Domenica 3 marzo 2013 3° Domenica di Quaresima · Per questo, il regno dei cieli è simile a un re...

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Domenica 3 marzo 2013 3° Domenica di Quaresima Dal Vangelo secondo Luca In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”». Dal Catechismo della Chiesa Cattolica Gesù chiama ad entrare nel Regno servendosi delle parabole, elemento tipico del suo insegnamento. Con esse egli invita al banchetto del Regno, ma chiede anche una scelta radicale: per acquistare il Regno, è necessario « vendere » tutto; le parole non bastano, occorrono i fatti. Le parabole sono come specchi per l'uomo: accoglie la Parola come un terreno arido o come un terreno buono? Che uso fa dei talenti ricevuti? Al centro delle parabole stanno velatamente Gesù e la presenza del Regno in questo mondo. Occorre entrare nel Regno, cioè diventare discepoli di Cristo per « conoscere i misteri del regno dei cieli » (Mt 13,11). Per coloro che rimangono « fuori » (Mc 4,11), tutto resta enigmatico. (ccc 546) Buona Domenica!! La maceria che toglieremo oggi dalla porta si chiama FRETTA. Vuole sempre tutto e subito, non è capace di aspettare, guarda sempre l’oro logio e non ha mai tempo per nessuno. Il mio papà mi ha raccontato che per eliminare la fretta serve la PAZIENZA cioè saper aspettare. Vi è mai capitato di seminare dei semi? Prima di veder spuntare i primi germogli bisogna aspettare … . Quando partite per un viaggio, salite in auto e chiedete subito:- siamo arrivati? oppure riuscite ad aspettare? Quando andate a Messa chiedete sempre: - Ma è finita? O riuscite ad aspettare cercando di ascoltare? Sapete, Gesù con noi ha tantissima pazienza, ci aspetta sempre. Che ne dite se oggi che è domenica, il giorno del Signore, non guardiamo l’orologio e cerchiamo di vivere con pazienza ogni momento? A Messa: non guardiamo l’orologio e non diciamo: ma quando finisce A pranzo attendiamo con pazienza che sia pronto senza brontolare e rimaniamo seduti tutti insieme a tavola fino alla fine. stacca la “maceria del giorno”, girala, colorala e riposizionala nella porta

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Domenica 3 marzo 2013 3° Domenica di Quaresima

Dal Vangelo secondo Luca In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

Dal Catechismo della Chiesa Cattolica Gesù chiama ad entrare nel Regno servendosi delle parabole, elemento tipico del suo insegnamento. Con esse egli invita al banchetto del Regno, ma chiede anche una scelta radicale: per acquistare il Regno, è necessario « vendere » tutto; le parole non bastano, occorrono i fatti. Le parabole sono come specchi per l'uomo: accoglie la Parola come un terreno arido o come un terreno buono? Che uso fa dei talenti ricevuti? Al centro delle parabole stanno velatamente Gesù e la presenza del Regno in questo mondo. Occorre entrare nel Regno, cioè diventare discepoli di Cristo per « conoscere i misteri del regno dei cieli » (Mt 13,11). Per coloro che rimangono « fuori » (Mc 4,11), tutto resta enigmatico. (ccc 546)

Buona Domenica!! La maceria che toglieremo oggi dalla porta si chiama FRETTA. Vuole sempre tutto e subito, non è capace di aspettare, guarda sempre l’orologio e non ha mai tempo per nessuno. Il mio papà mi ha raccontato che per eliminare la fretta serve la PAZIENZA cioè saper aspettare. Vi è mai capitato di seminare dei semi? Prima di veder spuntare i primi germogli bisogna aspettare … . Quando partite per un viaggio, salite in auto e chiedete subito:- siamo arrivati? oppure riuscite ad aspettare? Quando andate a Messa chiedete sempre: - Ma è finita? O riuscite ad aspettare cercando di ascoltare? Sapete, Gesù con noi ha tantissima pazienza, ci aspetta sempre. Che ne dite se oggi che è domenica, il giorno del Signore, non guardiamo l’orologio e cerchiamo di vivere con pazienza ogni momento?

A Messa: non guardiamo l’orologio e non diciamo: ma quando finisce A pranzo attendiamo con pazienza che sia pronto senza brontolare e rimaniamo seduti tutti insieme a tavola fino alla fine.

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Lunedì 4 marzo 2013

Dal Vangelo secondo Luca In quel tempo, Gesù [cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret:] «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Dal Catechismo della Chiesa Cattolica Fin dagli inizi del ministero pubblico di Gesù, alcuni farisei e alcuni sostenitori di Erode, con alcuni sacerdoti e scribi, si sono accordati per farlo morire. Per certe sue azioni (per la cacciata dei demoni; il perdono dei peccati; le guarigioni in giorno di sabato; la propria interpretazione dei precetti di purità legale; la familiarità con i pubblicani e i pubblici peccatori). Gesù è apparso ad alcuni malintenzionati sospetto di possessione demoniaca. Lo si è accusato di bestemmia e di falso profetismo, crimini religiosi che la Legge puniva con la pena di morte sotto forma di lapidazione. Molte azioni e parole di Gesù sono dunque state un « segno di contraddizione » per le autorità religiose di Gerusalemme, quelle che il Vangelo di san Giovanni spesso chiama « i Giudei », ancor più che per il comune popolo di Dio. Certamente, i suoi rapporti con i farisei non furono esclusivamente polemici. Ci sono dei farisei che lo mettono in guardia in ordine al pericolo che corre. Gesù loda alcuni di loro, come lo scriba di Mc 12,34, e mangia più volte in casa di farisei. Gesù conferma dottrine condivise da questa élite religiosa del popolo di Dio: la risurrezione dei morti, le forme di pietà (elemosina, preghiera e digiuno), e l'abitudine di rivolgersi a Dio come Padre, la centralità del comandamento dell'amore di Dio e del prossimo. Agli occhi di molti in Israele, Gesù sembra agire contro le istituzioni fondamentali del popolo eletto:

— l'obbedienza alla Legge nell'integralità dei suoi precetti scritti e, per i farisei, nell'interpretazione della tradizione orale;

— la centralità del Tempio di Gerusalemme come luogo santo dove Dio abita in un modo privilegiato; — la fede nell'unico Dio del quale nessun uomo può condividere la gloria. ( ccc 574-575-576)

La maceria di oggi si chiama DISPREZZO. È molto sospettosa e non riesce ad accogliere ed accettare nessuno. A me ogni tanto succede di non essere voluto, certe volte i miei compagni non mi vogliono a giocare con loro e a me non piace. Devo ammettere però che con la mia sorellina a volte faccio così anche io, non la voglio con me a giocare con giochi da “grandi”. Anche Gesù ad certo punto della sua vita è stato disprezzato, non voluto, e proprio dalla gente del suo paese, da chi lo conosceva fin da bambino. Mi ricordo una bellissima frase che diceva sempre il parroco della mia parrocchia dopo il terremoto quando la gente vedeva solo distruzione: - Potete essere tristi, avviliti e arrabbiati ma non cacciate Gesù dai vostri cuori, non allontanatelo, non disprezzatelo, Egli è il solo capace di portare la croce con noi e per noi e di donarci la Pace-.

facciamo un piccolo esame di coscienza: in questo tempo di Quaresima stiamo cercando di stare con Gesù oppure lo “cacciamo” dal nostro cuore e dalla nostra vita?

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Martedì 5 marzo 2013

Dal Vangelo secondo Matteo In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

Dal Catechismo della Chiesa Cattolica La pratica della vita morale animata dalla carità dà al cristiano la libertà spirituale dei figli di Dio. Egli non sta davanti a Dio come uno schiavo, nel timore servile, né come il mercenario in cerca del salario, ma come un figlio che corrisponde all'amore di colui che « ci ha amati per primo » (1 Gv 4,19): « O ci allontaniamo dal male per timore del castigo e siamo nella disposizione dello schiavo. O ci lasciamo prendere dall'attrattiva della ricompensa e siamo simili ai mercenari. Oppure è per il bene in se stesso e per l'amore di colui che comanda che noi obbediamo [...] e allora siamo nella disposizione dei figli ».

La carità ha come frutti la gioia, la pace e la misericordia; esige la generosità e la correzione fraterna; è benevolenza; suscita la reciprocità, si dimostra sempre disinteressata e benefica; è amicizia e comunione: « Il compimento di tutte le nostre opere è l'amore. Qui è il nostro fine; per questo noi corriamo, verso questa meta corriamo; quando saremo giunti, vi troveremo riposo ».

(ccc 1828-1829)

MALVAGITA’ è il nome della maceria di oggi. A lei piace essere crudele e cattiva con gli altri. A volte non fa di proposito ma è molto concentrata su se stessa e non “vede” gli altri. Sapete bambini, un giorno Gesù rispondendo ad una domanda di Pietro gli racconto di un Re che davanti alla preghiera di un servo che gli doveva tanti soldi, ebbe per lui compassione. Compassione significa sapersi mettere nei panni degli altri, condividere la loro situazione. Questo Re fu molto buono con il suo servo e non volle più indietro i soldi che gli spettavano. Voi avete mai provato a “mettervi nei panni degli altri”? Avete mai giocato a far finta di essere qualcuno?

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Ad esempio la mamma, il papà, i nonni, un conoscente ammalato, l’amico arrabbiato ecc? non vi piacerebbe che qualcuno si mettesse nei vostri panni per capirvi meglio?

”giochiamo” a “metterci nei panni degli altri”, per 15 minuti in famiglia ognuno fa finta di essere un altro componente della famiglia (i bambini possono fare la mamma o il papà e viceversa)

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Mercoledì 6 marzo 2013

Dal Vangelo secondo Matteo In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

Dal Catechismo della Chiesa Cattolica Gesù ha fatto una solenne precisazione all'inizio del discorso della montagna, quando ha presentato, alla luce della grazia della Nuova Alleanza, la Legge data da Dio sul Sinai al momento della prima Alleanza: « Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla Legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli » (Mt 5,17-19). Gesù, il Messia d'Israele, il più grande quindi nel regno dei cieli, aveva il dovere di osservare la Legge, praticandola nella sua integralità fin nei minimi precetti, secondo le sue stesse parole. Ed è anche il solo che l'abbia potuto fare perfettamente. Gli Ebrei, secondo quanto essi stessi confessano, non hanno mai potuto osservare la Legge nella sua integralità senza trasgredire il più piccolo precetto. Per questo, ogni anno, alla festa dell'Espiazione, i figli d'Israele chiedono perdono a Dio per le loro trasgressioni della Legge. In realtà, la Legge costituisce un tutto unico e, come ricorda san Giacomo, « chiunque osservi tutta la Legge, ma la trasgredisca in un punto solo, diventa colpevole di tutto » (Gc 2,10). ( ccc 577-578)

DISOBBEDIENZA è la maceria di oggi. Vuole sempre fare ciò che vuole senza ascoltare nessuno, nemmeno i “grandi”. Il suo contrario è l’obbedienza che significa abbandonarsi con fiducia nelle braccia di un altro. Noi ubbidiamo alla mamma, al papà ecc perché ci fidiamo di loro, sappiamo che vogliono il nostro bene. Si ubbidisce Ascoltando quello che ci viene detto e consigliato ed Eseguendo cioè facendo ciò che ci è stato detto. Gesù ha obbedito a Dio Padre fino a morire in croce per noi, per la nostra salvezza.

proviamo ad ascoltare ciò che Gesù “dice” per la nostra famiglia e cerchiamo di obbedire

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Giovedì 7 marzo 2013

Dal Vangelo secondo Luca In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore. Ma alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino. Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde».

Dal Catechismo della Chiesa Cattolica Soltanto l'identità divina della persona di Gesù può giustificare un'esigenza assoluta come questa: « Chi non è con me è contro di me » (Mt 12,30); altrettanto quando egli dice che in lui c'è « più di Giona, [...] più di Salomone » (Mt 12,41-42), qualcosa più grande del Tempio; quando ricorda, a proprio riguardo, che Davide ha chiamato il Messia suo Signore, e quando afferma: « Prima che Abramo fosse, Io Sono » (Gv 8,58); e anche: « Io e il Padre siamo una cosa sola » (Gv 10,30). Gesù ha chiesto alle autorità religiose di Gerusalemme di credere in lui a causa delle opere del Padre che egli compiva. Un tale atto di fede, però, doveva passare attraverso una misteriosa morte a se stessi per una rinascita dall'alto, sotto lo stimolo della grazia divina. Una simile esigenza di conversione di fronte a un così sorprendente compimento delle promesse permette di capire il tragico disprezzo del sinedrio che ha stimato Gesù meritevole di morte perché bestemmiatore. I suoi membri agivano così per ignoranza e al tempo stesso per l'indurimento dell'incredulità. ( ccc 590-591)

Ciao bambini!la maceria di oggi si chiama GOLA! Si si avete capito bene! Come quella che ci serve per mangiare e che a volte ci fa male e allora il dottore ci da le medicine! Non spaventatevi! Non dobbiamo togliere la gola vera e propria ma vogliamo togliere un atteggiamento non molto sano che interessa anche lei. La GOLA maceria pensa solo a mangiare, tiene la bocca sempre aperta e ingurgita di tutto ed in continuazione. Se vi ricordate, all’inizio del tempo di Quaresima, Gesù tentato dal diavolo nel deserto aveva detto: - Non di solo pane vive l’uomo ma di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio- . Attenzione questo non vuol dire che non bisogna mangiare anzi è necessario nutrirsi bene per crescere, però non bisogna esagerare e pensare solo a quello!!! Queste sono le promesse che abbiamo fatto io e mia sorella per il tempo di quaresima: non mangiare dolci e caramelle al venerdì, assaggiare sempre tutti i tipi di verdure e non brontolare davanti a ciò che ci hanno preparato per cena la mamma e papà. E voi?

per la giornata di oggi o per tutti i venerdì, diamo alcune regole alla nostra gola.

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Venerdì 8 marzo 2013

Dal Vangelo secondo Marco In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocàusti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Dal Catechismo della Chiesa Cattolica La carità è la virtù teologale per la quale amiamo Dio sopra ogni cosa per se stesso, e il nostro prossimo come noi stessi per amore di Dio. Gesù fa della carità il comandamento nuovo. Amando i suoi « sino alla fine » (Gv 13,1), egli manifesta l'amore che riceve dal Padre. Amandosi gli uni gli altri, i discepoli imitano l'amore di Gesù, che essi ricevono a loro volta. Per questo Gesù dice: « Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore » (Gv 15,9). E ancora: « Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati » (Gv 15,12). La carità, frutto dello Spirito e pienezza della Legge, osserva i comandamenti di Dio e del suo Cristo: « Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore » (Gv 15,9-10).

Cristo è morto per amore verso di noi, quando eravamo ancora « nemici » (Rm 5,10). Il Signore ci chiede di amare come lui, perfino i nostri nemici, di farci prossimo del più lontano, di amare i bambini99 e i poveri come lui stesso.

L'Apostolo san Paolo ha dato un ineguagliabile quadro della carità: « La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta » (1 Cor 13,4-7). (ccc 1822- 1823 – 1824- 1825)

La maceria di oggi si chiama ODIO, gli stanno tutti antipatici, non gli piace nulla e vorrebbe distruggere ogni cosa. L’Amore è il suo contrario ed AMARE è ciò che ci chiede Gesù. Amare Lui prima di ogni cosa e poi amare gli altri come ha fatto Lui con noi. Infatti Amare vuol dire anche farsi amare per poi seminare nel mondo questo amore.

guardiamo quali gesti di amore abbiamo compiuto in questa giornata e quali abbiamo ricevuto

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Sabato 9 marzo 2013

Dal Vangelo secondo Luca In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

Dal Catechismo della Chiesa Cattolica Gesù invita i peccatori alla mensa del Regno: « Non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori » (Mc 2,17). Li invita alla conversione, senza la quale non si può entrare nel Regno, ma nelle parole e nelle azioni mostra loro l'infinita misericordia del Padre suo per loro e l'immensa « gioia [che] ci sarà in cielo per un peccatore convertito » (Lc 15,7). La prova suprema di tale amore sarà il sacrificio della propria vita « in remissione dei peccati » (Mt 26,28). (ccc 545)

SUPERBIA è la maceria di oggi, si pensa “super”, pensa di essere migliore di tutti e si mette sopra gli altri, vuole sempre stare in bella mostra ed essere vista da tutti. Nella mia scuola ci sono dei topolini che si credono i più bravi di tutti e sicuramente lo sono ma invece che usare la loro bravura ed intelligenza per aiutare gli altri, li disprezzano e li prendono in giro. Notano sempre gli errori dei compagni e spesso fanno la spia. Le nostre maestre ci hanno però insegnato che può succedere di sbagliare, l’importante è capirlo ed eventualmente chiedere scusa. A tutti può succedere di sbagliare, anche ai grandi, anche a mamma, a papà, alle maestre, perfino al parroco, tutti abbiamo bisogno di essere perdonati e tutti abbiamo bisogno di essere “guariti” da Gesù.

se vediamo qualcuno sbagliare, non evidenziamo il suo sbaglio ma aiutiamolo a capire e correggere

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