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Dott. Raffaella Bertuzzi – Tecnico della Prevenzione nell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro Via Roma, 4 – 25027 Quinzano d’Oglio - Brescia Tel. 339/2497307 e-mail [email protected] P.IVA 02598680987 C.FISCALE BRT RFL 63H70 H140X Pagina 1 di 101 AGGIORNAMENTO: n.19 OTTOBRE 2014 Il presente documento è redatto ai sensi dell’art. 17 comma 1 lettera a) del D.Lgs. n. 81 del 9 aprile 2008, coordinato al D.Lgs. n. 106 del 3 agosto 2009 e s.m.i., sintetizza il complesso delle operazioni svolte ai fini della valutazione di cui all’art. 28 comma 1, 2 e 3, art. 29 comma 1 del D.Lgs. 81/2008 DOCUMENTO DI ANALISI E VALUTAZIONE DEI RISCHI PER LA SICUREZZA E LA SALUTE DEI LAVORATORI Piazzetta SS. Francesco e Chiara – Q.re Valotti 25133 Brescia

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AGGIORNAMENTO: n.19

OTTOBRE 2014

Il presente documento è redatto ai sensi dell’art. 17 comma 1 lettera a) del D.Lgs. n. 81 del 9 aprile 2008, coordinato al D.Lgs.

n. 106 del 3 agosto 2009 e s.m.i., sintetizza il complesso delle operazioni svolte ai fini della valutazione di cui all’art. 28 comma

1, 2 e 3, art. 29 comma 1 del D.Lgs. 81/2008

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SICUREZZA E LA SALUTE DEI LAVORATORI

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Questo manuale è un documento di proprietà

dell’ Istituto Superiore PIERO SRAFFA non può essere copiato e, se richiesto, deve essere

restituito al Dirigente Scolastico

Dott.ssa Maria Piovesan

La presente relazione, così come previsto dalla normativa vigente art. 29 commi 1 e 2, deve essere

rielaborata e approvata ogni qualvolta subentrino modifiche al ciclo lavorativo di qualsivoglia natura o

dell’organizzazione del lavoro significative ai fini della salute e della sicurezza dei lavoratori, o in

funzione al grado di evoluzione della tecnica, della prevenzione e della protezione o a seguito di

infortuni significativi o quando i risultati della sorveglianza sanitaria ne evidenziano la necessità. A

seguito di tale rielaborazione, le misure di prevenzione devono essere aggiornate.

La ditta deve provvedere a tutti gli atti previsti dalla normativa vigente.

Copia Numero Rilasciata a Funzione

01

Dott.ssa

Maria Piovesan

Datore di lavoro

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Premessa

Il Tecnico della prevenzione Raffaella Bertuzzi è stato incaricato dal Dirigente Scolastico, dott.ssa Maria

Piovesan, datore di lavoro, dell’ Istituto Superiore Piero Sraffa, per la valutazione dei pericoli e dei rischi per la

salute e la sicurezza dei lavoratori secondo quanto previsto dal D.Lgs. 81/2008.

Il presente documento, è pertanto redatto, sotto la responsabilità del datore di lavoro che ne sottoscrive il

contenuto facendone piena fede.

Il datore di lavoro ai sensi dell’art. 2 comma lettera b) del D.Lgs. 81/08 provvede in piena autonomia

all’organizzazione ed attuazione delle norme previste in materia di sicurezza ed igiene ambientale, nonché

tutela della salute dei lavoratori. L’azienda considera essenziali gli obiettivi della sicurezza e della tutela della

salute del proprio personale ed intende integrare gli indicati obiettivi in tutte le attività ed i momenti della

vita aziendale.

La società considera, altresì, che il rispetto degli standard di sicurezza e tutela della salute costituisca, al

contempo, la condizione minima ma irrinunciabile di legittimità dell’esercizio delle attività produttive ed

uno strumento di razionalizzazione e di efficienza dell’organizzazione aziendale.

Considera, infine, l’impiego di risorse finanziarie, tecnologiche e professionali dedicate alla sicurezza ed alla

tutela della salute, un investimento produttivo ed un elemento qualificante del proprio impegno per la

prevenzione e la protezione dai rischi.

Il datore di lavoro ha quindi elaborato un documento, con la collaborazione del servizio di prevenzione e

protezione, contenente la relazione sulla valutazione dei rischi, le misure di prevenzione e protezione

adottate ed il programma di attuazione di tali misure.

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Indice Generale Premessa .................................................................................................................................................................................................................................................... 4 1 . CAMPO DI APPLICAZIONE ........................................................................................................................................................................................................... 7 2 . CRITERI PER LA VALUTAZIONE DEI RISCHI .......................................................................................................................................................................... 8 2.1 Definizioni .......................................................................................................................................................................................................................................... 9 2.2 Considerazioni preliminari ........................................................................................................................................................................................................... 9 2.3 Metodologia ................................................................................................................................................................................................................................... 10 2.4 Identificazione dei pericoli ........................................................................................................................................................................................................ 10 2.5 La valutazione e il controllo dei rischi ................................................................................................................................................................................... 11 2.6 Schema di compilazione di una lista di controllo ............................................................................................................................................................ 17 3. PROSPETTO DI IDENTIFICAZIONE DELLA SCUOLA ........................................................................................................................................................... 19 3.1 Analisi documentale .................................................................................................................................................................................................................... 20 3.2 Organigramma della sicurezza ................................................................................................................................................................................................ 21 3.3 Organizzazione del Servizio di Prevenzione ....................................................................................................................................................................... 23 3.4 Analisi documentale .................................................................................................................................................................................................................... 24 4. SCHEDA RISCHI ORGANIZZATIVI – STRUTTURALI ............................................................................................................................................................... 25 5. ANALISI DEGLI INFORTUNI – SITUAZIONE SANITARIA ...................................................................................................................................................... 26 6. INQUADRAMENTO TERRITORIALE E AREE ESTERNE ...................................................................................................................................................... 26 7. DIMENSIONE E CARATTERISTICHE DEI LOCALI ............................................................................................................................................................. 27 7.1. Porte, Vie e Uscite di Emergenza ..................................................................................................................................................................................... 27 7.2 Scale .................................................................................................................................................................................................................................................. 28 7.3 Corridoi ......................................................................................................................................................................................................................................... 29 7.4 Segnaletica e illuminazione di sicurezza ............................................................................................................................................................................ 30 8. MISURE PREVENZIONE INCENDI ............................................................................................................................................................................................. 31 8.1 Classificazione del livello di rischio incendio ...................................................................................................................................................................... 31 8.2 Piano di evacuazione ................................................................................................................................................................................................................... 31 8.3. Sistema di allarme ..................................................................................................................................................................................................................... 32 9. NORME DI ESERCIZIO ................................................................................................................................................................................................................... 32 10. SERVIZI GENERALI ........................................................................................................................................................................................................................ 34 10.1 Servizi igienici ............................................................................................................................................................................................................................. 34 10.2 Aule didattiche .......................................................................................................................................................................................................................... 34 10.3 Aula insegnanti ......................................................................................................................................................................................................................... 35 10.4 Aula audiovisivi ......................................................................................................................................................................................................................... 35 10.5 Biblioteca ..................................................................................................................................................................................................................................... 36 10.6 Laboratorio di lingue ............................................................................................................................................................................................................... 36 10.7 Laboratorio di informatica ..................................................................................................................................................................................................... 37 10.8 Laboratorio scientifico ............................................................................................................................................................................................................. 38 10.9 Depositi ...................................................................................................................................................................................................................................... 38 11. IMPIANTI .......................................................................................................................................................................................................................................... 39 11.1 Centrale termica ........................................................................................................................................................................................................................ 39 11.3 Impianto elettrico generale e di terra ............................................................................................................................................................................. 39 11.3. Impianto di protezione contro le scariche atmosferiche e le sovratensioni ........................................................................................................ 40 12. RISCHI SPECIFICI ......................................................................................................................................................................................................................... 41 12.1 Legenda dispositivi protezione individuale e di protezione collettiva .................................................................................................................. 41 12.2 Lavoratori esposti ....................................................................................................................................................................................................................... 42 12.3 Schede di rischio ......................................................................................................................................................................................................................... 42 12.4 Schede di rischio per mansione ............................................................................................................................................................................................ 42 12.4.1 Mansione: A01: Docenti ........................................................................................................................................................................................................ 42 12.4.1.1 Misure di prevenzione e protezione ............................................................................................................................................................................. 48 12.4.2 Mansione: A02: Collaboratori scolastici .......................................................................................................................................................................... 49 12.4.2.1 Misure di prevenzione e protezione ............................................................................................................................................................................. 54 12.4.3 Mansione A03: Impiegato tecnico ................................................................................................................................................................................... 54 12.4.3.1 Misure di prevenzione e protezione ............................................................................................................................................................................. 60 12.4.4 Mansione A04: rischi da interferenze ............................................................................................................................................................................ 61 12.5 Rischio specifico dei macchinari ........................................................................................................................................................................................... 61 12.5.1 Personal computer ................................................................................................................................................................................................................. 62 12.5.2 Stampante ................................................................................................................................................................................................................................. 62 12.5.4 Attrezzi manuali (scope, spazzoloni, secchi, bacinelle, ecc..) .................................................................................................................................. 63 12.5.3 Carrello combinato ................................................................................................................................................................................................................ 63

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12.5.5 Aspirapolvere – Aspira liquidi ............................................................................................................................................................................................ 64 13. DESCRIZIONE DEI PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO ......................................................................................................................................................... 65 13.1 Movimentazione manuale dei carichi ................................................................................................................................................................................ 65 13.2 Postura .......................................................................................................................................................................................................................................... 65 13.3 Fumo passivo ............................................................................................................................................................................................................................... 65 13.4 Rischio Chimico .......................................................................................................................................................................................................................... 67 13.5 Campi elettromagnetici ........................................................................................................................................................................................................... 68 13.6 Radiazioni ottiche artificiali .................................................................................................................................................................................................... 72 13.6.1 Radiazioni non coerenti ........................................................................................................................................................................................................ 73 13.6.2 Sorgenti giustificabili ............................................................................................................................................................................................................. 74 13.6.3 Metodologia di indagine ..................................................................................................................................................................................................... 74 13.6.4 Tipi di esposizione .................................................................................................................................................................................................................. 75 13.6.5 Esame delle sorgenti ............................................................................................................................................................................................................ 76 13.6.6 Definizione delle situazioni espositive ............................................................................................................................................................................ 76 13.6.7 Individuazione dei lavoratori esposti .............................................................................................................................................................................. 76 14. VALUTAZIONE DEI RISCHI PER LAVORATRICI GESTANTI, PUERPERE O IN PERIODO DI ALLATTAMENTO .................................................... 76 14.1 Legislazione di riferimento ..................................................................................................................................................................................................... 76 14.2 Percorso per la Valutazione dei rischi ................................................................................................................................................................................ 78 14.3 Organico femminile ................................................................................................................................................................................................................... 79 14.4 Identificazione fattori di rischio - ALLEGATO A ............................................................................................................................................................... 79 14.5 Identificazione fattori di rischio - ALLEGATO B ............................................................................................................................................................... 80 14.6 Identificazione fattori di rischio - ALLEGATO C ............................................................................................................................................................... 81 14.7 Altre possibili situazioni problematiche ............................................................................................................................................................................ 82 14.8 Conclusioni ................................................................................................................................................................................................................................... 85 14.9 Congedo di maternità .............................................................................................................................................................................................................. 88 14.10 Permessi ..................................................................................................................................................................................................................................... 90 14.11 Riposi ............................................................................................................................................................................................................................................ 90 14.12 Presa visione della Valutazione del rischio per la sicurezza e la salute delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento .......................................................................................................................................................................................................................................... 90 15. GESTIONE DEI RISCHI E REVISIONE DEL DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI ........................................................................................ 90 16. COMPITI, FUNZIONI, RESPONSABILITA’ ............................................................................................................................................................................... 92 17. ANALISI, PIANIFICAZIONE E CONTROLLO ............................................................................................................................................................................ 92 18. FORMAZIONE ................................................................................................................................................................................................................................. 92 19. INFORMAZIONE ............................................................................................................................................................................................................................. 93 20. PARTECIPAZIONE .......................................................................................................................................................................................................................... 93 21. NORME E PROCEDURE DI LAVORO ......................................................................................................................................................................................... 93 22. MANUTENZIONI E COLLAUDI ................................................................................................................................................................................................... 93 23. DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE ......................................................................................................................................................................... 93 24. EMERGENZA E PRONTO SOCCORSO ..................................................................................................................................................................................... 94 24.1 Sorveglianza sanitaria .............................................................................................................................................................................................................. 94 25. EMERGENZA E PRONTO SOCCORSO ..................................................................................................................................................................................... 94 26. QUADRO SINTOTTICO DEGLI ADEMPIMENTI PERIODICI E VERIFICHE ....................................................................................................................... 98 27. PIANO DI MIGLIORAMENTO ................................................................................................................................................................................................... 100

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1 . CAMPO DI APPLICAZIONE La regolamentazione legislativa dell’intervento preventivo nei luoghi di lavoro o comunque ove opera

personale subordinato è contenuta nel decreto legislativo 9 aprile 2008 n. 81 in attuazione dell’articolo 1

della Legge 3 agosto 2007 n. 123 e sue successive modifiche ed integrazioni, in materia di tutela della salute

e della sicurezza nei luoghi di lavoro, pubblicato sulla G.U. n. 101 il 30 aprile 2008.

Il D.Lgs. 9 Aprile 2008, n. 81 ribadisce con ancor più forza l’obbligo della valutazione di tutti i rischi per la

sicurezza e la salute dei lavoratori, che riguarderà anche la scelta delle attrezzature di lavoro e delle sostanze

o dei preparati chimici impiegati, nonché la sistemazione dei luoghi di lavoro, tutti i rischi ivi compresi quelli

riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui anche quelli collegati allo stress-lavoro

correlato e quelli riguardanti le lavoratrici in stato di gravidanza, secondo quando previsto dal D.Lgs.

151/2001, nonché quelli connessi alle differenze di genere, all’età, alla provenienza da altri paesi.

Con la seguente relazione, si è cercato di elaborare ed organizzare nel rispetto degli specifici commi riportati

dall’art. 17, comma 1 lettera, a) del D.Lgs. 81/2008, una raccolta di dati, informazioni e programmi, inerenti

l’azienda in esame, nell’intento di costituire uno strumento di riferimento interno, disponibile per il datore di

lavoro, la cui consultazione, evoluzione ed aggiornamento possa intendersi come indice di progressivo

miglioramento delle condizioni dell’ambiente a favore sia di chi opera sia per chi fruisce del servizio.

Con essa si vuole rispondere in maniera assai concreta al comma 2, dell’art. 28, in base al quale il documento

redatto a conclusione della valutazione deve avere data certa e contenere:

lettera a): una relazione sulla valutazione di tutti i rischi per la sicurezza e la salute durante l’attività

lavorativa, nella quale siano specificati i criteri adottati per la valutazione stessa;

lettera b): l’indicazione delle misure di prevenzione e protezione attuate e dei dispositivi di protezione

individuali adottati, a seguito della valutazione di cui all’art. 17, comma 1, lettera a);

lettera c): il programma delle misure ritenute opportune per garantire il miglioramento nel tempo dei livelli

di sicurezza;

lettera d): l’individuazione delle procedure per l’attuazione delle misure da realizzare, nonché dei ruoli

dell’organizzazione aziendale che vi debbono provvedere, a cui devono essere assegnati unicamente

soggetti in possesso di adeguate competenze e poteri;

lettera e): l’indicazione del nominativo del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione, del

Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza o di quello territoriale e del Medico Competente che ha

partecipato alla valutazione del rischio;

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lettera f): l’individuazione delle mansioni che eventualmente espongono il lavoratore a rischi specifici che

richiedono una riconosciuta capacità professionale, specifica esperienza, adeguata formazione e

addestramento.

La valutazione e il documento di cui al comma 1 dell’art. 29 devono essere rielaborati, nel rispetto delle

modalità di cui ai commi 1 e 2 dell’art. 29, in occasione di modifiche del processo produttivo o

dell’organizzazione del lavoro significative ai fini della salute e della sicurezza dei lavoratori, o in relazione al

grado di evoluzione della tecnica, della prevenzione e della protezione o a seguito di infortuni significativi o

quando i risultati della sorveglianza sanitaria ne evidenzino la necessità. A seguito di tale rielaborazione, le

misure di prevenzione debbono essere aggiornate.

2 . CRITERI PER LA VALUTAZIONE DEI RISCHI Il datore di lavoro ha effettuato la valutazione ed elaborato il documento di cui all’art. 17 comma 1,lettera a),

in collaborazione con il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione e il Medico Competente,

previa consultazione del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza. Essi hanno attivato tutte le

competenze interne per giungere ad una conoscenza completa ed approfondita dei rischi presenti nella

realtà aziendale.

Per tutto il personale, la valutazione dei rischi è stata considerata come il processo tendente a stimare la

possibile entità del danno intesa quale conseguenza del rischio per la sicurezza e la salute dei lavoratori

nell’espletamento delle loro mansioni, derivante dalle circostanze del verificarsi di un pericolo nell’ambiente

di lavoro.

La valutazione del rischio è un processo complesso che ha richiesto il pieno coinvolgimento di tutte le

risorse aziendali al fine di:

• Identificare le fonti di pericolo presenti nel ciclo lavorativo (mansione, posto di lavoro, luogo di lavoro;

• Individuare i rischi potenziali per la sicurezza e la salute conseguenti all’esposizione durante l’attività

lavorativa;

• Stimare l’entità dei rischi di esposizione.

Prima di analizzare in dettaglio il processo di valutazione, è opportuno fare alcune precisazioni riguardo i

concetti destinati ad essere più volte richiamati nel prosieguo di questo documento.

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2.1 Definizioni

• Pericolo: proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore (per esempio materiali o attrezzature di

lavoro), avente potenzialità di causare danni;

• Rischio: probabilità che sia raggiunto il limite potenziale di danno nelle condizioni di impiego, ovvero

esposizione, di un determinato fattore.

• Valutazione del rischio: procedimento di valutazione della possibile entità del danno, quale

conseguenza del rischio per la salute e la sicurezza dei lavoratori nell’espletamento delle loro mansioni,

derivanti dal verificarsi di un pericolo sul luogo di lavoro.

• Servizio di prevenzione e protezione dei rischi: insieme delle persone, sistemi e mezzi esterni o interni

all’azienda finalizzati all’attività di prevenzione e protezione dai rischi professionali per i lavoratori.

• Prevenzione: il complesso delle disposizioni o misure necessarie anche secondo la particolarità del lavoro,

l’esperienza e la tecnica, per evitare o diminuire i rischi professionali nel rispetto della salute della

popolazione e dell’integrità dell’ambiente esterno.

2.2 Considerazioni preliminari

Nella scuola, come in qualsiasi altro luogo di lavoro, la sicurezza deve essere intesa oltre che come un

insieme di requisiti strutturali, impiantistici ed ambientali, come una gestione corretta ed organizzata di

regole che vanno applicate e controllate ed un coordinamento di soggetti che a vario titolo si impegnano a

garantire le migliori condizioni di lavoro. Considerando il grado scolastico, gli alunni, in questo specifico

livello, non possono essere equiparati ai lavoratori, tranne durante l’utilizzo di apparecchiature fornite di

videoterminale, però, sono soggetti, a cui deve essere primariamente garantita la sicurezza, l’igiene e la

protezione dai rischi in considerazione soprattutto della giovane età che li espone a rischi comportamentali

legati all’acquisizione di un corretto ed equilibrato rapporto con l’ambiente e prima di tutto con gli altri.

Inoltre all’interno della scuola vi sono diverse figure professionali tra cui i docenti e il personale A.T.A., che

dipendono direttamente dal dirigente scolastico, ed altri lavoratori (per es. personale ausiliario, manutentori,

personale addetto alle pulizie, …) che pur dipendendo da Enti proprietari dell’immobile o altre ditte, dal

momento che prestano i loro servizi all’interno dell’istituto, fanno sempre capo al medesimo sistema

organizzativo e quindi al dirigente scolastico.

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2.3 Metodologia

La valutazione dei rischi è stata basata su due ovvii ma importantissimi principi:

• La valutazione ha tenuto conto di tutti i rischi senza tralasciarne alcuno;

• I rischi identificati sono stati valutati secondo i principi dell’art. 15 del D.Lgs. 81/08 (misure generali di

tutela).

2.4 Identificazione dei pericoli L’identificazione delle fonti di pericolo e dei rischi ha costituito il primo passo del processo di valutazione,

questa fase ha avuto come obiettivo quello di definire l’insieme dei rischi presenti nella specificità aziendale.

Il processo di identificazione consiste nel considerare tutte le attività ed i processi aziendali per individuare

quelli che hanno o possono comportare dei potenziali pericoli per il personale.

La procedura considera i possibili effetti sulla sicurezza derivanti o potenzialmente derivanti da:

• Condizioni operative normali;

• Condizioni anormali/straordinarie (es. manutenzione programmata/non programmata);

• Situazioni potenziali di emergenza (es. incidenti).

L’attività diagnostica si è concretizzata nella raccolta dettagliata ed esaustiva di tutte le informazioni utili per

identificare i pericoli ed i conseguenti rischi già noti e le misure adottate per il loro controllo, ed i rischi che,

invece, necessitano di ulteriori interventi per la loro eliminazione o contenimento.

L’identificazione delle fonti di pericolo è stata effettuata secondo due fasi che seguono.

La prima fase si è tradotta nell’analisi dell’organizzazione (sottosistemi e processi) per raccogliere tutte le

informazioni necessarie per individuare gli eventuali problemi esistenti. Successivamente, è

stata esaminata la situazione degli infortuni e delle malattie professionali verificatesi/denunciate in azienda,

negli ultimi cinque anni.

La seconda fase ha analizzato l’ambiente di lavoro, fisico e sociale mediante:

• La predisposizione di layout del luogo di lavoro con identificazione dei reparti, impianti attrezzature;

• L’identificazione del ciclo produttivo comprensivo delle macchine, attrezzature ed impianti presenti e dei

materiali e sostanze impiegati nelle diverse aree;

• La definizione del tipo di lavoro (ripetitivo o variabile) e dei posti di lavoro (fissi o provvisori);

• L’individuazione delle mansioni svolte sul posto di lavoro, intese come l’insieme quali-quantitativo dei

compiti attribuiti ed attuati dai vari soggetti (anche attraverso interviste al personale);

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• La verifica preventiva del rispetto delle norme di legge vigenti in materia di sicurezza e tutela della salute

riguardo le macchine, gli impianti, il reparto ed i posti di lavoro, i materiali, le sostanze, ecc..;

• L’individuazione dei pericoli potenziali per particolari categorie di soggetti (portatori di handicap, gestanti,

visitatori, imprese esterne, ecc..);

• L’individuazione delle parti del corpo dei soggetti potenzialmente esposte al pericolo (vedi codifica

Tabella B);

• La definizione delle probabili conseguenze a carico dei soggetti coinvolti (vedi codifica Tabella B);

• l’individuazione dei tempi di esposizione (o dei TLV) ai potenziali pericoli presenti durante l’espletamento

della mansione.

2.5 La valutazione e il controllo dei rischi La fase di valutazione e controllo dei rischi prevede la definizione della probabilità del verificarsi di un

evento dannoso e della gravità delle sue conseguenze, utilizzando l’approccio semi-qualitativo per la

valutazione dei rischi.

Secondo questo metodo, la probabilità di un evento è data non dalla frequenza del manifestarsi del

fenomeno, ma dal grado di fiducia assegnato al verificarsi di esso. Il “grado di fiducia” è stato attribuito sia

attraverso il coinvolgimento diretto del personale sia sulla base delle competenze del Datore di Lavoro, del

Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione dai rischi e del Medico Competente, in modo da

affrontare il problema secondo un approccio multi-percettivo e interdisciplinare. L’approccio semi-

quantitativo è fondato sulla strutturazione di scale semi-qualitative della probabilità (P) e della gravità (G).

La scala della probabilità (P) è legata, ovviamente, alla probabilità del manifestarsi dell’evento e cioè ai dati

statistici disponibili relativi all’azienda stessa o, ancora allo specifico settore produttivo ma anche alla

competenza professionale del valutatore.

P1 = probabilità bassissima (evento improbabile);

P2 = probabilità medio-bassa (evento possibile);

P3 = probabilità medio-alta (evento già verificatosi);

P4 = probabilità alta (evento ripetuto).

Analogamente, la scala della gravità (G) è legata alle conseguenze dell’evento che ne possono derivare:

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G1 = gravità trascurabile (danno: abrasioni, tagli, ecc..);

G2 = gravità modesta (danno: ferite, lesioni, ecc..);

G3 = gravità notevole (danno: fratture, lesioni gravi, ecc..);

G4 = gravità ingente (danno: lesioni gravissime, morte).

Attribuendo ad ogni rischio una probabilità ed una gravità è stata costruita una matrice di rischio dove, in

ordinata è riportata la gravità del danno (G) ed in ascissa la probabilità (P) del verificarsi dell’evento.

La matrice di rischio costruita può essere divisa in quattro aree corrispondenti ad un:

• rischio tollerabile: condizioni che, nonostante il completo rispetto delle norme di legge e regolamentari

vigenti, possono produrre al lavoratore lesioni o disturbi lievi con inabilità ed effetti rapidamente

reversibili con casistica (aziendale e/o ufficiale) bassa;

• rischio modesto: condizioni che, nonostante il completo rispetto delle norme di legge e regolamentari

vigenti, possono produrre al lavoratore lesioni o disturbi lievi con inabilità ed effetti rapidamente

reversibili con casistica (aziendale e/o ufficiale) media;

• rischio grave: condizioni che, nonostante il completo rispetto delle norme di legge e regolamentari

vigenti, possono produrre al lavoratore un infortunio grave o un’esposizione i cui effetti risultano acuti o

cronici con inabilità reversibile con casistica (aziendale e/o ufficiale) media;

• rischio molto grave: condizioni che, nonostante il completo rispetto delle norme di legge e

regolamentari vigenti, possono produrre al lavoratore un infortunio o un’esposizione i cui effetti risultano

acuti o cronici con inabilità irreversibile ed invalidante con invalidità totale o conseguenze letali.

La matrice costruita (vedi Tabella B), infine, rappresenta la scala delle priorità delle misure di prevenzione e

protezione dai rischi che devono essere adottate per eliminare o ridurre e controllare i rischi per ciascuna

delle mansioni espletate dal personale dell’azienda.

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Tabella C: Matrice Probabilità – Gravità

Probabilità e Gravità

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

PROBABILITA’

FREQUENZA EVENTO

P1 Bassissima

P2 Medio – Bassa

P3 Medio – Alta

P4 Alta

GRAVITA’

DANNO CONSEGUENTE

G1 Trascurabile (abrasioni, tagli, ecc..)

G2 Modesta (ferite, lesioni, ecc..)

G3 Notevole (fratture, lesioni gravi, ecc..)

G4 Ingente (lesioni gravissime, morte)

Per quanto riguarda la stima dell’entità di rischi specifici, si farà riferimento alla normativa vigente ed alle

norme di buona tecnica applicabili.

Area 1 Area 2 Area 3 Area 4

Rischio molto grave Rischio grave Rischio modesto

Rischio tollerabile

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Tabella A: Tabella fonti di pericolo

CATEGORIE

PRINCIPALI FONTI DI PERICOLO considerate per la valutazione dei rischi per mansione

(elenco indicativo e non esaustivo)

ASPETTI STRUTTURALI E

IMPIANTISTICI

• viabilità interna ed esterna al sito; • locali di lavoro; • strutture per stoccaggi e depositi; • solai, silos, soppalchi e scale fisse; • stato e conformità degli impianti; • posizionamento ed installazione delle macchine, apparecchiature e impianti

automatizzati MACCHINE, APPARECCHIATURE,

IMPIANTI AUTOMATIZZATI

• verifica della conformità in relazione a (a titolo esemplificativo):

− elementi mobili; − organi in movimento; − organi di trasmissione del moto; − dispositivi di comando; − visibilità della zona operativa; − proiezione di materiali; − rischio elettrico; − stabilità

ASPETTI LEGATI ALLA SICUREZZA

ANTINCENDIO

• fattori materiali − prodotti combustibili (legno, materie plastiche normali, materie plastiche

ignifughe, materiali espansi, ecc..) − prodotti infiammabili (F) ed estremamente infiammabili (+F) combustibili

liquidi e gassosi, solventi e diluenti, vernici, inchiostri, bombolette spray, ecc.. − prodotti comburenti (bombole di ossigeno, perossidi e forti ossidanti, ecc..)

• fattori organizzativi − modalità di trasporto − modalità di deposito

• fattori produttivi − presenza di fiamme libere − presenza di forni ad alta temperatura − effettuazione di travasi o di miscelazioni di sostanze pericolose − presenza di lavorazioni con trasformazione e di espansione chimica − presenza di lavorazioni di espansione − presenza di depositi di materiale instabile − presenza di impianti obsoleti

• fattore umano − particolari esposizioni a rischio incendio − presenza di persone estranee all’azienda (visitatori o manutentori) − carenze di informazione sul rischio incendio (elevati turn over)

− carenze di formazione e d’esercitazione delle squadre di emergenza

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CATEGORIE

PRINCIPALI FONTI DI PERICOLO considerate per la valutazione dei rischi per mansione (elenco indicativo e non esaustivo)

RISCHI PER LA SICUREZZA

(di natura infortunistica)

• strutture • macchine • impianti elettrici • sostanze e preparati pericolosi • incendio ed esplosione

RISCHI PER LA SALUTE (di natura igienico-ambientale)

• agenti chimici • agenti fisici • agenti biologici

RISCHI TRASVERSALI

(per la salute e sicurezza)

• organizzazione del lavoro • fattori ergonomici • fattori psicologici • condizioni di lavoro difficili

• RISCHI PER LA SICUREZZA

I rischi per la sicurezza o rischi infortunistici si riferiscono al possibile verificarsi di incidenti/infortuni, ovvero

di danni subiti dai lavoratori in conseguenza di un impatto fisico/traumatico di diversa natura (meccanica,

elettrica, chimica, termica, ecc..). Sono esempio:

• Rischi da carenze strutturali dell’ambiente di lavoro (illuminazione, pavimenti, uscite, ecc..)

• Rischi da carenza di sicurezza su macchine e apparecchiature

• RISCHI PER LA SALUTE

I rischi per la salute o rischi igienico-ambientali sono responsabili del potenziale danno dell’equilibrio

biologico e fisico del personale addetto ad operazioni o a lavorazioni che comportano l’esposizione a rischi

di natura chimica, fisica, biologica. Sono esempio

• Rumore, vibrazioni, ultrasuoni, radiazioni ionizzanti e non, microclima, ecc..

• Virus, batteri e agenti patogeni, sostanze e preparati chimici classificati pericolosi, ecc..

• RISCHI TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI

Tali rischi sono individuabili all’interno della complessa articolazione che caratterizza il rapporto tra il

dipendente e l’organizzazione del lavoro con interazioni di tipo ergonomico, ma anche psicologico ed

organizzativo. Sono esempio

• Organizzazione del lavoro (sistemi di turnazione, lavoro notturno, ecc..)

• Fattori psicologici (intensità, monotonia, lavoro in solitudine, ripetitività, ecc..)

• Fattori ergonomici ( ergonomia dei DPI e del posto di lavoro).

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Tabella C: Tabella dei Pericoli Potenziali – Parti del corpo interessate – Possibili conseguenze

LEGENDA – PERICOLI POTENZIALI

FISICI CHIMICI BIOLOGICI PSICOFISICI

MECCANICI TERMICI AEROSOL AGENTI

BIOLOGICI

PSICO-FISICI

FM1: cadute dall’alto, cadute in profondità FM2: urti, colpi, impatti, compressioni, schiacciamento FM3: tagli, abrasioni, punture FM4: scivolamento, cadute in piano FM5: piede in fallo, inciampamento FM6: sollevamento, spostamento con sforzo FM7: movimento in coordinato FM8: impagliature ed agganciamenti FM9: cadute di oggetti o materiali dall’alto FM10: esplosione

FT1: calore, fiamme FT2: freddo FT3: esplosione FT4: sbalzi di temperatura

CA1: polveri e fibre CA2: fumi CA3: nebbie

B0: nessuno B1: agente gruppo 1 B2: agente gruppo 2 B3: agente gruppo 3

P0: nessuno P1: sovraccarico psicofisico

ELETTRICI LIQUIDI FE: contatto con corrente elettrica

CL1: immersioni CL2: spruzzi, getti, schizzi

RADIAZIONI GAS VAPORI FR1: non ionizzanti FR2: ionizzanti

CG1: gas, vapori

ALTRI AGENTI SOLIDI FN1: rumore CS1: polveri

CS2: fibre CS3: materiali granulati

FV1: vibrazioni

FL1: illuminazione

LEGENDA – PARTI DEL CORPO

CAPO ARTI SUPERIORI ED INFERIORI

ALTRE PARTI DEL CORPO SISTEMA PSICO - FISICO

PT1: cranio, testa

PT2: apparato uditivo

PT3: occhi

PT4: apparato respiratorio

PT5: viso

PA1: mani, dita

PA2: polso

PA3: braccio, gomito

PA4: gambe, ginocchia

PA5: caviglia

PA6: piede, dita

PA7: arti inferiori e superiori

PV1: colonna vertebrale

PV2: tronco, addome

PV3: organi interni

PV4: corpo intero

PV5: pelle

PP1: sistema psico - fisico

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LEGENDA - CONSEGUENZE

RISCHI FISICI RISCHI CHIMICI RISCHI

BIOLOGICI

RISCHI PSICO-

FISICI

MECCANICI ELETTRICI GAS E VAPORI AEROSOL BIOLOGICI PSICO-FISICI

RM0: nessuno

RM1: ferita

RM2: trauma lieve

RM3: trauma grave

RM4: trauma particolarmente grave

RE0: nessuno

RE1: ustione

RE2: elettrocuzione

RE3: intossicazione da fumi

RG0: nessuno

RG1: irritazione cutanea RG2: irritazione mucose RG3: inalazione RG4: intossicazione RG5: altre

RA0: nessuno

RA1: irritazione cutanea RA2: irritazione mucose RA3: ustione RA4: intossicazione RA5: causticazione RA6: asfissia RA7: altri

RB0: nessuno

RB1: malessere

RB2: infezione

RB3: malattia

RS0: nessuno

RS1: affaticamento psico-fisico RS2: stress

TERMICI VIBRAZIONI SOLIDI LIQUIDI

RT0: nessuno

RT1: ustione calda

RT2: ustione

fredda

RT3: infiammazione vie respiratorie

RV0: nessuno

RV1: danno al sistema osteo-articolare RV2: insensibilità delle dita

RS0: nessuno

RS1: irritazione cutanea RS2: ustione RS3: altre

RL0: nessuno

RL1: irritazione cutanea RL2: irritazione mucose RL3: ustioni RL4: causticazione RL5: altre

RUMORE ILLUMINAZIONE

RN0: nessuno

RN1: danno

uditivo

R00: nessuno

R01: affaticamento

visivo

R02: danno alla vista

2.6 Schema di compilazione di una lista di controllo

Per ogni singola attività dell’azienda è stata quindi predisposta una specifica lista di controllo, costituita da

una serie di domande che consentono di sottoporre a verifica i vari aspetti del fattore di rischio considerato,

ai fini dell’accertamento della reale esistenza di pericoli per la sicurezza e la salute delle persone.

E’ da evidenziare che tali misure non devono considerarsi esaustive della problematica, ma servono

unicamente a fornire chiarimenti sul significato dell’elemento del fattore di rischio sottoposto a verifica e a

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un aiuto nell’individuazione dei provvedimenti da attuare nel caso di presenza reale della fonte di rischio,

rimanendo al compilatore della lista la piena autonomia delle scelte, anche in relazione all’effettiva

situazione esaminata. Le domande riportate nelle liste di controllo sono formulate in modo da consentire

l’identificazione e la caratterizzazione di tutte le potenziali fonti di rischio e delle persone che potrebbero

risultare esposte a tale rischio, al fine di individuare le misure idonee a fronteggiare sia i pericoli derivanti

dalle singole fonti, sia i pericoli particolari per le persone esposte.

A tal fine le domande e le relative misure proposte sono formulate facendo riferimento alla normativa

vigente, a criteri generali di prevenzione, a norme di buona tecnica, a codici di buona pratica e all’esperienza

acquisita. Occorre tuttavia evidenziare che le liste di controllo forniscono uno strumento utile per poter

effettuare con sistematicità la valutazione del rischio, ma richiedono comunque che il compilatore possieda

competenza tecnica e, soprattutto, una conoscenza non superficiale delle problematiche e della legislazione

di igiene e sicurezza, in quanto tale adempimento va sviluppato considerando le specifiche caratteristiche

dell’attività esaminata, da qui la necessità di avvalersi di supporti tecnici esterni all’azienda.

Inoltre, il fatto che le liste di controllo siano predisposte facendo riferimento, tra l’altro, alla normativa

vigente, non deve indurre che lo scopo della valutazione del rischio sia la verifica di messa a norma

dell’attività esaminata, né che l’utilizzazione delle liste stesse possa garantire il rispetto integrale delle

norme; obiettivo assunto per la valutazione del rischio è conseguente alla responsabilizzazione e

sensibilizzazione del datore di lavoro verso le problematiche della sicurezza e della salute, imponendogli

l’attuazione di una politica della sicurezza, che vada oltre il rispetto delle norme. In quest’ottica, il richiamo

alla normativa vigente va considerato unicamente come un riferimento ed un aiuto nell’individuazione delle

potenziali fonti di rischio e dei provvedimenti da attuare.

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3. PROSPETTO DI IDENTIFICAZIONE DELLA SCUOLA

Scuola Istituto di Istruzione Superiore Statale Piero Sraffa

Indirizzo Piazzetta SS. Francesco e Chiara – Q.re Valotti - 25133 Brescia Telefono 030/2006346 Immobile Proprietà Provinciale, realizzato prima del dicembre 1975 Tipologia scolastica Istituto d’Istruzione Superiore di “Tipo 1” D.M. 26/8/92 Dirigente Scolastico Maria Piovesan

Maschi Femmine (di cui)Portatori Handicap Minori

Insegnanti 9 28 - - Personale Amministrativo - Tecnico 2 1 - -

Collaboratori scolastici e AAP 2 6 - -

Alunni 57 166 10 154 Responsabile del servizio prevenzione e protezione (RSPP) Raffaella Bertuzzi

Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) Quartini Maurizio

Addetti alla gestione delle emergenze

Pronto soccorso Emergenza ed evacuazione Vitti Maria

Minniti Angelo Grano Giovanni

Vitti Maria Minniti Angelo

Mancini Maria Pia Godano Manuela

Medico Competente Dr.ssa Porcu Poliambulatori Fleming Tecna S.r.l. Referenti Godano Manuela Sostituto Referente Mancini Maria Pia La valutazione dei rischi è stata effettuata dal Datore di Lavoro in collaborazione con:

X servizio di prevenzione e protezione interno servizio di prevenzione e protezione esterno medico competente

X altra consulenza tecnica: consulente esterno altra consulenza sanitaria (specificare quale) RLS

Lavoratori Altre indicazioni o osservazioni

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3.1 Analisi documentale Misure generali di tutela D.Lgs. 81/2008, art. 15

La scuola si sta attivando per cercare di sanare le carenze riscontrate e migliorare lo standard di sicurezza presente

Servizio di prevenzione e protezione D.Lgs. 81/2008, Capo III, Sezione III, art. 34

L’incarico di Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) è svolto dal consulente esterno: dott.ssa Raffaella Bertuzzi

Riunione periodica di prevenzione e protezione D.Lgs. 81/2008, art. 35

Nelle aziende e nelle attività che occupano più di 15 dipendenti, il datore di lavoro, direttamente o tramite il servizio di prevenzione e protezione dai rischi, indice almeno una volta all’anno una riunione a cui partecipano: il datore di lavoro o un suo rappresentante il RSPP il Medico competente ove nominato il RLS

Manutenzione preventiva di sicurezza D.Lgs. 81/2008, art. 15, comma 1, lettera z e Allegato IV

La manutenzione ordinaria è eseguita dal personale interno; la manutenzione straordinaria da personale esterno specializzato. Non è svolta una manutenzione preventiva di sicurezza, attualmente la maggior parte degli interventi viene eseguita al bisogno

Certificato di agibilità R.D. 1265/34 (T.U.LL.SS.) Da richiedere alla Provincia

Certificato di collaudo statico Da richiedere alla Provincia

Certificato igienico – sanitario Da richiedere alla Provincia

Dichiarazione di conformità impianto elettrico L. 46/90

Da richiedere alla Provincia

Denuncia di impianto messa a terra e verifiche D.Lgs. 81/2008 All. IV, D.M. 12/09/59, D.M. 15/10/93 Norma CEI 64-8

Da richiedere alla Provincia

Protezione contro i fulmini Da richiedere alla Provincia

Dichiarazione di conformità impianto termico

Da richiedere alla Provincia

SCIA attività 67.2.B (scuole di ogni ordine e grado ….da 100 a 300 persone)

Da richiedere alla Provincia

Verifica di resistenza della struttura ai fenomeni sismici

Da richiedere alla Provincia

Verifiche semestrali estintori e impianti antincendio D.Lgs. 81/2008 All. IV; Norma UNI 9994/92

L’Istituto Superiore ha appaltato il servizio di controllo e verifica semestrale a ditta specializzata

Registro degli infortuni Il registro infortuni è conservato presso la segreteria dell’Istituto

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Organigramma Aziendale

3.2 Organigramma della sicurezza

Le responsabilità e la relativa autorità in materia di gestione della sicurezza sono definite in coerenza con lo

schema organizzativo e funzionale dell’azienda.

Nella definizione dei compiti organizzativi e operativi della direzione aziendale, dei dirigenti, dei preposti e

dei lavoratori, sono stati esplicitati e resi noti anche quelli relativi alle attività di sicurezza di loro competenza,

nonché le responsabilità connesse all’esercizio delle stesse, ed i compiti di ispezione, verifica e sorveglianza

in materia di gestione della sicurezza aziendale.

Inoltre sono state documentate e rese note a tutti i livelli aziendali le funzioni ed i compiti del Responsabile

del Servizio di Prevenzione e Protezione e degli eventuali addetti, del Rappresentante dei Lavoratori per la

Sicurezza e degli addetti alla gestione delle emergenze, nonché i compiti e le responsabilità del Medico

competente. A fronte di quanto sopra le competenze sono ripartite come segue:

Dirigente Scolastico (datore di lavoro)

Maria Piovesan

D.S.G.A. Gottani Roberto

Personale A.T.A. Personale insegnante

Responsabile succursale

Godano Manuela

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Dott. Raffaella Bertuzzi – Tecnico della Prevenzione nell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro Via Roma, 4 – 25027 Quinzano d’Oglio - Brescia Tel. 339/2497307 e-mail [email protected]

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Funzione Nominativo Ruolo all’interno della scuola Formazione

Datore di Lavoro Maria Piovesan

Dirigente scolastico

Reggente

Laurea

RSPP Responsabile del Servizio di

Prevenzione e Protezione Raffaella Bertuzzi Consulente esterno TPALL

RLS rappresentante dei lavoratori

per la sicurezza Quartini Maurizio 19 marzo 2013

Insegnante

Medico Competente Dr. ssa Porcu

Gennaio 2013 Poliambulatori

Fleming Tecna S.r.l. Brescia

Medico competente

Addetto squadra emergenze

Godano Manuela (COE)

Mancini Maria Pia (Sost. COE) Vitti Maria

Minniti Angelo

Insegnanti

Collaboratori scolastici

Assistenti tecnici

8 ore

Addetto squadra Primo Soccorso

Vitti Maria

Minniti Angelo Grano Giovanni

Insegnanti

Collaboratori scolastici

Assistenti tecnici

12 ore

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3.3 Organizzazione del Servizio di Prevenzione

Datore di Lavoro

Maria Piovesan Responsabile Succursale: Godano Manuela

Medico Competente Dr.ssa Porcu

Poliambulatori Fleming Tecna S.r.l. Brescia

Addetti Servizio Antincendio

Godano Manuela (COE) Mancini Maria Pia (Sost. COE) Vitti Maria Minniti Angelo Addetti Primo Soccorso

Vitti Maria Minniti Angelo Grano Giovanni

Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione

Raffaella Bertuzzi

Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza

Quartini Maurizio

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3.4 Analisi documentale

Organigramma aziendale

Elenco del personale

Mansionario del personale

Planimetria insediamento

Lay-out del/i area/i

Elenco attrezzature e macchinari

Ispezioni, verifiche periodiche e collaudi attrezzature ed impianti

Registro delle verifiche trimestrali delle funi e catene

Certificazioni di conformità impianti elettrici e termici, impianti di messa a terra

Denunce di impianti e verifiche periodiche

Registro delle manutenzioni ordinarie e straordinarie

Schede di sicurezza di sostanze/prodotti/apparecchiature impianti in uso

Schede tecniche e manuali operativi di macchine e impianti

Risultati di eventuali misurazioni di igiene industriale

Risultati collettivi anonimi di controlli sanitari periodici

Denunce INAIL su casi di malattie professionali

Registro infortuni

Procedure di lavoro scritte, ordini di servizio

Elenco e caratteristiche dei dispositivi di protezione individuali forniti ai lavoratori

Comunicazioni INAIL ai fini statistici-informativi (TU Sicurezza, D.Lgs. 8 aprile 2008 n. 81, art. 18, comma 1, lettera r)

Visura camerale e/o storica

Nomina e requisiti di idoneità del RSPP

Nomina del medico competente

Designazione del RLS

Nomina delle persone designate al Pronto soccorso, Emergenza, Antncendio

Verbale riunione periodica TU Sicurezza, D.Lgs. 8 aprile 2008 n. 81, art. 35 comma1)

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4. SCHEDA RISCHI ORGANIZZATIVI – STRUTTURALI

Punto di verifica NO

N

PRES

ENTE

CON

FORM

E

NO

N

CON

FORM

E

NEC

ESSI

TA

INTE

RVEN

TI

NOTE

Edificio X X Inquadramento territoriale, aree esterne e interne X

Illuminazione X Aerazione condizionamento X Aree di transito interne X Aree di transito esterne X Scaffalature X Soppalchi solai X Locali sotterranei X Porte vie uscite di emergenza X Impianto elettrico X X Impianto termico X X Servizi igienici igiene degli ambienti X Macchinari X Attrezzature portatili elettriche X Attrezzi manuali e portatili X Apparecchi a pressione X Mezzi di sollevamento X Ascensori montacarichi X Scale fisse e portatili X Mezzi di trasporto interni X Vasche serbatoi piscine o simili X Presenza di sostanze infiammabili X Armadi di conservazione sostanze infiammabili X Depositi sostanze infiammabili X Sistemi antincendio X Segnaletica di sicurezza X Esposizione a sostanze cancerogene X Esposizione ad amianto X Esposizione ad agenti biologici X Esposizione a rumore X Esposizione a vibrazioni X Esposizione a radiazioni ionizzanti X Esposizione a radiazioni non ionizzanti (radiofrequenze, UV, I.R…) X

Microclima X

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5. ANALISI DEGLI INFORTUNI – SITUAZIONE SANITARIA Ad oggi, il libro infortuni non riporta nessun caso di infortunio.

Tutti gli addetti sono sottoposti a visite mediche al momento dell’assunzione e successivamente con

periodicità conforme al piano sanitario redatto dal Medico Competente. Indicazioni sulla situazione sanitaria

ed eventuali patologie professionali sono nella relazione del Medico Competente.

6. INQUADRAMENTO TERRITORIALE E AREE ESTERNE Nell’area circostante la scuola non vi sono attività soggette alla normativa sui rischi di incidente rilevante

(Direttiva Severo ), non si trova in una zona soggetta a rischi territoriali naturali, quali alluvioni, terremoti,

ecc.. L’immobile è disposto su sei piani fuori terra, da un piano interrato e da uno seminterrato.

Il vecchio edificio ai sensi del punto 1.1 del D.M. 26 agosto 1992 e sulla base delle informazioni raccolte si

considera realizzato prima del 18/12/1975. L’area circostante l’edificio e di pertinenza della scuola è

delimitata da recinzione.

Punto di verifica NO

N

PRES

ENTE

CON

FORM

E

NO

N

CON

FORM

E

NEC

ESSI

TA

INTE

RVEN

TI

NOTE

Processi di lavoro usuranti X Programmi di controllo e monitoraggio della sicurezza X

Manutenzione impianti e attrezzature X X Informazione e formazione X Lavoro a VDT X Fattori oggettivi di stress X Movimentazione manuale carichi X Utilizzo di DPI X Presenza di DPC X Procedure di emergenza X Immagazzinamento oggetti X X Spazi di lavoro interni e strutture X Esposizione a fumo passivo e attivo X Organizzazione del lavoro X Compiti funzioni responsabilità X Esposizione ad agenti chimici tossici, nocivi, sensibilizzanti allergizzanti X

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ð Rischi connessi con il territorio

Rilevazioni Livello di Rischio

Programmazion

e interventi Rischi connessi con il territorio

circostante

Probabilità Magnitudo

1 1 1 1

7. DIMENSIONE E CARATTERISTICHE DEI LOCALI

In riferimento ALL’Allegato IV del D.Lgs. 81/2008 l’altezza e la cubatura dei locali sono idonei al tipo di

scuola, al numero di scolari e di persone impegnate.

ð Rischio connesso alla carenza di spazi ed all’affollamento dei locali

Rilevazioni Livello di Rischio

Programmazion

e interventi Rischio connesso all’affollamento

dei locali

Probabilità Magnitudo

2 3 6 1

7.1. Porte, Vie e Uscite di Emergenza

L’affollamento maggiore è al primo piano, ci sono 5 classi.

La lunghezza massima delle vie d’esodo è inferiore ai 60 m. Il luogo sicuro in caso di esodo è l’area

circostante l’edificio.

Le vie di esodo sono mantenute libere da attrezzature e facilmente percorribili in caso di evacuazione. Deve

essere affissa segnaletica di sicurezza in maniera da distribuire l’esodo delle persone in proporzione alle

dimensioni dei percorsi di esodo ed utilizzando i percorsi più brevi.

L’edificio ha n. 3 vie di uscita e di emergenza:

Uscita di sicurezza n. 1 (ingresso principale piano terra)

§ Si apre nel senso dell’esodo a semplice spinta

§ Porta a due battenti larga 120 cm.

Uscita di sicurezza laboratorio scientifico, informatica 1 e informatica 2

§ N.3 porte che si aprono nel senso dell’esodo a semplice spinta

§ Porte larghe 120 cm.

§ Le porte immettono agli scalini esterni di sicurezza in cemento

Uscita di sicurezza primo piano

• Due porte in serie si aprono nel senso dell’esodo da 120 cm. e da 100 cm.

§ Porte larghe 120 cm.

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§ Le porte immettono al balcone dotato di scala in muratura per raggiungere il luogo sicuro.

Le caratteristiche delle uscite di sicurezza soddisfano quanto prescritto dal D.M. 26/8/92, sono

correttamente segnalate e dotate di illuminazione di sicurezza, tranne un porta di accesso al terrazzo.

Nel piazzale antistante l’edificio sono allocati gli idranti.

ð Rischio connesso all’insufficienza di vie di fuga

Rilevazioni Livello di Rischio Programmazione

interventi Rischio connesso all’insufficienza di vie di fuga

Probabilità Magnitudo

3 6 2

Ä Interventi Prevenzionistici e Mezzi di Protezione (DPI)

Il Dirigente scolastico: • Al fine di garantire un esodo completo e in sicurezza degli studenti e permettere ai mezzi di

soccorso di utilizzare i presidi antincendio presenti: è necessario evitare o ridurre il più possibile il numero di veicoli parcheggiati nell’area presso il cancello d’ingresso.

L’Ente Locale • Deve ripristinare l’uscita di emergenza al piano terra situata nel laboratorio linguistico.

7.2 Scale

L’edificio scolastico è dotato di una scala interna a giorno e una scala esterna di sicurezza in cls, conformi a

quanto prescritto dal D.M. 26/8/92. Le rampe hanno un numero di gradini maggiore a due ed inferiore a

sedici, con pedata di 32 e alzata di 14 cm.

Scala interna n. 1:

Sulla scala non è presente l’ illuminazione di emergenza ed è presente la segnaletica indicante il percorso da

seguire in caso di esodo. Le rampe sono larghe 140 cm. e i parapetti sono alti 100 cm. non sono presenti

tendaggi in materiale combustibile, non ci sono rivestimenti in legno, pareti pavimenti e soffitto non sono

ricoperti da materiali combustibili.

Scala esterna n. 2:

La scala collega il primo piano al cortile. Le rampe sono larghe 120 cm. e i parapetti sono alti 100 cm. il

terrazzo ha un parapetto da 60 cm. , è presente la segnaletica di emergenza, non è presente la luce di

emergenza.

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Le scale rispondo alle caratteristiche di sicurezza previste dalla normativa vigente e sono in numero

sufficiente rispetto a quanto previsto dal D.M. 26/08/92.

Le scale portatili semplici sono costruite con materiale adatto alle condizioni d’impiego, sono

sufficientemente resistenti nell’insieme e nei singoli elementi e hanno dimensioni appropriate al loro uso.

Quando l’uso delle scale, per la loro altezza o per altre cause, comporti pericolo di sbandamento, esse

devono essere adeguatamente assicurate o trattenute al piede da altre persone.

ð Rischio di caduta

Rilevazioni Livello di Rischio

Programmazione

interventi Rischio di traumi, fratture, tagli

Probabilità Magnitudo

1 3 3 1

ð Rischio connesso all’insufficienza di vie di fuga

Rilevazioni Livello di Rischio

Programmazione

interventi Rischio connesso all’insufficienza di

vie di fuga

Probabilità Magnitudo

1 3 3 1

Ä Interventi Prevenzionistici e Mezzi di Protezione (DPI)

Il Dirigente scolastico: • deve incaricare un collaboratore scolastico che verifichi lo stato di usura delle scale portatili L’ente Locale: • deve installare le luci di emergenza sia sulla scala interna che esterna;

7.3 Corridoi

Il massimo affollamento per piano (piano primo) è di n 168. I corridoi hanno una larghezza non inferiore ai

200 cm. le pareti non sono ricoperte da materiale combustibile e le finestre non sono oscurate con tendaggi.

Sono segnalati e illuminati i percorsi da seguire in caso di emergenza così come I mezzi di estinzione.

ð Rischio connesso all’insufficienza di vie di fuga

Rilevazioni Livello di Rischio

Programmazione

interventi Rischio connesso all’insufficienza di

vie di fuga

Probabilità Magnitudo

1 3 3 1

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ð Rischio igienico e di scivolamento

Rilevazioni Livello di Rischio

Programmazione

interventi Rischio igienico e di caduta Probabilità Magnitudo

1 3 3 1

ð Rischio di incendio

Rilevazioni Livello di Rischio

Programmazione

interventi Rischio di incendio

Probabilità Magnitudo

2 3 6 2

7.4 Segnaletica e illuminazione di sicurezza Nell’Istituto è stata predisposta un’adeguata segnaletica di sicurezza indicante i percorsi da seguire in caso di

emergenza e i mezzi di estinzione. Lungo i corridoi indicati come vie di fuga e di emergenza e nei laboratori

sono installate le lampade di emergenza.

Ä Interventi Prevenzionistici e Mezzi di Protezione (DPI)

L’Ente Locale • deve programmarne la sostituzione con materiale di certificata resistenza al fuoco dei gradoni posti

nell’atrio della scuola; • deve verificare e manutenere i punti luce presenti nei corridoi; • monitorare la fessura apertasi sulla parete di separazione dei bagni al primo piano. Il Dirigente scolastico • deve garantire che i corridoi siano liberi da materiale combustibile e da arredi.

Ä Interventi Prevenzionistici e Mezzi di Protezione (DPI)

L’Ente Locale • Posizionare la segnaletica d’emergenza indicante i percorsi d’esodo in caso d’emergenza al primo

piano. Il Dirigente Scolastico § ha incaricato una ditta esterna per la verifica periodica dell’impianto di illuminazione di emergenza e

la sostituzione delle lampade non funzionanti

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8. MISURE PREVENZIONE INCENDI 8.1 Classificazione del livello di rischio incendio Nella scuola sono presenti più di cento persone contemporaneamente, pertanto presenta un livello di

rischio MEDIO. Ai sensi del D.P.R. 151/2011 la scuola deve richiedere attraverso una SCIA il parere favorevole

da parte del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco per l’attività 67.2.B (Scuole di ogni ordine e grado

………100 a 300 persone).

È stato attivato il registro di controllo e verifica degli impianti e dei mezzi di estinzione, nonché

l’informazione , la formazione del personale addetto alla prevenzione incendi e gli esiti delle prove stesse.

Nella scuola è installato un numero di estintori omologati a polvere con capacità estinguente pari 34A,

144B,C, al piano terra (n.4); al primo piano sono presenti due estintori a polvere da 6Kg con capacità

estinguente pari a pari 34A, 144B,C e 13A, 89B,C. in biblioteca è ubicato un estintore con capacità

estinguente pari a 43A, 233B,C. È presente una rete idranti UNI45 che permettono di raggiungere tutti i

locali dell’edificio.

ð Rischio di incendio

Rilevazioni Livello di Rischio Programmazione

interventi Rischio di incendio

Probabilità Magnitudo

3 3 6 2

8.2 Piano di evacuazione La scuola dispone di un piano di evacuazione. Nei locali e lungo i corridoi sono installate le planimetrie con

indicato il percorso di esodo. La scuola provvede tre volte nell’arco dell’anno scolastico alla simulazione di

pericolo e alla conseguente evacuazione dell’edificio da parte di tutti gli occupanti.

Ä Interventi Prevenzionistici e Mezzi di Protezione (DPI)

§ L’Ente Locale deve rilasciare copia della SCIA per le attività sopra citate presentate al Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco.

§ Il Dirigente Scolastico incarica ditta specializzata per la verifica semestrale dei mezzi di estinzione (estintori, idranti, colonnette e porte REI) e annota sul registro antincendio l’avvenuta verifica semestrale.

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8.3. Sistema di allarme La scuola ha un sistema di allarme, costituito da segnalatori acustici attivabili manualmente tramite il

pulsante presente nella portineria gestita dai collaboratori scolastici.

L’emergenza è annunciata utilizzando segnali verbali da parte delle persone che ravvisano il pericolo.

ð Sistema di allarme

Rilevazioni Livello di Rischio Programmazione

interventi In funzione del tipo di emergenza

Probabilità Magnitudo

2 3 6 1

9. NORME DI ESERCIZIO A cura dell’Istituto Superiore deve essere predisposto un registro dei controlli periodici ove sono annotati

tutti gli interventi ed i controlli relativi all’efficienza degli impianti elettrici, dell’illuminazione di sicurezza, dei

presidi antincendio, dei dispositivi di sicurezza e di controllo, delle aree a rischio specifico e dell’osservanza

della limitazione dei carichi d’incendio dei vari ambienti della scuola. Pertanto l’Istituto Superiore deve

convenire con l’Ente Locale le competenze relative all’attuazione di quanto previsto dal D.M. 26/8/92 ai

punti 12.1, 12.2, 12.3, 12.5, 12.6, 12.7, 12.8, 12.9, 12.10. Deve essere convenuto con la Provincia un’intesa

sulla base dell’accordo raggiunto dall’A.P.L. Lombardia e l’Ufficio Scolastico Regionale.

§ le vie d’uscita devono essere tenute costantemente sgombre da qualsiasi materiale

§ è fatto divieto di compromettere l’agevole apertura e funzionalità dei serramenti delle uscite di

sicurezza, durante i periodi di attività della scuola, verificandone l’efficienza prima dell’inizio delle

lezioni.

§ le attrezzature e gli impianti di sicurezza devono essere controllati periodicamente in modo da

assicurare la costante efficienza.

§ nei locali ove vengono depositate o utilizzate sostanze infiammabili o facilmente combustibili è fatto

divieto di fumare o fare uso di fiamme libere.

§ i travasi di liquidi infiammabili non possono essere effettuati se non in locali appositi e con recipienti

e/o apparecchiature di tipo autorizzato.

§ Nei locali della scuola, non appositamente all’uopo destinati, non possono essere depositati e/o

utilizzati recipienti contenenti gas compressi o liquefatti. I liquidi infiammabili o facilmente combustibili

e/o sostanze che possono comunque emettere vapori o gas infiammabili, possono essere tenuti in

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quantità strettamente necessarie per esigenze igienico – sanitarie e per l’attività didattica o di ricerca in

corso come previsto al punto 6.2. del D.M. 26/8/92;

§ Al termine dell’attività di ricerca o didattica, l’alimentazione centralizzata di apparecchiature o utensili

con combustibili liquidi o gassosi deve essere interrotta azionando le saracinesche di intercettazione

combustibile, la cui ubicazione deve essere indicata mediante cartelli segnaletici facilmente visibili;

§ negli archivi e depositi, i materiali devono essere depositati in modo da consentire una facile

ispezionabilità, lasciando corridoi e passaggi di larghezza non inferiore ai 90 cm.;

§ eventuali scaffalature dovranno risultare a distanza non superiore a 60 cm. dall’intradosso del solaio di

copertura.

§ Il titolare dell’attività deve provvedere affinché nel costo della gestione non vengano alterate le

condizioni di sicurezza. Egli può avvalersi di un responsabile della sicurezza, in relazione alla

complessità e capienza della struttura scolastica.

ð Rischi trasversali e organizzativi

Rilevazioni Livello di Rischio

Programmazione

interventi Rischi trasversali e organizzativi

Probabilità Magnitudo

1 2 2 1

Ä Interventi Prevenzionistici e Mezzi di Protezione (DPI)

§ L’Ente Locale sulla base degli accordi convenuti con la Direzione Didattica adotta i provvedimenti di sua competenza e ne registra l’intervento sul registro custodito presso la scuola.

§ Il Dirigente Scolastico sulla base degli accordi convenuti con l’Ente Locale adotta i provvedimenti di sua competenza e ne registra l’intervento sull’apposito registro custodito presso la scuola.

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10. SERVIZI GENERALI

10.1 Servizi igienici La scuola dispone di servizi igienici dotati di finestre apribili, in buone condizioni di pulizia, divisi fra maschi e

femmine in numero adeguato a quanto previsto dal dall’Allegato IV del D.Lgs. 81/2008.

ð Rischio igienico

Rilevazioni Livello di Rischio Programmazione

interventi Rischio igienico

Probabilità Magnitudo

1 3 3 1

ð Rischio biologico

Rilevazioni Livello di Rischio Programmazione

interventi Rischio biologico

Probabilità Magnitudo

1 3 3 1

10.2 Aule didattiche

Le aule sono distribuite su tutti i piani dell’edificio scolastico. La presenza di finestrature ampie garantisce

adeguati rapporti aero illuminanti. Le finestre hanno parapetti superiori ai 90 cm. e possono essere oscurate

dalle persiane in alluminio. Le porte di larghezza adeguata, si aprono nel senso dell’esodo oppure verso

l’interno dell’aula, dipende dalle caratteristiche del corridoio. La parte alta è chiusa con vetro che non

rispetta le caratteristiche di sicurezza. I pavimenti delle aule dell’ala nuova sono ricoperti di linoleum.

Pareti, pavimenti e soffitti sono tinteggiati con tintura chiara, non sono ricoperti da materiali combustibili.

Ogni aula ha prese elettriche integre munite di alveoli protetti, non è presente luce di emergenza. La

quantità di materiali combustibili è limitata alle normali esigenze.

Gli arredamenti interni alle aule sono tali da non presentare spigoli vivi elementi taglienti, instabili sportelli a

battente il cui utilizzo improprio potrebbe causare schiacciamenti, traumi o contusioni.

ð Rischio di incendio

Rilevazioni Livello di Rischio

Programmazione

interventi Rischio di incendio

Probabilità Magnitudo

1 4 4 1

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ð Rischio igienico, allergie e malattie respiratorie

Rilevazioni Livello di Rischio

Programmazione

interventi Rischio igienico

Probabilità Magnitudo

1 3 3 1

ð Rischio di contatti, traumi, tagli, schiacciamento

Rilevazioni Livello di Rischio

Programmazione

interventi Rischio di contatti, traumi, tagli

Probabilità Magnitudo

2 3 6 2

ð Rischio connesso all’insufficienza delle vie di fuga, all’affollamento

Rilevazioni Livello di Rischio

Programmazione

interventi Rischio connesso all’insufficienza delle

vie di fuga, all’affollamento

Probabilità Magnitudo

2 3 6 1

Ä Interventi Prevenzionistici e Mezzi di Protezione (DPI)

§ L’Ente Locale

§ deve provvedere a fornire il certificato di reazione al fuoco del linoleum posto nelle aule, diversamente deve programmarne la sostituzione con materiale di certificata resistenza al fuoco; nel frattempo deve provvedere alla manutenzione dello stesso.

Il Dirigente Scolastico • l’uscita di emergenza al primo piano è priva di segnaletica di sicurezza

10.3 Aula insegnanti

L’aula insegnanti si trova al piano terra, le finestre garantiscono discreti rapporti aero illuminanti, il

pavimento e le pareti sono tinteggiati in tinte chiare, le persiane in alluminio permettono, al bisogno,

l’oscuramento delle finestre.

10.4 Aula audiovisivi

Vicino alla biblioteca è ubicata l’aula audiovisivi, può contenere 37 posti a sedere ed ha una porta da 130 cm.

che non si apre nel senso dell’esodo e senza maniglione antipanico.

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Ä Interventi Prevenzionistici e Mezzi di Protezione (DPI)

L’Ente Locale

• Provvedere ad installare maniglione antipanico sulla porta dell’aula. Il Dirigente Scolastico • Nell’atrio fra la biblioteca e la sala audiovisivi deve essere predisposta adeguata segnaletica di

sicurezza.

10.5 Biblioteca

Situata al piano terra, può ospitare contemporaneamente 30 persone. La porta di accesso, larga 120 cm. non

si apre nel senso dell’esodo. Il materiale cartaceo custodito è inferiore ai 50 quintali. Le finestre garantiscono

un buon rapporto aero illuminante e al bisogno possono essere oscurate dalle tende in materiale ignifugo. È

presente un estintore a polvere con capacità estinguente pari a 43A, 233B, C.

Ä Interventi Prevenzionistici e Mezzi di Protezione (DPI)

§ L’Ente Locale

Provvedere alla manutenzione del locale che presenta fessurazioni dal pavimento al soffitto nella parete nord; § Il dirigente Scolastico deve indicare con apposito cartello la portata massima degli scaffali espressa in

Kg/m2 10.6 Laboratorio di lingue

Il laboratorio si trova al piano terra, sono presenti trenta postazioni di lavoro.

Il laboratorio è provvisto di due porte rispettivamente larghe 140 cm. una REI 120 ed una non resistente al

fuoco apribili nel senso dell’esodo per semplice spinta. Le pareti e i soffitti sono tinteggiati a tinte chiare, le

finestre sono dotate di mezzi di schermature che consentano una modulazione dell’intensità luminosa nelle

diverse stagioni e ore della giornata. Il pavimento è ricoperto da linoleum.

ð Rischio di incendio

Rilevazioni Livello di Rischio

Programmazione

interventi Rischio di incendio

Probabilità Magnitudo

2 4 8 1

ð Rischio di elettrocuzione

Rilevazioni Livello di Rischio

Programmazione

interventi Rischio di elettrocuzione

Probabilità Magnitudo

1 3 3 1

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ð Rischio posturale

Rilevazioni Livello di Rischio

Programmazione

interventi Lesioni all’apparato scheletrico -

muscolare

Probabilità Magnitudo

1 3 3 3

ð Rischio di affaticamento visivo

Rilevazioni Livello di Rischio

Programmazione

interventi Lesioni all’apparato visivo

Probabilità Magnitudo

1 3 3 1

POSTURE CORRETTE :

§ I gomiti appoggiati ad angolo retto sul tavolo

§ Le ginocchia ad angolo retto

§ I piedi sempre ben appoggiati al pavimento

§ La schiena ben appoggiata allo schienale

10.7 Laboratorio di informatica

Nella scuola sono presenti due laboratori di informatica entrambi al piano terra e dotati di due porte

rispettivamente da 140 cm. apribili nel senso dell’esodo, una non resistente al fuoco ed una REI120. Il

pavimento è in linoleum e le finestre sono munite di veneziane. Le prese a torretta sono ubicate nella zona

di calpestio.

POSTURE CORRETTE :

§ I gomiti appoggiati ad angolo retto sul tavolo

§ Le ginocchia ad angolo retto

§ I piedi sempre ben appoggiati al pavimento

§ La schiena ben appoggiata allo schienale

Ä Interventi Prevenzionistici e Mezzi di Protezione (DPI)

L’Ente Locale

• Predisporre adeguati collegamenti per le postazioni di lavoro a VDT.

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10.8 Laboratorio scientifico

Si trova al piano terra, le porte di accesso si aprono nel senso dell’esodo ed una è REI120. Le esercitazioni

sono svolte solo dal personale docente, utilizzando per taluni esperimenti, una bombola da 190 g di GPL. Le

sostanze chimiche sono in quantità poco significativa e chiuse in armadio dedicato.

10.9 Depositi

Nell’istituto sono presenti diverse aree dedicate a magazzino di attrezzature inutilizzate oppure a

disposizione dei collaboratori scolastici per la conservazione dei prodotti e degli attrezzi per la pulizia. Le

scaffalature utilizzate per lo stoccaggio dei prodotti di pulizia sono ancorate al muro e riportano la portata

massima espressa in Kg/m2 .

ð Rischio di incendio

Rilevazioni Livello di Rischio

Programmazione

interventi Rischio di incendio limitato alle normali attrezzature per l’educazione fisica

Probabilità Magnitudo

1 3 3 1

Ä Interventi Prevenzionistici e Mezzi di Protezione (DPI)

Il Dirigente Scolastico • Deve provvedere alla sostituzione dei prodotti per la pulizia classificati pericolosi con altri non

pericolosi; • Deve verificare che le scaffalature siano ancorate al muro e riportanti la portata massima espressa in

Kg/m2

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11. IMPIANTI

11.1 Centrale termica

L’Istituto garantisce condizioni microclimatiche favorevoli tramite scambiatori di calore allacciati al tele

riscaldamento gestito dall’Azienda municipale di Brescia. La centrale termica si trova al piano terra.

11.3 Impianto elettrico generale e di terra

L’impianto elettrico dello stabile appare, ad un esame visivo, mantenuto in modo tale da non presentare

rischi di contatto diretto con parti in tensione. In genere i conduttori non presentano interruzioni

nell’isolamento, screpolature, giunzioni non correttamente effettuate o altri segni indicativi di isolamento

non continuo o non adeguato. Esternamente alla scuola è installato il quadro elettrico chiuso con chiave

contenente le protezioni generali. Sono affissi i cartelli con l’indicazione di tensione pericolosa e di divieto di

usare acqua in caso di incendio. A monte dell’impianto sono installati un interruttore magnetotermico ed un

interruttore differenziale. Dal quadro elettrico partono le due linee elettriche, una per la scuola e una per il

bar. Ad ogni piano dell’edificio è installato un quadro di distribuzione dotato di interruttori magnetotermici

e differenziali.

In prossimità dell’ingresso principale è installato il comando di sgancio a distanza dell’interruttore generale.

Non è presente la denuncia dell’impianto di messa a terra.

ð Rischio di incendio

Rilevazioni Livello di Rischio Programmazione

interventi Rischio di incendio

Probabilità Magnitudo 2 2 4 2

ð Rischio di elettrocuzione Rilevazioni Livello di Rischio Programmazione

interventi Rischio di elettrocuzione Probabilità Magnitudo

2 2 4 2

Ä Interventi Prevenzionistici e Mezzi di Protezione (DPI)

§ L’Ente Locale Deve essere compilato il libretto di centrale e sottoposta a manutenzione periodica la caldaia, così come previsto dal D.M. 412/94; Deve essere fornita la dichiarazione di conformità dell’impianto.

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11.3. Impianto di protezione contro le scariche atmosferiche e le sovratensioni

L’immobile non è dotato di un impianto di protezione contro le scariche atmosferiche e le sovratensioni.

A monte dell’impianto elettrico non sono installati scaricatori di tensione (SPD).

ð Rischio di incendio Rilevazioni

Livello di Rischio Programmazione interventi

Rischio di incendio Probabilità Magnitudo

3 3 9 2

ð Rischio di elettrocuzione Rilevazioni Livello di Rischio Programmazione

interventi Rischio di elettrocuzione Probabilità Magnitudo 3 2 6 2

Ä Interventi Prevenzionistici e Mezzi di Protezione (DPI)

§ L’Ente Locale Deve trasmettere progetto e certificato di conformità dell’impianto elettrico ed eseguire le verifiche periodiche previste dalla Guida CEI 64-13 e secondo la periodicità indicata nella Guida CEI 64-52; Deve trasmettere alla direzione copia della denuncia di primo impianto (modello B); Ogni due anni deve provvedere alla verifica della messa a terra incaricando ditta/ente specializzato. § Il Dirigente Scolastico Deve segnalare all’Ente eventuale componenti deteriorati o difetti di malfunzionamento dell’impianto

Ä Interventi Prevenzionistici e Mezzi di Protezione (DPI)

§ L’Ente Locale deve incaricare un professionista abilitato di eseguire il calcolo di verifica circa la

necessità di installare un impianto di protezione contro le scariche atmosferiche e le sovratensioni, e inviare copia della documentazione all’Istituto.

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12. RISCHI SPECIFICI

12.1 Legenda dispositivi protezione individuale e di protezione collettiva

DPI previsti per esposizione alle mansioni lavorative

DPI SIGLA FASI OPERATIVE

(*) vedi scheda disposizioni aziendali

Scarpe antinfortunistiche a punta rigida S (*) Scarpe antisdruciolo, basse Sa (*) Stivali St (*) Maschera con filtro FFP1 M (*) Occhiali O (*) Otoprotettori Ot (*) Guanti resistenti al calore Ga (*) Guanti in lattice Gl (*) Copricapo C (*) Tuta in cotone a trama fitta con manica lunga con polsini a manicotto di elastico

T (*)

Altro specificare Gr (*)

Dispositivi di protezione collettivi previsti per esposizione alle mansioni lavorative

DPI SIGLA FASI OPERATIVE

(*) vedi scheda disposizioni aziendali

Dispositivi di captazione localizzata DL (*) Efficace aerazione ambienti AA (*) Bocche aspirazione a pavimento BO (*)

Sistema pulizia centralizzato SPC (*)

Tavolo aspirante TA (*)

Altro specificare Gr (*)

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12.2 Lavoratori esposti

Per i lavoratori esposti si faccia riferimento al libro matricola aziendale riportante il nominativo dei lavoratori

esposti e le relative mansioni.

12.3 Schede di rischio Per ogni singola mansione vengono identificati i rischi lavorativi e specificata la motivazione.

Per ogni macchinario vengono identificati i pericoli intrinseci del macchinario stesso.

12.4 Schede di rischio per mansione

12.4.1 Mansione: A01: Docenti Fase: Nell’ambito delle attività esercitate dai docenti si ravvisano in particolare:

§ Attività di assistenza § Attività relazionali § Attività didattico educative

Rischi personali Fase Condizioni Livello di Rischio NOTE

Tagli X

Normali

P1 P2 P3 P4

G1 X

G2

G3

G4

Contatti accidentali con materiali, macchine e attrezzature di lavoro

Schiacciamenti X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

Non significativo

Contusioni X Normali

P1 P2 P3 P4

G1 X

G2

G3

G4

Urti, sfregamenti con materiali, macchine da lavoro

Trascinamenti X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

Non significativo

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Rischi personali Fase Condizioni Livello di Rischio

NOTE

Punture - Abrasioni X Normali

P1 P2 P3 P4

G1 X

G2

G3

G4

Contatti accidentali con materiale o arredo scolastico

Vibrazioni X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

Non significativo

Meccanico X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

Non significativo

Rischio posturale X Normali

P1 P2 P3 P4

G1 X

G2

G3

G4

Affaticamento, lesioni dorso lombari dovuti a movimenti impropri, prolungati e disergonomici

Rischio apparato visivo

X Normali

P1 P2 P3 P4

G1 X

G2

G3

G4

Lavoro a VDT

Movimentazione manuale carichi

X Normali

P1 P2 P3 P4

G1 X

G2

G3

G4

Sollevamento, spostamento e movimentazione di oggetti pesanti. Superamento dei limiti di carico manuale fissati dalla norma

Movimenti ripetitivi X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

Non significativo

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Rischi personali Fase Condizioni Livello di Rischio NOTE

Esposizione a rumore

X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

Non significativo

Incidente stradale X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

Non significativo

Polveri e fumi X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

Non significativo

Cadute dall’alto X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

Non significativo

Irritazioni/Allergie X

Normali

P1 P2 P3 P4

G1 X

G2

G3

G4

Presenza di polveri, ambienti ad alta densità di popolazione

Rischio biologico X Normali

P1 P2 P3 P4

G1 X

G2

G3

G4

Contatto accidentale con liquidi organici

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Rischi personali Fase Condizioni Livello di Rischio

NOTE

Rischio chimico X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

Non significativo

Getti schizzi X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

Non significativo

Aree di transito X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

Non significativo

Aree di transito X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

Non significativo

Incendio X Emergenza

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4 X

Ustioni asfissia

Ustioni X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

Non significativo

Stress da lavoro correlato

X Normali

P1 P2 P3 P4

G1 X

G2

G3

G4

Inadeguata responsabilità nello svolgimento della mansione, difficoltà di comunicazione con i clienti, i colleghi e la direzione

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Rischi personali Fase Condizioni Livello di Rischio

NOTE

Rischi elettrici X Normali/Straordinarie

P1 P2 P3 P4

G1

G2 X

G3

G4

Elettrocuzione

Scivolamento e caduta

X

Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2 X

G3

G4

Pavimento bagnato/umido utilizzo di calzature non idonee

Macroclima X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

Non significativo

Microclima X Normali

P1 P2 P3 P4

G1 X

G2

G3

G4

Condizioni di aerazione e temperatura dei locali sfavorevoli

ROA X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

non significativo

Radiazioni elettromagnetiche

X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

non significativo

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CALCOLO RISCHIO LAVORATIVO R (Rischio) = P (Probabilità) X G (Gravità)

Mansione/Fase A01 Rischi/Magnitudo R=PXG

Tagli T Schiacciamenti - Contusioni T Trascinamenti - Punture abrasioni - Vibrazioni - Meccanico - Rischi posturali T Rischi apparato visivo T Movimentazione manuale carichi T Movimenti ripetitivi - Rumore - Incidente stradale -

Mansione/Fase A01 Rischi/Magnitudo R=PXG

Polveri e fumi - Cadute dall’alto - Irritazioni/Allergie T Rischio biologico T Rischio chimico - Getti schizzi - Aree di transito - Incendio M Ustioni - Stress da lavoro correlato T Rischi elettrici T Scivolamenti cadute T Macroclima - Microclima T ROA - Radiazioni elettromagnetiche -

legenda Area 1 Molto grave MG Area 2 Grave G Area 3 Modesto M Area 4 Tollerabile T

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12.4.1.1 Misure di prevenzione e protezione § Impianto elettrico periodicamente sottoposto a manutenzione, controllare gli attrezzi prima dell’uso,

non sovraccaricare le prese multiple. Non staccare le prese dalla spina tirando il cavo, non lasciare cavi

sul pavimento in zone di passaggio, non effettuare interventi di manutenzione di propria iniziativa.

Comunicare e segnalare eventuali apparecchi difettosi.

§ Adozione di misure di prevenzione e protezione incendi

§ Informazione sulle procedure da seguire in caso di emergenza

§ Lo schermo del VDT deve essere posizionato a circa 50-70 cm. di distanza dall’operatore, di tanto in

tanto rilassare gli occhi

§ Evitare il mantenimento di posture incongrue per periodi prolungati, durante il lavoro alternare la

posizione seduta a quella in piedi

§ Il Dirigente Scolastico in collaborazione con i docenti deve organizzare il lavoro in maniera funzionale

(compresenze e lavori di gruppo) e disporre di ampi spazi che permettano di dividere gli allievi in

gruppi e di lavorare in locali non sovraffollati.

§ Il Dirigente Scolastico deve attivare reali meccanismi incentivanti; maggiore flessibilità

nell’organizzazione del lavoro; riconoscimento delle competenze.

§ Attuare tecniche di educazione vocale e organizzazione del lavoro.

§ Dove possibile sostituire le lavagne con lavagne luminose, lavagne con fogli mobili o con altre lavagne

dove sia possibile scrivere utilizzando pennarelli; una migliore pulizia dei locali per garantire un

ambiente meno saturo di germi, batteri, miceti, polveri, acari.

§ Il Dirigente Scolastico deve dare in dotazione al personale docente guanti monouso

Dispositivi di protezione individuale

DPI CONSIGLIATI OBBLIGO D’USO

FASI OPERATIVE COME DA SCHEDE DI RISCHIO

Guanti monouso Al bisogno A01

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12.4.2 Mansione: A02: Collaboratori scolastici

Fase: I collaboratori scolastici hanno compiti di tipo:

§ Relazionale (con scolari, docenti, persone esterne alla scuola) § Di custodia § Di manutenzione e pulizia § Di ausilio tecnico

Rischi personali Fase Condizioni Livello di Rischio

NOTE

Tagli X

Normali

P1 P2 P3 P4

G1 X

G2

G3

G4

Contatti accidentali con materiali, macchine e attrezzature di lavoro

Schiacciamenti X Normali

P1 P2 P3 P4

G1 X

G2

G3

G4

Durante le ordinarie pulizie dei locali

Contusioni X Normali

P1 P2 P3 P4

G1 X

G2

G3

G4

Urti, sfregamenti con materiali, macchine da lavoro

Trascinamenti X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

Non significativo

Punture - Abrasioni X Normali

P1 P2 P3 P4

G1 X

G2

G3

G4

Contatti accidentali con attrezzature di lavoro

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Rischi personali Fase Condizioni Livello di Rischio

NOTE

Vibrazioni X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

Non significativo

Meccanico X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

Non significativo

Rischio posturale X Normali

P1 P2 P3 P4

G1 X

G2

G3

G4

Affaticamento, lesioni dorso lombari dovuti a movimenti impropri, prolungati e disergonomici

Rischio apparato visivo

X Normali

P1 P2 P3 P4

G1 X

G2

G3

G4

Durante l’utilizzo dei detergenti per la pulizia

Movimentazione manuale carichi

X Normali

P1 P2 P3 P4

G1 X

G2

G3

G4

Sollevamento, spostamento e movimentazione di oggetti pesanti. Superamento dei limiti di carico manuale fissati dalla norma

Movimenti ripetitivi X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

Non significativo

Esposizione a rumore

X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

Non significativo

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Rischi personali Fase Condizioni Livello di Rischio

NOTE

Incidente stradale X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

Non significativo

Polveri e fumi X Normali

P1 P2 P3 P4

G1 X

G2

G3

G4

Durante la pulizia di locali particolarmente sporchi

Cadute dall’alto X Normali

P1 P2 P3 P4

G1 X

G2

G3

G4

Utilizzo improprio di scale portatili

Irritazioni/Allergie X

Normali

P1 P2 P3 P4

G1 X

G2

G3

G4

Edifici ad alta densità di popolazione

Rischio biologico X Normali

P1 P2 P3 P4

G1 X

G2

G3

G4

Contatto accidentale con liquidi organici

Rischio chimico X Normali

P1 P2 P3 P4

G1 X

G2

G3

G4

Durante la manipolazione dei detersivi, detergenti

Getti schizzi X Normali

P1 P2 P3 P4

G1 X

G2

G3

G4

Durante la manipolazione dei detersivi, detergenti

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Rischi personali Fase Condizioni Livello di Rischio

NOTE

Aree di transito X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

Non significativo

Incendio X Emergenza

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4 X

Ustioni asfissia

Ustioni X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

Non significativo

Stress da lavoro correlato

X Normali

P1 P2 P3 P4

G1 X

G2

G3

G4

Inadeguata responsabilità nello svolgimento della mansione, difficoltà di comunicazione con i clienti, i colleghi e la direzione

Rischi elettrici X Normali/Straordinarie

P1 P2 P3 P4

G1

G2 X

G3

G4

Elettrocuzione

Scivolamento e caduta

X

Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2 X

G3

G4

Pavimento bagnato/umido utilizzo di calzature non idonee

Macroclima X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

Non significativo

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CALCOLO RISCHIO LAVORATIVO R (Rischio) = P (Probabilità) X G (Gravità)

Rischi personali Fase Condizioni Livello di Rischio

NOTE

Microclima X Normali

P1 P2 P3 P4

G1 X

G2

G3

G4

Condizioni di aerazione e temperatura dei locali sfavorevoli

Radiazioni elettromagnetiche

X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

non significativo

ROA X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

non significativo

Mansione/Fase A02 Rischi/Magnitudo R=PXG

Tagli T Schiacciamenti T Contusioni T Trascinamenti - Punture abrasioni T Vibrazioni - Meccanico - Rischi posturali T Rischi apparato visivo T Movimentazione manuale carichi T Movimenti ripetitivi - Rumore T Incidente stradale -

Mansione/Fase A02 Rischi/Magnitudo R=PXG

Polveri e fumi T Cadute dall’alto T Irritazioni T Rischio biologico T Rischio chimico T Getti schizzi T Aree di transito - Incendio M Ustioni - Stress da lavoro correlato T Rischi elettrici T Scivolamenti cadute T Macroclima - Microclima T ROA - Radiazioni elettromagnetiche -

legenda Area 1 Molto grave MG Area 2 Grave G Area 3 Modesto M Area 4 Tollerabile T

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12.4.2.1 Misure di prevenzione e protezione § Impianto elettrico periodicamente sottoposto a manutenzione, controllare gli attrezzi prima dell’uso, non

sovraccaricare le prese multiple. Non staccare le prese dalla spina tirando il cavo, non lasciare cavi sul

pavimento in zone di passaggio, non effettuare interventi di manutenzione di propria iniziativa.

Comunicare e segnalare eventuali apparecchi difettosi.

§ Conoscenza del piano di emergenza e di evacuazione

§ Utilizzo delle schede di sicurezza dei prodotti utilizzati per la pulizia dei locali

§ Evitare il mantenimento di posture incongrue per periodi prolungati, durante il lavoro alternare la

posizione seduta a quella in piedi

§ Nel caso di assistenza legata all’igiene e/o al soccorso in caso di infortunio degli scolari, al fine di ridurre al

minino il rischio biologico devono essere utilizzati guanti monouso, mascherina e occhiali di protezione.

Dispositivi di protezione individuale

DPI CONSIGLIATI OBBLIGO D’USO

FASI OPERATIVE COME DA SCHEDE DI RISCHIO

Guanti Al bisogno A02

Mascherina Al bisogno A02

Occhiali Al bisogno A02

12.4.3 Mansione A03: Impiegato tecnico

Ha autonomia operativa, ha competenza di tipo informatico, partecipa alle iniziative specifiche di

formazione e aggiornamento, supporta gli studenti e gli insegnanti nell’utilizzo del materiale informatico.

Vengono utilizzate apparecchiature di videoscrittura e stampanti, fotocopiatrici e macchine riproduttive in

genere, attrezzi di cancelleria (puntatrice, levapunti, rilegatrice, ecc..). I toner delle stampanti e delle

fotocopiatrici sono contenuti in matrici di plastica sigillata. La mansione non comporta, normalmente, il

contatto con materiali o sostanze pericolose. La mansione non prevede un lavoro continuativo a VDT.

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Rischi personali Fase Condizioni Livello di Rischio

NOTE

Tagli X

Normali

P1 P2 P3 P4

G1 X

G2

G3

G4

Contatti accidentali con materiali, macchine e attrezzature di lavoro

Schiacciamenti X Normali

P1 P2 P3 P4

G1 X

G2

G3

G4

Manipolazione, caduta materiale

Contusioni X Normali

P1 P2 P3 P4

G1 X

G2

G3

G4

Urti, sfregamenti con materiali, macchine da lavoro

Trascinamenti X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

Non significativo

Punture - Abrasioni X Normali

P1 P2 P3 P4

G1 X

G2

G3

G4

Contatti accidentali con materiali, attrezzi manuali di lavoro

Vibrazioni X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

Non significativo

Meccanico X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

Non significativo

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Rischi personali Fase Condizioni Livello di Rischio

NOTE

Rischio posturale X Normali

P1 P2 P3 P4

G1 X

G2

G3

G4

Affaticamento, lesioni dorso lombari dovuti a movimenti impropri, prolungati e disergonomici

Rischio apparato visivo

X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2 X

G3

G4

Lavoro a VDT

Movimentazione manuale carichi

X Normali

P1 P2 P3 P4

G1 X

G2

G3

G4

Sollevamento, spostamento e movimentazione di oggetti pesanti. Superamento dei limiti di carico manuale fissati dalla norma

Movimenti ripetitivi X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

Non significativo

Esposizione a rumore

X Normali

P1 P2 P3 P4

G1 X

G2

G3

G4

Non significativo

Incidente stradale X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4 X

Investimento, collisione, ribaltamento durante i trasferimenti verso uffici pubblici e non

Polveri e fumi X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

Non significativo

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Rischi personali Fase Condizioni Livello di Rischio

NOTE

Cadute dall’alto X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

Non significativo

Irritazioni X

Normali

P1 P2 P3 P4

G1 X

G2

G3

G4

Contatto con materiali

Rischio biologico X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

Non significativo

Rischio chimico X Straordinarie

P1 P2 P3 P4

G1 X

G2

G3

G4

Durante la sostituzione dei toner, si realizza la rottura della matrice in plastica

Getti schizzi X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

Non significativo

Aree di transito X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

Non significativo

Incendio X Emergenza

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4 X

Ustioni asfissia

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Rischi personali Fase Condizioni Livello di Rischio

NOTE

Ustioni X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

Non significativo

Stress da lavoro correlato

X Normali

P1 P2 P3 P4

G1 X

G2

G3

G4

Inadeguata responsabilità nello svolgimento della mansione, difficoltà di comunicazione con i clienti, i colleghi e la direzione

Rischi elettrici X Normali/Straordinarie

P1 P2 P3 P4

G1

G2 X

G3

G4

Elettrocuzione

Scivolamento e caduta

X

Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2 X

G3

G4

Pavimento bagnato/umido utilizzo di calzature non idonee

Macroclima X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

Non significativo

Microclima X Normali

P1 P2 P3 P4

G1 X

G2

G3

G4

Condizioni di aerazione e temperatura dei locali sfavorevoli

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CALCOLO RISCHIO LAVORATIVO R (Rischio) = P (Probabilità) X G (Gravità)

Rischi personali Fase Condizioni Livello di Rischio

NOTE

ROA X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

non significativo

Radiazioni elettromagnetiche

X Normali

P1 P2 P3 P4

G1

G2

G3

G4

non significativo

Mansione/Fase A03 Rischi/Magnitudo R=PXG

Tagli T Schiacciamenti T Contusioni T Trascinamenti - Punture abrasioni T Vibrazioni - Meccanico - Rischi posturali T Rischi apparato visivo T Movimentazione manuale carichi T Movimenti ripetitivi - Rumore - Incidente stradale M

Mansione/Fase A03 Rischi/Magnitudo R=PXG

Polveri e fumi - Cadute dall’alto - Irritazioni T Rischio biologico - Rischio chimico T Getti schizzi - Aree di transito - Incendio M Ustioni - Stress da lavoro correlato T Rischi elettrici T Scivolamenti cadute T Macroclima - Microclima T ROA - Radiazioni elettromagnetiche -

legenda Area 1 Molto grave MG Area 2 Grave G Area 3 Modesto M Area 4 Tollerabile T

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12.4.3.1 Misure di prevenzione e protezione

• Impianto elettrico periodicamente sottoposto a manutenzione, controllare gli attrezzi prima dell’uso, non

sovraccaricare le prese multiple. Non staccare le prese dalla spina tirando il cavo, non lasciare cavi sul pavimento in zone

di passaggio, non effettuare interventi di manutenzione di propria iniziativa. Comunicare e segnalare eventuali

apparecchi difettosi.

• Adozione di misure di prevenzione e protezione incendi

• Informazione sulle procedure da seguire in caso di emergenza

• Lo schermo del VDT deve essere posizionato a circa 50-70 cm. di distanza dall’operatore, di tanto in tanto rilassare gli

occhi

• Evitare il mantenimento di posture incongrue per periodi prolungati, durante il lavoro alternare la posizione seduta

a quella in piedi

• Durante la sostituzione del toner delle stampanti, attenersi alle istruzioni del produttore, indossare i guanti

monouso, mascherina e arieggiare i locali, evitare di bere, mangiare e fumare durante questa operazione.

Dispositivi di protezione individuale

DPI CONSIGLIATI OBBLIGO D’USO

FASI OPERATIVE COME DA SCHEDE DI RISCHIO

Nessuno A03

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12.4.4 Mansione A04: rischi da interferenze

In questa categoria rientra il personale di imprese esterne che accedono alla scuola per eseguire le attività

specificate nei relativi contratti d’appalto. Resta inteso che per tali attività, sarà applicato quanto previsto

dalla specifica normativa vigente (art.26 D.Lgs. 81/2008 e s.m.i.). Le ditte appaltatrici devono attenersi

scrupolosamente alle indicazioni fornite dal datore di lavoro o da chi ne fa le veci. Il datore di lavoro in

funzione dell’area oggetto dell’intervento, informerà, sulla base delle schede di rischio precedentemente

illustrate, la ditta appaltatrice sui rischi specifici presenti e sul piano di emergenza adottato dall’azienda.

Sono a carico dell’impresa appaltatrice la gestione dei DPI.

Le apparecchiature e i macchinari utilizzate nel corso degli interventi sono di proprietà delle imprese

appaltatrici.

12.5 Rischio specifico dei macchinari

Le attrezzature della scuola hanno l’adeguata certificazione CE e possiedono apposito manuale di sicurezza

e di utilizzo scritto in italiano.

La rimozione anche temporanea delle protezioni e dei dispositivi di sicurezza dei macchinari è vietata.

Qualora, per necessità di lavoro, essi debbano essere rimossi, dovranno essere immediatamente adottate

misure atte a mettere in evidenza e a ridurre al limite minimo possibile il pericolo che ne deriva. La rimessa in

posto della protezione o del dispositivo di sicurezza deve avvenire non appena siano cessate le ragioni che

hanno resa necessaria la loro temporanea rimozione.

INTERFERENZE

Comunicazione rischi ambientali

SI NO

Coordinamento Committente - Appaltatore

DUVRI

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È vietato pulire, oliare o ingrassare a mano gli organi e gli elementi in moto delle macchine, a meno che ciò

non sia richiesto da particolari esigenze tecniche, nel qual caso deve essere fatto uso di mezzi idonei ad

evitare ogni pericolo.

12.5.1 Personal computer

12.5.2 Stampante

Rischi macchina Fase NOTE

Affaticamento visivo A01/A03

Dovuto ad illuminazione non corretta, riflessi o cattiva definizione dei caratteri

elettrocuzione

A01/A03

Dovuto ad una cattiva manutenzione degli impianti, al sovraccarico di prese multiple

Rischi macchina Fase NOTE

elettrocuzione A01/A03

Dovuto ad una cattiva manutenzione degli impianti, al sovraccarico di prese multiple

Inalazione di polveri

A01/A03

Inalazione di polveri durante la sostituzione del toner

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Dott. Raffaella Bertuzzi – Tecnico della Prevenzione nell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro Via Roma, 4 – 25027 Quinzano d’Oglio - Brescia Tel. 339/2497307 e-mail [email protected]

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12.5.4 Attrezzi manuali (scope, spazzoloni, secchi, bacinelle, ecc..)

Rischi inerenti l’operatività Fase Misure di prevenzione e protezione

Escoriazioni alle mani o contusioni, specie agli arti superiori

A02 a L’operatore dovrà indossare .i guanti in gomma durante

l’impiego degli attrezzi manuali

Dolori reumatici e muscolari dovuti al prolungato utilizzo degli attrezzi

A02 a Per l’operatore è previsto il rispetto delle disposizioni contenute

nell’apposita procedura di sicurezza.

Atri rischi generici connessi all’uso improprio o vietato degli attrezzi manuali o riconducibili a guasti e rotture improvvise

A02

a Il S.P.P. prevede la formazione e l’informazione specifica dei lavoratori, con particolare riferimento ai rischi connessi all’operatività ed alle conseguenti misure di prevenzione e protezione. Vige inoltre l’obbligo per i lavoratori di segnalare eventuali malfunzionamenti o rotture degli attrezzi

D.P.I.

12.5.3 Carrello combinato

Rischi inerenti l’operatività Fase Misure di prevenzione e protezione

Caduta accidentale del carrello durante la movimentazione

A02

a L’operatore è addestrato ad organizzare al meglio gli spazi di lavoro facendo attenzione a non sostare con il carrello nei pressi di gradini (o piccoli dislivelli) ed in corrispondenza di tragitti inclinati.

Esposizione accidentale ai detergenti impiegati nel lavaggio

A02 a L’operatore dovrà indossare specifici guanti in gomma durante

le operazioni di pulizia

Altri rischi per la sicurezza determinati dall’uso improprio o vietato dell’attrezzatura o da rotture improvvise

A02

a Il Sistema di sicurezza scolastico. Prevede la formazione e l’informazione specifica dei lavoratori, con particolare riferimento ai rischi connessi all’operatività ed alle conseguenti misure di prevenzione e protezione. Vige l’obbligo per i lavoratori di segnalare immediatamente al preposto eventuali malfunzionamenti o rotture della macchina, nonché accidentali danneggiamenti ai dispositivi di protezione esistenti.

D.P.I.

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12.5.5 Aspirapolvere – Aspira liquidi

Rischi inerenti l’operatività Fase Misure di prevenzione e protezione

Inalazione di polveri durante la sostituzione o la pulizia dei filtri

A02 a Mantenere aerato il locale.

Elettrocuzione per contatti indiretti, nel caso di guasti d’isolamento

A02 a Collegamento a terra;

a Verifica periodica dell’impianto di terra (DPR 462).

Altri rischi per la sicurezza determinati dall’uso improprio o vietato della macchina o da rotture improvvise

A02

a Il S.P.P. prevede la formazione e l’informazione specifica dei lavoratori, con particolare riferimento ai rischi connessi all’operatività ed alle conseguenti misure di prevenzione e protezione.

a Vige l’obbligo per i lavoratori di segnalare immediatamente al preposto eventuali malfunzionamenti o rotture, nonché accidentali danneggiamenti ai dispositivi di protezione esistenti.

D.P.I.

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13. DESCRIZIONE DEI PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO

13.1 Movimentazione manuale dei carichi Con questa espressione si intende il sollevamento, lo spostamento e la movimentazione in genere di oggetti

pesanti. La movimentazione manuale dei carichi può provocare danni acuti, da contrazione muscolare,

come il cosiddetto “colpo della strega”, ma anche ernie al disco. Danni di tipo cronico possono essere causati

da azioni ripetute in un lungo lasso di tempo: infiammazione dei muscoli e dei tendini del dorso, dei dischi

intervertebrali della colonna e infiammazione delle articolazioni.

13.2 Postura Il lavoro a VDT richiede spesso il mantenimento prolungato della medesima posizione e ciò comporta carichi

funzionali, di grado elevato, per l’apparato osteo-articolare.

I danni conseguenti a una postura forzata della colonna vertebrale e delle articolazioni quali il ginocchio, la

spalla e il gomito vanno dalle patologie infiammatorie dei tendini, dei muscoli e delle articolazioni, a edemi e

varici degli arti inferiori a vere e proprie lesioni osseo degenerative.

L’insorgenza di tali lesioni è favorita dalla contemporanea presenza di più fattori di rischio specifici delle

lavorazioni quali la movimentazione manuale dei carichi, le vibrazioni i movimenti ripetuti. A lungo andare

possono instaurarsi anche alterazioni irreversibili quali patologie a carico del sistema vascolare e

periarticolare di tipo degenerativo o flogistico.

13.3 Fumo passivo Per quanto previsto dal titolo VII art. 61, il fumo di sigaretta e il fumo passivo rientrano nella definizione di

agente cancerogeno. In applicazione degli art. 62 e 72-quinquies, primo comma di tale titolo, in concorrenza

con il precetto previsto dall’art. 51 della legge 3/2003, assunta l’equivalenza tra “utenti” e “lavoratori” di cui

alla Circolare 17/12/2004 del Ministero della Salute, vige il divieto di fumo in qualunque locale di lavoro

chiuso, in cui siano presenti o possano accedere altri lavoratori. Il datore di lavoro è responsabile per

l’esposizione che il lavoratore subisce in occasione di lavoro; non è dunque vietato fumare all’aperto salvo

non vi siano altri pericoli per i quali viga divieto assoluto.

Nell’istituto, in attuazione di quanto imposto dal Dirigente Scolastico, in ottemperanza di tali norme, previa

consultazione del RSPP, del MC e del RLS, individuati i rischi generati dal fumo attivo e passivo in luogo di

lavoro, quali:

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• rischio infortunistico e danni al patrimonio aziendale: il numero di incidenti che si verificano a

carico dei lavoratori che fumano è almeno due volte superiore a quello dei non fumatori a causa

della diminuzione di attenzione, dell’impaccio delle mani, del disagio per il fumo negli occhi e dei

colpi di tosse. In molte situazioni aumenta il rischio di incendi e esplosioni con infortuni anche

mortali. I componenti del fumo e i suoi residui, a lungo andare, possono danneggiare, con azioni di

tipo chimico e meccanico (reazioni chimiche e fitochimiche, ostruzioni provocate da residui

carboniosi e dal articolato), parti di attrezzature e sistemi soprattutto di componenti elettrici ed

elettronici.

• Rischio di interazione fra fumo di sigaretta ed altre sostanze tossiche: l’esposizione a fumo

passivo o attivo in associazione all’esposizione a prodotti tossici professionali può produrre effetti

combinati di tipo additivo e moltiplicativo per i seguenti motivi:

• Il fumo diviene un vettore fisico di sostanze tossiche presenti nel posto di lavoro

determinandone un’alterazione della frazione che si deposita nei polmoni;

• Il fumo può determinare un innalzamento della dose assorbita per la presenza nel fumo delle

sostanze presenti nell’ambiente di lavoro (es. cadmio, butadiene, benzene, benzopirene)

• Il fumo può interessare uno stesso organo bersaglio coinvolto dall’esposizione

occupazionale o produrre un danno biologico analogo a quello determinato dall’esposizione

professionale (es. tumore alla vescica da fumo e 2-naftilammina, oppure malattie del sistema

cardiovascolare causate da nicotina e monossido di carbonio e nitrati, solfuro di carbonio,

pesticidi organofosforici e molti altri);

• Il fumo può agire sinergicamente con le sostanze tossiche presenti nel luogo di lavoro

causando un più intenso effetto (es. effetto moltiplicativo di fumo e asbesto, radon e arsenico

nello sviluppo del tumore al polmone, oppure effetto additivo nel caso di broncopneumopatie

quali bronchite cronica e asma).

• Rischio da esposizione a fumo passivo: il danno alla salute causato dal fumo passivo è quello

subito dal lavoratore in ragione della sua permanenza in ambienti di lavoro in cui operano colleghi

fumatori. Gli effetti negativi del fumo passivo, altre al fastidio e agli effetti irritativi alle prime vie

respiratorie percepibili soggettivamente, consistono in malattie cardiovascolari, respiratorie,

patologie tumorali ed effetti sul nascituro. Il fumo passivo è stato riconosciuto, da una recente

monografia dell’Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro (Monografia IARC volume 83, 2002),

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• agente cancerogeno per l’uomo (gruppo 1°), dal momento che esistono sufficienti evidenze che il

fumo involontario (passivo o ambientale) causa il tumore polmonare.

• ha imposto il divieto di fumo in tutti i locali chiusi di pertinenza della scuola, ha predisposto

adeguata cartellonistica indicante il divieto di fumo e ha individuato la persona a cui spetta la

vigilanza sul rispetto del divieto (Nome Cognome).

Verrà programmata un’adeguata formazione ai lavoratori sui rischi per la sicurezza e la salute derivanti dal

fumo attivo e passivo, sulle misure di prevenzione del fumo adottate nel luogo di lavoro, sulle procedure

previste dalla normativa vigente per la violazione del divieto di fumare e sulle modalità efficaci per smettere

di fumare, avvalendosi di personale qualificato in materia.

13.4 Rischio Chimico Uno degli obiettivi essenziali della prevenzione del rischio chimico è evitare ogni interazione delle sostanze

chimiche con altre (acqua, ossigeno, sostanze incompatibili…) o con elementi vitali costituenti l’organismo.

Di regola i prodotti chimici devono essere considerati sostanze potenzialmente pericolose. Al fine di

controllare il rischio bisogna stabilire misure preventive collettive e rispettare misure individuali di sicurezza

di ordine generale. Un primo intervento di prevenzione è quello di identificare il pericolo e l’eventuale

rischio, leggendo dati sulla sicurezza nella manipolazione di sostanze chimiche (pure o sotto forma di

preparazioni). Regole generali sulla prevenzione del rischio chimico sono scritte nelle direttive 80/1107/CEE e 88/642/CEE.

Nell’Istituto scolastico sono utilizzati detersivi e prodotti per la pulizia riportanti le etichette di pericolo

irritante e/o nocivo e molto raramente corrosivo. Gli addetti hanno a disposizione le schede di sicurezza dei

VIETATO FUMARE Legge 16 gennaio 2003 n. 3, art. 51 “Tutela della salute dei non fumatori”

I trasgressori sono soggetti alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da un minimo di € 27,5 ad un

massimo di € 275. la misura della sanzione è raddoppiata qualora la violazione sia commessa in presenza di una donna in evidente stato di gravidanza o in presenza di lattanti o bambini fino ai dodici anni

RESPONSABILE DELLA VIGILANZA SULL’OSSERVANZA DEL DIVIETO

(Nome Cognome)

Autorità competenti all’accertamento e contestazione: ASL, Polizie locali, Ufficiali e Agenti di polizia giudiziaria

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prodotti classificati pericolosi ed anche i DPI necessari per la loro manipolazione in sicurezza. Per i prodotti

non classificati pericolosi, il lavoratore segue le raccomandazione del produttore riportate in etichetta.

13.5 Campi elettromagnetici E’ definita situazione “giustificabile” la condizione espositiva a CEM che non comporta apprezzabili rischi

per la salute. Ai fini di questa definizione si reputano in primo luogo non comportare rischi per la salute le

esposizioni inferiori ai livelli di riferimento per la popolazione di cui alla raccomandazione europea

1999/519/CE. In linea con questa definizione sono condizioni espositive giustificabili quelle elencate nella

Tabella 1 elaborate a partire norma CENELEC EN 50499. In questi casi la giustificazione è adottabile

indipendentemente dal numero di attrezzature di lavoro in uso.

Tab. 1 - Attrezzature e situazioni giustificabili. Lista non esaustiva.

Tipo di attrezzatura / situazione Note

Tutte le attività che si svolgono unicamente in ambienti privi di impianti e apparecchiature elettriche e di magneti permanenti

Luoghi di lavoro interessati dalle emissioni di sorgenti CEM autorizzate ai sensi della normativa nazionale per la protezione della popolazione, con esclusione delle operazioni di manutenzione o altre attività svolte a ridosso o sulle sorgenti

Il datore di lavoro deve verificare se è in possesso di autorizzazione ex legge 36/2001 e relativi decreti attuativi ovvero richiedere all’ente gestore una dichiarazione del rispetto della legislazione nazionale in materia

Uso di attrezzature marcate CE, valutate secondo gli standard armonizzati per la protezione dai CEM

Lista soggetta a frequenti aggiornamenti:

• EN 50360: telefoni cellulari; • EN 50364: sistemi di allarme e antitaccheggio; • EN 50366: elettrodomestici; • EN 50371: norma generica per gli apparecchi elettrici ed

elettronici di bassa potenza; • EN 50385: stazioni radio base e stazioni terminali fisse per

sistemi di telecomunicazione senza fili; • EN 50401: apparecchiature fisse per trasmissione radio (110

MHz - 40 GHz) destinate a reti di telecomunicazione senza fili;

• EN 60335-2-25: forni a microonde e forni combinati per uso domestico e similare;

• EN 60335-2-90: forni a microonde per uso collettivo (uso domestico e similare)

Le attrezzature devono essere installate ed utilizzate secondo le indicazioni del costruttore.

Non sono comprese le attività di manutenzione.

Il datore di lavoro deve verificare sul libretto di uso e manutenzione che l’attrezzatura sia dichiarata conforme al pertinente standard di prodotto

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Tipo di attrezzatura / situazione Note

Carica batterie Inclusi quelli ad uso domestico e destinati a garage, piccole industrie e aziende agricole (EN 60335-2-29)

Attrezzature elettriche per il giardinaggio

Apparecchiature audio e video alcuni particolari modelli che fanno uso di trasmettitori radio nelle trasmissioni radio/TV necessitano di ulteriori valutazioni

Apparati di comunicazione non wireless e reti

Utensili elettrici manuali e portatili es.: conformi alle EN 60745-1 e EN 61029-1 inerenti la sicurezza degli utensili a motore trasportabili.

Attrezzature manuali per riscaldamento (escluso il riscaldamento a induzione e dielettrico) es.: conformi alla EN 60335-2-45 (es. pistole per colla a caldo)

Attrezzature da ufficio I cancellatori di nastri possono richiedere ulteriori valutazioni

Cellulari e cordless

Radio rice-trasmittenti Solo quelle con potenze inferiori a 20 mW

Basi per telefoni DECT e reti Wlan Limitatamente alle apparecchiature per il pubblico

Apparati luminosi (lampade) Escluso specifiche lampade attivate da RF

Computer e attrezzature informatiche

Attrezzature presenti sul mercato europeo conformi alla raccomandazione 1999/519/EC che non richiedono marcatura CE essendo per esempio parte di un impianto

Uso di apparecchiature a bassa potenza (così come definite dalla norma EN 50371: con emissione di frequenza 10 MHz¸300 GHz e potenza media trasmessa fino a 20 mW e 20 W di picco), anche se non marcate CE

Non sono comprese le attività di manutenzione

Trasmettitori a batteria Limitatamente alle apparecchiature per il pubblico

Antenne di stazioni base Ulteriori valutazioni sono necessarie solo se i lavoratori possono essere più vicini all’antenna rispetto alle distanze di sicurezza stabilite per l’esposizione del pubblico

Apparecchiature elettromedicali non per applicazioni con campi elettromagnetiche o di corrente

Strumentazione e apparecchi di misura e controllo

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Tipo di attrezzatura / situazione Note

Elettrodomestici

Sono inclusi in questa tabella anche le apparecchiature professionali per la cottura, lavaggio (lavatrici), forni a microonde ecc... usate in ristoranti, negozi, ecc...

Necessitano invece di ulteriori valutazioni i forni di cottura ad induzione.

Computer e attrezzature informatiche con trasmissione wireless

es.: Wlan (Wi-Fi), Bluetooth e tecnologie simili, limitatamente all’uso pubblico

Rete di distribuzione dell’energia elettrica a 50 Hz nei luoghi di lavoro: campo elettrico e magnetico devono essere considerati separatamente.

Per esposizioni al campo magnetico sono conformi:

• Ogni installazione elettrica con una intensità di corrente di fase ≤100 A;

• Ogni singolo circuito all’interno di una installazione con una intensità di corrente di fase ≤100 A;

• Tutti i componenti delle reti che soddisfano i criteri di cui sopra sono conformi (incluso i conduttori, interruttori, trasformatori ecc...);

• Qualsiasi conduttore nudo aereo di qualsiasi voltaggio. Per esposizioni al campo elettrico sono conformi:

• Qualsiasi circuito in cavo sotterraneo o isolato indipendentemente dal voltaggio

• Qualsiasi circuito nudo aereo tarato ad un voltaggio fino a 100 kV, o line aerea fino a 125 kV, sovrastante il luogo di lavoro, o a qualsiasi voltaggio nel caso di luogo di lavoro interni.

Stufe elettriche per gli ambienti esclusi i riscaldatori a microonde

Apparecchiature portatili a batteria esclusi i trasmettitori a radiofrequenza

Pertanto i luoghi di lavoro per i quali, comunemente, si può effettuare la giustificazione del rischio sulla base

della Tabella 1 sono: uffici, centri di calcolo, negozi, alberghi, parrucchieri ecc. In tabella 2 si riportano gli

apparati che devono essere oggetto di specifica valutazione CEM in quanto possono dare luogo ad

esposizioni superiori ai livelli di riferimento per la popolazione ovvero ai livelli d'azione per i lavoratori:

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Tabella 2 – Macchinari e impianti che richiedono valutazione del rischio CEM e adozione di misure di tutela

1 Elettrolisi industriale

2 Saldatura e fusione elettriche

3 Riscaldamento a induzione

4 Riscaldamento dielettrico a RF e MW

5 Saldatura dielettrica

6 Magnetizzatori/smagnetizzatori industriali

Incluso grossi cancellatori di nastri, attivatori disattivatori magnetici di sistemi antitaccheggio non certificati ai sensi della EN 50364

7 Specifiche lampade attivate a RF

8 Dispositivi a RF per plasma

9

Tutti gli apparecchi elettromedicali per applicazioni con radiazioni elettromagnetiche o di corrente tra cui:

• Stimolatori magnetici transcranici • Apparati per magnetoterapia • Tomografi RMN • Diatermia ad onde corte o cortissime • Elettrobisturi Tutti gli apparecchi elettromedicali che utilizzano sorgenti RF con potenza media emessa elevata (>100 mW)

10 Sistemi elettrici per la ricerca di difetti nei materiali

11 Radar

12 Trasporti azionati elettricamente: treni e tram

13 Essiccatoi e forni industriali a microonde

14 Antenne delle stazioni radio base (lavoratori addetti all’installazione e manutenzione)

15 Reti di distribuzione dell’energia elettrica nei luoghi di lavoro che non soddisfano i criteri della Tabella 1

Tenuto conto di quanto sopra esposto dei dati di letteratura dei quali disponiamo e delle mansioni svolte dai

lavoratori dell’azienda, si può fondatamente ritenere che i limiti di esposizione ed i valori d’azione del Titolo

VIII - Capo IV del D.Lgs. 81/08 non siano superati.

La presente valutazione andrà aggiornata non appena si disporrà di maggiori dati riguardo al rischio

specifico.

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13.6 Radiazioni ottiche artificiali Le radiazioni ottiche artificiali (ROA) sono onde elettromagnetiche aventi lunghezza d’onda (simbolo λ)

compresa tra 100 nm (1 nm = 10-9 m) e 1 mm; in base alla loro lunghezza d’onda possono trasmettere

nell’infrarosso, nel visibile e nell’ultravioletto: la parte di spettro chiamata luce visibile è la piccola parte di

campo elettromagnetico percepita dall’occhio umano. Le frequenze immediatamente al di fuori dello

spettro percepibile dall’occhio vengono chiamate ultravioletto per le alte frequenze (= basse lunghezze

d’onda) e infrarosso per le basse frequenze (= alte lunghezze d’onda): l’infrarosso viene percepito dall’uomo

sotto forma di calore.

Le radiazioni ottiche artificiali che ricadono nel campo di applicazione del Titolo VIII, Capo V del D.Lgs.

81/2008 sono tutte quelle comprese tra i campi elettromagnetici (Capo IV, Titolo VIII, D.Lgs. 81/2008) e le

radiazioni ionizzanti (D.Lgs. 230/1995). In base alla tipologia di emissione, le ROA si suddividono in radiazioni

non coerenti (onde emesse non in fase tra loro) e radiazioni coerenti (onde emesse in fase tra loro); queste

ultime sono le radiazioni laser (amplificazione di luce mediante emissione stimolata di radiazione).

NORMATIVA TIPO DI RADIAZIONE ELETTROMAGNETICA LUMGHEZZA D’ONDA

D.Lgs. 81/2008 Titolo VIII, Capo IV

RA

DIA

ZIO

NI N

ON

IO

NIZ

ZAN

TI

Campo magnetico statico 0 Onde radio > 10 cm Micronde 10 cm – 1 mm

D.Lgs. 81/2008 Titolo VIII, Capo V R

OA

Infrarossi IRC 1 mm – 3000 nm IRB 3000 nm - 1400 nm IRA 1400 nm - 780 nm

Luce visibile 780 nm - 380 nm

Ultravioletti UVA 400 nm - 315 nm UVB 315 nm - 280 nm UVC 280 nm - 100 nm

D.Lgs. 230/1996

RA

DIA

ZIO

NI

ION

IZZA

NTI

Raggi X 100 nm 0,01 nm

Raggi Gamma < 0,01 nm

Banda IR-C IR-B IR-A VISIBILE UV-A UV-B UV-C l (nm) 106 ÷ 3000 3000 ÷ 1400 1400 ÷ 780 780 ÷ 400 400 ÷ 315 315 ÷ 280 280 ÷ 100

n (GHz) 300 ÷ 0,4 x 106 0,4 x 106 ÷ 0,75 x 106 0,75 x 106 ÷ 3 x 106

E (eV) ~ 10-3 ÷ 1,6 1,6 ÷ 3,3 3,3 ÷ 12

Rappresentazione delle bande spettrali delle ROA (l= lunghezza d’onda, n= frequenza, E = hn l’energia

In particolare, agli effetti delle disposizioni del Capo V si intendono per radiazioni ottiche tutte le radiazioni

elettromagnetiche nella gamma di lunghezza d’onda compresa tra 100 nm e 1 mm, come specificato nel

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Documento di Valutazione dei Rischi

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precedente prospetto. I valori limite di esposizione (VLE) individuati dal D.Lgs. 81/2008 sono riportati

separatamente nell’Allegato XXXVII parte 1 per le radiazioni non coerenti e parte 2 per le radiazioni laser.

Per le radiazioni non coerenti e i laser occorre fare riferimento a norme differenti, sia dal punto di vista della

sicurezza del macchinario (norme relative alla fabbricazione) sia dal punto di vista della valutazione dei rischi

e della selezione dei DPI.

13.6.1 Radiazioni non coerenti Come stabilito dalla UNI EN 12198:2009, norma relativa alla sicurezza del macchinario, le sorgenti di

radiazioni non coerenti si suddividono in tre categorie in base ai livelli di emissione, secondo quanto

indicato nel prospetto seguente.

CATEGORIA

DESCRIZIONE

0 Non rappresentano un rischio per l’esposto, non sono previste restrizioni 1 Possono essere necessarie specifiche misure di prevenzione e protezione 2 Sono indispensabili specifiche misure di prevenzione e protezione

Per le sorgenti di categoria 1 il fabbricante riporta le informazioni utili per un corretto utilizzo e le eventuali

misure di prevenzione; per quelle di categoria 2 il fabbricante indica la specifica formazione obbligatoria,

l’eventuale addestramento e le misure di protezione obbligatorie.

L’indicazione, da parte del fabbricante, della categoria, del relativo tipo di emissione di radiazione

e del riferimento normativo è obbligatoria per le macchine di categoria 1 e 2, come di seguito riportato a

titolo di esempio.

Emissione di radiazione ottica

Categoria 1 (EN12198)

Le lampade sono sorgenti di radiazioni non coerenti ma non rientrano nel campo di applicazione della UNI

EN 12198:2009. Esse sono classificate in base alla CEI EN 62471:2009, che attualmente costituisce la norma di

riferimento in termini di informazione sulla sicurezza delle lampade e dei sistemi di lampade (compresi i

LED) e che suddivide tali sorgenti in base al seguente prospetto.

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GRUPPO

STIMA DEL RISCHIO

Esente Nessun rischio fotobiologico Gruppo 1 Nessun rischio fotobiologico nelle normali condizioni di utilizzo Gruppo 2 Non presenta rischio in condizioni di riflesso naturale o effetti termci Gruppo 3 Pericoloso anche per esposizioni momentanee

13.6.2 Sorgenti giustificabili Costituisce esperienza condivisa che talune sorgenti di radiazioni ottiche, nelle corrette condizioni

d’impiego, non danno luogo ad esposizioni tali da presentare rischi per la salute e la sicurezza. In questi casi

è giustificato non dover procedere ad una valutazione del rischio dettagliata.

Sono giustificabili tutte le apparecchiature che emettono radiazione ottica:

non coerente classificate nella categoria 0 secondo lo standard UNI EN 12198:2009;

lampade e i sistemi di lampade, anche a LED, classificate nel gruppo esente dalla norma CEI EN 62471:2009

quali:

illuminazione standard per uso domestico e di ufficio;

i monitor dei computer;

i display;

le fotocopiatrici;

le lampade e i cartelli di segnalazione luminosa.

Sorgenti analoghe, anche in assenza della suddetta classificazione, nelle corrette condizioni di impiego si

possono giustificare.

sorgenti laser di classe 1 e 2 classificate secondo lo standard IEC 60825-1( la classe 2 è sicura purchè non sia

inibito l’istintivo movimento della palpebra);

13.6.3 Metodologia di indagine Secondo l’art. 216 del D.Lgs. 81/2008, nell’ambito della valutazione dei rischi il datore di lavoro valuta e,

quando necessario, misura e/o calcola i livelli delle radiazioni ottiche a cui possono essere esposti i

lavoratori. Essendo le misurazioni strumentali generalmente costose sia in termini economici che di tempo, è

da preferire, quando possibile, la valutazione dei rischi che non richieda misurazioni. Pertanto, questa

valutazione è eseguita senza ricorrere a misurazioni, utilizzando come fattore discriminante il tipo di

sorgente di radiazione ottica, in quanto se sono del tipo giustificabile, siccome costituisce esperienza

condivisa che tali sorgenti, nelle corrette condizioni d’impiego, non danno luogo ad esposizioni tali da

presentare rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori, è giustificato non dover procedere ad una

valutazione del rischio più dettagliata. Diversamente si procede ad una valutazione del rischio attingendo

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alle informazioni fornite dal costruttore del macchinario, o di dati di letteratura scientifica o di dati riferiti a

situazioni espositive analoghe. Oppure, a volte è possibile evitare di eseguire la valutazione con misurazioni,

facendo un’analisi preliminare della situazione lavorativa e della sorgente, in quest’ultimo caso nella

valutazione del rischio si forniranno una serie di informazioni tali da giustificare la scelta effettuata dal

valutatore.

13.6.4 Tipi di esposizione Per eseguire correttamente la valutazione del rischio, secondo la metodologia qui proposta basata su criteri

di semplicità, sono state individuate tre tipologie di esposizione, che comportano adempimenti diversi,

elencate di seguito.

• Tipo A: in presenza o uso di sorgenti di radiazioni non coerenti di categoria 0, di lampade di gruppo

“esente” e di laser delle classi 1 e 2 è possibile affermare che, a condizione che le sorgenti siano utilizzate

correttamente, il rischio ROA è irrilevante; in questo caso, dopo l’indagine iniziale di cui è necessario

conservare la documentazione, è possibile riportare nel DVR l’indicazione che i lavoratori sono esposti a

sorgenti di radiazioni ottiche artificiali, che nelle corrette condizioni di utilizzo non determinano il

superamento dei valori limite di esposizione e che pertanto non è necessaria una valutazione più

approfondita; i laser di classe 1M e 2M sono considerati non pericolosi solo se utilizzati senza l’interposizione

di dispositivi ottici (ad esempio, lente di ingrandimento).

• Tipo B: in presenza o uso di sorgenti di radiazione che determinano certamente il superamento dei valori

limite di esposizione, indipendentemente dai fattori che influenzano l’esposizione come ad esempio, i tempi

e la distanza tra il lavoratore e la sorgente, è necessario riportare le indicazioni sulle condizioni di utilizzo e/o

di esposizione, le caratteristiche della sorgente (da ricercare nella documentazione del fabbricante, nelle

buone prassi e nei dati di letteratura), adottare le misure di prevenzione e protezione previste dall’art. 217

del D.Lgs. 81/2008, che comprendono l’uso dei DPI,

la sorveglianza sanitaria, l’informazione, la formazione e l’eventuale addestramento dei lavoratori e dei loro

rappresentanti.

• Tipo C: in presenza o uso di sorgenti per le quali i dati disponibili non sono sufficienti a stabilire il livello di

esposizione, è necessario procedere alla valutazione dettagliata delle esposizioni, anche attraverso

misurazioni, e alla redazione di una relazione tecnica, da allegare al DVR, da cui si possano evincere tutte le

informazioni necessarie ad identificare le caratteristiche delle sorgenti, delle condizioni di esposizione e

della strumentazione utilizzata, i procedimenti di calcolo, i livelli di esposizione dei lavoratori interessati e,

qualora risulti che l’esposizione superi i valori limite, le misure di prevenzione e protezione previste dall’art.

217 del D.Lgs. 81/2008.

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TIPO DI ESPOSIZIONE CLASSE DI RISCHIO

TIPO A TOLLERABILE

TIPO B MODESTO

TIPO C GRAVE

13.6.5 Esame delle sorgenti

* Standard UNI EN 12198:2009 e CEI EN 62471:2009

13.6.6 Definizione delle situazioni espositive La tabella presente nel capitolo precedente ai punti 1, 2, 3 identifica le sorgenti non coerenti giustificabili

per le quali non è necessario una valutazione del rischio più approfondita.

13.6.7 Individuazione dei lavoratori esposti

Pertanto nessun lavoratore risulta esposto a radiazioni ottiche artificiali superiori al valore limite fissato dalla

normativa vigente. I lavoratori sono informati sul rischio di esposizione a radiazioni ottiche artificiali.

14. VALUTAZIONE DEI RISCHI PER LAVORATRICI GESTANTI, PUERPERE O IN PERIODO DI ALLATTAMENTO

14.1 Legislazione di riferimento La tutela delle lavoratrici madri è regolata da un complesso quadro normativo, sia specifico sia generale, di

difesa della salute e sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro.

n. Attrezzatura Tipo radiazione Giustificabile*

Scattering

Tipo

1 Luci al neon protetto Non coerente si no A

2 Faretto Non coerente si

no

A

3 Monitor Non coerente si no A

Esposizione inferiore ai VLE

Tutti i lavoratori

Esposizione superiore ai VLE

nessuno

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Legge 1204/71“Tutela delle lavoratrici madri” in cui veniva sancito il divieto di adibire le lavoratrici, durante

la gravidanza ed eventualmente fino a 7 mesi dopo il parto, a lavori pericolosi faticosi ed insalubri nonché al

trasporto e al sollevamento di pesi.

DPR 1026/76 “Regolamento di esecuzione della Legge 30/12/71 n. 1204, sulla tutela delle lavoratrici madri”

nel quale venivano esplicitati i lavori faticosi pericolosi ed insalubri vietati in gravidanza ed eventualmente

fino a 7 mesi dopo il parto.

Legge 9 dicembre 1977, n. 903 “Parità fra uomini e donne in materia di lavoro”, nella quale veniva sancito

il divieto di lavoro notturno.

Legge 5 febbraio 1999, n. 25 "Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza

dell'Italia alle Comunità europee – legge comunitaria 1998"

D.Lgs n. 532/99 "Disposizioni in materia di lavoro notturno, a norma dell'articolo 17, c. 2, della L. 05/02/99,

n. 25"

Legge 5/2/92, n. 104 Legge-quadro per assistenza, integrazione sociale e diritti delle persone handicappate

D.Lgs 81/2008 Attuazione dell’articolo 1 della Legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e

della sicurezza nei luoghi di lavoro.

D.Lgs 645/96 “Recepimento della direttiva 92/85/CEE concernente il miglioramento della sicurezza e della

salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento”. Tale decreto, confluito nel

successivo D.Lgs. 151/01, integra il D.Lgs 626/94 in materia di tutela della maternità. Prescrive infatti che il

datore di lavoro, contestualmente alla valutazione dei rischi eseguita ai sensi dell’art. 4 D.Lgs 626/94, valuti

preventivamente i rischi per la sicurezza e la salute delle lavoratrici gestanti, puerpere e in allattamento, in

particolare i rischi di esposizione ad agenti fisici, chimici o biologici, nonché i processi o le condizioni di

lavoro, individuando le misure di prevenzione e protezione da adottare.

Circolare del Ministero del Lavoro Prot. 3328 del 16/12/2002 detta valutazione preventiva consente al

datore di lavoro di informare le lavoratrici, prima ancora che sopraggiunga una gravidanza, dei rischi

esistenti in azienda, delle misure di prevenzione e protezione che egli ritiene di dover adottare in tal caso e,

quindi, dell’importanza che le dipendenti gli comunichino tempestivamente il proprio stato, in modo che

possano essere valutati con immediatezza i rischi specifici e adottate le conseguenti misure di tutela.

Legge 8 marzo 2000, n. 53 “Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla

cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città”, ad integrazione della L. 1204/71,

relativamente ad alcuni aspetti quali i congedi parentali, flessibilità dell’astensione obbligatoria, periodi di

riposo e parto prematuro.

Sentenza della corte Costituzionale, n. 373 del dicembre 1997

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Circolare 4 marzo1988 Ministero del Lavoro sulle lavoratrici gestanti

D.lgs 151/01 “Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità

e della paternità a norma dell’articolo 15 della legge 8 marzo 2000 n. 53”, che ha riunito in sé le

disposizioni legislative vigenti in materia, fra le quali la legge 1204/71 e il D. Lgs 645/96, conseguentemente

abrogati. n sintesi, i punti salienti della normativa che guidano il processo di valutazione dei rischi teso

a tutelare la salute e la sicurezza delle lavoratrici madri, sono i seguenti:

• E’ vietato adibire le lavoratrici al trasporto e al sollevamento di pesi, nonché ai lavori pericolosi,

faticosi ed insalubri, durante la gestazione e in determinati casi fino a 7 mesi dopo il parto (art. 7 D.Lgs

151/01).

• I lavori vietati e il corrispondente periodo di divieto sono riportati negli allegati A e B del D.Lgs 151/01, cui si

rimanda.

• E’ vietato adibire le lavoratrici al lavoro notturno, dalle ore 24 alle ore 6, dal momento di accertamento

dello stato di gravidanza e fino ad un anno di età del bambino (art. 53 D.Lgs 151/01).

• Fermi restando i lavori vietati, il datore di lavoro deve valutare i rischi per la sicurezza e la salute delle

lavoratrici, in particolare i rischi di esposizione ad agenti fisici, chimici o biologici, i processi o le

condizioni di lavoro (art. 11 D.Lgs 151/01)

• I rischi da valutare sono riportati nell’Allegato C del D. Lgs 151/01, cui si rimanda.

14.2 Percorso per la Valutazione dei rischi Il datore di lavoro valuta i rischi presenti in azienda. Una volta identificati i rischi, stabilisce se gli stessi

rientrano tra quelli che sono considerati dalla normativa come pregiudizievoli per la salute della donna e del

bambino.

In tal senso, se tali rischi sono compresi negli ALLEGATI A e B D.Lgs 151/01, rientrano tra quelli vietati; se

compresi nell’ALLEGATO C devono essere oggetto di misure quali-quantitative. A

tal proposito se è presente la possibilità di spostamento il datore di lavoro collocherà la lavoratrice a

mansione idonea e invierà comunicazione alla direzione provinciale del lavoro. Se non ci fosse possibilità di

spostamento il datore di lavoro dovrà allontanare la lavoratrice e inviare comunicazione alla direzione

provinciale del lavoro (DPL) e all’A.S.L. di competenza; la DPL emetterà il provvedimento d’astensione previo

accertamento dell’A.S.L. competente.

Se da tale valutazione dovessero emergere situazioni di rischio, il datore di lavoro individua le categorie di

lavoratrici esposte ( gestanti e/o puerpere e/o in allattamento) e le misure di prevenzione e protezione da

adottare.

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Dei risultati della valutazione dei rischi e sulle conseguenti misure di prevenzione e protezione adottate

devono essere informate tutte le lavoratrici ed i loro rappresentanti per la sicurezza.

Sia l’applicazione delle misure di prevenzione e protezione che l’informazione sono di estrema importanza,

in particolare per il primo trimestre di gravidanza.

In effetti vi è un periodo “PERIODO FINESTRA” che va dai 30 ai 45 giorni dal concepimento in cui una

lavoratrice può non essere ancora consapevole del suo stato e di conseguenza non essere in grado di darne

comunicazione al datore di lavoro. Alcuni agenti, in particolare fisici e chimici, possono nuocere al nascituro

proprio in questo periodo e pertanto la consapevolezza della presenza di rischi in ambiente di lavoro, per

una donna che abbia programmato una gravidanza, può permetterle di tutelarsi il più precocemente

possibile.

14.3 Organico femminile

MANSIONE

N. FEMMINE IMPIEGATE NELLA MANSIONE

Insegnanti 28

Collaboratori scolastici e AAP 6

Personale Amministrativo-Tecnico 1

14.4 Identificazione fattori di rischio - ALLEGATO A Elenco dei lavori faticosi, pericolosi e insalubri di cui all’art. 7

(Articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica 25 novembre 1976, n. 1026)

I lavori faticosi, pericolosi ed insalubri, vietati ai sensi dell’articolo 7, primo comma, sono i seguenti:

A) quelli previsti dal decreto legislativo 4 agosto 1999, n. 345 e dal decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 262;

B) quelli indicati nella tabella allegata al decreto del Presidente della Repubblica 19 marzo 1956, n. 303, per i

quali vige l’obbligo delle visite mediche preventive e periodiche: durante la gestazione e per 7 mesi dopo il

parto;

C) quelli che espongono alla silicosi e all’asbestosi, nonché alle altre malattie professionali di cui agli allegati

4 e 5 al decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, e successive modificazioni: durante

la gestazione e fino a 7 mesi dopo il parto;

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D) lavori che comportano l’esposizione a radiazioni ionizzanti: durante la gestazione e per 7 mesi dopo il

parto;

E) lavori su scale ed impalcature mobili e fisse: durante la gestazione e fino al termine del periodo di

interdizione dal lavoro;

F) i lavori di manovalanza pesante: durante la gestazione e fino al termine del periodo di interdizione dal

lavoro;

G) lavori che comportano stazione in piedi per più di metà dell’orario o che obbligano ad una posizione

particolarmente affaticante, durante la gestazione e fino al termine del periodo di interdizione dal lavoro;

H) lavori con macchina mossa a pedale, o comandata a pedale, quando il ritmo del movimento sia frequente,

o esiga un notevole sforzo: durante la gestazione e fino al termine del periodo di interdizione dal lavoro;

I) lavori con macchine scuotenti o con utensili che trasmettono intense vibrazioni: durante la gestazione e

fino al termine del periodo di interdizione dal lavoro;

L) lavori di assistenza e cura degli infermi nei sanatori e nei reparti per malattie infettive e per malattie

nervose e mentali: durante la gestazione e per 7 mesi dopo il parto;

M) lavori agricoli che implicano la manipolazione e l’uso di sostanze tossiche o altrimenti nocive nella

concimazione del terreno e nella cura del bestiame: durante la gestazione e per 7 mesi dopo il parto;

N) lavori di monda e trapianto riso: durante la gestazione e fino al termine del periodo di interdizione dal

lavoro;

O) lavori a bordo delle navi, degli aerei, dei treni, dei pullman e di ogni altro mezzo di comunicazione in

moto: durante la gestazione e fino al termine del periodo di interdizione dal lavoro.

14.5 Identificazione fattori di rischio - ALLEGATO B Elenco non esauriente di agenti e condizioni di lavoro di cui all’art. 7 (Decreto legislativo 25 novembre 1996, n. 645, allegato 2) A. Lavoratrici gestanti di cui all’art. 6 del testo unico.

1. Agenti:

a) agenti fisici: lavoro in atmosfera di sovrapressione elevata, ad esempio in camere sotto pressione,

immersione subacquea;

b) agenti biologici: toxoplasma; virus della rosolia, a meno che sussista la prova che la lavoratrice è

sufficientemente protetta contro questi agenti dal suo stato di immunizzazione;

c) agenti chimici: piombo e suoi derivati, nella misura in cui questi agenti possono essere assorbiti

dall’organismo umano.

Condizioni di lavoro: lavori sotterranei di carattere minerario.

B. Lavoratrici in periodo successivo al parto di cui all’art. 6 del testo unico.

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1. Agenti:

a) agenti chimici: piombo e suoi derivati, nella misura in cui tali agenti possono essere assorbiti

dall’organismo umano.

2. Condizioni di lavoro: lavori sotterranei di carattere minerario.

14.6 Identificazione fattori di rischio - ALLEGATO C Elenco non esauriente di agenti processi e condizioni di lavoro di cui all’art. 11 (Decreto legislativo 25 novembre 1996, n. 645, allegato 1) A. Agenti.

1. Agenti fisici, allorché vengono considerati come agenti che comportano lesioni del feto e/o rischiano di

provocare il distacco della placenta, in particolare:

a) colpi, vibrazioni meccaniche o movimenti;

b) movimentazione manuale di carichi pesanti che comportano rischi, soprattutto dorsolombari;

c) rumore;

d) radiazioni ionizzanti;

e) radiazioni non ionizzanti;

f) sollecitazioni termiche;

g) movimenti e posizioni di lavoro, spostamenti, sia all’interno sia all’esterno dello stabilimento, fatica

mentale e fisica e altri disagi fisici connessi all’attività svolta dalle lavoratrici di cui all’art. 1.

2. Agenti biologici. Agenti biologici dei gruppi di rischio da 2 a 4 ai sensi dell’art. 268 Titolo X del decreto

legislativo 9 aprile 2008, n. 81, e successive modificazioni ed integrazioni, nella misura in cui sia noto che tali

agenti o le terapie che essi rendono necessarie mettono in pericolo la salute delle gestanti e del nascituro,

sempreché non figurino ancora nell’allegato II.

3. Gli agenti chimici seguenti, nella misura in cui sia noto che mettono in pericolo la salute delle gestanti e

del nascituro, sempre che non figurino ancora nell’allegato II:

a) sostanze etichettate R 40; R 45; R 46 e R 47 ai sensi della direttiva n. 67/548/CEE, purché non figurino

ancora nell’allegato II;

b) agenti chimici che figurano nel Titolo IX decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, e successive modificazioni

ed integrazioni;

c) mercurio e suoi derivati;

d) medicamenti antimitotici;

e) monossido di carbonio;

f) agenti chimici pericolosi di comprovato assorbimento cutaneo.

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B. Processi industriali che figurano nell’allegato Titolo IX decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, e successive

modificazioni ed integrazioni.

C. Condizioni di lavoro. Lavori sotterranei di carattere minerario.

USO DI DETERSIVI, DETERGENTI, DISINCROSTANTI, DISINFETTANTI ECC.

Sostanze o preparati classificati :

a) tossici (T), molto tossici (T+), corrosivi (C), esplosivi (E) o estremamente infiammabili (F+)

b) nocivi (Xn) comportanti uno o più delle seguenti frasi di rischio:

R39 (pericolo di effetti irreversibili molto gravi),

R40 (possibilità di effetti irreversibili),

R42 (può provocare sensibilizzazione per inalazione),

R43 (Può provocare sensibilizzazione per contatto con la pelle),

R46 (può provocare alterazioni genetiche ereditarie)

R48 (pericolo di gravi danni per la salute in caso di esposizione prolungata)

R60 (può ridurre la fertilità)

R61 (può danneggiare i bambini non ancora nati)

c) Sostanze o preparati classificati irritanti (Xi) e comportanti uno o più rischi descritti dalle seguenti frasi:

“può provocare sensibilizzazione per contatto con la pelle (R43)”, che non sia evitabile mediante l’uso di

dispositivi di protezione individuale

d) Sostanze sensibilizzanti: prodotti detergenti, sterilizzanti,.

Nelle sostanze detergenti/prodotti chimici utilizzati sono presenti sostanze che possono essere classificate

pericolose, come la candeggina che riporta l’etichetta di pericolo Xi R31/36 R38 “a contatto con acidi libera gas

tossico, irritante per gli occhi e la pelle”.

14.7 Altre possibili situazioni problematiche A) LAVORI GRAVOSI O PREGIUDIZIEVOLI CHE RICHIEDONO L’APPLICAZIONE DELL’ART.17 COMMA 1 D. LGS.151/2001 (astensione obbligatoria dal lavoro anticipata a tre mesi prima del parto, in relazione all’avanzato stato di gravidanza) Per il passato il riferimento disponibile era la Circolare dell’Ispettorato Medico Centrale del Lavoro del 5 novembre 1990; tale circolare però contiene un elenco di lavori per i quali è ormai consolidato attribuire l’astensione per tutta la gravidanza (ad eccezione dei lavori ai sistemi informativi automatizzati e centralini telefonici) e quindi il suo utilizzo al presente appare obsoleto. In assenza di riferimenti legislativi, si sono valutati casi in cui applicare la norma in questione e si sono individuate le seguenti tipologie di rischio: pendolarismo (vedi lettera B); Videoterminalisti (Titolo VII); Postazione di lavoro assisa fissa per almeno 2/3 dell’orario di lavoro; Postazione di lavoro angusta.

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B) PENDOLARISMO Il viaggio tra il luogo di lavoro e l’abituale residenza non viene contemplato dalla legislazione, ma viene comunque citato come fattore di rischio nelle Linee Direttrici UE. Infatti alla voce “spostamenti all’interno o all’esterno del luogo di lavoro” troviamo la seguente descrizione: “Gli spostamenti durante il lavoro e da e verso il luogo di lavoro possono essere problematici per le donne gestanti e comportare rischi, tra cui fatica,, vibrazioni, stress, posture statiche, disagi e infortuni. Tali rischi possono avere effetti significativi sulla salute delle lavoratrici gestanti e puerpere”. Si ritiene pertanto opportuno, nell’analisi del rischio per stabilire il periodo di astensione obbligatoria effettuare una valutazione caso per caso considerando i seguenti elementi: a) distanza (indicativamente otre 100 Km complessivi tra andata e ritorno) b) tempo di percorrenza (indicativamente oltre 2 ore complessive tra andata e ritorno) c) numero e tipo di mezzi di trasporto utilizzati (impiego di 2 o più mezzi) d) caratteristiche del percorso (strade di montagna, condizioni meteorologiche sfavorevoli, ecc. ) In linea di massima, si applica il seguente criterio: · un mese anticipato se presente solo il requisito della distanza o il tempo di percorrenza · tutto il periodo del pre-parto se presenti almeno due degli elementi su indicati.

C) MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI

Le linee direttrici dell’U.E. definiscono rischiosa la movimentazione manuale di carichi pesanti durante la

gravidanza, in quanto questa situazione può determinare lesioni al feto e parto prematuro; inoltre vi è una

maggiore suscettibilità dell’apparato osteoarticolari a causa dei mutamenti ormonali che determinano un

rilassamento dei legamenti e dei problemi posturali ingenerati dalla gravidanza avanzata. Nel periodo del

post-parto, cioè dal IV al VII mese dopo il parto, va poi tenuto in considerazione che la madre che allatta è

più soggetta ad affaticamento psico-fisico e la ripresa dell’attività lavorativa può richiedere un periodo di

adattabilità. La normativa di riferimento per la movimentazione manuale dei carichi è il titolo VI del decreto

legislativo 81/2008 . Per valutare globalmente l’entità della movimentazione manuale dei carichi, tenendo

conto non solo del peso del carico, ma anche delle modalità e della frequenza di sollevamento, si utilizza

comunemente il metodo di valutazione proposto dal NIOSH, adattato alla normativa italiana, secondo

quanto proposto dalle “Linee guida delle Regioni per l’applicazione del D. Lgs. 81/2008”(partendo da una

costante di peso per le donne di 20 kg.). La sorveglianza sanitaria viene generalmente attivata quando

l’indice di sollevamento supera 1. In questo contesto normativo e di riferimento si ritiene opportuno fornire

indicazioni pratiche per la tutela delle lavoratrici madri di seguito elencate. Durante la gravidanza deve

essere evitata la movimentazione manuale di carichi. Per “carico” si intende un peso superiore ai 3 Kg che

venga sollevato in via non occasionale. Per spostamenti di pesi inferiori ai 3 kg. non si applicano i criteri

relativi alla movimentazione manuale carichi; in tale contesto vanno valutati altri rischi quali la stazione

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eretta, le posture incongrue, i ritmi lavorativi. Durante il periodo del post-parto deve essere evitata la

movimentazione manuale di carichi qualora l’indice di rischio (metodo NIOSH modificato) sia superiore a 1.

Poiché le linee guida NIOSH si riferiscono a lavoratori “adattati” alla movimentazione manuale, per indici di

rischio compresi tra 0,75 e 1 si ritiene opportuno consigliare che la lavoratrice nei primi 30 giorni di ripresa

del lavoro abbia la possibilità di riadattarsi alla m.m.c., prevedendo, caso per caso, adattamenti quali pause,

ritmi meno intensi ecc.

D) RUMORE Il rumore rientra tra gli agenti di cui all’allegato C che il datore di lavoro deve valutare, ai sensi dell’art. 11 del

D. Lgs. 151/01 e del D.Lgs 81/2008 Titolo VIII, Capo II, individuando le misure di prevenzione e protezione da

adottare. Il criterio adottato per l’allontanamento dall’esposizione è il seguente:

- Per tutto il periodo della gravidanza quando i livelli di esposizione al rumore siano uguali o superiori a 80

dB A ( Lep,d);

- Anche nel post parto quando i livelli di esposizione siano uguali o superiori agli 85 dB A ( Lep,d). (art. 7

comma 4 D. Lgs. 151/01)

E) LAVORO NOTTURNO

E’ vietato adibire le donne al lavoro notturno dalle ore 24 alle ore 6, dall’accertamento dello stato di

gravidanza fino al compimento di un anno di età del bambino (art. 53 D. Lgs. 151/01). E’ pertanto obbligo

del datore di lavoro modificare l’orario di lavoro della lavoratrice, in quanto questa condizione non può

essere motivo di astensione anticipata.

F) STATO DI SALUTE DELLA MADRE Vi possono essere situazioni lavorative che, pur non costituendo di per se fonte di rischio tale da richiedere l’allontanamento tuttavia potrebbero aggravare una patologia preesistente della madre. Pertanto è necessario considerare anche lo stato di salute dell’interessata (previa opportuna

documentazione sanitaria specialistica) in rapporto all’esposizione al rischio e/o eventuali sospette malattie

professionali: ad esempio, eventuali stati ansiosi o depressivi in attività che espongono a stress, allergopatie

in attività che comportano l’uso di sostanze irritanti e/o allergizzanti (es. addette alle pulizie ecc.).

Inoltre è necessario valutare la tipologia degli alunni con cui viene a contatto quotidiano la futura mamma e,

se necessario, allontanarla dalle situazioni pericolose generate dalla particolare vivacità e/o aggressività

degli alunni stessi.

G) DURATA DEL PERIODO DI INTERDIZIONE La legge prevede anche la possibilità di decidere la durata del periodo di allontanamento dal rischio delle

lavoratrici in stato di gravidanza, ai sensi dell’art. 17 comma 2 del D. Lgs. 151/01.

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14.8 Conclusioni Al fine di mettere in pratica le misure di tutela necessarie per evitare l’esposizione al rischio delle lavoratrici il

datore di lavoro dell’Istituto Superiore SRAFFA provvederà ad attuare quanto sotto riportato, in base a

quanto previsto dal D.Lgs 151/01, e contestualmente invierà informativa scritta alla Direzione Provinciale del

Lavoro e all’ASL competente per territorio per il rilascio del provvedimento di interdizione dal lavoro.

I fattori di rischio rilevati come risulta dai compiti svolti dalle lavoratrici sono riconducibili ad agenti fisici

(movimentazione manuale di un carico, posture incongrue) e all'uso del videoterminale.

Agenti Fisici, per tutti i profili professionali presenti nel processo lavorativo la:

• movimentazione manuale del carico, intesa come azione di sollevamento di faldoni o articoli in

esposizione per un carico non superiore a 2/8 Kg;

• collocazione articoli-faldoni sulle scaffalature che richiedono l'assunzione di posture non congrue

per lo stato fisiologico della lavoratrice;

• colpi, vibrazioni meccaniche o movimenti durante l’assistenza ai ragazzi;

• l'uso della scala per la collocazione/reperimento degli articoli in esposizione risulta essere una

attività potenzialmente pericolosa.

Gli agenti fisici risultano essere attività che richiedono uno certa fatica, dovuta alla, seppur saltuaria,

movimentazione manuale di carichi pesanti (tra 2 e i 8 kg). Tali attività, se ripetute con una certa frequenza

nella giornata lavorativa, possono comportare un rischio lavorativo e sono pertanto da evitare alla

lavoratrice nel periodo di gestazione e puerperio.

Agenti Chimici, per tutti i profili professionali presenti nel processo lavorativo è sconsigliato l’uso;

Nelle sostanze detergenti/prodotti chimici utilizzati sono presenti sostanze quali la candeggina, che

nonostante la limitata quantità utilizzata durante le operazioni di pulizia, sono comunque da evitare

nel periodo di gestazione e puerperio l’uso di tale sostanze.

Una gravidanza priva di complicazioni è del tutto compatibile con il normale svolgimento dell'attività

lavorativa; le interessate proseguiranno in linea di massima loro mansione ordinaria. Si ritiene per le

motivazioni sopra espresse che dette attività possano essere compatibili con lo stato di gravidanza con la

prescrizione d’evitare assolutamente la movimentazione manuale dei carichi e l'uso delle scale. Nelle

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lavoratrici gestanti sono presenti variazioni posturali legate alla gravidanza che potrebbero favorire

l'insorgenza di disturbi dorso-lombari atti a giustificare la modifica temporanea delle condizioni o dell'orario

di lavoro, ai sensi del decreto legislativo n. 645/1996, concernente il miglioramento della sicurezza e della

salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti. Per altro verso va sdrammatizzata la questione relativa alle

radiazioni ed ai loro effetti, specie in termini di aborti ed alterazioni fetali: tutte le indagini più attendibili

condotte a proposito hanno non solo escluso tali effetti ma hanno anche dimostrato che in prossimità dei

VDT non si modifica la radioattività naturale di fondo. I livelli di radiazione elettromagnetica che possono

essere generati dai videoterminali si situano ben al di sotto dei limiti fissati nelle raccomandazioni

internazionali per ridurre i rischi per la salute umana determinati da tali emissioni e anche i Comitati di

protezione radiologica non ritengono che tali livelli costituiscano un rischio significativo per la salute. Quindi

anche alla luce delle prove scientifiche non è necessario che le donne gestanti cessino di lavorare ai

videoterminali. (°)

L'uso di attrezzature munite di videoterminale in modo sistematico e abituale potrebbe favorire l'insorgenza di

disturbi dorso-lombari. Tale attività potrebbe rientrare tra quanto previsto dal D. Lgs 151/2001 lettera g)

dell'allegato C. Risulta quindi obbligatorio adottare le misure che modificano le condizioni o l'orario di utilizzo del

vdt. (es.: non utilizzare il vdt oltre le 4 ore e incrementare le pause di lavoro).

(°) fonte Azienda Ospedaliera di Bologna Policlinico S.Orsola – Malpighi

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Misure di protezione e di prevenzione (art. 5 D.L.gs. 645/96) per ogni specifico profilo professionale si

riporta il quadro riepilogativo delle misure necessarie affinché l'esposizione al rischio delle lavoratrici sia

evitata o cambiando la mansione o riducendo i fattori di rischio e i tempi di esposizione.

L' adozione da parte del datore di lavoro delle misure di prevenzione e protezione individuate nel presente

documento risulta essere condizione obbligatoria necessaria affinché: l'esposizione ai rischi lavorativi della

lavoratrice sia evitata e adeguatamente controllata sia tutelata la salute della donna e del bambino. E' fatto

obbligo alle lavoratrici di comunicare al datore di lavoro o Suo delegato il proprio stato di gravidanza, non

appena accertato.

Norme di riferimento italiane sull'argomento sono il DPR 1428/68 e il Dlgs 230/95

MANSIONE

MISURE PREVENTIVE - PRESCRIZIONI

• INSEGNANTI

• COLLABORATRICI SCOLASTICHE

Congedo di maternità: facoltà di astenersi dal lavoro dal

mese precedente la data presunta del parto e nei quattro

mesi successivi al parto, a condizione che il Medico

specialista del Servizio Sanitario Nazionale o con esso

convenzionato e il Medico Competente ai fini della

prevenzione e tutela della salute nei luoghi di lavoro

attestino che tale possibilità non arrechi pregiudizio alla

salute della gestante e del nascituro.

Sono da evitare i seguenti lavori:

movimentazione manuale del carico, intesa come

azione di sollevamento di faldoni o articoli in

esposizione per un carico non superiore a 2/8 Kg;

collocazione articoli sulle scaffalature che

richiedono l'assunzione di posture non congrue per

lo stato fisiologico della lavoratrice;

colpi, vibrazioni meccaniche o movimenti durante

l’assistenza ai ragazzi;

l'uso della scala per la collocazione/reperimento

degli articoli in esposizione risulta essere una attività

potenzialmente pericolosa.

L’uso di detersivi e prodotti per la pulizia classificati

pericolosi.

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Al fine di garantire il benessere psico-fisico della lavoratrice, oltre alla tipologia delle mansioni, occorre

anche prendere in considerazione i fattori dell'organizzazione del lavoro, come è riassunto nella tabella, di

seguito riportata, che fa riferimento alle linee guida della Direttiva Comunitaria 92/85/CEE

ALCUNI FATTORI DELL’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO DI CUI TENER CONTO IN GRAVIDANZA

ASPETTI DELLA GRAVIDANZA

FATTORI DEL LAVORO

1. Nausea mattutina 1.1.Inizio del turno mattutino 1.2.Esposizione ad odori forti e nauseanti 1.3.Ventilazione 1.4.Spostamenti/trasporti

2. Lombalgia 2.1.Posizione eretta 2.2.Lavoro manuale 2.3.Posture

3. Vene varicose, altri problemi circolatori 3.1. Prolungata stazione eretta o seduta 4. Aumento del peso corporeo. Riduzione della destrezza, della coordinazione e della velocità di movimento

4.1. Uso di vestiti protettivi e di attrezzature da lavoro

4.2. Lavoro in spazi ristretti 4.3. Particolari posture incongrue

5. Stanchezza, fatica e stress 5.1.Lavoro straordinario 5.2.Lavoro notturno 5.3.Pause di riposo 5.4.Ritmo di lavoro

6. Equilibrio 6.1. Superfici scivolose e/o bagnate

14.9 Congedo di maternità Il Datore di lavoro non può adibire al lavoro le donne:

a) durante i due mesi precedenti la data presunta del parto, ove il parto avvenga oltre tale data, per il

periodo intercorrente tra la data presunta e la data effettiva del parto;

b) durante i tre mesi dopo il parto;

c) durante gli ulteriori giorni non goduti prima del parto, qualora il parto avvenga in data anticipata rispetto

a quella presunta. Tali giorni sono aggiunti al periodo di congedo di maternità dopo il parto.

Il divieto e anticipato a tre mesi dalla data presunta del parto quando le Lavoratrici sono occupate in lavori

che, in relazione all’avanzato stato di gravidanza, siano da ritenersi gravosi o pregiudizievoli. Tali lavori sono

determinati con propri decreti dal Ministro per il lavoro e la previdenza sociale, sentite le organizzazioni

sindacali nazionali maggiormente rappresentative. Fino all’emanazione del primo decreto ministeriale,

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l’anticipazione del divieto di lavoro e disposta dal Servizio ispettivo del Ministero del Lavoro, competente

per territorio. Il servizio ispettivo del Ministero del Lavoro può disporre, sulla base di accertamento medico,

avvalendosi dei competenti organi del Servizio Sanitario Nazionale, l’interdizione dal lavoro delle Lavoratrici

in stato di gravidanza, per uno o più periodi, la cui durata sarà determinata dal servizio stesso, per i seguenti

motivi:

a) nel caso di gravi complicanze della gravidanza o di preesistenti forme morbose che si presume possano

essere aggravate dallo stato di gravidanza;

b) quando le condizioni di lavoro o ambientali siano ritenute pregiudizievoli alla salute della donna e del

bambino;

c) quando la Lavoratrice non possa essere spostata ad altre mansioni.

L’astensione dal lavoro di cui alle lettere b) e c) può essere disposta dal servizio ispettivo del Ministero del

Lavoro, d’ufficio o per richiesta della Lavoratrice, qualora nel corso della propria attività di vigilanza rilevi

l’esistenza delle condizioni che danno luogo all’astensione medesima. I provvedimenti dei Servizi ispettivi

sono definitivi.

Ferma restando la durata complessiva del congedo di maternità, le Lavoratrici hanno la facoltà di astenersi

dal lavoro dal mese precedente la data presunta del parto e nei quattro mesi successivi al parto, a

condizione che il Medico specialista del Servizio Sanitario Nazionale o con esso convenzionato e il Medico

Competente ai fini della prevenzione e tutela della salute nei luoghi di lavoro attestino che tale possibilità

non arrechi pregiudizio alla salute della gestante e del nascituro. Il Ministro del lavoro e della previdenza

sociale, di concerto con i Ministri della salute e per la solidarietà sociale, sentite le parti sociali, definisce con

proprio decreto l’elenco dei lavori ai quali non si applicano tali disposizioni.

Prima dell’inizio del congedo di maternità, la Lavoratrice deve consegnare al Datore di lavoro e all’istituto

erogatore dell’indennità di maternità il certificato medico indicante la data presunta del parto, la quale fa

fede nonostante qualsiasi errore di previsione. Il certificato di nascita del figlio, o, in alternativa, la

dichiarazione sostitutiva, deve essere presentato entro trenta giorni dalla nascita. L’inosservanza delle

disposizioni di legge relative al congedo di maternità è punita con l’arresto fino a sei mesi. In virtù delle

disposizioni del D.L.vo 151/01, il Datore di lavoro può assumere personale con contratto a tempo

determinato o temporaneo in sostituzione delle Lavoratrici e dei Lavoratori in congedo.

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14.10 Permessi Le Lavoratrici gestanti hanno diritto a permessi retribuiti per l’effettuazione di esami prenatali, accertamenti

clinici ovvero visite mediche specialistiche, nel caso in cui queste debbano essere eseguite durante l’orario di

lavoro. Per la fruizione dei permessi le Lavoratrici presentano al Datore di lavoro apposita istanza e

successivamente presentano la relativa documentazione giustificativa attestante la data e l’orario di

effettuazione degli esami.

14.11 Riposi Il Datore di lavoro assicura alle donne incinte e alle madri che allattano la possibilità di riposare in maniera

distesa e in condizioni appropriate; inoltre, deve consentire alle Lavoratrici madri, durante il primo anno di

vita del bambino, due periodi di riposo anche cumulabili durante la giornata. Il riposo è uno solo quando

l’orario giornaliero di lavoro e inferiore a sei ore. I periodi di riposo hanno la durata di un’ora ciascuno e sono

considerati ore lavorative agli effetti della durata e della retribuzione del lavoro; essi comportano il diritto

della donna ad uscire dall’azienda. In caso di parto plurimo i periodi di riposo sono raddoppiati. Il D.L.vo

151/01 ha inoltre regolato i permessi e i riposi per i genitori di figli con handicap grave.

14.12 Presa visione della Valutazione del rischio per la sicurezza e la salute delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento ai sensi del D.Lgs. 151 del 2001 e successive integrazioni

Tutte le lavoratrici ed i loro rappresentanti per la sicurezza sono informati dei risultati della valutazione dei

rischi e sulle conseguenti misure di prevenzione e protezione adottate.

15. GESTIONE DEI RISCHI E REVISIONE DEL DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI Il programma degli interventi, così come il piano di autocontrollo periodico continuativo, di macchinari,

attrezzature, impiantistica, luoghi di lavoro, riportante tipologia e data, viene trattato nei capitoli successivi.

Le procedure di manutenzione ordinaria vengono espletate sulla base di specifiche necessità derivanti dalle

caratteristiche di macchinari, attrezzature, impianti, luoghi di lavoro. La manutenzione ordinaria è stata

codificata a mezzo di apposito registro.

Le procedure di manutenzione straordinaria vengono espletate sulla base delle specifiche necessità

derivanti dalle caratteristiche di macchine, attrezzature, impianti, luoghi di lavoro. La manutenzione

straordinaria è stata codificata a mezzo di apposito registro. Le operazioni di manutenzione straordinaria

eseguite da ditte esterne verranno svolte sulla base di apposite indicazioni riportate sui manuali d’uso forniti

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dalle case produttrici, e verrà consegnata, da parte della ditta esecutrice la documentazione prevista dall’art.

26 del D.Lgs. 81/2008.

Il documento di valutazione dei rischi (o la relazione finale di cui all’art. 17 comma 1 lett. a) indica:

le date di compilazione e di revisione di tale atto;

il/i nominativo/i del/i compilatore/i.

E’ sottoscritto dal datore di lavoro, dal RSPP e visto dal medico competente.

Per migliorare la gestione ed il controllo della documentazione, nonché la rintracciabilità e revisione degli

atti prodotti, si suggerisce un’archiviazione dei documenti sotto elencati collegata ed integrata con il

documento di valutazione dei rischi.

Si rimanda a quanto contenuto nel D.M. 5/12/1996 per altri aspetti formali:

1) documentazione sanitaria (programma di sorveglianza sanitaria, relazioni del medico competente

sullo stato di salute dei lavoratori, misurazioni ambientali e biologiche dei rischi, verbali di

sopralluogo del medico competente/RSPP);

2) piano di emergenza/disposizioni per la prevenzione incendi;

3) verbali riunione periodica e verbali altre riunioni pertinenti alla sicurezza;

4) documentazione sull’attività formativa e informativa di tutte le figure aziendali;

5) relazioni sull'andamento infortunistico e sulle cause e circostanze degli eventi.

E’ opportuno inoltre elencare i documenti integrativi della valutazione dei rischi art. 17 del D.Lgs. 81/8,

previsti dai decreti emanati successivamente in attuazione dello stesso decreto, o da norme specifiche

riferite a rischi particolari, indicandone, per facilitare la reperibilità, il luogo dove essi risultano archiviati (vedi

di seguito elenco documentazione aziendale).

Elenco (non esaustivo) dei riferimenti legislativi che hanno introdotto obblighi di documentazione

integrativa specifica per rischio o per categorie di lavoratori:

1) D.Lgs. n. 277/1991

2) D.Lgs. 195/2006

3) D.Lgs. 187/2005

4) D.M. 10 /03/1998 per la valutazione dei rischi incendio, gestione delle emergenze, formazione ed

addestramento delle squadre di emergenza

5) D.Lgs. 66/00, modifica del Titolo VII “Protezione da agenti cancerogeni”

6) D.Lgs. 262/00. Disposizioni integrative e correttive del D.Lgs. 345/99 per la protezione dei giovani sul

lavoro

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Dott. Raffaella Bertuzzi – Tecnico della Prevenzione nell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro Via Roma, 4 – 25027 Quinzano d’Oglio - Brescia Tel. 339/2497307 e-mail [email protected]

P.IVA 02598680987 C.FISCALE BRT RFL 63H70 H140X

Documento di Valutazione dei Rischi

D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81 coordinato al D.Lgs. 3 agosto 2009, n. 106

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16. COMPITI, FUNZIONI, RESPONSABILITA’ E’ stato organizzato il servizio di prevenzione e protezione sotto la supervisione del datore di lavoro. Il

servizio antincendio è stato realizzato in base ai criteri definiti e decreti applicativi di cui alla sezione IV art. 46

del D.Lgs. 81/2008. Il servizio di pronto soccorso è stato realizzato in base ai criteri di cui alla sezione IV art.

45 del D.Lgs. 81/08 e integrazioni successive.

17. ANALISI, PIANIFICAZIONE E CONTROLLO La presente valutazione dei rischi, così come previsto dalle indicazioni costitutive e applicative del D.Lgs.

81/08, non è definitiva, ma rappresenta uno stadio di lavoro continuativo che dovrà proseguire anche in

futuro, sulla base di modifiche, aggiornamenti, introduzione di macchinari o processi lavorativi, nuove

normative, miglioramenti aziendali.

18. FORMAZIONE In riferimento all’Accordo Stato Regioni del dicembre 2011 gli istituti scolastici sono classificati a rischio

MEDIO. I lavoratori al momento dell’assunzione ricevono un’ adeguata preparazione sulle mansioni

assegnate e sulla prevenzione dei rischi ad esse connesse, secondo quanto previsto dall’art. 37 del D.Lgs.

81/2008 e l’Accordo Stato Regioni del dicembre 2011 (4 ore formazione generale più 8 ore di formazione

relativa ai rischi specifici della mansione).

La formazione è somministrata in caso di cambio mansione o inserimento di nuove attrezzature e

aggiornata ogni cinque anni con corsi di formazione della durata minima di 6 ore.

La formazione dei lavoratori all’impiego di macchine e attrezzature nuove è effettuata dai fornitori delle

macchine e attrezzature.

Il rappresentante dei lavoratori (RLS) ha ricevuto una specifica formazione in relazione ai problemi da

affrontare.

Una formazione speciale riguarderà anche gli addetti al servizio di pronto soccorso e al servizio antincendio.

Tutti gli addetti riceveranno il capitolato della presente relazione relativo ai rischi individuati nel loro reparto,

con le principali misure di prevenzione da adottare.

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19. INFORMAZIONE I lavoratori ed il Rappresentante per la Sicurezza ricevono completa informazione circa i rischi per la salute e

sicurezza. Tutti i lavoratori sono informati circa il Medico competente, il responsabile del SPP, i nominativi

degli incaricati al pronto soccorso e al servizio antincendio.

L' informazione sui rischi verrà estesa anche ai lavoratori di eventuali imprese esterne impegnati in lavori

d'appalto.

20. PARTECIPAZIONE Il rappresentante per la sicurezza esercita le attribuzioni di Legge.

Nella valutazione dei rischi e nella definizione degli interventi si tiene conto del parere dei lavoratori.

I lavoratori con compiti in materia di prevenzione e sicurezza dispongono di tempi e mezzi adeguati ad

esercitare le loro funzioni.

21. NORME E PROCEDURE DI LAVORO Le lavorazioni o interventi di manutenzione che possono comportare rischi verranno eseguite secondo

procedure scritte con incluse norme di sicurezza.

Si provvede a mantenere aggiornate le schede di sicurezza di tutti i prodotti chimici utilizzati durante le fasi

di lavoro.

Le procedure vengono aggiornate in seguito a variazioni.

Il rappresentante dei lavoratori e i lavoratori interessati parteciperanno alla stesure delle procedure.

22. MANUTENZIONI E COLLAUDI La manutenzione delle macchine è continua ed accurata in quanto funzionale alla produttività e sicurezza.

Viene osservato un programma semestrale di manutenzione delle principali macchine ed impianti.

Gli interventi di manutenzione sono svolti da personale specializzato.

Le ragioni di sicurezza dettano le priorità degli interventi.

23. DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE La ditta ha attivato e mantiene aggiornato, registro consegna D.P.I. ai dipendenti. L' uso di DPI e' necessario

in determinate mansioni di lavoro come indicato da apposite procedure di sicurezza di lavoro.

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I DPI adottati e da adottare devono essere adeguati al tipo di mansione svolta e al grado di protezione

richiesto. La direzione esige l'uso dei DPI quando necessario. I lavoratori sono informati sulla necessità di

utilizzo e sul corretto uso dei DPI. I DPI sono in buono stato di manutenzione e vengono sostituiti quando

usurati.

24. EMERGENZA E PRONTO SOCCORSO L' Istituto ha predisposto secondo l' art. 45 del D.lgs n. 81/2008, il piano di emergenza antincendio per l'

evacuazione dei lavoratori. Sono state definite le funzioni e responsabilità all' interno dell' azienda in caso di

emergenza. I lavoratori sono informati dei contenuti del piano di emergenza. Per maggiori dettagli

consultare il piano di emergenza ed evacuazione allegato al presente documento.

Per il pronto soccorso e' predisposto il servizio interno di pronto soccorso con persone designate e formate

con apposito corso.

24.1 Sorveglianza sanitaria

La sorveglianza sanitaria è effettuata dal Medico Competente incaricato dall’Istituto.

Sono effettuati accertamenti sanitari al momento dell'assunzione, sono previste visite periodiche per tutti gli

addetti in funzione al piano sanitario elaborato dal Medico Competente. Il Medico informa i lavoratori dei

risultati degli accertamenti.

Il Medico collabora con il datore di lavoro e con il servizio di prevenzione e protezione nella predisposizione

delle misure per la tutela della salute dei lavoratori e nell’ informazione dei lavoratori.

25. EMERGENZA E PRONTO SOCCORSO Il D.Lgs. 388/2003 recante “disposizioni sul pronto soccorso aziendale” è entrato in vigore il 3 febbraio 2005.

In esso le scuole vengono classificate nel GRUPPO B, in ragione dell’indice infortunistico di riferimento che

l’INAIL indica essere 1,11 (art. 1).

Le scuole (Gruppo B) devono garantire:

1. art. 2 - le cassette di pronto soccorso, il cui contenuto è previsto nell’allegato 1;

2. un mezzo di comunicazione idoneo ad attivare rapidamente il sistema di emergenza del SSN (si

consiglia che questi contenuti siano presenti nel PIANO DI EMERGENZA – capitolo Piano Pronto

Soccorso – Sistema di comunicazione)

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3. art. 3 - gli addetti designati devono essere formati secondo i contenuti e i tempi di cui all’allegato 4,

cioè un corso di 3 moduli da 4 ore ciascuno per un totale di 12 ore, 8 teoriche e 4 pratiche. Il modulo

di 4 ore di pratica deve poi essere ripetuto ogni 3 anni. (la formazione effettuata prima del 3

febbraio 2005 è ritenuta valida; per coloro che l’hanno effettuata più di 3 anni fa devono comunque

essere programmati i moduli di 4 ore di pratica).

Il Dirigente Scolastico deve mettere a disposizione dei lavoratori e dei soggetti ad essi equiparati la Cassetta

di Pronto Soccorso, custodita in luogo facilmente accessibile ed individuabile con segnaletica appropriata, in

cui siano costantemente assicurati la completezza ed il corretto stato d’uso dei presidi in essa contenuti, per

garantire un primo soccorso rapido ed efficace.

Al fine di raggiungere il medesimo obiettivo è opportuno che il Dirigente Scolastico renda inoltre disponibili,

all’interno della scuola, contenitori dotati di presidi di pronto soccorso analoghi a quelli contenuti nella

Cassetta di Pronto Soccorso, definibili PUNTI DI MEDICAZIONE.

Per rendere più semplice l’individuazione delle aree in cui collocare la cassetta di Pronto Soccorso ed i Punti

di Medicazione il Dirigente Scolastico deve operare una disamina riguardo:

• numero di lavoratori presenti o ad essi equiparati (Decreto 388/2003);

• le aree (aule scolastiche, corridoi, palestre, laboratori) dell’edificio scolastico nelle quali si sono verificati

eventi infortunistici;

• numero di allievi presenti;

• dislocazione delle aule su più piani e/o in diversi edifici;

• aule con attività a “rischio”;

• particolari condizioni sanitarie di allievi o personale presenti all’interno dell’Istituto.

I PUNTI DI MEDICAZIONE devono essere dotati come minimo:

• sapone;

• guanti non sterili;

• disinfettante clorato;

• garze;

• cerotti.

Si suggerisce:

• il posizionamento della Cassetta di Pronto Soccorso presso l’aula insegnanti o il magazzino delle pulizie

o la segreteria;

• il posizionamento dei punti di medicazione ad ogni piano della scuola, in palestra, nelle adiacenze dei

laboratori.

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• Risulta inoltre utile dotare le classi e/o sezioni di un pacco di guanti non sterili da indossare durante il

soccorso ad un bambino in caso di possibile contatto con fluidi biologici.

CARATTERISTICHE DELLA CASSETTA DI PRONTO SOCCORSO

Ogni cassetta di pronto soccorso deve essere:

• Segnalata con pittogramma di salvataggio quadrato: croce bianca in campo verde;

• Dotata di chiusura, ma non chiusa a chiave;

• Posizionata a muro, in luogo protetto, possibilmente vicino ad un lavandino per potersi lavare le mani

prima e dopo l’intervento;

• Contrassegnata con un numero o con etichetta specifica, in modo da agevolare le operazioni di

reintegro dei presidi;

• Facilmente asportabile in caso di bisogno.

Il contenuto della cassetta di PS deve essere conforme all’Allegato 1 del D.Lgs. 388/2003, “Regolamento

recante disposizioni sul pronto soccorso aziendale, in attuazione dell’art. 15 comma 3 del D.Lgs.626/94,

integrato con alcuni presidi (in corsivo e in grassetto nel testo) ritenuti utili dal Sistema di Emergenza

Sanitaria Locale e dai Servizi ASL.

Almeno deve contenere:

Ø N. 1 sapone liquido;

Ø N. 5 paia di guanti sterili;

Ø N. 1 confezione di guanti monouso in vinile o in lattice

Ø N.1 flacone di soluzione cutanea di iodopovidone al 10% di iodio da 1 litro;

Ø N.3 flaconi di soluzione fisiologica (sodio cluoruro 0,9%) da 500 ml;

Ø N.1 confezione di acqua ossigenata F.U. 10 vol. da 100 g

Ø N.1 confezione di clorossidante elettrolitico al 10% pronto ferita (es. amuchina o altri prodotti simili)

Ø N.1 rotolo benda orlata alta 10 cm

Ø N.2 rotoli di cerotto alto 2,5 cm;

Ø N.2 confezioni di cerotti di varie misure;

Ø N.1 confezione di cotone idrofilo da 100 g

Ø N.10 compresse di garze sterili 10x10 in buste singole;

Ø N.2 compresse di garze sterili 18x40 in buste singole;

Ø N.1 confezione di rete elastica di misura media;

Ø N.2 confezioni di ghiaccio pronto uso;

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Ø N.3 lacci emostatici;

Ø N.1 coperta termica monouso;

Ø N.1 termometro;

Ø N.1 paio di forbici con punta arrotondata;

Ø N.2 paia di pinzette da medicazione sterili monouso;

Ø N.2 sacchetti monouso per la raccolta dei rifiuti sanitari;

Ø N.1 visiera paraschizzi;

Ø N.1 apparecchio per la misurazione della pressione arteriosa;

Ø N.1 pocket Mask.

Inoltre nella cassetta del pronto soccorso deve essere presente:

• Libretto con nozioni di pronto soccorso;

• Elenco dei presidi contenuti;

• Istruzione “Prevenzione delle malattie a trasmissione ematica”

• Istruzioni sull’uso dei presidi e dei dispositivi di protezione individuale contenuti.

Per le procedure da seguire nei vari casi di intervento di pronto soccorso si rimanda alla piano di pronto

soccorso allegato al presente documento.

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26. QUADRO SINTOTTICO DEGLI ADEMPIMENTI PERIODICI E VERIFICHE

Tipologia Adempimento Frequenza Riferimento

Antincendio

Attrezzature estinzione incendi manuali (estintori, naspi, idranti, ecc..): controlli personale competente e abilitato

Ispezioni visive settimanali, controllo semestrale

D.Lgs. 81/2008 D.M. 10/3/98 all. VI p.ti 6.2 e 6.4 UNI 9994, UNI 10779

Impianti di illuminazione di emergenza: controlli personale competente e abilitato

Prove mensili, controllo annuale

D.M. 10/3/98 all. VI p.ti 6.2 e 6.4

Impianti elettrici

Impianti di messa a terra e protezione dalle scariche atmosferiche: omologazione attraverso certificazione di conformità rilasciata dall’installatore abilitato, da inviare all’ISPESL e ASL competenti, o dove attivato, allo “sportello unico”; verifiche periodiche e straordinarie da parte di ASL e ARPA o altri organismi individuati dal Ministero dell’Industria

Verifica biennale Verifiche straordinarie in caso di esito negativo della verifica periodica, modifica sostanziale dell’impianto

D.P.R. 462/2001 art. 2 e 4

Attrezzature

Generatori di calore impianti di riscaldamento ad acqua calda: verifiche ASL ed enti locali (comune e provincia)

Verifica periodica Verifiche biennali al fine di uso razionale dell’energia per i generatori di calore con potenza nominale inferiore a 35KW (verifiche enti locali)

D.M. 01/12/75 D.P.R. 412/93 art. 11 D.lgs. 81/08 titolo III

Organizzazione del servizio di prevenzione e protezione e gestione della sicurezza

Aggiornamento formazione dei responsabili e addetti dei servizi di prevenzione e protezione aziendali

Periodicità almeno quinquennale

D. .Lgs 81/08 art. 32

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Tipologia Adempimento Frequenza Riferimento

Sorveglianza sanitaria Sopralluogo medico competente

In funzione del piano sanitario redatto dal medico competente

D.Lgs 81/08 D.M. 16/01/97 art. 1

Sorveglianza sanitaria Visite preventive e periodiche per i lavoratori

Periodicità stabilita dal medico competente in funzione dei rischi

D.Lgs 81/08 sezione V art, 39 a 42

Pronto soccorso

Aggiornamento formazione teorica e pratica dei lavoratori designati come addetti al pronto soccorso da parte di personale medico

Periodicità minimo triennale

D.Lgs 81/08 sezione VI art, 45 D.M. 388/2003 art. 3

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27. PIANO DI MIGLIORAMENTO

PIANO DI MIGLIORAMENTO E GESTIONE DELLA SICUREZZA (2013-2014)

OBIETTIVO

AZIONI/MODALITA’

RESPONSABILITA’

TEMPI

ATTUATIVI

MISURA DI

VALUTAZIONE

Informazione e formazione del

personale

Per il personale verranno programmati percorsi formativi relativamente ai rischi specifici, quali: emergenza ed evacuazione

Datore di lavoro

D.Lgs. 81/2008

Primo Soccorso

Potenziamento cassette di primo soccorso, ed adeguamento del contenuto conformemente all’All. 1 D.M.S. n. 388/2003

Datore di lavoro

D.Lgs. 81/2008 D.M. 388/2003

Primo Soccorso

Aggiornamento formazione per gli addetti al primo soccorso

Datore di lavoro

D.Lgs. 81/2008 D.M. 388/2003

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Il presente documento è stato elaborato dal datore di lavoro in collaborazione con il RSPP e il

Medico Competente, previa consultazione del precedente RLS:

Il Datore di Lavoro ______________________________________________________________________

Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) ______________________________________________________________________

Medico Competente

_______________________________________________________________________

Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza

_______________________________________________________________________

Data ________________________________

Timbro