DOCUMENTI SULL’ATTIVITÀ’ DEL SICHERHEITSDIENST · polizia criminale e la polizia segreta di...

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DOCUMENTI SULL’ATTIVITÀ’ DEL SICHERHEITSDIENST NELL’ITALIA OCCUPATA i. - La ricostruzione dell’apparato di polizia che si accompagnò alle forze tedesche in Italia dopo l’8 settembre 1943 è tra gli aspetti ancora meno esplorati nel campo delle ricerche sulla storia dell’occupazione tedesca. Nel corso delle prime ricerche da noi compiute per la ricostruzione della struttura delle forze d’occupazione, ricerche che hanno consentito di trac- dare le linee fondamentali dell’Amministrazione militare tedesca e dei compiti ad essa specificamente attribuiti ’ , ben pochi elementi abbiamo potuto raccogliere per quanto riguarda più particolarmente le forze di polizia. Un primo dato, parziale e lacunoso ma comunque tutt’altro che privo di interesse in quanto fornisce l’elenco dei quadri dirigenti delle diverse specialità della polizia tedesca nell’Italia settentrionale alla vigilia della capitolazione, è emerso da un documento già pubblicato su questa rivista 1 23 . La difficoltà di reperire negli stessi archivi il materiale relativo all’at- tività della polizia tedesca deriva in primo luogo dal fatto che i relativi carteggi hanno seguito con ogni verosimiglianza un iter diverso da quello dei carteggi militari, nei quali è stato rinvenuto il materiale dell’Ammi- nistrazione militare, la quale dipendendo gerarchicamente dal vertice del- l’organizzazione militare ad esso doveva fare capo nella sua corrispon- denza, nella richiesta e nell’interpretazione delle istruzioni e infine nella sua attività diretta a fornire relazioni e dati sulla situazione dell’Italia occupata. Le forze di polizia, viceversa, facevano capo direttamente al Reichsfiihrer delle SS Himmler, per cui i relativi carteggi andranno ri- composti sulla base degli archivi dell’ufficio di Himmler, nella misura in cui essi sono sopravissuti alla sconfitta del Terzo Reich e alla conseguente dispersione tra le potenze occupanti o alla pura e semplice distruzione. Per il momento, la continuazione delle nostre ricerche ci ha consen- tito di venire a conoscenza di un numero limitato di documenti relativi al Servizio di sicurezza in Italia negli anni 1943-1944, che si trovano custoditi presso gli archivi federali della Repubblica federale tedesca, nel Bundesarchiv di Coblenza; di tali documenti l’Istituto nazionale per la Storia del movimento di liberazione ha potuto acquisire per il proprio archivio la copia microfilmata. Sia pure nella loro frammentarietà questi documenti recano un indubbio contributo alla acquisizione di un’idea più 1 Cfr. E. COLLOTTI, L ’Amministrazione tedesca dell’Italia occupata 1943-1945, Mi- lano, 1963. 3 Cfr. Dati sulle forZe di polizia fasciste e tedesche nell’Italia settentrionale nel- l’aprile 1945 (a cura di E. Collotti), ne « Il Movimento di liberazione in Italia », aprile-giugno 1963, n. 71, pp. 51-72.

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DOCUMENTI SULL’ATTIVITÀ’ DEL SICHERHEITSDIENST NELL’ITALIA OCCUPATA

i. - La ricostruzione dell’apparato di polizia che si accompagnò alle forze tedesche in Italia dopo l’8 settembre 1943 è tra gli aspetti ancora meno esplorati nel campo delle ricerche sulla storia dell’occupazione tedesca. Nel corso delle prime ricerche da noi compiute per la ricostruzione della struttura delle forze d’occupazione, ricerche che hanno consentito di trac- dare le linee fondamentali dell’Amministrazione militare tedesca e dei compiti ad essa specificamente attribuiti ’ , ben pochi elementi abbiamo potuto raccogliere per quanto riguarda più particolarmente le forze di polizia. Un primo dato, parziale e lacunoso ma comunque tutt’altro che privo di interesse in quanto fornisce l’elenco dei quadri dirigenti delle diverse specialità della polizia tedesca nell’Italia settentrionale alla vigilia della capitolazione, è emerso da un documento già pubblicato su questa rivista 1 2 3.

La difficoltà di reperire negli stessi archivi il materiale relativo all’at- tività della polizia tedesca deriva in primo luogo dal fatto che i relativi carteggi hanno seguito con ogni verosimiglianza un iter diverso da quello dei carteggi militari, nei quali è stato rinvenuto il materiale dell’Ammi­nistrazione militare, la quale dipendendo gerarchicamente dal vertice del- l’organizzazione militare ad esso doveva fare capo nella sua corrispon­denza, nella richiesta e nell’interpretazione delle istruzioni e infine nella sua attività diretta a fornire relazioni e dati sulla situazione dell’Italia occupata. Le forze di polizia, viceversa, facevano capo direttamente al Reichsfiihrer delle SS Himmler, per cui i relativi carteggi andranno ri­composti sulla base degli archivi dell’ufficio di Himmler, nella misura in cui essi sono sopravissuti alla sconfitta del Terzo Reich e alla conseguente dispersione tra le potenze occupanti o alla pura e semplice distruzione.

Per il momento, la continuazione delle nostre ricerche ci ha consen­tito di venire a conoscenza di un numero limitato di documenti relativi al Servizio di sicurezza in Italia negli anni 1943-1944, che si trovano custoditi presso gli archivi federali della Repubblica federale tedesca, nel Bundesarchiv di Coblenza; di tali documenti l’Istituto nazionale per la Storia del movimento di liberazione ha potuto acquisire per il proprio archivio la copia microfilmata. Sia pure nella loro frammentarietà questi documenti recano un indubbio contributo alla acquisizione di un’idea più

1 Cfr. E . COLLOTTI, L ’Amministrazione tedesca dell’ Italia occupata 1943-1945, Mi­lano, 1963.

3 Cfr. Dati sulle forZe di polizia fasciste e tedesche nell’Italia settentrionale nel­l’aprile 1945 (a cura di E . Collotti), ne « Il Movimento di liberazione in Italia », aprile-giugno 1963, n. 7 1, pp. 51-72.

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concreta del tipo di struttura che caratterizzò la polizia di sicurezza in Italia e delle funzioni specifiche che essa era chiamata a svolgere.

2. - E’ opportuno ricordare anzitutto che nell’ordinamento delle forze della polizia nazista, la polizia e il servizio di sicurezza (Sicherheitspolizei und Sicherheitsdienst) rappresentavano una soltanto delle specialità nelle quali si articolava la polizia. La polizia di sicurezza era stata costituita in seguito all’accentramento delle forze statali di polizia e delle SS (emana- zione queste ultime di partito) nelle mani di Heinrich Himmler, il 17 giu­gno 1936. La polizia di sicurezza era risultata dalla fusione tra la vecchia polizia criminale e la polizia segreta di stato (Gestapo); la polizia di sicu­rezza era posta agli ordini di uno dei più stretti collaboratori di Himmler, R. Heydrich, il quale era contemporaneamente capo del Servizio di sicu­rezza, ossia del servizio di informazione e spionaggio delle SS. Il 27 set­tembre 1939, a un mese quindi dall’inizio della guerra, fu operata anche la fusione organica e definitiva (e non più soltanto l’unione personale sotto Heydrich) tra la polizia di sicurezza e il Sicherheitsdienst. Il risultato di questa unione fu la creazione dell’Ufficio' centrale per la sicurezza del Reich (Reichssicherheitshauptamt, RSHA), con la quale si realizzava la fusione completa tra polizia di stato ed elementi delle SS, ossia di prove­nienza di partito1. Capo del RSHA rimase Reinhard Heydrich sino al giu­gno del 1942, epoca della sua uccisione, in seguito alla quale gli successe Ernst Kaltenbrunner 3.

Ripetendo anche in Italia, del resto analogamente a quanto accadeva negli altri territori occupati dalla Wehrmdcht, la gerarchia delle forze di polizia esistente nel Reich, la polizia di sicurezza e il Servizio di sicurezza erano sottoposti al pari delle altre specialità della polizia al capo supremo delle SS e della polizia SS - Obergruppenfùhrer e generale delle Waffen - SS Karl Wolff; comandante della polizia e del servizio di sicurezza era il generale delle SS e della polizia Wilhelm Harster, dipendente quindi dal generale Wolff. I documenti sinora rinvenuti non consentono una rico­struzione definitiva nè esauriente dei quadri e degli organismi dirigenti della polizia e del servizio di sicurezza. Sappiamo che i loro effettivi erano numericamente limitati : i dati da noi già in precedenza pubblicati(cfr. nota 2) danno una cifra di poco superiore al migliaio di unità; anche tenendo presente che essi si riferiscono all’ultimissima fase dell’occupa­zione dell’Italia settentrionale (quindi in pratica soltanto al territorio al nord della linea gotica) e che essi non comprendono le forze di stanza nella zona d’operazione Litorale adriatieo (mentre comprendono viceversa quelle della zona delle Prealpi), questi dati si devono ritenere comunque sufficientemente indicativi dell’entità delle forze delle quali disponevano i tedeschi in Italia per questo settore della polizia. Forze quindi limitate, commisurate alla natura ed ai compiti specifici della polizia e del servizio di sicurezza e al tipo di personale, di fedeltà a tutta prova, che essi ri­

3 Per la ricostruzione di queste vicende interne dell’apparato della polizia nazista segnaliamo tra l ’altro le seguenti pubblicazioni: G . Reitlinger, The SS, A libi of a Nation 1922-1945, London, 1956; E . Czauksh aw , Gestapoinstrument of T y ­ranny, London, 1956; F. ZiPFEL, Gestapo und Sicherheitsdienst, Berlin-Grunewald, i960; J. Delarue, Storia della Gestapo, Milano, 1964 (tr. it.).

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chiedevano. Non va dimenticato tra l’altro che per il servizio di delazioni la polizia tedesca si valeva largamente, e per ragioni anche troppo ovvie per doverle sottolineare, di agenti italiani, così come al personale della polizia della RSI essa fece ricorso ogni qualvolta fossero richieste operazioni esecutive di una certa entità. I documenti n. 3 e 7 segnalati nell’appen- dice IV danno anche un’idea del tipo di collaborazione che prestavano gli agenti italiani.

3. - Occorre vedere inoltre quali attribuzioni spettavano in generale alla polizia e al servizio di sicurezza nel quadro del RSHA. In linea di massima essi avevano il compito di procedere sia alla ricerca e alla repres­sione nei confronti dei nemici del Reich (compito più specifico della Ge­stapo e del Servizio di sicurezza) sia alla repressione di crimini non ne­cessariamente politici (cosiddetta polizia criminale).

Dal primo dei due documenti dei quali riproduciamo il testo integrale (appendice I), emanato dal gen. Harster in data 27 novembre 1943, relativo ai compiti e alle competenze della polizia criminale tedesca in Italia, è facile concludere che la polizia criminale tedesca si riservava la più ampia misura di iniziativa e di controllo anche nei confronti della polizia italiana. Questa non era considerata nulla più che un potenziale strumento al servizio dei fini tedeschi; d’altronde ogni limitazione di competenza finiva per diventare fluida e praticamente superflua dal momento che era ufficialmente procla­mato quale unico principio destinato a guidare l’azione della polizia cri­minale il criterio di adottare « tutte quelle misure che siano utili alla vittoria e agli interessi tedeschi ». Data l’estensione e l’ambizione dell’o­biettivo, la funzione degli organi amministrativi, giudiziari e di polizia ita­liani diventava puramente subalterna e strumentale; d’altronde sull’ap­poggio di questi organismi contavano, e non potevano non contare, gli uffici tedeschi proprio perchè non erano in grado — e per l’esiguità del tempo a disposizione e per la limitata entità delle loro forze — di sosti­tuirsi integralmente all’apparato di governo e amministrativo italiano. An­che questo documento rappresenta perciò, semmai ve ne fosse bisogno, un’ulteriore riprova del carattere puramente apparente della sovranità della Repubblica sociale italiana. E’ interessante rilevare a questo proposito che la polizia tedesca si riservava la facoltà di intervenire in qualsiasi momento indiscriminatamente contro cittadini italiani e tedeschi; ancora, mentre non esisteva una facoltà esclusiva delle autorità di polizia italiane di interve­nire nei confronti dei cittadini italiani, esisteva la facoltà esclusiva della polizia tedesca di indagare su reati commessi da cittadini tedeschi o da elementi appartenenti al gruppo etnico tedesco (cosiddetti Volksdeutsche), con una chiara sottrazione di costoro alla sovranità italiana. Nel riferimento ai Volksdeutsche è da ravvisare fra l’altro un ulteriore elemento nel quadro delle misure miranti all’esclusione della sovranità italiana dall’Alto Adige. In generale, quindi, ci troviamo anche qui di fronte ad una semplice esten­sione all’Italia dell’apparato della polizia tedesca, con la tendenza ad assor­bire integralmente le funzioni e i compiti della stessa polizia italiana.

4. - Non è privo di interesse sottolineare che, sulla base degli ele­menti di cui siamo per ora a conoscenza, si deve ritenere che anche dal

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punto di vista della loro organizzazione interna la polizia e il servizio di sicurezza riproducessero in Italia, in linea di massima, l'articolazione dei settori di lavoro esistente presso la centrale berlinese del RSHA. Questa si suddivideva nei seguenti uffici :

I - Ufficio personale;II - Organizzazione, amministrazione, diritto;III - Territori vitali tedeschi (SD interno, ossia servizio informazioni

interno);IV - Ricerca e repressione di nemici (Gestapo o polizia propria-

mente politica);V - Repressione criminale (polizia criminale);VI - SD esterno (Servizio informazioni all’estero);VII - Ricerche ideologiche.Anche in Italia si constata la ripetizione di questa struttura: nei do­

cumenti da noi consultati si rintracciano almeno sei di questi dipartimenti — solo del VII non abbiamo trovato traccia — la cui intestazione o le cui attribuzioni coincidono (e per le sezioni III, IV e V in maniera espli­cita) con le rispettive sezioni del RSHA. L ’Ufficio IV del RSHA si occu­pava tra l’altro, come è noto, dell’attuazione della « soluzione finale » della questione ebraica, per cui c’è motivo di supporre che anche in Italia esso avesse le medesime attribuzioni; da un documento del ministero degli esteri del Reich risulta che fu proprio un alto ufficiale dello SD in Italia,10 SS-Sturmbannfiihrer Bosshammer a suggerire il trasferimento nei terri­tori dell’Europa orientale occupata (leggi Auschwitz) degli ebrei italiani raccolti nei campi di concentramento in Italia. Il ministero degli esteri del Reich considerò politicamente e tatticamente inopportuna e prematura la proposta, almeno fin quando gli organi italiani non avessero completato11 rastrellamento degli ebrei fi Ma neppure sulla procedura precisa attra­verso la quale avvenne la deportazione degli ebrei dall’Italia possediamo ancora uno studio dettagliato ed esauriente che ci fornisca la verifica degli organi tedeschi specificamente preposti alla « soluzione finale » in Italia.

5. - Un quesito si pone ovviamente — e lo pone in particolare il documento in data 19 giugno1 1944 relativo alle « sanzioni », ossia alle rappresaglie da adottare nei confronti della popolazione civile (appen­dice II) — a proposito della competenza per la lotta antipartigiana. Quale organismo era preposto alla repressione antipartigiana? Già sappiamo, an­che per l’esplicita testimonianza del feldmaresciallo Kesselring, che sino al maggio del 1944 la lotta antipartigiana era stata diretta dal comando su­premo delle SS; lo sviluppo delle forze e della lotta antipartigiana a un livello operativo tatticamente paragonabile a quello della normale guerra guerreggiata indusse Kesselring a chiedere l’unificazione delle operazioni 4

4 Doc. dello Auswârbiges Amt del 14 die. 1943 concernente la « cattura degli ebrei italiani in Italia », riprodotto nel volume Judenverfolgung in Italien, den italienisch beset&en Gebieten und in Nordafrika, Dokumentensammlung vorgelegt von der United Restitution Organization in Frankfurt a. M ., 1962, p. 204.

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militari contro tutte le forze nemiche, unità partigiane comprese. La ri- chiesta di Kesselring incontrò resistenze da parte del Comando supremo delle S S 5, tuttavia l’appoggio del Comando supremo della Wehrmacht valse a far realizzare l’accentramento della lotta antipartigiana in Italia nelle mani del comandante supremo del settore sud-ovest, ossia di Kesselring stesso, al quale fu per questo rispetto subordinato anche il capo supremo delle SS e della polizia in Italia generale Wolff 6. Ciò significa che le forze di polizia continuavano a cooperare alla lotta antipartigiana ma nel qua­dro delle direttive del supremo comandante militare. In quest’armbito al Sicherheitsdienst spettava soprattutto il compito di ricognizione e di av­vistamento nei confronti delle formazioni partigiane e di elementi isolati del movimento clandestino, nonché l’infiltrazione tra le file del movi­mento clandestino mediante agenti e delatori.

Il documento- del 6 giugno 1944, estremamente significativo dello spi­rito e dei metodi di repressione delle autorità tedesche, miranti a costrin­gere la popolazione civile italiana a un pronunciamento esplicito e tassa­tivo pro o contro le forze occupanti per poter trarre giustificazione per la spietata repressione, contiene — si potrebbe dire — la codificazione di una -prassi che la popolazione italiana aveva esperimentato sin dall’inizio dell’occupazione, anche indipendentemente da ogni suo esplicito pronun­ciamento.

6. - Importante sarebbe ancora poter arrivare alla individuazione delle personalità dirigenti della -polizia di sicurezza tedesca in Italia : si tratte­rebbe di accertare chi erano e con quali precedenti di carriera erano arri­vati in Italia. Allo stato attuale una ricerca del genere è appena agli inizi. Ma in via di principio non è difficile credere all’attendibilità della testi­monianza dell’ex diplomatico nella RSI Moellhausen, il quale definisce

5 Cfr. A lbert K esselring , Soldat bis letzten Tag, Bonn, 1953, p. 329 ed anche E. COLLOTTI, L ’Amministrazione tedesca dell’ Italia occupata, cit., pp. 92-93. Sui contrasti con le SS per -la direzione della lotta antipartigiana Kesselring informò ai primi d-i aprile del 1944 il generale -plenipotenziario in Italia Toussaint: in un appunto a lui destinato il feldmaresciallo scriveva tra l’altro: « Come mi è stato riferito il 4 aprile personalmente dal Ca-po supremo delle SS e della polizia in Italia, SS-Obergruppenfùhrer e generale delle WafEen-SS WolfE, il Reichsfiihrer delle SS muove obiezioni contro questa disposizione (di accentrare nelle mani del­l’esercito il comando della lotta antipartigiana, NdR.). Egli ritiene che la repres­sione degli scioperi e delle bande sia il compito principale della polizia e dello SD e la considera come terreno di sua esclusiva riserva, al quale non può rinun­ciare ». Kesselring aggiungeva tuttavia di non essere in grado di modificare il proprio atteggiamento e concludeva: « Sostengo il punto di vista che in un teatro di guerra esposto come l’ Italia e in cui la lotta contro le bande è legata nel modo più stretto alla direzione della guerra, si debba rendere responsabile un solo co­mando per tutti i settori della vicenda bellica. Questo può essere soltanto il Co­mando supremo sudovest, al quale rimarrà o dovrebbe essere subordinato ai fini della lotta contro le bande il Capo supremo delle SS e della polizia in Italia. Ciò è tanto più necessario in quanto, almeno attualmente, la lotta contro le bande deve essere condotta prevalentemente dall’esercito ». Abschrift von Fernschreiben für K .T .B . (Bev. Gen. N r. 2090/44 g. Kdos 4.4.44, microfilm in Archivio IML).

6 A. K esselring , op. cit., pp. 329-330.

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la polizia segreta « costituita dagli uomini arcifedeli, pronti a tutti i sacri' fici per il Führer e per il trionfo dell'ideologia nazionalsocialista » 7. Ana­logamente non può meravigliare che si ripetessero anche in Italia i con­flitti di competenza e le interferenze tra gli organi di polizia e dello SD e la Wehrmacht, intorno ai quali possediamo ad esempio la testimonianza del generale Von Senger und Etterlin, per quanto concerne il settore di comando a lui sottoposto 8.

Riassumendo comunque i più diversi elementi dei quali disponiamo è possibile tracciare questo sommario quadro del vertice dirigente della polizia e del Servizio di sicurezza limitatamente all'Italia settentrionale, prendendo in considerazione sia i capi dei dipartimenti centrali sia i diri­genti dei comandi locali9 :

Comandante della polizia di sicurezza e dello SD SS-Gruppenführer e tenente generale di polizia Wilhelm Harster

Ufficiale di collegamento con la polizia italiana SS-Obersturmbann- führer Herbert Kappler

Capo del Dipartimento I —

Capo del Dipartimento II —Capo del Dipartimento III SS-Obersturmbannführer Sandberger 10

successivamente SS-Sturmbannführer Winkler

Capo del Dipartimento IV

Capo del Dipartimento V Capo del Dipartimento VI

SS-Sturmbannführer SchifferKranebitter 11

SS-Obersturmbannführer Gasser SS-Sturmbannführer Hügel

Capo del gruppo Italia nordoccidentale (sede Milano, per Liguria, Lom­bardia, Piemonte) SS-Standartenführer Walther Rauff 12

7 E . F . Moellhausen, La carta perdente, Roma, 1948, p. 172.8 F . von Senger U nd Etterlin, Krieg in Europa, Kòln, i960, pp. 367-368.9 Elenco composto sulla base dei documenti cit. alla nota 2 e dei nomi e delle indi­

cazioni ricorrenti nei documenti del Bundesarchiv.10 Si tratta con tutta probabilità dello stesso Martin Sandberger, che giunse in Italia

dopo aver partecipato ad azioni nel quadro della « soluzione finale » in Estonia; condannato a morte nell’aprile del 1948, nel gennaio del 1951 fu graziato e con­dannato all’ergastolo: ofr. G . Reitlinger, Die Endlosung. Hitlers Versuch der Ausrottung der Juden Europas 1939-1945, Berlin, 1961, p. 5go. Su di lui si v . ancheil profilo medico che ne traccia François Bayle, Psychologie et éthique du National- Socialisme, Paris, 1953, pp. 115 -119 .

11 Fritz Kranebitter, morto in Austria nel 1958, cfr. iReinhard H en kys, Die natio- nalsozialistischen Gewaltverbrechen, Stuttgart-Berlin, 1964, pp. 250.

12 In precedenza W . Rauff aveva servito nell’ambito del RSH A nell’Europa orien­tale; in Polonia era stato tra i principali responsabili delle cosiddette camere a gas mobili (camion a gas) impiegate nei primi tempi della « soluzione finale » : cfr. R. H en kys, op. cit., p. 88. Alla fine della guerra riuscì a sottrarsi alle ricerche della giustizia; arrestato nel Cile nel dicembre 1962 su richiesta della magistratura della

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Comando Genova Venezia Padova Parma Bolzano Trieste

Roma (fino al giugno 1944)

Firenze (fino al giugno 1944)

SS-Obersturmbannfiihrer Engel SS-Sturmbannfiihrer Bach SS-Sturmbannfiihrer Bosshammer 13 SS'Sturmbannfiihrer Hase SS'Sturmabannfiihrer Thyrolf (o Thyrolff) SS'Brigadefiihrer e maggior generale di

polizia Giinther 14

Herbert Kappler

Alberti15.

7. - Il comandante in capo della Sicherheitspolizei e del Sicherheitsdienst generale Wilhelm Harster era giunto in Italia proveniente dall’Olanda, dove aveva svolto le medesime funzioni di comandante della polizia di sicurezza, rendendosi corresponsabile della deportazione degli ebrei olan­desi 16. Per questa ragione nel giugno del 1947 fu condannato a l’Aia a 12 anni di carcere. Liberato nel 1953, tre anni dopo l’Harster fu assunto nel servizio superiore deH’amministrazione degli interni della Baviera in qualità di consigliere governativo. Il caso ebbe pubblica notorietà soltanto nel 1963 in seguito all’incriminazione dell’ex collaboratore di Eichmann Erich Rajakovic, del quale lo Harster era stato superiore durante il sog­giorno in Olanda; in quest’occasione lo Harster fu messo in pensione d’autorità17. E’ stato nuovamente arrestato il 13 gennaio 1966 nel qua­dro della persecuzione dei crimini nazisti intrapresa dalla centrale giudi­ziaria di Ludwigsburg, con l’imputazione di correità nell’uccisione di 83.000 ebrei olandesi18. Non risulta che egli sia mai stato imputato per attività compiute in Italia.

Sull’attività in Italia del generale Harster, la cui sede era a Verona (Corso Vittorio Emanuele 11), oltre ai documenti che citiamo nel corso della presen­te nota e dell’appendice IV, possediamo una serie di testimonianze di vario interesse. In primo luogo le testimonianze di parte tedesca, in particolare

Repubblica federale tedesca, fu successivamente liberato avendo la magistratura cilena respinto la richiesta tedesca di estradizione, v . Süddeutsche Zeitung, 29 apri­le 1963, p. 4.

13 Cfr. nota 4.14 Si tratta probabilmente dello stesso Rolf Giinther cit. da G. Reitlinger, Die

Endlosung, cit., .p. 583 e passim, già vice di Eichmann e corresponsabile della « soluzione finale » in diversi paesi d ’Europa; secondo R. H en kys, op. cit., p. 255, il Giinther sarebbe morto.

15 Si v. l’elenco dei quadri dello SD a Firenze nel volume di C arlo Francovich, La Resistenza a Firenze, Firenze, 1961, p. 66, nota 1.

16 G. Reitlinger, Die Endlosung, cit., passim e W erner W armbrunn , The Dutch under German Occupation 1940-1945, Stanford, 1963, p. 41.

17 Cfr. Süddeutsche Zeitung del 18 aprile 1963, p. 1.18 Ivi, 14 gennaio 1966.

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quella del già citato Moellhausen e dell’ex interprete e agente di fiducia di Himmler Dollmann. Entrambe queste testimonianze tendono a porre lo Harster nella luce più sinistra, sottolineando lo stretto rapporto di colla­borazione esistente tra il generale e il maggiore Kappler, il responsabile materiale della strage delle Fosse Ardeatine. « Kappler — scrive il Moell- hausen — era il favorito di Harster » 19 20. E Dollmann cita Kappler e Rauff come i più stretti collaboratori di Harster : « Kappler e Rauff riferivano direttamente a Harster e direttamente ricevevano da lui istruzioni » 2D. Altri elementi nei quali insistono concordemente le due citate testimo­nianze sono la concorrenza e l’ostilità esistenti tra Harster e il suo diretto superiore generale Wolff21, nonché l’ostilità e la diffidenza di Harster nei confronti di Mussolini e dei membri del governo della RSI; Dollmann, la cui testimonianza va sempre accolta con notevoli riserve data la tendenza al racconto romanzato che la caratterizza, afferma addirittura che Harster dava ordini al ministro degli interni della RSI Buffarmi Guidi una o due volte al mese 22.

La testimonianza di Dollmann nei confronti di Harster è decisamente la più negativa: «...Harster impostò la sua attività in Italia sopra un principio magistrale : apparire il meno possibile, tenere in cambio le redini bene in mano al quartier generale dello SD a Verona, città non interes­sante e appartata, e lasciar fare a Kappler e a Rauff, cosa che fatalmente significava, soprattutto per il posto romano, logorarsi e compromettersi... la faccenda delle Fosse Ardeatine la sbrigò da Verona, con una tele­fonata...

Harster ottenne che tutte le responsabilità dello SD e della Gestapo in Italia ricadessero su Kappler, certo non innocente, mentre dei campi di concentramento di Fossoli e Bolzano e delle deportazioni punitive in Germania il responsabile principale era proprio lui, e fu lui ad autoriz­zare Kappler ad integrare con ebrei le liste degli ostaggi da sopprimere alle Fosse Ardeatine... » 23. Harster — continua Dollmann — « è pure ilresponsabile dell’attività svolta dai comandi SD e della Gestapo contro ipartigiani dietro il fronte da Parma a Brescia. L ’odio dell’Italia si è però rivolto contro i piccoli comandanti, non sempre criminali » 24.

Nella pubblicistica e nella memorialistica il nome di Harster ricorre generalmente a proposito di due episodi, che sono certamente i più cla­morosi nei quali egli fu coinvolto in Italia, ma solo in parte indicativi

19 E. F. M oellhausen, op. cit., p. 176.20 E. D ollmann, Roma nazista, Milano, 1951, p. 313 .21 E. F. M oellhausen, op. cit., p. 352; E. D ollmann, op. cit., pp. 405 sgg.22 E . F . Moellhausen, op. cit., p. 352; E. D ollmann, op. cit., pp. 319-320.23 Così E . D ollmann, op. cit., pp. 314-315. L ’ intervento dello Harster nella que­

stione delle Fosse Ardeatine nel senso indicato da Dollmann risultava già dalla testimonianza resa dallo stesso Kappler in occasione del processo celebrato contro di lui nel 1948 presso il Tribunale supremo militare: cfr. al riguardo nella sen­tenza del processo, pubblicata in appendice alla ristampa del volume di ATTILIO A scarelli, Le Fosse Ardeatine, Roma, Canesi, 1965, p. 177.

21 E. D ollmann, op. cit., p. 315 .

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dell’attività svolta dal capo dello SD. Alludiamo alle vicende della carce­razione di Galeazzo Ciano in attesa del processo di Verona e all’arresto di Ferruccio Parri, all’inizio di gennaio del 1945. A proposito della detenzione di Ciano a Verona, il Susmel afferma, sulla base della testimonianza diret­tamente raccolta dallo Harster, che questi avrebbe avocato a sè la sorve­glianza dell’ex ministro degli esteri per tenerlo nel più completo isola­mento e per consentire ad un agente della polizia segreta tedesca di entrare in possesso del noto Diario e di altri documenti in mano di Ciano. Su questo punto la narrazione del Susmel appare largamente attendibile, anche se lascia il sospetto che egli intenda accentuare l’interesse dei tede­schi alla condanna di Ciano per attenuare viceversa le responsabilità di Mussolini al riguardo25. Al Susmel lo Harster avrebbe narrato di avere interceduto presso i suoi superiori, Himmler e Kaltenbrunner, per la sal­vezza della vita di Ciano in cambio del famoso diario, che i due capi della polizia speravano di utilizzare ai danni di Ribbentrop. Lo Harster avrebbe elaborato anche un rocambolesco piano per favorire la fuga di Ciano26, progetto che sarebbe stato frustrato dall’intervento personale di Hitler contrario alla liberazione di Ciano, su istigazione pare di Goebbels e di Ribbentrop 27 *.

Ferruccio Parri fu arrestato la notte del 2 gennaio 1945 da agenti del Sicherheitsdienst. Sui particolari del suo arresto e della sua liberazione la fonte più esauriente è costituita dal materiale emerso in occasione del pro­cesso intentato dallo stesso Parri nel 1953 contro il neo-fascista « Meri­diano d’Italia » “ . Come è noto, Parri fu liberato l’8 marzo 1945 su ri­chiesta precisa di Wolff e contro l’avviso di Harster: l’episodio è dop­piamente significativo, perchè getta luce sulla diffidenza e sulla rivalità che esistevano fra i due comandanti più elevati delle forze di polizia in Italia, rilevate così in testimonianze (Dollmann) come in meno occasionali ricostruzioni (Lanfranchi); ma soprattutto perchè si inserisce nel contesto più generale dei tentativi intrapresi da una parte degli ambienti dirigenti tedeschi con la connivenza di Himmler per concludere la pace separata con gli occidentali sin dall’autunno del 1944, scontrandosi con l’ostilità dei più intransigenti sostenitori della guerra a oltranza. La pubblicistica e gli studi (principalmente Deakin) sull’ultima fase dell’occupazione tedesca in Italia e sulle tappe dei contatti per la capitolazione tendono ad indivi­duare il protagonista degli approcci per i negoziati di pace con gli alleati occidentali nel generale Wolff, mentre tra gli esponenti più intransigenti viene unanimemente indicato il generale Harster. Tuttavia questa sche­matizzazione non appare del tutto convincente principalmente se si con­sidera che in un primo momento ad aprire la via alle trattative in Svizzera era stato proprio lo Harster, con la mediazione di esponenti dell’ambiente

25 Cfr. D uilio Su s m e l , Vita sbagliata di Galeazzo Ciano, Milano, 1962, pp. 309 sgg.26 V . D . Su s m e l , op. cit., pp. 328 sgg.27 D. S u sm e l , op. cit., p. 333 e sulla sua scorta F. W. Deakin, T h e Brutal Friendship,

London, 1963, pp. 633 sgg.23 Si tratta del materiale e delle testimonianze raccolte nel volume di [Renato C arli

Ballola, 1953 Processo Parri, Milano, 1954.

Documenti sull’attività del Sicherheitsdienst nell’Italia occupata 47

industriale italiano, al punto che il Lanfranchi ha potuto concludere: « Il rifiuto inglese di iniziare le trattative proposte dal generale Harster pro lungo di sei mesi la guerra in Italia » 29.

L ’arresto di Parri aveva messo Wolff in condizione di poter offrire con la sua liberazione quella prova di buona volontà e di serietà dei suoi propositi che gli alleati gli richiedevano; per questo egli, pur diffidando di Harster, si decise a forzargli la mano e a sottrargli il prigioniero. Ma nes- suno tra coloro che hanno insistito sulle rivalità o sui presunti contrasti di orientamento tra Wolff e Harster si è domandato perchè mai que- st’ultimo che avviò i contatti con gli alleati nell’autunno del 1944 avrebbe dovuto osteggiare i tentativi ripresi da Wolff nell’inverno e nella prima­vera del 1945. Attribuire questa ostilità unicamente a rivalità personali ci pare piuttosto poco; forse Harster temeva che a Berlino scoprissero i maneggi di Wolff e non voleva essere coinvolto nei rischi che essi com­portavano? Probabilmente è inesatto affermare che mentre Wolff voleva i negoziati con gli alleati Harster li osteggiava, come se tra i due capi della polizia sussistessero divergenze fondamentali nell’interpretazione della situazione politica e militare. Appare piuttosto più probabile che Harster, atteso l’irrigidimento dell’intransigenza a Berlino, non fosse disposto ad assumersi iniziative isolate, suscettibili di esporlo all’accusa di tradimento. Le cautele di Wolff nei suoi confronti derivavano probabilmente dal fatto che si sapeva che Harster non voleva più correre rischi. Ma ci potrebbe essere anche un’altra spiegazione, e cioè il fatto che gli alleati dovevano avere promesso l’immunità a chi fosse in grado di presentare loro la capi­tolazione delle forze tedesche in Italia: ora, tra Wolff e Harster la persona più autorizzata in tal senso era certamente Wolff, il quale dopo il luglio del 1944 non era più soltanto il supremo capo della polizia ma anche il comandante militare territoriale delle forze della Wehrmacht in Italia.

8. - Come abbiamo visto, una rigorosa delimitazione delle compe­tenze della Sichersheitspolizei e dello SD è praticamente impossibile : attra­verso essi — e quindi in pratica attraverso la persona di Harster — pas­savano tutte le file della repressione del movimento antifascista, almeno nel momento iniziale della ricerca degli elementi illegali e della prima indagine istruttoria. Da essi dipendeva il controllo delle carceri; ad essi spet­tavano la ricerca e la deportazione degli ebrei; ma soprattutto, la pretesa di individuare ogni atto che potesse essere considerato o interpretato come gesto di ostilità nei confronti delle forze d’occupazione faceva sì che lo SD, e per esso il suo capo Harster, dovesse invadere di fatto ogni settore della vita italiana, dall’amministrazione alla vita ecclesiastica, dall’economia alla cultura. La partecipazione ad esempio del generale Harster a riunioni re­lative alla discussione dei problemi dei prezzi e dei salari, sia pure in rela­zione alle agitazioni operaie e agli scioperi, non si può spiegare se non si tiene conto del fatto che in definitiva tutto ciò che avesse una sia pur

29 Cfr. Ferruccio L anfranchi, La resa degli ottocentomila, Milano, 1948, pp. 44 sgg. e p. 64, su cui si basa largamente il racconto dei contatti per la capitolazione delle forze in Italia contenuto in F. W . D eakin, op. cit., in particolare alle pp. 764 sgg.

48 Enzo Callotti

minima attinenza con l’ordine pubblico (inteso naturalmente in funzione degli interessi tedeschi e dello sforzo bellico del Reich) finiva per interes- sare, in modo più o meno diretto, la polizia e il servizio di sicurezza30. La loro onnipresenza rispondeva del resto ad una caratteristica tipica della struttura dello Stato nazista, come Stato di polizia o delle SS, come è stato ripetutamente osservato.

Ed in effetti, che lo SD fosse la centrale informativa più completa della quale disponesse l’apparato tedesco in Italia risulta proprio da una delle prime tracce che possediamo circa l’attività svolta dalla Sicher- heitspolizei e dallo SD dopo l’8 settembre del 1943. Nei documenti del­l’Archivio di Coiblenza si trova al riguardo una disposizione in data 19 no­vembre 1943 dello SS-Obersturmbannfiihrer Sandberger, del III diparti­mento, con la quale si prescriveva lo schema che i diversi uffici del dipar­timento dovevano seguire nel redigere i loro rapporti informativi mensili31. Questo schema copriva praticamente tutti i campi interessanti la vita ita­liana e presupponeva pertanto la più capillare rete informativa e pene­trazione nei più diversi ambienti, come si può vedere dai titoli delle sin­gole sezioni nelle quali dovevano articolarsi i rapporti :

I. Stato d’animo e atteggiamento della popolazione (con parti­colare riferimento alla situazione generale, politica e militare, al go­verno della RSI e al PER, alla casa Savoia e al governo Badoglio, al Reich e al lavoro degli avversari);

II. Settori culturali (sotto questa rubrica si intendeva soprattutto la verifica dell’efficacia della propaganda tedesca e fascista da una parte e di quella avversaria dall’altra. In secondo luogo : la situazione nel settore scientifico — ivi compresa la situazione delle Università e del settore studentesco, l’orientamento del personale scientifico italiano nelle sue manifestazioni scritte e verbali — ; l’educazione — politica scolastica ed educazione professionale, educazione politica della gio­ventù — ; la cultura popolare e l’arte);

III. Problemi nazionali e razziali (Volkstum). (Situazione delle nazionalità e delle minoranze etniche in Italia, impiego della mano­dopera italiana, sanità pubblica, politica demografica);

IV. Stato e partito. In primo luogo organizzazione della giustizia italiana, con particolare riferimento ai seguenti punti :« I tribunali penali italiani e la loro attività.

1) Tribunali penali ordinari: Sono all’altezza dei loro compiti per quanto

30 Così ad esempio il gen. Harster figura tra i partecipanti ad una riunione svoltasi a Verona il 29 aprile 1944, con la partecipazione del generale plenipotenziario Toussaint, del capo deirAmministrazione militare Landfried e di altri grossi funzio­nari tedeschi, allo scopo di predisporre misure per assicurare «la pace del lavoro» dopo i grandi scioperi delle settimane precedenti. Cfr. il protocollo della riunione nel­l’Archivio dell’IML, microfilm; si tratta dello stesso documento da noi citato nel volume L ’Amministrazione militare, p. 152, nota 30.

31 Der Befehlshaber der Sicherheitspolizei und des SD in Italien, III A 1 - 401 - Dr. Sa/Sl. N r. 743 - Verona, 19 .11.19 4 3 , microfilm in Arch. IML.

Documenti sull’attività del Sicherheitsdienst nell’Italia occupata 49

riguarda la repressione dei reati in tempo di guerra quali mercato nero, macellazione clandestina, audizione di radio nemiche? (Addurre esempi);

2) Tribunali speciali italiani. Composizione personale e attività dei tribunali speciali. Sono all’altezza dei loro compiti riguardo alla repressione dei nemici dello Stato (traditori del fascismo)? (Addurre esempi);

3) Tribunali militari italiani. Composizione e attività. Sono all’altezza del loro compito di procedere alla punizione energica di disertori, sabotatori, dei collaboratori nella creazione di bande, di coloro che prestano aiuto a prigionieri di guerra evasi ecc.? ». Attività dei tribunali militari tede- schi, sviluppo della criminalità (« Aumento o diminuzione della crimina­lità dopo l ’8 - 9 - 43; rapporto con la formazione delle bande »). Posi­zione dei giudici e dei procuratori dello Stato italiani (tra cui : « Influenza della massoneria, partecipazione di ebrei e di meridionali »), di avvocati e notai (tra cui: « partecipazione di ebrei e meridionali al ceto av- vocatizio »);

4) Amministrazione. (Sua struttura, composizione dei ministeri e in parti­colare di quello degli interni, prefetture, comuni, enti territoriali — « in quale misura una autonomia amministrativa è ancora possibile e auspi­cabile in considerazione della guerra totale? »; posizione e composizione della burocrazia — comprese correnti politiche, corruzione, ecc.);

5) polizia italiana e norme di polizia;

6) partito fascista repubblicano (strutture, composizione, correnti, ecc.).

V. Vita economica (alimentazione: stato dei raccolti, mezzi di tra­sporto per gli approvvigionamenti, manodopera nell’agricoltura, con­tingentamenti ecc.; commercio, trasporti, artigianato, ecc.; finanze: circolazione monetaria, fuga di capitali, manifestazioni inflazionistiche, situazione bancaria e fiscale; industria ed energia, conversione della produzione di pace in produzione bellica, ecc.; lavoro e sistema di previdenza sociale: uffici del lavoro, condizioni di lavoro, questioni salariali, stato d’animo nelle fabbriche compresi scioperi, efficacia dei metodi di reclutamento per il Reich e per l’Organizzazione Todt).

9. - I risultati di questa intensa attività informativa programmata e svolta dallo SD sarebbero estremamente interessanti come fonti per la co­noscenza del modo in cui le forze tedesche d’occupazione consideravano la situazione italiana in tutti i suoi più diversi aspetti e al tempo stesso come verifica in certo senso autentica da parte tedesca dell’azione del movimento di Resistenza e delle iniziative promosse per la repressione del movimento antifascista e antitedesco. Dei rapporti preannunciati nel do­cumento dinanzi citato, nelle carte del Bundesarchiv di Coblenza ne ri­sulta conservato solamente uno, della serie Meldungen aus Italien, « No­tizie dall’Italia », datato da Verona il 23 agosto 1944 relativamente al periodo dall’ x al 15 agosto 1944. Del rapporto, che consta di 46 fogli dattiloscritti più il frontespizio e che ripete abbastanza fedelmente lo sche­ma prescritto, pubblichiamo in traduzione l’ultima parte, quella riassun­tiva relativa all’attività partigiana e alle contromisure tedesche (Appen­dice III).

Anche isolato, questo documento si presta ad alcune utili conside­razioni, tanto più se si tiene presente che esso riflette un momento estre­

5° Enzo Collotti

mamente critico per la condotta bellica tedesca: dopo l’attentato contro Hitler del 20 luglio 1944, che sottolineava la crisi di sfiducia subentrata anche nella Wehrmacht in seguito all’apertura del « secondo fronte », e nel pieno dello sviluppo dell’offensiva alleata anche sul fronte italiano,, tra la liberazione di Roma e quella di Firenze. In questa prospettiva, ri' sulta chiaramente anzitutto dal rapporto l’importanza che le forze di re- pressione tedesche attribuivano al movimento clandestino; in generale anzi da questo punto di vista esso costituisce una preziosa testimonianza deh l’efficienza del movimento clandestino e del grado di conoscenza che i tedeschi stessi avevano acquisito dell’organizzazione clandestina, nonché della consapevolezza che essi avevano dello stato d’animo della popola- zione italiana e dei diversi ambienti, compreso il clero. La polizia tedesca non solo arrivava a riconoscere l’ « eccellente direzione militare » delle ban­de partigiane, ma era ben conscia del fatto che intere zone del territorio occupato erano diventate aree proibite così per i tedeschi come per le autorità fasciste. La testimonianza tedesca è tanto più significativa in quanto non ammette soltanto l’instaurazione del controllo militare in vaste zone del Piemonte e della Liguria da parte delle bande partigiane ma riconosce che esse vi hanno instaurato il governo civile, attribuendo quindi alla loro occupazione una base di stabilità che il rapporto tedesco lungi dal contestare sembra quasi sottolineare. In questo senso il rapporto for­nisce una testimonianza concisa ma assai significativa sulle zone libere (si v. l’accenno al regolamento dei prezzi da parte delle amministrazioni parti- giane), forse in proposito una delle prime testimonianze che si conoscano da parte tedesca. Di fronte a questi riconoscimenti dell’efficienza del mo­vimento partigiano, tanto maggior significato acquista la constatazione dello sfasciamento delle forze repubblichine che affiora nel medesimo rap­porto. Con particolare evidenza risulta poi l’efficacia della propaganda clandestina e della stampa illegale, donde anche l’impegno che nella loro repressione posero gli organismi della sicurezza tedesca. Non ultimo ele­mento di interesse il rapporto' in questione presenta infine come versione autentica da parte della polizia tedesca di una serie di episodi precisi, ele­menti di una cronologia della lotta partigiana e della repressione, dei quali conosciamo oggi il significato che ad essi attribuirono i tedeschi : nel caso degli arresti riferiti nel rapporto non si può certo dire che i tedeschi non avessero colpito a colpo sicuro. Ed anche questo è un fatto che deve far riflettere sulle condizioni nelle quali dovette operare il movimento clan­destino, circondato da una larga solidarietà popolare ma anche da una estesa e capillare rete di spionaggio e di delatori.

io. - Abbiamo raccolto infine nell’appendice IV gli estremi dei più significativi tra i rimanenti documenti relativi all’attività del Servizio di sicurezza provenienti dall’Archivio di Coblenza, con una sommaria descri­zione del loro contenuto. Si tratta di testimonianze estremamente fram­mentarie dell’attività dello SD e tuttavia abbiamo ritenuto egualmente opportuno darne notizia in quanto consentono una parzialissima visione daH’interno del lavoro della polizia nazista e confermano circostanze (quali il rastrellamento delle carceri) o giudizi (si v. in particolare nel documento

Documenti sull’attività del Sicherheitsdienst nell’Italia occupata 51

di cui al n. 4 le previsioni sui risultati del servizio del lavoro in Italia) che integrano il quadro generale che già possediamo della condizione deh l’Italia sotto l’occupazione. Da ultimo non può sfuggire neppure dalle sommarie indicazioni di questi documenti come un posto di assoluta pre- minenza negli obiettivi delle autorità d’occupazione spettasse allo sfrutta- mento della manodopera e del potenziale industriale italiano nel quadro degli interessi bellici del Terzo Reich (cfr. n. 11 , 14 e 15). Evidente risulta tra l’altro, ancora una volta, la condizione assolutamente subalterna degli organi della RSI rispetto alle autorità tedesche, come è confermato dal documento di cui al n. 8.

E n zo C o l l o t t i.

EnZo Collotti52

I.

Der Hòchste SS- und Polizeifiihrer in Italien

B.d.S. Az.: B. Nr. V - 80/43 'Verona, den 27 .11.19 43 .

Verteiler 1 1 .

Betrifft : Aufgaben und Kompetenz der deutschen Kriminalpolizei in Italien.

Aufgabe und sachliche Kompetenz der deutschen Kriminalpolizei in dem von der deutschen Wehrmacht besetzten italienischen Raum wird ausschliesslich bestimmt von dem Grundsatze, dass auf Kriminalpolizei- lichen Gebiete alle jene Massnalmen zu treffen sind, die dem Siege und den deutschen Interessen dienen.

Dariiber hinaus wird die deutsche Kriminalpolizei in diesem Raume nicht tàtig, obgleich sie ihr besonderes Augenmerk auch auf alle ubrigen Vorkommnisse, die sich auf dem italienischen Sektor der Verbrechensbe- kampfung und Verbrechensverhiitung ereignen, zu richten hat, um im Bedarfsfalle beratend und lenkend auch hier einzugreifen.

Um die Tatigkeit der deutschen Kriminalpolizei und ihre Aufgaben nutzbringend und zweckmassig durchfiihren zu kònnen ist die Fiihlung- nahme der Dienststellen (Abt. V bei meiner Dienststelle und der mir nachgeordneten Dienststellen) mit den ihrer Tatigkeit und der deutschen Gerichtstatigkeit entsprechenden italienischen Dienststellen und Behorden erforderlich (Prafektur, Quastur, Procuratore di stato bei den Tribunal- gerichten, Commando Carabinieri u.s.f.) notwendig. Die Mitarbeit aller dieser Stellen ist sicherzustellen, die fachlichen Einrichtungen derselben und ihre Organisation muss unseren Ermittlungen und Nachforschungen nutzbar gemacht werden. Insbesondere muss erreicht werden, dass seitens der italienischen Dienststellen unsere Dienststellen iiber alle jene Vor­kommnisse u. Geschehnisse sofort unterrichtet werden, hinsichtlich welcher die deutsche Kriminalpolizei im Sinne dieser Richtlinien eine Kompetenz fiir sich beansprucht. Dariiber hinaus wird eine wenigstens wochentlich stattfindende Aussprache mit den Leitern der italienischen Kriminalpolizein und mit den italienischen Staatsanwalten notwendig sein, um ein richtiges Bild iiber den Stand der Kriminalitat und in diesem Austausch auch mòglicherweise iiber Zusammenhange besonders uns interessierender De- likte, Tatmotive oder neue Erscheinungsformen von Delikten u.dgl.m. zu erhalten.

Wo etwa in der Organisation der italienischen Kriminalpolizei Liicken und Mangel festgestellt werden, die eine zweckmassige Zusammenarbeit erschweren oder unmoglich machen, sind diese des Naheren zu ergriinden und an mich zu melden, damit ich in die Lage versetzt werde, bei der zentralen zustandigen Stelle deren Abstellung zu veranlassen.

Documenti sull’attività del Sicherheitsdienst nell’Italia occupata 53

Ich weise insbesondere daraufhin, dass die Kompetenz, welche die deutsche Kriminalpolizei im italienischen Raum fiir sich in Anspruch nimmt, dermalen italienischerseits nicht in Gesetzen oder Verordnungen verankert ist. Es bleibt dahingestellt, ob es jemals zu einer derartigen Verankerung kommen wird. Wenn wir aber den uns gestellten Aufgaben gerecht werden wollen, so bleibt kein andrer Weg off en, als uns und unsere beanspruchte Kompetenz geschickt und mit entsprechendem Fin- gerspitzengefiihl, somit auf kaltem Wege, in den italienischen Apparat einzubauen bezw. den italienischen Apparat auf diese Weise unseren Zwecken dienlich zu machen.

KompetenZ'Darstellung

Unbeschadet einer besonderen Regelung und Kompetenz der deutschen Kriminalpolizei in den Provinzen Bozen, Trient und Belluno, und unbe- schadet selbstverstandlich einer besonderen Gerichtshoheit, deren einzelne Tater unterliegen (Wehrmacht und Wehrmachtsgefolge, WaffemSS u.s.f.) stellt sich die sachliche Kompetenz der deutschen Kriminalpolizei etwa folgend dar:

I.

Ausschliessliche Bearbeitung und Ermittlungsdurchfiihrung bei kri- minellen und kriegswirtschaftlichen Delikten, welche von

a) Deutschen Reichsangehòrigenb) Deutschen Volkstumsangehòrigen

begangen wurden.

II.

JederZeitige Einschaltungsmóglichkeit und wenn es die Wichtigkeit der Sache erfordert, ausschliessliche Übernahme der Bearbeitung bei alien kriminellen Delikten, durch welche die Interessen

a) des Deutschen Reichesb) deutscher Behorden und deutscher Dienststellenc) der deutschen Wehrmacht und der dieser angeschlossenen

Verbanded) in ganz besonderen Fallen und nur wenn die Wichtigkeit der

Sache dies erforderlich erscheinen lasst, eines einzelnen deut- schen Reichsangehòrigen oder eines deutschen Volkstumsan' gehòrigen

geschadigt, beeintrachtigt oder in andrer Weise in einem Grade tangiert werden, dass die Einschaltung bezw. Übernahme der Ermittlungen gè- boten ist.

Mit Rücksicht auf die Gewahrleistung sicherer Transportwege und Transportmòglichkeiten, Verpflegungsmòglichkeiten u.s.w. der im Raume

54 EnZo Collotti

befìndlichen deutschen Truppen fallen hierunter, insbesondere auch beson- dere Vorkommnisse und Ereignisse im Gebiete der italienischén Staats- bahnen, Sabotagefâlle (welche gemeinsam mit Abt. IV und unter Leitung der Abt. IV zu behandeln sind), nennenswerte Diebstahje an Heeresgut, kriegswichtigen Rohstoffen oder Fertigwaren, kriegswirtschaftliche Ver' brechen von besonderen Umfange und eine Anzahl andrer Delikte deren besondere Verhaltnisse und deren Auswirkungen eine solche Kompetenz erforderlich erscheinen lassen.

Dabei ist es vollkommen gleichgiltig, ob der Tater etwa Deutscher, Italiener oder anderer Ausl'dnder ist.

I I I .

Nachrichtensammlung und Weiterleitung an mich, hinsichtlich aller Kapitalverbrechen, soweit diese als symptomatische Erscheinungen der gegenwartigen Verhaltnisse anzusehen sind z.B. Haufung von Branden, von Delikten gegen Leib und Reben, von Raubiiberfallen sei es aus politi- schen Motiven, sei es dass die Tater flüchtige Kriegsgefangene, Fahnen- fliichtige, entlassene oder entlaufene Haftlinge, arbeitsscheue Italiener oder Banden solcher u.s.w. sind. Dadurch bin ich in die Lage versetzt, die Steuerung der Verbrechensbekampfung einheitlich durchzuführen und vorbeugende Massnahmen zu treffen.

IV .

Aufbau und Ausbau der in diesem Raume mit Rücksicht auf die grosse Zahl der gefliichteten Kriegsgefangenen, politischen und kriminellen Verbrecher, Fahnenfliichtigen u.s.f. besonders notwendigen Kriegsfahndung und intensive Zusammenarbeit auf dem Gebiete des Fahndungswesens mit den italienischen Dienststellen, soweit sie hiefiir eingeschaltet werden konnen.

Da die verschiedenen Wehrmachtsdienststellen nach den bisherigen Erfahrungen sehr unheitliche Fahndungsmassnahmen bezw. Ausschreibun' gen vornehmen, beabsichtige ich, sobald mir hiefiir geeignete Krafte zur Verfiigung stehen, eigene Fahndungsmittel zu schaffen bezw. die Redaktion eines eigenen Fahndungsbuches, das auf Kriegsfahndung abgestellt sein wird, zu iibernehmen.

V .

Überwachung des italienischen Gefdngniswesens in sicherheitspoli- zeilicher Hinsicht (Vermeidung bezw. Massnahmen gegen Fluchtmo- glichkeiten, Verabredungsmoglichkeiten u.s.f.), Schaffung von Ausweich- moglichkeiten fiir den Fall, als die Verlegung von Haftlingen aus mil. Operationsgriinden oder aus anderen Griinden erforderlich sein solite. Hier interessiert insbesondere Fassungsraum, sichere Unterbringung, Verpflegs- moglichkeiten, sanitare Verhaltnisse u.s.w.. Einschlagige Meldungen bitte ich mir zuzuleiten.

Documenti sull’attività del Sicherheitsdienst nell’Italia occupata 55

Es ist meinerseits beabsichtigt, bei Verona ein Poi. Durchgdngslager zu errichten. Auch das Haftlingstransportwesen wird von meiner Abt. V federfiihrend bearbeitet werden.

vi.

Überwachung und Lenkung des Prostitutions* und Bordellwesens, soweit darin besondere Gefahren- bezw. Ansteckungsquellen fiir Deutsche zu erblicken sind.

V II .

Intensivierung der Zusammenarbeit zwischen italienischen Kriminal- polizei mit den Einrichtungen der internationalen Kriminalpolizei.

Beglaubigt: Der Befehlshaber der Sicherheits-[Firma illeggibile] polizei und des SDHauptscharfiihrer. in Italien.

geZ■ Dr. Harster SS-Brigadefiihrer und Generalmajor d. Poi.

II.

Der Befehlshaber der Sicherheitspolizei und des SD in Italien

- Leiter IV -Verona, den 19.6.44

Betrifft: Merkblatt fiir die Verhdngung von Siihnemassnahmen.

Ehfahrungsgemàss geht die italienische Bevolkerung zwar im allge- meinen nicht unmittelbar gegen die deutschen Truppen vor, jedoch leistet sie dem Gegner und insbesondere Banditen durch Hilfeleistung, z.B. Gè- wahrung von Unterkunft, Verpflegung, Wegweiser, Nachrichtenbringung usw. wertvolle Dienste.

Aus diesem kaum mehr passiv zu nennenden Verhalten muss die Bevolkerung herausgerissen und veranlasst werden, eine klare Stellung zu den deutschen Truppen einzunehmen. Der Grundsatz « Wer nicht fiir mich ist, der ist gegen mich » fìndet auch hier Anwendung und ist durch entsprechende Massnahmen dem nach aussen hin gleichgiiltigen, in Wirk- lichkeit aber gegnerisch eingestellten Teil der italienischen Bevolkerung vor Augen zu fiihren. Die zu treffenden Massnahmen miissen so wirken, dass die Bevolkerung von sich aus nur einen Wunsch hat, namlich die Beseitigung der Banditen. Andererseits muss vermieden werden, dass durch die deutschen Gegenmassnahmen die Bevolkerung in die Arme der Ban- diten getrieben wird und so die Macht der Banden vergrossert.

5 6 Enzo Collotti

D arauf abzielende M assnahmen haben zweierlei Zw eck :

1 . ) V orbeugung2. ) Siihne.

Diese Massnahmen kònnen von Fall zu Fall zur H erabm inderung der Bandengefahr und je nach Eage oder M entalitat der Bevolkerung verhangt werden. Bei der V erhangung derartiger Massnahmen ist die Steigerungs- m ôglichkeit zu berücksichtigen. Es kommen beispielsweise in frage:

a) Beschrankung der Freiziigigkeit, z.B. V orverlegung der Sperrstunde. W er sich nach der festgelegten Sperrstunde noch auf der Strasse befìndet, w ird als Bandit betrachtet und erschossen.

b) Schliessung samtlicher in einem Ort vorhandener Gaststatten.

c) Sperrung der A usgabe von Raucherkarten.d ) Sperrung der W einzuteilung.

e) Sperrung der A usgabe von Lebensm ittelm arken.

f) E inziehung samtlicher Rundfunkgerate.

g) E inziehung samtlicher Fahrrader.

h) Sperrung der Fernsprechanschliisse.t) Verantwortlichm achung der Bevolkerung einer Gem einde fiir die

Sicherung einer bestimmten Bahnstrecke.

k) Verantwortlichm achung der Bevolkerung fiir die Sicherung einer bestimmten Strecke der Fernmeldelinien.

l) Verantwortlichm achung der Bevolkerung fiir den Schütz be- stimmter Objekte.

Die Aufstellung ist nicht erschbpfend und stellt keine Abstufung nach der Schwere der zu verhangenden Massnahme dar. Es kònnen die eine oder andere, aber auch mehrere der vorstehenden M assnahmen gleich- zeitig verhangt werden.

U m ihnen eine entsprechende W irkung zu geben, miissen sie in geeigneter Form , w ie sie etw a bei sonstigen amtlichen Verlautbarungen iiblich ist, der Bevolkerung zur Kenntnis gebracht werden.

Bei vorkom m enden Sabotagefallen an Strecken und O bjekten, fiir deren Sicherung die Bevolkerung verantwortlich gemacht wurde, tritt als Siihnemassnahm e noch hinzu :

Festnahm e und Verschickung einer bestimmten Zahl mannlicherund weiblicher Arbeitskrafte zum Zwangsarbeitseinsatz im Reich.

Dariiberhinaus kònnen — nicht als Strafm assnahm e fiir einen vor- gekommenen Sabotage- oder Terrorakt — sondern als V orbeugung gesen zukiinftige gleichartige Straftaten Geiseln festgenom men werden. Die Geiseln biirgen mit ihrem Leben fiir die E inhaltung der der Bevolkerung auferlegten Verpflichtung zur Sicherung von Strecken und Objekten und sind zu erschiessen, wenn diese Verpflichtung nicht eingehalten wird.

Diese Massnahmen sind in entsprechend grosser A ufm achung durch Maueranschlàge, Flugzettel, Zeitungsverlautbarungen usw. zu veròffentlh

£ 6 1 e s aUE p o l i t i s c h e n K otiv en , s e i e s daE d ie T â te r f lü c h t ig e K r ie g sg e îo n g an e , F a h n en ilü c h tig e , a n tla s so n e oder e n t la u ie r e "H a it lin g e a rb e its sc h e u e I t a l i e n e r odor Banden so lc h e r u .s .w . s in d . Dadurch b m ich in d i t Lago v o r s c t z t , d ie S te u e ru r :.; der Ver- b rechcns bekanipiung e in h e i t l i e h durchzu ùLrcn und vorbeugonde Ma B-' haTiTocn ~za t r e t i e n .

TV.A uitau und Auatau d er in diesem Sauras K it Rück'sicht auf d ie

firoBe Zabi d e r g e i lù c h te t tn K riegogeran gchen , p o l i t i s c h e n und k r im in e lle n V e rtre ch er , Fah n en iluoh tigen u . s . i . b e so n d trs notv/ers= d iger. Kr ie g s ia h n d ung und in te n s iv e Zusommenarbeit aux dura G ebiete d es Pârûfidungswcsens a i t à en i t a l i t n i s c h o n D io n s t8 te lie n ,so w o it s i c h ie iu r e in g e s c h a ltc t wcrdtn konnen.

Da d ie versch ioden cn W eh rm ach tsd ien stste llon nach den b i s = b e rigen Eriahrungen seh r n n h e it lic h u Fahr.dungsjnaBnahmon besw. Aus= sch reibun gen vo n ah n en , b u a b s ic à t ig o ic h , sofcald rnir M o iu r ge e ign e te K r a f t s zu r Verfùgung stc-hen, e igone Fahnàungsm ittel zu s e h a ïie n bezw. d ie Redahtion einut- eig^nun Fahndungsbuehes, das au £ K riegsiahndung a b g e s t e l l t s e in v/ird , su überne'.men.

V.

Ubcrwachung dos i t a l ie n is c h e n G eiangnisw esens in s ic h e r - L e i t s p o l i s e i l i c h c r H in sich t ( Venueiduiîg YeW .* ¥àWaiiimen gegen F lu ch tin ag lich k e iten , V erabrodungsm oglichkeiten u . s . f . ) , S ch af= iung von A usw eichm oglichkeiten iv .r den F a l l , a l s d ie Vcrlegung von H a ftlin g c n aus rail .O perationsgrU nden oder au s anderen Gründen e r io r d e r l i c h s e in s o l i t o . F ie r i n t e r c s s i e r t in sb eso n d ere Fassungs= raura s ic h e re U ntorbringung, V e rp ile g sm o g lic h k e ite n , s a n i ta r e Ver= h a l t n i s s e u . s .w . . S in sc h lâ g ig e î.'eldungin b i t t e ich m ir z u z u le ite n .

Es i s t m e in e rso its b c a b s ^ c h t ig t , b o i Verona oin Fol.D ureh= gan g sl a g e r zu e r r iç h te n . Auch d as H a i t l i n g st ran sp ortw esen Wir’d ' von m einer A ot. V ied erfiih ren d b e a rB e ite tw e r ià e n .............

V I.

Übcrv/achung und Lenkung d e s P ro s t i t u t io n s - und BordelIw e= sen s , sow eit d a n ti besondere Ge- ahrerf-T>- zw. “ÂnsteckurigsqïïaTXen iü r" D eutsche zu e rb lic b e n s in d .

V II.

In te n s iv ic ru n g d er Zusammenarbei t sw ischen i t a l ie n is c h e n K r ir a in a lp o liz e i ta it den Bm ricTitungen d er in te rn a t io n a le n Krim i= n a lp o l i z c i .

B e g la u b i f t .

*' 4 *• C /^f-H auptscharxuhrer.

Der B e .e h lsh a b e r d er S ic h e rh e it s= p o l iz e i und des SD

in I t a l i e n .g e z .D r . H a r s t e r

^ B n g a d e iü l i r e r und G eneralm ajor d .P o l .

Ultima parte del documento riportato a lì ’ appendice / (pp. 54-55).

Der B e fe h lsh ab er d er S ic h e r h e i t s p o l iz e i V erona, den 1 9 .6 .4 4 . und des SD in I t a l i e n

- L e t t e r IV -

B e t r i f f t : M erk b latt fu r d ie Verhângung von Sühnemassnahmen.

E rfah ru n gsgem ass geh t d ie i t a l i e n i s c h e Bevòlkerung Z¥<ar im a llgem ein en n ic h t u n m itte lb ar gegen d ie deu isch en Truppen v o r , jedoch l e i s t e t s i e dem Gegner und in sbeso n d ere B anditen durch H i l f e le i s t u n g , z .B . Gev/ihrung von U n te rk u n ft, V erp fleg u n g , V.'egweiser, N achrich tenbringung us//» v /e rtv o lle D ien ste»

Aurs dieseu . kaam rnehr p a s s iv zu nennenden Y erh alten muss d ie . Bevòlkerung h e ra u a g e r is se n und v e r a n la s s t werden, e in e k la r e

Sfcellung zu don deutsohen Truppen emzunehinen. Der G rundsatz "Wer n ic h t fu r mich i s t , d e r i s t gegen m ich" f in d e t auch h ie r Anwendung und i s t durch entsprechende Massnahmon dem nach au ssen hin g le ie h g U lt ig e n , in b 'ir k l ic h k e it ab er g eg n er isc h e in g e s t e l l - ten T e ll d er i t a i ie n is c h e n B«-vblkex'ung vor Augen zu fu h ren .Die zu tre ffe n d e n Masanahmen mussen so v.’irk e n , d a ss d ie Bevòike- rung von s ic h aus mu- einen Wunsch h a t , nam lich d ie B e s e i t i -

der B an d iten . A n d e re r se it s muss verm ieaen w erden, d a ss durch d ie deutsohen Gegenmassnahmen d ie Bevòlkerung in d ie Arme der Bunditen g e tr ie b e n wird und so d ie Macht d e r Banden v e r g r o s s e r t ,D arauf ab z ie ie n d e Masanahmen haben z w e ie r le i Zweck;

1 . ) V orbeugtu ig2 . ) Suhne

M ese Massnahmeh ktìnnen von F a l l zu__Fall zy.r Uer&bminderunr der Bandengefahr und je nach I.age Oder !- :c n ta lita t d er Bevòlkerung verhhngt werden. B ei d e r Verhangung d e r a r t ig e r Massnahmen i s t d ie S te ig o ru n g sm b g lic h k e it au b e rU ck sich tig e n , E s kommen b e i- s p ie lsv /e ise in f r a g e .

a ) Beschrânkung der F r e iz i i g ig k e i t , z .B . V orverlegung der S p errstu n d e . Wer s ic h nach der f e s t g e le g te n Sp crrstu n d e rioch a u f d e r S t r a s s e b e f in d e t , wird a l s B an d it b e tra e h te t und u rsc h o sse n .

b) S c h lio ssu n g sb m tlic h e r in einein Ort vorhandener G a st- s t a t t e n .

c ) Sperrung der Ausgabe von B au ch erk arten .* d) Sperrung d er W exnzuteilung*

e ) Sperrung d er Ausgabe von Leben sm itte lm arken .f ) E m ziehu n g sa m tlic h e r E u ndfunkgerate.g ) E in aieh u n g sa m tlic h e r P a h rra d e r .h i Sperrung d er F e rn sp re c h a n sc h lu sse .l ) Verantwortlichm achurig d er B evòlkerung e in e r Gemeinde

f i ir d ie S ich eru n g e in e r bestim iaten B ah n streek e .k) Veruntw ortlichm aehung d er B evòlkerung fu r d ie S ich eru n g

e in e r bestim m ten S tre ck e d er F ern m eld e linie i4 . .i ) Verantw ortlichm aohung d er Bevòlkerung fi ir den Schütz

beatinanter O b je k te .Die A u fste llu n g i s t n ic h t ersch opfen d und s t e l l t keine A bstu- fung nach d er Schwere d er zu verhangenden Wassnahme d a r . E s kònnen d ie e in e oder an d ere , ab er auch mehrere der vorstehenden M ass- nahfaen g ie i c h z e i t i g verhangt werden,

Um ihnen e in e entsprech ende Wirkung su geben , miissen s ie in g e e ig n e te r Form, wie s i e etwa b e i so n st ig e n am tlich en Ver- lau tb aru n gen U blich i s t , d er Bevòlkerung zur K enntn is g eb rach t werden.

P r im a parte del docum ento riportato a l l 'append ice I I (pp. 55 - 56).

Documenti sull’attività del Stcherheitsdienst nell’Italia occupata 57

chen. — Es ist dabei zu betonen, dass aus Anlass eines bestimmten Falles zur Verhinderung eines gleichartigen Falles fiir die Zukunft diese oder jene Massnahme angeordnet wurde.

Es ist stets darauf zu achten, dass Sühnemassnahmen nicht verhangt werden, wenn die Tàter oder ihre Helfer bekannt sind oder wenn einwandfrei feststeht, dass Banden ohne jede Unterstiitzung der Bevol- kerung Sabotage' und Terrorakte ausgeiibt haben. Auch rein passives Verhalten der Bevolkerung, wie z.B. die Unterlassung der Anzeige iiber das Auftreten von Bandenangehòrigen kann schon als Unterstiitzung gewertet werden.

I.

Il capo supremo delle SS e della polizia in Italia

B.d.S. A z .: N r. V - 80/43

Verona, 27 novembre 1943.

Destinatario 1 1 .

Oggetto: Compiti e competente della polizia criminale tedesca in Italia.

I compiti e la competenza materiale della polizia criminale tedesca nel territorio italiano occupato dalla Wehrmacht tedesca vengono deter- minati unicamente dal principio che nel campo della polizia criminale deb­bano essere adottate tutte quelle misure che siano utili alla vittoria e agli interessi tedeschi.

Al di fuori di questa sfera la polizia criminale tedesca non opererà sebbene essa debba rivolgere particolare attenzione anche a tutti gli altri eventi occorrenti in Italia nella repressione e nella prevenzione dei crimini, onde poter intervenire in caso di necessità anche a questo proposito a titolo di consulenza e di orientamento.

Perchè la polizia criminale tedesca possa svolgere la sua attività ed i suoi compiti in modo proficuo e conveniente, è necessario che gli uffici (Dipartimento V presso il mio Ufficio e gli Uffici a me sottoposti) pren­dano contatto con gli Uffici e le autorità italiani che esercitano funzioni corrispondenti alla loro attività ed all’attività giudiziaria tedesca (Prefet­tura, Questura, Procuratore di Stato presso i Tribunali, Comando dei ca­rabinieri, ecc.). Bisogna assicurare la collaborazione di tutti questi uffici; bisogna utilizzare le loro attrezzature tecniche nonché la loro organizza­zione per i nostri accertamenti e le nostre indagini. Bisogna ottenere in

5 8 Enzo Collotti

particolare che gli uffici italiani informino immediatamente i nostri uffici di tutti quegli avvenimenti e casi rispetto ai quali la polizia criminale tedesca rivendica la propria competenza ai sensi di queste direttive. Sa- ranno inoltre necessari scambi di idee, con frequenza quanto meno setti- manale, con i dirigenti della polizia criminale italiana e con i procuratori di Stato italiani, onde avere un quadro esatto della situazione della cri­minalità e far possibilmente risultare — nel corso di questo scambio di opinioni — le circostanze di delitti per noi di particolare interesse, cause o nuove manifestazioni criminali, ecc.

Qualora nell'organizzazione della polizia criminale italiana si riscon­trassero lacune e carenze che ostacolino o impediscano una collaborazione proficua, bisogna approfondirne le ragioni e segnalarle a me, onde metter­mi in grado di promuoverne l’eliminazicne presso l’Ufficio centrale com­petente.

Sottolineo in particolare che la competenza che la polizia criminale tedesca rivendica per se nel territorio italiano, non è fissata per ora da parte italiana in alcuna legge o ordinanza. Resterà da vedere se mai si potrà arrivare a una siffatta regolamentazione. Ma se vorremo essere al­l’altezza dei compiti assegnatici, non rimarrà altra via che quella di inse­rirci e di inserire la competenza da noi rivendicata, con abilità e con tatto, per via diretta, nell’apparato italiano, ovvero di porre in tal modo l’ap­parato italiano al servizio dei nostri obiettivi.

Schema della competenza

Lasciando impregiudicata una particolare regolamentazione e compe­tenza della polizia criminale tedesca nelle province di Bolzano, Trento e Belluno e restando naturalmente impregiudicata una speciale giurisdizione per singole categorie di colpevoli (Wehrmacht e elementi al seguito della Wehrmacht, Waffen-SS, ecc.), in pratica la competenza della polizia cri­minale tedesca si configura all’incirca come segue :

I

Facoltà esclusiva di istruire e svolgere indagini nel caso di reati co­muni e contro l’economia di guerra commessi da

a) cittadini del Reich tedesco (Deutsche Reichsangehòrige)b) appartenenti al gruppo etnico tedesco (Deutsche Volkstumsangehó-

nge). Il

Il

Possibilità di intervenire in qualsiasi momento e, ove l’importanza del fatto lo richieda, facoltà esclusiva di assumersi le indagini, per tutti quei reati a seguito dei quali gli interessi

a) del Reich tedesco

Documenti sull'attività del Sicherhettsdtenst nell’Italia occupata 59

b) di autorità tedesche e di uffici tedeschic) della Wehrmacht tedesca e delle unità ad essa aggregated) in casi del tutto particolari e quando l’importanza della questione

lo richieda, di un cittadino del Reich tedesco o di un apparte- nente al gruppo etnico tedesco

siano danneggiati, pregiudicati o comunque lesi in misura tale da im­porre l’intervento, ovvero l’istruzione delle indagini.

Con riguardo alla garanzia di sicurezza delle vie e delle possibilità di trasporto, nonché della possibilità di approvvigionamento ecc. delle trup­pe tedesche di stanza nel territorio, ricadono in questa competenza anche episodi e fatti particolari nel settore delle ferrovie italiane dello Stato, atti di sabotaggio (che devono essere trattati in collaborazione e sotto la dire­zione del Dipartimento IV), furti di entità considerevole di beni dell’eser­cito, di materie prime o prodotti finiti d’importanza bellica, reati partico­larmente importanti nel campo della economia di guerra ed una serie di altri reati, le proporzioni e le ripercussioni dei quali facciano ritenere ne­cessaria tale competenza. In questi casi è totalmente indifferente che il col- pevole sia tedesco, italiano o di altra cittadinanza.

ni

Devono essere raccolte e inoltrate a me tutte le informazioni concer­nenti i reati capitali, nella misura in cui siano da considerarsi manifesta­zioni sintomatiche della situazione attuale, come ad esempio l’intensificarsi di incendi, di reati contro la persona, vita, di aggressioni a scopo di rapina sia per motivi politici sia che i colpevoli siano prigionieri di guerra evasi, disertori, detenuti dimessi o evasi, italiani renitenti al lavoro o bande composte da tali elementi, ecc. Sarò in tal modo in grado di impostare la direzione della repressione contro la delinquenza e di adottare misure pre­ventive su base unitaria.

IV

Organizzazione e potenziamento delle indagini relative a reati bellici, particolarmente necessari in questo settore dato l’elevato numero di pri­gionieri di guerra evasi, di delinquenti politici e civili, di disertori, ecc.); e intensa collaborazione con gli uffici italiani nel campo dell’accertamento dei reati bellici nella misura in cui possano essere impiegati allo scopo.

Dato che i diversi uffici della Wehrmacht, sulla scorta delle espe­rienze sinora compiute, promuovono misure d’accertamento dei reati ov­vero elaborano resoconti oltremodo discordanti, mi propongo, non appena avrò a disposizione forze adeguate, di organizzare nostri mezzi di inda­gine e di promuovere la redazione di un nostro specifico codice, destinato alle indagini relative a reati bellici.

6 o Enzo Collotti

V

Controllo del sistema carcerano italiano per quanto di competenza della polizia di sicurezza (prevenzione ovvero misure contro le possibilità di evasione, possibilità di accordi, ecc.); creazione di possibilità di ripiego nel caso che si rendesse necessario per motivi derivanti dalle operazioni militari o di altra natura il trasferimento di detenuti. A questo proposito interessano particolarmente luoghi di raccolta, ricoveri sicuri, possibilità di vettovagliamento, situazione sanitaria, ecc. Prego di trasmettermi le informazioni a ciò relative.

Dal canto mio ho l’intenzione di creare presso Verona un campo di transito della polizia. Anche il trasporto dei detenuti verrà diretto dal mio Dipartimento V.

vi

Controllo e direzione della prostituzione e delle case di tolleranza, nella misura in cui siano da vedervi fonti di pericolo e di contagio per i tedeschi.

V II

Intensificazione della collaborazione tra la polizia criminale italiana e gli apparati della polizia criminale internazionale.

Per autentica II comandante[Firma illeggibile! della polizia di sicurezza e del servizio di sicurezza

Hauptscharfiihrer delle SS in Italiaf.to dr. Harster

SS-Brigadefiihrer e maggior generale della polizia.

II.

Il comandante della polizia di sicurezza e del servizio di sicurezza in Italia

— dirigente IV —Verona, 1 9 . 6 . 1944.

Oggetto : Osservazioni per l’adozione di sanzioni.

L’esperienza insegna che in generale la popolazione italiana se non assume una posizione di aperta ostilità nei confronti delle truppe tede­sche, reca tuttavia preziosi servigi all’avversario e in particolare ai banditi

Documenti sull’attività del Sicherheitsdienst nell’Italia occupata 61

prestando loro aiuto, concedendo ad esempio ricovero, vitto, indicando strade, dando informazioni, ecc.

La popolazione dev’essere strappata a questo atteggiamento che non si può più definire passivo e deve essere indotta ad assumere una posizione chiara nei confronti delle truppe tedesche. Il principio « chi non è con me è contro di me » trova applicazione anche in questo caso e dev’essere portato a diretta conoscenza di quella parte della popolazione italiana che appare esteriormente indifferente ma che in realtà è di sentimenti ostili. Le misure da prendere devono avere un effetto tale che alla popolazione non resti che un solo desiderio, l’eliminazione dei banditi. D’altro canto bisogna evitare che le contromisure tedesche spingano la popolazione nelle braccia dei banditi, andando così ad ingrossare la forza delle bande.

Le misure dirette a questo obiettivo hanno un duplice scopo :

1) prevenzione;2) sanzione.

Queste misure possono essere comminate di volta in volta, allo scopo di diminuire il pericolo delle bande, e a seconda della situazione e della mentalità della popolazione. Nel comminare queste misure bisogna avere presente la possibilità di inasprirle. Sono da considerare ad esempio le seguenti misure :

a) limitazione della libertà di circolazione, ad esempio anticipazione del coprifuoco'. Chi si trovi ancora per strada dopo l’ora fissata per il coprifuoco viene considerato come bandito e fucilato;

b) chiusura di tutti gli esercizi pubblici esistenti in una località;c) blocco della distribuzione delle tessere per fumatori;d) blocco della distribuzione di vino;e) blocco della distribuzione di tessere annonarie;f) sequestro di tutti gli apparecchi radio;g) sequestro' di tutte le biciclette;h) blocco delle comunicazioni telefoniche;i) attribuzione alla popolazione di un comune della responsabilità

per la sicurezza di un determinato tratto ferroviario;k) attribuzione alla popolazione della responsabilità per la sicurezza

di un determinato tratto delle linee telegrafiche;l) attribuzione alla popolazione della responsabilità per la protezione

di determinati obiettivi.

L ’elencazione non è esauriente e non rappresenta una graduatoria a seconda della gravità delle misure da decretare. Delle misure sopraelencate potranno essere decretate Luna o l'altra o anche diverse contempora­neamente.

Allo scopo di dare loro conveniente efficacia, dovranno essere por­tate a conoscenza della popolazione in forma adeguata, come del resto è consuetudine per tutte le notificazioni ufficiali.

Ó2- E nZo Collotti

Qualora si verificassero atti di sabotaggio su linee e obiettivi, per la sicurezza dei quali è stata resa responsabile la popolazione, subentreranno le seguenti sanzioni:

Arresto e deportazione di un determinato numero di unità lavorativemaschili e femminili per il lavoro forzato nel Reich.Inoltre potranno essere presi ostaggi — non come misura punitiva

per il verificarsi di un sabotaggio o atto terroristico — ma come misura preventiva contro futuri consimili reati. Gli ostaggi garantiranno con la loro vita l’adempimento, da parte della popolazione, deH’obbligo di ga­rantire la sicurezza di linee e obiettivi, e dovranno essere fucilati qualora questo impegno non fosse mantenuto.

E’ necessario dare pubblicità a queste misure con grande evidenza, mediante manifesti murali, volantini, notificazioni sui giornali, ecc. E ’ necessario sottolineare che in occasione del verificarsi di un determinato episodio è stata disposta questa o quella misura, allo scopo di impedire per il futuro il ripetersi di un caso analogo.

Bisogna costantemente stare attenti a che non vengano decretate sanzioni quando i colpevoli o i loro complici siano noti o quando risulti senza possibilità di smentita che le bande hanno effettuato gli atti di sa­botaggio e terroristici senza alcun appoggio da parte della popolazione.

Anche un atteggiamento puramente passivo della popolazione, come ad esempio la mancata denuncia della comparsa di appartenenti alle bande, può essere considerata già come appoggio.

III.

Informazioni nel settore della polizia segreta di Stato (Gestapo) nel periodo dall’ i al 15 agosto 1944 (*)

Dirigente della sezione: SS-Sturmbannführer Dr. KranebitterReferente: SS-Untersturmfiihrer Didinger

1) Movimento di resistenza.

In seguito agli avvenimenti sui fronti di combattimento l’attività del movimento di resistenza si è ulteriormente accresciuta. I circoli della resi-

(*) Sesta e ultima sezione del rapporto Meldungen aus Italien vom 1 . August bis 15. August del Befehlshaber der Sicherheitspolizei und des SD in Italien, datato da Verona, il 23 agosto 1944. Il documento reca sul frontespizio « Geheim! » (se­greto) « Sofort vorlegen! » (presentare subito).

Documenti sull’attività del Sicherheitsdienst nell'Italia occupata 6 3

stenza, che sono quasi dappertutto sotto la chiara guida di elementi estre- misti di sinistra, credono ora che sia giunto il loro momento e tentano verso l’esterno di indurre con agitazione e minacce nonché con intensa propaganda orale e di volantini tutti gli strati della popolazione alla lotta contro il fascismo1 e contro i tedeschi. In parte non senza successo essi si rivolgono alle masse operaie del territorio industriale dell’Italia del nord, cercando di convincerle della situazione disperata del Reich e spronandole all’ultima decisiva resistenza.

E’ da notare a questo proposito un articolo emanante da circoli comu­nisti apparso in numerosi volantini, scritti propagandistici e nel giornale periodico « L ’Unità », intitolato « Ultimo appello al popolo prima della sconfitta definitiva della Germania e del governo fantoccio fascista » 1. Facendo riferimento agli eventi bellici si cerca di rendere evidente alle larghe masse che il popolo italiano deve ormai familiarizzarsi con l’idea comunista. La tesi della espropriazione di terre ad opera dei comunisti viene definita come tendenziosa travisazione nazi-fascista. Alla popola­zione viene assicurata completa libertà di religione e ogni osservazione in senso contrario della Germania viene definita manovra propagandistica. Si richiama continuamente agli occhi delle grandi masse la situazione bellica e si sottolinea che ora si è arrivati anche in Germania alla rivolta ed alla rivoluzione, poiché persino altissimi ufficiali e strati intellettuali si sarebbero accorti dell’imminente declino della Germania sotto la guida di Adolfo Hitler. Attualmente un’ondata propagandistica particolarmente in­tensa è rivolta contro le forze armate tedesche e fasciste repubblicane. In numerosi appelli si invitano i soldati a disertare e a passare alle bande, dato che continuare la lotta, come convincentemente dimostrato, sarebbe inutile.

In altri scritti provocatori si prende posizione circa i trasferimenti dell’industria degli armamenti. In essi si dice tra l’altro:

« Opponiamoci all’invio dei macchinari in Germania. I macchinari sono nostri, sono nostro patrimonio nazionale. Rifiutiamoci di smontarli, rendiamoli inservibili, portandone via le parti principali e in caso estremo distruggendoli. Protestiamo contro il nostro licenziamento, contro il no­stro invio in Germania. Scioperiamo, abbandoniamo' in massa il lavoro, uniamoci alle masse popolari e impediamo ogni invio in Germania e il trasferimento dei nostri posti di lavoro. Solo mediante manifestazioni po­polari di massa conseguiremo la vittoria contro la fame, la deportazione e il trasferimento dei nostri macchinari. Uniamoci ai gruppi di bande e realizziamo' così la rivolta armata popolare ».

1 Nonostante ogni ricerca non siamo riusciti a,d identificare il numero de L'U nità clandestina citato dal rapporto, nè un articolo il cui titolo si possa identificare con questo da noi ritradotto dal tedesco. Potrebbe darsi che quello segnalato non fosse un numero dell’edizione dell’Italia settentrionale del foglio clandestino comunista, ma un numero di edizione locale. Tuttavia non vi è dubbio che nella sostanza quanto riferito dal rapporto tedesco rispecchiava il tenore degli appelli della stampa comunista.

Enzo Collotti64

Nel corso della repressione contro i circoli di fabbricatori e diffusori di questi scritti provocatori è stato arrestato un certo numero di persone.

Lo AK Milano inoltre ha potuto scoprire una stamperia, nella quale erano stati fabbricati manifestini del genere.

Già da qualche tempo si sospettava che nella Repubblica di San Ma- rino si trovasse una centrale di fabbricazione di volantini comunisti. Lo A K Forlì, grazie all’attività del servizio di contro-spionaggio, è riuscito a penetrare tra le persone interessate ed a arrestare a San Marino, il io ago- sto 1944, quattro persone, tra le quali personalità influenti della Repub­blica di San Marino.

Mentre verso l ’esterno le misure del movimento di resistenza si esau­riscono soprattutto nell’attività propagandistica descritta, all’tntemo, come è possibile dedurre dall’osservazione dell’attività degli elementi nemici, si lavora al perfezionamento di un’organizzazione efficiente. Un’intensa attività di ricognizione ha confermato che si è giunti al punto di creare nelle città gruppi d’azione, che si chiamano pattuglie d’assalto, reparti d’assalto o anche gruppi per azioni punitive (GAP)2.

Queste organizzazioni di nuova istituzione si trovano chiaramente sotto guida comunista, ricevono le loro istruzioni dai Comitati di libera­zione e hanno il più stretto collegamento con i gruppi di bande. Il loro compito consiste in parte nell’attuare sin da adesso azioni di sabotaggio e terroristiche. D’altronde, parte di questi gruppi di nuova formazione hanno ancora il compito di tenersi pronti per potere al momento oppor­tuno far saltare importanti vie di rifornimento, attrezzature di trasporti ecc. e prendere altre misure che possano nuocere alle truppe tedesche in ritirata.

I gruppi per le azioni punitive (GAP), la cui attività consiste soprat­tutto nell’attuazione di attentati con esplosivo, nonché in colpi terrori­stici diretti particolarmente contro fascisti, nelle ultime settimane si sono fatti notare in special modo in .Lombardia. In base alle informazioni che possediamo, questi gruppi si diffondono sempre più ed hanno già costi­tuito loro cellule in numerose fabbriche.

Tra il 21 luglio ed il io agosto 1944 questi gruppi hanno effettuato a Milano e dintorni numerosi colpi e attentati terroristici. In seguito a ciò per rappresaglia, il io agosto 1944 sono stati pubblicamente fucilati in una piazza di Milano quindici detenuti in custodia della polizia di sicu­rezza. A titolo di intimidazione i loro corpi sono stati lasciati un giorno intero sulla piazza. Nel caso dei fucilati si tratta quasi unicamente di ter­roristi e componenti di bande comunisti. Mediante annunci sui giornali e manifesti è stato annunciato che in tutto dovevano essere fucilate ven­ticinque persone, tuttavia nel caso che non fossero stati commessi altri atti di sabotaggio la fucilazione delle altre dieci non avrebbe avuto luogo 3.

2 Così i tedeschi traducevano Je denominazioni dei GAP, « gruppi d’azione patriot­tica », e delle altre unità della lotta clandestina nelle città.

3 Le fucilazioni di Milano del io agosto del 1944 sono le fucilazioni di piazzale Lo­reto; il resoconto contenuto nel rapporto corrisponde nella sostanza al comunicato della polizia tedesca pubblicato nel Corriere della Sera dell’ 11 agosto 1944, p. 2.

Documenti sull’attività del Sicherheitsdienst nell’Italia occupata 6 5

L’attenzione della polizia di sicurezza, oltre che alla ricognizione ed alla repressione di questi gruppi d’azione, ha continuato ad essere diretta nei confronti dei circoli della resistenza, importanti esponenti dei quali hanno potuto essere scovati. Così lo AK Parma ha potuto infliggere un colpo decisivo al Partito d’Azione arrestando il dirigente della propaganda di questo partito per la regione dell’Emilia. L’arrestato era in possesso di numerosi scritti di propaganda, di elenchi di membri, di abbondante materiale di spionaggio di data recentissima nonché di dati sull’entità di gruppi di bande. L ’arresto ha provocato la più grande costernazione tra i membri del Partito d’Azione dell’Emilia, poiché l’incetta di questo ma­teriale ha paralizzato l’attività di questo partito. Ulteriori estesi arresti sono imminenti *.

Nella lotta contro il Partito liberale a Milano lo AK è riuscito ad eliminare un gruppo composto da ventitré persone, principalmente stu­denti. E ’ stato recuperato abbondante materiale politico e militare nonché un gran numero di timbri falsi, di carte d’identità in bianco ecc. Tra gli arrestati si trova un ex generale di brigata italiano nonché il dirigente della Segreteria politica del Partito liberale a Milano. Questi si trovava in co­stante contatto con capi di bande e con i dirigenti degli altri partiti poli­tici illegali. Il suo ufficio fungeva da punto di partenza per i corrieri dei diversi gruppi politici e militari4 5.

Lo AK Forlì è riuscito ad eliminare una cellula aziendale comunista composta da quattro persone.

In Liguria è stato accertato che il Partito comunista si occupa attual­mente di organizzare raccolte di fondi, particolarmente tra gli operai delle fabbriche. In seguito all’arresto di un autorevole dirigente del Partito comu­nista ad opera dello AK Genova è stato possibile mettere al sicuro bloc­chetti con sottoscrizioni per un ammontare di circa 200.000 lire. In seguito all’arresto di funzionari comunisti è stato possibile tra l’altro arrestare il segretario locale del Partito comunista italiano di Genova6.

4 L ’operazione del Comando di Parma cui si riferisce il rapporto concerne manife­stamente l ’arresto di un gruppo di esponenti della Resistenza emiliana, avvenuto all’inizio di agosto del 1944; la personalità del Partito d ’Azione arrestata era l’avv. Mario Jacchia, comandante militare del Nordemilia e non, come supposto dai tedeschi, dirigente della propaganda del PdA. Sull’episodio si v. le testimonianze di G iorgio A mendola nel volume La Resistenza in Lombardia, Milano, 1965, p. 237 e di Cesare Campioli, Cronache di lotta, Parma, 1965, pp. 138-141; lo Jacchia fu successivamente fucilato.

5 L ’episodio si riferisce certamente all’arresto avvenuto il 31 luglio 1944 dell’avv. Lu­ciano Elmo, primo segretario militare del partito liberale, su cui si v . la testi­monianza di V irginia M inoletti Quarello, Via privata Siracusa, Milano, 1946, pp. 122-139; il generale arrestato era il gen. Guglielmo Barbò, cfr. V . M inoletti Quarello, op. cit., p. 128. Responsabile politico del PLI era allora Giustino Arpe­sani, il quale invece era sfuggito all’arresto.

6 Non è stato possibile ricostruire a quali arresti si riferisca il rapporto, poiché non risulta che il segretario della federazione comunista (Ilio Bosi) fosse stato arre­stato; il colpo più grave inferto all’organizzazione comunista fu l’arresto del re­sponsabile militare Raffaele Pieragostini, che avvenne però nel dicembre del 1944. Probabilmente in seguito all’arresto di altri minori esponenti, i tedeschi ritenevano di aver messo le mani sulla Centrale dell’organizzazione comunista illegale.

6 6 Enzo Collotti

2) Attività delle bande.

L’attività delle bande si è mantenuta pressocchè immutata anche dm rante il periodo considerato dal presente rapporto.

La situazione delle bande nei singoli distretti viene valutata come segue :

Appennini.

Da numerose informazioni di agenti di fiducia risulta che la maggior parte dei gruppi di bande stabilitisi nella provincia di Modena intende passare in Toscana. Per attuare più facilmente questo piano, ai gruppi di bande sono stati già impartiti ordini di sciogliersi, di infiltrarsi verso sud in piccole unità di 5-10 uomini e di presentarsi agli anglo-americani.

Questo scioglimento di gruppi di bande si è fatto notare anche nei territori, sinora poco infestati dalle bande, della provincia di Bologna. In conformità alle istruzioni piccoli gruppi di questi reparti disciolti si sono trasferiti nelle zone di pianura della provincia dove compiono attuai' mente atti terroristici e sabotaggi. Inoltre continuano a molestare i con­tadini e li costringono, talvolta distruggendo le trebbiatrici, a sospendere il raccolto.

Impressionati dal continuo avvicinarsi del fronte, anche nel periodo considerato dal rapporto, altri numerosi appartenenti alla G.N.R. e ad altre unità fasciste abbandonano le città e si portano sulle montagne dai banditi. In generale questi passaggi al nemico sono da attribuirsi al fatto che la popolazione è convinta che nelle prossime settimane avrà luogo l’occupazione della pianura padana. Temendo di essere esposta a partico­lari misure di rappresaglia e punitive, la popolazione non vuole assoluta­mente passare per amica dei tedeschi o addirittura dei fascisti.

Dalla ricognizione effettuata intorno ai gruppi di bande di maggiore entità, come ad esempio la brigata « Stella rossa » e la brigata « Gari­baldi », risulta che queste si trovano tuttora in piena attività7.

Contro la brigata di bande Garibaldi è in corso attualmente, nel ter­ritorio di Montefiorino, provincia di Modena, una grande azione nel corso della quale sono stati uccisi sinora 300 banditi ed è stato catturato un considerevole quantitativo di armi di fanteria leggere e pesanti8.

Anche dalla provincia di Forlì viene denunciata la presenza di piccoli gruppi di bande di 3-5 uomini che svolgono atti terroristici e di sabotag­

7 Si tratta verosimilmente delle brigate « Stella Rossa » e 3Óa brigata Garibaldi della Divisione partigiana Bologna montagna « Lupo ».

8 Si allude evidentemente all’operazione intrapresa dalle forze tedesche per liquidare la zona libera di Montefiorino, che era stato occupato dalle forze partigiane il 18 giugno 1944 e che fu rioccupato dai tedeschi il 2 agosto 1944; si v. al riguardo i Contributi alla storia della Repubblica di Montefiorino, pubblicati nella « Rasse­gna annuale dell’ Istituto storico della Resistenza in Modena e provincia », n. 4, 1963, pp. 56 sgg. e in particolare l’art. di Renato G iorgi, alle pp. 57-63, che con­tiene dati sulle ripercussioni del rastrellamento tedesco abbastanza vicini alle cifre dei « banditi » uccisi forniti dal rapporto della Gestapo.

Documenti sull’attività del Sicherheitsdienst nell’Italia occupata 67

gio e vessano quei settori della popolazione che si conformano alle di­sposizioni delle autorità tedesche. Attualmente in questo' territorio non ha luogo una sistematica lotta contro le bande, per quanto potrebbe essere di facile attuazione data la presenza di consistenti forze militari. Nel frat­tempo sono state diramate all’uopo adeguate disposizioni.

Istria.

In Istria la situazione delle bande non ha subito mutamenti sensibili rispetto al dettagliato rapporto contenuto nelle « Notizie dall’Italia » del 7 - 8 - 44.

Italia nord-occidentale.

a) Piemonte.

L ’attività delle bande è ulteriormente aumentata. Le aggressioni, i saccheggi e le estorsioni si intensificano. Il modo come vengono eseguiti dimostra che le bande dispongono di una buona rete informativa. Dalle aggressioni isolate a unità della Wehrmacht risulta che alle bande inte­ressa solamente pervenire in possesso di ostaggi da scambiare e di mezzi per effettuare estorsioni.

In taluni comuni, nei quali i banditi dominano illimitatamente, essi sono riusciti a stroncare il mercato nero e ad introdurre prezzi fissi per i generi alimentari di prima necessità. Così per esempio un Kg. di burro costa 60-70 lire, un Kg. di carne 50-60 lire, una dozzina di uova 25-30 lire.

Nei territori dominati dalle bande i banditi erigono blocchi stradali parziali ed istituiscono documenti di identità, per poter effettuare un con­trollo preciso dei passanti9.

In Piemonte attualmente sono in corso tre grandi operazioni contro le bande e precisamente a Bra, in provincia di Cuneo, e nella valle Chi- sone-Fenestrelle Susa, nonché nella valle d’Aosta nella zona di Cuorgné. Soprattutto nelle ultime due zone la resistenza delle bande si è intensifi­cata, sicché le unità impiegate possono procedere innanzi solo a fatica e stentatamente. I banditi, i quali dispongono di un’eccellente direzione mi­litare, posseggono cannoni da 12 cm. e lancia-granate e fanno saltare re­golarmente le vie sulle quali procedono le unità tedesche.

b) Liguria.

Nella zona di Genova i banditi hanno stabilito il loro controllo quasi totale su interi territori. L ’influenza delle autorità provinciali è cessata. Le autorità locali italiane o sono state deposte dai banditi o ne seguono gli ordini.

9 LI rapporto si riferisce all’occupazione di zone libere in Piemonte da parte del movimento partigiano che nel corso del giugno-luglio 1944 aveva liberato estese zone nel Cuneese, nelle Langhe e nella Valsesia.

6 8 Enzo Collotti

I reparti della Guardia nazionale repubblicana che non siano stati aggrediti e liquidati, hanno avuto l’ordine di ritirarsi su posizioni più so- lide. Ma neppure sulle loro nuove posizioni prestano proficua resistenza nè passano all’offensiva per paura delle rappresaglie dei banditi.

Sembra che gli stessi banditi siano preoccupati del caos da loro stessi procurato, per cui hanno emanato appelli con i quali comunicano di voler assumere essi stessi in questi distretti i compiti di polizia per la repressione dei criminali. I banditi inoltre hanno reso noto alla popolazione che pro­cederanno essi stessi alla nomina dei sindaci e dei consiglieri comunali in tutto il territorio orientale della Liguria da Genova alla Spezia, per tenere il controllo duraturo dei comuni e soprattutto per impedire che all’atto dell’occupazione gli anglo-americani insedino autorità di propria iniziativa 10 11.

L ’attività delle bande nella provincia di Savona ha provocato parti­colari difficoltà nella situazione dell’alimentazione. Da circa due mesi la popolazione di questo territorio non riceve carne e soltanto poca farina, latte ecc., perchè l’afflusso è bloccato dai banditi. Le azioni di minore rilievo intraprese sinora hanno riportato soltanto esigui successi, sicché la fiducia nei tedeschi risulta sempre più scossa, dato che questi, al pari degli italiani, non prendono alcuna iniziativa decisiva contro le bande.

c) Lombardia.

In Lombardia il movimento delle bande è in ulteriore sviluppo. Nella zona del lago d’Orta è annunciata la formazione di nuove bande, com­poste da soldati italiani fuggiaschi, da disertori tedeschi e da truppe del governo del protettorato passate alle banden. Alla testa di questi gruppi di bande deve essere un ex generale italiano.

Anche dal territorio di Bergamo si ha notizia della costituzione di nuove bande.

Secondo i risultati delle nostre informazioni le bande sono armate eccellentemente e vengono costantemente rifornite dall’aria.

Dintorni di Recoaro.

Nella zona di Recoaro e soprattutto nella regione del Pasubio, nelperiodo di cui al presente rapporto è continuata l’attività di piccoli gruppi di bande con aggressioni per lo più a scopo di rapina.

10 Anche in Liguria parte del territorio della VIa zona, che costituirà poi la cosiddetta repubblica di Torriglia, era stato liberato dai partigiani nel corso del mese di luglio del 1944.

11 Allude alla diserzione dei reparti cecoslovacchi arruolati dai tedeschi nel « pro­tettorato » di Boemia e Moravia, su cui si v . i cenni contenuti nello scritto di Ezio Franceschini, Nota sm rapporti fra le truppe cecoslovacche e i patrioti deb l’Italia settentrionale durante il 1944-45, ne « 11 Movimento di Liberazione inItalia », luglio-settembre 1961, in particolare a p. 57, dove si cita il passaggio aipartigiani di 350 cecoslovacchi di stanza a Baveno nel luglio del 1944, ossia nelperiodo cui si riferisce il rapporto tedesco.

Documenti sull’attività del Sicherheitsdienst nell’Italia occupata 6 9

Anche nell’adiacente (provincia di Trento si è fatta notare l’attività di diversi gruppi di bande, con operazioni simili ad un movimento a te- naglia contro la principale via di rifornimento 12.

Nella provincia di Belluno i banditi sono passati ad atti di sabotaggio di grande entità contro ferrovie, centrali elettriche e nell’industria degli armamenti. La forza delle bande nella provincia di Belluno si può valutare a circa mille uomini. Negli ultimi tempi in questa provincia i gruppi di bande hanno prescritto la leva e richiamato gli uomini del posto di deter­minate classi. In caso di non ottemperanza agli ordini di richiamo o in caso di evasione i banditi procedono con le più dure sanzioni.

Nel corso di un’azione a nord di Feltre è stato conquistato un campo d’addestramento dei banditi situato su una montagna. In quest’occasione sono stati contati ventinove banditi morti. Ma poiché i banditi si sono portati via una parte dei loro morti, il numero di questi dovrebbe essere notevolmente più alto. E ’ stato possibile sottrarre ai banditi un migliaio di capi di bestiame, in parte marcati con falce e martello. Si è riusciti inoltre ad arrestare un parroco, al quale si è potuto contestare il favoreg­giamento di questi banditi. Vivace attività di bande viene registrata dalla parte settentrionale della provincia di Treviso. In occasione di azioni con­tro le bande intraprese da diverse unità tedesche e italiane è stato ucciso un certo numero di banditi e numerosi elementi sospetti di appartenere alle bande sono stati arrestati13.

3) Atti di sabotaggio e terroristici.

Anche nel periodo di cui al presente rapporto è stata nuovamente attuata una serie di azioni di sabotaggio, rivolte in particolare contro le linee telefoniche della Wehrmacht. Gli attentatori sono da ricercarsi tra i banditi e tra i circoli della resistenza comunisti.

Tra i casi particolarmente significativi sono da ricordare:Il 2 agosto 1944 è stato ucciso a fucilate a Venezia un marinaio te­

desco che montava la guardia. Per rappresaglia sono stati fucilati sul posto sette detenuti a disposizione della polizia di sicurezza per crimini compor­tanti la pena di morte. Inoltre sono stati arrestati tutti gli uomini dimo­ranti nei dintorni del luogo dell’attentato, in totale 350 persone.

Il 2 agosto 1944 è stato compiuto sulla linea ferroviaria Milano-Rho, un attentato dinamitardo in seguito al quale è rimasta gravemente dan­neggiata una locomotiva.

12 Si trattava evidentemente della linea ferroviaria e della strada del Brennero.13 L ’ intensificazione dell’ attività partigiana nel Bellunese intorno all’inizio di luglio

del 1944 è documentata nel libro di Roberto Ce ssi, La Resistenti nel Bellunese, Roma, i960, pp. 91 sgg.; essa preluse ai grandi rastrellamenti tedeschi dell’agosto- settembre successivi; da notare che per quanto riguarda la forza delle bande nel Bellunese il Cessi fornisce cifre (per es. a pag. 84: 6.000 luomini per la sola divi­sione « Nannetti ») notevolmente superiori a quelle supposte dai comandi tedeschi, come si rileva appunto da questo rapporto.

70 Enzo Collotti

Il 4 agosto' 1944 sull’autostrada Torino-Milano i banditi hanno fer­mato un tenente ed un caporale tedeschi; non essendosi lasciati disarmare sono stati fucilati. Per rappresaglia nello stesso posto sono stati impiccati sei banditi.

Il 4 agosto 1944 a Brisighelli, in provincia di Forlì, i banditi hanno ucciso cinque appartenenti alla Wehrmacht14. Per rappresaglia sono stati fucilati cinque detenuti.

A Gorizia il 5 agosto 1944 è stato effettuato un attentato dinami­tardo contro un cinematografo, con l’uccisione di un italiano e il ferimento di dieci.

L ’8 agosto 1944 nei pressi di Biella è stato aggredito e fucilato un membro dello A K Torino. Per rappresaglia sono stati fucilati o impiccati sul posto 25 tra banditi e appartenenti alle bande.

L ’8 agosto 1944 a Milano è stato distrutto con due bombe un camion tedesco, con l’uccisione di nove italiani e il ferimento di tredici. Per rap­presaglia sono stati fucilati sul posto quindici detenuti in prigione per crimini comportanti la pena di morte15.

Il 9 agosto 1944 è stato fatto saltare un ponte a monte di Rovereto.Il 9 agosto 1944 quindici persone armate di mitragliatori e fucili han­

no fatto irruzione in una prigione di Bologna, disarmando i guardiani e liberando 210 detenuti. Una parte di essi ha potuto essere riacciuffata16.

L’ i i agosto 1944 a Monzambano, in provincia di Mantova, è stato fatto esplodere nel deposito di una compagnia del genio un carro-merci carico di mine. L ’esplosione ha provocato l’incendio di altri vagoni nonché di depositi di materiale. In totale sono stati distrutti: duemila tonnellate di esplosivo, mine e munizioni, 10.000 metri cubi di legname, 1.000 bi­doni di catrame, 80.000 metri quadrati di cartone catramato, 8.000 litri di benzina, un ponte nuovo per il Po lungo 300 metri, inoltre una serie di macchinari speciali. Sono state ferite trenta persone. La causa della combustione del materiale esplosivo non è stata ancora accertata in ma­niera incontestabile. Si sospetta il sabotaggio. Le indagini sono ancora in corso.

4) Chiesa.

Nel settore ecclesiastico rispetto alle ultime « Notizie dall’Italia », nelle quali si riferì ampiamente sull’atteggiamento ostile ai tedeschi del clero cattolico non risultano punti di vista sostanzialmente nuovi. Da al­

14 Si tratta di una indicazione errata; la località alla quale fa riferimento il rapporto è con tutta probabilità Brisighella in provincia di Ravenna.

15 Si tratta sempre delle fucilazioni di piazzale Loreto, cfr. nota 3.16 Si tratta dell’azione condotta dal 70 GAP di Bologna nel carcere di « Aldo »,

in Monte nella sera del 9 agosto 1944, su cui si v . la testimonianza di « Aldo », vice-comandante del y° G AP nel volume a cura di A ntonio M elu sch i, Epopea partigiana, Bologna, 1947, p. 27; i partigiani protagonisti del « colpo » erano 12 e non 15 come afferma il rapporto.

Documenti sull’attività del Sicherheitsdienst nell’Italia occupata 7 1

cune informazioni risulta che proprio tra il clero cattolico sono- da ricer­care i capi del movimento di resistenza anti-tedesco e anti-fascista. Ciò nonostante accade soltanto estremamente di rado di poter contestare atti­vità in favore del nemico ai sacerdoti, poiché essi svolgono1 il loro lavoro con estrema abilità. Non accade infatti molto spesso che essi si lascino indurre a manifestare apertamente dal pulpito ij loro atteggiamento ostile.

Tuttavia in alcuni casi anche nel periodo di cui al presente rapporto si è dovuto nuovamente procedere all'arresto di ecclesiastici. Contro uno di essi è stato deciso l’arresto per tre settimane, per avere egli in una pre­dica criticato le rappresaglie contro l’Inghilterra facendo appello all’« amo­re per il nemico ».

Un altro ecclesiastico in una predica aveva testualmente dichiarato quanto segue :

« Molte famiglie al mondo piangono sulla guerra e sulle sue soffe­renze. E queste famiglie si divertono con i tedeschi, che sono responsabili della guerra e delle calamità. Molti uomini vengono uccisi, fucilati come ribelli senza che nulla sussista contro di loro. E dappertutto ai tedeschi si accompagna la distruzione ».

Altri due ecclesiastici cattolici avevano accolto nella loro casa parroc­chiale di Mantova un radio-telegrafista del servizio d’informazioni inglese di Bari, fornendogli ogni immaginabile appoggio per il suo- lavoro.

Anche nel periodo di cui al presente rapporto, nel corso dell'interro- gatorio di persone per favoreggiamento' di prigionieri di guerra inglesi e di banditi, è stato possibile accertare che un’intera serie di ecclesiastici si occupa di aiutare i banditi e i prigionieri di guerra. Ma è molto difficile portare prove dirette contro' questi ecclesiastici, perchè solo raramente si riesce a indurre la popolazione a denunce contro un ecclesiastico, per via della sua soggezione confessionale.

IV.

1) Der Befehlshaber des Sicherheitspolizei u. des SD in Italien (timbro) - Verona, 17 nov. 1943, firma Dr. Harster SS-Brigadefiihrer und Gè- neralmajor d. Poi.

Oggetto: Arresto di appartenenti alla polizia italiana.Accade che dirigenti della polizia italiana (perloppiù ufficiali dei ca­rabinieri) siano arrestati dalla polizia di sicurezza senza informare, nè prima nè dopo, l’ufficiale di collegamento. Si creano così situazioni intollerabili : « Ordino perciò che nel caso di arresto di appartenenti alla polizia italiana l’ufficiale di collegamento- sia informato possibil­mente prima, ma al più tardi subito dopo l’avvenuto arresto ».

72 Enzo Collotti

2) Der Befehlshaber der Skherheitspolizei und des SD in Italien -- III C 4 -B. Nr., Verona, 18 nov. 1943, firma {in rappresentanza) Sandberger SS -Obersturmbannfiihrer.

Oggetto: Comunicazioni radio giornaliere dello SD.In futuro saranno trasmesse correntemente agli uffici indicati le no- tizie risultanti dall’audizione di radio nemiche : « La radio nemica riferisce quotidianamente notizie dalla parte dell’Italia sotto dominio tedesco. In generale queste notizie tendono a destare in chi ascolta l’impressione che nel territorio dell’Italia sotto dominio tedesco siano all’ordine del giorno disordini, scioperi, formazioni di bande, aggres- sioni, ecc. Una parte di queste comunicazioni nemiche sarà esatta, una parte sostanziale certamente no ». Donde la necessità di verifi­care la loro rispondenza alla realtà e di segnalare le eventuali ine­sattezze.

3) Der Befehlshaber der Skherheitspolizei und des SD Italien - III A 1 -Verona, 19 nov. 1943, firma (in rappresentanza) Dr. Sandberger SS- Obersturmbannfiihrer.

Oggetto: Prof. Archimede Moscati.« Moscati, già agente del Comando di Roma, non ha dato seguito ad un invito a recarsi a Roma per ragioni di servizio. Proibisco perciò ogni collaborazione di servizio con Moscati ».

4) Der Befehlshaber der Sicherheitspolizei und des SD in Italien - III D -Tgbnr. 810/43, Verona, io die. 1943, firma (p. incarico) Beuer SS- Hauptsturmfiihrer.

Oggetto : Legge sul servizio del lavoro obbligatorio in Italia. Trasmette in allegato un progetto di legge sul servizio del lavoro « che verrà pubblicata nei prossimi giorni », con l’invito a riferire sulle ripercussioni e sull’attuazione della legge : « Presso gli uffici di­rigenti tedeschi circola già adesso l’opinione che gli italiani tenteranno di sottrarsi al servizio del lavoro o con la corruzione o fuggendo tra i partigiani » 1.

5) Der Befehlshaber der Sicherheitspolizei u. des SD in Italien - IV C 2 -167/44, O.U. (Ortsunterkunft), 20 gennaio 1944, firma Dr. Harster SS-Brigadefiihrer.

Oggetto: Elaborazione pratiche arrestati.Norme per la presa in carico, la schedatura e il rilascio di arrestati,

1 Questa legge sul servizio del lavoro obbligatorio della RSI non consta sia stata mai emanata nè resa di pubblico dominio. Non è infondato supporre che il progetto, vo­luto presumibilmente dalle autorità tedesche, sia stato lasciato cadere dinanzi all’in- tensificarsi delle agitazioni operaie, che l ’emanazione della legge avrebbe potuto soltanto inasprire ulteriormente.

Documenti sull9attività del Sicherheitsdienst neW Italia occupata 73

con allegati i relativi formulari per la « custodia provvisoria », l’invio in campo di concentramento, l’arresto temporaneo, l’invio in un « cam- po di transito » o il rilascio : « In linea di principio è da tenere pre­sente che ogni arresto ed ogni fermo rappresentano una grave inter­ferenza nei diritti personali dell’interessato. Tutti gli appartenenti alla polizia di sicurezza e allo SD che si occupano di pratiche di arresti sono pertanto tenuti a sbrigare le pratiche relative ad arresti con particolare scrupolo e rapidità ».

6) Der Befehlshaber der Sicherheitspolizei und des SD in Italien - V -424/44, Verona, 7 maggio 1944, firma Dr. Harster, SS-Brigadefiihrer u. Generalmajor der Polizei.

Oggetto : Utilizzazione di valori patrimoniali, merci e beni se­questrati.

Contiene chiarimenti sull’interpretazione di istruzioni emanate in pre­cedenza, delle quali non possediamo il testo.

7) Der Befehlshaber der Sicherheitspolizei und des SD Italien - V - 152/44,Verona, 23 maggio 1944, firma Gasser SS-Sturmbannfiihrer.

Oggetto : Creazione di una organizzazione italiana per la scoperta di depositi di mercato nero e per la repressione dello stesso.

Rende noto lo scioglimento dell’accordo con il comandante Francesco Jacomelli, già collaboratore della Sicherheitspolizei. Egli e i suoi col­laboratori sono però liberi, senza specifico incarico, di trasmettere al Comando della Sicherheitspolizei informazioni di natura economica e politica : « Qualora queste indicazioni conducessero a scoprire depositi di mercato nero, si darà luogo1, senza alcun particolare accordo e senza che sussista una pretesa giuridica in questo senso, ad un onorario nella misura del io per cento del prezzo di listino delle merci e dei valori recuperati ». 8

8) Befehlshaber der Sicherheitspolizei und des SD Italien - III A - Verona,30 maggio 1944, firma Dr. Harster SS-Brigadefiihrer und Generalmajor d. Polizei.

Oggetto : Giudizi su personalità dirigenti.I giudizi formulati dai comandi periferici (tedeschi) su personalità dirigenti (italiane) per chiederne la revoca sono spesso insufficiente­mente motivati, laddove bisogna presentare materiale d’accusa con­creto contro una determinata persona, evitando inesattezze di nomi e di cariche. Stante le divergenze di pareri -tra i diversi uffici tedeschi, politici, militari e diplomatici, prima di chiedere la revoca di una personalità è necessario consultarsi con altri uffici. E’ necessario far pervenire copia di ogni giudizio relativo a personalità di primo piano al Référât III A.

74 EnZo Collotti

g) Der Befehlshaber der Sicherheitspolizei und des SD Italien - V - 198/44, Verona, 2 giugno 1944, firma Gasser SS-Sturmbannführer.

Oggetto : Polizia economica.

E* stato dato incarico ai capi delle province di provvedere alla siste- mazione materiale dei gruppi provinciali della polizia economica. Ma talvolta si sono manifestate difficoltà : « La polizia economica è una istituzione, che è stata voluta e promossa da parte tedesca e alla cui entrata in funzione il più possibile rapida e proficua si attribuisce da parte tedesca il massimo interesse ». Si dà perciò istruzione ai comandi periferici della polizia di sicurezza perchè collaborino con i capi delle province per superare le difficoltà, tanto più che gli uffici italiani non collaborano nella misura dovuta e necessaria2.

io) Der Befehlshaber der Sicherheitspolizei und des SD in Italien - V - 424/44, Verona, 20 giugno 1944, firma Dr. Harster SS-Brigadefiihrer u. Generalmajor d. Polizei.

Oggetto : Utilizzazione di valori patrimoniali, merci e beni se- questrati.

Annuncia che l’ufficio del gruppo economico delle SS presso il Capo supremo delle SS e della polizia ha ceduto le sue funzioni per l’incetta di materiali al capo economico delle SS in Italia (SS-Wirtschafter Ita- lien), SS-Standartenfiihrer Bonnehs, con sede a Verona. Questi a sua volta ha nominato capo del collegamento economico con il coman­dante della Sicherheitspolizei lo SS-Obersturmfiihrer Fichtner3.

<( Il capo economico delle SS per l’Italia, sede Verona, ha già istituito un ufficio a Milano e istituirà prossimamente un ufficio esterno a Bo- logna e uno a Trieste. E’ prevista anche, qualora ne risulti la neces- sità, l'istituzione di comandi volanti da parte del capo economico delle SS ». Competenza delle diverse sedi e rapporti tra lo SSt-Wirt- schafter Italien e i diversi comandi esterni della polizia di sicurezza.

2 La polizia economica era stata istituita con decreto legislativo di Mussolini del- l ’ n aprile 1944.

3 Nell’ambito delle SS esisteva sin dal 1934 un apposito ufficio amministrativo (a capo del quale fu fino al 1945 lo SS-Obergruppenführer Oswald Pohl), che successiva­mente assunse il controllo di tutti gli affari economici — compresa la gestione delle aziende da esse dipendenti — delle SS. Il 20 aprile 1939 questo ufficio rice­vette maggiore autonomia come Hauptamt Verwaltung und Wirtschaft nell’ am­bito del Comando supremo delle SS . Dopo lo scoppio della guerra l’ importanza dell’ufficio economico delle SS si accrebbe in seguito alle razzie e alle depredazioni effettuate nei paesi occupati e in particolare a danno degli ebrei; nel febbraio del 1942 si addivenne ad un’ulteriore riorganizzazione facente capo allo SS-Wirtschafts- Verwaltungshauptamt (W VHA). Per tutto ciò cfr. il lavoro di Ennio Georg, Die wirtschaftlichen Unternehmungen der SS, Stuttgart, 1963, cap. II.

Documenti sull’attività del Sicherheitsdienst nelVItalia occupata 75

11) Der Befehlshaber der Sicherheitspolizei und des SD Italien - V - 349/44, Verona, io luglio 1944, firma Gasser SS-Sturmbannfiihrer.

Oggetto : Azioni speciali per l’incetta di forze lavorative per l’im­piego nel Reich.

Trasmette una disposizione del generale plenipotenziario della Wehr- macht in Italia che rileva come le «azioni speciali» intraprese da di­versi uffici per inviare manodopera nel Reich abbiano provocato « no­tevole inquietudine tra la massa dei lavoratori e fuga di lavoratori da posti di lavoro di interesse bellico » e ricorda come queste azioni debbano essere autorizzate dai rispettivi comandi militari.

12) Der Befehlshaber der Sicherheitspolizei und des SD in Italien - III A - Verona, 1 1 luglio 1944, firma (autografa) Harster.

Oggetto : Riforma organizzativa del partito fascista.

Trasmette la traduzione tedesca di una circolare segreta del duce del 21 giugno 1944 e di una circolare segreta del segretario del partito Pavolini del 25 giugno 1944 sulla riforma interna del partito fascista re­pubblicano nel senso della totale militarizzazione *.

13) Der Befehlshaber der Sicherheitspolizei und des SD in Italien - V - 1499/44, Verona, 8 agosto 1944, firma Dr. Gasser SS-Sturmbann- fiihrer.

Oggetto : Osservanza delle disposizioni italiane sui prezzi da parte di uffici, aziende e persone fisiche tedeschi.

Trasmette una disposizione del Capo supremo delle SS e della polizia in Italia per l’osservanza da parte degli uffici tedeschi delle norme sui prezzi stabilite dalle autorità italiane.

14) Der Befehlshaber der Sicherheitspolizei u. d. SD in Italien - IV 3 b - 330/44, Verona, 15 luglio' 1944, firma Dr. Harster SS-Brigadefiihrer u. Generalmaj. d. Poi.

Oggetto: Protezione delle fabbriche; sicurezza dell’industria in Italia.

Bisogna applicare anche in Italia le disposizioni del RSHA del 12 set­tembre 1943 che attribuiscono agli uffici del Reichsfiihrer delle SS l’organizzazione della tutela delle fabbriche; pertanto tutte le misure al riguardo dovranno essere sottoposte al comandante della polizia e del servizio di sicurezza per l’Italia. Per organizzare la tutela delle 4

4 Delle due circolari qui citate la prima, quella di Mussolini del 21 giugno 1944 ri­sulta già nota, essendo stata pubblicata dal Corriere della Sera del 26 luglio 1944, poi riprodotta nell'Opera Omnia di Mussolini (vol. XXXII), infine utilizzata nella letteratura sulla Repubblica di Salò.

76 EnZo Cottoti:

fabbriche criterio decisivo è anzitutto la loro importanza ai fini della produzione per la Wehrmacht o di altri interessi tedeschi. Norme per la composizione e l’armamento dei corpi di protezione delle fabbriche.

Al documento sono uniti due allegati : un formulario da compilarsi da parte della persona incaricata di visitare le fabbriche prese in con- siderazione e un pro-memoria (Merkblatt) contenente le direttive com crete da osservare per la creazione del WerkschutZ-Allo scopo di proteggere le fabbriche contro atti di sabotaggio o contro il pericolo dello spionaggio, il Merkblatt prescrive :

a) il controllo delle vie di accesso e di uscita delle fabbriche (obbligo di personale di custodia, controllo e accompagna- mento dei visitatori, limitare al massimo il numero delle per­sone in possesso delle chiavi);

b) controllo del personale della fabbrica (all’inizio e alla cessa­zione del lavoro, nonché al cambio dei turni, creazione di un documento di identità aziendale);

c) controllo permanente all’interno della fabbrica, specialmente nelle ore notturne, in modo da tenere costantemente sotto sor­veglianza le parti più importanti e sensibili della fabbrica;

d) garanzie particolari per la tutela di obiettivi (come stazioni di trasformazione, caldaie, macchinari di precisione, ecc.), parti­colarmente suscettibili di sabotaggio;

e) controllo delle persone estranee alla fabbrica trovate nel suo interno e loro arresto, in caso che la loro presenza risulti in­giustificata.

15) Der Befehlshaber der Sipo u. d. SD Italien - V - 1654/44, Verona, io agosto 1944, firma Der Befehlshaber der Sipo und des SD in Italien - Abt. V - Dr. Gasser SS-Sturmbannführer.

Oggetto: Impiego di manodopera nel Reich; specificamente: scre­matura (Ausk'dmmung) degli istituti di pena nel settore italiano per l’impiego di lavoratori del settore « industria chimica » 5.

La necessità di mobilitare per la produzione bellica tutte le forze non ancora attive, in particolare per il settore chimico, ha indotto le auto­rità tedesche a concordare con quelle italiane l’utilizzazione di dete­nuti che si trovino nelle prigioni italiane: « In base a questi accordi gli istituti di detenzione e di pena verranno selezionati secondo certe di­rettive, sempre d’accordo con il direttore del carcere e d'intesa con

1 Si tratta evidentemente di una delle Gefangenenaktionen, delle quali eravamo già a conoscenza: cfr. E. CoLLOTTI, L ’Amministrazione tedesca dell’Italia occupata, cit., p. 210.

Documenti sull’attività del Sicherheitsdienst nell’Italia occupata 77

gli uffici giudiziari e - di polizia competenti e saranno prelevati come manodopera per il settore « Chemische Industrie » detenuti, in parte anche non ancora condannati; in entrambi i casi soltanto quelli che abbiano i necessari requisiti». Sono esclusi dal reclutamento: delin­quenti professionali, delinquenti comuni, autori di reati sessuali, dete­nuti la cui istruttoria non sia stata ancora conclusa.Per l’impiego nel Reich sono previste tre categorie di lavoratori :

1) impiego libero nell’industria chimica (nel caso di detenuti con­dannati a pene di breve durata o di persone sotto sorveglianza della polizia);

2) impiego non libero (geschlossen) nell’industria chimica (riguarda le persone che devono scontare una pena detentiva non superiore ai io anni, le quali saranno destinate ad appositi campi creati d’ac­cordo con l’industria chimica);

3) impiego nelle officine degli istituti di pena del Reich (riguarda coloro che devono scontare una pena detentiva superiore ai io anni o che comunque abbiano subito una condanna ad opera di un tri­bunale militare tedesco, indipendentemente dalla misura della pena).

Tutto ciò senza pregiudizio di ogni altra usuale forma di prelievo di lavoratori.Al documento sono allegati alcuni testi relativi agli accordi interve­nuti in proposito con le autorità italiane:1) la traduzione di una circolare del ministro degli interni Buffarmi

ai capi delle province in data 29 giugno 1944;2) la traduzione di una circolare del capo di gabinetto del ministero

della giustizia in data 17 giugno 1944;3) la traduzione dell’accordo intervenuto tra l’Amministrazione mi­

litare tedesca e il supremo tribunale militare italiano in data 1 ago­sto 1944.

Altri allegati riguardano: la copia di ordine di analogo tenore del giudice capo presso il comando della seconda flotta aerea tedesca (in data 7 agosto 1944), e del giudice del gruppo d’esercito C (in data 5 agosto) per la consegna dei detenuti condannati dalle corti alle loro dipendenze ad uno dei seguenti campi: Sesto6, Verona, Fossoli-Carpi, Tortona, Treviso-Cittadella.

6 Si tratta di un campo posto nella giurisdizione della M ilità rk o m m a n d a n tu r di Mi­lano, probabilmente a Sesto San Giovanni.