Pd mondo maggio2016_

24
SOMMARIO ........................ EDITORIALE Crisi Venezuela. Se ne esce solo con dialogo democratico di Eugenio Marino QUI ITALIA PAG. 3 Referendum trivelle, come si è votato all’estero di Alfredo Orlando DAL PARLAMENTO PAG. 5 Italia e Canada: un legame che si rafforza di Francesca La Marca QUI NEW YORK PAG. 7 Governo attento alle prospettive e al futuro di Silvana Mangione QUI CANADA PAG. 9 Progresso democratico e interculturalità di Michel Maletto e Giueppe Continiello OLTRE IL BORDO DEL PIATTO PAG. 10 Ambasciatori in Missione Italia di Carla Ciarlantini-Krick ANALISI E COMMENTI PAG. 12 Il dilemma shakesperiano: stay or leave di Roberto Stasi Cosa ci dice il voto nel Regno Unito di Domenico Cerabona Il futuro di Lady Burma di Ugo Papi DEMOCRATICI NEL MONDO PAG. 17 Giustizia: risultati positivi ma tanto lavoro da fare di Jacopo Coletto ANALISI E COMMENTI PAG. 19 Chernobyl trent’anni dopo di Cono Giardullo Migration compact: proposte che guardano lontano di Roberto Serra NEWS PAG. 24 Lo scorso 3 maggio nella sede del PD Nazionale abbiamo avuto un in- contro informale con una delegazione venezuelana, della quale face- vano parte, tra gli altri, il padre di Leopoldo Lopez, l’oppositore del governo Maduro condannato a 13 anni di carcere per aver organizzato una manifestazione di piazza poi finita con atti di violenza, e Vanessa Ledezma figlia del sindaco di Caracas, arrestato nel 2015 e tuttora in carcere. All’incontro erano presenti diversi parlamentari del PD e della maggioranza di governo eletti all’estero ed è stato un momento impor- tante per acquisire nuove informazioni sulla delicatissima situazione del Paese sudamericano, attraversato da una crisi politica, economica e so- ciale profonda con ripercussioni molto gravi sulla popolazione. Basti pen- sare che alle lunghe file davanti ai supermercati, alle proteste spontanee, ai black out elettrici a volte programmati a volte no, si è ag- giunta una nuova gravissima emergenza, quella sanitaria, che ha messo in ginocchio medici e pazienti. La carenza di risorse non permette più agli ospedali venezuelani di curare correttamente i malati non solo per- ché mancano i medicinali e non vengono assicurati i rifornimenti, ma anche per l’assenza del materiale sanitario di base nei presidi medici. Oltre alla situazione economica e sociale, gli ospiti venezuelani hanno sottolineato con preoccupazione il fatto che in Venezuela oggi vi siano ben 83 prigionieri che si trovano in carcere per atti che derivano anche da azioni o manifestazioni politiche. Vanessa Ledezma, che oggi vive in Italia, ma da anni sostiene le inizia- tive a favore di una maggiore democrazia nel suo Paese d’origine, ha sostenuto che “il Venezuela sta sprofondando nel caos non solo per la recessione e l’inflazione che è arrivata al 720%, ma anche perché si è in presenza di una vera emergenza democratica”. I parlamentari italiani presenti, deputati e senatori, hanno espresso la propria solidarietà al popolo venezuelano e preoccupazione per ciò che sta vivendo la grande comunità italiana di emigranti, le cui condizioni economiche e sociali sono fortemente deteriorate. Particolare atten- zione è stata posta sulle restrizioni alle libertà civili ed economiche, alla vicenda di diversi leader dell’opposizione (alcuni dei quali in carcere in attesa di processo) e si è richiamato il rispetto dei trattati internazionali sottoscritti proprio in materia di diritti umani, insieme alla necessità di evitare manifestazioni di violenza anche da parte dell’opposizione. Da parte mia ho sottolineato che da molti anni siamo impegnati ad aiu- tare il Venezuela nel percorso di democratizzazione e più volte siamo in- tervenuti, anche in ambito internazionale, per richiamare tutte le parti Crisi venezuela. Se ne esce solo con dialogo democratico ANNO VI / N°4 - Maggio 2016 a cura dell’ufficio PD Italiani nel mondo [email protected] Chiuso in redazione il 25 maggio 2016 EUGENIO MARINO SEGUE PAGINA 2

Transcript of Pd mondo maggio2016_

SOMMARIO........................ EDITORIALECrisi Venezuela.Se ne esce solo con dialogo democratico di Eugenio Marino

QUI ITALIA PAG. 3Referendum trivelle, come si è votato all’estero di Alfredo Orlando

DAL PARLAMENTO PAG. 5Italia e Canada: un legame che si rafforzadi Francesca La Marca

QUI NEW YORK PAG. 7Governo attento alle prospettive e al futuro di Silvana Mangione

QUI CANADA PAG. 9Progresso democratico e interculturalitàdi Michel Maletto e Giueppe Continiello

OLTRE IL BORDO DEL PIATTO PAG. 10Ambasciatori in Missione Italia di Carla Ciarlantini-Krick

ANALISI E COMMENTI PAG. 12Il dilemma shakesperiano: stay or leavedi Roberto Stasi

Cosa ci dice il voto nel Regno Unitodi Domenico Cerabona

Il futuro di Lady Burmadi Ugo Papi

DEMOCRATICI NEL MONDO PAG. 17Giustizia: risultati positivi ma tanto lavoro da faredi Jacopo Coletto

ANALISI E COMMENTI PAG. 19Chernobyl trent’anni dopo di Cono Giardullo

Migration compact: proposte che guardano lontanodi Roberto Serra

NEWS PAG. 24

Lo scorso 3 maggio nella sede del PD Nazionale abbiamo avuto un in-contro informale con una delegazione venezuelana, della quale face-vano parte, tra gli altri, il padre di Leopoldo Lopez, l’oppositore delgoverno Maduro condannato a 13 anni di carcere per aver organizzatouna manifestazione di piazza poi finita con atti di violenza, e VanessaLedezma figlia del sindaco di Caracas, arrestato nel 2015 e tuttora incarcere. All’incontro erano presenti diversi parlamentari del PD e dellamaggioranza di governo eletti all’estero ed è stato un momento impor-tante per acquisire nuove informazioni sulla delicatissima situazione delPaese sudamericano, attraversato da una crisi politica, economica e so-ciale profonda con ripercussioni molto gravi sulla popolazione. Basti pen-sare che alle lunghe file davanti ai supermercati, alle protestespontanee, ai black out elettrici a volte programmati a volte no, si è ag-giunta una nuova gravissima emergenza, quella sanitaria, che ha messoin ginocchio medici e pazienti. La carenza di risorse non permette piùagli ospedali venezuelani di curare correttamente i malati non solo per-ché mancano i medicinali e non vengono assicurati i rifornimenti, maanche per l’assenza del materiale sanitario di base nei presidi medici.Oltre alla situazione economica e sociale, gli ospiti venezuelani hannosottolineato con preoccupazione il fatto che in Venezuela oggi vi sianoben 83 prigionieri che si trovano in carcere per atti che derivano ancheda azioni o manifestazioni politiche. Vanessa Ledezma, che oggi vive in Italia, ma da anni sostiene le inizia-tive a favore di una maggiore democrazia nel suo Paese d’origine, hasostenuto che “il Venezuela sta sprofondando nel caos non solo per larecessione e l’inflazione che è arrivata al 720%, ma anche perché si èin presenza di una vera emergenza democratica”. I parlamentari italiani presenti, deputati e senatori, hanno espresso lapropria solidarietà al popolo venezuelano e preoccupazione per ciò chesta vivendo la grande comunità italiana di emigranti, le cui condizionieconomiche e sociali sono fortemente deteriorate. Particolare atten-zione è stata posta sulle restrizioni alle libertà civili ed economiche, allavicenda di diversi leader dell’opposizione (alcuni dei quali in carcere inattesa di processo) e si è richiamato il rispetto dei trattati internazionalisottoscritti proprio in materia di diritti umani, insieme alla necessità dievitare manifestazioni di violenza anche da parte dell’opposizione.Da parte mia ho sottolineato che da molti anni siamo impegnati ad aiu-tare il Venezuela nel percorso di democratizzazione e più volte siamo in-tervenuti, anche in ambito internazionale, per richiamare tutte le parti

Crisi venezuela. Se ne escesolo con dialogo democratico

ANNO VI / N°4 - Maggio 2016a cura dell’ufficio PD Italiani nel mondo

[email protected] in redazione il 25 maggio 2016

EUGENIO MARINO

SEGUE PAGINA 2

123456789101112131415161718192021222324252627282930

al rispetto delle pratiche democratiche, della costitu-zione venezuelana e dei diritti civili e umani. E nonsolo in Venezuela. Continueremo a farlo ovunque vene sia bisogno e in ogni circostanza. Ho però ricordatoche non va radicalizzato lo scontro tra le parti politi-che, ognuna delle quali ha meriti e colpe sia nel cam-mino democratico che nella radicalizzazione delloscontro e nella violenza, ma va piuttosto favorito il dia-logo tra le parti e il reciproco riconoscimento demo-cratico, perché solo trovando punti di incontro traGoverno e Assemblea si riuscirà ad evitare che il Ve-nezuela precipiti in una crisi ancora peggiore. Crisiche ricadrà prima di tutto sui cittadini più deboli, cheinvece vanno sempre tutelati e, in buona parte, anchesulla nostra ampia comunità italiana e italodiscen-dente.In Venezuela, oggi, vi sono rischi e opportunità impor-tanti. Vi è stato un progresso democratico segnato dagravi ferite su entrambi i fronti, ma pur sempre un pro-gresso democratico che ha portato l’opposizione aMaduro a ottenere un’ampia maggioranza parlamen-tare in elezioni gestite sì dal Governo, ma in modo re-golare. E il cui risultato è stato accettato dallo stessoMaduro. Questa è la strada giusta e gli attori politicisu questa strada devono continuare, contendendosila leadership del governo e del Paese sulla propostaeconomica, politica e sociale e non sul braccio di ferrotendente a proporre un falso scontro tra dittatura edemocrazia o a una contesa tra la continuazione delchavismo e un ritorno a metodi e politiche precedentiil chavismo. Il futuro del Venezuela, dunque, sta nelleproposte politiche che la sua classe dirigente di ogniambito saprà darsi e sul rispetto reciproco di questeparti e della democrazia.

VENEZUELA:I NUMERI DELLA CRISISecondo fonti governative l’inflazionenel 2015 è stata del 141,5%. LaBanca Mondiale e il Fondo MonetarioInternazionale sostengono però chel’inflazione supera l’800% ed è desti-nata ad aumentare. La contrazionedel PIL è stimata a -7,1%

Negli ultimi 17 anni il reddito petroli-fero del Venezuela è stato cinque voltesuperiore a quello dei 40 anni prece-denti: 430 miliardi di dollari. Nellostesso arco di tempo il debito pubblicoè passato da 30 miliardi di dollari a220 miliardi di dollari.

Nel 2015 la capitale del Venezuela èdiventata la città più pericolosa delmondo, con un tasso di omicidi supe-riore a quello di San Pedro Sula, inHonduras, che deteneva da quattroanni il triste record mondiale in mate-ria di morti violente.

La crisi energetica ha modificato lavita delle persone. La grave siccità hareso inservibili le centrali idroelettricheche assicurano oltre l’80% dell’ener-gia del paese. Per ridurre il consumodi elettricità, gli uffici pubblici sonochiusi il venerdì, così come le scuole.L’energia è razionata in tutte le regionidel paese e, tra le altre misure, il go-verno ha ordinato ai centri commer-ciali di ridurre gli orari di apertura.

mondo ....... NOTIZIARIO DEL PARTITO DEMOCRATICO PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO

DA PAGINA 2

123456789101112131415161718192021222324252627282930

Referendum trivelle,come si è votato all’estero

La morte di Regeni: istituzioni europee e stampa schierate con l’ItaliaIl voto sulle trivelle Al referendum abrogativo del 17 aprile sulle trivelle- non valido perché non è stato raggiunto il quorumdel 50 per cento più uno degli aventi diritto - ha par-tecipato il 19,73% degli Italiani che vivono al-l’estero. La percentuale di votanti in Italia è statainvece del 32,15%, comunque fra le più basse ri-spetto ad altri referendum abrogativi. Il primo deiquali fu quello sul divorzio che si svolse nel 1974 eche, vincendo il no, confermò la legge: l’affluenzafu dell’87,7%, la più alta nella storia della nostraRepubblica. Da allora la partecipazione è via via diminuita, man-tenendosi alta nelle prime consultazioni (81% nel1978 sul finanziamento pubblico ai partiti), calandosempre più fino al 1997, anno a partire dal qualenon si è più raggiunto il quorum, tranne che nel2011, quando i cittadini furono chiamati a votareper la gestione pubblica del settore idrico. In quel-l’occasione andò a votare il 54,82% degli aventi di-ritto e la norma che affidava ai privati la gestionedell’acqua pubblica venne abrogata. Da quando fu loro concesso il voto, la diminuzionecostante della partecipazione ai referendum ha ri-guardato anche gli Italiani residenti all’estero. Mava sottolineato un dato significativo: la forbice frapartecipanti alle elezioni politiche e quelli chevanno a votare in occasione dei referendum è piùalta in Italia che nei paesi dove votano i nostri con-nazionali: segno che questi manifestano una chiaravolontà di essere protagonisti nelle scelte che sicompiono nella Patria d’ origine. Dei 3.951.455 italiani residenti all’estero, gli aventidiritto che hanno votato sono stati 779.848. Questii risultati scaturiti dalle urne: 511.846 sì (73,18%),187.635 no (26,82%), 13.297 schede bianche(1,70%), 66.716 schede nulle (8,55%), 354 schedecontestate e non assegnate (0,04%). Ecco, per aree geografiche, le percentuali di af-fluenza: in Europa ha votato il 19,30% degli aventidiritto; in America meridionale il 21,56%; in Americasettentrionale e centrale il 17,83%; in Africa, Asia,Oceania e Antartide il 16,48%. Di seguito, le percentuali dei votanti nei maggioripaesi esteri. Europa: Regno Unito 20,88; Germania16,07; Francia 19,53; Svizzera 24,07; Belgio 19,18;

Austria 24,91; Spagna 16,48; Paesi Bassi 18,18;Lussemburgo 22,33; Federazione Russa 21,01;Finlandia 28,11. America Settentrionale e Centrale: USA 16,52; Ca-nada 19,29; Messico 20,97.America Meridionale: Argentina 24,52; Brasile23,35; Bolivia 35,55; Venezuela 7,23; Cile 8,21;Colombia 26,14. Africa, Asia, Oceania, Antartide: Australia 17,16;Sud Africa 7,15; Tunisia 18,74.

Caso Regeni: vasto frontea sostegno della posizione italianaLa mobilitazione perché si conosca la verità “vera”sull’uccisione al Cairo del ricercatore italiano GiulioRegeni, trovato morto il 3 marzo dopo avere subitoatroci torture, è straordinaria: dalle istituzioni eu-ropee alla politica, dalla stampa straniera, oltre ov-viamente a quella italiana, al mondo dello sport edella musica, è stato un coro unanime di solidarietàe di sostegno alla posizione del nostro governo, cheha fin dall’inizio respinto la versione di comodo delpresidente egiziano Al Sisi, secondo cui i servizi mi-litari del suo paese non c’entrano nulla con la mortedi Regeni, la cui uccisione sarebbe stata opera, asuo dire, di “gente malvagia”. La battaglia perché si arrivi alla verità è stata fattapropria anche dal nostro Presidente della Repub-blica. “Non dimenticare la sua passione e la suavita orribilmente spezzata”, ha esortato Sergio Mat-tarella. Il Parlamento europeo è intervenuto chiedendo chesulla vicenda si faccia piena luce, mentre la presi-denza della Commissione Diritti umani , acco-gliendo la richiesta di due europarlamentari del Pd,Antonio Panzeri e Patrizia Toia, ha convocato a Stra-sburgo i genitori di Giulio. E si è mosso anche il mi-nistero degli Affari Esteri britannico, che hasollecitato il Cairo a svolgere “una indagine checontempli ogni possibile scenario sulle responsabi-lità” della morte di Regeni. Del caso ha dato conto, fra gli altri organi di stampa,il New York Times, che in un editoriale ha dura-mente criticato i Paesi che continuano a mantenere

ALFREDO ORLANDO

mondo ....... NOTIZIARIO DEL PARTITO DEMOCRATICO PER GLI ITALIANI ALL’ESTEROQU

I ITAL

IA

SEGUE PAGINA 4

123456789101112131415161718192021222324252627282930

mondo ....... NOTIZIARIO DEL PARTITO DEMOCRATICO PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO

relazioni diplomatiche e commerciali con l’Egitto.“Gli abusi dei diritti umani in Egitto sotto il presi-dente Abdel Fattah Al Sisi hanno raggiunto nuovipicchi, e nonostante ciò i governi occidentali checommerciano con l’Egitto e lo armano hanno conti-nuato a fare affari come se niente fosse accaduto,sostenendo che sono in ballo la sicurezza regionalee gli interessi economici”, ha scritto il quotidiano. Enon è tutto.Gli abusi, ha aggiunto, dovrebbero indurre queiPaesi che hanno rapporti con l’Egitto a ritirare i pro-pri ambasciatori, così come ha fatto l’Italia. E ha de-finito “vergognoso” il comportamento della Francia,il cui presidente Hollande è andato al Cairo a fir-mare un contratto miliardario per la fornitura diarmi.Della morte di Regeni e delle terribili torture subite,si è occupato l’ufficio di corrispondenza del Cairodell’Agenzia di stampa Reuters. Secondo alcunefonti della polizia e dei servizi segreti, ascoltatedalla Reuters, il giorno in cui scomparve, Giulio fufermato da alcuni agenti e consegnato ai servizi disicurezza. Rivelazioni che hanno procurato all’ uffi-cio della Reuters una denuncia penale. Peggio è andata ad Ahmed Abdallah - presidentedella Commissione egiziana per i Diritti e le Libertà,e consulente della famiglia Regeni nella battagliaper la ricerca della verità su quanto successo a Giu-lio - arrestato con le seguenti accuse: appartenenzaa un gruppo terroristico, partecipazione a manife-stazioni di piazza non autorizzate e istigazione allaviolenza con l’obiettivo di rovesciare il governo e ilpresidente Al Sisi. Tutto ciò, guarda caso, dopo cheAbdallah aveva denunciato, in un rapporto al “Con-siglio nazionale per i Diritti umani”, le centinaia dicasi di sequestri di persone vittime di “ torture etrattamenti disumani da parte di agenti della Sicu-rezza Nazionale per costringerli, in taluni casi, aconfessare reati che non hanno commesso”. La Federazione Europea Giornalisti (EFJ) ha poi fattopropria, approvandola, una mozione della Federa-zione nazionale della Stampa Italiana (FNSI) chechiede “verità e giustizia per Giulio”.

Il cambio di cavallo di Silvio Berlusconi sul candidato sindaco a RomaLa notte porta consiglio. E porta pure Alfio Marchini.Già, perché è successo in un incontro notturno chel’ex Cavaliere, essendosi convinto che sarebbestato più conveniente puntare sulla candidaturadell’imprenditore romano, ha chiesto a Guido Ber-tolaso di ritirarsi dalla corsa alla poltrona di sindacodi Roma e di renderlo noto lui stesso con un comu-nicato. L’ex capo della Protezione civile (fatto scen-dere in campo proprio da Berlusconi) ha provato aresistere, rinfacciando tra l’altro al suo interlocu-

tore di averlo mandato allo sbaraglio. Alla fine ha dovuto arrendersi. Sono però passatemolte ore prima che annunciasse di avere deciso diaccomodarsi “in panchina”. Forse sperava che unaltro giro di valzer berlusconiano lo rimettesse incampo.A spingere Berlusconi al cambio di cavallo sareb-bero stati i malumori di molti esponenti di Forza Ita-lia che non vedevano di buon occhio Bertolaso, masoprattutto gli ultimi sondaggi che ne pronostica-vano la sconfitta. Una sconfitta, ha temuto l’ex Ca-valiere, che avrebbe potuto avere graviconseguenze sulla tenuta del partito, già provato dadefezioni e da caduta di consensi. Ora però per Marchini si pone un problema, consi-derato che sui manifesti con i quali ha invaso Romac’è una grande scritta: “Liberi dai partiti”. Ciò haprovocato l’ironia del candidato democratico Ro-berto Giachetti: “Esprimo tutta la mia solidarietà aMarchini che ora dovrà rivedere lo slogan sui suoimanifesti visto che sopra c’è scritto Liberi dai par-titi”. E in effetti, sia pure in caduta libera, Forza Ita-lia è pur sempre un partito. Nessuna ironia ma solo una furiosa reazione, in-vece, da parte del leader leghista Matteo Salviniche nella capitale appoggia la candidatura di Gior-gia Meloni (candidata dell’estrema destra): “Berlu-sconi ha perso la bussola, ormai cambia idea ognigiorno. Dopo quello che è successo a Roma nulla èpiù scontato alle Politiche. O ci si mette d’accordo su tutti i punti di un pro-gramma o sarà un problema”. Toni e contenuti cherivelano una minaccia più che un avvertimento eche rendono problematica una intesa fra i due, finoa poco tempo fa alleati.

DA PAGINA 3

123456789101112131415161718192021222324252627282930

mondo ....... NOTIZIARIO DEL PARTITO DEMOCRATICO PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO

Italia e Canada:un legame che si rafforza

Incontri con realtà produttive, parlamentari, università e comunità italiane

Nei giorni 20-22 aprile ho avuto il piacere di par-tecipare ad una serie di incontri programmatinell’ambito della visita ufficiale del sottosegre-

tario Benedetto della Vedova in Canada. Sono statitre giorni intensi di approfondimenti su tutta unaserie di questioni: dalla politica internazionale allalotta al terrorismo, dalla crisi dei migranti in Europaalle politiche da mettere in campo per la loro acco-glienza, dalle relazioni politiche a quelle più specifi-catamente economiche tra Italia e Canada, dal ruolodella comunità italo-canadese a quello delle impresee dei ricercatori italiani nella promozione del SistemaPaese. Si è trattato di un proficuo giro di incontri con inter-locutori istituzionali, uomini d’affari e rappresentantidi comunità che ha consentito di verificare il buonostato di salute dei rapporti tra Italia e Canada, di ri-levare gli aspetti di eccellenza e le buone pratiche edi precisare gli impegni sui quali concentrare gli sforzinell’immediato futuro. Per me, in particolare, è stataun’utile occasione di ricognizione di situazioni e pro-blemi di cui, naturalmente, terrò debito conto nellosviluppo della mia attività parlamentare.La visita del sottosegretario Della Vedova è iniziatada Ottawa. Nella capitale canadese il rappresentantedel governo italiano ha incontrato il Ministro degliesteri del governo guidato da Justin Trudeau, Sté-phane Dion, i responsabili per gli affari esteri del Par-tito Neodemocratico On. Hélène Laverdière e delPartito Conservatore On. Tony Clement. Della Vedovaha avuto inoltre un colloquio con il Parliamentary Se-cretary presso il Ministero della Giustizia e con l’As-sistant Deputy Minister presso il Ministero dellaPubblica Sicurezza. A questi appuntamenti istituzio-nali hanno fatto seguito quelli con i rappresentantidella comunità italo-canadese organizzati e promossidall’Ambasciatore d’Italia a Ottawa Gian Lorenzo Cor-nado. Il primo appuntamento si è tenuto presso la nostraAmbasciata con parlamentari federali italo-canadesied esponenti della comunità italiana della capitale,tra cui diversi ricercatori italiani. In quest’occasionesi è discusso di come rafforzare i legami tra i Paesi,anche alla luce del cambiamento di governo in Ca-nada, della considerazione che l’Italia ha per il Ca-nada di oggi, degli scambi a livello parlamentare.

Positivo anche l’incontro con i rappresentati delleaziende italiane. Si è parlato dei rapporti commercialitra i due paesi e di come rafforzarli, dell’attiva pre-senza in Canada di alcune grandi imprese come ENI,Finmeccanica, Fincantieri, la cui testimonianza èstata portata direttamente dai rappresentanti delleaziende presenti all’incontro. Sempre ad Ottawa, il 21 aprile, ho partecipato allaConferenza di Benedetto Della Vedova organizzatadal Think-tank CIGI (Centre for International Gover-nance and Innovation) insieme al IDRC (InternationalDevelopment Research Centre) e la Carlton Univer-sity di Ottawa. Titolo dell’incontro “Brexit, refugeesand security: the EU at the crossroads”. Un’occa-sione molto importante in cui il sottosegretario ha il-lustrato ad una platea di studiosi e di ricercatori ladelicatissima questione della gestione dei migrantie dei rifugiati nell’attuale scenario di emergenza in-ternazionale e il ruolo che l’Italia svolge nel contestoeuropeo. Benedetto Della Vedova, in margine al con-vegno, ha espresso il suo apprezzamento per il ruolopositivo del governo canadese in questo ambito conla decisione di accogliere 25.000 profughi siriani, in-vitando la stessa comunità italo-canadese a contri-buire attivamente agli sforzi canadesi.Nella seconda tappa del viaggio, Toronto, il sottose-gretario Della Vedova ha voluto incontrare i rappre-sentanti della comunità italo-canadese, dimostrandonon soltanto una grande sensibilità ma ribadendol’attenzione che il governo pone nei confronti degliitaliani all’estero anche per il ruolo che questi pos-sono svolgere nella promozione dell’Italia e nel raf-forzamento dei rapporti bilaterali.Nella capitale dell’Ontario, si sono tenuti due appun-tamenti. Il primo con l’ambasciatore e il console peraffrontare in maniera più specifica le questioni dimaggiore interesse per la nostra comunità. La di-scussione, infatti, si è concentrata sui temi della cit-tadinanza, dei rapporti bilaterali Italia-Canada,dell’Express Entry System, che presenta per gli ita-liani aspetti di evidente problematicità, della promo-zione della lingua e della cultura italiane e degliinvestimenti del nostro paese in questo settore, dellavalorizzazione della rete associativa e di quella per

DAL

PARL

AMEN

TO

FRANCESCA LA MARCA

SEGUE PAGINA 6

123456789101112131415161718192021222324252627282930

mondo ....... NOTIZIARIO DEL PARTITO DEMOCRATICO PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO

la promozione del Sistema Italia, del sostegno neces-sario per valorizzare esperienze culturali di grandeimpatto, come ad esempio l’Italian Film Festival, unevento ormai consolidato dell’estate culturale di To-ronto. Da parte dei presenti è stata sottolineata lanecessità di mantenere vivo il legame con l’Italia at-traverso azioni permanenti e innovative. BenedettoDella Vedova ha riconosciuto la straordinaria qualità,prima ancora della quantità, della comunità italo-ca-nadese che rappresenta senza dubbio un’occasionedi sviluppo ulteriore delle relazioni economiche e cul-turali tra i due Paesi. Nel corso del dibattito, ho avutomodo di ricordare i risultati positivi raggiunti finoradal governo Renzi senza tacere tuttavia su quantoancora rimane da fare. Si tratta non soltanto di evi-tare nuovi tagli ai capitoli di spesa che riguardano di-rettamente le politiche per le nostre comunità, ma dirafforzare la consapevolezza dell’Italia, e dei suoirappresentanti istituzionali, sul fatto che gli italianiall’estero sono una risorsa su cui vale la pena inve-stire.Queste considerazioni sono state ulteriormente ap-profondite dal sottosegretario anche nel corso delsuo ultimo incontro a Toronto con la business com-munity italo-canadese e con i dirigenti di imprese ita-liane operanti in Canada. Della Vedova, ricordandocome l’interscambio commerciale con l’Italia sia cre-sciuto lo scorso anno del 7%, ha sottolineato chel’Italia deve investire nel mercato nord-americano perfar crescere le sue esportazioni ma anche per at-trarre investimenti. Nel suo intervento ha ricono-

sciuto gli sforzi degli italiani e italo-canadesi per con-solidare la crescita dei rapporti commerciali tra l’Ita-lia e il Canada e guadagnare credibilità e mercato.All’appuntamento era presente anche una missioneeconomica a sostegno delle esportazioni di prodottiagroalimentari in Canada, organizzata dalla Cameradi commercio di Sondrio in collaborazione con la Ca-mera di commercio italiana dell’Ontario (ICCO) e ilConsolato Generale d’Italia a Toronto. La delega-zione valtellinese, guidata dal Segretario GeneraleMarco Bonat, ha promosso il progetto denominato“La Valtellina a Toronto” che ha avuto il merito di farincontrare le aziende italiane con una selezione dipotenziali buyer del settore agroalimentare dell’On-tario. Il bilancio di questa missione è stato molto positivoe ricco di spunti per il futuro. Come ha ribadito lostesso sottosegretario Della Vedova a conclusionedella sua missione, i rapporti tra Italia e Canada, giàstoricamente forti, possono ulteriormente consoli-darsi e rinnovarsi grazie anche alla forte intesa tra idue primi ministri, Renzi e Trudeau, due giovani pre-mier che condividono una comune visione del futuroche non ignora i problemi ma cerca di superarli nel-l’interesse comune.

DA PAGINA 5

123456789101112131415161718192021222324252627282930

mondo ....... NOTIZIARIO DEL PARTITO DEMOCRATICO PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO

Governo attento alle prospettivee al futuro

I risvolti incoraggianti della visita a New York del sottosegretario Amendola

Maggio di momenti importanti al ConsolatoGenerale di New York. L’Ambasciatore d’Ita-lia a Washington, Armando Varricchio,

chiede di incontrare la comunità, che conosce già dalsuo precedente incarico come attaché commercialealla stessa ambasciata che è stato chiamato a reg-gere. Il suo saluto ricalca quanto ha detto presen-tando le credenziali a Barack Obama, sottolineandoil solido legame di amicizia e comunanza di valori traItalia e USA, componente imprescindibile per accre-scere il benessere dei nostri cittadini e promuoverela pace, la democrazia e la difesa dei diritti. Ma ri-porta anche la risposta di Obama, che ha ricordatoin termini amichevoli il recente incontro con il Presi-dente Mattarella alla Casa Bianca e la stretta colla-borazione con il Presidente del Consiglio Renzi sullepiù rilevanti questioni internazionali e dell’agendaglobale. Con evidente calore, rimarca poi il suo rap-porto di affetto con la città di New York, piena di en-ergia creativa, di vitalità imprenditoriale e artistica,di presenze italiane ricche di significato. Un luogo -assicura - dove cercherà di venire il più spesso pos-sibile, anche perché in questo momento gode delladoppia presenza di un Sindaco, Bill de Blasio, e di unGovernatore, Andrew Cuomo, le cui radici sono soli-damente piantate in Italia. Positivo anche l’interventodella vice governatrice dello Stato di New York, KathyHochul, che ha ricordato l’amore per l’Italia delloStato a maggiore concentrazione di italiani, che lohanno costruito e lo rendono vivo e vitale con le pro-prie iniziative. Annunciando la prossima missioneeconomica promossa dal Governatore in Italia, sorri-dendo, conferma: “qualunque cosa succeda ilprossimo Presidente degli USA sarà un newyorch-ese”. Infatti, Trump e Sanders ci sono nati e HillaryClinton ne è diventata figlia adottiva. La Hochul si las-cia scappare un “she” = lei, auspicando che gli USAfinalmente eleggano questa donna di grande espe-rienza, in un momento storico in cui non si puòrischiare che alla Casa Bianca sieda una personache nulla sa di relazioni internazionali. Non si fermano qui le visioni positive dei rapporti fral’Italia e le comunità sparse per il mondo. Non è unmistero che l’Italia stia lavorando da mesi per l’ele-zione di un membro italiano al Comitato di Sicurezzadelle Nazioni Unite e il sottosegretario agli esteri Vin-

cenzo Amendola, che ha fra le sue deleghe sia quellaper gli italiani all’estero che quella all’ONU, è venutoa New York per partecipare ad una serie di incontrisui temi della leadership, la pace, la lotta al terrori-smo, la sicurezza e la protezione dei civili nei conflittiche insanguinano il mondo. Malgrado la frenesia del calendario di lavoro, il sot-tosegretario ha dedicato un intero pomeriggio al dia-logo con la comunità italiana dei tre Stati di NewYork, New Jersey e Connecticut. Nell’introduzione delsuo discorso, Amendola ha raccontato l’emozioneprovata nel parlare a nome dell’Italia nella Sala delConsiglio di Sicurezza dicendo: “…ero cresciuto guar-dandola in TV”, e ha fatto il punto sugli argomenti di-scussi in preparazione alla presidenza italiana delG7 nel 2017, primo fra tutti la situazione dei profughie dei migranti. La proposta italiana del MigrationCompact all’UE è stata ricevuta positivamente; l’Italiacontinuerà a salvare le persone che fuggono dallaguerra e dalla fame, sostenuta dalle forti posizionidel Presidente Mattarella e di Papa Francesco sullanecessità di proteggere i rifugiati. A proposito dei dik-tat populistici sulla minaccia rappresentata dai mi-granti e sulla provocazione di costruire dei mini-muri(il vero muro era quello di Berlino ed è caduto quasitrent’anni fa) Amendola ha citato il bell’aneddotodella visita a Ellis Island con il Presidente Mattarella,e della domanda sulla percentuale dei respingimentidi immigrati nel momento dei massicci esodi dall’Eu-ropa verso gli USA, alla quale la guida ha risposto:“… circa il due per cento”. Al di là delle diatribe pro-vocate dalla paura, il confronto in Parlamento devetendere verso il posizionamento di un’Italia apertaall’ascolto. In questo processo New York è impor-tante per la sua cultura della condivisione delle pre-senze ed è favorita dalla presenza del ConsoleGenuardi che ha fatto un grande lavoro nei rapporticon il Parlamento. Passando ad un altro tema, quello della delega pergli italiani all’estero, Amendola essendo stato luistesso emigrato in Austria per sei anni, ammette chenegli ultimi anni l’Italia è stata costretta a fare sceltedolorose, come la chiusura di parecchi Consolati, fracui Newark. Con parole di fiducia il sottosegretario

QUI N

EW YO

RK

SILVANA MANGIONE*

SEGUE PAGINA 8

123456789101112131415161718192021222324252627282930

mondo ....... NOTIZIARIO DEL PARTITO DEMOCRATICO PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO

ha detto “Ora bisogna ricostruire i modi in cui fornireservizi. Noi abbiamo il dovere di servire il popolo ita-liano, anche all’estero per soddisfare le complesseesigenze presentate dalle tante sfaccettature dellenostre collettività”. Il CGIE ha già fatto alcune propo-ste e dovrà approfondire l’analisi dei servizi neces-sari – anche per la nuova emigrazione, che “vaaccudita” – nel corso dell’assemblea straordinariadi settembre, resa possibile dai mezzi da recuperarein sede di assestamento di bilancio, 85 mila iscritti all’AIRE nella circoscrizione consolaredi NY sono una cifra importante. Nel 2017 dobbiamoquindi introdurre una semplificazione del lavoro, inlinea con le modifiche alla Pubblica Amministrazionee alla ristrutturazione del MAE. New York è unachiave per la crescita dell’Italia, così come gli italianiall’estero sono parte del Sistema Paese e della pro-iezione dell’Italia verso il mondo, e costituiscono unpatrimonio umano, di lavoro e di ricchezza intellet-tuale, accompagnato in troppi casi da dolori e soffe-renze, di cui pure ci si debba fare carico per lenirle.“La disaffezione che notate nel dibattito sugli italianiall’estero non è causata da lontananza di destino,ma da superficialità e scarsa conoscenza, fattori chesi superano con facilità”. Poi Amendola ha aperto laplatea alle domande che hanno toccato molti temi:l’insegnamento dell’italiano; la riforma di Com.It.Es.e CGIE dopo i risultati del referendum sulla modificacostituzionale del Senato; l’utilità dei patronati; le pe-culiarità negative del trattamento dei contrattisti inUSA; gli scambi High Tech e start up fra giovani ita-liani e americani e fra l’Italia e gli USA; le visite allecomunità anche fuori da Manhattan, nelle altre mu-

nicipalità di New York e negli Stati di New Jersey eConnecticut. Risposte per tutti, puntuali, con l’assi-curazione che in fase di assestamento di bilancio sirecupereranno anche i due milioni e mezzo tagliatidai contributi alla diffusione dell’italiano all’estero,che è un traino per l’economia e le esportazioni.Nelle parole di Amendola anche la conferma delruolo dei patronati, che svolgono un servizio insosti-tuibile in grandi Paesi con un numero esiguo di Con-solati e un’attenzione alla riforma del secondo livellodi rappresentanza degli italiani all’estero, che dovràtenere conto della nuova configurazione del Senatofermo restando che la presenza dei deputati elettiall’estero è rimasta alla Camera, cioè nel ramo delParlamento che vota la fiducia al Governo, per ga-rantire loro un peso politico paritario. Infine arriva lapromessa che in occasione della sua missione a giu-gno e della sua partecipazione alla Convention de-mocratica a luglio a Filadelfia, incontrerà gliesponenti delle realtà italiane fuori da New York. Finite le risposte, c’è stato il tempo per un po’ discambi informali, tra racconti di storie personali el’ascolto di suggerimenti. E poi via, per il successivoevento di lavoro, solo apparentemente conviviale,all’ONU. Ci guardiamo fra noi. Il clima è cambiato. La mag-giore capacità di ascolto e la concretezza di assun-zione di impegni ci convincono. L’orizzonte stadiventando molto più roseo, color aurora, non avvisodi tramonto.

* Vice segretario Generale Anglofoni del CGIE

DA PAGINA 7

123456789101112131415161718192021222324252627282930

mondo ....... NOTIZIARIO DEL PARTITO DEMOCRATICO PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO

Progresso democraticoe interculturalità

Dall’esperienza degli emigrati italiani un patrimonio da preservare

C’è un patrimonio italiano all’estero che deveessere preservato. A Montréal lavoriamo pro-prio in questa direzione, anche attraverso le

tante attività del Circolo PD cittadino, per cercare direndere questo patrimonio ancora più attuale, con-solidandolo con fatti profondi e precisi, in un’otticadi miglioramento di noi stessi e della società nellaquale viviamo. Le azioni che compiamo nella nostra comunitàhanno un valore in quanto rappresentano un mo-dello per le iniziative che verranno. Pensiamo aquanto sia importante l‘individuazione di un’asso-ciazione virtuosa per storia e per significato, l’impe-gno per contribuire alla sua sopravvivenzaattraverso atti volti a darle maggiore visibilità comeinterviste alla radio e articoli sui giornali, la sensi-bilizzazione dei politici locali alle problematichedell’associazione stessa. Pensiamo a quanto stafacendo il Circolo PD, dalle attività di autofinanzia-mento dirette (le cene sociali, una al mese) a quelleindirette (come la promozione di una sezione fem-minile per poter accedere a finanziamenti dedicati,oppure il collegamento con enti più strutturati chepuò risolvere alcune problematiche organizzative edi finanziamento). Ci interessano le buone ragioni della nostra comu-nità, per le quali ci impegniamo attraverso il circolodel Partito Democratico. Un Circolo dinamico e con-sapevole delle proprie responsabilità. Questa mili-tanza, inoltre, sviluppa tra di noi e con gli altri unasolidarietà profonda che si consolida attorno a va-lori comuni, valori volti a costruire una società piùgiusta e, in fin dei conti, al progresso democratico.

L’interculturalità.L’emigrazione è un fatto culturale complesso e ri-guarda anche la dimensione delle idee, che ab-biamo la pretesa non debbano essere ignorateanche dagli Italiani, in quanto patrimonio morale,di conoscenza ed etico del popolo italiano. Inquanto Italiani emigrati sappiamo bene, inoltre, diavere un’esperienza e, quindi, una competenza pre-ziosa: quella delle buone pratiche d’integrazione inun Paese al quale abbiamo portato in dote ric-chezza culturale e senso del lavoro solidale e re-sponsabile.

Qui in Canada abbiamo appreso e continuiamo adapprendere che solo aprendosi alle altre culture sivince la sfida dell’emigrazione. E in questa aper-tura, abbiamo verificato che non ci si confonde congli altri, ma che grazie agli altri si preserva la propriacultura e se ne delinea, assieme agli altri, unanuova, comune a tutti. Gli Italiani aprendosi all’America, al Canada e alQuébec non hanno perso nulla della propria iden-tità. Quando si arriva in un Paese si parla italiano -per restare a noi - in famiglia, al lavoro e quando siè in società. In un secondo momento, si parla ita-liano in famiglia e in società ma non più al lavoro,dove si parla inglese o, come nel caso del Québec,francese. La seconda generazione continua a par-lare italiano in famiglia ma in ambito sociale e lavo-rativo parla inglese e francese. Quest’esperienza èben nota agli Italiani, per averla già vissuta. Questetappe verso l’integrazione, che gli Italiani hannopercorso senza perdere in identità e senza assimi-larsi, gli Italiani possono indicarle ai nuovi arrivati eall’Italia stessa che spesso sembra voler rifiutare iltema. Questo bagaglio di esperienza giova a quella partedella società che invece dice: «un attimo, se c’è unpopolo che conosce bene l’emigrazione siamo pro-prio noi, che siamo stati accolti in tutti i Paesi delmondo e che abbiamo anche per questo il doveredi accogliere». Le tante italie che vivono all’estero possono aiutarel’Italia a ricordarsi questa sua peculiare specificità.Se siamo aperti alle differenze possiamo conti-nuare a essere ciò che siamo o anche a stupirci diessere migliori di quanto pensavamo di essere, pro-prio come hanno imparato a fare gli Italiani che vi-vono all’estero.

Michel Malettotesoriere del circolo PD di MontréalGiuseppe Continiellosegretario del circolo PD cittadino

QUI C

ANAD

A

Ambasciatoriin Missione Italia

Vanno costruiti legami virtuosi tra enogastronomia, cultura ed economia

Adare il via a questo mio contributo sono stati di-versi episodi apparentemente scollegati tra diloro e che invece avevano un “filo rosso” in co-

mune. Ad esempio:da due o tre anni mi sono accorta della cre-

scente presenza nella grande distribuzione tede-sca di prodotti alimentari italiani che anche solocinque anni fa erano pressoché sconosciuti o re-peribili solo in pochissimi negozi molto specializ-zati. Mozzarella di bufala DOP, ‘nduja, ravioli e tor-tellini freschi, vini di decente qualità e dal nomemeno strapazzato di Chianti o Lambrusco, verdurefresche qui poco comuni come carciofi o barba difrate stanno conquistando un posto sempre piùampio negli scaffali delle varie REWE, Kaufland eperfino dei discounter come Lidl;

stanno cambiando i ristoranti italiani, non tuttie non dovunque, ma stanno cambiando. Stannosparendo le tovaglie a scacchi bianchi e rossi e leorripilanti vedute del Vesuvio col pennacchio, glispaghetti stracotti e sepolti sotto litri di sugo, leinsalate “all’italiana” fatte col prosciutto affumi-cato e l’Emmental. Stanno invece comparendo irisotti fatti come si deve, le carte dei vini che of-frono Lugana e Teroldego e le oliere con la botti-glietta non ricaricabile di olio EVO, spesso anchebiologico;

l’anno scorso Eataly ha aperto la filiale di Mo-naco di Baviera, dopo quelle negli USA, negli Emi-rati, in Giappone e in Turchia;

per finire, mi capita di leggere nei documenti diuna riunione europea un esempio di proposta“fuori dagli schemi”: abbinare in un unico corsol’insegnamento di lingua e cucina.

È stato proprio l’ultimo punto a rendere evidente ilfatto che tra cultura, cibo ed economia esista un le-game molto più stretto di quanto non si pensi. O me-glio: il legame tra cibo ed economia è abbastanzaevidente, ma su quello tra questi due temi e la culturararamente si riflette. Se pensiamo alla Francia, quali sono le prime imma-gini che ci vengono in mente? Parigi, il Louvre, i risto-ranti superstellati, i quadri degli Impressionisti neiquali spesso e volentieri spuntano le insegne di ChezMaxim e dei locali famosi di Pigalle, lo champagne eil patè. Cultura e buon cibo vanno a braccetto nel

creare l’immagine del paese e quell’immagine di-venta anche un’arma commerciale. Quanto vino,quanto champagne, quanto formaggio ha venduto laFrancia in tutto il mondo a prezzi quasi sempre alti oaltissimi? E perché gli acquirenti di tutto il mondosono stati e sono tuttora disposti a pagare quei prezzi,anche se a volte sono un tantino esagerati? Non saràperché comprando una bottiglia di Beaujolais o unafetta di Roquefort l’acquirente ha la sensazione dicomperare anche un pezzetto di Francia? Un pezzettodei manifesti di Toulouse-Lautrec? Una strofa di Mi-lord?La Francia è forse il caso più eclatante, ma ce ne sonoaltri. Quanto ha contribuito al successo mondialedella McDonald quella “american way of life” che ifilm, la musica e la letteratura degli USA hanno espor-tato in tutto il mondo? O l’indissolubile legame traGrecia e cultura classica all’esportazione di feta e oliocretese? Si potrebbe continuare, ma questi esempi sono suf-ficienti a dimostrare che la cultura in senso lato – artifigurative, musica, letteratura – può essere un formi-dabile strumento di marketing di un paese.Ed è vero anche il contrario: la “cattiva” cultura puòdanneggiare pesantemente anche l’economia di unpaese. Non so se si potranno mai quantificare le oc-casioni perdute per il fatto di essere visti più come lapatria della Mafia che come quella di Michelangelo.Pur avendo una tradizione culinaria di tutto rispetto,per quanti anni ci siamo concentrati sull’esportazionedi mosto per rinforzare i vini francesi, di vini di bassaqualità e di pomodori pelati, buoni sì, ma che di sicuronon aumentano la visibilità del Bel Paese?Qualcosa di simile è avvenuto con la cultura. Una miaamica, giornalista di cinema, lamentava il fatto che inostri festival del settore non hanno un comparto de-dicato agli incontri commerciali, al contrario di quantofanno il Festival di Cannes e la Berlinale. Il risultato èche i film presentati a Cannes e a Berlino trovano ra-pidamente distributori per l’estero e i nostri restanoal palo. E il cinema è un potentissimo mezzo per farconoscere un paese, basti pensare di nuovo agli USA.Altro esempio: la cura delle relazioni con le istituzioniculturali di altri paesi. Tre anni fa, lo Städel Museum,

OLTR

E IL

BOR

DO D

EL P

IATTO

CARLA CIARLANTINI-KRICK

SEGUE PAGINA 11

123456789101112131415161718192021222324252627282930

mondo ....... NOTIZIARIO DEL PARTITO DEMOCRATICO PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO

123456789101112131415161718192021222324252627282930

mondo ....... NOTIZIARIO DEL PARTITO DEMOCRATICO PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO

il più importante centro espositivo di Francoforte, or-ganizzò una mostra su Botticelli. Per tutta la duratadell’esposizione le file all’ingresso duravano ore. I vi-sitatori vennero da tutto il paese per vederla. Siamostati noi a promuoverla? No, è stata la lungimiranzae la straordinaria capacità manageriale di Max Hol-lein, allora direttore del museo e famoso per aver sa-puto convincere un’armata di sponsor a farecospicue donazioni, che gli hanno consentito di finan-

ziare il completo restauro della sede del museo, la co-struzione di un’ala destinata all’arte moderna el’acquisto di nuove, importanti opere. L’Italia invece si è limitata per troppo tempo a lasciareche la sua immagine culturale venisse associata piùche altro a pochi luoghi ultracelebri come il Colosseo,il Vaticano, Venezia e il Vesuvio. Per carità, non frain-tendiamo: sono famosi perché se lo meritano. Peròsono anche carichi di cliché che nessuno ha fattonulla per correggere. In fondo ci andava bene puntaresul turismo di massa sulla riviera romagnola (ma ilTempio Malatestiano nel centro storico di Rimini nonlo visitava nessuno), sugli spaghetti ripassati al fornoe sul lambrusco nei bottiglioni da due litri. Peròadesso è arrivato il momento di cambiare in tutti e tre

i campi: cultura, eno-gastronomia ed economia. Ho l’impressione che l’evoluzione, della quale la mo-stra su Botticelli e l’arrivo della mozzarella DOP neisupermercati sono incoraggianti segnali, sia il risul-tato dell’iniziativa personale di singoli e aziende, siain Italia che all’estero, intraprendenti, lungimiranti eanche un po’ anticonvenzionali, più che il risultato diuna strategia nazionale. Va bene, in tutti i campi iprimi a muoversi sono i pionieri, però poi deve arrivare

il resto del paese e soprattutto la sua classe dirigente. Ora immagino che per molte persone la mia opinionesul legame tra cultura, gastronomia ed economia siatroppo materialistica, perché dopotutto la cultura haun valore più alto di quello puramente commerciale.Questo è vero: non si può mettere il cartellino delprezzo ai mosaici di Ravenna o ai versi dell’Ariosto.Però è possibile e giusto farli conoscere ad un pub-blico più vasto di quello che hanno avuto finora. Sepoi per farlo possono funzionare matrimoni non con-venzionali come quello con il buon gusto alimentaree se il risultato è anche positivo per la nostra econo-mia, perché non farlo? Anche l’arte ha bisogno difondi. Tanti e il prima possibile.

DA PAGINA 10

123456789101112131415161718192021222324252627282930

mondo ....... NOTIZIARIO DEL PARTITO DEMOCRATICO PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO

Il dilemma shakesperiano:stay or leave

Il nuovo sindaco di Londra, Sadiq Khan, dice di stare

Davvero Londra non finisce mai di sorpredere.Questa volta lo fa con la politica, e con il messag-gio di integrazione ed inclusione che il neo sin-

daco Sadiq Khan manda a tutta Europa e al mondo.Tanto è stato detto sulla sua vita, sulle sue origini, sulsuo impegno come parlamentare, ministro ombra peri trasporti e come avvocato per i diritti civili, anche sulsuo voto favorevole alle nozze gay, rappresentando unIslam più laico, progressista e riformato. Queste sonostate le qualità del candidato Labour in una campagnaelettorale iniziata con le primarie della scorsa estate, incui Sadiq Khan ha faticato tanto per affermare la suanomination, anche con pezzi del partito scettici sullasua candidatura. Non facile anche per la sua distanzada Corbyn, ma anche da quella blairiana del partito. Hadovuto faticare per mantenere quel profilo indipen-dente e autonomo, che si è poi rivisto nella campagnaelettorale e nel suo slogan “un sindaco per tutti i londi-nesi”. La sua campagna è stata attenta ad un’affrancaturadalla leadership nazionale, dalle contese interne al par-tito ed invece è stata una campagna elettorale locale,fatta di visite a tutti i quartieri della città, di problemiquotidiani dal costo della vita, ai trasporti, all’aria, altraffico. Tutti aspetti, invece, che la campagna del suoprincipale avversario Zac Goldsmith ha completamenteignorato. A sorpresa, anche per la mitezza del perso-naggio e della sua posizione politica, per certi versimolto più liberale e meno radicale dei suoi colleghi con-servatori, soprattutto in materia ambientale, Goldsmithha sviluppato una strategia elettorale del partito con-servatore aggressiva, al limite dell’insulto razziale, piùattenta a vantaggi nazionali sul Governo che a conqui-stare il governo della città. Una strategia della paura at-tuata anche attraverso la stampa amica, soprattuttoquella distribuita ai pendolari, che ha prima sollevatodubbi sui sostegni elettorali di Khan nella sua comunitàed in quella mussulmana di Londra, poi, montando l’ac-cusa di antisemitismo. Una campagna che però non hapagato, anzi. Nelle ultime settimane, gli elettori hannocominciato a spostarsi sul candidato laburista proprioper la sua storia, per quella garanzia di rispetto della di-versità e di assicurazione dell’inclusività, che i cittadinidi una città cosmopolita come Londra si attendono, cer-cano e vogliono. E’ proprio quello che è successoquando la campagna elettorale locale si è incrociata

con il dibatitto sulla Brexit. La posizione del candidatoconservatore in sostegno della campagna per il Leave,insieme al sindaco uscente, Boris Johonson, ha portatomolti elettori ha rivedere le proprie intenzioni di voto edandare sul candidato laburista. Grande impatto si èavuto sugli elettori europei, che hanno così sopperito,in un certo senso, all’impossibilità di votare per il refe-rendum Brexit di giugno con la possibilità di scegliereun sindaco pro o contro. Un tratto fortemente europeosi è visto nella campagna elettorale condotta da IvanaBartoletti, prima ed unica candidata italiana al consigliocomunale della città metropolitana di Londra per il La-bour nel collegio Havering & Redbridge, est di Londra.Un territorio vasto, un’area con fortissima immigrazionema un ceto medio e popolare inglese, che nella periferiadella grande città sente maggiormente i problemi legatial caro vita, ai trasporti ed alla sicurezza. Una situazionedi tensione sociale anche dovuta alla presenza di grandicomunità d’immigrazione. Una campagna pro europeache ha accorciato, arrivando quasi ad annullarla, la di-stanza con il candidato conservatore, che per pochecentinaia di voti ha vinto la competizione. Un vero pec-cato, ma questo è anche un territorio dove l’Ukip, il par-tito anti-europa e immigrazione del più noto Farange,ha ottenuto l’8% dei voti, nella sua prima competizioneelettorale su Londra. Quella di Ivana è davvero una vittoria mancata, ma lasua candidatura, che è testimonianza concreta diquanto necessaria e fruttuosa, per l’emigrazione e peri Paesi di destinazione, sia la partecipazione politicadelle comunità europee residenti negli altri Paesi del-l’Unione Europea. E’ una candidatura che deve raffor-zare l’impegno politico delle nostre comunità all’estero,ma che in una lettura più locale, qui nel Regno Unito,deve far pensare a quanto lavoro il Labour deve ancoracompiere per recuperare il voto dei ceti più popolari etrasmettere un vero messaggio di opportunità e positi-vità nella permanenza del Regno Unito nell’Unione Eu-ropea. Un’altra campagna elettorale si apre oggi, quellasulla Brexit, dagli esiti ad oggi ancora incerti, ma nellaquale le voci come quella di Ivana dovranno essere dipiù e più forti. Una sfida già questa, in un Paese semprepiù rinchiuso su se stesso, nostalgico di un passato glo-rioso tanto lontano, ma con paure che crescono.

*segretario circolo PD Londra

ANAL

ISI E

COM

MEN

TI

ROBERTO STASI*

123456789101112131415161718192021222324252627282930

mondo ....... NOTIZIARIO DEL PARTITO DEMOCRATICO PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO

DOMENICOCERABONA*

Cosa ci dice il votonel Regno Unito

Un buon risultato ma tante incognite per Jeremy Corbyn

Partiamo da un dato di realtà: il partito laburi-sta, chiamato al primo vero test elettorale dellagestione Corbyn, ha ottenuto un buon risul-

tato. Diamo un po’ di numeri e poi facciamo qualcheanalisi. Si tenevano le elezioni in tutto il Regno Unito, questovuol dire: Irlanda del Nord (che meriterebbe un di-scorso a sé e che quindi lascerei fuori dal quadro),Scozia, Galles e in Inghilterra, dove si votava per ilgoverno locale e per il rinnovo di centinaia di comunitra cui grandi città come Liverpool, Manchester e,soprattutto, Londra. Si sono tenute inoltre due ele-zioni suppletive di altrettanti seggi parlamentari. I dati nudi e crudi ci dicono che, in Inghilterra, il par-tito laburista si afferma nuovamente come il primopartito di governo locale, confermandosi alla guidadi ben 57 comuni inglesi (con una sola sconfitta ri-spetto a 5 anni fa) a fronte di un partito conserva-tore che ne controlla solamente 37. Dico solamente, perché il peso relativo delle vittorielaburiste è molto alto, considerando che i laburisticonquistano quasi tutte le grandi città a partire daLondra, che viene strappata ai conservatori dopootto anni. Nel governo locale il partito laburista ottiene quasiil doppio dei seggi eleggendo 1280 consiglieri con iconservatori che si fermano a 755 E qui c’è il primodato significativo: i liberal democratici e l’Ukip diNigel Farage ottengono rispettivamente un migliora-mento di +39 e +26 seggi, dimostrandoci che il si-stema bipartitico – elemento fondamentale per ilfunzionamento istituzionale britannico – è ormai ar-rivato ad una fase di stallo, un tema importante sepoi al quadro aggiungiamo l’SNP scozzese di cui par-leremo tra qualche riga.In Galles il governo rimarrà laburista, con il partitodi Corbyn che perde un solo seggio nel parlamentogallese nonostante la significativa crescita del par-tito euroscettico di Farage che conquista ben 7 seggiin più.E arriviamo alle note dolenti per i laburisti, e cioè alrisultato scozzese. In Scozia il partito laburista arrivaterzo, dietro all’SNP di Nicola Sturgeon e al partitoconservatore. Il risultato non è certo una sorpresa:un anno fa alle elezioni politiche l’SNP aveva spaz-zato via dalla Scozia il partito laburista, conqui-

stando praticamente tutti i seggi che, storicamente,erano appannaggio dei laburisti e che facevanodella Scozia una roccaforte rossa. Era difficile pen-sare che, in appena otto mesi, Jeremy Corbyn po-tesse invertire significativamente la rotta, tanto piùche a livello di governo locale l’SNP controlla il par-lamento scozzese da più di dieci anni, ottenendooggi una storica terza rielezione. Tanto più che il partito laburista scozzese ha unapropria leadership indipendente, con una Segreta-ria, Kezia Dugdale, eletta prima dell’arrivo di Corbyn,che al congresso del partito laburista del RegnoUnito ha appoggiato un’altra candidata: Yvette Coo-per. Voler dunque attribuire a Corbyn le responsabilitàdel disastro scozzese pare una vera e propria forza-tura. Anche perché va sottolineato che il partitodell’SNP è un partito “radicale” che si pone alla si-nistra del partito laburista: la chiave di lettura concui la Sturgeon ha conquistato la Scozia è stata pro-prio quella di dipingere il partito laburista troppo col-laborativo con le politiche di austerità del governoCameron. Dunque viene difficile credere che per contrastarel’SNP, che è aumentato in termini percentuali mache ha perso 6 seggi in parlamento rispetto a cinqueanni fa, sia necessario il ritorno ad una leadershippiù moderata come alcuni analisti italiani ed inglesivorrebbero suggerire.Per finire questo lungo elenco di consultazione elet-torali, il partito laburista ha vinto le due elezioni sup-pletive conquistando – o meglio, confermando –due seggi parlamentari a Westminster.A conferma del buon risultato elettorale vi sono leproiezioni su base nazionale, che vedono il partitolaburista al 31%, con un sorpasso sui conservatoriche si fermano al 30%. A seguire le due altre realtàdel panorama britannico che entrambe fanno se-gnare un ottimo risultato: i LibDem che, dopo il di-sastro dell’anno scorso, fanno segnare un ottimo15% e l’Ukip di Nigel Farage che si attesta ad un pre-occupante – quantomeno per il sottoscritto – 12%.Occorre però rimanere con i piedi per terra. Il quadroè meno roseo di quanto possa apparire per il partito

ANAL

ISI E

COM

MEN

TI

SEGUE PAGINA 14

123456789101112131415161718192021222324252627282930

mondo ....... NOTIZIARIO DEL PARTITO DEMOCRATICO PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO

laburista, perché la situazione drammatica in Scoziarende alquanto difficile, per il momento, pensare dipoter conquistare la guida del Paese. Si votasse do-mani infatti, i Conservatori rimarrebbero in vantag-gio di 50 seggi conquistandone circa 300 (con unarretramento di ben 30 seggi) a fronte del partito la-burista che ne conquisterebbe 250 (con un miglio-ramento di 20 seggi). Certo un significativo aumentorispetto al risultato del 2015, ma comunque nonsufficiente per occupare il 10 di Downing street. Per il partito laburista è dunque fondamentale ricon-quistare qualcuno dei 54 seggi che sono stati vintinel 2015 dall’SNP scozzese, un compito difficile maal quale Corbyn non può sottrarsi se vuole averequalche speranza di governare il Regno Unito.Il quadro elettorale non può lasciarci del tutto tran-quilli sul futuro del referendum del 23 giugno su Bre-xit. Il partito laburista è infatti l’unico partito chefaccia convintamente campagna per il no all’uscitadall’Unione Europea e il 31% raccolto dal partito diCorbyn non è chiaramente sufficiente ad assicurarela vittoria. Preoccupa infatti la crescita dell’Ukip di Farage cheovviamente farà campagna per il sì a Brexit. Inoltreil leader conservatore, il primo ministro Cameron,pare in grande difficoltà nel paese e, soprattutto, nelsuo partito. Un partito che sul referendum sta con-sumando una parte della corsa alla successione allaleadership dei Tories, con l’ex sindaco di Londra, ilpotentissimo Boris Johnson che sta facendo cam-pagna per l’uscita dall’Europa, in aperta opposizioneal suo leader e premier con il preciso obiettivo di ru-bargli la poltrona. Insomma la miscela rischia di es-sere esplosiva e il risultato del referendum è tuttomeno che scontato.In conclusione di questa lunga carrellata britannica,non si può non parlare dello straordinario risultatolondinese. Occorre però uscire dalla retorica un po’provinciale con cui è stata accolta la vittoria di SadiqKhan. Il neo eletto sindaco di Londra infatti non èuna meteora comparsa sul panorama britannicocon l’etichetta di figlio di immigrato. Khan è un espo-nente di spicco del partito laburista ormai da diversianni. Viene da molti dipinto come molto distante da Cor-byn, anche se la realtà è che è stato uno dei 35 par-lamentari che ha sottoscritto la sua candidatura:senza il suo sostegno in parlamento, dunque, Je-remy Corbyn non avrebbe potuto partecipare allafase congressuale “aperta” che poi, a sorpresa, loha eletto con una vittoria schiacciante. Certo nellaseconda fase congressuale Khan ha appoggiato unaltro candidato, Andy Burnham, il quale tuttavia pro-veniva a sua volta dall’ala “milibandiana” del partitolaburista, quella, per intenderci, post blairiana. Èquindi corretto affermare che le posizioni di Khan

siano più moderate rispetto a quelle dell’attuale lea-der laburista, ma è certamente sbagliato dipingerlicome distanti anni luce. Tanto più che per la sua vit-toria alle primarie, Khan ha potuto contare dell’ap-poggio di molti sostenitori di Corbyn, cosa chespesso viene omessa.Nella sua campagna elettorale Khan ha dovuto af-frontare forti attacchi razzisti, che lo dipingevano difatto come amico dei terroristi, principalmente perle sue origini pakistane e musulmane. Per fortuna ilondinesi non si sono fatti irretire da questi attacchie hanno invece apprezzato il mix della proposta diKhan: da un lato la promessa di essere un sindacocon un grande occhio di riguardo per lo sviluppodella piccola e media impresa e dall’altro una forteattenzione alla giustizia sociale, in particolare conuna politica di housing sociale più avanzata e un tra-sporto pubblico a prezzi calmierati. Questi ultimisono due temi fortemente sentiti dallo stesso Cor-byn (londinese a sua volta) che, soprattutto dell’hou-sing sociale, ha fatto uno dei punti di forza del suoprogramma congressuale e della sua battaglia par-lamentare.I conservatori hanno cercato inoltre di trasformarele elezioni londinesi in un referendum su Corbyn, neltentativo di “spaventare i moderati”. Anche questachiave di lettura è stata un fallimento, infatti il risul-tato è stata una maggioranza schiacciante sia perl’elezione del sindaco che per quella del consigliocomunale.Insomma il cammino da qui al 2020 per Jeremy Cor-byn è ancora irto di ostacoli – anche e soprattuttosul fronte interno, visto che molti dei suoi parlamen-tari non vedono l’ora di contestare la sua leadership– ma credo che il risultato di giovedì scorso fosse ilmeglio che il leader laburista potesse aspettarsi.

* Responsabile culturale della Fondazione GiorgioAmendola di Torino

Ha recentemente curato per Castelvecchi una pub-blicazione su Jeremy Corbyn, “La rivoluzione gen-tile“, in cui sono stati raccolti e tradotti alcunidiscorsi del leader laburista.

DA PAGINA 13

123456789101112131415161718192021222324252627282930

mondo ....... NOTIZIARIO DEL PARTITO DEMOCRATICO PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO

Il futurodi Lady Burma

La Birmania e la sua leader alla prova della democrazia

La Birmania, o Myanmar che dir si voglia, ha defi-nitivamente girato pagina. La lunga transizioneverso la democrazia, apertasi inaspettatamente

nel novembre del 2010 con la liberazione di Aung SanSuu Kyi, dopo più di un decennio di restrizione dellalibertà e arresti domiciliari, si è definitivamente chiusacon l’elezione del nuovo Presidente e la formazione diun governo democratico. Il Presidente, Htin Kyaw, èun fedelissimo della leader birmana, ancora impeditaad assumere quel ruolo da una costituzione costruitadalla giunta militare alcuni anni fa, con una clausolaodiosa ad personam che interdice la Presidenza a chiè stato sposato con uno straniero o ha figli di altra na-zionalità. Purtroppo la delicata transizione, con un par-lamento ancora dominato dai militari, non hapermesso il raggiungimento di un compromesso checancellasse la norma costituzionale. Così l’unico neodella nuova fase democratica, rimane quello di un pre-sidente che ha chiaramente dichiarato al momentodell’insediamento, che la sua elezione era una vittoriadella “Lady”. Per conto suo la Nobel per la Pace si èritagliata il ruolo di Ministro degli Esteri, dell’educa-zione, dell’energia, oltre che Consigliere di Stato. In-somma, un super ministero che ne fa comunque lapiù potente e autorevole personalità del suo paese,cosa che creerà qualche imbarazzo alla diplomazia eai rigidi protocolli dei grandi della terra. Staremo a ve-dere. Ora per La Lega Nazionale per la Democrazia di AungSan Suu Kyi non ci sono più alibi. Dopo le trionfali ele-zioni del novembre scorso, deve dimostrare di sapergovernare e indirizzare verso lo sviluppo e il benes-sere, un paese dalle enormi potenzialità, frenate dadecenni di chiusura autarchica e feroci dittature mili-tari. E’ giusto domandarsi, proprio ora, cosa abbiaspinto la Birmania dei militari a cedere il potere e adaprire il paese al mondo e alla libertà. La favola sem-bra aver avuto un lieto fine, non solo per lo straordi-nario coraggio dimostrato dalla “Lady” e dai tantiuomini e donne del suo movimento, torturati, uccisi eumiliati nelle galere birmane, ma anche per una deci-sione inaspettata di almeno una parte dei generali alpotere. Quello birmano è un caso di studio interes-sante per gli appassionati di geopolitica. La spinta de-cisiva non è certo arrivata dalle sanzioni economiche,pur giuste sul piano politico-ideale, imposte per anni

dai paesi occidentali. Sul piano economico infatti,quelle sanzioni non hanno mai inciso in un paese iso-lato dal resto del mondo da cinquanta anni di dittaturamilitare. In fondo l’interscambio con l’occidente rap-presentava solo il 7% del commercio estero birmano,e negli ultimi trenta anni il vicino sud est asiatico, as-sieme alla Cina e all’India, che circondano il paesedelle pagode, sono diventati il centro dello sviluppoglobale, e nessuno dei paesi asiatici ha mai aderito alregime sanzionatorio. Piuttosto a giocare un ruolo diprimo piano sembrano essere stati due fattori decisivi.Il primo è stato la presenza sempre più invadente dellaCina, cosà che ha creato negli anni passati un senti-mento di diffidenza nei confronti del dragone da partedella popolazione, ma ha agitato i sonni degli stessigenerali birmani, orgogliosi della loro indipendenza edotati di un alto tasso di xenofobia. Il secondo decisivofattore sembra essere stato l’apertura dell’ammini-strazione Obama, che nella primavera del 2010, nonesitò a cambiare politica nei confronti della giunta, ab-bandonando i toni duri del passato e incontrando l’al-lora Primo Ministro generale Tein Sein (poi elettopresidente nella transizione) in un vertice Asean. LìObama si dichiarò pronto ad aiutare economicamentee politicamente il Myanmar, se avesse favorito la tran-sizione e liberato la “Signora”. Il motivo di tale offerta:il contrasto all’espansionismo cinese, che dominandola Birmania avrebbe trovato un facile sbocco nel-l’Oceano Indiano. Certo, altri fattori hanno influito si-curamente: la tenacia di Aung San Suu Kyi e del suomovimento nello screditare agli occhi del mondo lagiunta militare, le pressioni di una diplomazia più soft,alla ricerca di risultati concreti come quella dell’inviatoeuropeo Piero Fassino, sempre in lotta negli anni pas-sati con i falchi dell’Europa del Nord, lo stesso deside-rio di una nuova borghesia di Yangon, la capitale, chedopo le timide aperture economiche degli anni no-vanta, cominciava a scalpitare per cogliere le oppor-tunità di sviluppo e di profitti che la globalizzazionestava creando. Non bisogna dimenticare che quellaborghesia era legata a filo doppio ai generali e alle lorofamiglie e gli interessi economici coincidevano. Tuttecircostanze che hanno probabilmente spinto la Birma-nia verso una pacifica e esemplare transizione demo-

ANAL

ISI E

COM

MEN

TI

UGO PAPI*

SEGUE PAGINA 16

123456789101112131415161718192021222324252627282930

mondo ....... NOTIZIARIO DEL PARTITO DEMOCRATICO PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO

cratica fino ai giorni nostri. Ma la nuova leadership haoggi di fronte una serie di importanti sfide: i conflittinelle zone di confine e con le minoranze etniche, cherappresentano il quaranta per cento della popola-zione, la povertà radicata e la necessità di migliorarerapidamente infrastrutture decrepite e servizi educa-tivi e sanitari a lungo trascurati, una burocrazia inges-sata, e infine il rapporto con l’ancora potente esercito,che ha nelle mani tre ruoli chiave dell’esecutivo: il Mi-nistero dell’Interno, quello della Difesa e quello deirapporti con le minoranze. Inoltre all’esercito, la costi-tuzione riserva un 25 % dei seggi del parlamento, ren-dendo la mediazione sempre necessaria. Il partito di Aung San Suu Kyi ha dichiarato a più ri-

prese di volere una vera riconciliazione nazionale el’incontro della leader con i vertici militari lascia bensperare. Non possiamo dimenticare che la “Lady” è fi-glia del Generale Aung San, padre dell’indipendenzabirmana dopo il colonialismo inglese, e fondatoredell’esercito. Questo aspetto, spesso trascurato in oc-cidente, spiega in parte perché negli anni bui della dit-tatura, Aung San Suu Kyi non sia stata in carcere néabbia fatto la fine di tanti suoi confratelli , torturati euccisi nel corso degli anni. Il suo nome era troppo im-portante e persino i generali hanno temuto le conse-guenze interne, non solo internazionali, di untrattamento “alla cilena” della allora giovane leader.Inoltre l’esercito è oggi ancora una istituzione decisivanel risolvere positivamente la questione dei diritti delleminoranze. Qualunque decisione politica, dai cessate il fuoco giàin atto ad una vera e propria pacificazione, passanoper l’azione delle forze armate sul campo e dunque

un accordo rimane decisivo. Paradossalmente la vi-cenda più intricata, quella della discriminata mino-ranza Rohingya mussulmana ai confini con ilBangladesh, può trovare una soluzione proprio sel’esercito impone sul campo possibili soluzioni, a di-spetto di un opinione pubblica decisamente anti mus-sulmana e per nulla disposta ad assecondare leaspirazioni politically correct dei media occidentali. Ri-mane il problema di una Costituzione che per ora con-segna troppo potere alle forze armate e che il nuovoPresidente Htin Kyaw, si è impegnato a cambiare cer-cando un non facile accordo con i militari. Per quantoriguarda l’economia, Il Myanmar prevede una crescitaimportante per il 2016 di oltre l’8 % Ma anni di cattiva

gestione e di isolamento si fanno sentire. La rete stra-dale e ferroviaria è fatiscente e nelle città sono fre-quenti le interruzioni di corrente. L’Asian DevelopmentBank stima in 60 miliardi di dollari le spese di moder-nizzazione delle infrastrutture essenziali da qui al2030. Gli ostacoli agli investimenti sono ancora moltie le leggi da aggiornare richiederanno un duro lavorodi revisione. Inoltre le leggi sul lavoro sono scarsa-mente applicate e molto ci vorrà per raggiungere stan-dard internazionali accettabili, con il lavoro minoriledilagante, e un’ economia ancora dominata da cricchelegate alla vecchia giunta in regime di quasi monopo-lio. Le leggi sulla libertà di stampa e sul diritto di scio-pero sono recenti e vanno applicate e messe allaprova. La Birmania è ora libera di scrivere il suo futuro,solo il tempo ci dirà se la scommessa sarà definitiva-mente vinta.

* Responsabile Asia del Dipartimento Esteri del PD

DA PAGINA 15

123456789101112131415161718192021222324252627282930

mondo ....... NOTIZIARIO DEL PARTITO DEMOCRATICO PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO

Giustizia: risultati positivima tanto lavoro da fare

L’incontro con il Ministro Orlando al circolo Pd di New York

Lo scorso 20 aprile, il Circolo PD di New York haavuto l’occasione di incontrarsi con Andrea Or-lando, ministro della Giustizia del governo Renzi.

A New York per partecipare a un incontro dell’ONUsul problema della droga, il ministro ha incontrato ilcircolo PD per rispondere alle nostre domande edesprimerci il proprio pensiero.L’incontro è iniziato parlando del lavoro alla Giustiziae di come la troppa aggressività, che porta a un ec-cessivo numero di cause, sia uno dei problemi prin-cipali sui quali si sta lavorando. Da 6 milioni di causedel 2010 si è passati a 4,5 milioni, un passo impor-tante ma non ancora sufficiente, perché il numerosostenibile sarebbe di 3 milioni e 800mila. Anche itempi medi dei processi sono leggermente diminuiti,6 mesi in meno rispetto al 2014. Pur confortato da questi numeri, Orlando non si è na-scosto dietro un dito, ammettendo che c’è ancoramolto lavoro da fare. La riforma del processo civile sarà un’occasione dimigliorare ulteriormente la situazione: verrà creato iltribunale della famiglia, e verrà potenziato il tribunaledelle imprese. Su quest’ultimo, il ministro ricordache, per molte cause che vedevano coinvolti investi-menti esteri, il tribunale delle imprese riesce ad arri-vare a sentenza abbastanza rapidamente (meno diun anno per il primo grado), e questo è un dato chedovrebbe incoraggiare l’arrivo di capitali stranieriverso il nostro Paese.Rispondendo a una domanda sullo stato attualedella prescrizione, Orlando ha sottolineato come ireati contro la Pubblica Amministrazione si prescri-vano ora in 12 anni, e non più 6, grazie all’inaspri-mento delle pene ottenuto con la legge Severino. Piùche sulla riforma della prescrizione, che comunqueva fatta, ci si dovrebbe focalizzare sulla disomoge-neità con la quale la prescrizione incide nei processia seconda delle procure: in certe realtà il tasso diprescrizione arriva al 20%, mentre in altre si attestasu un ben più modesto 1%.Queste discrepanze sono dovute al diverso numerodei giudici in ciascuna procura, alla consistenza delpersonale e ad altri fattori organizzativi: bisogneràquindi intervenire sull’organizzazione, oltre che por-tare a termine la riforma. Un altro punto sul quale sipotrebbe intervenire potrebbe essere l’introduzione

di un termine entro il quale un giudice debba deci-dere cosa fare in un procedimento, se, cioè, archi-viare o procedere.Affrontando il tema dello stato delle carceri italiane,anche in connessione con l’immigrazione, Orlandoha chiarito come il rapporto fra numero di detenuti ecapacità delle nostre carceri sia migliorato negli ul-timi anni. Due cose sulle quali si sta lavorando sonol’affidamento dei tossicodipendenti a comunità, e irimpatri per i detenuti stranieri. Su quest’ultimopunto, è opportuno citare che il rimpatrio non è pre-visto per quei Paesi che non riconoscono la Carta deidiritti dell’uomo. Per quel che riguarda gli altri Paesi,il rimpatrio potrebbe a volte rivelarsi problematico,perché è necessaria l’approvazione del giudice, einoltre può accadere che i Paesi riceventi (soprattuttoRomania e Albania) ostacolino il processo di rimpa-trio, che per loro costituirebbe un costo.Orlando si è soffermato sulle pene alternative, la cuipercentuale è in costante aumento: a oggi sono 40mila i casi di detenuti che stanno scontando pene diquesto tipo, per esempio agli arresti domiciliari, o conl’affidamento ai servizi sociali o in comunità. Oltre asgravare il nostro sistema carcerario, le pene alter-native hanno un ulteriore vantaggio: il tasso di reci-diva è in media più basso, attestandosi intorno al25%, contro il 55% di chi sconta la pena in carcere.Un altro tema toccato è quello delle frodi, e delle nor-mative che le puniscono. È la tutela delle vittime che va potenziata, sia duranteche dopo il processo. Alcuni modi per tutelare le vit-time potrebbero essere un serio risarcimento deldanno, l’aiuto nel pagamento delle spese giudizialie, non ultimo, la creazione di occasioni di contattofra il reo e la vittima. Quest’ultima soluzione, in particolare, potrebbeavere il beneficio di mettere il reo davanti all’entitàconcreta del danno arrecato: ciò genererebbe con-sapevolezza e potrebbe diminuire i casi di recidiva.Inoltre, il fatto che la vittima sappia della condannadel colpevole aumenterebbe la fiducia nel nostro si-stema della giustizia.Ma approfittando della presenza del ministro, comenon parlare di un tema così attuale come le riforme

DEM

OCRA

TICI

NEL

MON

DO

SEGUE PAGINA 18

123456789101112131415161718192021222324252627282930

mondo ....... NOTIZIARIO DEL PARTITO DEMOCRATICO PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO

costituzionali? Orlando non si tira certo indietro: l’Ita-lia è finalmente un Paese che si muove dopo tantoimmobilismo. A suo parere, le riforme oggetto del re-ferendum che si terrà in autunno andrebbero spie-gate nel merito, in modo che gli elettori le abbianochiare in mente e votino con cognizione di causa. Ilrischio che si potrebbe correre se queste riforme nondovessero essere approvate sarebbe una caduta ver-ticale nella fiducia verso le istituzioni, che genere-rebbe scenari problematici. Per il ministro, il referendum del prossimo autunno

non dovrebbe rappresentare un voto pro o contro ilcapo del Governo, ma si deve fare lo sforzo di con-centrarsi sul merito delle riforme. Una replica sorgespontanea: non è stato forse Renzi stesso a dichia-rare, più volte e con toni molti chiari, di lasciare il suoincarico in caso di esito negativo? L’auspicio del mi-nistro, se letto alla luce di questa dichiarazione, ri-sulta quantomeno singolare. Ma secondo Orlando lafamosa frase di Renzi “se perdo me ne vado” è solodettato dalla consapevolezza di chi ha preso un im-pegno e lo vive con realismo. Restando sul tema del nostro scalpitante presidentedel Consiglio, è stato chiesto al ministro che cosamanca a Renzi per essere un grande? Pur ricordandodi non aver votato per Renzi al Congresso del PD, Or-lando ha posto l’accento sulle azioni di Renzi, rifiu-tando l’accusa che si segua un’agenda di destra: seconfrontati con le misure prese da altri leader euro-

pei, le decisioni di Renzi in termini di immigrazione,politica estera, flessibilità del lavoro, non possono es-sere definite di destra. Può darsi che sia stato il pa-norama europeo a cambiare, ma in ogni caso,secondo Orlando, siamo sulla strada giusta.Ciò detto, forse non sono tutte rose e fiori: il linguag-gio del partito è cambiato e questa novità sembra di-sorientare molte persone. Il partito paredisorganizzato, soprattutto data la mancanza di luo-ghi dove poter condurre dibattiti interni. Ci si affidaforse troppo ai social media, e il risultato è un’ato-

mizzazione della politica cherende più difficile la costru-zione di un comune sentire. Avolte, le campagne elettoralisono effettuate dai singoli, conlo scopo di garantirsi le prefe-renze e la visione di partitopassa troppo spesso in se-condo piano.Orlando auspica un’evoluzionedella forma-partito, soprattuttoora che la Rete ha cambiato lecarte in tavola. Si parla del-l’esempio di Napoli: il ministronon invoca un commissaria-mento del partito, ma auspicala partecipazione dei cittadini,non solamente con le primarie.La speranza sarebbe quella dicreare nuove piattaforme perstimolare un dibattito politico.In questo contesto, i circoli do-vrebbero essere una fucina diidee, senza limitarsi solamentealla discussione di idee giàviste sui giornali.L’incontro è stato partecipato e

molto apprezzato, alcuni dei presenti, forse stanchidi sentire le solite dichiarazioni di certi esponenti delPD, spesso smaccatamente “pro” o “contro” la poli-tica del partito, sono stati colpiti da questo uomo po-litico non solo capace di vedere sia i pregi che i limitidel gruppo dirigente, ma anche di indicare unastrada per migliorare le cose in modo costruttivo.Speriamo di averlo presto nuovamente nostro ospitein occasione della sua prossima visita dalle nostreparti.

di Jacopo Coletto, circolo PD New York

DA PAGINA 17

123456789101112131415161718192021222324252627282930

mondo ....... NOTIZIARIO DEL PARTITO DEMOCRATICO PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO

Chernobyltrent’anni dopo

Ricordi e speranze del più grande disastro nucleare della storia

Afine aprile, mentre l’Italia celebrava i 30 annidell’Internet day, ossia la prima connessione delnostro paese in rete, in Ucraina si ricordavano i

morti, ma soprattutto si rivangavano le polemiche diquello che è stato il più grande disastro nucleare dellastoria umana. Il 26 aprile 1986, un errore umano, dovuto anche afalle tecniche di progettazione della centrale, scatenòun massiccio sovraccarico energetico che condussea una serie di esplosioni nel quarto reattore della cen-trale nucleare di Chernobyl, nell’allora repubblica so-vietica di Ucraina.L’incidente produsse nell’immediato trenta morti, macostrinse all’evacuazione di oltre 200mila persone,mentre le autorità sovietiche stabilivano una “zona diesclusione”, dunque inabitabile, grande quanto tuttoil Lussemburgo e che si estendeva con un raggio di30 km intorno alla centrale. Lo scoppio provocò la fu-sione del nocciolo del reattore, scarsamente protetto,e l’esplosione (non nucleare) del reattore stesso e ilrilascio nell’ambiente di ingenti quantità di materialeradioattivo. Le due esplosioni produssero una pioggiadi detriti fortemente radioattivi, mentre la nube radio-attiva cominciò a diffondersi nei cieli di tutta Europa.L’incidente fu classificato al livello 7°, il più alto dellascala INES, la classificazione internazionale che defi-nisce la gravità degli incidenti di tipo nucleare o radio-logico, sviluppata dall’agenzia internazionale perl’energia atomica. Tale primato è stato raggiunto solodall’incidente di Fukushima in Giappone nel 2011, mache risultò nello sversamento di una minore quantitàdi materiale radioattivo.

I ritardi sovietici e i divieti sanitari in Italia Secondo l’ex leader sovietico Mikhail Gorbachev, latragedia di Chernobyl rappresenta uno dei principalicolpi mortali inferti alla decadente Unione Sovietica.In effetti, l’incidente fu gestito particolarmente maledalle autorità di Mosca, che lanciarono l’ordine di eva-cuazione soltanto 36 ore dopo lo scoppio del reattore,pertanto ne fu sottolineata l’irresponsabilità nella ge-stione dell’emergenza, compresa la negligenza nel di-ramare l’allarme. Anche a Roma, una settimana piùtardi, migliaia di persone definitesi gli “Amici dellaTerra” manifestarono dinanzi l’ambasciata sovieticadi Roma, indossando maschere e guanti di plastica e

protestando con cartelli contro l’atomo e la disinfor-mazione circolante in Unione Sovietica.Gran parte delle ammissioni sovietiche avvenne soloin seguito a ripetute pressioni diplomatiche. Nei paesiscandinavi, infatti, fin dal 26 aprile furono registratielevati livelli di radioattività nell’atmosfera. Il primoflash dell’agenzia TASS fu rilasciato alle ore 21 del 28aprile da parte “del consiglio dei ministri dell’URSS”.L’agenzia del Cremlino annunciava: “Un incidente si èprodotto nella centrale nucleare di Chernobyl, uno deireattori atomici è rimasto danneggiato, vengono presemisure per liquidare le conseguenze del guasto, ai col-piti viene prestato aiuto, è stata costituita una com-missione d’inchiesta governativa”. Già ilriconoscimento di “colpiti” e la formazione di una com-missione d’inchiesta lasciavano presagire la gravitàdella situazione. Gli eroi di questa tragedia furono i co-siddetti “liquidatori”, ossia i circa 600mila civili e sol-dati sovietici che furono radunati attraverso tutto ilterritorio sovietico per eliminare gli effetti dell’inci-dente, e che lavorarono nel sito a fasi alterne fino alladissoluzione dell’Unione Sovietica. Nel 1991, il Parlamento ucraino votò una legge chediede diritto ad alcuni benefici economici e a pensionispeciali per i liquidatori, come riparazione per il tempotrascorso nella “zona di esclusione” e le malattie con-tratte. Nel frattempo, in Italia la notizia fu riportata daimaggiori quotidiani solo il 29 aprile. I giornalisti, al paridel governo, rimasero in bilico tra l’assunzione di unatteggiamento catastrofista e i richiami alla calma. Sicomprese subito che la nube radioattiva avrebbe sor-volato i cieli di mezza Europa, compresi quelli italiani.Il Ministro della Sanità, il 2 maggio impose il divieto divendita per 15 giorni delle “verdure a foglia” (insalata,spinaci, ecc.) e vietò la somministrazione di latte fre-sco ai bambini al di sotto dei dieci anni di età e alledonne in stato di gravidanza. Altri divieti del “decalogo”di quei giorni prevedevano di non bere acqua piovanao di non far pascolare il bestiame nei campi. Molti ita-liani, però, vennero confusi dal successivo annunciodel ministro che mutò i divieti in semplici suggerimenti,per allinearsi agli annunci meno catastrofisti rilasciatidal ministro della Protezione civile. La disputa sui di-vieti terminò solo con l’annunciò televisivo, il 24 mag-

ANAL

ISI E

COM

MEN

TI

CONO GIARDULLO*

SEGUE PAGINA 18

123456789101112131415161718192021222324252627282930

gio, da parte del Presidente del Consiglio Craxi che co-municò al paese di poter tornare a consumare tutti glialimenti in maniera regolare.

A distanza di trent’anni,come l’Ucraina fronteggia la tragedia?Davanti al memoriale agli eroi di Chernobyl a Kiev, lepiù alte cariche dello Stato hanno deposto dei fiori il26 aprile scorso. L’Ucraina ha deciso di togliere il se-greto di Stato da 49 documenti secretati, in cui si sot-tolinea l’impreparazione delle autorità sovietiche a farfronte a tale tipo di incidente. Nei trent’anni trascorsi, si sono succedute numeroseinchieste di esperti indipendenti nell’area contami-nata da Chernobyl. Citando solo le fonti più autorevoli,le Nazioni Unite fissano il bilancio delle vittime a circa4mila. Altri esperti stimano che i decessi legati in qual-che modo allo scoppio possano aggirarsi entro i 30 ei 60mila, mentre Greenpeace parla addirittura di90mila vittime. Un altro grave problema è quello deinuovi nati nella zona ad alto rischio, che soffronoquasi tutti di patologie alla tiroide, problemi cardiova-scolari o all’apparato digerente.Nonostante gli effetti devastanti, e la grande eco in-ternazionale suscitata, il terzo reattore della centraleucraina fu chiuso solo nel 2000, a seguito di consi-stenti pressioni della comunità internazionale. InUcraina rimangono attive 15 centrali nucleari, per for-tuna nessuna vicino alle regioni in conflitto del Don-bass, nell’est del paese. Ma Chernobyl, si è anchetrasformata nel luna park degli orrori, dove ogni annocirca 10mila turisti usufruiscono dei servizi di tour ope-rator locali per un tuffo nel passato nei luoghi spettrali

intorno alla centrale. In mezzo a tanta tragedia, però, l’impegno della co-munità internazionale è stato esemplare. Il G7 del1997 creò il Fondo di Protezione di Chernobyl (Cher-nobyl Shelter Fund) che oggi raccoglie sotto l’ammini-strazione della Banca europea di ricostruzione esviluppo circa 2,5 miliardi di euro, frutto delle dona-zioni di 45 paesi, tra cui l’Italia. Il progetto senza dub-bio più celebre del Fondo è il gigantesco sarcofagorivestito d’acciaio (New Safe Confinement), costato fi-nora 1,5 miliardi di euro e che racchiuderà il sito delreattore esploso ed eviterà ulteriori fuoriuscite di ma-teriale radioattivo per i prossimi 100 anni. Questa ma-stodontica opera di ingegneria, che sta venendo allaluce direttamente sul sito dell’incidente, utilizza ma-teriali trasportati dall’Italia e poi assemblati dalle so-cietà appaltatrici locali sotto la supervisione delleaziende francesi Bouygues e Vinci. Inoltre, il fondo infuturo sarà utilizzato anche per il possibile smantella-mento della struttura contaminata.Numerose conferenze si sono succedute per soste-nere tali iniziative, l’ultima delle quali si è tenuta a Lon-dra nel 2015. Un mondo senza rischi legati all’usodell’energia nucleare è forse ancora un miraggio, mail messaggio di speranza più bello e forse anchel’unico di questa tragedia è proprio l’impegno profusodalla comunità internazionale nell’assistere l’Ucrainain uno sforzo economico e tecnologico che nessunpaese avrebbe potuto affrontare da solo, per un futurodegno delle aspettative delle generazioni venture.

* Esperto OSCE: Organization for Security and Co-operation in Europe

mondo ....... NOTIZIARIO DEL PARTITO DEMOCRATICO PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO

DA PAGINA 19

123456789101112131415161718192021222324252627282930

mondo ....... NOTIZIARIO DEL PARTITO DEMOCRATICO PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO

Migration compact:proposte che guardano lontano

Luci e ombre del documento presentato dall’Italia all’Unione Europea

Il Migration Compact è il documento “non-ufficiale”(non-paper) presentato il 15 aprile 2016 dal Governoitaliano all’Unione Europea. Più precisamente indiriz-zato al Presidente della Commissione Europea Jun-cker, al Presidente di turno del Consiglio dell’UE,l’olandese Rutte e al Presidente del Consiglio EuropeoTusk.Da un punto di vista della forma, il documento ha unimpianto leggero, fruibile e persino didascalico: iniziacon una introduzione circa il grande fenomeno migra-torio di questi giorni; propone un beve passaggio suciò che l’UE ha già fatto per fronteggiare e gestire que-sto fenomeno indicando anche alcuni limiti circa ciòche è stato fatto (Lessons learned), per poi passareal paragrafo 3. E’ questa la parte più squisitamentepropositiva che è suddivisa in: a) ciò che l’UE po-trebbe offrire (The EU may offer); b) ciò che l’UE po-trebbe chiedere ai paesi terzi coinvolti nella gestionedei flussi migratori (The EU may ask) e c) come finan-ziare le misure proposte. Il documento, infine, sichiude con un postilla dedicata specificamente allaLibia.Il Migration Compact, a mio avviso, ha tre meriti prin-cipali. Il primo è quello di essere un documento di re-spiro veramente europeo e transnazionale. L’analisidel fenomeno migratorio, l’individuazione di specifi-che e forti criticità e le proposte avanzate sono inse-rite in una prospettiva squisitamente europea. Non siparla di Italia o di interessi italiani. Il Governo, nellapresentazione del documento, si è collocato in quelladimensione sovra-nazionale ed europea che spessoviene evocata dagli europeisti più convinti perchétroppo assente nell’Europa degli egoismi nazionali.L’assunzione di questa prospettiva conduce inevita-bilmente ad assumere una prospettiva e ad avanzareproposte globali. Ed è appunto il caso del MigrationCompact. Per cui si chiede all’Europa di essere attoreunitario su di uno scenario mondiale, con una visionestrategica globale e transnazionale.Tutto questo costituisce, nel quadro del dibattito eu-ropeo, un innegabile salto di qualità. L’altro merito èl’aver chiaramente detto che se non assumiamo fi-nalmente una nuova prospettiva e una nuova co-scienza sull’Africa e sui grandi rivolgimenti di questocontinente, non ne usciremo più.Come ben specificato nella breve introduzione, il fe-

nomeno migratorio è destinato a durare decenni. Talefenomeno trova le sue origini principalmente in Africae, in particolare, in situazioni altamente critiche comequelle della Libia, della Nigeria, del Corno d’Africa edel Darfur. Guerre, carestie, cambiamenti climatici,povertà diffusa e cronica spingono le persone resi-denti in queste aree ad andarsene e a migrare versoil Vecchio Continente.Un terzo merito del Migration Compact è quello di es-sere un documento che prova a guardare lontano. Sianella sua parte analitica che in quella propositiva, siinvita l’Europa ad assumere strategie di medio elungo termine, anziché ripiegare su soluzioni, spessotra loro disarmoniche, tese a gestire il presente el’emergenza. Il documento suggerisce, al contrario, diadottare strategie tese a gestire il futuro per rendereil fenomeno migratorio una opportunità di cambia-mento e sviluppo per l’Europa stessa, e non solo unproblema.Il documento tuttavia presenta anche alcuni limiti. Nelpassaggio, estremamente interessante e suggestivo,che fa riferimento alla necessità di mappare i possibilistati terzi con cui avviare le forme di cooperazione ne-cessaria a co-gestire i flussi migratori, non viene fattoalcun cenno alle situazioni politiche e alla qualitàdella democrazia di quei paesi.Collaborare con paesi dove non vengono applicati glistandard minimi di rispetto dei diritti umani potrebberivelarsi un’arma a doppio taglio. Coloro – individui eorganizzazioni – che in quei paesi lottano per unamaggiore libertà, contro la corruzione e per una mag-giore umanizzazione della dimensione sociale e poli-tica, potrebbero vedere nell’Europa un nemicoindiretto in quanto partner del governo in carica.Un altro limite è la genericità della proposta che, pa-radossalmente, potrebbe apparire la più concreta del-l’intero documento. E cioè l’emissione di obbligazionieuropee (Euro-bonds) per finanziare i costi delle pro-poste.Questo passaggio è ben al di là dall’essere chiaro:quando si menzionano gli “EU-Africa bonds” non sichiarisce chi e come, in Europa, fornirà le garanzienecessarie. Si legge solo un breve e generico passag-gio sulle sinergia con la BEI (Banca Europea per gli In-

ANAL

ISI E

COM

MEN

TI

ROBERTO SERRA*

SEGUE PAGINA 22

123456789101112131415161718192021222324252627282930

mondo ....... NOTIZIARIO DEL PARTITO DEMOCRATICO PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO

vestimenti) e “altre organizzazioni finanziarie europeee internazionali”. Circa gli Euro-bonds – concettochiaro a tutti - non viene però chiarito quale o qualisono i soggetti emettitori dei titoli.Il dato certo è che l’emissione di obbligazioni com-porta, di per sé, un accrescimento del debito pub-blico. In questo caso del debito pubblico europeopreso nel suo insieme. Se, da un lato, è pienamenteeuropeo proporre l’emissione di obbligazioni europee(e non nazionali), dall’altro lato sappiamo che, percome è conformata oggi l’UE e il suo bilancio, tale pro-posta non è attuabile. Non parliamo, poi, della totaleassenza, nelle quattro pagine del documento, di qual-siasi cifra (pur approssimativa) e budget.A mio avviso, i tedeschi e la loro riluttanza a questamisura c’entrano fino ad un certo punto.Infine un ultimo limite, è che il documento è troppoistituzionale e poco o nulla non-governativo. Siamotutti d’accordo sul fatto che sono anzitutto i governi,le istituzioni europee e i governi dei paesi terzi ad es-

sere chiamati in causa circa la gestione dei flussiumani. Ma c’è un universo di ONG, di volontari, di as-sociazioni di volontariato che da anni operano –spesso nelle situazioni più difficili e di trincea – perumanizzare e, in qualche modo, contenere il feno-meno migratorio.Strano che non si faccia alcun cenno ai tanti cittadinieuropei che da “eroi silenziosi” operano con e ac-canto alle persone che emigrano, ai loro bisogni, alleloro richieste. In Europa come nei paesi di prove-nienza. L’Europa, intesa come soggetto unico chia-mata a fronteggiare un fenomeno gobale come quellodello spostamento di grandi flussi umani, è compostaanche da loro e dal loro quotidiano lavoro. E dal loroesempio umano.

*PD Lussemburgo

DA PAGINA 21

123456789101112131415161718192021222324252627282930

mondo ....... NOTIZIARIO DEL PARTITO DEMOCRATICO PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO

OTTIMI RISULTATI PER l’AGROALIMENTARE ITALIANO ALL’ESTEROL’Italia nel 2015 ha raggiunto il record storico delleesportazioni agroalimentari con un giro d’affari di36,8 miliardi, un valore che è praticamente raddop-piato negli ultimi dieci anni (+74%). A trainare il fe-nomeno, secondo un rapporto della Coldiretti, èstato soprattutto il vino che fa registrare un aumentodell’80 per cento nel decennio per raggiungere nel2015 un valore delle esportazioni di 5,4 miliardi chelo colloca al primo posto tra i prodotti della tavolaMade in Italy all’estero. Al secondo posto si posi-ziona l’ortofrutta fresca con un valore stimato in 4,4miliardi nel 2015, ma con una crescita ridotta e parial 55%, mentre al terzo posto sul podio sale la pastache raggiunge i 2,4 miliardi per effetto di una cre-scita del 82% nel decennio. Nella top five ci sonoanche i formaggi che hanno raggiunto un export sti-mato a 2,3 miliardi con un balzo del 95% in diecianni, mentre la classica “pummarola” fa salire lavoce pomodori trasformati a 1,5 miliardi (+88% neldecennio). A determinare l’ottima performancedell’agroalimentare italiano sono stati anche l’oliodi oliva e i salumi. Circa un prodotto alimentare ita-liano esportato su cinque è “Doc” con il valore delleesportazioni realizzato grazie a specialità a denomi-nazione di origine.

VOLA IL MADE IN ITALY NEL MONDO: 122 MLDDI EURO IL SALDO COMMERCIALE DEL 2015Il saldo commerciale del 2015 dei prodotti “made inItaly“ è stato di ben 122,4 miliardi di euro. A riferirloè la CGIA di Mestre che parla di un vero e propriosuccesso delle nostre specializzazioni produttive nelmondo che sono costituite soprattutto da quattrograndi aree merceologiche: l’automazione mecca-nica, l’abbigliamento-moda, l’arredo-casa e l’alimen-tare-bevande. Un risultato, quello del 2015,comunque in linea con gli esiti toccati negli ultimianni. Se nel 2009 il saldo positivo era sceso a 88,4miliardi, da quel momento in poi si sono registratisolo numeri positivi per arrivare al picco massimonel 2015, con 122,4 miliardi di euro. Negativo, in-vece, il punteggio ottenuto da altri prodotti: compu-ter, chimica- farmaceutica, prodotti metallurgici,tabacco e legno-carta hanno riportato tutti un saldonegativo. Dall’analisi dei singoli comparti manifat-turieri del made in Italy emerge lo straordinario ri-sultato ottenuto dai macchinari (motori, turbine,pompe, compressori, rubinetteria, utensili, apparec-chi da sollevamento, forni, bruciatori, etc.). Nel 2015il saldo commerciale è stato positivo e pari a 49,8

miliardi di euro.Seguono il tessile-abbigliamento-calzature con 17,6 miliardi, i prodotti in metallo (im-ballaggi leggeri, fili metallici, catene, molle,bulloneria, bidoni, contenitori in acciaio, etc.) con11,1 miliardi, i mobili con 7,2 miliardi, gli apparecchielettrici (lavatrici, frigoriferi, lavastoviglie, lavasciuga,congelatori, accumulatori elettrici, apparecchiaturedi cablaggio, batterie di pile, generatori, etc.) con 6,5miliardi e altri materiali non metalliferi (vetro, porcel-lana, ceramica, refrattari, cemento, etc.) con 6,4 mi-liardi di euro.Il made in Italy è ancora prodotto prevalentementedalle piccole e medie imprese italiane che, graziealla flessibilità, all’elevata specializzazione produt-tiva, alla cultura del buon gusto e del saper farehanno conquistato il mondo in settori, come quellodelle macchine, dove la ricerca, l’innovazione e laqualità del ciclo produttivo sono requisiti indispen-sabili per competere sul mercato. Quali sono i Paesiin cui sono più apprezzati i prodotti made in Italy? Ilnostro principale partner commerciale è la Germa-nia, con merci esportati per un valore di 30,3 mi-liardi di euro. Seguono la Francia (27,7 miliardi), gliStati Uniti (24,6 miliardi), il Regno Unito (14,8 mi-liardi), la Spagna (11,2 miliardi) e la Svizzera (11 mi-liardi di euro). Si segnalano infine aumenti di venditamolto significativi negli Emirati Arabi (+15,4 percento), negli Stati Uniti (+15,2 per cento) e in Spa-gna (+10 per cento).

VACANZE:PER GLI ITALIANI FORMENTERA AL TOP DELLE PREFERENZE TripAdvisor nel suo Summer Vacation Value Report2016, ha svelando la top 10 delle destinazioni estiveper i viaggiatori italiani in base all’interesse di pre-notazione e i costi medi per una settimana di sog-giorno. Se l’anno scorso era Londra la destinazionepiù ricercata per le vacanze estive dai viaggiatori ita-liani, quest’anno al top delle preferenze sale For-mentera. Il fascino dell’isola delle Baleari superacosì grandi città come Londra (quest’anno al quintoposto), New York che ottiene la seconda posizionee Roma che, si attesta in sesta posizione. Sono seile destinazioni marittime ambite: San Vito Lo Capo,Villasimius , Gallipoli, San Teodoro, Barcellona ePorto Cesareo. Un altro trend che emerge dalla classifica delle metepiù ricercate per l’estate è che gli italiani sognanol’Italia: tra le 10 destinazioni che compongono laclassifica ben 6 infatti sono italiane. Per quanto ri-guarda i costi, sul podio delle località con il prezzomedio più basso troviamo Roma (Euro 1.415), se-guita da Barcellona (Euro 1.536) e San Vito Lo Capo (Euro 1.575). NE

WSN

EWSN

EWSN

EWS

123456789101112131415161718192021222324252627282930

mondo ....... NOTIZIARIO DEL PARTITO DEMOCRATICO PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO

CARLO CALENDA TORNAAL MISE DA MINISTROÈ durato meno di due mesi l’incarico europeo diCarlo Calenda, ambasciatore italiano all’Ue dal 21marzo scorso, da oggi ufficialmente alla guida delMinistero per lo Sviluppo Economico al posto la-sciato vuoto da Federica Guidi. Romano, classe1973, quattro figli, Calenda è figlio dell’economistaFabio Calenda e della regista Cristina Comencini.Laureato in Giurisprudenza, Calenda è stato confer-mato da Renzi al Mise, visto che era già stato Vice-ministro dello Sviluppo Economico nel GovernoLetta, da maggio 2013 a febbraio 2014. Fino a giu-gno 2011 ha ricoperto l’incarico di direttore gene-rale di Interporto Campano. Dal 2004 al 2008 è stato prima Assistente del Pre-sidente di Confindustria, con delega agli Affari Inter-nazionali, e poi Direttore dell’Area Strategica AffariInternazionali. Durante il suo mandato ha seguito losviluppo e l’implementazione di missioni internazio-nali, incontri istituzionali e attività di business tra im-prese. Ha lavorato sui principali dossier relativi alcommercio e agli investimenti internazionali. Hacondotto numerose delegazioni di imprenditori al-l’estero e sviluppato azioni di penetrazione econo-mica nei principali mercati mondiali, tra cui India,Cina, Brasile, Russia, Emirati Arabi Uniti,Tailandia,Kazakhstan, Serbia, Romania, Bulgaria, Egitto, Tur-chia, Algeria, Tunisia, Marocco, Israele, Sudafrica,Messico. Prima di assumere l’incarico in Confindu-stria è stato responsabile marketing di prodotto eprogrammazione per Sky Italia, responsabile rela-zione con le istituzioni finanziarie e responsabile Cu-stomer Relationship Management della Ferrari. Nel maggio 2013 nominato membro del Consigliodei Ministri Italiano, in qualità di Vice Ministro condelega alle politiche di internazionalizzazione e alcommercio internazionale. Nel febbraio 2014 con-fermato nell’attuale esecutivo come Vice Ministro,responsabile delle politiche per il commercio inter-nazionale e la promozione degli scambi presso il Mi-nistero dello Sviluppo Economico, con un vastoportfolio, che ha incluso la politica commerciale UE,le relazioni commerciali multilaterali in ambito WTO,nonché le questioni legate agli scambi discusse insede OCSE e G20, le relazioni commerciali bilateralidell’Italia, la finanza e il credito per l’export e il sup-porto agli investimenti all’estero. Incaricato, inoltre,delle politiche per l’attrazione degli investimentiesteri con poteri di indirizzo sull’ICE, l’Agenzia pub-blica per la promozione del commercio e degli inve-stimenti. A partire dal 21 marzo 2016, è stato nominato Am-basciatore, Rappresentante Permanente d’Italiapresso l’Unione Europea, incarico che ora lascia pertornare a Roma.

“AL RIPARO DALLA TEMPESTA”: RAPPORTO UNFPA 2015 60 milioni di rifugiati e sfollati, 200 milioni di per-sone ogni anno coinvolte nelle conseguenze di unacatastrofe naturale. Sono il popolo di uomini, donnee bambini in fuga da guerre, dittature, persecuzionipolitiche e religiose, disastri ambientali causati daicambiamenti climatici. Questi i dati dell’ultimo Rap-porto UNFPA (United Nations Population Fund) “Al ri-paro dalla tempesta”, presentato al CNR di Roma.Sono oltre 100 milioni le persone che hanno biso-gno di assistenza umanitaria attualmente nelmondo, di queste circa 26 milioni sono donne e ra-gazze. Mai, dalla seconda guerra mondiale, si eraraggiunta una cifra così alta. Tra i rifugiati circa unterzo vive nei campi, due su tre nelle aree urbane,1 miliardo di persone (14% della popolazione mon-diale) vive in aree coinvolte in un conflitto. L’Europa,e l’Italia in particolare, sono in prima linea nel diffi-cile impegno dell’accoglienza di rifugiati e migrantiprovenienti dalla Siria, dall’Africa e dal MedioOriente attraverso le rotte mediterranee.

NEW

SNEW

SNEW

SNEW

S

Notiziario del Partito Democraticoper gli italiani all’estero

RedazioneEugenio Marino, Alessandra Cattoi, Alessandra FabrizioAlfredo Orlando, Silvana Mangione, Carla CiarlantiniRoberto Serra

Progetto grafico e impaginazioneSilvio Garbini

mail: [email protected]