Dossier Fruili 12 2010

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dossier friuli

Transcript of Dossier Fruili 12 2010

EDITORIALE..............................................13Raffaele Costa

L’INTERVENTO.........................................15Diana BraccoFerruccio Dardanello

LA REGIONE IN CIFRE...........................20Le eccellenze del 2010

PRIMO PIANO

IN COPERTINA ......................................22Alessandro Calligaris

SVILUPPO ECONOMICO ...................28Federica SegantiGiusto Maurig

IL PUNTO................................................36Renzo Tondo

LAVORO..................................................40Maurizio SacconiPietro IchinoFranco ToffolettoAntonio Mastrapasqua

IL MODELLO FIAT ..............................44Sergio Marchionne

BIPOLARISMO .....................................58Maurizio Lupi

IL PAESE E LA POLITICA ................62Bruno Vespa

ECONOMIA E FINANZA

IMPRENDITORI DELL’ANNO .........66Giuliano MacripòMario MartinGiuseppe Coral e Renzo PavanGustavo BombenAndrea LazzariniAntonio SpizzamiglioOscar GobboGianfranco RosRino di FantTiziano VendrameFranco TregliaMarco e Valentino ZuzziTarcisio e Luigi DuranteDoriano Forza

GESTIONE DEL PERSONALE ........98Massimo Iesu

RIFORMA FISCALE ..........................102Claudio Siciliotti

SCENARI ...............................................108Enrico Giovannini

EXPORT ..................................................112Umberto Vattani

FORMAZIONE ......................................116Giuseppe Morandini

CONFINDUSTRIA ..............................119Adriano LuciMaurizio Cini

INNOVAZIONE ....................................126Luciano MaianiFranco BernabèGiancarlo Michellone

DIGITALIZZAZIONE..........................136Roberto MolinaroValter Santarossa

POLITICHE AGRICOLE ...................144

Claudio Violino

STRADE DEL VINO...........................146Roberto FornasirRaffaella Nardini

SOCIETÀ ...............................................156Giuseppe Roma

TRASPARENZA .................................160Massimiliano Dona

SERVIZI PUBBLICI LOCALI ..........164Giulio Napolitano

TERRITORIO

INFRASTRUTTURE ..........................166Roberto Dipiazza

SISTEMA PORTUALE ......................170Claudio Boniciolli

PORDENONE.......................................174Sergio Bolzonello

RETE AEROPORTUALE ..................176Mario Valducci

TECNOLOGIEPER IL TERRITORIO ........................180Fausto Schneider

OSSIERFRIULI VENEZIA GIULIA

9 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

IMPERMEABILIZZAZIONI..............182Donato Pozzi

EDILIZIA ................................................184Paolo Buzzetti

RIFLESSIONI.......................................186Renzo Piano

RECUPEROARCHITETTONICO ...........................190Riccardo Del Pup

SPAZI COMMERCIALI.....................192Marco Taurian

QUALITÀ DELL’ARIA .......................194Elena Borean

IMPRENDITORI DELL’ANNO .......196Alex ModonuttiPaolo Puntini

AMBIENTE

FOCUS ENERGIA .............................200Stefania PrestigiacomoStefano Saglia, Giovanni LelliPiero GnudiChicco TestaUmberto Veronesi

IMPRENDITORI DELL’ANNO........218A&T2000Luca CoinCarlo Alberto MasoliSimone Nazzi

ENERGIA SOLARE ...........................226Giovanni Drigo

SOSTENIBILITÀAMBIENTALE .....................................228Ruben Palazzetti

BONIFICHE E IMPIANTI ................230Claudio Coloni

GIUSTIZIA

LEGALITÀ ............................................234Pietro GrassoAlfredo Mantovano

CONTRAFFAZIONE .........................242Gianluigi MiglioliAlessandro Giacchetti

DIRITTO FALLIMENTARE ............248Carlo Federico Grosso

TRA POLICA E GIUSTIZIA ............252Niccolò Ghedini

RIFORMA FORENSE .......................256Maurizio De Tilla

L’ATTO NOTARILE ..........................260Giancarlo Laurini

SANITÀ

POLITICHE SANITARIE .................262Ferruccio Fazio

ORGANIZZAZIONESANITARIA .........................................264Vladimir Kosic

BIOTECNOLOGIE .............................268Sergio Dompè

ONCOLOGIA .......................................270Umberto Tirelli

ODONTOIATRIA ................................274Gianfranco Prada

SOCIETÀ COOPERATIVE ..............278Alberto Furlani

DERMATOLOGIA ..............................280Paola Cassin

GENIUS LOCI .....................................282Susanna Tamaro

Sommario

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 11

IMPRENDITORIDELL’ANNO

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Le eccellenze del 2010

LA REGIONE IN CIFRE

uello che si sta per concludere èun anno che evidenzia una ti-mida fase di ripresa dagli effettidella difficile congiuntura eco-

nomica che non ha risparmiato neanche le im-prese friulane. Dossier Friuli Venezia Giulia havoluto individuare gli imprenditori più vir-tuosi che si sono distinti nel 2010 per le scelteche hanno portato le loro aziende a raggiungererisultati rilevanti in termini di fatturato e di cre-scita. Le diverse sezioni della rivista si aprono,infatti, con quelli che sono “gli imprenditoridell’anno”, selezionati sulla base di parametriche vanno dalla propensione all’investimentoall’internazionalizzazione, dalla ricerca e inno-vazione al legame con il territorio, dalla rior-ganizzazione aziendale all’affermazione delbrand.L’obiettivo della rivista è quello di scattare unafotografia della situazione economica della re-gione, attraverso gli occhi degli addetti ai lavori,e di tastare il polso dell’imprenditoria, eviden-ziando le scelte che si sono rivelate vincenti.Elementi che hanno permesso, grazie a politichemirate, di incrementare le prestazioni aziendali.Dai principali indicatori che descrivono l’in-dustria regionale attraverso l’indagine con-giunturale trimestrale condotta da Confindu-stria Friuli Venezia Giulia, alla fine di settembre2010, si evince un certo rallentamento del-l’economia nei confronti del trimestre prece-dente, mentre risultano positivi i valori rispettoallo stesso trimestre dell’anno precedente. Levendite all’estero si mostrano buone anche nelvalore congiunturale. Ciò indica che uno dei

punti di forza dell’economia regionale, l’ex-port appunto, sta lentamente riprendendoquota dopo un lungo periodo di stagnazione.L’industria regionale sta proseguendo nel lentoe altalenante percorso di risalita iniziato versola fine dello scorso anno, dopo la crisi registrataa partire da circa metà del 2008 e che ha rag-giunto il suo apice negativo nell’autunno 2009.Esaminando più nel dettaglio i principali in-dicatori congiunturali (che evidenziano le va-riazioni rispetto al trimestre precedente) si notache nel terzo trimestre 2010 la produzione ri-sulta negativa scendendo dal precedente +6,7%a -1,8%; anche le vendite totali scendono, dalprecedente valore positivo (+14,5%), sotto lozero (-3,1%) a causa soprattutto del sensibilecedimento delle vendite sul territorio nazionale,che passano da +24,8% a -10,8%, mentre levendite all’estero, pur in calo rispetto al prece-dente +7,0%, rimangono positive (in conside-razione del periodo feriale in cui sono state ri-levate) con un buon +3,2%. L’occupazionenon presenta sensibili variazioni e rimane leg-germente positiva (+0,2%). Per quanto ri-guarda i settori più rappresentativi dell’indu-stria regionale, in particolare la meccanica e illegno-mobili, presentano entrambi andamentianaloghi a quello generale sopra descritto, salvouna leggera flessione occupazionale che ha ri-guardato il legno.Le aziende regionali stanno sostanzialmentecercando di fronteggiare l’uscita dalla crisi conuna riorganizzazione produttiva e commer-ciale, confidando di poter essere in grado di af-frontare i nuovi scenari economici.

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Capitani d’industria che si sono distinti quest’anno in Friuli Venezia Giulia per le performance

delle loro aziende. Successi dovuti a strategie imprenditoriali che hanno avuto il merito di

contrastare in maniera efficace gli effetti della difficile congiuntura economica. Dossier intende

dare a questi imprenditori il giusto risaltoNicolò Mulas Marcello

Alessandro Calligaris, presidente di Confindustria Friuli

Venezia Giulia, delinea il quadro dell’economia regionale e

propone la sua ricetta per il futuro. «I dati migliori dal

manifatturiero. Necessario sfruttare al meglio

l’autonomia decisionale»

Riccardo Casini

IL RUOLO DEI DISTRETTIVERSO LA RIPRESA

n lento e altalenantepercorso di risalita: èquesta la fotografiadell’economia friu-

lana secondo l’indagine congiun-turale regionale di ConfindustriaFriuli Venezia Giulia relativa alterzo trimestre 2010. I principaliindicatori evidenziano però come,all’interno del generale rallenta-mento (in parte fisiologico, rife-rendosi l’indagine al periodo dellapausa estiva), siano in particolarele esportazioni a far registrare unsegnale positivo di rilievo: uno deipunti di forza dell’economia re-gionale, insomma, sembra stialentamente riprendendo quotadopo un lungo periodo di stagna-zione. E con esso, dopo la crisiregistrata a partire da metà 2008 eche ha raggiunto il suo apice ne-gativo nell’autunno 2009, pare

proprio che tutto il Friuli VeneziaGiulia abbia imboccato la stradagiusta. Questo nonostante i prin-cipali indicatori congiunturalimostrino come, rispetto al trime-stre precedente, la produzione ri-sulti negativa (da +6,7% a -1,8%) e le vendite totaliscendano dal precedente valorepositivo (+14,5%) sotto lo zero(-3,1%), a causa soprattutto delsensibile cedimento delle ven-dite in Italia (da +24,8% a -10,8%); quelle estere infatti,pur in calo rispetto al prece-dente 7%, fanno registrare unbuon 3,2%, mentre l’occupa-zione non presenta sensibilivariazioni, rimanendo su unvalore di poco positivo(+0,2%). Segnali più inte-ressanti arrivano però dagliindicatori tendenziali, se-

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IN COPERTINA

condo i quali, rispetto allo stessotrimestre dell’anno precedente, laproduzione risulta in leggera cre-scita (+15,2%, un punto percen-tuale in più rispetto al 2009) e levendite complessive sono positive,nonostante un leggero calo do-vuto alla netta contrazione subitadal mercato interno (da +17,9% a+1,2%): anche qui, se le venditetotali tutto sommato reggono (da+18,3% a +15,3%), lo si deve so-prattutto all’export, che passa dal+19,5% del 2009 all’attuale+27,2%. Sempre secondo l’inda-gine, infine, le previsioni di breveperiodo degli operatori industrialiappaiono orientate alla cautela,con le aspettative migliori legatealla produzione e quelle peggioripuntate sulla domanda interna.«Questi risultati consuntivi –spiega il presidente di Confindu-stria Friuli Venezia Giulia, Ales-sandro Calligaris – non possonoche avvalorarmi il proseguimentodel trend in crescita degli ultimitrimestri. Il risultato migliore èquello raggiunto dalle esporta-zioni, che si confermano fattoredeterminante per gli equilibri ele potenzialità di sviluppo del-l’economia regionale». Nono-stante questo, secondo Calligaris,«l’aggancio alla ripresa non èscontato e all’indispensabile im-pegno delle imprese per consoli-darsi, innovarsi e rendere più ef-ficaci le proprie strategie disviluppo, deve necessariamenteaccompagnarsi un convergenteimpegno delle altre componentiattive della società. Per questo,

auspicando che la politica nazio-nale possa ritrovare al più prestoequilibrio e capacità di interventosui fattori di sviluppo, ci rivol-giamo in primis al governo regio-nale perché anche a livello locale,grazie all’autonomia di cui go-diamo, possano essere attivatistrumenti e avviate azioni in gradodi migliorare non di poco la com-petitività del nostro territorio».

A proposito di competitività,come vanno letti gli ultimi dati?«Per quanto riguarda i principaliindicatori tendenziali, si evidenziache la dinamica di crescita dellaproduzione è proseguita di un ul-teriore punto percentuale, por-tandosi oltre il 15%. Ciò è avve-nuto per sostenere la domandacrescente, anch’essa aumentatacomplessivamente di oltre il 15%rispetto all’anno 2009, grazie al

sostenuto incremento delle ven-dite all’estero, che ha ampiamentecompensato il forte rallentamentodella crescita delle vendite in Ita-lia. È evidente che ciò non può ac-cadere all’infinito e che c’è biso-gno di una ripresa dei consumiinterni per poter ritenere superatala crisi».

Quali settori produttivistanno reagendo meglio?«Sotto il profilo della produzionee delle vendite, sia in Italia chesui mercati esteri, i settori chehanno segnato le migliori perfor-mance tendenziali sono il metal-meccanico, il chimico, il tessile eil legno, specie verso l’estero. Maè tutta l’industria manifatturieraregionale che sembra proseguirein una marcia positiva verso la ri-presa».

Quali aiuti occorrono da parte

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 23

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Alessandro Calligaris

L’autonomia decisionale della Regionedeve concretizzarsi in visioni di sviluppo

e non replicare pedissequamentele politiche di puro contenimento,

forse più necessarie a livello nazionale

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IN COPERTINA

della politica? L’autonomia de-cisionale della vostra Regionepuò essere d’aiuto?«In generale, c’è bisogno di unapolitica che decida. Al contrario,non c’è proprio alcun bisogno diuna politica che chiude gli occhie mena fendenti sull’economiacon tagli indiscriminati e non fi-nalizzati alla realizzazione di unastrategia di crescita. In questosenso, l’autonomia decisionaledella Regione deve concretizzarsiin visioni di sviluppo e non repli-care pedissequamente le politichedi puro contenimento, forse piùnecessarie a livello nazionale chein una regione come la nostra,tutto sommato abbastanza vir-tuosa sotto il profilo della spesapubblica. Per l’autonomia deci-sionale o per il federalismo, vale ilparadigma della libertà: è impor-tante averla, ma è ancora più im-portante saperla usare al meglio».

Il Friuli è anche la terra deidistretti industriali: ve ne sonoben sette in regione (sedia, mo-bile, agro-alimentare, coltello,componentistica e termoelet-

tromeccanica, caffè, tecnologiedigitali), quasi uno ogni millechilometri quadrati. Quale deveessere il loro ruolo in questafase? «Ormai da qualche anno si è re-gistrata nei distretti una dicoto-mia tra aziende in crisi e aziendein sviluppo, tra situazioni di sof-ferenza e buoni posizionamenti,punti di maturazione sia di pro-blemi - anche diversi ma com-presenti nella stessa impresa - chedi eccellenze e qualità. Tale situa-

zione non di rado ha prodottouna sorta di selezione naturale. Èallora importante che nel distrettosi comprendano le differenze trale imprese e si sviluppi un sistemarelazionale più ampio possibile,per capitalizzare le conoscenze in-terne a esso».

Tra tutti, il distretto della se-dia resta quello trainante. Èpossibile ipotizzare un suo im-pegno come capofila nell’am-bito dell’internazionalizzazionedelle imprese?

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È importante che nel distretto si comprendanole differenze tra le imprese e si sviluppi unsistema relazionale più ampio possibile, percapitalizzare le conoscenze interne a esso

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«Il distretto della sedia non fa ec-cezione, avendo anch’esso attra-versato una fase complicata, madiciamo che forse ha messo a fat-tore comune una sua caratteristicanon disgiunta dal prodotto speci-fico, che – quasi per definizione –necessita di sempre nuovi mer-cati, sviluppando una per così direnaturale vocazione all’export.Quella di capofila può essere unadefinizione eccessiva, ma certo èpossibile pensare alla promozionedi una catena più lunga del va-lore, non limitandosi alla produ-zione, ma orientandosi ai serviziverso il cliente intermedio, allacommercializzazione e alla logi-stica, con il coinvolgimento piùlargo di imprese».

Quali strategie devono essereadottate per un rilancio dei di-stretti?«Proprio quelle che vanno nella di-rezione appena descritta. Chi me-glio del distretto può elaborare,promuovere e portare a compi-mento le strategie di allungamentodella catena del valore?»

Alessandro Calligaris

Un’istantanea dell’imprenditoria regionale arriva dai dati della Camera diCommercio di Trieste, secondo cui ad aprile erano 98.794 le impreseattive in Friuli Venezia Giulia. Di queste, 30.204 (pari al 30,57%)appartengono al settore del commercio e ospitalità, 23.163 (23,45%) aquello dei servizi, 18.525 (18,75%) ad agricoltura e pesca, 15.980(16,18%) alle costruzioni e 10.922 (11,06%) all’industria. Nel 2008quest’ultima ha contribuito però per il 27,3% alla formazione del valoreaggiunto, con una ripartizione del comparto manifatturiero che evidenziala specializzazione regionale nelle industrie meccaniche (31%) e in quelledei metalli e della fabbricazione di prodotti in metallo (23,3%). Lalavorazione del legno, della gomma e degli altri prodotti manifatturiericontribuisce per il 22,4% del valore aggiunto manifatturiero, mentre leindustrie alimentari, delle bevande e del tabacco per il 6,9%. Il contributodell’agricoltura, silvicoltura e pesca alla formazione del valore aggiuntoregionale dal 1995 al 2008 è stato, invece, in media pari al 2,5%: nel2008 le coltivazioni agricole hanno contribuito per oltre la metà delvalore della produzione, la zootecnia per quasi un terzo (la produzione dibeni e servizi ittici e la silvicoltura incidono rispettivamente per il 5% el’1,1%). Tra le coltivazioni, la vitivinicoltura incide per quasi il 18% (6% inpiù rispetto alla media italiana). I servizi, infine, contribuiscono per il70,3% alla formazione del valore aggiunto regionale: tra le principalibranche, la quota dei servizi vari a imprese e famiglie sul totale delterziario è pari al 28,5%, quella del commercio il 17,2%, mentre i servizidi trasporto, magazzinaggio e comunicazione incidono per l’11,1%. Alivello di forma giuridica delle imprese, in Friuli Venezia Giulia prevalgonodi gran lunga le imprese individuali (62.193, pari al 62,95%), mentre lesocietà di capitale sono 15.971 (pari al 16,17%) e le società di persone18.876 (19,11%).

Quasi 100mila impresein regione, prevalgonocommercio e ditte individuali

SVILUPPO ECONOMICO

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ricevano i fondi necessari alla loroattuazione».

Le imprese friulane parteci-panti al bando sono sette. Maqual è lo scenario complessivo inregione?«Abbiamo una situazione altale-nante, ma tendente a una lenta ri-presa. Il Pil è cresciuto dello 0,5%e l’industria, che si sta dimostrandocapace di orientarsi verso i mercatiin crescita, è il settore trainante,con un incremento del 4,1%. Ten-gono invece servizi e agricoltura,mentre è ancora in difficoltà il set-tore delle costruzioni. Nel com-plesso, se si analizzano gli indica-tori tendenziali e confrontiamo idati del terzo trimestre 2010 conquelli dell’anno precedente, ve-diamo che la produzione è in leg-gero aumento (+15,2% contro il14,2% del 2009) e le vendite ca-lano solo rispetto al mercato in-terno, in contrazione, mentrequelle all’estero crescono di circa 8punti. Come rileva anche il presi-dente della Regione, Renzo Tondo,abbiamo toccato il punto più bassodella crisi e, facendo i debiti scon-giuri, siamo entrati nella fase del-l’inversione di tendenza».

L’economia friulana ri-parte. Questo almenosembra emergere dagliindicatori, secondo i

quali Pil e produzione mostranolenti ma continui segni di ripresa.In questa fase risulteranno, però,

decisivi anche gliincentivi decisi dalGoverno: a questoproposito, in un re-

cente incontro con il ministrodello Sviluppo economico PaoloRomani, gli assessori regionali alleAttività produttive hanno ottenutoaltri 64 milioni per le imprese par-tecipanti al bando “Industria 2015- Made in Italy”. Presente a Romaanche l'assessore Federica Seganti,che si è detta soddisfatta: «ci sonobuone possibilità che i progettidelle nostre imprese, già approvati,

L’assessore regionale alle Attività produttive, Federica Seganti, analizza la situazione economica

e si dice fiduciosa: «Facendo i debiti scongiuri, siamo entrati nella fase dell’inversione di

tendenza. Ora sostegno alle pmi e servizi reali»

Riccardo Casini

L’export trainail rilancio

Sotto, Federica

Seganti, assessore

regionale alle Attività

produttive

Federica Seganti

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 29

Con il ministro Romani ha re-centemente ribadito “il ruolo delFriuli Venezia Giulia quale re-gione ponte verso Est”. Chequota di mercato riveste l’exportnell’economia regionale?«Almeno un terzo delle nostreaziende manifatturiere esporta il50% della loro produzione, e il10% di queste imprese arrivaall’80%. Come dimostra tra l’al-tro anche l’indagine congiunturalerealizzata da Confindustria e rela-tiva al terzo trimestre 2010, l’ex-port è trainante per il rilancio dellanostra economia. Posto infatti che,nel confronto con quelli del se-condo trimestre, i valori dei prin-cipali indicatori esaminati sono disegno positivo, il settore delleesportazioni registra il risultato mi-gliore, con un aumento del 27% ri-

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L’industria si sta dimostrandocapace di orientarsi verso i mercatiin crescita ed è il settore trainante

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spetto allo scorso anno e del 3% ri-spetto al trimestre precedente».

Perché sono necessarie duestrutture come Finest e Infor-mest? Quali servizi offrono alleimprese?«Teniamo molto a entrambe e al la-voro che stanno portando avanti.Io stessa ho chiesto al ministro Ro-mani, il quale mi ha rassicurata inproposito, che non vengano coin-volte nella riorganizzazione dell’Icee mantengano la loro autonomiaoperativa. Informest ha appenasottoscritto accordi con l’Ince econ Bers per un progetto che coin-

volgerà nove Paesi; in questo mo-mento, inoltre, sta curando un’in-dagine tra le aziende manifatturiereche esportano per capire quali sonoi loro mercati esteri e in quali vor-rebbero espandersi. Con l’obiettivodi predisporre delle strategie disupporto alle loro attività, cer-chiamo di capire anche quali canaliusino, se buyers, fiere, workshop,business to business o altro».

Qual è invece il ruolo di Finest?«Finest era nata per accompagnarele imprese che intendevano deloca-lizzare le loro attività all’estero, im-pegno che oggi appare decisamente

30 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

meno importante rispetto allo svi-luppo dell’export e di altre forme dipresenza sui mercati esteri. In que-sto momento il suo ruolo al fiancodelle aziende deve quindi essere di-verso. Per questo abbiamo provve-duto a modificarne lo statuto e adotarla di un fondo speciale cheservirà proprio a sostenere le espor-tazioni. Inoltre sia Finest che In-formest faranno parte, da gennaio,di un tavolo di lavoro che coinvol-gerà la Regione e le Camere dicommercio nella valutazione diazioni che favoriscano l’internazio-nalizzazione delle imprese».

Quale deve essere il compitodei sette distretti produttivi pre-senti in regione in questa fase dirilancio dell’economia?«I distretti industriali del Friuli Ve-nezia Giulia rappresentano il traitd’union tra le pubbliche istituzionie il tessuto produttivo, e sono polidi riferimento concreti per leaziende che operano al loro in-terno. Inoltre sono fornitori di ser-vizi utili alle aziende e possono di-ventare sempre di più motori diinnovazione, aggregazione, marke-

ting e promo-zione d’impresaanche sui mer-cati esteri».

In che modopuò invece laRegione aiu-tarli a crescere dopo questo pe-riodo di difficoltà? «Da un lato con una politica di so-stegno rivolta alla Pmi, dall’altrocon la creazione di servizi reali chestimolino l’aggancio alla ripresa.Stiamo intervenendo attraverso lafiscalità di vantaggio sia per pro-muovere l’aggregazione che per ac-crescere la competitività delle no-stre aziende nel confronto con iPaesi vicini. L’anno prossimo lavo-reremo a uno strumento norma-tivo che agevoli l’accesso al credito,ma già ora stiamo ricalibrando lelinee di gestione di Friulia, allaquale compete un’azione di affian-camento e rafforzamento dellaPmi. Da un certo punto di vista èun ritorno al passato, ma in questomomento occorre dare pieno sup-porto a quelle realtà che costitui-scono la base del nostro sistema

economico».Come è possibile operare per

una promozione più efficace deidistretti? Il “made in Friuli” pre-senta caratteri riconoscibili chene facilitino la presentazione an-che sul mercato estero?«I distretti esistono anche per met-tere a sistema attività produttive chehanno difficoltà a penetrare i mercatiinternazionali. Il made in Friuli èfrutto del lavoro di una quantità diaziende che fanno prodotti di eccel-lenza, ma hanno bisogno di strategiedi supporto per guadagnare e con-servare, anche all’estero, lo spazioche meritano tra gli amanti dei pro-dotti di nicchia. Ed è in quest’otticache appoggiamo concretamente larealizzazione dei progetti di interna-zionalizzazione che vengono propo-sti sia dalle imprese che dalle asso-ciazioni di categoria».

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I distretti industriali della regionerappresentano il trait d’union tra le pubbliche istituzioni e il tessutoproduttivo

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SVILUPPO ECONOMICO

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tivi da proporre al territorio».Quali sono i Paesi più ricettivi

nei confronti dei vostri prodotti?Quali invece portano le insidiemaggiori in termini di concor-renza?«I principali mercati di destinazionesono Francia, Germania, RegnoUnito, Stati Uniti, Austria e Federa-zione Russa. Già da diversi anni, in-vece, i paesi che portano le maggioriinsidie in termini di concorrenzasono quelli facilitati da un costo deifattori della produzione sensibil-mente più basso rispetto al mercatoitaliano. È comunque da notare cheproprio questi paesi che finora sonostati considerati concorrenti, in virtùdi inevitabili processi di crescita in-terna, rappresentano sempre di piùmercati emergenti di sicuro interesseper la produzione distrettuale, consi-derato che il made in Italy resta unindiscusso valore aggiunto».

Che ruolo ha il design nella pro-duzione del distretto? Che funzioni

Nato nel triangolo traCorno di Rosazzo,Manzano e San Gio-vanni al Natisone, oggi

il distretto indu-striale della sediasi è esteso fino acomprendere ben11 comuni dellaprovincia diUdine, diven-

tando un attore di spicco nell’econo-mia regionale. È caratterizzato daun’intensa divisione del lavoro trapiccole e medie imprese, tutte alta-mente specializzate nelle singole fasidel processo produttivo, dalla pro-duzione della componentistica all’as-semblaggio e rifinitura dei prodotti.«Attualmente – spiega il presidentedell’Agenzia per lo sviluppo del di-stretto industriale della sedia, GiustoMaurig – conta oltre 700 impresedel comparto legno arredo. L'anda-mento del fatturato complessivo ri-sente naturalmente della situazioneeconomica mondiale, consideratoche ancora una porzione rilevantedella produzione è destinata al-l'esportazione; a ogni modo l'ultimaanalisi congiunturale promossa dallaCamera di Commercio rileva un fat-turato in leggera crescita rispetto allostesso periodo del 2009. Purtroppoconseguentemente al calo di produ-zione, come in molti altri settori, siè verificato un calo dell'occupazione,problematica alla quale l'Asdi Sediainsieme agli enti competenti sta cer-cando di ovviare attraverso progettidi riqualificazione e formazione con-tinua del lavoratori, come lo svi-luppo di particolari percorsi forma-

Quando la tradizionesposa il designPer Giusto Maurig, presidente dell’Asdi Sedia, «i fatturati del distretto tornano a

crescere. E proprio i paesi finora considerati concorrenti rappresentano oggi

mercati emergenti di sicuro interesse»

Riccardo Casini

Sotto, Giusto Maurig con il

presidente del polo loreno

del mobile, Bruno Vernin, e

la Cattedra papale prodotta

dal distretto. Al centro,

Maurig con il direttore

dell’Asdi, Carlo Piemonte, e

il presidente della Regione,

Renzo Tondo

SVILUPPO ECONOMICO

Giusto Maurig

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 33

ha in questo senso lo Sportello de-sign da poco avviato a Manzano?«Il design è uno dei principali motoriper l'innovazione del distretto, non-ché un fattore competitivo che ag-giunge valore al prodotto rendendoloappetibile nei confronti di specifica-tori, quali sono gli architetti, attivi sianel mercato contract che residenziale.Se uno dei temi più attuali è difen-

dere i prezzi della manifattura italianae promuoverne il valore, specie al-l’estero, il design sicuramente si atte-sta quale fattore strategico di vitaleimportanza. Non basta saper pro-durre per rimanere sul mercato, è ne-cessario far uso di strumenti innova-tivi, di progetti mirati. E noi stiamofacendo nascere una piattaforma peril design nel cuore di un distretto cu-stode di una tradizione ultracentena-ria nella lavorazione del legno, dimezzi eccellenti in quanto a macchi-nari e lavorazioni, e di un patrimoniodi filiera unico al mondo che garanti-sce un’eccezionale capacità di elabo-rare soluzioni tecniche, grande flessi-bilità, ottimo coordinamento fraterzisti, artigiani e fornitori».

Quali risposte ha ottenuto finorail piano di sviluppo per il rilanciodel distretto, presentato lo scorsomaggio?«Il piano è il primo documento checontiene delle linee guida precise cheindichino una possibile strada per il

rinnovo di un comparto che ha an-cora molto da offrire al mercato.Dalla primavera di quest'anno ha giàprodotto i suoi primi effetti: da unlato, è servito a sostenere la Regionenel percorso di approvazione dei la-vori per la strada che collegherà di-rettamente il distretto all'autostrada,grazie alla quale si potranno prevederevantaggi per le aziende già presenti erendere il territorio ancora più inte-ressante per i nuovi investitori. Dal-l'altro lato, la Banca di Manzano ha ac-colto favorevolmente il piano e ha giàpredisposto una linea straordinaria difinanziamenti che rientrino all'internodel documento da noi presentato».

Il progetto Filiera Iso9001 rap-presenta un percorso di eccellenzache sta coinvolgendo attualmenteben 12 aziende del vostro distretto.Qual è il valore aggiunto che nederiva?«Si tratta di un progetto nuovo nelsuo genere e che rappresenta già unabest practice per il sostegno e la cre-scita di piccole e medie aziende cheintendano affrontare un percorso dicrescita. Il progetto, attivato lo scorsosettembre, è ormai a metà del suopercorso e i primi risultati positivigià si percepiscono. Le aziende che se-guono settimanalmente i corsi e leattività che porteranno alla certifica-zione hanno superato già la prima vi-sita ispettiva da parte dei nostri ufficie i risultati, sebbene siano ancora inuna fase di studio, sono veramente in-coraggianti per poter auspicare il rag-giungimento della certificazione daparte di tutte le aziende. Come sta ac-cadendo in molti settori, stiamo assi-stendo a una rinascita del distrettoche passa attraverso il design, la cer-tificazione e la promozione. E l'AsdiSedia è pronta ad accompagnare leaziende locali in questo importantepercorso».

Puntiamo sull’altatecnologia

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Giuliano Macripò commenta i risultati

del gruppo QBell. Il marchio, che

ha conosciuto il successo grazie

alla produzione dei monitor Lcd, oggi

amplia il suo progetto industriale,

aprendosi ai mercati dell’energia

e dell’elimodellismo dinamico

Andrea Moscariello

Q Bell continua a consolidarsi sul mercato avendoraccolto, nel 2009, 300mila euro di ricavi in piùrispetto all’anno precedente. Il tutto conside-rando anche la crisi che, proprio a cavallo diquel biennio, ha avuto il suo massimo picco.

«Aziende del nostro settore hanno avuto diminuzioni superiorianche al 30%, direi dunque che il nostro risultato sia eccel-lente» dichiara l’ingegner Giuliano Macripò, presidente e Ceodel gruppo leader nel settore della ricerca, sviluppo, produ-zione e commercializzazione di monitor Lcd. Alta tecnologiaper migliorare la vita delle persone. Questo l’input alla basedella produzione. Lo sviluppo del gruppo si attesta anchegrazie al controllo sulle società ElyQ e PowerQ. La primaopera nel settore dell'elimodellismo dinamico, mercato gio-vanissimo ma in forte espansione. «Nello stesso comparto èpresente una divisione che si occupa di elicotteri UAV - Un-manned Aerial Vehicle -» spiega Macripò. PowerQ, invece,opera nel settore dell'elettronica di potenza, producendo UPSe Inverter per pannelli fotovoltaici.

Gli ultimi mesi hanno dunque visto un consolidarsi delbrand?«Tenuto conto che il nostro mercato, forse più diqualsiasi altro, ha sofferto e soffre di una diminu-zione costante del valore unitario, a una parità deiricavi si contrappone un significativo aumentodelle quantità. Ciò vuol dire che il nostro brand harecuperato quote di mercato sottraendole ad altricompetitor».

Di recente avete deciso di quotare il vostrogruppo sulla borsa di Londra. Come mai questascelta?«Ciò è avvenuto perché ormai, all’interno del no-stro gruppo industriale, vivono più realtà, oltre allasocietà capo gruppo, la QBell Techonolgy».

Ma come mai questo passaggio è così im-portante per il vostro sviluppo?«Crediamo sia importante lanciare un IPO al finedi rinforzare la struttura patrimoniale e sosteneregli investimenti che stiamo prevedendo, soprat-tutto nella divisione degli inverter per pannelli fo-tovoltaici. Oggi, proprio su questo prodotto, la ri-chiesta è incredibilmente più alta dell'offertapresente sul mercato e lo sarà ancor più dal mo-mento che stati come l'India e i paesi Arabi nel

Giuliano Macripò, presidente del gruppo QBell www.qbell.net

66 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 67

Giuliano Macripò

2011 attiveranno gli incentivi per la produ-zione di energia da fonti alternative. Il nostrogruppo non vuole trovarsi impreparato ainuovi picchi di richiesta e rischiare di non co-gliere un’opportunità simile. Il capitale che ri-teniamo di raccogliere sarà quasi totalmenteinvestito in questo comparto al fine di incre-

mentare il settore R&D, sviluppare nuoviprodotti oltre che le capacità produttive ecommerciali».

Parlando dei prossimi anni, soprattuttoquali tecnologie conquisteranno il mercato? «Secondo i guru dell'economia, pare che icomparti più interessanti saranno quelli del-l'intrattenimento ludico e delle energie rin-novabili. QBell Technology è presente in en-trambi con le società ElyQ e PowerQ. Tra idue settori, però, crediamo che quello piùimportante verrà sviluppato nel settore del-l'energia e in quella che viene ormai etichet-tata come green economy. Il nostro gruppopunterà molto sulla sua controllata PowerQ esulla divisione per la produzione di inverter».

Le vostre produzioni si distinguono, oltreche per la qualità tecnologica, anche per ildesign. A livello internazionale, il designitaliano applicato ai monitor e alla tecno-logia è riconosciuto e rappresenta un ele-mento “spendibile” sul mercato al pari del-l’arredo o della moda?«Ritengo proprio di sì. Il gruppo che rappre-sento ha sempre investito molto nel design in-dustriale e oggi possiamo spendere un lungoelenco di riconoscimenti internazionali. Necito solo alcuni: primo premio Industrial De-sign al Cebit di Honnover, 31° primo premioID allo SMAU di Milano. Nel 2000 e 2007abbiamo ricevuto al Mac World di Parigi il › ›

Si rafforza ilfatturato del

gruppo guidato daMacripò,

raccogliendo, nelcorso del 2010,300 mila euro in

più rispetto all’annoprecedente

EUROAUMENTO

300mila

❞❝Abbiamo sempre investito nel design

industriale ottenendo moltiriconoscimenti internazionali

68 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

premio "The Best of theshow" . Possiamo senzaalcun dubbio dire di es-sere l'unica azienda almondo, non americana,ad aver ottenuto la con-formità dei nostri UPSdirettamente dalla AppleUSA. Gli stessi vengono ven-duti direttamente da Apple sia on-line che tramite i suoi Apple Store».

Quali sono gli elementi del vostro pro-cesso ideativo e progettuale che non in-tende trasferire all’estero?«Amo dire che il nostro gruppo si è specia-lizzato nel gestire la testa, quindi la ricerca elo sviluppo, e la coda, cioè il commercializ-zare, di un processo industriale. Tale para-digma resta molto valido per i paesi occi-dentali, dunque anche per l'Italia. Noi nonpossiamo pensare di competere con territoricome la Cina, dove nei processi di lavora-zione la manodopera non specializzata rivesteun ruolo importante. Di contro, invece, dob-biamo proteggere il know-how e implemen-tare tutte le qualità tipiche dell'attuale culturaoccidentale. Ritengo, quindi, che il nostro

modello sia vincente e cheverrà sempre più enfatizzatoquesto paradigma».Dunque come si evolverà

la collaborazione con la Mjsmanufacturing limited, vo-stra partner nelle fasi pro-duttive?«Proprio nel rafforzare il pa-

radigma industriale cui ho appenaaccennato. Vogliamo sempre più concen-

trare gli sforzi nel mantenere quanto più effi-cienti i tre segmenti che io per semplicitàidentifico come testa, corpo e coda. La MJSManufacturing rappresenterà sempre più, econ maggiore efficienza, tutto il processo pro-duttivo del gruppo, in quanto riteniamo chequesto sia assolutamente antieconomico e noncompetitivo se effettuato in Italia».

Parlando, invece, di ElyQ, quali novitàavete in serbo? «Abbiamo da poco presentato il Vision 90Competition, dove la richiesta è ormai pro-veniente da più di 50 paesi oltre l'Italia, e ilprimo prototipo di UAV (Unmanned AerialVehicle). Il mercato degli elicotteri droni cre-diamo sia molto interessante. Il nostro primo

› ›

IMPRENDITORI DELL’ANNO

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 69

sua maturità ciclica, come peraltro è già av-venuto e avviene in un qualsiasi altro com-parto industriale. Il problema è che il mer-cato, negli anni passati, ci ha abituato acrescite a ritmi da guinness dei primati eora che viaggia su livelli, per così dire, piùnormali, pare che venga a mancare la terrasotto ai piedi. Gli errori che alle volte av-verto sono proprio derivati dal fatto che sicontinua a pensare a quote di mercato e acrescite avute negli anni Ottanta e Novanta.Questo forvia tutti i parametri di budget e di

valutazione. Ritengo perciò che ci saràuna nuova ripresa, in questo

settore, quando sa-ranno finalmente rea-lizzati e implementati iPervasive and Ubiqui-tous Computing. Inquesto caso rivedremouna nuova crescita,pari forse, a quella giàavvenuta ai tempi diBill Gates e SteveJobs».

prototipo ha un sofisticato sistema di con-trollo che gli permette di muoversi ovunquenello spazio, con precisioni millimetriche.Abbiamo implementato anche un pro-gramma che permette di sfruttare GoogleEarth. Infatti, tracciando preventivamente lecoordinate su Google, si può far muovere ilnostro UAV in maniera autonoma, senza nes-sun ulteriore intervento esterno da parte di uncontrollo umano/manuale».

Quali margini di crescita sono previstiper il mercato degli elicotteri da aeromo-dellismo?«È in via di sviluppo, ma i numeri allo statoattuale sono ancora piccoli, essendo il mer-cato molto giovane. Crediamo che la crescitapiù importante potrà esserci nel nuovo settoreprofessionale dove i nostri UAV potranno“farla da padroni”. Il campo di applicazionedei nostri UAV è molto ampio, si va dallefoto e video aerei al controllo di sicurezzadei lavori, dalle telecomunicazioni al con-trollo del traffico fino alle previsioni meteo-rologiche e alla mappatura topografica e ocea-nica. In genere gli elicotteri sono provvisti diGPS, di telecamere e di dispositivi per la tra-smissione remota dei dati. L’utilizzo del-l’UAV rende possibile l’impiego di un pro-gramma di volo autonomo, senza ilcontrollo diretto del-l’operatore. In questomodo, si copronoraggi d’azione anche dialcuni chilometri».

In generale qualiaspettative riponesul mercato IT? «Il mercato dell'ITnon credo si possadefinire in crisi. Sem-plicemente ha raggiunto la

Giuliano Macripò

❞❝Siamo l'unica azienda al mondo,

non americana, ad aver ottenutola conformità dei nostri UPSdirettamente dalla Apple

IMPRENDITORI DELL’ANNO

70 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

L’innovazioneche partedal calorePresente in 60 paesi nel mondo,

il gruppo Emmeti ha oggi un volto sempre

più internazionale. E ora si prepara

alla ripresa puntando

sull’innovazione energetica.

A parlarne è Mario Martin

Andrea Moscariello

Nel 2008, con l’ingresso nella strut-tura societaria del fondo di inve-stimento PM &Partners, il gruppoEmmeti ha confermato la sua vo-

lontà di crescere, aprendosi ulteriormente ai mer-cati internazionali e managerializzando semprepiù la sua gestione. La società friulana, leadernella produzione e commercializzazione di pro-dotti idrotermosanitari e della climatizzazione, èancora guidata saldamente da uno dei suoi duestorici fondatori, Mario Martin, certamente scru-poloso nel dare al gruppo un carattere marcata-mente innovativo. «Credo si possa parlare, nelmondo, di un vero e proprio made in Italy dellatecnologia, a partire proprio dal nostro settore –dichiara Mario Martin -. Nel comparto dellevalvole per il riscaldamento, i distretti industrialidi Brescia e di Novara, dove si lavora l’ottone,sono i migliori al mondo».

Non teme, quindi, la “minaccia cinese”?«No, assolutamente. I cinesi, in questo ambito,vantano un livello tecnologico molto più bassodel nostro».

Parlando di riscaldamento per abitazioni, le

cose sono profondamente mutate rispetto aglianni Settanta, quando avete cominciato.«L’innovazione ci permette di puntare a un veroe proprio sistema, noi amiamo definirlo sistemacasa Emmeti, in cui rientrano tutta una serie dicomponenti che vanno a costituire un’abitazioneideale».

Ideale sotto quali punti di vista?«Del risparmio energetico e dell’impatto am-bientale. Si tratta di un presupposto molto im-portante e, fortunatamente, compreso da tutti.Oggi un’abitazione media, di circa 100 metriquadri, consuma meno della metà rispetto aquanto consumava alla fine degli anni novanta.Questo perché è cambiata radicalmente la nor-mativa relativa all’isolamento degli edifici. Oracome ora vi è un minor fabbisogno di energia ter-mica per riscaldare gli ambienti. E, al tempostesso, sono migliorate le fonti di produzionedelle energie. La casa, da soggetto passivo, diventaattivo».

Dunque una casa che, anziché consumareenergia, la produce.«Esatto. Oggi moltissime case vengono realiz-

Mario Martin, fondatore

di Emmeti Spa. Nella

pagina a fianco,

un interno dello

stabilimento

di Le Forcate -

Fontanafredda (Pn)

[email protected]

Mario Martin

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 71

zate senza la caldaia. Con Emmeti siamo semprepiù impegnati in prodotti e tecnologie che uti-lizzano energia solare. Le pompe di calore pos-sono essere alimentate da impianti fotovoltaici.Questi sono i risultati che arrivano investendo inricerca e innovazione. Le tecnologie collegate alladistribuzione del calore, al controllo, alla produ-zione di acqua calda, all’isolamento, al migliora-mento dell’efficienza complessiva, rappresentanouna grande opportunità, che noi stiamo perse-guendo continuamente. All’interno di questaazienda si è sempre investito in tal senso. Anzi,devo osservare che in Italia buona parte delle in-novazioni derivano proprio dall’impegno dellesingole aziende».

Arriva poco dal settore pubblico?«La crisi si fa sentire anche lì. Il Friuli ha sempreavuto a disposizione fondi per la ricerca indu-striale. Ma ora le risorse sono quasi esaurite. LaPubblica amministrazione ha raggiunto un li-vello di costo e di inefficienza che si riflette sulleopportunità di sviluppo delle imprese».

A proposito di crisi, quanto ne ha risentitoil gruppo Emmeti?«Il 2009, per tutto il settore, è stato l’anno peg-giore. Noi avevamo registrato un calo del 18% ri-spetto al 2008. Nel 2010, però, è iniziata un’in-versione di tendenza, e oggi siamo di nuovo increscita del 7,5%. Nel 2011 prevediamo di pro-seguire il recupero, attestandoci sull’obiettivo

dell’11% di aumento di fatturato». Quali sono i vostri principali mercati di ri-

ferimento?«Per noi l’Italia rimane il mercato principale,oggi la sua quota è attorno al 65%. Devo peròammettere che la crescita più interessante, piùforte, la raccogliamo attorno ai mercati interna-zionali. Abbiamo aperto filiali in Spagna, Francia,Inghilterra, Brasile e Usa. Di recente abbiamoinaugurato anche un ufficio di rappresentanza inCina».

Per il 2011 su quali società del gruppo siconcentreranno gli sforzi maggiori?«Puntiamo molto sulla Fiv, Fabbrica Italiana Val-vole, una nostra azienda collocata in provincia diBrescia. Fiv rappresenta, per Emmeti, il cuoreproduttivo dell’ottone. Si tratta di un asset im-portantissimo per la nostra produzione su cui ri-poniamo grandi aspettative».

Mentre quali aspettative ripone sul suo ter-ritorio?«Il Triveneto, nonostante la crisi, continuerà a es-sere un grandissimo motore di sviluppo e una fu-cina di innovazione per l’economia nazionale».

❝Le tecnologie collegate alladistribuzione del calore, al controllo,all’isolamento, al miglioramentodell’efficienza complessiva,rappresentano una grande opportunità

IMPRENDITORI DELL’ANNO

La crisi economica ha segnato pro-fondamente, a livello mondiale, di-versi settori, soprattutto quello del-l’automotive. Anche mercati ad esso

direttamente connessi risentono di una certacontrazione. «La situazione, in certi casi, vienepeggiorata dal fatto che c’è la tendenza, daparte di alcuni clienti, a confluire in grossigruppi – afferma Giuseppe Coral, titolare in-sieme a Renzo Pavan dell’azienda CMO diPravisdomini, realtà leader del settore auto-motive che progetta e realizza stampi per pres-sofusione –, sono cambiate le modalità di re-lazionarsi con i clienti tanto che lacompetenza, la qualità del servizio offerto, lereferenze non bastano più». Le armi messe in

gioco da CMO per resistere a un quadro dif-ficile come quello attuale sono innanzituttol’impegno costante nell’ambito della ricerca edello sviluppo di innovazioni tecnologiche enel miglioramento continuo dei propri pro-cessi. «Non smettiamo di credere nelle po-tenzialità della nostra realtà e del nostro ope-rato – aggiunge Coral -. La continuitàdell’azienda è garantita anche dall’inserimentodei miei figli, Cristina e Michele Coral e delfiglio del mio socio, Luca Pavan. Cristina sioccupa della parte amministrativa e della ge-stione del personale già dall’87, Michele sioccupa della parte tecnica e commerciale giàdal ‘95, mentre Luca è entrato lo scorso annonel reparto produttivo».

CMO, costituita negli anni ’80, si è pre-sto affermata nel settore degli stampi a li-vello nazionale e internazionale. RENZO PAVAN «Inizialmente CMO ha ope-rato nell’ambito nazionale ma, già dal ‘90 hasentito l’esigenza di spingersi verso mercati in-ternazionali riuscendo ad ottenere ottimi ri-sultati».

Quali tipologie di stampi siete in grado dieffettuare in particolare?GIUSEPPE CORAL «L’azienda è strutturata perrealizzare stampi di medie e grandi dimen-sioni da montare su presse fino a 3500 Ton.Gli stampi prodotti sono impiegati per la pro-duzione di particolari pressofusi in alluminioper le principali case automobilistiche come:

Un’assidua ricerca di tecnologie innovative permette all’automotive di non fermarsi.

È questa la strategia anti crisi adottata dalla C.M.O., leader del settore, in Italia

e all’estero. Come raccontano Giuseppe Coral e Renzo Pavan

Luca Righi

Oltre la crisidell’automotive

72 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

I titolari della CMO,

Giuseppe Coral

e Renzo Pavan. Nella

pagina accanto,

uno stampo prodotto

dall’azienda

www.cmostampi.it

Giuseppe Coral e Renzo Pavan

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 73

cazione Iso 9001 del sistema qualità. In questomodo l’azienda può controllare e documentaretutte le fasi di esecuzione dei vari processi e ot-tenere un prodotto di elevata tecnologia e qua-lità in perfetta rispondenza con le specifichedel cliente».

Come gestite il rapporto con clienti e for-nitori?G.C. «L’ingegnerizzazione dello stampo av-viene sempre in stretta collaborazione con ilcliente e tutte le informazioni vengono gestitecon la massima riservatezza mediante l’uti-lizzo di speciali protocolli di trasferimento(Odette, Ftp) o, in alternativa, internet e po-sta elettronica. I materiali utilizzati per la rea-lizzazione degli stampi sono acquistati pressole migliori acciaierie europee e sono semprecorredati di certificati di origine per poterfornire al cliente la massima trasparenza erintracciabilità del prodotto. Alcune lavora-zioni in out-sourcing come il trattamentotermico vengono affidate a fornitori specia-lizzati e certificati che rilasciano sempre do-cumenti tecnici che attestano la corretta ese-cuzione del trattamento».

Mercedes, BMW, Audi, Wolkswagen, Ford,Fiat Iveco, Renault, SAAB, Bosch, Z.F.,Aprilia, Magneti Marelli, Elettrolux».

CMO da sempre punta sulla ricerca ditecnologie all’avanguardia. In questosenso, quali sono le principali innovazioniimpiegate attualmente in azienda?R.P. «Grazie a una struttura molto dinamica,già a metà degli anni 80, l’azienda ha iniziatoa investire su macchinari a controllo numericoe su stazioni Cad Cam per la progettazione ela programmazione delle lavorazioni. OggiCMO dispone di uffici tecnici dotati dei mi-gliori sistemi informatici Cad-Cam: Proe eCatia per la progettazione, Work-Nc e MasterCam per la programmazione dei macchinarisempre in continuo aggiornamento e di unostaff di collaboratori ben preparati e attentialle esigenze dei clienti. Il reparto produzioneè attrezzato con centri di lavoro di ultima ge-nerazione ad alto contenuto tecnologico concambio palet, cambio utensili, 4-5 asse in con-tinuo, alta velocità da 12.000 fino a 42.000 girial mandrino, forature profonde, erosioni a filoe a tuffo. Nel 99 abbiamo ottenuto la certifi-

❝Gli stampi prodottidall’azienda sono impiegati

per la produzionedi particolari pressofusi

in alluminio perle principali caseautomobilistiche

IMPRENDITORI DELL’ANNO

74 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

Per il 2012, Gustavo Bomben prevede

di raddoppiare il volume d’affari

del Gruppo Fama. Un obiettivo

ambizioso che però non stupisce

chi ha conosciuto questo

“imprenditore della gomma”,

che per il nuovo anno punta a sinergie,

nell’ottica di un ampliamento

dei settori su cui investire

Luca Moretti

Nuove sinergieper il gruppo Fama

Non ha certo bisogno di dimostrarela sua capacità di adattamento allecrisi il gruppo Fama. La realtà gui-data dal suo carismatico fonda-

tore, Gustavo Bomben, rappresenta una diquelle società che ha saputo reinventarsi affer-mandosi sul mercato più e più volte, nono-stante ostacoli come la delocalizzazione deipropri committenti verso l’Est europeo, la con-giuntura negativa, la concorrenza agguerrita.Tra i volti simbolo del mercato italiano della gomma e dei ter-moplastici, Bomben inizia la sua storia imprenditoriale graziea un’intuizione. Si muove infatti sul desiderio di cogliere le op-portunità derivanti da un cambio di rotta dell’economia di ri-ferimento. «L’obiettivo era quello di intercettare il decentra-mento produttivo avviato dal sistema industriale locale alla finedegli anni ’90 – racconta Bomben -. Vi era l’esigenza di recu-perare competitività e flessibilità in un sistema ingessato da re-lazioni sindacali alquanto rigide. Inoltre, compresi subito la cre-scente valorizzazione del principio di specializzazione all’internodei processi produttivi». Una formula che ha portato fortunaall’imprenditore di Zoppola. In particolare, nel periodo tra il2002 e il 2007, tra Fama e una primaria azienda del settore s’in-staura un rapporto strategico consistente nello sviluppo diguarnizioni di gomma in stretta integrazione, destinate preva-lentemente al settore automobilistico. «In questo periodo iprodotti con questa tipologia decuplicano il loro peso nell’at-tività aziendale e raggiungono il 40 % del fatturato – ricordaGustavo Bomben -. Viene così riassorbita la forte caduta delladomanda di guarnizioni in gomma destinate al settore elet-

trodomestico, causata dal fenomeno della delocalizzazioneproduttiva». Così, mentre il 40% dell’output produttivo

veniva assorbito dal settore auto, il restante60 % si distribuiva attraverso lavorazioni pro-prie destinate prevalentemente al settore edile.«Nel 2007 potevamo così vantare di treaziende, ognuna con proprie specializzazioni».

Gustavo Bomben, fondatore

di Fama Srl. In alto,

foto di una prova

di caratterizzazione di un

prodotto condotta

in un istituto tecnico

[email protected]

Gustavo Bomben

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 75

zie al sostegno operativo dei diversi enti pre-senti sul territorio, che completano la dota-zione tecnica dell’azienda in settori nevralgici.«Una parte considerevole delle piccole aziendedel Nord Est ha una tradizione nella subfor-nitura che è un sistema di rete e, quindi, hadiffuso la cultura di operare in sinergia –spiega Bomben -. I rapporti fra le aziendegodono di questa cultura che permette di la-vorare naturalmente in un clima di collabo-razione e di sinergia positive. Le aziende sono,molte volte, contemporaneamente fornitrici eacquisitrici fra di loro». E, a testimonianza diquesto, Fama continua a sviluppare partner-ship, anche nel settore delle grandi opere, as-sumendo in proprio lo sviluppo, la valida-zione e la produzione di nuovi prodotti. «Ipartner intercettano i bisogni del settore eveicolano commercialmente i prodotti nelmercato internazionale – conclude Bomben -. Il vantaggio per Fama consta nel fatto chetutto ciò avviene con un marchio comuneche, in definitiva, porterà ad accreditare ilgruppo sui mercati internazionali. Con que-sta stessa strategia abbiamo l’intenzione diaprirci a nuovi settori, incluso quello rela-tivo all’industrializzazione dell’edilizia».

Fama nel settore delle guarnizioni in gomma,Famamec in quello lavorazioni plastiche eFama Ms quale centro di progettazione tec-nico-produttiva per ambedue le aziende ope-rative. E questa compagine ha retto anche lapiù recente crisi economica globale. «Nel2009 le tre aziende hanno fatturato meglio del2008. Quest’anno il valore del fatturato è deltrenta percento superiore, con un andamentocrescente che conferma la proiezione del rad-doppio al 2012 – dichiara il fondatore delgruppo -. Prodotti nuovi e innovativi, fruttodi ricerca indirizzata a risolvere problematichenel loro settore d’impiego, sono i protagoni-sti di questa espansione sia in modo direttoche indiretto». Questa policy permette al-l’azienda di essere percepita dal mercato conuna maggiore credibilità, influenzando posi-tivamente anche i settori tradizionali chehanno ripreso a crescere. «Sono gli investi-menti immateriali sui nuovi progetti che oggidanno i maggiori frutti. L’inserimento dinuovi impianti per la produzione di semila-vorati non avrebbe avuto senso se non all’in-terno di un progetto innovativo dei prodottie dell’accreditamento aziendale». Lo sviluppodei nuovi progetti è stato possibile anche gra-

È evidente lacrescita del Gruppo

Fama che, per il2012, prevede di

raddoppiarel’attuale fatturato

FATTURATOIN AUMENTO

30%

❞❝L’inserimento di nuovi impianti non

avrebbe avuto senso se nonall’interno di un progetto innovativoper l’accreditamento aziendale

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Soluzioni d’avanguardia, ricerca e inno-vazione dei prodotti, utilizzo dellenuove tecnologie per diversificare l’atti-vità produttiva e rendere più competi-

tiva l’azienda: sono queste le sfide che l’industriamoderna deve affrontare. In Italia come in Eu-ropa, l’andamento altalenante dei mercati e la re-cente crisi economica globale non hanno reso dicerto il compito facile, considerando la notevoleesposizione finanziaria che le imprese devono af-frontare per cavalcare i nuovi trend produttividettati dal progresso tecnologico degli ultimi de-cenni. Nonostante le difficoltà, il comparto in-dustriale italiano sta mostrando segnali confor-

tanti, con aziende che – forti diun’esperienza consolidata nelproprio settore e di un team dicollaboratori altamente specia-lizzato – non solo hanno supe-rato brillantemente la crisi, mahanno compiuto quel salto diqualità necessario a raggiungereuna certa concorrenzialità ri-spetto a mercati sempre più esi-genti. Una di queste aziende èsenza dubbio la Ralc Italia srl,fondata nel 1996 a San Giorgiodi Nogaro. L’impresa è specia-lizzata nel campo della proget-tazione, realizzazione e montag-gio di macchine industrialiautomatiche ad elevato conte-

nuto tecnologico. Andrea Lazzarini, titolare in-sieme al fratello Fabio dell’azienda, ci illustra lasua esperienza.

Quali sono le aree produttive che presidiateattualmente? «Siamo specializzati nella lavorazione del tubo,della lamiera e del filo, realizzando per il primopunzonatrici dall’interno, linee di taglio, curva-tubi e macchine per la realizzazione delle ser-pentine, per il secondo sbordatrici per convo-gliatori mentre per il terzo settore realizziamoimpianti per la tornitura e la rullatura di tondiniad alto contenuto di carbonio e macchine per lalegatura dei rotoli».

Esperienza e innovazione sono due puntidi forza della Ralc. Quali risultati sono statiraggiunti grazie a queste risorse? «In questi anni l’azienda ha fatto passi da gi-gante nel campo della progettazione, realizza-zione e montaggio di macchine industriali auto-matiche ad elevato contenuto tecnologico. Inparticolare si è perfezionata la lavorazione deltubo con punzonatrici per interni, linee di taglioa una, due e tre piste, foratrici per asportazionedel truciolo, transfer per la realizzazione delleserpentine, curvatubi e centri di lavoro. Sonostate realizzate delle linee speciali per la lavora-zione di tubi destinati alla produzione di radia-tori di calore, pannelli solari, letti prendisole,tubi deformati e curvati per la climatizzazione eper il settore automotive».

Quali sono le applicazioni che i vostri pro-

L’industria italiana attraversa un momento di profondo mutamento. Innovazione e sviluppo

sono al centro delle politiche aziendali delle imprese che vogliono imporsi sul mercato

per giocare un ruolo da protagonisti. Lo sa bene Andrea Lazzarini, della Ralc Italia

Erika Facciolla

L’innovazione chiama, l’industria risponde

76 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

Andrea Lazzarini,

titolare della Ralc Italia.

L’imprenditore negli

ultimi anni ha

incrementato i viaggi,

quindi il lavoro a livello

internazionale, grazie

anche al fatto che

il fratello Fabio, suo

socio, gestisce

la produzione

www.ralcitalia.com

Andrea Lazzarini

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 77

di un’impresa quando si muove nell’otticadel dinamismo dei mercati e dell’evoluzionedelle idee: è questo quello che ha permesso aRalc Italia, grazie alla tecnologia di processoapplicata ai macchinari forniti ai clienti, di ri-durre i fermi impianto da quattro ore a ventiminuti».

Un servizio che sembra essere studiatosulle esigenze del cliente. «La nostra azienda si distingue proprio per la ca-pacità di individuare le soluzioni più adeguateai problemi produttivi dei clienti e di occuparsiinternamente della progettazione tecnica ed ese-cutiva, compresa la parte pneumatica ed elet-tronica. Il tutto nel rispetto dei parametri dimassima convenienza economica».

Questo ha comportato un salto di qualitàanche nei confronti dei mercati stranieri? «Negli ultimi anni abbiamo rafforzato la nostrapresenza nei mercati di paesi come l’Austria,l’Olanda, la Spagna e la Francia e abbiamo in-stallato nuovi impianti in Inghilterra, Polonia,Cina ,Stati Uniti d’America, Ungheria, Svezia,Norvegia, Russia e Brasile. A testimonianza dicome la costante ricerca di innovazione per-metta di raggiungere, giorno dopo giorno,nuovi traguardi e progetti da esportare oltre iconfini nazionali».

dotti hanno trovato finora?«La nostra sbordatrice a controllo numerico,frutto di un progetto per il quale siamo stati pre-miati a Start Cup, ci permette di produrre perdeformazione plastica dei convogliatori d'ariacon un’efficienza molto elevata e con una ru-morosità inferiore a quelli presenti sul mercato.I tondini d’acciaio realizzati con i nostri mac-chinari, inoltre, vengono utilizzati nella realiz-zazione delle rotaie per linee ferroviarie ad altavelocità in tutta Europa».

Quali sono le prerogative del vostro im-pianto di produzione? «Il software di gestione è stato progettato in ma-niera tale da rendere possibile il versionamentodell'impianto al cambio della produzione tramiteun apposito pannello operatore dal quale è pos-sibile impostare i parametri di tutte le operazioni,e dove viene visualizzata l'autodiagnostica, la se-gnalazione di eventuali errori e la rappresenta-zione grafica delle fasi di lavoro. Inoltre per-mette, mediante una diagnostica supportata dadisegni interattivi, di guidare l’operatore nel ilguasto, risolverlo e quindi far ripartire l’impiantonel più breve tempo possibile».

La ricerca di soluzioni innovative ha pro-dotto i risultati sperati, dunque? «L’innovazione è il punto di forza e di valore

❝Il software di gestioneè stato progettatoin maniera taleda rendere possibileil versionamentodell'impianto al cambiodella produzione

Ralc Italia negliultimi anni ha

rafforzato la propriapresenza nei

mercati austriaco,olandese, spagnolo

e francese

EXPORT80%

IMPRENDITORI DELL’ANNO

78 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

Strettamente legatiall’avanguardia tecnologicaLa produzione di micrometri e calibri laser

ad alta precisione per uso industriale

richiede una costante ricerca e lo sviluppo

di tecnologie sempre più evolute.

Antonio Spizzamiglio fa il punto su un

mercato di nicchia e su strumenti pensati

per ottimizzare le lavorazioni industriali

Eugenia Campo di Costa

Nei mercati di nicchia fondati sul-l’avanguardia tecnologica, costantericerca innovativa e sviluppo ditecnologie di eccellenza sembrano

essere le caratteristiche fondamentali su cui in-vestire. È il caso ad esempio del mercato di Ae-roel, azienda di Pradamano che produce micro-metri e calibri laser ad alta precisione per usoindustriale. «La nostra produzione si rivolge amercati di nicchia dove le grandi multinazionalinostre concorrenti non possono arrivare permancanza di tornaconto sotto il profilo costi/be-nefici» afferma Antonio Spizzamiglio, presidentedella società. «L’assoluta necessità di garantirel’eccellenza delle prestazioni ci consente di ri-volgerci a un mercato di target elevato, cioèaziende dotate di macchine che richiedono as-soluta e costante precisione nelle lavorazioni,ma al tempo stesso ci impone di circoscrivere lanostra presenza alle aree geografiche nelle qualipossiamo garantire assistenza qualificata e sup-porto continuo: Europa e Usa».

Dunque vi rivolgete sia a mercati nazionaliche internazionali. Quali sono i settori cheoffrono oggi più opportunità?«Naturalmente i riscontri maggiori si hanno neimercati dove sono ubicate le industrie a più ele-vato contenuto tecnologico. Come il settore dellaproduzione automobilistica di alta gamma, per ilquale i nostri sensori sono i più adatti. Nei mer-cati dell’Europa e degli Usa, l’esigenza di soluzionidi massima qualità, inoltre, è più diffusa e av-vertita rispetto, per esempio, ai mercati asiaticiemergenti».

In che cosa consiste, nello specifico, la vo-stra attività?«Studiamo, progettiamo e costruiamo mi-crometri e calibri a luce laser destinati a tuttii settori industriali in cui sono richieste mi-surazioni di alta precisione, senza contatto fi-sico, su componenti meccanici in movi-mento: aste di ammortizzatori, spinotti, alberimotore, fili metallici o in gomma, di qualsiasidiametro compreso all’interno dei fasci laser. In-tervenendo durante il processo è possibile elimi-

Antonio Spizzamiglio,

presidente della Aeroel

di Pradamano

e, nella pagina accanto,

alcune applicazioni

di calibri laser

www.aeroel.it

Antonio Spizzamiglio

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 79

esterno del cavo e regola l’estrusore per mantenereil prodotto in tolleranza e per consentire notevolirisparmi di costoso materiale isolante. Il filo di ac-ciaio o di rame trafilato è un altro prodotto cheviene normalmente controllato da calibri laser,allo scopo di fermare la trafila quando l’usuradella filiera causa un aumento di diametro oltreil limite di tolleranza. I calibri laser trovano inol-tre applicazione durante l’estrusione di tubi diplastica o di vetro, nella produzione di fili smal-tati per avvolgimenti elettromagnetici, infine, sisono rivelati efficaci e vantaggiosi anche in ap-plicazioni fuori linea, per la misura a campionee il controllo statistico di processo».

Tra i vostri clienti annoverate anche nomimolto noti, come Pirelli, Peugeot, Fiat.«Sì, e ancora i Gruppi Michelin, Good Year,Bosch, General Electric. Anche il Cern di Gine-vra ci ha sottoposto la soluzione di un problemadi misurazione laser di cui non conoscevamo le

finalità. Abbiamo fornitolo strumento dotato disoftware specifico,quindi abbiamo scopertoche è stato poi impiegatonel nuovo acceleratore diparticelle per simulare ilBig Bang».

Quali sono le ul-time innovazioni tec-nologiche firmate Ae-roel?

«La tecnologia No-Var (No-Variation) svilup-pata per i micrometri laser Aeroel. Questa in-novazione tecnologica permette di effettuareperfette misure di diametro anche in condi-zioni ambientali non controllate, quando latemperatura si discosta sensibilmente da quelladi riferimento (20°C). Grazie a questa nuovatecnologia è possibile raggiungere in officina oin linea gli stessi risultati ottenibili in una salametrologica a temperatura controllata, misu-rando qualsiasi materiale e anche quando latemperatura ambientale varia entro un mas-simo di qualche grado all’ora».

❞❝La nostra produzione si rivolge

a mercati di nicchia dove le grandimultinazionali nostre concorrentinon possono arrivare

nare la formazione di scarti di lavorazione e ga-rantire che il 100% del prodotto finito rispetti letolleranze programmate e i parametri di qualitàassegnati».

Quali sono le applicazioni più usuali deicalibri a luce laser?«Trovano applicazione nell’industria meccanica,specialmente nell’indotto dell’auto e degli elet-trodomestici. Nella fabbricazione di conduttorielettrici, un calibro laser controlla il diametro

Lavorazioni galvanichetraguardi e prospettive

IMPRENDITORI DELL’ANNO

80 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

Studiare sempre nuove lavorazioni.

Per ottenere risultati perfetti.

La Zinco – Cromatura investe

sulla diversificazione dei servizi per

offrire un valore aggiunto. Con

particolare attenzione all’ambiente.

L’esperienza di Oscar Gobbo

Eugenia Campo di Costa

Non fermarsi mai. Investendo in ricerca e svi-luppo. È questa la linea guida dell’azienda Zinco- Cromatura di Fiume Veneto, che ha svoltato ilperiodo di crisi registrato nel 2009 grazie a una

diversificazione innovativa dei servizi, proponendo sempresoluzioni all’avanguardia, in grado di dare valore aggiunto allatradizionale lavorazione galvanica. Sempre con un’attenzioneparticolare all’impatto ambientale. Nata nel 1963, la Zinco –Cromatura fornisce servizi e prestazioni di alta tecnologia equalità nelle lavorazioni galvaniche di metalli, in particolarenella zincatura elettrolitica alcalina di tipo statico e rotobarile,nella brunitura chimica e nell’autophoresi. Attualmente contapiù di 700 clienti in diverse zone d’Italia. «Le lavorazionisono garantite per qualità e ripetibilità grazie all’utilizzo di im-pianti computerizzati, in grado di ottimizzare le varie fasidella lavorazione» afferma il titolare Oscar Gobbo. «Anche seal momento non possediamo una certificazione, sono i clientistessi a omologare la nostra produzione».

In che senso?«Con i nostri maggiori committenti, lavoriamo in condizionidi free-pass. Vale a dire che i nostri materiali, nel momento incui entrano nelle aziende, non vanno al collaudo, ma diretta-mente al montaggio. Questo permette all’azienda, che evi-dentemente ha piena fiducia nel nostro operato, di saltare le

fasi di collaudo e magazzino, risparmiandocosì tempo e risorse».In quali settori intervenite principalmente?

«Le nostre lavorazioni si estendono su tantis-simi settori delle produzioni industriali, arti-gianali, artistiche e hobbistiche. Quindi i nostrimercati di riferimento spaziano dal tessile, al-l’agricoltura, dal navale, al giardinaggio, al mo-toristico in senso lato. Ad esempio, tra i nostriclienti abbiamo un’azienda che fa installazioniper segnalazione tracciati per gli elicotteri,siamo omologati con i cantieri navali di Mon-falcone e quindi con tutti i cantieri d’Italia cuiMonfalcone fa capo. A Lucca serviamoun’azienda che fa impianti per le piattaformepetrolifere e usa il nostro rivestimento auto-phoretico per garantire più resistenza all’ero-sione del mare».In che cosa consiste il rivestimento auto-

Oscar Gobbo, titolare della Zinco-Cromatura. Nella pagina accanto, un esempio

di zincatura elettrolitica a telaio www.zinco-cromatura.it

Oscar Gobbo

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 81

phoretico?«È una lavorazione ancora poco conosciuta inItalia, ma che permette di ottenere risultati ot-timali. La nostra azienda dispone dal dicembre2000 del primo impianto galvanico di rivesti-mento ACC 866 presente in Italia. L’ACC866 è un rivestimento ad alta protezione anti-ruggine, applicabile anche su superfici di diffi-cile accesso con i noti sistemi galvanici. Il de-posito è basato sulla reazione chimica tra ilbagno galvanico e le superfici ferrose immersein esso, le quali si ricoprono uniformemente eindipendentemente dalla loro conformazionegeometria. Il rivestimento autophoretico è unpolimero, pertanto assolutamente ecologico. LaZinco-cromatura ha anche messo a punto unatecnica per porre sopra il rivestimento unaqualsiasi tinta. Questa metodologia resta unapeculiarità della nostra azienda, e pertanto se-greta: nessuno sa come colorare i rivestimentidopo l’autophoresi».

Quali altre lavorazioni effettuate?«La zincatura elettrolitica sia a telaio, con ipezzi appesi su appositi telai, che a rotobarile.In questo caso la merce viene immersa in massanei liquidi all’interno del rotobarile. La zinca-tura può essere sia bianca (azzurro brillante)che gialla iridescente. Consiste fondamental-mente nei bagni alcalini che danno maggioreprotezione perché hanno un potere penetranteeccezionale. Un’altra lavorazione è la bruniturachimica, effettuata sia su ferro e acciaio chesulla ghisa. Per brunitura chimica si intende lacoloritura di questi materiali mediante spe-ciali soluzioni chimiche. La tonalità del colorevaria dal rosso mattone al nero testa di moro aseconda della composizione chimica del mate-riale. La ghisa, ad esempio, prende una tona-lità diversa a seconda della lega di cui si com-pone perché se è molto sferoidale, quindisimile all’acciaio, è più scura, se contiene tantocarbonio, è più chiara, anche color mattone.L’oliatura conferisce al trattamento un aspetto › ›

Nata nel 1963, l’azienda Zinco - Cromatura deriva dallaprecedente azienda artigiana Ceschin Luigi, fondata dallozio dell’attuale titolare e già impegnata nell’ambito dellelavorazioni galvaniche. Oscar Gobbo ha quindi deciso diprocedere su questa strada, specializzandosi sempre dipiù e ricercando incessantemente nuove soluzioni perlavorazioni sempre migliori. Attualmente l’azienda,sempre rimasta a conduzione familiare, è di mediedimensioni. Conta circa 15 dipendenti. Circa l’80% deidipendenti, è nell’azienda da anni e conosce allaperfezione tutte le lavorazioni, i clienti e i fornitori.Situata alla periferia di Pordenone, Zinco – Cromaturasorge oggi su una superficie di 22 mila mq. L’Aziendaeffettua principalmente lavori di zincatura, autophoresi,brunitura, trovando applicazione nei settori più disparati.Collabora con progettisti e designer per ottenere ilmiglior risultato possibile.

Un’azienda solida

82 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

brillante». Si può effettuare brunitura anche su ac-

ciaio inox?«Di recente abbiamo incluso anche la bruni-tura dell’acciaio inossidabile 316. Questa la-vorazione serve soprattutto alle aziende chedevono eliminare i riflessi del materiale, es-sendo costrette per la specifica dell’articoloche producono, a utilizzare l’acciaio 316, cheè il massimo quanto a resistenza e antirug-gine. Il problema è che l’acciaio è molto lu-cido, allora la brunitura, per evitare riflessipotenzialmente pericolosi, è fondamentale so-prattutto nel caso di elicotteri o aerei».

Un’altra lavorazione simile è la fosfata-zione allo zinco spessore, giusto?«La fosfatazione allo zinco spessore ha una re-sistenza alla ruggine un po’ inferiore alla zin-catura elettrolitica ma superiore rispetto allabrunitura. Il vantaggio è che sopra un tratta-mento di fosfatazione allo zinco spessore sipuò effettuare una verniciatura di qualsiasitipo, e aggiungere colle per incollare altri ma-teriali, quale gomma o plastica. Grazie alla fo-

sfatazione allo zinco spessore, ad esempio, ab-biamo risolto un grosso problema a un’aziendache realizza pompe e che aveva problemi di in-collaggio. Gli incollaggi che eseguiva diretta-mente su metallo non erano abbastanza vinco-lanti. Attraverso la fosfatazione allo zinco,abbiamo potuto eliminare il contatto del me-tallo base, la colla è andata a impregnare i fo-sfati di zinco che, essendo un po’ grezzi, hannofatto sì che l’incollaggio avesse maggior ade-renza e maggior durata».

Qual è la lavorazione più utilizzata nelsettore navale?«Nei cantieri navali utilizziamo principalmenteil decapaggio che permette di pulire all’internoi tubi dei motori delle navi, quindi tubi per

› ›

IMPRENDITORI DELL’ANNO

❝Vogliamo ampliare la gamma deiservizi e stiamo facendo delle provecon aziende importanti a livellonazionale e internazionale, perrivestimenti diversi ed ecologici

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 83

pezzi nuovi, li devono fare come se dovesseroessere messi in vetrina. La merce dalla Zinco -Cromatura deve uscire perfetta. Quando rice-viamo una commessa guardiamo la merce, e ca-piamo subito se con le nostre lavorazioni sipuò ottenere un buon lavoro o meno, talvoltaandando anche oltre il nostro interesse».

Quali sono le principali innovazioni tec-nologiche cui state lavorando?«Stiamo studiando e testando un trattamentoparticolare, che permette di ottenere tutte le co-lorazioni su di un rivestimento che diventa ri-gido. Inoltre stiamo sperimentando una nuovabrunitura, non oleata ma asciutta, al fine di ot-tenere un trattamento che duri nel tempo epossa essere utile anche per oggetti e sopram-mobili. Il procedimento è un po’ più lungo,consiste nella brunitura e nel passare poi il ma-teriale in altre sostanze. I risultati sembranoperò positivi e soprattutto rispettosi dell’am-biente. Le prospettive di sviluppo dell’aziendasono notevoli, enormi le potenzialità. L’obiet-tivo è creare sempre nuove lavorazioni con unocchio attento all’impatto ambientale».

nafta, olio e acqua del motore. In questo modosi eliminano corpi estranei che possono portareil motore in avaria».

Quali pensa siano le tendenze del settoredelle lavorazioni galvaniche?«Credo che la galvanica tradizionale andrà gra-dualmente sparendo, sia per l’introduzione ditecniche innovative che per la crescente atten-zione all’impatto ambientale. Non si trove-ranno più in commercio certi prodotti perchéle aziende saranno costrette a non produrli,com’è stato fatto due anni fa con il cromo esa-valente, oggi fuori mercato, sostituito da quellotrivalente. Penso che sia necessario essere prontia questi cambiamenti, saperli prevedere. Eccoperché la nostra azienda punta tantissimo sullaricerca e lo sviluppo».

Ad esempio?«Abbiamo in programma di ampliare la gammadei servizi da inserire all’interno della nostraofferta e stiamo facendo delle prove con aziendeimportanti a livello nazionale e internazionale,per rivestimenti diversi ed ecologici. D’altrondeanche dalla crisi del 2009 ci siamo risollevatiproprio ampliando le lavorazioni e siamo ancora

su quella strada. Credo che ladiversificazione sia la carta vin-cente. La Zinco - Cromatura,inoltre, non teme la concor-renza: evito di copiare le atti-vità di chi presta già un certoservizio nel mio ramo nell’arcodi 20/30 Km. Voglio poter of-frire ai clienti qualcosa che daaltri non possono trovare, uncerto valore aggiunto. E lamerce che esce dall’aziendadeve essere perfetta. A questoscopo collaboriamo spesso an-che con progettisti e designer.Dico sempre ai miei dipen-denti che, siccome realizziamo

Alcuni esempi

di lavorazione della

Zinco – Cromatura

e, a destra, una fase

di lavorazione

con l’utilizzo

del computer

Oscar Gobbo

IMPRENDITORI DELL’ANNO

84 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

Verso la diversificazioneproduttivaSono tante le aziende del Nord Est

italiano operanti nel settore

della carpenteria leggera. Solo poche

di queste hanno saputo diversificare

l’attività produttiva alla luce

dell’evoluzione tecnologica.

Lo sa bene Gianfranco Ros

Erika Facciolla

Gli anni Ottanta hanno visto la fiori-tura di molte aziende di medie epiccole dimensioni a vocazione pre-valentemente artigiana, specializzate

nella produzione di lavorazioni metalliche e car-penteria leggera. Nel corso dei decenni successivi,lo sviluppo tecnologico e l’evoluzione dei mercatihanno indotto le aziende a differenziare e am-pliare la propria offerta produttiva, riservando

un’attenzione maggiore alla qua-lità del servizio e alla capacità direalizzare un prodotto ‘chiaviin mano’, ritagliato sulle esi-genze del cliente. Un’evolu-zione che ha interessato uncomparto concentrato per

lo più nel nord-est d’Ita-lia, con profonde im-

plicazioni nel tes-suto industriale

dell’intero si-s t e m a -

paese. Nuovi settori merceologici da soddisfare,richiesta di soluzioni sempre più all’avanguardia,forte concorrenza dalle industrie straniere av-vantaggiate dalla disponibilità di manodopera abasso costo. Questi fattori hanno spinto leaziende più virtuose a dare impulso alla ricerca eallo sviluppo del prodotto, con un occhio sem-pre attento ai repentini mutamenti del mercato.Una di queste è la Ros, azienda friulana nota peril servizio di fornitura di lavorazioni per contoterzi di laminati metallici come acciaio, inox,ferro zincato e alluminio. Gradualmente, la Rosha potuto diversificare l’attività produttiva spe-cializzandosi in lavori di carpenteria leggera.Gianfranco Ros, titolare dell’azienda, racconta lasua esperienza.

Qual è la prerogativa della Ros? «Uno dei punti fermi dell’azienda è senza dubbiol’innovazione tecnologica. L’essere sempre al-l’avanguardia, affrontare investimenti anche neimomenti di crisi economica per avvantaggiarsisulla concorrenza nel momento della ripresa».

Può fare un esempio concreto? «All’inizio del 2010, nel pieno della crisi, è statoeffettuato un investimento considerevole, l’ac-quisto di una punzonatrice elettrica combinata al

Gianfranco Ros,

titolare dell’omonima

azienda di Azzano

Decimo (PN). Nelle

altre immagini, alcune

fasi di lavorazione

www.rosrg.com

Gianfranco Ros

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 85

taglio laser, macchinario che offre l’opportunitàdi unificare alcuni tipi di lavorazioni ottenendopiù precisione e una sensibile diminuzione ditempi e costi di produzione».

Una scelta coraggiosa ma anche un bel passoavanti rispetto agli inizi. «Decisamente, soprattutto se pensiamo che inprincipio l’azienda disponeva di un laboratorio disettantacinque metri quadrati, una cesoia da duemetri e una punzonatrice monopunzone. Dal1989 l’area lavorativa si è ampliata raggiungendogli oltre seimila metri quadri attuali e il ‘salto tec-nologico’ ci spinge continuamente all’inseri-mento di macchinari sempre più innovativi».

In quali settori è presente oggi l’azienda? «L’azienda è presente in molti settori merceolo-gici, dal navale all’ecologia, dal meccano-tessile al-l’elettrodomestico, passando per le telecomuni-cazioni e il metalmeccanico in generale».

Un impegno notevole considerando losforzo produttivo e logistico. «La nostra risorsa principale è la disponibilitàdei collaboratori che permette all’azienda di es-sere sempre flessibile nella gestione della pro-duzione. L’ufficio tecnico, inoltre, è in grado diseguire il cliente in fase di progettazione e di svi-

❞luppo dei prodotti, al fine di ottimizzare i tempidi consegna e di indicare la tecnologia produt-tiva adeguata».

Ultimamente le aziende del settore devonoconformarsi a normative sempre più severe infatto di sicurezza sul lavoro. Cosa avete fattoin tal senso? «In primo luogo effettuiamo verifiche periodichetramite un consulente medico. Abbiamo giàprovveduto all’installazione di impianti a normaper l’aspirazione dei fumi nelle postazioni di sal-datura e di taglio laser. In generale, l’area di pro-duzione è suddivisa nei vari reparti di lavorazionee rispetta tutte le normative vigenti per la tuteladella salute nell’ambiente di lavoro».

E per quanto riguarda il controllo qualità? «Da oltre dieci anni l’azienda ha ottenuto la cer-tificazione del processo produttivo secondo lenorme Uni En Iso per la produzione e l’assem-blaggio di prodotti in lamiera. L’introduzionedel sistema di gestione della qualità ha com-portato l’inserimento di una figura professionalededicata, che funge da supervisore ai controllieffettuati dagli operatori e che è responsabile delcontrollo finale degli articoli prima della spedi-zione al cliente».

❝L’azienda è presente in moltisettori merceologici, dal navaleall’ecologia, dal meccano-tessile all’elettrodomestico

La crisi si superacon ricercae investimentiNel pordenonese, il comparto

del mobile vive la storica produttività

della Durante & Vivan. Affermata

nel mercato nazionale, oggi

più che mai segue la rotta

dell’internazionalizzazione.

A rinvigorire l’operatività aziendale,

non mancano le partnership

e i dislocamenti esteri

Adriana Zuccaro

Le mutevoli tendenze di mercato riflettono sempre i li-velli di soddisfazione del fruitore finale di un dato pro-dotto o servizio. L’affermazione progressiva di un pla-yer industriale è quindi sottesa al valore qualitativo

della produzione e alle capacità manageriali di chi non si fermaneanche dinnanzi alla crisi economica ma, al contrario, forte diuna realtà imprenditoriale priva di stalli, la utilizza come tram-polino di lancio verso nuove mete espansionistiche. In tal sensorisulta esemplare l’attività perseguita da Tarcisio e Luigi Du-rante, imprenditori al comando della Durante & Vivan, societàoperante da circa 50 anni nella produzione di adesivi industrialiper il settore del mobile e arredo, artefici di un’importante realtàindustriale che si collega anche ad altre società attive con altri pro-dotti, nel comparto del mobile e nel settore agricolo-immobiliare.

«All’affermazione nel mercato nazionale è seguita larotta dell’internazionalizzazione che perseguiamosenza sosta, in una costante che non ha riscontratointerruzione nemmeno in questi anni di crisi delsettore – spiega il cavaliere Tarcisio Durante, presi-dente della Durante e Vivan –. Sul piano com-merciale infatti, la società ha una ramificata rete divendita in Italia e all’estero, oltre che una sede com-merciale ad Istanbul attraverso la quale opera nelmercato turco e nei paesi limitrofi». Da alcuni annipoi, in una prospettiva di maggior respiro, la D&Vè presente anche nel mercato cinese con uno stabi-limento produttivo a Shanghai, la Durante e Dy-nea, nato dalla joint venture con il gruppo chimicomultinazionale Dynea. «Questa unità, espressione

IMPRENDITORI DELL’ANNO

In alto, da destra, Tarcisio e Luigi Durante, rispettivamente presidente

della Durante & Vivan e presidente della Sirca. Sotto, sede della Durante & Vivan

a Ghirano di Prata (PN) www.durante-vivan.com

94 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 95

molto sulla formazione del personale per creareun team di eccellenza che guidi la società nellesfide future».Sono molte le dinamiche operative che leganola crescita di D&V a quella dei suoi clienti. Unesempio fra tutti è rappresentato dalla forni-tura di adesivi per la produzione dei compo-nenti e semilavorati per il mobile che la D&Vprocura ai più importanti toll-producers delcolosso svedese Ikea, localizzati proprio nelterritorio pordenonese. «In un certo senso èstata creata una filiera integrata, fatta di strut-ture snelle, costi bassi e alta produttività, sod-disfacendo le richieste del cliente finale – rac-conta Tarcisio Durante –. Non solo Ikea, main generale il mercato diventa sempre più com-petitivo: la globalizzazione, il ristagno econo-mico di alcune aree, i repentini mutamentinormativi aumentano la complessità e ten-dono a comprimere i margini di contribu-zione. Noi rispondiamo con obiettivi semprepiù ambiziosi, incentrati sulla ricerca, l’inno-vazione tecnologica e di prodotto, e ancoranuovi investimenti». Anche la qualità è un punto fondamentaledella filosofia Durante & Vivan, un concettointeso non solo come livello di performancedei prodotti, ma anche come responsabilità neiconfronti dell’ambiente e del mercato.

Tarcisio e Luigi Durante

della tecnologia D&V, è stata concepita per fornire il mercatoasiatico che, per caratteristiche applicative e culturali, prediligefornitori locali» precisa Luigi Durante. In termini di produttività,la società è negli anni giunta a una sempre più affinata specializ-zazione nello sviluppo e produzione di adesivi per il legno desti-nati a molteplici utilizzi come rivestimenti, bordatura e lamina-zione a servizio di tutte le aziende di componentistica esemilavorati per mobili. Infatti, «il punto di forza di tutte le nostre attività risiede nel fattoche sono ormai ben radicate nel territorio pordenonese di Prata-Brugnera, epicentro della produzione del mobile ma anche terradi tradizioni e valori etici imprenditoriali, in cui operiamo pun-tando alla ricerca costante della qualità e dello sviluppo tecno-logico, e reinvestendo in azienda i risultati economici conseguiti– sostiene il presidente –. Questo ha consentito di raggiungere

una consolidata dimensioneche genera un fatturato di 40milioni di euro». La struttura operativa del-l’azienda comprende uno sta-bilimento produttivo, labora-tori di ricerca e applicativi,uffici amministrativi e com-merciali, nella quale sono oc-cupati 70 dipendenti. «Siamoconvinti che il fattore più im-portante per l’affermazioneaziendale sia il capitale umano– afferma Luigi –. Puntiamo

Fra poco più di un anno la Durante & Vivan festeggeràl’importante traguardo di 50 anni di attività. Un lungo camminodi successi ma anche di sfide, e di cambiamenti organizzativi etecnologici che hanno condotto all’acquisizione di un secondostabilimento e consentito di adeguare costantemente l’aziendaal mutamento dei tempi. Tra le varie attività, infatti, la famigliaDurante detiene la quota di maggioranza della società Sirca,uno dei maggiori player a livello Europeo nella produzione divernici per legno. In un quadro sinergico, Sirca e D&V lavoranoin collaborazione soprattutto nel processo diinternazionalizzazione di entrambe le società, utilizzandotalvolta gli stessi canali di vendita e offrendo alla clientela unpacchetto completo di prodotti per il legno.

Sinergie in partnership

❝Alla crisirispondiamo conobiettivi semprepiù ambiziosi,incentratisulla ricerca,l’innovazione enuovi investimenti

L’orologio. Gioiello prezioso da esibire, ma anchestrumento necessario per orientarsi nel tempo.Da parete, da polso, da tasca; orologi a pendolo,a cucù, analogici, digitali, a corda, a batteria. Ce

n’è per tutti i gusti, vizi, misure e portafogli. L’Italia in materiadi orologeria non ha niente da invidiare alla Svizzera, può van-tare una ricca tradizione artigiana che risale al 1200. Oggi le bot-teghe dei mastri artigiani sono state sostituite da complessi in-

dustriali, ma cambiandol’ordine dei fattori il risultatonon è cambiato: il prodotto èdi qualità, un made in Italypratico, preciso e innovativo. Come il prodotto della Penta,azienda che distribuisce quat-tro marchi di orologi e chedeve la sua esistenza all’espe-rienza trentennale del titolare,il dottor Doriano Forza. La fortuna dell’azienda è sì le-gata alla buona posizione geo-

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Puntualità e precisione di originecontrollataIn 30 anni di attività i prodotti della Penta

di Monfalcone conquistano Europa e America,

e puntano dritti all’Asia. Grazie all’innovazione

ideata e immessa nel mercato da Doriano Forza,

su un binario di design accattivante e competitività

Valeria De Meo

Doriano Forza è il fondatore dell’azienda Penta.

Nelle altre immagini, alcuni modelli di orologi

dei marchi Zzero e Smarty e una fase

di lavorazione www.zzero.com

96 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

grafica, l’azienda è a Monfalcone, in provinciadi Gorizia vicina all’aeroporto internazionale eal maggior porto commerciale dell’Adriatico,ma deve quasi tutto alle capacità del suo fon-datore, che ha adottato una strategia azien-dale basata su qualità, e quindi garanzia delprodotto, design accattivante, e soprattuttoprezzi competitivi. «Tutte le proposte Pentahanno sempre avuto come comune denomi-natore un alto rapporto tra qualità intrinsecadel prodotto e prezzo riservato al pubblico:nelle nostre collezioni non si troveranno maiorologi sopravvalutati da un punto di vistatecnico». Oggi la Penta distribuisce quattro marchi:ZZero, Smarty, Lotto e Thierry Mugler, tuttiaccumunati dall’intento di assecondare le flut-tuazioni di gusto e le tendenze del mercato.«ZZero nasce circa 22 anni fa – ci dice il dot-tor Forza- ma lo presenteremo solo quest’annoanche in termini di storia. Il brand richiama adun numero, lo zero, scelto per contraddistin-guere un’azione ben precisa: quella di indivi-duare, attraverso un prodotto, un segnale dicambiamento. Nell’89 lavoravo bene – rivela– ma sentivo l’esigenza di cambiare. Quello per

Doriano Forza

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 97

al prezzo di 25 euro. Questo ha fatto sì che l’orologio di modama sempre di qualità, fatto di silicone resistente all’acqua, po-tesse essere acquistato da tutti, senza sobbarcarsi grandi spese.Il punto è che, nonostante la crisi economica – prosegue Forza- la gente è comunque costretta a comprare perché così cihanno educato negli ultimi venti anni». Ma il 2010 è stato per la Penta un anno anche di apertura almercato straniero, europeo, americano e asiatico. «ConSmarty – spiega l’imprenditore – abbiamo distribuito pro-

dotti in tutto il vecchio continente, e abbiamoraggiunto il mercato di Russia, Stati

Uniti e Messico. Poi noi esponiamoalla fiera di Hong Kong – sottolinea– e lì abbiamo preso contatto sia peril mercato giapponese che coreano,che richiedono tempi di afferma-zione più lunghi». E i numeri alla Penta non mancano,sia sul quadrante degli orologi cheper quelli che ruotano attorno: dieci

dipendenti interni, circa settantaagenti che operano in tutta Ita-

lia, 250.000 pezzi vendutiquest’anno, per un fattu-

rato che si avvicina a 3milioni euro.

❝I marchi ZZero, Smarty, Lottoe Thierry Mugler, sono tuttiaccumunati dall’intento diassecondare le fluttuazioni di gustoe le tendenze del mercato

me è stato il momento zero e cosa, meglio diun orologio, può rappresentare questo?». Per il brand Smarty è tutta un’altra storia,fatta di rivincite. «Il biennio 2008-2009 pernoi è stato di calo, a causa di scelte sbagliate onon fatte – afferma il titolare della Penta – maci siamo ripresi nel 2010, quando abbiamoregistrato un record di vendite. Io ho una con-cezione: non esiste crisi e non esiste successo.Basta trovare – puntualizza Forza - quello chefunziona all’interno di un mercato e ca-valcare l’onda. Noi l’ab-biamo fatto conSmarty, che ci hapermesso di rad-doppiare i fatturati ecreare 1200 punti vendita inItalia in 8 mesi, cavalcandol’onda del fenomeno degli oro-logi in silicone, colorati, e cre-ando la variante analogica aquella digitale già esistente». Il prezzo molto basso di un orolo-gio comunque di qualità, ha soddisfattol’esigenza di acquisto delle persone, conqui-stando clienti in tutta Italia. «Smarty si vende

EXPORT

108 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

Sopra, Enrico Giovannini,presidente dell’Istat

Da una parte il calo della produ-zione industriale (-0,1% a ottobrenei confronti del mese prece-dente), dall’altra l’aumento delle

esportazioni (+17,6% a ottobre rispetto a unanno prima). È uno scenario a due volti quellodisegnato dagli ultimi rilevamenti Istat: l’ul-timo rapporto sul commercio estero, in parti-colare, registra incrementi più sostenuti sulmercato extracomunitario (+21,9%) rispetto aquello interno all’Unione europea (+14,5%),con le importazioni che mostrano un incre-mento ancora superiore (22,5%). A ottobre ildisavanzo commerciale risultava quindi pari a2 miliardi di euro, un valore più che triplo ri-spetto allo stesso mese dell’anno precedente.Secondo Enrico Giovannini, presidente Istat,«nel corso della crisi le esportazioni hanno su-bito un calo eccezionalmente ampio, nell’or-dine del 34% tra l’aprile 2008 e l’agosto 2009,

al netto dei fattori stagionali.Successivamente le esporta-zioni verso i mercati extra Uehanno mostrato un dinami-smo maggiore. Il risultato in-tra-Ue di settembre è stato in-fluenzato dall’esportazione diuna nave da crociera verso ilRegno Unito. D’altro canto, laripresa delle economie euro-pee, pur se iniziata con ri-tardo, è di particolare rilievoper il nostro Paese, conside-

rando che il mercato comunitario assorbepoco meno del 60% delle nostre esportazioni».

Quali sono i mercati più ricettivi nei con-fronti dei prodotti italiani?«I due principali mercati di sbocco sono laGermania e la Francia, con quote rispettiva-mente pari al 12,7 e all’11,6% del nostro ex-port totale di beni. Seguono a grande distanza,con quote del 5-6%, gli Stati Uniti, la Spagnae l’aggregato dei Paesi Opec. In termini di di-namismo, si segnalano, invece, i mercati emer-genti di Turchia, Cina e America Latina, suiquali nei primi nove mesi dell’anno le espor-tazioni italiane hanno segnato progressi com-presi tra il 30 e il 50%».

Quale situazione è lecito ipotizzare per il2011? La crescita dell'export troverà conti-nuità?«L’andamento attuale delle esportazioni è par-ticolarmente vivace, ma le previsioni del Fmidell’ottobre scorso indicano una tendenza allamoderazione dei ritmi degli scambi interna-zionali per il 2011. Ricordo, d’altro canto,che il dinamismo attuale dell’export corri-sponde a una fase di recupero, non di vera epropria espansione: il valore di settembre, in-fatti, è simile a quello dell’ottobre del 2006 edi oltre il 15% inferiore rispetto al massimoraggiunto nella primavera 2008».

Quali sono i settori produttivi che trai-nano le esportazioni?«Nel corso dei primi nove mesi dell’anno, imaggiori contributi alla crescita delle esporta-

Enrico Giovannini, presidente dell’Istat, vede nella ripresa delle economie europee il fattore alla basedella crescita del commercio esteroRiccardo Casini

Esportazioni in recuperoma la concorrenza aumenta

Enrico Giovannini

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 109

zioni in valore sono venuti dai settori della me-tallurgia e dei prodotti in metallo (+19,3%) edella raffinazione petrolifera (+56,6%), grazieanche al recupero dei corsi dell’energia, dal set-tore chimico (+28,2%) e da quello dei mezzidi trasporto (+16,5%). Positiva, ma meno bril-lante, è stata invece la performance nei duepoli di specializzazione per eccellenza, rap-presentati dall’industria dei beni capitali edalla filiera del tessile-abbigliamento-calzature».

Quali sono invece le regioni più dinami-che?«Nella prima parte dell’anno si segnalanoquelle insulari (+49,2%), dove l’export è statotrainato dalle produzioni energetiche, seguiteda Puglia, Lazio, Trentino, Campania eAbruzzo, con variazioni prossime o superiorial 20% su base annua. Nel commentare le di-namiche territoriali, va però considerato cheoltre il 60% delle esportazioni origina da solequattro regioni, ovvero Lombardia, Veneto,Emilia Romagna e Piemonte, nessuna dellequali (a eccezione del Piemonte) ha segnatotassi di crescita superiori alla media nazio-nale».

Quali Paesi rappresentano invece il peri-colo maggiore in termini di concorrenzasui mercati? Le realtà emergenti come l’In-dia possono rappresentare anche nel pros-simo futuro una reale insidia?

«L’Italia ha subito più di altre economie euro-pee la concorrenza dei Paesi emergenti suipropri mercati di sbocco, in ragione di unaspecializzazione commerciale nei settori “tra-dizionali” a tecnologia medio - bassa. Questatendenza è destinata a proseguire e rafforzarsinegli anni futuri, estendendosi anche ad altreproduzioni. La risposta più efficace è la ricol-locazione verso aree di mercato dove la con-correnza di prezzo sia meno rilevante. In Ita-lia si è determinata una sensibile perdita diquote e una drastica selezione delle imprese in-dustriali in questi settori; il sistema ha rispo-sto con una strategia molto accentuata di col-locamento nelle fasce più alte di mercato e laparallela delocalizzazione delle attività a mag-gior intensità di lavoro».

Quali conseguenze implica quest’ultimofenomeno?«La delocalizzazione, naturalmente, sta por-tando i flussi che originano da imprese a con-trollo italiano al di fuori delle statistiche sulcommercio estero: basti pensare che nella solafiliera del tessile-abbigliamento-calzature gliaddetti esteri sono oltre 150mila. Con mag-gior lentezza è emerso anche un mutamentostrutturale delle esportazioni, segnato dallacapacità di intercettare la domanda emergentein alcuni ambiti di specializzazione, quali leproduzioni alimentari, le cui esportazioni nonhanno risentito della crisi».

EXPORT

112 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

Secondo gli ultimi dati Istat, a ottobre2010 le esportazioni italiane sono au-mentate del 17,6% rispetto allo stessomese del 2009. Nei primi dieci mesi

dell’anno, rispetto al corrispondente periodo del2009, l’aumento è invece del 14,7%, con unadinamica più vivace per i paesi extra Ue(+15,9%) rispetto a quelli comunitari (+13,8%).Un aumento che, confrontato con lo stesso pe-riodo del 2009, è determinato più da una cre-scita dei volumi (+8,6%) che non dei valorimedi unitari (+5,6%). Nel complesso si trattaindubbiamente di dati positivi, che vanno peròletti con tutte le precauzioni del caso, come pre-cisa l’ambasciatore Umberto Vattani, presidentedell’Istituto nazionale per il commercio estero.«Le esportazioni italiane – spiega – mostrano

L’inossidabile fascinodei prodotti italiani

Per Umberto Vattani, presidente dell’Ice, è necessario

«agganciare le economie emergenti puntando

a consolidare l’immagine del Paese nelle culture

più lontane»

Riccardo Casini

Umberto Vattani,

president

dell’Istituto nazionale

per il commercio estero

chiari segni di ripresa. Certo, stiamo recuperandodopo una difficilissima fase congiunturale. Matutti i numeri a nostra disposizione ci confortanosulla capacità delle nostre imprese di rafforzare leloro posizioni sui mercati internazionali. La fles-sione delle vendite nel 2009 ha colpito le impresepiù grandi con maggiori capacità esportative, magià ora assistiamo a un miglioramento che tendenuovamente a premiare le imprese di maggioredimensione, con una presenza più radicata suimercati esteri».

Qual è il profilo medio delle aziende espor-tatrici?«Un ruolo particolarmente importante lo stannosvolgendo le medie imprese, ovvero quel “quartocapitalismo” industriale che ha accresciuto il suocontributo alle esportazioni totali lungo tuttol’ultimo decennio. Quanto alle imprese di mi-nori dimensioni che caratterizzano da sempre iltessuto industriale italiano emergono ancora pro-blemi di competitività su cui è necessario inter-venire nei prossimi anni».

Quali settori produttivi prevalgono? «La meccanica, i beni del sistema moda, quellidell’agroalimentare e del sistema casa rappresen-tano le “4 A” del made in Italy. Il 50% delleesportazioni italiane all’estero continua a essererappresentato da questi settori fondamentali. Traquesti, la meccanica costituisce l’industria piùimportante in termini di peso, con una quota del

Umberto Vattani

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 113

20% sull’export complessivo delle vendite na-zionali».

Quali sono in questo particolare momentole principali esigenze delle nuove pmi che siaffacciano sul mercato estero?«In questo frangente di grande discontinuità ri-spetto al passato, le Pmi vanno accompagnatealla scoperta di nuovi mercati come quello ci-nese, russo e indiano, oltre a quelli dell’AmericaLatina. Sono mercati più distanti, difficili da in-terpretare, comportano rischi maggiori, richie-dono grande continuità d’intervento. Compitodell’Ice è quello di spiegare agli imprenditori leopportunità che si presentano in queste nuovearee di sviluppo, di allacciare relazioni con glioperatori sul posto, costruire appoggi presso leautorità locali e fornire un chiaro sostegno alleaziende nella ricerca di canali distributivi».

Quali tra i servizi offerti dall’Istituto per ilcommercio estero sono maggiormente ri-

chiesti?«I funzionari dell’Istituto hanno una profondaconoscenza dei mercati internazionali. In annidi lavoro sul campo hanno accumulato compe-tenze nei principali settori di riferimento, cono-scono gli operatori più importanti e sannovalutare le opportunità offerte dal mercato. L’Icefornisce ogni anno circa 22mila servizi di con-sulenza a oltre 15mila imprese. Tra i servizi piùrichiesti la “Ricerca clienti e partner esteri” chepermette di individuare dei partner commercialilocali interessati a rappresentare o distribuire ilprodotto o il servizio italiano. Sono anche fre-quenti le richieste per l’organizzazione di eventipromozionali e fiere, per incontri di affari e no-minativi d’importatori».

Il made in Italy gode comunque di gran-dissima fama all’estero. Quali paesi si dimo-strano più ricettivi? Su quali occorrerebbeinvece puntare maggiormente?«Il richiamo del prodotto italiano rimane moltoforte perché evoca la lunga tradizione artigianalee industriale italiana. È sinonimo di cura dei det-tagli e di qualità: dobbiamo preservare que-st’immagine difendendo l’autenticità dei nostriprodotti. Per quanto riguarda i paesi più ricet-tivi, le nostre esportazioni continuano a essereorientate principalmente verso i paesi Ue e quelli

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Nell’ultimo decennio è arrivato un contributo sempre

maggiore alle esportazioni da parte delle medie imprese

EXPORT

114 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

dell’Europa orientale. Per ora, ai primi postidella graduatoria compaiono Germania, Fran-cia e Stati Uniti; per incontrare il principalepaese emergente, la Cina, bisogna scendere finoall’ottava posizione».

Come si spiega questo dato?«È naturale che i mercati più vicini e sicuri con-tinuino a essere la meta preferita delle nostre im-prese, questo discorso vale anche quando siesaminano gli investimenti diretti esteri. Ma,come mette in evidenza il Rapporto dell’Ice pre-sentato nel luglio scorso, entro il 2015 è proprionei mercati emergenti che saranno principal-mente concentrati i consumatori che raggiun-geranno, per la prima volta, un reddito superioreai 30mila dollari. Si tratta soprattutto di Cina,India, Brasile e Messico, paesi in cui la crescita diun’ampia classe media rappresenterà nuove eimportanti opportunità per le nostre imprese».

Quali politiche dovrebbe seguire l’Italia?Quale dovrà essere in futuro il ruolo dei dazi?«In generale i paesi del G20 non hanno cedutoalle pressioni protezionistiche che ogni crisiporta con sé. Al contrario abbiamo registrato un

aumento delle misure volte a rilanciare il com-mercio. L’Italia deve assolutamente agganciare leeconomie emergenti, puntando a consolidarel’immagine del Paese in queste culture lontane, arafforzare le collaborazioni industriali e a indivi-duare i canali di distribuzione più promettenti».

Quanto può influire sulla tutela dei nostriprodotti l’approvazione di un brevetto eu-ropeo in tre lingue, da cui verrebbe esclusol’italiano? Si tratta di una questione esclusi-vamente politica o sono realmente ipotizza-bili danni economici per le imprese italiane?«Non possiamo essere contenti del fatto chel’italiano non consenta - come tale - di brevet-tare innovazioni tecnologiche a livello europeo.Anche perché l’utilizzo forzato di altre lingueimpone alle aziende costi supplementari erende più difficile la conoscenza di quanto ac-cade nel campo dell’innovazione tecnologica edella proprietà intellettuale. Rimane tuttavia ilfatto che il brevetto europeo costituisce un tra-guardo positivo che rafforzerà la nostra com-petitività, la nostra capacità di difendere ilknow how italiano nel mondo».

FORMAZIONE

116 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

«Partire dalla domanda espressa da lavoratori

ed aziende». È Il corretto approccio formativo

per il presidente di Formindustria Giuseppe Morandini

Renata Gualtieri

La formula vincente della formazione “su misura”

L’Italia si colloca, come è noto, nellaseconda metà della classifica deiPaesi europei in cui la formazioneviene utilizzata come strumento

di miglioramento della competitività azien-dale. Sicuramente non c’è possibilità di con-fronto con quanto si fa nei paesi scandinavi,ma anche in Germania, Francia, Gran Bre-tagna. Anche Spagna e Irlanda sono piùavanti dell’Italia. «Ad ogni modo la crescitanella formazione c’è anche da noi – assicurail presidente di Formindustria Giuseppe Mo-randini – e si vede soprattutto da quandosono stati creati i fondi interprofessionali».

Quali nel dettaglio le esigenze formative

espresse dalle imprese del territorio?«Scorrendo le attività formative condotte dalnostro Consorzio Formindustria nell’ultimotriennio, si ricava un quadro da cui emergeche la grande maggioranza delle azioni for-mative ha riguardato lo sviluppo di compe-tenze tecnico/professionali (60%), seguita, agrande distanza dalle azioni formative nel-l’area della competenze gestionali e di pro-cesso (17%). Frequenti e numerose sono statele richieste, e quindi gli interventi, nelle areeambiente e sicurezza sul lavoro, e non soloper la frequenza ai corsi obbligatori ma so-prattutto con attività di formazione integra-tiva. Anche l’area dell’internazionalizzazioneha visto numerose richieste, come pure re-stano costanti le esigenze formative espressenell’aggiornamento delle competenze infor-matiche. Più in generale possiamo senz’altroaffermare che, con le notevoli facilitazioni in-trodotte dal Fondo interprofessionale per laformazione costituito da Confindustria eCgil, Cisl e Uil, nelle opportunità di finan-ziamento dei piani formativi, molte aziendeanche medio piccole si sono avvicinate allaformazione e hanno contribuito ad allargarela platea dei lavoratori che hanno potuto be-neficiare di interventi formativi».

Quali sono i settori che puntano mag-giormente sulla formazione?«Nel nostro territorio la grande prevalenza diaziende del metalmeccanico e del legno fa sìche questi due settori siano anche quelli mag-

A fianco,

Giuseppe Morandini,

presidente

di Formindustria

Giuseppe Morandini

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 117

giormente rappresentati nei piani formativi.Ormai, però, la formazione non è una que-stione di settori né di dimensioni aziendali,anche se continua parzialmente a prevalere,ma meno che in passato, la formazione nelleimprese di medio-grandi dimensioni».

Il capitale umano è una leva strategica dicrescita e di sviluppo della competitivitàdelle imprese. Quali i piani formativi perla valorizzazione di questa importante ri-sorsa?«Bisogna sempre rispondere guardando al-l’impegno nella formazione del consorzio diConfindustria Friuli Venezia Giulia: le op-portunità offerte sono numerosissime e ri-guardano sia piani formativi di tipo territo-riale e settoriale, principalmente rivolti adaziende di dimensioni medie e piccole le cuiesigenze formative vengono aggregate inazioni interaziendali o anche in micro inter-venti formativi su misura. Accanto a questaattività, finanziata dal conto di sistema diFondimpresa, grande crescita si è registratacon i piani formativi aziendali (+150%), fi-nanziati sempre da Fondimpresa con il contoformazione, ossia le risorse proprie del-l’azienda che le versa, per effetto dell’obbligodello 0,30, in un proprio conto a cui può at-

La prevalenza sul territorio di aziende del metalmeccanico e del legno fa sì che questi siano i settori più rappresentati nei piani formativi

tingere in qualsiasi momento per coprire gliinvestimenti nella formazione dei propri di-pendenti».

Quale l’approccio formativo che risultavincente per la crescita delle risorse umanee delle aziende?«Lo sforzo che porta a migliori risultati èquello che parte dalla domanda espressa dalavoratori ed aziende e costruisce quindi gliinterventi formativi “su misura”, valoriz-zando le competenze esistenti, fornendo stru-menti di miglioramento e di superamentodelle criticità, adattandosi ai tempi organiz-zativi e produttivi senza creare impegni ec-cessivi e proponendo frequenti occasioni diconfronto con l’utilizzo di metodologie for-mative che privilegiano lo scambio di espe-rienze e l’esercitazione in role-playing comeelementi di significativo peso rispetto alladocenza frontale».

ADRIANO LUCIPresidente di Confindustria Udine

MAURIZIO CINIPresidente di Confindustria Pordenone

120 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

Un’alta incidenzad’imprese radi-cate nel territorio,che rappresen-

tano il tessuto del nord e delnord est d’Italia. In un conte-sto generale che presenta serie

filiera e cercando di trovaredei motivi per unire le aziende.Il presidente di Adriano Lucirivela quale è la forza e il ruolodell’imprenditoria friulana esu quali nuovi obiettivi è ne-cessario concentrare il lavorodegli industriali.

Durante l’incontro “Piùindustria, più lavoro” ha evi-denziato come il picco nega-tivo dell’economia sia ora-mai alle spalle, ma restinoancora elementi di incertezzae di discontinuità. Quali isettori dell’economia chehanno meglio tenuto allacrisi e quali quelli che hannole maggiori possibilità di cre-scita?«Più che di settori parlerei di

Qui sotto, il presidente

di Confindustria Udine

Adriano Luci (foto

Buldrin); in apertura,

Palazzo Torriani, sede

di Confindustria Udine

(foto Gasperi); nella

pagina a fianco,

l’iniziativa “Fabbriche

Aperte”

difficoltà, le stesse che stannovivendo gli altri Paesi europei,i punti di forza dell’economiadella zona sono legati ai settoridelle meccaniche e del side-rurgico che fanno da traino.«Per intervenire sulle aree co-siddette Bric, dove c’è un di-namismo fuori misura rispettoai nostri numeri, c’è bisognoperò di avere una dimensioneaziendale che consenta di af-frontare e competere su certitipi di mercati e avere il pro-dotto e le dimensioni adatte».Il sistema di ConfindustriaUdine insiste molto su questoaspetto in modo da stimolarele imprese a raggiungere unadimensione diversa, magaricostituendo dei consorzi per

L’economia al servizio dell’uomo«Occorre concentrare i nostri sforzi per arricchire le competenze e le eccellenze

che già abbiamo». Il presidente degli industriali di Udine, Adriano Luci, individua

le strategie necessarie per elevare l’elemento qualitativo delle imprese friulane

Renata Gualtieri

Adriano Luci

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 121

aziende che sono quelle che neltempo hanno investito nei pro-dotti nuovi, nella ricerca dinuovi mercati e hanno allar-gato i loro orizzonti. Oggi chiè in grado di esportare su piùpaesi è in grado di riequilibrarela sua produzione e i suoi vo-lumi, chi invece è limitato allavendita territoriale o comun-que nazionale, sapendo che ilmercato Italia è assolutamentearrugginito, è evidente che ri-senta di più della crisi».

Si è anche soffermato sulcapitale umano come assetsempre più decisivo. Quali leconoscenze e le competenzenecessarie per aumentare laproduttività dalla scuola al-l’azienda?«Se non torniamo a occuparcidel capitale umano in manierapreponderante credo che cor-reremo dei grossi pericoli. Nonpossiamo pensare che l’uomosia al servizio dell’economia,ma è l’economia a essere al ser-vizio dell’uomo che, quindi, ri-mane il punto di partenza sulquale concentrare i nostri sforziper arricchire le competenze ele eccellenze che noi abbiamo.C’è bisogno senza dubbio dielevare l’elemento qualitativo».

La scuola come può entrarein contatto con i valori dellacultura d’impresa?«È fondamentale che la scuoladia sempre più risposte a quelleche sono le esigenze del sistemaPaese e quindi del mondo dellavoro. È per questo motivoche da diversi anni adottiamo ilsistema di entrare nelle scuole,ma soprattutto aprire le portedelle fabbriche ai giovani. L’ul-tima iniziativa al riguardo ha

coinvolto 24 aziende, 14 isti-tuti, con una partecipazione dioltre 1.000 giovani che hannopotuto sentire il “profumo” delmanifatturiero, un’esperienzafondamentale per capire qual-cosa di più sul loro futuro la-vorativo».

Quale il successo riscossoda “Fabbriche Aperte”, ini-ziativa promossa da Confin-dustria Udine per avvicinarei giovani alla conoscenza delmondo del lavoro?«Questa esperienza ha consen-tito ai giovani di capire cos’è ilmanifatturiero e permette a noidi rispondere alle loro do-mande partendo dalle loro per-plessità, dubbi e di conoscere leloro aspirazioni. È importarecreare un dialogo tra questi duemondi affinché ci sia un avvi-cinamento dei giovani. Oggi ilbagaglio culturale che un gio-vane deve avere deve essere

sempre più allargato e soprat-tutto utile per avere una flessi-bilità di mestieri che consentaloro diverse esperienze».

In tema di semplificazionequali sono le azioni necessa-rie?«Attualmente subiamo un nu-mero di passaggi di carte chenon ha paragoni, in ogni pas-saggio c’è una perdita di tempoe un aggiunta di costi. Bisognaessere più snelli ed efficientinell’iter delle autorizzazioni perle nostre imprese altrimenticorriamo il rischio di realiz-zare delle cose che quando saràil momento “di mettere ilprimo mattone” saranno giàobsolete. C’è bisogno di ri-spondere con tempi certi e me-todi chiari che non portino auna sommatoria di costi chepoi ricadranno sul prezzo deiprodotti, rendendo le nostreimprese meno competitive».

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Mille giovani hanno potuto sentire il “profumo”del manifatturiero per capire qualcosa di piùsul loro futuro lavorativo

INNOVAZIONE

132 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

del risparmio energetico, accrescimento dellenostre competenze distintive».

Il consorzio gestisce uno dei principaliparchi scientifici e tecnologici multisetto-riali a livello internazionale. Tra i prodottie i servizi, le dotazioni strumentali e i pro-getti di ricerca e sviluppo dell'Area SciencePark, quali sono quelli maggiormente in-teressanti da rendere noti?«Sono numerosi i risultati delle imprese e deilaboratori attivi in Area Science Park che sisono fatti spazio nella competizione interna-zionale o sono in procinto di affrontare lasfida della commercializzazione. Ciò è ilfrutto di attività di ricerca e sviluppo, tal-volta lunghe e complesse, finalizzate a inno-vazioni tangibili, in grado di migliorare il no-stro lavoro e la nostra vita nei settori piùdiversi: medicina, telecomunicazioni, nano-tecnologie, energia. Per promuovere poten-ziale e riconoscibilità di questo patrimonio diidee e risultati abbiamo anche ideato il pre-mio Innovazione 3L 3T. Quest’anno una giu-

Giancarlo Michellone,

presidente di Area

Science Park

Il consorzio per l’area di ricerca scienti-fica e tecnologica di Trieste è stato ri-conosciuto nel 2005 dal Miur comeente pubblico nazionale di ricerca di

primo livello e punto di riferimento in Italiaper il trasferimento tecnologico. Area, in que-sti ultimi anni, in coerenza con quanto giàsviluppato nel passato, ha acquisito compe-tenze distintive rare, se non uniche in Italia,relative al trasferimento tecnologico, alla ge-stione strategica e operativa di ricerca e im-presa e allo sviluppo delle pmi mediante l’in-novazione tecnologica e organizzativa. «Lanostra mission è accrescere la competitività el’attrattività dei territori di riferimento, me-diante la valorizzazione di ricerca e impresa,la formazione per lo sviluppo d’impresa e perla gestione di ricerca e innovazione, la pro-

mozione di reti di eccel-lenza scientifiche e im-prenditoriali – riassumeil presidente di AreaScience Park, GiancarloMichellone –. Sono trele linee sulle quali ope-reremo maggiormente:sviluppo di Area nelMezzogiorno, valorizza-zione delle innovazioninel campo dell’energia e

«Vogliamo essere un riferimento internazionale per il

trasferimento tecnologico e l’innovazione organizzativa

per la gestione, strategica e operativa,

di ricerca e impresa». Queste le ambizioni di Giancarlo

Michellone, presidente di Area Science Park

Michela Evangelisti

Un modello di ricercada esportare

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxGiancarlo Michellone

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 133

ria esterna di esperti ha selezionato 35 tec-nologie e prodotti innovativi suddivisi in trecategorie, secondo il loro grado di prossimitàal mercato: innovazione potenziale “earlybird”, innovazione potenziale “to be”, inno-vazione reale “in the market”. Si va dalle re-sine ecologiche derivate dal guscio del semedell’anacardo a un sistema innovativo per retimobili private a larga banda, dal robot per ildosaggio automatizzato di farmaci antitumo-rali a un sistema per il set up e il controllo deivetri riscaldanti. Alla fine i premiati sarannouna decina, ma è la vitalità dell’insieme quelloche conta. Voglio citare infine anche Ener-plan, il piano nato per selezionare idee e im-prese innovative nel settore delle energie rin-novabili e del risparmio energetico, davalorizzare con la realizzazione di laboratori eimpianti dimostrativi».

Ricerca e internazionalizzazione sonostate individuate in regione come leva stra-tegica per la competitività delle Pmi.Quanto e in che modo Area favorisce in

questo senso il territorio?«Area è capofila del coordinamento degli entidi ricerca con sede in Friuli Venezia Giulia. Intale ambito, per fare sistema a vantaggio delterritorio, abbiamo promosso l’adozione didue strumenti di analisi: il Bilancio del capi-tale intellettuale e il Profilo dinamico delle at-tività. Il primo offre un quadro delle poten-zialità future e della capacità di competere sulmercato; il secondo consente, invece, di trac-ciare il profilo di un’organizzazione attiva inricerca, formazione e trasferimento tecnolo-gico, evidenziando gli ambiti verso i qualiorientare le attività. Questi strumenti ci per-metteranno di agire con maggiore consape-volezza e incisività a sostegno della crescitaeconomica e sociale del territorio».

E per quanto riguarda più strettamentegli obiettivi di Area?«La sua azione dovrà essere sempre più “glo-cal”: piedi e cuore nel Friuli Venezia Giulia,testa e business nel mondo. Abbiamo datempo avviato progetti e azioni finalizzati al-l’incremento della competitività d’impresa eallo sviluppo di sistemi cooperativi di carat-tere tecno-industriale nell’Europa centroorientale, balcanica e adriatica. Vogliamo ac-crescere opportunità di business nel campodel capacity building, ovvero nello sviluppo ditecnoparchi, incubatori e poli tecnologici e, altempo stesso, aprire alle nostre imprese spazidi mercato e collaborazione all’estero. Ab-biamo, inoltre, importanti accordi in attocon il Mit di Boston e con la Ohio Case Uni-versity. Infine, grazie a una convenzione con � �

134 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

lo Strategic Business Insights di Stanford,diamo alle pmi accesso alle informazioni diExplorer, uno strumento di business intelli-gence con informazioni sui trend di oltre 30settori tecnologici».

Per consolidare l’eccellenza, il consorzio haavviato un percorso di riorganizzazione evalutazione delle competenze interne, taleda poter essere considerato un modello in-novativo nel panorama italiano. Quali sonole best practice che anche le altre realtà ana-loghe a livello nazionale dovrebbero seguire?«L’Unione europea un paio di anni fa ci ha ri-conosciuto due best practice: una, Sister, nellavalorizzazione di risultati della ricerca pub-blica, l’altra, Innovation network, per la crea-zione di un sistema di centri di competenzasettoriali, finalizzato a diffondere innovazionee trasferire tecnologie sul territorio. Stiamoora “esportando” le nostre competenze di-stintive nel trasferimento tecnologico, acqui-site in circa quindici anni di attività in FriuliVenezia Giulia, replicando in altre regioni unmodello che sta già avendo successo in Basi-licata, con l’ente Basilicata Innovazione. Con-

tiamo, così, di conseguire ritorni economici eoccupazionali per Area e per il sistema della ri-cerca nazionale. Inoltre, puntiamo sempre piùa selezionare imprese e start up con idee inno-vative e a promuovere un approccio integratoche, in tempo di crisi, aiuti imprese e universitàad accrescere competitività e opportunità, fa-cendo leva su ricerca e innovazione».

Tra le attività del parco figurano anche laformazione e la gestione della formazioneper la competitività. Quali sono a questoproposito le principali novità e i progetti incantiere?«Insieme al trasferimento tecnologico alle im-prese, una delle attività principali di Area è lagestione strategica e operativa della forma-zione, con particolare focus sulla formazioneimprenditoriale. Un bell’esempio è quello delprogetto Lucania Futura, che intende avviareun processo di empowerment delle cono-scenze e delle competenze specialistiche ditrecento promettenti laureati e diplomatidella regione Basilicata, nei settori ad alta in-tensità di tecnologia e know how, per favorirelo sviluppo di nuova imprenditorialità locale,l’attrazione di nuovi investimenti e insedia-menti produttivi e la permanenza dei gio-vani laureati e diplomati lucani sul territorio».

��L’azione di Area dovrà essere

sempre più “glocal”: piedi e cuorenel Friuli Venezia Giulia, testa ebusiness nel mondo

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INNOVAZIONE

DIGITALIZZAZIONE

136 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

Roberto Molinaro,

assessore regionale

all’Istruzione, università,

ricerca, famiglia,

associazionismo e

cooperazione

Una regione all’avanguardiaConoscenza, competitività dell’impresa e sviluppo del territorio. Sono queste le finalità della

ricerca, settore nel quale la regione Friuli Venezia Giulia rappresenta un faro a livello nazionale.

Il punto dell’assessore Roberto Molinaro

Michela Evangelisti

Il Friuli Venezia Giulia può vantareben 52 istituzioni che operano nelmondo della ricerca e un indice di ri-sorse umane impegnate nel settore

pari all’8,8 per mille, un dato nettamentesuperiore a quello nazionale (2,9 per mille)ed europeo (5,7 per mille), migliore perfinodi quello statunitense (8,1 per mille). Unruolo di riferimento sul panorama italianoche la Regione cerca di sostenere e rafforzarecon strumenti orientati, da un lato, a in-tensificare i collegamenti tra istituzioniscientifiche e mondo produttivo e, dall’al-tro, a garantire servizi a favore della mobi-lità internazionale delle risorse umane. «Unterzo degli oltre 8.000 ricercatori presenti in

regione proviene dall’estero – spiega l’as-sessore regionale all’Istruzione, RobertoMolinaro –. Punto di forza di questa capa-cità attrattiva è un network scientifico alta-mente avanzato, con competenze e knowhow in ambiti che vanno dalla fisica allascienza dei materiali, dalla farmacologia allachimica, dalle nanotecnologie alla bioin-formatica. Per rafforzare ulteriormente lepotenzialità del sistema è attivo il Coordi-namento degli enti di ricerca, che ha il com-pito di sostenere scienza e tecnologia e di fa-vorire tutte le collaborazioni in grado dideterminare impatti positivi sul tessuto eco-nomico e sociale».

In regione si contano attualmente quat-tro parchi scientifici e tecnologici. Qualivantaggi portano al tessuto regionale ecome la Regione li sostiene?«La presenza di quattro parchi scientificicostituisce certamente un punto di forzadel territorio. Si tratta di un presidio geo-grafico che tuttavia non garantisce in modoautomatico il successo in termini di strate-gie di sviluppo. Da qui l’impegno regionaleper fornire alcuni input agli stessi parchiscientifici, affinché realizzino tra loro tuttele possibili sinergie, consolidando la colla-borazione anche con il mondo economico.Nel 2010 è stato approvato uno specificobando a favore delle attività di ricerca e tra-sferimento tecnologico dei parchi scientifici,con uno stanziamento di 1,65 milioni dieuro, che saranno utilizzati a partire dalprossimo anno. Si tratta di finanziamentiche puntano a realizzare progetti di rile-

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 137

scientifici e università conta 8.815 addetti,il 53,7% dei quali ha un contratto a tempoindeterminato. La mappatura ha eviden-ziato inoltre quattro missioni base per cen-tri di ricerca e università: la formazione, laricerca per la conoscenza, la ricerca per lacompetitività dell’industria, la ricerca per lacompetitività del territorio. Oltre ai dati as-sume significativo rilievo l’analisi del profilodinamico delle attività, uno strumento in-novativo sviluppato da Area per collegare ri-cerca, risorse e risultati, con l’obiettivo direndere trasparente l’utilizzo delle risorseumane ed economiche, definire strategie diequilibrio tra risorse umane e finanziamenti,correlare risorse e risultati. Un’impostazionedi rigore che ha segnalato un’unica criti-cità: per una regione piccola come il FriuliVenezia Giulia 52 istituzioni che operanonel mondo della ricerca costituiscono unnumero decisamente elevato. Si tratta, tut-tavia, di una criticità efficacemente argi-nata dal coordinamento espresso dal Cer,

In Friuli Venezia Giulia sono presentipiù di 8.000 ricercatori, un terzo deiquali proviene dall’estero. Punto diforza di questa capacità attrattiva è un network scientifico altamenteavanzato

Roberto Molinaro

vante impatto sistemico peril settore produttivo, per ilwelfare e per la pubblica am-ministrazione. Sempre nel2010 è stata destinata unaquota di fondi Fesr allo svi-luppo di reti tra imprese emondo scientifico, e il rela-tivo bando ha previsto la pre-senza obbligatoria dei parchiscientifici regionali, in ra-gione del ruolo che essi svol-gono nel collegare tessutoproduttivo e sistema di ri-cerca attraverso il trasferimento tecnologico».

All’Area Science Park di Trieste si è dapoco tenuta la nona conferenza annualedel coordinamento degli enti di ricercadel Friuli Venezia Giulia. Quali punti diforza e quali criticità sono emersi?«La mappatura del capitale intangibile pre-sentata lo scorso 30 novembre nell’ambitodella conferenza annuale del Cer ha trat-teggiato un’interessante fotografia del po-tenziale scientifico-economico-cognitivopresente sul territorio regionale. I risultatidell’analisi condotta su 34 enti di ricerca, inpratica il 70% di quelli complessivamentepresenti, ha evidenziato che il sistema co-stituito da enti pubblici di ricerca, parchi

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138 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

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Iserver attivi sono 1492, 17mila i postidi lavoro gestiti in rete, 1.200 le linee

di trasmissione dati e 43mila ichilometri di fibra ottica già posati.Sono alcuni dei numeri di Insiel Spa, lasocietà di informatica per il sistemadegli enti locali di proprietà dellaRegione Friuli Venezia Giulia. Tutte lesoluzioni che elabora sono pensate perridurre i tempi e i costi della macchinaburocratica, avvicinando leamministrazioni al cittadino. «I nostriultimi progetti si orientano sempre dipiù verso l’innovazione di processovolta a realizzare servizi “sartoriali” –spiega il presidente, Valter Santarossa– cioè tagliati su misura rispetto alleesigenze del cliente».

Quali sono le ultime e piùinnovative risposte elaborate per laRegione Friuli Venezia Giulia sulfronte della semplificazioneamministrativa e dei servizipersonalizzati?

«Ad esempio il progetto complessivodel nuovo pronto soccorso, un sistemaper l’emergenza intraospedaliera, cheha saputo individuare e tradurre infunzioni le necessità del personale dipronto soccorso. Inoltre abbiamorecentemente progettato il sistema didematerializzazione del fascicolo deldipendente e la carta regionale deiservizi. Il primo è uno dei tasselli per

Una comunità dinamica, al passo con i tempi«L’innovazione tecnologica promossa dalla nostrasocietà punta a fare da volano per lo sviluppo e lacompetitività dell’intera regione». Non ha dubbi sul ruolochiave della digitalizzazione il presidente di Insiel, ValterSantarossa

consentirà inoltre di acquisire un quadro puntuale delle esi-genze espresse dal tessuto economico e delle risposte che ilsistema scientifico è in grado di assicurare, delineando an-che il profilo delle migliori imprese spin off avviate inFriuli Venezia Giulia».

Recentemente a Udine si è svolta una serata dibattitosul futuro dell’università per mettere a confronto leanime regionali dell’alta formazione e della ricerca, traincertezza e mancanza di risorse. Quali scenari si sonodelineati e quali interventi regionali sono previsti nelsettore?«La riforma nazionale del sistema universitario, pur po-

che evita la possibilità di doppioni o so-vrapposizioni di attività».

Quanto il ricco patrimonio regionaledi ricerca e innovazione influisce sullosviluppo e la vitalità delle imprese delterritorio?«Quello delle ricadute che il sistema di ri-cerca determina sul territorio e le imprese èun fenomeno che la Regione sta studiandoe valutando in maniera approfondita ed èuno degli obiettivi che si propone il Librobianco sulla ricerca, a cui stiamo lavorando.Si tratta di un progetto che intende valo-rizzare la ricerca attraverso i suoi protago-nisti, vale a dire gli istituti scientifici, gli ate-nei, le imprese e il capitale umano, perdefinire una proposta di programma, di me-dio-lungo termine, in grado di orientarel’impiego dei finanziamenti pubblici nelmodo più efficace. A questo fine sono pre-visti vari filoni d’indagine, tra i quali rien-tra l’esame dei collegamenti tra impresa e ri-cerca, che costituiranno un’importantefonte di conoscenza per indirizzare le poli-tiche regionali di settore. Il report finale

Nel 2010 è stato approvato unbando a favore delle attività diricerca e trasferimentotecnologico, con unostanziamento di 1,65 milionidi euro

DIGITALIZZAZIONE

Roberto Molinaro

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 139

nendosi l’obiettivo di potenziarne l’effica-cia e l’efficienza, si è accompagnata con ta-gli finanziari di non trascurabile spessore.Una situazione che ha posto l’amministra-zione regionale di fronte all’esigenza dicreare un nuovo rapporto con le universitàdel Friuli Venezia Giulia, fondato su treparole chiave, ovvero programmazione, va-lutazione e valorizzazione dei risultati cheproducono un impatto sul territorio. Inquesta direzione il disegno di legge che agennaio andrà in aula e che si intitola “Fi-

nanziamenti al sistema universitario regionale” prevede di so-stenerne l’eccellenza e la competitività attraverso tre fonda-mentali tipologie di intervento, volte a stimolare e incentivareforme di collaborazione e integrazione tra gli atenei, favorirele condizioni perché gli stessi atenei e le imprese operino in par-tnership nella filiera della conoscenza, creare le migliori condi-zioni per garantire il diritto allo studio ai giovani capaci e me-ritevoli, privi di mezzi. È un’impostazione condivisa dal sistemauniversitario regionale, fortemente motivato ad aumentare lapropria competitività e a caratterizzare l’esercizio della propriaautonomia mediante il ricorso a tutte le sinergie che garanti-scono un’offerta formativa d’assoluta qualità ed eccellenza».

rinnovare il sistema informativoamministrativo della Regione, cheprevede l’eliminazione dei documenticartacei a favore dei documentiinformatici, con conseguenti risparmidi costi e tempi. Il secondo, attraversola smart card e l’identificazione on line,abilita una serie di servizi personalizzatiche semplificano la vita ai cittadini eche spaziano in vari ambiti: dallasalute, al lavoro, all’istruzione e altempo libero».

Quali sono gli obiettivi e lineeguida che seguite nellaprogettazione dei vostri servizi?«Puntiamo a introdurre elementid’innovazione volti al miglioramentonei tempi di risposta e nella qualità delservizio offerto. Progettiamo erealizziamo soluzioni informatiche persemplificare il lavoro e la vita aicittadini, fornendo alle amministrazionipubbliche sistemi innovativi econoscenza. Le soluzioni sonoorientate all’integrazione,all’interoperabilità e alla cooperazioneapplicativa, garantendo compatibilità einterazione con le maggiori piattaformetecnologiche di mercato e i sistemiopen source».

A che punto è arrivata ladigitalizzazione in regione? Qualisono i principali traguardi raggiunti e

le criticità?«Con il progetto Ermes, inserito neiprogrammi regionali e gestitointeramente da Insiel, si punta acompletare la posa della fibra ottica esuccessivamente a collegare in fibra800 siti della pubblicaamministrazione, fra cui le 218 sedimunicipali del territorio regionale oltrealle sedi ospedaliere. Poi sarà la voltadi consorzi e distretti industriali, ma èbene precisare che questi ultimi nonverranno attivati direttamente dallaRegione: l’ente realizzerà icollegamenti in fibra ottica, maspetterà poi agli operatori ditelecomunicazioni attivare il servizio. Intermini territoriali circa il 50% dellasuperficie della regione soffre il digitaldivide infrastrutturale. Il progettoErmes punta a superare questa criticitàe la Regione ha previsto uninvestimento complessivo di 120milionidi euro per realizzare 1570 km diinfrastruttura di dorsale; ad oggi nesono stati realizzati 430, vale a dire43mila km di fibra posati, mentre siprevedono per le zone industriali (inaggiunta all’infrastruttura di dorsale)ulteriori 550 km».

Insiel elabora anche soluzioni perla sanità. A che livello d’integrazionetra sistemi informativi di strutture

diverse si è arrivati in Friuli? «Fondamentale per la condivisione deidati è l’anagrafe unica regionale,predisposta da Insiel, che consente diattribuire correttamente gli episodiclinici e sanitari all’assistito. Il percorsoè partito dalla metà degli anni 70 con lacreazione dell’anagrafe unica regionaledegli assistibili. Dagli anni 80, poi, èstata avviata una serie di sistemi clinicidipartimentali e, in seguito, di sistemiclinici ambulatoriali e di reparto. Per imedici di medicina generale, i cittadinie le farmacie Insiel ha creato, inoltre,dei portali per usufruire delleinformazioni mediante la cartaregionale dei servizi. I sistemi sonointegrati sia dal punto di vista delladescrizione aziendale che dal punto divista dei cataloghi clinico-sanitari econdividono le politiche di accesso aiservizi sanitari. Le informazioniraccolte consentono di creare la storiaclinica del paziente, fruibile siaall’interno delle strutture sanitarie chesul territorio e direttamente anche dalpaziente, nel rispetto della privacy».Aeroporto Valerio Catullo, ConsorzioVerona Tuttintorno, insieme al Comunedi Verona e al Consorzio Lago diGarda, ed abbia visto un importantecontributo da parte della Provincia diVerona».

Valter Santarossa,

presidente di Insiel Spa

142 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

La Regione è stata econtinua a essere vi-cina agli agricoltoricon vari strumenti:

primi fra tutti il fondo di ro-tazione in agricoltura - chepermette alle aziende l’accesso

una delle prime tre regioniitaliane conosciuta per i suoivini di qualità specie bian-chi. Con quali nuove idee sipresenta il mondo vitivini-colo al grande pubblico?«Sicuramente il mondo vitivi-nivcolo friulano è una realtàsignificativa: non tanto in ter-mini di quantità – la nostraproduzione si attesta su cifrepari al 2,4% sul totale nazio-nale – ma è certamente com-petitivo per qualità. I nostrivini bianchi sono una vera ec-cellenza, a partire dal Friulano,ma tenendo in considerazioneanche altre realtà significativecome il Verduzzo, la RibollaGialla, il Ramandolo, il Picolit.Senza dimenticare i nostri rossi

L’assessore regionale

alle Risorse rurali,

agroalimentari e

forestali, Claudio

Violino

al credito a condizioni agevo-late - e il piano di sviluppo ru-rale, che viene sovvenzionatoda fondi europei. Queste sonodue forme di finanziamentoche hanno ottenuto quest’annodegli ottimi risultati, 80 mi-lioni di euro investiti nel fondoe il finanziamento di buonaparte dei progetti presentati nelcontesto del Psr. La vera sfidaper l’agricoltura friulana però è«quella di recuperare produ-zioni locali legate al territorio,recuperare i concetti di filieracorta e puntare sulle produ-zioni di qualità». L’assessore re-gionale, Claudio Violino, ri-vela le strategie per promuoveil settore agroalimentare.

Il Friuli Venezia Giulia è

Il settore primario al centro dell’economia«Quello su cui dobbiamo puntare è la qualità, l’eccellenza, l’originalità, l’essere

e lo scegliere “friulano”, che significa far vivere le nostre aziende». Il futuro

dell’agricoltura in Regione per l’assessore Claudio Violino

Renata Gualtieri

Claudio Violino

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 143

come il Refosco, il Terran o loSchioppettino, forse sonomeno conosciuti ma ugual-mente di qualità. Quello che ciproponiamo è di valorizzare an-cor di più un settore che già stadando segnali positivi di ripresae che vorremmo sviluppare an-cora di più anche grazie al mar-chio regionale “TipicamenteFriulano”».

Quanto è importante l’ac-cordo siglato a Vinitaly nel-l’aprile scorso per la DocProsecco?«L’accordo interregionale per laDoc Prosecco mi sembra im-portante e significativo. Nello scorso aprile, proprio inoccasione del Vinitaly, è statofirmato con Luca Zaia (alloraMinistro delle politiche agri-cole) un accordo per la crea-zione della Doc InterregionaleProsecco, dando così risalto aun territorio - quello di Pro-secco, nel Carso - che detiene ilnome di uno dei vini più notial mondo. Questo protocollod’intesa che lega un prodotto aun nome geografico, non solotutela una zona, come quellacarsolina, ma anche le zoneproduttive del vicino Veneto: ea caduta i vantaggi saranno sen-sibili anche per i produttorifriulani di Prosecco».

Che indotto occupazionalec’è in regione?«L’occupazione nel settore pri-mario rappresenta circa il 2,2%del totale degli occupati, undato molto basso, se si pensache la nostra regione fino a cin-quant’anni fa viveva principal-mente di agricoltura. Il numerosale di poco se consideriamo gliaddetti al settore agroalimen-

tare (circa il 6,3%)». Attraverso quali strategie si

promuove il settore agroali-mentare anche a livello inter-nazionale?«La delega alla promozioneagroalimentare è recente perquesto assessorato. Tuttavia, giàda diversi mesi, stiamo lavo-rando con l’Agenzia per lo svi-luppo in agricoltura sulla lineadel marchio “TipicamenteFriulano”, nato inizialmenteper far conoscere il nuovonome del Tocai, e poi diventatoun marchio che vuole com-prendere l’intero panoramaagroalimentare regionale. Ilmarchio ha un duplice scopo:innanzitutto vuole far capire aiproduttori la necessità di questolegame, per rendere il prodottoriconoscibile, “griffato”, unico eoriginale. L’altro è quello di farconoscere al consumatore ilprodotto locale, per farlo in-tendere come “vicino”: questaconsapevolezza deve essereprima di tutto radicata nel con-sumatore locale, per poi riu-scire a promuovere l’intero set-tore fuori dai confini regionalie nazionali».

Quale sarà in futuro ilruolo della regione per faruscire dalla crisi le piccole emedie imprese agricole e ren-derle competitive su nuovimercati?«Non dobbiamo cercare disemplificare la nostra agricol-tura, allineandoci alle grandiproduzioni mondiali, perché sefosse così, avremmo perso giàin partenza. Il nostro territorionon ci permette di competerecon le grandi potenze, soprat-tutto in termini di quantitàdelle produzioni. Quello su cuidobbiamo puntare è la qualità,l’eccellenza, l’originalità, l’es-sere e lo scegliere “friulano”. Escegliere “friulano” significa sce-gliere di far vivere le nostreaziende: se i consumatori sce-glieranno i prodotti friulani,quelli del territorio, quelli vicinia noi, allora il comparto agri-colo e agroalimentare riuscirànon solo a sopravvivere ma a vi-vere bene, riportando il settoreprimario al centro. Solo in que-sto modo si potrà realizzarequello che io chiamo rural newdeal, il rinascimento rurale dellanostra agricoltura».

La promozione di un territorio spesso partedall’esaltazione dei frutti di quella terra. Sitratta di un processo in cui le parole d’ordinesono la qualità e il legame con la zona di ap-partenenza. In Friuli Venezia Giulia ci sonopiù di 18.000 ettari di vite e se si sommano ivini a denominazione di origine a quelli a in-dicazione geografica tipica il numero diaziende vitivinicole interessate raggiunge le9.000 unità. All’interno di questo variegatouniverso di vitigni rossi e bianchi, di cui fannoparte alcuni tra i più conosciuti e apprezzativini italiani, ci sono quelli della zona DocFriuli Aquileia. Qui nascono, tra gli altri, ibianchi Malvasia istriana, Verduzzo friulano,Pinot e i rossi Merlot, Cabernet e Refosco dalpeduncolo rosso, «il più importante degli au-

Il vino che unisceterra e mare

Raffaella Nardini, sommelier e profonda conoscitrice

dei vini del Basso Friuli, apre le porte della strada

del vino di Aquileia. Svelando colori e profumi

dei grandi vitigni della zona

Camilla F. Gargano

A fianco,

la sommelier

Raffaella Nardini

toctoni della nostra zona», tiene a precisare lasommelier Raffaella Nardini, delegata dall’As-sociazione sommelier italiani per il BassoFriuli.

Ci sono altri vini da aggiungere?«La strada di Aquileia collega il mare all’en-troterra per questo motivo vi si trovano siabianchi che rossi, sia vini autoctoni che vitigniinternazionali. Tra i bianchi, spiccano il Friu-lano, da uve Tocai Friulano produciamo so-prattutto vitigni internazionali quali Char-donnay, Müller Thurgau, Pinot Bianco, PinotGrigio, Riesling, Sauvignon e Traminer in par-ticolare; per quanto riguarda i vini rossi ab-biamo la produzione di Cabernet, inteso comeuvaggio di Cabernet Franc e Cabernet Sauvi-gnon; poi abbiamo il Cabernet Franc in pu-rezza e il Cabernet Sauvignon in purezza; ilMerlot e, importantissimo, il Refosco dal pe-duncolo rosso, il più importante degli autoc-toni della nostra zona: un vitigno che ha tro-vato il suo habitat naturale nella zona diAquileia».

Quali sono i numeri della zona?«La maggior parte dei vini della strada di Aqui-leia sono a denominazione di origine control-lata. Non vi sono Docg e una percentuale li-mitatissima, il 5%, può fregiarsi del marchioIgt. Dal punto di vista quantitativo la produ-

STRADE DEL VINO

150 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

Raffaella Nardini

zione di vini bianchi è leggermente superiorea quella dei rossi, di cui il Refosco dal pe-duncolo rosso rappresenta una buona per-centuale. Queste zone potrebbero produrremolto di più di quanto in realtà fanno: il di-sciplinare prevede una resa di 120-130 quin-tali per ettaro; chiaramente maggiore è la pro-duzione minore è la qualità, quindi noitendiamo a ridurre la produzione a favoredella qualità. Oggi i consumi sono diminuiti,ma chi ama il vino preferisce bere meno e me-glio».

Dal punto di vista organolettico qualisono le loro caratteristiche? «I bianchi di questa zona sono soprattuttovini dai profumi intensi, fruttati e floreali; iSauvignon e i Traminer hanno un corredoaromatico decisamente superiore, derivantenon solo dalla fermentazione, ma dai pro-fumi dell’uva stessa e per questo si chiamano

aromatici. I nostri vini sono freschi, inten-dendo con freschezza il contenuto di aciditàche li rende molto piacevoli alla beva. Carat-teristica importantissima dei nostri vini bian-chi è la sapidità, sono vini “saporiti” per usareun termine più facile da intendere, e questo èdovuto alla vicinanza con il mare. Anche i vinirossi si impongono all’attenzione per i loromeravigliosi colori, piuttosto intensi, chevanno dal porpora al rubino, per passare poia colori più granati quando si parla di vini ma-turati in legno. Sono fruttati, profumati,hanno un discreto contenuto di tannini, tanto

�La strada di Aquileia collega il mare all’entroterra

per questo motivo vi si trovano siabianchi che rossi, sia vini autoctoni

che vitigni internazionali

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 151

da renderli adatti a periodi di maturazione inlegno».

In una sorta di classifica ideale, quali ivini “eccellenti” per peculiarità, annata evitigno?«Un posto importante merita il Friulano peril quale l’annata 2009 è stata ottimale; il 2010sarà sicuramente ideale per i vitigni aromaticiperché abbiamo avuto grandi escursioni ter-miche dal giorno alla notte che aiutano lapreparazione dei profumi. Per il Refosco, ilnostro vino rosso più importante, l’ideale sa-rebbe avere autunni caldi perché il Refosco èun vino tardivo, quindi ha bisogno di parec-chio tempo per maturare. C’è anche da direche avendo in questa zona varie tipologie siadi vini autoctoni sia internazionali, sia vitigniprecoci che tardivi, può accadere che un’an-nata ottima per un vino, lo è di meno per un

altro. Ad esempio, il 2003 è stato l’anno delgrande caldo che ha avuto delle rese moltobasse, invece il 2004 è stato l’anno dell’ab-bondanza; qualitativamente possiamo dire cheil 2003 è stato migliore del 2004, però nel2003 hanno sofferto molto i vini bianchi, per-ché il grande caldo non ha permesso la pro-duzione di profumi; è stata invece un’annataottima per i rossi. Detto questo, segnalerei ilRefosco del 2003, del 2006 e anche del 2009,soprattutto quello che sta ancora maturandoin legno. Tra i bianchi, segnalo il Friulano e ivini aromatici, quindi il Sauvignon e il Tra-miner aromatico, senza distinzione di annata».

C’è un vitigno che esprime al megliol’anima della zona?«Anche se viene prodotto con percentuali nonelevate, il simbolo di questa zona è il Refoscodal peduncolo rosso. È un vino che si presenta

STRADE DEL VINO

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152 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

strutturato, dai colori che vanno dal rubinointenso con riflessi violacei fino ad arrivare algranato molto profondo quando è stato affi-nato; ha un bel contenuto tannico e, quandoè giovane, si presenta fresco, fruttato, moltopiacevole, con un tannino ancora un po’crudo; mentre quando è più maturo si pre-senta con un bouquet molto più complesso,ampio, con sentori speziati, più morbido edequilibrato, quindi facile da degustare. È unvino che si esprime molto bene in abbina-mento con la cucina locale».

Qual è quindi il connubio perfetto?«Con il Refosco giovane, un abbinamento in-teressante è quello con un nostro piatto tipicolocale che in friulano è brovade e muset, co-techino, quindi un insaccato di maiale cotto,con la brovade, rape che vengono lasciate perlungo tempo sotto le vinacce e poi cotte e pro-

poste con questo insaccato di maiale; mentreper un Refosco affinato in legno e un bouquetpiù complesso, l’abbinamento giusto è concarne stufata, magari cucinata con il Refoscostesso, che poi viene bevuto oppure anche conla selvaggina, in particolare con la lepre insalmì».

Dovendo fare qualche nome, quali eti-chette segnalerebbe?«In questa zona abbiamo una realtà molto va-ria, fatta di aziende estremamente piccole a ge-stione familiare e aziende più grandi che sipropongono a un mercato molto più ampio.Entrambe le tipologie hanno i loro prodotti dipunta, inserite nelle guide più importanti diItalia. Fare dei nomi sarebbe limitativo e sa-rebbe un peccato lasciare fuori qualcuno. Leeccellenze riguardano soprattutto la tipologiadel prodotto più che le singole aziende».

Raffaella Nardini

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 153

INFRASTRUTTURE

166 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

La concessione per lariqualificazione delporto vecchio diTrieste, sottoscritta

tra l’Autorità portuale dellacittà e una cordata formatada diversi soggetti, confluitinella società Portocittà, iden-tifica il risultato di un giocodi squadra virtuoso ed effi-cace tra le istituzioni. Viene asbloccarsi dopo anni di stallouna situazione critica per ilcapoluogo di regione, assicu-

rando unnuovo profilosia per quantoriguarda losviluppo ur-banistico e ar-chitettonicoche dal puntodi vista dellar i v i t a l i z z a -zione delcomprenso-rio. Per questimotivi il sin-daco di Trie-ste, RobertoDipiazza, nonha esitato adefinire l’ini-

ziativa come un passo fonda-mentale per il vero e concretorilancio della città. Un passogiudicato addirittura “sto-rico”, considerando le riper-cussioni economiche e occu-pazionali che potrà innescarenel tessuto triestino. L’areadel porto vecchio presenta,infatti, un elevato potenzialedi crescita e, come sottolineail primo cittadino, il rilanciodi questa zona potrà costi-tuire un volano decisivo perun’espansione coerente e or-ganica della città e di tutta laregione. Cercando di mante-nere sempre quel ruolo bari-centrico che Trieste assolve,grazie al continuo processodi allargamento e integra-zione dell’Ue.

Cosa significa per Triestela svolta rappresentatadalla concessione del portovecchio?«Nel 2004, dopo ben cin-quant’anni, è stata realizzatala variante al piano regola-tore relativa al porto vecchio.Oggi, con la concessione de-maniale alla cordata Mal-tauro-Rizzani De Eccher-

Sinloc-Banca InfrastruttureInnovazione e Sviluppo, siapre un capitolo importanteper lo sviluppo della città. Siparla, infatti, di un’area di 70ettari che nessun altro terri-torio del Mediterraneo pos-siede. Ciò rientra nel più am-pio progetto che riguarda loscalo: da una parte, l’area delporto vecchio sarà dedicataalla nautica da diporto e allacostruzione di centri dirigen-ziali, alberghi e locali com-merciali; dall’altra, si prevedeun’ulteriore crescita del portonuovo, soggetto anch’esso auna variante del piano rego-latore. Del resto, basti pen-sare che il porto triestino èuno dei maggiori terminalpetroliferi con 37 milioni ditonnellate di petrolio scari-cati all’anno. A ogni modo,prende il via una grande av-ventura che assicurerà milleposti barca, la fornitura diservizi essenziali per la nau-tica e tutto quanto sarà ne-cessario per il rilancio futurodella città».

Qual è oggi lo stato del-l’arte del corridoio V?

L’apertura dell’area portuale di Trieste è un passaggio fondamentale per innescare il rilancio

dell’economia cittadina e fornire nuovi stimoli alla comunità. A commentare le prospettive future

del capoluogo è il sindaco Roberto DipiazzaFrancesca Druidi

Roberto Dipiazza,

sindaco di Trieste

Trieste, un ponteverso l’Europa

Roberto Dipiazza

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 167

«Credo che il corridoio V siaun progetto di cui godrannole generazioni future. La ri-tengo senz’altro un’operastrategica, ma su questa in-cide in maniera inevitabile lalentezza della politica italianaed europea. Ci vorranno an-cora molti anni per vedernela realizzazione: siamo nellafase in cui abbiamo comple-tato i sondaggi sul terrenoche devono valutare la fatti-bilità del percorso per iltratto Trieste-Divaccia nel-l’ottica della definizione delprogetto. Da valutare è, inol-tre, la presenza delle risorsenecessarie a completarlo. Perquesto resto scettico: senz’al-tro il Corridoio si farà, ma itempi si presentano dilatati.Abbiamo davanti decenni enon anni».

Mentre per quanto ri-guarda le altre infrastrut-ture per il territorio?«Abbiamo terminato da unpaio di anni la grande viabi-lità, per la quale sono statispesi 400 milioni di euro insei anni. Oggi Trieste è supercollegata via autostrada conl’Austria e con la Slovenia. Ilpresidente Tondo, inoltre, staattualmente portando avantila terza corsia dell’A4 che ri-solverà il problema del colle-gamento con Venezia».

Come il capoluogo sta vi-vendo la dimensione offertadai rapporti internazionali,soprattutto con i paesi mag-giormente prossimi in ter-mini di distanza fisica e direlazioni?«Trieste conferma il suoruolo di ponte con l’Europa.

Emblematico è stato il con-certo in piazza Unità d’Italiadel 13 luglio scorso, direttoda Riccardo Muti, al qualehanno partecipato il presi-dente Napolitano, Türk e Jo-sipovic, ossia i presidenti diSlovenia e Croazia, che haspianato la strada all’emer-gere di Trieste dalla gabbiacreatasi nel secolo scorso coni drammi della secondaguerra mondiale. È stato unevento che ha assurto defini-tivamente Trieste a rango dicittà europea. Oggi noisiamo protesi con il nostroporto a servire tutto il suddell’Europa. I nostri “ne-mici”, commercialmente par-lando, sono scali importanticome quelli di Rotterdam eAmburgo. Io credo che neiprossimi anni concepiremoCapodistria, Fiume, Trieste,Monfalcone, fino a Venezia,alla stregua di un’unica auto-rità portuale in grado di ac-crescere il proprio potenzialecompetitivo sullo scenarioeuropeo».

Claudio Boniciolli

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 169

Le traiettorie di sviluppodel porto di TriesteLa concessione del porto vecchio introduce un nuovo modello di integrazione tra porto

e città, con attività qualificate di portualità allargata a nautica, turismo e commercio. Lo

illustra Claudio Boniciolli, presidente dell’Autorità portuale di Trieste

Francesca Druidi

Nei primi sei mesidel 2010, si è re-gistrata una si-g n i f i c a t i v a

ripresa dei traffici dell’areaportuale triestina rispetto al2009: la movimentazionedelle merci ha mostrato, in-fatti, un aumento del 6,84%,con quasi un milione emezzo di tonnellate di mercein più (22.528.732 tonnel-late di merce contro21.086.906 del 2009). «Itraffici in tutti i compartistanno segnando una ripresa,tranne nel settore dei conte-nitori ancora in sofferenza,dove la ripresa è piuttosto de-bole», conferma il presidentedell’Autorità portuale di Trie-ste, Claudio Boniciolli. Posi-tivi i risultati nellamovimentazione delle rinfusesolide (+ 60%) e della mercevaria in colli (+36,4%). Pro-segue dall’inizio dell’anno lacrescita del settore ro-ro/ferry, con un notevole in-cremento sia dei mezziimbarcati-sbarcati (+22,9%rispetto al 2009) che delle

tonnellate trasportate sui tir(+26% nello stesso periododel 2010). Incoraggianteanche il bilancio del movi-mento passeggeri (+14,4%),che vede un rialzo sia dellaquota dei crocieristi in tran-sito pari a +56,98% che delmovimento navi, che segnaun considerevole +65,2%.Dati che confermano la ca-pacità di reazione del Portodi Trieste alla crisi economicainiziata nella seconda metàdel 2008 e tuttora in corso.«Le prospettive sono positi-vamente evolutive – affermail presidente – anche perchéle azioni fin qui compiutetracciano una cornice dichiarezza che prima non esi-steva. Il piano regolatore delporto, approvato dal Consi-glio superiore lavori pubblici,permette all’imprenditore diavere una visione completadelle strategie future delporto di Trieste».

Quali sono le potenzialitàdello scalo, anche in virtùdel piano regolatore?«Le potenzialità dello scalo

restano quelle già note, inqualche modo dipendentidall’assetto politico interna-zionale. L’allargamentodell’Unione europea, l’aper-tura a un sempre maggiornumero di paesi del centro-est Europa, rendono la posi-zione del porto di Triesteparticolarmente strategica:una collocazione che si poneall’origine delle sue fortune ealla base anche delle sue pro-

Claudio Boniciolli,

presidente dell’Autorità

portuale di Trieste

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SISTEMA PORTUALE

170 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

spettive future. Una chiavefondamentale per il rilanciodel porto sarà rappresentatadai collegamenti ferroviari,sia nazionali che internazio-nali, verso quello che è il no-stro bacino di riferimento:tutti i paesi del centro-estEuropa, partendo dall’Au-stria e proseguendo verso est.Le Ferrovie dello Stato de-vono decidersi a liberalizzarela rete e permettere, quindi,agli operatori ferroviari delresto d’Europa, in particolareaustriaci e tedeschi, d’iniziarea predisporre attività di colle-gamento tra il porto di Triestee il proprio territorio».

Un’altra leva strategicaper il porto è identificatadalla concessione dema-

niale del porto vecchio allasocietà Portocittà per unadurata di 70 anni, fino al2080. «Sì, dopo decenni di chiac-chere, è stata assegnata laconcessione alla società costi-tuita da Impresa di Costru-zioni Giuseppe Maltauro,Sistema Iniziative Locali, Im-presa Generale di CostruzioniRizzani De Eccher e Banca In-frastrutture Innovazione e Svi-luppo: un assetto dicostruttori, finanzieri e ban-chieri che potrà garantire al-l’area un’attività continua, finoa quando non saranno resiconcreti quelli che, allo statoattuale, sono soltanto progetti.Fra sei mesi è prevista l’instal-lazione dei primi cantieri nel-

l’area del porto vecchio. Vi-viamo, quindi, un momentodi profonda fiducia».

Quali ricadute avrà que-sto progetto sul porto esulla città nel suo com-plesso?«La concessione è stata effet-tuata nella visione di unaportualità allargata. Nelporto vecchio continua aoperare, fino a quando nonsarà trovata una sistemazionepiù consona, la Genoa MetalTerminal, uno dei terminali-sti più importanti che lavoranel campo dei metalli. Ciòpotrà convivere benissimocon l’assetto previsto e stu-diato dall’Autorità Portualeinsieme agli attuali conces-sionari, sviluppandosi ac-

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 171

canto alle iniziative relative aldiportismo nautico nei duebacini del Porto Vecchio. Ildiportismo assumerà unruolo sempre più impor-tante, data la collocazionedell’area e i collegamenti conl’aeroporto di Venezia, conl’aeroporto regionale e con loscalo aereo di Lubiana. Infunzione della nautica da di-porto va considerata soprat-tutto la favorevole posizionedel porto vecchio, vicino allacosta dell’Istria e della Dal-mazia, da una parte, e a Ve-nezia e a tutta la costaadriatica dall’altra. Questosettore è destinato ad avererilevanza anche dal punto divista dell’occupazione che ge-nererà. Ogni posto barca

viene, infatti, ritenuto capacedi creare due posti e mezzo dilavoro».

Ci sono altri progetti sa-lienti che riguardano lo svi-luppo del porto?«Va segnalato il potenzia-mento di tutti i sistemi disollevamento e di traslazionedei contenitori del molo VII,realizzato con notevoli investi-menti sia privati che pubblici.C’è poi il potenziamento dellastazione marittima perquanto concerne l’attivitàcrocieristica, ma anche l’atti-vità turistica in senso ampio,convegnistica e di ristora-zione, nel cuore della città. Sievidenzia, inoltre, l’investi-mento nella manutenzionedi vari terminali triestini,

consentito dal fatto che que-sta Autorità Portuale hachiuso gli ultimi bilanci conun considerevole attivo oavanzo di gestione che si ag-gira attorno ai 10-12 milionidi euro annui. Il che per-mette di rivolgerci anche alsistema bancario per ottenerefinanziamenti da destinare aulteriori interventi nel porto.A questo si aggiunga l’im-presa che sta conducendo laFrancesco Parisi Casa di Spe-dizioni sui moli V e VI chesaranno congiunti per creareuna grande area predispostaai traffici moderni. Da ciò sicomprende come le prospet-tive per lo scalo di Triestepossano definirsi molto im-portanti».

Claudio Boniciolli

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Va segnalato il potenziamento di tutti i sistemi di sollevamento e di traslazione dei contenitori del molo VII

PORDENONE

174 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

Negli ultimi diecianni sono statifinanziati circa270 milioni di

euro d’investimenti chehanno interessato molte in-frastrutture - in particolarequelle culturali, sportive estradali - che hanno incisosullo sviluppo del tessuto ur-bano. La città è quindi pro-fondamente cambiata soprat-tutto dal punto di vistadell’offerta culturale perché«un’area che ha una grandevocazione industriale deve es-sere anche un centro digrande attrattiva dal puntodi vista culturale» perché untessuto produttivo innovativoha bisogno di un tessuto so-ciale molto forte. «Un terri-torio dove c’è un humus cul-

turale così elevato nonpuò essere asso-

l u t a m e n t eslegato peròdal settoredell’ innova-zione e dellaricerca». Ilsindaco di

Pordenone, Sergio Bolzo-nello, indica come è mutatoil volto della città dal suo in-sediamento, quali sono i pro-getti su cui lavorare e qualisaranno gli interventi strut-turali che potranno proiet-tare Pordenone e il Friuli Ve-nezia Giulia verso l’Europa ei grandi mercati.

Dalle dichiarazioni delpresidente della Regione siapprende che la rete in fibraottica coprirà tutto il FriuliVenezia Giulia entro ilprimo semestre 2013. Sisupererà così il digital di-vide, ma a che punto è ilprogetto messo in campodal Comune di Pordenonealcuni anni fa?«Questo progetto di coper-tura di tutta la regione entroil primo semestre del 2013mi pare un po’ ambiziosopoiché, a oggi, poco è statofatto. Mi auguro che vengaattuato al più presto, a par-tire dai territori più indu-strializzati come Pordenone,anche se dalle notizie che misono giunte si prevede di par-

tire da altri. Dico questo congrande amarezza perchè pro-prio il progetto che avevamomesso in campo, unico inItalia nel 2007, è stato stop-pato con l’entrata in scenadella Giunta Tondo, igno-rando il protocollo d’intesache era stato firmato dal pre-cedente Illy e da me e fa-cendo venir meno un finan-ziamento di oltre un milionedi euro promesso dalla Re-gione Friuli Venezia Giuliaproprio per il progetto suPordenone. Noi abbiamo ri-visto il nostro progetto, cheera quello di dare la connet-tività gratuita a tutta la città,l’abbiamo ritarato e ora incittà ci sono otto aree dovec’è il wi-fi. Sono punti legatia luoghi d’interesse culturale,come la biblioteca civica,piazze, parchi, ma siamo an-cora lontani da quel progettoinnovativo che avevamo pre-sentato originariamente».

Quali interventi struttu-rali potranno proiettarePordenone e il Friuli Vene-zia Giulia verso l’Europa e i

«Occorre investire sulla rete infrastrutturale, fisica e tangibile, con strade e alta velocità,

e la rete immateriale, con la banda larga e il wi-fi». Sono le misure necessarie per lo sviluppo

della città per il sindaco Sergio BolzonelloRenata Gualtieri

Qui sotto, il sindaco

di Pordenone, Sergio

Bolzonello

Una porta apertaai mercati dell’Est

Sergio Bolzonello

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 175

grandi mercati?«Tra gli interventi necessaririentrano capacità di avereuna rete infrastrutturale chesia fisica e tangibile, comestrade, alta velocità, e una

rete immateriale come labanda larga e wi-fi».

Durante l’incontro deisindaci a San Vito al Ta-gliamento è emerso un sìcondizionato alla Tav daparte di Friuli Venezia Giu-lia e Veneto. Quali le moti-vazioni di questa posizioneper le due regioni? «Noi non possiamo prescin-dere da una Tav che passi neipressi di Portogruaro e,quindi, a Pordenone. Daparte mia c’è una bocciaturatotale di una Tav che corrainvece a ridosso dellespiagge, bassa rispetto a untracciato che deve essere il

più possibile vicino a Porde-none».

Quanto è sfruttato l’asseferroviario per il trasportodelle merci?«Purtroppo molto poco, maquesto è un problema checoinvolge tutto il Paese. Lavera rivoluzione dell’Italiadovrebbe essere potenziare iltrasporto su ferro. Per mesono inconcepibili le ragioniche sottendono alla scelta dinon investire sulle ferroviepoiché il trasporto dellemerci su ferrovia potrebbedavvero essere uno di quegliassi che servono per vincereuna partita a carte».

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Attualmente in città ci sono otto aeree dove c’è il wifi. Sono tuttipunti legati a luoghi d’interesse culturale, come la biblioteca civica,piazze, parchi, ma siamo ancora lontani dal progetto originario

176 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

RETE AEROPORTUALE

Aeroporti più grandi, efficienti,ben serviti e in rete

In Italia l’evoluzione delsistema aeroportuale èstata per lungo tempoconnessa alle strategie e

alle esigenze della compagniadi bandiera. Successivamente,le crescenti difficoltà di Alitaliae gli effetti della liberalizza-zione del traffico aereo, realiz-zata in attuazione della nor-mativa comunitaria, hannodeterminato una proliferazionedel numero di aeroporti, senzache si individuassero chiara-mente le linee programmati-che idonee a ordinare in modocoerente lo sviluppo del si-stema. «Basti pensare che larete aeroportuale italiana è co-stituita da circa 100 aeroporti,di cui solo 47 registrano traf-

fico commerciale con voli dilinea. I primi 20 aeroporti co-prono il 95% del traffico dipasseggeri. Ancora più signifi-cativo è il fatto che soltanto 7aeroporti hanno un volume ditraffico superiore a 5 milioni dipasseggeri l’anno (soglia di ri-levanza comunitaria) e i primi8 aeroporti (i 7 a rilevanza co-munitaria più Ciampino) co-prono circa il 70% del trafficopasseggeri del Paese». L’onore-vole Mario Valducci, presi-dente della commissione Tra-sporti, Poste eTelecomunicazioni della Ca-mera dei Deputati indica qualeè lo stato del sistema italiano.

Quali le prospettive e i det-tagli delle linee strategiche sucui lavorerà la Commissioneche Lei presiede per lo svi-luppo di un comparto cosìfondamentale per il nostroPaese?«Nei due anni e mezzo dellamia presidenza abbiamo in-nanzitutto lavorato per unapositiva soluzione della crisi

Alitalia con ottimi risultati vi-sto che ormai da due anni ilvettore non pesa più sulle ta-sche degli italiani. Poi abbiamoconcluso un’indagine conosci-tiva sul settore aeroportualeche ha visto ben 41 audizionidei soggetti interessati, dallecompagnie aeree alle società digestione aeroportuali alle isti-tuzioni interessate. Dall’inda-gine è emerso un quadro fram-mentato del sistemaaeroportuale italiano, che com-porta, per un verso, l’utilizzo diingenti risorse pubbliche perla realizzazione e la gestione diaeroporti con volumi di traf-fico ridotti e, dall’altro, per ef-fetto della concorrenza tra gliscali, la difficoltà di sviluppareaeroporti su cui concentrare ivoli a medio e lungo raggio.Pur avendo una dimensioneeconomica paragonabile aquella di Germania, Francia eGran Bretagna, l’Italia non haaeroporti di dimensioni ana-loghe a quelle di Londra-Hea-throw, di Parigi-Charles de

«L’Italia non ha bisogno di un maggior numero di aeroporti,

ma di scali più grandi, più efficienti e meglio connesse».

Le nuove sfide per la rete aeroportuale italiana emergono

dall’attenta analisi dell’onorevole Mario Valducci

Renata Gualtieri

Qui sotto, l’onorevole Mario Valducci,

presidente della commissione Trasporti, Poste

e Telecomunicazioni della Camera dei Deputati

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 177

Mario Valducci

Gaulle, di Francoforte o diMadrid-Barajas e Amsterdam-Schiphol. Insomma, il sistemaaeroportuale italiano, nellostato in cui si trova oggi, nonpare in grado di sostenere ade-guatamente le future potenzia-lità di sviluppo del traffico ae-reo che, secondo stimeconservative, ammonterà acirca 250 milioni di passeggerinel 2030».

Occorre una razionalizza-zione della rete aeroportualeitaliana?«L’interesse generale alla cre-scita del traffico aereo in Italiainduce a individuare comeobiettivo prioritario quello diutilizzare le risorse disponibili

non per creare nuovi aeroportima per ammodernare, am-pliare e potenziare, in modomirato, gli aeroporti che esi-stono e che già oggi rappre-sentano un asset significativoper l’intero Paese. Per raggiun-gere questo obiettivo è neces-sario, in primo luogo, ritrovarela capacità di elaborare unaprogrammazione dello svi-luppo della rete aeroportualeche risponda a finalità, inte-ressi ed equilibri di caratteregenerale. Vi è, inoltre la diffi-coltà che deriva dalla fram-mentazione delle competenze alivello istituzionale. La com-petenza sugli aeroporti civiliattribuita alle regioni dal titolo

V della Costituzione rende piùcomplessa l’elaborazione diuna programmazione a livellonazionale, mentre rischia di in-debolire la resistenza alle pres-sioni “campanilistiche” cheprovengono dai singoli terri-tori all’interno di ciascuna re-gione per avere il proprio ae-roporto. Quanto agli aeroportiminori, la chiave per il rilancioè quella della specializzazionead alto valore aggiunto: tra-sporto merci (approccio giàadottato da qualche caso vir-tuoso nel Nord del Paese), traf-fico business (ad alto valore ag-giunto), ultraleggero edelicotteristica (volano del turi-smo locale)».

C’è necessità di nuovi scaliaeroportuali o occorre po-tenziare quelli già esistenti?«Il numero degli scali è assolu-tamente adeguato, tenendo an-che conto della particolareconformazione dell’Italia. Lavera sfida è di rendere efficientie attrattivi quelli che già esi-stono. Dall’indagine conosci-tiva che abbiamo concluso incommissione Trasporti èemerso con evidenza che oc-corre evitare di investire ingentirisorse pubbliche in struttureche non solo non sono ingrado di garantire la propriasostenibilità sotto il profiloeconomico, ma rischiano an-che di compromettere le pro-spettive di crescita degli altriaeroporti già operanti nellamedesima area geografica, conl'effetto finale di ridurre la ca-pacità di assorbimento del traf-fico aereo del Paese. L’Italianon ha bisogno di un maggiornumero di aeroporti, ma di � �

178 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

scali più grandi, più efficienti emeglio connessi, attraverso col-legamenti intermodali con larete ferroviaria e stradale, al ter-ritorio e al bacino di traffico diriferimento».

È possibile coniugare la so-stenibilità ambientale con larealizzazione delle grandi in-frastrutture?«Certo, ma non possiamo di-menticare che sostenibilità am-bientale ed economica sono ro-vesci della stessa medaglia.Dove non ci sono investimentie sviluppo sostenibili, difficil-mente ci sono risorse per tute-lare l’ambiente nel tempo. Letecnologie delle costruzioni(settore in cui l’industria ro-mana è stata storicamente al-l’avanguardia nel mondo) for-niscono oggi soluzioniimpensabili solo pochi anni orsono. Certo è che il piano ae-roportuale nazionale su cui stalavorando il Ministero non po-trà non tenerne conto nell’in-dividuazione dei siti e la rilo-calizzazione di quelli a maggiorimpatto. Nonché nell’indivi-duazione di forme compensa-tive per i territori che ospitano

gli aeroporti in crescita, chefungono comunque da accele-ratore sull’indotto delle econo-mie locali».

Esiste un esempio di mobi-lità efficiente nel sistema ae-roportuale italiano?«Ci sono casi positivi chevanno analizzati ed interpretaticome best practice, anche sesoltanto 6 sono gli aeroportiche hanno un collegamentoferroviario diretto. È il caso del-l’alta velocità ferroviaria che,da pochi mesi, arriva diretta-mente in aeroporto a MilanoMalpensa. E la stessa Malpensasi sta riprendendo dopo lascelta di Fiumicino come hubda parte di Alitalia: i recentidati di traffico del 2010, seb-bene parziali, dimostranoun’inversione di tendenza ri-spetto agli ultimi due anni. È ilcaso di Palermo, al cui internoè stata realizzata una fermataferroviaria interamente confondi europei, che rende ve-loce il collegamento tra l’aero-porto, invero piuttosto lontanodalla città, e il centro del capo-luogo siciliano. Infine c’è Pisa,l’aeroporto regionale europeo

con il terminal ferroviario piùvicino all’aerostazione, circa 40metri».

Quali sono le criticità daeliminare e i punti di forza sucui puntare per garantire ilruolo dell’Aeroporto di Fiu-micino come grande hub perl’Italia?«Intermodalità ferro/gomma/porti e sviluppo sostenibilesono sfide che attendono Fiu-micino e che sono affrontatenel Piano industriale. Occorresottolineare che gli aeroporti,“le cattedrali del Terzo Millen-nio”, sono la porta di accessoper l’internazionalizzazionedelle nostre piccole medie im-prese, ma soprattutto la ve-trina del Sistema Italia. Parti-colare attenzione dovrebbeessere riservata agli aspetti ar-chitettonici degli aeroporti inmodo che consentano di tra-sformarli in tante “piccoleExpo” in cui chi arriva e partepossa vedere, apprezzare (equando possibile acquistare) leeccellenze che hanno reso fa-moso nel mondo lo stile di vitaitaliano: arte, moda, design edenogastronomia».

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Gli aeroporti, “le cattedralidel Terzo Millennio”, sonola vetrina del sistema Italia

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RETE AEROPORTUALE

180 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

La tecnologia di He-lica permette di mo-nitorare il territorio,la sua orografia, lo

stato idrogeologico, le sue cri-ticità e molto altro. Eppure, inmolti casi, i dati raccolti ven-gono ignorati. In Friuli, fortu-natamente, ciò non avviene. Atestimoniarlo è il presidente delconsiglio di amministrazionedi Helica, Fausto Schneider,una società che rappresenta,dal punto di vista dell’innova-zione tecnologica, un vero eproprio unicum in Italia. Sonopoche, in effetti, le realtà nelmondo in grado di svolgerel’attività del gruppo presiedutoda Schneider. «Fino alla finedegli anni Novanta il telerile-vamento avveniva solo attra-verso la fotogrammetria, rea-lizzando foto aeree che poi,dopo essere state elaborate inscala, venivano trasformate inplanimetrie in due dimensioni(2D). Nell’ultimo decennio, siè sviluppata ampiamente unanuova tecnologia per la visua-lizzazione e calcolo in 3D». Il nuovo metodo di telerileva-mento è, in parole povere, la“radiografia del territorio”. Isensori, installati su elicotteri diHelica e collegati a una rete disatelliti, sorvolando un’area ac-quisiscono tutti gli elementidel territorio, (case, vegetazionee strade) con la massima preci-sione.

In pratica raccogliete dal-l’alto più dati possibili sul

territorio.«Esattamente. Per farlo utiliz-ziamo la tecnologia laser-scan-ner, che attraverso l’invio diimpulsi laser raccoglie le coor-dinate del punto battuto aterra. In pratica otteniamo unmodello virtuale 3D regi-strando 4 a 10 punti per me-tro quadro. L’informazione el’accuratezza è elevatissima. Ènecessario quindi affidarsi acomputer con ampia capacitàdi calcolo ed una conoscenzainformatica, da parte dell’uti-lizzatore, adeguata a questanuova tecnologia. È chiaro chepoi, una volta raccolti i dati, siavvia un sensibile lavoro dianalisi e filtraggio dei dati. Perogni ora di volo di dato acqui-sito occorrono, ai nostri tec-nici, almeno 20 o 30 ore diprocessamento».

Il vostro lavoro è fonda-mentale ai fini della preven-zione, ad esempio, di eventicome le alluvioni ed esonda-zioni dei fiumi. È sotto gliocchi di tutti il recente disa-stro del Veneto. Non si po-teva prevedere?«Direi di sì. Noi, per esempio,operiamo per la protezione ci-vile Regione Friuli VeneziaGiulia, che da tempo utilizzala mappatura di aree del terri-torio friulano in 3D. Sul casoVeneto, proprio Helica qual-che anno fa analizzò congrande accuratezza il fiumeBacchiglione, che ha creato re-centemente molti problemi

Lo studio del territorioprevienele catastrofiSi definisce “remote sensing”

e permette, dall’alto, di rilevare in 3D

l’area sottostante. La tecnologia

che, come spiega Fausto Schneider

di Helica, può aiutarci a prevenire

molti dissesti idrogeologici

Andrea Moscariello

Fausto Schneider, presidente del Cda di Helica Srl

www.helica.it

TECNOLOGIE PER IL TERRITORIO

Fausto Schneider

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 181

alla città di Vicenza. L’attentaanalisi di quei dati poteva faremergere il rischio di quantopoi è avvenuto».

Come mai allora non av-vengono le azioni di inter-vento per prevenire questi di-sastri?«Al di là delle sottovalutazioniche emergono sempre a dannoavvenuto, il problema è anzi-tutto culturale. Basti pensareal fatto che le nuove tecnologie3D vengono accolte con rilut-tanza da molte amministra-zioni locali. Come ho giàdetto, questo perché il perso-nale è formato da ingegneri etecnici non più giovanissimi,dunque abituati a lavorare sul2D. Detta in parole povere,mancano spesso persone edu-cate all’utilizzo dei nostri dati».

Un bel paradosso.

«All’estero, specie nei paesi invia di sviluppo, questo nonaccade. Con Helica abbiamogirato il pianeta. Per esempio,in Brasile, dove le strutturepiù avanzate sono piene digiovani professionisti, vi è si-curamente una propensione evolontà più marcata allo stu-dio dei dati generati dallenuove tecnologie. C’è inoltreuna grande confidence versol’uso di nuovi software».

Parlando dell’andamentoimprenditoriale di Helica,quale bilancio trae dal 2010?«Certamente positivo; siamoin crescita. Ma le novità piùinteressanti si svilupperannonei prossimi anni».

A cosa si riferisce?«Intanto, dal momento che siricomincia a parlare di nu-cleare, stiamo valutando un

grosso progetto di rilevamentodel livello di radiazione natu-rale all’estero. Nell’eventualitàdi una fuga di radiazioni daipotetiche centrali nucleari, po-tremo fare un confronto percapire di quanto il livello ra-dioattivo si è alzato. A dire ilvero non sappiamo ancoramolto del caso Chernobyl.Quanto cesio è presente ancorasul territorio in Italia? Ora lopossiamo scoprire».

Dunque sempre più inve-stimenti anche sulla ricerca?«Su ricerca e sviluppo inve-stiamo circa il 20% del nostrofatturato. Inoltre collaboriamocon atenei locali, come l’Isti-tuto Geofisico di Trieste el’Università di Udine. Ma an-che con realtà internazionali,dal Brasile all’Australia, finoagli Usa e Israele ed India».

❝Lavoriamo per laProtezione Civile del Friulie il Ministero dell’Ambiente,attraverso la mappaturadettagliata del territoriofriulano e di aree a rischiodel territorio nazionale

190 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

Da “Roma cittàaperta” a “Mira-colo a Milano”,passando per

“Ossessione” e per tutti i cele-bri titoli che hanno reso il ci-nema italiano riconosciuto intutto il mondo. Calato il sipa-rio del Ventennio, le pellicoledell'immediato Dopoguerrainiziano a raccontare in biancoe nero l'altra Italia. Ed è grossomodo a quest'altezza tempo-rale che anche l'architetturascopre la sua visione neoreali-stica: è la prima reazione al“piccone demolitore” del fasci-smo, quindi una sorta di ma-nifesto implicito a favore dellanecessità di recuperare le formee i valori della tradizione. Ma l'effetto non passa su tuttoil territorio nazionale. Rimane

di nicchia. Ovunqueci sono al-

tre ur-

genze: bisogna ricucire le feritedella guerra e risanare l'econo-mia. Di lì a qualche anno,quando il salto qualitativo sem-brerebbe possibile, inizia a sa-lire la febbre del benessere. Ilvolto urbanistico si trasformadi conseguenza e, in alcuni casi,irrimediabilmente. Oltre aiweekend fuori porta e alla cul-tura giovanilistica del diverti-mento a tutti i costi, per la fa-miglia media nasce una nuovatipologia dell'abitare: «modu-lare, quindi seriale, veloce darealizzare e sganciata dal tes-suto sociale». Il cemento va così a nascon-dere il passato agricolo e “ar-caico” delle vecchie abitazioni,che risultano quasi imbaraz-zanti se paragonate al futuroscalpitante e industriale delPaese. Tutto viene fatto brillaredi una nuova ottica. «Èl'edilizia dell'oblio:

ci si vuole scollare di dosso glianni di sacrifici. Molte strategiedi costruzione, assieme a tantimateriali e scelte d'arredo, ven-gono banditi. Alcuni esempi?Pensiamo agli intonaci che ri-coprono le pareti con le pietree sassi, oppure alla scomparsadei vecchi scuretti in legno chevengono soppiantati dalle tap-parelle in pvc: pratiche e colo-rate». O almeno così si pen-sava. L'architetto Riccardo Del Pupha vissuto le trasformazioni dalcomune friulano di Corde-nons. Qui, oltre ad avere unostudio di architettura a trecen-tosessanta gradi, che va dallerealizzazioni ex novo alla ri-qualificazione, ha ricoperto perdieci anni l'incarico di sindaco,prendendo parte attiva nel pro-cesso di riqualificazione che ha

investito la sua cittadina.Con lui viene

L'architettura della memoriaCon la pratica del recupero architettonico le province d'Italia si risvegliano

dagli anni bui dell'edilizia: dai moduli in cemento si torna alle facciate in pietra

e ai dettagli del legno. A colloquio con Riccardo Del Pup

Paola Maruzzi

Esempi di

riqualificazione

urbanistica progettati

dall’architetto

Riccardo Del Pup

(nella pagina a fianco)

[email protected]

RECUPERO ARCHITETTONICO

quindi naturale soffermarsi eritornare su alcuni nodi cri-tici del Paese, «cioè sulle spe-culazioni edilizie, sulle irre-golarità, sullo stravolgimentodegli equilibri storici dei pic-coli e grandi centri urbani»per sperare nei migliora-menti. Infatti, nonostante leritrosie, pian piano prendepiede a livello nazionale unacultura diversa. «Grossomodo possiamo dire che dalla

metà degli anni Ottanta ven-gono stabiliti i primi Pianiregolatori – continua DelPup – Questi, attraverso mi-sure particolareggiate, mira-vano a tutelare la ricchezza ela varietà architettonica deicentri storici. In questa primafase il pensiero urbanisticopassa attraverso l'esproprio.Solo più tardi, negli anni No-vanta, si raggiunge un com-promesso e i Piani attuativiagiscono secondo logiche di-verse: si mantiene la pro-prietà privata ma viene vin-colata in base a canoni diristrutturazione. Ecco dun-que l'imprinting della riqua-lificazione. L'obiettivo èquindi sensibilizzare il recu-pero, agendo su tre livelli: sulproprietario, sul progettistae sul costruttore. L'idea è tor-nare alle radici, rivisitare ilpassato senza tralasciare ilcomfort. Serve appunto unacultura architettonica forte,perché nei cantieri molte cose

Riccardo Del Pup

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 191

sono lasciate all'improvvisa-zione». Ma in una città comeCordenons cosa significa pra-ticare il restyling architetto-nico che fa attenzione ai det-tagli? «Innanzitutto vuol diretornare ai sassi, quindi “sve-stire” le facciate di quelle so-vrastrutture posticce, i rive-stimenti esterni, che non leappartengono e che avevanooscurato i paramenti origi-nari. Oggi non c'è più biso-gno di ostentare il benessere.Le pietre a vista sono un ri-chiamo importante per la no-stra identità territoriale. Die-tro ai materiali c'è poi tutta lasapienza nelle tecniche di la-vorazione e delle norme co-struttive da rispettare». Dopo aver firmato una serie diimportanti progetti di recu-pero, Riccardo Del Pup fa no-tare che si tratta di «un'inver-sione di tendenza chesopravvive da dieci anni e chesta dando degli ottimi risultati.Riappropriarsi del “vecchio” haportato anche a una sorta diricomposizione sociologica. Atornare in voga, naturalmenterivisitato secondo canoni con-temporanei, è il nucleo abita-tivo della casa natale».

❞❝Con la riqualificazione

di vecchi edifici tornain voga il nucleo abitativo

della casa natale

196 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

Eccentricità. Tantoeclettica quantounica. Tinte shockabbinate a tessuti e

stili raffinatamente nuovi. Perun’autentica innovazione delpiù tradizionale degli oggettid’arredo. La sedia. «L’inputprogettuale risiede in una co-stante ricerca estetica, spessoall’insegna della stranezza,dell’eclettismo. Il risultatosconvolge sempre il mondodel gusto e lo eleva verso oriz-zonti eccentrici e bizzarri chealla fine si tramutano in ten-denza». Conosce bene ilmondo del design e dellamoda Alex Modonutti, sacosa vuol dire arredare un am-biente con classe ed eleganza equando il suo estro creativodilaga in stili tendenzialmente

stravaganti, riconosce quel-l’essenza della tradizione incui l’azienda di famiglia,Chairs Modonutti, affonda leproprie radici. Dai primi attori dell’industriaitaliana, è riconosciuta comerealtà d’eccellenza. L’aziendafondata da Giordano Modo-nutti nel 1967, oggi direttadalla nuova generazione di cuiAlex è rappresentante e pro-duct manager, raccoglie sottol’etichetta “sedia friulana” unaforza innovativa che spiazzala concorrenza a colpi di de-sign e inedita creatività. Alla Chairs Modonutti gli altie bassi del mercato odiernonon incutono alcun timore.E i numeri parlano da soli. «Ilpersonale interno all’aziendaconta 40 dipendenti ma ri-

Dalla classicitàalla stravaganza Dal modello Luigi XV alla linea Marilyn.

La Chairs Modonutti non pone alcun

freno alla creatività imprimibile

sul più tradizionale degli oggetti

d’arredo: la sedia. E ingrana la marcia

verso nuove mete del mercato

internazionale. Il resoconto

del product manager Alex Modonutti

Adriana Zuccaro

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Alex Modonutti

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 197

chiediamo costantemente lacollaborazione di una serie dialtre imprese in cui lavoranocirca 80 addetti – spiega AlexModonutti –. Le nostre col-lezioni non sono natural-mente rivolte al solo mercatoitaliano perché la rotta versol’internazionalizzazione è giàin marcia». Un terzo del mercato cui laChairs Modonutti rivolge lapropria produzione è statu-nitense. Ma cresce la do-manda in Russia, Francia,Germania, Paesi scandinaviDanimarca inclusa. Più re-cente è invece l’ingresso delbrand friulano in Gran Bre-tagna dove «a Londra ci èstato affidato l’allestimentodi una serie di grandi eventicon il nostro arredo “made

in Friuli” – racconta il gio-vane imprenditore –, dai ri-cevimenti istituzionali di altolivello alle sfilate delle grandifirme dell’alta moda». Tra i 500 modelli delle sedieModonutti, realizzate al 95per cento con legno di fag-gio, una versione dorata hafatto accomodare anche gliospiti della Casa Bianca du-rante l’amministrazione Clin-ton. Le chairs Modonuttihanno fatto sedere i grandidella terra al vertice G8 a SanPietroburgo. Personalità dellamoda e dello spettacolo comeVivian Westwood hannopreso posto in sedie firmateModonutti.In Italia, oltre le commesseper il Grand Hotel Villad’Este a Cernobbio o per il

Four Season della Sheraton diMilano, i migliori capitanidell’industria italiana comeGianni Agnelli o Marco Tron-chetti Provera hanno condi-viso un incontro seduti in se-die create dall’azienda diCividale.Fra i modelli che hanno datoespressione alla creatività diAlex Modonutti «la sedia Ma-rilyn, con un imprimitur instile Warhol, ha lo schienalein pelle ed è dipinta a mano edè stata creata anche in jeans,tessuto emblema della moder-nità». Di fatto però, la crea-zione più importante ChairsModonutti rimane sempre lasedia Luigi XV Medaglione, aconfermare che l’innovazioneautentica non può che nasceredal tradizionale.

In queste pagine alcuni

modelli delle sedie

prodotte dalla Chairs

Modonutti di Cividale

www.chairsmodonutti.it

❝Tra i 500 modellidelle sedie Modonutti,una versione dorataha fatto accomodareanche gli ospitidella Casa Bianca durantel’amministrazione Clinton

218 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

IMPRENDITORI DELL’ANNO

I vertici di A&T 2000 SpA fanno il punto sul nuovo impianto di compostaggio

“a biocelle” per il recupero dei rifiuti organici a Codroipo, con produzione

di energia elettrica, e su altri progetti innovativi

Paolo Lucchi

Sono in corso i lavoriper la realizzazionedell’impianto dicompostaggio a bio-

celle per recuperare i rifiuti or-ganici dalle raccolte differen-ziate con produzione dienergia elettrica da fonte rin-novabile a Pannellia di Co-droipo (Ud). Il progetto saràrealizzato dalla società A&T2000 e si svilupperà su un’areadi 23mila metri quadrati. Lastruttura permetterà di sfrut-tare le migliori tecnologie di-sponibili (BAT), di contenereulteriormente i costi di ge-

stione dei rifiuti trattati e di ri-durre l’impatto ambientale deltrattamento. Grazie a una po-tenzialità annua di 25milatonnellate, oltre alla frazioneorganica raccolta nei 29 Co-muni che costituiscono il ba-cino di A&T2000, l’impiantopotrà trattare rifiuti biodegra-dabili provenienti da altre re-altà della provincia di Udine.Secondo Gianpaolo Stefa-nutti, presidente di A&T2000, è significativo il fattoche l’impianto «non sarà rea-lizzato con denaro pubblico,proveniente quindi dalle tasse,

ma con finanziamento pri-vato, e sarà pagato in terminipredefiniti sia con il servizioreso ai Comuni soci di A&T2000, sia con le tariffe di con-ferimento di altri utenti pub-blici e privati». Il termine deilavori di costruzione è previstoentro la primavera del 2012,con entrata in esercizio nel-l’estate; dopo il periodo inconcessione, l’impianto di-venterà di proprietà dellaA&T 2000. «Il secondoaspetto qualificante è l’elevatocontenuto tecnico in materiadi tutela ambientale di questoimpianto che, unito alla qua-lità del compost derivantedalla bioconversione dei rifiutiorganici e all’economicitàdella gestione, lo renderà com-petitivo nell’attuale scenarioprovinciale» specifica Stefa-nutti. L’impianto, che prevedeun investimento pari a 13 mi-lioni di euro, si basa sulla tec-nologia a “Biocelle”, già uti-lizzata ampiamente nel NordEuropa, a cominciare daOlanda e Germania. Le primefasi del trattamento, la biode-

Sotto, un render

del progetto

per il nuovo impianto

di compostaggio

presso Pannellia

di Codroipo (Ud)

www.aet2000.it

L’innovazionea favore dell’ambiente

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 219

A&T2000

guriamo che questo di Pannel-lia diventi un punto di forzadel sistema impiantistico dellaProvincia di Udine, che per-metterà di ridurre l’impattoambientale con il conteni-mento dei costi a carico del-l’utenza» aggiunge Stefanutti.Questo impianto, infatti, per-mette di ridurre l’attuale ca-none di trattamento della fra-zione organica dei rifiuti urbanidi circa il 30%.Stefanutti cita anche altri pro-getti della società nell’ambitodella raccolta dei rifiuti. «Oltread aver introdotto efficace-mente la raccolta differenziataspinta, A&T 2000 svolge il ser-vizio di raccolta dei rifiuti innumerose sagre paesane e ma-nifestazioni che si svolgono neiComuni soci.» Durante l’estateappena trascorsa le manifesta-zioni interessate sono state oltre100. Un evento su tutti, quelloper i 50 anni delle Frecce tri-

colori presso l’Aerobase di Ri-volto, con oltre 300mila per-sone presenti, ha permesso disperimentare con successo unsistema di raccolta innovativoper manifestazioni di questotipo. Infatti, anziché collocarei contenitori adibiti alla rac-colta differenziata e lasciarel’iniziativa del conferimentoagli ospiti, sono state allestitedelle isole ecologiche per laraccolta differenziata, posizio-nate in prossimità dei puntidi ristoro, opportunamente se-gnalate in più lingue e, so-prattutto, presidiate da opera-tori che hanno fornito agliospiti l’assistenza necessariaper separare e conferire cor-rettamente i rifiuti. «La per-centuale di raccolta differen-ziata raggiunta è stata del67%, un risultato eccezionalese si considera l’elevato nu-mero di presenze e, quindi, lacomplessità della gestione».

gradazione anaerobica e la bios-sidazione aerobica infatti, av-verranno in ambienti confinati,le biocelle appunto, che evite-ranno l’emissione di odori nel-l’ambiente circostante. Nellaprima fase “anaerobica contrattamento a secco”, dalla fra-zione organica trattata sarà ri-cavato del biogas, che verrà suc-cessivamente utilizzato per laproduzione di energia elettricatramite motori ed alternatori.Durante la seconda fase “aero-bica” verrà ricavato compost diqualità da immettere successi-vamente sul mercato. «Ci au-

❝L’elevato contenutotecnico e l’economicitàdella gestione di questoimpianto lo renderannocompetitivo nell’attualescenario provinciale

A&T 2000 ha introdotto nel territorio gestito la raccoltadifferenziata spinta attraverso due metodologie. In pianuravige il “porta a porta integrale”, ovvero la raccoltadomiciliare, secondo un calendario prestabilito, di carta,imballaggi in plastica e lattine, vetro, organico umido e seccoresiduo. Nelle zone montane, invece, questi rifiuti vengonoraccolti tramite contenitori stradali dotati di chiave o appositeaperture che permettono il controllo dei conferimenti. I duesistemi adottati assicurano non solo di ottenere, in tutti iComuni interessati, percentuali di raccolta differenziata chevanno ben oltre il 65% (minimo richiesto dalla normativaentro il 2012), con punte vicine all’80%, ma anche un’elevataqualità e purezza dei materiali da avviare a recupero,attraverso le verifiche effettuate su ciascun conferimento. Ciòconsente di ricavare maggiori vantaggi economici dal lororiciclo attraverso i consorzi di filiera e, quindi, di contenerel’aumento dei costi a tutto vantaggio dei cittadini fruitori.

La raccolta che funziona

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Si orientano sul recupero ambientale

gli obiettivi futuri della Geo Nova, società

specializzata nel trattamento

e smaltimento dei rifiuti. Fornendo

al territorio soluzioni sempre più

innovative. A illustrarle è il suo

amministratore delegato, Luca Coin

Carlo Sergi

Operatore specializ-zato nel tratta-mento, recuperoe smaltimento di

rifiuti solidi urbani, industriali,pericolosi e non pericolosi, lasocietà Geo Nova, già presentecon realtà operative nella pro-vincia di Pordenone, illustra isuoi piani di sviluppo. «La no-stra società è nata circa 20 annifa, grazie all’idea di alcuni im-prenditori che, nella provinciadi Treviso, si sono consorziati –spiega il dottor Luca Coin, Am-ministratore delegato di GeoNova Spa -. Questi attori ave-vano come obiettivo quello dioffrire, tra i primi in Italia, so-luzioni di smaltimento sicuro econtrollato dei rifiuti indu-striali, nel rispetto dell’am-biente e della salute dei citta-dini». In breve tempo, GeoNova è diventata leader in Ita-lia nel settore dello smalti-

mento dei rifiuti, distinguen-dosi sempre per la sua traspa-renza e apertura alle autorità eagli organi di controllo. «Dal 2001 abbiamo dato vita auna struttura di sviluppo rivoltaa nuove iniziative – prosegueCoin -, destinando importantirisorse umane ed economiche,consapevoli che la diversifica-zione, sia territoriale che setto-riale, diventava imprescindibileper un’azienda che volesse con-servare un ruolo leader, appli-cando le migliori tecnologie di-sponibili. Così, oltre arinnovare, migliorare, ottimiz-zare gli originali impianti dismaltimento, si sono sviluppatiimpianti di selezione e recuperodi materia, di produzione ener-getica da biogas e fotovoltaico,di produzione di combustibileda rifiuti, stoccaggio e miscela-zione di rifiuti pericolosi, sia inItalia che in altri paesi europei».

Nelle immagini, alcune aree su cui la società Geo Nova di Treviso

ha effettuato alcuni suoi interventi www.geonova.it

Soluzioni che rispettano l’ambiente

220 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

Luca Coin

certificazioni sottoposto al con-trollo di appositi organi esterni– ci tiene a sottolineare LucaCoin -. A tal proposito, ab-biamo ottenuto, nel 2000, lacertificazione Iso 9001, che ve-rifica e garantisce la qualità deiservizi offerti. Nel 2001, poi,abbiamo ottenuto la Iso 14001,in continua estensione a tutte lenuove realtà operative, ade-guata a tenere sotto controllogli impatti ambientali delle pro-prie attività e al costante mi-glioramento».Anche il tema della sicurezza ècentrale. Su questo, Coin af-ferma che «lo standard dellanostra società prevede che tuttigli impianti siano costante-mente sorvegliati, attraversol’intervento di personale spe-cializzato di aziende esterne ol’uso di impianti di videosor-veglianza durante le ore not-turne o di chiusura. Sono at-

tive procedure standardizzateper gli interventi del personalereperibile in caso di intrusione,guasto, emergenza». Particolare attenzione vieneposta, infine, verso il recuperoambientale delle aree adibiteallo smaltimento dei rifiutiche, una volta esaurite, ven-gono gestite per un periodominimo di trent’anni e, conte-stualmente, ripristinate a verdenel massimo rispetto delle spe-cie autoctone e dell’impattopaesaggistico.

Attualmente Geo Nova è pre-sente con impianti di tratta-mento e smaltimento rifiutianche in Polonia e RepubblicaCeca. Molti altri progetti sono allostudio, nel settore del tratta-mento rifiuti e recupero ener-getico, con l’obiettivo di co-gliere una molteplicità dirisultati. «Dobbiamo ambire asoddisfare esigenze di tratta-mento e recupero che non tro-vano, allo stato attuale, rispostaa livello locale – spiega l’Am-ministratore delegato -. Inten-diamo produrre energia dafonti rinnovabili, applicare lemigliori tecnologie disponibili egarantire interventi profittevolie sostenibili socialmente e perl’ambiente». Obiettivi ambi-ziosi, che Geo Nova perseguiràcon una filosofia sempre rivoltaalla qualità e alla sicurezza. «Ab-biamo attivato un sistema di

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 221

Intervenire a favore dell’ambiente

e delle industrie che devono

sfruttarne le risorse. Così la

Geosyntech, monitorando e

valutando gli impatti sostenibili,

scioglie i vincoli burocratici

e dà il via libera alle imprese

Paola Maruzzi

Monitorare l’ambienterende l’impresa più efficiente

Doppiamente im-pegnata su duefronti comple-mentari, la geo-

tecnica e l'ingegneria ambien-tale, la Geosyntech ha comebase logistica Triste, ma è ope-rativa su tutto il territorio na-zionale e non solo. «Abbiamoportato la nostra professiona-lità, certificata con sistemi qua-

lità Iso 9001, dal Sudamericaall'Africa, dalla Cina al Medio-riente» spiega Carlo AlbertoMasoli. Ogni “missione” ha lasua specificità. È unica e irri-petibile perché il sottosuolo e lesue fragilità non sono uni-formi. Pensiamo al complessoquadro di dissesti idrogeologiciche caratterizza l’Italia. A partele concause naturali è fonda-mentale tenere monitorati al-cuni siti a rischio. «Per questo èimportante censire, fare rilievi ecatalogare tutti i fenomeni fra-nosi. Su incarico dell'ammini-strazione regionale, abbiamoportato a termine questo studioper il Friuli Venezia Giulia,identificando le misure di in-tervento». Racchiudere per sommi capi ilraggio d'azione di un'impresache lavora in modo trasversaleper l'ambiente, non è cosa sem-plice. Meglio procedere per

“progetti”, scendendo nelle pie-ghe di un caso specifico. CarloAlberto Masoli ripercorre cosìl'impegno della Geosyntechsulle attività di bonifica del-l'area triestina ricompresa neldecreto del 2003 nei “siti in-quinati di interesse nazionale”.Un racconto che compone unquadro più ampio e che di-venta un modo per guardareallo specchio le politiche am-bientali e industriali dell'Italia.«Nel nostro Paese sono 54 i sitiinquinati. In base al decretoministeriale si stabilisce unpiano di intervento con dellespecifiche attività di caratteriz-zazione. Vale a dire che degliesperti devono portare a ter-mine precise indagini e verifi-che per definire il grado di con-taminazione. Nel caso diTrieste, si tratta di una superfi-cie di circa 500 ettari a terra e1.200 ettari di mare. La zona in

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Il geologo

Carlo Alberto Masoli

della Geosyntech

www.geosyntech.it

222 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 223

tech sta lavorando nel settoredell'oil & gas. «Questo a ri-prova del fatto che siamo spe-cializzati anche nel vasto am-bito degli studi sull'impattoambientale: vale a dire che,dati alla mano, vengono iden-tificate tutte le ripercussioniche un determinato progettopuò avere nei territori in cui siinterviene. E, naturalmente,rientrano in questa macro ca-tegoria anche le attività diestrazione o di sfruttamentodi risorse naturali. Sotto que-sto aspetto l'Italia è già stataabbondantemente studiata.Cosa ben diversa sono alcunezone dell'Africa, in cui siamoappunto impegnati per valu-tare il miglior tipo di sfrutta-mento delle risorse locali, nelrispetto per l’ambiente».

questione interessa l’ambito in-dustriale e portuale cittadino,coinvolgendo 350 aziende. Aoggi il vincolo ambientale, isti-tuito dal Ministero dell'Am-biente nel 2003, ha di fatto ral-lentato lo sviluppo economicoe l’insediamento di nuove re-altà produttive nel tessuto trie-stino». In effetti è scontato de-durre che, stando a questitermini, risulta difficile che unimprenditore decida di inve-stire. Per Carlo Albeto Masoliè quindi indispensabile scio-gliere le fila, fare chiarezza e,magari, auspicare a una colla-borazione tra realtà pubbliche eprivate. L’intervento della Geo-syntech non è casuale. Diretta-mente coinvolta dal caso diTrieste, nell'ambito dell’inge-gneria ambientale ha redatto, e

concluso positivamente, nu-merosi piani di caratterizza-zione ambientale e progetti dibonifica. Tra questi il progettodella Piattaforma Logistica delPorto di Trieste, commissio-nato dall’Autorità Portuale diTrieste, opera compresa nellaLegge Obiettivo e identificatacome prioritaria dal Ministerodelle Infrastrutture e approvatadal Cipe e dal Ministero del-l’Ambiente. È solo un esempiocirca la possibilità di realizzareopere importanti anche in pre-senza di vincoli ambientali.Allargando le prospettive al dilà dei confini nazionali, si ar-riva addirittura nella Repub-blica del Congo. Qui, per unacommittenza che Carlo Al-berto Masoli preferisce far ri-manere anonima, la Geosyn-

❞❝Ogni “missione” ha la sua specificità.È unica e irripetibile perché il sottosuoloe le sue fragilità non sono uniformi

Carlo Alberto Masoli

IMPRENDITORI DELL’ANNO

224 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

Aprirsi ai mercati esteri e investire sul settore ambiente.

Ecco il cocktail vincente della Perteco.

Ne abbiamo parlato con Simone Nazzi

Belinda Pagano

Internazionalizzazione si-gnifica «esportare cono-scenza e prodotti realiz-zati in Italia». Ecco come,

con semplice ma precisa pun-tualizzazione, Simone Nazzi so-cio di Claudio Tomba, co-am-ministratore e responsabiletecnico-commerciale della Per-teco, spiega il significato di unodei punti forza dell’azienda. Permeglio comprendere le dinami-che che portano all’apertura

verso mercati esteri, gli abbiamorivolto alcune domande.

In che specifico campoopera l’azienda?«La Perteco è nata nell’ottobre2006 come partner della Pert,azienda madre e capogruppo diun insieme di tre specifiche re-altà: Perteco, TB investments eGaia group. La nostra aziendasi occupa del settore ambien-tale. Partendo dall’esperienzapregressa della Pert nel campodell’ingegneria industriale, cioccupiamo della sfera ecologicae impiantistica ambientale. Pro-gettazione e fornitura di im-pianti per il trattamento delleacque reflue civili e industriali,sistemi di potabilizzazione com-patti e tutto quello che riguardala depolverazione dei fumi in-dustriali passando, infine, attra-verso lo studio e la valutazionedell’impatto acustico».

I vostri mercati di riferi-mento attuali sono NordAfrica e Medio Oriente. Acosa è dovuta questa partico-lare scelta?«In queste zone si ha una note-vole possibilità di sviluppo e

anche una richiesta importanteda parte del mercato locale.Grazie ai vari impianti realiz-zati dalla Pert, siamo conosciutinel nostro settore come aziendaitaliana che progetta e fornisceequipaggiamenti di alta qualità.Recentemente ci siamo occu-pati della fornitura dell’inge-gneria esecutiva di un progettodi trattamento e recupero del-l’acqua di drenaggio in ungrosso complesso siderurgico inEgitto. Dapprima abbiamoanalizzato il problema posto dalcommittente e, successiva-mente, ne abbiamo verificato lafattibilità tecnica. Il risultato intermini di recupero effettuato èeccellente perché prevede unoscarico zero, con riutilizzo perpiù del 90 per cento dell’acquatrattata. Il 10 per cento rima-nente viene utilizzato per raf-freddare la scoria prodotta nellostesso complesso. Quello side-rurgico, comunque, è il settoresu cui abbiamo puntato inizial-

In basso

Simone Nazzi, socio

e responsabile

tecnico-commerciale

della Perteco

www.perteco.com

Verso un’impiantistica sempre più ecologica

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 225

Simone Nazzi

gneri e periti che si occupano diinnovazioni nella fase di pro-gettazione».

Eppure si parla spesso difuga dei cervelli. Lei cosa nepensa?«Ritengo sia molto importanteinvestire su nuove figure pro-fessionali e sui giovani. L’etàmedia aziendale, infatti, è moltobassa. Far crescere i giovani si-gnifica anche dar loro la possi-bilità di esprimere il talento dicui sono dotati. Senza dimenti-care che il ricambio generazio-nale dei nostri clienti porta adover dialogare con interlocu-tori sempre più giovani e attrattidalle migliori tecnologie dispo-nibili sul mercato».

mente e che stiamo consoli-dando con una ampia gammadi servizi che vanno dalla con-sulenza alla fornitura degli im-pianti o parti di essi».

E per quanto riguarda ilmercato italiano?«Stiamo consolidando la nostrapresenza sul mercato nazionalee in particolare su quello loca-lizzato nella nostra regione. Cisiamo occupati, per esempio,della fornitura “chiavi in mano”di un impianto di trattamentoacque di prima pioggia pressouna grande azienda italiana nelsettore della cantieristica, pre-sente in Friuli Venezia Giulia.La nostra forza consiste nelfatto che i fornitori, dalle offi-cine di carpenteria ai vari ri-venditori, sono localizzati intutta Italia e in particolare nelNord, e nel Nord Est. Questosignifica coinvolgere le aziendelocali nelle forniture ed espor-tare un prodotto di qualità ri-conosciuto in tutto il mondo

come tale. La vicinanza dei for-nitori ci permette di essere pre-senti ogni qualvolta è necessarioverificare la conformità tecnicadi quanto progettato presso inostri uffici e instaurare dellecollaborazioni costruttive congli stessi fornitori. Questo è unvalore aggiunto non indiffe-rente».

Quanto è importante inve-stire sull’innovazione?«Sostenere attività di ricerca esviluppo è di particolare im-portanza nel nostro settore,principalmente per quanto ri-guarda il trattamento delle ac-que reflue e gli impianti per lapotabilizzazione per Paesi in viadi sviluppo o aree geografichecon scarse risorse idriche. Ab-biamo ad esempio ingegnerichimici che cercano di otteneredei prodotti studiati ad hoc perqueste realtà. Ovviamente nonci si ferma solo a queste figureprofessionali. All’interno del-l’azienda sono presenti inge-

❝Sostenere attivitàdi ricerca e sviluppoè di particolareimportanza nel nostrosettore, principalmenteper quanto riguardail trattamento delleacque reflue

ENERGIA SOLARE

Energia solare, impianti fotovoltaici,

riduzione dell’impatto ambientale.

Questi i capisaldi dell’azienda

friulana Thermics, specializzata

nella produzione di impianti solari

termici e fotovoltaici

e di componenti in alluminio

per lo scambio termico

Valeria De Meo

Oggi si sente sem-pre più spessoparlare di greeneconomy, e del-

l’analisi dei danni ambientaliche possono essere causatidall’estrazione delle materieprime e da tutto l’iter che ri-guarda il loro trasporto e laloro trasformazione, inclusal’eliminazione. Da qui l’in-troduzione di misure tecno-logiche e legislative per ri-durre l’inquinamento afavore dell’ecosostenibilità,sfruttando fonti alternativeper la produzione di energia.«L’Italia è pronta a coglierela sfida delle rinnovabili, resa

ancora più netta dal Contoenergia per il triennio 2011-2013 (il programma di in-centivazione della produ-zione di elettricità da fontesolare mediante impianti fo-tovoltaici) e le linee guidanazionali che lo accompa-gnano. Senza dimenticare lacontinua crescita della do-manda interna di energia ingenerale». A sostenerlo èGiovanni Drigo, ammini-stratore delegato della Ther-mics a Varmo, azienda cheprogetta e produce scambia-tori di calore in alluminio,collettori e sistemi che sfrut-tano l’energia solare, pulita einesauribile, ma soprattuttoa costo zero.«Le rinnovabili da sole nonbastano. Non rappresentanola soluzione ai problemienergetici se l’Italia non sidota nel tempo di un equili-brato piano di mix energe-tico che, a mio avviso, do-vrebbe comprendere ilnucleare, il fossile e il solarenelle giuste proporzioni.Questo è accaduto, peresempio, in alcuni paesi eu-ropei, dove si stanno riscon-trando segnali positivi. L’Ita-lia, invece, – continua – puravendo scoperto una voca-zione sostenibile, deve asso-lutamente potenziare i suoistrumenti. Insomma, deveper forza di cose far crescere

In basso, un robot di laser saldatura Metalinox. Nella pagina a fianco, impianti

di pannelli solari termici realizzati dalla Thermics www.thermics.it

Avanguardia sostenibile

226 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

Giovanni Drigo

dell’energia solare sarà unsettore sempre più compe-titivo. Grazie alla continuaricerca, allo studio delle tec-nologie, a nuovi campi diapplicazione si assisterà auna rivoluzione e sarà ne-cessario che le aziende coin-volte nella green economysiano pronte ad affrontare ilmercato. La Thermics vanta un buonpunto di partenza per soste-nere la concorrenza.«La nostra azienda – l’am-ministratore delegato dellaThermics di Varmo – si di-stingue per la vasta gammadi impianti, di soluzioni in-novative anche in termini didesign e per una produzioneorgogliosamente made inItaly, per quanto riguarda ilsolare termico. Per il foto-voltaico – precisa - abbiamoin essere una collaborazionecon un partner tedesco euno asiatico, garantendocosì ai committenti un ele-vato standard di servizio intermini di puntualità nelle

consegne e dell’assistenzapost vendita». A quanto pare ci sono tuttele premesse per «guardare alfuturo in maniera positiva. Imercati in generale, se purlentamente, stanno recupe-rando dinamicità e questo ègià un buon segnale. Pun-tiamo molto sul nuovoanno: per il 2011 vogliamoincrementare il più possibileil volume di affari, anche at-traverso nuove collabora-zioni in paesi extraeuropei.Nuovi prodotti vengono co-stantemente studiati e testatial fine di raggiungere mi-gliori prestazioni, ecososte-nibilità, maggior durata de-gli stessi con il minorimpatto ambientale».

l’industria del solare per por-tare il comparto delle rinno-vabili ai livelli imposti dal-l’Unione europea». La Thermics, attraverso lasperimentazione e le colla-borazioni con gli enti di ri-cerca, riesce a essere sempreall’avanguardia in un settoredestinato a espandersi. Inche modo? «I nostri tecnici –chiarisce Giovanni Drigo –partecipano a convegni, fieree vari corsi. Costituisconoun grande aiuto per il no-stro lavoro anche le pubbli-cazioni e le riviste tecnichedel settore di riferimento.Inoltre, con l’aiuto del di-partimento di Energetica eMacchine dell’università diUdine abbiamo intenzione,a breve, di avviare un pro-gramma di ricerca per evol-vere alcuni dei nostri pro-dotti di punta avendoindividuato negli stessi inte-ressanti potenzialità di mi-glioramento sia in termini diefficienza che di costi». Nei prossimi anni quello

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 227

❝Bisogna potenziarel’industria del solare perportare il comparto dellerinnovabili ai livelli impostidall’Unione europea

CONTRAFFAZIONE

242 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

L’attività di contrasto della Guardiadi Finanza alla commercializza-zione di prodotti con marchi con-traffatti, nel Friuli Venezia Giulia

come nel resto d’Italia, «è finalizzata non soloa garantire la tutela dei consumatori e dellasalute pubblica, ma anche a scardinare tuttele pericolose forme di concorrenza sleale al-l’economia sana del Paese, che invece operanel rispetto della legalità e della sicurezza», ri-leva il comandante regionale della Guardia diFinanza, Gianluigi Miglioli. «L’industria delmercato del falso costituisce, infatti, un fe-nomeno d’aggressione criminale al sistemaeconomico legale e fruttano ogni anno alleorganizzazioni malavitose che lo gestisconoingenti volumi d’affari, provocando ancheforti danni allo Stato a causa dei rilevantimancati introiti fiscali». Il rischio nel quales’incorre, anche solo nell’acquistare tali pro-dotti non originali, è «una possibile denunciaall’autorità giudiziaria per ricettazione o perincauto acquisto, nonché l’applicazione diuna sanzione amministrativa, che può arri-vare sino a 7mila euro nel caso di clienti pri-vati e sino a 1 milione di euro per glioperatori commerciali o gli importatori»,spiega il comandante. I settori più colpiti dalla contraffazione sonoquelli relativi all’abbigliamento, alle calza-ture, ai giocattoli e all’elettronica. «Il contra-sto alla contraffazione, alla pirateria e allavendita di prodotti insicuri è tra le prioritàoperative del Corpo, anche perchè l’industriadel falso è strettamente connessa alle orga-nizzazioni criminali che gestiscono le reti del-l’immigrazione clandestina e dello

La minaccia corre sul webe lungo le frontiere

Combattere la contraffazione, monitorando anche il

web. Lo sottolinea il comandante regionale delle

Fiamme Gialle, Gianluigi Miglioli, che illustra le

iniziative messe in atto per contrastare il fenomeno

Nike Giurlani

sfruttamento del lavoro nero e irregolare, in-quinando il mercato e sottraendo alla collet-tività importanti risorse tramite l’evasionefiscale, contributiva e il riciclaggio dei capi-tali illeciti». L’attività investigativa ha, però,permesso di fare luce sulle nuove modalitàd’organizzazione dei traffici, «maggiore va-rietà nei prodotti contraffatti e insicuri e unasempre maggiore diversificazione delle mo-dalità d’elusione del disposi-tivo di controllo attuate daifalsari, quali ad esempiol’utilizzo di false identità, lacreazione d’imprese di “fac-ciata”, la delocalizzazione al-l’estero degli stabilimenti diproduzione e, soprattutto,l’impiego sempre più massic-cio della rete internet». Ilweb, infatti, è divenuto lanuova frontiera della con-traffazione, utilizzato per lagestione dei traffici illeciti,per la commercializzazioneon line dei prodotti contraf-fatti e insicuri e per l’abusivadistribuzione su piattaformetelematiche, spesso create ad

Gianluigi Miglioli

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 243

hoc, di supporti e prodotti multimediali pro-tetti dal diritto d’autore. «Le risposte opera-tive – chiarisce Miglioli – si sono tradottenella predisposizione di un dispositivo dicontrasto più dinamico e multidisciplinare,che coniuga il tradizionale approccio deri-vante dalle attività di controllo economicodel territorio al sistematico sviluppo delle in-dagini in chiave finanziaria e con proiezioniinternazionali». Il servizio è quindi finaliz-zato «non solo a stroncare i traffici illegali e adifendere la sicurezza complessiva dei citta-dini e del mercato, ma anche a colpire alla ra-

dice queste insidiose forme di“impresa criminale”, proce-dendo all’aggressione deiprofitti e dei patrimoni illeci-tamente accumulati». Continua anche la lotta con-tro l’illecita introduzione ditabacchi dall’Est Europa. Re-centemente sono stati seque-strati «3 quintali di sigarettedi contrabbando e due auto-vetture» da parte del Gico diTrieste. «Le due auto sonostate fermate nell’area di ser-vizio di Gonars dell’A4 –continua il comandante – ela merce era nascosta in unaserie di doppifondi, i succes-sivi accertamenti hanno per-

messo di stabilire che un’auto proveniva dalvalico di Tarvisio, mentre l’altra era entrataattraverso il valico di Fernetti, al riguardosono state arrestate 3 persone, 2 di origineucraina e una proveniente dalla RepubblicaCeca». L’attività di intelligence svolta dallaGuardia di Finanza, ha rilevato che il trafficodi tabacchi lavorati esteri risulta proveniredall’Est europeo, in particolar modo dal-l’Ucraina. «È soprattutto in questi Stati cheviene organizzato il traffico, sia per il bassocosto locale di un pacchetto di sigarette, uneuro, sia per la facilità di approvvigiona-mento; è possibile, infatti, acquistare il pro-dotto anche nei supermercati e nei discount,nonché di trasferimento e stoccaggio d’in-genti quantitativi di tabacchi lavorati esteridi provenienza illecita» rende noto il coman-dante regionale. Per questioni connesse al-l’economicità dell’attività criminale, «leorganizzazioni criminali hanno individuatonel trasporto su ruote il metodo migliore perl’invio di partite di tabacchi lavorati esteri enel Friuli Venezia Giulia la via più breve pergiungere alla rete di distribuzione del mer-cato italiano». Per quanto riguarda, invece, lavendita abusiva di sigarette e il trasporto inItalia di sigarette extra franchigia, la Guardiadi Finanza opera attraverso l’impiego di pat-tuglie, da una parte «a contrasto delle venditeirregolari di sigarette in esercizi non autoriz-zati e dall’altra a ridosso dei valichi confinari a � �

Alcune operazioni svolte dalla Guardia di Finanza Friuli Venezia Giulia

244 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

contrasto dell’introduzione delle sigarette inquantità eccedente la franchigia consentita».In materia di tabacchi lavorati esteri sussi-ste attualmente una franchigia massima diquantitativo di prodotto che è possibile in-trodurre nel territorio nazionale, «corri-spondente a 800 pezzi per coloro cheprovengono da paesi intracomunitari e 200pezzi per coloro che, invece, entrano in Ita-lia provenienti da Stati extra Ue». La viola-zione di tali disposizioni normative vienesanzionata con «la reclusione da due a cin-que anni e la multa da 5 euro per ognigrammo convenzionale di prodotto seque-strato, nel caso in cui il quantitativo illeci-tamente trasporto o detenuto sia risultatosuperiore a 10 chilogrammi se inferiore -continua l’esperto - è prevista l’applicazionedella sola pena pecuniaria, nei termini sopraindicati, e comunque mai inferiore ai 516euro». Un altro capitolo riguarda il sequestro diquantitativi di carburante precedentementeacquistato in Slovenia e successivamente tra-sportato in Italia, con modalità illecite, abordo di automezzi. «L’immissione in con-

sumo sul territorio nazionale, da un paesemembro, come la Slovenia, di benzina e ga-solio, che sono prodotti sottoposti ad accisa,è consentita per uso privato fino ad un quan-titativo massimo di 10 litri, contenuti nel-l’eventuale tanica di scorta e – spiega – oltretale limite il carburante s’intende detenutonon più ad uso privato ma ai fini commer-ciali e vanno osservate ed applicate le specifi-che disposizioni in materia per la circolazionedi tali prodotti». La sanzione per il mancatorispetto della normativa prevede «la reclu-sione da sei mesi a tre anni e la multa daldoppio al decuplo dell’imposta evasa non in-feriore comunque a 7.746 euro, ed è previstoanche il sequestro del carburante illecita-mente importato» sottolinea il comandante.Oltre alle previsioni punitive di natura pe-nale, non è da trascurare che per il trasportodi merci pericolose, quali benzina e gasolio,in misura superiore a determinate soglie, «ilcodice della strada prevede sanzioni volte agarantire la sicurezza della circolazione du-rante il trasporto di dette merci e – concludeil comandante Miglioli – si rischia, inoltre,una pesante sanzione amministrativa, ilfermo del veicolo e la sospensione della pa-tente e della carta di circolazione dell’auto-veicolo per un periodo da 2 a 6 mesi, nonchéla perdita di punti sulla patente».

��Il traffico di tabacchi lavorati esteri

risulta provenire dall’Est europeo, in particolar modo dall’Ucraina

CONTRAFFAZIONE

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxAlessandro Giacchetti

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 245

Il mercato dei prodotti contraffatti va continuamente

monitorato insieme ai prodotti provenienti dall’est

europeo e contrabbandati nel nostro Paese. Il punto

di vista del prefetto Alessandro Giacchetti

Nike Giurlani

Le conseguenzedella contraffazioneDi pari passo con la globalizzazione

dell’economia mondiale, il feno-meno della contraffazione ha as-sunto contorni di carattere pla-

netario, investendo pressoché tutte le economiedegli Stati. «Questo fenomeno determina con-seguenze negative dal punto di vista econo-mico e finanziario, calo dei fatturati, riduzionedelle entrate fiscali, sfruttamento di manodo-pera e pericolo per la salute dei cittadini», spiegail prefetto di Trieste, Alessandro Giacchetti.Proprio in quest’area «il fenomeno, pur esi-stente, non ha connotazioni preoccupanti comein altre zone del nostro Paese e le indagini e icontrolli svolti in questi ultimi anni nella pro-vincia giuliana dimostrano che l’interesse de-littuoso di specie riguarda, sostanzialmente, ilsettore dell’abbigliamento tessile, degli acces-sori, della bigiotteria e di alcuni prodotti elet-tronici». Le segnalazioni sono, in maggioranza,originate da controlli effettuati nell’ambito de-gli spazi doganali portuali su merci provenientiprincipalmente dal Medio ed Estremo Oriente;il reato contestato, di solito, è l’introduzione nelterritorio nazionale di merci con marchi con-traffatti. Non risultano, invece, ipotesi di fab-bricazione in territorio nazionale di tali merci.«Nel corso dei controlli periodici presso gliesercizi commerciali della provincia, inoltre, èstata accertata la commercializzazione di piccoliquantitativi di prodotticon marchi contraffatti;si tratta di merce ven-duta presso negozi ge-stiti da imprenditoristranieri e da ambulantiabusivi, acquistatapresso fornitori non ita-liani, localizzati in pre-valenza nelle provinciedi Milano, Firenze eRoma» conclude il pre-fetto.

Negli ultimi anni si

è verificato un incremento della commercia-lizzazione di prodotti contraffatti tramiteinternet. Come viene affrontato questo fe-nomeno? «Come specchio del mercato reale anche inter-net riproduce, pertanto, i fenomeni di con-traffazione con sviamento della clientela tramiteillecite pratiche di concorrenza sleale. Siti di astee negozi on line possono costituire canali nonautorizzati o paralleli per la vendita di prodotticontraffatti con estensione anche transnazio-nale, con conseguente difficoltà nell’identifica-zione immediata di operatori commerciali di-sonesti che si nascondono nelle pieghe offertedalla rete ai “ciber criminali”. È da evidenziareche, a parte i casi di vere e proprie truffe aidanni dei consumatori, a volte gli acquirenti di

prodotti con griffe false credonodi fare un affare, senza rendersiconto delle responsabilità, anchedi natura penale, che incombonoanche su chi acquista beni conmarchi contraffatti. In tale ottica sicerca di sviluppare in seno alla cit-tadinanza e all’utenza una vera epropria coscienza dei rischi insitinel prodotto falso, diffondendo,attraverso apposite campagne disensibilizzazione, la conoscenza deirischi che l’utilizzo di tali prodottiarreca alla salute del singolo». � �

Il prefetto di Trieste,

Alessandro Giacchetti

CONTRAFFAZIONE

246 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

Per quanto riguarda, invece, il contrab-bando dai paesi dell’Est Europa, quali i pro-dotti richiesti? «I prodotti provenienti dall’est europeo e con-trabbandati nel nostro Paese sono, nella mag-gioranza dei casi, tabacchi lavorati esteri. In ge-nere, provengono dall’Europa Orientale sia peril basso costo locale di un pacchetto di sigaretteche per la facilità di approvvigionamento, di tra-sferimento e stoccaggio d’ingenti quantitatividei tabacchi. Le organizzazioni hanno indivi-duato nel trasporto su ruote un metodo profi-cuo per l’invio di partite di tabacchi lavoratiesteri e, in questo quadro, il Friuli Venezia Giu-lia risulta essere zona di passaggio preferita pergiungere alla rete di distribuzione del mercatoitaliano, anche perché rappresenta la via piùbreve. In genere, viene scelto l’utilizzo di auto-mezzi appositamente modificati al fine di osta-colare l’intervento degli organi di polizia. Lastrategia adottata dalle consorterie criminalidell’est europeo, già posta in luce da indagini

della Guardia di Finanza triestina, è quella difrazionare i carichi di “bionde”, anche per ri-durre i rischi economici derivanti da eventualisequestri, e di predisporre un impiego massicciodi automobili per il loro trasporto».

Quanti i casi registrati? «Nel corso dell’anno si è registrata una lieveflessione del fenomeno in termini quantitativi,anche se sembrano sempre più strutturate leorganizzazioni transfrontaliere che gestisconoil traffico. Naturalmente, non parliamo solo disigarette, ma anche di capi di abbigliamento eoggetti di minuteria. Si registra, però, una presadi coscienza da parte dei Paesi geograficamentepiù vicini, sia comunitari che extracomunitari,e una maggiore sensibilità nel contrastare i fe-nomeni illeciti.Nel corso del 2010, la Guardia di Finanza diTrieste, il corpo maggiormente impegnato nelcontrasto dei fenomeni delittuosi in questione,ha effettuato 24 interventi in esito ai quali sonostate contestate 30 violazioni e identificati 36soggetti.Sono stati complessivamente sequestrati2.437,28 chilogrammi di tabacchi lavorati esterie 18 mezzi, di diversa natura, utilizzati per il lorooccultamento e trasporto. A fronte di questisequestri è stata accertata un’evasione di tributiper 383.963 euro».

�La contraffazionedetermina conseguenzenegative dal punto divista economico,finanziario e sociale

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248 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

ampia ed esaustiva» rileva l’avvocato. Tra i pro-cessi più noti per quanto concerne la responsa-bilità delle persone giuridiche, Grosso menzionadue casi ai quali ha partecipato personalmente inqualità di difensore di una delle parti: Parmalate il processo contro alcune banche per truffa alComune di Milano.

Il nostro diritto positivo basato sul principio“societas delinquere non potest” esclude che sipossa configurare una responsabilità penale incapo alle persone giuridiche. A cosa è dovutolo sgretolamento di questo principio?«Il principio “societas delinquere non potest” hacostituito per decenni un pilastro della scienzagiuridica penalistica. A partire dagli anni 80 e 90del Novecento, ha cominciato tuttavia a esseremesso in discussione dalla dottrina penalistica, acominciare da un celebre scritto del professoreFranco Bricola. Progressivamente è emerso, comedominante, l’orientamento opposto, e cioè ilpresupposto che fosse opportuno colpire diret-tamente, anche sul terreno penale, e ovviamentecon sanzioni penali confacenti di natura pecu-

DIRITTO FALLIMENTARE

La crisi del principio “societas delinquere non potest”.

L’avvocato Carlo Federico Grosso illustra come

progressivamente si è evoluta la dottrina penalistica

in questo ambito

Nike Giurlani

Responsabilità delle persone giuridi-che: com’è cambiata la dottrina pe-nalistica. «All’inizio, nel 2001, i reatiprevisti agli effetti della responsabi-

lità delle persone giuridiche erano pochi, macon successive integrazioni legislative il loro nu-mero è stato molto ampliato», spiega l’avvocatoCarlo Federico Grosso. Si va dalla truffa a dannodello Stato ai delitti informatici, dal trattamentoillecito dei dati ai delitti di criminalità organiz-zata, da quelli di concussione e corruzione finoa taluni delitti contro l’industria e il commercio,ai reati societari e numerosi altri. «L’arco dellapossibile responsabilità delle società è pertanto

La responsabilità della persona giuridica

L’avvocato Carlo

Federico Grosso in alto,

un momento

del processo Parmalat

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 249

Quali sono i reati per i quali le persone giu-ridiche sono chiamate a rispondere? Quali al-tri reati andrebbero inseriti?«All’inizio, nel 2001, i reati previsti agli effettidella responsabilità delle persone giuridiche eranopochi, ma con successive integrazioni legislativeil loro numero è stato molto ampliato. Oggi le so-cietà possono rispondere di truffa in danno delloStato e reati simili, di delitti informatici e di trat-tamento illecito di dati, di delitti di criminalitàorganizzata, di concussione e corruzione, di fal-sità in monete, di taluni delitti contro l’industriae il commercio, di reati societari, di delitti con fi-nalità di terrorismo o d’eversione, di numerosidelitti contro la personalità individuale, dei co-siddetti abusi di mercato, d’omicidio e di lesionigravi o gravissime commesse con violazione dellenorme sulla sicurezza del lavoro e della tutela dellasalute. L’arco della possibile responsabilità dellesocietà è pertanto ampia ed esaustiva».

Quali sono gli espedienti che possono tro-vare le aziende al fine di essere esentati dalle re-sponsabilità?«Le società sono comunque esenti da responsa-bilità se, come ho già accennato, hanno adottatoe attuato un modello d’organizzazione, di ge-stione e di controllo idoneo a prevenire reatidella specie di quello verificatosi».

Quali sono i casi più noti per quanto con-cerne la responsabilità penale delle personegiuridiche?«Con riferimento a processi ai quali ho parteci-pato personalmente in qualità di difensore diuna delle parti, posso ricordare i processi Parma-lat per aggiotaggio celebrati, o in corso di cele-brazione, davanti alle sezioni I e II del Tribunaledi Milano e il processo contro alcune banche pertruffa al Comune di Milano, che è in corso di ce-lebrazione anch’esso davanti alla sezione IV dellostesso tribunale».

niaria o interdittiva, le condotte illecite societariericonducibili a carenza di un’adeguata organiz-zazione di prevenzione dal crimine».

Com’è disciplinata la responsabilità dellepersone giuridiche nell’ordinamento italiano?Quali sono i presupposti per l’attribuzionedella responsabilità?«Nell’ordinamento italiano la responsabilità dellepersone giuridiche è stata configurata come “re-sponsabilità amministrativa da reato”, e noncome “responsabilità penale”. In ogni caso, com-petente a giudicare è il giudice penale in un pro-cesso che ha le caratteristiche del processo penale(codice di procedura penale, con le modificazionispecificamente previste dal decreto legislativo231/2001). Presupposto per l’attribuzione di re-sponsabilità amministrativa da reato alle societàè che sia stato commesso uno dei reati specifica-mente previsti dalla legge agli effetti di tale tipodi responsabilità, e che non sia stato adottato, edefficacemente attuato, un modello d’organizza-zione adeguato a prevenire i reati».

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxCarlo Federico Grosso

�Nell’ordinamento italiano la responsabilità delle personegiuridiche è stata configuratacome responsabilitàamministrativa da reato

264 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

ORGANIZZAZIONE SANITARIA

minori.Le fondamenta del piano socio-sanitario,

come ha avuto modo di dichiarare, pos-sono essere suddivise «nel merito e nel me-todo». Partiamo dal merito.«Le Linee di gestione introducono un nuovometodo di finanziamento del sistema che,superando le assegnazioni su base storica,evolverà verso criteri di maggiore equità ter-ritoriale nelle tre aree vaste su una popola-zione pesata per età, sesso e bisogni di salute.Poi maggiore sicurezza e qualità dei servizi;coordinamento della rete ospedaliera in ogniarea vasta, che potrà contare non solo sulleproprie risorse professionali e tecnologiche».

Per quanto riguarda, invece, il merito?«La centralità della persona, i servizi che siadeguano ai bisogni della gente e non vice-versa, trasparenza e condivisione dei dati edelle informazioni. Grazie a una maggiorecollaborazione tra professionisti e strutture, laricerca di una maggiore qualità e sicurezza inospedale, puntiamo a favorire la continuità as-sistenziale, rafforzando i servizi extraospeda-lieri e sul territorio, superando alcune fram-mentazioni rilevate. Non manca la scelta didestinare più risorse al sociale, tanto agli entilocali quanto alle famiglie in particolare».

Con quali strategie? «Attraverso una riorganizzazione e una ra-

Vladimir Kosic,

assessore alla Salute,

integrazione

sociosanitaria e

politiche sociali della

Regione Friuli Venezia

Giulia

Un nuovo modello di governanceper la sanità regionale

Prevenzione, integrazione sociosanitaria e continuità assistenziale.

Sono alcuni dei punti contenuti nelle linee per la gestione

del servizio sanitario regionale. A spiegare le nuove soluzioni organizzative

è l’assessore alla Salute del Friuli Venezia Giulia, Vladimir Kosic

Francesca Druidi

Il prossimo anno può essere consideratoun anno di svolta per la sanità del FriuliVenezia Giulia. «Attraverso le Linee digestione per il 2011 – spiega l’assessore

regionale alla Salute e alle politiche socialiVladimir Kosic – dovranno, infatti, trovareconcreta attuazione, per la prima volta, iprincipi introdotti con il piano socio-sanita-rio approvato lo scorso marzo». Come sotto-linea Kosic, si tratta di un programma di ra-zionalizzazione sanitaria che mira al recuperodi risorse, nel momento in cui esse sono piùscarse, da reinvestire nei servizi. «Un’opera-zione virtuosa che non solo permetterà digarantire maggiore qualità e sicurezza, maanche maggiore sostenibilità economica delsistema sanitario regionale che, riorganiz-zando i servizi e facendo emergere le criticità,

riuscirà a dare più risposteai bisogni e a pren-

dersi cura me-glio di categorieche oggi sono“s c o p e r t e” » ,come anziani,

malati e

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 265

Vladimir Kosic

zionalizzazione interna, che non sta andandoa toccare nessuno dei servizi a diretto impattocon i cittadini. In sintesi, meno apparati bu-rocratici e più medici e più infermieri nei re-parti, distribuiti sulla base dei volumi di la-voro e delle esigenze emerse, avendo chiaresia la prospettiva epidemiologica, sia le in-novazioni tecnologiche e organizzative da so-stenere».

Quali restano le aree di criticità sullequali intervenire, pur nel positivo scenarioregionale?«Anche in Friuli Venezia Giulia non man-cano differenze di accesso, cura ed esiti do-vuti a diverse opportunità offerte ai citta-dini non legate necessariamente alla qualitàdei servizi sanitari, sociosanitari e sociali.Non solo: nel passaggio tra servizi e sistemidiversi, come ad esempio tra aziende ospe-daliere, ospedali di rete, cure primarie e vi-ceversa, tra servizio sanitario e servizi socialidei Comuni e viceversa, la continuità non èsempre assicurata. È su questo che vogliamoincidere».

In che modo?«Potenziando, ad esempio, la quantità delleprestazioni critiche per le quali i tempi di at-tesa rischiano di compromettere lo stato disalute del paziente, o adottando in modo più

generalizzato criteri di priorità per dare pre-cedenza ai problemi più importanti e sco-raggiare l’inappropriatezza. In questo conte-sto rafforzeremo anche il ruolo dei medici difamiglia, aiutandoli finanziariamente ad as-sumere collaboratori di studio per sollevarlida compiti burocratici diretti».

Può indicare i prossimi passaggi delpiano?«Abbiamo già cominciato a lavorare per ri-scrivere il piano oncologico regionale e ilpiano della prevenzione. Presto rimetteremomano anche al piano della riabilitazione, almaterno infantile, al piano dell’emergenza: inquesto caso è prevista una centrale unica aPalmanova, presso la Protezione civile, dal

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Meno apparati burocratici e piùmedici e più infermieri neireparti, distribuiti sulla base deivolumi di lavoro e delle esigenze

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266 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

primo gennaio 2012». Lei è stato nominato nuovo presidente

del comitato Salute e politiche sociali del-l’assemblea Regioni d’Europa. Quanto èimportante garantire la presenza del FriuliVenezia Giulia in questo importante orga-nismo internazionale?«Questa designazione, da un lato, offre unostimolo per stringere nuove relazioni che pos-sano essere proficue tanto per il Friuli Vene-zia Giulia quanto per le altre regioni d’Italiache ne fanno parte. Dall’altro, può garantirela presenza della Regione in un organismo chesi confronta con l’Unione europea e che perquesto ha un peso nelle decisioni della stessaUe. Una partecipazione fondamentale nel-l’ottica di mantenere per le regioni italiane, ifinanziamenti comunitari legati ai fondi dicoesione europea per il periodo 2014-2020,da destinare a ricerca e innovazione. Ma c’èun ulteriore risvolto».

Quale?«La nomina suggella l’intensa attività sia in-ternazionale che interregionale svolta negliultimi anni in campo sanitario dal Friuli Ve-nezia Giulia. Un’attività che si pone l’obiet-tivo di una migliore presenza dei servizi sa-

nitari nazionali e regionali nel dibattito eu-ropeo sulla salute, partecipando appunto aiprocessi di formazione e implementazionedelle politiche comunitarie. E che nasce dallavolontà di incrementare, grazie al confronto,la qualità dei servizi e l’efficienza gestionale.Insomma, anche in tema di sanità occorreun approccio globale».

Può farmi un esempio?«I responsabili della sanità di Lombardia, Sici-lia e Veneto hanno recentemente dichiaratol’interesse a entrare a far parte della Fonda-zione italiana fegato (Fif ), creando i presuppo-sti per la costituzione di un vero e proprio net-work dell’epatologia gestito dall’Onlus creatanel 2008 a Trieste, un punto di riferimento as-soluto per le patologie del fegato, già operativain una decina di paesi, tra cui Argentina, Mes-sico, Indonesia ed Egitto. Il protocollo di col-laborazione sottoscritto con la Lombardia avràuna sua applicazione anche con la Regione Ve-neto, con la quale si è avviato un confronto inmateria di prevenzione. Obiettivo delle tre Re-gioni è giungere alla definizione di precisi am-biti di collaborazione da sviluppare nei prossimiPiani della Prevenzione, che a fine anno ver-ranno discussi con il Ministero della Salute».

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ORGANIZZAZIONE SANITARIA

ONCOLOGIA

In questi ultimi anni si è assistito, in on-cologia, a una fase di progressivo avanza-mento delle conoscenze relative ai mec-canismi biologici delle cellule,

assicurando una maggiore comprensione deiprocessi di insorgenza e progressione dei tu-mori maligni. Ciò ha favorito lo studio di far-maci che, a differenza di quelli chemioterapicicitotossici, sono caratterizzati da una specificitàd’azione e aprono la strada a un trattamentopiù mirato delle neoplasie. Come ricorda Um-berto Tirelli, direttore del dipartimento di on-cologia medica del Centro di riferimento on-cologico di Aviano, esistono varie famiglie diagenti che rientrano nel novero dei farmacibiologici: inibitori dei fattori crescita, inibitoridei vasi, inibitori di enzimi, anticorpi mono-clonali che frenano l’accrescimento del tu-more. «Si tratta dell’unico orizzonte che esisteoggi nella terapia medica del cancro – spiega lospecialista – anche se non mancano i limiti».

Qual è, in generale, la strategia terapeuticache connota i farmaci antitumorali biolo-gici?«A seguito delle conoscenze sul Dna acquisitenegli ultimi decenni, in particolare quelle cheriguardano le neoplasie, l’attuale strategia te-rapeutica risiede nell’identificare le anomaliegenetiche che sono alla base dei singoli tu-

I farmaci biologici che centrano il bersaglioLa ricerca di una cura meno tossica e più selettiva

per il cancro ha dato luogo allo sviluppo di farmaci antitumorali

intelligenti a bersaglio specifico. Umberto Tirelli, direttore

del dipartimento di oncologia medica del Cro di Aviano,

ne illustra criticità e prospettive

di Francesca Druidi

Umberto Tirelli è anche

docente e primario

della divisione

di Oncologia medica

del Centro

di riferimento

oncologico di Aviano

mori e nel trattarli con farmaci che agiscanocome missili telecomandati sui meccanismi diregolazione delle cellule neoplastiche, andandoa colpire soltanto l’anomalia all’origine del tu-more oppure responsabile della sua progres-sione».

La somministrazione dell’anticorpo mo-noclonale trastuzumab ha dato ottimi risul-

270 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

Umberto Tirelli

tati nell’aumento di sopravvivenza nelledonne con tumore al seno. Quali sono nelcomplesso gli orizzonti maggiormente pro-mettenti per quanto riguarda questi farmaci? «Trastuzumab (Herceptin) è uno dei farmaciprincipali, tra i più attivi tra quelli biologici ointelligenti usati nella terapia biologica dei tu-mori. Del resto, non vengono più sviluppatifarmaci chemioterapici tradizionali, ma sol-tanto farmaci biologici intelligenti. Quest’areaidentifica, quindi, lo scenario del futuro: far-maci con bersagli biologici capaci di agire con-tro determinati enzimi o proteine che sono allabase della proliferazione tumorale o della pro-liferazione dei vasi che sottintendono allo svi-luppo dei tumori stessi. Si tratta dell’unico

orizzonte che esiste oggi nella terapia medicadel cancro, anche se non mancano i limiti».

Può indicarli?«Sono insiti nel fatto che questi farmaci agi-scono sì su enzimi e proteine alla base della pro-liferazione del cancro alla mammella, al pol-mone e del tumore gastroenterico ma poiesaminando nello specifico ogni singola forma

tumorale, si riscontrano differenze tra i pa-zienti. L’altra complicazione è data dall’esi-stenza di una forte diversità tra il tumore pri-mitivo e le varie metastasi. Per esempio, iltumore alla mammella primitivo, del collo, delpolmone, possiede un’identità biologica gene-tica ed è su questa base che viene scelto il trat-tamento del paziente, e anche nel caso di com-parsa di metastasi, dopo anni, le terapievengono attribuite sulla scorta del tessuto tu-morale primitivo, anche perché non è facile

prelevare quello metastatico. Non è detto peròche le anomalie presenti nel tumore primitivosiano le stesse riscontrabili nelle metastasi. Si ri-schia di compiere ragionamenti sbagliati. Èpossibile che in futuro, se questo ci offrisse deigrandi vantaggi, si proponga al chirurgo diprelevare tutte le metastasi, anche in diverseparti dell’organismo, e di realizzare dei sample,dei prelievi nelle varie lesioni e da questo puntodi partenza adottare il trattamento. Oggi nonsi fa perché è una procedura troppo indaginosae ancora non abbiamo conseguito risultati suffi-cientemente estesi, anche se iniziamo a regi-strarne».

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Il problema dei farmaci antitumoralibiologici è rappresentato dai costi elevatissimi

Sopra, il Crodi Aviano,

in provinciadi Pordenone

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 271

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Qual è l’effettivo rapporto benefici-rischiofferto dai farmaci antitumorali biologici? «Il problema è rappresentato dai costi elevatis-simi. Un trattamento può costare dai 2 ai 5 milaeuro al mese per paziente e questo può diven-tare un peso per le possibilità del nostro sistemasanitario. Troppi farmaci, troppe indicazioniper costi eccessivamente elevati e per vantaggiancora troppo ridotti. Dovremmo arrivare amodificare questo concetto di costo, ancoran-dolo all’efficacia. Se un farmaco guarisce, comead esempio il Glivec, agente indicato per il trat-tamento dei pazienti con leucemia mieloidecronica (LMC), può valere per ipotesi 100, iltrastuzumab impiegato nel carcinoma mam-mario Her2-positivo può costare 50 e così via.In questo modo si stimola l’industria farma-ceutica a produrre farmaci sempre più efficaci».

Esiste un problema di tossicità per questifarmaci?«Non sono scevri da effetti collaterali, comel’insorgere di rash cutanei, specie di follicolitipiuttosto problematiche tali da indurre a voltea una riduzione del dosaggio; ulcere sulla pellee problemi gastroenterici. Altri effetti possonoessere stanchezza, febbre, ipertensione, tossicitàcardiovascolare».

Occorre allo stato attuale affiancare allasomministrazione di questi farmaci la che-mio o la radioterapia?«Sì, esistono cellule tumorali indifferenziateche non hanno questi bersagli molecolari econtro le quali usiamo le forme tradizionali dicura. A volte somministriamo i farmaci in con-temporanea alla chemio, a volte i due passaggiavvengono in successione».

La lista di farmaci antitumorali biologici siarricchisce costantemente di nuove acquisi-zioni. Quali sono le maggiori novità intro-dotte?«Si segnala un’estensione delle indicazioni: adesempio l’Avastin, anticorpo monoclonale di-segnato in modo specifico per inibire il fattoredi crescita di una proteina che svolge un im-portante ruolo nello sviluppo e nel manteni-mento dei vasi sanguigni, è stato approvatocome trattamento del tumore del colon-retto

ma è stato esteso anche al carcinoma polmo-nare e mammario in quanto ne è stata dimo-strata l’attività, sebbene non in maniera ecce-zionale. I costi però intanto vanno alle stelle equesto incide sulla sostenibilità della nostra at-tività. E se i costi sono elevati poi diventa piùcomplesso reperire i finanziamenti per il per-sonale infermieristico, medico e tecnico neces-sario. Perche, alla fine, in medicina ciò checonta di più sono le risorse umane giuste che tipossono far seguire al meglio le patologie, nonsoltanto i tumori».

In questo scenario come si inserisce lo svi-luppo della farmacogenomica?«È un’area di ricerca molto importante, perchéstudia le basi genetiche delle differenze inte-rindividuali nella risposta ai farmaci. Dallo stu-dio della farmacogenomica possiamo trarre lebasi per selezionare i pazienti da sottoporre a undeterminato tipo di trattamento e ai dosaggiconseguenti, così da ottimizzare al massimo lepercentuali di risposta e diminuire al contempogli effetti collaterali».

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Trattare le anomalie genetichecon farmaci che agiscanocome missili telecomandati

ONCOLOGIA

272 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

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ODONTOIATRIA

Salute, prevenzione e benessere sono ivalori che l’Andi, Associazione nazio-nale dentisti italiani, pone come ful-cro antropocentrico di ogni attività

svolta e programmata a sostegno di unaquanto più diffusa “cultura del sorriso”. Dal1946 a oggi l’Andi ha di fatto raggiunto ilruolo di sindacato di categoria più rappre-sentativo d’Italia. Gli aspetti primari su cui sifonda l’operosità sindacale, culturale e scien-tifica dell’Associazione sono «la valorizzazionedel modello libero-professionale diffuso ca-pillarmente sul territorio e tanto apprezzatodalla popolazione per la qualità delle presta-zioni effettuate e il rapporto di fiducia traodontoiatra e paziente». L’assunto di Gian-franco Prada, presidente dell’associazione, an-ticipa un resoconto sull’universo dentale at-tivo in Italia e la spinta migliorativa con cuil’associazione impugna ogni progetto.

Quali eccellenze e criticità presenta l’at-tuale stato dell’odontoiatria italiana?«Il modello fino a oggi vincente dello studiomonoprofessionale, costituito cioè da uno odue professionisti con segretaria e assistentealla poltrona, va sicuramente guidato inun’evoluzione imposta della crescente crisi divalori ed economica che costringe il ceto me-dio, sempre più impoverito, a rivolgersi a re-altà professionali diverse come strutture piùgrosse gestite da capitali, franchising, turi-smo odontoiatrico, low cost, dimenticandol’importanza della cultura della prevenzioneodontoiatrica e del rapporto fiduciario colproprio dentista».

L’intero settore odontoiatrico necessitadi importanti cambiamenti. Quali i piùimminenti?«Sicuramente le istituzioni politiche do-

vranno dimostrare una maggior attenzione al-l’odontoiatria. Il Sistema sanitario nazionalecopre meno del 10% delle prestazioni odon-toiatriche effettuate in Italia e, visto il costodell’odontoiatria, sempre più cittadini nonpotranno essere lasciati soli. I fondi sanitariintegrativi voluti da entrambi gli schiera-menti politici, che preoccupano molti odon-toiatri per la possibile ingerenza nella profes-sione, possono costituire solo una minima eparziale risposta a questo problema. Saràquindi necessaria un’azione sinergica da partedi tutte le componenti del settore dentale:produttori di macchinari, attrezzature emerci, distributori, operatori sanitari e odon-totecnici per sensibilizzare il paziente sul-

Un ventaglio di attività atte a valorizzare il libero

professionismo medico, la qualità delle prestazioni

e il rapporto con il paziente. Per il presidente,

Gianfranco Prada, «occorre un’azione sinergica

per sensibilizzare il paziente sull’importanza

delle prevenzione e della cura odontoiatrica»di Adriana Zuccaro

La prevenzione alla base della cultura odontoiatrica

Gianfranco Pradaè il tredicesimopresidente nazionaledell’Andi

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Gianfranco Prada

l’importanza delle prevenzione e della curaodontoiatrica e per contenere al massimo icosti comprimibili, purché ciò non vada ascapito della qualità delle prestazioni».

Qual è il fulcro promotore delle attivitàdell’Andi?«Curiamo molto l’aspetto culturale dei nostrisoci. Organizziamo sia a livello locale che re-gionale e nazionale importanti convegniscientifici di aggiornamento su tutte le bran-che dell’odontoiatria. Primi tra i sindacatimedici, abbiamo strutturato un sistema diformazione a distanza che permette l’aggior-namento via internet; con il sistema satellitarevengono trasmessi importanti interventi indiretta sui pazienti».

In campo odontoiatrico, quali direzioniintraprende la ricerca medico-scientifica?«La prospettiva più importante per il futuroè quella legata all’utilizzo delle cellule stami-nali, ma si tratta ancora di una fase di ricercache non è applicabile alle attuali terapie».

Ritiene che i giovani dentisti italiani pos-seggano un bagaglio formativo adeguatoalla pratica professionale?«La cultura trasmessa dall’università è sicura-

mente di eccellenza, manca però, in moltesedi, la pratica sui pazienti. In tal senso l’uni-versità, per dedicare più tempo al tirocinio, hainnalzato a sei gli anni del corso di laurea esono gli studenti che ci chiedono di aprire inostri studi professionali affinché possano es-sere aiutati ad apprendere gli aspetti operatividell’attività professionale che non vengonoinsegnati dall’accademia».

I servizi medici odontoiatrici gravanosulle tasche degli italiani. Esistono dei pro-grammi “sociali” capaci di ovviare a tale re-altà? «Su richiesta del ministero della Salute la no-stra associazione ha sottoscritto un accordoper l’odontoiatria sociale, rivolto alle fasce dipopolazione con maggiori difficoltà econo-miche, ma non è certo compito della liberaprofessione colmare le carenze del Servizio sa-nitario nazionale».

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La cultura trasmessa dall’universitàè di eccellenza, manca però, in moltesedi, la pratica sui pazienti

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Il Friuli Venezia Giulia continua a se-gnare gol in termini di economia: daterra rurale e povera, come si presen-tava nella seconda metà del Nove-

cento, oggi le sue province conquistano iprimi posti per qualità della vita, con untasso di disoccupazione bassissimo. Negliultimi anni ha preso piede una nuova formadi fare impresa, la Scarl: una società coope-rativa di produzione, creata per gestire in co-mune un’impresa e con lo scopo di procu-rare lavoro alle migliori condizioni possibiliper i propri soci. I principi ispiratori di una cooperativa, aprescindere da quale sia la tipologia, sono iconcetti di uguaglianza dei soci, di collabo-razione sul lavoro e di mutualità: uniresforzi, lavoro e capacità per raggiungere unobiettivo comune che garantisca gli esiti de-siderati. Creare una società cooperativa diproduzione significa per i soci anche valo-rizzare capacità individuali e collettive.La Dentalsystem, gestita da Alberto Furlania Tavagnacco in provincia di Udine, ne è unesempio di successo e anche di più: si trattainfatti di una cooperativa di produzione didispositivi medici su misura ad uso odonto-iatrico, la prima in assoluto in Friuli. «I nostri prodotti nello specifico - spiega

Furlani – sono protesi dentarie tradizionalie innovative in grado di soddisfare ogni ri-chiesta, poiché ci siamo differenziati perl’eccellenza nelle competenze e nei processidi filiera». La qualità della produzione e un servizio di-namico ed efficiente hanno fatto sì che inpochi anni di attività, la società riuscisse adimporsi sul mercato italiano. «È un mestiereartigianale complesso – prosegue - che ri-chiede una costante formazione tecnica acausa dell’introduzione della meccanica diprecisione automatizzata». La filosofia della Dentalsystem trova il pro-prio fondamento nel concetto della "qualitàtotale", che può essere raggiunto con il mi-glioramento continuo di tutte le funzioniaziendali: ricerca, produzione, distribuzionee assistenza clienti. « Il ciclo è curato nei mi-nimi dettagli – rivela Furlani - con il con-trollo continuo, severo e attento di ogni pas-saggio, garantendo così il dispositivoprodotto, accurato nei dettagli e pronto perl'emissione sul mercato. Il gruppo utilizzasolo materiali a marchiatura Ce, certificatidai migliori produttori presenti sul mercatoitaliano ed europeo, perché i nostri fornitorisono di assoluta garanzia». La formula è vin-cente se le materie prime e i macchinari di

Nuovi profili di impresanel settore sanitarioÈ la prima cooperativa di produzione di dispositivi

medici su misura ad uso odontoiatrico del Friuli.

Alberto Furlani fa il punto sull’utilità

di questa scelta e sugli obiettivi dell’azienda

Valeria De Meo

SOCIETÀ COOPERATIVE

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Alberto Furlani

[email protected]

soddisfazione tecnica per noi oggi – chiari-sce - è quella di offrire dispositivi privi dimetallo, materiali che entrano in mimesiperfetta con la cavità orale. Ad esempio, è as-sente quel fastidioso effetto ombra in pros-simità delle gengive, dovuto alla presenzadel metallo nelle vecchie ceramiche dentali».La crisi economica degli ultimi anni sembranon aver toccato la Dentalsystem. «Le scelteche la nostra società ha compiuto – pun-tualizza Furlani - sono state individuate al-l'inizio di questi anni bui, perché i cambia-menti non dovevano coglierci impreparati.La nostra volontà di restare competitivi nel-l'era della globalizzazione – sottolinea - hareso necessarie sia un'organizzazione basatasull'aggregazione professionale aperta e senzaconfini territoriali, che l’adozione di nuovetecnologie abbinate alle migliori compe-tenze». Furlani non ha dubbi circa il futuro, «Vo-gliamo continuare – afferma deciso - ad es-sere tra le migliori aziende che fornisconoprodotti di qualità a un prezzo accessibile,investendo in formazione e qualificazionedel personale e tecnologie avanzate. E incaso emergano esigenze particolari – con-clude - l'azienda offre piena collaborazioneper trovare soluzioni "su misura" sia nel-l'ambito della produzione che della distri-buzione».

nuova generazione sono abbinati a un per-sonale altamente qualificato.La Dentalsystem garantisce due importantiservizi, di grande impegno organizzativo:«Rivolgendoci a professionisti odontoiatri,in primo luogo - spiega Furlani - stiamocreando una rete di distribuzione, fornendomateriali, consulenza, assistenza e garan-tendo, con il servizio post-vendita tecnica, lamigliore cessione del dispositivo. Il secondoservizio offerto – continua - è la prototipa-zione rapida da tomografia assiale compute-rizzata, che può servire all'odontoiatra im-plantologo per interventi di studiopre-implantare e chirurgico. La completa

Alberto Furlani

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 279

❝Il nostro è un mestiere artigianalecomplesso, che richiede unacostante formazione tecnica ancheper l’introduzione della meccanicadi precisione automatizzata

282 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

Ricordi triestini

Nonostante nonrisieda più aTrieste, per Su-sanna Tamaro il

capoluogo giuliano resta unluogo che va oltre la conno-tazione fisica per diventarespazio dell’anima, vero eproprio stato mentale. Unacapacità di sondare nei sen-timenti umani, rivelandonela complessità, che la scrit-

C’è la Trieste della Mitteleuropa, dove hanno trovato ispirazione grandi letterati

come James Joyce, Italo Svevo e Umberto Saba. C’è la Trieste dei palazzi e dei caffè letterari.

E c’è la Trieste che ha influenzato Susanna Tamaro, una delle scrittrici italiane più amate

e conosciute al mondo

Francesca Druidi

Nella foto di apertura, la

statua di James Joyce

sul Ponte Rosso.

A destra, la scrittrice

Susanna Tamaro

Susanna Tamaro

studio e la salvaguardia deiColibrì. «È sempre uno spet-tacolo affascinante entrare inqueste serre e posare losguardo su pappagalli, coli-brì e farfalle che volano in li-bertà, come nel loro habitat.E mentre all’esterno, magari,infuria la Bora, dentro si

vive il clima tropicale. Dagrande appassionata discienze naturali, apprezzoparticolarmente questo saltoclimatico, botanico e natu-ralistico». Trieste è, per Su-sanna Tamaro, anche unacittà di immagini contra-stanti. Alla bellezza dell’am-biente fa da contraltare laferriera, «un’area siderurgicache rimanda alle atmosferedi Vladivostok, attraversatadai fumi neri. Uno scenariosingolare di cui conservo in-delebilmente il ricordo del-l’odore dei metalli pesanti».Un altro luogo caro all’au-trice di Va’ dove ti porta ilcuore è il Borgo Teresiano,impregnato di suggestionietniche e religiose. Il ricordova a quando, da bambina,«arrivavano quelli che noichiamavamo acquirenti d’ol-tre confine, provenienti daipaesi comunisti per com- � �

trice sente di dovere nel pro-fondo alla sua terra d’ori-gine. «Trieste possiede realtàbellissime, che appartengonoa tutti i suoi abitanti», rac-conta Susanna Tamaro, ri-percorrendo le tappe di unasorta di itinerario “delcuore” nella città natale.«Amo camminare a Barcola,la tipica passeggiata dei trie-stini, che conduce al Ca-stello di Miramare, uno deisimboli della città, ma so-prattutto sede di uno splen-dido parco botanico. Amoperdermi nei suoi vialetti.Girare, salire, scendere, scru-tando il mare e ammirandoil Carso». Il Parco Tropicaledel castello è una delle metepreferite dall’autrice. Nelleserre storiche è stato rico-struito un angolo di Forestaamazzonica con oltre centospecie diverse di piante, fiorie uccelli variopinti. Qui sitrova anche il Centro per lo

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È sempre uno spettacolo affascinante entrare in queste serre e posare lo sguardo su pappagalli, colibrì e farfalle

FRIULI VENEZIA GIULIA 2010 • DOSSIER • 283

GENIUS LOCI

284 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2010

prare beni che non trova-vano in patria. Il sabatoriempivano tutto il Borgo,“suk” ricco dei prodotti mitodell’Occidente, e poi riparti-vano la sera per rientrarenelle loro terre. I negozi diallora sono stati sostituitidalle lanterne rosse delle at-tività cinesi». Questo a con-ferma di un’identità triestinadeclinata sul concetto diconfine. «La mia letteraturaè strettamente legata a Trie-ste, al suo essere una cernieratra due mondi, tra l’Est el’Ovest». Lontana parente diItalo Svevo, Susanna Tamaroriconosce nell’anima lettera-ria una delle chiavi di letturapiù apprezzate della città,che segue le orme di Saba,Joyce e dello stesso Svevo, edera una frequentatrice delCaffè San Marco: «Ci an-davo il sabato con GiorgioVoghera. Si parlava di lette-ratura, si prendeva il caffè.C’era grande vivacità». E lascrittrice non nasconde lanostalgia per la “sua” Trie-ste, «quella dal sapore me-diorientale, più sporca e“trasandata” di quella at-tuale, che però oggi corre ilrischio di vivere nella me-moria diventando un monu-mento di se stessa». Diplo-mata al Centro sperimentaledi Cinematografia di Romae anche regista di un lungo-metraggio, Nel mio amore,l’autrice non ha dubbi sulloscorcio che meglio racchiudel’essenza della sua Trieste:«il Molo Audace, che sem-

bra protendersi verso l’oriz-zonte ma poi si arresta, dove

i triestini vanno a passeg-giare. I triestini sono grandicamminatori. Anche io e imiei fratelli, da piccoli, an-davamo da una parte all’altradella città. E c’è una speciedi furore in quest’atto. Nonè un camminare mosso dalpaesaggio, ma piuttosto dauna forza interiore». E poic’è questo rapporto intensocon la Bora, «un vento pazzoche ogni tanto si abbatte avelocità spaventose, quasi avoler scoperchiare le case.Poi, così come arriva, dicolpo smette. Amo girareper gli angoli e le vie dellacittà maggiormente sferzatidalla Bora e dirigermi versoil Molo Audace, dove è sem-pre una festa per gli amantidel vento». Non è un casoche Susanna Tamaro abbiaambientato il suo film emolti dei suoi romanzi aTrieste e nel mondo delCarso «che, in quanto terri-torio capace di esprimere so-litudine e durezza, conservaun fascino misterioso perchéqui tutto fa fatica». Non sa-rebbe stato lo stesso scriverele sue opere, compresa l’ul-tima, Il grande albero, in unaltro universo. «Puoi collo-care storie dove conosci,dove senti. Dove hai un realepossesso del territorio. Noninserisco mai descrizionidettagliate, ma è lo spiritodella città, così inquieta-mente di frontiera, a per-meare il mio lavoro. È que-sta la mia Trieste: quelladelle inquietudini, dei tor-menti, delle solitudini, delvento».

Amo girare per gli angoli e le vie della città maggiormente sferzatidalla bora e dirigermiverso il Molo Audace, dove è sempre una festaper gli amanti del vento

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