consta di 5 milioni di euro. E a fineottobre con gli organi di governo porteremoin approvazione un bando per risorse internea favore di progetti di trasferimento tecnolo-gico. Infine siamo impegnati con la valoriz-zazione del portafoglio brevetti e varie altreattività».

Sono nate imprese spin-off dall’esperienzamaturata attraverso la ricerca universitariadell’ateneo genovese?«Abbiamo attuato un nuovo regolamento cheha recepito la legge 240 e stiamo accredi-tando le prime spin-off. Il progetto è quellodi includerne almeno una ventina nei pros-simi sei mesi, consolidando i risultati del pro-getto Uni.t.i. che aveva dato vita a 18 spin-off. Inoltre, grazie a questo stesso progettostiamo cercando di mettere a punto altre dieciiniziative imprenditoriali basate sullo sfrut-tamento dei risultati della ricerca dell’ateneo.Questo avviene fondamentalmente nell’areadi Ingegneria, di Scienze e di Medicina. Nonmancano comunque iniziative di questo tipoanche in ambito umanistico».

Mi auguro che ilprogetto Erzelli vada inporto perché è utile siaall’Università che allastessa città

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CREDITO & IMPRESE

UN FONDO DI GARANZIAPER LE PMI

Secondo i dati della Banca d’Italia elabo-rati dall’ufficio studi di Confartigianato,le imprese liguri con meno di venti ad-detti pagano tassi d’interesse del 9,85 percento, maggiori rispetto al 6,59 per centopagato dalle grandi aziende. I tassi di in-teresse per le piccole imprese sono cre-sciuti soprattutto nell’ultimo anno: amarzo 2011 in Liguria si registrava un8,49 per cento, aumentato di 0,36 puntipercentuali negli ultimi 12 mesi. Il totaledei prestiti erogati al sistema produttivoregionale ammonta a 22 miliardi e 336milioni di euro, cresciuto del 3,2 percento tra giugno e dicembre 2011: diquesti, quasi 17 miliardi e 540 milionisono stati destinati alle imprese medio-grandi, mentre quasi 4 miliardi e 800

milioni di euro alle pmi, in calo dell’1,4per cento.Nel tentativo di aiutare le pmi in difficoltàè stato firmato il protocollo “Garanzie perl’accesso al credito delle imprese in diffi-coltà di liquidità 2012” dalla Regione Li-guria e dal sistema regionale dei confidi. Inquesto ambito, l’amministrazione regio-nale ha stanziato un fondo di garanzia di3 milioni di euro per il potenziamentodell’operatività di garanzia dei confidi a fa-vore delle micro e piccole imprese in diffi-coltà. L’operazione coinvolge circa 20 ban-che, già convenzionate con i confidi delleassociazioni di categoria. Obiettivo del-l’intervento è la movimentazione di fi-nanziamenti aggiuntivi fino a 15 milionidi euro a favore di circa 600 imprese.

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CREDITO & IMPRESE

“Sono più di 100 i giorni che lapubblica amministrazione ha im-piegato mediamente nel primosemestre di quest’anno per pa-

gare le piccole imprese italiane”. È quantoemerge dall’indagine sui tempi di pagamentoeffettuata da Fondazione Impresa su un cam-pione di 1.200 piccole aziende italiane conmeno di 20 addetti. Tempistiche che, comesottolineano i ricercatori della fondazione,mettono in crisi le piccole realtà aziendali;con l’acuirsi della crisi economica questestanno soffrendo sempre di più, specie per lamancanza di liquidità. «Il 35 per cento dellepiccole imprese cerca di reagire attuando po-litiche e strategie per anticipare gli incassi e stasfruttando, almeno in parte, le azioni messe incampo dal governo per contrastare la lotta aipagamenti che riguardano la certificazione

dei crediti vantati verso la Pa e la compensa-zione dei crediti con debiti – spiegano i ricer-catori di Fondazione Impresa –. Quasi 1 im-presa su 4, il 22,7 per cento, si è informatasulla questione o ha già avviato le pratiche». I tempi di pagamento risultano in migliora-mento rispetto alla precedente indagine diFondazione Impresa e questo segnale «è inco-raggiante in quanto sembra che le campagnedi sensibilizzazione legate al tema dei ritardidei pagamenti e le misure introdotte dal go-verno stiano portando i primi effetti posi-tivi». La piaga dei ritardi di pagamento, comeprecisano i ricercatori della fondazione, non èovviamente risolta e l’auspicio è quello che ladirettiva europea sui tempi di pagamento, chestabilisce pagamenti entro 30 o al massimo a60 giorni, trovi una piena applicazione in Ita-lia. «Si tratta di una risposta necessaria che –

IL CREDITO È IL MOTORE DELL’ECONOMIALe imprese provano ad affrontare la crisi economica attuando strategie

per anticipare gli incassi e sfruttando le azioni messe in campo dal governo.

Il presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari, spiega che ogni sforzo necessario

è stato fatto per la crescita del Paese

Gloria Martini

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LIGURIA 2012 • DOSSIER • 71

come sostengono i ricercatori di FondazioneImpresa – le piccole imprese attendono conimpazienza in modo da risolvere i problemi diliquidità che uniti alla recessione stanno met-tendo a rischio la loro sopravvivenza».Il presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari, altermine della riunione del comitato esecutivodell’associazione avvenuta a metà settembre hamesso in risalto come in un momento com-plicato ci sia bisogno di uno sforzo da parte ditutti per la crescita del paese. «L’impegnomesso in campo dal governo sul fronte dellacrescita e della produttività va nella giusta di-rezione e noi siamo disponibili a fare ognisforzo. La produttività è uno degli elementiche ci rende meno competitivi rispetto agli al-tri, è un tema da affrontare ognuno con le suecompetenze». A rivelare i primi dati sul nuovo piano di so-spensione del debito alle imprese dell’Abi èproprio il presidente dell’associazione banca-ria, che ha sottolineato: «L’Abi con la prece-dente moratoria alle imprese ha sospeso debitiverso le banche per 70 miliardi. Con la mo-ratoria attuale, in meno di tre mesi abbiamoaccolto già 32mila domande, sospeso 11,4miliardi di euro di debito, con 2 miliardi dinuova liquidità alle imprese». Mussari ha poispiegato come si sia fatto tutto quello che sipoteva per affrontare una situazione compli-cata e come ora ci sia la necessità di tornare a

un clima normale di circolazione della liqui-dità. «Il credito è la benzina per il motoredell’economia. Senza credito il motore siferma».In Liguria, la Regione, Agenzia delle Entrate,Equitalia, Abi, Unioncamere e le associazioniregionali delle imprese e dei consumatorihanno stipulato un protocollo d’intesa perl’attivazione di misure per il supporto dellemicro e piccole imprese colpite dalla crisi eco-nomica, con particolare riferimento alle pro-blematiche di liquidità relative all’adempi-mento degli obblighi fiscali e contributivi. Mentre nel capoluogo Deutsche Bank e Con-findustria Genova hanno siglato il mese scorsouna partnership a supporto dell’imprenditorialocale, piccole e medie imprese in primis. Lapartnership prevede la possibilità di richie-dere fondi per finanziare le esigenze di liqui-dità nell’attività ordinaria d’impresa; per il fi-nanziamento delle spese per investimentiproduttivi; per coprire le esigenze di liquiditàlegate ai flussi export e per il finanziamento disoggetti che presentano un fabbisogno ciclicodi liquidità.«Riteniamo di estremo interesse per le nostreimprese – afferma Giovanni Calvini, presidentedi Confindustria Genova – poter accedere aprodotti che siano di concreto supporto all’at-tività aziendale, ovvero caratterizzati da flessi-bilità e facilità di utilizzo».

Giuseppe Mussari,

presidente dell’Abi

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72 • DOSSIER • LIGURIA 2012

CREDITO & IMPRESE

L’integrazione dei mercati finanziari,il rafforzamento dimensionale delmondo creditizio e il progressivoprocesso di globalizzazione del si-

stema economico-produttivo sono elementiche oggi occupano un posto centrale nel di-battito sugli scenari futuri dell’economia ita-liana e non solo. Terreni di analisi e di rifles-sione su cui banche, istituti finanziari eoperatori economici nazionali si sono con-frontati nel corso della 44esima edizione dellaGiornata del credito, organizzata dall’Asso-ciazione nazionale per lo studio dei problemidel credito. «Nell’occasione – spiega il presi-dente Ercole Pellicanò – si è levato un co-mune appello verso una minor incidenzadella finanza speculativa e una precisa atten-zione all’economia reale».

Che quadro dell’odierno scenario finan-

ziario avete presentato?«Dalla giornata è scaturito un quadro con-traddistinto da elevati problemi dei settoriproduttivi, con appello di sostegno al sistemabancario, che a sua volta patisce sofferenze suicrediti concessi arrivati, a luglio 2012, a 114miliardi di euro, 15 in più rispetto al 2011.Esistono notevoli potenzialità, come nel set-tore agroalimentare e nella capacità di espor-tazione delle nostre aziende di punta, chepossono trasferirsi in un processo di miglio-ramento, attraverso una decisa politica di svi-luppo e adeguate riforme».

Su quali temi avete focalizzato il dibattito? «Si è convenuto che, una volta messo in si-curezza il Paese, bisogna stimolare operativa-mente la prospettiva e che solo riformando,ristrutturando e riqualificando si possono li-

CONIUGARE RIGORE E SVILUPPOL’inarcamento della domanda e la riduzione della zavorra fiscale,

secondo Ercole Pellicanò, saranno le medicine più efficaci per la salute

delle imprese, a cui le banche in futuro dovrebbero guardare

«senza trincerarsi dietro un freddo rating»

Giacomo Govoni

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LIGURIA 2012 • DOSSIER • 73

berare energie e risorse per mettere in motoun processo virtuoso di crescita. Al tempostesso è una falsa alternativa quella tra il risa-namento pubblico e le riforme: bisogna stu-diare e attuare un percorso in cui si possa ar-monizzare la non impossibile compatibilitàtra rigore e sviluppo».

I dati Abi dicono che nell’ultimo anno ladinamica degli impieghi bancari ha subitouna frenata. A suo giudizio, quantol’azione propulsiva del sistema bancarioall’economia reale è riuscita a mitigare lastagione recessiva?«Gli impieghi bancari, nel corso di que-st’anno, hanno subito una flessione dell’1,9per cento su base annua, accompagnata dauna lievitazione del costo del denaro. Da que-sta situazione scaturisce una valutazione ne-gativa del sistema bancario, visto come unodegli artefici dell’attuale stato recessivo e tac-ciato di egoismo nell’utilizzo dei fondi messia disposizione dalla Bce. Così però si rischiadi semplificare troppo una realtà estrema-mente complessa».

Può descriverla in breve?«Innanzitutto, l’economia italiana, contra-riamente ad altri Paesi, gode di un sistemabancario solido e sufficientemente patrimo-

nializzato. Certo le banche hanno usato ifondi della Bce per acquisire titoli di Stato,ma hanno pure sostenuto il debito sovrano,contribuendo a contenere lo spread. Se daparte delle imprese aumenta solo la domandaper ristrutturare il debito, le banche non pos-sono esserne accusate. Anzi, finiscono per es-serne vittime, siccome i loro bilanci si co-struiscono con gli impieghi, con i tassi attivi.La svolta potrà avvenire solo attraverso una ri-presa economica che metta le banche in con-dizione di sostenere, nel rispetto del merito dicredito, le imprese, rivitalizzate da un inar-camento della domanda, da una riduzionedella pressione fiscale, dalla semplificazioneburocratica, dal pagamento dei debiti daparte della pubblica amministrazione».

Che percorso normativo è stato fatto ne-gli ultimi anni per perfezionare il sistemanazionale della mediazione creditizia?«Le ultime evoluzioni del sistema creditiziohanno messo sotto osservazione critica l’or-ganizzazione duale, tanto di moda fino aqualche anno fa e imperniata su organismi digestione e di controllo, separati, rispetto a ununico consiglio di amministrazione. Unagrande banca, come Intesa San Paolo, in-tende proseguire su questa strada; altre stanno

Ercole Pietro

Pellicanò, presidente

dell’Associazione

nazionale per lo

studio dei problemi

del credito

� �

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74 • DOSSIER • LIGURIA 2012

tornando verso un Cda unico. Ulteriori cam-biamenti, figli dei costi, sono rappresentatidalle fusioni per incorporazioni di bancheappartenenti a gruppi, eliminando presidenzee Cda. Più che variazioni di norme, sono in corso cambiamenti organizzativi che incidono sull’efficienza operativa e sulla redditività».

Quali, a suo giudizio, risulterebbero più incisivi?«Essendo anche un ex imprenditore, nonposso non richiamare le positive realtà dellebanche specializzate nel conferimento del cre-dito a medio e lungo periodo, a fronte dellaodierna Banca Universale. Quel modello per-metteva al sistema produttivo di godere di or-ganismi altamente competenti e professio-nali. È auspicabile che si ritorni a un talesistema, evitando interferenze e intrecci, avolte anomali, nel mondo finanziario».

La vostra associazione promuove la rivi-talizzazione degli affidamenti alle pmi. Inprospettiva, quali strumenti potranno ri-velarsi congeniali a questo obiettivo?«Per rivitalizzare gli affidamenti alle pmi sidovrebbe incrementare l’apporto del Fondodi garanzia nazionale, allargando il relativofund raising a soggetti diversi dall’ammini-strazione centrale. Andrebbero promossi ac-cordi con istituti tipo Sace, per l’applicazionedel reverse factoring. Gioverebbero polizzed’assicurazione a copertura del rischio di cre-dito, un’accelerazione nel pagamento dei de-biti della Pa, tramite la certificazione delle fat-

ture; una moratoria sul debito per chi non neha beneficiato in passato; sviluppare il privateplacement per le entità di maggiore dimen-sione, per vendere sui mercati finanziari in-ternazionali propri titoli di debito, finan-ziandosi a tassi ragionevoli. Si potrebbe,infine, riscoprire la Legge Sabatini, che perpiù di un trentennio ha sostenuto gli investi-menti in beni strumentali in Italia, in manierasemplice e senza rischio d’inquinamenti».

In più occasioni si è espresso a favore diuna “umanizzazione” del rating. Su qualielementi nuovi dovrebbe fondarsi il me-rito creditizio delle imprese?«Umanizzare il rating significa spronare il re-sponsabile di banca ad assumersi la respon-sabilità di una decisione e non trincerarsi,come si fa oggi, dietro un freddo rating. Bi-sogna, nella sostanza, riscoprire il fattore per-sonale, attraverso cui si dia il giusto peso allastoria, alla qualità del management, alla vali-dità organizzativa e all’etica dell’impresa. Inun mirabile intervento alla Giornata del cre-dito del 1988, Guido Carli sostenne che “oggiil dirigente di banca prima di recarsi in uffi-cio ascolta le chiusure alla Borsa di Tokio e diSydney, contratta con i dirigenti dei grandigruppi, effettua swaps, negozia le options. Èil segno del grande cambiamento che con-traddistingue la nostra società ed è un bene,a patto che non si dimentichi che al centrodel sistema resta l’uomo, come fattore fon-damentale della produzione, portatore di bi-sogni, desideri, aspirazioni e sofferenze”».

CREDITO & IMPRESE

� �

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LIGURIA 2012 • DOSSIER • 75

Nel solco della collaborazione ma-turata in questi anni, il 7 maggioscorso il Gruppo Intesa Sanpaolo eRete imprese Italia, che racchiude

i principali organi di rappresentanza del mondoproduttivo, hanno siglato un accordo teso a«rinsaldare il pieno sostegno alle piccole e me-die imprese associate». A precisarne le finalità èDante Campioni, responsabile per l’area Ligu-ria e Piemonte sud ovest di Intesa Sanpaolo, isti-tuto che nell’ambito del medesimo accordo,declinato nelle settimane successive sulla realtàligure, ha integrato lo stanziamento nazionalecon un plafond di 400 milioni di euro per gliimpieghi a breve e uno di 500 milioni per gliimpieghi di medio e lungo termine.

Quali risposte alle priorità della Liguriapossono arrivare da questo accordo? «Il punto di forza dell’accordo è la sua flessibi-lità funzionale alle specificità dei territori. Loscorso giugno è stato ratificato l’accordo a livello

regionale tra l’area territoriale di Intesa San-paolo e Rete imprese Italia Liguria, mirato adare risposte puntuali alle esigenze delle im-prese regionali. Le nostre strutture di area di-spongono, infatti, di ampia autonomia perquanto riguarda la possibilità di individuare so-luzioni su misura per esigenze specifiche».

Che numeri ha generato la collaborazionefra banche e il tessuto produttivo ligure finora?«I prestiti bancari a residenti in Liguria nel2011 sono cresciuti meno dell’anno precedente,con un rallentamento più accentuato nell’ul-timo trimestre. A fine 2011 il tasso di crescitadei finanziamenti sui dodici mesi si è attestatoal 3,1 per cento. Nel primo trimestre 2012 il ral-lentamento si è intensificato, specie verso le re-altà aziendali più piccole. Tra le forme tecniche,i mutui del sistema bancario ligure nel 2011sono saliti del 2,9 per cento, mentre i prestiti le-gati alla gestione del portafoglio commerciale

DARE ASCOLTOAI BISOGNI LOCALIFunzionale alle prerogative territoriali e con un occhio di riguardo alle realtà

imprenditoriali piccole e micro. Sono i punti chiave dell’accordo che vede Intesa

Sanpaolo in prima fila a sostegno dell’economia ligure. Il punto di Dante Campioni

Giacomo Govoni

� �

Sopra,

Dante Campioni,

responsabile di Intesa

Sanpaolo per l’area

Liguria e Piemonte

sud ovest

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hanno ristagnato, coerentemente con i debolifatturati del settore produttivo».

Banca d’Italia, tuttavia, segnala un calo di fiducia delle imprese nei confronti del creditoregionale. Dal canto vostro, come lo avete limitato?«Il supporto del sistema bancario all’economiaregionale non è mai venuto meno. In questa faserisulta rafforzata l’attività di confronto tra ban-che e imprese nella ricerca di soluzioni per di-luire e allungare, quando necessario, i piani dirimborso dei prestiti. Fra queste si segnala il rin-novo della moratoria, che permetterà alle im-prese che la richiederanno di sospendere per unanno il rimborso dei finanziamenti a medio-lungo termine. Anche in Liguria la moratoria harestituito importanti flussi di liquidità alle im-prese».

Tornando all’accordo, particolare atten-zione è riservata alla nuova imprenditoria.Che servizio avete approntato a questoscopo?«Per agevolare chi intenda avviare una nuova at-tività, la banca ha predisposto un portale de-nominato “Neo Impresa”, raggiungibile all’in-dirizzo www.neoimpresa.com, che informa suisettori di attività e le agevolazioni esistenti, as-siste per gli adempimenti necessari per l’avvio eindirizza verso la forma di finanziamento piùidonea tra quelle offerte dal nostro gruppo. Perpotenziare la capacità di “ascolto”, inoltre, ab-biamo rivisto da poco anche le nostre procedureoperative. In particolare, sono stati predisportiquestionari specifici, le cui risposte influisconopositivamente sull’attribuzione del rating alleimprese di nuova costituzione».

Come giudica il livello di internazionaliz-zazione delle imprese nel territorio ligure?

«Il territorio ligure, storicamente, ha un’inci-denza delle esportazioni inferiore alla medianazionale. Tuttavia negli ultimi anni il tasso dicrescita dell’export regionale risulta superiore aldato nazionale. Questo è un grande segno di vi-talità del mondo produttivo regionale. A livellodi “internazionalizzazione” delle imprese, in Li-guria si registra un livello di occupati in impreseitaliane partecipate da realtà estere leggermenteinferiore alla media nazionale, mentre il divarioquanto a occupati in partecipate estere diaziende italiane residenti, risulta maggiore diquello nazionale. In ogni caso la provincia diGenova ha un peso molto rilevante sul totale re-gionale, sia in termini di export, sia in rela-zione al livello di internazionalizzazione delleimprese».

Sul terreno dell’accesso al credito e del ri-lancio dell’economia regionale, che ruolo as-sumeranno i confidi territoriali dei prossimimesi? «Ora come in futuro si conferma il ruolo deter-minante dei confidi in chiave di accesso al cre-dito e d’incentivo all’utilizzo di strumenti pub-blici di garanzia, in primis del Fondo centrale digaranzia ex legge 662/96. Indipendentemente daquesto, soprattutto per il credito alle imprese pic-cole o micro, i confidi possono agevolare un’al-locazione efficiente del credito bancario, graziealla straordinaria conoscenza del tessuto pro-duttivo locale. In Liguria in particolare, il sistemadei confidi si sta trasformando attraverso la crea-zione di un nuovo soggetto unico, più forte dalpunto di vista patrimoniale ma, nel contempo,profondamente legato alle peculiarità della re-gione. Il sistema bancario potrà così contare suun nuovo partner di grande livello nel percorsodi sviluppo dell’economia regionale».

CREDITO & IMPRESE

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TECNOLOGIE

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U na piattaforma che, in pochi anni,è diventata un punto di partenza edi riferimento per la logistica. Que-sto è quello che rappresenta Pro-

getto Adele. Un sistema nato da un gruppo d’in-formatici in ambiente Ibm, da anni specializzatinel settore della logistica. «Per anni ci siamo oc-cupati di informatizzare tutto ciò che riguarda lemerci e l’organizzazione di merci – spiega l’am-ministratore Riccardo Langella –. Oggi abbiamoun vero Erp rivolto alle aziende che operano nelsettore logistico». Progetto Adele, nata nel 2003,consolida al suo interno una ventennale espe-rienza nel settore dell’informatizzazione di aziendedi spedizione, logistica e distribuzione. Il continuocrescere e modificarsi dei diversi processi aziendaliin funzione di un mercato sempre più competi-tivo, ha portato a offrire servizi volti all’ottimiz-zazione e all’incremento della produttività.

Quali zone territoriali coprite con i vostrisupporti per le aziende clienti?«In prevalenza i nostri clienti sono in ambito li-gure, credo che più del 60 per cento delle dichia-razioni doganali effettuate sui porti di Genova e

Spezia siano fatte da operatori che utilizzano il no-stro software. Ma abbiamo clienti in tutta Italia einstallazioni in tutto il mondo. Certo scrivere unottimo prodotto software è importante, ma è al-trettanto importante fornire servizi di assistenza asupporto. E utilizzando le tecnologie di cui di-sponiamo oggi è possibile fornire un buon livellodi assistenza telematica, per cui la distanza non èpiù un problema. Proprio pochi giorni fa hoascoltato con piacere un nostro importantecliente, che ha filiali in America, che mi ha dettoche siamo molto noti a Miami».

Chi utilizza il software MasterSped diProgetto Adele?«Il nostro prodotto, che è cresciuto moltis-simo negli ultimi dieci anni, è uno dei mi-gliori prodotti sul mercato italiano e interna-zionale ed è utilizzato da spedizionieriinternazionali, operatori doganali, transitarimarittimi, trasportatori e aziende di magaz-zinaggio e logistica. Molti di questi operatoriavendo filiali in tutto il mondo lo utilizzanoa livello internazionale, consentendo ai lorodipendenti di utilizzare un unico sistema in-

Un’applicazione che, grazie a un unico servizio, permette di risolvere tutti i problemi legati

alla logistica e alle spedizioni. Marittime, aeree e terrestri. Sia a livello operativo

che amministrativo. Riccardo Langella presenta Progetto Adele

Matteo Grande

Gestire la logistica con un click

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formativo che avendo al suo interno un di-zionario si propone in lingue diverse».

Come distribuite quest’applicazione?«Sostanzialmente noi forniamo il prodotto indue modalità: o vendendo la licenza d’uso deiprogrammi e un contratto di manutenzionedegli stessi – per cui il cliente deve dotarsi diun server su cui installare il prodotto e strut-turarsi per dover gestire al suo interno un si-stema informatico. Oppure forniamo il pro-dotto in service o outsourcing, per cui ilcliente paga un canone rapportato all’uti-lizzo (per esempio, il numero di utenti). Inquesta modalità non deve dotarsi di altro chedi un Pc e una connessione internet. Al restopensiamo noi. Quest’ultima è una soluzionemolto flessibile che ci ha consentito di rag-giungere e soddisfare anche piccole imprese».

Perché si sente l’esigenza di sviluppareun’applicazione come la vostra?«I criteri e le modalità di lavorare nelleaziende sono cambiati e l’ultima versione delprodotto MasterSped web edition credo as-solva alle esigenze attuali e future. Oggi l’ope-ratività è completamente gestibile via web.Collegandosi a un browser da qualsiasi com-puter di ogni parte del mondo è possibile ac-cedere al sistema gestionale e organizzare il la-voro. Con la stessa modalità si può utilizzareun’interfaccia mobile (smartphone, tablet)».

In che modo avete organizzato il vostrooperato?«Negli ultimi anni, oltre a investire sul pro-dotto, abbiamo investito molto sulla nostraserver farm e sui servizi connessi a essa, perchécrediamo che i clienti si indirizzeranno semprepiù verso l’outsourcing. Inoltre questa moda-lità di servizio e di gestione del cliente ci con-sente di ottimizzare le attività del nostro per-sonale in funzione dell’utenza. Oggi la nostraserver farm è “high availability” e garantiamoalti servizi di affidabilità. Ciò è molto apprez-

zato, ma per arrivare a questo siamo dovuti pas-sare attraverso innumerevoli problematiche dilavoro quotidiano che ci hanno consentito dicumulare esperienza e soluzioni».

Che andamento di mercato state regi-strando?«Quello che abbiamo registrato è un anda-mento decisamente positivo. Dalla nascitadella società siamo sempre in crescita, seb-bene non siamo un’azienda enorme. Fattu-riamo circa 1,5 mln di euro in servizi con unincremento medio del 20 per cento negli ul-timi anni. Quest’anno siamo in linea conquesto trend. Sicuramente ciò che ci ha per-messo di avanzare e crescere è stato conti-nuare a investire per realizzare soluzioni in-novative sia nella produzione di software chenella fornitura di servizi».

Quali obiettivi vi prefiggete?«Stiamo lavorando per conservare un trendpositivo. Questo passa anche attraverso l’as-sunzione di giovani in cui crediamo moltoper apportare nuova linfa e nuove idee. Ab-biamo anche diversificato l’offerta realizzandoun software Erp, MasterTrade, indirizzato almondo del commercio e dell’industria. Unmercato general in cui affronteremo moltis-simi competitor, ma che intendiamo approc-ciare con la stessa logica di innovazione e ser-vizi, perché riteniamo che specialmente inLiguria ci siano molte aziende medio piccoleche hanno queste esigenze».

Riccardo Langella è titolare della Progetto Adele srl di Genova

www.progettoadele.com

Riccardo Langella

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TECNOLOGIE

N ell’ultimo decennio, molti PaesiUe hanno continuato a perdereparti essenziali della loro baseindustriale. Dall’oltre 20 per

cento del Pil del manifatturiero di fine anni90 si è scivolati al 15,6 per cento attuale. El’inversione di marcia si potrebbe avere soloraggiungendo di nuovo 20 per cento del Pilentro il 2020. In tal senso, la Commissione europea pro-pone alcune azioni prioritarie per invertire ilprocesso di de-industrializzazione e stimolaregli investimenti in nuove tecnologie, a mi-gliorare il contesto delle imprese, l’accesso aimercati e al credito (soprattutto per le Pmi)nonché garantire che le competenze sianoadeguate alle necessità dell’industria. Lanuova strategia si basa su quattro pilastri:credito, accesso ai mercati, formazione e piùinvestimenti per l’innovazione industriale. Necessario quindi indirizzare tali investi-menti verso alcuni settori chiave, settori dovel’Europa ha già le carte in regola per vincerela sfida come le tecnologie produttive avan-zate destinate a una produzione pulita, letecnologie abilitanti fondamentali, i mercatidei prodotti biologici, le politiche industrialisostenibili, costruzioni e materie prime, vei-coli (terrestri e marittimi) puliti e reti intel-ligenti. Settori chiave come la tecnologiaquindi, o meglio l’alta tecnologia. Ed è pro-prio l’alta tecnologia che rappresenta la basedi lavoro della SkyTech, una Pmi specializ-zata nella progettazione, sviluppo e integra-zione di apparati speciali chiavi in mano insettori applicativi spazio e ricerca scientifica,ad alto contenuto tecnologico. Premesse chetestimoniano l’alta professionalità e specia-lizzazione di molte imprese italiane che, mal-grado queste caratteristiche, stanno incon-trando forti difficoltà. «Il 2011 – spiega

Per invertire il processo di de-industrializzazione

è indispensabile migliorare il contesto delle imprese,

l’accesso ai mercati e al credito. Solo così realtà

specializzate in alta tecnologia potranno eccellere.

La parola ad Alessandro Carbone

Marco Tedeschi

La ricerca italiana chiede cambiamenti

Alessandro Carbone è titolare della SkyTech di La Spezia

www.skytechnologies.it

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LIGURIA 2012 • DOSSIER • 81

Alessandro Carbone, titolare dell’attività –non è stato affatto un anno esaltante. La crisiha decisamente colpito il nostro comparto.Aiuti concreti e azioni prioritarie per inver-tire la rotta rappresenterebbero un grandepasso avanti. Per quanto riguarda l’anno incorso, ci sono deboli segnali di ripresa ma c’èancora molto da recuperare». Le maggiori criticità, almeno per una piccolaimpresa, sono gli aspetti finanziari. «Aspettiaggravati dall’Irap. Noi vendiamo le ore lavo-rate dal nostro personale ed è un’assurdità chesi debba pagare una tassa sugli stipendi erogati.Noi per operare abbiamo bisogno di farci fi-nanziare dalle banche e al momento è moltodifficile. Non riteniamo giusto che si debba pa-gare una tassa sugli interessi passivi versati allebanche o sui compensi pagati ai consulenti».Un quadro complesso nel quale l’azienda li-gure riesce a muoversi grazie all’alta specia-lizzazione. «Per anni abbiamo lavorato afianco degli scienziati degli Osservatori Astro-nomici italiani sviluppando strumentazionescientifica per l’acquisizione e l’analisi dellaluce stellare. Inoltre forniamo, indiretta-mente, apparecchiature per i grandi pro-grammi spaziali internazionali, alle maggiorirealtà italiane del settore come Selex Galileo,Thales Alenia Space Italia, Inaf, Cnr. Ulti-

mamente stiamo seguendo un progettomolto importante. Ci stiamo focalizzandosulle macchine per i test in automatico delleapparecchiature spaziali e per la simulazionea terra delle condizioni operative in orbita».La situazione del mercato di riferimento inItalia non offre grandi possibilità. «Perquanto riguarda l’astronomia, sono anni or-mai che la ricerca scientifica italiana sta ago-nizzando. Queste difficoltà si ripercuotonoovviamente sui nostri potenziali clienti, gra-vemente colpiti dalla crisi. Il mercato che cista dando maggior soddisfazione sul fronteinternazionale, è il mercato spaziale. Si trattadi un comparto che noi vediamo filtrato dainostri partner italiani. La nostra è un’attivitàche si basa interamente sulla ricerca e svi-luppo. Ricerche che vengono tutte seguiteper i nostri partner». Le prospettive per il futuro di SkyTech, sonovolte a proseguire con impegno sulla rottapresa. «Intendiamo portare avanti i nostri im-pegni, anche in momenti di difficoltà comequello che stiamo attraversando. L’obiettivo èquello di riuscire a farci riconoscere e fornireal committente una linea di prodotti che di-ventino di largo impiego e possano essere rap-presentati anche all’estero direttamente anchesu canali internazionali».

Camera bianca SkyTech Classe 10000 per lavorazioni su apparecchiature spaziali di volo

Alessandro Carbone

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Con gli osservatoriastronomici sviluppiamostrumenti per acquisire eanalizzare la luce stellare

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TECNOLOGIE

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Impianti strategici per il trasporto

In Italia esistono svariate società di inge-gneria e consulenza nate per risponderealle diverse esigenze per la progettazione,realizzazione e gestione di impianti stra-

tegici nei sistemi di trasporto a guida vinco-lata. Penta Engineering offre dal 2001 servizidi ingegneria per la progettazione, la realiz-zazione e la gestione di impianti strategici neisistemi di trasporto: il segnalamento, le tele-comunicazioni, l’alimentazione della trazioneelettrica e il controllo centralizzato degli im-pianti e del traffico. Parla del proprio lavoroEzio Verardo, manager dell’azienda.

Nell’ultimo anno, qual è stato l’anda-mento del vostro business e quali i princi-pali risultati raggiunti?«Dal 2009 al 2011 anche la nostra azienda hasubito gli effetti della crisi. Nel 2011, grazieanche allo spirito di sacrificio dei soci, siamoriusciti a chiudere il bilancio in attivo. Nel-l’anno in corso stiamo assistendo a una lentama interessante ripresa degli ordini anche gra-zie all’allargamento del mercato da noi ope-rato: pur restando nel settore dell’ingegneriadei sistemi di trasporto, abbiamo infatti di-versificato le nostre attività di servizi inclu-dendo, oltre al progetto, la verifica e valida-zione di progetti/prodotti di terzi».

La vostra società opera nel settore ferro-viario; come può l’impiantistica contri-buire al miglioramento del servizio e ainuovi scenari di utilizzo?«L’impiantistica, da sempre, contribuisce almiglioramento del servizio nei sistemi di tra-sporto perché risulta determinante per au-mentare la capacità di trasporto delle linee ela sicurezza. Inoltre, mediante l’uso e l’inte-

grazione di tecnologie appropriate, si po-trebbero apportare sensibili miglioramentianche nella gestione degli impianti ferroviaridedicati al trasporto merci, semplificando efacilitando la gestione del servizio nonché lamanutenzione degli impianti stessi».

Il vostro mercato di riferimento includeanche l’estero. In quali paesi e per qualiprogetti?«Il mercato dei sistemi di trasporto si è for-temente globalizzato grazie anche al fattoche si sono imposte in tutto il mondo leNormative Europee vigenti nel settore e chele maggiori industrie del settore sono di ma-trice europea. Penta oggi svolge un’impor-tante fetta del lavoro per l’estero, sia colla-borando con società di ingegneria italiane

Il mercato dei sistemi di trasporto si è fortemente

globalizzato perché si sono imposte in tutto il mondo

le normative europee. Il focus di Ezio Verardo

sullo sviluppo di nuovi prodotti

Martina Carnesciali

La Penta Engineering Srl ha sede a Genova - www.pentaengineering.it

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che operano su quel mercato, sia offrendo ipropri servizi a industrie estere».

C’è un progetto recente e significativorealizzato nel vostro settore di riferimento?«Tra i primi c’è sicuramente il progetto per ilnuovo sistema di segnalamento per la linea 1della Metro di Milano che è stato utilizzatocome Capitolato Tecnico per la gara. Sempreper linee Metro, abbiamo da poco comple-tato il progetto di segnalamento, supervi-sione, telecomunicazioni e trazione elettricaper l’interramento della linea Sarmiento aBuenos Aires. Nel settore delle ferrovie, in-vece, abbiamo realizzato i progetti del se-gnalamento supervisione e delle telecomu-nicazioni per i futuri Collegamenti ad AltaVelocità della Torino – Lyon e del Brennerocosì come quello per il Ponte di Messinadove abbiamo progettato anche il sistema dialimentazione dei treni sia per le linee affe-renti lato Calabria che per quelle lato Sicilia».

Quanto investite in ricerca e sviluppo?Verso quali direzioni vi state muovendoin questo momento?«Uno dei primi doveri che ci siamo impostiè stata la formazione del personale e la cura

nel loro sviluppo professionale. Nel pros-simo futuro abbiamo in mente lo sviluppo diun nuovo prodotto per la gestione di im-pianti di segnalamento di depositi, parchidi smistamento e aree industriali/interporti».

Quali sono le prospettive e gli obiettiviper il medio periodo?«Da un lato ampliare dove possibile la colla-borazione per ulteriori servizi di ingegneria(come la partecipazione allargata nell’am-bito di una commessa, fornendo una gammapiù completa di servizi e partecipando allosviluppo di nuovi prodotti). Dall’altro allar-gare il mercato diretto verso clienti istitu-zionali (esercenti dei trasporti ferroviari emetrotranviari) con la proposta di nuovi im-pianti basati su nuove tecnologie che stannoentrando ormai nel campo dei sistemi di tra-sporto dopo gli importanti sviluppi chehanno avuto nel campo dei sistemi indu-striali».

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Ezio Verardo

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L’impiantistica migliora il servizionei sistemi di trasporto aumentandola capacità di trasporto delle lineee la sicurezza

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TECNOLOGIE

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L’ investimento in sistemi antintru-sione e videosorveglianza – e insistemi di sicurezza in generale –diventa una prerogativa irrinun-

ciabile per aziende e privati. Proteggere tanto lapropria abitazione quanto la propria attività èuna necessità indispensabile, così come di fon-damentale importanza è investire sulla qualitàdei suddetti sistemi. La garanzia di professio-nalità e moralità, la serietà e la versatilità del ser-vizio sono caratteristiche ambite e preziose, ingrado di tracciare il solco fra una spesa superfluae un vero e proprio investimento. Sensibile allaricerca e al mantenimento dei succitati standardprofessionali e da sempre appassionato di que-sto ambito circoscritto e specializzato, MassimoGhisolfi – titolare della Tecnosicurezza di Ge-nova – descrive i capisaldi della sua etica pro-fessionale. «Negli ultimi anni la percezione co-mune è che la sicurezza sia sempre più precaria,una sensazione – statistiche alla mano – incon-testabile. Il servizio che offriamo diventa quindiuna reale necessità per la committenza sia pub-blica che privata e la richiesta di qualità è unapremura altrettanto importante».

Come riuscite ad assecondare le aspettativedei clienti?«La nostra strategia aziendale è informata inmaniera inclusiva dal cliente; ciò vuol dire che,prima ancora che allestitori di sistemi di sicu-

Sistemi di smart securityNegli ultimi anni la percezione comune

è che la sicurezza sia sempre più precaria.

L’aggiornamento tecnologico e la ricerca

di soluzioni operative innovative e funzionali

stanno però dando una svolta ai sistemi di sicurezza.

Il punto di Massimo Ghisolfi

Lodovico Bevilacqua

rezza, noi ci riteniamo cercatori di soluzioni.Ogni utente lamenta infatti esigenze e necessitàdifferenti, che spesso cambiano nel tempo con ilvariare di condizioni contingenti. Noi offriamola totale disponibilità a una vera e propria custo-mizzazione del servizio, con studi circostanziati instretta collaborazione con il cliente, finalizzati aindividuarne le necessità e le priorità e – conse-guentemente – a realizzare il sistema più adattoalle sue esigenze».

Nell’Italia nord-occidentale siete divenutiun vero e proprio punto di riferimento nel vo-stro settore. Quali altri vantaggi offriteper poter vantare una simile fiducia presso lacommittenza?«Innanzitutto serietà e professionalità. Il nostrostaff è interamente composto da personaleesperto e disponibile, preparato ad affrontareogni evenienza sia in fase di montaggio che dimanutenzione dell'impianto. La cura e l’atten-zione che riserviamo al rapporto con il cliente èun altro dei nostri punti di forza. La valutazionepreliminare delle caratteristiche dell’impianto èattenta e circostanziata, così come il servizio dimanutenzione – attivo 24 ore su 24, sette giornisu sette – è preciso e puntuale, in grado di risol-vere ogni malfunzionamento del sistema. Gliimpianti da noi installati sono inoltre predispo-sti per successive modifiche o integrazioni, inmodo da renderlo efficiente e preciso per lun-

Massimo Ghisolfi,

titolare della

Tecnosicurezza Srl

di Genova

www.retesicurezza.it

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Massimo Ghisolfi

LIGURIA 2012 • DOSSIER • 85

ghissimo tempo, anche con il variare delle esi-genze di sorveglianza».

Per offrire un servizio così valido avretesenza dubbio bisogno di un bagaglio di co-noscenze ampio e dettagliato.«L’aggiornamento tecnologico, l’indagine delmercato specialistico alla ricerca di soluzionioperative sempre più innovative e funzionali,l’investimento in tecnologie costantemente al-l’avanguardia sono i cardini della nostra strategiaaziendale. La specializzazione dell’attività è inol-tre una caratteristica importante della Tecnosi-curezza; laddove, infatti, molti elettricisti o in-formatici si improvvisano fornitori di impianti disicurezza, noi abbiamo fatto di questa occupa-zione la nostra unica attività, dedicando investi-menti ad aggiornamento e formazione e garan-tendo una specializzazione e una professionalità

altrimenti impossibili da ottenere».Quanto conta – infine – la tecnologia nel

vostro settore di competenza?«La tecnologia ricopre un ruolo fondamentale ela nostra funzione è anche propagandistica eistruttoria, sovente non essendo i clienti consa-pevoli dei grandi vantaggi che l’adozione di si-stemi di smart security offre. La customizzazionedell’impianto passa anche e soprattutto dalla qua-lità della tecnologia utilizzata per allestirlo. Lachance di controllare in remoto l’intero sistematramite tablet o smartphone, la possibilità diavere a disposizione sistemi di sorveglianza che –grazie alla tecnologia Hd e Full Hd – forniscanoimmagini di una nitidezza unica, anche dopo di-verse fasi ingrandimento, sono solo alcuni deivantaggi offerti dalle recenti tecnologie che met-tiamo a disposizione dei nostri clienti».

La chance di controllarein remoto l’intero sistematramite tableto smartphone è solouno dei vantaggi offertidalle recenti tecnologie

Page 58: Dossier LIguria 10 2012

TECNOLOGIA

86 • DOSSIER • LIGURIA 2012

La tecnologia, intesa non tanto comeevoluzione di metodi e strumenti,quanto come elemento che si legastrettamente all’uomo, nella fatti-

specie, all’imprenditore. Ed è in questo rap-porto interattivo che si sviluppano i presup-posti per il forte incremento del fatturato diun’azienda come Cofi, specializzata nella pro-gettazione, realizzazione, installazione e assi-stenza di componenti innovativi (giunti com-pensatori in gomma con caratteristicheanti-shock e altri componenti) impiegatinell’impiantistica del settore navale militaree mercantile e nell’industria. Una realtà che

può vantare un’esperienza di oltre trentacin-que anni, frutto delle precedenti esperienzedel suo fondatore e amministratore unico,l’ingegner Giancarlo Dughera.

Quale è il motore mobile della vostraazienda?La tempestività nel analizzare e progettarepiù proposte da presentare in soluzione alproblema; minimo due. Un giovane staff ditecnici, dotato di strumenti hardware sofi-sticati e corredati dai più aggiornati soft-ware, è orientato a cogliere ogni aspetto deiproblemi tecnici, sottoposti, approfondendoi bisogni sino ad acquisire le reali esigenze an-che quelle nascoste e non note al cliente.

E l’applicazione di tale concetto, come siè tradotta sul vostro bilancio?«In una crescita notevole. Basti pensare chenel 2011 abbiamo raddoppiato il fatturatodel 2010. E nei primi sei mesi del 2012 il fat-turato si è portato ai livelli del 2011, tantoche alla fine di quest’anno, prevediamo unacrescita del 70 per cento rispetto il 2011».

Si diceva del rapporto con la tecnolo-gia, ma non è l’unico fattore che ha deter-minato il successo. Qual è l’altro?«Il capitale umano composto da personescelte con particolari attitudini, formate eorientate a risolvere qualsiasi necessità delcliente creando articoli tailor-made di ele-vata tecnologia utilizzando materiali inno-vativi».

Il rapporto con la tecnologia è la chiave del successo di un’azienda che produce

componenti per settori quali il navale militare, mercantile e siderurgico.

Il punto di Giancarlo Dughera

Roberta De Tomi

Uomo e tecnologia, una simbiosi vincente

L’ingegnere

Giancarlo Dughera,

amministratore

della Cofi Srl di Santa

Margherita Ligure (GE)

www.cofi.it

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LIGURIA 2012 • DOSSIER • 87

Può parlare del prodotto di punta?«I giunti compensatori rappresentano il no-stro core-business. In particolare i Coflex®D in gomma sono un’invenzione dalle eleva-tissime caratteristiche, comprovate dai test.Non si era mai visto al mondo un giuntocompensatore in grado di fornire simili pre-stazioni in piena affidabilità e senza subire al-cun danno. Dalle innumerevoli prove a cui èsono stati sottoposti, è emersa una scopertaincredibile, il tipo mono-onda di lunghezza150 mm, che consente risparmio di spazio,sottoposto a sollecitazioni dinamiche istan-tanee del valore da 100 a 200 volte l’accele-razione di gravità, ha assorbito senza subirecedimenti e deformazioni lo spostamento la-terale di 110 mm a 16 Bar di pressione com-provando piena efficienza - Coflex® D resi-steva mentre tutti gli altri esplodevano».

Con quali esiti successivi?«Questa scoperta ha da subito orientato Cofia sviluppare e migliorare la performance delpezzo e la capacità produttiva realizzandonuove attrezzature atte a ridurre i costi per af-frontare il mercato in maniera competitiva. Aoggi, terminati i test di simulazione ed en-durance, i giunti Coflex® D non sono solopresenti sulle più importanti navi e sommer-

gibili della Marina Militare Italiana, ma an-che in applicazioni industriali quali gli sta-bilimenti siderurgici o le centrali di produ-zione di energia convenzionale per non direche sono prossimi a essere impiegati nellecentrali nucleari, dove, come dimostra la sto-ria recente, la necessità di garantire il correttofunzionamento anche in caso di calamità, èfondamentale».

A proposito di mercato: in quale sietepiù presenti?«La nostra presenza è prevalente sul territorionazionale, anche se attraverso aziende ita-liane oggi siamo in tutto il mondo ed inoltreabbiamo fornito direttamente rinomate com-pagnie del settore petrolifero e dell’indu-stria navale. Ma l’estero rappresenta un mer-cato su cui puntiamo».

L’estero, però, non è l’unico obiettivoper il futuro.«Esatto. Miriamo a implementare alcuni par-ticolari, o in primo impianto, o in ricambioper performance migliorate, a parità di ri-duzione del peso e miglioramento durata,dei componenti stessi. Un modo per risultareulteriormente competitivi anche nella pro-duzione e per creare i presupposti per poiproporci su altri mercati».

Giancarlo Dughera

Page 60: Dossier LIguria 10 2012

BROKERAGGIO

Retaggio della rinomata tradizione as-sicurativa anglosassone, la figura delbroker ha avuto una capillare diffu-sione anche in Italia, dopo che la sua

posizione è stata istituzionalizzata con la creazionedi un albo professionale di categoria nel 1984. La crescita di questa figura professionale ha con-tribuito allo sviluppo dell’intraprendente piccolae media impresa italiana, ritagliandosi una partedi rilievo nel successo dell’industria e dell’im-prenditoria nostrana negli ultimi decenni. Trat-tandosi di una posizione di grande responsabilitàprofessionale, la figura del broker è vincolata al ri-spetto di un rigido codice etico e deontologicoche impone chiarezza e trasparenza nei confrontidel cliente. Consapevole delle proprie responsabilità profes-sionali, Riccardo Costa – amministratore dellaCosta Brokers di Genova – insiste su quello cheè il punto fondamentale di tutta l’attività di bro-keraggio. «La prerogativa primaria di un assicu-ratore deve essere la disponibilità a intendere e as-

secondare le esigenze del cliente, codificandole incontratti chiari e intellegibili». Anche qui – comein tanti altri ambiti – l’esperienza gioca un ruolodi consistente importanza. «La cinquantennaleesperienza – maturata in buona parte con rap-porti diretti col mercato inglese – mi ha permessodi acquisire competenze e professionalità. La tra-dizione assicurativa inglese, più orientata verso lacustomizzazione dell’offerta contrattuale rispettoa quella italiana, mi ha fornito una formazionebasata su una prerogativa essenziale, ovvero la ri-cerca della soluzione giusta per ogni cliente».

Costa Brokers Spa ha

sede a Genova

www.costabrokers.com

Contro i rischi di impresaChiarezza e trasparenza, disponibilità

e serietà. Questa la sintesi estrema del

codice per il successo nel campo

assicurativo. I nuovi presupposti

e le sfide del brokeraggio secondo

Riccardo Costa

Lodovico Bevilacqua

Page 61: Dossier LIguria 10 2012

Riccardo Costa

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Vicissitudini professionali e ambizione impren-ditoriale hanno portato Riccardo Costa ad en-trare nel mercato assicurativo con una propria so-cietà – la Costa Brokers appunto. La genesi dellasocietà conferma l’autorità e la serietà del suofrontman, contattato nel 1987 dalla londineseHarris & Dixon per costituire una filiale ita-liana della prestigiosa società di brokeraggio in-glese. Nel 1991 Riccardo Costa rileva la societàe si mette in proprio, mutuando dal precedentepartner l’attitudine alla customizzazione tipicadella consuetudine assicurativa inglese. «La nostra è una piccola società sviluppata in tuttii settori assicurativi e riassicurativi, ma specializ-zata nel ramo trasporti, off-shore e responsabilità.La meticolosità nella raccolta di informazioniche permettano una reale valutazione dei rischi,unitamente alla trasparenza che caratterizza i no-stri contratti, ci rendono competitivi anche nelmercato agguerrito e selettivo dei grandi gruppi».E proprio la chiarezza e l'univocità della stesuracontrattuale rappresentano un capitolo a cuiRiccardo Costa tiene particolarmente. «Una con-suetudine ancora purtroppo in vigore per unaparte del mercato italiano è la difficoltà inter-pretativa delle polizze stipulate, molto spessocriptiche e oltremodo colme di piccole clausole,

tanto da obbligare sovente i clienti a ricorrere aconsulenze legali per rendersi conto in manierachiara e inequivocabile dei rischi coperti. Le po-lizze assicurative dovrebbero essere basate sul-l’univoca distinzione fra rischi assicurati e rischiesclusi, distintamente enunciati con poche pos-sibilità di fraintendimento». In un ambito fortemente caratterizzato da unconsistente corpo normativo che disciplina lagestione di grandi rischi imprenditoriali e im-portanti somme di denaro, la chiarezza rappre-senta una caratteristica apprezzabile e apprez-zata. Tanto che il successo commerciale dellaCosta Brokers smentisce le piccole dimensionidella società. «Molto attiva in Italia, la nostra so-cietà ha consolidato ottimi rapporti con i più im-portanti mercati assicurativi internazionali, comequello inglese, americano, svizzero, tedesco escandinavo. Recentemente abbiamo inoltre al-lacciato proficui contatti con il mercato indiano». Negligenze degli intermediari e competitività inun mercato dominato da colossi internazionalirappresentano solo una parte delle tante difficoltàdi un ambito delicato e ricco di responsabilità.Ma la Costa Brokers – grazie alla professionalitàdei propri collaboratori – rimane un punto di ri-ferimento.

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La nostra è una piccolasocietà sviluppata in tuttii settori assicurativie riassicurativi, maspecializzata nel ramotrasporti, off-shoree responsabilità

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Settore marittimo,volano dell’economia

Naval Diesel

si trova

a Genova

www.navaldiesel.com

Il comparto marittimo è stato uno di quellimaggiormente colpiti dalla profonda crisieconomica che stiamo attraversando. Ep-pure, Giorgio Squinzi, presidente di Con-

findustria, ha recentemente sottolineato cometutto il settore rappresenti ancora oggi unaquota decisiva del Pil nazionale. «In questi annidifficili – spiega Squinzi – abbiamo potuto con-tare sull’eccellenza del comparto marittimo. Laflotta italiana è il volano del sistema marittimoche contribuisce al Pil nazionale per 39,5 mi-liardi, 2,6 per cento di quello totale, e dà occu-pazione a circa il 2 per cento della forza lavorodel paese, 477mila persone fra addetti diretti eindotto». Un sistema che funziona ancora molto benequindi. O meglio, funzionerebbe, se ancorauna volta non intervenisse la burocrazia ita-liana a frenare un comparto in crescita. «La no-stra realtà – spiega Andrea Costabel ammini-

stratore della Naval Diesel di Genova - è spe-cializzata nel ricondizionamento di componentiiniezione per i motori marini delle più grandicompagnie di navigazione nazionali e interna-zionali, sia in ambito crocieristico che nel tra-sporto merci. Negli ultimi anni abbiamo avutouna crescita costante e, ovviamente, si è pre-sentata la necessità di avere uno spazio maggiorea disposizione. Abbiamo infatti raggiunto un li-vello di saturazione dello spazio demaniale.Continuando ad assumere personale e ingran-dendoci, siamo arrivati al limite dello spazio di-sponibile. Per questo problema logistico, ab-biamo anche dovuto bloccare ulterioriinvestimenti. È dal 2007 che abbiamo fatto ri-chiesta di nuove aree, ma ancora non abbiamoottenuto nulla. Stiamo ancora aspettando ladelibera per riuscire a occupare uno spazio checi è stato già assegnato. È la burocrazia che cifrena e ci sta dando grandi difficoltà. Se non riu-

Il comparto marittimo dà occupazione al 2 per cento della forza lavoro del Paese.

Ma per permettergli di crescere e percorrere nuove strade, che guardino anche all’ecologia,

è necessario che la burocrazia si sblocchi. La parola ad Andrea Costabel

Nicoletta Bucciarelli

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Andrea Costabel

LIGURIA 2012 • DOSSIER • 93

sciremo ad avere altri spazi per noi vorrebbe direfermarci e non crescere come realtà. Per questosaremo costretti a cercare altre aree in porti dif-ferenti, sebbene la nostra realtà sia particolar-mente legata all’area portuale di Genova».Naval Diesel opera sulla rigenerazione dipompe combustibili, iniettori, corpi polveriz-zatori, camicie-pompanti, valvole di sicurezza eavviamento per motori marini delle principalicase costruttrici presenti sul mercato. Grazie amacchinari altamente innovativi ed eco-com-patibili, l’azienda ha raggiunto alti standardqualitativi in tutta la linea produttiva. Orien-tamenti gestionali che hanno permesso d’in-traprendere nuovi canali di sviluppo nel settoreenergetico in impianti che impiegano motoridiesel funzionanti con biocombustibili per pro-durre energia elettrica. «Da un paio d’anni –prosegue Costabel - abbiamo spostato la nostraattenzione sugli impianti oli vegetali. Soprat-tutto nell’ultimo anno abbiamo avuto un in-cremento di lavoro mirato sugli impianti a bio-combustibile. Un settore che potrebbe entrarein crisi a causa degli innalzamenti del costodell’olio. Tutte queste centrali che raggiungonogli 880 mw si trovano quindi in forte diffi-coltà. Inoltre, i certificati verdi, che vengonomessi a disposizione dello Stato, sono molto ca-lati. Ci auguriamo che le proposte di emenda-

mento fatte dalle centrali, vadano a buon fine.Altrimenti si rischia la crisi di tutto il settore. Ilcomparto degli impianti a bio-combustibile èmolto dinamico e richiede diversificazione, mase non cambia qualcosa nel futuro affronteràgravi difficoltà. Grazie a questo tipo di impiantiquest’anno siamo cresciuti nel fatturato del 25-30 per cento in più rispetto al 2011. Per que-sto ci auguriamo che il trend cambi, altrimentici troveremo ad affrontare seri ostacoli, visti gliinvestimenti che abbiamo fatto in termini dimacchinari».Il settore marittimo e in particolare quellodelle manutenzioni sulle navi ha subìto con lacrisi dei grandi stravolgimenti. «Fondamen-talmente le manutenzioni sui motori sonostate ridotte, per cercare di rendere meno one-rose le spese e i costi sulle navi. In questomodo si è tentato di allungare la vita dei mo-tori, con la naturale conseguenza che le com-ponenti subiscono un’usura maggiore e noisiamo costretti a intervenire in maniera piùtempestiva. Di fronte a queste difficoltà ab-biamo scelto di diversificarci anche verso ilcomparto dei bio-combustibili. Per questosperiamo che non entri in crisi».

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Grazie agli impianti a bio-combustibilequest’anno siamo cresciutinel fatturato del 25-30 per centorispetto al 2011

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L a crisi economica ha colpito anchei fiori italiani. Negli ultimi cinqueanni, difatti, come ha diffuso uncomunicato della Cia (Confedera-

zione Italiana Agricoltori), la produzione difiori del nostro paese è diminuita di oltre unquarto (meno 26 per cento) e con essa c’èstata la perdita di più di mille ettari (soprat-tutto strutture serricole). Particolarmentegrave è poi lo scenario per le rose, la cui pro-duzione si è dimezzata e i costi aumentati del30 per cento. Anche Roberto Mazzoni, della Flor You Srl,azienda specializzata nella commercializza-zione all’ingrosso di fiori recisi, sostiene che«il settore dei fiori non è stato risparmiato daquesto difficile momento di crisi. Il consumodei fiori, inteso come consumo quotidiano èsicuramente calato, mentre al momento reggela vendita nei periodi delle varie ricorrenzecome San Valentino, Ognissanti, la festa dellamamma eccetera. Certo è, purtroppo, che ilmercato dei fiori recisi soffre parecchio».Flor You è un’azienda giovane, nata dal-l’unione delle idee di due piccole aziendeoperanti sul mercato dei fiori di Genova enella provincia del Pavese. «Non si è scelto ilmomento migliore per investire nella nuovaattività, ma consci della nostra voglia di faree delle nostre possibilità professionali, non cisiamo tirati indietro». E lo dimostra il fattoche, anche se i fatturati di molte aziende ri-

sentono della crisi, per Mazzoni «il bilanciodei risultati va considerato positivamente:l’attività tiene e i ricavi lo stesso, a prescinderedal periodo difficile. Non abbiamo dovutoadottare strategie particolari per mantenere lanostra posizione nel mercato: è stato suffi-ciente porre maggior attenzione nel valutareogni singolo costo, continuando però sempread investire nell’azienda».Selezionare i fiori da commercializzare non èun lavoro semplice, ma piuttosto delicato.«Si scelgono i prodotti in base alla loro qua-

Il mercato dei fiori, fino a qualche anno fa florido in Italia, così come in Europa, oggi vive un

periodo di profonda crisi. Criticità e prospettive del settore nelle parole di Roberto Mazzoni Martina Carnesciali

Fiori, coltivazioni,logistica e mercato in crisi

La Flor You Srl

ha sede a Genova

www.floryou.it

MODELLI D’IMPRESA

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lità; si cerca di commercializzare prodotti diottimo standard qualitativo. Anche se il pe-riodo fa pensare al contrario, solo la qualitàunita a un attento servizio può portare dei ri-sultati ottimali».Ma quanto lavoro c’è dietro a un fiore sele-zionato e commercializzato? «Non è facilevendere un fiore, perché nella sua semplicità,richiede in ogni singolo passaggio molta pro-fessionalità, che oggi è assolutamente neces-saria per andare avanti - spiega Roberto Maz-zoni -. Passaggi che cominciano già dallacoltivazione. Spesso si crede che la parte ini-ziale della filiera sia l’anello più semplice dellacatena; una volta si diceva che bastava pian-tare e qualcosa si sarebbe portato a casa. Oranon è più così: prima di piantare (coltivare),bisogna pensare a cosa, sbagliare ormai è unlusso da non potersi permettere. Finiti i tempidelle agevolazioni per l’agricoltura, i carbu-ranti a prezzi ridotti ormai non esistono più.Senza una programmazione e lo studio del la-voro, inevitabilmente si chiude. La logistica èdiventata fondamentale, anche la distribu-zione è parte integrante e indispensabile peruna corretta distribuzione del prodotto: an-

che qui nulla può essere fatto a caso. E, perultimi, coloro che portano il prodotto allafase finale, i fioristi: dietro le composizionifloreali ci sono sacrifici, corsi di approfondi-mento, workshop e scuole specializzate per gliaddetti del settore. Tutti questi passaggi de-vono avvenire poi in pochissimi giorni, i fioridevono assolutamente essere commercializzatirapidamente. Dietro ogni evento che richiedel’utilizzo dei fiori ci sono tecnica, precisionee fantasia, cose che non si trovano sicura-mente in un cassetto o in un catalogo».Anche pensare al futuro è importante, e vastrutturata qualsiasi prospettiva possibile. Maz-zoni conclude: «le speranze sono quelle di sem-pre. Le sfide sono quotidiane, gli obiettivi sonoquelli di migliorare continuamente il servizio.L’esperienza e l’entusiasmo non ci mancano, equesto sicuramente non è poco. Il resto non di-pende esclusivamente da noi, facciamo soloparte di questo momento difficile, e come tuttilo viviamo con una certa apprensione».

LIGURIA 2012 • DOSSIER • 99

Roberto Mazzoni

��Il consumo quotidiano dei fiori

è sicuramente calato, mentreal momento regge la venditanei periodi delle varie ricorrenze

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ualità dei prodotti moltoalta. Ottimo collegamentocon la rete autostradale.Forte apprezzamento percome è strutturato interna-

mente il mercato e positivo giudizio sullanuova piastra logistica. Il Mercato Ortofrut-ticolo ha superato a pieni voti l’analisi del-l’Osservatorio commissionato dall’Ente Bi-laterale del Terziario di Genova. UnOsservatorio che ha lo scopo di dare una vi-sione su imprese, occupati e andamento delsettore del Terziario a Genova e provincia eche al suo interno ha realizzato uno studiospecifico sulle imprese commerciali al detta-glio e all’ingrosso del settore ortofrutta anchealla luce dell’apertura del Mercato Ortofrut-ticolo di Genova. «Le imprese specializzatedell’ortofrutta genovese al dettaglio – spiegaOscar Cattaneo, vice presidente di Ascom –si collocano in un quadro congiunturale noncerto positivo. Malgrado questo i punti ven-dita crescono e Genova è l’unica provinciache vede un incremento dell’ortofrutta tradi-zionale. Questa struttura si conferma un poloattrattivo per l’acquisto di prodotti per il det-taglio genovese, in grado di modificare inquesti anni i diversi processi commerciali conuna crescita degli ordini a distanza e accre-sciute opportunità di trasporto della merce».

Un risultato che premia lo sforzo della Societàdi Gestione del Mercato genovese che hamolto lavorato proprio sull’organizzazioneinterna del mercato e sulle procedure, pervenire incontro alle esigenze della clientela.Un risultato che premia lo sforzo dei grossi-sti che hanno investito su questa struttura,realizzando un salto di qualità nella gestionee nell’offerta di prodotti e nuovi servizi. IlMercato Ortofrutticolo di Genova ha riaf-fermato in questo modo il suo ruolo di Portadel Mediterraneo. Per assicurare ulteriori ser-vizi logistici ha ulteriormente ampliato glispazi con l’apertura della piastra logistica dal-l’inizio di quest’anno. Tra i fautori del salto diqualità e della crescita delle offerte e dei ser-vizi primeggia sicuramente Ratto G.B. &Fratelli. «La nostra realtà e molto impegnata– spiega il titolare Giambattista Ratto – nelfar arrivare prodotti da tutto il mondo e di-stribuirli in tutti i settori. A cominciare dallenumerose navi da crociera che in questa Portadel Mediterraneo fanno sosta. I nostri riferi-menti infatti sono principalmente la distri-buzione tradizionale, la GDO e le forniture dibordo. Un settore quest’ultimo in forte espan-sione in questi anni, grazie alle nuove com-pagnie di navigazione nel settore delle cro-ciere che fanno scalo nel Porto di Genova.Oggi nella piattaforma logistica stiamo lavo-

“Genovese di conseguenza mercante”, recita un antico detto.

La nuova piattaforma logistica è solamente una delle ultime novità

che hanno permesso al Mercato ortofrutticolo di Genova di tornare

a essere la Porta del Mediterraneo. Ne parliamo con Giambattista Ratto

Nicoletta Bucciarelli

La rinascitadel mercato di Genova

Ratto G.B. & Fratelli

si trova a Genova

[email protected]

106 • DOSSIER • LIGURIA 2012

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PRODOTTI ALIMENTARI

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LIGURIA 2012 • DOSSIER • 107

rando al 50 per cento del potenziale dopo po-chi mesi dall’avvio. Ma nel breve periodocontiamo di raggiungere il pieno della po-tenzialità offrendo ai nostri clienti un servizioefficiente 24 ore su 24 sette giorni su sette». Un modello d’impresa, quello della realtà ge-novese, proiettato verso il futuro. Con unaclientela diversificata. Dove la presenza nellapiastra logistica ha rappresentato la naturaleevoluzione di un’azienda presente in modoesteso anche nella struttura mercatale tradi-zionale. «La piastra logistica è il completa-mento del trasferimento del Mercato Orto-frutticolo di Genova avvenuta nel 2009. Èl’esempio più evidente di quanto siano cam-biate le condizioni di lavoro per gli operatoripermettendo oggi di offrire servizi efficienti,al passo con i tempi, in grado di riportare ilmercato genovese ai primi posti in Italia. Inquesto sviluppo la nostra società ha deciso diinvestire. Consci che partner particolari comele compagnie di navigazione e la Grande Di-

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Con la crisi, la gente fa la spesain modo più selettivo cercandodi non rinunciare ai prodotti di qualità

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Ratto G.B. & Fratelli

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108 • DOSSIER • LIGURIA 2012

stribuzione possono essere servite solo avendoa disposizione grandi spazi e soprattutto ampispazi refrigerati». Nella nuova piastra logistica, completamenteprovvista di banchina di carico e scarico pergli automezzi, la Ratto G.B. & Fratelli si svi-luppa su 4000 metri quadrati. E di questiben 3000 sono spazi refrigerati. Con settecelle di conservazione e cinque di matura-zione. Un investimento specifico anche per losviluppo di un business particolare: la matu-razione delle banane. «Si tratta di un pro-getto che nasce nel 2008 – prosegue Giam-battista Ratto – e attraverso una serie dievoluzioni siamo riusciti a concretizzare inparticolare quest’anno. Ci siamo infatti resiconto che in Liguria non esistono centri dimaturazione e quindi la merce era costretta auscire fuori dalla nostra regione per poi rien-trare per essere commercializzata. Con il no-stro centro di maturazione abbiamo dato unservizio logistico diverso. E i numeri sono lìa dimostrarlo: solo in questa fase di avvio ab-biamo portato a maturazione circa 300.000cartoni di prodotto. L’introduzione del servi-zio di maturazione delle banane, presso lanuova piastra logistica al Mercato di Genova,ha consolidato l’affermazione dell’aziendacome protagonista del settore anche sul fronte

dell’organizzazione logistica. Oggi possiamogià dire che questo nuovo servizio ha contri-buito per circa il 30 per cento al buon risul-tato dell’azienda in questo 2012». Banane che arrivano dal Sud America, CostaRica, Equador, Colombia. Sbarcano a Ge-nova e in un lasso di tempo tra i sei e i diecigiorni sono pronte ad essere messe sul mer-cato e distribuite ai dettaglianti, alla Gdo,alle compagnie di crociere, alle società che di-stribuiscono in mense e altre strutture. Un in-vestimento che ha avuto anche il merito disalvaguardare i livelli occupazionali del-l’azienda in un momento di grave crisi eco-nomica. «In azienda lavorano una ventina dipersone – ricorda Ratto -. Quattro di lorosono state particolarmente destinate a seguirele operazioni logistiche nella piastra. Grazie aun investimento in formazione professionalehanno ottenuto qualifiche adatte per seguireanche un ciclo delicato come quello dellamaturazione delle banane. Garantendo unservizio 24 ore su 24 a tutta la clientela». La Ratto G.B. & Fratelli opera nell’ambitodel Mercato genovese dal 1966. Sul finire de-gli anni 80 ha fatto il suo ingresso in aziendala seconda generazione che oggi, con la col-laborazione dei fondatori, si occupa diretta-mente della gestione. Lo sviluppo negli anni

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PRODOTTI ALIMENTARI

La maturazionedelle banane ha contribuitoper circa il 30 per centoal buon risultatodell’azienda nel 2012

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LIGURIA 2012 • DOSSIER • 109

si è consolidato grazie anche rapporti socie-tari sempre più stretti con GF Group. Unacollaborazione che prosegue con successo an-cora oggi pur senza partecipazioni azionarievisto che la Ratto G.B. & Fratelli è comple-tamente di proprietà della famiglia Ratto.Un elemento di compattezza societaria che hapermesso di rilanciare ulteriormente lo svi-luppo dell’azienda, culminato con la realiz-zazione dei nuovi spazi di conservazione, la-vorazione e maturazione della merce nellapiastra logistica. «Non possiamo non tenereconto che il momento economico è diffici-lissimo – conclude Giambattista Ratto -. Maè evidente che da queste crisi si esce solo connuove idee, nuovi investimenti, dando op-portunità di lavoro. Questa struttura a Ge-nova permette tutto questo. E la nostraazienda ha voluto giocare questa sfida inprima linea». Una crisi che ovviamente hacolpito lo scenario del settore food. «Diciamoche ha colpito i consumi in generale e quindiovviamente anche il settore dell’ortofrutta neha risentito. È però altrettanto evidente chela gente fa la spesa in modo più selettivo cer-cando di non rinunciare alla qualità. Questodetermina una situazione dove i brand più ri-conosciuti mantengono le quote di mercatomentre i prodotti generici, che non trovano

una collocazione specifica, soffrono mag-giormente la crisi dei consumi». Un contesto che in ogni caso non sembraaver avuto ripercussioni troppo forti sulla re-altà genovese. «La nostra azienda – concludeRatto - ha effettuato in questi anni investi-menti considerevoli. Abbiamo puntato sullaqualità del servizio e dei prodotti, facendo inmodo di garantire un’offerta a 360° per tuttii nostri clienti. Si tratta di una strategia cheha pagato in termini di risultati come dimo-stra l’incremento del fatturato».All'entrata del Mercato Ortofrutticolo di Ge-nova è stata posta da alcuni mesi un’ulterioreinsegna che recita: “Ianuensis ergo merca-tor”. Genovese di conseguenza mercante. Èun’antichissima frase, risalente a un anonimodel 1200, che definiva il ruolo e la misura deiGenovesi nel Mediterraneo di quel tempo.Sono passati più di 800 anni. I Genovesi alruolo centrale di questa Porta del Mediterra-neo credono ancora.

I l nuovo centro di maturazione delle banane importate dai paesi del Sud America rappresenta un nuovo importante business

per la Ratto G.B. & Fratelli. «Ci siamo resi conto – spiega GiambattistaRatto - che in Liguria non esistono centri di maturazione e quindi la merce era costretta a uscire fuori dalla nostra regione per poirientrare per essere commercializzata. Con il nostro centro di maturazione abbiamo dato un servizio logistico diverso ai nostriclienti che ha contribuito per circa il 30 per cento al buon risultatodell’azienda in questo 2012». Un successo che deriva anchedall’importanza che riveste una corretta maturazione del frutto,particolarmente apprezzato e dalle proprietà particolari. La polpa della banana, essendo ricca di vitamina A, vitamina B1, vitamina B2,vitamina C, vitamina PP e vitamina E, di sali minerali come calcio,fosforo, ferro e potassio e di carboidrati ha infatti proprietà nutrienti, ri-mineralizzanti e stimolanti per la pelle. Grazie inoltre alla presenzadella vitamina B6, favorisce il metabolismo delle proteine.

LA SCOPERTADI UN NUOVO BUSINESS

Ratto G.B. & Fratelli

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PRODOTTI ALIMENTARI

Italia leader europeo per prodotti alimen-tari di qualità. Il primato dell’alimentaremade in Italy è stato certificato di recentedall’Istat che, con il proprio volume sui

"Prodotti agroalimentari di qualità Dop, Igp eStg" ha ricordato come il paniere italiano amarchio Ue nel 2011 ha raggiunto i 239 rico-noscimenti, ben 20 in più rispetto all’anno pre-cedente. Fra i singoli settori merceologici quelloche vanta il maggior numero di Dop e Igp èquello dei prodotti ortofrutticoli e dei cereali(con 94 riconoscimenti) seguito dai formaggi(43), dall’olio extravergine d'oliva (che vanta 42

riconoscimenti) e dai salumi (36). Ed è proprioper promuovere la conoscenza della storia edelle tradizioni tipiche delle civiltà che si affac-ciano sul Mediterraneo, di cui l’olivo è uno deisimboli più rappresentativi, che è nata la FratelliCarli. «L'amore genuino per l’olivicoltura e peri suoi frutti – racconta l’amministratore GianFranco Carli – ha portato l’azienda a impe-gnarsi in numerose iniziative volte a diffondereun’autentica cultura dell’olio d’oliva e una mi-gliore conoscenza delle sue preziose virtù, nonsolo come fedele alleato del gusto, ma anchedella salute».

Voi vi proponete come ambasciatori di pro-dotti made in Italy.«Cerchiamo di diffondere, in Italia e all’estero,il gusto per un prodotto genuino e di qualità,tanto che attualmente l’azienda arriva a con-tare su un parco clienti attivo di 900milaunità, di cui 600mila in Italia e 300mila traFrancia, Austria, Germania, Svizzera, Inghil-terra e Stati Uniti con un fatturato di 150 mi-lioni di euro. Una cosa di cui andiamo fieri èl’esserci conservati indipendenti dalle multi-nazionali. Siamo orgogliosi della nostra iden-tità d’impresa i cui proprietari hanno unnome, un volto e una storia profondamente ra-dicata nel territorio ligure».

Secondo i dati Istat l’Italia è il Paese

europeo che, con 239 riconoscimenti,

può vantare il maggior numero

di prodotti alimentari di qualità.

Fratelli Carli intende promuovere

ed espandere questa cultura

della qualità, partendo dall’olio

Marco Tedeschi

Gian Franco Carli,

amministratore

delegato

della Fratelli Carli

di Imperia

www.oliocarli.it

Ambasciatori del made in Italy

Page 71: Dossier LIguria 10 2012

In che modo avete promosso la conoscenzadella cultura dell’olio d’oliva?«In primo luogo attraverso il Museo dell’Olivo.Ospitato in un’elegante palazzina in stile li-berty, è dedicato all’olivo e ai suoi frutti e ne at-traversa gli aspetti storici, botanici, artistici etecnologici. La cultura dell’olio viene raccontataanche attraverso il nostro Emporio un luogo fi-sico dove l’azienda parla di sé, del proprio mododi lavorare e dove il visitatore può toccare conmano la qualità dei prodotti».

Quali sono i prodotti della Fratelli Carli?«Innanzitutto l’olio di oliva. La Fratelli Carli siavvale della passione e dell’esperienza maturatain oltre cento anni di attività per selezionare lepartite migliori del bacino del Mediterraneoeuropeo, che poi miscela per dare vita a diversetipologie di olio extra vergine di oliva con unasapienza che è tutta made in Italy: il Delicato,dal sapore pieno e armonioso, equilibrato egentile, e il Centenario, creato per celebrare icento anni dedicati alla passione che l’aziendaha per l’olio, che presenta la perfetta armonia didiverse cultivar con note che variano dal deli-cato al piccante. A essi, la Fratelli Carli ha af-fiancato una selezione di eccellenti extra verginitutti italiani: l’Olio Extra Vergine di Oliva Frut-tato dal gusto persistente e dall’aroma intensoe l’Olio Extra Vergine di Oliva Dop Riviera Li-gure Riviera dei Fiori, prodotto nel modernofrantoio Fratelli Carli solo con olive di qualità

taggiasca e in quantità limitata. Infine l’Olio diOliva Tradizionale dal gusto dolce e fresco,ideale in cucina e alleato importante per unasana ed equilibrata dieta mediterranea».

E oltre all’olio?«La Fratelli Carli si dedica anche alla produ-zione di salse e conserve alimentari che incar-nano al meglio lo spirito mediterraneo e ita-liano, e che hanno nell’olio d’oliva l’elementodistintivo alla base della loro riuscita. A dimo-strazione del fatto che l’olio d’oliva non è im-portante solo a tavola, nella nostra offerta ven-gono inclusi anche prodotti a base di oliod’oliva per la detergenza e il bucato. Senza di-menticarci del nostro repertorio di dolci».

E per quanto riguarda i vini?«La selezione di vini vuole ripercorrere il megliodei vitigni della Liguria e una piccola e qualifi-cata rappresentanza della produzione vitivini-cola del Nord Italia: Pigato Riviera Ligure di Po-nente Doc; Vermentino Riviera Ligure diPonente Doc; Rossese di Dolceacqua Doc; Or-measco di Pornassio Doc; Prosecco di Valdob-biadene Docg. A questi si aggiunge il MarsalaSuperiore Doc Ambra Dolce».

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Siamo orgogliosi della nostraidentità d’impresa i cui proprietarihanno un nome, un voltoe una storia profondamenteradicata nel territorio ligure

Gian Franco Carli

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PRODOTTI ALIMENTARI

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L’industria dolciaria risponde allacrisi, con realtà che tengono beneil mercato senza scendere a com-promessi sull’eccellenza. Adr,

azienda di Sassello proprietaria dei marchi LaSassellese, Isaia e Dea, ne è un esempio. Gra-zie all’alta qualità della produzione e ad unapolitica di continui investimenti che, solonegli ultimi anni, l’ha portata a destinare al-l’aggiornamento tecnologico oltre due mi-lioni di euro, Adr ha registrato un fatturatoin crescita, attestato intorno ai 9,8 milioni.«La nostra missione è la qualità – afferma ilpresidente di Adr Armando Timossi -, con-dizione fondamentale di ogni fase della pro-duzione e della distribuzione dei prodotti:dalla selezione degli ingredienti alla cottura,dagli imballaggi al servizio logistico».

La vostra produzione spazia tra diverse ti-pologie di dolci della tradizione ligure. Qualile principali differenze tra i tre diversi marchi?«Le nostre specialità, Amaretti morbidi eBaci di Sassello, Canestrelli e Canestrelliniclassici o ricoperti di cioccolato, sono tutterealizzate con cura artigianale, seguendo lericette della tradizione. Gli Amaretti noncontengono glutine e possono essere ap-prezzati anche da consumatori celiaci. LaSassellese è il nostro marchio primario, inItalia e all’estero. Isaia contraddistingue ilnostro prodotto di pasticceria tradizionale inalcune aree regionali, mentre Dea vienemantenuto come marchio tattico per alcuneproduzioni settoriali con un ottimo rap-porto tra qualità e prezzo».

Quali sono le caratteristiche imprescindibilidella vostra produzione?«Ci piace definirci un’industria artigiana: tutte lenostre specialità vengono realizzate come unavolta e hanno lo stesso sapore di una volta. Sele-zioniamo gli ingredienti migliori, sani, genuini erigorosamente senza conservanti aggiunti e adot-tiamo tutte le norme internazionali per offrire ainostri consumatori prodotti sempre garantiti al100 per cento. Oltre alla certificazione standardIso 9001:2000, che prevede controlli periodicisulla qualità generale dei processi produttivi, dallascelta delle materie prime al confezionamento,dalla gestione del magazzino a ogni singola fase diproduzione, abbiamo scelto di monitorare ulte-riormente le procedure interne acquisendo le cer-tificazioni Ifs e Brc, il che ha determinato un se-vero incremento dei controlli di qualità».

Materie prime selezionate, investimenti tecnologici e una chiara politica della qualità.

Sono gli aspetti su cui ha puntato Adr per affermarsi ulteriormente sul mercato dolciario.

Ne parliamo con Armando TimossiLucrezia Gennari

Nella pagina a fianco,

Armando Timossi,

presidente della ADR

Spa di Sassello (SV)

www.sassellese.it

In crescita il dolciario

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LIGURIA 2012 • DOSSIER • 113

Anche l’attenzione all’ambiente riveste pervoi un ruolo fondamentale.«Il rispetto e l’impegno nei riguardi della politicaambientale sono una costante di Adr. Siamo cer-tificati Iso 14001: questo vuol dire che monito-riamo i consumi di risorse naturali e la gestionedei rifiuti, effettuiamo la raccolta differenziata elavoriamo esclusivamente con energia pulita».

Quanto investite in nuove tecnologie e qualiperformance riuscite a ottenere oggi con leultime innovazioni introdotte in azienda?«Abbiamo appena ultimato una nuova lineacompletamente automatizzata per la produ-zione di pasticceria. Grazie al-l’efficienza dei processi, pos-siamo garantire sempre lamassima freschezza del pro-dotto. Lavoriamo infatti constoccaggi minimali garantendoun potenziale produttivo gior-naliero di circa 18 mila Kg.Questa capacità ci consente direalizzare con efficienza pro-

duzioni di alta qualità in tempi molto rapidi».La vostra realtà è ormai affermata anche

all’estero. «Negli ultimi anni abbiamo ampliato considere-volmente i volumi di vendita sui mercati esteri, incui siamo presenti da diversi anni e ai quali in-tendiamo dare nuovi impulsi, sulla base degli in-coraggianti risultati ottenuti fino ad oggi».

Quali le prospettive per il futuro?«Sebbene la tradizione sia assolutamente prio-ritaria, non vogliamo rivolgerci solo adun’unica classica fascia di consumatori.Stiamo anzi cercando di aggiornare la nostra

proposta e di rivolgerci a untarget che diventa sempre piùesigente ed evoluto. La no-stra distribuzione è orientataanche al canale moderno,perché siamo convinti che laqualità non debba essere unprivilegio di pochi, ma unpiacere per tutti, per tutti imomenti della giornata».

Armando Timossi

��Abbiamo appena ultimato una nuova

linea completamente automatizzataper la produzione di pasticceria

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116 • DOSSIER • LIGURIA 2012

Contrastare i trafficiilleciti, velocizzarel’interscambio insicurezza ma, allo

stesso tempo, rendere più sem-plici i rapporti fra le varie do-gane. È questo ciò che chie-dono molte società che sioccupano di logistica e assi-stenza navi. Come la Saimaresocietà che presta una gammacompleta di servizi che copronol’intero ciclo di assistenza anavi, equipaggi, merci e pas-seggeri. «La nostra realtà –spiega l’amministratore RenzoMuratore – è presente presso ipiù importanti porti italiani,anche all’interno dei terminal edelle sedi dell’autorità doganalee marittima».

Dal suo punto di vista,

come si colloca oggi il nostropaese nello scenario dei tra-sporti marittimi internazio-nali?«Con molta debolezza e scarsopotere, tra gli armatori più im-portanti non troviamo infatti labandiera italiana. Questo av-viene anche per un motivo benpreciso; il nostro paese deve sot-tostare ad accordi comunitariche dipendono, nella maggiorparte dei casi, dai voleri dellegrandi lobby del settore, chehanno un peso decisivo tantoda influenzare le decisioni diBruxelles. È per questo che ilcodice doganale aggiornato, chein teoria avrebbe dovuto entrarein vigore nel giugno 2008, inrealtà è rimasto fittizio. Conquesto codice si sarebbe fatto

un passo avanti significativo an-che per velocizzare molte prati-che amministrative, grazie allosdoganamento centralizzatodelle merci. Ad esempio un ar-matore che si trova a Genovapotrebbe, tramite questo si-stema, sdoganare delle merci aSiracusa. Ma le lobby che “co-mandano” a Bruxelles non lopermettono. Il mio augurio èche si trovi un equilibrio tra ciòche vorrebbero le lobby e ciò dicui ha veramente bisogno l’Eu-ropa».

Nell’ultimo anno, qual èstato l’andamento del vostrobusiness?«Il 2011 non è stato un annomolto brillante. La crisi ha in-teressato i porti italiani, inmodo particolare Genova, col-

Renzo Muratore

è amministratore della

Saimare di Genova

www.saimare.com

Trovare un equilibrio tra i bisogni reali dell’Europa in tema di shipping e logistica, e gli interessi

delle maggiori lobby del settore. È questo l’augurio di Renzo Muratore

Marco Tedeschi

Semplificare le attività doganali

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LIGURIA 2012 • DOSSIER • 117

Renzo Muratore

legata ai porti magrebini in fortedifficoltà per i noti problemipolitici e sociali. Per quanto ri-guarda il 2012, oggi registriamocali che da gennaio a giugnonon c’erano, soprattutto nel tra-sporto delle merci sotto vincolodoganale. Un dato importanteperò è la tenuta delle importa-zioni, l’andamento del 2012conferma infatti quello del2011. Nel primo trimestre del2012 le esportazioni hannoavuto un netto miglioramento.L’andamento generale potrebbecorrispondere quindi al risul-tato finale dell’esercizio 2011,risultato di tutto rispetto in con-siderazione delle situazioni ne-gative economiche europee».

La vostra società è statascelta come partner nella spe-rimentazione di tutti i più im-portanti progetti innovativiche, negli ultimi anni, sonostati avviati dall’amministra-zione doganale. Potrebbe par-larcene?«In Italia nel 2011 sono entratiin vigore gli adempimenti pre-visti dal cosiddetto “emenda-mento sicurezza” disciplinato

dalla UE, relativi ai controlli aifini sicurezza per le merci in ar-rivo e partenza dai porti nazio-nali. Noi nel porto di Genova cisiamo messi a disposizione del-l’agenzia delle dogane, con in-vestimenti telematici, che per-mettano di diminuire i tempiburocratici. La dogana ci hascelto anche per sperimentareulteriori modifiche, dando inquesto modo un contributomolto importante».

In cosa consiste invece ilCad?«La nostra società si avvale inesclusiva, di un Centro di Assi-stenza Doganale (Cad) perl’espletamento delle operazioniin regime di procedura domici-liata. Già attiva presso la Do-gana di La Spezia, tale strut-tura, implementata a Genovanel corso del 2006 limitata-mente alle dichiarazioni dellemerci in transito comunitario,viene oggi utilizzata anche pertutte le operazioni di importa-zione ed esportazione, congrande beneficio. L’avvio apieno regime del Cad, infatti,ha rappresentato un salto di

qualità nell’efficienza dell’atti-vità doganale, anche grazie acollegamenti telematici conl’amministrazione che consen-tono di flussare le dichiarazionie ricevere i corrispondenti mes-saggi di risposta in tempo reale.Si è così ottenuta una riduzionesostanziale dei tempi necessariper lo svolgimento delle for-malità doganali, oltre che unasensibile contrazione del nu-mero delle verifiche sulle merci.Saimare, avvalendosi del Cad,effettua tutte le operazioni do-ganali in importazione, espor-tazione e transito comunitarioesterno, compreso il transito dicontenitori, allo stato estero,dai terminal portuali di sbarcoalla Dogana interna».

Quali sono le prospettive egli obiettivi per il medio pe-riodo?«Per il 2013, la ripresa econo-mica arriverà, in quanto saràun anno con un andamentopositivo in controtendenza al-l’esperienza vissuta che po-trebbe consentire a Saimare unmiglioramento rispetto al2011-2012».

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LOGISTICA

Se da un lato la globa-lizzazione si è rilevatail fenomeno recentepiù importante nello

sviluppo dell’economia, por-tando riscontri positivi sul girod’affari delle aziende, nonchévantaggi anche per i consuma-tori, d’altra parte non è scevrada difetti. Secondo GiovanniBenvenuto, amministratoredelegato della GDT Logisticdi Genova, storica realtà delloshipping genovese, la globaliz-zazione ha inciso in manieradeterminante nell’ambito dellalogistica: «Questo fenomeno –afferma Benvenuto – ha com-portato senz’altro vantaggi eun’evoluzione dei metodi dellalogistica, ma nel contempo haanche influito sulla qualità diprodotti e servizi dal mo-mento che, per sua natura,punta più sulla quantità chesulla qualità».

Quali i fattori positivi por-tati, a suo parere, dalla glo-balizzazione ad aziende e

consumatori?«Alla globalizzazione è legatala crescita delle aziende cheoperano a livello globalenella logistica. Ricevere adesempio le merci dai ven-dors, convogliarle per il lorotrasferimento nei vari paesiriceventi per un re-packa-ging e per l’utilizzo del pro-dotto nell’unità produttivafinale ha comportato un’evo-luzione anche dei metodi dellagestione della logistica locale.Tuttavia la globalizzazione haanche un grosso difetto, quellodi mirare per sua natura allaquantità piuttosto che allaqualità».

In che senso?«I prodotti oggi sono presentiin tutto il mondo ormai intempo reale, ma spesso non èesattamente chiara la prove-nienza in senso qualitativo per-ché spesso manca il rapportodiretto col produttore. Lostesso accade per i servizi. Unservizio globale è necessario

per la gestione di grandi vo-lumi collocati in varie aree delmondo gestiti da grandi so-cietà multinazionali, ma allostesso tempo le grandi societàinternazionali non riescono afornire quel prodotto che po-tremmo definire “fatto su mi-sura” che invece è in grado difornire un operatore logisticodedicato».

D’altra parte, però, l’au-mento dei volumi e la lorodistribuzione a livello glo-bale favorisce positivamentela riduzione dei costi.«Certamente, così come la li-bera concorrenza nel mercato

Giovanni Benvenuto,

amministratore

delegato della GDT

Logistic di Genova. In

alto, una veduta del

porto di Genova

www.gdtlogistic.com

Con la globalizzazione si evolve il settore

della logistica. Ma, nel contempo, si rischia di minare

la qualità dei servizi. Per Giovanni Benvenuto, offrire

un servizio dedicato, anche a livello internazionale,

rimane un caposaldo irrinunciabile

Carlo Gherardini

Globalizzazione, l’influenzasulla logistica

118 • DOSSIER • LIGURIA 2012

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permette al consumatore di ot-tenere prodotti sempre a mi-nor prezzo. Credo che in que-sto scenario sia comunquefondamentale offrire un servi-zio dedicato, anche a livello in-ternazionale, che vede la suapriorità nell’assistenza alcliente. Questo è ciò su cuipunta la GDT Logistic e trovosia un aspetto nuovo che oggiviene fortemente richiesto dalmercato e che rappresenta dasempre la nostra prerogativa».

Voi siete una realtà storicadello shipping genovese.«GDT Logistic è stata fondatanel 1905 e ha partecipato atti-vamente all’evoluzione del tra-sporto delle merci via mare,dal carico delle rinfuse a bordodegli ultimi velieri fino allo sti-vaggio dei container sui liner

oceanici attuali. Il continuoadeguamento alle mutate esi-genze del trasporto via terra,mare e aereo, e l’ampliamentodei servizi offerti, ci ha con-sentito di crescere e affermarcicome partner ideale per la no-stra clientela grazie a una mo-derna struttura e a una piatta-forma logistica integrata tra ilporto di Genova e l’aeroportodi Milano Malpensa. L’obiet-tivo principale che ci siamodati fin dalla nascita della so-cietà è la qualità del prodottoche oggi si rivela la chiave vin-cente in tutti i settori dalla pro-duzione ai servizi».

In che modo influisce loscenario attuale sull’organiz-zazione dell’azienda?«Trovo che la sana competi-zione, da qualche decennio

sempre più diffusa, non sia dadisdegnare, ma meglio ancoraoggi si scopre essere la coope-razione a tutti i livelli, ancheall’interno dell’azienda stessadove tutti lavorano all’unisonocon un sano senso di apparte-nenza. Questo ci permette dioffrire un servizio attento airapporti umani e quindi flessi-bile nel comprendere le esi-genze dei clienti spesso diversel’una dall’altra. Un servizio cheha come obiettivo primarioquello di far crescere i numeridelle performance e che solo inmodo sussidiario desidera lacustomer satisfaction senza cheessa faccia parte del suo dna,difficilmente è in grado dipercepire e soddisfare le esi-genze del cliente. La fideliz-zazione si realizza nel lungoperiodo, attraverso azioniqualitative continuate chenulla hanno a che vedere conl’obiettivo di raggiungere ri-sultati numerici tipico del si-stema globalizzato».

Giovanni Benvenuto

~

I prodotti oggi sono presenti in tuttoil mondo in tempo reale, ma spessonon è chiara la provenienzain senso qualitativo perché spessomanca il rapporto direttocol produttore. Lo stesso accadeper i servizi

LIGURIA 2012 • DOSSIER • 119

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TRASPORTI

Il Mediterraneo ha avutonei secoli una fonda-mentale funzione cultu-rale ed economica, co-

vando la nascita di numeroseciviltà e mettendole in comu-nicazione fra di loro. Mutua-zione di tempi antichi, questafunzione sussiste tutt’oggi e ilruolo di tramite fra due uni-versi così differenti e purtut-tavia così prossimi comel’Africa settentrionale e l’Eu-ropa meridionale è ancora

una volta affidato al bacinodel Mediterraneo. In con-corso – beninteso – con le nu-merose compagnie di logisticae trasporti che gestiscono iltrasferimento delle merci perconto di migliaia di piccole egrandi società. Puntualità eaffidabilità diventano in que-sto caso requisiti fondamen-tali per emergere in un mer-cato selettivo econtinuamente esposto a tur-bolenze politiche. L’esperienzae la competenza costituisconocosì – insieme a una svilup-pata intuitività operativa eimprenditoriale – un vantag-gio non trascurabile nellacorsa al successo commerciale.Forte di una ventennale espe-rienza in questo campo, Mas-simo Dal Pozzo – ammini-stratore della genoveseSodimax – affronta con navi-gata consapevolezza le sfideodierne del mercato dei tra-sporti. «L’Italia è purtroppopenalizzata da servizi di scarsolivello, non in grado di com-petere con quelli offerti dallegrandi compagnie scandinave– per esempio – superiori perpotenziale organizzativo e vo-

lume di traffico di merci».Come si inserisce la Sodi-

max in questa penalizzantesituazione di mercato?«La soluzione per rimanerecompetitivi è seguire la no-stra vocazione a una qualitàdel servizio descritta da unabuona organizzazione logi-stica e – soprattutto – dall’al-lestimento di una nutrita e ca-pillare rete di agenti sulterritorio. La conoscenza delleregioni di competenza – se-gnatamente i paesi dell’Africaoccidentale – la dimestichezzae la confidenza con il mercatolocale e la capacità di pene-trazione nei territori internirendono la Sodimax una re-altà estremamente efficiente, adispetto delle piccole dimen-sioni della società».

L’instabilità politica dellazona di riferimento rendeancora più difficile il vostrocompito. Come riuscite aportarlo efficientemente atermine in tali, ardue condi-zioni?«Anni di esperienza sul campoci hanno introdotto alla com-prensione di certe logiche ter-ritoriali dell’area africana;

Massimo Dal Pozzo,

amministratore della

Sodimax Srl di Genova

[email protected]

Esperienza e competenza costituiscono caratteristiche fondamentali per emergere

in un mercato impegnativo come quello dei trasporti. Specializzato nella difficile area

dell’Africa Occidentale, Massimo Dal Pozzo racconta la sua esperienza

Lodovico Bevilacqua

Trasporti, criticità e prospettive

122 • DOSSIER • LIGURIA 2012

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siamo in grado di leggere conbuona attendibilità le situazionidi potenziale criticità e nel casodi imminenti crisi politiche ral-lentiamo le operazioni in dire-zione di determinate zone perovviare a eventuali disagi. Gra-zie alla fortuna e alla nostraesperienza, in questi anni nonabbiamo mai avuto problemi,riuscendo sempre a disimpe-gnarci in anticipo rispetto almanifestarsi dei problemi lo-cali, anche grazie a una reteestremamente efficiente diagenti sul territorio».

In una realtà culturalmentee politicamente così diversacome quella africana, quantoè importante avere buoni eaffidabili contatti autoctoni?«È una condizione di operati-vità fondamentale e uno dei se-greti della nostra efficienza. Ibuoni rapporti – anche perso-nali – venutisi a creare con

molti di questi agenti ci per-mettono di fare totale affida-mento sulla loro esperienza esulla loro professionalità, rive-latasi spesso preziosa nella ge-stione di contratti e operazioniin cui vengono naturalmentecoinvolti».

Quali sono le difficoltà e irisultati della vostra attivitàrecente e quali le prospet-tive future?«Con un fatturato di circa duemilioni di euro, abbiamochiuso un anno difficile comeil 2011 con un risultato tuttosommato soddisfacente e conla prospettiva di replicarlonell’anno corrente. Si trattadi un esito quantomeno lu-singhiero, considerando nontanto la difficoltà nell’acquisi-zione di commesse, quanto letalvolta grosse difficoltà nel-l’esenzione dei crediti chevantiamo presso i commit-

tenti, situazione che creacomprensibili disagi privan-doci della liquidità per finan-ziare la nostra attività».

Quali sono gli accorgi-menti strategici che inten-dete adottare per migliorareil vostro rendimento com-merciale?«Il mantenimento e il poten-ziamento della nostra rete diagenti è considerata sempreuna priorità irrinunciabile.Inoltre abbiamo intenzione dicreare un sito internet per im-plementare la comunicazionecon la committenza e miglio-rare la possibilità di persona-lizzazione del servizio che of-friamo già ora».

❝~

La nostra soluzioneper rimanere competitiviè seguire la vocazionealla qualità del servizio

Massimo Dal Pozzo

LIGURIA 2012 • DOSSIER • 123

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126 • DOSSIER • LIGURIA 2012

Una porta sul mare

Un approdo turi-stico moderno,ecologico, a formadi conchiglia, in-

serito perfettamente in uno sce-nario di naturale bellezza do-minato dall’antico Fortedell’Annunziata. Praticamenteuna porta d’Italia sul mare,ecco quello che rappresentaCala del Forte, un porto affac-ciato sul mare della città diVentimiglia, sulla vicina Fran-cia e a pochi chilometri dall’ae-roporto internazionale di

Nizza. «Si tratta di un progettoche si sta realizzando giornodopo giorno – spiega l’archi-tetto Marco Filippo Alborno,responsabile delle opere a terra– conquistando sempre più l’in-teresse di diportisti e investitoriinternazionali. Il piano è statosiglato dal Gruppo Cozzi Pa-rodi, un’azienda leader nelcampo costruzioni. I lavori sonoiniziati nel dicembre 2009 conla posa della prima pietra e oggiproseguono senza sosta. La digaforanea a forma di conchiglia è

ormai delineata e ultimata esono in corso i lavori di realiz-zazione del grande pontile cen-trale. L’avanzamento dei lavoriper le opere a terra, in primis lacostruzione dei parcheggi e deivolumi commerciali, stannoprendendo sempre più impor-tanza, così come le residenze, lacostruzione del cantiere nauticoe l’impianto dei carburanti, dueservizi essenziali perché il portoprima della prossima estate2013 possa ospitare le primeimbarcazioni. Si parla di 348

Un progetto che ha rispettato i canoni d’impatto ambientale, di bellezza e di design.

Il tutto grazie alla particolare forma a conchiglia. Cala del Forte raccontata

da Marco Filippo Alborno e da Stefano Puppo

Nicoletta Bucciarelli

Cala del Forte si trova

a Ventimiglia (IM)

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Marco Filippo Alborno e Stefano Puppo

LIGURIA 2012 • DOSSIER • 127

posti barca molti dei quali sonogià stati prenotati da utenti delNord Europa. Altissimo è so-prattutto l'interesse da parte diinvestitori russi. Con i suoi 140mila metri quadri di superficietotale, il porto ospiterà imbar-cazioni dagli 8 ai 45 metri; sa-ranno presenti 15 mila metriquadri di verde pubblico, 44appartamenti, attività commer-ciali, bar, cantiere nautico e ri-storanti. Tutti a far da cornice aquesto un nuovo “gioiello delmare”».Le criticità riscontrate sia per leopere a terra che per quelle amare sono state molteplici. «Ladifficoltà maggiore – raccontal’architetto Alborno – è stataquella di inserire naturalmentel’opera all’interno del contestoambientale cosa resa possibiledalla particolare forma a spirale,ma ha richiesto una particolareattenzione nel tracciamento enell’esecuzione delle strutture.Altro aspetto importante è statoquello di realizzare una ban-china ad assorbimento d’onda

per cui non si registrano feno-meni di risacca all’interno delbacino. La scelta progettuale èstata supportata da un’ottimatecnica esecutiva con la realiz-zazione di celle assorbenti di-rettamente gettate in opera. In-fine la salvaguardia delle grottenaturali alla radice del molo sot-toflutto ha richiesto una parti-colare attenzione in modo damantenerne sempre libero l’ac-cesso subacqueo. Ciò è statopossibile con l’impiego di bloc-chi in calcestruzzo direttamentegettati in opera mediante casserispeciali».I lavori procedono con velo-cità. «Oggi l'attività di Cala delForte – spiega l’ingegnere Ste-fano Puppo, responsabile per leopere a mare – procede con larealizzazione del pontile cen-trale e del ponte di collega-mento lungo 25 metri che con-sente una naturale circolazionedi acqua all’interno del bacino.Successivamente seguirà ilcompletamento del molo sot-toflutto e delle banchine con lo

smantellamento del vecchiopennello in scogli che durantele fasi costruttive è servitocome pista di servizio».Cala del Forte è stato deno-minato come il porto con ilmiglior impatto ambientale.«Il progetto – prosegue l’inge-gner Puppo – ha sempre ri-spettato i canoni di bellezza edesigner senza però tralasciaregli aspetti tecnico – ambien-tali, in primis un impianto fo-tovoltaico attraverso pannellisolari di ultima generazioneche produrrà energia elettrica.È stato eseguito un attentostudio morfologico del litoralee la valutazione del movi-mento dei sedimenti ha per-messo che il porto si adattassesenza stonature all’intero pae-saggio circostante e soprat-tutto all’area denominataspiaggia della Calandre».Un’opera di una rilevanza taleda avere grande ripercussionesul territorio anche dal puntodi vista sociale. «Un impattoche sarà considerevole e signi-ficativo, visto che si tratta delprimo porto che si incontrain Italia provenendo dallaFrancia».

�La diga foraneaa forma di conchigliaè ormai delineatae ultimata e sonoin corso i lavoridi realizzazionedel grande pontilecentrale

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128 • DOSSIER • LIGURIA 2012

È ancora crisi per le costruzioni

Gare d’appalto almassimo ribasso,estrema dilata-zione dei tempi

dei pagamenti, staticità delmercato immobiliare. Nel2012 si stanno confermandole criticità in cui il settoredelle costruzioni si trova daalmeno un biennio. Comespiega l’ingegner GiulioMusso, amministratore dele-gato e direttore tecnico dellaSirce Spa, impresa specializ-zata nella costruzione e ma-nutenzione di condotte sot-terranee per acqua, gas,fognature e servizi: «Il sistemadi aggiudicazione delle gared’appalto penalizza le impreseche curano maggiormente la

qualità dell’opera e la corret-tezza operativa, rendendo dif-ficilissima l’aggiudicazione. Dicontro, il perdurare della crisieconomica generale si riflettein una consistente riduzionedel numero e degli importidelle gare d’appalto indette.Per fronteggiare questa situa-zione, abbiamo istituito unastruttura tecnica interna chestudia la partecipazione alleofferte economicamente piùvantaggiose. L’attuazione diquesta procedura premia lostudio preliminare del pro-getto a base di gara, l’orga-nizzazione aziendale e in par-ticolare le proposte dimigliorativi da offrire al com-mittente per la realizzazione

dell’opera. Inoltre abbiamopuntato sulla valorizzazionedella nostra struttura e intra-preso un percorso di costru-zione di un sistema integratoqualità, sicurezza e ambiente,che verrà certificato nel corsonel 2013 ai sensi delle normeIso 9001:2008, Bs Ohsas18001:2007 e Iso14001:2004». In uno scenario di questotipo, però, finiscono per es-sere vanificati anche gli even-tuali risultati positivi otte-nuti. «Nel 2011 – prosegueMusso –, avevamo chiusol’esercizio con un incrementodel volume di produzione del7,7 per cento rispetto al-l’anno precedente. Tuttavia,

Ribassi che rendono difficile l’aggiudicazione degli appalti pubblici e scarsa

liquidità diffusa. L’ingegner Giulio Musso affronta i nodi che hanno messo

in ginocchio il settore delle costruzioni

Valerio Germanico

La ditta di costruzioni

Sirce Spa

ha sede a Genova

www.sirce.it

Page 85: Dossier LIguria 10 2012

LIGURIA 2012 • DOSSIER • 129

Giulio Musso

con una crescita dei costi diproduzione che si è attestataintorno all’11 per cento –sebbene parzialmente com-pensata da un consistente ri-sparmio fiscale –, il risultatocomplessivo è stato di per-dita, seppure minima». Ad aggravare il quadro, poi,la scarsa liquidità causata dalritardo nei tempi dei paga-menti. «Il problema paga-menti, da parte degli entipubblici, ha assunto propor-zioni drammatiche. La nostrarealtà, insieme a tutte le im-prese che lavorano per contodel Comune di Genova, sof-fre di una carenza di liquiditàche ha già fatto parecchie vit-time. E che rischia di farneancora molte altre. Oggi ilcommittente, per “venire in-contro agli appaltatori”, pro-pone di certificare il loro cre-dito e di promuovere lacessione dello stesso alle ban-che – previo impegno a te-nere a proprio carico gli inte-

ressi e ogni altro onere. Inquesto modo però a guada-gnare sarebbero le banche,mentre il Comune risparmie-rebbe. E le imprese avrebberosolo da perdere». Ancora perquanto riguarda gli appalti,la crisi ha determinato un in-cremento anomalo di parte-cipazione di imprese alle garee in particolare a quelle delcomparto in cui tradizional-mente operava Sirce. «Im-prese dotate di scarsa espe-rienza nei settori acqua, gas,fognature e servizi sono en-trate con offerte mal calco-late e quindi troppo basse.Questo comportamento hadistorto le condizioni di con-correnza e drasticamente ri-dotto la remuneratività delnostro lavoro, finendo poi perpenalizzare anche le stesse im-prese che lo avevano intro-dotto».In tema di prossimi investi-menti, Sirce ha previsto didotarsi dell’attrezzatura per

l’esecuzione diretta di inter-venti nell’ambito delle demo-lizioni speciali. «Abbiamo pia-nificato l’acquisto di pinze emartelloni da montare sugliescavatori di nostra proprietà.Per il futuro, allo stato attuale,siamo in attesa di conosceregli esiti di procedure di gara incorso e comunque la propostadel mercato degli appalti pub-blici ha avuto una contrazionedi circa il 40 per cento ri-spetto agli anni scorsi. Pur-troppo tale situazione sembradestinata a durare almenofino a metà del prossimo annoe di conseguenza aziendecome la nostra devono spe-rare di mantenere la propriastruttura in attesa di tempimigliori. Data la situazione,stiamo valutando l’opportu-nità di estendere la nostra at-tività lavorativa all’estero e, atal fine, siamo in procinto diottenere l’accreditamentopresso i rispettivi governi peroperare in Libia e Iraq».

+7,7%INCREMENTO REGISTRATO DA SIRCE SPANEL 2011. RISULTATO CONTRASTATO DA UNACRESCITA DEI COSTI DI PRODUZIONE DELL’11%

VOLUME DI PRODUZIONE

Page 86: Dossier LIguria 10 2012

Il 2011 si chiude in calo per i lavori pubblici a Genova, mentre aumentano le aziende interessate alla filiera delle fontienergetiche rinnovabili, dove anche l’occupazione è in crescita Elisa Fiocchi

EDIL LIGURIA

130 • DOSSIER • LIGURIA 2012

Amettere in difficoltàle imprese edilisempre più occu-pate a far fronte alla

crisi sono soprattutto i ritar-dati pagamenti delle pubblicheamministrazioni ma anche lastretta creditizia, che si è tra-dotta nel progressivo disimpe-gno del sistema del credito neiconfronti delle costruzioni. Inumeri parlano chiaro: in cin-que anni, dal 2007 al 2011, ifinanziamenti per l’edilizia re-sidenziale sono diminuiti del38 per cento, stesso scenario,anzi peggiore, per l’edilizia nonresidenziale, in picchiata del44,3 per cento. In Liguria è la provincia di Ge-nova a raccogliere nell’ambitodei lavori pubblici i risultatipiù negativi dal bilancio del2011. Il numero dei bandi digara è diminuito del 23 percento rispetto al 2010, il va-

lore degli appalti del 55 percento e anche nell’edilizia pri-vata, da gennaio a maggio dellostesso anno, il numero di pro-getti di nuove opere di fabbri-cati residenziali di cui è giàstata ritirata la licenza è scesodel 40,6 per cento, quello delleopere iniziate del 36,8 percento e in netto calo è anche ilnumero dei fabbricati ultimati,sia nel residenziale (-80 percento) sia nel non residenziale(-33 per cento). Il nuovo semestre del 2012 hamostrato tuttavia qualcheschiarita su tutto il territorioregionale. Secondo l’ultima in-dagine di Anaepa Confartigia-nato, se a livello nazionale ilcomparto presenta una fles-sione della produzione pariall’1,36 per cento, la Liguriaha reagito in controtendenzasegnando un record positivo di+0,97 per cento per quanto ri-

guarda il tasso di imprese dicostruzione nell’ultimo anno.A imprimere la spinta mag-giore a tutto il comparto sonostate le imprese artigiane, cheraggiungono le oltre 23milaunità sul territorio e che incidono sul tasso di crescitadell’edilizia regionale dell’1,96per cento negli ultimi quattrotrimestri. Al primo posto neltasso di sviluppo si colloca inmodo marcato Genova (+3,67per cento), positivo anche il va-lore di Imperia (+1,02 percento) e Savona (+0,58 percento), fa eccezione La Spezia(-0,74).Gli scenari futuri che riguar-dano l’edilizia si legano co-munque a una forte instabilitàconsiderando che nel primotrimestre del 2012 gli investi-menti nazionali in costruzionisono scesi del 5,2 per cento enel 2011 la spesa della Pa ha

Edilizia, il rilancio passaanche dalle rinnovabili

Page 87: Dossier LIguria 10 2012

LIGURIA 2012 • DOSSIER • 131

raggiunto la crescita zero. Le ri-cadute sono state forti anchesull’andamento del mercatodel lavoro in Liguria che dal-l’ultima rilevazione Istat haraggiunto complessivamenteun tasso di disoccupazioneraddoppiato nel secondo tri-mestre 2012, passando dal 4,4all’8 per cento, con una perditacomplessiva di 27mila posti dilavoro in un solo anno e con55mila lavoratori in cerca diun impiego. A fronte di questi scenari,spicca la crescita rilevante delsettore delle energie rinnovabiliche, secondo l’indagine del-l’ufficio studi di Confartigia-

nato, tra il 2010 e 2011 ha registrato un aumento dell’occupazione nazionaledell’11,9 per cento nel settoredell’installazione di impiantielettrici, elettronici, idraulici,di riscaldamento e condizio-namento dell’aria. La Liguria sicolloca a metà classifica nelcomparto Fer, dopo realtà ter-ritorialmente più estese comeLazio, Lombardia, Veneto eToscana, si tratta di una buonaperformance frutto delle mi-sure messe in campo negli ul-timi anni dai bandi dedicatiagli incentivi sulle rinnovabilida parte della Regione. Le re-altà produttive che guardando

con interesse alle evoluzioni diquesto settore rappresentano il2,8 per cento del totale delleaziende presenti su tutto il ter-ritorio ligure: dagli installatorialle realtà che si occupano diproduzione di energia elettrica,dalla fabbricazione di motori,generatori e trasformatori elet-trici al recupero e preparazioneper il riciclaggio di rifiuti e la fabbricazione di turbine.Puntare, dunque, su un settoreche cresce grazie all’innova-zione e a un know how ormaiconsolidato si sta rivelandouna misura necessaria per il fu-turo rilancio del comparto costruzioni.

L’andamento del settore

-5,2%IL CALO DEGLI INVESTIMENTI NAZIONALI NEL SETTORE DELLE COSTRUZIONI NEL PRIMOTRIMESTRE DEL 2012

INVESTIMENTI

+0,97% LA CRESCITA DEL TASSODI IMPRESE EDILI REGISTRATO IN LIGURIANELL’ULTIMO ANNO

IMPRESE

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EDIL LIGURIA

132 • DOSSIER • LIGURIA 2012

Interpretare i rilievi delleindagini più recenti rela-tive all’andamento del set-tore edilizio in Liguria,

non appare certo un esercizioagevole. Molto difficile, infatti,è far confluire in una lettura or-ganica il quadro dipinto dal rap-porto Anaepa-Confartigianatoper il primo semestre di que-st’anno e i dati globalmente ne-gativi registrati nel 2011 dagliuffici regionali della Banca d’Ita-lia, che nel calo degli investi-menti in edilizia residenziale in-dividuano il principalehandicap. Lo scenario si pre-senta comunque opaco, per viadell’occupazione in ambito co-struttivo scesa del 12,3 percento in sei mesi, con un’emor-ragia di oltre 26mila posti di la-voro dipendente, ma con se-gnali d’incoraggiamento cheriguardano il tasso positivo diimprese di costruzione, in salitadello 0,97 per cento, a fronte diun dato nazionale con il segnomeno. Stando ancora al report,

il merito sarebbe da ascriveresoprattutto alla scossa al mer-cato edilizio generata dal pianocasa regionale, modificato esemplificato a partire dalloscorso aprile. «Non conosco neldettaglio i risultati e i criteri dirilevazione con cui è stato re-datto il rapporto – afferma Ro-berto Principe, presidente diAnce Liguria – ma posso direche la legge sul piano casa haesteso le possibilità di amplia-mento e ridotto le possibilità didemolizione e ricostruzione».

Quali tipologie di interventiritiene possano dar maggiorlinfa alle imprese costruttiveregionali?«Credo che la strada maestra perricominciare a delineare nuoveprospettive di rilancio siano pro-prio gli interventi di riqualifica-zione e adeguamento degli edi-fici vetusti e energivori che lalegge penalizza. È il mercato delfuturo che richiede, però, ri-presa economica e ripristino dicondizioni di benessere e pro-

grammabilità economica so-prattutto per i privati».

In base al trend di ordinativipiù aggiornato, che quadro sipuò tracciare del comparto li-gure delle costruzioni?«Il trend di ordinativi non con-sente di delineare prospettivestabili poiché è legato a episodie stagionalità e, pertanto, nonstabilizza tendenze. Il compartodelle costruzioni, specie per laparticolare e frammentata na-tura delle strutture imprendito-riali liguri, è legato nei suoi rap-presentanti più strutturatisoprattutto a dinamiche ma-croeconomiche: la finanza pub-blica, le politiche del credito, letendenze del mercato immobi-liare. Ebbene questi fattori, almomento, non si sono ancoraassestati. Il nostro centro studiha previsto una ripresa percepi-bile dal secondo semestre2013».

Dallo scorso maggio è in vi-gore il nuovo regolamento re-gionale per gli appalti pub-

Leggi più favorevolialle riqualificazioniIl comparto ligure del mattone vive una stagione delicata.

Spiragli di ottimismo giungono dal nuovo regolamento sugli appalti pubblici,

da abbinare però al «ricorso sistematico alla regionalizzazione

del patto di stabilità», rimarca Roberto Principe

Giacomo Govoni

Nella pagina

successiva,

Roberto Principe,

presidente di Ance

Liguria

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxRoberto Principe

LIGURIA 2012 • DOSSIER • 133

blici. In quali aspetti del do-cumento intravede spiragli dirilancio per il sistema edilizioligure?«La stazione unica regionale puòcontribuire a correggere alcunedistorsioni applicative, specie sulricorso al prezzo più basso o allaverifica delle anomalie. La rior-ganizzazione del settore nonpuò prescindere tuttavia da unarinnovata capacità di spesa delpubblico attraverso il ricorso si-stematico e massiccio alla regio-nalizzazione del patto di stabi-lità: tutti i Comuni devonoavere la possibilità di mantenerein sicurezza e infrastrutturare ilproprio territorio».

La ripresa del settore edili-

zio si lega a quella del mer-cato immobiliare, oggi installo. Quali misure state sol-lecitando in questa direzione? «Stiamo lavorando sul frontedell'offerta di abitazioni di tagliosociale, a canone di locazionesostenibile con la Cassa depositie prestiti. È una sfida irrinun-ciabile in questo momento de-licato, in cui la Liguria fa regi-strare il peggior indice diaccessibilità alla casa sul territo-rio nazionale. In questo settorele numerose aree pubbliche sot-toutilizzate e abbandonate po-trebbero essere decisive».

La pista dei mercati esteripuò sopperire alla stagnazioneinterna. Esiste qualche realtà

ligure del comparto edilizioche sta traendo sollievo inquesto senso?«Sono reduce da un viaggio al-l’estero e l’elemento confor-tante che ho colto è l’apprezza-mento per le capacità e laqualità delle nostre impreseedili. Quelle storiche, qualifi-cate, strutturate, sono ancorasinonimo di garanzia e qualitànel mondo. Continuiamo a es-sere un punto di riferimentorichiesto all’estero. L’aspettosconfortante è che fuori daiconfini nazionali si percepi-scono dinamismo e potenzia-lità enormi, mentre al rientroin Italia regnano immobilismoe fatalismo».

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La stazione unica regionale può aiutarea correggere alcune distorsioni applicative,

specie sul ricorso al prezzo più bassoo alla verifica delle anomalie

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EDILIZIA

134 • DOSSIER • LIGURIA 2012

«L’Expo 2015 diMilano rap-p r e s e n t aun’eccezionale

occasione per la ripresa econo-mica. Di certo l’Italia non ri-marrà passiva in attesa di questoevento, ma coglierà al volo l’op-portunità di riprogettare ilPaese». Questo il messaggio lan-ciato dal premier Mario Montiin merito alle possibilità di svi-luppo che l’approssimarsi del-l’Expo 2015 porterà non solo inLombardia, ma in tutta la na-zione. Possibilità che dovrannoessere colte dai vari settori pro-duttivi del mercato italiano, e inparticolare da quello edile e im-mobiliare, uno dei più provatidal difficile periodo storico. Aintravedere nell’Expo 2015 diMilano delle reali opportunitàdi business è la società immobi-liare Astore Spa, nata a Genovama operante sulla provincia mi-lanese da oltre 40 anni. Comespiega il dottor Umberto Pic-cardo, amministratore unico allaguida dell’impresa insieme al fi-glio Federico e alla figlia Olivia:«Anche in previsione dell’Expo,

Milano rimane la zona crucialesu cui andrà a confluire l’attivitàdel mercato attuale e quindi sucui concentrare il proprio ope-rato. Per la nostra azienda, que-sto grande evento atteso per il2015 potrà rappresentare untrampolino di lancio per un ul-teriore sviluppo e, soprattutto,per un’ulteriore diversificazionedell’attività. Infatti, pur essendospecializzati in progettazione,costruzione e locazione di ma-gazzini industriali, per l’Expocercheremo non solo di sfruttarele nuove infrastrutture – ferro-vie, autostrade, svincoli – perrealizzare immobili sia indu-striali sia commerciali in posi-zioni strategiche vicino alle areeclou dell’Esposizione Universaledi Milano». E proprio la diversificazione delbusiness per rimanere al passocon i tempi e con le richieste delmercato è uno dei fattori fon-damentali che da sempre la so-cietà Astore Spa pone come ful-cro del proprio operato. «Nataagli inizi degli anni 70 – com-menta l’ingegner Federico Pic-cardo – la nostra impresa im-

mobiliare si è distinta negli anniper la qualità del prodotto sia infatto di costruzione che di loca-zione dei magazzini e capan-noni realizzati prevalentementenella provincia di Milano. Lesuperfici dei nostri magazzinivariano da una metratura mi-nima di 800 mq. fino a metra-ture superiori ai 10mila mq. ca-dauno adatti, quindi, sia perproduzione sia per trasporti elogistica, con altezze sottotraveche variano da un minimo di 6fino agli 11 metri. Inoltre di-versi magazzini sono dotati diun fronte o di un doppio frontedi ribalta con pedane mobili e

Il 2015 dell’Expo e delle nuove opportunitàLa diversificazione produttiva e le possibilità di sviluppo portate dalla preparazione dell’Expo2015 potrebbero rappresentare nuova linfa vitale per il comparto edile e immobiliare italiano.A parlarne sono il dottor Umberto e l’ingegner Federico PiccardoEmanuela Caruso

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Umberto e Federico Piccardo

LIGURIA 2012 • DOSSIER • 135

impianti sprinkler. Per ottenereuna qualità massima e proporreservizi variegati, dal 2010, grazieagli incentivi del secondo contoenergia, abbiamo iniziato a co-struire impianti fotovoltaici suinostri magazzini, e oggi pos-siamo vantare la realizzazione di13 impianti per una potenzacomplessiva di 2MW avendosmaltito anche l’eternit presentesulle coperture di ogni singolocapannone». È così facendo chela Astore Spa ha potuto regi-strare nel corso del 2011 unacrescita di fatturato del 30 percento grazie alla parte energeticae nel corso del 2012 un anda-

mento positivo del propriotrend di crescita superiore al 10per cento. «Seguendo que-st’idea, che stiamo sviluppandoormai da qualche anno, vor-remmo dedicarci anche allo stu-dio e alla realizzazione di ulte-riori impianti in differenticampi energetici – spiega l’in-gegner Federico Piccardo –. Perquanto riguarda la costruzionedi impianti fotovoltaici con ilnuovo conto energia, il quinto,non è più così facile procederecon ulteriori realizzazioni. Que-sto perché, a differenza di unpaio di anni fa, la burocrazia siè appesantita, i tempi non sono

certi e non ci sono tariffe precisené tantomeno incentivi chiari afavore del costruttore o del com-mittente». Oltre a questo nuovo interesseper per le energie rinnovabili, laAstore Spa è sempre attenta allaqualità del prodotto, anche inmerito alla sicurezza. «Per riu-scire a distinguersi e raggiun-gere una buona posizione sulmercato – conclude FedericoPiccardo – è necessario eccellerenella qualità. Ecco perché giàda vari anni adottiamo accorgi-menti sismici nella costruzionedei capannoni e magazzini; cipreoccupiamo di ottenere le mi-gliori e più avanguardistiche cer-tificazioni, anche quelle non ob-bligatorie, ma che possonorappresentare un vantaggio percoloro che useranno i nostri fab-bricati. È il caso della certifica-zione per lo stoccaggio di merceparticolare». L’innovazione va abraccetto con la sicurezza. Ga-rantendo all’impresa un impor-tante feedback in termini dicompetitività e ampliamentodei mercati, aprendole nuoviorizzonti di business.

Il dottor Umberto Piccardo della Astore Spa di Genova - www.astorespa.it

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EDILIZIA

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Attività specialisticaafferente al granderamo dell’edilizia,quella della perfo-

razione e del consolidamentodei terreni è una nicchiamolto particolare, che com-porta un elevato grado di spe-cializzazione, dotazioni ade-guate e ottime conoscenze perdistricarsi fra le criticità tec-niche e spesso anche giuridi-che che sorgono durante i la-vori. A proposito di questoultimo aspetto, è interessantela novità che propone laDe.Ca., azienda genovese cheda più di un quarto di secoloopera in questo settore.«Spesso bisogna fare i conticon le pressanti problemati-che giuridiche che sempre piùspesso riguardano le opererealizzate in prossimità di edi-fici esistenti», spiega il tito-lare della società GiovanniCarnabuci. «Proprio per que-sto – prosegue – e per mante-nerci al passo con i mercatiinternazionali nella tipologiadi prodotto da noi, trattatoabbiamo stretto un’alleanzacon la società di ingegneriainglese Sbma Ltd. I prodotti

di nuova generazione brevet-tati sono un’innovazione in-trodotta da quest’azienda, laquale ci ha concesso la licenzaper la produzione e venditadei tiranti ad alta capacità, de-nominati appunto Sbma –che sta per “single bore mul-tiple anchor”, letteralmente“foro singolo ancoraggio mul-tiplo” – e dei tiranti rimovi-bili, sempre ad alta capacità.Questi ultimi sono di largoimpiego in tutti i paesi evolutiin quanto estraibili total-mente dal terreno al terminedella funzione per la qualesono stati installati. Essi tro-vano anche un largo consensonei proprietari dei terreniadiacenti a quello in cui vieneeseguita l’opera poiché limi-tano al massimo l’invasivitàdell’intervento e quindi le la-mentele e le conseguentiazioni legali da parte degli in-teressati». L’attività di supporto al set-tore edile dei consolidamentidei terreni nella quale col pas-sare del tempo si è specializ-zata l’azienda ligure, è rego-lata da precise normativetecniche europee, come la

Il consolidamento dei terreni è una branca del settore edile che, oltre a dover fronteggiare

le criticità portate dalla recessione, deve fare i conti con problemi di natura tecnica

e anche giuridica. Ne parla Giovanni Carnabuci

Amedeo Longhi

Nuovi tiranti per l’edilizia

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Giovanni Carnabuci

LIGURIA 2012 • DOSSIER • 137

Uni En 1537:2002 e consistenella produzione di tiranti diancoraggio per uso geotecnicodi trefoli di acciaio e barre diacciaio. «A integrazione dellanostra produzione – sottoli-nea Carnabuci –, viene trat-tata una vasta gamma di ma-teriali geotecnici di cuidisponiamo in pronta conse-gna, tutti destinati alle lavora-zioni riferite ai consolida-menti dei terreni, qualimiscelatori e iniettori, schiu-mogeni, polimeri e fluidifi-canti, martelli fondo foro ebits, tubi dreni, inclinometri,apparecchiature idrauliche diprova e collaudo, dispositivielettronici quali celle di ca-rico, estensimetri multibase emolteplici accessori di im-piego comune per i tirantigeotecnici». Nel fare il punto sulla situa-zione attuale del mercato, èinevitabile riportare la preoc-cupazione che suscitano lecondizioni del settore edile:«Nel 2010 e 2011 la nostraattività, che nel 2009 avevaretto per via di una discretacommessa estera, ha subitonotevoli riduzioni delle ven-dite. Le previsioni per il 2012sono di un’ulteriore riduzioneche sarà più o meno analoga aquella di moltissime altreaziende», spiega Carnabuci.«Il mercato interno ha subito

un consistente decrementonegli ultimi tre anni. Purtroppoin precedenza, per via della cre-scente richiesta nazionale, la no-stra attività sull’estero è statapoco marcata e continuativa erivolta principalmente a mer-cati quali Etiopia, Romania,Qatar e pochi altri. La crisi eco-nomica incide in misura elevatanel settore edilizio che è prati-camente bloccato e di conse-guenza le ripercussioni sulla no-stra azienda sono molto pesanti.Soltanto la solidità patrimonialee finanziaria generata negli annitrascorsi potrà permetterci disuperare questo periodo di crisi.La strategia da noi messa in attoè principalmente rivolta al man-tenimento della clientela con-solidata attraverso la realizza-zione di prodotti di qualità e la

prestazione di servizi di migliorlivello. Un’intensa operazionedi marketing nei mercati esteri,avvalendoci dell’ausilio del no-stro partner inglese citato so-pra, integra la nostra strategia esta ora cominciando a dare iprimi risultati». Un aiuto può venire dallastruttura aziendale «La flessi-bilità derivante dalle ridottedimensioni ci fa agevolmentesuperare le varie criticità a li-vello di produzione. Il veroproblema, dal punto di vistaoperativo, consiste nella diffi-coltà a farsi pagare le forni-ture. Le molteplici defezioni,sempre più frequenti, partico-larmente fra le aziende del set-tore edile, producono via viamaggiori rischi di non vedereripagati i nostri sforzi».

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La strategia da noi messa in atto è rivoltaal mantenimento della clientela consolidataattraverso la realizzazione di prodotti di qualitàe la prestazione di servizi di miglior livello

La De.Ca. Srl

ha sede a Genova

www.decanet.it

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EDILIZIA

140 • DOSSIER • LIGURIA 2012

La diversificazione deimercati di sbocco perle aziende italiane èfondamentale per

non avere ripercussioni nega-tive sul conto economico inun momento in cui i mercatitradizionali soffrono. In Italia idati sui consumi sono in nettocalo, anche il resto dell’Europasoffre. Ecco allora che la stra-tegia migliore diventa quelladi aprirsi a diversi comparti ecercare di investire, tramiteanalisi di mercato, su quei set-

tori in controtendenza sultrend generale. È proprio que-sta la tattica che ha adottato laMetalserra. Specializzatasi allafine degli anni settanta nellacostruzione delle serre a usoagricolo oggi l’azienda di Ter-zorio (IM) è arrivata a toccareambiti di mercato tutt’altroche scontati. «Inizialmente –spiega il titolare Gianluca Gab-biani – ci siamo allargati aitetti di ferro per l’edilizia, poiagli invasi navali. Il fotovol-taico è stato un treno che è

passato e su cui siamo saliti, il2010 è stato un anno fanta-stico in cui abbiamo avutomolte entrate, (abbiamo co-struito una delle serre piùgrandi d’Europa con il foto-voltaico) ma adesso ovvia-mente c’è stata una frenata del-l’intero settore».

Poi è arrivato il progettoCasa Metal. Di cosa si tratta?«Dato che eravamo già nelcomparto edilizio con i tetti econstatandone il successo, ab-biamo pensato di allargarci alla

Dall’edilizia al gameUn’intera casa prefabbricata, in acciaio, leggera, che abbia caratteristiche portanti.

Antisismica e modulare. Casa Metal è solo uno degli ultimi progetti di Metalserra.

Un’azienda che ha decisamente investito sulla diversificazione

Nicoletta Bucciarelli

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Gianluca Gabbiani

LIGURIA 2012 • DOSSIER • 141

costruzione di un’intera casaprefabbricata, in acciaio, leg-gera, che abbia caratteristicheportanti: antisismica, modu-lare, massimo 3 piani, dellagrandezza che si vuole. Al Saie2011 siamo stati gli unici apresentare questo tipo di pro-getto, raggiungendo ungrande successo».

Che riscontri sta avendoquesto progetto in Italia?«Casa Metal è un prodottoche in Italia sarà difficile col-locare perché edilizia da noifa rima con cemento e mat-tone. Il prefabbricato non hamai decollato».

L’estero sarà quindil’obiettivo?«Si, anche perché in Italial’edilizia è in grande difficoltà.All’estero possiamo proporciinvece con un prodotto com-petitivo. Puntiamo soprattuttofuori dall’Europa e ai Paesidell’Est».

Come si lega Casa Metalal risparmio energetico?«Copriamo tutte le classi ener-getiche, a seconda delle esi-genze. Abbiamo abbinato iso-lanti termici di originenaturale alla struttura por-tante. Le pareti perimetralisono realizzate mediante unadoppia orditura di guide emontanti in acciaio galvaniz-

zato. Le guide della strutturasono fissate alla platea di fon-dazione e sono isolate termi-camente tramite una guainaadesiva impermeabile. Sull’or-ditura metallica del latoesterno della casa viene posatoun tessuto traspirante per-meabile al vapore avente fun-zione di barriera all’acqua.Esternamente la chiusura dellepareti è eseguita tramite l’uti-lizzo di pannelli di fibroce-mento resistenti all’azione del-l’acqua e delle sollecitazioni.Il soffitto dell’abitazione vieneinvece realizzato in carton-gesso, per realizzare le pareti ei soffitti dei bagni, viene uti-lizzato un particolare carton-gesso trattato appositamenteper essere maggiormente resi-stente all’umidità. La soletta èdi travi in acciaio zincatopresso piegato e ha funzioneportante del tetto di coperturaa cui viene posizionato undoppio strato di pannelli iso-lanti di lana di roccia, vienepoi completata con pannellidi fibrocemento ai quali ven-gono ancorate le strutture por-tanti del tetto di copertura. Lastruttura del tetto è in traliccid’acciaio zincato adeguata-mente dimensionati. La co-pertura si completa medianteil posizionamento di pannelli

termoisolanti in polistireneespanso su cui vengono posi-zionate le tegole».

C’è un altro settore in cuivi siete aperti?«Si, il settore game. Abbiamocreato una postazione di guidavirtuale, un simulatore diguida. Si tratta di Sim DriveStation: stabile e robusta, fattain lamiera presso piegata sal-data per creare un telaio sta-bile e leggero. Dal 2007 a oggiinfatti abbiamo constatatocome questo settore sia statoin costante espansione; unmercato mondiale che si staaprendo diverse porte anchegrazie agli investimenti dimolte software house».

Che andamento state regi-strando?«La crisi si sente ma fortunata-mente la nostra azienda è ingrado di sopportarla grazie allanostra diversificazione. In que-sta prima metà del 2012stiamo andando bene, graziesoprattutto al nuovo progettoCasa Metal, di cui iniziamo adavere le prime richieste».

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Con Casa Metal copriamo tuttele classi energetiche. Abbiamo

abbinato isolanti termici di originenaturale alla struttura portante

Gianluca Gabbiani

è amministratore unico

della Metalserra

di Terzorio (IM)

www.metalserra.it

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TURISMO

148 • DOSSIER • LIGURIA 2012

Finita la stagione estivaè tempo di bilanci per il turismo. Nontroppo positivi, anche

per la Liguria. Secondo i dati diFederalberghi, a soffrire di più èstata proprio la recettività alber-ghiera, legata al turismo interno:«Gli italiani si sono spostatipoco – spiega Angelo Berlan-gieri, assessore al Turismo dellaRegione Liguria – e quando simuovono cercano comunque di rinunciare al superfluo. Nellanostra regione hanno tenuto di più le seconde case di proprietà».

Archiviata l’estate, qual èl’offerta turistica su tutto ilterritorio regionale?«Abbiamo l’offerta legata al lei-sure e quella legata al business.Quest’ultima vanta numerosimeeting e congressi ed è svilup-pata soprattutto a Genova e sul-l’area del Tigullio. Sempre nelPonente abbiamo un altro tipodi offerta che è quella clima-tico-invernale indirizzata allaterza età. Per quanto riguarda ilturismo più giovanile, l’offertainteressa tutto il territorio re-gionale, con attività all’aria

aperta e riguarda prevalente-mente il periodo autunnale e laprimavera. La Liguria si distin-gue per la sua rete cicloturistica,per la possibilità di fare escur-sioni, climbing o altre attivitàoutdoor che si possono prati-care sul mare. Sotto questoaspetto, la nostra regione ha unbuon posizionamento nei mer-cati internazionali. Inoltre, an-che se in questi anni è stata unpo’ più ridotta per motivi di bilancio, abbiamo comunqueuna serie di offerte di eventi chevengono organizzati sia in au-tunno che in inverno. Infine, bisogna ricordare che Genova,dopo essere stata la capitale della cultura nel 2004, si è con-solidata come una delle città meglio posizionate sul mercatointernazionale».

Si può quantificare l’indottoeconomico annuale del turi-smo in Liguria?«Il fatturato stimato è di circa5,5 miliardi di euro e vale circail 10 per cento del prodotto in-terno lordo della Liguria».

Il turismo estero prove-niente dalle nazioni vicine,data la posizione della Ligu-

ria, è abbastanza fiorente.Avete in programma progettidi promozione turistica voltiall’estero? «Certo, l’internazionalizzazioneè importante e in Liguria il tu-rismo internazionale è cresciutonegli ultimi cinque anni del 21per cento in termini di arrivi edel 17 in termini di presenze.Paragonato con l’area competi-tiva di riferimento, che è quelladel bacino del Mediterraneo,siamo cresciuti di più rispettoagli altri paesi, in quanto questaarea è cresciuta solo del 7-8%sia come arrivi che come pre-senze. Questo significa che ab-biamo guadagnato delle quotedi mercato».

Quali sono gli eventi che daqui ai prossimi mesi attire-ranno turisti in Liguria?«Dopo la stagione estiva,l’evento più importante che ri-guarda la Liguria è senz’altro ilSalone nautico di Genova che siè appena concluso. La Liguriaoffre comunque varie fiere emeeting fino ad arrivare al pe-riodo natalizio quando eventi emercatini attirano molti turistiper le feste».

La Liguria offre numerose opportunità anche al di fuori

della stagione estiva. L’assessore Angelo Berlangieri spiega quali

sono le proposte che attirano maggiormente i turisti italiani e stranieri

Nicolò Mulas Marcello

L’offerta turisticafuori stagione

Sopra,

Angelo Berlangieri,

assessore al Turismo

della Regione Liguria

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Page 98: Dossier LIguria 10 2012

GREEN ECONOMY

Secondo il professorThomas Harpen Go-odspeed, direttore deldipartimento bota-

nico dell’Università di Berke-ley, la pianta del tabacco saràuna di quelle che sopporteràmeglio l’aridità a cui stiamoandando incontro. «Conside-rando che siamo ora nelleprime fasi di un periodo In-

terglaciale – spiega HarpenGoodspeed - l’incrementoprevisto dell’aridità favorirà lasopravvivenza e la continuaevoluzione del genere Nico-tiana».La notizia, di per sé negativa

per l’aumento dell’aridità, po-trebbe avere però un risvoltopositivo. Come? Riuscendo asfruttare le coltivazioni di ta-bacco producendo energia. Èquanto sta portando avanti lasocietà Idroedil tramite unprogetto alquanto innovativo.Idroedil è una società nata 35anni fa ad Imperia per la ge-stione di discariche di rifiutisolidi urbani e inerti, che, nelcorso degli anni ha subìto tra-sformazioni e mutamenti arri-vando ad abbracciare progettivisionari. «Già negli anni 80 mio padre,- spiega Massimo Ghilardi,oggi amministratore della so-cietà - alimentava le serre conbiogas da discarica. Questo atestimonianza di come la lun-gimiranza abbia sempre avutoun ruolo importante nella fa-

Ottenere output energetici di diverso

livello, per differenti applicazioni e

rispettosi del criterio della sostenibilità.

Come? Attraverso un brevetto che

consente di estrarre energia verde

dalla pianta del tabacco. Ne parliamo

con Massimo Ghilardi

e Sergio Tommasini

Nicoletta Bucciarelli

Da sinistra, Sergio

Tommasini, direttore

generale della Idroedil e

del progetto Sunchem,

e Massimo Ghilardi,

amministratore della

Idroedil di Imperia

www.idroedil.info

www.sunchem.it

Energia green dal tabacco

GREEN ECONOMY

158 • DOSSIER • LIGURIA 2012

Page 99: Dossier LIguria 10 2012

Massimo Ghilardi e Sergio Tommasini

miglia e nelle sue azioni im-prenditoriali. Da 10 anni lasocietà investe inoltre in atti-vità innovative collegate alleenergie alternative. Un esem-pio? Un brevetto internazio-nale sulla depolimerizzazionedi gomme fuori uso». Una lungimiranza che hasempre caratterizzatol’azienda, soprattutto nella ca-pacità di creare una risorsapartendo da un problema. Unpercorso che parte dalla ge-stione dei rifiuti solidi urbanie arriva alla creazione di ener-gia verde. «Nel settore dei ri-fiuti gestiamo circa 140.000tonnellate di prodotto an-nualmente e produciamo circa1,2 megawatt di energia elet-trica da biogas. Abbiamo inol-tre investito in tecnologie diproduzione di energia elettricada fonti vegetali e biomassesolide. Stiamo portando avantiun importante investimentosu un impianto innovativo dismaltimento di pneumaticiusati, dai quali otteniamo olioe gas per produzione energe-tica utilizzando motori endo-termici, del ferro e del carboneda riciclare sul mercato. Sitratta di un brevetto interna-zionale che vede coinvolti entiuniversitari per finalizzare il

progetto industriale». Progetti che non intendonoguardare solo verso meri finieconomici. «Crediamo – pro-segue Massimo Ghilardi - cheper fare impresa oggi sia ne-cessario coniugare altri valorioltre al profitto ed in partico-lare: la sostenibilità ambien-tale e la responsabilità sociale.Per questo reinvestiamo partedegli utili creare progetti cheabbiano un valore condiviso».Tra le idee più innovative sucui sta puntando molto Idroe-dil c’è proprio quella diestrarre energia dal tabacco.«Con mio padre, - spiega Ghi-lardi - quattro anni fa ab-biamo puntato sull’idea e sullavoro del professor CorradoFogher, dagli anni 90 impe-

gnato nello studio genetico emiglioramento del Dna dellapianta del tabacco per finienergetici, che ha elaborato unbrevetto industriale collegato auna nuova varietà di tabacco.Abbiamo rilevato la licenzamondiale di sfruttamento delbrevetto industriale creando lasocietà di ricerca e sviluppoSunchem Holding. Unanuova scommessa imprendi-toriale collegata alla produ-zione di biodiesel e biojetfuelper aviazione. Il nostro scopoè quello di arrivare, in una de-cina di anni, a contendere laleadership nella produzione diolio vegetale applicato a finienergetici. Abbiamo esteso ilbrevetto industriale su 57paesi nel mondo e abbiamo

❝~

Il nostro scopo è quello di arrivare, in una decina di anni,a contendere la leadership nella produzione di olio vegetaleapplicato a fini energetici

áá

Sergio Tommasini

durante un meeting

con il ministro

brasiliano

dell’agricoltura

Mendes Ribeiro

LIGURIA 2012 • DOSSIER • 159

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GREEN ECONOMY

creato una struttura di licen-sing aggregando partner di va-lore che operano nel settorepetrolifero». Proprio sulla base delle analisidi mercato Sunchem ha de-ciso nel 2009 di adottare unmodello di partnership stra-tegica che coinvolge aziendemedio-grandi che operanonella lavorazione del petrolio /carburante e nel settore delladistribuzione. «Tra i più im-portanti - spiega Sergio Tom-masini managing director diIdroedil e del progetto Sun-chem - Alphatrading Italia,Argos Oil BV Olanda, Die-ster Group Francia, TerasolLLC Brasile, Tyton BioscienceCorp. USA». Sunchem Holding detiene idiritti esclusivi per il godi-mento e lo sviluppo a livellointernazionale del brevetto in-dustriale relativo al TabaccoEnergetico. «La pianta di ta-bacco per applicazioni energe-tiche – spiega Tommasini -contrariamente all’industriadel tabacco per le sigarette,massimizza la produzione difiori e semi a scapito della pro-duzione di foglie. Non con-tiene nicotina e si presentacome una pianta energetica in-tegrata a tutti gli effetti. Lapianta è estremamente robu-sta, in grado di crescere inclimi e terreni diversi e può es-sere coltivata su terreni margi-nali che non possono essere

utilizzati per la produzione ali-mentare. Si tratta di una piantaannuale e pluriennale, con piùraccolte nello stesso anno, checonsente agli agricoltori di sce-gliere in modo flessibile la ro-tazione dei terreni o anche col-ture consociate. Da 1 ettaro dicoltivazione di tabacco ener-getico potremmo avere unamedia di produzione di se-menti da 6 a 10 tonnellate conpiù raccolte durante l’anno euna produzione di biomassafresca per produzione di biogaspari a 50-70 ton annue per ha.In relazione ai diversi climi epaesi la pianta bilancia in

modo integrato la produzionedi seme con quella di bio-massa. Questa produzione evi-denzia che si tratta della piantanon alimentare più produttivasul mercato in termini di po-tenzialità energetica e sosteni-bilità (secondo la direttiva RESEU 28/2009). Il seme con-tiene circa il 40 per cento diolio e dalla spremitura a freddopotremmo avere il 33-34 percento di olio grezzo e il 65 percento di panello proteico. Labiomassa fresca presenta unbuon potere metanigeno che siavvicina alle rese del silo mais.Dalla trebbiatura dell’infiore-

Il professor Corrado Fogher dopo anni di studi sulla genetica e sul miglioramento

del Dna della pianta di tabacco è riuscito ad elaborare una specie agraria destinata

alla produzioni di semi anziché di foglie. Una pianta che non contiene nicotina, che

ha un’alta produttività di olio per ettaro e presenta caratteristiche agronomiche

particolari che la rendono adatta a diversi climi e terreni. È proprio da questo

particolare tipo di pianta di Tabacco che si potrà produrre energia. «Noi la

definiamo 1SEC– One Stop Energy Crop – spiega Tommasini - ossia una pianta dalla

quale possiamo ottenere output energetici di diverso livello e per differenti

applicazioni. Abbiamo strutturato un modello industriale che presenta elementi

distintivi che affiancano il brevetto di invenzione configurando un innovativo

approccio al mondo delle piante vegetali».

La pianta del tabacco energetico

áá

160 • DOSSIER • LIGURIA 2012

Page 101: Dossier LIguria 10 2012

scenza dalla quale si ottengonole sementi abbiamo la bio-massa secca, un altro prodottoutile per fini energetici, chepresenta un potere calorificodi 3800 kcal/kilo». In sintesi la pianta di tabaccodel professor Fogher può es-sere considerata la pianta diseconda generazione sosteni-bile sia da un punto di vistaambientale, economico e so-ciale. «Infatti – prosegue Tom-masini - non è una piantaogm, non contiene nicotina,non è tossica, presenta unaproduzione integrata di bio-massa e di olio per ettaromolto superiore ad altre olea-ginose (che sono essenzial-mente monocolture) e siadatta a diversi climi con pro-tocolli agronomici unici (l’ap-proccio integrato di questacoltura è unico al mondo).Ciò che si ricava dalla pianta èun olio per biocarburanti ebiojetfuel. «Per questo – pro-segue Ghilardi - abbiamo si-glato un accordo con Alitalianel settembre 2011. Un altroscopo che possiamo ottenere èanche il panello per mangimianimali e la biomassa per fini

energetici». Il progetto sta an-dando avanti e si sta concreta-mente sviluppando molto ve-locemente. «Sotto la SunchemHolding – riprende Tomma-sini - abbiamo creato una seriedi società di gestione opera-tiva che sviluppano il tabaccoenergetico su tutta la filieraaggregando dei partner di va-lore che operano nel settoredella produzione di biocarbu-ranti e trading petrolifero. Inparticolare abbiamo una pre-senza importante negli Usa,in Brasile, in Italia e in NordAfrica. Siamo anche in Sene-gal, Namibia, Santo Do-mingo e stiamo entrando nel-l'area ex sovietica e nel 2013inizieremo a svilupparci suimercati cinese, malesiano eindonesiano».La produzione sta interes-sando paesi differenti. «In Ita-lia quest’anno abbiamo unacoltivazione di 400 ettari, cherappresenta la piattaforma di

lancio per il 2013-2017, ab-biamo poi coltivazioni nei varistati in cui siamo presenti.Solo in Italia investiremo abreve 20-25 milioni di euro».L’operazione è complessa mamolto ben strutturata. «Dallaholding – riprende Ghilardi -gestiamo una quota rilevantedi equity in ogni società creataad hoc per lo sviluppo inte-grato nei singoli paesi. Ab-biamo costruito una filieracompleta, integrata e chiusa,che va dal brevetto “tobaccoseeds”, italiano e internazio-nale, e comprende ogni fasedel processo, fino ai prodottifinali: olio, panello e biomassa.Sunchem Holding mantieneuna partecipazione di rile-vanza all’interno delle societàdel livello operativo ed è ingrado di equilibrare i marginilungo tutta la filiera. Con noil’agricoltore diventa partnered elaboriamo insieme il busi-ness plan».

Massimo Ghilardi e Sergio Tommasini

❝~

In Italia quest’anno abbiamo unacoltivazione di 400 ettari, che rappresentala piattaforma di lancio per il 2013-2017

LIGURIA 2012 • DOSSIER • 161

Page 102: Dossier LIguria 10 2012

EMERGENZA CARCERI

164 • DOSSIER • LIGURIA 2012

Dai dati forniti dal Ministero degliInterni si scopre che nel 2008 ireati commessi in Italia sono di-minuiti dell’8,1 per cento mentre

il numero degli arresti è aumentato del dieci percento. Il problema del sovraffollamento dellecarceri non va, dunque, solo associato all’emer-genza sicurezza nel Paese ma anche e soprattuttoanalizzato attraverso l’uso eccessivo di alcunemisure giudiziarie, come sostiene l’avvocatoVittorio Pendini, presidente della Camera Pe-nale della Liguria. «In particolare – afferma – ilricorso eccessivo alla custodia cautelare comeespiazione anticipata della pena». Circa il 60%dei detenuti, infatti, si trova in queste condi-zioni, cioè in attesa di un giudizio. Pendini il-lustra la strada per risolvere le criticità delle car-ceri italiane a partire dall’applicazione dellamisura cautelare carceraria in casi eccezionali,non trascurando anche l’applicazione delle mi-sure alternative al carcere.

Come giudica le situazioni di sovraffol-lamento che si sono venute a creare speciein Liguria?

«Sono situazioni esplosive, che ho visto dipersona, da quando anche i direttori dellecarceri hanno cominciato a sollevare aperta-mente il problema. Al Marassi, ad esempio, hovisto in una cella otto persone con un solo ba-gno, si tratta di condizioni fuori dal mondo edal tempo».

Da che cosa dipende il sovraffollamentodelle carceri?«C’è senz’altro il problema del ricorso ecces-sivo alla custodia cautelare che abbiamo sol-levato più volte. Quando un’indagine sichiude è evidente che cessa uno degli ele-menti su cui si fonda tale misura. Ancorarlaagli altri due parametri, ovvero il pericolo difuga e di reiterazione del reato sulla base diconsiderazioni generiche, non può bastare.Eppure, proprio partendo da questi elementi,si mantengono stati di custodia cautelare chepotrebbero essere eliminati o attenuati conaltre misure, come gli arresti domiciliari, chevengono utilizzati solo per casi particolari».

Perchè non vengono utilizzati con lastessa frequenza?

La custodia cautelare, secondo Vittorio Pendini, deve

tornare a essere una misura eccezionale, favorendo

altri provvedimenti, tra cui gli arresti domiciliari

Elisa Fiocchi

La bontà delle misurealternative

Page 103: Dossier LIguria 10 2012

Vittorio Pendini

LIGURIA 2012 • DOSSIER • 165

«Forse i giudici delle indagini non hanno fi-ducia nei loro colleghi dell’esecuzione, hannotimore che quando la pena è definitiva non siapoi espiata. Aggravando le pene in caso dievasione dagli arresti domiciliari si era dato unsegnale chiaro: in caso di evasione, infatti, ildetenuto ha tradito la fiducia che in lui avevariposto il giudice e per questo il reato è moltograve e le pene previste sono state aggravate.Ma l’applicazione scarsa di questa misura nonpersegue appieno lo scopo prefissato».

Come si risolve il problema del sovraffol-lamento in fase giudiziaria?«Si supera con una celebrazione più snella epiù rapida dei procedimenti di custodia cau-telare in modo tale da farla ritornare un’ecce-zione, così come vuole la Costituzione. E an-che con un processo snello che conduca a unasentenza esecutiva in tempi più brevi rispettoa quelle attuali. Purtroppo, le cose cosi nonfunzionano, e anche per quanto riguarda l’al-lungamento dei termini della prescrizione non vorrei che così facendo fornissimo un alibi per dilatare ancora di più i tempi dei

processi».Quali provvedimenti permettono poi al

detenuto di non reiterare il reato?«Bisogna ricorrere alle misure alternative. InLiguria, come in Toscane ed Emilia Romagna,si riscontra una felice applicazione di questistrumenti. Permane, tuttavia, una grossa di-sparità di vedute tra i magistrati di sorve-glianza delle varie regioni. Per alcuni le misurealternative sono un fallimento perchè la mag-gior parte dei detenuti quando poi torna allalibertà riprende a commettere dei reati. È veroquesto, ma lo è solo in parte. E soprattutto èvera un’altra cosa che dimostra la bontà dellemisure alternative: una statistica dice che il30% dei detenuti che ha usufruito di misurealternative delinquerà ancora dopo aver riac-quistato la libertà, ma è l’80% di quelli chenon vengono risocializzati attraverso le misurealternative che, una volta uscito, torna a de-linquere. Dobbiamo perciò dedurre che le mi-sure alternative non sono risolutive nel centoper cento dei casi ma comunque rimangonopiù efficaci rispetto alla loro non adozione».

��Le misure alternative non sono risolutive nel cento per cento dei casi ma comunque restano più efficaci rispetto alla loro non adozione

80%COLORO CHE UNA VOLTA USCITI DAL CARCERE, SENZA LE MISURE ALTERNATIVE, TORNERANNO A DELINQUERE

DETENUTI

Page 104: Dossier LIguria 10 2012

EMERGENZA CARCERI

166 • DOSSIER • LIGURIA 2012

La Liguria è la terza regione italianaper sovraffollamento dei carceri dopola Puglia e la Lombardia e nell’isti-tuto penitenziario di Marassi a Ge-

nova il fenomeno ha raggiunto proporzioni al-larmanti, toccando il 44 per cento in più didetenuti rispetto alla capienza complessivadella struttura. Si può arrivare anche a novepersone all’interno di una stessa cella di di-ciotto metri quadrati con un solo bagno, lettia castello e nessun altro servizio. Nel 2012,come racconta il direttore del carcere genoveseSalvatore Mazzeo, «l’istituto ha superato or-mai gli 830 detenuti, una cifra enorme se siconsidera che ne potrebbe accogliere fino a450». Inoltre, la struttura, ristrutturata neglianni Novanta e costruita alla fine dell’Otto-cento in un periodo in cui la filosofia dellapena era ben diversa rispetto a quella attuale,è priva di spazi di attività di recupero comesuccede nei penitenziari moderni. Negli annii gestori hanno creato una panetteria, un tea-tro e il campo di calcetto recuperando vecchicapannoni. Ma le condizioni restano comun-que critiche e in spazi affollati aumentano iproblemi di convivenza non solo tra i detenutima anche nei riguardi del personale. Gene-

rando il caos, l’esasperazione, fenomeni di au-tolesionismo e, nei casi più gravi, il suicidio.

Come si affronta il problema del sovraf-follamento al Marassi?«Purtroppo conosciamo ormai benissimo glieffetti del sovraffollamento e il personale dellapolizia penitenziaria sta facendo il propriomeglio per operare in queste difficilissimecondizioni. Nonostante tutto, riusciamo amantenere la situazione sotto controllo maservono provvedimenti deflattivi che liberinole carceri perlomeno da quei detenuti chehanno una fine pena più breve o che sianomeno pericolosi. Se il trend resterà come l’at-tuale è inutile dire che anche nei prossimimesi avremo grosse difficoltà».

Questo problema è sfociato nel 2012 oanche negli anni precedenti la struttura re-gistrava le stesse condizioni?«Ormai sono parecchi anni in cui la popola-zione aumenta in maniera progressiva, e l’ul-tima volta, quando è stato approvato l’in-dulto, siamo riusciti a mandare fuori quasi lametà della popolazione carceraria tornando avivere in condizioni discrete. Poi nel giro diquasi un anno, le carceri si sono nuovamentesovraffollate. Il motivo è molto semplice:

Quando si prendono provvedimenti come l’indulto servono anche politiche

che consentano al detenuto di trovare occupazione in attività socialmente utili.

Ne parla Salvatore Mazzeo, direttore del carcere di Marassi

Elisa Fiocchi

Nuove misurecontro l’affollamento

Page 105: Dossier LIguria 10 2012

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxSalvatore Mazzeo

LIGURIA 2012 • DOSSIER • 167

quando si prendono provvedimenti clemen-ziali bisogna anche adottare misure ad hocche consentano al detenuto di avere un’agen-zia di controllo che si faccia carico dei suoiproblemi perchè scarcerato deve impegnarsi inqualche attività socialmente utile. Sicura-mente l’amnistia è una strada da seguire maoccorre che sia accompagnata da misure al-ternative affinché il detenuto non rientri al-l’interno dell’istituto».

Perchè nelle carceri liguri lavora solo il 10per cento dei detenuti?«Purtroppo il lavoro scarseggia perché, perquanto riguarda lavori come il cuoco, lo sco-pino o l’addetto alle consegne i detenuti devono essere retribuiti, quindi rappresen-tano un costo per l’amministrazione e in que-sto momento non siamo in grado di sostenerequest’onere. Questo è il motivo per cui il nu-mero dei lavoratori nelle carceri si è dimezzatoed è un dato sicuramente negativo in quantoè dimostrato che il lavoro è il principale elemento di trattamento e che se il detenutovive in cella nell’ozio è più difficile da gestire».

Quali aiuti l’istituto riceve dall’esterno?«Noi per primi ci stiamo dando da fare per

cercare forme di lavoro alternative, ad esem-pio sfruttando l’attività della panetteria qui afianco o le cooperative liguri che s’avvalgonodi manodopera di detenuti che pagano auto-nomamente. Attraverso queste strade vo-gliamo implementare il lavoro».

E la Regione che ruolo ha nella distribu-zione delle risorse?«Il carcere fa parte integrante del territorio,quindi ritengo che gli enti locali debbano farsicarico del problema penitenziario. Fino a qual-che tempo fa avevamo un rapporto privilegiatoin materia di formazione con la Provincia, conla quale abbiamo realizzato la maggior parte deiprogetti, ma adesso è stata soppressa e da circa unanno abbiamo implementato i rapporti con ilComune. Di recente ci siamo confrontati con ilsindaco di Genova per valutare attività social-mente utili ai detenuti, come la pulizia del fiumeBisagno e del cimitero di Staglieno. Con la Re-gione dobbiamo verificare, invece, le risorse per-chè allo stato dell’arte tale intervento è pocacosa. Tuttavia, nessun progetto può essere rea-lizzato a costo zero, quindi un impegno regionaleè necessario se vogliamo dare alla carcerazionequel significato di pena utile finalizzata all’inse-rimento sociale del detenuto».

Sopra,

Salvatore Mazzeo,

direttore del carcere

di Marassi a Genova

830 IL NUMERO DI CARCERATI AL MARASSI, QUASIRADDOPPIATI RISPETTO ALLA CAPIENZA MASSIMA DI 450 UNITÀ

DETENUTI

Page 106: Dossier LIguria 10 2012

EMERGENZA CARCERI

168 • DOSSIER • LIGURIA 2012

Gli eventi critici accaduti nelle carceriliguri nei primi sei mesi del 2012 de-vono far seriamente riflettere sulleevidenti problematiche del sistema e

su quanto incidono sul duro lavoro degli uominidella polizia penitenziaria in servizio. A parlarneè Roberto Martinelli, segretario generale del Sin-dacato autonomo della polizia penitenziaria, in ri-ferimento ai dati presentati in settembre e relativiai sette carceri liguri di Sanremo, Imperia, Sa-vona, Genova Marassi e Pontedecimo, Chiavarie La Spezia. Rispetto alla capienza complessiva regolamentaredi 1.088 posti letto, si contano ben 1.907 per-sone, di cui 901 in attesa di un giudizio defini-tivo. Un detenuto su quattro è tossicodipen-dente, a lavorare è solo il 10 per cento deidetenuti e gli stranieri sono oltre il 60 per centodei ristretti. Tutto questo ha determinato e de-termina carceri sovraffollate e tensioni continuenella Regione Liguria: «Si consideri anche – af-ferma Martinelli – che i poliziotti penitenziari inservizio dovrebbero essere 1.264 e invece in forzave ne sono circa 900».

In quali condizioni versano i detenuti equanti casi di suicidio, aggressioni e manife-stazioni di protesta sono avvenuti negli ul-timi mesi?

«Dal 1 gennaio al 30 giugno, ventuno detenutihanno tentato il suicidio, 218 sono stati gli attidi autolesionismo che variano da ingestione dicorpi estranei, chiodi, pile, lamette, pile a taglidiffusi sul corpo; ammontano a quattordici i fe-rimenti e a 54 le colluttazioni, di cui sei sono statele morti per cause naturali. Tre le evasioni dopoaver fruito di permessi premi e una dalla semili-bertà, mentre oltre 660 sono stati i detenuti dellaLiguria coinvolti in manifestazioni di protestacontro sovraffollamento, condizioni di vita in-tramurarie e a favore dell’amnistia. Per quantoconcerne gli atti di autolesionismo questi sonostati commessi maggiormente nel carcere di Ma-rassi a Genova».

Il Sappe ha chiesto con urgenza un nuovoruolo per l’esecuzione della pena in Italia. Inche cosa consiste la vostra proposta? «Non crediamo che l’amnistia, da sola, possa es-sere il provvedimento in grado di porre solu-zione alle criticità del settore. Ciò che serve è unavera riforma strutturale sull’esecuzione della pena:riforma che non fu fatta con l’indulto del 2006,che si rivelò un provvedimento tampone ineffi-cace. Facciamo nostri i reiterati autorevoli ri-chiami dal presidente della Repubblica, GiorgioNapolitano, che ha sottolineato con forza comele criticità penitenziarie siano dovute al peso gra-

Secondo Roberto Martinelli, servono misure alternative alla detenzione

e l’introduzione del lavoro nelle carceri: «Come in Germania, dove lavora

circa l’80 per cento dei detenuti»

Elisa Fiocchi

Depenalizzare i reati minori

A destra,

Roberto Martinelli,

segretario generale del

Sappe, il sindacato

autonomo della polizia

penitenziaria

Page 107: Dossier LIguria 10 2012

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxRoberto Martinelli

LIGURIA 2012 • DOSSIER • 169

vemente negativo di oscillanti e incerte sceltepolitiche e legislative».

Cos’è dunque chiamata a fare la classe politica?«A riflettere seriamente sulle parole del presi-dente della Repubblica e a intervenire con ur-genza per deflazionare il sistema carcerario delPaese che rischia ogni giorno di più di implodere.Il personale di polizia penitenziaria è stato ed èspesso lasciato da solo a gestire all'interno dellenostre carceri moltissime situazioni di disagiosociale e di tensioni. Torniamo allora a sollecitarel’adozione di riforme strutturali, che depenaliz-zino i reati minori e potenzino maggiormente ilricorso all'area penale esterna, limitando la restrizione in carcere solo nei casi indispensabilie necessari».

E quale iter sindacale è previsto per risolverequesta difficile situazione?«Sollecitare costantemente i membri del Parla-

mento e del governo a emanare provvedimenticoncreti come un maggiore potenziamento delricorso alle misure alternative alla detenzione;l’introduzione del lavoro durante la detenzioneperchè quasi tutti, oggi, stanno in cella venti oreal giorno, alimentando tensione ed esasperazionea tutto danno della sicurezza».

Quali modelli europei dovrebbe seguirel’Italia?«Senz’altro quello tedesco, dove lavora circal’80% dei detenuti, i quali guadagnano un eurol’ora, pagano le spese di mantenimento e le car-ceri sono vere e proprie aziende, i cui dirigenti,provenienti dalla carriera dei magistrati, sonomanager che vengono valutati per gli obiettiviraggiunti: recupero sociale del condannato e bi-lancio attivo del carcere. Bisogna valutare anchel’espulsione dei detenuti stranieri, la riorganizza-zione degli istituti penitenziari e, ad esempio, per-mettere ai tantissimi tossicodipendenti, circa il 25per cento, di espiare la pena nelle comunità di re-cupero, così come avviene nella piccola (solo 16posti) sezione del carcere di Rimini, dove negli ul-timi sette anni sono stati recuperati circa 400 tos-sicodipendenti».

È anche un problema di carenza di organicodella polizia penitenziaria? «Il Corpo ha una carenza di organico di circa7mila unità. Per ora ci sembra che le autorità am-ministrative ma anche quelle politiche si fannoscudo della drammatica situazione penitenziariaattraverso il senso di responsabilità della poliziapenitenziaria; ma queste sono condizioni di lo-goramento che perdurano da mesi e continue-ranno a pesare sulle 39mila persone in divisa permolti mesi ancora se non si smetterà di nascon-dere la testa sotto la sabbia».

��Il corpo di polizia

penitenziaria hacarenze organicheper circa 7mila unità