DOPO AVERE SVUOTATO LE CASSE DI AUGUSTA, … · fatta da alcuni colleghi”. Pag. 3 Paolo Gulino,...

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PREMIO NAZIONALE DI GIORNALISMO“MARIO FRANCESE 2012” • QUINDICINALE DI FATTI E OPINIONI • REG. TRIB. DI SIRACUSA N.1509 DEL 25/08/2009 • DIRETTORE: FRANCO ODDO • VICEDIRETTORE: MARINA DE MICHELE domenica 2 dicembre 2012 prossima uscita: 16 dicembre Anno IV n.21 € 0,70 e-mail: [email protected] Appalti per il Tribunale Procura etnea indaga PAG. 5 (De Michele) DOPO AVERE SVUOTATO LE CASSE DI AUGUSTA, ROSOLINI E ALTRI COMUNI, PROPONE UNA TRANSAZIONE AL 10% (SIC!) Tributi Italia: “Datemi il 25% e stanerò i morosi” ELIO CAPPUCCIO “Agli incontri di filosofia anche casalinghe e professionisti” pag.6 (Bandiera) THAPSOS Con piglio borbonico la Mastelloni ha deciso la chiusura pag.8 (La Leggia) RIGASSIFICATORE Sospesi gli aiuti di Stato (3 mld) Perchè la fuga di Erg e Shell pag.7 (Albatros) Il 10% del maltolto, questo è disposta a restituire ai cit- tadini di oltre 400 comuni italiani la Tributi Italia, la società di riscossione che ha imperversato in Italia per un decennio, incassan- do i tributi locali ma non riversandoli nelle casse co- munali, della quale ormai da tre anni seguiamo le vi- cende per gli effetti nefasti sui bilanci dei comuni di Priolo, Melilli, Avola, Au- gusta, Rosolini. E proprio al comune di Rosolini è arrivata recente- mente la proposta dell’av- vocato Ricca che assiste la società, una strada che im- maginiamo si stia percor- rendo per mettere a tacere tutti i comuni creditori. Una proposta indecente, per parafrasare il titolo di un famoso film drammati- co del ‘93. L’idea che la truf- fa del secolo possa risolver- si con il mero versamento di un obolo appare davvero stupefacente: 10milioni di euro rispetto ai 100 totali (questa finora la cifra ac- certata) indebitamente sot- tratti dalla società. Pag.3 (De Michele) MODA Nuova pagina della Civetta Stili, tendenze mercato e design pag.20 (Privitera) “Ai cittadini la scelta del candidato sindaco” AMPIO DIBATTITO NEL PD. I RENZIANI: “È STATO UN SUCCESSO CLAMOROSO, ORA IL RINNOVAMENTO DEL PARTITO” “Da mesi oramai stiamo scrivendo le vicende che ri- guardano i magistrati della procura di Siracusa ben lon- tani dal parteggiare o pren- dere le difese degli uni o de- gli altri certi come siamo che il compito dei giornalisti è stato e sarà sempre quello di riferire i fatti mantenendo la propria identità e autonomia di pensiero anche di fronte a verità scomode e imbaraz- zanti o quantomeno delica- te. Purtroppo non la stessa scelta di autonomia è stata fatta da alcuni colleghi”. Pag. 3 Paolo Gulino, segretario cittadino del PD: “L’assem- blea cittadina del Pd ha dato mandato di avviare la concertazione sul ter- ritorio per coinvolgere le forze politiche, sociali e culturali. Italia del Valori, Pd, Sel, ben 44 associa- zioni e coloro che hanno dissentito e si sono oppo- sti alle scelte dell’attuale amministrazione Visentin daranno vita alle primarie di questa città ed a questi si aggiungerà successi- vamente l’Udc. Stavolta, proprio sulla scia di un vero rinnovamento, il candidato sindaco lo de- cideranno i cittadini”. Orazio Scalorino, sinda- co di Floridia: “Abbiamo anticipato i tempi del cam- biamento: siamo stati at- tenti interpreti dei nuovi messaggi che provenivano dalla società già a partire dalle elezioni amministra- tive, durante le quali abbia- mo utilizzato un linguaggio diverso, abbiamo avuto un approccio inedito ai proble- mi della città ed abbiamo, soprattutto, scelto un diver- so modo di comunicare”. Pag. 9 (La Leggia) Al Comune un tesoretto dalla Regione 761.000 EURO DA SPENDERE COME SI VUOLE E IL CONSIGLIO NON NE HA SAPUTO NULLA Siracusa è un comune “virtuoso”. Ecco perché la Regione gli ha assegnato 761.058 euro. In verità si tratta solo del riconosci- mento con cui vengono “premiati” quei comuni che abbiano dimostrato di avere assicurato l’integrale pagamento dei costi per il servizio rifiuti fino al 31 di- cembre 2009: un ritardo di due anni quindi. Di Giovanni (SEL): “Appa- re incredibile e di estrema gravità che, mentre sono stati tagliati fondi anche per servizi essenziali, tra quali anche quelli attinenti proprio all’igiene urbana, si sia taciuto al Consiglio della disponibilità di una cifra sicuramente cospicua in relazione alle condizio- ni del bilancio”. Pag. 5 (De Michele) “Questione morale anche per i giornalisti” DANIELA FRANZÒ (GIORNALE DI SICILIA): “SU VELENI IN PROCURA C’È CHI HA RIFERITO PORZIONI DI VERITÀ” “Una mostra per soli siracusani” PAG.12 (Bandiera) “Una mostra per soli siracusani” PAG.12 (Bandiera)

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PREMIO NAZIONALE DI GIORNALISMO“MARIO FRANCESE 2012”

• QUINDICINALE DI FATTI E OPINIONI • REG. TRIB. DI SIRACUSA N.1509 DEL 25/08/2009• DIRETTORE: FRANCO ODDO • VICEDIRETTORE: MARINA DE MICHELE

domenica 2 dicembre 2012prossima uscita: 16 dicembre

Anno IV n.21 € 0,70e-mail: [email protected]

Appalti per il TribunaleProcura etnea indaga

PAG. 5 (De Michele)

DOPO AVERE SVUOTATO LE CASSE DI AUGUSTA, ROSOLINI E ALTRI COMUNI, PROPONE UNA TRANSAZIONE AL 10% (SIC!)

Tributi Italia: “Datemi il 25% e stanerò i morosi”

ELIO CAPPUCCIO

“Agli incontridi filosofia

anche casalinghee professionisti”

pag.6 (Bandiera)

THAPSOS

Con piglio borbonicola Mastelloni

ha decisola chiusura

pag.8 (La Leggia)

RIGASSIFICATORE

Sospesi gli aiutidi Stato (3 mld)Perchè la fugadi Erg e Shellpag.7 (Albatros)

Il 10% del maltolto, questo è disposta a restituire ai cit-tadini di oltre 400 comuni italiani la Tributi Italia, la società di riscossione che ha imperversato in Italia per un decennio, incassan-do i tributi locali ma non riversandoli nelle casse co-munali, della quale ormai da tre anni seguiamo le vi-cende per gli effetti nefasti

sui bilanci dei comuni di Priolo, Melilli, Avola, Au-gusta, Rosolini.E proprio al comune di Rosolini è arrivata recente-mente la proposta dell’av-vocato Ricca che assiste la società, una strada che im-maginiamo si stia percor-rendo per mettere a tacere tutti i comuni creditori. Una proposta indecente,

per parafrasare il titolo di un famoso film drammati-co del ‘93. L’idea che la truf-fa del secolo possa risolver-si con il mero versamento di un obolo appare davvero stupefacente: 10milioni di euro rispetto ai 100 totali (questa finora la cifra ac-certata) indebitamente sot-tratti dalla società.

Pag.3 (De Michele)

MODA

Nuova paginadella Civetta

Stili, tendenzemercato e design

pag.20 (Privitera)

“Ai cittadini la scelta del candidato sindaco”AMPIO DIBATTITO NEL PD. I RENZIANI: “È STATO UN SUCCESSO CLAMOROSO, ORA IL RINNOVAMENTO DEL PARTITO”

“Da mesi oramai stiamo scrivendo le vicende che ri-guardano i magistrati della procura di Siracusa ben lon-tani dal parteggiare o pren-dere le difese degli uni o de-gli altri certi come siamo che il compito dei giornalisti è stato e sarà sempre quello di

riferire i fatti mantenendo la propria identità e autonomia di pensiero anche di fronte a verità scomode e imbaraz-zanti o quantomeno delica-te. Purtroppo non la stessa scelta di autonomia è stata fatta da alcuni colleghi”.

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Paolo Gulino, segretario cittadino del PD: “L’assem-blea cittadina del Pd ha dato mandato di avviare la concertazione sul ter-ritorio per coinvolgere le forze politiche, sociali e culturali. Italia del Valori, Pd, Sel, ben 44 associa-zioni e coloro che hanno dissentito e si sono oppo-sti alle scelte dell’attuale amministrazione Visentin daranno vita alle primarie di questa città ed a questi si aggiungerà successi-vamente l’Udc. Stavolta, proprio sulla scia di un vero rinnovamento, il

candidato sindaco lo de-cideranno i cittadini”. Orazio Scalorino, sinda-co di Floridia: “Abbiamo anticipato i tempi del cam-biamento: siamo stati at-tenti interpreti dei nuovi messaggi che provenivano dalla società già a partire

dalle elezioni amministra-tive, durante le quali abbia-mo utilizzato un linguaggio diverso, abbiamo avuto un approccio inedito ai proble-mi della città ed abbiamo, soprattutto, scelto un diver-so modo di comunicare”.

Pag. 9 (La Leggia)

Al Comune un tesoretto dalla Regione761.000 EURO DA SPENDERE COME SI VUOLE E IL CONSIGLIO NON NE HA SAPUTO NULLA

Siracusa è un comune “virtuoso”. Ecco perché la Regione gli ha assegnato 761.058 euro. In verità si tratta solo del riconosci-mento con cui vengono “premiati” quei comuni che abbiano dimostrato di avere assicurato l’integrale pagamento dei costi per il servizio rifiuti fino al 31 di-cembre 2009: un ritardo di due anni quindi.

Di Giovanni (SEL): “Appa-re incredibile e di estrema gravità che, mentre sono stati tagliati fondi anche per servizi essenziali, tra quali anche quelli attinenti proprio all’igiene urbana, si sia taciuto al Consiglio della disponibilità di una cifra sicuramente cospicua in relazione alle condizio-ni del bilancio”.

Pag. 5 (De Michele)

“Questione morale anche per i giornalisti”DANIELA FRANZÒ (GIORNALE DI SICILIA): “SU VELENI IN PROCURA C’È CHI HA RIFERITO PORZIONI DI VERITÀ”

“Una mostra per solisiracusani”

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“Una mostra per solisiracusani”

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2Insieme ai direttori di musei prestigiosi, artisti, filantropi, happening con bavagli e maschere

Il video di Anish Kapoor su libertà di espressione e diritti umanicliccatissimo su YouTube. Unico italiano Demetrio Paparoni

Attorno a una parete bianca, su cui sono scritti con effetti artistici i nomi degli intellettuali incarcerati, torturati, costretti all’esilio per reati di espressio-ne, o che semplicemente soffrono la re-pressione degli stati contro la libertà di informazione e di pensiero (il solo scrit-tore europeo citato è Roberto Saviano), una quarantina di curatori, direttori di musei, artisti famosi in tutto il mondo inscenano un happening sul bavaglio, la maschera, le manette. Mattatore Anish Kapoor, “lo scrittore anglo-indiano che ha firmato il progetto per la mastodonti-ca torre simbolo di Londra 2012”, come scrive Il Corriere della Sera.È un video che, lanciato su YouTube, ha immediatamente avuto un successo enorme, tanto più in quanto solidarizza con un grande artista, Ai Weiwei, sot-toposto a censura dal governo cinese. Anish Kapoor – continua il Corriere – “è stato capace di riunire una bella se-lezione di gente dell’arte (Mark Wallin-ger, Bob e Roberta Smith, Tom Phillips), ballerini (Tamara Rojo, Deborah Bull), direttori di musei (dal MoMa al Gug-genheim, dal New Museum di Brooklin al Whitney di New York, dall’Hirshorn di Washington al Philadelphia Museum of Art al Museum di San Diego) e cele-brità varie (dalla miliardaria filantropa Helen Bembers allo scrittore Hanif Ku-reishi)”.

di CORRADO FIANCHINO

Unico italiano a ballare con tutti loro Demetrio Paparoni, siracusano fin nelle midolla, che già due settimane fa si era prodotto in una testimonianza di soli-darietà al nostro giornale inaugurando la mostra delle opere dei 70 artisti del belpaese e di alcune città estere alla Provincia regionale. Una mostra che ha avuto successo non soltanto per la dedi-zione di tanti artisti, vieppiù per Alber-to Baio e Annibale Vanetti, ma anche per la presenza del noto saggista, che aveva voluto esserci venendo apposita-mente da Milano.La partecipazione di Demetrio Papa-roni a una manifestazione di arte, dan-za, cultura, impegno civile a così alto livello, mentre conferma il livello di ri-conoscibilità raggiunto in tutto il mon-do, impreziosisce il valore della sua volontà di vicinanza con la Civetta, di cui eravamo e siamo particolarmente orgogliosi.

Demetrio Paparoni

Anish Kapoor

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Emissari della società contattano i comuni creditori nel momento in cui molti hanno casse vuote

Tributi Italia a Rosolini: “Disposti a una transazione col 10% del dovutoE, col 25% di aggio, siamo pronti a riscuotere le somme dei morosi”

di MARINA DE MICHELE

Il 10% del maltolto, questo è disposta a restituire ai cittadini di oltre 400 comu-ni italiani la Tributi Italia, la società di riscossione che ha imperversato in Ita-lia per un decennio, incassando i tributi locali ma non riversandoli nelle casse comunali, della quale ormai da tre anni seguiamo le vicende per gli effetti nefasti sui bilanci dei comuni di Priolo, Melilli, Avola, Augusta, Rosolini.E proprio al comune di Rosolini è arriva-ta recentemente la proposta dell’avvocato Ricca che assiste la società, una strada che immaginiamo si stia percorrendo per mettere a tacere tutti i comuni creditori. Una proposta indecente, per parafrasa-re il titolo di un famoso film drammati-co del ‘93. L’idea che la truffa del secolo possa risolversi con il mero versamento di un obolo appare davvero stupefacen-te: 10milioni di euro rispetto ai 100 totali (questa finora la cifra accertata) indebita-mente sottratti dalla società di Giuseppe Saggese, oggi agli arresti con l’accusa di “peculato, dichiarazione fraudolenta me-diante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, omesso versamen-to di ritenute certificate e omesso versa-mento Iva”.Fabrizio Garofalo, gip del tribunale di Chiavari, qui la sede legale della Tributi Italia, ha scritto nell’ordinanza che la si-tuazione economica disastrosa del grup-po societario negli anni  2008 e 2009, il migliaio di dipendenti senza  lavoro e gli enormi debiti con gli enti locali, era “so-stanzialmente dovuto alla fuoriuscita di  enormi somme di denaro dalle casse della società”. 20 milioni di euro finiti di-rettamente nelle tasche del patron tra il 2006 e il 2009, a completamento, così si dice, di un modesto compenso retributivo di 125 mila euro mensili. “La pervicacia

GiuseppeSaggese

nell’appropriazione illecita di immense somme di denaro, accompagnata da un contegno volto a nascondersi dietro orga-ni che amministravano solo formalmente, sono indici di una capacità criminale di eccezionale rilevanza, di un’indole volta ossessivamente a conseguire illeciti pro-fitti senza sopportarne la responsabilità”, si legge nel provvedimento di arresto. Seppure in ritardo, rispetto alle tantissi-me segnalazioni e denunce, la scure della giustizia non è calata solo nei confronti di Saggese ma anche su altri amministra-tori di società collegate, in particolare la Gestor Spa. In totale cinque sono stati gli arresti e quattro le persone denunciate a piede libero con divieto di allontanamen-to dal comune di dimora abituale. Una vita da nababbi quella di Saggese. La guardia di finanza avrebbe quantificato in 10mila euro quotidiane il prelievo per permettersi autovetture di lusso, yachts, aerei privati, vacanze in località presti-giose, feste e festini partecipati anche da esponenti delle amministrazioni loca-li, felici di sedere al tavolo di chi faceva enormi profitti, illeciti, con i tributi dei propri cittadini. Difficile quindi poter ora quantificare quanto il patron della società sia in grado di restituire ai co-

muni beffati una volta che già la procura di Chiavari è riuscita a sequestrare beni e denaro per un milione di euro. Forse resta solo da raschiare il fondo del bari-le. Eppure si sarebbe potuto intervenire ben prima se si fosse dato seguito alle se-gnalazioni e alle prime denunce già del 1999 o se si fossero date risposte alle nu-merose interrogazioni parlamentari dei democratici come dei radicali e dell’IdV. Ma la spiegazione di tale inerzia è con buona probabilità nella ricostruzione de Il Fatto Quotidiano che parla di un “reticolo di connivenze e protezioni po-litiche” che hanno garantito per anni alla società una sostanziale impunità e anche una norma ad aziendam (non a caso ribattezzata  “norma Tributita-lia”), inserita nel decreto fiscale 2010, firmato  dal ministro Tremonti. Grazie al comma 3 dell’articolo 3 del provvedi-mento, in cui si disponeva “la persisten-za delle convenzioni vigenti con gli enti locali immediatamente prima della data di cancellazione dall’albo”, la società ha potuto infatti utilizzare la legge Marza-no per il concordato delle grandi impre-se in crisi (la stessa procedura utilizzata per Alitalia, precisa il quotidiano), atti-vando le procedure di ristrutturazione economica e finanziaria che le hanno consentito di evitare la bancarotta e con-tinuare a svolgere la propria attività di accertamento e riscossione. Già dal 2010 i radicali avevano indicato con nome e cognome i referenti politici della Tribu-ti Italia ed evidenziato le resistenze alla cancellazione della società dall’albo dei riscossori. Un risultato di certo ottenu-to grazie alla perfetta assistenza legale (primo avvocato della società il famoso Nicolò Ghedini) per la quale fino ad al-lora si erano spesi 6 milioni di euro.

Ma a leggere ora il presente non sembra che si possa dire che la partita sia chiu-sa. Al comune di Rosolini, creditore del-la Tributi Italia per 4.800.000 euro, non è infatti arrivata solo la proposta di un accomodamento con un favoloso 10%, pari a 480.000 euro, ma anche quella avanzata dal dottor Di Prima, funziona-rio della società oggi in amministrazione straordinaria, sulla scorta di quanto già felicemente concordato con gli ammini-stratori del comune di Piedimonte Etneo. Questa volta una proposta “di quelle che non si possono rifiutare”. Un do ut des. La prosecuzione per almeno due anni del rapporto di “fiducia” (!) per il recu-pero dei crediti dei cittadini morosi, già accertati dalla società, in cambio del pre-ziosissimo database che la Tributi Italia non ha mai voluto consegnare ai comuni truffati, facendosi forte anche di sentenze che hanno considerato prevalente “la tu-tela dell’opera di ingegno” (sic!) rispetto all’interesse delle amministrazioni dan-neggiate. Una pretesa che a noi appare di una tracotanza assoluta, spregevole, e ancor di più da respingere se si valuta per un verso che l’aggio richiesto è di ben il 25%, per l’altro che il comune, se assentis-se all’accordo, andrebbe di fatto in regime di proroga contrattuale e non potrebbe avanzare più alcuna pretesa risarcitoria nei confronti della società. Considerato il ruolo svolto dallo Stato in tutta questa sporca vicenda, e considerata la natura stessa della Tributi Italia, per certi aspetti para statale, riteniamo che un intervento del Governo per fare ordine, e soprattut-to pulizia, sia indispensabile. Lasciare le amministrazioni locali, affamate anche di briciole, per una volta ancora in balia della Tributi Italia ci apparirebbe un atto irresponsabile.

“Veleni in Procura”: “C’è chi ha riferito porzioni di verità, eventi raccontati da punti di vista unilaterali”

Franzò (Giornale di Sicilia): “Credo sia arrivata anche per noi giornalisti l’ora di sollevare la questione morale con umiltà e rispetto per il nostro lavoro”

Si apre finalmente il dibattito tra i giorna-listi siracusani sull’informazione resa dai vari organi di stampa in merito alle notizie susseguite alla nostra inchiesta sulla Pro-cura della Repubblica, che ha causato il trasferimento del dott. Ugo Rossi e del dot-tor Maurizio Musco rispettivamente nella Procura di Enna e in quella di Palermo. Registriamo a tale proposito un documen-to stilato dalla giornalista Daniela Franzò del Giornale di Sicilia, approvato all’una-nimità dall’assemblea dei cronisti iscritti all’UNCI provinciale, inviato ai segretari nazionale e regionale dell’Unione Cronisti, alla segreteria regionale dell’Associazione siciliana della Sampa e al segrettario pro-vinciale della stessa. Il documento è stato poi reso pubblico su Facebook. “Egregi colleghi, come professionista im-pegnata da più di 20 anni nella cronaca giudiziaria mi sento di intervenire, sep-pure a distanza, nel dibattito avviato sulla vicenda <veleni in Procura> a Siracusa nel

quale sono coinvolti giornalisti che a vario titolo e a più riprese si sono occupati della querelle scoppiata a palazzo di giustizia culminata nel trasferimento del procura-tore Ugo Rossi e del sostituto Maurizio Musco. Abbiamo scelto di raccontare i fatti, nel loro susseguirsi, con equidistan-za, imparzialità, equilibrio e buon gusto, quest’ultimo nonostante le ripetute cadu-te di stile registrate nei toni e nei modi da parte di persone estranee alla vicenda ma seriamente intenzionate a creare più con-fusione e malintesi che altro. “Da mesi oramai stiamo scrivendo le vi-cende che riguardano i magistrati della procura di Siracusa ben lontani dal par-teggiare o prendere le difese degli uni o degli altri certi come siamo che il compito dei giornalisti è stato e sarà sempre quel-lo di riferire i fatti mantenendo la propria identità e autonomia di pensiero anche di fronte a verità scomode e imbarazzanti o quantomeno delicate. Purtroppo non la

stessa scelta di autonomia è stata fatta da alcuni colleghi che hanno riferito porzioni di verità, eventi raccontati da punti di vista unilaterali e spesso offensivi nei confronti delle controparti di turno. “Personalmente sono lontanissima dagli schieramenti di ogni tipo e chissà per quali fini ossequiati. Intendo andare avanti su questa linea ma una cosa sento di espri-merla in questo momento. Non ritengo che sia opportuno il ricorso allo strumento della solidarietà mascherato dalla necessi-tà di difendere gli interessi della categoria. La categoria si difende da sè sul campo, ogni giorno, mantenendo la sua autono-mia di giudizio e l’equidistanza da ogni evento. Diversamente si rischia di regalare giudizi positivi su operati indifendibili lad-dove la vera difesa non viene regalata ma si conquista con l’opinione del lettore che gratuitamemnte e senza nulla pretendere in cambio ti ringrazia per averlo informato correttamente su quanto sta accadendo, in

questo caso, a palazzo di giustizia. La di-fesa ad oltranza della categoria o di singoli esponenti di essa non serve ad accrescere la stima e la fiducia del lettore nei confronti dei giornalisti ma serve unicamente ad ali-mentare ancora di più un clima di sospetto e di diffidenza verso la stampa. Credo che sia arrivata anche per noi giornalisti l’ora di sollevare con umiltà e rinnovato rispetto nei riguardi del nostro lavoro la <questio-ne morale> che porti a fare pulizia, vera e non a parole, al nostro interno al solo fine di tutelare l’autonomia professionale da at-tacchi di ogni tipo, ed esprimere, questo sì, piena solidarietà a quanti ogni giorno que-sta autonomia la difendono”.

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4Sui 170 delle ditte esternalizzate gioco delle tre carte. Timori per i lavoratori Socosi e Util Service

Gugliotta (Filcams Cgil): “C’è una casta formata dai dirigenti del comune che decide quanto si deve premiare, come si deve premiare e si prende i soldi”

di STEFANIA FESTA

Creare lo strappo avendo già in tasca la soluzione per tenere sotto scacco i lavo-ratori: è questa, secondo il segretario provinciale Filcams CGIL di Siracusa, la politica adottata dal consiglio co-munale in merito alla vicenda che vede coinvolti i quasi 170 lavoratori delle ditte esternalizzate del nostro comune. “È pa-lese – commenta Gugliotta – che si trat-ta di una manovra studiata a tavolino: in commissione bilancio si propone e si ap-prova una decurtazione del 15%, poi si arriva in consiglio comunale e immedia-tamente si trova la soluzione. Perché non hanno cercato le soluzioni direttamente in commissione? Se non ci fosse stata mala fede, in commissione avrebbero potuto correttamente prendere i soldi da un altro capitolo, senza mortificare i la-voratori, e poi rimpinguarlo con i fondi di riserva.” Per recuperare i 100mila euro decurtati alla società che presta servizio negli asi-li nido comunali, infatti, in consiglio si è subito pensato di attingere al capitolo per il trasporto pubblico, stabilendo di diminuire il numero delle corse dei bus navetta di Ortigia, così come altrettanto prontamente è stata trovata la soluzio-ne per gli operatori dell’IGM. Oppure, come commenta Stefano Gugliotta, si sarebbe potuto discutere, sempre in commissione bilancio, dell’emenda-mento varato dal consiglio e che mette in discussione il capitolo che ‘non c’è’ dedicato alla premialità dei dirigenti. Questa premialità, infatti, non ha un capitolo ben definito ma viene attinta nei vari capitoli di spesa. Alle richieste pressanti da parte dei consiglieri co-

munali di conoscere il capitolo di spesa per le premialità, il ragioniere generale Giorgio Giannì non ha risposto, facen-do sospendere la seduta. “Se avessero ri-toccato il sistema premiante in commis-sione bilancio – prosegue il segretario provinciale Filcams – i problemi sareb-bero stati risolti già da subito. E non è neanche plausibile assistere alla comme-dia del ragioniere generale che dice che il sistema premiante viene calcolato tutto l’anno in base all’impegno dei dirigenti e agli obiettivi raggiunti, e che metterlo in discussione a fine anno non risolverebbe il problema. Qui c’è una casta formata dalla dirigenza del comune di Siracu-sa che decide quanto si deve premiare, come si deve premiare e si prende i soldi. Stando a quanto affermato da Giannì, c’è una sorta di direttivo di valutazione, ma senza alcun controllo da parte del consiglio comunale. Stiamo parlando di una gestione unilaterale di denaro pub-blico da parte di persone che si auto-at-tribuiscono un sistema premiante attin-gendolo dai vari capitoli di spesa.”E se la situazione sembra essersi risolta positivamente per gli operatori degli asi-li nido e dell’IGM, almeno per il mese di dicembre, ancora incerta è quella dei lavoratori delle ditte esternalizzate come Socosi e Util Service, la cui sorte è legata ad un atto di indirizzo contestato anche dal consigliere Ettore Di Giovanni. “Per questi lavoratori – continua Gugliotta – la soluzione proposta è stata quella di attingere ai fondi di riserva del sindaco attraverso un atto di indirizzo. Ma se il consiglio comunale, per un motivo qual-siasi, dovesse decadere e dovesse arriva-

re il commissario, quest’indirizzo sareb-be carta straccia, non avrebbe nessuna valenza, e i lavoratori non avrebbero nessuna garanzia del mantenimento del monte ore lavorativo.”La situazione per i lavoratori di queste ditte è ancora più preoccupante. Nella seduta del 28 novembre, infatti, è stato approvato l’emendamento 83 sul previ-sionale di spesa 2013-2014, che reitera i tagli previsti nell’emendamento 75. An-che in questo caso, il leitmotiv domi-nante in aula consiliare è stato quello di approvare il bilancio per scongiurare il pericolo di commissariamento e di tro-vare eventualmente delle soluzioni nel 2013, come la reintroduzione della tassa di soggiorno, l’aumento dell’IMU e del-la Tarsu. Il problema per queste società è che, come ogni anno, è stata aperta la procedura di licenziamento in prossimi-

tà della scadenza del contratto. “L’aper-tura della procedura – ci spiega Gugliot-ta – è un fatto prettamente tecnico: per prassi la ditta, in vista della scadenza del contratto e nell’attesa del rinnovo, deve aprire la procedura di licenziamento. Ma quest’anno, con lo spettro del pre-visionale biennale 2013-2014, le aziende potrebbero usare questa procedura per sopperire ai tagli. Poi, che le organizza-zioni sindacali trovino con l’azienda un accordo su come spalmare queste ridu-zioni è un discorso, ma non ci dobbiamo scordare che in ogni caso l’azienda ha aperto una procedura di mobilità e che, se nei 75 giorni previsti non si dovesse trovare un accordo, l’azienda potrebbe procedere anche al licenziamento di una parte di questi lavoratori che, vorrei sot-tolineare, non sono un peso per la pub-blica amministrazione, ma sono dipen-denti con un’alta professionalità ormai indispensabili per la prosecuzione delle attività dell’amministrazione.”Inutile parlare anche di internalizzazio-ni, come è stato proposto negli emenda-menti presentati dal Movimento per Si-racusa, perché è ormai noto che, per via del patto di stabilità, si tratterebbe di un discorso impossibile da portare avanti, e che sembrerebbe più una manovra poli-tica da campagna elettorale che non la ricerca effettiva di una soluzione per la stabilizzazione dei lavoratori.Un caso emblematico è rappresentato dalla Gepa, i cui lavoratori sono stati li-cenziati e sono attualmente in disoccupa-zione, nella speranza di essere reintegra-ti nella ditta che dovrebbe aggiudicarsi l’appalto con il prossimo bando di gara. Ma con quali garanzie? “Nel momento in cui il comune dovrà indire questo ban-do di gara, – conclude Gugliotta – così come per i bandi per il trasporto urbano, l’Util Service e la Socosi, dovrebbe pre-vedere delle clausole di salvaguardia dei livelli occupazionali in essere in queste società. Solo al comune di Siracusa si è sempre restii ad inserire queste clauso-le, arrivando addirittura ad ipotizzare che sono anticostituzionali.” Nel caso della Gepa, l’amministrazione vorrebbe inserire una clausola che prevede, oltre all’offerta al ribasso, anche un’offerta tecnica che attribuisce punteggi se la ditta subentrante assume personale pro-veniente dall’azienda precedentemente affidataria dell’appalto. La domanda, forse retorica, è: con quale criterio do-vrebbero essere scelti i dipendenti? E cosa succederebbe se le ditte concorrenti formassero un cartello decidendo di con-correre solo con l’offerta al ribasso senza tener conto dell’offerta tecnica? L’inse-rimento delle clausole di salvaguardia che obbligano le imprese aggiudicatrici dell’appalto ad assumere il personale già in essere nella ditta precedente è non solo una clausola di garanzia, ma di ci-viltà del lavoro e, tra l’altro, già applicata dalla Regione Sicilia, grazie all’interven-to nella Filcams, nel caso di Novamusa, società che gestisce le biglietterie dei siti archeologici. Che il bando di gara della Regione Sicilia, secondo la nostra ammi-nistrazione, sia anticostituzionale?”

StefanoGugliotta

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L’ipotesi più inquietante è che a gestire le gare in maniera illecita sia stata un’unica cabina di regia

Anche Siracusa nell’inchiesta della Procura di Catania sugli appalti milionariper il miglioramento della macchina giudiziaria nei Tribunali in Sicilia

di MARINA DE MICHELE

Sembra che vi sia anche Siracusa nell’in-chiesta della Procura di Catania, in colla-borazione con quella di Palermo, sulla for-mazione professionale e il miglioramento della macchina giudiziaria in Sicilia. Al vaglio degli inquirenti una dozzina di gare d’appalto, bandite dalla Regione in questi ultimi cinque anni, per assegnare programmi di formazione da 70 milioni di euro, risorse del Programma operativo regionale 2007/2013 del Fondo Sociale Eu-ropeo. Dal poco che è filtrato dagli uffici, si sa che sono diversi i filoni di indagine in cui è impegnata la Guardia di Finanza che ha già sequestrato un’ingente quantità di atti e documenti relativi sia alla prepara-zione dei bandi di gara che all’aggiudica-zione dei progetti ad alcune onlus, attive nella formazione professionale, e alle for-niture di beni e servizi. Nelle intenzioni l’intervento programma-to avrebbe dovuto rafforzare “le capacità d’azione delle autorità per l’Amministra-zione della giustizia della Regione Sici-liana”, rendere più efficiente e moderna l’amministrazione, inceppata, della giu-stizia, un’iniziativa salutare in una regio-ne decisamente carente di senso e rispetto della legalità, ma l’ipotesi del procuratore capo Giovanni Salvi e dell’aggiunto Giu-seppe Gennaro è che le risorse pubbliche messe a disposizione abbiano preso strade del tutto diverse: le tasche dei privati. In-

fatti, proprio come un ladro scoperto nel-la casa di un poliziotto, alla verifica della regolarità dei bandi e della loro effettiva esecuzione sono saltate fuori irregolarità tali da far supporre un futuro terremoto negli uffici giudiziari. Secondo il giorna-lista Riccardo Lo Verso, che per primo ha dato notizia dell’indagine, l’ipotesi più in-quietante è che a gestire le gare in maniera illecita sia stata un’unica cabina di regia. Tra i primi bandi a finire sotto la lente di ingrandimento della magistratura catane-se, troviamo quello che ha assegnato un milione e 230 mila euro per la Procura di Palermo e il Tribunale e alla Corte d’ap-pello di Catania. Ad aggiudicarselo l’Iraps onlus di Catania (Istituto di ricerche appli-cazioni psicologiche e sociologiche) grazie alla procedura adottata basata sul criterio dell’offerta economica più vantaggiosa. L’iniziativa, dalla durata di due anni, è sta-ta presentata nel dicembre del 2009 negli uffici di Catania della Presidenza della Re-gione alla presenza di alcune personalità: in primis l’ex governatore Raffaele Lom-bardo e il procuratore generale di Catania Giovanni Tinebra. Il progetto “Obiettivo convergenza asse prioritario VII Capaci-tà Istituzionale” presentava 8 linee di in-tervento: l’analisi e l’ottimizzazione degli Uffici Giudiziari al fine di migliorarne l’efficienza operativa e l’efficacia delle pre-stazioni rivolte agli utenti interni ed ester-

ni; l’analisi dell’utilizzo delle tecnologie, l’adozione e l’utilizzazione delle stesse per il miglioramento organizzativo e l’alfabe-tizzazione della sicurezza informatica; la costruzione della Carta dei servizi, l’auto-valutazione della qualità dei servizi e l’ap-plicazione del CAF; l’accompagnamento alla certificazione di Qualità e la costru-zione del Bilancio Sociale; la realizzazione di un Front Office (Sportello Unico) per il miglioramento della comunicazione con la cittadinanza e la comunicazione istitu-zionale con la realizzazione e gestione di un sito web; l’organizzazione di un conve-gno finale con la pubblicazione dei risulta-ti del progetto; l’attivazione di un network con l’Opco “con l’obiettivo di acquisire le best practices di benchmarking”. Insomma obiettivi ambiziosi come preci-savano allora sia il Capo progetto, l’avvo-cato Carola Parano, Direttore Scientifico Opco - “Abbiamo composto diverse task force, formate da esperti, con il compito di studiare  il sistema amministrativo della giustizia per approdare ad un progressivo miglioramento tecnologico” – sia France-sco Cavallaro rappresentante dell’Iraps e direttore amministrativo del progetto – “Puntiamo alla realizzazione di due spor-telli, uno per il pubblico e l’altro interno agli uffici giudiziari, e un sito web per fa-vorire la comunicazione istituzionale. Allo studio anche una carta dei servizi ideata per rendere gli uffici giudiziari più vicini e ancora più accessibili al cittadino”. Obiet-tivi che evidentemente la procura catane-se non ha ritenuto essere stati perseguiti con il dovuto impegno così come sembra che ritenga sospetta anche la procedura di gara le cui determine sono state sotto-scritte dalla dirigente del servizio Concet-ta Cimino e dall’allora dirigente generale dell’assessorato alla Formazione, Patrizia Monterosso. Per quanto se ne sa, a presentare le offer-te c’erano nomi di levatura europea nel

settore della formazione professionale: la Luiss Guido Carli, la Ernest e Young, la Bain e Company, ma a classificarsi come prima per punteggio era stata la Lattan-zio Associati, con il 40% di risparmio rispetto al prezzo a base d’asta: 839.500 euro. L’offerta veniva però ritenuta ano-mala dalla commissione aggiudicatrice e “incongrui” gli elementi giustificativi del ribasso e la Lattanzio esclusa. Ad aggiu-dicarsi il progetto l’Iraps onlus con un’of-ferta di 1.230.660 euro, 400mila euro in più rispetto alla Lattanzio. Si riferisce che l’Iraps abbia operato correttamente con la Procura di Palermo, inviando personale specializzato sia nella comunicazione con il pubblico che istituzionale sia nella ra-zionalizzazione delle spese per le intercet-tazioni, capitolo dolente di ogni procura, ma che al contrario poco o nulla sia stato fatto negli uffici giudiziari di Catania. Di più non si sa, ma si ritiene probabile che a segnalare le anomalie sia stato l’OPCO (l’osservatorio permanente sulla crimina-lità organizzata) al quale era affidato pro-prio il compito di seguire costantemente la corretta esecuzione del progetto, il suo monitoraggio e il rapporto con i rispettivi uffici giudiziari. L’Osservatorio, istituito nell’ambito delle iniziative per la sicurez-za e la legalità previste dal ‘POR Sicilia’ 2000-2006 già dal 2001 (la sua istituzione ha visto una spesa di 2000 milioni delle vecchie lire), gode di un finanziamento an-nuale di circa 400 mila euro (800 milioni di lire) che non sappiamo se sia stato ridotto per la spending rew. A meno di un rinno-vo delle cariche (il sito web è da tempo in fase di aggiornamento), presidente ne è il procuratore Giovanni Tinebra, direttore scientifico l’avvocato Carola Parano, la sede a Siracusa è presso il prestigioso Isti-tuto Superiore Internazionale di Scienze Criminali che proprio ieri ha celebrato i 40 anni di attività alla presenza del Ministro della Giustizia Paola Severino.

La Regione assegna al Comune 761.058 euro che può spendere come vuoleDi Giovanni: “Assurdo e grave che si sia taciuto al Consiglio su questi fondi”

Siracusa è un comune “virtuoso”. Ecco perché la Regione gli ha assegnato 761.058 euro. In verità si tratta solo del riconoscimento con cui vengono “pre-miati” quei comuni che abbiano dimo-strato di avere assicurato l’integrale pa-gamento dei costi per il servizio rifiuti fino al 31 dicembre 2009: un ritardo di due anni quindi. A meritare quel po’ di risorse, accolte come gocce d’acqua in un deserto, anche altri comuni: Flori-dia a cui è stata assegnata la somma di euro 152.039, Sortino 128.409, Carlentini 129.957, Ferla 61.725 e infine Portopalo 50.275. Esclusi tutti gli altri mentre di Pachino nel decreto regionale non c’è traccia alcuna “neanche tra gli enti boc-ciati, probabilmente per la mancata pre-sentazione della richiesta, forse sfuggita ad amministratori solitamente intenti a litigare” ha commentato Sergio Taccone su La Sicilia. Di 6.714.257 euro la cifra

complessiva accantonata dalla Regione per questa finalità. Ma qual è la parti-colarità del premio? Si potrebbe pensare che si tratti di una somma da finalizzare in maniera specifica, da dovere assegna-re coerentemente al capitolo dei rifiuti per migliorare qualcosa o affrontare qualche criticità del settore. E invece nulla di tutto questo. La somma può es-sere gestita in libera e totale autonomia: se ne può fare quel che si vuole. Ci chiediamo allora perché, essendo  il decreto noto da almeno 10 giorni, ed es-sendo la cifra non del tutto irrilevante, proprio nella discussione sul bilancio non si sia chiarito come l’amministra-zione Visentin intenda utilizzarla, quali buchi andare a coprire, a quali categorie dare un po’ di ristoro. La risposta è sem-plice: la notizia non è trapelata o forse l’amministrazione stessa ne era all’oscu-ro. “Appare incredibile e di estrema gra-

vità che, mentre sono stati tagliati fondi anche per servizi essenziali, tra quali anche quelli attinenti proprio all’igiene urbana, mettendo a rischio non solo i servizi stessi ma anche l’occupazione, si sia taciuto al Consiglio della disponibi-lità di una cifra sicuramente cospicua in relazione alle condizioni del bilancio,

sottraendo all’assemblea, unico organo competente, la possibilità di valutarne e deciderne la destinazione – commenta Ettore Di Giovanni di Sel -. L’assessore e l’Ufficio avrebbero taciuto di un finan-ziamento già disposto e conosciuto, che avrebbe consentito al Consiglio di mo-dulare diversamente i tagli e le priorità di destinazione. L’unica “premialità” con fondi regionali di cui si ha traccia nel bilancio è in un capitolo quasi azzerato che prevede solo 1000 euro, né di questi 761.058 euro mi pare vi sia traccia negli emendamenti per il riequilibrio prodot-ti dall’Ufficio. Ennesima inefficienza o scorrettezza politica? Mi riprometto di assumere le iniziative necessarie perché Sindaco ed Assessore hanno il dovere di chiarire per quale motivo si è taciuto e del problema non può non essere investi-to il Consiglio stesso”.

Marina De Michele

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6“Grazie alle risorse della Fondazione Garrone riusciamo a proporre convegni di grande qualità”

Elio Cappuccio: “Se un mio alunno vuole iscriversi in filosofia lo sconsiglio Essa risponde a bisogni esistenziali, non si può usare come mestiere”

di GIOVANNA BANDIERA

“Per quanto attiene la filosofia e tutti gli aspetti ad essa connessi, nel corso dell’an-no, a Siracusa, vengono promossi conve-gni, ma l’evento principale è rappresentato dai premi assegnati dal Collegio Siciliano della Filosofia a saggi editi, tesi di laurea e di dottorato di ricerca in discipline filoso-fiche e riviste. Inizialmente a Roberto Fai e a me sembrava una cosa velleitaria l’idea di istituire dei premi, ma il prof. Curi del-la facoltà di lettere e filosofia di Padova, e Bodei, professore ordinario di Storia della filosofia all’Università di Pisa, ci incorag-giarono a farlo. In questa iniziativa sono coinvolte molte case editrici importanti, come La Terza, Bompiani, Einaudi e ai Convegni intervengono esponenti di spic-co del mondo della formazione e cultura come i filosofi Massimo Cacciari, Jacques Derrida a cui è stata conferita la cittadi-nanza onoraria di Siracusa, il filosofo e sociologo di fama internazionale Zygmunt Bauman (nella foto a destra), gli stessi Curi e Bodei. A gennaio del 2013, durante il XIV convegno del Collegio Siciliano di Filosofia dal tema Declino dell’Occiden-te?, si discuterà del proprio tempo appreso con il pensiero; i relatori e coloro che in-terverranno si interrogheranno su come si pone la filosofia dinanzi alle nuove egemo-nie culturali ed economiche, ai nuovi poli di attrazione che si presentano sulla scena internazionale.” Convegni solo per elite, cioè rivolti ad un pubblico di specialisti? Nega risolutamente. “Il pubblico che se-gue queste iniziative è molto variegato: partecipano casalinghe, ingegneri, impie-gati ecc. Sbagliamo a pensare alla filosofia come ad un esercizio specialistico da pro-fessore, viceversa è uno stile di vita che ci consente di stare al mondo in maniera cri-tica e risponde al bisogno quasi esistenzia-le di ciascuno di noi di avere uno sguardo libero e critico sulla realtà circostante. Se la filosofia ottempera a questo ha svolto un buon compito.” Ma quali sono i rapporti che le associazio-ni culturali hanno con le istituzioni locali e regionali? “Molte associazioni promuovono libe-ramente iniziative culturali e spesso non godono di contributi. Sarebbe opportuno che i cittadini conoscessero il rapporto tra capitale investito e qualità dell’evento cul-turale organizzato: l’intervento pubblico nella cultura deve creare cittadinanza at-tiva e non fruitori passivi di messaggi pre-senti solo nella mente di chi li ha proposti o di chi li ha organizzati. Il Collegio Sici-liano di filosofia ha avuto con le istituzioni rapporti altalenanti: in un certo periodo c’è stata attenzione nei suoi confronti con erogazione di contributi pubblici, poi tutto questo è venuto a mancare. Grazie ai rap-porti stabiliti con la Fondazione Garrone di Genova, che risulta essere molto più sensibile alla cultura filosofica di quanto non lo siano le istituzioni locali, si orga-nizzano convegni con somme irrisorie. La città usufruisce della qualità di interventi di relatori di chiara fama. L’anno in cui fu conferita la cittadinanza onoraria a Derri-da, che tenne una splendida “Lectio Magi-stralis”, tra i convenuti c’era il filosofo Ga-limberti che si entusiasmò talmente della

lezione ascoltata che inviò un suo articolo, tramite fax, al giornale “La Repubblica” in cui scrive. Si parlò di questa manifesta-zione nel Domenicale del “Sole 24ore”, del “Corriere della sera” e, quando qualche tempo dopo la “Repubblica” promosse una ricerca sulle piccole capitali europee della cultura che presentavano elementi di eccellenza, Siracusa era fra queste. A tali convegni partecipano molti giovani e gli studenti delle università siciliane vengono quasi tutti.” Una volta, nel mondo dei Greci, la filosofia era il pane quotidiano di tutti coloro che si interessavano della Res Publica, cioè di Po-litica. A tale proposito c’è adesso uno scol-lamento non più ricucibile, oppure tra i gio-vani, in un’epoca in cui le trasformazioni del sistema-mondo contemporaneo sollecitano

nuove domande di senso, si avverte il bisogno di filosofia, di trovare un nesso tra sapere e prassi, tra pensiero e potere, tra idee e re-altà? “I politici hanno altri interessi. In Grecia il filosofo non era tanto chi elaborava il pensiero quanto chi svolgeva vita filosofica e dava al suo stile di vita un colore filosofi-co, chi aveva un atteggiamento critico nei riguardi del mondo. Oggi questa esigenza di filosofia pratica, cioè di filosofia che si traduca in prassi, è molto sentita e lo testi-moniano i vari corsi di questa natura, di cui si scrivono dei trattati. Ad esempio, si par-te dal presupposto che un disagio mentale non può essere considerato solo in termini

di patologia psichiatrica ma anche in ter-mini di disorientamento esistenziale. La filosofia può aiutare a vedere tutte le solu-zioni possibili in maniera critica, senza as-solutizzare un solo modello. Questa esigen-za di filosofia è diffusa e lo prova il fatto che il pubblico dei convegni di filosofia è estre-mamente variegato in quanto: è ovvio che ad un convegno sulle figure del sillogismo partecipino solo specialisti del settore, ma se si affronta la questione mente-cervello questa coinvolge non soltanto il neurolo-go e il filosofo ma tutti coloro che, in senso lato, si occupano di questioni che hanno a che fare con il comportamento e la sfera privata. Se si affrontano in maniera critica i temi mente-mondo oppure natura-storia, questi attraggono a sé una serie di interessi, di persone, di professionisti fra loro diversi. Particolarmente attenzionati sono i temi che hanno a che fare con la filosofia politica perché c’è un grande bisogno di cittadinan-za responsabile; l’assenteismo che si riscon-tra alle elezioni politiche non corrisponde ad un mancato interesse nei confronti della cosa pubblica, ma ad un disinteresse al tipo di politica di questi ultimi anni. La filoso-fia deve essere acquisita come stile critico che aiuta a non assolutizzare un qualunque punto di vista.” I giovani frequentano le facoltà di studi filo-sofici oppure un corso di laurea che dia loro la possibilità di trovare lavoro? “Quando un mio alunno mi dice che vuole iscriversi in filosofia lo sconsiglio. La filo-sofia serve soltanto ad un approccio pro-blematico a ciò che si vuole fare, non la si può usare come mestiere, è impossibile. L’unico sbocco è quindi l’insegnamento oppure si può operare in alcune aziende in cui si utilizza la filosofia per la selezio-ne del personale. Oggi ci troviamo in una situazione di complessità che coinvolge professionisti di tutti i tipi che solo se dia-logano tra di loro attraverso un approccio problematico alle cose possono coglierne la complessità. La filosofia deve aiutare a questo. Mi sembra di aver letto da qualche parte che Popper ebbe fra i suoi studenti il finanziere economista George Soros che sollecitò a svolgere filosoficamente il suo mestiere.”

Il prof. Elio Cappuccio, presidente del Collegio Siciliano di Filosofia, è recente-mente intervenuto insieme al critico d’arte Demetrio Paparoni, sul tema: “L’arte con-temporanea nella attualità del tempo sto-rico”. I due si conoscevano già: Cappuccio collaborava come consulente editoriale e poi come vice direttore alla rivista d’arte contemporanea “Tema Celeste”, diretta da Paparoni, che ha collocato Siracusa nel circuito internazionale dell’arte contem-poranea. Ha senso, oggi, parlare di filosofia, in un’era in cui il digitale la fa da padrone? “Senz’altro, ma solo se se ne parla in ma-niera critica. Anche con l’avvento dell’uo-mo tipografico ha avuto senso fare e par-lare di filosofia: era cambiato l’approccio nei confronti della cultura, nei confronti del testo. Nell’epoca digitale non ci si può ritrarre da quelle che sono le nuove moda-lità di comunicazione, il problema è starci dentro, però in maniera critica. Hegel di-ceva che la filosofia è il proprio tempo ap-preso con il pensiero: il nostro tempo è il tempo digitale. Non possiamo rifiutare le grandi potenzialità di internet, possiamo solo evitare di renderlo banale. Possiamo coglierne le grandi opportunità limitando-ne gli spazi che talora sono invadenti nei confronti del privato, che annichiliscono la possibilità di scelta, cercando di orien-tarci in una selva di informazioni: la filoso-fia deve aiutare alla selezione dei messaggi, abituarci a godere di un bel testo antico del ‘500 ma anche di un ipertesto contempo-raneo.”Esistono luoghi deputati in cui si “fa” filo-sofia, cultura?

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Osservazio-ne. Formula-zione di una ipotesi di so-luzione. Spe-rimentazione di fattibilità. Tradu z ione in norma le-gislativa es-senziale. Per una vol-

ta lasciamo la parola alle immagini. Quelle riportate in questa pagina evi-denziano un rischio di caduta massi. Il sito documentato è la salita (o discesa) denominata del Grottone (tra Floridia e il villaggio Santa Lucia di contrada Carancino). Sotto il pendio fotografato corre la strada, piuttosto trafficata, che collega Floridia (e Solarino) a Priolo, a Belvedere, alla zona industriale ed all’autostrada Siracusa-Catania. Frequenti incendi hanno can-cellato quasi del tutto arbusti e cespugli che potevano anco-rare al pendio i massi fotogra-fati. Sopravvivono solo pochi ciuffi d’erba e qualche cappe-ro, rigermogliato dalle radici. Ora basterebbe una piccola scossa tellurica o semplice-mente un violento acquazzo-ne per innescare un movimento franoso o per fare slittare sulla strada sottostante i massi pericolanti. Una soluzione tipica-mente italiana: collocare un cartello di se-gnalazione, fingere di vietare il transito e lasciare che ciascuno faccia come vuole… a suo rischio e pericolo.

Un’altra soluzione potrebbe essere quella di chiudere la strada con pesan-ti blocchi di calcestruzzo in attesa di stendere progetti di messa in sicurezza, bandire gare, conferire appalti e porre in atto trucchetti ormai sperimenta-ti per lucrare la solita manciugghia, come ben direbbe Crocetta. Una soluzione di nuovo stile (in linea con la rivoluzione dei costumi sicilia-ni della nuova era Crocetta) potrebbe essere quella di fare intervenire, con-giuntamente, il genio militare ed una pattuglia del Corpo forestale. I genieri potrebbero far brillare delle microca-riche a ridosso dei massi più grandi; i forestali potrebbero usare qualche mezzo in loro dotazione per fare sci-volare il pietrame. Basterebbe quindi un bob cat gommato della forestale o

dell’esercito per spingere nel burrone attiguo alla strada il materiale rimosso dal pendio. Tempo stimato per l’inter-vento congiunto: due giorni. Successivamente la forestale potrebbe mettere a dimora sul pendio, alme-no su una fascia larga cinque metri,

Pubblicizzata Siracusa in quad, Morreale: “Si scorrazza dove sarebbe assolutamente proibito“

Riserva del Ciane, non basta dire “facciamo quel che possiamo”Occorre una diversa utilizzazione del personale della Provincia

di MARINA DE MICHELE

In un articolo dello scorso giugno, nel riferire della situazione di gravissimo degrado della riserva del Ciane, delle in-numerevoli criticità e di quanto invece si sarebbe potuto fare, così come suggerito sia dal presidente di Natura Sicula Fa-bio Morreale sia da Giuseppe Ansaldi e Carmelo Iapichino del Comitato Parchi, auspicavamo che il neo nominato diret-tore Giuseppe Mammino, agronomo, avrebbe tenuto presente quella sorta di memorandum per programmare una serie di interventi per il recupero di uno dei luoghi più suggestivi e preziosi del nostro territorio. Diceva Fabio Morrea-le, estremamente critico verso la prece-dente gestione di Corrado Campisi (nei confronti del quale era stata presentata una denuncia, purtroppo anonima, per l’uso personale delle auto della riserva e oggetto di un’interrogazione del consi-gliere provinciale Carmelo Spataro, nel novembre 2010, che chiedeva chiarimen-ti sia sulla legittimità del ruolo ricoperto sia sull’indennità percepita): “Essendo Mammino l’unico elemento di novità in questa situazione “impaludata” da decenni, le sorti della riserva sono nelle sue mani. Se con lui è iniziato un nuovo corso, se ha l’umiltà di ammettere che c’è

molto da fare e soprattutto se farà bene e con professionalità quello per cui è sti-pendiato, lo vedremo nei prossimi gior-ni. Naturalmente c’è da augurarselo nel bene suo, della riserva e della collettivi-tà. Se invece tutto rimarrà come prima, cercheremo noi di aprire uno spiraglio, facendo sistema con le altre associazio-ni e con la società civile per mettere in discussione l’opportunità di continuare a far gestire la riserva a un ente incapace e sordo”. A distanza di sei mesi possiamo dire che nulla sia cambiato se non in peggio. La fonte del fiume, prima fruibile e godibi-le, è oggi resa invisibile da una selva di papiri che hanno coperto tutto, i sentieri sono impraticabili perché invasi da er-bacce o allagati. Rimane solo possibile la risalita in barca ma mancano i neces-sari controlli, parzialmente e raramente effettuati dalla polizia provinciale in au-tomobile. E a marcare lo sfregio che da solo costituisce l’emblema di come la no-stra amministrazione locale intenda la valorizzazione turistica dei nostri stra-ordinari siti lo stupro dei quad enfatica-mente pubblicizzato: “Siracusa in Quad, organizza escursioni guidate all’interno di riserve naturali e aree protette di Sira-

cusa, come la Fonte Ciane, il Plemmirio e altri luoghi irraggiungibili se non con questi fantastici ed entusiasmanti mezzi a 4 ruote” “Nel loro sito l’autodenuncia di una violazione perpetrata con arro-ganza - commenta Fabio Morreale - I vi-deo che bellamente sono in mostra fan-no vedere come si scorrazzi liberamente là dove sarebbe assolutamente proibito: solo nella zona A infatti sono presenti i papiri. Questo nell’indifferenza di chi dovrebbe effettuare controlli”. Se anche fosse vero, e non abbiamo mo-

tivo di dubitarne, che manchino le risor-se e “si fa quel che si può fare”, continu-iamo ad essere persuasi che una diversa utilizzazione del personale della Provin-cia, spesso “impegnato” in maniera del tutto irrazionale, semmai là dove non se ne avverte la reale necessità, potrebbe garantire una presenza nella riserva tale da dissuadere da comportamenti illeciti. Non solo: forse, promuovendo una siner-gia con le associazioni ambientaliste, si riuscirebbe a pervenire a soluzioni sicu-ramente più efficaci dell’attuale inerzia.

Rigassificatore, ecco perchè Erg prima e Shell dopo si sono disimpegnate

La notizia è importantissima. L ‘Autorità italiana per l’Energia e il Gas con delibera n.451 del 31.10.2012 ha sospeso gli aiuti di Stato alle aziende che costruisco-no e gestiscono i rigassificatori. Gli aiuti, che tecnicamente vengono definiti “fattore di Garanzia (FGL)”, erano stati concessi dalla pre-detta Autorità con la precedente delibera n.178 del 2005 (all’ art. 13 comma II), che prevedeva il pagamento alle aziende gasiere del 71,5% dei ricavi di riferimento (mediamente 3 miliardi di euro l’anno) per 20 anni anche se non avessero prodotto un solo metro cubo di gas. La sospensione è intervenuta dopo che la Commissione Europea ha richiesto chiarimenti alla rappresentanza italiana al Parlamento Eu-ropeo con lettere del 14 ottobre 2010 e del 15 maggio 2012. Bisogna ricordare che la Commissione Europea si è attivata a seguito dei nu-merosi esposti presentati, a suo tempo, dai Verdi e dalle Associazioni e Comitati della provincia di Siracusa e di Agrigento ed a seguito anche delle interrogazioni parlamentari europee e nazionali promosse per evitare che si desse la stura a stabilimenti costruiti senza rischio d’impresa, ma tramite una sorta di “assistenzialismo di Stato”.

Albatros

Sicurezza del territorio ed uso delle risorse disponibili. Una modesta proposta della Civettaessenze tipiche del nostro territorio: oleandri. Tali piante non richiedono cure né annaffiature, hanno un forte apparato radicale in grado di evitare smottamenti del modestissimo strato di terra e pietrame minuto, sono a pro-va di incendio e di piromani, essendo in grado di rigenerarsi spontaneamen-te dalle radici interrate, inattaccabili dal fuoco.

Segnaliamo questa modesta proposta al Presidente Rosario Crocetta ed a tutti gli uomini di buona volontà. Forse un intervento normativo sempli-cissimo di due o tre articoli, potrebbe contribuire a rendere ordinarii, in fu-turo, interventi del genere per la messa in sicurezza del suolo, a partire dalle aree a più alto rischio immediato.

Concetto Rossitto

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8La dirigente ha scelto la via dello scontro frontale con il Comune di Priolo, non si capisce bene perchè

Le ubbie dell’Amalia Mastelloni: le Ferrari sì, i siti archeologici noCome fu che la Direzione Parchi non rinnovò la convenzione per Thapsos

di CONCETTA LA LEGGIA

Perché chiude Thapsos? C’entra la politi-ca e la sufficienza che spesso dirigenti con incarichi tanto prestigiosi quanto delica-ti mostrano nei confronti dei cittadini, o sciocche e quanto assurde giustificazioni dovute a formali incomprensioni comuni-cative? Se dovessimo accettare la seconda ipotesi, non ce ne vogliano i lettori e i pro-tagonisti della vicenda, dovremmo pensare ad una limitatezza e grettezza di pensiero che ovviamente non è né auspicabile né immaginabile nei confronti di personalità comunali e direttive tanto note e titolate. Dunque resta la mesta ipotesi delle scelte politiche spesso non in sintonia col bene comune. Oggi però il quadro potrebbe cambiare con la scelta di Crocetta di de-signare assessore regionale il Nobel Zichi-chi ai beni culturali (sempre che si superi il recente conflitto di interessi) e sostituire il direttore generale Gesualdo Campo con Sergio Gelardi stravolgendo assetti ormai consolidati con l’ex presidente Lombardo. Vedremo; intanto Thapsos resta chiuso e nella nostra provincia si assiste ancora una volta allo scempio del territorio. La notizia non è nuova ma certamente fa riflettere: il direttore del Parco Archeologi-co di Siracusa, Maria Amalia Mastelloni chiude un anno fa Thapsos, gioiello dell’e-

tà neolitica, posto sulla penisola Magnisi, decretando l’abbandono di uno dei siti più antichi al mondo risalenti all’età preistori-ca. La direttrice sceglie la via dello scon-tro netto ed aperto con la giunta Rizza di Priolo considerata, probabilmente, nemica “dell’ambiente” o forse di qualcuno. Ades-so che Lombardo non é più Presidente della Regione e che è andato a casa anche l’assessore regionale Armao, Crocetta ha avviato una “bonifica culturale” e chis-sà se il sito di Thapsos tornerà fruibile. In fondo anche gli assessori regionali, e i loro pupilli segretari personali, avrebbero il dovere di anteporre il bene comune alle scelte politiche ricordando che gli incarichi sono sempre transitori e temporanei e che la chiusura di un sito archeologico è invece

un danno per la collettività. Ma questa è morale e non politica! Uno scontro tutto da capire ma documen-tato da un carteggio tanto ampio da aver riempito un intero faldone: una corrispon-denza spesso a senso unico da parte di un’amministrazione, quella Rizza, che più volte ha sollecitato il rinnovo della con-venzione ed ha chiesto alla direttrice par-chi plausibili spiegazioni sul perchè della mancata fruibilità del sito archeologico di Thapsos. Nessuna risposta per anni, poi la Mastelloni improvvisamente scrive al sin-daco di Priolo invitandolo ad intervenire per pulire il sito dalle sterpaglie ed elimina-re la contaminazione del territorio. Rizza ribadisce che da tempo aspettava questo invito ad intervenire visti i numerosissimi

“Già nel 2010 gli studenti venivano lasciati fuori dal cancello, poi la scusa del mancato diserbo”

Il dirigente Mercurio: “Fin quando la direzione del parco di Thapsos era della Soprintendenza tutto ok, con la Mastelloni visite impossibili”

Capire cosa sia accaduto è ovviamente interesse di tutti noi e lo abbiamo chiesto al dott. Domenico Mercurio, dirigente settore XIII area cultura di Priolo Gar-gallo. “Thapsos era divenuto uno spazio a disposizione degli studiosi e delle scuole che desideravano visitare un’area sugge-stiva e culturalmente rappresentativa di Priolo Gargallo, cittadina che desidera per sè un’alternativa parallela ma salutare alla scelta industriale. Il sito fu sottratto all’oblio e alla distruzione apportata dalle industrie, costruite a ridosso, con una con-venzione firmata nel 2008 tra soprinten-denza di Siracusa e comune di Priolo per la gestione, manutenzione e diserbo dell’area; il comune intervenne con una cifra di 30 mila euro che l’accordo prevedeva annuali, venne realizzato un “antiquarium” didatti-co, vennero forniti due personal computer, un proiettore, schermo, circa una trentina di sedie, due scrivanie e un armadio e fu re-alizzato un percorso di visite di archeologia sperimentale che includeva la fruizione di una capanna ricostruita sul tipo attestato nella media età del bronzo; in questo senso fu anche importante il contributo dell’I-SAB, che credette nell’iniziativa. “Dal 2008 al 2011 si è avuto accesso al sito di Thapsos prenotando le visite tramite un call center del comune di Priolo con la presenza di guide archeologiche della Soprintendenza e di personale alle sue di-pendenze. L’apertura di Thapsos fu inse-rita all’interno di un progetto denominato “in volo su Priolo Gargallo”, un percorso attraverso siti naturalistici, storici, tecnolo-

gici che si trovano sul territorio comunale, che comprende appunto Thapsos, la riser-va naturale delle saline, la mostra degli an-tichi mestieri, il depuratore consortile e la centrale elettrica Archimede, a cui si sono aggiunti le batterie antiaeree, la guglia di Marcello, le catacombe di Manomozza, la torre di avvistamento di penisola Magnisi, la batteria A.S. 361 e potrei continuare. “Obiettivi del progetto da un lato avvia-re il recupero e la valorizzazione dei beni culturali presenti sul territorio con la cre-azione di sbocchi occupazionali, dall’al-tro rendere fruibili i siti agli studenti e agli studiosi. Sono anche coinvolte numerose associazioni che forniscono supporto at-tivo al progetto con guide ed accompa-gnatori specializzati. Siamo in grado di accogliere fino a 20.000 visitatori ma pun-tiamo a un turismo che non sia mordi e fuggi ma che preveda anche l’accoglienza e la permanenza dei ragazzi per qualche giorno. “A dimostrazione dell’interesse che ha su-scitato il percorso, solo nel primo anno della convenzione sono giunti tra i 6 e i 7 mila studenti, l’anno scorso 11.170 ed attualmente prevediamo circa 16000 pre-senze per il 2013. Dobbiamo però registra-re che da quando il sito di Thapsos è sta-to trasferito alla competenza della nuova direttrice dei parchi archeologici, dott.ssa Mastelloni, la situazione è precipitata: la convenzione, scaduta nell’ottobre del 2011, non è stata rinnovata”. E perché? Non è forse un controsenso? La so-printendenza attiva la convenzione ed apre

Thapsos e poi la direttrice dei parchi appone i sigilli senza una reale motivazione? “Il dato è oggettivo - continua il dirigen-te Mercurio -, fin quando la direzione del parco di Thapsos è stata competenza del-la Soprintendenza si sono concordate vi-site di studenti e riqualificazione dell’area ma con l’arrivo della Mastelloni, già dal 2010, non si è più potuta effettuare alcuna visita (guarda caso venivano anche modi-ficati i turni dei custodi proprio all’arrivo dei gruppi) e, allo scadere della conven-zione, il parco è stato chiuso, abbando-nato a se stesso e sottoposto ad incendi e furti”. Beh, verrebbe da chiedersi se magari que-sta amministrazione Rizza non abbia sba-gliato qualche passaggio, magari qualche documento non inviato, qualche richiesta non inoltrata. “Il progetto di chiudere il parco di Thap-sos era nella mente della dott.ssa Mastel-loni ancor prima della scadenza della convenzione stessa e questo è facilmente dimostrabile dalle numerose comunica-zioni da me inviate alla direttrice alle quali essa non ha mai risposto. Poi, sol-lecitata da qualcuno, la direttrice ha co-minciato ad inviare al sindaco risposte in merito alle nostre lamentele, cercando malamente di dimostrare che lei si era sempre adoperata per il bene del sito ma il comune di Priolo risultava inadempiente ed inottemperante della convenzione per mancata pulizia. Chiaramente una scusa, visto che l’accesso è consentito solo dietro assenso della stessa Mastelloni”.

Forse la verità va cercata altrove poiché è davvero banale ridurre tutto ad uno scambio di e –mail non lette o trascurate. “La direttrice non ha mai riconosciuto quella convenzione né l’operato dei suoi predecessori, così come mi ha personal-mente detto, ed ha scelto la via più facile che tutti abbiamo cercato di combattere: la chiusura del sito. In quella occasione anche il consiglio comunale di Priolo approvò una mozione di sfiducia nei confronti della dirigente parchi, che con piglio borbonico aveva decretato la chiusura di Thapsos. La sfiducia fu inviata all’assessorato regiona-le ma ovviamente non sortì alcun effetto. Dunque non vi è molto da capire: chiudere il sito ed attribuire al comune di Priolo la responsabilità, tutto qui”. E così il gioiello preistorico langue chiuso ed abbandonato e, colmo dei colmi, nonostante le numerose sollecitazioni il materiale che il comune aveva messo a disposizione in parte è andato rubato, in parte è dentro il sito senza speranza di restituzione?“Aggiungo pure - chiude Mercurio - che la direttrice dei parchi, venuta a conoscenza del progetto di oltre 800 mila euro per la realizzazione del museo naturalistico at-traverso la ristrutturazione del caseggiato ex E.SPE.SI. con un centro visite e fore-steria, ha mandato una lettera minatoria sostenendo di essere l’unico organo com-petente ad esprimere parere sul progetto stesso. Peccato che la tutela spetti alla so-printendenza come le ha dovuto spiegare e scrivere lo stesso Soprintendente di Sira-cusa”.

solleciti dell’amministrazione. Si apre così uno scontro che si risolverà nel 2011 con la chiusura, voluta dalla direttrice parchi, del sito di Thapsos. Ma è possibile credere che un’incongruenza lessicale o formale tra due enti che nel 2008 si erano cercati per lavo-rare assieme possa determinare un’azione tanto nefasta con l’abbandono, dopo fondi e risorse economiche ed umane investite, di un gioiello archeologico? E perché la di-sastrosa scelta della direzione parchi, alla quale compete la fruizione delle aree ar-cheologiche cittadine (la tutela spetta alla Soprintendenza) e di Thapsos, di non rin-novare una convenzione che qualche anno prima era stata sottoscritta proprio dagli uffici della Soprintendenza con Lorenzo Guzzardi e Rosa Lanteri? Quale motivo tanto insormontabile ha spinto la direzio-ne parchi a non rinnovare una convenzio-ne nella quale un comune investiva soldi (e vanne a trovare comuni che investono soldi in questi periodi di magra), si premurava di curare un’area vasta ed estesa, si interes-sava per valorizzare un settore diverso da quello industriale (un miracolo, visto che i nostri politici sostengono che Priolo abbia vocazione industriale, dimenticando inve-ce che è necessario tutelare e valorizzare il territorio)?

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“Il successo di Renzi è stato clamoroso perchè a Siracusa tutti i vecchi notabili appoggiavano Bersani”

Paolo Gulino (comunale PD): “Sulla scia di un vero rinnovamentostavolta il prossimo candidato a sindaco lo sceglieranno i cittadini”Segretario Gulino, in città la partita tra Bersani e Renzi è finita in parità nonostante il gruppo dirigente per la maggior parte e i deputati regionali sostenessero il primo. È un segnale che deve far riflettere. Forse metà del popolo di centro sinistra si attende qual-cosa di nuovo dal partito democratico anche nella nostra realtà?“Evidentemente il risultato è stato clamo-roso poiché da un lato, a sostegno di Pier-luigi Bersani, erano allocati tutti i vecchi notabili della politica, dall’altro, a soste-gno di Matteo Renzi eravamo in pochi. Il dato è chiarificatore di un’esigenza di rin-novamento vero, che superi ed elimini le divisioni interne al Pd fondate non su que-stioni politiche bensì sulla spartizione di potere. Lo dico io che fino al 2008 ero ca-pogruppo al consiglio comunale del parti-to democratico ed ho scelto comunque di non ripresentare la mia candidatura alle elezioni successive. In città è comunque già in atto da tempo un’innovazione interna al

Pd e da qui a breve lanceremo le primarie per la scelta del candidato a sindaco nelle prossime amministrative di primavera che coinvolgano personalità del mondo asso-ciativo, della cultura e delle professioni già vicine a noi nell’elaborazione del “progetto città”.Che vuol dire “rinnovare” e in che modo va realizzato il cambiamento?“Pensare al bene comune e a quello della città e non al proprio tornaconto perso-nale! Ecco che vuol dire cambiamento, indipendentemente dall’età anagrafica.

Fin quando sono stato attivo all’interno del consiglio comunale di Siracusa ciò che per la maggior parte prevaleva erano i de-siderata dei consiglieri stessi senza che si tenesse conto delle reali istanze ed esigen-ze della città e dei siracusani”. Quali sono i temi veri sui quali oggi il par-tito democratico di Siracusa è chiamato a rispondere all’elettorato in vista non solo delle elezioni nazionali ma anche comunali dell’anno prossimo?“Sviluppo e lavoro, creando e comple-tando le infrastrutture che servono per lanciare un vero turismo; difesa e valoriz-zazione del territorio, accantonando l’idea della cementificazione della città; riasset-to del bilancio senza che ciò incida sulle tasche dei cittadini e sul sociale, tagliando gli sperperi che si annidano”.Per le prossime elezioni comunali quali sono le energie migliori da mettere in campo al fine di creare una coalizione vincente? Con quali forze politiche avviare il confronto?

“L’assemblea cittadina del Pd ha dato mandato di avviare la concertazione sul territorio per coinvolgere le forze poli-tiche, sociali e culturali. Italia del Valo-ri, Pd, Sel, ben 44 associazioni e coloro che hanno dissentito e si sono opposti alle scelte dell’attuale amministrazione Visentin daranno vita alle primarie di questa città ed a questi si aggiungerà successivamente l’Udc. Stavolta, pro-prio sulla scia di un vero rinnovamen-to, il candidato sindaco lo decideranno i cittadini”. Un’ultima battuta sull’attuale amministra-zione comunale.“Personalmente ho smesso di far opposi-zione ad un’amministrazione che non ha più né una maggioranza in consiglio né una coalizione a sostegno. Dignità poli-tica avrebbe richiesto le dimissioni di Vi-sentin ma ritengo non abbia senso alcuno sparare sulla croce rossa…”

Concetta La Leggia

“Non si può continuare con una politica vecchio stampo fatta di apparati, di logiche autoreferenziali”

Scalorino: “A Floridia avevamo già anticipato i tempi del cambiamentoPer troppo tempo abbiamo avuto un partito con tre teste, un Cerbero”

di CONCETTA LA LEGGIA

Partiamo da un dato di fatto: oggi è il giorno della grande sfida che vede con-trapposti due modi diversi di concepire la politica: da un lato Matteo Renzi, il “nuovo che avanza” e “spaventa”, dall’al-tra Pier Luigi Bersani, il segretario che ha accettato le primarie indipendentemente dallo statuto interno al Pd. Qualunque sia l’esito, è innegabile che si sia avviato un confronto nuovo nel centro sinistra e nel partito democratico e che ciò abbia liberato energie fresche, che chiedono un rinnovamento reale del gruppo dirigente del maggior partito, il Pd, sia a livello na-zionale che territoriale.Sindaco Scalorino, a Floridia la partita si è chiusa per ora con l’ottima vittoria di Matteo Renzi su Bersani. Comunque vada il ballottaggio, si tratta di un segnale signi-ficativo a prosieguo di un’azione di rinno-vamento fortemente sostenuta anche dagli elettori del suo comune ed iniziata proprio con la sua elezione a sindaco.

Abbiamo in un certo senso anticipato i tempi del cam-biamento: siamo stati attenti interpreti dei nuovi messaggi che provenivano dalla socie-tà già a partire dalle elezioni amministrative, durante le quali abbiamo utilizzato un linguaggio diverso, abbiamo avuto un approccio inedito ai problemi della città ed abbia-mo, soprattutto, scelto un diverso modo di comunicare. Appoggio Renzi per di-verse ragioni, ma soprattutto perché par-liamo delle stesse cose: scuola, asili nido, refezione scolastica, politiche a sostegno dei disabili e dei meno abbienti, etc., obiettivi condivisi da una generazione di giovani amministratori, senza per questo voler togliere nulla a Bersani che stimo e rispetto. Ma noi rappresentiamo il cam-biamento.Da tempo chiedete che a Siracusa il partito

democratico affronti i problemi concreti che rappresentano le istanze dei cittadini ma senza riscontri. Spesso amministra-tori e consiglieri, più vicini alla realtà quotidiana, non vengono neanche adeguatamente coin-volti nei processi decisionali.È così. Oggi è venuto il tempo della verità: i cittadini voglio-no sapere da te come pensi di

risolvere i problemi concreti e, se non ci riesci, devi spiegare perché non ci sei ri-uscito; non interessa più chi sei stato e cosa hai fatto, anzi, se non sei stato nes-suno è ancora meglio. La base del par-tito, nella quale mi riconosco anch’io, da troppo tempo recrimina una presa di posizione chiara su alcuni problemi af-ferenti al territorio. Il PD non ha preso posizione sull’acqua, sulla gestione dei rifiuti da parte dell’ATO e su altri proble-mi nevralgici che riguardano il governo

e la gestione della provincia. Per troppo tempo abbiamo avuto un partito con tre teste (una specie di Cerbero) che ha dato all’esterno messaggi contraddittori e poco comprensibili. Si deve aprire una nuova stagione, che continui a ispirarsi agli ideali del centrosinistra, ma che sia nel frattempo un partito aperto, prag-matico, concreto, leale verso i cittadini. È questo che Renzi rappresenta, un pro-getto che va oltre le primarie, e che per noi, a livello provinciale, significa un pro-gramma frutto di una condivisione la più ampia possibile, che accolga le istanze dei cittadini che devono riscoprire l’entu-siasmo della partecipazione. Per questo abbiamo già pensato ad una giornata di studi per la fine di dicembre. Dobbiamo contaminare il pd con idee nuove e anche diverse rispetto alle nostre, pensare a una nuova classe dirigente. Per un centro sini-stra credibile, dobbiamo partire dal pd e dalla sua ricostruzione.

Di Giovanni (Sel): “Non è questione di età anagrafica. Renzi è neoliberistaBersani si ispira ai valori della sinistra e in Italia ce n’è tanto bisogno”

“Intanto credo che la domanda, per le pre-messe, sia fuorviante. Lei sa che non sono mai stato un uomo di apparato, il rinno-vamento passa certamente anche da un ricambio generazionale, anche dei quadri di partito, ma per questi il rinnovamento avviene nei congressi. Oggi non parliamo del congresso del PD, che non mi riguar-derebbe, ma delle scelte per governare l’I-talia. L’alternativa di questa domenica non è solo fra due modi diversi di concepire la politica, ma fra due politiche: da un lato Renzi che propone al Paese, nella sostan-za, una politica di stampo liberista, più attenta ai mercati che alle persone, in fon-do nello stesso solco di quella del governo

Monti, dall’altro Bersani che, seppure con contraddizioni, si ispira a valori della sini-stra come la centralità del lavoro, l’equità sociale, il solidarismo. Non è il “nuovo che avanza” che” spaventa”, si tratta del-le scelte politiche; noi, come SEL, siamo nati proprio per rinnovare la politica e la sinistra, ma saldamente legati ai valori che sono la stessa ragione di essere della sini-stra. Da qui la nostra scelta, una scelta che, personalmente, avrei fatto anche se non l’avesse fatta Vendola. L’Italia ha bisogno di sinistra”. Il Sel ha avuto scarsa affermazione alle ul-time regionali, peraltro con un diverso can-didato rispetto al Pd e Udc che hanno soste-

nuto Crocetta. A questo punto, dinnanzi alle prossime elezioni comunali, in che modo si muoverà il Sel? Con quali forze politiche av-vierete il confronto? Le primarie siracusane vedranno la vostra presenza e la candidatura di uno dei vostri iscritti? Chi sarà?“Sul risultato regionale hanno influito molti errori. Per Siracusa, da oltre un anno partecipo al confronto che si è aperto in città, per dare un governo alternativo al disastro al quale hanno portato a Siracusa le amministrazioni di centro destra. SEL è interessata ad uno schieramento ampio di partiti e associazioni, che si riconoscano in un programma di autentico cambiamento, di cui parte necessaria non può non essere

anche il PD, col quale abbiamo sostenu-to in Consiglio battaglie di opposizione estremamente importanti, prima fra tutte proprio quella sui temi urbanistici e sul modello di sviluppo di Siracusa. In que-sta logica siamo lavorando e guardiamo anche alle liste e alla scelta di chi meglio può incarnare e garantire il programma condiviso come candidato sindaco, una scelta che, ove non vi fosse una designazio-ne unitaria, andrà fatta con lo strumento delle primarie. Un nostro candidato alle primarie? Non lo escludo, ma non lo riten-go necessario. Saranno comunque gli or-gani collegiali Sel a decidere”.

C.L.L.

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10Solo tre mesi fa il Consiglio Comunale ha deliberato la nuova destinazione urbanistica di Palazzo Pupillo

Il museo di Archimede, una storia lunghissima partita dal paròn di NovamusaEnrico Di Luciano: “Il palazzo restaurato con i soldi della mia famiglia”

di GIOVANNA BANDIERA

L’Archimedeion, in Piazza Archimede ad Ortigia nel palazzo storico Pupillo, è stato a Siracusa il primo museo scien-tifico interattivo permanente dedicato ad Archimede, il più grande scienziato dell’antica Grecia, matematico e fisico siracusano (287-212 a.C.), senza che lo stabile avesse destinazione urbanistica come luogo espositivo o museale. Ecco la cronostoria dei fatti. L’iniziativa è sta-ta curata da Agorasophia, partnership pubblico-privata tra Cnr e Novamusa, società del gruppo Thesauron. Il giorno dell’inaugurazione il progetto Arkime-deion è stato illustrato da alcuni dei cu-ratori, Manuela Arata responsabile Cnr, Jorge Wagenberg, direttore scientifico della Fondazione spagnola “La Caixa” e Gaetano Mercadante per Agorasophia.Il progetto è iniziato nel 2000 e si è pro-tratto per 12 anni. Gaetano Mercadante, presidente del Gruppo Thesauron, aveva contattato il CNR costituendo la società Agorasophia, vinto un bando POR del-la Regione Sicilia con un progetto fina-lizzato alla realizzazione di un museo a Siracusa dedicato al grande personaggio Archimede. Nel progetto originario si era pensato al palazzo della Soprinten-denza ai Beni Culturali ed Ambientali di Siracusa, come sede del museo dedicato ad Archimede. Il progetto fu realizzato nei tempi previsti dal POR regionale. Nel frattempo, nel 2002 – ha dichiarato in una vecchia intervista l’ex assessore regionale ai Beni culturali Granata - venne firmato un protocollo d’intesa fra Regione, Cnr e la società Agorasophia, per la costruzione delle macchine di Ar-chimede. La società, a capitale misto partecipata all’80% da Novamusa, ora nel mirino della Procura, e al 20% dal CNR, è diventata nel frattempo il primo concessionario in Italia per numero di siti presso cui gestisce i servizi di acco-glienza al pubblico svolgendo la propria attività presso musei, aree archeologi-che, centri storici, teatri e biblioteche di molte regioni italiane. Nel 2006 le macchine erano già costruite con fondi europei e privati ma, come lamentava, in una intervista, la dott.ssa Arata, re-sponsabile del CNR, non era possibile

esporle per problemi di insediamento in quanto Palazzo “Paolo Orsi” neces-sitava di una ristrutturazione edilizia e una sistemazione per adattarla all’uso di museo scientifico. S’installarono provvi-soriamente nella sede genovese del Cnr organizzando una mostra che richiamò 100 mila visitatori, opportunità per Si-racusa di promozione del territorio an-data in fumo. Intanto la sede della Soprintendenza di piazza Duomo non si riusciva a libera-re per delle opposizioni interne. Si pen-sò all’Antico mercato come nuova sede del Museo, ma stavolta fu il comune a nicchiare. La dott.ssa Muti, ex soprin-tendente ai Beni culturali di Siracusa, aveva proposto come sede della Domus Archimedea degli edifici di Ortigia ap-pena ristrutturati come l’ex scuola d’arte in via Mirabella o l’ex tribunale in via Gargallo, poi una sede da ristrutturare ex novo come il vecchio distretto mili-tare al Lungomare Ortigia. Non se ne fece nulla. Nella vicenda della Domus Archimedea il problema più grande è stato l’assenza di comunicazione tra i vari pezzi dell’apparato pubblico! Nel frattempo, come spiega Marco Motto-lese, ufficio relazioni esterne Agoraso-phia, non rispettando quanto previsto nel bando, si persero i finanziamenti per il recupero dell’edifico pubblico desti-nato a sede del museo. Quando la Muti divenne assessore alla cultura, tutte le proposte fatte da soprintendente abor-tirono, venne appoggiata un’iniziativa privata, favorendo il privato al posto del pubblico. Come mai il Comune di Siracusa decise di non fare la Domus in uno degli edi-fici già restaurati nonostante i finanzia-menti europei? Mistero. Il dott. Bianucci del CNR: “Una volta che una parte dei finanziamenti POR era saltato abbiamo ugualmente cominciato a collaborare con esperti e storici della matematica. La Novamusa ha avuto tutto l’interesse di portare avanti il progetto nonostante il periodo di latitanza dell’amministra-zione pubblica siracusana. Nonostante il finanziamento pubblico non sia stato poi erogato e abbia cambiato radical-

mente le prospettive e soprattutto la de-finizione economica del progetto, è riu-scita a reperire i fondi, gli appoggi per superare ostacoli che sembravano insor-montabili.” Finalmente, si pensò a palazzo Pupillo, in piazza Archimede. Granata si era mo-bilitato per la scelta di palazzo Pupillo come sede del Museo sollecitando un contatto tra i proprietari e il professore Maiani, presidente del Cnr. Il sindaco Visentin e l’allora soprintendente Ma-riella Muti, informati, espressero parere positivo. Nel 2011 la Di Bartolo, gior-nalista di La Sicilia, si chiedeva se tutto fosse regolare: secondo lei tre o quattro vani di proprietà comunale insistevano all’interno dello stabile. L’avvocato Di Luciano, marito della proprietaria Lela Pupillo, intervistato alcuni giorni fa, ha negato l’esistenza di tali locali e confer-mato la stesura di un contratto di loca-zione di durata pari a nove anni, rinno-vabili tacitamente per altri nove, con la società Agorasophia. Inoltre lo stesso asserisce che la sua famiglia non ha usu-fruito di finanziamenti: palazzo Pupillo è stato restaurato con i soldi della fami-glia. Il Dott. Marco Mottolese, respon-sabile ufficio relazioni esterne dell’Ago-rosophia, intervistato telefonicamente qualche giorno fa, afferma viceversa che l’edificio è stato ristrutturato con i fondi

della società: probabilmente l’avvocato Di Luciano, con “fondi privati”, inten-deva riferirsi alla somma che gli viene decurtata dall’Agorosophia dall’affitto mensile per recuperare quanto ha do-vuto anticipare per la ristrutturazione dell’edificio, acconsentendo inoltre ad un affitto agevolato. Ma palazzo Pupillo ha sempre avuto una destinazione abitativa non certo espositiva e museale. Fatto sta che sol-tanto il 4 settembre scorso, cioè solo qualche mese fa, il consiglio comunale di Siracusa, presa in esame la richiesta di cambio di destinazione d’uso da civile abitazione a museo, ha dato parere favo-revole. La conclusione di questa vicenda è che lì, dove sarebbe dovuto nascere il museo dedicato ad Archimede, secondo il progetto originario, c’è una prestigiosa struttura sprecata per uffici e magazzini della Soprintendenza. Sfumata oppure osteggiata? la possibilità della Domus Archimedea, il soprintendente emerito Giuseppe Voza l’aveva proposta come sede per un museo della città. Ma come tante iniziative di questa città anche questa proposta è abortita. Accontentia-moci: è sempre meglio avere un museo dedicato ad Archimede in un palazzo prestigioso (ahimè non in una struttura pubblica) piuttosto che non averlo affat-to!

Mercadante (Novamusa Sicilia) si sarebbe appropriato di 19 milioni di incassi sui biglietti dei beni museali della SiciliaGaetano Mercadante, presidente e amministratore delegato della The-sauron Spa di cui fa parte la Nova-musa Spa, arrestato per peculato.Gaetano Mercadante, rappresen-tante legale di Novamusa in Sicilia, una delle partecipate della società Agorasophia, il 28 novembre è finito agli arresti domiciliari per un prov-vedimento firmato dal gip Marina Petruzzella. È accusato di essersi appropriato di 19 milioni di euro provenienti dalla gestione di impor-tanti siti siciliani come il parco anti-co di Taormina, le aree archeologi-che di Segesta e Selinunte, il museo

Paolo Orsi e il parco di Neapolis a Siracusa. Il mancato versamento degli introiti delle biglietterie ha causato un am-manco di 14 milioni nelle casse della Regione Sicilia e di 4 milioni nelle casse dei comuni (secondo la con-venzione sulla gestione dei servizi aggiuntivi i privati trattengono cir-ca il 10 per cento dei proventi della biglietteria, mentre la parte restante dovrebbe essere trasferita alla Re-gione (70 per cento) e al Comune competente per territorio (30 per cento).

G.B.

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Biancucci (Cnr): “Con la scienza in Italia non si fa business”, Mottolese: “Nel 2013 campagna promozionale”

Archimedeion, forse ad aprile saranno esposte le numerose macchine realizzate dal CNR, attualmente al Museo della Scienza e Tecnologia di Milano

di GIOVANNA BANDIERA

Risale a un anno fa, il 10 dicembre 2011, l’inaugurazione a Siracusa, nello storico palazzo Pupillo, del primo mu-seo scientifico interattivo permanente dedicato ad Archimede, la “Domus Archimedea”, che si ispira ai più mo-derni musei della tecnica. È concepito come uno Science Center. Tre i temi del museo: la Matematica e geometria, fisica statica e idrostatica, macchine per la guerra e la pace (ancora, pur-troppo, non presenti!). Al suo interno non sono esposti reperti antichi bensì le ricostruzioni di esperimenti e mac-chine realizzate da Archimede con cui il visitatore può interagire inte-rattivamente. Una serie di pannelli in italiano, inglese e spagnolo accompa-gnano il visitatore alla scoperta delle teorie fisiche e matematiche del gran-de scienziato. I modellini di macchine ideate da Archimede perfettamente funzionanti, presenti oggi al Museo, sono stati costruiti dagli studenti della facoltà di architettura di Siracusa con

cui esistono stretti rapporti di collabo-razione.“Alla base del museo c’è una corretta impostazione scientifica che si conci-lia con una divulgazione rivolta ad un pubblico di massa ed orientata all’edutainment, imparare diverten-dosi. Per sapere se l’approccio portato avanti dal CNR ed i contenuti fosse-ro adatti all’obiettivo previsto, lo si è sperimentato nelle piazze, facendo degli exhibit, provando a comunica-re i contenuti scientifici scritti per il nuovo museo. In Italia manca un pro-getto per accrescere la consapevolezza e la conoscenza media delle questioni scientifiche, questioni che sempre di più in realtà permeano la vita comu-ne dei cittadini e che spesso entrano in causa in modo rilevante nei processi decisionali anche di grande portata. Il tema scientifico in Italia non è mate-ria di business. È giusto che non lo sia in linea di principio, però non è tema d’interesse per attività di carattere po-polare e non ha ricadute da un pun-to di vista economico”, così afferma Marco Bianucci del CNR.I percorsi museali sono stati elaborati, organizzati e studiati, appositamente per interessare e coinvolgere attiva-mente il visitatore, per essere fruibili da tutti. La maggior parte dei musei italiani non tiene conto di questi fat-tori, per cui anche se al loro interno espongono oggetti straordinari e uni-ci, dal valore enorme, risultano “non visibili”. I visitatori dopo un po’ si

stancano, non godono o addirittura non capiscono gli oggetti loro propo-sti, del luogo rimane un ricordo sbia-dito e deludente. Di conseguenza non si veicola l’interesse per il sito visita-to, non si attiva il passaparola e ciò ne compromette la ricaduta da un punto di vista economico, cioè la mancanza di fondi per la conservazione e ma-nutenzione degli oggetti e del museo stesso. Alla reception ci ha accolto Ilde Pro-venzano, un architetto che, per svol-gere questo lavoro, ha frequentato un corso di formazione gestito dalla stes-sa società. Pochi i visitatori presenti al momento, fra l’altro stranieri e di lingua inglese (un venerdì mattina di novembre) e personale insufficiente per gestire contemporaneamente l’ac-coglienza, la biglietteria, il bookshop o a risolvere qualsiasi problema si presentasse con le macchine. Si cer-ca di ovviare a questa carenza con le prenotazioni obbligatorie dei gruppi che vogliono visitare la Domus Ar-chimedea, così anche delle scuole, per organizzare turni e visite guidate. Nei mesi di agosto e settembre arrivano molti russi ed inglesi, specie famiglie benestanti, ed alcuni americani in concomitanza con congressi locali o regionali. Durante le rappresentazioni classiche il f lusso di turisti si intensi-fica: anche gli insegnanti e gli stu-denti abbinano alle tragedie la visita alla Domus Archimedea e dopo i pri-mi mesi di apertura sono finalmente pervenute richieste anche dalle scuole locali. Paradossalmente il museo ha stentato a farsi conoscere nel territo-rio, pubblicizzazione inadeguata?, per cui si sta cercando di intensificare il volantinaggio, di inserire locandine nel sito web, di inviare brochure alle scuole, sia del territorio sia di altre re-gioni.Lo stesso onorevole Fabio Granata ritiene che la Domus dovrebbe essere promossa meglio, in quanto non è an-cora entrata in alcun circuito italiano, europeo, internazionale. Mottolese, responsabile ufficio relazioni esterne Agorasophia, afferma che si sta pro-gettando un’intensa campagna pro-

mozionale che dovrebbe partire con il nuovo anno 2013 in concomitanza con il completamento degli allestimenti al primo piano. È evidente che il museo è stato in parte penalizzato dall’insuf-ficienza dei locali dove esporre altri exhibit e materiali scientifici. Proba-bilmente ad aprile, sistemati i nuovi spazi museali, saranno esposte le nu-merose macchine realizzate dal CNR, attualmente al Museo della Scienza e Tecnologia di Milano, incentivando l’interesse e l’intrattenimento e si at-tiveranno le previste aule laboratoriali per attività didattiche rivolte anche ai piccoli dell’Infanzia e della Primaria.Attualmente i visitatori possono vi-sionare soltanto i materiali esposti al piano terra, in cui peraltro si trova anche un bookshop ed una caffetteria (chiusa!). Per la prima volta a Sira-cusa, all’interno di un museo, c’è un caffè dove interrompere la visita, dove leggere ed anche rifocillarsi piacevol-mente! Per lanciare l’Eureka caffè, sono stati già organizzati degli eventi ma si pensa, per l’anniversario del pri-mo anno di apertura del museo di or-ganizzarne altri: in questa occasione verranno presentati i nuovi progetti, le iniziative culturali, gli eventi, come è avvenuto per “Le celebrazioni del Pi Greco Day” del 14 marzo scorso, si il-lustreranno i futuri laboratori didatti-ci. La caffetteria, nelle intenzioni de-gli organizzatori, dovrebbe diventare un punto di incontro per i siracusani, un caffè letterario in cui ci si discuterà di “Poesia e matematica”, l’angolo re-ading dove rilassarsi tra un sorso di tè, caffè o aperitivo, ascoltando musicisti locali o concerti per violino e piano-forte, come è già avvenuto, anche se la partecipazione non è stata molto ele-vata. Il museo è stato inaugurato solo da 11 mesi, spiega il dott. Radiconci-ni, coordinatore editing dell’Agoraso-phia, e il momento di recessione che attraversa tutta l’Europa certo non aiuta ad incrementare il numero dei visitatori italiani e stranieri. A pro-posito di visitatori che parlino una lingua diversa dall’italiano, inglese e spagnolo, si nota la carenza di phone guide nelle varie lingue.

I saperi archimedei, le colonne portanti delle discipline della moderna matematica

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12Beatrice Basile: “No agli scambi. Reperti importanti vengono sottoposti a rischi enormi”

La direttrice del Paolo Orsi: “L’Elmo di Ierone è stato solo un successo locale Molte mostre nascono come passerelle per i politici del momento”

di GIOVANNA BANDIERA

“Apò Kymas”, la mostra dell’elmo di Ie-rone del British Museum al “Paolo Orsi”, continua a suscitare interesse e spunti di discussione. Ne parliamo con la dott.ssa Beatrice Basile, direttore del Museo Archeologico Regionale “Paolo Orsi” di Siracusa.Quale è il valore intrinseco di questo ogget-to, il significato dell’iscrizione? “Il valore più importante di un oggetto ar-cheologico è la sua capacità di suggestio-ne di un mondo, di riportare alla luce un contesto storico complesso. L’elmo ricorda una vittoria, che all’epoca ha avuto una ricaduta storica e un’eco mediatica enor-me. Conoscerne questo significato, però, presuppone delle conoscenze che non tutti Elmo di Ierone - British Museum

Elmo di Ierone - Museo Archeologico di Olimpia

i visitatori hanno. I pannelli chiariscono il significato della mostra; purtroppo, tem-po e fondi sono stati insufficienti per un apparato didattico più… internazionale. Gli stranieri si sono lamentati di ciò, com-mentando che la mostra era certo bellis-sima ma avrebbero gradito sapere di più sugli oggetti esposti.” La mostra è stata pubblicizzata ampia-mente? “Quello che manca a noi e a tutti gli enti culturali della Sicilia è la capacità di co-municare, di pubblicizzare un evento come dovrebbe essere fatto. Se la pubblici-tà avviene nella maniera tradizionale (pa-gine sui giornali, interventi in televisione), ha un costo notevole, ormai insostenibile per le esigue casse dell’Assessorato ai Beni Culturali. La maggior parte delle manife-stazioni organizzate da Soprintendenze e Musei in Sicilia, non solo del “Paolo Orsi”, sono praticamente a costo zero, perché si

utilizzano attrezzature e risorse umane in-terne. Il finanziamento per questa mostra è stato di 40000 euro: i fondi sono stati uti-lizzati esclusivamente per assicurazione, trasporto, vetrina climatizzata, manifesti, pannelli, cartellette didattiche, e ospitalità dell’archeologo inglese inviato dal British Museum.” Il Museo si è attivato per gli sponsor locali, regionali o nazionali? “La sponsorizzazione è molto difficile di questi tempi e invidio tantissimo chi riesce a trovare degli sponsor. Alcuni enti hanno una serie di canali privilegiati oppure ri-cevono molti finanziamenti perché espon-gono materiali particolarmente scenogra-fici che attirano facilmente l’interesse del grande pubblico, per esempio i recuperi subacquei o le scoperte inaspettate.” Come mai questo elmo è finito al British Museum? “Insieme ad altri due (e probabilmente

insieme a molte altre armi sottratte agli Etruschi), erano stati inviati ad Olimpia da Ierone. I due elmi che si trovano ad Olimpia sono stati rinvenuti tra gli anni cinquanta e sessanta. L’elmo ora esposto a Siracusa, invece, è stato rinvenuto nel 1817 dal Console Generale Cartwright ed era fi-nito nelle collezioni di Giorgio IV che nel 1821 ne fece dono al British Museum.” Questo scambio era stato richiesto al British Museum di Londra dal “Paolo Orsi”? “La mostra è stata programmata diretta-mente dall’allora assessore regionale Seba-stiano Messineo. Le mostre, fino a qualche anno (forse decennio…) fa, nascevano da un’esigenza tecnica, scientifico-culturale: erano realizzate per fare il punto delle co-noscenze su un determinato argomento o problema, stimolando le linee di ricerca successive. Le mostre sono oggi, troppo spesso, accostamenti di pezzi che non han-no relazioni tra loro, che si accreditano all’attenzione del pubblico solo per l’ecce-zionalità o la bellezza. Le esigenze scien-tifiche sono ignorate, sopraffatte da quelle puramente promozionali la cui ricaduta reale sull’economia locale, fra l’altro, è an-cora tutta da dimostrare.” Francesco Merlo, nell’articolo pubblicato il 21 novembre su La Repubblica, “Cultu-ra: troppi soldi pubblici uccidono la creati-vità?” afferma: “La smisurata offerta e il monopolio statale stanno portando le isti-tuzioni culturali verso il crack. Non solo economico”. È proprio vero che la politica strumentalizza l’arte? “Si, il più delle volte è vero. Molte mostre nascono, ahimè, come passerelle per i poli-tici del momento. Di mostre assolutamen-te inutili ce ne sono tante, il più delle volte nate da esigenze che ben poco hanno a che vedere con la cultura” Esiste un dialogo, uno scambio fra l’Asses-sorato ai Beni Culturali e l’Assessorato al Turismo? “Se c’è, non ce ne siamo mai accorti… Pre-metto che non sono affatto favorevole che questi due enti vengano accorpati, come molti in un certo momento auspicavano. Ognuno di loro ha delle competenze spe-cifiche e ben diverse, ma c’è una fase in cui, se si vuole che un evento culturale abbia un ritorno economico, di immagine e sia funzionale allo sviluppo turistico, dovreb-bero dialogare utilizzando le competenze dell’uno per supportare l’altro. Allestire una mostra con un occhio alle ricadute sullo sviluppo turistico presuppone stu-diare il periodo migliore in cui lanciarla, il tipo di target a cui rivolgersi, la sua col-locazione; insomma devono essere chiari tutti i mezzi da mettere in campo perché sia più di un evento locale. In tempi di ma-gra è auspicabile, anzi necessario, che le istituzioni preposte, elaborata un’offerta culturale, cooperino con gli operatori del turismo locali, ottimizzando le rispettive risorse. “La mostra relativa all’elmo, ad esempio, è stato sicuramente un successo a livello locale: l’auditorium, il giorno della inau-gurazione, era gremito, successivamente parecchi gruppi e molte scolaresche han-no richiesto una visita guidata. L’apporto alla vita culturale della città, da parte del museo, è stato ampiamente soddisfatto.

Dal 21 ottobre ad oggi, ci sono stati 3200 visitatori, con un incremento di circa un migliaio di persone rispetto lo stesso pe-riodo dell’anno precedente. Ma non basta; le possibilità intrinseche alla mostra sareb-bero state maggiori, se più tempo e risorse avessero potuto essere dedicate ad una ef-ficace promozione. Se ci si chiede se questi 40000 euro sono stati ben spesi, la risposta è si: nel senso che hanno innalzato il livello qualitativo e l’offerta culturale del museo. Ma hanno comportato un aumento dei turisti non locali? Sembra un controsenso ma la risposta è No! I turisti stranieri o di altre province o regioni d’Italia, arrivati in questo periodo al “Paolo Orsi”, hanno visto la mostra non perché informati in precedenza della sua esistenza ma perché erano venuti per il museo archeologico.” Sono previsti altri scambi con il British Mu-seum? “È probabile che il British possa chiede-re in prestito dei reperti da esporre. Oggi si discute molto sulle continue trasferte all’estero dei nostri reperti. Molti sono contrari e anch’io, tanto più considerando il modesto livello scientifico di molte mo-stre. Si privano i musei di pezzi importan-ti sottoponendoli a rischi enormi (trauma del trasporto, dello spostamento, di un clima diverso) senza apprezzabili contro-partite neppure in termini di aumento di visitatori.” I musei, i parchi collaborano tra di loro, ela-borano materiale comune, oppure ognuno coltiva il proprio orticello? “Ognuno cerca di mandare avanti la pro-pria struttura con molta difficoltà, proble-ma comune a tutti. Spesso non si hanno neanche i soldi per affrontare le emergenze più elementari, come il materiale per la pu-lizia dei bagni, la disinfestazione. E’ diffi-cile, in queste condizioni, avere il tempo o la possibilità di elaborare programmi inte-grati, che pure sarebbero necessari”.

Qual è in questo momento il problema con-tingente più pressante per il Museo? “Non ci crederà… ma sono le palme. Le meravigliose ottanta palme, fatte piantare trent’anni fa per l’abbellimento di un parco dichiarato giardino storico, oggi subisco-no pesantemente l’attacco del punteruolo rosso, ed alcune di esse sono già morte. A nulla sono valsi gli appelli accorati all’As-sessorato; la risposta è sempre la stessa: “Non ci sono soldi”. E così assistiamo im-potenti alla morte di un eccezionale patri-monio arboreo che poche migliaia di euro basterebbero a salvare.”

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Per la celebrazione della vittoria sugli etruschi si donavano ad Olimpia le armature dei nemici

L’elmo di Ierone ricostruisce un affresco storico: un’operazionegrandiosa di promozione del tiranno e della potenza siracusanaIl valore più importante di un oggetto ar-cheologico è la sua capacità di suggestione di un mondo, di riportare alla memoria un contesto storico complesso. L’elmo come oggetto in sé ha la mera funzione di pro-teggere la testa, ma questo è qualcosa di più perché ricorda una vittoria, testimonia un fatto che all’epoca ha avuto una ricadu-ta storica e un’eco mediatica enorme. Ma se c’era un elmo c’era anche una catasta di armi tutte parimenti scritte e tutte am-massate ad Olimpia, dedicate a Zeus. L’i-scrizione così recita: Ierone e i siracusani dedicano a Zeus questa vittoria - Hiaron ò Deinomenèos kai toi Syrakosioi toi Di Tyràn apò Kymas - Ierone figlio di Dino-mene e i Siracusani (dedicano) a Zeus (dal-la preda) dei Tirreni da Cuma. In poche parole è stato detto tutto ciò che c’era da

dire. L’iscrizione ha dipinto un affresco storico che agli occhi dei contemporanei di-ceva tantissimo: io ho fatto fuori gli etruschi che erano a loro volta una potenza così forte da volersi accreditare presso il mondo greco ad Olimpia, offrendo doni a Zeus.Gli etruschi erano ai margini del mondo greco tanto è vero che Ierone li assimila a barbari. Interessan-te è l’operazione di comunicazione e di autorappresentazio-ne che riesce a fare di se stesso e di Siracusa nel mondo antico. Lo fa essenzialmente in due modi: attraverso un’offerta scenografi-

ca, il donario, e l’assoldamento di scrittori di grande respiro per glorificare l’evento e la schiatta dei Dinomenidi. Il donario o trofeo, offerto al santuario, era costitu-ito dalle armature difensive dei nemici, il che significava la distruzione dell’essenza stessa del nemico cioè la celebrazione di una vittoria totale sugli etruschi. Ierone raduna a Siracusa la quaterna magica del mondo letterario della Grecia di allora: Pindaro, Bacchilide, Eschilo e Simonide che, prezzolati, scrivono delle odi per lui (Pindaro, nella Pitica I, accosta la vitto-ria di Ierone a quella del fratello Gelone ad Imera, il quale pochi anni prima ave-va sconfitto i cartaginesi). Il giorno in cui Ierone sconfigge gli etruschi a Cuma è lo stesso in cui Atene, insieme ai greci, scon-figge i persiani: se Atene libera la grecità dai barbari che vengono da est, Ierone la libera dai barbari che vengono da ovest. Ierone è quindi pari al generale degli ate-niesi, Siracusa è pari ad Atene. Operazio-ne grandiosa di promozione di se stesso e delle mire espansionistiche di influenza

politica della città che tenta di allungare i suoi tentacoli non solo sul mar Tirreno ma anche sull’Italia meridionale. Questo elmo allude al Mediterraneo, scacchiere molto turbolento e instabile, solcato dalle navi degli etruschi, i signori del mare come li chiama Diodoro, che fanno operazioni di pirateria lungo le coste della Sardegna, lungo quelle settentrionali della Sicilia, delle Eolie delle quali per un certo perio-do si impadroniscono facendone una base corsara, e della Campania. La battaglia di Cuma riporta l’equilibrio nel Mediter-raneo e blocca l’espansione degli etruschi per molti decenni. L’elmo e la sua iscrizione svelano anche i rapporti di Siracusa con Olimpia. Duran-te i giochi olimpici si depongono le armi e nella città santuario confluiscono politici, poeti, scrittori, filosofi, artisti, atleti. Olim-pia diventa la capitale della cultura della Grecia. Lì si incrociano le correnti artisti-che più diverse; filosofi si scambiano idee ed opinioni, storici leggono le loro opere in pubblico, è tutto un fervore culturale. Ad Olimpia si discute anche di politica, non a caso la tregua serve, con la presenza di tanti capi di stato, a trattare nuove allean-ze, si decide su pace o guerre future, è il luogo in cui la Grecia fa i conti con se stes-sa sotto tutti i profili. In questa occasione probabilmente nasce il mito di Alfeo e del-la ninfa Aretusa. Alfeo è il fiume sacro che scorre vicino ad Olimpia ma anche il dio del fiume che, secondo un’antica leggenda, innamorato della ninfa la insegue sotto il mare per ricongiungersi con lei. Con que-sto filo sottomarino si ricollega Olimpia a Siracusa, affiliata alla città greca in un rapporto particolare: il mito è ancora l’oc-casione di una vera e propria propaganda politica.L’elmo ci racconta in qualche modo tutto questo.

di GIOVANNA BANDIERA

Organizzata da Tempo Solidale e Banca del Tempo con il patrocinio del Comune di Siracusa

Stamattina a piazza Santa Lucia la prima Festa del BarattoNiente denaro, ognuno scambia ciò che non gli serve

La prima Festa del Baratto organizzata dall’associazione TempoSolidale e dalla Banca del Tempo di Siracusa, con il pa-trocinio del Comune di Siracusa, si terrà oggi 2 dicembre, dalle ore 9 alle 13, in Piazza Santa Lucia.Ci sarà un corner per la promozio-ne dell’Associazione e della Banca del Tempo, uno spazio espositivo dedicato ai bambini “BimBaratto”, uno spazio espositivo per il baratto di prodotti bio-logici “BioBaratto”, uno spazio ricreati-vo con l’offerta di cibarie e bevande. Il resto dello spazio sarà a disposizione di tutti coloro che intendono partecipa-re alla Festa, portando uno o più oggetti da barattare.L’ingresso alla festa è libero e non costa nulla. Per partecipare come espositore era possibile prenotarsi inviando una e-mail al seguente indirizzo: [email protected] oppure pre-

sentarsi oggi stesso, giorno della festa, magari portando da casa un tavolino per poggiarvi gli oggetti da barattare. Appena diffusa la notizia sul web, sono già molti coloro che hanno prenotato rovistando poi nei cassetti di casa e nei ripostigli per rendere più pieno il carnet.Sarà barattato tutto? Certo, certissimo, anzi probabile. Ma, come che vada, sarà un’esperienza interessante, tanto più che la festa sarà arricchita da alcune inizia-tive culturali.Prima dell’invenzione della moneta, è noto, gli uomini ricorrevano al baratto, ovvero allo scambio diretto di ogget-ti, beni o servizi. Una forma antica di commercio che oggi permette ad adulti, ragazzi e bambini di diventare mercan-ti per un giorno. Lo spirito principale è promuovere il riutilizzo e il riciclo di oggetti usati e incoraggiare la prassi del riuso, più sana per l’ambiente e più eco-

nomica rispetto a quella dell’usa e getta.Alla festa possono partecipare tutti. Ba-sta portare con sé qualche oggetto, non importa quanto vecchio o usato, cercare quello che vi piace e barattarlo. Ciò che per noi non ha più nessun valore potreb-be infatti essere l’oggetto del desiderio di qualcun altro.

Il baratto potrà riguardare oggetti per l’infanzia (vestiti, giocattoli, passeggini e carrozzine, biancheria e piccoli acces-sori), utensili da cucina e piccoli elettro-domestici, abiti, arredi, libri, CD DVD musicali, film e fumetti e ogni altro og-getto del quale si voglia proporre il riuti-lizzo (e che sia riutilizzabile).

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PREMIO “MARIO FRANCESE 2012”

Perchè ogni verità venga a galla non sette ma settanta volte sette areremo il terreno del diritto

Come mai la seconda sentenza del CGA, a leggi non modificate,annulla la prima per SAI 8, rendendola di fatto inefficace? Mistero!Il CGA accettò il ricorso ad ottempe-ranza presentato da parte di SAI8 (soc-combente nel primo giudizio di merito) sottolineando che il codice del processo amministrativo (D.Lgs. 2 luglio 2010 n. 104, in sigla c.p.a.) all’art. 112, V comma, ammette la proposizione del ricorso da parte del soccombente anche al fine di consentirgli di ottenere chiarimenti in ordine alle modalità di ottemperanza.È lecito chiedersi: anche al fine o solo al fine di ottenere chiarimenti…? Sa-rebbe strano che, in sede di chiarimenti in merito alle modalità di ottemperan-za, si arrivasse addirittura a smentire il dovere o l’obbligo di ottemperanza. Rileggiamo quanto è scritto esattamen-te nel paragrafo della sentenza che spie-ga la ratio dell’ammissione della parte soccombente: “La disposizione tende ad evidenziare come, pur rimanendo nell’ambito della ottemperanza, l’ogget-to del giudizio possa essere anche cir-coscritto ad una semplice richiesta di chiarimenti circa modi e limiti secondo cui attuare la regula juris dettata dalla decisione ottemperanda”. Evidenziamo quell’inciso: “…pur rima-nendo nell’ambito dell’ottemperanza”. Secondo l’intelligenza del profano, nel precisare modi e limiti secondo i quali debba essere attuata la decisione ottem-peranda non si dovrebbe (né si potrebbe mai e poi mai!) pervenire alla negazione di tale decisione. Ma forse il profano si inganna. Il profano arriva a capire che la legittimazione attiva “spetti anche al soggetto tenuto all’ottemperanza e quin-di anche alle parti soccombenti” (biso-gnose di chiarimenti in merito ai modi in cui debbano ottemperare), ma non riesce a comprendere come, su tali premesse, si possa arrivare a sentenziare che… l’ot-temperanza non sia dovuta. Il profano ritiene che o ci sia un vizio nel percorso logico che porta a tale contraddittoria conclusione o che ci sia un contrasto nel-le leggi. Se il contrasto è nelle leggi, va posto rimedio attraverso azioni legislati-ve parlamentari o di iniziativa popolare. Se c’è un errore nella sentenza, ci dovrà essere modo di riparare, nonostante i giudizi del CGA siano inappellabili.

Composizione dei due collegi giudicanti del CGA

Componenti e ruoliPrima sentenza 15/12/2010

Depositata il 30/03/2011Seconda sentenza 09/10/11

Depositata il 02/01/2012

Presidente e firmatario Raffaele Maria De Lipsis Riccardo Virgilio

Secondo (forse vice) Filoreto D’Agostino Antonino Anastasi

Estensore e firmatario Gabriele Carlotti Guido Salemi

Componente Pietro Ciani Pietro Ciani

Componente Giuseppe Mineo Alessandro Corbino

Ma a tutto c’è un limite! E gli errori vanno comunque corretti. E, se l’inter-pretazione fornita dalla seconda sen-tenza è errata, qualche rimedio dovrà pur esserci! O la parte vittoriosa in base alla prima sentenza dovrà risultare soccombente in seguito ad una secon-da sentenza (magari errata) che arriva, nell’ambito di un giudizio finalizzato all’ottemperanza, a negare l’ottempe-ranza stessa? Questo ci appare incom-prensibile. E continueremo a… non ca-pire prima d’aver capito!La sentenza del CGA fa ripetutamente riferimento all’evoluzione della norma-tiva, quasi a voler far capire – sembre-rebbe - che il nuovo giudizio (contrad-dittorio rispetto al primo) scaturisca da nuovi orientamenti nel frattempo intervenuti. Questa è almeno l’impres-sione che, da profani, si ricava ad una lettura non meticolosa. Errando! Pre-stiamo, infatti, attenzione alle date. La prima sentenza del CGA - quella che stabiliva l’illegittimità della gara e, nel caso in ispecie, la non dissociabilità tra illegittimità e annullabilità (valida per le circoscritte ipotesi di illegittimi-tà non invalidanti, tra le quali non ri-entrava certamente il caso in ispecie!) - è stata formulata il 15 dicembre 2010 e depositata il 30 marzo 2011. Il codi-ce del processo amministrativo, sulla base del quale la successiva sentenza vorrebbe basare il verdetto di non ot-temperanza, è del luglio 2010, quin-di precedente alla formulazione della prima sentenza e, dunque, esso era già in vigore quando tale prima sentenza (magistrale!) fu concepita ed emessa. Si tratta, infatti del D.Lgs. 2 luglio 2010 n.

104 (citato negli atti giudiziari esami-nati con la sigla c.p.a.). Anche le fonti del diritto comunitario (per influsso del quale – spiega la seconda sentenza – “l’oggetto tutelato in via prioritaria dall’ordinamento non è più rappresen-tato dagli interessi dell’amministrazio-ne, ma, al contrario, da quelli delle im-prese che operano nel mercato”) sono, a ben vedere, anteriori alla prima sen-tenza e dunque, anch’esse note al pri-mo collegio giudicante. Tra parentesi, ci sorge il sospetto che la citazione di tale orientamento comunitario sia non troppo correlata alla questione specifi-ca, cioè che ci sia stato un impercetti-bile sconfinamento in altra fattispecie. Forse!Ma, se anche tale normativa comuni-taria è anch’essa anteriore alla prima sentenza, come mai dunque la Com-missione giudicante che la formulò, pur conoscendo certamente tali fonti formative (codice del processo ammi-nistrativo e norme comunitarie), era pervenuta invece a conclusioni ben di-verse? I giudici della prima commissio-ne erano degli sprovveduti? Non ci per-metteremmo di pensarlo, così come non ci permettiamo di pensare che lo siano stati i componenti della commissione giudicante in sede di ricorso ad ottem-peranza. Certamente sia gli uni che gli altri conoscono bene le leggi e sanno il fatto loro. E allora come mai la seconda sentenza arriva ad annullare la prima, rendendola di fatto inefficace? Mistero! Nel quadro sinottico che segue si ri-portano i nomi dei componenti le due diverse commissioni giudicatrici del CGA. Come si può notare, coincide

solo un componente su cinque.La domanda sorge spontanea: invariato il quadro legislativo, è possibile che una diversa composizione dei collegi giu-dicanti produca sentenze opposte? La prima sentenza arrivava ad affermare che nella vicenda della gara illegitti-ma c’era forse materia di competenza di una diversa magistratura. Se appar-tenessimo a tale diversa magistratura e ci capitasse di indagare su fatti con-nessi, non ci risparmieremmo la fatica di interrogare i magistrati del secondo collegio giudicante. E forse l’unico ma-gistrato comune ai due collegi potrebbe offrirci qualche spiegazione partico-larmente illuminante proprio per aver avuto diretta esperienza dei lavori e dei giudizi espressi dai colleghi di entrambe le commissioni. Qui il nostro lavoro di cittadini che si trastullano con il giornalismo d’inchie-sta, militante al servizio degli interessi dei cittadini tutti, si deve necessaria-mente fermare. Non formuliamo so-spetti. Non esprimiamo pregiudizi. Non vogliamo scalfire la credibilità del CGA. Diciamo solo che, a nostro mo-destissimo avviso, qualcosa sembra non quadrare. Ci auguriamo solo che la dea Minerva (semplice metafora della Giustizia) sap-pia imporre ai suoi ministri di fare chia-rezza. Noi della Civetta abbiamo aguz-zato il nostro sguardo sin dove ci era possibile. Abbiamo intravisto qualcosa che non ci sembra chiaro. Abbiamo in-dividuato una zona d’ombra su cui forse non sarebbe male indagare. Rischiara-re tale zona, affinché tutti capiscano / capiamo, non è nostro potere. Spetta al sole di domani. Di un domani che atten-diamo con ansia di giustizia.

di CONCETTO ROSSITTO

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Ospiti della serata saranno anche Carlo Muratori, Giuliana Accolla, Mirella Parisini, Raffaele Aliffi

Nomi prestigiosi al 42° Premio Paladino venerdì 21 dicembre ai DelfiniCon Demetrio Vittorini e Ivan Lo Bello la grande cabarettista Pat Starke

Venerdì 21 dicembre alle 20,30 sul palco-scenico del Circolo “I Delfini” (già Club de-gli Amici” di contrada Spalla), andrà in sce-na la 42° edizione del “Premio Internaziona-le Sicilia-Il Paladino”. Nonostante le difficol-tà causate dalla man-canza di sostegni eco-nomici, la prestigiosa manifestazione siracu-sana collezionerà un altro successo ar-tistico, culturale e organizzativo gra-zie al provvidenziale intervento della Camera di Commercio di Siracusa e alla ospitalità del Circolo “I Delfini”, presieduto da Nello Caporale.L’ingresso, secondo tradizione, è libe-ro, ed è aperto anche ai non soci del Circolo nel rispetto degli intendimen-ti della dirigenza che mette la propria struttura a disposizione della città. Nomi prestigiosi al “Premio Interna-zionale Sicilia-Il Paladino”. Tre spic-

cano su tutti: Ivanhoe Lo Bello, Demetrio Vittorini (figlio di Elio), e la cantante americana Pat Starke. Lo Bello è una notissi-ma figura di siracusa-no che non ha bisogno di presentazioni, tale è il curriculum opera-tivo ad alti livelli che lo contraddistingue. Demetrio Vittorini, fi-glio d’arte, è acclama-

to scrittore di fama europea, uomo di cultura, docente universitario in Italia e all’estero, autore di libri di successo. Pat Starke è una delle più famose ed affascinanti attrici della storia del ca-baret nazionale, stella di prima gran-dezza assieme ad Oreste Lionello.Ospiti della serata saranno anche Car-lo Muratori, Giuliana Accolla, Mirel-la Parisini, Raffaele Aliffi ed alcuni importanti professionisti della lirica assieme al tenore Benito Nastasi, al soprano Mirella Furnari e al maestro

di CORRADO FIANCHINO

Francesco Drago, che daranno vita allo spettacolo. Sul palcoscenico an-

che l’orchestra “Big Band” col suo re-pertorio di successo.

Si torna a chiedere una “Casa famiglia” per i ragazzi disabili, privi di assistenza familiare

Cimino riconfermato presidente dell’Associazione per i diritti dei disabiliRicchissimo il programma delle manifestazioni per il triennio 2013/2016

Nel corso dell’assemblea annuale dei soci dell’A.V.D.D., svoltasi nel salone dell’as-sessorato comunale alle Politiche So-ciali, il giornalista Salvatore Cimino è stato riconfermato anche per il triennio 2013-2016 Presidente dell’Associazione che lui stesso ha fondato nel 2008. L’as-semblea ha eletto altresì i componenti del nuovo consiglio direttivo dell’A.V.D.D., fra i quali sono state ripartite le cariche previste dallo statuto. Sono stati eletti, oltre al presidente Cimino: la dr.ssa Car-mela Fronte vice-presidente, componenti la dr.ssa Carmela Pace, la prof.ssa Paola Simonetti, la prof.ssa Marina Ligama, la prof.ssa Nadia Hekmat e la dr.ssa Veroni-ca Scapellato. Inoltre, sono state designa-te quali assistenti volontarie Samantha Azzaro e Laura Leocata. Dopo la proclamazione degli eletti il pre-sidente Cimino ha voluto esprimere un sincero ringraziamento al consiglio diret-tivo uscente e ai soci onorari dell’A.v.d.d..: S.E. mons. Salvatore Pappalardo, arci-vescovo di Siracusa, l’on. Pippo Gianni, l’assessore alle Politiche Sociali del comu-ne di Siracusa Salvo Sorbello, l’on. Nicola Bono, presidente della Provincia Regio-nale di Siracusa, l’ing. Roberto Visentin, sindaco di Siracusa, il dr. Giuseppe Cap-pello, dell’ufficio scolastico territoriale, il dr. Gaetano Barlotta, dirigente scola-stico, il prof. Nuccio Paguni, dirigente del comune di Siracusa, l’avv. Antonella Volpe Damiani, referente dell’A.v.d.d. per Palermo, la prof.ssa Mariella Leone referente dell’associazione a Firenze, per

la preziosa collaborazione e il sostegno fin qui offerto per la realizzazione delle varie finalità dell’associazione e i relativi progetti esecutivi. Il presidente Cimino, al termine dell’as-semblea, ha quindi presentato al nuovo consiglio direttivo e ai soci tutti il proget-to delle iniziative dell’A.v.d.d. per il 2013, già proposto dal consiglio uscente e che verrà realizzato con la collaborazione delle redazioni di Siracusa dei quotidia-ni, dei settimanali e delle emittenti televi-sive, con il patrocinio del comune, della Provincia, dell’ufficio scolastico regio-nale e di quello territoriale e delle asso-ciazioni dei disabili Ens, Anmic, Anmil, Unms, Anvcg, del comitato provinciale dell’Unicef, del Kiwanis Club di Siracu-sa, del Rotaract Club-Palermo Ovest, che comprende: “Il 5° concorso grafico e letterario sui temi della comunicazione sulla disabilità”; l’organizzazione di un “corso di braille” riservato alle volonta-

rie dell’A.v.d.d. e alle insegnanti di soste-gno; la realizzazione del “1° Convegno sul tema degli infortuni sul lavoro e del monitoraggio dei sistemi di prevenzio-ne”, con il patrocinio dell’Inail e con la collaborazione dell’Amnil (associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro); il “2° Convegno sul tema “I.C.F. (inte-grazione e certificazione scolastica degli alunni disabili e non): nuovo progetto di vita e le insegnanti di sostegno”, con il patrocinio dell’ufficio scolastico territo-riale; una marcia non competitiva riser-vata ai disabili visivi accompagnati deno-minata: ”Io accompagno un non vedente con il cuore e con la mente” in occasione della festività di S.Lucia, patrona di Sira-cusa e protettrice dei “non vedenti”; La “5a Serata Musicale“ denominata “Voci e Musica per la Disabilità” con la parteci-pazione di cantanti di musica lirica e leg-gera, pianisti e musicisti di chiara fama; l’organizzazione della “5a Settimana del-

la comunicazione sulla disabilità”, com-prendente la cerimonia delle premiazio-ni, che si svolgerà nel salone Borsellino di Palazzo Vermexio, degli studenti vincito-ri del 5°Concorso grafico e letterario; il 5° corteo di sensibilizzazione dell’A.v.d.d. Inoltre, incontri con le istituzioni per ri-chiamare la loro attenzione sui problemi dei disabili; il rinnovo della richiesta al sindaco per la creazione di una “Casa fa-miglia” per i ragazzi disabili, privi di as-sistenza familiare; conferenze e incontri nelle scuole per evidenziare il rapporto che deve esistere fra i ragazzi normodota-ti e i compagni o le altre persone disabili; la Giornata dell’A.v.d.d. nel corso della quale in appositi gazebo dislocati in vari punti nevralgici della città le volontarie dell’associazione presenteranno ai citta-dini le sue finalità, offrendo loro opuscoli illustrativi e rose in ceramica con il logo dell’A.v.d.d.

Corrado Fianchino

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Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012e-mail: [email protected]

16 IBM e Smarter Cities ChallengeSmarter Cities Challenge è un pro-gramma globale di IBM Corporation lanciato nel 2011, a sostegno di 100 città in tutto il mondo in tre anni, attraverso il quale, fino al 2013, IBM assegna tec-nologia e servizi del valore totale di 50 milioni di dollari. Per il 2012 Siracusa è l’unica città italiana ad essere stata selezionata. Nello scorso giugno un team interna-zionale di esperti e professionisti IBM ha effettuato l’analisi puntuale di alcu-ni aspetti della realtà cittadina (assi-stenza sanitaria, istruzione, sicurezza, servizi sociali, trasporti, sostenibilità, gestione del bilancio ed energia) e ha messo a punto valide raccomandazio-ni in modo da migliorare i servizi e la vivibilità della città: collaborazione (tutte le parti interessate devono esse-re coinvolte e partecipare nel rendere Siracusa smart); condivisione delle informazioni (tutte le azioni, i piani e le decisioni devono essere trasparen-ti); decisioni basate su dati; creare un brand Siracusa (tutte le azioni e i pro-getti devono assumere la costruzione e conservazione del marchio in conside-razione); influenza dei comportamenti (le cattive abitudini e la mancanza di senso civico devono sempre essere in-fluenzate da incentivi positivi).

Piattaforma culturale cheFareCheFare è una piattaforma culturale che permette alle imprese sociali profit e non profit di realizzare il proprio pro-getto, inducendo a fare rete e attivare network territoriali.Tra il 24 settembre ed il 3 novembre 2012 cheFare ha raccolto, con un bando, ol-tre 500 progetti di innovazione cultura-le. Un team di esperti ha selezionato i 32 progetti che meglio rispondono alle caratteristiche ricercate: collaborazio-ne e co-produzione; innovazione; sca-labilità e riproducibilità; sostenibilità economica nel tempo; equità economi-ca e contrattuale; impatto sociale posi-tivo; tecnologie opensource e impiego di licenze Creative Commons; capacità di comunicazione.I 32 progetti selezionati possono essere votati dal pubblico, fino al 13 gennaio 2013.I primi cinque classificati saranno va-lutati da una giuria di personalità del mondo della cultura, che eleggerà il vincitore il 29 gennaio 2013 a cui andrà il premio di 100 mila euro.

ITIITI è l’acronimo di Itinerari di Turi-smo Industriale, il progetto che The Hub Siracusa ha presentato per il bando culturale Che Fare unitamente al Comune di Siracusa e Priolo, sulla base delle raccomandazioni del re-port IBM. Il progetto mira ad armo-nizzare tre aspetti specifici e carat-teristici del territorio: l’inestimabile valore dei siti storico/archeologico ed ambientali, la presenza di uno tra i più significativi, ed economicamente rilevanti, siti petrolchimici d’Euro-pa e la sua posizione strategica nel bacino del Mediterraneo. È possi-bile votare ITI, che tra i 32 progetti selezionati, all’indirizzo http://www.che-fare.com/progetto/iti-itinerari-turismo-industriale-siracusa

Sapienza, Cannizzo e Patternò: “Coi soldi del premio daremo vita e supporto a due imprese sociali”

Hub Siracusa punta a vincere i 100 mila euro della piattaforma Che FareVogliamo puntare a un prodotto innovativo: il turismo industriale”

di ALESSANDRA PRIVITERA

Rosario Sapienza, Viviana Cannizzo e Stena Paternò sono i tre fondatori di Hub Siracusa, un’associazione di pro-mozione sociale che propone uno spazio di co-working per tutti gli innovatori so-ciali siciliani sito in Via Mirabella: sono loro gli ideatori del progetto ITI.Quali sono gli obiettivi del vostro progetto?“Puntiamo alla possibilità che le due ani-me di Siracusa, industriale e archeologi-ca, si ricongiungano in un nuovo concet-to di turismo che le valorizzi entrambe. Vorremmo che tutti gli attori di questo progetto collaborassero per la trasfor-mazione industriale,  attraverso la crea-zione di un prodotto non convenzionale e trasferibile: il turismo industriale”. Come, quando e da chi nasce l’idea di par-tecipare a Che fare?“Quando scopriamo, per caso, dal web, che Siracusa è l’unica città italiana tra le 30 scelte al programma Smarter Ci-ties Challenge della fondazione IBM e leggiamo il report redatto dal team IBM, capiamo che The Hub deve coglie-re l’opportunità di essere interlocutore di questa realtà perché la rete si deve consolidare: è necessario che l’autorefe-renzialità di enti, associazioni, pubblica amministrazione etc. lasci il posto alla comunicazione e alla collaborazione. Nasce, così, l’interlocuzione con l’Uffi-cio per Programmi Complessi nella per-sona dell’arch. Pippo Di Guardo: e da lì l’ideazione di ITI per la piattaforma CheFare”.Come nasce il progetto per Che fare?“The Hub è un incubatore di idee: qui, insieme a due ragazzi, un grafico e un’e-sperta di video, che usano il nostro spa-zio per sviluppare le loro professionalità, abbiamo pensato a un rilancio innovati-vo della zona industriale senza urtare la sensibilità di chi, per esempio, lì lavora. Noi vorremmo che il bando fosse una scusa per concentrarsi su un argomento che sentiamo importante: la convivenza tra questi due mondi, quello culturale e

quello industriale, attraverso il coinvol-gimento dal basso”.Quali gli enti coinvolti? Che tipo di colla-borazione?“C’è stata una forte interazione territo-riale tra noi e i Comuni di Siracusa e di Priolo. Sono stati anche presi contatti informali con le aziende che insistono nell’area industriale ma non sono stati ancora firmati protocolli d’intesa perché non previsti dal bando. Abbiamo riscon-trato grande consenso da parte della maggior parte degli attori coinvolti e le aziende si sono dette disposte ad aprire le porte al turismo industriale: una vol-ta vinto il bando, vedremo quali e in che modo. D’altra parte è importante per noi di Hub creare responsabilità socia-le d’impresa. Evidentemente finché non c’è una richiesta, una cultura più diffusa di cosa voglia dire essere più responsa-bili nei confronti del territorio da parte delle aziende, il livello di discussione e di confronto resta ancora troppo debole rispetto a queste tematiche”.Il progetto ha al momento 414 voti (o giù di lì): perché è importante vincere questo concorso?“Perché il nostro progetto prevede che i soldi del premio vengano impiegati per la promozione di almeno due imprese sociali: una legata ai circuiti in bici e una legata a formare guide turistiche (possi-bilmente ex dipendenti degli stabilimen-

ti); quindi per la creazione di occupazio-ne. Proprio noi ci preoccuperemmo di fornire a queste due imprese sociali un programma di incubazione (dall’idealiz-zazione, alla formazione, passando per la stesura di un business plan e di un pia-no di marketing per avere un program-ma di impresa sociale sostenibile dal punto di vista economico). D’altra parte The Hub è il luogo per antonomasia in cui si incontrano disponibilità e facilità a creare progetti innovativi”. E come verrà coinvolta la città?“Hanno già aderito Legambiente ed al-tri professionisti ed associazioni. Miria-mo alla partecipazione dal basso con un coinvolgimento territoriale a livello vir-tuale (perché abbiamo già una piattafor-ma wiki, cioè piattaforma aperta a cui tutti possono accedere e inserire dati; e perché destineremmo una parte del pre-mio per creare un’app per lo smartpho-ne, con il tracciato dell’itinerario ma anche con i contenuti sull’impatto am-bientale e, per esempio, i dati relativi sia all’inquinamento ma anche alle situa-zioni positive: la presenza del progetto “Archimede”). A livello “reale”, invece, vogliamo essere mediatori tra le diffe-renti visioni, i confronti, le riflessioni sul futuro di queste aree, perciò proporre-mo incontri facilitati da noi e da esperti di turismo industriale e marketing terri-toriale per produrre contenuti”.

“Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza e la criminalità”

Oggi incontro a Palazzolo del coordinamento Giuseppe Favaper il 29° a gennaio. Nuccio Gibilisco: “Guardiamo ai giovani”

Il Coordinamento Giuseppe Fava Pa-lazzolo, che in questi anni ha rinno-vato l’impegno antimafia attraverso la figura del nostro concittadino barba-ramente ucciso dalla mafia il 5 gennaio 1984 si rivolge a tutti quelli che credo-no che combattere le mafie sia sempre compito di qualcun altro. “In questi anni – dice Nuccio Gibilisco, presiden-te dell’antiracket - abbiamo raccontato, nei vari eventi organizzati dedicati alla memoria, storie di mafia, ma anche di speranza. Sono intervenuti autori di libri, documentari, teatro civile, cine-ma, sono venuti a Palazzolo per onora-re la memoria di Giuseppe Fava e per raccontare storie e memorie di chi ha combattuto e combatte la criminalità. Hanno portato le loro storie di vita e la

testimonianza di chi quotidianamente porta avanti la propria battaglia con-tro il crimine attraverso le parole e le immagini. Crediamo che oggi, più che mai, sia importante continuare questo impegno iniziato nel 2004. E’ impor-tante continuare a raccontare le mafie e l’impegno per sconfiggerle definitiva-mente attraverso la letteratura, il cine-ma, il teatro, la musica, la realtà.“Il nostro intento – continua Gibilisco - è quello di allargare le collaborazioni, soprattutto con i giovani, protagonisti dell’oggi e del futuro, e non ci sarà fu-turo se non ci si impegna tutti insieme contro le mafie e contro l’illegalità dif-fusa. Ci sono da programmare gli even-ti del gennaio 2013, nel 29° anniversario dell’uccisione di Giuseppe Fava e tanto

altro ancora. Per questo ci incontrere-mo domenica 2 dicembre (oggi, dun-que) alle ore 16:00 presso il PYC (Palaz-zolo Youte Centre), sede della Consulta Giovanile di Palazzolo Acreide.“Io ho un concetto etico del giornali-smo. Ritengo infatti che in una società democratica e libera quale dovrebbe essere quella italiana, il giornalismo rappresenti la forza essenziale della società. Un giornalismo fatto di veri-tà impedisce molte corruzioni, frena la violenza, la criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili. preten-de il funzionamento dei servizi sociali. Tiene continuamente allerta le forze dell’ordine, sollecita la costante atten-zione della giustizia, impone ai politici il buon governo”

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Prima puntata. La città era tutta grigia e allora si decise di colorare la piazza di rosso…

C’era una volta una storia infinita, favola semiseria per grandi e picciniRacconto su vicende reali che hanno riguardato il mondo dei movimentiC’era una volta una città come tante, nor-male, un po’ più bella di alcune e un po’ più brutta di altre, più tranquilla di talune ma più inquinata di tal altre. Non molto vivace, anzi fin troppo indifferente, di-sinteressata e imperturbabile. Ecco, forse l’aspetto più caratteristico di tale città del profondo Nord era proprio questo: di-staccata e impassibile. Vittima, forse, del vento caldo che afflosciava i suoi abitanti ormai docili, pazienti, adattati, ma più esattamente rassegnati senza saperlo. Un giorno, in questa città, calò la nebbia che a poco a poco si fece sempre più fitta fino ad avvolgere ed oscurare ogni quartiere ed ogni casa. Passavano i giorni ma la nebbia no e in breve tempo la gente non distinse più il giorno dalla notte, tanto la caligine era fosca e intensa. Tuttavia, superato un primo momento di stupore e un mini-mo di fastidio, gli abitanti si abituarono a questo inspiegabile fenomeno. Nessuno si domandò la causa né si preoccupò più di tanto. Pazientemente i cittadini si chiusero in casa e, inerti, aspettarono. E così passa-rono giorni, settimane, mesi. Un bel giorno (forse non sarebbe giusto dire un bel giorno ma così si usa) la nebbia cominciò a sva-nire. Finalmente dalle finestre si vedevano le strade, le case e financo le colline. Ma c’era qualcosa di strano… diverso: la luce non era più la stessa, i colori non esistevano più. Man mano che la bruma si dissolve-va si manifestava una nuova verità: la città era tutta grigia, ogni cosa aveva perso il suo colore. I palazzi, le macchine, la cam-pagna, i fiori erano grigi. Come in un film del dopoguerra le differenze si intuivano in un gioco di ombre, gradazioni tra chiaro e scuro, sfumature di toni, ma sempre nella tinta del grigio.In realtà i colori non erano spariti del tut-to. Solo, a guardare fuori, si notava la loro assenza ma dentro le case, dentro le per-sone (almeno di alcuni di sicuro) continua-vano ad esistere nel loro stato, nella loro essenza e consistenza. Il rosso, il giallo, il verde, il blu e tutto il resto si percepivano dunque nel privato ma non riuscivano a manifestarsi all’esterno. E ben presto al-cuni segnali preoccupanti cominciarono a manifestarsi: i musici non riuscivano più a comporre, i poeti smisero di scrivere e an-che i pittori si stancarono di rappresentare paesaggi scoloriti. I fidanzati si univano senza grazia e suggestione e la comunica-zione divenne sempre più scialba, noiosa e inespressiva. Tutto questo, naturalmente, divenne motivo di grande sofferenza anche se non per tutti. Col passare dei giorni, in-fatti, la maggior parte dei cittadini sembrò abituarsi, come sempre e come per tutto, alla cosa. Erano sempre di meno quelli che ne pativano il disagio e che non vole-vano assuefarsi. Il resto della città non se ne curò più di tanto, almeno sembrava. In fondo per loro era meglio così: basta più fantasticherie e vagheggiamenti, a perdere tempo con i sogni e a rincorrere miraggi. Insomma, meno problemi esistenziali e più concretezza. E dunque anche questa novità venne pian piano assorbita dalla città e, come lo scorrere di un scialbo film in bianco e nero, la vita continuò tranquil-la e indifferente. Ma fino ad un certo punto. C’era, infatti,

di *ALDO CASTELLO

chi non riusciva proprio a sopportare che la propria città restasse per sempre grigia, con tutte le relative conseguenze. Alcuni coraggiosi e intraprendenti cittadini che non ci stavano proprio ad abituarsi a que-sta situazione cominciarono ad incontrar-si e a discutere, organizzarono contatti e approcci tra vari esponenti e dopo pochi giorni fu convocata un’assemblea per di-scutere e decidere come reagire. Alla riu-nione si presentarono: Franco l’ortolano che era stufo di coltivare un giardino sen-za colori; Marinella la professoressa che voleva far rivivere la poesia; Pino lo spi-lungone che non sopportava la mancanza di brio e animazione tra i ragazzi; Antonio il pensionato che non voleva finire la sua vita in bianco e nero; Tanino il medico im-pegnato nel sociale, Paola, Simone, Mari-ka ed altri ancora. E sempre di più erano alle riunioni seguenti. Discussero a lungo ed animatamente ed ognuno era determi-nato nel comune proposito. Finalmente, dopo una mezza dozzina di incontri, la decisione fu presa: la prima domenica di primavera si sarebbe tenuta una manife-stazione eclatante.Che sarebbe stata la prima domenica di primavera lo si apprendeva solo dal ca-lendario perché, come già detto, l’aspetto visivo della città era praticamente statico nel suo scialbo pallore. E proprio a mo-dificare questo elemento puntava l’azione concordata: colorare di rosso la piazza principale. Un’azione dimostrativa non soltanto simbolica ma con l’obiettivo di incidere concretamente nel modificare l’a-spetto della città e di scuotere le coscien-ze di quanti (tanti) stavano ancora inerti e passivi di fronte a quella che, dai nostri, era considerata una tragedia. Ognuno, dunque, si procurò quanto potesse essere utile all’impresa: colori, pennarelli, verni-ce, pittura, smalto, lacca. Ogni cosa che fosse in grado di lasciare una macchia di colore rosso fu prelevata da cassetti, bauli, cantine, soffitte e garage e sistemata per lo storico fine. La notte che precedeva l’a-zione soffiò un vento forte e fragoroso che contribuì non poco a tenere svegli i fauto-ri i quali, ben prima dell’alba, uscirono di casa armati (si fa per dire) di tutto punto e con lo sguardo in alto, l’aria determinata ed il cuore che batteva a mille si incam-minarono con passo deciso verso il posto convenuto. Man mano che arrivavano in piazza stavano in piedi, immobili e silen-ziosi. Quando giunsero tutti (erano circa una quarantina) era ancora buio ed il ven-to soffiava sempre più impetuoso ma inve-ce di incutere timore infondeva agli attori maggiore forza e coraggio. Fu un fulmine che aprì il cielo da una parte all’altra della città a dare il segnale d’inizio. In cerchio e rivolti verso le facciate degli edifici, fece-ro un profondo respiro (come per andare

in apnea) e braccia in alto e pennarelli in pugno si lanciarono tutti insieme verso l’o-biettivo. All’improvviso, come d’incanto (nelle favole un po’ di magia ci deve essere sennò che favola è?), il vento smise di ulu-lare e cominciò ad infondere suoni e note musicali che sempre più nitide presero forma nelle orecchie dei pittori, accompa-gnando i loro movimenti in un ritmo ar-monioso ma deciso, i quali proseguirono il loro compito uniti e ispirati da un’inaspet-tata colonna sonora.J’y suis jamais allè di Yann Tiersen, Primavera di Ludovico Einaudi, Back to life di Giovanni Allevi si susseguirono con crescente regia per ren-dere decisamente più agevole ed esaltante l’impresa. Quella mattina l’aria era diversa dal soli-to. Dalle finestre entrava odore di zagara e gelsomino come non si sentiva da tem-po e questo alla gente sembrò abbastanza strano, come un segno che volesse annun-ciare qualcosa. La notizia si sparse già prima che aprissero negozi e uffici. Alcuni lavoratori mattinieri e gli abitanti del po-sto avevano trovato la sorpresa e subito il passa parola attraversò tutta la città, le frazioni e le contrade. In poco tempo la zona si riempì di gente, tutti ad ammirare la piazza dipinta di rosso. Sembrava la fe-sta di S. Sofia ma senza bancarelle. Pochi, però, si accorsero di un piccolo e curioso particolare, una iscrizione posta in bas-so nell’angolo sinistro della facciata della chiesa e che tuttavia non riuscirono ad in-terpretare: ERIGA NI ETER. La città fu pervasa da una grande euforia, i cittadini si cercavano, si chiamavano, si te-lefonavano, si mandavano sms, chattavano e inviavano e-mail. Su face-book si aprì un profilo molto partecipato. Incontrandosi si davano pacche sulle spalle, molti si abbrac-ciavano e commentavano positivamente l’iniziativa elogiando gli autori per l’idea.Per diversi giorni nelle case, negli uffici, nei bar, per strada non si parlò d’altro. L’a-zione aveva avuto un innegabile riscontro pubblico da incoraggiare gli organizzato-ri a continuare il loro progetto con nuove iniziative.Il gruppo, quindi, favorito dal sostegno di padre Bruno Cantone, parroco di Giardi-no 3ulti, una chiesa di periferia ma molto attiva, decise di convocare un incontro aperto a quanti volessero condividere il progetto di liberare la città dal grigiore opprimente. L’incontro fu fissato per la settimana seguente ma nel frattempo al-cuni episodi non mancarono di guastare l’atmosfera di condivisione e partecipazio-ne che si stava costruendo.La prima voce fuori dal coro fu quella di Nuccio Iapichello. A tutti quelli che incon-trava teneva un sermone contro la piazza dipinta di rosso, telefonava e mandava e-mail a chiunque polemizzando per l’ini-

ziativa: “…Si, va bene reagire, va bene lot-tare contro il grigiore, ma perché dipingere la piazza e perché proprio di rosso? Perché non sono stato consultato? Io sono lau-reato in estetica artistica e mi intendo di queste cose, si poteva dare un tocco di pro-fessionalità invece di insozzare la piazza ad muzzum.. Hanno voluto fare tutto da soli e ora cercano il coinvolgimento, io non ci sto, non si fa così, io sono un esperto, mi dovevano chiamare prima, hanno ro-vinato la piazza!” Qualcuno cercò di dis-suaderlo, per la verità senza tanto convin-cimento, ma Nuccio Iapichello continuò a criticare in modo sempre più accanito. La seconda voce stonata (almeno così sembrò a diversi) fu quella di Salvo Caserta, gior-nalista redattore di un foglio locale e blog-ger, il quale per l’occasione fece stampare e distribuire un’edizione speciale di “UNA, NESSUNA, CENTOMILA CITTÀ” per offrire a tutti la sua dotta opinione: “Fi-nalmente la città si sta svegliando! Dopo mesi e anni di colpevole sonnolenza abbia-mo assistito ad un timido accenno di risve-glio, peccato però che si sprechino risorse in dannose e inutili iniziative. Con tante cose importanti di cui la gente ha bisogno si è scelto di dar corso ad un’iniziativa che non serve a nessuno e che non inciderà nel cambiamento della città. Si dovrebbe de-nunciare il degrado in cui versano i servizi pubblici: i trasporti, i parcheggi, la raccol-ta rifiuti, la pedonalizzazione del centro storico, invece di dare una mano di colo-re ad una piazza…” e continuava il suo commento citando l’esperienza della sua città di provenienza, (Siracusa nel lontano e profondo sud) famosa per la grande tra-dizione civile e sociale, ai primi posti per l’efficienza dei servizi pubblici, dove le isti-tuzioni tengono in grande considerazione la popolazione che ha un ruolo molto at-tivo e incisivo. “Lì sì che la gente riesce ad organizzarsi e ad affrontare i problemi!”Infine ci fu l’intervento dell’avvocatessa Lucia Maligni, dirigente di un Ente Lo-cale ed esperta in questioni giuridiche che non faceva mai mancare il suo competente giudizio anche se nessuno glielo richiede-va. Infatti, dopo aver aspettato un paio di giorni senza che qualcuno la chiamasse o la intervistasse in merito, si presentò alla redazione dell’emittente cittadina TELE NORD BIS per offrire una sua intervista al Telegiornale: “La piazza dipinta di ros-so? E dove sta la novità? IO l’avevo pensato tanto tempo prima, IO l’avevo già detto che si doveva fare, IO l’avevo anche scrit-to come bisogna organizzarsi. Ma questa città non ascolta chi pensa e lavora per il suo bene, questa città non dimostra grati-tudine verso le sue menti migliori e si af-fida ai novantottini di turno, sconosciuti, impreparati e ignoranti. Loro hanno solo fatto male ciò che IO da tempo predicavo.”E cose di questo tipo. Insomma, si sa come va nella vita (e anche nelle favole). C’è sem-pre qualcuno che la pensa in modo diver-so, che non si accontenta di quel che si fa, che polemizza o che recrimina. E pur tut-tavia, l’incontro convocato da padre Bru-no Cantone ebbe una straordinaria parte-cipazione: la chiesa di Giardino 3ulti era piena fino all’inverosimile.

continua il 16 dicembre

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18Lazio odia Pescara e viceversa, Catania odia Roma e viceversa, Palermo odia Catania e viceversa…

Da “è la prima partita ufficiale in Africa dell’Hellas Verona Fc” a “i napoletani li distinguete dalla puzza” dilaga il razzismo dei tifosi

di MONICA LANAIA

Ci risiamo. Dopo che, nel marzo dell’an-no scorso, l’allora Presidente del Con-siglio Berlusconi formulò un’infelice esortazione, “Andiamo a battere il Sud”, riferendosi alla partita di calcio Milan - Napoli, l’atavica querelle Nord - Sud tor-na ad attraversare il mondo dello sport. Alle battute di Bunga eravamo abitua-ti, ma era da tanto che un politico non usava il calcio per esternare le sue con-siderazioni decisamente poco politically correct. Stavolta l’occasione è stata la partita di Coppa Italia fra il Palermo e una squadra veneta, l’Hellas Verona Fc, giocatasi martedì; Massimo Besso-ne, consigliere comunale di Lega Nord a Bressanone (in provincia di Bolzano), veneto di nascita, è stato l’autore dell’in-felice uscita; per veicolo, ancora una vol-ta, si è usato il web, come se le frasi twit-tate o postate avessero meno rilevanza di quelle diffuse attraverso altri mezzi di comunicazione o come se, al contrario, la tastiera garantisse una sorta di immu-nità. La frase incriminata, inserita nella pagina dell’Hellas Verona Fc, è stata: “E’ la prima partita ufficiale in Africa per la nostra squadra”.Il commento, che ha subito sollevato un vespaio di proteste, è stato velocemente rimosso (non prima, però, di essere im-mortalato da mediagol.it, una testata giornalistica che segue il Palermo calcio) e sul sito hellasverona.it è apparso un

comunicato in cui si esprimeva il “dis-senso per certe affermazioni che non appartengono assolutamente allo stile del club”. Anche la segretaria della Lega Nord Suedtirol, Elena Artioli, se n’è ti-rata fuori, “Non ne sapevo nulla” ha dichiarato, mentre Flavio Tosi, sinda-co di Verona, ha tuonato “Bessone non conosce la geografia e non è nemmeno spiritoso”.Data l’eco suscitata dal commento, il consigliere leghista ha dovuto scusarsi in fretta e, sul suo sito, è apparso questo comunicato: “Quello che era uno sfottò calcistico è stato volutamente strumen-talizzato. Lo stesso non aveva ne fini politici ne tantomeno offensivi (no, il “ne” senza accento non è un refuso: il comunicato è scritto proprio così, ndr) nei riguardi di una regione fatta di sto-ria, cultura e grandi persone. Quindi mi spiace che qualcuno si possa essere offe-so, ma l’intenzione non era affatto quel-la. Il tutto deve rimanere in un contesto di irrisione tra i tifosi delle due squadre. Dunque per questa sera che vinca il mi-gliore, che vinca lo sport. Quindi in boc-ca al lupo al Palermo, ma sempre forza Hellas Verona”. La “strumentalizzazio-ne” del commento innocente non è stata bloccata nemmeno dalle scuse di Besso-ne all’Ansa: “Mi dispiace se ho urtato la sensibilità di qualcuno” (sì, anche questo sembra uno sfottò). Nel suo sito Bessone si definisce “una persona moderata che ama la giustizia e non ama gli eccessi”. Al di fuori del calcio, chiaramente. E Bessone è in buona compagnia, dato che gli stadi sono, sempre più spesso, luoghi per esternare razzismo e catti-verie che non hanno proprio alcuna at-

tinenza con quei ventidue giovanotti in calzoncini che inseguono una palla.La scorsa settimana, durante la partita di Europa League Lazio - Tottenham, gli spalti laziali hanno intonato dei cori antisemiti ed esposto uno striscione pro Palestina. Le partite contro questa squadra londinese sono spesso occasio-ne di manifestazioni antisemite perché il quartiere in cui si trova il suo stadio, il White Hart Lane, nel nord della cit-tà, era storicamente un quartiere ebrai-co. Lo scorso mese, invece, in occasione della partita di campionato Juventus - Napoli, in un servizio andato in onda sul TgR piemontese, i tifosi di entrambe le squadre hanno dato il meglio di loro: i napoletani esponendo alla telecamera striscioni con su scritto “Juve m...”, gli juventini cantando “O Vesuvio lavali tu”. E, ciliegina sulla torta, il giornalista Rai Giampiero Amandola (poi licenzia-to) aveva commentato “i napoletani li distinguete dalla puzza”.I tifosi milanisti hanno colto la palla al balzo e si sono presentati al San Paolo, lo scorso 17 novembre, muniti di ma-scherine “antipuzza”. I napoletani, per non essere da meno nel fair play tifoso, hanno cantato “Milano in fiamme”.I napoletani, oltre ad essere acerrimi ne-mici degli juventini e dei milanisti, non hanno buoni rapporti nemmeno con la città di Verona. Risale agli anni novan-ta l’inno dei veneti al Vesuvio affinché eruttasse, cui i partenopei risposero in-sultando Giulietta (quella della tragedia di Shakespeare che, davvero, non c’entra nulla con gli incontri calcistici).E ancora: Lazio odia Pescara e vicever-sa, Catania odia Roma e viceversa, Pa-

lermo odia Catania e viceversa. L’elenco potrebbe proseguire all’infinito, purtrop-po, coinvolgendo tutte le squadre, italia-ne e non: invettive contro Balotelli per il colore della pelle, la civilissima Svezia che espone striscioni con scritto “napo-letani tubercolosi”, il famoso allenatore Mourinho che ritiene di non poter visi-tare Palermo senza scorta, cori a Livor-no contro il giocatore Morosini morto tragicamente in campo, la cartina della Sicilia ritoccata con il photoshop da ti-fosi palermitani e messinesi che mostra il “golfo di Enna”, senza Catania. Ecce-tera, eccetera. Comunque, che gli esaltati e i violenti prendano a pretesto un incontro calci-stico per far riaffiorare ataviche rivalità territoriali, è storia. Che a farlo sia un politico, di qualsiasi colore e partito, è grave, così com’è grave, d’altro canto, che il consigliere leghista abbia, in segui-to al suo commento, ricevuto minacce di morte. I siciliani possono rispondere a Bessone con ironia, come ha fatto Zam-parini (presidente del Palermo, friulano): di questi tempi, dato come vanno le cose in Italia, appartenere al continente afri-cano non sarebbe male.E ricordando che, in fondo, è solo sport, è solo un gioco.

È ancora aperto l’invito per i nostri lettori e per gli appassionati d’artea sostenere la Civetta di Minerva donando un contributo per un quadro

Page 19: DOPO AVERE SVUOTATO LE CASSE DI AUGUSTA, … · fatta da alcuni colleghi”. Pag. 3 Paolo Gulino, segretario cittadino del PD: “L’assem-blea cittadina del Pd ha dato mandato di

Anno IV n.21 - 2 dicembre 2012

19

e-mail: [email protected]

Anna Belpoliti 45x31

Aurelio Caliri 29x19 Case

Pino Ceriotti 25x40Volto

Michele De Grandi 40x60

Cosimo Di Leo Ricatto 45x31 We traveling around..

Renato Galbusera 32x45 Civetta

Giuseppe Jelo 31x45

Sesto Mammana 30x39

Giovanni Migliara 20x30 Annunciazione

Antonio Pecchini 23x33 Studio per “Nel grembo la luce”

Laura Saccomanno 31x45 Voce del mare

Roberta Sironi 31x45

Delfo Tinnirello 45x31

Sebastiano Altomare 30x41

Piera Biffi 40x22Omaggio a Morlotti

Angelo Cassia 31x45 Volto

Letterio Consiglio 31x45

Luce Delhove 31x45

Paolo Fichera 45x31 Veduta notturna

Lino Gerosa 35x50 La Civetta

Jano Lauretta 22x27 Sola nella notte

Franco Marrocco 44x31 Traiettorie

Luigi Musa 31x45

Antonella Protagiurleo 31x45 Costituzione italiana Art. 21

Jano Sicura 50x40 Bindungen

Anastasia Starkova 48x33 Calla in giardino

Giuliano Barbanti 35x50

Davide Bramante 45x30Barcellona

Francesco Ceriani 50x35 Siracusana

Azelio Corni 21x33 Finestra

Pino Di Gennaro 35x50 Il cielo sopra Ortigia

Giuseppe Forzisi 45x31 Liberi come le parole

Maria Jannelli 31x45 Volto

Salvatore Lovaglio 31x45 Fiume

Antonio Miano 31x45 Ettore Majorana

Salvatore Parisi 31x45 Eruzione

Alfredo Romano 31x45 La Civetta di Minerva

Federico Simonelli 31x45 Le opere e i giorni

Wolfango Telis 35x50 Libertà

Alberto Baio 44x32A.G.

Loretta Bonalumi 31x45

Loriana Castano 35x49 Radici

Cordova 45x31Peak Ground Velocity

Pino Deodato 35x50 Pensieri in libertà

Diana Forassiepi 20x30 Informazione difesa

Enrico Giudicianni 37x38 Adda 2010

Arianna Lion 31x45 Lasciami l’ultimo valzer

Lino Marzulli 45x31 Sagittario

Mario Oddo 98x40 Figura

Francesco Regal D’Apolito 31x45Cuciture

Eleonora Siffredi 31x45 Frammento

Valerio Tedeschi 31x45 Nuvola nera

Aldo Alberti 50x34Paesaggio

Francesco Bertrand 40x28

Salvatore Canigiula 31x45 La Civetta

Anna Consiglio 31x45

Andrea Decani 45x31 Credere è entrare in conflitto (Turoldo)

Emily Joe 31x45

Ettore Gazzara 30x45 L’ombra del dolore

Martina Jelo 31x45

Pietro Marchese 31x45 Rino l’Affrantoceronte

Antonio Mottolese 31x50

Stefano Pizzi 31x45 Coltivare l’informazione

Filippo Sgarlata 45x30 Paesaggio

Antonio Sormani 31x45 Paesaggio

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Tendenza, moda, creatività, lusso. Parole d’ordine, un tempo. Oggi, forse, svuotate del significato assoluto,semmai lo abbiano avuto. Percorsi, contaminazioni, giustapposizioni. La Civetta di Minerva apre alla Siracusa che si interroga sull’apparire e sull’essere che dentro (o dietro?) l’apparire sta. A chi crede che la forma non possa prescindere dal contenuto e, perciò, nella forma investe artisticamente ed economicamente.

CREATIVITÀMODE

CONTAMINAZIONI

Untitled: Investire

a Siracusapuntandoanche sul

made in SicilyPartiamo da Untitled, senza titolo: perché?“Per rimarcare il nostro focus sulla qualità e sulla creatività del prodotto più che sul suo nome. Sono poco colpita dall’esibizione del logo: la ricerca di uno stile personale passa attraverso la scelta, molto sottile e profonda, tra “essere” e “avere”. Dovremmo scegliere un capo perché “sentiamo” che può narrare di noi, raccontare e svelare qualche fram-mento della nostra storia. Non c’è gioia nell’indossare qualcosa che non ci appartiene”. Che cos’è moda?“Uno strumento mutevole e potente da interpretare, capace di esibire o esprimere chi siamo, a seconda di come scegliamo di usarlo. Ricerchiamo una moda slegata dalla cultura del consumo; preferiamo quella del gioco e della leg-gerezza. La cultura del sogno, la cultura dell’essere”.E, invece, cos’è la tendenza?“È qualcosa che, imposto da pochi, ha “catturato” molti, destinato per sua stessa natura a passare. Sono poco affascinata – risponde Giulia – da tutto ciò che è o fa tendenza. Io ricerco altro, voglio percepire la sostanza creativa, possibilmente unica, dietro a ogni mia scelta”.Cos’è la creatività?“È memoria intrecciata a visione. Combinazione istintuale tra passato e futuro. È sensibilità nutrita. È profondità esplorata”.La moda a Siracusa?“Crediamo, ma non ce ne vogliano i Siracusani, che la città sia ancora legata alla “moda” come esibizione di un capo, non perché bello e di qualità, ma perché esibizione del costo di quel capo, insomma: all’esibizione del lusso. È un aspetto, questo, di cui noi non ci oc-cupiamo. Se ti loghi oggi sei poco curioso, sei vittima della moda “imposta”. Il logo è un concetto superato: siamo in una fase evolutiva in cui la moda riprende a fare un percorso diverso (punta sui giovani, cerca nuove ispirazioni) abbandonando le griffe che si auto-esibiscono. Crediamo, piuttosto, nella voglia di esplorare. Non vogliamo adagiarci all’ombra di una griffe perché preferiamo esercitare fantasia, curiosità e sensibilità. Una nuova sensibilità nell’estetica del quotidiano”.Come si veste la donna Untitled?“La donna Untitled apprezza volumi e tagli reinterpretati, una forte matericità animata da texture preziose, trasparenze e sovrapposizioni, pieni e vuoti. Un minimalismo intimista e un rigore formale che si con-taminano di momenti di raffinata stravaganza. È una donna contempo-ranea, libera, che conosca il cambiamento e l’ironia, che sappia nutrire l’apparire di armonia, grazia e personalità; capace di sperimentare e sorprendersi ancora di se stessa”.Quanto costa vestire Untitled?“Ovviamente i capi hanno un costo, di certo più elevato rispetto alla media, perché un costo hanno tessuti e materiali, ricerca e manifattura artigianale. Abbiamo cercato, però, di mixare: i nostri capi vanno dai 70 agli 800 euro. Per scelta. Perché creatività, qualità e ricerca di altissimo livello sono possibili anche rimanendo sotto i mille euro per capo”.

“Volumi e tagli reinterpretati, una forte ma-tericità animata da texture prezi-ose, trasparenze e sovrapposizioni per una donna capace di speri-mentare e sor-prendersi ancora di se stessa”

Giulia Rebora e Paolo Gia-comazzi sono due amici, trentenni, creativi, appas-

sionati, milanesi. Scelgono Ortigia per dare vita,

colore e anima a un negozio “contenitore del nuovo”,

dove brand di ricerca italiani e internazionali

trovano ‘casa’. Lei, fashion stylist e buyer, si occupa

della selezione di giovani stilisti e marchi di nicchia

in un percorso di continua ricerca. Lui, interior designer,

crea invece per il negozio l’intera immagine coordinata, dagli allestimenti alla grafica.

Il loro Untitled è in Via Serafino Privitera, 39.

Investire a Siracusa: perché?“Per istinto. Stanca di Milano – a parlare è Giulia – ero alla ricerca di un luogo in cui fare nascere un’anima. La mia, dunque, è stata una scelta d’azzardo. D’altra parte vengo dal mondo creativo: mi sono spostata su quello commerciale, è vero, ma non mi muovo seguendo logiche legate al consumo. Tutte le mie scelte, è nella mia natura, sono molto poco commerciali: di certo mi tagliano opportunità e facilitazioni a livello di vendita ma a me interessa vendere per costruire identità”.Nessuna ricerca di mercato, dunque?“No, nessuna. Puntiamo a un mercato attento che “cerca la ricerca”, che ha consapevolezza e voglia di distinguersi dall’uniformità del panorama modaiolo”.E dei brand siciliani cosa pensate?“Saremmo ben felici di ospitarne, anche perché i nostri clienti stranieri ci chiedono – oltre al made in Italy – proprio il made in Sicily: sem-plicemente non abbiamo ancora trovato quel che fa al caso nostro, un brand che risponda alla nostra idea di moda femminile”.Quali sono le potenzialità di Untitled qui a Siracusa?“Non abbiamo ancora un nutrito gruppo di clienti siracusane; in questi cinque mesi abbiamo venduto i nostri capi a turiste russe (che si sono rivelate molto interessate alle linee pulite e asciutte di alcuni nostri stilisti) e francesi. Allo scadere del nostro primo anno qui a Siracusa decideremo se rendere Untitled una boutique stagionale, aperta da aprile a settembre, o se continuare tutto l’anno”.A noi, però, l’idea di avere una giovane imprenditrice milanese che investe in città piace…“Siamo immersi nella città ma, pur essendo ancora in una fase di start up, sappiamo di dover uscire fuori. Untitled è dinamico, cosmopolita; per questo da dicembre avrà una seconda casa, una vetrina sul mondo: untitled-trendwear.com, e-commerce fresco e alternativo, in piena evoluzione con l’obiettivo di diventare sempre più una sorta di scouting creativo, dove i giovani talenti tra moda, design, arte e fotografia trovino un luogo d’espressione e comunicazione”.Quanto costa investire a Siracusa?“Diciamo che un prezzo alto ho pagato in termini di immagine prima ancora di aprire l’attività perché, evidentemente, mi sono affidata a persone di cui non avrei dovuto: l’apertura è slittata dal 31 marzo al 31 maggio perché, da un lato, il professionista che avrebbe dovuto assicurarsi di avere tutte le certificazioni necessarie non lo ha fatto; dall’altro, in Comune per due mesi sono caduti nell’oblio alcuni docu-menti che avrebbero dovuto essere protocollati e non lo sono stati. Mi sono scontrata con un “sottobosco” di gestione poco chiara delle carte ma, anche questo, credo, fa parte della esperienza imprenditoriale”.E in termini economici?“Senza garanzie, oggi nessuno ti supporta. Questo non è un progetto che nasce da prestiti a fondo perduto (perché condizione necessaria per partecipare a certi bandi è la residenza in città) o da mutui: io ho avuto la possibilità di investire un capitale, e ne sono ben orgogliosa, ma a rischio del tutto personale”.

di Alessandra Privitera