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FederaziOne iStituti di a ttività educative docete 6 Le novità del decreto sulla valutazione Vaccini e tutela del bene comune Gontero: “Sinergia, la parola magica per una buona scuola” Vigilanza sui minori: quali i confini? anno II Settembre-OttObre 2017

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FederaziOne iStitutidi attività educative

docete

6

Le novità del decretosulla valutazione

Vaccini e tuteladel bene comune

Gontero: “Sinergia,la parola magica

per una buona scuola”

Vigilanza sui minori:quali i confini?

anno II

Settembre-OttObre 2017

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La FIDAE (Federazione Istituti di Attività Educative), costi-tuitasi a Roma nel 1945, è riconosciuta dalla ConferenzaEpiscopale Italiana e gode di personalità giuridica con DPRn. 296 del 18.05.1979.

• Rappresenta gli Istituti di Educazione e Istruzione di ogni ordine e grado, dipendenti o riconosciutidall’Autorità Ecclesiastica.• Non ha finalità di lucro. Promuove attività di formazione, aggiornamento, sperimentazione, inno-vazione e di coordinamento.• Edita il periodico DOCETE (organo ufficiale della Federazione), Quaderni FIDAE, Notiziario, CD.• Rappresenta gli Istituti federati presso le Autorità religiose e civili, nazionali ed internazionali.• È membro dell’OIEC (Office International de l’Enseignement Catholique), del CEEC (Comité Euro-péen pour l’Enseignement Catholique), del CNSC (Consiglio Nazionale Scuola Cattolica della CEI),del CSPI (Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione).• È ente di formazione accreditato presso il Ministero della Pubblica Istruzione.

MeMbri del Consiglio nazionale Fidae 2015-2018

F idaeF e d e r a z i o n e i s t i t u t i d i a t t i v i t à e d u c a t i v e

Kaladich Virginia Presidente NazionaleBeneduce Francesco Vice-presidente NazionaleMacrì Francesco Vice-presidente NazionaleForzoni Andrea Segretario NazionaleNetti Pasquale Tesoriere Nazionale

Alfieri Anna Monia Presidente Regionale Lombardia

Bertoli Fernanda Presidente Regionale Friuli Venezia Giulia

Biella Clara Consigliere NazionaleBorsato Sergio Presidente Regionale

TrentinoBuscain Ines Presidente Regionale

Marche-UmbriaCavaliere M. Chiara Consigliere Nazionale

– verbalizzanteCecere Giacomo Presidente Regionale Puglia Contessotto Francis Consigliere NazionaleDe Boni Sebastiano Consigliere NazionaleDenora Vitangelo Presidente Regionale

Piemonte-Valle d’Aosta

Ferraroli Alessandro Presidente Regionale Emilia Romagna

Mangiapane Salvatore Presidente Regionale SiciliaMartorano Mariarosaria Presidente Regionale

Campania Martucci Luigi Presidente Regionale

CalabriaOddone Giuseppe Presidente Regionale

LiguriaPrencipe Carmela Presidente Regionale

ToscanaRizzi Alberto Consigliere Nazionale Rizzuto Anna Consigliere NazionaleTagliavini Grazia Presidente Regionale LazioVitulli Andrea Presidente Regionale

Veneto Zippo Angelica Presidente Regionale

Abruzzo-Molise

Sardegna sede vacante

Laura Belisari Segreteria F.I.D.A.E.Francesco Graziani

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SOMMARIOEditorialE dEl PrEsidEntEVIRgINIA KALADICh

EditorialE dEl dirEttorEgIANNI EPIfANI

attualitàNOVELLA CAtERINA

gIUSEPPE COLOSIO

VIRgINIA KALADICh

ANDREA PORCARELLI

l’oPinionECARMINE ARICE

incontriSIMONE ChIAPPEttA

aPPrEndErEANNAMARIA gILbERtI

CARLO tIbERtI

storiEStEfANIA CAREDDU

StEfANIA CAREDDU

normE E sEntEnzELAURA PAOLOCCIE fLAVIA NARDUCCI

aPProcciChIARA gIULIANI

sui Passi di PaPa FrancEscoVINCENZO CORRADO

cinEmaALESSANDRA DE tOMMASI

libriMARIA LUISA RINALDI

Postavk

Un nuovo anno di informazione e formazione, un anno di progetti

Educare, voce del verbo collaborare

Le novità del decreto sulla valutazionedegli studenti e gli esami di Stato...

L’innovazione quadriennale:un compito di autonomia scolastica

Esserci per educare... le nuove generazioni

Quale docente/educatore per i ragazzidi oggi: uno sguardo pedagogico

Vaccini e tutela del bene comune

Sinergia: la “parola magica”per una buona scuola

Matematica creativa

Competenze digitali e certificazione ECDL, un passaporto per il mondo...

“Mamma, ma al Pio IXposso fare anche l’Università?”

A scuola di consapevolezza

Vigilanza sui minori:quali i confini?

SOS, disturbi dell’apprendimento:quando giocare sull’autostimaè di aiuto a insegnanti e studenti

SPERANZA

L’arte dell’amicizia

10 (buoni) motivi per tornare ai classici

2348

121416202429333741

45

49515355

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Docete riparte. La programmazione dell’annata che si apre hatenuto conto dell’apprezzamento per la linea editoriale dellascorsa stagione e dei suggerimenti emersi dal sondaggio on-

line del giugno 2017. grazie per la vostra collaborazione. Con ilcontributo di validi esperti saranno avviate anche due nuove ru-briche: una psicopedagogica, Approcci, e l’altra giuridica, Norme esentenze. Auguriamo buon lavoro al Direttore responsabile, padregianni Epifani, alla Coordinatrice scientifico-editoriale, NovellaCaterina, a padre Sebastiano de boni, rappresentante del ConsiglioNazionale fIDAE e al grafico giancarlo Olcuire. Un benvenuto adon Simone Chiappetta, giornalista e Direttore dell’Ufficio Co-municazioni della diocesi di Pescara, che curerà la parte editoriale.

Un anno che continua a vederci impegnati su diversi fronti: • proseguire nell’interlocuzione con i responsabili della comunitàcivile ed ecclesiale a vari livelli, perché la libertà di scelta educativain Italia diventi realtà e ci sia equità di trattamento per tutta lascuola pubblica sia statale che paritaria;• offrire opportunità di studio, di informazione e di formazione;• seguire, con incontri al Ministero dell’Istruzione, dell’Universitàe della Ricerca e al Ministero della Coesione con il territorio, latrattativa con la Commissione europea per l'inserimento dellescuole paritarie come beneficiarie del PON (Piano Operativo Na-zionale) SCUOLA 2014-2020, dando piena attuazione a quantodefinito nella Legge di bilancio 2017;• continuare gli apprezzatissimi corsi di preparazione alla realizza-zione di progetti per accedere al piano di interventi, finanziato daifondi Strutturali Europei e... tant’altro in cantiere!

buon anno scolastico a tutti e un arrivederci agli eventi fIDAE

che si terranno a Roma da mercoledì 22 a venerdì 24 novembre2017 sul tema Quale scuola per il XXI secolo? DUC IN ALtUM!

Un nuovo anno di informazione e formazione, un anno di progetti

Virginia Kaladich

Presidente nazionaledella Fidae

2 Docete n. 6 / Settembre-OttObre 2017

EDITORIALE

aDEL PRESIDENTE

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Educare, voce del verbo collaborare

3 Docete n. 6 / Settembre-OttObre 2017

È“educare” il verbo che sintetizza il lavoro di Docete di questobimestre. Un termine, anzi un insegnamento, che cono-sciamo tutti molto bene e che caratterizza l’opzione fonda-

mentale di voi lettori, docenti o genitori che siate, e di noicomunicatori, perché quello che vogliamo è, sempre e comunque,“tirar fuori” il meglio della nostra professionalità, insieme alla vo-lontà di “accompagnare” chi si accosta alle nostre pagine e cercagli strumenti utili per “guidare” le persone a loro affidate.

Il percorso degli articoli e delle rubriche – tra l’altro rinnovatein grafica e contenuti – di questo nuovo anno scolastico, ci ricor-dano, appunto, la necessità di “tirar fuori” imparando, innanzi-tutto, ad osservare e ad ascoltare i bisogni troppo spesso nascostidei ragazzi, le loro esigenze primarie e, perché no, i loro desideripiù veri. Rievocano la volontà di “accompagnare” attraverso le at-titudini, le sensibilità personali e gli strumenti creativi che ci sonomessi a disposizione e riportano alla memoria l’impegno fonda-mentale a “guidare” i più piccoli verso un orizzonte senza dubbiodifficile, che ha bisogno di attenzioni e ci vuole consapevolmentevigili, ma che non può mai prescindere dalla speranza.

È impossibile, però, educare senza quella parolina magicache ci chiede di uscire da una certa autoreferenzialità e che invitaad aprirci agli altri: la collaborazione! Ed è proprio questa che di-stingue un’isola da una città vissuta da persone in relazione: lacollaborazione, quella marcia in più di un lavoro educativo chenon ci vede soli e coinvolge la realtà scolastica in modo non esclu-sivo.

Docete possa essere, allora, il mezzo che “indica” attrezzi utilial lavoro e percorsi preferenziali di educazione, ma sia anche illuogo dell’interazione e dell’incontro di esperienze e ricerche cheaiutino, innanzitutto, ad Esserci!

gianni Epifani

direttore responsabiledi docete

EDITORIALE

aDEL DIRETTORE

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Con il decreto n. 62 del 2017, si èdata attuazione alle previsioni dicui all’art. 1, comma 180 e 181,

lettera i) della legge 107/2015, relativo al-l’adeguamento della normativa in materiadi valutazione e certificazione delle com-petenze degli studenti, nonché degli esamidi Stato. Per espressa previsione, le nuovenorme trovano applicazione nell’anno sco-lastico 2017/2018 solo per il primo ciclo,mentre viene rinviata a settembre 2018l’attuazione per il secondo ciclo. Da que-st’anno, dunque, gli studenti delle scuoleprimarie e secondarie di primo grado sa-ranno valutati e sosterranno l’esame diStato conclusivo del primo ciclo d’istruzionesecondo le nuove modalità.

il Punto di PartEnza

L'accento è posto dalla nuova nor-mativa sullo stimolo al migliora-

mento che conferisce legittimazione pe-dagogica alla valutazione. Ritorna dunque

Le novità del decreto sulla valutazionedegli studenti e gli esami di Statonel primo ciclo di istruzioneDal corrente anno scolastico entrano in vigore le nuove norme per la primaria e la secondariadi primo grado. Cambiano le regole su ammissioni,prove INVALSI, esami di Stato, per citare gli aspetti principali della riforma, con l’obiettivodi rendere la valutazione orientata al miglioramento.

noVElla catErina

dirigente tecnicoUSr Lombardia

ATTUALITA

b`

4 Docete n. 6 / Settembre-OttObre 2017

un concetto non nuovo, sul quale però èposta particolare enfasi. Nell’art. 1, comma3, del DPR 122/2009 si attribuiva alla va-lutazione “anche funzione formativa”. Ilprimo articolo del nuovo decreto statuisce,invece, in maniera univoca che la valutazione“ha finalità formativa ed educativa e concorreal miglioramento degli apprendimenti e alsuccesso formativo degli stessi [...]”. Coeren-temente con tale assunto di partenza, ildecreto legislativo 62/2017 ridisegna l’im-pianto valutativo nel primo ciclo senzaparticolari stravolgimenti ma con alcuneprecisazioni necessarie a risolvere le incoe-renze del modello fino ad ora in uso.

cosa cambia PEr la scuola

Primaria

R estano i voti in decimi e nullacambia rispetto al decreto legislativo

59 del 2004 in fatto di non ammissionealla classe successiva che “con decisioneassunta all’unanimità [è possibile solo] in

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5 Docete n. 6 / Settembre-OttObre 2017

casi eccezionali e comprovati da specificamotivazione”. È chiarita però la possibilitàdi essere ammessi alla classe successivaanche in presenza di livelli di apprendimentoparzialmente raggiunti o in via di primaacquisizione; in questi casi, tuttavia, perespressa previsione dell’art. 2, comma 2,l’istituzione scolastica attiva specifiche stra-tegie per il miglioramento degli stessi.

Con riferimento alle rilevazioni na-zionali sugli apprendimenti, l’art. 4 intro-duce tra le prove INVALSI quella di inglese

per le classi V, inerente al posizionamentosulle abilità di comprensione e uso dellalingua, coerenti con il Quadro comune diriferimento europeo per le lingue.

addio al voto in condotta

P er gli studenti della secondaria diprimo grado, la valutazione del

comportamento, recita l’art. 1, comma 3,“si riferisce allo sviluppo delle competenze dicittadinanza”. A tal fine, i riferimenti es-

ATTUALITA

FOtO SiciLiani-Gennari/Sir

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6 Docete n. 6 / Settembre-OttObre 2017

senziali da tenere in considerazione sonoquelli contenuti nello Statuto delle stu-dentesse e degli studenti, nel Patto educativodi corresponsabilità e nei Regolamentid’Istituto o in iniziative finalizzate alla pro-mozione e alla valorizzazione di compor-tamenti positivi e al coinvolgimento attivodegli studenti autonomamente determinatedalla scuole. Ai sensi dell’art. 2, comma 5,la valutazione del comportamento “vieneespressa collegialmente dai docenti, attraversoun giudizio sintetico”, così come accadeper la primaria. Superata dunque la previ-sione secondo la quale il voto di compor-tamento inferiore a sei decimi determinala non ammissione al successivo anno dicorso o all’esame conclusivo del ciclo.

l’ammissionE alla classE

succEssiva

A nche in questo caso restano i votiin decimi ma cambia il meccanismo

della non ammissione alla classe successivao all’esame di Stato. È abrogato infattil’art. 3 del decreto legge 137/2008 che, alcomma 3, recitava: “nella scuola secondariadi primo grado, sono ammessi alla classesuccessiva, ovvero all’esame di Stato a con-clusione del ciclo, gli studenti che hanno ot-tenuto, con decisione assunta a maggioranzadal consiglio di classe, un voto non inferiorea sei decimi in ciascuna disciplina o gruppodi discipline” e, per espressa previsionedell’art. 6, comma 2 del decreto legislativoin esame, la non ammissione avviene nelcaso di parziale o mancata acquisizione

dei livelli di apprendimento in una o piùdiscipline. In questo modo, dunque, èsuperato il problema di potersi trovare adattribuire voti non corrispondenti ai realilivelli di apprendimento degli alunni.

È confermato il dispositivo secondocui nel caso in cui sia impossibile procederealla valutazione per frequenza inferiore aitre quarti del monte ore annuale persona-lizzato, l’anno non è valido e quindi nonsi è ammessi alla classe successiva o all’esamedi Stato. Come per la primaria, infine, èintrodotta la previsione secondo cui leIstituzioni scolastiche attivano specifiche

ATTUALITA

Le nuove norme trovano applicazione nell’anno scolastico 2017/2018

solo per il primo ciclo.L’accento è posto sullo stimolo

al miglioramento che conferisce legittimazione pedagogica alla valutazione

Il decreto legislativo 62/2017ridisegna l’impiantovalutativo nel primo ciclosenza particolari stravolgimentima con alcune precisazioninecessarie a risolvere le incoerenze del modello fino ad ora in uso. Da quest’anno, gli studenti delle scuole primarie e secondariedi primo grado saranno valutati e sosterranno l’esame di Stato secondo le nuove modalità

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strategie per il miglioramento dei livelli diapprendimento, in presenza di carenzenell’acquisizione degli stessi.

il nuovo EsamE di stato

conclusivo dEl Primo ciclo

S arà costituito dalle tre prove scritte –di italiano o della lingua nella quale

si svolge l’insegnamento, relativa alle com-petenze logico matematiche e relativa allecompetenze acquisite per ciascuna delle

lingue straniere studiate – e dal colloquio.Non più dalle prove INVALSI, che sonoobbligatorie ai fini dell’ammissione, mache si svolgono in altro momento, preci-samente nel mese di aprile di ogni anno,su computer e vertono anche sull’appren-dimento della lingua inglese.

Altra novità riguarda la commissioned’esame che sarà presieduta dal dirigente

ATTUALITAscolastico o da un suo delegato e, per ciòche concerne le scuole paritarie, dal coor-dinatore delle attività educative e didattiche,per espressa previsione dell’art. 8, comma2. Il voto finale non è più dato dallamedia dei voti in decimi ottenuti nellesingole prove e nel giudizio di idoneità,come previsto dall’art. 3 comma 6 delDPR 122/2009, bensì “dalla media tra ilvoto di ammissione e la media dei voti delleprove e del colloquio” (art. 7, comma 8), dicui – si ricorda – non fanno più parte le

prove standardizzate na-zionali.

Per la certificazionedelle competenze al ter-mine della terza classedi scuola secondaria diprimo grado sarà predi-sposto, con apposito de-creto del Ministro, unmodello di attestazionedelle competenze chiavee di cittadinanza.

anticiParE

di un anno si Può

C i si può iscrivere in seconda primariaa 6 anni e in terza secondaria a 12,

se compiuti entro il 31 dicembre dell’annoin cui si sostiene l’esame di idoneità ob-bligatorio. Questa previsione, contenutafinalmente in una fonte ci rango primario,chiarisce i termini di una possibilità chein passato è stato oggetto di controversietra scuole e famiglie.

I Collegi dei docenti dovranno definire:• i descrittori dei diversi livelli di apprendimento;• i descrittori del livello globale raggiunto dagli alunni;• le competenze di cittadinanza valutabili ai fini del giudizio sulcomportamento, i relativi giudizi sintetici e le eventuali iniziativeper la promozione e valorizzazione dei comportamenti;• i criteri e le modalità di valutazione degli alunni con DSA;• le modalità di comunicazione (efficaci e trasparenti) alle famigliesulla valutazione del percorso scolastico;• i descrittori per la valutazione dell’insegnamento della religionecattolica.Per la certificazione delle competenze è attesto il modello ministe-riale.

COSA SPETTA ALLE SCUOLE

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8 Docete n. 6 / Settembre-OttObre 2017

La durata quadriennale dell’istru-zione secondaria superiore haavuto, nel dibattito sugli organi

di stampa, un nuovo sussulto con l’impe-gno del Ministro all’emanazione del de-creto che consentirà ad altre 100 scuole inItalia di avviare la sperimentazione.

Si tratta di sussulti e non di una ri-flessione organica sull’innovazione, dellaquale, invece, il sistema scolastico italianoavrebbe bisogno, visti i risultati costante-mente insufficienti delle rilevazioni nazionalie internazionali degli ultimi due decenni.Le opinioni espresse quae là sull’ipotesi dei qua-driennali, di per sé legit-time, rivelano preoccupa-zioni, sospetti e, in qualchecaso, pigrizie: la scuola ita-liana va bene così com’è;non è un tema prioritario;il vero scopo è di ridurre iposti di lavoro; e via di-cendo.

L'INNOVAZIONE QUADRIENNALE:UN COMPITO DI AUTONOMIA SCOLASTICALuci ed ombre sulla durata dell’istruzione secondaria superiore. Una riflessione sulla sperimentazione che potrebbe essere intrapresa, da altre 100 scuole italiane, dopo l’impegno del Ministro all’emanazione di un decreto.

giusEppE colosio

Già direttoredell’Ufficio Scolasticoregionaleper la Lombardia

ATTUALITA

b`

Sono opinioni anche di forze sociali,ostili a tutto ciò che nella scuola possa farpensare a contraccolpi sull’occupazione.Per questo, nonostante la portata limitatadel provvedimento, occorre sottolinearecon apprezzamento la scelta del Ministro,che è riuscito ad aprire un varco preclusoal suo predecessore. Dalle notizie circolanti,in mancanza del decreto e del bando,s’intuisce che il guinzaglio della sperimen-tazione sarà corto e che quindi l’innovazionesarà frenata da troppi vincoli, fra i qualil’obbligo di mantenere tutte le discipline

d’insegnamento dei cor-rispondenti indirizzi or-dinamentali. Cionono-stante, questo piccolo passopuò diventare per le isti-tuzioni scolastiche un’oc-casione per riappropriarsidella propria autonomiadidattica e organizzativa:con l’analisi della domandad’istruzione del proprio

Questo piccolo passopuò diventare

per le istituzioni scolastiche

un’occasione per riappropriarsi

della propria autonomia didattica

e organizzativa

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territorio di riferimento; con la valutazionedella necessità d’innovazione dei modi,dei tempi e degli strumentidel processo di insegnamen-to e apprendimento; conl’esame delle metodologiedelle più avanzate esperienzeinternazionali; con la rilet-tura del quadro normativoitaliano, per cogliere le op-portunità che apre, piuttostoche i vincoli che pone; equindi, eventualmente, conla progettazione di un’innovazione checoinvolga tutti gli attori e che preveda ri-gorosi controlli e verifiche. Perciò, non sitratta solo di mirare ai quattro anni, ma diripensare il modo d’essere della propriaistituzione scolastica. Questo è l’approccioutilizzato dalla maggior parte delle 12scuole che hanno già avuto l’autorizzazione,probabilmente con maggiori margini diautonomia rispetto alle future 100.

i bisogni EmErgEnti

dEll’istruzionE

L e motivazioni che hanno innescatoil processo sono state le più varie.

tutte si sono poste l’obiettivo di capirequali fossero i bisogni emergenti d’istruzionee si sono attrezzate per rispondere alla do-manda crescente delle famiglie di dareun’impronta più internazionale ai percorsidi studi. Il ritardo degli studenti italianirispetto ai loro coetanei nell’iscrizione al-l’università e nell’entrata nel mondo del

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lavoro è oggetto di preoccupazione datempo. tale ritardo, di norma di un anno,

ma, per una quota rilevantedi studenti, di due o piùanni a causa della forte se-lezione nei primi anni dellascuola secondaria, si molti-plica con effetti negativisulla conclusione degli studiuniversitari: produce enormicosti aggiuntivi per il sistemascolastico e universitario,mentre i risultati sono gra-

vemente insufficienti. Una spia di questodisagio viene dalle famiglie e dagli stessigiovani con la fuga precoce verso scuole dipaesi stranieri, o verso scuole con programmiinternazionali: sono alla ricerca di unaformazione che li renda consapevoli ecompetitivi in un mondo globalizzato.

ottimizzarE il tEmPo scuola

L'esempio dei licei italiani all’estero,che sono di quattro anni, e il rie-

same del tormentato iter della legge53/2003 hanno fornito spunti per aprirsialla quadriennalità, intrapresa con le pro-cedure dell’art. 11 del DPR 275/99. Perrendere realistico l’obiettivo di raggiungereal termine dei quattro anni, le competenzepreviste nel Profilo dello studente sonostate adottate delle innovazioni sia didat-tiche, che organizzative. Le discipline sonostate organizzate per aree al fine di predi-sporre piani didattici annuali e di dettaglioche costringono a un lavoro comune sulle

ATTUALITA

Non si tratta solo di mirare

ai quattro anni, ma di ripensare il modo d’essere

della propria istituzione scolastica

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10 Docete n. 6 / Settembre-OttObre 2017

1 Il termine delle lezioni, nell’ultimo anno, è anti-cipato perché sia compatibile con l’inizio degliesami di Stato.

strutture di base, che individuano preven-tivamente argomenti da affrontare in otticamultidisciplinare e che allineano rigoro-samente tutte le materie al comune assestorico. tale organizzazione produce unaforte ottimizzazione del tempo scuola euna maggiore efficacia nell’apprendi-mento, al punto tale che, senza aumentarel’orario settimanale delle lezioni dei corri-spondenti indirizzi quinquennali, è statopossibile introdurre in tutti i percorsi l’eco-nomia e il diritto come parte integrantedell’area delle scienzeumane. tale scelta èstata confermata an-che dalla legge 107.La caratteristica deidue bienni, nei qualisi articola il percorso,si può riassumerecome segue: il primosi concentra sui fon-damenti delle disci-pline e sugli stru-menti di accesso alsapere, fra i quali quelli digitali e l’inglesecome altra lingua veicolare; il secondo svi-luppa le potenzialità di ogni alunno, fa-vorendo scelte individuali sia riferite a ognidisciplina, sia attraverso la frequenza op-zionale di laboratori avanzati, nella pro-spettiva delle scelte universitarie. L’efficaciadella distribuzione dell’attività nei quattroanni viene garantita dal lavoro in équipedei docenti in tutte le fasi della program-mazione, attuazione e valutazione del pro-cesso di insegnamento e apprendimento.

ATTUALITAAlcune scuole hanno rivisto la tra-

dizionale scansione dell’anno scolastico.L’attività didattica inizia il 1 settembre etermina il 30 giugno1; si suddivide inquattro bimestri, con relativi scrutini epagelle e, se necessario, con immediataattività di recupero. Le tre settimane re-stanti del mese di giugno sono di attivitàdidattica obbligatoria: corsi di recuperoa scuola per gli alunni con debiti, attivitàopzionali e documentate per gli alunnisenza debiti; entro il 30 giugno valutazione

e scrutinio finale deglialunni con debiti. L’an-no scolastico così di-stribuito permette unrecupero quantitativodi tempo scuola in quat-tro anni equivalente aipercorsi di cinque anni.La potenzialità innova-tiva di una simile orga-nizzazione, che, perquanto riguarda i bi-mestri, ripropone una

vecchia prassi della scuola italiana, sirealizza appieno se accompagnata da unaprogrammazione strettamente scanditadell’attività didattica e della valutazionedegli alunni. Con la programmazione glialunni e le famiglie sono coinvolti conun piano di lavoro dettagliato nei tempi,nei modi e negli obiettivi e con schedepreventive con gli argomenti, i testi di ri-

Per rendere realistico l’obiettivo

di raggiungere, al termine

dei quattro anni, le competenze previste

nel Profilo dello studentesono state adottate delle innovazioni

sia didattiche, che organizzative

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11 Docete n. 6 / Settembre-OttObre 2017

ATTUALITAle scuole, liberandosi dall’illusione di farebuona scuola senza le scuole.

ferimento, il glossario e le competenzeattese che saranno oggetto di verifica. Lavalutazione è separata dall’insegnamento,ha ritmi predefiniti, più frequenti nelprimo biennio e più estesi nel secondo;comprende non solo i contenuti dell’at-tività disciplinare, ma ogni evidenza diapprendimento, realizzato anche al difuori del contesto scolastico. Quadriennaleo no, ciò che è inevitabile per la scuola èun’innovazione che sappia far fronte alsapere postmoderno. Lo Stato deve liberare

L’efficacia della distribuzionedell’attività nei quattro anni

viene garantita dal lavoroin équipe dei docenti in tuttele fasi della programmazione,

attuazione e valutazione del processo di insegnamento

e apprendimento

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12 Docete n. 6 / Settembre-OttObre 2017

Il Consiglio Nazionale della ScuolaCattolica, organismo della CEI –Conferenza Episcopale Italiana, lo

scorso giugno ha pubblicato il documentoAutonomia, parità e libertà di scelta edu-cativa che, nella sua stesura ha visto lavo-rare insieme le Associazioni rappresenta-tive delle scuole paritarie. Al termine deilavori, alla luce di quanto costruito, ci siè detti: «Un testo di questo valore nonpuò rimanere solo su carta, vogliamo farconoscere i suoi contenuti, perché sonoimportanti per tutti». Da qui l’idea di unevento pubblico nazionale.

I l titolo della convention ESSERCIPER EDUCARE... le nuove genera-

zioni è nato dal desiderio di ribadire nontanto il diritto ad esistere della scuola pa-ritaria e della formazione professionale,ma il contributo che queste scuole dannoall’educazione delle giovani generazioni.

Un’occasione, in pratica, per inter-loquire con la comunità civile ed ecclesiale

ESSERCI PER EDUCARE...LE NUOVE GENERAZIONIProssimamente una conventionper ribadire e dimostrare quanto significativa e preziosasia la presenza della scuola paritaria per l’intero sistema scolastico nazionalee il contributo che questa dà all’educazione delle giovani generazioni.

Virginia Kaladich

Presidente nazionaleFidae

ATTUALITA

b`

per raccontare la plurisecolare storia dellascuola paritaria cattolica e soprattutto iprogetti che hanno un unico grandeobiettivo: il futuro delle nuove genera-zioni.

Ci siamo! C’è un futuro? Deve es-serci, per il bene di tutto il Paese! Nonabbiamo nessuna intenzione di fermarcie piangerci addosso. Al contrario, vo-gliamo guardare avanti per continuare aessere una presenza significativa e preziosaper l’intero sistema scolastico nazionale.

U n elemento importante che deveessere assolutamente ribadito è

quello del valore della libertà di sceltaeducativa e dell’importanza delle scuoleparitarie per l’intero sistema di istruzionenazionale. A noi sta a cuore tutta lascuola, ma proprio per questo non pos-siamo non tener conto che dal 2000 inItalia il sistema pubblico integrato, com-posto da scuola statale e scuola non-sta-tale, si imbatte ancora in molti pregiudizi

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ATTUALITAche spesso riducono, nel dire comune, lescuole paritarie ad essere definite scuoledi indottrinamento o per i ricchi.

L a scuola è delle famiglie, che nonpossono sentirsi penalizzate nella

loro libertà di scelta educativa e di for-mazione per i loro figli. La mancanza diequità nell’erogazione delle risorse per lescuole pubbliche, statali e paritarie, è unelemento discriminante! Non si può ri-manere inermi o lasciare che i pregiudizirestino tali. La scuola paritaria, dunque,afferma con forza: noi ci siamo e vogliamocontinuare a educare e istruire!

Sono stati convocati:• gli studenti, perché non vengano

considerati di serie b e perché testimo-nino la vivacità della scuola paritaria;

• i genitori, per affermare la moti-vazione nella libertà di scelta educativa,che li porta anche a sopportare un’iniquapenalizzazione in termini economici;

• gli insegnanti, perché vengano ri-conosciuti il loro impegno e la dignitàche il loro lavoro merita, lavoro spessoscelto anche a costo di sacrificio;

• il personale non docente, perchégli venga riconosciuta la professionalitàed il contributo concreto che dà per ga-rantire un servizio qualificato;

• i dirigenti, per testimoniare la con-vinzione dell’importanza di una vera co-munità educante;

• i gestori, per ribadire il loro impe-gno, non sempre riconosciuto, a favoredel servizio pubblico dell’istruzione.

tutti siamo scuola paritaria e tuttidobbiamo testimoniarlo con la presenzae l’impegno.

L a convention non resterà un’inizia-tiva isolata ma sarà la prima tappa

di un percorso rivolto al domani dei no-stri giovani, con il coinvolgimento di tuttele realtà che hanno responsabilità e diquanti operano nella costruzione di verecomunità educanti. La sfida in gioco ègrande: il futuro delle nuove generazioni.

La Convention è promossa dallepiù importanti associazioni della scuolaparitaria e della Formazione professio-nale: AGeSC – Associazione Genitori ScuoleCattolicheCdO – Opere EducativeCONFAP – Confederazione NazionaleFormazione Aggiornamento Professio-naleFIDAE – Federazione italiana dellescuole cattolicheFISM – Federazione Italiana Scuolematerne MSC – Movimento Studenti CattoliciFidae.

Tra gli ospiti di eccellenza, la Mi-nistra dell’Istruzione Valeria Fedeli e ilPresidente della Conferenza EpiscopaleItaliana S.E. Mons. Gualtiero Bassetti,presente tramite video-messaggio.

PROMOTORI E PARTECIPANTI ALLA CONVENTION

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La relazione educativa che con-traddistingue l’agire del docenteè alla base della sua identità e del-

l’orientamento di vita che può offrire aisuoi studenti, ma nel cuore di tale rela-zione vi è – come direbbe bruner – unapedagogia implicita, che rappresenta l’ideaprofonda di educazione della persona cheogni docente porta nelle profondità dellasua anima. In genere tale idea si collegaall’immagine di un docente significativo,di un insegnante che – come dice l’etimo-logia del termine (in-signare) – abbia “la-sciato un segno” dentro di noi ed a cui,più o meno consapevolmente, ci ispi-riamo.

tra i paradossi dell’educazione checaratterizzano un approccio pedagogicopersonalista, quello più significativo di-pende dalla visione stessa di educazioneintesa come – per dirla con Corallo – quelcammino che accompagna il giovane allacapacità di “agire rettamente con libertà”.Ecco il nostro paradosso: si può aiutare

QUALE DOCENTE/EDUCATOREPER I RAGAZZI DI OGGI:UNO SGUARDO PEDAGOGICOAnticipiamo uno dei temi di cui si parlerà durante il Congresso “Quale scuola per il XXI secolo?” che si svolgerà a Roma dal 22 al 24 novembre 2017. In questo contributo un breve focus sulla figura pedagogica del docente che si propone di educare attraverso l’istruzione.

andrEa porcarElli

Professore di Pedagogia Generale e Sociale,Università di Padova

ATTUALITA

b`

qualcuno a diventare libero? Il camminoeducativo è dunque un cammino “a ter-mine”, che mira a raggiungere una meta,in cui l’educatore esercita un’autorità(l’autorità educativa), che però ha una ca-ratteristica essenziale: è un’autorità che“mira a dissolversi”. L’insegnante che si li-mita a concepire la propria missione comequella di uno che desidera solo erogare deipacchetti formativi, non si sentirà inter-pellato da questo paradosso, ma l’inse-gnante che si propone di educareattraverso l’istruzione, cioè che consideral’istruzione un mezzo e l’educazione unfine, si sentirà profondamente interpellatoin ordine all’esercizio non solo della pro-pria autorità didattica, ma anche dellapropria autorità educativa.

tutto questo si confronta da un latocon le sfide della quotidianità didattica,come ad esempio il modo in cui interpre-tiamo la sfida di costruire – nelle scuolecattoliche – una “scuola delle competen-ze” che non abbia un carattere pretta-

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mente “funzionalista”, mamantenga un respiro di aper-tura alla dimensione perso-nale delle competenze. Suquesto ci permettiamo di ri-mandare al testo Progettareper competenze. Basi pedago-giche e strumenti operativi,Diogene Multimedia, bolo-gna 2016. Ma ci si confrontaanche con una prospettivateologica e spirituale: l’inse-gnante-educatore, in fondo,nel cercare di “svelare piena-mente l’uomo all’uomo”(come si legge nella Gau-dium et spes), in ultima ana-lisi gli parla di Dio, anchequando non lo nomina inmodo esplicito, ma lo fa at-traverso i percorsi formativiche intercettano i sentieri diquelle verità che Dio stessoha disseminato nella creazio-ne, e lungo i quali possiamoguidare le menti dei nostriragazzi. Ricordiamoci però,come suggeriva S. Agostino,che “prima di parlare di Dioagli uomini, è necessarioparlare degli uomini a Dio”,affidando alla Sua celesteprotezione ogni nostra azio-ne (anche professionale),perché abbia da Lui il suoinizio e in Lui il suo compi-mento.

ATTUALITA

“Educatori e ragazzi del XXI secolo. Modi, dif-ficoltà e ricchezza del confronto”. È questo il titolodi uno dei workshop in programma durante il Con-gresso. In un mondo che cambia, anche l’educazioneè chiamata a ridiscutere il senso, le finalità, le radicifilosofiche, pedagogiche ed etiche a cui deve essere ri-consegnata. Ma, il docente, come può costruire e pra-ticare un’educazione all’altezza dei tempi che stiamovivendo? Costruire e praticare l’educazione significapassare dall’idea di trasmettere cultura a quella diessere testimone di cultura; dall’insegnare la cittadi-nanza a coinvolgere nella partecipazione attiva e de-mocratica; dal fare l’insegnante ad essere insegnante.

Attraverso questo workshop si vuole favorire unmomento di condivisione sulla propria rappresenta-zione di insegnante-educatore e di relazione educa-tiva, che sta alla base della stessa idea di scuola chesi intende proporre. Emergeranno, così, le metaforedell’insegnante-educatore del XXI secolo, per unascuola che si mette in ascolto del cambiamento.

Paola Ottolini

UNO DEI WORKSHOP IN PROGRAMMA

Di questi e altri temi di parlerà durante il Congresso “Quale scuola per il XXI secolo?” che si svolgerà a Roma dal 22 al 24 novembre 2017; tre giorni di incontri, formazione, dibattito,spiritualità. Una serie di eventi che hanno come centro lo studente, la scuola, il mestiere di insegnare e che ambiscono a dare gli strumenti per progettare oggi la scuola di domani. Tutte le informazioni sono reperibili sul sito della Fidae, all’indirizzowww.eventi.fidae.net

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Quanti hannoil doveredi promuoveree tutelarela salutepubblicanon possonoispirare la loro azionesu teorie di singoliricercatori o scienziati per i qualila comunitàscientificanon ha ancoradichiaratola bontàdei risultatiottenuti dalleloro indagini

Di questi tempi si è fatto un gran parlare circa l’uso deivaccini vedendo schieramenti fortemente contrappostiche, sinceramente, in alcuni casi lasciano perplessi e

con numerosi interrogativi aperti. Si è parlato tanto di questo te-ma, forse troppo e, non di rado, con una certa superficialità esenza un’adeguata informazione. Mi pare corretto sottolineareche quanti hanno il dovere di promuovere e tutelare la salutepubblica non possono ispirare la loro azione su teorie di singoliricercatori o scienziati per i quali la comunità scientifica non haancora dichiarato la bontà dei risultati ottenuti dalle loro inda-gini. Principio basilare della cura sanitaria, infatti, che ha porta-to il nostro Paese ad un livello di salute molto alto, è stato la me-dicina basata sulle evidenze scientifiche e non l’opinione di sin-goli non di rado rivelatesi senza fondamento. E l’Italia, ultima-mente, non è stata avara di battaglie che hanno riempito i roto-calchi e i dibattiti televisivi su questi temi: per citarne una pertutte, basta ricordare l’acceso dibattito sul metodo Stamina dicui nessuno ignora le conclusioni. forse i malati, soprattutto segravi, hanno diritto ad un maggior rispetto e a non ricevere spe-ranze senza fondamento. La serietà con la quale si devono trat-tare questi temi non può cedere a nessuna posizione di parte, masolo a risultati scientifici evidentemente dimostrati, nella consa-pevolezza che ogni traguardo può essere penultimo ed ulterior-mente approfondito.

VACCINI E TUTELA DEL BENE COMUNE.Considerazionimedico-scientifiche ed eticheL’Accademia per la Vita, l’Ufficio per la pastorale della salute della CEI e l’Associazione Medici Cattolicifanno chiarezza sull’uso dei vaccini e invitano, responsabilmente, alla prevenzione per il bene di tutta la comunità e, soprattutto, per un’attenzione particolare ai soggetti più fragili e ipodifesi.

carminE aricE

Superiore Generaledella Societàdi San Giuseppebenedetto cottolengo

L´OPINIONE

e

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L´OPINIONE

D a più parti, la comunità ecclesiale è stata invitata a pro-nunciarsi su questi temi, sovente con l’intento di vederla

schierata da una parte o dall’altra, e forse anche strumentalizzataper arrivare a trovare appoggi utili a difendere posizioni che tal-volta si ha l’impressione non siano esenti da tenore sottilmenteideologico. Ma, vista l’importanza della questione, nel rispettodelle competenze e delle responsabilità di quanti hanno il doveredi intervenire su questi temi ai diversi livelli, l’Accademia per laVita d’intesa con l’Ufficio Nazionale per la pastorale della salutedella CEI e l’Associazione Italiana Medici Cattolici hanno rite-nuto opportuno intervenire con una nota di chiarimento nellaquale offrono alcune precisazioni di carattere medico-scientificoe alcune riflessioni di carattere etico.

Consideriamo le prime. Si legge nella nota: “Il difetto divaccinazione della popolazione implica il grave rischio

sanitario di diffusione di pericolose e spesso letali malattie infet-tive, debellate in passato, proprio grazie all’uso dei vaccini, co-me, ad esempio, il morbillo, la rosolia e la varicella. Come rile-vato dall’Istituto Superiore di Sanità italiano, [organo prepostoa studiare ed esprimere al Ministero della Salute parere vincolan-te su questioni come queste a garanzia della salute pubblica,ndr], a partire dal 2013 si è registrata una progressiva tendenzain diminuzione delle coperture vaccinali e i dati per morbillo erosolia sono passati dal 90,4% nel 2013 all’85,3% nel 2015, afronte delle indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sa-nità che raccomandano una copertura vaccinale del 95% per eli-minare la circolazione del virus”. Questo è un dato che non sipuò ignorare, pena l’esposizione al contagio di soggetti più fra-gili ed ipodifesi.

S erietà vuole che si ponga rimedio a questa situazione pri-ma che sia troppo tardi, e che, là dove è possibile – vedi

l’ingresso nella scuola dell’obbligo – si vigili perché la comunitàsia tutelata e si prevenga, anche con azioni obbligatorie, qualsiasiforma di contagio. È un dovere di chi amministra la cosa pub-blica e il bene comune!

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“Dal 2013 si è registratauna progressivatendenza in diminuzionedelle coperturevaccinali”.Un dato che non si puòignorare, penal’esposizioneal contagio

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A ltra obiezione è stata fatta circa la provenienza delle cel-lule con cui questi vaccini sono stati preparati. Con one-

stà scientifica bisogna dire che “se nel passato i vaccini possonoessere stati preparati da cellule provenienti da feti umani aborti-ti, è anche vero che al momento le linee cellulari utilizzate sonomolto distanti dagli aborti originali. I vaccini cui si fa riferimen-to, infatti, fra quelli maggiormente in uso in Italia, sono quellicontro la rosolia, la varicella, la poliomielite e l’epatite A”. Con-tinua la nota citata, preparata con il contributo di persone auto-revoli ed esperte in materia: “Importante è considerare che ogginon è più necessario ricavare cellule da nuovi aborti volontari, eche le linee cellulari sulle quali i vaccini in questione sono colti-vati derivano unicamente dai due feti abortiti originariamentenegli anni Sessanta del Novecento”. Queste considerazioni van-no tenute presenti e con una valutazione libera da integralismidi sorta.

A ltro tema è quello degli effetti collaterali. Si legge nellanota: “Dal punto di vista clinico va ribadito che il tratta-

mento coi vaccini, pur a fronte di rarissimi effetti collaterali – glieventi che si verificano più comunemente sono di lieve entità edovuti alla risposta immunitaria al vaccino stesso –, è sicuro edefficace e che nessuna correlazione, per esempio, sussiste frasomministrazione del vaccino ed insorgenza dell’autismo”. Suquesto punto la comunità scientifica internazionale è concordee fino a quando non ci sono evidenze scientifiche contrarie, nonsi può cedere a pressioni fuori luogo quando in ballo c’è la salutedelle persone.

Aqueste considerazioni di carattere medico-scientifico èopportuno aggiungere alcune riflessioni di carattere eti-

co. La Pontificia Accademia per la Vita aveva pubblicato nel2005 un documento intitolato “Riflessioni morali circa i vaccinipreparati a partire da cellule provenienti da feti umani abortiti”che, alla luce dei progressi della medicina e delle attuali condi-zioni di preparazione di alcuni vaccini, secondo quanto afferma-to dalla stessa Accademia, “sarà a breve rivisto e aggiornato, so-

L´OPINIONE

La comunitàscientifica internazionaleè concordenell’affermareche gli effetticollateralidei vaccinisono rarissimie che gli eventi che talvoltasi verificanosono di lieve entità

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prattutto in considerazione del fatto che le linee cellulari attual-mente utilizzate sono molto distanti dagli aborti originali e nonimplicano più quel legame di cooperazione morale indispensa-bile per una valutazione eticamente negativa del loro utilizzo”.Per essere chiari, soprattutto per i non addetti ai lavori è bene di-re senza equivoci che mai è lecito indurre qualcuno ad un attomorale intrinsecamente negativo come l’aborto, per ricavarneun beneficio.

Continua la nota: “D’altro canto, non meno urgente risultal’obbligo morale di garantire la copertura vaccinale necessariaper la sicurezza altrui, soprattutto di quei soggetti deboli e vul-nerabili come le donne in gravidanza e i soggetti colpiti da im-munodeficienza che non possono direttamente vaccinarsi controqueste patologie”. La nota degli esperti opportunamente sottoli-nea, che “per quanto riguarda la questione di vaccini che nellaloro preparazione potrebbero impiegare o avere impiegato cellu-le provenienti da feti abortiti volontariamente, va specificato cheil “male” in senso morale sta nelle azioni, non nelle cose o nellamateria in quanto tali.

Fa chiarezza anche la conclusione: “Le caratteristiche tecni-che di produzione dei vaccini più comunemente utilizzati

in età infantile ci portano ad escludere che vi sia una cooperazionemoralmente rilevante tra coloro che oggi utilizzano questi vaccinie la pratica dell’aborto volontario. Quindi riteniamo che si possa-no applicare tutte le vaccinazioni clinicamente consigliate con co-scienza sicura e che il ricorso a tali vaccini non significhi una coo-perazione all’aborto volontario. Pur nell’impegno comune a far sìche ogni vaccino non abbia alcun riferimento per la sua prepara-zione ad eventuale materiale di origine abortivo, si ribadisce la re-sponsabilità morale alla vaccinazione per non far correre dei gravirischi di salute ai bambini e alla popolazione in generale”.

Con grande saggezza papa francesco scrive che “la realtà epiù importante dell’idea ed è ad essa superiore” (Evangelii Gau-dium, 231). guardiamo la realtà, giudichiamola con onestà econ altrettanta onestà scientifica adoperiamoci per la salute ditutti a iniziare dalle persone più fragili.

L´OPINIONE

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Si ribadisce laresponsabilitàmorale allavaccinazioneper non far correre dei gravi rischidi saluteai bambinie alla popolazione in generale

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SINERGIA, LA "PAROLA MAGICA PER UNA BUONA SCUOLAUna chiacchierata con Roberto Gontero, presidente dell’AGeSC, per riflettere sulla relazione tra genitori e insegnanti nella formazione dei ragazzi, per valutare i rapporti tra scuola paritaria, scuola pubblica e Istituzionie per sognare istituti educativi sempre più attenti alle persone e alle sfide del presente e del futuro.

simonE chiappEtta

Giornalista

INCONTRI

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Che siano buoni cristiani e onesti cittadini. È la citazione didon bosco l’augurio che Roberto gontero rivolge a do-centi, ragazzi e genitori all’inizio dell’anno scolastico. Al

tintinnare delle prime campanelle, Docete ha pensato di chiacchie-rare con il presidente dell’Associazione genitori Scuole Cattolicheper riflettere con lui sulla comunità educativa, sul ruolo degli adultinella formazione dei più piccoli e sulla collaborazione essenziale diformatori ed educatori nella realtà scolastica.

È “Sinergia” la parola che lo stesso gontero regala come undono da custodire a studenti e professori, «una sinergia da alimen-tare con la speranza e che si nutre di proposte relazionali e colla-borative».

Lo sa bene il presidente dell’Agesc, così come tutta l’Associa-zione nata nel 1975, nel fermento di quel post sessantotto che in-vocava partecipazione e coinvolgimento. «Nel contesto dei primianni Settanta – ricorda gontero, al secondo mandato come presi-dente – con l’inserimento nell’ordinamento scolastico degli organicollegiali, pensammo di creare una associazione che favorisse lacollaborazione tra scuola e famiglia e sostenesse il rapporto delledue realtà attraverso l’organizzazione della presenza dei genitorinegli istituti scolastici. Prima come associazione locale, regionale,poi, passo dopo passo, come realtà nazionale, abbiamo sempre cer-cato di far sentire la nostra voce all’interno delle scuole paritariecattoliche, e non solo, e di interfacciarci con le istituzioni».

Siamo una associazione ecclesiale che ha come riferimento la ConferenzaEpiscopaleItaliana, ma, sempre e comunque,un’associazionedi laici con unavisione laicadella realtà

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Riconosciuta dalla Conferenza Episcopale Italiana e dal Mi-nistero della Pubblica Istruzione, l’Associazione di promozione so-ciale conta oggi una presenza attiva su tutto il territorio italianocon livelli regionali, provinciali e locali, «con i cosiddetti comitatigenitori di istituto» – specifica gontero – e approfondisce i rap-porti con la comunità civile «perché oggi, più degli anni Settanta,la società è frammentata. La confusione di ideali, di valori, di verità,trasuda nella scuola e non aiuta la comunicazione tra le varie realtàeducative. La scuola non è un campo di battaglia o un ambito ditrattazione, ma è il luogo dell’incontro».

la PossibilE sinErgia tra scuola statalE E Paritaria

L a “sinergia” che dà il titolo alla riflessione di questo bimestrenon riguarda esclusivamente la relazione tra genitori, inse-

gnanti e alunni e i rapporti istituzionali con la comunità educante,ma è la parola chiave per un cammino essenziale nel patto scuola-famiglia che si interseca nella collaborazione tra le diverse associa-zioni del mondo scolastico e si fa viva e ricca nel confronto attivocon la scuola pubblica e con le organizzazioni impegnate a tutelarei diritti di cittadinanza.

«Siamo convinti che l’interazione tra scuola statale e scuolaparitaria sia essenziale per raggiungere più progettualità e che larelazione sia un bene per entrambi – continua il PresidenteAgesc –. Da loro possiamo imparare ad essere più inclusivi graziea quel dinamismo che li contraddistingue, offerto dalla presenzadinamica di più etnie e dal valore degli scambi culturali, favorito,senza dubbio, dalle maggiori possibilità economiche. Da noi, chei soldi non li abbiamo, possono assimilare la realtà dell’autonomiae il valore di una scuola meno burocratizzata e, di conseguenza,più dedicata all’apprendimento».

Quando la sinErgia è una rEsPonsabilità istituzionalE

L'abbattimento degli steccati ideologici tra scuola statale escuola paritaria non è sempre favorito dalle scelte istitu-

zionali. «È tangibile l’esempio del Programma Operativo Nazio-

INCONTRI

Nella scuolanon ci sonocontroparti,non è un cambiodi battagliao un ambitodi trattazione.Il patto scuola-famigliaè un patto di sinergia

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INCONTRInale del Miur – segnala il dott. gontero –. Alle scuole paritarie,per accedere ai fondi dei progetti europei, veniva chiesto di cercarescuole statali capofila, ma non sempre queste vogliono avere i no-stri istituti in mezzo ai piedi». Così come la Sinergia non è la vo-cazione della riforma del sistema nazionale di istruzione: «La“buona Scuola” ha sicuramente posto l’attenzione alla formazionedei docenti e alla loro maggiore specializzazione. Non è ancorachiaro come sarà esaudito il decreto legge ma è chiaro che tutti de-sideriamo insegnanti sempre più formati e preparati. Nel sensodell’autonomia, però, la “buona Scuola” è deludente, perché sonoaumentate le dipendenze dal Ministero. Una scuola centralizzataè una scuola burocratizzata e una scuola burocratizzata è una scuola

ingessata che sempre, per ogni cosa, deveprendere ordini da Roma, sfavorendo, diconseguenza, quegli approcci personaliz-zati, anche collaborativi, che rendono gliistituti più aperti e capaci di valorizzaregli studenti come persone».

la sinErgia EdiFica Ponti

tra lE associazioni

L'interesse per i figli e per la for-mazione di coloro che saranno il

futuro della società, però, abbatte semprei muri, edifica ponti e genera paradigmidi confronto e di lavoro comune invidia-bili. «Come non citare “Immischiati” –afferma entusiasta il presidente Agesc –progetto realizzato con altre associazionidi genitori di scuole statali e tutorato dalforum famiglie con l’obiettivo di dare aigenitori elementi utili per interessarsi deipropri figli occupandosi, innanzitutto,della loro scuola e invitandoli a non de-legare, perché esserci con responsabilità èil primo modo per cambiare le cose. In-

• con i genitori, nel rapporto quotidianodato dalla presenza della medesimascuola e dalla comune istanza educativa;• con la comunità scolastica, nel rapportodei genitori con gli altri soggetti istituzio-nali teso alla realizzazione di quella “comunità educante” che è la sola condizione possibile per concretizzare un autentico processo educativo;• con le diverse scuole, dove l’Associazione è elemento di raccordo tra la scuolae il territorio nel quale è inserita;• con le istituzioni, dove l’Associazionepuò proporre e sostenere istanzedi libertà, di presenza e di controllodella famiglia, della scuola, della concreta libertà di educazione;• con le famiglie, impegnate su altri fronti della politica familiareper promuovere e tutelare i diritti di cittadinanza.

L'AGeSC OPERA:

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INCONTRIsieme alle comunità presenti sul territorio abbiamo organizzatopiù di 100 incontri in tutta Italia per delineare griglie di compe-tenze e far sì che la “sinergia” sia la chiave di una scuola semprepiù funzionante». Come non ricordare la relazione costante conl’associazione fidae che al congresso dello scorso anno ha dato il“la” alla presentazione del progetto “Agesc form”, «una piattaformadi formazione a distanza per tutti i genitori, di scuola paritaria ostatale, realizzato con il media-partner Avvenire, grazie al qualesono stati attivati progetti di comunicazione per sostenere la diffu-sione e favorire la fruizione».

Lo stare insieme, il confrontarsi sui progetti e la finalità edu-cativa per il bene dei propri ragazzi promuovono sempre la paroladi otto lettere che fa da filo-conduttore al racconto di questo in-contro. «La sinergia tra genitori e scuola – ricorda ancora gon-tero – ha favorito negli anni diversi buoni modelli e assunzionidi responsabilità reciproche, veramente interessanti. È accaduto,per esempio, che genitori e insegnanti abbiano creato cooperativedi gestione scolastica, per offrire continuità educativa e per ri-spondere alle difficoltà amministrative ed economiche che troppospesso i nostri istituti si trovano ad affrontare».

la sinErgia chE manca E su cui lavorarE

Insomma “sinergia” è il valore assoluto per coloro che sannofare verifica delle esperienze passate della scuola, che sanno

rileggerle in un presente sempre più difficile e frammentato nelcampo dei valori, ma che sanno sperare, rimboccandosi per primile maniche, in un futuro in cui interazione e apprendimento so-vrastino muri ideologici e nozionismo.

«Ci credo in questa sinergia – conclude gontero – anchequando all’interno delle stesse scuole cattoliche italiane la nostraassociazione non trova spazio, non per un conflitto sui valori, ma,ahimè, per l’indifferenza. Sono certo, però, che ricordandoci lamotivazione fondamentale per cui tutti lavoriamo nella scuola, inostri figli, e la vocazione al servizio che sempre deve contraddi-stinguere progetti e iniziative, potremmo trovare più elementi direlazione che fanno bene a tutti. Noi ci siamo».

«L’avventura deglieducatori è la nostramission e per dare unservizio necessario einnovativo abbiamomesso in cantiere unapiattaforma di forma-zione a distanza sul-l’educazione alla co-municazione per tuttii genitori, di scuolapubblica paritaria estatale». Per accedere al corsoonline, organizzatocon l’Istituto di Psi-cologia Subliminale,basta entrare nel sitowww.agesc.it e regi-strarsi al networkdell’associazione.

AGeSC FORM

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Questa riflessione trae spunto dal-la necessità avvertita di animareintenzionalmente le aule delle

nostre classi di “energie” produttive, sullabase della convinzione che ognuno ha unpunto sensibile che lo spinge a “compro-mettersi” in un’azione, un’attività, un la-voro: lo svolgimento di un compito.

Si ha ben presente la situazione op-posta estrema e ci si adopera perché ciònon succeda. Come non lasciarci coinvol-gere dall’atmosfera del Compito in classe,magicamente descritta da Prévert1? Que-sta poesia stimola, anche emotivamente,una riflessione su ciò che cattura il verointeresse. Come competere?

MATEMATICA CREATIVAUn cambio di paradigma per l’insegnamentodi una disciplina per anni studiata solo attraversole formule. C’è invece un’altra strada, propostain questo contributo, che permette di apprenderesperimentando soluzioni a problemi di vita quotidianae mettendo in gioco la propria creatività.

annamaria gilbErti

esperta formatrice e valutatrice, già dirigente tecnico miUr,referente nazionaledella competizione“matematica senza frontiere”

APPRENDERE

m

Secondo Edward de bono2, occorrel’attivazione del pensiero laterale che noncompie esclusione, accoglie il diverso per-ché – come affermato in un’intervista – lacreatività e il pensiero laterale sono la sim-biosi vincente per la pratica della fantasia.

Si deduce la necessità di valorizzaresia la peculiarità creativa della matematicasia, didatticamente, gli approcci creativialla stessa.

Parrebbe, però, utile soffermarsi sulsignificato del termine creativo ricorrendoalla sua etimologia: relativo al creare e allacreazione; altro da ricreativo, anche se lapratica di una matematica creativa contri-buisce anche a ricreare nel senso di daresenso, svagare la mente.

1 Jacques Prévert, Page d’écriture, in Paroles (1946)– cantata da Yves Montand in “Yves Montandchante Jacques Prévert” (1962). In italiano il titoloè Compito in classe. “Due più due quattro, quattropiù quattro otto, otto e otto fanno sedici... Ripetete!dice il maestro. Due più due quattro, quattro equattro otto, otto e otto fanno sedici. Ma ecco l’uc-cello-lira che passa nel cielo, il bambino lo vede, ilbambino lo sente, il bambino lo chiama: Salvami,gioca con me, uccello!”.

2 Nato a Malta nel 1933 è il teorico del cosiddettopensiero laterale; vedasi Letters to inkers; futherougts on lateral inking, Penguin 1988, rieditatoanche in traduzione italiana (Lettera ai pensatori:ulteriori pensieri sul pensiero laterale).

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25 Docete n. 6 / Settembre-OttObre 2017

uno sguardo oltrE

i conFini nazionali

Nei primi anni ’80 intutti i Paesi d’in-

fluenza sovietica ci fu la ri-forma della scuola superio-re e fu introdotto settima-nalmente un monte orariodedicato alla soluzione deiCreative problems3. Si trat-tava di attività intenzional-mente previste nel currico-lo ufficiale, in cui gli studenti erano impe-gnati in compiti reali che richiedevano as-sunzione di responsabilità e cooperazionedi gruppo per trovare soluzioni innovativea situazioni concrete, come ad esempio lacoibentazione delle aule, la realizzazionedi un sistema di areazione della scuola.

Nella scuola finlandese il successo inmatematica è stato riconosciuto esserenella pratica diffusa di stimolare la risolu-zione di problemi in contesti reali della vi-ta quotidiana; le situazioni concrete sonodeterminanti per sviluppare e costruirenella mente dello studente la riflessione eil pensiero astratto. gli esercizi propostisono dello stesso tipo di quelli PISA, condomande brevi, comprensibili da tutti,con ricorrenti problemi aperti anche senelle classi finlandesi l’argomentazionenon parrebbe essere prioritaria.

APPRENDERE

i diEci comandamEnti

dElla didattica

PEr ProblEmi crEativi

R ispetto a ciò, già negli anni Ses-santa, il matematico ungherese

Polya4, che si batteva nei suoi scritti peruna didattica per problemi creativa, spro-nava l’insegnante con i suoi “10 coman-damenti” tuttora attuali:

• il miglior modo per imparare qual-siasi cosa è di scoprirla da soli (terzo c.)

• fai loro imparare a indovinare (se-sto c.)

• fai loro imparare a formulare con-getture e a dimostrare

• cerca quegli aspetti del problema inquestione che possono essere utili per i pro-blemi futuri, cerca di mettere in evidenza loschema generale che sta dietro la situazioneconcreta presente (ottavo c.)

3 termine inglese presente nei documenti ufficialidiffusi in Europa. 4 george Polya (budapest 1887 – Palo Alto 1985).

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26 Docete n. 6 / Settembre-OttObre 2017

• non rivelare subito tutto il tuo segre-to, fallo indovinare dagli studenti prima didirlo, fa loro scoprire da soli quanto è possi-bile (nono c.)5.

la crEatività

"C reatività – secondo brunoD’Amore – è dunque sinonimo

di scoperta autonoma, più che nuova, nelcaso del mondo scuola; il risultato di un im-pegno personale, di appropriazione di unconcetto, di una strategia, di un’idea, di unasituazione cognitiva6”. La creatività è unapotenzialità presente in ognuno di noiche, però, deve essere sviluppata con con-tinuità per valorizzarla e farla crescere. Ascuola, diviene importante permetterne ilriconoscimento da parte di ciascun alunno;spesso gli studenti non se la riconoscono...sono convinti, di fronte a una situazionenuova, di non farcela, di essere incapaci diaffrontarne la problematicità perché, inmatematica, non viene loro in mente unaformula. Come se le soluzioni nella vitaavessero una formula risolutoria o unaricetta da applicare.

D’altra parte, anche nel senso comu-ne, si pensa a un soggetto creativo se con-testualizzato nel mondo artistico, musica-le, coreutico ecc., ma in matematica solose riconosciuto genio.

APPRENDEREAnche in azioni come 117x11, nel

fare matematica consueta, c’è invece pos-sibilità di fare appello alla creatività solle-citandola. In matematica, infatti, oltre adapprendere informazioni di basi e auto-matismi, si risolvono problemi, cioè sicomprende l’enunciato e s’immagina, siricorre alla memoria e all’intuizione, siprendono iniziative e si compiono tentati-vi, formulando congetture, ragionandoper concludere. Di fronte, ad esempio, aun quesito come il seguente

5 Dai 10 comandamenti di george Polya in Lascoperta matematica, Ed. feltrinelli, Milano 1970(Mathematical Discovery, Wiley, New York 1962)6 Da bruno D’Amore, Silvia Sbaragli in Matema-tica e creatività. Binomio indissolubile (articolo2014). 7 tratto da MSf junior Competizione 2013.

Lo studente, lavorando in gruppo,osa proporre ipotesi, si confronta su variepiste dopo aver tentato il ricorso a formu-le, sbaglia, ma si corregge con l’aiuto reci-proco dei compagni. Certo, bisogna evi-denziare che la matita e la gomma sonofondamentali e, inoltre, il docente devevalorizzare ogni tentativo, purché spiega-to, anche se non approdato al risultato at-teso, praticando la tecnica di risponderespesso a domande con altre domande, sti-molo all’intuizione e/o al ragionamento.

7

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QualE tiPo di QuEsito

ProPorrE?8

• aperto, semplice• facile da comprendere• sorprendente• che faccia venir voglia di cercare

e, poi, di trovare• incoraggianteDi seguito sono proposti alcuni tipi

di quesiti con queste caratteristiche, pen-sati all’interno della Competizione Mate-

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APPRENDEREmatica senza frontiere9 per richiedere aglistudenti la messa in atto di 4 gruppi dicompetenze:• ricercare, estrarre e organizzare l’infor-mazione utile• scegliere e seguire un metodo di risolu-zione, ad es. calcolare, misurare...• ragionare, argomentare, praticare unpercorso sperimentale, validare un risul-tato• presentare il percorso seguito, i risultatiottenuti, comunicare.

8 Da Rémy Jost (“padre” di Mathématiques sansFrontières, già Inspecteur general francia), rela-zione a Milano, 19 novembre 2014, per la forma-zione docenti sulle Indicazioni Nazionali MIUR.9 È proposta in tre edizioni: Msf (per seconda eterza classe superiore), Msf1 (prima classe supe-riore), MsfJter (terza secondaria) e MsfJ (quintaprimaria e prima secondaria). Si rinvia alla con-sultazione del sito www.matematicasenzafron-tiere.it sia per la natura di Msf (competizione di

classe non individuale) sia per la presa in visionedella raccolta delle prove, dei moduli didattici,delle statistiche internazionali curate dall’équipeitaliana e dei bilanci pedagogici annuali nonché,per le scuole iscritte, per l’accesso, tramite motoredi ricerca on line, all’archivio di tutti i quesiti ca-talogati per competenze.10 È la classificazione del quesito nell’Archivio online di Msf: Prova Junior, Accoglienza, esercizion. 2, a.s. 2011-12.

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28 Docete n. 6 / Settembre-OttObre 2017

APPRENDERE

11 Docente referente: professoressa Antonella Porri.12 Samuel Loyd, noto come Sam Loyd (filadelfia,1841 – New York, 1911), è stato uno scacchista ecreatore di enigmi matematici il primo dei qualifu ideato all’età di 15 anni.

13 Il marchio Sam Loyd è, infatti, registrato.14 testo della competizione indirizzata alla classeterza secondaria, presentato anche in francese, spa-gnolo e tedesco.

Studia e studia la biografia di Sam Loyd12, spulcia espulcia, ci si è imbattuti sul sito della Fondazione a lui

intitolata, fonte inesauribile di idee ed è nata una simpatica e produttiva collaborazioneche ha reso possibile l’autorizzazione per MsF della pubblicazione e diffusione dei famosipuzzle a scopo didattico13. Ad esempio:

I PUZZLE A SCOPO DIDATTICO

I tre quesiti sono quelli:1. della notte stellata (a pag. 27).2. del salame (a pag. 27, presentato

anche all’Expo 2015 di Milano nel Vivaioscuole del Palazzo d’Italia, sezione Creati-vità).

3. della mappa (a destra, realizzatodalla classe 3a S del Liceo Scientificofrancesco Redi di Arezzo11).

14 La creatività è una potenzialità presente

in ognuno di noi che, però, deve

essere sviluppata con continuità

per valorizzarla e farla crescere

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29 Docete n. 6 / Settembre-OttObre 2017

L'Unione Europea da molti anni

sottolinea l’importanza delletecnologie informatiche e delle

competenze digitali dei cittadini. Consiglio,Commissione e Parlamento Europeo sonoconcordi nel riconoscere che la capacità disfruttare al meglio le tecnologie sia oggiun fattore essenziale per lo sviluppo eco-nomico e sociale dei singoli Paesi Europeinonché dell’Unione stessa.

tali indicazioni sono state evidenziatecon precisione già nel 2006 nella “Racco-mandazione del Parlamento Europeo e delConsiglio del 18 dicembre 2006 relativa acompetenze chiave per l’apprendimentopermanente”, in cui vengono identificate8 competenze chiave, necessarie a tutti perla realizzazione e lo sviluppo personali, perla cittadinanza attiva, per l’inclusione so-ciale e per l’occupazione. La competenzadigitale è inserita tra le prime quattro e ildocumento ne fornisce una precisa defini-zione che consiste nel “saper utilizzare condimestichezza e spirito critico le tecnologie

COMPETENZE DIGITALIE CERTIFICAZIONI ECDL, UN PASSAPORTO PER IL MONDO DEL LAVOROLa patente europea del computer, un progettodi successo e di qualità, che coinvolge 170 Paesi e 15 milioni di persone. Nato circa venti anni fa,è approdato in Italia attraverso 3.000 Test Center.Un’opportunità importante non solo in ambitouniversitario ma anche professionale.

carlo tibErti

responsabileScUOLe aica

APPRENDERE

m

della società dell’informazione (tSI) per illavoro, il tempo libero e la comunica-zione”. Questa competenza diventa quindiun elemento fondamentale e imprescindi-bile per i giovani cittadini europei che neiprossimi anni frequenteranno le scuoled’Europa e affronteranno il futuro mondodel lavoro.

Le Competenze Digitali hanno dun-que conseguito una tale importanza chediviene necessario evidenziare il valoresempre maggiore anche delle relative cer-tificazioni. In questo ambito infatti l’Eu-ropa ha iniziato da molti anni a definire lenorme per garantire adeguati sistemi dicertificazione. In estrema sintesi, tra le ca-ratteristiche principali vi sono:

• la trasparenza, corrispondente al-l’obbligo di pubblicare i contenuti delloschema di certificazione;

• l’oggettività, che impone criterichiari di valutazione della conformità sle-gati da fattori arbitrari;

• l’aggiornamento, che impone la

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30 Docete n. 6 / Settembre-OttObre 2017

APPRENDEREdecadenza della certificazione se la personache la possiede non la mantiene attiva;

• l’imparzialità, fondata sull’assenzadi conflitti di interesse e sulla “terzietà”; percui la verifica e l’attestazione della compe-tenza non spetta né al cliente/committenteinteressato ad avvalersi della collaborazionedel candidato, né a chi lo propone (adesempio l’ente di formazione). A maggiorragione non si prende in alcuna conside-razione l’autocertificazione.

la PatEntE EuroPEa

dEl comPutEr Ecdl. storia di un succEsso

L a Patente Europea del ComputerECDL (European Computer Dri-

ving Licence) è nata circa 20 anni fa nel-l’ambito del CEPIS, la federazione delleSocietà di Informatica Europee a bruxel-les. L’idea di sviluppare un sistema perl’analisi delle competenze digitali degliutenti, quindi non solo dei professionistibensì del grande pubblico, germogliò ve-locemente e nel 1997 venne costituita aDublino la fondazione ECDL, che da al-lora si è occupata di sviluppare e promuo-vere l’ECDL a livello mondiale.

Ad oggi sono più di 15 milioni le per-sone nel mondo che hanno aderito al pro-gramma di certificazione ECDL, tradottoin 40 lingue e presente in oltre 170 Paesi,attraverso un network globale di oltre24.000 test Center abilitati a erogareesami di certificazione uguali in tutti i con-tinenti.

In Italia la proposta ECDL venne ge-stita da AICA (Associazione Italiana perl’informatica ed il Calcolo Automatico –www.aicanet.it) e ottenne da subito unenorme successo, in particolare nelleScuole Secondarie Superiori. Nell’arco diun paio d’anni furono migliaia in Italia lerichieste di scuole e realtà private interes-sate ad adottare quel modello.

La proposta raccolse anche l’interessedelle Istituzioni pubbliche e a partire dal-l’inizio del 2000 furono siglati i primi pro-tocolli di intesa (con il MIUR, conConfindustria e con molte università) perla diffusione dell’ECDL e delle compe-tenze digitali certificate.

In quindici anni in Italia sono statiemessi oltre 2 milioni di certificati ECDLe sono circa 3.000 i test Center, ovvero icentri accreditati da AICA a far sostenerei vari esami di certificazione.

Le ragioni di un tale successo sonomolteplici, ma è soprattutto dovuto al si-stema di classificazione e certificazionedelle competenze che si basa sui seguentielementi considerati importanti ed essen-ziali per una certificazione di qualità:

• articolazione, perché copre tutti ilivelli, dal semplice utente allo specialistadi informatica;

• uniformità, perché le competenzerichieste per le prove d’esame sono le stessein tutto il mondo;

• indipendenza dai fornitori, perchégestito da enti indipendenti che permet-tono di fatto al candidato di scegliere il si-stema operativo su cui esercitarsi e

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alle certificazioni ECDL. Si possono citaread esempio Istituti Scolastici che attribui-scono punteggi all’ECDL per il Certificatodelle Competenze di base acquisite nell’as-solvimento dell’Obbligo di Istruzione (inanalogia con le 8 Competenze Chiave UE)e Università che riconoscono all’ECDLCrediti formativi Universitari. Inoltre, inalcuni dei più prestigiosi Atenei italiani lacertificazione fornisce punteggio nei testd’accesso. Anche per partecipare ai con-corsi pubblici è necessario dimostrare di

Come indicato da Seymour Papert,uno dei più grandi studiosi di pedagogia:«Gli esperimenti dimostrano che, utiliz-zando il computer, gli alunni si diver-tono, imparano meglio e più rapida-mente...». Sono numerose le scuoleelementari italiane che hanno adottatole certificazioni ECDL come base perinsegnare le competenze digitali ai bam-bini. Gli apprendimenti vengono poi de-clinati nelle varie discipline, contri-buendo così a sviluppare una didatticainnovativa basata su un utilizzo consa-pevole della tecnologia.

ECDL E SCUOLA PRIMARIA

sostenere gli esami (tra sistemi proprietarie open);

• imparzialità, garantita da un si-stema di qualità;

• vocazione socialmente responsa-bile, dovuta al modello di rete internazio-nale basato su realtà no-profit.

ECDL si è molto evoluta negli anni,rimanendo sempre aggiornata alla velocitàdi evoluzione delle tecnologie. Ciclica-mente vengono infatti rivisti sia i syllabi dicompetenza sia l’architettura generale deimoduli di certificazione, adattandoli allenuove esigenze didattiche e formative dellasocietà della conoscenza.

A seguito della sempre maggiore per-vasività della tecnologia e dell’emergere dinuove esigenze formative di nativi digitalie millennials, si è reso necessario ampliarel’orizzonte della cultura digitale inclu-dendo i temi della consapevolezza nell’uti-lizzo delle tecnologie, della fruizione sicurae della dimensione etica e cognitiva chesottende l’utilizzo delle stesse.

utilizzo dElla cErtiFicazionE

nElla scuola E sPEndibilità

nEl mondo dEl lavoro

L e certificazioni ECDL hanno avutoampia diffusione in ambito scola-

stico proprio perché consentono di verifi-care in modo incontrovertibile il possessodi un completo e ben definito corpus dicompetenze specifiche.

Università, pubbliche amministra-zioni e aziende riconoscono oggi crediti

APPRENDERE

saper utilizzare il computer (Legge bassa-nini n. 387 del 27/10/98 art. 13) edECDL viene riconosciuta a tal fine. È ilcaso dei bandi per i docenti, per il perso-nale AtA, per i Corpi Militari dello Stato,per la Polizia, per i Carabinieri.

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tEst cEntEr Ecdl E garanzia di Qualità

L e certificazioni ECDL possono es-sere acquisite soltanto nei test

Center autorizzati, garanzia di qualità e diserietà. Istituzioni scolastiche, Università,enti d’istruzione e formazione professio-nale, imprese private, enti pubblici, asso-ciazioni ed enti no-profit possonocandidarsi a diventare test Center ECDL,impegnandosi a mantenere un elevato

APPRENDERE

Adottare ECDL significa entrare afare parte di un vero network interna-zionale, gli esami (identici in tutte le na-zioni) sostenuti in un Paese sono ricono-sciuti in tutto il mondo, come un vero eproprio “passaporto di competenze”.

• 15 milioni le persone che hannosostenuto esami nel mondo.

• 170 i Paesi in cui vengono orga-nizzati esami ECDL.

• 24.000 i Test Center ECDL nelmondo.

• 41 le lingue nazionali in cui èpossibile sostenere esami ECDL.

I NUMERI UNICI DI ECDL NEL MONDO

lamento (CE) n. 765/2008 del Parla-mento Europeo e del Consiglio del 9 lu-glio 2008. Questo accreditamentogarantisce imparzialità, correttezza, assenzadi discriminazioni e trasparenza nel pro-cesso di certificazione. L’accreditamento èuna garanzia di spendibilità del certificatoper la persona certificata e di affidabilitàper l’impresa e per le Istituzioni che lo ri-conoscono. L’accreditamento rende, inol-tre, la certificazione ECDL full Standardconforme al Decreto Legislativo n. 13 del

16 gennaio 2013. Con l’accreditamentoACCREDIA, l’ECDL full Standard puòquindi inserirsi nel Sistema Nazionaledelle Certificazioni e nel Registro Nazio-nale delle Competenze, rafforzandone laspendibilità.

La Patente Europea del Computer ECDL (European

Computer Driving Licence) è nata circa 20 anni fa nell’ambito del CEPIS,

la federazione delle Società di Informatica Europee a Bruxelles

standard qualitativo e operando in base aprecise procedure a tutela del candidato edell’oggettività delle certificazioni. La va-lutazione degli esami è effettuata con si-stemi informatici automatici nel pienorispetto degli standard di qualità e delleprocedure, e viene verificata da una rete diAuditor (Ispettori) che negli anni hannogarantito circa 20.000 processi di Auditdocumentati.

Dal 1° aprile 2014 l’ECDL full Stan-dard (con 7 moduli) è stata accreditatacome schema di certificazione delle com-petenze informatiche da una terza parteistituzionale, l’organismo nazionale di ac-creditamento, ACCREDIA, designatodallo Stato Italiano in attuazione del rego-

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33 Docete n. 6 / Settembre-OttObre 2017

Il cortile pullula di vita: i bambinisi abbracciano e iniziano a parlarefitto fitto, come se dovessero con-

densare in poche battute le emozioni diun’estate intera, i grandi si ritrovano, an-cora un po’ frastornati dal ritorno ai ritmiordinari. fanno capolino volti nuovi, inti-miditi e allo stesso tempo curiosi. Saluti,strette di mano, sorrisi. Il clima è quelloeffervescente, a tratti confusionario, dei ra-duni familiari: del resto, retorica a parte,quella della Scuola Pontificia Pio IX diRoma è davvero una sorta di grande fami-glia che accoglie i piccoli, li vede cresceree li accompagna, fa festa insieme e sistringe nelle situazioni più difficili. Così,quando ci si rivede, dopo tre mesi di va-canze, è come riprendere un discorso, ri-dare la mano all’amico per fare un altropezzo di strada, sorridere sapendo di nonessere soli.

“La scuola è una cosa bellissima: vi-viamo a pieno e al meglio questo anno”,dice la preside Eugenia Campini rivolgen-

"MAMMA, MA AL PIO IXPOSSO FARE ANCHE L'UNIVERSITà?Relazioni al centro, corresponsabilità, qualità: ecco cosa ci ha portati a scegliere l’istituto paritario affidato ai Fratelli di Nostra Signora della Misericordia.

stEfania carEddu

Giornalistae mamma

STORIE

h

dosi a studenti, genitori, insegnanti, per-sonale non docente. Accanto a lei il diret-tore, fratel Andrea bonfanti, sacerdote deifratelli di Nostra Signora della Misericor-dia, che con coraggio e spirito di servizioha accettato di prendere in mano le redinidell’Istituto dopo la prematura scomparsadi fratel Emanuele francesconi.

Suona la campanella. Inizia ufficial-mente un nuovo anno scolastico. L’ottavoper Rocco e, dunque, l’ottavo pure pernoi.

un luogo dovE si imPara

a FarE E ad EssErE

M entre esco dall’edificio che si af-faccia su via dei Cavalieri del

Santo Sepolcro, all’angolo di via dellaConciliazione e quindi a due passi dapiazza san Pietro, mi viene spontaneo ri-pensare a quando per la prima volta met-temmo piede al Pio IX per iniziare insiemea nostro figlio, di appena due anni e

"

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mezzo, l’avventura formativa. Il grembiu-lino verde, le maestre Jessica ed Emilia,quella trepidazione tipica che si annida nelcuore di una mamma quando si stacca dalproprio cucciolo, le mille domande che siaggrovigliano nella mente nonostante lerassicurazioni, la consapevolezza che daquel momento in poi niente sarà piùuguale. Perché è lì, tra quelle mura, conquelle persone a cui hai deciso di affidarti,che tuo figlio imparerà a fare tante cose ead essere qualcuno. È questo pensiero checi ha guidato nella scelta,portandoci a preferire unistituto paritario. Nel pa-norama romano e in parti-colare del nostro quartiere,che pure offre un ventaglioricco e vario di opzioni, ciè sembrato opportunopuntare sul privato. Nonper una mera questioneideologica (mi sono for-mata, eccetto che perl’Università, in scuole pub-bliche che mi hanno datoun’ottima preparazione edelle quali conservo unbellissimo ricordo), ma perla qualità e la completezzadi ciò che ci veniva propo-sto: un’educazione globale,a tutto tondo, che tenessein debito conto la crescitaumana e spirituale delbambino e non solo l’ac-quisizione, ovviamente

34 Docete n. 6 / Settembre-OttObre 2017

STORIE

Maestro, direttore, capo e assistente scout, padre spiri-tuale, ma soprattutto punto di riferimento per grandi e pic-cini. Per trent’anni colonna del Pio IX, fratel EmanueleFrancesconi è stato un sacerdote autentico e un uomo di fortecarisma. È volato in Cielo un anno e mezzo fa a causa diun’infezione che aveva attaccato il suo fisico debilitato dauna malattia con cui conviveva da anni, che però non loaveva fatto desistere dai suoi impegni di dirigente e di inse-gnante. Ha accompagnato intere generazioni, indicando larotta e camminando insieme. La sua testimonianza, discretae mai imposta, e il suo esempio hanno lasciato in chi ne haraccolto l’eredità e in chi lo ha conosciuto un segno indele-bile. Non è un caso che, a sei mesi dalla sua morte, uno deisuoi primi alunni, con la collaborazione della famiglia,della Congregazione e di alcuni amici abbia dato vita aun’associazione per mantenere vivo il ricordo e continuarela sua opera educativa a favore dei giovani, specialmente diquelli meno fortunati. L’obiettivo della Onlus infatti èquello di finanziare l’acquisto di libri di testo e attività ex-trascolastiche, istituire borse di studio annuali o pluriennali,collaborare a progetti formativi di promozione culturale.

IL SEGNO INDELEBILE DI FRATEL EMANUELE

fondamentale, di una serie di competenze.tutto ciò all’interno di un ambiente vivi-bile, dove la relazione rappresenta un ele-mento centrale e un fattore chiave delprogetto educativo.

Con lo scorrere del tempo capisci al-lora che la presenza costante del direttore,prima fratel Emanuele e ora fratel Andrea,il saluto e il sorriso dei portieri Mario eMarco, i capannelli di bambini e genitoriintorno a fratel Ambrogio (specialmentenella seconda metà dell’anno scolastico

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STORIE

quando è lui a tenere le fila dello scambiodelle figurine dei calciatori), le battute congli insegnanti alla fine delle lezioni, lechiacchiere tra adulti mentre si aspettanoi figli all’uscita dei corsi sportivi o delle le-zioni extracurricolari non sono gesti di cir-costanza, ma occasioni, modi, strumentiper fare comunità, per sentirsi “a casa”. Ecosì, pian piano, impari a non stupirti piùquando, dopo nove ore trascorse a scuola –dalle 8 alle 17 –, i bambini non voglionoandare via perché quello è il momento digiocare (a calcio, a basket, ad “acchiappa-rella”, poco importa) con i compagni dellealtri classi e fai una fatica incredibile a con-vincerli che si è fatto tardi e bisogna tor-nare a casa.

un cammino insiEmE

D el resto, il condividere, o meglio “ilvivere con i ragazzi” e non il sem-

plice “vivere accanto ai ragazzi” è una dellecifre caratteristiche dell’opera iniziata da

Borgo Pio, Borgo Vittorio, Borgo Sant’Angelo sononomi che riportano alla mente la zona intorno a

piazza San Pietro, dove basta sollevare lo sguardo per intravedere il Cupolone o uno scorcio delcolonnato del Bernini. Eppure un secolo e mezzo fa quello dei Borghi era un quartiere abitato dagente poverissima. È qui che Pio IX decide di aprire una scuola. Lo chiede a Victor Scheppers, sa-cerdote belga già impegnato nell’assistenza a detenuti, anziani e ragazzi, al quale nel 1854 avevaaffidato un ruolo importante per la riforma del sistema carcerario. Così, ai Fratelli della Miseri-cordia chiamati a operare nel riformatorio di Santa Balbina, sull’Aventino, se ne aggiungonoaltri che danno vita a numerose opere, compresa la scuola che risulta essere la più antica istituzionescolastica della Chiesa, dopo il “Collegio Romano” e il “Collegio Nazareno”. Il tutto, con lo spiritoracchiuso nel motto di Scheppers: «l’onore a Dio, a me la fatica, l’utilità al prossimo».

UN PUNTO DI RIFERIMENTO PER IL QUARTIERE

Victor Scheppers, il sacerdote belga fon-datore della Congregazione dei fratelli diNostra Signora della Misericordia che fecedell’assistenza e dell’educazione degli ul-timi il cuore del suo ministero. Solo attra-verso un dialogo aperto e sincero infatti èpossibile stimolare, sorvegliare, incorag-giare: essere cioè guida e sostegno per ognibambino, a partire dai suoi bisogni e dallesue attitudini. In base alla sua età. Ecco al-lora che l’istituto Pio IX, voluto nel 1859dal pontefice di cui porta il nome, si con-nota per l’attività educativa a tempo pienoe per la continuità didattica, offrendoun’istruzione ai vari livelli: la scuola del-l’infanzia, la primaria, la secondaria diprimo grado, il liceo scientifico e dellescienze umane con indirizzo economico-sociale. E nell’ottica di una formazione in-tegrata, alle materie curricolari (tra le qualirientrano anche il laboratorio di informa-tica, quello teatrale, di scrittura creativa),si affiancano iniziative extra come il corsodi scacchi, le lezioni di musica e coro, le

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STORIEattività sportive e i gemellaggi. Non man-cano poi le proposte di sensibilizzazione,di solidarietà, di volontariato attivo e discoutismo.

con lo sguardo al Futuro

D a quest’anno inoltre, per stare alpasso con i tempi e per soddisfare

le richieste delle famiglie, nella scuola pri-maria è stato avviato un progetto che in-crementa il numero di ore di inglese: a

Presenti in Italia, Belgio, Argen-tina, Canada, Burundi e Uruguay, iFratelli di Nostra Signora della Miseri-cordia portano avanti l’opera iniziatadal fondatore, Victor Scheppers, nelcampo della misericordia e dell’educa-zione dei giovani. Forte il riferimentodella Congregazione a Maria, come di-mostra la scelta del nome, che rappre-senta il modello da imitare e un aiuto acui ricorrere. Si racconta che fu propriomentre pregava davanti all’immaginedella Vergine del Santuario di Man-taigu, in Belgio, il 19 luglio 1837, cheScheppers ebbe l’ispirazione di fondareun ordine religioso.

I FRATELLI DELLA MISERICORDIA NEL MONDO

Ci è sembrato opportuno puntare sul privato, non per una mera questione ideologica,ma per la qualità e la completezza di ciò che ci veniva proposto: un’educazione globale, a tutto tondo, che tenesse in debito conto la crescita umanae spirituale del bambino e non solo l’acquisizione, ovviamente fondamentale, di una serie di competenze

quelle già previste, si aggiungono alcunelezioni in compresenza con il maestro pre-valente o specialista e il lettore di linguacosì da apprendere l’uso dell’inglese in variambiti disciplinari.

Si va avanti, dunque, con lo sguardovigile e attento alle sfide del futuro. In unatteggiamento di apertura e confronto: in-fatti, sia nelle occasioni informali che inquelle più strutturate che vedono coinvoltii rappresentanti di classe e il consiglio diistituto, ad emergere è la disponibilità al-l’ascolto, la voglia di progettare insieme, disostenersi vicendevolmente nella bella e al-trettanto faticosa avventura scolastica ededucativa di tanti bambini.

Al Pio IX, insomma, l’alleanza edu-cativa si sperimenta nelle pieghe della quo-tidianità. E capisci di aver fatto la sceltagiusta quando tuo figlio, con l’aria disin-cantata e seriosa di chi sta per farti la do-manda delle domande, ti guarda e ti dice:“Ma al Pio IX posso fare anche l’Univer-sità?”.

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37 Docete n. 6 / Settembre-OttObre 2017

"Non sono venuto qui per con-vincervi di ciò che penso io, masono qui per proporvi un me-

todo attraverso il quale possiate giudicareciò che io vi dirò, e anche ciò che vi dico-no gli altri”. Don Luigi giussani, fonda-tore del movimento di Comunione e Li-berazione, lo mise subito in chiaro, al suoprimo giorno da insegnante al Liceo ber-chet di Milano. Del resto, generare giova-ni consapevoli era proprio quello che glistava a cuore quando 32 anni fa decise didare vita alla fondazione Sacro Cuore, unistituto paritario che oggi conta, dallaScuola dell’Infanzia ai Licei (Classico,Scientifico e Artistico), 1.248 studenti.Alla radice “della sua intuizione educativae dunque dell’identità della scuola c’è lastima profonda della persona, della suacapacità di giudicare”, sottolinea AnnaMaria frigerio, preside dei licei classico escientifico che l’indagine “Eduscopio”della fondazione Agnelli ha messo al pri-mo posto tra i licei milanesi.

A SCUOLA DI CONSAPEVOLEZZAIn compagnia della preside Anna Maria Frigerio entriamo nei Licei classico e scientifico della Fondazione Sacro Cuore di Milano, primi tra i licei milanesi nella classifica di Eduscopio.

stEfania carEddu

Giornalista

STORIE

h

la PErsona al cEntro

Don giussani parlava di “educazio-ne alla critica”. Nel contesto at-

tuale, questo, spiega la preside, significain primis “fare i conti con l’enorme que-stione dell’interesse” che “nasce quandochi impara, e chi insegna, coglie il nessoprofondo tra sé e la realtà da conoscere”.“Perché un ragazzo – si chiede frigerio –dovrebbe provare interesse per ciò che locirconda o per le materie da studiare senon è aiutato a comprenderne il sensoprofondo?”. Imparare, continua, “esigeuna disponibilità ad addentrarsi nell’og-getto, ad assecondare la ragione capace dimuoversi libera da pregiudizi e precon-cetti e quindi in grado di selezionare glistrumenti adeguati all’indagine e alla ri-cerca”. Al centro del processo c’è quindi“la persona, la sua libertà, il rischio che siassume di elaborare un’ipotesi e l’onestàintellettuale di verificarla”. In questo sen-so, “approdare a momenti di sintesi e al-

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38 Docete n. 6 / Settembre-OttObre 2017

Se un ragazzo a scuola ha provato la gioia di scoprirsi in grado di imparare ed è stato educato, attraversol’esempio dei suoi professori, ad apprezzare il valoreconoscitivo della domanda – secondo Frigerio – ha tesaurizzato qualcosa che difficilmente sarà disposto a perdere e che costituirà un tratto della sua personalità

l’individuazione di nodi problematici fa-vorisce il naturale affiorare di ulteriori do-mande, che possono spalancare agli inter-rogativi ultimi sul significato della realtà”.Ecco allora che “apertura mentale, capa-cità di accogliere ipotesi di risposta maga-ri differenti dalla propria, disponibilità acambiare idea senza la preoccupazione diuna coerenza logica contraddetta dai fat-ti, e perciò astratta, sono solo alcuni ac-centi rintracciabili in tanti momenti delquotidiano lavoro in classe”. “La paziente

STORIE

Al liceo questa sfida si traduce in unimpegno nel “far crescere nei ragazzi laconsapevolezza della complessità” e nel“dare un contributo allo sviluppo di unpensiero originale”.

“Addentrarsi nella complessità signi-fica mettere in atto un atteggiamento in-vestigativo, teso a cogliere i nessi e a indi-viduare il senso che dà valore e significatoa ciascun particolare, tenendo conto dellamolteplicità dei fattori in gioco”, osservala preside sottolineando al contempol’importanza del pensiero originale che siha “quando esprime un soggetto chenell’impatto con la realtà non prescindedalle esigenze più profonde del propriocuore”.

Qui, chiarisce frigerio, “sta tutta lapossibilità di interesse o, qualora questaposizione venisse trascurata o negata consovrapposizioni ideologiche, di noia: perconoscere davvero occorre vivere, sentirevibrare potentemente in sé tutte le cordedella propria umanità”.

Al Sacro Cuore un posto speciale èoccupato dalla musica. Il corso, spiega lapreside, “presenta la ‘grammatica’ delladisciplina insieme con la storia dei com-positori e delle forme della tradizionemusicale occidentale, secondo metodichedifferenti ma incentrate sull’ascolto at-tivo”. Attraverso mezzi audiovisivi o ese-cuzioni dal vivo, anche nel teatrodell’Istituto, esercitazioni pratiche sulleforme o la partecipazione a concertidella stagione musicale milanese. “Perintrodursi a comprendere la grandiosabellezza della musica – sottolinea – oc-corre guardare a essa come a un linguag-gio e, quindi, assimilarne i tratti suoipropri e i suoi significati”.

L'IMPORTANZA DELLA MUSICA

continuità data a questo modo di lavorare– sintetizza – fa crescere le capacità criti-che”.

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della scuola un clima estremamente posi-tivo”. Ma anche quella tra studenti e do-centi, in cui il comunicare “i contenutidella lezione, stando attenti a suscitare l’in-teresse e ad avviare un lavoro personale,valorizzando e correggendo, risulta decisivoper la maturazione di un soggetto aperto efiducioso”. Secondo frigerio, infatti, “è im-portantissimo che i docenti nel momentoin cui propongono un’ipotesi interpretativaabbiano l’intelligenza e la sensibilità di con-sentire a ciascun ragazzo di rielaborarla in

termini personali o di met-terla addirittura in dubbio”.“Essenziale diventa la serietàe la cura con cui un docenteprende in considerazionel’ipotesi che attrae un ragazzoe lo sollecita ad argomentaree a non accontentarsi di giu-dizi estemporanei”, evidenziala preside per la quale “sullarelazione educativa si giocauna partita decisiva”. “Essereinsegnanti - afferma - vuoldire implicarsi totalmentecon i propri allievi, viverecioè lo struggimento dellapropria inadeguatezza difronte al loro infinito valoree saperli guardare con stima,accompagnarli senza sosti-tuirsi a loro e senza misurarliin base ai risultati raggiunti,

incoraggiandoli a rischiare, a riconoscere –non a pensare – le proprie caratteristiche eattitudini”. Questo “amare i ragazzi senza

STORIEamorE PEr i giovani

S e dunque nel ‘dna’ del Sacro Cuorec’è l’attenzione a guardare e accom-

pagnare il bambino e il ragazzo nella suaglobalità di persona e non solo nel suo es-sere uno studente che deve acquisire i di-versi livelli di competenze, va da sé che agiocare un ruolo fondamentale è la rela-zione. Quella tra docenti, dove “la stimavicendevole, la collaborazione fattiva, ladisponibilità a lavorare insieme e a condi-

39 Docete n. 6 / Settembre-OttObre 2017

“Il cambiamento d’epoca in cui siamo immersi esi-ge una riflessione di natura antropologica per la quale lostudio del mondo antico, e della tradizione culturale chene consegue, è di fondamentale importanza”. Non hadubbi la preside Anna Maria Frigerio riguardo all’at-tualità del Liceo Classico. “Lo studio delle lingue antichee della loro produzione letteraria racchiude una possibi-lità particolarmente significativa di indagine sul mondoe di costruzione dell’io. Con una corrispondenza miste-riosa con l’età della giovinezza, mostra noi a noi stessi co-me desiderio dell’infinito. Con Agostino, possiamo ripe-tere, come emblema del nostro comune cammino liceale:factus eram ipse mihi magna quaestio (“Io ero diven-tato a me stesso una grande domanda”)”, ricorda Frige-rio citando le parole del preside emerito Cesana e sottoli-neando che “oggi abbiamo bisogno di questa ampiezzadi ragione e di cuore per guardare a noi stessi e agli altri”.

IL CLASSICO? NON È ANACRONISTICO

videre il contenuto dei propri studi fino ascoprire interessanti possibilità interdisci-plinari sono elementi che creano all’interno

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tutta, fino a quell’apertura al senso del mi-stero che costituisce il vertice dell’arte edella scienza”. In concreto, riassume fri-gerio, il lavoro didattico che si porta avantinelle aule del Sacro Cuore “ha come puntocomune la centralità del testo”. Ogni di-sciplina “rappresenta in sé una scuola for-midabile di realismo: studiare significa inqualche modo ‘cedere’, ‘arrendersi’ allemodalità che la materia stessa suggerisce”,rileva la preside ricordando che “la verificadi un percorso di conoscenza reale può

essere ravvisata in due que-stioni, da una parte nellasoddisfazione che nascenello scoprirsi capaci di ca-pire, dall’altra nell’inesaustaattitudine alla domanda, aindividuare quelle do-mande che consentono unreale avanzamento nella co-noscenza”. “Se un ragazzoa scuola ha provato la gioiadi scoprirsi in grado di im-parare ed è stato educato,attraverso l’esempio deisuoi professori, ad apprez-zare il valore conoscitivodella domanda – concludefrigerio – ha tesaurizzatoqualcosa che difficilmentesarà disposto a perdere eche costituirà un trattodella sua personalità”. Equesto è quello che accadeagli studenti del SacroCuore.

40 Docete n. 6 / Settembre-OttObre 2017

dare spazio a derive sentimentali” è unadelle chiavi del successo dei Licei del SacroCuore.

conoscErE a 360 gradi

Un altro fattore determinante è “laconvinzione che si educa inse-

gnando”. In ogni materia, così come “nellarelazione esistente tra diversi ambiti”, ècontenuta “la possibilità di aprirsi alla co-noscenza dell’animo umano e della realtà

STORIE

“Accanto agli sforzi che bisogna continuare a fareper il riconoscimento di un vero diritto all’educazione,occorre abbattere le divisioni ideologiche tra scuola sta-tale e paritaria, entrambe pubbliche, e confrontarsi,condividere esperienze, favorire il dialogo tra gli studen-ti, lavorare insieme per la formazione dei docenti”. Neè convinta Anna Maria Frigerio, che ha vissuto un’espe-rienza “estremamente positiva” di venticinque anni nel-la scuola statale. “Ho potuto condividere con molti col-leghi la passione per la trasmissione di un sapere vivo eil desiderio di accompagnare i ragazzi in un percorso dicrescita significativo. Si è sempre tuttavia trattato di unacondivisione elettiva, affidata all’incontro di comunisensibilità, e non posta al centro di una riflessione siste-matica della scuola”, racconta la preside evidenziandoche “questo è il punto di maggiore differenza”: “per farescuola davvero, per poter essere interlocutori credibili peri ragazzi e le loro famiglie occorre condividere un pro-getto educativo, uscire dall’autoreferenzialità che conno-ta il lavoro di tanti docenti anche di grande valore”.

Sì AL DIALOGO E AL CONFRONTO

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il caso dEciso

È questo il principio affermato dalla Suprema Corte al-l’esito di una lunga vicenda giudiziaria, scaturita da un

incidente mortale occorso ad uno studente di undici anni, inve-stito da un autobus di linea all’uscita dalla scuola.

La pronuncia in questione ha generato un forte clamore nelmondo scolastico, dove è stata percepita come un’estensione,oltre i tradizionali confini “del tempo e dello spazio scuola”, del-l’obbligo di vigilanza e del suo contenuto (peraltro già piuttostodilatato) con l’imposizione di oneri aggiuntivi in capo ai docentidell’ultima ora.

VIGILANZA SUI MINORI:QUALI I CONFINI?Con ordinanza del 19 settembre, la Corte di Cassazioneha chiarito i limiti della responsabilitàdel personale scolastico relativamente all’omessa vigilanzadal momento dell’uscita dalla scuola.

41 Docete n. 6 / Settembre-OttObre 2017

NORME E SENTENZE

slaura paolocci

avvocato dello Stato

flaVia narducci

avvocato e consulente legale

La scuola, che abbia sancito nel Regolamento di istitutol’obbligo per il personale scolastico di far salire e scendere dai mezzi di tra-sporto davanti al portone della scuola gli alunni, compresi quelli delle scuolemedie, demandando al personale medesimo la sorveglianza nel caso in cui imezzi di trasporto ritardino, è responsabile, a titolo di responsabilità contrat-tuale per omessa vigilanza, dei danni occorsi agli studenti fin quando questiultimi non siano presi in consegna dal personale addetto al trasporto, pas-sando, quindi, sotto l’altrui vigilanza.

CORTE DI CASSAZIONE, SEZIONE III CIVILE, ORDINANZA N. 21593 DEL 19 SETTEMBRE 2017

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A ben vedere, però, la Cassazione, così come avevano giàfatto i giudici di primo e di secondo grado, fonda la responsabi-lità della scuola sull’esistenza di una specifica obbligazione dallastessa assunta nei confronti dei discenti con il Regolamento diistituto. Nel caso di specie, si assegnava un preciso e puntualecontenuto al generale obbligo di vigilanza durante la fase di uscitada scuola, onerando il personale anche di sorvegliare la salita e ladiscesa degli alunni dai mezzi di trasporto nello spazio antistantel’ingresso dell’istituto e, comunque, finché gli stessi non fosserostati presi in consegna da altri soggetti.

Occorre, quindi, relativizzare la portata applicativa dellapronuncia in analisi, tenendo nella dovuta considerazione il pe-culiare contesto in cui è maturata, ove l’esistenza di una specificaprevisione del Regolamento di istituto risulta essere stata diri-mente ai fini dell’esito del giudizio.

Quali sPunti oltrE il caso concrEto?

A l tempo stesso, però, la sentenza offre un utile spunto persoffermarsi sul delicato e sempre attuale tema della sor-

veglianza e per interrogarsi sui parametri, che, in mancanza diuna simile previsione, continuano a trovare applicazione.

L’obbligo di vigilanza, che grava primariamente sui docenti(e sul personale amministrativo incaricato), ma indirettamenteanche sul dirigente scolastico o coordinatore didattico, quale re-sponsabile della gestione del personale e dell’organizzazione dellastruttura, rappresenta una delle prestazioni principali cui lascuola è automaticamente tenuta in forza del rapporto contrat-tuale che si instaura con lo studente all’atto dell’iscrizione.

Il suo contenuto non è esplicitato da alcuna norma (e ciòrende questo terreno particolarmente scivoloso), ma è stato pla-smato dalla giurisprudenza, secondo la quale esso consiste nellapredisposizione di tutte quelle attività idonee a garantire, “neltempo e nello spazio scuola”, la sicurezza e l’incolumità dei di-scenti, per tali intendendosi anche misure preventive di tipo or-ganizzativo e disciplinare atte ad evitare situazioni di pericolo.La dimostrazione in giudizio dell’adozione di tali misure, la cui

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NORME E SENTENZE

L’obbligo di vigilanza,che gravaprimariamentesui docenti (e sul personaleamministrativoincaricato), maindirettamenteanche sul dirigente scolastico o coordinatoredidattico, rappresenta unadelle prestazioniprincipali cui la scuola è auto-maticamentetenuta in forzadel rapporto contrattuale che si instauracon lo studenteall’atto dell’iscrizione

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idoneità va valutata caso per caso alla luce di un criterio di ra-gionevolezza, unitamente alla prova dell’imprevedibilità e repen-tinità dell’evento, possono esonerare la scuola dalla responsabilitàper culpa in vigilando.

lE condizioni rilEvanti

Q uali sono, dunque, le coordinate che devono orientarequotidianamente gli operatori nelle scelte in materia di

vigilanza? Come noto, il contenuto di detto obbligo è graduabilein considerazione dell’età e delle condizioni psico-fisiche deglialunni, nonché del contesto ambientale in cui è collocato l’isti-tuto scolastico.

Con riferimento al primo aspetto, la sorveglianza sarà tantomeno pregnante quanto più ci si avvicini alla maggiore età,avendo, comunque, pur sempre conto del grado di maturazionedel minore e delle sue condizioni psico-fisiche. Non c’è, dunque,un’età raggiunta la quale il dovere di vigilanza automaticamentesi attenui (ancorché l’ordinamento giuridico italiano assegni,sotto diversi profili, ai 14 anni un rilievo centrale), ma occorreràsempre una valutazione caso per caso che tenga in considerazioneil percorso formativo e le caratteristiche del singolo. La giurispru-denza, ad esempio, per rimanere sul tema dell’uscita da scuola,ha riconosciuto che i minori di 14 anni, se autorizzati dai geni-tori, possano allontanarsi da soli al termine delle lezioni (salvocomunque il giudizio della scuola sulla accoglibilità della richie-sta, alla luce di una valutazione individualizzata dello studentenell’ottica della tutela dell’incolumità del minore). ha escluso,invece, tale facoltà per gli allievi della scuola primaria, anche incaso di espressa autorizzazione genitoriale, in quanto per tale ca-tegoria di minori l’assolutezza dell’obbligo di vigilanza, giustifi-cata dalla presunzione di incapacità di costoro di provvedere a sestessi, impedisce di assegnare rilievo alla liberatoria dei genitorie ciò anche a prescindere da qualsivoglia giudizio sulla maturitàdel singolo.

Con riferimento alle condizioni ambientali, queste incidonosotto un duplice aspetto: da un lato, il grado di sorveglianza, al-

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NORME E SENTENZE

Non c’è, dunque, un’etàraggiunta la quale il dovere di vigilanza automatica-mente si attenui, ma occorreràsempre unavalutazionecaso per casoche tenga inconsiderazioneil percorso formativo e lecaratteristichedel singolo

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l’ingresso e all’uscita, sarà più elevato se l’edificio scolastico sitrovi in una zona caratterizzata da traffico intenso, in quanto ciòrende prevedibile il verificarsi di incidenti stradali in danno degliutenti. Dall’altro, a seconda delle condizioni ambientali dell’isti-tuto, sarà necessario individuare e adottare misure atte ad impe-dire l’accesso abusivo di estranei negli spazi della scuola fino,eventualmente, a richiedere l’intervento della pubblica autorità.

Ciò posto, la giurisprudenza ha favorevolmente valutatol’adozione di regole di comportamento sociale applicabili all’in-tera popolazione scolastica, ovvero di circolari per focalizzare l’at-tenzione sulla sorveglianza e su profili comportamentali, nonchél’istituzione di turni di sorveglianza tra la lezioni.

Rientrano, inoltre, tra le misure preventive idonee ad ab-battere il livello di rischio di danni e, dunque, di responsabilitàper l’istituzione scolastica, l’adozione di iniziative didattichecome corsi di educazione stradale, la richiesta dell’intervento divigili urbani all’ingresso e all’uscita da scuola o la richiesta delservizio di “scuolabus”.

Potrebbe rivelarsi utile, in termini di contenimento della re-sponsabilità, altresì, inserire nel Patto educativo di corresponsa-bilità, di cui all’art. 5-bis DPR 249/1998, alcuni richiami allenorme disciplinari base e ai doveri di convivenza civile durantelo svolgimento delle attività didattiche, sì da coinvolgere le fa-miglie nell’impegno all’osservanza degli stessi ed eventualmentevalutare il rifiuto alla sottoscrizione del Patto quale indizio di“ostilità” al progetto educativo della scuola, con conseguenti ri-flessi sul piano della responsabilità genitoriale per culpa in edu-cando.

Da ultimo, sarebbe auspicabile che, con riferimento ai casiche vedono coinvolti i cosiddetti “grandi minori”, venisse piùspesso valorizzato in giurisprudenza il principio, non estraneoal nostro ordinamento e, anzi, applicato in ambiti molto delicati,quali il settore medico, di autoresponsabilità e autodetermina-zione del minore, al fine di evitare pronunce nelle quali si finisceper pretendere dalla scuola un dovere di presenza e sorveglianzache non è seriamente sostenibile neppure da parte della fami-glia.

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NORME E SENTENZE

Rientrano tra le misurepreventive idonee ad abbattere il livello di rischio di danni e, dunque, di responsabilitàper l’istituzionescolastica,l’adozionedi iniziativedidattichecome corsi di educazione stradale, la richiestadell’interventodi vigili urbaniall’ingressoe all’uscitada scuola o la richiesta del servizio di “scuolabus”

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osa hanno in comune Mozart, Da Vinci, Picasso e Robin Wil-liams? tutti erano affetti da Disturbi Specifici dell’Apprendimento(DSA), disturbi del neurosviluppo che comportano una difficoltànell’apprendimento e nell’uso di abilità scolastiche, come la capa-cità di leggere, scrivere e calcolare, in maniera rapida e corretta,causando una significativa interferenza con il rendimento scolasticoe con le attività della vita quotidiana.

I DSA toccano il 3-4% della popolazione italiana, i maschiin misura maggiore rispetto alle femmine, e incidono su un do-minio specifico1 di abilità, che in individui con un quozienteintellettivo nella norma, risulta deficitario rispetto all’età cro-nologica.

Secondo la classificazione del Manuale diagnostico e statisticodei disturbi mentali (DSM-V), in base al tipo di difficoltà specificache comportano, i DSA si dividono in:

• Dislessia;• Disgrafia (riguardante gli aspetti grafo-motori dell’espressione

scritta) e Disortografia (concernente gli aspetti ortografici);• Discalculia.

SOS, DISTURBI DELL´APPRENDIMENTO:QUANDO GIOCARE SULL´AUTOSTIMAÈ DI AIUTO A INSEGNANTI E STUDENTIDSA e disturbi del neurosviluppo toccano il 4 per cento della popolazione italiana. La rilevazione precoce a scuola permette strategie di intervento efficaci per stimolare tecniche cognitivealternative, prevenendo, così, anchele conseguenze negative sul piano emotivo.

C

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APPROCCI

Xchiara giuliani

Psicologa, esperta in psicologiascolastica e di comunità

1 La compromissione riguarda delle isole di abilità circoscritte in un funziona-mento intellettivo nella norma.

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lE causE di dislEssia, disgraFia E discalculia

S ebbene non vi sia un’opinione univoca sulle cause dei DSA,gli studiosi convengono nell’affermare che l’eziologia sia

multifattoriale. Sui fattori genetici e biologici che predispongonol’individuo al disturbo, contribuirebbero in modo rilevante fattoriambientali (ambiente socio-culturale dei genitori, strategie di in-segnamento, etc.) nell’amplificare o contenere la sintomatologia.

I DSA quindi, non sono delle malattie ma delle neurodiver-sità2, manifestazioni delle normali variazioni nello sviluppo umano.

La Consensus Conference (2006) ha evidenziato la presenza dicomorbilità sia fra i DSA stessi, che fra DSA ed altri disturbi (di-sprassie, disturbi del comportamento e dell’umore ADhD, di-sturbi dell’ansia, ecc.).

dsa E scuola

L e ricerche degli ultimi trent’anni mettono in luce che i bam-bini con DSA, rispetto ai loro compagni, hanno un con-

cetto di sé più negativo, si sentono meno supportati emotivamente,provano più ansia e hanno poca autostima.

tale disagio emotivo, spesso, risulta essere una conseguenzadel vissuto scolastico: la percezione delle proprie difficoltà e il sensodi inadeguatezza che ne deriva hanno ripercussioni negative sul-l’immagine del sé. Per migliorare il benessere psico-fisico è buonapratica lavorare non solo sul singolo, ma sull’intero gruppo diclasse: ciò può avvenire, concretamente, in situazioni in cui il bam-bino con difficoltà, assieme ad un compagno o in un piccologruppo, deve risolvere un problema in maniera cooperativa e pre-sentarne la soluzione alla classe. Questa modalità rafforza le abilitàstrategiche, la percezione di competenza e crea un clima di colla-borazione, consentendo, a livello emotivo, di provare soddisfazionee felicità.

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APPROCCI

I Disturbi Specifici dell’Apprendi-mento (DSA)non sono delle malattie ma delle neurodiversità,manifestazioni delle normalivariazioni nello sviluppoumano

2 Conseguenze di uno sviluppo neurologico atipico.

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imPortanza dElla rilEvazionE PrEcocE

S ebbene la diagnosi di DSA possa essere fatta solo al finedella classe seconda primaria per dislessia e disortografia e

alla fine della terza per discalculia, esistono degli indicatori precocidi rischio riscontrabili nei bambini di 4-5 anni.

Una ricerca di Contadin (2014) ha evidenziato che, attraversola rilevazione precoce degli indicatori di rischio nei bambini fre-quentanti l’ultimo anno della scuola dell’infanzia, è possibile im-plementare delle attività ludiche di potenziamento dei pre-requisitidella letto-scrittura ottenendo risultati positivi, al fine di ridurre learee di criticità degli alunni. tale studio e numerose altre evidenzescientifiche mostrano l’importanza della precocità dell’interventoper stimolare strategie cognitive alternative, prevenendo, così,anche le conseguenze negative sul piano emotivo.

strumEnti PEr un Piano didattico PErsonalizzato

D al 2010 è in vigore in Italia la legge 170 che tutela il dirittoallo studio degli studenti con diagnosi di DSA. grazie a

tale legge ogni bambino con DSA può beneficiare di un Piano Di-dattico Personalizzato (PDP): il modello, scaricabile dal sito delMIUR, può essere adattato alle esigenze dell’alunno definendo, incollaborazione con la famiglia e le istituzioni sanitarie, quali sonogli strumenti compensativi e dispensativi che favoriscono il rag-

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APPROCCI

Tab 1. Indicatori precoci di rischio di DSA nella scuola dell’infanzia (a 5 anni) • Fonte: www.aditalia.org

Difficoltà comunicative linguistiche

• scarsa conoscenza delle parole e dei significati;

• difficoltà con filastrocche e frasi in rima;

• scarsa capacità di costruzione della frase;

• problemi di memoria nell’apprendere le parole.

Difficoltà motorio-prassiche

• scarsa capacità di disegno,sia nella rappresentazione che nella riproduzione di figure geometriche; • scarsa manualità sia fine che globale.

Difficoltà uditive e visuo-spaziali

• difficoltà nel ripetere e individuare toni, suoni, sillabe e parole simili;

• scarsa capacità di organizzazione in giochi di manipolazione e labirinti;

• difficoltà nel ritagliare o nel costruire.

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giungimento degli obiettivi di apprendimento alla pari dei com-pagni. I primi sono strumenti didattici e tecnologici che facilitanola prestazione richiesta nell’abilità deficitaria, tra i quali:

• computer con programmi di video scrittura e correttoreortografico;

• calcolatrice;• tabelle, mappe concettuali.

I secondi sono interventi che con-sentono allo studente di non svolgerealcune prestazioni che risultano piùdifficoltose tra cui la lettura ad altavoce di un lungo brano, la scrittura ve-loce sotto dettatura, etc.

Purtroppo esistono ancora negliambienti scolastici delle resistenze al-l’uso di tali strumenti accompagnatada una scarsa accettazione da parte deicompagni con sviluppo tipico e da unsenso di vergogna dell’alunno con dif-ficoltà. È compito degli insegnanti tra-smettere il messaggio che i DSAcomportano un modo diverso di ap-prendere, per alcuni versi più difficol-toso ma che sottende dei grandipotenziali come la creatività nel farecollegamenti non convenzionali onella memorizzazione per immagini.

Essi sono delle caratteristiche concui la persona nasce, così come le len-tiggini o le difficoltà nella vista: vite-remo mai l’utilizzo degli occhiali a unmiope? In questa direzione, la favoladel “Re 33 e i suoi 33 bottoni d’oro”di Claudio Imprudente, potrebbe,letta in classe, aiutare i bambini ad av-vicinarsi ai temi della diversità,dell’handicap e della condivisione.

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APPROCCI

Il progetto nazionale “Nati per leggere”propone la lettura ad alta voce sin dalla nascitadel bambino: numerose ricerche scientifiche di-mostrano come “il leggere ad alta voce ai bam-bini in età prescolare abbia una positivainfluenza, sia dal punto di vista relazionaleche cognitivo, favorendo l’emergent literacy,cioè lo sviluppo delle competenze e delle abilitànecessarie per imparare a leggere autonoma-mente”. Tale abitudine è di grandissimo gio-vamento anche ai bambini con DSA inquanto promuove lo sviluppo di un vocabola-rio più ampio e l’apprendimento delle diversemodalità di scrittura, favorendo la passione perla lettura senza la pressione scolastica. A talproposito la Dyslexia Association of Ireland(www.dyslexia.ie) ha messo a punto una me-todologia chiamata pairedreading (modalitàdi lettura in cui l’adulto e il bambino leggonoinsieme: aumenta il senso di autoefficacia nelleggere, incrementando vocabolario e capacitàdi comprensione) per stimolare, nei bambinicon dislessia, la voglia di leggere.

Per approfondire. film Stelle sullaterra (regista Aamir Khan, attori DarsheelSafary, Aamir Khan, distrib. Rai, 2007).

LA LETTURA COME FATTORE PROTETTIVO

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S P E R A N Z A

"Pensa, lì dove Dio ti ha seminato, spera! Sempre spera.Non arrenderti alla notte: ricorda che il primo nemicoda sottomettere non è fuori di te: è dentro. Pertanto,

non concedere spazio ai pensieri amari, oscuri. (…) Ovunque tusia, costruisci! Se sei a terra, alzati! Non rimanere mai caduto,alzati, lasciati aiutare per essere in piedi. Se sei seduto, mettiti incammino! Se la noia ti paralizza, scacciala con le opere di bene! Seti senti vuoto o demoralizzato, chiedi che lo Spirito Santo possanuovamente riempire il tuo nulla. Opera la pace in mezzo agli uo-

mini, e non ascoltare la voce di chi sparge odio edivisioni. Non ascoltare queste voci. Gli esseriumani, per quanto siano diversi gli uni dagli al-tri, sono stati creati per vivere insieme. Nei con-trasti, pazienta: un giorno scoprirai che ognunoè depositario di un frammento di verità. Ama lepersone. Amale ad una ad una. Rispetta il cam-mino di tutti, lineare o travagliato che sia, perchéognuno ha la sua storia da raccontare. (…) Esoprattutto, sogna! Non avere paura di sognare.(…) La speranza ci porta a credere all’esistenzadi una creazione che si estende fino al suo com-pimento definitivo, quando Dio sarà tutto intutti. (…) Abbi sempre il coraggio della verità,però ricordati: non sei superiore a nessuno. (…)E coltiva ideali. Vivi per qualcosa che superal’uomo. (…) Impara dalla meraviglia, coltiva lostupore. Vivi, ama, sogna, credi. E, con la graziaDio, non disperare mai”.

(Papa francesco, udienza generale, 20 settembre 2017)

SUI PASSI DI PAPAFRANCESCOVincEnzo corrado

direttore di agenSir– Servizio informazione religiosa

Nella foto bologna,1 ottobre 2017: nella visita pastorale di Papa francesco, l’incontro con gli studenti e il mondoaccademico.

FOtO L’OSServatOre rOmanO (www.PhOtOva/Sir)

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È “speranza” la parola usata da papa francesco per tracciareun orizzonte educativo di grande attualità. Consigli pa-

terni, da educatore, rivolti ai giovani in modo diretto, dando del“tu”, o “a qualsiasi persona aperta ad imparare”.

Cosa si può imparare dalla speranza? Sicuramente la tenaciadi un’educazione che non si arrende, festeggia i risultati raggiuntima è pronta ad andare avanti. La speranza è la consegna piùgrande che viene fatta a ciascun educatore e genitore, a quanti,insomma, sono chiamati ad avere a cuore il futuro delle nuovegenerazioni. Anche se il contesto socio-culturale sembra non la-sciare scampo, non bisogna mai perdere la speranza. E non è unmodo semplicistico per evadere i problemi. tutt’altro! L’esperienzainsegna che difficoltà, sconfitte, delusioni si superano solo guar-dando oltre, altrimenti ci si ferma, si resta immobili. È qui cheentra in gioco la speranza.

“Chi spera – ricordava don tonino bello – cammina, nonfugge! Si incarna nella Storia! Costruisce il futuro, non lo attendesoltanto! ha la grinta del lottatore, non la rassegnazione di chidisarma! ha la passione del veggente, non l’aria avvilita di chi silascia andare. Cambia la storia, non la subisce!”. C’è, dunque,una grammatica di riferimento, un alfabeto di base cui ognieducatore può attingere a piene mani per infondere fiducia, perfar capire che un mondo diverso è possibile. È la speranza! Cheimpegna ed esige.

Un principio della comunicazione recita: non si è buon co-municatore se non si è prima un buon ascoltatore. Ugualmenteper la speranza: non la si trasmette se non la si vive. Chi insegnaed educa, infatti, non può comunicarla se non scava ogni giornodentro di sé; se non si apre a un continuo dialogo interiore, a uncontinuo ascolto. Comunicare le ragioni della speranza comportaanche essere “pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandiragione della speranza” ed è un impegno inderogabile. In giococ’è il futuro della Storia. Per questo, servono audacia e discerni-mento. Insegnante, educatore, genitore… non disperare mai! Lasperanza è il sale dell’educazione.

SUI PASSI DI PAPA FRANCESCO

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CINEMA

ED ame Judi Dench

è legata a doppiofilo alle regine bri-tanniche e ora ri-torna al cinema conVittoria e Abdul(dall’omonimo romanzo di Shrabani basu,Piemme editore), il film che ripercorrel’ultimo periodo di vita della grande sovranae l’inconsueta amicizia con il suo servitoreindiano (Ali fazal). L’attrice ha ottenutola prima nomination agli Oscar proprioper l’interpretazione di Vittoria ne La miaregina e ha vinto la statuetta indossandola corona di Elisabetta in Shakespeare inlove. Non stupisce che sia tornata in scenaa dare un volto umano alla monarchia inquesto racconto delicato e intenso, appenapresentato al festival di Venezia.

UNA CORtE INfIDASua Maestà vive in una corte all’insegna

di intrighi e sotterfugi politici, eppure èriuscita a imporre la sua libertà e volontàin un mondo maschile e persino tra colla-boratori ostili. La purezza e la lealtà delrapporto con Abdul hanno fatto infuriare

alEssandra

dE tommasii benpensanti al punto dascandalizzare una nazioneintera. Ecco perché que-st’affresco dell’epoca colo-niale inglese offre spuntimodernissimi di discussio-ne: oggi, come ieri, è diffi-cile guardare il mondo sen-za un retropensiero e im-

maginare una relazione genuina di amiciziae confidenza.

UNO SgUARDO LIMPIDOIl potere attira gli arrampicatori sociali,

ma a volte può distogliere l’attenzione daquanto è autentico. Innalza muri anzichécostruire ponti e così una cultura diversadiventa semplicemente una minaccia, comeAdbul, che arriva in Inghilterra per dareuna nota esotica al compleanno dellaRegina e ne trasforma il cuore pulsantecon il suo sguardo curioso e attento, maanche pieno di dolore e consapevolezza. Ilgiovane viene dall’altro capo del mondo eha la distanza emotiva giusta per capire eaiutare una superpotenza che forse haperso la bussola, troppo ripiegata su sestessa e sui propri privilegi. Una lezione distoria ancora valida, anche se presentatanei toni romanzati e favolistici di un film.

TITOLO: Vittoria e AbdulUSCITA: 26 ottobre 2017REGISTA: Stephen frearsCAST: Judi Dench, Ali fazal L'ARTE DELL´AMICIZIA

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Lo sport resta una delle metafore piùefficaci della vita e nel caso di e

Blind Side è una potentissima ancora disalvezza dall’abbandono e dal degrado.

Il film, tratto dal romanzo omonimosulla vita del campione di football MichaelOher, ha regalato a Sandra bullock unOscar per l’interpretazione di Leigh Anne,madre adottiva di questo ragazzone anal-fabeta ed emarginato che si riscatta grazieall’amore della famiglia affidataria.

LA SPERANZA ESIStERaccontata così sembra una parabola

buonista che sprizza retorica ad ognibattuta, invece no. basti pensare alla scenain cui il protagonista, soprannominatobig Mike (Quinton Aaron) per la suamole imponente, entra nella reggia deituohy.

Orfano di padre, con una madre dro-gata, se ne va in giro con una busta di pla-stica con dentro qualche straccio finché ilcoach non lo segnala ad un istituto privatocattolico dove entra in contatto con questafacoltosa famiglia. Leigh Anne ha modibruschi e sbrigativi ma coglie in lui qualcosadi speciale, un animo gentile e generoso,così gli offre di restare a casa loro, unavilla mozzafiato.

Film da videotecaTHE BLIND SIDE

IL LIEtO fINENon è questo a colpire big Mike:

quando la donna gli mostra la sua nuovacamera, ha gli occhi che brillano. Diceche è la prima volta per lui. Leigh Annepensa si riferisca alla stanza. Invece no,sta parlando del letto: fino a quel momentonon ne ha mai avuto uno in tutta la suavita. basta questa risposta a capire chequesto gigante buono ha sofferto moltis-simo, non solo per gli stenti materiali maper la carenza d’affetto. Nonostante letragedie passate, conserva una parolagentile per tutti e non nutre rancori o ri-sentimenti.

Il film va quindi ben oltre l’idea delgrande sogno americano, tratta tematichesociali delicate come la segregazione, ilrazzismo e la condizione dei minori senzafamiglia per poi arrivare ad esplorare ilsenso della maternità che in questo casotrascende il legame biologico. Appassionatoe profondo, è un viaggio indimenticabilesulle seconde possibilità.

CINEMA

TITOLO: e blind SideUSCITA: 2009REGISTA: John Lee hancockCAST: Sandra bullock, Quinton Aaron

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L'evidente, e permolti versi affa-

scinante, “utilitàdell’inutile”. È quanto emerge dalla piace-vole lettura di Ritorno ai classici, una rac-colta di dieci saggi sul valore degli studiumanistici e delle lingue antiche nell’Eu-ropa ai tempi di internet e dei social media.Edito da Vita e Pensiero nella collanaPunti, questi dieci brevi articoli, comparsitra il 2005 e il 2017 sulla rivista omonimadella casa editrice, come scrive AlessandroZaccuri – che ne ha curato la prefazione –riescono a convergere con equilibrata per-suasione, senza eccessi o banalizzazioni, suun punto comune: “l’impossibilità di sba-razzarsi di un patrimonio che, quand’anchevenisse estromesso dai programmi scola-stici, resterebbe comunque parte inelimi-nabile di un’identità culturale non ricon-ducibile alla sola tradizione italiana”.Un’operazione dal sapore extranazionaleche tocca con decisione il cuore anche po-litico di un’Europa sempre più ferita e in-sicura. tante le voci presenti, tanti gli an-goli del sapere dai quali si guarda laquestione. Ed è probabilmente questo l’ele-mento di maggiore interesse della silloge,che riesce ad accostare con disinvoltura in-terventi più prevedibili ma validissimi,

maria luisa rinaldi come quello dellagrecista AntoniettaPorro, del profes-sore emerito di Let-teratura italianaClaudio Scarpati odella scrittrice PaolaMastrocola, a vocidecisamente ina-spettate, apparte-nenti al mondoscientifico, comequella di AlbertoOliverio, professoreemerito di Psicobio-logia alla Sapienza eguido tonelli, pro-fessore di fisica ge-nerale all’università di Pisa.

Una lettura stimolante, dove “ritorno”non è sinonimo di nostalgica passività osterile necessità di sicurezze in cui rifugiarsi.Un libretto agevole, a vedersi, piccolo eleggero, ma non per questo mancante delgiusto “peso”. Illuminante con garbo.

gLI AUtORI: Dario Antiseri, Cin-zia bearzot, Carlo Carena, Valerio Ma-grelli, Paola Mastrocola, Alberto Oliverio,Antonietta Porro, gianfranco Ravasi,Claudio Scarpati, guido tonelli.

TITOLO: Ritorno ai classici. Dieci saggiAUTORI: VariEDITORE: Vita e PensieroPAGINE: 104ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2017PREZZO: € 10.00

LIBRI

n Nell’eterno dibattito tra sapere scientificoe studi classici, dieci voci autorevoli della cultura italiana dicono la loro

10 (buoni) motivi per tornare ai classici

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"È meglio una te-sta ben fatta

piuttosto che una te-sta ben piena”. traespunto da una frasedi Montaigne il ti-tolo di uno dei libripiù noti dell’episte-mologo francese Ed-gar Morin, La testaben fatta. Davanti aun sapere sempre piùparcellizzato e a unainterdipendenza pla-netaria sempre piùaccentuata, Morinauspica una riformadell’insegnamentoche sia prima di tuttouna riforma dei sa-peri operata sullabase di ciò che lo hareso famoso in tuttoil mondo: il pensierocomplesso.

L’AUtORE.Edgar morin (Parigi, 1921) è filosofo esociologo francese. Nella traduzione ita-liana sono usciti anche: Il metodo (6 voll.,2001-2008), Insegnare a vivere (2015) eSette lezioni sul pensiero globale (2016).

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P er chi volesse ap-profondire la stra-

ordinaria attualitàche lo studio dellalingua latina riservaancora alle nuove ge-nerazioni di studenti,un testo da non per-dere è Il presente nonbasta di Ivano Dio-nigi, ex rettore del-l’Università di bo-logna.

Un libro appas-sionato, fresco, vitale,dove la lezione cheil latino, e quindi ilpassato, è capace diimpartire al nostropresente, si veste dinovità. Lo è nel casodell’approccio almondo di twitter,quel regno da 140

caratteri (da poco passati a 280) dove labrevitas latina mostra tutta la sua forza edove la sententia senecana si rivela un mo-dello eccezionale di stile, lapidario ed es-senziale qual è.

Un libro per vivere non da orfani mada figli, eredi di un grande patrimoniodeclinato al futuro, capace, per questo, diallungarci la vita.

L’AUtORE. ivano dionigi è pro-fessore ordinario di Lingua e LetteraturaLatina e presidente della Pontificia Acca-demia di Latinità. ha curato per la Rizzoli

C O N S I G L I A T OQUELLA MEMORIA

CHE ALLUNGALA VITA

D A R I L E G G E R EUN'EDUCAZIONECOMPLESSA

LIBRI

TITOLO: Il presente non basta. La lezione del latinoAUTORE: Ivano DionigiEDITORE: MondadoriPAGINE: 112ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2016PREZZO: € 16.00

TITOLO: La testa ben fatta. Riforma dell’insegnamento e riforma del pensieroAUTORE: Edgar MorinEDITORE: RaffaelloCortina EditorePAGINE: 152ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2000PREZZO: € 12.00

diversi volumi sul rapporto antico/pre-sente: Di fronte ai classici. A colloquio con iGreci e i Latini (2002); Nel segno della pa-rola (2005); Barbarie (2013).

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G entilissima prof.ssa fulvia,è vero che, purtroppo, ci sono tanti

‘venditori’ di percorsi di educazione al-l’affettività, ma è anche altrettanto veroche ci sono professionisti che con com-petenza e professionalità sanno offrire op-portunità effettivamente educative eformative ricche di valori per i nostri ra-gazzi. Nasce spontanea la domanda:come riconoscerli?

Un primo e importante indizio è sepongono al centro del loro agire alcuneattenzioni per la crescita integrale dei no-stri studenti. Ne suggerisco alcune:

Gentile prof.ssa Kaladich, nella rubrica de-dicata al cinema dell’ultimo numero della ri-vista, si è parlato di emozioni e di come siaimportante esprimerle senza vergognarsi. Èpossibile oggi realizzare nella scuola un’effi-cace educazione all’affettività in assenza difigure professionali specializzate nel settore?

Fulvia, insegnante di Pescara

• riflettere sul mistero della propria esi-stenza e sul valore della persona;• approfondire il significato e il valoredella vita, della dignità della persona,della salute, del significato delle relazioniumane nell’ambito educativo;• aumentare l’autostima ed essere prota-gonisti attivi della propria esistenza;• favorire relazioni costruttive tra stu-denti/genitori/docenti per un confrontocostruttivo e creativo.

E tante altre... Importante che siponga al centro il favorire ben-essere peri nostri giovani!

Gentile prof.ssa, la scuola italiana, a detta di molti, è quella chesulla carta e per legge dovrebbe garantire il miglior livello di inclu-sione sia per i bambini e i ragazzi disabili che per le categorie più

deboli (stranieri o altre fragilità). In realtà spesso questa inclusione non c’è, perché chi do-vrebbe essere incluso passa le ore scolastiche in “aule di sostegno” o corridoi. Spesso quandoa scuola “rivendico” maggiore inclusione per mio figlio (disabile) mi si risponde che non sipuò prendere troppo perché poi gli altri genitori potrebbero lamentarsi che i propri figlivengano rallentati nei programmi scolastici. Come è possibile – se è possibile – concretamenterisolvere questa situazione? Flora, genitore di udine

QUELL'INCLUSIONECHE CI METTE IN CRISI

POSTAEDUCAZIONE,AFFETTIVITà

E FIGURERELAZIONALI

G entilissima signora flora,a parte eccellenti pratiche di vera in-

clusione favorite dalla grande competenza

e passione di alcuni docenti, la scuola inItalia spesso lascia ancora qualcuno fuori!Quest’ultima affermazione trova sostegno

risponde Virginia Kaladich

Presidente nazionale Fidae – [email protected]

u

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anche nella Sua esperienza. Mi dispiace! Cosa fare?Necessita un’adeguata formazione

iniziale e permanente specifica, dei do-centi in generale ed in particolare perquelli di sostegno, su una didattica effet-tivamente inclusiva. tale preparazione,

poi, dovrebbe avere un’importante rica-duta sul coinvolgimento dei compagni diclasse e i loro genitori. La scuola è ditUttI non basta un solo docente con leidee chiare, deve essere coinvolta tUttAla comunità educante. NESSUNO puòrimanere fuori!

Gentilissima Virginia, nel numero precedente ho notato con piacerel’articolo riguardo lo studio della Bibbia a scuola e la lettura diDante come maestro nella fede. Se la scuola è capace di pensare iltesto sacro come un genere letterario da conoscere, così come sa ri-trovare i segni della cristianità incarnati nei classici della letteratura

e negli eventi della storia, non ritiene che l’insegnamento della religione sia anacronistico,improduttivo e forse anche controproducente per il valore istituzionale che viene riconosciutoallo stesso insegnamento? andrea, insegnante di napoli

L'INSEGNAMENTODELLA RELIGIONEE LA FORMAZIONE

INTEGRALE DELL'UOMO

Gentilissimo prof. Andrea,mi rallegro del Suo apprezzamento per

l’articolo da Lei citato. Condivido che lanostra offerta formativa debba avere sem-pre attenzione a proposte dove fede, cul-tura e vita si integrino. Questo si può e sideve realizzare. Ma credo che sia impor-tante ribadire l’importanza dell’insegna-mento della Religione Cattolica avendochiare le sue specifiche finalità. Mi vienespontaneo motivare con il pensiero digiovanni Paolo II sull'insegnamentodella religione cattolica che esprimeva nel1991 in un discorso rivolto ai parteci-panti al simposio del Consiglio delleConferenze Episcopali europee: «La for-mazione integrale dell’uomo, meta di ogniinsegnamento della religione cattolica, varealizzata secondo le finalità proprie dellascuola, facendo acquisire agli alunni una

motivata e sempre più ampia cultura reli-giosa. [...] L’insegnamento della religionenella scuola persegua un comune obiettivo:promuovere la conoscenza e l’incontro colcontenuto della fede cristiana secondo le fi-nalità e i metodi propri della scuola e per-tanto come fatto di cultura. [...] Taleinsegnamento dovrà far conoscere in ma-niera documentata e con spirito aperto aldialogo il patrimonio oggettivo del cristia-nesimo, secondo l’interpretazione autenticaed integrale che ne dà la Chiesa cattolica,in modo da garantire sia la scientificità delprocesso didattico proprio della scuola, siail rispetto delle coscienze degli alunni chehanno il diritto di apprendere con verità ecertezza la religione di appartenenza».

Concludo, non vedo improduttivol’IRC nella scuola. basta avere le ideechiare!

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POSTA

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docete

Pubblicazioni FIDAEquaderni

1. Una presenza educativa al servizio della comunità (1982)2. La sperimentazione nelle scuole cattoliche (1983)3. Attualità e prospettive della scuola cattolica (1983)4. Scuola e comunità europea (1984)5. Libertà scolastica nella costituzione italiana (1984)6. Costituzione, scuola e libertà (1985)7. Educazione cristiana e scuola cattolica (1986)8. Quale scuola per una società più libera (1987)9. Ipotesi sperimentali (1987)

10. Scuola cattolica e modelli di sviluppo (1988)11. Presenza e identità della scuola cattolica italiana (1989)12. Itinerari di programmazione educativa (1990)13. Valenze educative (1991)14. Una scuola nuova per una società nuova (1998)15. Alla ricerca della qualità (1999)16. I contenuti essenziali della formazione nella S. C. (1999)17. Scuole Cattoliche in difficoltà (1999)18. L’educazione multimediale nella scuola dell’autonomia (2000)19. Qualità a confronto (2001)20. L’educazione, frontiera avanzata della scuola (2002)21. La scuola di fronte alle sfide della post-modernità (2005)22. Educare. Un compito, una responsabilità, una vocazione (2006)23. Sui sentieri dell’educazione (2008)24. Parità ed autonomia (2008)25. Protagonisti di un mondo più vero (2009)26. I.C.T. to support new ways of lifelong learning (2012)27. Il Tablet a scuola. Come e perché (2014)28. Protagonisti del cambiamento (2014)29. QPA - Nuove metodologie contro l’abbandono scolastico (2015)

cd1. L’Utopia della pace (2004)2. L’Europa della conoscenza nell’era digitale (2005)3. La scuola nei documenti del Magistero (2007)4. I.C.T. to support new ways of lifelong learning (2012)

periodico

di pedagogia

e didattica

Iscrizione al ROC 11 ottobre 1989 – n. 1208

Registrazione al Tribunale Civile di Roma 26 Settembre 2016, al n. 177/2016

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Novella Caterina

Virginia Kaladich, Sebastiano De Boni

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