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DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE Numero 22 – Gennaio 2017 Haiti Ripartire dalla terra Dalla povertà rurale a nuove politiche per lo sviluppo

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DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZENumero 22 – Gennaio 2017

Haiti

Ripartire dalla terraDalla povertà rurale a nuove politiche per lo sviluppo

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INDICE

Introduzione 3

1. Il problema a livello internazionale 5

2. Il problema a livello regionale 8

3. Le cause e le connessioni con l’Europa 9

4. I dati Caritas 11

5. Interviste e testimonianze 13

6. La questione 19

7. Le proposte (e l’impegno di Caritas Italiana) 21

Note 27

A cura di: Francesco Soddu | Marta Da Costa Afonso | Maurizio Verdi | Paolo Beccegato

Testi: Marta Da Costa Afonso

Ha collaborato: Massimo Pallottino

Foto: Marta Da Costa Afonso | Daniele Bombardi (pagina 9)

Editing, grafica e impaginazione: Danilo Angelelli

DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZENumero 22 | Gennaio 2017

HAITI | RIPARTIRE DALLA TERRADalla povertà rurale a nuove politicheper lo sviluppo

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Oggi possiamo dire che i potenti si sono dimenticatidelle zone periferiche del pianeta. Lo scandalo dellapovertà esiste in tante zone ma sembra lasciare indif-ferenti coloro che reggono i destini dei popoli. Certa-mente non è facile trovare delle soluzioni al problemadella povertà. Per passare dalle parole ai fatti è neces-sario essere coscienti che il Creato non è appannaggiodi una minoranza ma è eredità comune a tutta l’uma-nità.

Secondo un recente studio condotto dall’IFAD 1, trequarti degli 800 milioni di persone che vivono in statodi povertà nel mondo si trovano in aree rurali 2; questidati dimostrano come la povertà sia un fenomeno for-temente rurale.

Papa Francesco in più occasioni sottolinea l’impor-tanza della Madre Terra: lo fa con la pubblicazionedell’enciclica Laudato si’, in cui la descrive come la casacomune dell’intera umanità senza esclusione, con lapreoccupazione per la mancata «coscienza di un’ori-gine comune, di una mutua appartenenza e di un fu-turo condiviso da tutti» 3.

Anche durante la 47a Giornata mondiale della Paceha ricordato come «il settore agricolo è il settore pro-duttivo primario con la vitale vocazione di coltivare ecustodire le risorse naturali per nutrire l’umanità… difatto, è un dovere cogente che si uti-lizzino le risorse della terra in modoche tutti siano liberi dalla fame. Leiniziative e le soluzioni possibili sonotante e non si limitano all’aumentodella produzione. È risaputo chequella attuale è sufficiente, eppureci sono milioni di persone che sof-frono e muoiono di fame e ciò costi-tuisce un vero scandalo» 4.

Non è un caso che il Pane ed ilVino siano al centro del culto cristiano. Rappresentanoi frutti della Terra e del lavoro dell’uomo, raffigurano ilcibo e la bevanda, la riposta alla fame e alla sete, queisapori semplici ed essenziali che richiamano a una ta-vola imbandita, conviviale e accogliente.

I campi di grano e i tralci d’uva prendono vita con laTerra, l’acqua, il sole e le attenzioni dell’uomo. La naturaè a disposizione per l’intera famiglia umana, e comePapa Francesco ribadisce nel discorso Fraternità, fon-damento e via per la pace, è «necessario allora trovare imodi affinché tutti possano beneficiare dei frutti dellaterra, non soltanto per evitare che si allarghi il divariotra chi più ha e chi deve accontentarsi delle briciole, maanche e soprattutto per un’esigenza di giustizia e diequità e di rispetto verso ogni essere umano» 5.

La situazione del mondo rurale non è uguale pertutti i Paesi, ci sono enormi differenze date dal diversosviluppo tecnologico in campo agricolo, dalle cono-scenze, dalle infrastrutture presenti, dai cambiamenticlimatici, dall’etica con cui viene lavorata la superficieterrestre e con cui gli stessi lavoratori vengono impie-gati.

Quando si parla di Terra esistono e persistono si-tuazioni di ingiustizia molto gravi. Lo indicò chiara-mente Giovanni Paolo II in Laborem Exercens eviden-ziando come «in taluni Paesi in via di sviluppo, milionidi uomini sono costretti a coltivare i terreni di altri evengono sfruttati dai latifondisti, senza la speranza dipoter mai accedere al possesso neanche di un minimopezzo di terra in proprio. Mancano forme di tutela le-gale per la persona del lavoratore agricolo e per la sua

famiglia in caso di vecchiaia, di malattia o di mancanzadi lavoro. Lunghe giornate di duro lavoro fisico ven-gono miseramente pagate. Terreni coltivabili vengonolasciati abbandonati dai proprietari; titoli legali al pos-sesso di un piccolo terreno, coltivato in proprio daanni, vengono trascurati o rimangono senza difesa difronte alla “fame di terra” di individui o di gruppi piùpotenti» 6.

Ai giorni nostri, queste situazioni persistono, comeper esempio testimonia la Commissione per la Pasto-rale della Terra della Conferenza Episcopale Brasiliana(CPT), nata per sostenere i contadini oppressi e i po-poli indigeni, la quale in occasione dei suoi 40 anni divita si è detta preoccupata per «l’aumento delle vio-lenze contro le popolazioni rurali, in particolare i qui-

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Introduzione

Papa Francesco: «È un dovere cogente che si utilizzino lerisorse della terra in modo che tutti siano liberi dallafame. Le iniziative e le soluzioni possibili sono tante e nonsi limitano all’aumento della produzione. È risaputo chequella attuale è sufficiente, eppure ci sono milioni di per-sone che soffrono e muoiono di fame e ciò costituisce unvero scandalo»

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4 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

lombolas (i discendenti degli schiavi africani, ndr) e lepopolazioni indigene» 7. Il tempo passa ma i problemipersistono, situazioni come quelle del Brasile si repli-cano in altri Paesi del mondo.

È risaputo che il lavoro nei campi è faticoso, richiedeun grande sforzo fisico e sovente non viene valorizzatoe rispettato, eppure è estremamente importante. Sem-bra che a volte ci si dimentichi che i tanti prodotti chesi incontrano nei mercati e ritroviamo sulle nostre ta-vole siano prodotti basilari dell’alimentazione quoti-diana, la cui origine è la Madre Terra.

Coloro che vivono nelle zone rurali hanno una re-lazione privilegiata con la natura, conoscono l’espres-sione più pura della superficie terrestre con i suoialberi, frutti, fiori, semi, montagne, pianure. Ad ognisemina e raccolto, sono consapevoli dei pericoli do-vuti all’imprevedibilità delle condizioni atmosferiche,periodi di siccità o di eccessive piogge, col rischio diperdere i frutti del loro faticoso lavoro.

Lo sanno bene gli haitiani che recentemente hannodovuto fare i conti con il passaggio dell’uragano Mat-thew: molti dei loro raccolti sono andati distrutti cosìcome innumerevoli capi di bestiame perduti.

La relazione tra Uomo e Terra richiede un’atten-zione particolare e integrata, non può esistere l’unosenza l’altra, camminano di pari passo e crescono in-sieme. Non è un caso che il Papa ha istituito il nuovoDicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Inte-grale, nel cui articolo 1 si legge che «assume la solle-citudine della Santa Sede per quanto riguarda lagiustizia e la pace, incluse le questioni relative alle mi-grazioni, la salute, le opere di carità e la cura delcreato» 8.

Prendersi cura del creato significa non dimenticarsidella Madre Terra e delle zone rurali, le quali sono unagrande risorsa che, se meglio valorizzate e sostenute,potrebbero essere la chiave di svolta per l’elimina-zione della fame nel mondo.

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POVERTÀ RURALE: UN PROBLEMA GLOBALE CHERIGUARDA TUTTI

L’epoca moderna si caratterizza per la rapidità con cuiavvengono i cambiamenti, tanto a livello economicoquanto climatico. I mercati sono sempre più intercon-nessi, così come le genti. Le innovazioni sono talmenterapide da non riuscire a seguirle, i bisogni primari co-stanti e quelli secondari in vertiginosa crescita.

In tale contesto, in cui anche la popolazione e ilconseguente bisogno di alimenti crescono, si calcolache nel 2050 il mondo necessiterà del 60% di cibo inpiù rispetto ad ora 1, mentre la riduzione della povertàsembra seguire un processo più lento. Secondo gli ul-timi dati pubblicati nel Rapporto sullo sviluppo ruraleda IFAD 2, i redditi di 2,5 miliardi di persone nel mondodipendono ancora direttamente da piccole aziendeagricole che producono l’80% del cibo consumato inAsia e nell’Africa sub-sahariana.

Un altro elemento importante per le suddette co-munità rurali e popolazioni indigene, il cui reddito di-pende dalla coltivazione della Terra, è il riconosci-mento della proprietà. Secondo la campagna LandsRights Now solo ad 1/5 di essi vengono riconosciuti ti-toli di proprietà e vi è un incrementoin tutto il mondo di episodi di espro-pri forzati, violenze e omicidi nei ter-ritori in cui abitano e da cui trag-gono sostentamento 3.

Nel testo Custodi della terra, difen-sori del nostro futuro 4, pubblicato daOxfam, vengono riportati alcuni esem-pi della violazione di tale diritto. Traquesti:

Honduras 5: la leader del popolo Garifuna, MiriamMiranda, è da tempo vittima di gravi intimidazioni eminacce per cercare di difendere il diritto alla terradella sua gente. Il territorio di questa comunità si pre-sta alle piantagioni di palme da olio, elemento pre-sente in innumerevoli prodotti alimentari commer-cializzati in tutto il mondo. Per dare spazio a questecoltivazioni, le grandi aziende agro-alimentari ricor-rono spesso alla deforestazione o usano i campi pre-cedentemente impiegati per produrre ortaggi.

Perù 6: la comunità Quechua che vive nell’Amazzo-nia peruviana si sta battendo per riprendere il con-trollo delle proprie terre, che rappresentano la loroprincipale fonte di reddito. Tanti anni di trivellazionipetrolifere e di scarichi tossici rilasciati dai giacimentipetroliferi hanno provocato l’inquinamento dei terreni

e quindi una catastrofe ambientale: animali morti, ap-pezzamenti di terra incoltivabili e problemi di salutetra i membri della comunità.

Australia 7: gli aborigeni della regione di Kimberleystanno lottando affinché il governo dell’Australia oc-cidentale non garantisca a uno dei suoi dipartimentiil potere unilaterale di dichiarare quali luoghi sianosacri per gli aborigeni e quali no. Questa proposta fa-vorirebbe l’attività mineraria togliendo qualsiasi pos-sibilità di appello al popolo aborigeno.

Sri Lanka 8: gli abitanti di alcuni villaggi costieridella zona di Panama sono stati malamente sfrattatidalle loro case per favorire la costruzione di strutturealberghiere nella zona. Gli abitanti di Panama si tro-vano ora in un momento critico in quanto l’11 feb-braio del 2015 il governo ha ordinato la restituzione

alla comunità di circa 137 ettari di terra; al momentoperò la restituzione non è ancora avvenuta.

India 9: la comunità locale Kutia si sta battendocontro l’estensione delle piantagioni di legno teaknelle zone in cui un tempo vi era una diversificazionedi coltivazioni. La richiesta del legno teak è infatti au-mentata a livello mondiale per quanto riguarda mo-bili, pavimenti e accessori per la casa.

Mozambico 10: il leader della comunità di Wacuaha messo in vendita le terre di tutta la propria gente,probabilmente attirato e persuaso dai rappresentantidi un’azienda agro-alimentare. A causa di tale deci-sione, presa in maniera univoca, nel giro di circa unmese un’intera comunità è stata sfrattata dal proprioterritorio d’origine e ora è impossibilitata, per motividi meccanismi lunghi e complessi, a conseguire e re-clamare titoli e atti legali di proprietà della terra.

1. Il problema a livellointernazionale

5HAITI | RIPARTIRE DALLA TERRA

Secondo gli ultimi dati pubblicati nel Rapporto sullo svi-luppo rurale da IFAD, i redditi di 2,5 miliardi di personenel mondo dipendono ancora direttamente da piccoleaziende agricole che producono l’80% del cibo consu-mato in Asia e nell’Africa sub-sahariana

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Dagli esempi forniti, si evince come la povertà ru-rale e la tutela dei diritti dei più deboli siano problemiglobali che riguardano tutti. Analizzando le diversearee geografiche è possibile coglierne diversità e si-militudini. Nell’ultimo studio pubblicato da IFAD 11,Rapporto sullo sviluppo agricolo, si sono analizzate leesperienze di crescita rurale di 60 Paesi in via di svi-luppo e sono stati fatti approfondimenti a livello re-gionale da cui si può trarre la seguente fotografia:

America Latina e Caraibi 12: la disuguaglianza è lamaggior caratteristica di quest’area che non è solo le-gata alla classe sociale ma anche alla zona del Paesein cui si vive. Si notano grandi differenze tra aree ruralie urbane, sia in termini di accesso alle infrastruttureche ai servizi sociali di base. Per esempio in Bolivia lapovertà nazionale è scesa dal 61% del 2005 al 39% nel2013. Tuttavia, il 60% della popolazione nelle aree ru-rali vive in condizioni di povertà e il 39% nella povertàestrema.

Il settore agricolo ha una doppia struttura nel qualeun piccolo numero di grandi aziende agricole coesistecon numerose piccole ditte agricole. Il Brasile rappre-senta un esempio estremo di questa realtà: il 16%delle grandi aziende controlla il 76% del territorio eproduce il 66% del prodotto internolordo agricolo. D’altra parte, l’80%delle aziende agricole dei piccoliagricoltori occupano il 19% dellaterra e producono il 12% del pro-dotto interno lordo agricolo.

Vicino Oriente, Africa del Norded Europa 13: le prime due aree sonodensamente popolate con la mag-giore crescita demografica del mon-do. Per queste aree si prevede un aumento della do-manda di alimenti, energia e acqua. Esse hanno unapopolazione di 170 milioni di persone nelle zone ru-rali, per un totale di 390 milioni di abitanti secondo idati 2015. Le previsioni dicono che entro il 2050 laquota pro-capite di produzione di acqua, già moltoscarsa in queste zone, e i raccolti di queste aree si ri-durranno del 50%, aggravate dal crescente costodell’energia. Queste tendenze influenzeranno circa il34% della popolazione che vive di agricoltura e alle-vamento.

In Europa le fragilità politiche e le guerre dei Paesivicini hanno portato ad un grande flusso e sposta-mento di persone. Per i Paesi più fragili il rischio è l’ur-banizzazione prematura: le persone cercano sicurezzae lavoro nelle aree urbane, ignorando l’agricoltura.

Africa occidentale e centrale 14: il 75% della popo-lazione ha meno di 35 anni e si calcola la più alta pre-senza nel mondo di giovani nelle zone rurali. I ragazzisi trovano ad affrontare problemi quotidiani: l’esclu-sione economica e finanziaria, la mancanza di accesso

alla terra e ad altre risorse produttive, l’assenza di po-litiche attive, attraverso programmi inclusivi, fonda-mentali per lo sviluppo di queste nazioni.

Africa orientale e meridionale 15: metà della po-polazione ha meno di 25 anni e, nonostante la rapidaurbanizzazione, si calcola che la maggior parte rimarrànelle zone rurali fino al 2035 circa. Per rispondere ade-guatamente alla crescente domanda di prodotti agro-alimentari, i piccoli agricoltori hanno bisogno di so-stegno da parte del settore privato che al momentoritiene per queste aree gli investimenti in campo agri-colo un rischio.

Asia e Pacifico 16: lo sviluppo agricolo nella re-gione sta avendo effetti negativi sull'ambiente, comeil degrado del suolo causato da un uso eccessivo difertilizzanti, l’esaurimento delle acque sotterraneeprovocato dal numero eccessivo di pozzi e la scom-parsa delle foreste per l’espansione delle piantagioni.Le comunità rurali spesso si trovano in zone remotee inaccessibili, devono affrontare numerosi ostacolicome strade dissestate o inesistenti, elevati costi ditrasporto e sostegno istituzionale debole. Ciò im-plica che non tutti sono in grado di fornire cibo perentrare nei grandi sistemi alimentari delle aree ur-

bane; vi è quindi una limitata partecipazione all’eco-nomia locale. Inoltre i piccoli agricoltori non sonosempre in grado di soddisfare gli standard di qualitàe sicurezza alimentare che si applicano nel settoreprivato.

La tutela dei diritti di queste persone e lo svilupporurale vanno di pari passo, rappresentano una vera epropria sfida per il destino di centinaia di milioni di po-veri nel mondo e la conseguente crescita dei loroPaesi. Se migliorano le condizioni di vita di queste per-sone, migliora anche lo sviluppo del Paese. Lo si leggeanche tra i 17 Obiettivi per lo Sviluppo sostenibile, incui per sradicare la povertà estrema si auspica entro il2030 di «raddoppiare la produttività agricola e il red-dito dei produttori di cibo su piccola scala, in parti-colare le donne, i popoli indigeni, le famiglie di agri-coltori, i pastori e i pescatori, anche attraverso un ac-cesso sicuro ed equo a terreni, altre risorse e inputproduttivi, conoscenze, servizi finanziari, mercati e op-portunità per valore aggiunto e occupazioni non agri-cole» 17.

6 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

La tutela dei diritti e lo sviluppo rurale vanno di paripasso, rappresentano una vera e propria sfida per ildestino di centinaia di milioni di poveri nel mondo e laconseguente crescita dei loro Paesi. Se migliorano le con-dizioni di vita di queste persone, migliora anche lo svi-luppo del Paese

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TUTELA SOCIALE E INCLUSIONE PER UNO SVI-LUPPO RURALE IN AMERICA LATINA E CARAIBI

Negli ultimi anni i Paesi dell’area America Latina e Ca-raibi hanno compiuto notevoli sforzi per iniziative disviluppo, atte a ridurre le grandi disparità di redditoesistenti all’interno dei singoli Paesi, specialmente trazone urbane e zone rurali.

Nella dichiarazione del Foro Latinoamericano e Ca-raibico del comitato nazionale dell’anno internazio-nale dell’agricoltura familiare 2014, tenutosi a Basilea,al quale parteciparono 16 nazioni, i governi sono statisollecitati a «sostenere efficacemente e in modo ade-guato l’agricoltura familiare contadina e indigena, at-traverso investimenti, mezzi, accesso alla terra, riformeagrarie e territoriali; come primo passo per ridurre ledisuguaglianze, eliminare la fame, la malnutrizione, ladisuguaglianza di genere e facilitare il raggiungi-mento dello sviluppo rurale integrato» 1. Si è inoltrechiesta l’implementazione di politiche pubbliche par-tecipative e inclusive e la promozione e il rafforza-mento dei governi interni locali. Le recenti strategie inmateria di politica agricola hanno cercato di rispon-dere con iniziative riguardanti 3 aree:

1. Equità e aumento del reddito dei piccoli impren-ditori 2

Ci sono stati impegni concreti volti a sostenere lefamiglie con basso reddito, al fine di alleviarle da si-tuazioni di sofferenza, povertà e malnutrizione, garan-tendo loro i bisogni primari, servizi di base e sussidimirati.

Nel caso di Antigua e Barbados, El Salvador, Guate-mala, Nicaragua, Colombia, Paraguay, Messico, Boliviaed Ecuador si sono sviluppati strumenti per migliorarele condizioni produttive degli agricoltori poveri, con-sentendo loro di aumentare il reddito e migliorare lecondizioni di vita. Per Bolivia, Brasile, Ecuador e Mes-sico si è incoraggiato l'uso dei servizi sociali in materiadi salute, istruzione e nutrizione.

In Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Honduras, Ni-caragua, Paraguay, Perù, Dominica, Granada e la Re-pubblica Dominicana si è provato ad aumentare ilreddito dei piccoli agricoltori cercando di collegarli siacon il mercato nazionale che internazionale. Si sonosostenute iniziative per creare e supportare piccoleimprese anche in forma associativa, si sono promossefiere per incentivare il contatto diretto tra produttorie consumatori.

2. Produttività e competitività 3

L’agricoltura ha registrato aumenti generalizzati direndimento. Paesi come Belize, El Salvador, Nicaragua,Argentina, Brasile, Uruguay, Bolivia, Colombia, CostaRica, Messico, Perù, Venezuela, Bahamas, Dominica,Repubblica Dominicana, Saint Kitts e Nevis, SantaLucia e Suriname hanno prestato attenzione all’inno-vazione per migliorare la produttività e la competiti-vità sui mercati.

L’integrazione della tecnologia in campo agricolo,l’aumento della concorrenza con altre regioni produt-trici, la pressione per incrementare rapidamente i li-velli di fabbricazione, i programmi per la gestione dirischi produttivi e climatici hanno permesso di incen-tivare investimenti da parte delle imprese private.

3. Sostenibilità ambientale 4

Il degrado ambientale, l'erosione del suolo e la ri-duzione della disponibilità di acqua fanno della soste-nibilità ambientale una priorità. In particolare Belize,Costa Rica, Guatemala, Nicaragua, Honduras, Argen-tina, Uruguay, Brasile, Paraguay, Cile, Messico, Bolivia,Ecuador, Haiti, Giamaica, Saint Kitts e Nevis e St. Vin-cent e Grenadines evidenziano l’uso sostenibile dellerisorse e la creazione di condizioni favorevoli alla pro-duzione agricola sostenibile nei propri piani e politi-che agricole.

La strada intrapresa dai Paesi dell’area America La-tina e Caraibi segue quanto il Fondo Internazionaleper lo Sviluppo Agricolo sostiene: «Se si vuole com-battere la povertà e la fame e costruire società inclu-sive e sostenibili per tutti, i governi devono puntaresu politiche inclusive che coinvolgano le popolazionipovere ed emarginate delle aree rurali dei Paesi in viadi sviluppo, con investimenti mirati che possano mi-gliorare gli effetti di una rapida trasformazione strut-turale in termini di equità nella distribuzione deibenefici da essa generati» 5. Lo schema di seguito mo-stra come lo sviluppo agricolo, quello rurale e la tra-sformazione rurale si intreccino con processi su scalapiù ampia: inclusione e strutturazione.

2. Il problema a livelloregionale

7HAITI | RIPARTIRE DALLA TERRA

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RIDUZIONE DELLA POVERTÀ RURALE E INCLUSIONE (secondo FIDA)

Con lo SVILUPPO AGRICOLO si cerca di migliorare la qualità della vita e il benessere economico dicontadini, pastori e agricoltori. Si concentra sullo sfruttamento delle risorse naturali che si basa su unuso intensivo del suolo in agricoltura, allevamento, silvicoltura e pesca. Esso comporta il miglioramentodei servizi, degli incentivi, delle tecnologie agricole e delle risorse utilizzate in agricoltura come la terra,l'irrigazione, il capitale umano e le infrastrutture rurali.

Lo SVILUPPO RURALE è il processo di miglioramento delle opportunità e del benessere della popo-lazione rurale. È un processo che cambia le caratteristiche delle società rurali. Comprende lo sviluppoagricolo, ma anche lo sviluppo umano e gli obiettivi sociali e ambientali, oltre agli obiettivi strettamenteeconomici. Pertanto, lo sviluppo rurale comprende servizi sociali come l’assistenza sanitaria, istruzionee altri servizi. Utilizza un approccio multisettoriale per promuovere l’agricoltura, l’estrazione mineraria,il turismo, il tempo libero e alcuni segmenti del settore manifatturiero.

La TRASFORMAZIONE RURALE consiste nell’aumentare la produttività agricola, aumentare la capa-cità di marketing e di eccedenze commerciabili, diversificare modelli di produzione e mezzi di sussi-stenza. Include anche l’espansione delle opportunità imprenditoriali e di lavoro dignitoso al di fuoridel settore agricolo, una migliore copertura e accesso ai servizi e alle infrastrutture, una maggiore ca-pacità di accedere e influenzare processi politici rilevanti. Tutte queste misure portano ad ottenere unacrescita rurale generalizzata (e fuori del settore), come aree rurali meglio gestite e più sostenibili.

Con la TRASFORMAZIONE RURALE INCLUSIVA tutte le persone, senza eccezioni, possono esercitarei loro diritti economici, sociali e politici, sviluppare le proprie capacità e sfruttare le opportunità dispo-nibili nell’ambiente che li circonda. Questo porta ad un significativo miglioramento della condizioneeconomica e della qualità della vita dei piccoli agricoltori, i lavoratori con accesso limitato o nessun ac-cesso alla terra, le donne e i giovani, i gruppi etnici emarginati, le vittime di disastri e conflitti.

La TRASFORMAZIONE STRUTTURALE è causa ed effetto della crescita economica. Suppone un au-mento della produttività in agricoltura e nell’economia urbana, un cambiamento nella composizionedell'economia (da una preponderanza del settore agricolo alla presenza di più industrie e servizi), unacrescente partecipazione al commercio internazionale, la crescita della migrazione dalla campagnaalla città e l'urbanizzazione, la realizzazione di una transizione demografica da alti a bassi tassi di nata-lità. Come conseguenza si origineranno tensioni politiche, culturali, sociali e ambientali che devonoessere gestite per garantire la sostenibilità a lungo termine.

TRASFORMAZIONESTRUTTURALE

TRASFORMAZIONERURALE INCLUSIVA

TRASFORMAZIONERURALE

SVILUPPORURALE

SVILUPPOAGRICOLO

Rapporto sullo svilupporurale 2016

Rapporto sullo sviluppo rurale 2011

Fonte: FIDA (Fondo Internacional de Desarrollo Agrícola). Testo tradotto in italiano da Marta Da Costa Afonso

8 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

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Le persone che vivono in povertà si trovano a fronteg-giare ostacoli enormi di natura fisica, economica, cul-turale e sociale nell’esercizio dei loro diritti umani.Questo si verifica nelle grandi periferie, ma in modopiù accentuato nelle zone rurali.

La povertà rurale è un fenomeno che dipende damolte variabili: oltre a quelle legate ai fattori climatici,grande influenza hanno anche l’economia, la societàe le politiche dei singoli Paesi. Benché ogni nazioneha caratteristiche proprie e singolari, è importante chele aree rurali non vengano isolate ma coinvolte e in-tegrate con le zone più sviluppate.

I principi guida per uscire dalla povertà rurale, se-condo le agenzie dell’ONU, devono offrire un orienta-mento in merito alle modalità di applicazione dellenorme in materia di diritti umani e alle iniziative dilotta alla povertà. La trasformazione rurale è possibilese si tiene conto dei fattori che la provocano e si inter-viene in maniera seria per risolverli. Tra le cause prin-cipali è bene ricordare le seguenti.

Scarsità di infrastrutture: Servizi come strade, for-niture idriche, elettricità, strutture sanitarie, scuole etelecomunicazioni mancano nella maggior parte dellezone rurali nei Paesi in via di svi-luppo. Senza una strada è difficilespostarsi, senza acqua non c’è vita,senza elettricità le giornate dipen-dono dalla luce del sole, senza ospe-dali e servizi medici anche le malat-tie più banali diventano letali, senzascuole non c’è conoscenza e senzatelecomunicazioni c’è chiusura. Sitratta di servizi fondamentali per losviluppo di queste zone e il miglioramento della qua-lità di vita delle genti.

Scarse opportunità economiche: le politicheeconomiche attuali tendono a escludere i piccoli im-prenditori rurali nel processo di sviluppo. Gli scarsimezzi a disposizione fanno sì che i loro prodotti nonsiano competitivi con quelli della grande distribu-zione; la loro commercializzazione è quindi più diffi-cile e la loro produzione richiede più tempo e faticheper l’assenza di macchinari e attrezzature all’avan-guardia. Inoltre in tante aree rurali non vi è diversifi-cazione economica, motivo per cui i prodotti offertinon sono molto vari. La crescita della popolazione inalcune regioni già povere di risorse, porta inevitabil-mente a una maggiore richiesta di beni e servizi, siaalimentari che non, e ad un maggiore utilizzo e con-sumo delle risorse ambientali, che, se non gestito re-

sponsabilmente, si ripercuote sulle risorse naturali lo-cali. Se non vengono offerte altre opportunità econo-miche, si rischia di ricorrere a colture intensive edestensive, deforestazione selvaggia e tecniche agri-cole arretrate.

Basso livello di istruzione: la gente che vive inzone rurali spesso non ha accesso all’istruzione o vipuò accedere a un livello molto basso; in molti luoghiesiste ancora l’analfabetismo. Una popolazioneistruita e professionalmente capace ha la possibilità diconoscere e sviluppare capacità produttive che le per-metterebbero di migliorare la propria situazione tantoa livello lavorativo, quanto igienico-sanitaria e di aper-tura a molte altre informazioni. Senza istruzione, leprospettive e le visioni sono ridotte, si perdono tante

opportunità, tra cui la conoscenza dei propri diritti.Aumenta il rischio di cadere in situazioni di sfrutta-mento, violenza e di mancata tutela sociale.

Fattori ambientali esterni: le risorse principalidelle aree rurali sono quelle naturali e genuine comeacqua, terra, vegetazione e sole. Il cambiamento cli-matico in corso negli ultimi anni sta rendendo tuttopiù difficile e le conseguenze date da siccità, uragani,terremoti, tsunami, alluvioni e tempeste tropicali pro-vocano veri e propri disastri. Per le popolazioni in cuiagricoltura e allevamento costituiscono la principale,o unica, fonte di sussistenza, questi avvenimenti pro-vocano un inevitabile indebolimento e peggiora-mento delle condizioni di vita.

Quando si tocca il tema della povertà rurale lo sivede in qualche modo più legato ai Paesi in via di svi-luppo e poveri, invece anche in Europa si sta lavo-

3. Le cause e le connessionicon l’Europa

Il Vecchio Continente sostiene l’importanza di promuo-vere, potenziare, favorire, preservare e incoraggiare learee rurali: si tratta delle medesime intenzioni che ven-gono proposte a livello globale e per cui ogni Paese do-vrebbe attivarsi in modo appropriato secondo le proprienecessità e contesto locale

9HAITI | RIPARTIRE DALLA TERRA

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rando sullo sviluppo rurale con il piano 2014-2020.L’idea principale della politica dell’Unione europea èquella di cercare di sostenere le aree rurali dell’Unioneper fronteggiare le difficoltà economiche, sociali e am-bientali del nuovo secolo. Per il periodo indicato sonoprevisti 118 diversi programmi di sviluppo rurale neiPaesi membri dell’Unione europea, tra cui l’Italia, che,con i suoi 24 programmi, gioca certamente un ruolosignificativo (vedi figura in questa pagina).

Nella pagina web della Commissione europea 1

viene indicato come gli Stati membri e le regioni ela-borano le proposte di sviluppo rurale a seconda deibisogni dei loro territori, tenendo conto di almenoquattro delle sei priorità comuni dell’UE: promuovere il trasferimento di conoscenze e l’in-

novazione nel settore agricolo e forestale e nellezone rurali;

potenziare la redditività e la competitività di tutti itipi di agricoltura e promuovere tecnologie inno-vative per le aziende agricole e una gestione soste-nibile delle foreste;

favorire l’organizzazione dellafiliera alimentare, il benesseredegli animali e la gestione deirischi nel settore agricolo;

preservare, ripristinare e valo-rizzare gli ecosistemi relativiall’agricoltura e alle foreste;

incoraggiare l’uso efficientedelle risorse e il passaggio aun’economia a basse emissionidi CO2 e resiliente al clima nelsettore agroalimentare e fore-stale;

promuovere l’inclusione socia-le, la riduzione della povertà elo sviluppo economico nellezone rurali.

Il Vecchio Continente sostienel’importanza di promuovere, po-tenziare, favorire, preservare e in-coraggiare le aree rurali: si trattadelle medesime intenzioni chevengono proposte a livello glo-bale e per cui ogni Paese do-vrebbe attivarsi in modo appro-priato secondo le proprie neces-sità e contesto locale.

Ciò che viene richiesto è «unosforzo collettivo, con la creazionedi nuovi partenariati, l’assunzionedi nuove responsabilità e l’ado-zione di nuove forme di collabora-zione tra governi, settore privato,

società civile e organizzazioni delle comunità rurali,sostenute o promosse, a seconda dei casi, dalle istitu-zioni di cooperazione allo sviluppo di tutto il mondo.Se tutte le parti in causa saranno sufficientementemotivate, la povertà rurale potrà essere ridotta in mi-sura sostanziale» 2.

Un’azione collettiva per diminuire la povertà, unosguardo volto allo sviluppo e promozione di opportu-nità delle aree rurali non solo per le generazioniodierne ma anche per quelle future.

Devono essere adottate misure positive a garan-tire la parità di fatto delle persone che vivono in po-vertà. Dette misure devono comprendere strumentinormativi, esecutivi, amministrativi, finanziari e poli-tici, programmi e misure concrete nei settori vulne-rabili alla povertà come il lavoro, l’alimentazione, lasicurezza sociale, i servizi igienico-sanitari, la salute,l’istruzione, la cultura e la partecipazione alla vitapubblica.

Distribuzione dei 118 progetti suddivisi per i 28 Paesi membri dell’Unione(al 2014) riguardanti il piano di sviluppo rurale 2014-2020 3

Fonte: Commissione europea

3 19

30

24

1

1

1 4

1

2

1

21

15

1

1

1

1

111

1

1

111

1

10 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

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Il legame esistente tra povertà e aree rurali è moltoforte, ci sono tante mancanze e bisogni che la gente sitrova ad affrontare quotidianamente: anche le cose piùsemplici diventano complicate. Caritas Italiana ha pro-mosso e finanziato un progetto di accompagnamentoa 12 organizzazioni di base, presenti sul territorio ru-rale del dipartimento Sud-Est di Haiti. L’iniziativa, con-clusa da poco più di un anno, è stata realizzata da CISV(Comunità Impegno Servizio Volontariato) con l’ap-poggio locale della Congregazione autoctona dei Pe-tits Frères de Saint Thérèse de l’Enfant Jesus.

Per un periodo di 22 mesi, le 12 organizzazioni dibase hanno usufruito di formazione periodica. Sonostate accompagnate e seguite nella realizzazione dipiccoli interventi puntuali, efficaci e generatori di red-dito. Azioni incentrate sull’allevamento di capre, bo-vini, suini e offerta di servizi come piccoli magazzini,a beneficio delle comunità rurali di appartenenza.

Durante la realizzazione del progetto, attraverso latecnica del Farming Systems, è stato condotto unostudio di tipo qualitativo che ha permesso di coglierel’essenza della realtà rurale della zona. Sono state rag-giunte 120 famiglie, scelte a campione dalle 12 orga-nizzazioni di base provenienti da diverse aree deldipartimento, nello specifico: Beausejour, La Gosse-line, Lavil, Trou Mahot, Bas Grandou 1.

Sul totale dei nuclei familiari considerati, il 51%sono adulti, il 29% bambini e il restante 21% personeche continuano ad avere relazioni economiche e so-ciali con la famiglia ma che risiedono da un’altra parte.Il campione considerato è stato classificato sul livellodi reddito definito dal governo haitiano nel periododella ricerca e corrispondente alla seguente tabella:

Tenendo conto di questa suddivisione che si basa suimetri di valutazione utilizzati a livello locale e non mon-diale (se si considerassero quelli mondiali risulterebbeuna percentuale molto più alta di persone in condizionedi estrema povertà), risulta che il 62% di queste personesi trova in condizione di estrema povertà con accesso al33% della superfice agricola, il 17% è povero e ha ac-cesso al 14% della superfice agricola mentre il 21% ènon povero e accede al 53% della superfice agricola.

A livello micro sembra riprodursi quanto succedea livello macro, ovvero poche persone che possiedonodi più e più persone che possiedono di meno. Si è inol-tre notato che le famiglie più numerose sono tenden-zialmente quelle in cui si riscontrano maggiori diffi-coltà: i nuclei familiari in situazione di estrema povertàsono composti da circa sei membri, quelli poveri dacinque e quelli non poveri da quattro.

L’agricoltura costituisce l’attività predominante peril soddisfacimento dei bisogni alimentari dell’intera fa-miglia, nel caso in cui ci sia un raccolto particolarmenteabbondante, anche la vendita di tali prodotti rappre-senta un aiuto economico. Ciò che maggiormente sicoltiva è mais, fagioli, piselli, miglio e patate dolci.

Oltre all’attività agricola, l’allevamento, per chi hala possibilità di praticarlo, costituisce un’altra fonte direddito importante, non solamente a puro scopo disussistenza ma anche a livello socio-economico. L’al-levamento di polli è predominante, le uova sono spes-so utilizzate in cucina e quando abbondanti vengonovendute. Si allevano anche capre, bovini, asini e piùraramente maiali.

Per chi vive in queste zone esistono inoltre altrepiccole possibilità di reddito: il commercio di carbone,la vendita di artigianato locale, la creazione di piccolinegozi in cui vendere beni alimentari e non, e inoltrel’offerta di manodopera.

Indipendentemente dalla condizione di estrema po-vertà, povertà o non povertà, l’agricoltura costituisce ilsettore principale, seguito dall’allevamento. l piccolicommerci e altro, inteso soprattutto come manova-

4. I dati Caritas

Reddito per persona al giorno Classificazione

Maggiore di 81,7 gourdes Non povero

Tra 81,7 e 41,6 gourdes Povero

Meno di 42,6 gourdes Molto povero

Tasso di cambio euro – gourdes (maggio 2014 – periododella ricerca): 62,27

Situazione di benessere Accesso allasuperficie agricola

Moltopoveri

62%

17% 21%33%

14%

53%

Poveri Nonpoveri

Moltopoveri

Poveri Nonpoveri

11HAITI | RIPARTIRE DALLA TERRA

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Principali attività – Molto poveri

56%

26%4%

Agricoltura Allevamento Commercio

14%

Altro

Principali attività – Poveri

60%

23%

9%

Agricoltura Allevamento Commercio8%

Altro

Principali attività – Non poveri

88%

9% 2%

Agricoltura Allevamento Commercio Altro

1%

lanza, per nessuna delle due categorie arrivano a rag-giungere insieme il 15%. I dati raccolti, rappresentatinegli schemi di seguito, confermano queste tendenze:

Questa piccola analisi comprova che la società ru-rale haitiana sopravvive principalmente grazie ai pro-dotti della terra e della natura: verdura, frutta e ani-mali. Le difficoltà di accesso a queste zone, così comela mancanza di servizi principali, implicano che il com-mercio e gli altri servizi rappresentano una minimaparte delle attività produttive.

Le aree rurali si trovano immerse nella natura e ifrutti della terra sono essenziali per il sostentamentodelle persone. Purtroppo per non conoscenza, permancanza di infrastrutture e mezzi, pur riconoscendol’importanza dell’ambiente, in assenza di valide alter-native, i primi a sfruttare in maniera impropria le ri-sorse naturali sono proprio gli abitanti di questa terra.Il 96% degli intervistati dicono di utilizzare la legna perpreparare da mangiare mentre solo il 4% usa il car-bone. Conseguenze inevitabili sono il disboscamentoselvaggio e lo scivolamento della terra, problemi mol-to preoccupanti e visibili a occhio nudo.

Si evince quindi che lo sviluppo rurale non è certa-mente un processo semplice, richiede uno sforzoenorme e interventi multisettoriali accompagnati dapolitiche inclusive. È fondamentale coinvolgere i piùemarginati senza che perdano la propria identità, af-finché possano invece mantenerla ed esprimerla libe-ramente insieme al progresso senza sentirsi schiacciatidai grandi sistemi bensì parte di essi. Tanto ad Haitiquanto in altri Paesi del mondo la grande sfida è crea-re spazi e opportunità, nei quali le persone si sentanoorgogliose e contente di vivere nel luogo in cui sononate, senza sentirsi obbligate a lasciare la propria terra,ma avendo l’opportunità di scegliere liberamente seallontanarsi oppure no da essa.

12 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

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DAVIDE CASTELLANI è ricercatore in Economia deimercati e degli intermediari finanziari presso l’Univer-sità degli Studi di Bergamo e professore di Microfi-nanza per il corso di Laurea magistrale in Dirittidell’uomo ed etica della cooperazione internazionale.Ha esperienza pluriennale come consulente in Africa,America Latina e Sud-Est asiatico.

Spesso si sente parlare di microfinanza, che cos'è?«Il termine microfinanza ha assunto nel tempo dueprincipali significati. La definizione originaria si riferi-sce all’offerta di servizi finanziari, in particolare di cre-dito, alle microimprese, da qui il prefisso “micro”. Piùrecentemente questa definizione si è ampliata fino adidentificarsi con quella di inclusione finanziaria. Inquest’ultimo caso ci si riferisce all’offerta di servizi fi-nanziari a soggetti esclusi dai sistemi finanziari tradi-zionali».

Qual è la chiave di successo in microfinanza?«Una proposta di valore che si focalizzi sui bisognidella popolazione obiettivo; tuttavia per poter rispon-dere ai bisogni è necessario, in primo luogo, identifi-care gli ostacoli che impediscono l’accesso ai servizifinanziari tradizionali. Questo aspetto è spesso trala-sciato, pensando che “un’offerta” sia meglio di “nes-suna offerta”».

Perché le aree rurali sono quelle meno servitedalle istituzioni tradizionali?

«Nel caso delle aree rurali dei Paesi in via di sviluppo,la limitata presenza, o totale assenza, di servizi finan-ziari formali, rispetto, in particolare, alle aree urbane,è spiegata da diversi fattori come, ad esempio: attivitàeconomiche caratterizzate da maggiore informalità eda flussi di reddito più bassi e volatili, forte dispersionegeografica, più alto grado di analfabetismo e minoresviluppo infrastrutturale. Anche maggiori distanze ditipo sociale, così come tra mentalità urbana e rurale,creano un ostacolo invisibile tra domanda e offerta.

Questo elenco non è tuttavia esaustivo. Tutti questiostacoli generano costi e rischi che nelle aree rurali deiPaesi in via di sviluppo sono particolarmente elevati».

E quindi la popolazione rurale non ha accesso anessun servizio finanziario?

«In assenza di istituzioni formali, i bisogni finanziarisono in parte soddisfatti da attori informali che pos-sono ricomprendere singoli soggetti come i cosiddettimoneylender (specializzati nel prestito), i deposit col-lector (specializzati nella raccolta del risparmio), i com-mercianti locali, i vicini di casa, gli amici o i parenti.Oppure possono essere in forma di gruppo come nelcaso delle cooperative di credito e risparmio o delleROSCA (Rotating Savings and Credit Associations), chesono piccole associazioni informali le quali attraversol’accumulazione di un fondo comune offrono servizidi risparmio nonché servizi di prestito su base rotato-ria. Una conoscenza approfondita dell’offerta infor-male è fondamentale per lo sviluppo di una micro-finanza di successo, ovvero di una microfinanza chepiù in generale segue un approccio bottom-up».

Come contribuisce la microfinanza alla riduzionedella povertà rurale?

«Recenti studi d’impatto sul microcredito, concentratiprincipalmente in aree rurali, indicano che in realtà ilcontributo alla riduzione della povertà è quasi as-sente. Certamente questi risultati non sono conclusivima invitano ad almeno un paio di riflessioni. La primariflessione è che il credito è solo una parte dei reali bi-sogni finanziari della popolazione a basso reddito. Seosserviamo l’offerta informale, notiamo che si carat-terizza per una varietà di servizi che non si riduconoal solo credito. Ad esempio, gli iddir in Etiopia sono as-sociazioni informali che offrono comunemente un’as-sicurazione per le spese funerarie, alla quale a volte siaffiancano altri tipi di assicurazione, come quella me-dica o contro gli incendi dell’abitazione. I susu collec-tors in Ghana, e in altri Paesi africani come la Nigeria,offrono servizi informali di risparmio a pagamento, ov-vero, contro ogni logica utilitarista, le persone paganoper poter risparmiare. In Medio Oriente, Nord Africa,Corno d’Africa e Sud-Est asiatico, in assenza di serviziformali, i migranti inviano le proprie rimesse attra-verso servizi informali a rete per i quali pagano unacommissione. Ne consegue che un approccio olisticoche preveda una gamma di servizi finanziari è un pri-mo passo nel generare impatto e contribuire alla ridu-zione della povertà. Tuttavia, e si giunge ad una secon-da riflessione, lo sviluppo di questi servizi finanziarideve basarsi su una conoscenza approfondita della re-altà locale. Pensiamo ad aree rurali dove l’attività agri-

5. Interviste e testimonianze

13HAITI | RIPARTIRE DALLA TERRA

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cola è la prima fonte di reddito. Nel caso si volesse of-frire un prodotto di credito bisognerebbe considerareche i flussi di cassa, e quindi le necessità, di un agricol-tore sono diversi da quelle di un abitante delle areeurbane. Il contadino necessita di investire nella pro-pria attività economica in un determinato periododell’anno e realizza la vendita del raccolto in un altroperiodo dell’anno. Questo vuol dire che servizi di mi-crocredito tradizionali che prevedono rimborsi setti-manali, bisettimanali o mensili del prestito nonrispondono ai bisogni e caratteristiche di un agricol-tore. Tuttavia, ancora troppo spesso, i servizi di micro-finanza non sono sviluppati sulla base delle reali ne-cessità».

Secondo i dati pubblicati da Oxfam, solo l’1%degli agricoltori dei Paesi poveri ha assicurato ipropri raccolti mentre per esempio negli StatiUniti il 91% degli agricoltori ha un’assicurazionedi questo tipo. Le comunità rurali dei Paesi poveririschiano, quindi, in caso di catastrofi naturali, diperdere il loro raccolto, proprio come è successoad Haiti con il passaggio dell’uragano Matthew.Perché è importante l’assicurazione agricola?

«È necessario da subito fare una precisazione: l’assicu-razione agricola è una sfida in tutti i Paesi indipenden-temente dal loro livello di sviluppo. Negli Stati Uniti,così come in Europa, l’assicurazione agricola esisteperché è sussidiata. Prima di addentrarci nel perchél’assicurazione agricola è importante per i contadinidei Paesi in via di sviluppo, è opportuno descriverebrevemente quali sono le principali problematichenella sua implementazione. L’assicurazione agricola èostacolata da gravi problemi di asimmetria informa-tiva tra assicurato e assicuratore, e da alti costi di stimadelle perdite. Il problema maggiore è tuttavia l’altacorrelazione delle perdite di produzione tra agricoltoridi una stessa area geografica. Questo succede perchél’attività agricola dipende da fattori climatici che perloro natura hanno una forte componente sistemica.Quando la componente sistemica prevale su quellaidiosincratica, il meccanismo assicurativo fallisce. I si-stemi agricoli dei Paesi in via di sviluppo si caratteriz-zano per un’accentuazione di tutte queste problema-tiche a causa della piccola dimensione dell’impresaagricola, della quasi totale assenza di sistemi di irriga-zione, della limitata adozione di nuove tecnologie edella maggiore esposizione a rischi climatici e geolo-gici. Pertanto, se da un lato il meccanismo assicurativotradizionale è di difficile implementazione, dall’altrolato si percepisce l’esistenza di una forte domanda la-tente di iniziative atte alla riduzione del rischio. È im-portante sottolineare che non esiste solo una rela-zione diretta tra rischio e produttività, e quindi po-vertà, ma anche una relazione tra rischio e scelte d’in-vestimento. Riducendo il rischio si incentiva l’agricol-

tore ad investire di più nella propria attività econo-mica adottando, ad esempio, prodotti agricoli o tec-nologie di produzione più redditizie. Si deduce comel’importanza dell’assicurazione agricola risieda pro-prio nel fatto stesso di consentire il trasferimento delrischio produttivo».

Se l’assicurazione agricola tradizionale non è so-stenibile, qual è l’alternativa?

«Da circa un ventennio diverse organizzazioni inter-nazionali stanno implementando progetti pilota neiPaesi in via di sviluppo allo scopo di studiare la fatti-bilità e la scalabilità di una forma diversa di assicura-zione agricola chiamata assicurazione per indici. Sitratta di una forma assicurativa dove l’indennizzo nonè funzione diretta delle perdite ma di un indice clima-tico (piovosità, temperatura, ecc.) o di resa (livello diproduzione medio o di un campo agricolo rappresen-tativo dell’area). Questo tipo di prodotto ricuce enor-memente i problemi dell’assicurazione agricola tradi-zionale ma presenta delle sfide ulteriori. Una di questesfide è la difficoltà da parte degli agricoltori di com-prendere appieno la proposta di valore. I progetti chead oggi hanno raggiunto un discreto successo eviden-ziano l’importanza di offrire questi prodotti in abbina-mento ad altri interventi improntati a un migliora-mento della gestione dei rischi e un aumento dellaproduttività. Alcuni esempi sono l’offerta congiunta diprodotti di assicurazione e prestito o assicurazione erisparmio, oppure assicurazione abbinata alla venditadi input agricoli ad alta resa. In definitiva, l’obiettivo èrendere più tangibili e immediati i benefici di un pro-dotto assicurativo che inizialmente presenta dei van-taggi solo a medio e lungo termine».

Qual è il futuro della finanza rurale nei Paesi invia di sviluppo?

«Le nuove tecnologie di comunicazione e di informa-zione offrono possibilità che in passato non eranonemmeno immaginabili. È opportuno sottolineareche la finanza si basa su flussi di informazione. L’at-tuale livello di progresso sia nella telefonia mobile chenella tecnologia satellitare consente di ridurre drasti-camente i costi di scambio delle informazioni e di pro-durre un enorme quantità di dati che possono essereutilizzati per migliorare servizi finanziari esistenti o percreare nuovi servizi. Ad esempio, la grande diffusionedel telefono cellulare in diversi Paesi in via di sviluppoha favorito la nascita di servizi di mobile banking. Que-sti servizi, a differenza di quelli tradizionali, offronoenormi vantaggi di costo sia agli intermediari finan-ziari che alla clientela. I kenioti che sono migrati nellearee urbane in cerca di lavoro possono inviare agevol-mente con il telefono cellulare le proprie rimesse ailoro famigliari che risiedono nelle aree rurali. I dati sa-tellitari, ad ulteriore esempio, hanno permesso lo svi-luppo di assicurazioni per indice in aree dove vi era

14 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

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una limitata disponibilità o totale assenza di informa-zioni climatiche, o dove l’evento climatico da assicu-rare presentava un livello elevato di complessità. Inconclusione, auspico una finanza rurale dove le nuovetecnologie giochino un ruolo sempre maggiore. Tut-tavia, è vitale non perdere di vista l’obiettivo ultimo dioffrire servizi finanziari di valore. Maggiore sarà il va-lore per la popolazione destinataria del servizio, mag-giore sarà l’impatto sulla povertà».

La presenza della Chiesa haitiana nelle zone rurali. Latestimonianza di FRÈRE JEAN JEUNE LOZAMA, re-ferente dei progetti di sostegno ai contadini dellezone rurali presso le missioni della Congregazione deiPetits Frères de Sainte Thérèse de l’Enfant Jésus, dasempre a fianco dei più poveri.

Qual è la presenza e il ruolo della Congregazionenelle zone rurali di Haiti?

«La nostra Congregazione è stata fondata dal sacer-dote haitiano Farnèse Louis Charles l’11 febbraio del1960. La nostra missione principale è quella di andarenelle zone rurali più difficili e isolate di Haiti per evan-gelizzare, aiutare le famiglie contadine a valorizzare illavoro della Terra, migliorare le loro condizioni di vita,condividere e compiere insieme un cammino di so-stegno reciproco. La Congregazione è ubicata nellearee rurali in cui lo Stato e i servizi pubblici non sonopresenti e quindi ci sono carenze enormi in ambitosanitario, educativo e assistenziale. Ad oggi contiamo22 missioni sparse in tutto il Paese e desideriamo es-sere l’esempio di Chiesa vicina ai più bisognosi checondivide. Nelle zone in cui ci troviamo si notanomancanze infrastrutturali enormi, come strade, ac-cesso all’acqua, alla luce e all’igiene. In aggiunta atutto questo vi sono problemi ambientali visibili adocchio nudo, che rendono la terra difficile da coltivaree poco produttiva, comportando grossi problemi disicurezza alimentare e di sviluppo agricolo duraturo.L’assenza di strade rende difficile il commercio deiprodotti e lo spostamento quotidiano delle persone.

Cerchiamo di autosostenerci con il lavoro dei campi,la produzione di marmellate, burro d’arachidi, vino,cassave (tipologia di pane locale) e scuole presso lenostre Missioni, ma non è semplice perché il costodella vita ad Haiti è molto alto. Ad oggi, attraverso imezzi a nostra disposizione e il sostegno di benefat-tori, abbiamo realizzato molti interventi nelle aree iso-late di Haiti: costruzione di scuole, centri professionaliper bambini, giovani e adulti, attività di rimboschi-mento e protezione del suolo, attività di agricoltura,allevamento, pesca, attività di produzione e trasfor-mazione di prodotti alimentari e servizi di accessoall’acqua. Crediamo nella valorizzazione e nello svi-luppo delle zone rurali».

Quali sono le conseguenze della povertà ruralenella vita dei bambini?

«I bambini sono molto colpiti dalla durezza della vitadi queste zone. Nascono e crescono in una realtà incui mancano le infrastrutture, spesso non hanno pos-sibilità di andare a scuola; coloro che frequentanohanno generalmente accesso ad un’educazione di li-vello molto basso e lasciano gli studi molto presto perpoter collaborare al sostentamento della famiglia. La-vorano nei campi, portano gli animali al pascolo, col-laborano nelle faccende domestiche e in alcuni casiaiutano nella vendita di prodotti sui piccoli mercati lo-cali. Crescono nella povertà fin dalla nascita, mangia-no poco e i casi di malnutrizione sono tantissimi. Ibambini maturano in fretta, fin da piccoli sono obbli-gati ad assumersi responsabilità di adulto e pratica-mente non vivono l’infanzia, come dovrebbe essereper tutti i bambini del mondo».

Quali sono le azioni di sviluppo che le autoritàpubbliche svolgono nelle aree rurali?

«Le autorità pubbliche non sono presenti nelle aree ru-rali. Gli unici momenti in cui si fanno sentire è durantei periodi di campagna elettorale, quando i candidatipolitici arrivano, fanno tante promesse e doni alle per-sone. A volte capita che il giorno delle votazioni, primache la gente entri in cabina a votare, offrano loro unpasto per poter ottenere un voto. Quando terminanole elezioni, tutto torna come prima, le zone rurali re-stano abbandonate al loro desino».

Le ONG e le organizzazioni internazionali inter-vengono nelle zone rurali? Quali sono le princi-pali azioni?

«Le grandi organizzazioni e ONG tendono a intervenirenelle città o nelle zone rurali che si trovano vicino aicentri abitati, risultano essere più facili da raggiungeree le comunicazioni sono più semplici. Non sono moltequelle che intervengono, come per esempio fa CaritasItaliana, nelle aree più isolate in cui vivono i più poverie bisognosi. Le principali azioni che vengono svolte ri-guardano più ambiti: educazione, sanità, nutrizione,infrastrutture, acqua, allevamento, agricoltura».

15HAITI | RIPARTIRE DALLA TERRA

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Quali sono gli interventi prioritari per contrastarela povertà nelle zone rurali?

«Per quello che vivo e vedo ogni giorno, ci sono tantepriorità. Affinché le condizioni di vita delle famigliecontadine possano davvero migliorare, urgono le in-frastrutture di base come strade, accesso all’acqua po-tabile, elettricità, assistenza medica, educazione diqualità e lo sviluppo di attività commerciali locali. Unacosa che negli ultimi anni mi sta preoccupando moltoè il sostegno agli anziani. Le zone rurali si stanno spo-polando di giovani che vanno in cerca di fortuna nellecittà, non sempre la trovano e a volte vivono in con-dizioni peggiori di quelle in cui sono nati. Di conse-guenza nelle campagne cresce la popolazione anzianache con l’aumentare degli anni fa fatica a portare avan-ti i duri lavori fisici legati alla preparazione dei terreniper la semina, al raccolto e all’allevamento che rappre-sentano le loro uniche forme di sostentamento».

Ad Haiti ci sono innumerevoli organizzazioni di baselocali che cercano di migliorare la situazione presso leproprie comunità. FRÈRE RAMONGUE MOMPLAI-SIR, responsabile di OPDSOL (Organisation des Pay-sans pour le développement de Ycar – Léogane)racconta il duro lavoro, le difficoltà dell’associazione ela realtà delle campagne.

Di che cosa di occupa OPDSOL e quali sono i suoivalori?

«OPDSOL cerca, con i pochi mezzi a disposizione, difare piccoli interventi a sostegno della comunità localecontadina. Ci rendiamo conto che le necessità sonoinfinite e cerchiamo di fare quel che possiamo conazioni riguardanti più ambiti: allevamento, agricoltura,orti comunitari, rimboschimento, protezione delsuolo, creazione e sistemazioni di sentieri. Inoltre of-friamo formazioni specifiche per aumentare le cono-scenze delle persone. Cerchiamo di promuovere ilvalore della solidarietà e per esempio quando ve-niamo a conoscenza di persone malate, ci preoccu-piamo di andare a visitarle a casa e aiutarle».

Ci sono molti giovani che pensano di andare incittà alla ricerca di una vita migliore?

«I giovani che decidono di lasciare le campagna percercare fortuna in città sono molti e in costante cre-scita. La maggior parte si dirige verso la capitale Port-au-Prince o verso aree urbane vicine. La speranza èquella di migliorare le proprie condizioni di vita, tro-vare un lavoro e poter guadagnare i soldi necessariper avere una casa dignitosa e accesso ai beni che ren-dono la vita più confortevole, come per esempio te-lefono e auto. Trasferirsi in città senza avere unappoggio è molto difficile e il rischio di entrare in cir-cuiti di microcriminalità è molto elevato. Alcuni diquesti giovani tornano indietro perché non riesconoa realizzare ciò in cui speravano, si rendono conto chebenché in città siano presenti molti più servizi, ci sonoanche più rischi, il costo della vita è più alto e le cosenon sono per niente facili».

Haiti oggi e Haiti 20 anni fa: quali differenze?«Haiti è cambiata molto, purtroppo in peggio. Ven-t’anni fa ricordo che vi erano molti più alberi. Tutto eraverde, nei fiumi c’era più acqua, c’erano molti più uc-celli e animali. Le risorse naturali che avevamo a di-sposizione erano maggiori e questo ci facilitava sia perquanto riguardava la coltivazione dei campi che l’al-levamento di capre, mucche, tori e maiali. Le cittàerano meno popolate, più sicure e con una quantitàmaggiore di spazi verdi. C’era meno insicurezza e piùsperanza di miglioramento. Ora le cose sono moltopeggiorate. Nel mio Paese ci sono gravi problemi am-bientali, sempre meno arbusti, il suolo impoverito, tor-renti con poca acqua, meno volatili e stagioni instabili.Ci sono anni di grande siccità e altri in cui piove trop-po, è come se si fosse perso il giusto equilibrio. Tuttoquesto crea enormi problemi ai contadini che si tro-vano ad affrontare ogni anno situazioni impreviste,coltivare la terra e allevare il bestiame è sempre piùdifficile, soprattutto se si considera che gli attrezziagricoli utilizzati 20 anni fa sono gli stessi che si utiliz-zano adesso».

In che modo OPDSOL pensa di poter migliorare lasituazione della propria comunità?

«L’Associazione ha ben chiare quali sono le difficoltàdella comunità e in quali ambiti sarebbe opportunointervenire in maniera seria e urgente. Abbiamo tanteidee che non riusciamo a realizzare per la mancanzadi fondi. Siamo una piccola organizzazione haitiana,non siamo conosciuti e a differenza delle organizza-zioni straniere che ricevono aiuti, noi facciamo fatica.Bussiamo a tante porte ma quasi la totalità si chiu-dono. Cerchiamo di fare quel che possiamo. Viste letante difficoltà legate alla salute e alla presenza del co-lera nel Paese, in questo momento ci piacerebbe potercostruire latrine per tutta la comunità: rappresente-rebbe un aiuto enorme e importante».

16 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

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Cosa succede quando una calamità naturale scon-volge le zone rurali ad Haiti? Ecco la visione di unaONG locale rispetto al passaggio del recente uraganoMatthew con la testimonianza di GAGELIN CÉDRIC.Cédric ha 38 anni, è attivista ambientalista e da marzo2016 vive nella località di Fondwa come cooperanteper la ONG haitiana APF (Association of the Peasantsof Fondwa) e per l’organizzazione francese CEIPAL(Centre Européen d’Information de Promotion pourl’Amérique Latine), la quale sostiene progetti di rac-colta e instradamento dell’acqua, cisterne e costru-zione di vivai. Cédric sta coordinando un progetto perla costruzione di un edificio per la trasformazionedella frutta, per aiutare un gruppo di donne della lo-calità di Tukofi.

APF è una ONG haitiana che dal 1988 intervienenelle zone rurali. Che cosa fa?

«APF è un’associazione di contadini che lavora a favoredello sviluppo locale sostenibile, partecipativo ed equonella zona di Fondwa per migliorare la situazione dellepersone e la loro indipendenza. La nostra missione èquella di rafforzare le organizzazioni di agricoltori localiin modo che possano creare benessere presso le lorocomunità. Dal 1988, il nostro ruolo è quello di creareinfrastrutture di base, promuovere la tutela dell’am-biente attraverso progetti di riforestazione, facilitarel’accesso all’acqua potabile, promuovere l’assistenzasanitaria, servizi finanziari e istruzione».

Le zone rurali sono particolarmente fragili: qualisono state le conseguenze provocate dal passag-gio dell’uragano Matthew?

«L’uragano Matthew ha notevolmente indebolito il la-voro svolto nella zona dopo il terremoto del 2010, incui Fondwa era stata duramente colpita. L’uragano diottobre ha distrutto l’80% delle colture, colpendo il90% della popolazione; inoltre molti animali sonomorti. Purtroppo le due principali fonti di reddito dellapopolazione rurale sono state duramente colpite el’economia locale è minacciata. Molti alberi sono ca-duti e questo ha ostacolato il nostro costante lavorodi riforestazione della zona. Innumerevoli fonti e ci-

sterne sono state danneggiate a causa di frane e ca-duta di alberi, rendendo ancora più complesso l’ac-cesso all’acqua potabile. Molte case sono statetotalmente o parzialmente distrutte. Per il momentoè urgente garantire fonti di acqua sicure per evitare lacontaminazione, garantire accesso a un alloggio de-cente, sicuro e cibo per tutti. È essenziale rilanciare l’at-tività economica in tempi brevi, in modo che questasituazione critica non si rifletta in settori importantiper lo sviluppo, vale a dire l'istruzione e la sanità».

Come ha vissuto la gente il passaggio dell’ura-gano? In che modo ha cercato di ripararsi?

«La gente non si è eccessivamente preoccupata del-l’avvicinarsi dell’uragano. Nella zona c’era molta disin-formazione circa la sua potenza e nessuno pensavache Fondwa potesse essere toccata dal suo passaggio,le persone pensavano che le montagne sarebberostate risparmiate. Durante il periodo delle piogge gliavvisi per i passaggi di uragani sono molto numerosi,è possibile che la gente pensasse che fosse un ura-gano poco differente dagli altri, che avrebbe portatopioggia. La maggior parte delle famiglie non ha fattoscorte di cibo e acqua, anche per mancanza di possi-bilità economiche, e non ha riparato le case, già moltofragili. Le due settimane successive a Matthew sonostate di grande shock, nessuno realmente si è impe-gnato in attività di riabilitazione. Successivamente, gliabitanti della zona hanno cominciato ad aiutarsi a vi-cenda per pulire le case, rimuovere il legno schiac-ciato, sistemare i campi agricoli e valutare i danni.Queste attività proseguono tuttora. La comunità stacercando di ripartire e riparare i danni con i pochimezzi a disposizione. Molte persone si sono tempora-neamente spostate da altri famigliari o amici, perchéla loro casa è inagibile, completamente o parzial-mente distrutta. Preoccupano molto le colture perchénon possono ripartire prima di metà febbraio, la gentesta cercando di prendersi cura di quel poco che è ri-masto».

Perché di fronte a eventi naturali come gli ura-gani, le zone rurali subiscono più danni rispettoa quelle urbane?

«Nelle zone rurali, le distanze sono più grandi per lamancanza di collegamenti, il coordinamento è più dif-ficile. Fondwa è una sezione comunale molto vastacon case sparse e distanti tra di loro; è molto difficilefare una diagnosi in breve tempo per tutta la sezione.Inoltre, le sezioni comunali delle zone rurali sono spes-so ignorate dalle autorità locali. L’accesso all’acqua po-tabile, all’istruzione, alla salute, la ricostruzione dellestrade, già fragili in quest’area: dopo un disastro na-turale tutto viene riattivato molto lentamente».

Quali sono gli interventi che APF sta attuando perfar fronte all’emergenza provocata dal passaggiodi Matthew?

17HAITI | RIPARTIRE DALLA TERRA

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«APF sta dedicando tutte le sue energie per realizzareazioni di recupero della zona. Per ora APF è riuscita afinanziare lo scavo della strada che porta all’edificioper la trasformazione della frutta, offrendo lavoro a 35persone. L’associazione ha inoltre iniziato la ricostru-zione di una casa delle suore, presso il centro di APF.La mensa comunitaria, completamente distrutta, si stacercando di ripararla piano piano con le poche risorsea disposizione. I bisogni sono ancora numerosi. Lepriorità sono quelle di fornire a tutti un riparo adegua-to, l’accesso al cibo e all’acqua potabile, rilanciare leattività economiche nel più breve tempo possibile».

Non conosce la data della sua nascita, CECILE, tuttaorgogliosa con gli occhi lucidi alza la mano e mostrail numero 4 dicendo: «Sono di terza generazione». Dasempre ha vissuto nella zona rurale di Beausejour, ènata qui e vive nella casa che era dei sui genitori. Ingiardino due croci, una accanto all’altra, indicano dovesono sepolti sua mamma e suo papà che la proteg-gono.

È la più piccola di sette fratelli, i quali hanno lasciatola campagna quando erano poco più che adolescenti.Di alcuni di loro non ha nessuna notizia, non ha ideadi dove siano e come sia stata la loro vita. Sa che quat-tro dei suoi fratelli sono morti, due per malattia e altridue per motivi sconosciuti: «Tutti i giorni penso allamia famiglia e prego per loro».

Cecile si è sposata all’età di 19 anni, non avendo lapossibilità di avere una casa propria, con suo marito esuccessivamente con le loro tre figlie, hanno vissutonella sua casa natale.

Un giorno, senza che avesse avuto alcun tipo disentore, suo marito la saluta per andare a lavorare neicampi, come d’abitudine, e non è più tornato. Sem-brava una giornata come le altre. Arriva la sera e il suosposo non rientra a casa, Cecile si preoccupa, con unacandela va nel campo a cercarlo ma non lo trova. Tra-scorre la notte e l’indomani, con le prime luci delgiorno, inizia a cercarlo, chiede ai vicini, agli amici…Nessuno ne sa niente. Da quel momento, Cecile nonha più visto suo marito, tuttora non sa cosa gli sia suc-cesso.

Prosegue il racconto della sua vita: «Ho dovutocrescere le mie bambine da sola, è stato difficile mace la siamo sempre cavata perché mi aiutavano.Quando c’era la possibilità le mandavo a scuola maquando era tempo di semina e raccolto mi aiutavanoa lavorare la terra, che, insieme a due polli e due ca-prette, era la nostra unica fonte di sostentamento. Avolte riuscivo a guadagnare qualcosa lavando i pannial fiume a qualche vicina, ma si trattava di un lavorooccasionale.

Ora le mie figlie, sono sposate, vivono nella città diMiragoâne con le rispettive famiglie. Da qualche annoabbiamo perso i contatti, suppongo che siano moltooccupate per venirmi a trovare fino a qui e sperostiano bene: tutti i giorni penso a loro.

Con le ultime forze che mi restano, qui nella miacara montagna, continuo a lavorare la terra; facciosempre più fatica, dopo poche ore di lavoro mi fannomale le mani e le gambe e devo fermarmi. Fortunata-mente qui vicino c’è la fontana e non devo fare moltastrada per trasportare l’acqua».

Alzando le mani al cielo dice: «La mia vita è nellemani del Signore». Respira profondo e continua la suastoria: «Poco tempo fa è arrivato tanto vento e tantapioggia, ho avuto molta paura, non avevo mai sentitouna cosa del genere ed ero sola. Nella mia casa mi sen-tivo al riparo ma poi ho iniziato a spaventarmi quandoho visto che il tetto della mia abitazione si sollevava epezzo per pezzo volava via. In casa entrava l’acqua.

Successivamente ho scoperto che era passato unuragano molto forte. Adesso, alla mia età, mi ritrovo aricominciare tutto da capo, non ho più una casa, nonho più le galline e le caprette, il mio campo è andatodistrutto. Non ho più niente. Mi stanno ospitando imiei vicini. Il tempo mi aiuterà, mi darà una mano arialzarmi».

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Haiti è una nazione fragile in cui dominano le man-canze come quelle infrastrutturali, le debolezze comequelle istituzionali, le insufficienze come per il benedell’acqua, le instabilità come quella politica, i disastricome il terremoto e gli uragani, l’iniquità come il diva-rio tra i ricchi e i poveri. Sono elevati i livelli di disbo-scamento, desertificazione, erosione del suolo, pres-sione demografica e disoccupazione. Per affrontare talisfide occorre capire cosa succede, approfondire la co-noscenza di tutti i fatti in causa e agire di conseguenza.È un Paese prevalentemente agricolo e legato all’uti-lizzo della propria terra; quasi il 70% 1 degli haitiani èimpiegato in tale settore e si tratta per lo più di formeagricole su piccola scala di pura sussistenza. L’econo-mia rurale è talmente ridotta che quasi non permetteagli stessi haitiani di sopravvivere, basta pensare cheHaiti non produce sufficienti alimenti per far fronte alleesigenze della propria popolazione e si vede costrettaa importare più del 50% di ciò che consuma e l’80% diriso 2, alimento base della cucina haitiana.

Si pensi solo che per il 90% degli agricoltori il rac-colto dipende dalla pioggia: solo il10% delle coltivazioni sono regolar-mente irrigate 3. Il lavoro nei campisembra essere rimasto legato «aglistessi metodi tramandati di padre infiglio, i quali si passano gli stessi at-trezzi di lavoro: il manchet, il sèpèt-falcetto. Il lavoro agricolo ancoraoggi viene svolto completamente amano senza l’ausilio di animali omacchine agricole. I genitori mo-strano ai figli le tecniche apprese dailoro padri e così di generazione in generazione, senzache vi sia quasi sviluppo» 4.

Visitando le aree rurali del Paese ci si rende davveroconto di come le persone povere che vivono in questezone siano particolarmente vulnerabili. L’assenza distrumenti e infrastrutture rendono le più banali atti-vità estremamente difficili. Per esempio ci sono per-sone che per recarsi al mercato o per prendere l’acquadevono camminare ore ed ore, su strade sterrate avolte inagibili, dedicando giornate intere a queste at-tività. Trasportano pesi enormi per molti chilometri;qualcuno è fortunato e possiede l’asino che viene ca-ricato di ceste, altri invece devono contare solo sullapropria forza fisica.

I bambini spesso si svegliano all’alba per poter an-dare a scuola e assistere alle lezioni. Dopo un lungocammino capita che quando arrivano in classe sianostanchi e spesso senza potersi permettere una piccola

merenda. Tornano a casa e aiutano i loro genitori; avolte non vanno a scuola o lasciano gli studi prema-turamente proprio per poter aiutare la famiglia. I bam-bini crescono in fretta ad Haiti e vengono loro affidatemolte responsabilità del mondo adulto. Per le bam-bine generalmente si tratta di andare a prendere l’ac-qua, lavare i panni, preparare i pasti e accompagnarela mamma al mercato. I maschi invece si occupano delbestiame e aiutano nei campi.

Ad Haiti bisogna sperare di vivere una vita in buonasalute: se ci si ammala e si vive in un’area rurale, riu-scire a raggiungere una piccola clinica o un ospedale

e accedere anche solo a medicine di prima necessitàè molto difficile. Oltre al complesso fattore di raggiun-gere il luogo, c’è da considerare che, per potersi cu-rare, bisogna avere la possibilità economica di acqui-stare i farmaci di cui si ha bisogno.

Due haitiani su tre vivono con meno di due dollarial giorno. Rapporto che sale all’82% 5 se si considerasolo la popolazione rurale del Paese. Cosa si può com-prare con una cifra del genere? Questo spiega ancheil motivo per cui si vive molto la quotidianità e a voltesi pensa meno al futuro e alla pianificazione; è benpresente l’idea di “oggi ci sono, domani non si sa”. Nona caso spesso quando ci si saluta e ci si dà appunta-mento per il giorno dopo, la frase tipica è: ”Ci vediamodomani, se il Buon Dio vuole”.

La realtà delle aree rurali è dura, faticosa e aggra-vata dal degrado ambientale, l’impoverimento dei ter-reni e l’esaurimento delle risorse. Per evitare che la

6. La questione

La realtà delle aree rurali è dura, faticosa e aggravata daldegrado ambientale, l’impoverimento dei terreni e l’e-saurimento delle risorse. Per evitare che la situazionepeggiori è importante che nelle zone rurali vengano svi-luppate le infrastrutture, le risorse naturali siano preser-vate, le fonti di reddito delle persone diversificate el’accesso alla scolarizzazione facilitato

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situazione peggiori è importante che nelle zone ruralivengano sviluppate le infrastrutture, le risorse naturalipreservate, le fonti di reddito delle persone diversifi-cate e l’accesso alla scolarizzazione facilitato.

Ripercorrendo la storia haitiana dalle sue originialla situazione attuale, si denota una grande divisione.Dopo l’indipendenza si erano costituite, di fatto, duesocietà: una dominata da coloro, chiamati grandon,

che ottenevano i vantaggi del governo e potevanoapprofittare del nuovo Stato indipendente, l’altra co-stituita dalla massa di ex-schiavi. Una società conta-dina che viveva chiusa e non aveva molte possibilità.Occorre che le attuali società dei ricchi e quelle dei po-veri si diano la mano, riconoscendosi “haitiani comeunico popolo” per affrontare insieme i reali problemidel Paese.

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L’attenzione della comunità internazionale nei ri-guardi dello sviluppo rurale vede negli ultimi anni unacerta ripresa, dopo un periodo di crisi che durava or-mai dagli anni Novanta. La prospettiva di uno svilup-po realmente “sostenibile” anche in ambito rurale devetenere conto dei diversi elementi che di questa soste-nibilità sono il fondamento e che devono essere con-siderati come tra loro strettamente collegati: soste-nibilità economica, sociale e ambientale. Tale prospet-tiva richiede un approccio di tipo multisettoriale emultidisciplinare, nonché la considerazione di moltiaspetti presenti nel mondo rurale, sia sotto il profilodei sistemi produttivi che nella prospettiva più ampiadei sistemi sociali, politici e istituzionali.

Proprio considerando l’insieme dei sistemi di pro-duzione e di vita, emergono numerose contraddizioni.Tra queste: è il mondo rurale a produrre la maggiorparte del cibo che viene consumato al mondo (l’80%,secondo la FAO, in aziende “familiari” di piccole dimen-sioni); ma proprio nel mondo rurale vive la maggiorparte delle persone affamate! A partire da questa con-traddizione di fondo occorre formu-lare alcune riflessioni sulle possibilirisposte.

L’agricoltura è certamente laprincipale attività nel mondo rurale(anche se non l’unica). Ed è nel set-tore agricolo che la maggior partedelle persone sono impiegate: con-tadini, braccianti, proprietari, mer-canti di prodotti agricoli, oppureimpegnati nella trasformazione agro-alimentare primaria. È proprio a partire dalla forzadella capacità di organizzazione e di strutturazionedel mondo rurale che può provenire la principaleforza di cambiamento, esattamente quello che è av-venuto anche nel mondo rurale italiano, quando le or-ganizzazioni dei produttori si sono organizzate inmodo tale da affermare e rivendicare in maniera piùchiara i diritti delle comunità radicate nel mondo agri-colo e rurale. In un Paese estremamente fragile comeHaiti, è lecito attendersi che anche le organizzazionidei produttori possano mostrare segni di fragilità:questo tuttavia non cambia la necessità di promuo-vere e riconoscere come legittimo ogni sforzo fondatosu un processo associativo e auto-organizzativo all’in-terno del mondo rurale.

Un ruolo determinante nel mondo rurale è quellogiocato dagli attori del settore privato. Il persegui-mento di una prospettiva economica è da sempre unelemento fondamentale di cambiamento, ma è neces-

sario che esso sia strettamente collegato ad una con-siderazione più ampia delle condizioni di vita: è perquesto che alcune forme organizzative, come adesempio quelle cooperative o associative, in molti casirappresentano al meglio gli interessi comunitari.

Gli imprenditori agricoli locali svolgono un ruoloimportante, che deve essere promosso soprattuttonella loro capacità di creare posti di lavoro dignitosi enel reinvestire i guadagni proprio nel mondo rurale.Al crescere delle dimensioni dell’impresa agricola, ètuttavia facile assistere ad uno “scollamento” dagli in-teressi del territorio e delle comunità locali; per questo

è necessario vigilare sul ruolo del latifondo, o dellegrandi imprese, il cui potere di negoziazione è spessolargamente superiore non solo a quello delle comu-nità rurali, ma spesso a quello delle stesse istituzionipubbliche. Sono numerose le campagne che, anchein Italia, puntano ad ottenere, sia a livello nazionaleche internazionale, la definizione di regole vincolantinell’effettuazione di investimenti nel mondo rurale,che tutelino l’interesse degli attori più deboli e favori-scano il perseguimento del bene comune.

Nell’accompagnare un cambiamento nel mondorurale, è importante il ruolo svolto dalle istituzionipubbliche, responsabili per la definizione di un qua-dro normativo che non solo favorisca il coinvolgi-mento soprattutto dei piccoli produttori, ma provvedaanche ad attivare opportuni servizi di supporto tec-nico all’agricoltura. Le istituzioni e gli apparati gover-nativi hanno anche il mandato di un percorso di inclu-sione attraverso più investimenti nell’educazione,

7. Le proposte

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È a partire dalla forza della capacità di organizzazionee di strutturazione del mondo rurale che può provenirela principale forza di cambiamento, come è avvenuto nelmondo rurale italiano, quando le organizzazioni dei pro-duttori si sono organizzate in modo tale da affermare erivendicare in maniera più chiara i diritti delle comunitàradicate nel mondo agricolo e rurale

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nella sanità, nelle infrastrutture e nelle comunicazioni.Dotare le zone isolate di servizi primari come elettri-cità, acqua e strade è basilare per la loro crescita e perevitarne lo spopolamento, con il conseguente sovraf-follamento delle città. In questo modo è più sempliceagevolare i commerci e le iniziative imprenditoriali perportare presso le popolazioni beni e servizi che man-cano o sono difficili da reperire.

Il miglioramento delle condizioni di vita e di pro-duzione richiede anche un contributo delle istitu-zioni di ricerca agricola e di quelle dedicate allamessa in opera di servizi di finanza e microfinanza.Per quanto riguarda le prime, attenzione deve essereposta soprattutto rispetto a quelle legate al settorepubblico e fortemente partecipate dalle organizza-zioni dei produttori. Il miglioramento delle tecnicheproduttive, nella direzione di una produzione sicura esostenibile, richiede la capacità di valorizzare la cono-scenza spesso già presente a livello locale, che può es-sere migliorata nella direzione di tecniche affidabilibasate sui principi dell’agroecologia.

Il supporto di servizi di finanza e microfinanza èfondamentale soprattutto per evitare l’estrazione delsurplus economico dal mondo rurale e fenomeni di“commercializzazione forzosa”, supportando la stabi-lizzazione dei cicli di domanda e offerta di risorse fi-

nanziarie, anche attraverso l’offerta di strumenti di mi-crocredito e microassicurazione.

Occorre infine menzionare il ruolo del sistema as-sociativo e l’organizzazione della cooperazione allosviluppo: le agenzie internazionali, le ONG, le orga-nizzazioni private e le associazioni che operano neiPaesi poveri attraverso progetti di sviluppo e di emer-genza possono, in collaborazione con le istituzionipubbliche, come per esempio i Ministeri, realizzareprogetti di intervento efficaci e sostenibili nel tempo.È importante che tale intervento sia concepito come“temporaneo” e in supporto agli attori locali (sia dibase che istituzionali, poiché nessun Paese è mai stato“sviluppato” dall’esterno). È forte la tentazione, soprat-tutto in situazioni di debolezza delle istituzioni locali,di creare un sistema parallelo e indipendente, che cer-tamente può realizzare delle azioni in maniera efficacema che rischia poi di rimanere relativamente avulsodal contesto in cui opera.

Ascoltare la voce delle società rurali, migliorare ilcoordinamento degli aiuti, incrementare politiche einterventi inclusivi per le zone isolate, attraverso l’im-pegno congiunto di enti locali, società civile, istitu-zioni, organizzazioni internazionali e ONG, è un modoefficiente ed efficace per avviare processi di cambia-mento sostenibili.

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Ascoltare la voce delle società rurali, migliorare il coordinamento degli aiuti, incremen-tare politiche e interventi inclusivi per le zone isolate, attraverso l’impegno congiuntodi enti locali, società civile, istituzioni, organizzazioni internazionali e ONG, è l’unicomodo per avviare processi di cambiamento sostenibili ed efficaci

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L’IMPEGNO DI CARITAS ITALIANA

Il lavoro svolto in questi anni da Caritas Italiana adHaiti è sempre stato di vicinanza e sostegno ai più de-boli, con particolare attenzione a tutti coloro che sitrovano in situazioni di forte vulnerabilità.

Caritas Italiana è arrivata ad Haiti con personaleespatriato nel 2010, immediatamente dopo il terre-moto, per valutare i migliori interventi da realizzare ela loro buona attuazione. Azioni possibili grazie al so-stegno di tanti italiani che hanno risposto con gene-rosità alla colletta promossa dalla Conferenza Episco-pale Italiana a pochi giorni dal sisma.

La strategia adottata da Caritas Italiana, dopo laprima fase di un anno dedicata all’emergenza, si è de-lineata su 5 punti:1. il sostegno agli organismi della Chiesa locale, in

una visione di cooperazione solidale tra Chiese so-relle. Un impegno a lungo termine, come indicatodai vescovi italiani.

2. Il sostegno allo sviluppo, per promuovere una pro-gressiva autonomia delle comunità haitiane coin-volte nei progetti.

3. Il rafforzamento della struttura organizzativa deipartner locali, per migliorarne le capacità di pianifi-cazione e di gestione, puntando a valorizzare le ri-sorse e le capacità presenti nelle rispettive comunità.

4. Il sostegno all’educazione. Il settore scolastico e for-mativo è ritenuto fondamentale per la ricostru-zione del tessuto sociale del Paese e per lo sviluppodell’iniziativa economica locale.

5. L’attenzione all’emergenza sanitaria: colera, caren-za o mancanza di servizi, scarsa educazione al-l’igiene, ecc.

La presenza in loco ha permesso di conoscere me-glio il territorio e andare oltre le città, entrando in con-tatto con le zone rurali che circondano i centri urbanie in cui vivono la maggior parte degli haitiani. Non èfacile raggiungere certe località di montagna, richiedefatica e spirito di adattamento, le auto non possonoarrivare ovunque per la mancanza di strade, bisognacamminare. Spesso non c’è copertura telefonica e i mi-gliori servizi igienici sono le latrine. Non c’è elettricitàe tutte le attività dipendono dalla luce del giorno. Ipaesaggi sono mozzafiato, molto spesso la sensazioneè quella di essere in mezzo al nulla abbandonati alproprio destino, dipendenti dalla natura circostante.Sembra di essere in un altro mondo e ci sono tanti hai-tiani che vivono un’intera vita in questa realtà.

In questi anni si è cercato di migliorare e incentivarele aree rurali attraverso interventi che possono esserearticolati in cinque ambiti: acqua, agricoltura, alleva-mento, salute, attività economiche ed educazione.

ACQUAÈ una risorsa dal valore inestimabile perché è la

base di tutte le forme di vita. Nelle azioni di vita quo-tidiana è richiesto l’utilizzo dell’acqua, così come a li-vello agricolo e industriale. Riprendendo le parole diNelson Mandela: «L’acqua è un diritto di base per tuttigli esseri umani: senza acqua non c’è futuro. L’accessoall’acqua è un obiettivo comune. Esso è un elementocentrale nel tessuto sociale, economico e politico delPaese, del continente, del mondo. L’acqua è democra-zia».

Di seguito è possibile vedere alcuni esempi dei pro-getti che Caritas Italiana ha sostenuto ad Haiti rispettoalla tematica dell’acqua nelle zone rurali.

Località Intervento Importo €Dufort(Léogâne)

Costruzione diun pozzo 2.300,00

Laval(Carrefour)

Captazione di 10sorgenti di acquapotabile

20.480,00

Cap Rouge(Jacmel)

Costruzione di unacisterna per la raccoltadell’acqua piovana

39.930,00

Biston(Cavaillon)

Costruzione di 10pozzi artesiani 77.600,00

Grand-Bois(Cornillon)

Scavo di 12 pozziartesiani perla comunità

101.500,00

Lagosseline-Marbial (Jacmel)

Studio di fattibilitàper la captazionedella sorgente “SaintJoseph” e costruzionedel sistema diapprovvigionamentodi acqua potabile

66.870,00

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Località Intervento Importo €

Trou-Mahot(Bainet)

Acquisto di animalida trasporto 20.100,00

Riviere Froide(Carrefour)

Allevamento di pollamea sostegno della scuola 15.395,00

Saut d’Eau(Mirebalais)

Baciniper la piscicoltura 68.900,00

Marbial(Jacmel)

Rafforzamento dell’alle-vamento e della filieraproduttiva del latte

156.900,00

Bongars(Kenscoff)

Allevamento caprinoe tutela ambientale 141.050,00

Citronnier(Léogâne) Allevamento di capre 19.990,00

24 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

Località Intervento Importo €Granton Bayard,Moron (Jérémie)

Acquistodi un mulino 6.500,00

Bois-Nicolas (Croixdes Bouquets)

Orti comunitariper 150 agricoltori 124.000,00

Marin(Verrettes)

Irrigazioneper agricoltura 50.400,00

Ile-à-Vache(Cayes)

Installazione di unmulino per il mais 9.200,00

Marin(Verrettes)

Acquisto di untrattore comunitario 53.300,00

Duval(Verrettes) Avvio di un vivaio 18.190,00

AGRICOLTURAÈ la prima forma di sostentamento per gli haitiani.

Rappresenta una delle più antiche tecniche praticatedall’uomo per alimentarsi, attraverso la coltivazionedi specie vegetali e la raccolta dei prodotti delle pian-te. Il duro lavoro degli agricoltori, i sistemi di irriga-zione, le sementi, il sole, il possesso di buone attrez-zature e la conoscenza, sono elementi fondamentaliper la riuscita di un buono sviluppo agricolo.

In generale nei Paesi in via di sviluppo, più che unasingola varietà ad alto rendimento, è importante riu-scire a sviluppare colture diversificate che permettanoun’alimentazione più varia ed equilibrata.

L’innovazione agricola nei Paesi poveri è molto im-portante anche per evitare di perdere tutto nel casodi catastrofi naturali, è elemento essenziale per il pro-gresso.

Nella tabella qui sotto, è possibile vedere alcuni in-terventi che Caritas Italiana ha sostenuto in ambitoagricolo.

ALLEVAMENTOÈ la seconda fonte di sostentamento per il popolo

haitiano. I prodotti sono per lo più destinati al con-sumo famigliare e gli animali vengono generalmenteallevati allo stato brado. L’alimentazione fornita loro èspesso qualitativamente e quantitativamente inap-propriata. Tutto questo, molto spesso, causa problemiriguardanti la salute degli animali che in molti casiproducono meno di ciò che potrebbero e muoionocon facilità. La mancanza di mezzi, di possibilità eco-nomiche e di conoscenze fanno sì che le tecniche diallevamento siano ancora arretrate, con inevitabili ri-percussioni ambientali, sia a livello di degrado delsuolo che di deforestazione.

Prendersi cura degli animali è importante, sonocreature che meritano rispetto e cure, come sostieneGiovanni Paolo II: «C’è nell’uomo un soffio, uno spiritoche assomiglia al soffio e allo spirito di Dio. Gli animalinon ne sono privi».

Di seguito, alcuni esempi dei progetti che CaritasItaliana ha sostenuto ad Haiti per quanto riguarda l’al-levamento.

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Località Intervento Importo €

Marbial(Jacmel)

Microcreditoper allevamento 90.490,00

Fonds-Verrettes(Croix des Bouquets)

Programmadi microcreditoper donne

63.210,00

Fond’Oies(Léogâne)

Rafforzamento delleattività economicheassociative

327.000,00

Perodin

Miglioramentosocio-economicodi 100 famiglieindigenti

62.880,00

Belle Fontaine(Croix des Bouquets)

Cassaveriea Belle Fontaine 48.510,00

Orangers(Léogâne)

Boutiquecomunitaria nellazona di Orangers

20.000,00

SALUTELa mancanza di infrastrutture sanitarie e di stru-

mentazioni, l’esiguo numero di infermieri e medici di-sposti ad operare in aree rurali isolate, la difficoltà diaccesso ai farmaci, molto spesso costosi, rappresen-tano un problema enorme per gli haitiani che vivonoin queste zone. Raggiungere ospedali o piccole clini-che in molti casi significa camminare per ore, e ci sonosituazioni per le quali è necessario intervenire tempe-stivamente e con personale e attrezzature idonee. Lamancanza di servizi igienici e di educazione sanitariaaggravano la situazione, per cui con facilità possonoinsorgere epidemie difficilmente controllabili.

Dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani:«Ogni individuo ha il diritto ad un tenore di vita suffi-ciente a garantire la salute e il benessere proprio e dellasua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione,al vestiario, all’abitazione, e alle cure mediche e ai ser-vizi sociali necessari, ed ha diritto alla sicurezza in casodi disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vec-chiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussi-stenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà».

Nella tabella sottostante, alcuni degli interventi cheCaritas Italiana ha sostenuto in ambito sanitario.

ATTIVITÀ ECONOMICHELe aree rurali ad Haiti si caratterizzano per attività

economiche piccole, principalmente di sostentamen-to familiare. Piccole iniziative imprenditoriali legatealla vendita di prodotti agricoli o di allevamento, tra-sformazioni di vegetali in alimenti locali come mar-mellate e burro d’arachidi. Nei centri abitati più grandisi incontrano negozietti in cui si vende un po’ di tuttocome latte, olio, farina, passata di pomodoro, detersivi,sapone, ecc.

Per incentivare lo sviluppo economico è fonda-mentale, oltre a creare strutture appropriate – comeper esempio le strade per facilitare gli spostamenti –,favorire processi di diversificazione dell’offerta com-merciale aiutando i piccoli imprenditori. Come dicePentti Malinen: «Dobbiamo impegnarci a promuoverenuove idee e attività che vadano oltre quelle tradizio-nali per poter generare nuove fonti di reddito nellezone rurali».

Di seguito, alcuni dei progetti che Caritas Italianaha sostenuto per incentivare delle attività economi-che nelle zone rurali.

Località Intervento Importo €Marbial(Jacmel)

Campagna per laprevenzione del colera 37.120,00

Papaye(Hinche)

Costruzione di 80latrine familiari 82.830,00

Belle Fontaine(Croix desBouquets)

RiattivazioneHôpital Père PhanèsLouis Charles

59.070,00

Petite Rivièrede l'Artibonite

Miglioramento dellestrutture sanitarie a De-sallines e Petite Rivière

20.000,00

Port-de-Paix

Costruzione di cisternee latrine mono e plurifamiliari nelle parrocchieBonneau e Anse-a-Foleur

100.000,00

Fond d’Oies Costruzione della clinica“Maison de la Santé” 150.000,00

25HAITI | RIPARTIRE DALLA TERRA

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EDUCAZIONELa maggior parte delle scuole in queste zone sono

organizzate e gestite dalle piccole comunità rurali, illivello di insegnamento è molto basso, spesso gli in-segnanti hanno come titolo di studio più elevato la li-cenza di scuola primaria o secondaria. Le esigenze divita quotidiana fanno sì che molti bambini frequen-tino la scuola in modo irregolare o addirittura abban-donino gli studi.

L’istruzione è un mezzo indispensabile per inter-rompere marginalizzazione, povertà e violenza. È im-portante dare a tutti quanti la possibilità di studiare;si tratta di uno strumento basilare per lo sviluppo per-sonale, sociale, economico e in generale del Paese.

Riprendendo le parole di Cicerone: «Una mentesenza istruzione non può dare i suoi frutti più diquanto non possa un campo, comunque fertile, senzacoltivazione».

Nella tabella qui sotto, sono elencati alcuni degliinterventi che Caritas Italiana ha sostenuto in ambitoeducativo.

Caritas Italiana reputa fondamentale il sostegno allezone rurali, per questo sono stati promossi molti pro-getti di sviluppo agricolo, allevamento, riforestazione,conservazione del suolo, attività produttrici di reddito,di trasformazione di materie prime in prodotti finiti,microcredito, spazi di formazione specifici e migliora-mento infrastrutturale. L’impegno di accompagna-mento e sostegno al popolo haitiano, specialmenteper quanto riguarda coloro che si trovano in situa-zione di vulnerabilità, continuerà anche nei prossimianni con la prospettiva di interventi mirati all’autono-mia e all’autosostentamento.

Località Intervento Importo €Beausejour(Léogâne)

Laboratorio profes-sionale per giovani 75.395,00

Joineau(Thomazeau)

Costruzione di unascuola materna aHatte Drouillard

56.367,00

Biston(Cavaillon)

Costruzione di unCentro professionalegiovanile

64.122,00

Beausejour(Léogâne)

Laboratorio diinformatica nelCentro professionale

46.460,00

Mont-Organisé(Ounaminthé)

Banca agricolae formazioneall’allevamento

68.550,00

Papaye(Hinche)

Riabilitazionedi una scuolatecnica agraria

44.254,00

26 CARITAS ITALIANA | DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE

Info: Caritas ItalianaUfficio America Latina e Caraibi

[email protected]

Un resoconto complessivo degli interventi realizzatia sette anni dal sisma del 12 gennaio 2010

è disponibile su www.caritas.it

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NOTEIntroduzione

1 IFAD: Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo.2 Informazioni pubblicate nel testo IFAD: lo sviluppo rurale

necessario per eliminare la povertàhttp://www.radiovaticana.va/

3 Laudato Si’, lettera enciclica sulla cura della casa comune,Papa Francesco, Edizione Paoline, cit. pag. 153.

4 Cit. del Messaggio del Santo Padre Francesco per la cele-brazione della 47a Giornata mondiale della Pace (2014) Fra-ternità, fondamento e via per la pacehttps://w2.vatican.va/content/vatican/it.html

5 Ibidem.6 Lettera enciclica Laborem Excercens, Giovanni Paolo II, cit

del punto 21 Dignità del lavoro agricolohttp://www.unric.org/it

7 Cit. dell’articolo Brasile. Pastorale della terra: il Paese è senzalegge, a cura di Lisa Zengarinihttp://www.radiovaticana.va/

8 Statuto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umanointegrale, cit. Art.1 n.1https://w2.vatican.va/content/vatican/it.html

1. Il problema a livello internazionale1 Dato pubblicato alla pagina 20 del testo Informe sobre el

desarrollo rural 2016 di FIDA (Fondo International de De-sarrollo Agrícola).

2 IFAD: Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo.3 Informazioni raccolte sulla pagina web di Lands Rights Now

http://www.landrightsnow.org/es/home/4 Custodi della terra, difensori del nostro futuro, Rapporto

pubblicato da Oxfam come contributo alla campagnaLand Rights Nowhttp://www.oxfamitalia.org/si-inasprisce-la-spirale-di-vio-lenza-nella-corsa-globale-alla-terra/

5 Ibidem, pagina 8.6 Ibidem, pagina 9.7 Ibidem, pagina 10.8 Ibidem, pagina 11.9 Ibidem, pagina 12.10 Ibidem, pagina 13.11 IFAD: Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo.12 Dati raccolti nella scheda America Latina y el Caribe relativa

all’Informe sobre el desarrollo rural 2016 pubblicato daIFAD, sezione Regional Challenges and what can be done dihttps://www.ifad.org/it/newsroom/press_release/tags/y2016/30445922

13 Ibidem, scheda Cercano Oriente, Africa del Norte y Europa.14 Ibidem, scheda Africa Occidental y Central.15 Ibidem, scheda Africa Oriental y Meridional.

16 Ibidem, scheda Asia y el Pacifico.17 70/1 Trasformare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per lo Svi-

luppo Sostenibile, cit del punto 2.3.

2. Il problema a livello regionale1 Cit. di una parte del testo Declaración del foro latinoameri-

cano y caribeño de comités nationales del año intrnationalde la agricoltura familiar 2014http://bit.ly/1Qtjy7f

2 Informazioni pubblicate nel testo Perspectivas de la agri-cultura y del desarrollo rural en las Américas: una miradahacia América Latina y el Caribe 2015-2016, CEPAL, FAO eIICA, da pag. 187 a pag. 190.

3 Ibidem, da pag. 190 a pag. 193.4 Ibidem, da pag. 193 a pag. 194.

5 Cit. dell’articolo Per combattere la fame nel mondo nonbasta lo sviluppo economico, a cura di Monica Straniero http://www.vita.it/it/

3. Le cause e le connessioni con l’Europa1 Informazioni pubblicate sulla pagina web della Commis-

sione europea, sezione Agricoltura e sviluppo, sviluppo ru-rale 2014-2020http://ec.europa.eu/agriculture/rural-development-2014-2020/index_it.htm

2 Cit. del testo Rapporto sulla povertà rurale 2001. Sintesihttps://www.ifad.org/documents/10180/4f47655c-f464-4f6f-95be-d46b2fe9b760

3 Immagine presente sulla pagina web della Commissioneeuropea, sezione Agricoltura e sviluppo, sviluppo rurale2014-2020, su http://ec.europa.eu/agriculture/rural-deve-lopment-2014-2020/country-files/common/number-of-rdp-per-country_en.pdf

4. I dati Caritas1 Lo studio è intitolato Etude des “Farming Systems” à Beau-

sejour (Léogane), à La Gosseline (Jacmel), à Lavial (La Vallée),à Trou Mahot et Bas Grandou (Bainet).

6. La questione1 Dato pubblicato in wikipedia, alla sezione Economia, su

https://it.wikipedia.org/wiki/Haiti2 Dati pubblicati nel testo 10 datos sobre el hambre en Haití,

pubblicato nel sito internet del Programa Mundial de Ali-mentos, su http://es.wfp.org/historias/10-datos-sobre-el-hambre-en-hait%C3%AD

3 Ibidem.4 Se questa è vita. Antropologia della miseria. Un caso haitiano,

di Massimo Miraglio, Edizioni Camilliane, cit. pag 140.5 Dati pubblicati nel testo 10 datos sobre el hambre en Haití,

pubblicato nel sito internet del Programa Mundial de Ali-mentos, su http://es.wfp.org/historias/10-datos-sobre-el-hambre-en-hait%C3%AD

27HAITI | RIPARTIRE DALLA TERRA

Page 28: DOSSIER CON DATI E TESTIMONIANZE · 2017. 1. 19. · Oggi possiamo dire che i potenti si sono dimenticati delle zone periferiche del pianeta. ... bili, pavimenti e accessori per la

I precedenti dossier (disponibili su www.caritas.it; shortlink alla sezione: http://bit.ly/1LhsU5G):1. GRECIA: Gioventù ferita – Gennaio 20152. SIRIA: Strage di innocenti – Marzo 20153. HAITI: Se questo è un detenuto – Aprile 20154. BANGLADESH, INDIA, SRI LANKA, THAILANDIA: Lavoro dignitoso per tutti – Maggio 20155. BOSNIA ED ERZEGOVINA: Una generazione alla ricerca di pace vera – Giugno 20156. GIBUTI: Mari e muri – Giugno 20157. IRAQ: Perseguitati – Luglio 20158. REPUBBLICA DEL CONGO: «Ecologia integrale» – Settembre 20159. SERBIA E MONTENEGRO: Liberi tutti! – Ottobre 201510. AFRICA, AMERICA LATINA, ASIA: Un’alleanza tra il pianeta e l'umanità – Dicembre 201511. HAITI: Concentrato di povertà – Gennaio 201612. AFRICA SUB-SAHARIANA: Salute negata – Febbraio 201613. SIRIA: Cacciati e rifiutati – Marzo 201614. NEPAL: Tratta di esseri umani. Disumana e globale – Aprile 201615. GRECIA: Paradosso europeo – Maggio 201616. HAITI: Rimpatri forzati – Giugno 201617. ASIA: Per un’ecologia umana integrale – Settembre 201618. ARGENTINA: Il narcotraffico come una metastasi – Settembre 201619. ASIA: Diversa da chi? – Ottobre 201620. EUROPA: Generatori di risorse – Novembre 201621. AFRICA OCCIDENTALE: Divieto di accesso – Dicembre 2016

Tre quarti degli 800 milioni di persone che vivono in stato di povertà assoluta nelmondo si trovano in aree rurali.

Solo ad un quinto delle comunità rurali e popolazioni indigene del mondo vengonoriconosciuti titoli di proprietà della terra. Vi è un incremento di episodi di espropriforzati, violenze e omicidi nei territori in cui queste popolazioni abitano e da cui trag-gono sostentamento.

Haiti è un Paese fortemente rurale. La maggior parte degli haitiani vive di sussistenzae le prime fonti di sostentamento sono agricoltura e allevamento.

Lo sviluppo in ambito rurale richiede interventi multisettoriali accompagnati da po-litiche inclusive. È fondamentale coinvolgere i più emarginati con investimenti miratiche possano migliorare gli effetti di una rapida trasformazione strutturale in terminidi equità nella distribuzione dei benefici da essa generati.

www.caritas.it