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Vivi il verde. Alla scoperta dei giardini dell’Emilia-Romagna Laboratori di fotografia a cura di Piero Orlandi, Carlo Tovoli d o s s i e r bc

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Vivi il verde. Alla scoperta dei giardini dell’Emilia-RomagnaLaboratori di fotografia

a cura di Piero Orlandi, Carlo Tovoli

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DOSSIEREstratto della rivista “IBC. Informazioni, commenti, inchieste sui beni culturali” (Annata XXII, Anno 2014, Numero 4, Ottobre/Dicembre)

Vivi il verde. Alla scoperta del giardini dell’Emilia-RomagnaLaboratori di fotografia a cura di Piero Orlandi, Carlo Tovoli

1 Giardini in festa Piero Orlandi, Carlo Tovoli

3 Il giardino segreto Luciano Leonotti

11 Nel verde della Certosa di Bologna Fabio Mantovani

19 Nel verde del giardino pubblico di Ravenna Giovanni Zaffagnini

AUTORILuciano Leonotti, fotografo; Fabio Mantovani, fotografo; Giovanni Zaffagnini, fotografo; Piero Orlandi e Carlo Tovoli, Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna.

Si ringraziano il Comune di Ravenna e l’Associazione Ravennate Astrofili Rheyta nella persona di Marco Garoni per la concessione della sala incontri del Planetario.Si ringraziano inoltre Paola Gombi, Barbara Guizzardi, Sandro Venturi e il Museo del Risorgimento di Bologna per l’autorizzazione alle riprese fotografiche all’interno dell’area monumentale della Certosa.

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Dopo le tante iniziative per la valorizzazione degli alberi monumentali realizzate in Emilia-Romagna, alla fine di settembre del 2014 l’IBC - Istituto per i beni culturali della Regione ha promosso un evento, il primo di questo tipo a livello regionale, che ha coinvolto i tanti giardini aperti al pubblico presenti sul territorio. Un recente censimento – disponibile on line sul sito web dell’IBC nella sezione dedicata a “parchi e giardini” – ne ha individuati oltre 100, da Piacenza a Rimini, in una campagna che per ora ha selezionato i giardini che presentano al loro interno grandi alberi o alberi monumentali, ma che ha le caratteristiche di work in progress e in futuro intende coinvolgere la maggior parte dei giardini pubblici o aperti al pubblico che per le loro caratteristiche abbiano un evidente interesse storico-naturalistico.Nelle giornate di “Vivi il Verde. Alla scoperta dei giardini dell’Emilia-Romagna” (27-28 settembre e 4-5 ottobre 2014) sono stati organizzati oltre 100 eventi in 40 luoghi diversi sparsi su tutto il territorio regionale, da Piacenza a Rimini. Protagoniste le grandi città (Bologna, Parma, Modena, Reggio Emilia, Rimini, Ravenna, Ferrara, Forlì, Cesena) e tante località in provincia (da Grazzano Visconti, in provincia di Piacenza, a San Lorenzo in Correggiano, nel Riminese, passando per Colorno, Sala Baganza, Pavullo, Formigine, Castelfranco Emilia, Loiano, Imola, Budrio, San Marino di Bentivoglio, Casola Valsenio, per citarne alcune). Sono stati coinvolti giardini pubblici, giardini privati aperti al pubblico, giardini storici, parchi, giardini e orti botanici, aree urbane verdi, giardini di ville o di castelli, e persino angoli verdi all’interno di musei.In generale si è parlato di grandi alberi e di natura “da vivere” secondo le modalità più disparate: visite guidate ai giardini, certo, ma anche laboratori, conferenze “sul campo”, percorsi sensoriali, lezioni pratiche, treewatching, incontri con chi i giardini li cura e li protegge per mestiere, e tanto altro.Il calendario di “Vivi il Verde” includeva tre workshop di fotografia con i fotografi Luciano Leonotti, Fabio Mantovani e Giovanni Zaffagnini. I laboratori si proponevano di sviluppare le capacità dei singoli partecipanti, ma anche di sperimentare modalità specifiche e il più possibile innovative e non convenzionali di rappresentazione del verde, sia naturale e spontaneo che progettato. Non si trattava di produrre immagini con criteri di schedatura e catalogazione, per cui l’attenzione, più che sul singolo elemento vegetale, è stata rivolta soprattutto sulla possibilità di identificare e trasmettere visivamente le caratteristiche peculiari dei luoghi, la loro sedimentazione storica, il radicamento nell’uso quotidiano da parte della popolazione.Per queste ragioni i materiali fotografici prodotti propendono al racconto per immagini, alla serie, piuttosto che al singolo scatto: perché cercano di descrivere compiutamente spazi complessi e articolati. Un rilievo particolare è stato assegnato al rapporto tra il tema del verde e gli aspetti storico-sociali, allo scopo di sottolineare la stratificazione dei vari significati che compongono l’identità dei luoghi. Per sfuggire il più possibile dallo stereotipo ed elaborare visioni personali di questi luoghi si è quindi puntato a porre nel giusto equilibrio fotografico gli aspetti documentari e quelli legati all’indagine e alla ricerca.

Giardini in festaPiero Orlandi, Carlo Tovoli

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Luogo: Sasso Marconi, 27 settembre - 4 ottobre 2014: Borgo di Colle Ameno, Villa Griffone - Mausoleo di Guglielmo Marconi, Palazzo de’ Rossi (aree verdi).

Partecipanti: Donatella Andria, Maria Rita Borsari, Jacopo Ferrari, Veronica Martino, Emanuele Mingozzi, Simone Morolli, Isabella Munari, Alessandro Pastore, Loris Poggi, Lara Russo, Giulia Trimarchi.

“Giardino segreto” – fotografia di Luciano Leonotti

Workshop fotografico

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Il sopralluogo che ho fatto alle nove e trenta presso il parco di Colle Ameno in un umido 22 settembre, mi rivelava un luogo sopravvissuto tra la Provinciale trafficata della Porrettana e la piana arata e in parte abbandonata che si allunga verso il Reno: il borgo silenzioso, deserto, il piccolo parco adiacente con i grandi alberi distanti gli uni dagli altri, intenti a respirare nebbia. Il 27 settembre, giorno del workshop, il sole settembrino, dolce come l’uva, ha rilevato ombre, evidenziando forme, esaltando le geometrie, sia quelle delle architetture di Colle Ameno, della Fondazione Marconi, e del Castello de’ Rossi, sia quelle degli alberi. Ogni cosa si offriva alla nostra indagine visiva senza misteri. Ma in questa condizione il rischio è quello di cogliere solo l’aspetto estetico che la luce suadente produce. Quasi tutti hanno usato il colore. Ognuno dei partecipanti vedeva per la prima volta questi spazi. Dopo aver fatto vedere, all’inizio, alcuni dei miei lavori sul verde, ci siamo mossi partendo da Colle Ameno. Alle tredici una pausa e poi abbiamo proseguito negli altri due siti, calcolando la traiettoria della luce e lavorando fino alle diciassette e trenta. Ma si può in un giorno, con lo stesso tipo di luce, riuscire a capire un luogo, un giardino? La fotografia è una pratica solitaria, occorre dimenticare sé stessi e aderire al luogo per capirlo, con una attrezzatura semplice ma efficace per qualità e con un tempo sufficiente a disposizione. Quando all’incontro successivo ho esaminato il lavoro dei partecipanti al computer, ho trovato immagini buone, discrete, e brutte: alcuni quindi si sono avvicinati a capire e a restituire l’idea di quello che hanno visto, alcuni sono riusciti solo in parte, alcuni non ci sono riusciti. Sarei contento se da questo incontro i partecipanti avessero appreso alcuni dei loro pregi e dei loro difetti e ne avessero ricavato il desiderio di studiare e lavorare di più, e magari il desiderio di ritornare sui luoghi del delitto, un giorno, da soli. Magari in un giorno senza sole, per ripercorrere gli stessi passi in questi tre luoghi, per vedere di vedere diversamente, per capire che è impossibile afferrare la realtà ma che si può soltanto restituire una sua interpretazione cercando dentro di sé il proprio sguardo e non ripetendo gli sguardi altrui, visti altrove. Ma per questo occorre anche guardare dentro la letteratura, nella pittura.

Il giardino segretoLuciano Leonotti

Luciano LeonottiFotografo, grafico, art director, vive e lavora a Bologna, dove ha fondato lo studio di progettazioni visive “Trasguardo”. È docente di Fotografia e Grafica editoriale presso l’Accademia di belle arti di Bologna, dove con la collaborazione di Piero Orlandi ha ideato e fondato “Urban Reflex”, rivista fotografica sulle zone periferiche e marginali della città. Ha pubblicato circa quindici volumi, tra cui: Il Paese delle Vacanze (1985), con testi di Luigi Ghirri e Claudio Marra; I giorni di Bologna (2003), con testi di Roberto Roversi e Italo Zannier; Terra di Genova (2004), con testo di Ruggero Pierantoni; Identità cibo in terra di Capitanata (2010), con testi di Eleonora Frattarolo e Massimo Montanari. Nel 2011 ha partecipato alla 54° edizione della Biennale di Venezia, “Padiglione Italia”, invitato da Italo Zannier nel Palazzo della Meridiana a Genova. Nel 2013, per l’inaugurazione della Stazione Alta Velocità di Bologna, ha esposto i suoi “Scatti d’opere”. Con il suo libro fotografico e la mostra “Casa Morandi nei Fienili del Campiaro”, realizzati nel 2014 per il cinquantenario della morte dell’artista, la Casa Studio Giorgio Morandi è stata fotografata e presentata per la prima volta nella sua interezza.

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Villa Griffone - Mausoleo di Guglielmo Marconi, Sasso Marconi (Bologna) – fotografia di Donatella Andria

Borgo di Colle Ameno, Sasso Marconi (Bologna) – fotografia di Simone Morolli

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Villa Griffone - Mausoleo di Guglielmo Marconi, Sasso Marconi (Bologna) – fotografia di Emanuele Mingozzi

Villa Griffone - Mausoleo di Guglielmo Marconi, Sasso Marconi (Bologna) – fotografia di Maria Rita Borsari

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Villa Griffone - Mausoleo di Guglielmo Marconi, Sasso Marconi (Bologna) – fotografia di Jacopo Ferrari

Borgo di Colle Ameno, Sasso Marconi (Bologna) – fotografia di Alessandro Pastore

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Borgo di Colle Ameno, Sasso Marconi (Bologna) – fotografia di Loris Poggi

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Borgo di Colle Ameno, Sasso Marconi (Bologna) – fotografia di Veronica Martino

Palazzo de’ Rossi, Sasso Marconi (Bologna) – fotografia di Giulia Trimarchi

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Palazzo de’ Rossi, Sasso Marconi (Bologna) – fotografia di Lara Russo

Borgo di Colle Ameno, Sasso Marconi (Bologna) – fotografia di Isabella Munari

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Cimitero monumentale della Certosa di Bologna – fotografia di Fabio Mantovani

Luogo: Cimitero monumentale della Certosa di Bologna, 27 settembre - 5 ottobre 2014.

Partecipanti: Philippa Helen Armstrong, Anna Maria Betti, Claudia Bonacini, Pierluigi Caputo, Francesca Cervellati, Fabrizio Dell’Aquila, Paolo Merlo Pich, Pierluigi Molteni, Vittorio Nanni, Isabella Tortola.

Workshop fotografico

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Nel verde della Certosa di BolognaFabio Mantovani

Ho deciso di tenere il corso nella Certosa di Bologna, fotografata già svariate volte e tuttora meta di fotografi appassionati alla zona monumentale del cimitero cittadino. Dato che il tema della rassegna ‘Vivi il Verde’ era il verde urbano, il motivo della mia scelta era proprio questo: scoprire un luogo così noto, e così ritratto, da un’altra prospettiva, quella appunto della Certosa come parco pubblico.I partecipanti, a riprova del carattere insolito e stimolante della scelta, erano numerosi e motivati, selezionati dopo aver presentato un portfolio di immagini che ne attestasse le capacità tecniche e la sensibilità sull’argomento da trattare; la prima giornata, il 27 settembre, è stata dedicata alla presentazione del workshop e agli obiettivi da raggiungere, dopodichè ognuno ha iniziato la propria ricerca fotografica, facendosi guidare unicamente da ciò che più lo ispirava, dirigendosi ora nella zona più antica, ora in quella più recente e in via di costruzione, ma sempre tenendo presente lo scopo finale del lavoro.Nella seconda e ultima giornata, il 5 ottobre, nella Biblioteca dell’IBC si è tenuta la proiezione dell’intero lavoro, una narrazione dal generale al particolare, presentato sotto forma di slideshow della durata di sette minuti per 50 immagini complessive. Il verde, protagonista del lavoro, è stato descritto secondo gli stili ben definiti di ciascun partecipante: quello descrittivo, con ricerca di inquadrature particolari (Nanni, Dell’Aquila, Betti); quello formale, con punte di astratto nella composizione di intrecci e fughe prospettiche (Caputo, Merlo Pich); quello simbolico, giocando di sottrazione e trasformando in icone elementi naturali (Bonacini); quello suggestivo, ottenuto creando inquadrature forzate e interpretando gli scatti con una postproduzione non gratuita (Cervellati, Tortoli); quello narrativo, che si esplica cercando un filo conduttore immagine per immagine (Molteni) fino ad arrivare al punto di vista puramente artistico (Armstrong), in cui la Certosa e il verde in essa contenuto sono stati trasfigurati e presi come spunto per un’interpretazione personale del tema proposto.

Fabio MantovaniNato a Bologna nel 1970, professionista dal 1996, è attivo nella fotografia di architettura, interni e corporate. Nel settore editoriale ha pubblicato reportage di fotografia documentaria e sociale su varie riviste, tra cui “Gioia”, “D - Repubblica delle donne”, “Panorama”, “Style - Corriere della Sera”, “Grazia”, “Private”, e, in campo internazionale, “Monocle”, “Japan Times”, “Le Monde”, “Ojo de Pez”. Le sue foto appaiono su diverse testate di architettura italiane e europee, come “Ottagono”, “Il Magazine dell’Architettura”, “Progetti”, “AW - Archiworld”, “Modulor”, e su vari portali web tra cui “Europaconcorsi” e “Archilovers”.La sua ricerca “100 case popolari”, a cura di Sara Marini, sull’architettura sociale italiana realizzata tra gli anni Sessanta e Ottanta da figure come Gregotti, Rossi, De Carlo e Aymonino, è stata di recente presentata come work in progress allo “Spazio Lavì!” di Sarnano (Macerata) e alla galleria “Spazioduepuntilab” di Bologna. Il suo ultimo lavoro, “Pop-Up City”, in mostra alla Torre del Tempo del Museo della storia di Bologna, è un’indagine sulle aree urbane di recente costruzione o fuori da noti circuiti turistici, ma che sono vissute in modo attivo dagli abitanti e di cui essi, in qualche caso, si sono riappropriati spontaneamente. Di recente ha intrapreso un progetto sul rapporto tra fotografia di architettura e privacy, partendo dalla realtà di Berlino.

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Cimitero monumentale della Certosa di Bologna – fotografia di Anna Maria Betti

Cimitero monumentale della Certosa di Bologna – fotografia di Pierluigi Caputo

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Cimitero monumentale della Certosa di Bologna – fotografia di Paolo Merlo Pich

16Cimitero monumentale della Certosa di Bologna – fotografia di Philippa Helen Armstrong

Cimitero monumentale della Certosa di Bologna – fotografia di Fabrizio Dell’Aquila

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Cimitero monumentale della Certosa di Bologna – fotografia di Francesca Cervellati

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Cimitero monumentale della Certosa di Bologna – fotografia di Claudia Bonacini

Cimitero monumentale della Certosa di Bologna – fotografia di Pierluigi Molteni

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Cimitero monumentale della Certosa di Bologna – fotografia di Vittorio Nanni

Cimitero monumentale della Certosa di Bologna – fotografia di Isabella Tortola

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Bosco a San Candido – fotografia di Giovanni Zaffagnini

Luogo: Giardino pubblico di Ravenna, 27 settembre - 4 ottobre 2014.

Partecipanti: Daniele Virgilio Aurelio, Giovanni Benaglia, Emanuele Benini, Roberto Casadei, Massimo Davide, Matteo Montanari, Enrico Palazzo, Francesca Praticò, Veronica Vallone.

Workshop fotografico

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Nel verde del giardino pubblico di RavennaGiovanni Zaffagnini

Selezionati attraverso la presentazione di un portfolio, i partecipanti al workshop da me condotto hanno formato un gruppo eterogeneo, con sensibilità molto diverse ed estrazioni varie. Per la maggior parte di loro, già dalle immagini inviate per l’ammissione al corso, a fronte di una buona qualità tecnica è parsa evidente una palese inesperienza nel descrivere coerentemente uno spazio. Frequenti gli stereotipi di origine televisiva, tipici dei dépliant turistici e della pubblicità in generale, oltre a quelli classici del mondo fotoamatoriale. Il dialogo e il confronto fra diverse sensibilità, da me promesso nella campagna promozionale, si è rivelato in tutta la sua complessità, considerando anche il tempo a disposizione molto limitato: due giornate fra teoria e riprese fotografiche sul campo. È parso opportuno inviare anticipatamente, ai selezionati, due testi introduttivi, utili all’impostazione del corso: Il fotografo nel giardino di John Szarkowski, storico direttore del dipartimento di fotografia del MoMA di New York, e l’estratto di un’intervista al fotografo americano Robert Adams, dove egli esprime il suo particolare interesse verso gli alberi, più una bibliografia consigliata. Nel corso della giornata di apertura è stata proposta e commentata una serie di immagini sul tema, realizzate da grandi maestri della fotografia internazionale (lo stesso Adams, Atget, Eggleston, Friedlander, Gossage, Gursky, Hutte) e della fotografia italiana (Ghirri, Guidi), più una serie di mie fotografie recenti di un bosco altoatesino. Abbiamo quindi affrontato e discusso le immagini presentate per l’ammissione al corso. La grande disponibilità dei partecipanti e le ripetute verifiche del lavoro durante e dopo la fase esecutiva hanno prodotto risultati sorprendenti, superiori a qualsiasi aspettativa. Un lavoro impegnativo, pesante, a volte duro, ma sempre accompagnato da un diffuso buonumore. Non so quanti di questi amici avranno un futuro nel campo della fotografia; di certo, ognuno di loro, per qualche tempo, avvicinando l’occhio al mirino della fotocamera, sentirà in sottofondo la voce insistente e le raccomandazioni di quel docente un po’ strano, che aveva aperto il corso dicendo: “Vi riempirò la testa di dubbi”.

Giovanni ZaffagniniVive e lavora a Fusignano (Ravenna). Dalle ricerche etnografiche concluse nel corso degli anni Novanta, è passato alla fotografia di paesaggio e dei vari aspetti della quotidianità, con particolare interesse verso le relazioni fra immagine e altre forme di espressione, i linguaggi e la sperimentazione. Nel 1986, su progetto di Gianni Celati, è stato fra i curatori della mostra itinerante e del volume Traversate del deserto (Ravenna, Essegi Editore).Tra le sue mostre più recenti: “Sip e BUS” (a cura di P. Orlandi, Sarnano, “Spazio Lavì!”, 2012); “Deserto Km. 0” (a cura di M. Isabel Fernandez, Forlì, Biblioteca “Aurelio Saffi”, 2012); “Fin dove può arrivare l’infinito? a Luigi e Paola Ghirri” (a cura di D. De Lonti, Rubiera, “Linea di confine”, 2012); “Italo Zannier, la sfida della fotografia” (a cura di Denis Curti e Italo Zannier, Pordenone, 2012); “Lanterne per lucciole, lucciole per lanterne” (Pistoia, “Lo spazio di via dell’ospizio”, 2014). Tra le sue monografie: Terra,case,strade,acqua (Padova, Interbooks, 1992); Tecla (Fusignano, I figli del deserto, 1994); Carte riciclate (Milano, Charta, 2001); Herbarium (Milano, Silvana Editoriale, 2003); Io vidi. Il paesaggio nella poesia di Dino Campana (Ravenna, Longo Editore, 2003); Ville dei sogni (Ravenna, Danilo Montanari Editore, 2006); Gli alberi morti (Ravenna, Danilo Montanari Editore, 2010); A cielo aperto. Nel paesaggio rurale della Bassa Romagna (Castel Maggiore, Editrice Quinlan, 2011).

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Giardino pubblico di Ravenna – fotografia di Daniele Virgilio Aurelio

Giardino pubblico di Ravenna – fotografia di Enrico Palazzo

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Giardino pubblico di Ravenna – fotografia di Giovanni Benaglia

Giardino pubblico di Ravenna – fotografia di Emanuele Benini

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Giardino pubblico di Ravenna – fotografia di Roberto Casadei

Giardino pubblico di Ravenna – fotografia di Massimo Davide

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Giardino pubblico di Ravenna – fotografia di Matteo Montanari

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Giardino pubblico di Ravenna – fotografia di Francesca Praticò

Giardino pubblico di Ravenna – fotografia di Veronica Vallone

“IBC. Informazioni, commenti, inchieste sui beni culturali”(XXII, 2014, 4) Registrazione del Tribunale di Bologna, n. 4677 del 31 ottobre 1978ISSN 1125-9876 Direttore responsabileAngelo Varni CapiredattoriValeria Cicala, Vittorio Ferorelli RedattoriLaura Carlini Fanfogna, Isabella Fabbri, Maria Pia Guermandi, Piero Orlandi, Carlo Tovoli Sede di redazioneIstituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagnavia Galliera 21 - 40121 Bolognatel.: (+39) 051.527.6610rivistaibc@regione.emilia-romagna.itwww.ibc.regione.emilia-romagna.it/rivista.htm Progetto grafico e impaginazioneBeatrice Orsini StampaCentro Stampa della Regione Emilia-Romagna

Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna PresidenteAngelo Varni DirettoreAlessandro Zucchini Consiglio direttivoGiordano Conti, Giovanni De Marchi, Laura Muti, Siriana Suprani

© Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna. Tutti i diritti riservati.Non tutti gli articoli pubblicati rispecchiano necessariamente gli orientamenti degli organi dell’Istituto: tutti, comunque, sono ritenuti validi sul piano dell’informazione.

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