Don Milani

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.,C'è ehitrova I'equilibrio conforrnandosi .al I'ambiente. e allora è facile ma vile e non lo invidiamo. E c'è chi rompe con I'equilibrio conformista e si turba alla lettura o allavisione di ingiustizie, di falsità, di errori e si buttaa pensare con la sua testa, a urtarsi con le persone pacifiche, con le usaÍìZ€ ... ". (don Lorenzo l4ilani) Parrocchia Santa Maria Assunla - Gallarate' ,,9cafe' Dalla pafte dell'ultimo LAsperienza spirituale di don Lorenzo Milani Vacanza invernale a Firenze - 2/4 Gennaio2OOg ù s È ,l t.,r7 U I u $H i# w s ru # Adolescenti - Giovani

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Page 1: Don Milani

. ,C'è ehi trova I 'equil ibrioconforrnandosi .al I'ambiente.

e al lora è faci le ma vi lee non lo invidiamo.

E c'è chi rompecon I 'equil ibrio conformista

e si turba al la lettura o al la visionedi ingiustizie, di falsità, di errori

e si butta a pensare con la sua testa,a urtarsi con le persone pacifiche,

con le usaÍìZ€ . . . " .

(don Lorenzo l4ilani)

Parrocchia Santa Maria Assunla - Gallarate'

,,9cafe'Dalla pafte dell'ultimo

LAsperienza spirituale di don Lorenzo Milani

Vacanza invernale a Firenze - 2/4 Gennaio 2OOg

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Adolescenti - Giovani

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...in visita a Firenze

Lorenzo scopre l'arte tacra:Íl suo grande amore dl quel perlodo.

Firenze,la cifta in cui abita,

pullula di chÍese e dl monumentÍ.

OgnÍ angolo trabocca det capolavort plù grandÍdell'afte ltallana.

Lorenzo è entuslasta,i suoÍ occhi e la sua mente sl prolettano

nella rÍcercadella segreta ispirazione dl quelle opere.

Ma un tarlo lo rode:

"Possibíle che l'arte sacraabbía come suo unico fine la beltezza?

Non seruirà forse anche a pregare,non seruirà

ad avvicinare a Diochí la guarda?,

VÍta di don Lotenzo MilaniCrcnologtia

lgti I bolscevichi prendono il potere in Russia: sequ€stro dì tutti i beiri ecclesiasici e controllo della stampa Inizia una massimia propaganda ateistica.

1923 Lorenzo nasce I Fire,nze il23 maggio.1923 Vieno battezzato il 29 giugno (la madre di origine ebrea: il battesimo po-

teva metterlo al sicuro davantì all'incipiente persecuzione raziale).1930 Si trasferisce a Milano con la famiglia.

1935 Inizia il peîiodo del terrme in Russia.t934 Riceve la prima comunione.l94l Si iscrive all'accademia di Brera. Da maggio a sett€ribre frequerúa lo stu'

dio artistico di H. J. Staude, pittore tedesco che comincia a parlargli della<scelta di tutto ciò ohe è essenziale>, dell'<<unità che deve regnare in ognilavoro>, del <<senso sacrale della vito.

l9{2 A Firenze scopre il Vangelo.194:i 4 giugno si converte el'8 settemhre eirtra in seminario.

19ú Alla vigilia delle elezioni politidre in Italia e in Francia (2 Siugw)PioXII sollecitara il voto dei cattolici a favore dei partiti "difensori" della cristianitàcontro quei partiti "distruttori della civiltà cristiana".

1947 18 maggío diventa diacono e il 13 luglìo sacerdote. L'8 ottobre diventacoadiutore di Cadenzano.

1948 aprile: vincita delLa DC alle prime elezioni dernocratiche italiane.1949 I luglio: decrdo del Santo Uffizio che prevedwa la scomunica per chi

propagandava e difendeva le dourine marxiste.1954 Diventa parr(rco a Barbiana.f958 Aprile: wce Esperienze pastorali.

1959 -1964Chruscev lancia la sua carnpagna antireligiosa.1960 Prime awisaglie della malattia che lo porterà alla morte.l9&4 La diagnosi definitiva: linfoganuloma. (forma 1um61ds maligna)1965 Esce Lettern ai giudíci.

30 ottobre: Processo a Roma con I'accusa di "incítame,nto alla diserzionee alla diserzione militare".

1966 15 febbraîo: assolto nel processo per I'obiezione di coscienza.1965 25 aprile: Torna aFbqur, per morire in casa della madre.1967 Maggío: erlce Lettera a una professoressa.1967 26 giugno: morte a Firenze. At ngami dice: o'Un grande miracolo sta av-

ven€ndo in qucta stanza: un cammello passa per la cruna di un ago". Eancora: "Ho voluto più beire a voi che a Dio, ma ho speranza che lui nonstia attento a quesúe wttigher,zÉ e abbia scritto tutto al suo posto".

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gsgàg !g,LW!Che vergognal Ersere rtatl contemporanel dl papa Glovannl. di don Mazzotari, didon Mllanl; anzl. essere statl loro amlcl e commensail, e non avere imparato. Enon elsercl convertlti. Ed essere quelll di sempre. Peggio dl sempre. g, perché sivlene dopo un Conclllo, sl viene dopo queste lotte furibonde dei poveri contro irlcchi, lasclando soli I prlml e "fornicando " sottilmente (ma poi non tanto) col se-condl. 5l viene dopo quel forsennato 18 aprlle dove ci siamo tutti "prostituiti", eora ne portlamo la colpa e il rimorso!... Tali pensieri mi ronzano dentro mentrepenso a don Lorenzo Milani. Così: a un certo punto ti sentl fisicamente al muro, edavanti hai un dito teso come una canna di pistola. ad accusarti su tutto. E una fac-cia che tl folgora e ti sorride. E una voce che ti inchioda alla croce dei tuoi tradi-menti riguardo alla fede in cui dici di credere... No, non ci scappl. Ci sei dentro. Seicolpevole. Chiunque tu sia: prete, frate, vescovo, papa, industriale, professore,giudice, intellettuale. Soprattutto se intellettuale. nlo ml vergogno a scrivere quan-do so che, poi, mi leggerebbero tutti i borghesi: tutt'at più, per far quattrochiacchiere da salotto ". Cosl: specialmente se lo hai conosciuto, sentí che è propriolui, don Lorenzo in persona che ti denuda. E' la voce della cosclenza che ti frastuo-na: perché hai tradito? Tutti abbiamo tradito, e contlnuiamo a tradire. No. non sípuò essere cristiani a questo modo. dalla parte dei rlcchl, dalla parte dei padroni,dalla parte dei militari, dalla parte degli intellettuali... Mal sentito un prete così!Ma com'erano gli antichi profeti? come era Gesù cristo? Tanto è vero chedovevano ucciderli! E per Cristo tutto è deciso net recinto det tempio: in nome diDio! E chiaro: tanto è vero che la storia continua.Cosl: non c'è niente da fare, basta vedere questa societa; e anche la chiesa. Del re-sto I'ha detto: " euesta eretica società liberate ". E gia egli ha visto, allo scadere del2o millennio, " lbra della resa dei conti... quando tutto il nostro mondo sbagliatosarà stato lavato in un immenso bagno di sangue... ". E ha pensato che avrannoimparato almeno Joro, cioè i míssionari cinesi del vicariato apostolico d'Etruria"contemplando i ruderi del nostro campanile e domandandosi il perché della pe-sante mano di Dio su di noi ". un sogno? lt delirio diun folle? o. non megtio, qual-cosa di profetico? Non erano cosl le profezie bibliche? Vedi appunto la "Dedica" diEsperienze partorali e la "Lettera dall'oltretomba riservata e segretissima ai missio-nari cinesi" nel medesimo libro. Egli immaginò, dopo la nostra miseranda fine dichiesa e di cristianidell'Occidente ("u661si dai poveri", "distrutti itempli, sbugiardatigli assonnati sacerdoti"), una rievangelizzazione delle nostre terre, ad opera di mis-sionari venuti dalla Cina. Una continuità dunque di Cristo anche per quelle nostrepovere genti soprawissute, in virtù di una specie di viaggio di ritorno del cristlane-simo in Occidente. Quasi paradossalmente meritato dal nostro tradimento. Cioè,egli immagina che possa accadere come per lsraele, il quale, avendo tradíto, è statooccasione di salvezza per la Cina e per I'Asia. E come, alla fine, si spera netta sal-vezza d'lsraele, così speriamo succeda anche per noi. Questo sarebbe il significatodell'approdo dei missionari cinesi sul suolo devastato dell'Etruria. Tutto sommato.

ItIt

è una visione positiva della storia. Non la disperazione di un vinto, ma la conce-

zlone della loria come mistero di salvezza, storia che obbedisce al disegno di Dio!

Non incredulità rna fede: comunque vada la storia per colpa nostra'Una voce dunque tanto più cudele quanto più vera e scontata dalla storia. Una

voce perfino pietosa che cerca di salvarti e di giustificarti.Così don Milani amava. Amava anche te. Ma ti amava come Cristo ama il ricco

Eputone. Con I'amore che non scherza. E' proprio dell'amore non fare un fascio di

ogni erba. L'amore distingue, scegtie, divide, denuda: appunto, ti accusa. ti inchio-

dà alta tua croce, perché ti vuole salvo a tutti i costi. L'amore è per la pace, ma non

è imbelle. Tanto meno è neutrale. L'amore è lotta fìno alla morte. Esigente ed im-

placabile. Che dà la vita per la verità. E la verità è I'uomo. Così è I'amore' Così: per

essere rempre non soto accanto ai poveri, ma "dalla parte dell'ultimo.. Scriveva in-

fatti don Lorenzo, sempre a proposito del tradimento dei poveri, seguito al 18 a-prile: *Così stando le cose è più saggio ridurre i termini a una sola semplicissima

scelta. 0 con Dio contró i poveri o senza Dio coi poveri. E scegliendo io di star con

Dio e con la sua Chiesa non resta che pregare per i poveri che calpestiamo e tenta-re di confessarsi spesso per essere pronti al severo castiSo di Dio che non tarderà a

venire e indicarci la strada nuovaDPer riprendere I'immagine della lettura come processo, quest'uomo arriva ad accu-

sarti persino attraverso il suo rimorso: per aver sbagliato, bencbé sia stato coJtret'

to a sbagliare! Quetla connivenza subita dal prete con le forze della discriminazio-ne e dello sfruttamento! Connivenza chiamata eufemisticamente "buona azione,,perché il prete riesce a trovare lavoro a un disoccupato! Connivenza che egli inve-

ce chiama *un'opera cattiva e perfino illegale":,ll fratello lndurtriale è rtab gentíle con me. Ha detto alla sorella dattilografadÍ far ta schedina al mÍo fígtÍolo Franco. lo dovevo estere grato al fratello ln'

dustriale. Ma poÍ è successa una cosí, trtfie: mentre m'alzavo per andare via

avevo aggiunto: 'le farò fare una lettera anche dallbffrcìna dove Fmnco ha

Iavorato frn ora per dirle quel che sa fare". tl fratello lndurtriale mÍ ha steso la

mAnO COn un SOrriSO d'Íntesa: "Non ìmpOrta, reverendo, Se me lo raCCOman'da lei non sara certo un comunÍrta". Perché non ho ritÍrato la mano SÍgnore?Come ho fatto a non capire sublto che quella mano e quell'occhíata e quellaparota erano uno tputo sul mío sacerdozio che è il Tuo facerdozio, Signore?(,..) Ho avuto paura per il lavoro del mio Franco. Ma ora mi pare dÍ avertiingannato fratello lndustriate: b9ogna che ti risponda. Sì, che il mio Franco è

un comunista."E un comunista non deve mangiare?" mi ha chiesto Franco (... )Quanda quattro mei fa, col decreto della mia Mamma Chiem, glî ho detto:

-.îbagli, Franco, a etser comunÍsta- che credeví tu fratello Industriale? Che iogtíetà dicessi per te? Per salvare il tuo capitale e il tuo mondo sbaglÍato che

deve cadere? (..) Tu, Franco, lo sai, vero? che io non tono per loro? ("' )Perdonaci tutti: comunìstÍ, índustriatí e pretÍ. Dímenticaci, dkprezzacÍ, faíquello che vuoi, ma il tuo Signore non_lo lasciare, Franco ".

)

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A questo punto non è neppure don Lorenzo che ti accusa, ma è cristo stesso.5i spalanca ll Vangelo: vangelo letto a 5. Donato di catenzano o a Barbiana, lettooggl. Per dlre com'è reale e contemporoneo. E come appunto il Vangelo è dimo-stratol Con queste "esperienze". Dimostrato che non è una favola- Come non è sta-ta una favola per 5. Francesco e per papa Glovanni e per Mazzolari, I'uomo di fuo-co' e per pochi altrl. 5ì. adesso si capisce come don Lorenzo può essere stato di Cri-rto: al di la di ogni immagíne romantica e avvilimento pietirtico. Percbé anche per5- Francesco la vicenda non è tanto idillica: su uno che porta le stigmate, c'è pocoda fare del sentimentalismo. E anche per papa Giovanni, pur nella pace evangelicadello spirito, nesruno può dire che non sia stato il suo un papato drammatico. Ladifferenza di temperamenti è questione secondaria.Di una segreta e profondissima gioia, perfinodi affabilita e di grazia abbondava anche donLorenzo, pur sempre disteso sulla graticoladelle sue scelte. Ci sono documenti nei quali simanifesta la beatitudine del Regno. Non unabeatitudine futura, da comprarsi col sacrificio,I'obbedienza ecc., ma una beatitudine presen-te, viva, sorridente nella situazione di maggio-re umiliazione e solitudine. Ecco un esempiopreso poco meno che a caso. Scriveva donMilani quando era già al confino ecclesiasticonella piccolissima parrocchia di Barbiana: "E'triste, è un disonore, è grave, tutto quello chevuoi, ma non è una catastrofe: s'arrangino,vadano al diavolo, pregherò per loro, riderò di loro (...). E poi? E poi andrò tran-quillamente a mangiare e a dormire e cercherò di osservare giorno per giorno lalegge di Dio e della Chiesa e non vorrò smettere di essere una persona sorridente eserena, una persona che possiede la pace e la sa difendere (...). Combattivi fino al-I'ultimo sangue e a costo di farsi relegare in una parrocchía di 9O aníme in monta-gna e di farsi ritirare i libri dal commercio, sl tutto, ma senza perdere it sorriso sullelabbra e nel cuore e senza un attimo di disperazione o di malinconia, o di scorag-giamento o d'amarezza. Prima di tutto c'è Dio, e poi c'è la Vita Eterna ".ln fondo è lo stesso spirito che già affiorava in lui nei primi anni di sacerdozio: . Migodo il mio Dio che m'ha dato finalmente un mestiere col quale posso divertirmltanto .. E "Mi son fatto cristiano e prete solo per spogliarmi dí ogni privilegio". E' ilcercatore di perle del Vangelo: che va, vende tutto quello che ha e compera ilcampo dove è narcorta la perla. una perla che non perderà più; e una gioia chenon scambierà mai per nessun'altra cosa.Così dunque Cristo ad ogni svolta della storia trova qualcuno che gli impresta lavoce. Così il processo continua per infiniti capi d'accusa: sulla doppia preghiera,quella del curato e la sua durante la processione:

.Perdonali che non tono qui con teD prega íl parroco.

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"Perdonaci che non siamo lA con ls6n, prega don Lorenzo.E poi la poverta: non poter non parlare sempre come lui "dalla cattedra ineccepibi-le della povertà". E poi "i candelabri dorati solo verso la gente e imbiancati daquella parte che guarda il sacramento ": cioè il problema dell'apparire e non del-I'essere. Poi la persona del prete! E il suo servizio sbagliato; e quella discriminazio-ns fr3 rparrocchiani di prima e seconda categoria D: quante volte il povero vienediscriminato e nessuno fa caso alla sua sofferenza.E tutto quetto come vita vissuta, come cose pagate sulla propria pelle. E il grandedono di "ragionare" nella fede! E I'opera di evangelizzazione come assoluta libera-zione dell'uomo: I'opera di promozione umana, I'opera della .acculturazione" delpovero, perché il povero si difenda da solo. Soprattutto la giustizia. Solo giustiziaperché la giustizia è tutto: è prova dell'amore, è garanzia della libertà. Perché nonsi può essere in pace senza giustizia. E neanche la gioia può essere ingiusta. Non sa-rebbe più gioia. Questo è il paradiso umano, umanissimo didon Lorenzo.E alla fine del processo tutti si domanderanno: è possibile essere come don Loren-zo? Che cosa dobbiamo fare? La domanda che si ponevano tanti nell'udire Gio-vanni il Battista, colui che apriva la strada all'incontro con Cristo. La risposta la dàun suo figliolo, uno di quelli che I'avevano capito (Padre, ti ringrazio che hai na-scosto queste cose ai grandi e ai sapienti, e le hai rivelate ai piccoli!). Essere comedon Lorenzo? " Lui aveva avuto una unzione particolare: non si può essere com'eradon Lorenzo, mi permetto di dire, se non c'è un intervento diretto e particolaredel Signore. E' arrivato qui con querta spinta a fare un lavoro di evangelizzazione,portare Dio dappertutto ".Certo non è questo che si richie-de ad un cristiano: di essere copiadell'altro. Ognuno ha la sua fac-cía, e così ognuno la sua voca-zione e il suo destino. Ma di ave-re il medesimo spirÍto questo sì.Lo Spirito di Cristo: "riceverete ilmio Spirito". Lorenzo, quandostava ancora cercando la verità

"era pieno di Spirito Santo"; co-me è detto di Stefano, primo martire cristiano. Dunque: posso e debbo imitare Cri-sto, ma nessuno deve "scimmiottare" né Lorenzo né Francesco. A imitare i santi sipuò diventare anche matti, ma a "Jeguire" Cristo non sbagli mai, sei sempre nuovoe creativo, e adatto al tuo tempo. Perché Cristo è I'infinito di Dio nel tempo di cia-sCUnO.Ma quale la spiegazione del fenomeno don Milani? ll fenomeno don Milani non sispiega che con il segreto della santità. Ciò wol dire che si deve uscire dalle nostrelogiche: qui c'è il mistero di Dio. E però, con questo, non si vuole evadere: Dionon è fuori della storia, né fuori della vita dell'uomo! Sitratta di credergli e di ri'spondergli. E nella rnisura in cui si dice di sl, allora si diventa esplosivi e rivoluzio-

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narl. Cloè si entra In un'altra logica, che è appunto la lo$ca di Dio. Basti guardareall'evento di Crlsto, appuntol Per queste logiche la santita è un assurdo, non haspiegazionl. Tantomeno quella di don Milani.Santita in don Milani; santità che finalmente non è solo "trontà" come si usa giudi-care da parte degli intellettuali, forse per legittimare la loro viltà e i loro compro"messi, Qui non siamo di fronte solo a un convertito, qui Cè qualcosa di più. ln an-tico si sarebbe defto che qui siamo davanti 6 un .predestinato". Di fronte a un se-gnato, certo! ll "predettinato" lasciamolo stare, perché potrebbe indurci a un fatali-smo, a un d determinismo. Mentre qui c'è un uomo che liberamente sceglie, unuomo che lotta e rischia e .sbaglia".Lui cosl obbedientissimo e fedele sempre: perfìno delicato verso la stessa chiesache lo colpiva. E Lorenzo paga di penona. E non fa pagare I poveri. Fin quando lachiesa, una (certa chiesa", non trova il coraggio di dlre che anche don Lorenzo Mi-lani è un santo, questa chiera non impara!Vuol dire che non cambia, non sl con-verte, neppure di fronte alla "lezione" di Dlo; vuol dire che non ha compreso i "se-gni dei tempí"; anzi, non ha *temuto Dio che le attraverava la strada ". Papa Gio-vanni, don Mazzolari, don Milani... Certo, non è la santità "formalistica". Certo,qui ci troviamo di fronte a una santità da grandi tempi, da ultimi tempi. Vorrei di-re, da veri e soli e autentici rivoluzionari (anzi le rivoluzlonl degti altri spesso fini-tcono Per erserc appena delle successioni: delle prese di potere. Poi tutto è finito).Ma che qui di santità si tratti, c'è da scomrnettere qualriasi cosa. Ma è una santitàsecondo la Tradizione nel senro maiuscolo del termine: I'uomo confio il tempio,contro la legge e contro il potere, Per la libertà dell'uomo! 0 comungue: non si di-chiara santo uno che abbia úesercitato le virtù teologali e morall in grado eroico"?Uno che sia un modello dí fedeha a Cristo, alla sua chiesa, ai poveri? Allora c'è dasfidare chiunque a trovare altri che sia più fedele, nei nostri tempi, di don LorenzoMilani. Chi può ersere un esempio più efficace ai nuovi credenti, ai giovani inquie-ti che cercano il regno più di quanto noi conformisti riusciamo a immaginare? Malasciamo: oggi, per fortuna, lo stesso popolo cristiano è sempre meno interessato auna "canonizzazione', mentre è sempre più attento alla vera santità. ll fenomenodi papa Giovanni parla da sé.Ancora una nota prima di concludere. ll linguaggio di don Milani: il problema del-le cosiddette parolacce! Pure in questo non mancano dei precedenti nell'agiografia:com'è il caso di 5. Bernardino da Siena sul latte della Madonna "che non è unavac€a D ecc., oppune di 5. Antonio da Padova che accosta i cardinali ai tacchini "quando mortrano il c... ". Solo uno che non è puro ha paura a chiarnare le cosecon il loro nome. Mentre don Milani era tanto puro che non si è mai permessouna barzelletta equivoca, e si permetteva invece di chiamare tutto col ruo veronome. Ed è una sua ulteriore testimonianza di verità e di carità. I suoi ragazzi in-fatti, anche se raggiunti da certe sfezate verbali, sapevano benissimo di esrere ama-ti da lui come da nessun altro. Da ricordare infine che don Lorenzo è un toscano. Ela grazia rirpetta rempre ll materiale d'origine.

David Marfa Turoldo

A futúìana - Venerdì 3 gennaio 2003 -

La Chiesa e I'esilio

L'esilio: il coronamento di una carrieraLa Scuota Popolare funziona bene e miete successi tra la stragrande maggioranza

della gente, ma, com'è prevedibile, dà fanidio a qua[cuno: "Troppa libertà d'idee,

non .tè rispetto né di ruoti né di gerarchie!". "Com'è possibile che comunisti e de-

mocristiani siedano negli stessi banchi?"-Questi ed altri pettegolezzi giungono alle orecchie dell'Arcivescovo portati da voci

invidiose e senia voito, che da parte loro non hanno il coraggio di affrontare don

Lorenzo a viso aperto rivolgendo a lui direttamente le accuse perché possa difen-

dersi. Nell'estate 1952 si accentuano i contrasti. Due anni dopo don Lorenzo viene

traferito a Barbiana. Egti conserva una invidiabile pace interiore: "Ho I'imPressione

- confida alla mamma - che la mia "carriera" stia precipitando. Ma te non comin-

ciare ad allarmarti, te devi preoccuparti solo ch'io stia sereno e buono. E sereno

sOnO.,. ".Non gli parra nemmeno per il cervello di ribellarsi a questa profonda ingiustizia. E'

obbediente síno in fondo: "Sono decisissimo a non difendermi e a non lasciarmidi-fendere dagli amici '.Nel 1954 partirà per Barbiana con la convinzione che "le cariche di esplosivo che

ha ammonticchiato per cinque anni non smetteranno di scoppiettare almeno per

cinquanta sotto il sedere dei suoi vincitori ".

L'ha mandato il VescovoBarbiana. Un nome che a molti non dice niente.E' inutile cercarlo, non c'è nemmeno sulla cartina d'ltalia-Eppure esiste. Una mulattiera stretta stretta e tassosa si arrampica 5u per il versante

nord del Monte Giovi, nel Mugello. Siamo in Toscana. In cima al viottolo si apre

una spianata. Povere case sparse tra i campi e i boschi, una piCCola chiesa, la cano-

nica.150 persone in un posto fuori del mondo: manca I'acqua, la corrente elettrica, il

servizio postale. La posta arriva quassù con la maestra, che ogni mattina arriva da

Firenze.La gente è semplice, rozzai il volto scontrose, scavato dalla fatica di una terra ava'

ra, lo sguardo sfuggente e timido, i discorsi poveri di parole.6 dicembre 1954, un lunedì: una giornata d'inverno fredda e píovosa. Ma i volti

dei montanari si animano, te porte si socchiudono, i bambini non stanno fermi da

nessuna parte; arriva il nuovo priore di S. Andrea di Barbiana, "un prete giovane' -dicono - "chissà com'è? ".

Page 6: Don Milani

Don Lorenzo Milani, un prete brillante, sale in quest'angolo sperduto del mondo.ll suo Vescovo I'ha mandato qui perché non ha capito e non gli sta bene il suomodo di fare il prete. Nel cuore di don Lorenzo c'è angoscia e speranza: la sua vitaoggi riparte da zero.

ol cargoBarbíana è una minuscola parrocchia di monta-gna. Quando don Lorenzo ci arriva come nuovopriore, nel dicembre "1954, c'è solo una scuola e-lémentare: cinque classi in un'aula sola. I ragazziescono dalla quinta semianalfabeti e vanno a la-vorare. Timidi e disprezzati. Don Lorenzo decideallora di spendere la sua vita di parroco per la lo-ro elevazione civile e non solo religiosa. Apreuna scuola per i ragazzi del popolo che hanno fi-nito le elementari. 5u una parete della scuola c'è scritto grande "l care ". E' il mottointraducibile dei giovani americani migliori. "Me ne importa, mi sta a cuore ". E'ilcontrario esatto del motto fascista .Me ne frego". Sull'altra parete c'è scritto il bre-ve componimento di un bambino cubano: " Ya escribo porque me gusia estudiar.El niÉo que no estudia no es buen revolucionario" ("lo scrivo perché mí piace stu-diare. ll ragazzo che non studia non è un buon rivoluzionario ").

L 'obbedienza di un r ibel leDon Lorenzo è coraggioso per natura e ai suoi ragazzi insegna a non avere quellaprudenza che significa risparmio di se stessi. E'un uomo libero, sincero, e quando èconvinto di dire la verità te la dice in faccia, senza paura di urtare. Fa riflettere ilsuo modo di stare nella Chiesa severamente disciplinato e obbediente verso le leggiecclesiastiche (addirittura fanatico) con un amore grande e fedelissimo.Perciò rimane all'interno della Chiesa non tanto per le sue idee, ma perché è con-vinto che la Chiesa è il luogo in cui, pur tra difficoltà e incomprensioni, c'è la sal-vezza, cioè la certezza di camminare accanto a Dio con la Parola e i sacramenti cheCristo ci ha dato.Della Chiesa si mostra sempre un innamorato "folle. e ne parla come se si trattassedi una persona. Ad un suo amico, professore di filosofia: "T'ho scritto per difende-re la mia carissima moglie Chiesa che amo tra infiniti litigi e contrasti (come ognibuon marito usa fare)". Un'altra volta scrive: "Errori nella Chiesa ce ne sono, ma laChiesa è la madre, se uno ha la madre brutta che gliene importa!".Per lui quindi la critica, anche aspra, che esercita nella Chiesa, oltre che un dovere,è sempre un atto di amore. Dice- "E' un preciso dovere dialogare, informare le au-torità ecclesiastiche: non hanno mica lo Spirito Santo che le informa per telescri-vente! Nella Chiesa io ci vivo, ci parlo e ci scrivo con la piena assoluta libertà diparola, di pensiero, di metodo, di ogni cosa ".

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I poveri e la scuola

La passione civile, I'impegno politico, I'amore per le cose serie della vita, lo schie-rarsi sempre, a qualsiasi costo, contro I'ingíustizia, sono lo "statuto " della scuola diBarbiana. Tutto ciò senza fucile, senza metodi violenti, senza la propaganda dell'o-dio, ma con un'arma nobile, pacifica, la più rivoluzionaria: la parola.ll dominio dellaparola è quelche manca aquei montanari,senza di essa iloro tesori sonocome mutatidentro per sem-pre, isteriliti. Lascuola di Barbia-na ha il cultodella parola. Dice don Lorenzo: "Sono otto anni che faccio scuola ai contadini, eagli operai e ho lasciato ormai quasi tutte le altre materie. Non faccio più che lin-gua e lingue. Mi richiamo dieci, venti volte per sera alle etimologie. Mi fermo sulleparole, gliele seziono, gliele faccio vivere come persone che hanno una nascita,uno sviluppo, un trasformarsi, un deformarsi... La parola è la chiave fatata che apreogni porta -.Per don Lorenzo è solo la lingua che fa eguali. Eguale è chi sa esprimersi e intendeI'espressione altrui. Che sia povero o ricco importa molto meno. Perciò alla scuoladi Barbiana si impara non solo la lingua italiana, ma anche molte altre lingue stra-niere - francese, inglese, tedesco, spagnolo, perfino arabo ed ebraico! - Per poter

comunicare col maggior numero di persone possíbile, Per conoscere uominí e Pro-blemi nuovi, per abbattere in concreto, nel proprio piccolo, i confini delle patrie

che non giovano soprattutto ai poveri. Spesso i ragazzi più grandicelli vannoalt'estero per imparare bene una lingua e sí mantengono lavorando, anche moltoumilmente. Scrivono, in lunghe lettere al priore e ai compagni, le loro nuove espe-rienze, le loro scoperte.,Un giorno ad un suo carissimo amico che era andato a trovarlo don Lorenzo di-chiara indicando i ragazzi raccolti nefia scuola: . Vedi, questi bambini, lo li amo.Essi hanno riempito il inio cuore. Non c'è più posto per sogni o fantasie. Non sipuò volare come farfaue; non dobbiamo aver l3aura di sporcarci. Questi ragazzi,man mano che crescono, se ne vanno. Allora non mi appartenSono più' né io ap-partengo più a loro... Tu sei venuto quassù e mi hai strappato da loro un po'di

ternpo. ln genere non li lascio per nessuno..

l l

Page 7: Don Milani

Dalla parte del l 'u l t imoI poveri non hanno bisogno dei signori. I signori ai poveri possono dare una cosasola: fa lingua cioè il mezzo d'espressione. Lo sanno da sé i poveri cosa dovrannoscrivere quando sapranno scrivere. E allora se vuoi trovare Dio e i poveri bisognafermarsi in un posto e smettere di leggere e di studiare e occuparsi di far scuola so-lo ai ragazzi delle età dell'obbligo e non un anno dí più, oppure agli adulti, manon una parola di più dell'eguaglianza e I'eguaglianza in questo momento dev'es-sere sulla lll media. Tutto il di più è privilegio. Naturalmente bisogna fare ben altro

di quel che fa la scuola di Stato con le sue 6OOore scarse. E allora chi non può fare come medeve fare solo doposcuola il pomeriggio, ledomeniche e I'estate e portare ifigli dei pove-ri al pieno tempo come I'hanno i figlí dei ric-chi. Quando avrai .perso la testa, come I'hopersa io, dietro poche decine di creature, tro-verai Dio come un premio. Ti toccherà trovar-lo per forza perché non si può far scuola sen-za una fede sicura. E' una promessa del Signo-re contenuta nella parabola delle pecorelle,nella meraviglia di coloro che scoprono sestessi dopo morti amici e benefattori del 5i-gnore senza averlo nemmeno conosciuto.

"Quello che avete fatto a questi piccoli ecc.".

La morte

L'unica cattedra degna del prete è la povertàDon Lorenzo vuole essere non "d Capo dei poveri", ma schierato con i poveri per-ché povero lui stesso.Ogni prete, ogni cristiano vero sceglie i suoi poveri: i lebbrosi Raoul Follereau, imoribondi Madre Teresa di Calcutta, i fratelli neri oppressi Luther King, glí amma-lati negri Albert Schweitzer.Anche don Lorenzo sceglie una categoria di poveri, forse fra i più dimenticati, fra ímeno appariscenti- gli ignoranti: gli analfabeti. Ad un suo caro amico, don Ezio,che gli racconta come si sentì umiliato quando una domenica, a vespro in chiesanon c'era che un deficiente, risponde: " lo sono più in gamba dí te, ne ho quattro.Molte domeniche non ho che loro e penso sempre che Dio mi deve volere un granbene se mi circonda di suoi elettissimi a quella maniera ".E' straordinaria la capacità di don Lorenzo di annullarsi tra gli operai e i montanari,tra i contadini e la gente senza istruzione, senza intelligenza.Una volta don Bensi, I'amico della conversione, capitò a Barbiana senza preawiso,verso rera; don Lorenzo era già minato dal cancro. Lo trovò, come al solito, nellastanza che servíva da scuola. Era steso al buio su un pagliericcio. Accanto aveva

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una donna, la vecchia scema del paese, e î regazzí meno intelligenti. Erano lì ín si-lenzio ad assaporare fino in fondo la loro sofferenza, la loro solitudine, la lorosconfitta umana. Don Lorenzo era uno di loro, non diverso, non migliore; ed eragià condannato a morfe. Don Bensi si sentì i brividi. L'uomo che sapeva tante lin-gue, in grado di parlare di teologia, di filosofia, d'arte, di letteratura, di astrologia,di matematica, di politica come pochi altri, lì, nel buio di quella stanza.

Una dedizione totale f ino al l 'u l t imo respiroDon Lorenzo Milani muore il 26 giugno 1967 nella casa della mamma a Firenze. Isuoi ultimi mesi di vita sono tutti dedicati al libro Lettera a una professoressa che isuoi ragazzi di Barbíana stanno scrivendo con la loro tecnica di composizione col-lettiva, lui fa solo da regista. ll líbro erce a maggio, don Lorenzo ne vede solo lepríme copie.Prima di morire chiede a don Bensi di leggere la passione del Signore secondo iquattro evangelisti: vuole mostrare alla mamma, ebrea e non credente, come muo-re un prete cristiano. Viene sepolto per rua espressa volontà nel piccolo cimitero diBarbiana. Nel suo testamento dice: "Caro Michele, caro Francuccio, cari ragazzi,...ho voluto più bene a voi che a Dio, ma ho speranza che lui non stia attento a que-ste sottigliezze e abbia scritto tutto al suo conto. Un altro abbraccio, vostro Loren-2O,, .

Alcuni testi di don Lorenzo

ESPERIENZE PASTORALIEsperíenze pastorali è Íl primo e unico libro scritto da don Lorenzo Milani. Le altre opere in-fatti sono lettere. Usci il 25 marzo 1958. Risultò molto faticoso per don Milaní ottenerel'imprimatur dell'autorità ecclesiastica. Attraverso l'interuento di La Pira ríusci ad avere laprefazione del vescovo di Camertno monsígnor DAvack, che rísultò propedeuticaall'imprimatur del cardinale Elia Dalla Costa. Non è qui Ia sede per ricostruire l'iter comple*to e tortuoso seguito da don Mílani pergiungere allbutortzzazione del ardinale. Mí limitoa riportare Ia testimonianza resami dall'editore Vittorio Zani: "Si dovette ricorrere a una spe-cie di ragiro, altrimenti non c'era verso di pubblicare il libro. ll raggiro consistette in que-sto: come reuisore fu scehò da don Milanì (e non dalla Curia, alla quale spettaua in realtàIa scelta) A padre SantillÍ, consíderato allora uomo aperto e molto legato a don Milani. Eglídiede l'itnprímatur tenza diffrcoltà. Poi fu attesa I estate quando il cancelliere della Curia par-ti per le vacanze e le bozze dei libro furono consegnate al uice cancelliere con un tÍtoloprovvisorio (Note di San Donato a Calenzano) che non destasse sospetti, e il nomedell'autore fu addirittura celato. ll více cancelliere prese le bozze e Ie portò dal cardinaleDalla Costa, molto vecchío e ormai non più lucido, íl quale frrmò l'ímprimatur senza legger-ls". Quando rcoppiarono le prime polemiche per i contenuti del libro, lbllora ausiliare diDalla Costa, monsignor Erme- negildo Florit, prese Ie distanze dal suo superíore. Al segreta-rto di Stato monsignor Angelo DellAcqua scrisse: *Non riesco a conoscere che cosa abbia in-fluito sullbnimo dell'E mo Cardinale per l'effettiva concessione dell'imprimatur, cancessíone

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avvenuta del tutto all'Ínsaputa del sottoscritto.. PoÍ prosegui lasciando intendere che lbnzia-no ardinale fosse stato in qualche misura raggirato. lnfrne concluse suggerendo un articolodellbutorevole "La Civiltà Cattolica., settimanale deí gesuiti (le cui bozze prima dí andare inttamPa venivano vistate da un offrciale della segretería di Stato vaticana), che stroncasse conuna recensione fortemente negativa il líbro dei priore di Barbiana. Ciò puntualmente av-venne íl 2O settembre 1958 con un articolo, Le esprienze di don Milani. frrmato da padreAngelo Perego, che così si concluse: ,,All'autore del libro ci sîa permesso, infine, di augurare,anche come riprazione del grande male che la sua opera certamente farà a tante anime ir-requiete e Poco formate, di poter scrivere pagíne píù serens". Quattro giorni dopo lbrticolode "La Civiltà Cattolica" entrò ín funzione il Sant'Uffrzio, che decise di promuovere un'in-chiesta sul líbro, la quale si concluse il lO dicembre Í958 con una sentenza negatíva: "li libroEsperlenze pastorali del sacerdote don Lorenzo Mflani sia ritirato dal commercio: sul mede-simo mcerdote I'ordinario esercítÍ vigila nza ".La molla originale di Esperienze partoralí fu la rícerca deí motívi dell'incoerenza religíosa delpopolo di San Donatoll giovane cappellano cercò infatti di adattare la sua pastorale alla realtà sociale, culturale,economica e religiom della prrocchia in cui sí trovò a operare. Don Mílani cominciò cosí araccogliere i datí quantitatiui della religíosità popolare: partecipanti alla metftt, numero co-munioni, hequenza dei ragazzi alla dottrina. Durante la Quaresima del l95l sfruttò la bene-dÍzione delle case per compilare una specie di censimento: contò í lettÍ, chi aveua lacquacorrente e chí no, chi la luce elettrica e chi invece si serviva del lume a carburo, chi era pro-prietario e chi invece ínquílina Nel 1953 don Milani invtò al cardinale Dalla Costa un pro-memoria sulla metodologia partorale adottata a Cadenzano, di cui il libro era sintesí e stru-mento. .Per príma cosa ho comincíato ad ínformarmí di prima mano sulle realí condizionisociali, economiche e religiose di questo popolo. Ho raccolto cioè con pazienza tutti i datistatistici possibili immaginabili e li ho elaboratí e riuniti in un volume dattiloscrtffo. (.-. ) Mísono cosi conuinto del grave ttato di ditagio in cui víve il mio popolo, delle ingiustizie socia-li delle quali è vittima e della profondità del rancore che nutriva verso la classe dhigente, ilgoverno e il clero".ll libro, 477 pagine, è suddivíso in due parti. Nella prima sono analizzati, in quattro capítoli,la fede del popolo di San Donato (attraverso la somministrazione deí sacramenti), la ricrea-zione come metdo pstorale tradizionale usato dai parrocÍ pr avvicÍnare i fedeli alla ChÍe-sa, I'istruzÍone civile e l'Índirizzo politico dei panocchiani. La seconda parte dedica tre caphtoli alla condízione sociale ed economica dei popolo di Calenzano e Barbiana (lbsodo, lecase, il lavorQ. Dalla conoscenza della reakà, don Milaní trae alcune conclusioni importantiper elaborare una conteguente rtra@gia pastorale. Prímo, il prtore di Rarbiana ríleva nel suopopolo una condizione di scristianizazione, in cui I'assenza di fede è nascosta da un reticolodi forme tradizionali di relÍgiosità. Pertanto il prete doveua considerarsì non più pastore, mamissionarÍo in terra di infedeli. Íecondo, gli ostacoli maggiori allbuangelízzazione erano co-stituíti, secondo don Milani,dalle condizioni sociali, culturali ed economiche del popolo díSan Donato. Per cui la lotta in difesa degli ultimi e dei poverÍ rÍspondeva a un'esígenza *uangelica e pastorale. Una lotta che doveua porre al primo posto l'eleuazione culturale, sen-za la quale il popolo non poteua comprendere íl messaggío cristiano. "Come euangelizzato-re il prete non può restare Índifferente dÍ fronte al muro che l'Ígnoranza civile pone fra lasua predicazione e i poveri,, scrive don Milani. Tra gli ostacoli che impedivano la cristianíz-zazione deí popolo vi erano anche quelli politici, toprattutto in realtà, come quelle di Ca-lenzano, contrassegnate da una forte presenza dei PCl. L'ídentífrcazione della Chiem con laDc e il governo, creava di fatto una furriera ideologica tra lbnnuncÍo euangelico e la mag-

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gíoranza del popolo che professaua idee polítiche dí slnistra. Se quesîa era la cllagrrl rulhragioni della scristÍanizzazione del popolo dÍ San Donato, la "terapla" patîorale tradhknalp,appreta in seminario, era in grado di rÍsolvere il problema? La ilsposta dl don Mllant è ncga.tiua: il catechismo ai ragazzi dava scarsi risukati, t'uso della ricreazlone ln parrocchla per at.trarre i giouani era effrmero, cosl come le forme di retigíosià tradizionale non producetatronel fedele unbdesione convinta e profonda al proprio credo relígioso. Da questo atnvhtl.mento scaturisce lblternatiua pastorale adottata da don Milaní, che sl fondava su utr't4nndÍ promozÍone umana, in cuÍ ebfu un ruolo centrale la scuola, e sulla rlproposlzlone del vu-Iori essenziali delle fede. abbandonando qualsiasÍ forma di religiosiÈ tradízlonale esterlor(dalle processioni alle pratiche minori). Ecco alcuni brani estratti da Esperienze pattorall,

o Perdonaci perché non siamo là con loro5i vedono due foto che ritraggono ta processione delta parrocchia, accompa-gnate dalle seguenti didascalie:Passa il Sionore. Serenata di fiori, veli bianchi, festa di paese. Trionfo della fede?Ma il gruppo d'uomini che segue il Signore non è la parrocchia, è solo una chle.suola senza peso. La parrocchia si gode to spetta- colo e si tiene a dovuta dl-stanza.Due preghiere. ldentico è il pensiero dei due pretí in processione (il propostodon Pugi e ilcappellano don Milani): le93,2o/o pecorelle che restano fuorl. Madiverse sono le loro preghiere. Proposto: perdonali perché non son qui con te.Cappellano: Perdonaci perché non siamo là con loro.

r l l comunismo non causa ma conseguenza del mater ial ismo"Non nota (il cappellano don Milani) poi una concezione meno materiallstlcadella vita nei democristiani che nei comunisti del luogo. Né vede un'interloredifferenza fra i cristiani delle feste e gti apostati dichiarati (cioè chi non vlenemai). Per questo considera il facile diffondersi del comunismo (ateo) non la cau.sa ma la consetuenza di un materialismo che da generazioni era già ben radlca-to anche sotto forme religiose (e forse tra il clero stesso)"

o L'arte di far scoprire ai giovani le gioie detta cuttura"Mi Perfezionai allora nell'arte di far scoprire ai giovani le gioie intrinseche dellacultura e del pensiero e smisi di far ta corte ai giovani che non venivano a scuola. Non perdevo anzi occasione di umiliarli o offenderli. Per esempío capltavache andando in paese a telefonare trovassi uno di toro net bar ad arrabattarslcoll'elenco telefonico. 5e mi chiedeva di aiutarlo, invece di contentarlo alzavola voce e lo infamavo. ( ... ) Gli operai come te sono proprlo come li voglio-no i signori. Non lo vedi che organizzano apporta il Giro d'ltalia e il cine perimbambolartie tenerti lontano dalla scuola e dal sindacato?,.

o Dove è scritto che il prete debba farsi voter bene?"Non prendo in considerazione it sistema del do ut des, cioè di rícattare con laricreazione per riempire chiesa e scuola di dottrina, perché non mi pare educa-tivo. Píuttosto noto che molti giovani preti sono riusciti, per mezzo della ricre-azione (e a differenza di me) a farsi voler bene da tutti. Sul princlpio la cosa mi

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turbÒ moltot ora cl ho rlpensato: dove è scritto che il prete debba farsi volerbene? A Gesù o non è rlusclto o non è importato"lo al mlo popolo gli ho tolto la pace

.lo al mlo popolo gll ho tolto la pace. Non ho seminato che contrasti, discus'slonl, contrapposti rchieramenti di pensiero. Ho sempre affrontato Ie anime e lesltuazlonl con la durezza che si addice al maestro. Non ho avuto né educazio-ne. Né riguardo, né tatto. Mi sono attirato contro un mucchio di odio, ma nonsl può negare che tutto questo ha elevato il livello degli argomenti di conversa-zlone e dl passlone del mio popolo".Devo quello che so ai giovani operai e contadini

"Devo tutto quello che so ai giovani operai e contadini cuÍ ho fatto scuola.Quello che loro credevano di stare imparando da me, sono io che I'ho impara-to da loro. lo ho insegnato loro soltanto a esprimersi mentre loro mi hanno in-segnato a vivere".La fede è un modo di vivere e di pensare

"Quando ci si affanna a cercare apposta I'occasione di infilare la fede neidiscor-si, sl mostra di averne poca, di penrare che la fede sia qualcosa di artificiale ag-giunto alla vita e non invece un modo di vivere e di pensare".Come bisogna essere per poter far scuola

"Spesso gli amici mi chiedono come faccio a fare scuola. ( ... ) Sbagliano la do-manda, non dovrebbero preoccuparsi di come bisogna fare per fare scuola, masolo di come bisogna essere per poter fare scuola. ( ... ) Bisogna aver le ideechiare in fatto di problemi sociali e politici. Non birogna essere interclassisti, maschierati. Bisogna ardere dell'ansia di elevare il povero a un livello superiore.Non dico a un livello pari a quello dell'attuale classe dirigente. Ma superiore:più da uomo, più spirituale, più cristiano, più tutto".Errori e meriti del comunismo

"ll comunismo porta con sé i fondamentali errori ideologici che tutti sappiamo,ma porta, come ogni altra cosa, anche un fondo di verità e di generosità, peresempio la preoccupazione del prossimo, I'amore per I'oppresso ecc. E dedicarsial prossimo, sia pure nell'errore, è sempre più cristiano che buttar via la vita ebadar a divertir se stessi, sia pure sotto le ali del pr€tÈ".

L'OBBEDIENZA NON E' PIU' UNA VIRTU'll 14 febbralo 1965, una domenica, ll profesmr Agostino Ammannati, un amico di don lp-renzo Mflani, mll a Rarbiana con un paÍo dì giouaní di Calenzano e un rítaglìo della "Nazío-ne" dí due giorni prima. "L'haÍ visto, priore?", domandò Ammannati. Don Lorenzo risposedl no. lul era abbonato a "ll úiomo", per cui apl il rìtaglÍo di giornale e a rtoce alta lo leseal ragazzl. W era ríportato íl comunicato ttampa dei cappeltani militari in congedo della Ta'rcana che aff:ntava il tema dell'obiezione di corcienza, reso incandesente dalla condannaal carcerc rublta dal glovane cattolico Oiuseppe 6ozzini, che sí era rifrutato dí prestare Íl ser-u&lo mllltarc (ancora non esisteua una lege che autorizasse il seruizlo cÍvÍle altemativo,per cul gll obleîîorl flnluano díetro le sbarr). Nel comunicata i cappellani giudicavano "un

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insulto alla Patria e ar'suoi caduti la cosíddetta obiezÍone dl coscfenza che, esîraned al tvmanùmento cristiano dellbmore, è espressione di vihA',. ScriverA don Mllanl al gludlcl rl.percorrendo la vicenda che lo pofterA in îibunale: "Ora io sedevo dauanîl al mlel ragazzlnella mía duplíce veste di maestro e di sacerdote e loro mi guardavana sdegnatl e appasslo-nati. Un sacerdote che ingiuria un arcerato ha sempre torto. Tanto plù se inglurla chl è lncarcere per un ideale. Non avevo bÍsogno di far notare quette cose al mieí ragazzl, Le atn-uano già intuite. E avevano anche intuito che ero ormai impegnato a dar loro una lezlone dlvita". Così don Milani decíse dí rkpondere ai cappellaní milÍtari affrontando ll tema splnosodellbbiezione di coscíenza, molto sentito soprattutto nella FÌrenze cattollca dl quegil annl,Da Giorgio La Pira a padre Emesto Balduccí, che fu condannaîo per aver scrltto che "nel ca-so dí una guerra totale i cattolícÍ avrebbero non dÍco íl dirÍtto ma il dovere dl dhertarc". Vaanche aggiunto l'impgno del deputaîo democrístÍano Nicola Plstelli per fare approvare laIegge suh [bbiezione di coscienza. Della Risposta ai cappellani mílitarl don MÍlanÍ ne stampòtremila copie e la inviò a tutti Í gÍornali, ma nessuno Ia pubblicò, a xcezione dl "Rinasclta",il settimanale del Pci, allora dÍretto da Luca Pavolini, amico di infanzla del priore dÍ Rarbla-na. Le reazioni dei benpensantí, condízionati forse anche dal fatto che la risposta ai cappel,Iani fosse stata pubblicata da un fogtío comunirta, fu veemente. I giornall dl destra sl scaglla-rono duramente contro il priore di Barbiana e il cardinale di Firenze Ermenegildo Florlt lominacaò di rospendeilo a divinís. Don Milani e il direttore di "Rinasclta", che aveua pubblhato lo scrítto, furono accusati e rinviati a giudizio per incitamento alla dlserzlone e alla dl-rubbídienza mílitare. ll processo si tenne a Roma il 3O ottobre dei 1965. Poiché ìl prlorc dlBarbiana, malato di tumore, non poté partecÍpare al processo inuiò ai gludici una memorladifensiva. Non volle avvxati e fu íl tribunale ad assegnargliene uno dí ufrlcio nella petotudi Adolfo Cattí. Don MilanÍ fu assolto con formula píena per non aver commesso ll faîta llpubblico ministero ricorse però in appello. ll processo si tenne il28 ottobre 1967. Polché llpriore di Barbiana era morto da quattro mesi il reato fu estinto "per la morte del rrc", Pcr Igiudici dÍ appello don Mílanl era infatti colpvole e íl direttore di "Rinascita" fu condantrtoa cinque mesi e dÍecÍ giorni. La Rkposta ai cappellani e la Lettera ai gÍudlcl tono Ítàta polpubblkate Ín un libro, L'obbedienza non è più una virtù (IEE Firenze), che spero è rtabtrauimîo. Come don Mllani spiegherà in una conversazione registrata (pubbllcata lntegnhmente da Massimo Toschl, Don Lorenzo e la sua Chíesa, Edíioni Polístampa, 1991) ll woínteresse era rÍvolto non tanto allbbiezione dÍ coscìenza quanto all'obbedlenza rrnne do*re di responsabifiÈ: "A noi degli obiettori di coscienza non ci Ímporta assolutamenîe nulla,,,ci commuove íl fatto che questi gíovani obiettorÍ siano ín prigione senza un mollw, Hannodirtfto dí sonÍrne perché non hanno falto assolutanente una cosa per essere ln prlgloto, (,)La lettera ai giudici è la lettera sull'obfudienza, non è la lettera sullbblezlone dl ascle*a,.(..) Nobile cosa ma non è fondamentale, mentre sarebbe molto fondamentala chr fuill Isoldati arnssero la coscienza di giudicare gli ordini che ricevono". Mlchale Ranchattl, an-pagno dÍ scuola di don Lorenzo e amÍco della mamma, ha scritto, ln 6ll ulîlml pntl, F@rydel cattolicesimo contemporaneo: *L'unico testo di Milani che la madrv filmava era La letî*ra ai giudici, per lei era il solo scritto del fíglio che valesse la pena dl legerc, quello ln culpoteua quasí riconoscersi. ln realtà, l'indifferenza religiosa dl Allce era ln un certo senso con-traddetta da una fortksima coscíenza civile, la stessa che lsplrava la cailîa laka dl suo lÌglloAdriano".Ecco alcune delle frasi più signifrcatíve.

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. Reclrmo ll dlrltto dl dlvldere ll mondo In dlseredatl e oppressl

"Non dlrcutcrò qul l ' ldca dl Patrla ln sé. Non ml placclono queste divisioni. 5e voipcrò avetc dlrltto dl dlvldere ll mondo In ltallanl e stranleri allora vi dirò che, nelvortro renio, lo non ho Patrla e reclamo ll dlrltto dl dividere il mondo in diseredatle opprelll da un lato. prlvlleglatl e oppretsorl dall'altro. Gli uni sono la mia Patria.gll rltrl I mlel stranlerl'.o Le unlche arml che approvo io sono lo sciopero e il voto.E almeno nella scelta dei mezzi sono migliore di voi: le armi che voi apProvatesono orrlbill macchlne per uccidere, mutilare, distruggere, far orfani e vedove. Leunlche arml che approvo lo sono nobili e incruente: lo sciopero e il voto"'o La Patrla è spesso una scusa per credersi dispensati dal pensare.Cefto ammetterete che la parola Patria è stata usata male molte volte. Spesso essanon è che una scusa per credersi dispensati dal pensare, dallo studiare la storia, dal-lo scegllere, quando occorra, tra la Patria e valori ben più alti di lei. Non voglio inquerta lettera riferirmi al Vangelo. E' troppo facile dimostrare che Gesù era contra-rio alla violenza e che per sé non accettò nemmeno la legittima difesa. Mi riferiròpiuttosto alla Costituzione. Articolo ll: 'L'ltalia ripudia la guerra come strumentodi offesa alla libertà degli altri popoli (...) Articolo 52:'La difesa della Patria è sacrodovere del cittadino"".r L'esercito deve difendere la sovranità popolare, la libertà e la giustizia

"E se manteniamo a caro prezzo (l.OOO miliardi I'anno) I'esercito, è solo perché di-fenda colla Patria gli alti valori che questo concetto contiene: la sovranità popola-re, la libertà, la giustizia. E allora (esperienza della storia alla mano) urgeva più cheeducaste i nostri soldati all'obiezione che all'obbedienza".r Obiettori, domani forse scoprirete the sono dei profeti.Del relo anche in ltalia c'è una legge che riconosce una obiezione di coscienza. E'proprio quel Concordato che voi volete celebrare. ll suo terzo articolo consacra lafondamentale obiezione di coscienza deiVescovi e dei Preti. ln quanto agli altri o-biettori, la Chiesa non si è ancora pronunziata né contro di loro né contro di voi. (

.,. ) Aspettate a insultarli. Domani forse scoprirete che sono deí profeti. Certo illuogo dei profeti è la prigione, ma non è bello star dalla parte di chi ce h tiene".o 'l care-, me ne importa, mi sta a cuore*5u una parete della nostra scuola c'è scritto grande I care. E' il motto intraducibiledei giovani americani migliori. nMe ne importa, mi sta a cuoren. E' il contrario esat-to del motto fascista: "Me ne frego"oo Quando te leggi non sono giuste bisogna battersi per cambiarle

"ln quanto alla-loro vita di giovani sovrani domani, non posso dire ai miei ragazziche I'unico modo d'amare la legge è d'obbedirla. Posso solo dir loro che essi do-vranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste(cioè quando sono la forza del debole). Quando invece vedranno che non sonogiuste (cioè quando sanzionano il sopruso del forte) essi dovranno battersi perché

siano cambiate".

I La tecnica dell'amore costruttivo per le leggi.Chlpaga dl persona testimonia che vuole la legge migliore, cioè che ama la leggeplù degll altri. Questa tecnica di amore costruttivo per la legge I'ho imparata iniie-me al ragazzí mentre leggevamo ll Critone, I'Apologia di Socrate, la vita delSigno-re nel quattro Vangeli, I'autobiografia di Gandhi, le lettere del pilota di Hiroshíma-Vlte di uomini che son venuti tragicamente in contrasto con I'ordinamento vigenteal loro tempo non per scardinarlo, ma per renderlo migliore..o In difesa di una classe rirtretta"Non posso non awertire i miei ragazzi che i loro infelici babbi han sofferto e fattosoffrire in guerra per difendere gli interessi di una classe ristretta (di cui non faceva-no nemmeno partel), non gli interessi della Patria..o Ai miei ragazzi inregno che le frontiere son concetti superati"lo ai miei ragazzi insegno che le frontiere son concetti superati. Quando scriveva-mo la lettera incrimlnata abbiamo visto che i nostri paletti di confine sono statitemPre in viaggio. E clò che seguita a cambiar di posto secondo il capriccio dellefortune militari non può esler dogma di fede né civile né retigiosa".o La legge di Dlo e della Coscienza"A Norimberga e a Gerusalemme rono staticondannati uomini che avevano obbe-dito. L'umanita intera conrente che essi non dovevano obbedire, perché c'è unalegge che gli uomlnl non hanno forse ancora ben scritta nei loro codici, ma che èscritta nel loro cuore. Una gran parte delltumanità la chiama legge di Dio, I'attraparte la chiama legge della Cosclenza".r L'obbedienza non è plù una vlrtù"c'è un solo modo per usclre da questo macabro gioco di parole. Avere il coraggiodi dire ai giovani che escl tono tuttl sovranl, per cui I'obbedienza non è più una vir-tù, ma la più subdola delle tentazlonl, che non credano di potersene far scudo nédavanti agli uomlnl né davantl a Dlo. che blsogna che si sentano ognuno I'unico re-sponsabile di tutto'.o La guerra dlfenrlva non etlrte plù"La Suerra difenslva non erlste plù. Allora non esiste più una guena giusta né per laChiesa né per la Costltuzlone. A plù rlprese gli scienziatici hanno awertití che è ingioco la soprawlvenza della specle umana. E noi stiamo qui a questionare se alsoldato sia leclto o no dlrtruggere la specie umana?,.e 5e un generale dà ordlnl da paranoico va legato"Spero di tutto cuore che ml assolverete... ma non posso fare a meno di dichiararviesplicitamente che segulterò a insegnare ai miei ragazzi quel che ho insegnato finoa ora. Cioè che se un ufficiale darà loro ordini da paranoico hanno solo il doveredi legarlo ben stretto e portarlo in una casa di cura".

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