Distretto 2080 Anno di fondazione 1973 Rotary Club ... · nelle imprese e nei servizi non disgiunto...

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Rotary Club Cagliari Est Distretto 2080 Anno di fondazione 1973 Anno XXXI - Notiziario n. 124 Gennaio - Marzo 2011 Il bombardamento di Cagliari ad opera della flotta francese durante il tentativo di invasio- ne della Sardegna nel gennaio del 1793, in una notissima incisione dell’epoca. Giganteggia la figura di Sant’ Efisio che nell’ occasione avrebbe protetto la Città dalle bombe ed avrebbe poi scatena- to una terribile tempesta che sconquassò la flotta cos- tringendola al ritiro. Qui sotto i dati storici, tecnici e la di- dascalia originale dell’incisio- datata 1793. a pagina 13

Transcript of Distretto 2080 Anno di fondazione 1973 Rotary Club ... · nelle imprese e nei servizi non disgiunto...

Rotary Club Cagliari EstDistretto 2080 Anno di fondazione 1973

Anno XXXI - Notiziario n. 124Gennaio - Marzo 2011

Il bombardamento di Cagliari ad opera della flotta francese durante il tentativo di invasio-ne della Sardegna nel gennaio del 1793, in una notissima incisione dell’epoca.Giganteggia la figura di Sant’Efisio che nell’ occasione avrebbe protetto la Città dalle bombe ed avrebbe poi scatena-to una terribile tempesta che sconquassò la flotta cos-tringendola al ritiro. Qui sottoi dati storici, tecnici e la di-dascalia originale dell’incisio-datata 1793.

a pagina 13

Pubblicazione riservata

ai soci Rotariani

Hanno collaborato a questo numero:

Alberto Aime, Pino De Ferrari, Gianni Falorni, Cicci Ibba,

Giampaolo Lallai, Michele Russo, Marcello Tuveri.

Rotary Club Cagliari Est

(anno rotariano 2010/ 2011)

Direttore responsabile:Michele Russo

In redazione:Michele RussoAlberto Aime

Cicci IbbaMaria Lucia Sancassano

Autorizz. Trib. Cagliari n° 390 del 19 - 11-1979LitoTipografia OKROGLIC LUCIA

Cagliari

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Sommario

Lettera del Presidente

Difesa del Risorgimento a 150 anni dall’unità d’Italia

Il ciclo delle stagioni nell’Isola: nuova vita sotto il tiepido sole della primavera

Le navi Francesi bombardano Cagliari, Sant’Efisio e una furiosa tempesta

La Sardegna e il problema dell’acqua, nuovi criteri di raccolta e distribuzione

Un fine settimana alle terme per consolidare l’amicizia rotariana

Andiamo al cinema

Nuovi Soci

Vita del Club settimana per settimana

Le nostre presenze

Assiduità

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Consiglio Direttivo

Presidente

Gianni Falorni

Presidente Eletto

Graziano Sanna

Past President

Salvatore Plaisant

Vice Presidente

Bruno Loviselli

Vice Presidente

Roberto Chessa

Segretario

Francesco Morittu

Tesoriere

Carlo Zuddas

Prefetto

Giorgio Vincenzo Piras

Consigliere

Marcello Angius

Consigliere

Lorenzo Spano

Consigliere

Enrico Vassena

Presidenti Commissioni

Effettivo

Marcello Angius

Progetti

Roberto Chessa

Fondazione Rotary

Luciano Airoldi

Amministrazione del Club

Lorenzo Spano

Pubbliche relazioni

Bruno Loviselli

Nuove generazioni

Enrico Vassena

Commissione per la designazione del Presidente

Giangabriele Carta, Silvio Silvestri,

Pietro Paolo Murru,

Italo Doglio, Giovanni Corona, Giovanni Foddai

Commissione premio Lamarmora

Alberto Aime, Filippo Gurrieri, Rita De Giorgi

Incarichi extra commissioni

Consulente legale: Enrico Vassena

Consulente Fiscale: Donatella MasalaAssistente Segretario: Michele RussoAssistente Tesoriere: Carlo Desogus

Assistente Prefetto: Marco SulisRevisione regolamento: Enrico Vassena, Italo Doglio, Silvio Silvestri

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Lettera del Presidente

Cari Amici Rotariani,

fra le prerogative di un presidente di Club vi è quella di stimolare

i soci alla informazione e formazione Rotariana.

L'obiettivo del Rotary consiste essenzialmente nel promuovere l'ideale del servizio.

Alla base vi è lo sviluppo di rapporti interpersonali, elevati standard etici nelle professioni,

nelle imprese e nei servizi non disgiunto dal riconoscimento della dignità di tutte le occupazioni utili . Questi semplici canoni presenti in tutta la letteratura rotariana,

devono essere lo stimolo portante di tutti noi.

E' necessario che in ogni occasione nelle quali stiamo insieme ed in particolare nei momenti di fraintendimenti prevalga sempre lo spirito Rotariano.

E' importante ancora una volta,ricordare che alla base di un buon funzionamento del Club vi sia la costante conoscenza di cosa è il Rotary.

Gianni

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Il perché di una ricorrenza

DIFESA DEL RISORGIMENTO A 150 ANNI DALL’UNITA’ D’ITALIA

di Marcello Tuveri

Le polemiche sul Risorgimento non sono nuove nel nostro Paese. Da qualche anno si sono rafforzate le opinioni di chi vorrebbe negare il valore fondante della Nazione italiana.

Vi è una tesi che sostiene che il nostro Risorgimento non abbia dato vera unità, indipendenza e libertà alle popolazioni italiane.

Vi è chi nega che l’Italia sia uno stato unito date le differenze tra regioni per cultura, costumi e linguaggio. Non sono pochi che ritengono la nostra unità, conseguita tra il 1821 ed il 1870, come una conquista del Piemonte anzi del Regno Sardo e della dinastia dei Savoia, nei confronti delle regioni e province del Nord, del Centro e del Sud d’Italia. A questo filone di nemici dell’unità

nazionale appartengono diversi gruppi: i neo-borbonici, nostalgici del regno delle Due Sicilie; i neo-guelfisti che rimpiangono il federalismo giobertiano fondato sul primato dello stato Pontificio. Non sono trascurabili, inoltre, quanti hanno inventato una nazione, per ragioni fiscali e tributarie, nel nome della Padania senza fondamento storico e culturale.Le forme più palesi di queste opinioni sono emerse con il dissenso circa la celebrazione del 150° della fondazione dello stato italiano.Sotto il profilo della libertà politica ritengono gli avversari dello Stato italiano che, tranne brevi periodi (età giolittiana 1900/ 1914; nascita e formazione della Repubblica – 1946/ 1970), il governo del Paese non abbia goduto di un largo consenso popolare, ma piuttosto di regimi semi- autoritari, semi-liberali o decisamente totalitari.E’ vero che la storia non fa sconti e la libertà è pianta dalle molte radici. I movimenti popolari ed elitari che portarono all’unità nacquero in un paese che a metà dell’800 non era ancora completamente uscito dal feudalesimo.E’ vero anche che l’Italia, come la Germania, è diventata stato-nazione

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Il perché di una ricorrenza

intorno agli anni 50- 70 dell’800, dopo che la formula si era affermata da secoli nelle altre potenze europee (Inghilterra, Francia, Spagna).

Ma a questa “giovinezza” statuale dell’Italia bisogna aggiungere che dopo le guerre d’indipendenza prevalse una visione idilliaca del Risorgimento, descritto nei libri di diverse generazioni, come una crociata di tutte le nazioni per cacciare lo straniero e fare l’unità della Patria. Nulla di più falso. La rappresentazione oleografica del Risorgimento è quella che vedeva Vittorio Emanuele II come il padre della Patria; Camillo Benso di Cavour come lo statista diplomatico più importante della nostra storia; Giuseppe Mazzini come il profeta e l’apostolo dell’idea nazionale e Giuseppe Garibaldi come il valoroso generale che sapeva combattere e vincere le battaglie con l’impeto del generoso esaltato.

La vicenda storica rivela invece che i personaggi più importanti del Risorgimento fecero l’unità, l’indipendenza ed una certa libertà con obiettivi e mezzi diversi. Vittorio Emanuele avversava Cavour di cui si sarebbe sbarazzato volentieri perché gli ricordava spesso i suoi doveri di Re costituzionale. Cavour avversava Mazzini che considerava un brigante idealista e che morì in Italia nel 1872, clandestino, con due condanne a morte inflitte dal patrio governo; Garibaldi, abbastanza

apprezzato da Vittorio Emanuele, era considerato come i suoi volontari, “la faccia rossa” perché aspirava all’unità nazionale per forza di popolo e non per le trame diplomatiche di Cavour.

I Padri della Patria

In sintesi il Risorgimento rappresentò la confluenza di diverse forze e di diverse spinte sentimentali. Quando l’esercito e l’amministrazione piemontese, che erano le più forti d’Italia, si unirono alla forte vocazione patriottica di Mazzini e Garibaldi ed alla spinta di una borghesia e di alcuni nobili che comprendevano come lo sviluppo del Paese poteva passare solo con il superamento di otto staterelli, otto monete, otto dazi, otto governicoli in mano allo straniero, si raggiunse

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Il perché di una ricorrenza

l’unità nazionale. L’unità d’Italia apparve nell’800 come “un miracolo”, nato da una “concordantia oppositorum”, cioè dalla univoca volontà di personalità prodigiose di raggiungere con mezzi diversi lo stesso esaltante obiettivo.

Fu vera gloria? Si domandano alcuni. Possiamo dire oggettivamente che fu gloria. E che ha molti eroi. Ma “senza eroi non c’è Patria”, intesa come terra dei padri. Oggi chi aborre il risorgimento e l’unità nazionale è privo di memoria storica. E chi è senza memoria storica non ha identità. Perché difendere il Risorgimento? Perché se chi ama la storia sa che chi la scrive, spesso, sono i “profeti del passato”. Provino a chiedersi, oggi per allora, cosa sarebbe l’Italia divisa in tanti staterelli. L’unione degli italiani in nazione era già nata con la lingua, la tradizione e la cultura in comune. Lo

stato ha fatto della nazione e dell’Italia un importante paese del mondo moderno. Non c’è possibilità di confronto tra gli stati regionali e provinciali e la potenza industriale del XXI secolo. La distanza tra com’erano gli otto staterelli dominati dall’Austria e sotto l’influenza della Francia e l’Italia indipendente è abissale.

Ecco perché difendere il Risorgimento, che volle l’unità d’Italia, è giusto.

Senza nessuna boria nazionalista i nostri grandi dell’800 e molti del’900 volevano l’Italia collocata in un nuovo assetto mondiale come la Federazione Europea per raggiungere e superare in tempi di globalizzazione e di grandi potenze, le difficoltà economiche e le differenze sociali altrimenti insostenibili.

Il quadro che ricorda l’incontro di Teano tra Garibaldi e Vittorio Emanuele II

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Sapori di altri tempi

IL CICLO DELLE STAGIONI NELL’ISOLA

NUOVA VITA SOTTO IL TIEPIDO SOLE DELLA PRIMAVERA

di Giampaolo Lallai

L’arrivo della primavera (Beranu) è sempre atteso quasi con impazienza non solo dall’uomo, ma anche dagli animali e dallo stesso mondo vegetale. Il freddo, le gelate, le giornate corte sembrano aver intenzione di persistere ancora per molto tempo, ma, poi, improvvisamente, si avvertono con piacere i primi segnali del cambiamento di stagione.

E non tanto quelli primissimi, addirittura di gennaio, come la fioritura dei mandorli che caratterizza il paesaggio della Sardegna, ma gli altri, quelli di marzo, ben più rassicuranti: il graduale, ma costante, aumento della temperatura, i primi tepori, i germogli delle piante che sin dall’autunno avevano perso le loro

foglie, gli animaletti che si riprendono dal lungo letargo invernale.

Nei proverbi popolari il mese di marzo è uno dei più presenti per la sua fisionomia un po’ picchiatella che tutti conosciamo abbastanza bene: ha, infatti, la tendenza ad imbronciarsi all’improvviso, con i tipici scrosci di pioggia che si alternano al sole (“Marzo pazzerello, guarda il sole e prendi l’ombrello”). Nei detti sardi, in particolare, emerge nei suoi confronti un tratto di evidente diffidenza e, spesso, di quasi rassegnazione, come in questi due logudoresi: “Il mese di marzo si porta via i cagionevoli di salute” (Su mese de martu sos neciados si que letat); “Al vento di marzo muore la

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Sbocciano i fiori dei mandorli, primo annuncio della primavera

Sapori di altri tempi

vecchia” (A su bentu de martu sa bezza non

mi que agatet). Ma anche quelli campidanesi sono altrettanto eloquenti: “Marzo è medico: o guarisce o uccide (Marzu est dottori: o sanat o morit); “Il sole di marzo lascia il segno” (Su soli de marzu lassat su marcu); “Marzo scuoia i buoi” (Marzu scroxa bois) per le sue frequenti gelate che bruciano i pascoli e causano la fame del bestiame.

Nonostante tutto, però, marzo trasmette prevalentemente ottimismo e voglia di risveglio e di ripresa. È lo stesso ciclo naturale a scandire i nuovi ritmi e le

future aspettative: per i contadini isolani è il tempo di zappare il grano e le fave, ma anche della messa a dimora delle pianticelle da frutto come i susini, i peschi, gli albicocchi e i fichi. Si preparano i semenzai (is pranteris) delle melanzane, della lattuga, dei pomodori, dei peperoni, delle zucchine: le piantine, una volte cresciute, vengono, poi, trapiantate nell’orto opportunamente preparato e concimato.

Ma solo con aprile arriva la “vera” primavera. Restando nell’ambito del proverbi uno, campidanese, mi pare molto significativo: “Aprile leva la vecchia dal letto e la lepre ritorna alla tana” (Arbili bogat sa beccia de su lettu e torrat su lepori a cuili). Il tempo diventa prevalentemente buono, le temperature decisamente più elevate: i rigori invernali sono un lontano

ricordo per cui la vita riprende la sua normalità anche all’aperto. Dopo la stasi invernale tutto si rinnova: il rifiorire della natura è ora completo e lo si nota, con maggiore evidenza, nei campi, negli orti, nei cortili. Cambia il nostro abbigliamento, più leggero e fantasioso. Ma anche le case

mutano fisionomia, almeno per certi aspetti. Le rinomate pulizie di Pasqua (s’allichiriment’ ‘e Pasca), che cade in genere proprio in questo mese o alla fine di marzo, fanno tuttora parte della tradizione isolana. Le padrone di casa di un passato neppure tanto remoto, si impegnavano addirittura per diversi giorni con passione ed orgoglio in questa attività di rinnovamento e si stabiliva una sorta di sana e simpatica gara tra vicini fatta certo di piccole cose, come sono quelle che, però, restano nei ricordi di tutti.

Un tipico paesaggio primaverile sardo

L’allegria, invece, “arriva” solo con maggio. Quando vogliamo indicare una persona particolarmente di buonumore diciamo Allirgu che maju, “Allegro come maggio”. E persino gli animali sembrano

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Sapori di altri tempi

acquisire nuovo vigore: In su mesi de maju dogna ronzinu est cuaddu “A maggio ogni ronzino diventa cavallo”. La sonnolenza, quella che ci portiamo dietro sin dal mese di aprile (“Aprile dolce dormire”), per qualcuno sembra accentuarsi: Longu che su mes’ ‘e maju si dice per uno lento nei suoi comportamenti, con allusione esplicita alla mitezza del clima di maggio che induce a tranquilli riposini pomeridiani.

Riti della settimana santa a Castelsardo

Ma al di là delle caratteristiche tipiche della stagione, la primavera è un periodo importante dell’anno anche perché comprende il Carnevale e la Pasqua, due momenti molto vivi e sentiti anche in Sardegna, in modo particolare la Pasqua (Pasca Manna). I riti della Settimana Santa sono tuttora molto seguiti in tutta l’isola, soprattutto ad Alghero, Castelsardo, Galtellì, Santulussurgiu e Cagliari. In questi centri l’approssimarsi della Pasqua segna un susseguirsi di eventi, per certi versi anche spettacolari, ma legati comunque alla vigente liturgia. Le processioni richiamano molti fedeli e, da qualche tempo, anche diversi turisti.

A Cagliari le processioni si svolgono nei quartieri storici della città, ma soprattutto in quello di Villanova, vero depositario di queste antiche ed autentiche espressioni di fede, che le ha mantenute in vita tutte: da quella di apertura, detta dei Santi Misteri, a quella conclusiva, l’Incontro tra Gesù e la Madonna, del giorno di Pasqua. Marina e Stampace hanno conservato, invece, solo l’Incontro.

Nel quartiere di Villanova si trovano l’Arciconfraternita della Solitudine, fondata nel 1603, e l’Arciconfraternita del SS. Crocifisso (o del Santo Cristo), del 1616, che da quattro secoli, promuovono ed organizzano, ognuna per proprio conto, distinte processioni che partono, e vi ritornano, dalle rispettive sedi: la Chiesa di San Giovanni, nell’omonima via, per la prima; l’oratorio dell’attigua chiesa di San Giacomo, nella piazzetta dedicata a questo Santo, per la seconda.

Il grande ed artistico Crocifisso che con commovente venerazione e partecipazione popolare viene portato in processione dall’Arciconfraternita della Solitudine, fu miracolosamente salvato dal terribile incendio che nel 1750 distrusse la chiesa di San

Giovanni. E’ opera di un bravo artista spagnolo, ignoto, del XVII secolo, e venne donato all’allora Confraternita dal governo iberico. Ha gli arti completamente snodabili; ciò consente la sua deposizione dalla

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Sapori di altri tempi

croce (Su scravamentu) che avviene ogni anno in Cattedrale. Altrettanta intensa commozione suscita il simulacro della Vergine Addolorata vestita a lutto, anch’essa portata in processione.

Un momento di una processione a Villanova

La processione alle 13 in punto parte dalla chiesa di San Giovanni per salire in Castello e portare il Crocifisso in Cattedrale. E’ preceduta dal suonatore di tamburo che con cadenze precise, alternate a pause ugualmente misurate, crea un’atmosfera lugubre e di alta drammaticità che il silenzio generale, quasi irreale, della folla che gremisce le stradine contribuisce ad esaltare. Il Crocifisso è seguito dal folto gruppo dei cantori, propriamente denominati cantoris de Cida Santa, con la tunica ed il cappuccio bianchi. A chiudere il corteo è l’Addolorata. Identici sentimenti ed uguale coinvolgimento suscita anche l’altra processione, quella organizzata dall’Arciconfraternita del SS. Crocifisso, negli stessi giorni di Venerdì e Sabato Santo e quasi in

contemporanea. La chiesa da raggiungere è, però, quella di San Lucifero, nell’omonima via, dove il Crocifisso sosta per una notte. Qui, il Sabato mattina, si svolge il rito de Su scravamentu.

Tra le tradizioni della Settimana Santa vi è l’allestimento dei Sepolcri (is Monumentus) nelle chiese: sono adornati con su nenniri, gli steli di grano fatti germogliare al buio e quindi pallidi ed esili come quelli cresciuti nel Sepolcro del Cristo. I fedeli ne visitano sette tra la tarda serata del Giovedì Santo e la mattinata di Venerdì.

Su nenniri

A questa lunga Settimana, carica di tristezza e di toccanti manifestazioni di fede e devozione, fanno riscontro gli attesi riti del giorno di Pasqua, ricchi, al contrario, di gioia per il rinnovarsi della Resurrezione in un contesto tipicamente primaverile. Le campane, mute per l’intera Settimana di Passione e sostituite da is matraccas, vengono finalmente sciolte (scapiadas) e riprendono a suonare a

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Sapori di altri tempi

festa. Forse meno di una volta e con minore brio e vivacità, dato che attualmente quasi tutte sono azionate da moderni congegni elettronici, privi, però, di anima musicale. I bravi campanari di un tempo sono, purtroppo, quasi tutti scomparsi o comunque sono stati messi da parte. Chi ha avuto la fortuna di sentirli all’opera non ha certo dimenticato is arrepicus che caratterizzavano il Gloria: un inno di gioia che si levava alto e si spandeva per tutta la città, invitando tutti ad un sincero, vicendevole augurio di Bona Pasca.

La Pasqua oggi è meno chiassosa, ma pur sempre momento di allegria. I più tradizionalisti non si perdono s’Incontru, l’Incontro tra la Madonna e Cristo risorto. Il più seguito è quello che si svolge nel quartiere della Marina.

Sfila la processione de s'Incontru

All’ incirca alla stessa ora (tra le undici e mezzogiorno), si svolgono, con analoghe processioni, altri due Incontri: uno nel corso Vittorio Emanuele, a Stampace, e l’altro in via Garibaldi, a Villanova.

Mamuthones di Mamoiada

Di ben altro aspetto sono, ovviamente, le giornate del Carnevale

isolano, anch’esso evento primaverile, ma di carattere squisitamente profano e per molti versi legato, specie nella Sardegna centrale, al dio della vegetazione Dioniso (Maimone) che ogni anno doveva morire e rinascere. Oggi le notissime maschere di quel territorio, ossia i Mamuthones di Mamoiada, i Thurpos di Orotelli, i Merdules e i Boes di Ottana, i Mamutzones di Samugheo, su Maimoni di Gadoni, su Battileddu di Lula, sono soltanto un’ormai lontana reminiscenza delle vittime sacrificali e dei relativi riti cruenti strettamente connessi all’andamento dell’annata agraria. Quando le piogge scarseggiavano e si temeva la siccità, con conseguenti rischi per la sopravvivenza di uomini ed animali, si ricorreva, infatti, alla rappresentazione tragica di quel dio che ogni anno, appunto, doveva morire sotto l’aspetto di capro, di

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Sapori di altri tempi

toro o di cervo, per poi rinascere con la vegetazione. Questo macabro spettacolo è giunto sino agli inizi del Novecento in tutta la sua crudezza: la vittime venivano scelte tra i folli o tra i poveracci senza difesa alcuna che, dietro misero compenso, si prestavano alle pesanti torture. Carrasecare significa, infatti, dilaniare la carne viva, specificatamente quella umana, per rendere omaggio a Dioniso che era stato sbranato dai titani.

Anche la Sartiglia di Oristano, che si svolge la domenica ed il martedì di Carnevale, ha un nesso evidente con l’inizio primaverile dell’annata agraria. Un cavaliere (su Componidori), in sella ad un cavallo lanciato al galoppo, tenta di infilzare con la spada una stella appesa ad una fune. Se riesce si ha esito positivo e

si trae il presagio di una natura favorevole e ricca di abbondanti raccolti.

Nel resto dell’isola il Carnevale è, invece, in prevalenza rumorosità ed allegria, così a Tempio ed a Cagliari dove si svolgono lunghi e divertenti cortei di maschere e carri allegorici, al suono assordante di tamburi e grancasse. I dolci che si confezionano in abbondanza in questi giorni sono anch’essi primaverili, come is tzipulas casteddaias, le zippole cagliaritane che in tempi andati venivano fritte nelle stradine dei rioni storici e offerte anche ai passanti con un goccio di buon vino. La primavera è ormai in arrivo anche quest’anno, aspettiamola con tutti i suoi colori e le speranze che riesce sempre a infondere.

Su Componidori alla Sartiglia di Oristano

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Effemeridi Sarde

LE NAVI FRANCESI BOMBARDANO CAGLIARI, SANT’EFISIO E UNA FURIOSA TEMPESTA

di Alberto Aime

Il flusso delle notizie contenute nei Ricordi Storici o Effemeride Sarda

pubblicato in due edizioni (1877 e 1895) da Pietro Meloni Satta (nato a Olzai nel 1840 e vissuto per gran parte a Cagliari) con l’ottima intenzione di riportare gli avvenimenti più importanti dell’Isola – ha come caratteristica (decisamente inconsueta) quella di essere impostato sullo scorrere dei giorni di un’annata-tipo (366 giornate, visto che esistono gli anni bisestili). Così le date relative agli avvenimenti ritenuti salienti sono fissate per scadenza settimanale, indipendentemente dallo loro distanza nel tempo. Il lavoro, molto apprezzato all’epoca ma destinato a perdere fascino abbastanza rapidamente, è ancora interessante perché ad esempio rivela risvolti poco noti di fatti conosciutissimi: oppure perché scova piccoli particolari da altri trascurati; o ancora perché – annotato con simpatia –

accade che il campanile prevalga sulla storia. Con un po’ di pazienza (e qualche indagine suppletiva), comunque, è spesso possibile ricucire trama e sviluppi di un avvenimento giudicato storicamente notevole.Significativa in questo senso è la narrazione delle vicende nei mari di

Sardegna di una flotta inviata dalla Francia rivoluzionaria alla conquista dell’Isola (e sulla quale era imbarcato anche il futuro imperatore Napoleone Bonaparte). Narrazione che comincia – per lo stile adottato dal Satta – dal secondo volume dell’opera, posto che la flotta francese si affaccia ai lidi sardi il 21 dicembre, ma del 1792, mentre i più importanti avvenimenti si svolgono nel 1793, a partire da gennaio.

L'ammiraglio Laurent

Truguet,

comandante la flotta francese

La squadra francese, comandata dal contrammiraglio Truguet, comparisce nelle acque di Cagliari con la ferma intenzione di soggiogare tutta l’Isola. Nello stesso giorno sollevasi un fortissimo vento

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Effemeridi Sarde

d’inverso libeccio, che sbatteva orribilmente quelle navi, gettandone alcune sul litorale di Napoli e della Sicilia, ed altre sulle coste dell’Africa. Una parte del naviglio, e con essa il supremo comandante, poté ricoverarsi nel golfo di Palmas.

Breve parentesi: il Truguet che compare all’improvviso e quasi come uno spauracchio non è un personaggio secondario nella tormentata storia di quegli anni di rivoluzioni, massacri, guerre, trasformazione di intere società, fondazione e tramonto di imperi. Laurent- Jean- François Truguet oltre che uomo di mare fu anche un uomo politico di primo piano ed un trattatista di buon livello (“Traité de manoeuvre et de tactique”).

Tomba dell'ammiraglio Truguet al

cimitero del Père Lachaise

Arrestato durante il Terrore e liberato dopo la caduta di Robespierre, divenne ministro della Marina.

Allontanato poi dalla carica venne nominato ambasciatore in Spagna. Fu poi esiliato in Olanda ma poi divenne consigliere di Stato, perse in seguito le sue cariche, ma tornò in Olanda; fedele a Luigi XVIII anche durante i Cento giorni venne nominato pari di Francia e quindi Luigi Filippo lo creò ammiraglio. Morì nel 1839 a 87 anni. Figura notevole, dunque, già allora alla ricerca di gloria.

Il vicerè Balbiano

Per tornare all’opera del Satta, dato il tipo di impianto narrativo scelto dall’autore, per mettere in ordine lo svolgersi dei fatti si deve riprendere in mano il primo volume, precisamente al 3 di gennaio del 1793: oggetto, l’effetto suscitato a Cagliari dalla comparsa della flotta francese. Il Consiglio Civico preoccupato da un’invasione francese ritenuta imminente, chiede al vicerè Balbiano che gli venisse concesso di

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Effemeridi Sarde

incettare farina ed altre vettovaglie.

Prosegue il Satta:

La risposta fu sprezzante: ”Spettare al solo Vicerè il provvedervi”.

Intanto dal golfo di Palmas dove le 23 navi da guerra francesi si erano ricoverate il 1 gennaio, il contrammiraglio Truguet, sicuro della vittoria, manda a dire:

“voler passare il carnevale a Cagliari e la quaresima a Roma!”.

Ma il Balbiano – continua il racconto

– non si spaventa né si commuove. Riposa impassibile, di nulla temendo ed a nulla pensando (?!) – Tre soli battaglioni di truppa regolare, smembrati per vari distaccamenti risiedono nella provincia. – Gli Artiglieri non arrivano a 40…….!?

Carta della penisola di S.Antiocoe del Golfo di Palmas con la formazionenavale francese. (Acquerello di G. Maina).

I vari punti interrogativi ed esclamativi dicono tutto sulla

simpatia del Satta per il famoso vicerè piemontese dell’epoca; infatti la narrazione prosegue così: Il popolo freme e mormora. – Grida al tradimento quando sa che le casse pubbliche sono state vuotate, con disegno evidente di portar via i denari all’approssimarsi dei Francesi. Nel Clero e nella Nobiltà si risveglia l’antico eroismo ed il santo amor di patria. La mattina del 3 gennaio 1793 si raduna, in tutta fretta, nella Chiesa del Monte, in forma di Stamento, non curante dell’Autorità Viceregale. In poche ore si versano nella Cassa migliaia di scudi, presi a prestito. – Il Clero, con a capo l’Arcivescovo Melano, sborsa immediatamente 12,000 scudi, e pone a disposizione della Patria gli argenti della Chiesa. – La Nobiltà si obbliga a mantenere, a proprie spese, 4000 uomini di fanteria nazionale per tutto il tempo della guerra e spedisce Commissari per tutta l’Isola per arruolare miliziani, pagandoli a 2 reali (96 centesimi) al giorno.

Tanto per Cagliari. Sempre in base all’architettura dell’opera, si salta al 7 gennaio, giorno in cui la scena si era accesa sull’isola di San Pietro dove – si narra – era giunto unCommissario inviato dal Vicerè(dell’invio di commissari si era parlato a proposito della riunione del 3 in forma di stamento di clero e nobiltà) per raccogliervi armi, munizioni e soldatesche contro la flotta francese. Buona, ma tardiva

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intenzione perché il giorno 8 due navi della flotta francese, comandata dal contrammiraglio Truguet, sbarcano nell’isola di S. Pietro (Carloforte), e se ne impadroniscono senza contrasto. Issano la bandiera repubblicana, e gittano a terra la statua marmorea del re Carlo Emanuele, fondatore di quella colonia.

Nuovo salto di data e nuova apertura di scena: siamo al 15 gennaio e a S. Antioco

nelle cui acque era giunta la squadra francese.

Come vogliono le regole dell’epoca un ufficiale, un tamburino ed un soldato francesi scendono a terra per trattare la resa con capitano sardo Camurati che però

vide scendere da lungi circa 600 uomini verso Calasetta colla intenzione di farlo prigioniero. Il Camurati, indignato, rinfaccia la mala fede all’Ufficiale francese Reidellet del Sessel, che fa prigioniero di guerra col soldato e col tamburino, inviandoli a Cagliari, dove giungono la sera del 18. Strada facendo l’Ufficiale lagnavasi di non passarlo in vie carrozzabili, appuntandosi senza voler camminare, finché non fu minacciato di venir legato ad un cavallo. In Iglesias alloggiò dal Vescovo Porqueddu, che lo trattava lautamente. Naturalmente sia l’ufficiale che il tamburino vengono interrogati e, mentre il primo risponde colle solite esagerazioni che a bordo delle navi vi erano viveri ottimi e più che sufficienti, il

secondo, alloggiato col soldato, lo smentisce puntualmente: il vino erasi convertito in acqua guasta, che il loro nutrimento si limitava a galletta nera e dura ed a due razioni di carne salata per settimana. Anche a Cagliari l’ufficiale rinchiuso nella torre dell’Aquila

ove fu trattato con soverchia benignità, provveduto di buon letto e tavola,

non cessava di millantarsi dicendo che la sua flottaavrebbe presto ridotto la città di Cagliari in un mucchio di rovine. I paesani, che tutto sapevano, minacciavano l’assalto alla torre aggruppandosi furibondi sui bastioni, per cui l’Autorità credeva prudente di trasportarlo, di notte tempo, in luogo più sicuro e sconosciuto.

La torre dell’Aquila o del Leone fu danneggiata

dai bombardamenti degli Spagnoli (1717) e fu in

parte demolita e in parte incorporata nel

Palazzo Boyl (nella foto) nel 1840. Di essa esiste

ancora la grande porta, che, detta "dell'Aquila"

perché portava scolpita un'aquila, è uno degli

ingressi del quartiere Castello.

Effemeridi Sarde

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Effemeridi Sarde

Mentre i prigionieri francesi stavano per giungere a Cagliari, il contrammiraglio Truguet non restava inerte e il 17, visto il fallimento delle trattative di resa (e forse anche perché se tamburino e soldato non avevano mentito la flotta aveva bisogno di viveri freschi), tenta un’avvisaglia presso l’istmo di S. Antioco.

Ma

un drappello di 7 valorosi Sulcitani, non badando alla disparità del numero, si slancia contro il nemico, massacrandone non pochi, e mettendo in fuga gli altri. Dei Sardi cadono pugnando da forti, Giovanni Lebiu, Francesco Matzeu e Salvatore Pani.

Il 21 i francesi tentano uno sbarco presso Portoscuso ma i

miliziani sardi, vigilando dappertutto e sempre pronti alla difesa, mettono in fuga i nemici; e la squadra, dopo alcune ore di inutile cannoneggiamento, è obbligata a spiegare le vele e a prendere il largo.

Il 24 gennaio le navi francesi sono ancorate nella rada di Cagliari.

Alle ore 8 del mattino staccavasi dalla flotta una grossa lancia con 27 o 30 uomini, compreso un ufficiale ed un tamburino, con la bandiera nazionale a poppa, e la savoiarda a prua: dirigendosi verso il Molo. Avvisata con portavoce dai sardi a ritirarsi, e continuando, con sconsigliata baldanza, ad avvicinarsi alle batterie, una fucilata di un miliziano della parte settentrionale dell’Isola, che credesi del Villaggio di Gavoi, ne colpisce uno a morte,

mentre un colpo di cannone ne massacra altri 16, compreso l’ufficiale e il tamburino.

Il giorno dopo Truguet cerca di aprire una trattativa, inviando

un foglio al Vicerè a mezzo di un legno Svedese ancorato in rada. Il vicerè rifiuta persino di leggerlo e lo rimanda

al superbo comandante della flotta “non volendo avere carteggio alcuno col nemico del suo Re”.

Siamo alle giornate cruciali dello sforzo francese per la conquista della capitale dell’Isola, posto che di trattative o di iniziative similari il Satta non parla più. Invece racconta che il 26

la flotta francese, avvicinandosi al porto si mette in ordine di battaglia. Una nave bordeggia verso la spiaggia della Maddalena (Cagliari) tirando delle cannonate ad un piccolo armatore. Il legno colò a fondo, ma l’equipaggio di 16 uomini si salvava assieme a quello di una barca peschereccia.

Il 27 gennaio compare sulla scena quel Vincenzo Sulis che tanta parte doveva avere nella storia cagliaritana degli anni seguenti. Questi – racconta il Satta

– arma, a proprie spese, genti e soldati e, con molta abilità, tende un agguato, nella Scaffa, dietro le montagne di sale, contro due lancioni francesi. Con una scarica ben aggiustata i paesani uccidono oltre 40 nemici, senza che alcuno di essi corresse pericolo, sebbene sotto un terribile fuoco della flotta repubblicana.

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La narrazione della giornata prosegue fra l’aulico ed il drammatico: Era di domenica, giorno placido e sereno. Il popolo si affollava nel Molo e nella Darsena. Alle 3 pom. si avvicina una nave scaricando una mezza fiancata, mettendo lo scompiglio nei più timidi. Una sola bomba cadeva in Darsena uccidendo un artigiano. Più tardi a quella si sostituiva la Comandante con un fuoco più forte ancora. Sei palle giungevano in Castello senza danno. Cessava il fuoco nel pomeriggio per riprendersi alle 9 dalle Bombardiere; le quali lo continuavano sino alle 3 del mattino lanciando due o tre bombe ogni quarto d’ora, colla morte di un

Cannoniere.

Bombardamento su Cagliari

Nonostante i danni molto lievi –

almeno stando al racconto del Satta –inflitti dal bombardamento alla città, l’attacco delle navi francesi prosegue anche il giorno dopo. E con rinnovata energia: La flotta francese bombarda tremendamente la città di Cagliari dalle 8 del mattino alle 2 pom. lanciando 40 colpi al minuto. Pure il danno fu lievissimo. Cinque soli

Sardi furono feriti mortalmente pochi leggermente – pochissime le case danneggiate, mentre le navi nemiche più vicine riportavano gravissimi guasti e corsero pericolo di venire incendiate, specialmente quella del Contrammiraglio che fu vista dar segnali di infortunio.Il giorno 29, probabilmente perché con il bombardamento si intendeva predisporre una pressione psicologica, forse perché erano costumi del tempo, si cerca nuovamente la strada delle trattative. Questa volta con le minacce: Il Comandante la flotta francese scrive al Vicerè – per mezzo di un Capitano di bandiera neutrale che stava in rada – esortandolo a rendere la piazza: minacciando, in caso di negativa, un fuoco più vivo sino a ridurla in rovine. La risposta fu degna del popolo oltraggiato: “preferire la morte sotto le rovine, anziché arrendersi a nemico sleale”.Situazione di stallo dunque per la squadra francese: il comandante aveva tentato bombardamenti, sorprese, minacce senza risultato. L’azione di forza – almeno stando alla notizia del 7 febbraio – deve essergli sembrata l’unica via praticabile. Di qui un incremento del numero delle navi: Approdano nel Capo Pula altri nove bastimenti francesi con due vascelli, uno dei quali da 80. La flotta contava allora 27 navi da guerra e 42 legni da carico, con una imbarcazione di 6,900 soldati.

Effemeridi Sarde

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Effemeridi Sarde

Contrammiraglio Louis-René-Madeleine Levassor de Latouche-Tréville

Le operazioni belliche cominciano nei giorni immediatamente successivi: il giorno 11 le navi vanno ad ancorarsi nel

golfo di Quarto;

il giorno seguente

la grossa nave del Contrammiraglio Latouche- Treville passa davanti alla torre di Calamosca, mentre una bombardiera avvicinasi al Lazzaretto tirando palle e granate verso il lido procurando di sbarcare 1200 uomini.

Il 13, verso il tramonto, bombarda la città di Cagliari, e sbarca alcune migliaia di uomini nel Margine Rosso presso Quarto con 18 o 20 cannoni.Il 14 alcune navi si avvicinano alla città, altre verso il Lazzaretto, ed altre al fortino di S. Elia. Alle ore 7 il grosso vascello principia il fuoco, che continua tutto il giorno. E tanto si avvicina al fortino che i nostri sentono ripetersi la parole:

“Cannonieri sardi arrendetevi, e sarete premiati”. La risposta fu inviata con palle ben aggiustate.

Spuntato il giorno 15, otto vascelli, in ordine di battaglia, rigalavano alla città da 15 a 20,000 palle infuocate, che, per fortuna, producevano danni insignificanti. –

Nello stesso giorno il fortino improvvisato dai Sardi a Quarto rimaneva, per pochi istanti, deserto, ma rioccupato presto dal notaio Antonio Pisano, da Bari, ufficiale delle Milizie, questi con un pugno di valorosi dà fuoco ai quattro cannoni ivi lasciati, mette in fuga i nemici trincerativisi.

Alla sera il cav. Gerolamo Pitzolo tende un agguato a quei Francesi che, sbarcati a Quarto, si dirigevano verso Sant’Elia. Succede, nella oscurità, un parapiglia orribile: Francesi con Francesi, credendosi di fronte ai Sardi, si scaricano vicendevolmente un terribile fuoco, facendo di sé stessi orribile carneficina. Molti furono i Francesi fatti prigionieri, fra i quali quattro donne vestite da soldati.

La mattina del 16 la stessa flotta manda un fuoco, più accanito ancora dei giorni precedenti. Le nostre batterie rispondono così abilmente da arrecare danni non lievi ai legni nemici. – Gli edifizi della città soffrivano danni insignificanti: 6 dei nostri uomini rimanevano feriti mortalmente.Dopo il mezzodì sollevasi un forte vento di levante che, nella notte,

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Effemeridi Sarde

spinge la grossa nave il Leopardo

verso il baluardo di S. Agostino, la quale l’indomani rimane non poco danneggiata dal fuoco delle nostre batterie.

Si avvicina l’epilogo dell’avventura francese indirizzata all’occupazione di Cagliari, avvenimento che, nei piani francesi, avrebbe segnato l’inizio dell’occupazione di tutta la Sardegna. A Cagliari va male, col fallimento dello sbarco nei dintorni e con la tempesta (probabilmente da scirocco, sempre chiamato a Cagliari levante) che doveva mettere a mal partito tutta la squadra dello sfortunato contrammiraglio Truguet.

Infatti

la notte del 17 al 18 febbraio una orribile tempesta nel golfo di Cagliari sbatte le flotta francese, producendole danni tali da ridurla alla inazione.

Il Leopardo, toccato il timone a terra, non poté più muoversi rimanendo arenato sotto il forte S. Agostino. I popolani, dandoli l’assalto, vi fanno bottino copioso, trovandosi in quella grossa nave la cassa con un milione di assegnati; i quali andavano dispersi nelle mani degli stessi popolani, che non ne conoscevano il valore.

Il giorno appresso, abbonacciatosi il mare, i pochi Francesi sbarcati sul lido raggiungono i loro legni, dopo aver dato fuoco alla nave arenatasi.Tutta la flotta si raccoglie nellevicinanze di Pula, ed il 26 febbraiospiega le vele per la Francia,

scomparendo, finalmente dalle acque della Sardegna dopo due mesi dalla sua venuta, e 33 giorni dall’arrivo nel golfo di Cagliari.

Tale spedizione aggiungeva una pagina d’oro alla storia della Sardegna, la quale, sebbene sprovveduta d’uomini e di munizioni da guerra, resistendo in grado eroico, non ebbe a lamentare che la perdita di 16 uomini, e la totale rovina di due case; mentre alla Francia costava la perdita di 3,000 uomini e di 30 scialuppe. Le furono inoltre predati 9 bastimenti e due polacche – una in Alghero, l’altra a Porto Pino – cariche entrambe di grano, fave, olio, cotone, datteri e caffè.

Non fa meraviglia, tirate le somme della vicenda e della narrazione, che tra la popolazione cagliaritana comparisse la figura di Sant’Efisio, ancora una volta nella veste di protettore della città, salvata questa volta da una pioggia di palle infuocate dopo il primo e più antico salvataggio da una terribile pestilenza.

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LA SARDEGNA E IL PROBLEMA DELL’ACQUA NUOVI CRITERI DI RACCOLTA E DISTRIBUZIONE

di Pino De Ferrari

Quando si parla dei problemi legati all’acqua ed alla disponibilità di questa indispensabile risorsa da parte delle popolazioni del pianeta, non posso fare a meno di ricordare il mio primo arrivo in Sardegna. Inviato dall’I.N.A.I.L. a dirigere il Centro Traumatologico Ortopedico di Iglesias, ero sbarcato a Porto Torres il 12 Agosto 1963. Lungo l’assolata “Carlo Felice”, la strada statale 131, trovai un posto di ristoro solo in prossimità di Cagliari. Il gestore del locale, al quale chiesi una birra, prima di servirmela, col contenuto della stessa bottiglia risciacquò il bicchiere. Alla mia richiesta di spiegazioni rispose che non c’era acqua per provvedere alla bisogna.

Quella era la situazione in Sardegna in quello e per molti anni ancora. Ad Iglesias l’acqua veniva erogata a giorni alterni, talvolta per mezzo delle autobotti del Comune, a

cui la popolazione attingeva con secchi e bidoni; dovunque l’erogazione veniva sospesa nelle ore notturne.

Oggi l’acqua non manca e ciò non solo perché il cielo ha ripreso a concederne in quantità a volte persino eccessiva, ma anche alle opere di raccolta e distribuzione realizzate.

Martedì 1 Febbraio, nel corso della riunione ordinaria del Club di Cagliari Est, il Prof. Sergio Vacca ha tenuto una relazione, illustrata da numerose diapositive, sui compiti e l’attività dell’ENAS, l’Ente regionale cui è demandata la predisposizione dei programmi di interventi ed il relativo piano finanziario inerenti al servizio di approvvigionamento idrico multisettoriale regionale.

Il Prof. Sergio Vacca ha iniziato la sua attività lavorativa nellaseconda metà degli anni ’70 nell’Ente autonomo del Flumendosa, istituito sin dal 1946, di cui fu Commissario straordinario. Attualmente occupa la cattedra di Pedologia presso l’Università di Sassari, con insegnamenti di Pedologia e Pedologia applicata nei Corsi di studi di Scienze Forestali (Sede gemmata di Nuoro) e Scienze Naturali (sede di Sassari). E’ stato inoltre

Problema acqua

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Problema acqua

Commissario ed è Presidente del Consiglio di Amministrazione dell’ENAS, l’Ente Acque della Sardegna, subentrato all’Ente Flumendosa con delibera della Giunta regionale del 2004.

L’ENAS gestisce la distribuzio-

agricolo e industriale, sovrain-tende alla realizzazione e alla gestione degli impianti di produzione di energia elettrica anche da fonti rinnovabili, utilizzando in modo efficiente un sistema di:

32 serbatoi artificiali

(accumulo tot.: 2.300 Mm3 nominali 1.520 Mm3 effettivi)•

850 chilometri di acquedotti,

210 chilometri di canali,

47 impianti di pompaggio,

4 impianti idroelettrici (energia tot. 26 GW) •

l'ENAS produce e consegna l'acqua per i diversi usi •

(potabile, irriguo e industriale) ai grandi utenti regionaliIn particolare fornisce l'acqua:

ad Abbanoa SpA che, laddove non dispone di fonti autonome, provvede a renderla potabile e a distribuirla nelle reti urbane

ai nove Consorzi di bonifica della Sardegna per gli usi irrigui•

agli otto Consorzi industriali.

I volumi mediamente erogati negli anni 2008-2010 sono statiper uso civile: 229 m3 x 106

per uso irriguo: 343 m3 x 106

per uso industriale: 32 m3 x 106

TOTALE: 604 m3 x 106

Ben oltre questo vasto campo di attività, l’ENAS estende la sua collaborazione a tutto il mondo, partecipando a vario titolo, dagli studi preparatori, alla realizzazione e al controllo di impianti di potabilizzazione, creazione di parchi urbani, pianificazione delle risorse

idriche, indagini pedologiche, bonifica di discariche, ecc.

Fra i paesi ai quali l’ENAS ha dato la sua collaborazione, si possono ricordare l’Afghanistan, la Serbia, la Bosnia, la Tunisia, il Marocco, il Venezuela.

ne dell’acqua ad uso domestico

Una gita del Club

UN FINE SETTIMANA ALLE TERME

PER CONSOLIDARE L’AMICIZIA ROTARIANAdi Pino De Ferrari

Come preannunciato con largo anticipo, i soci che hanno aderito all’iniziativa si sono ritrovati a Sardara all’Hotel delle Terme di S. Maria Aquas, dove hanno vissuto insieme, in amicizia e allegria, il fine settimana dal 4 al 6 Marzo.

Il gruppo è giunto alla spicciolata nel pomeriggio del Venerdì, dopo di avere percorso il dedalo della “Carlo Felice”, ostinatamente incompiuta, tra scavi ciclopici, varianti di percorso, tratti a una, due, quattro corsie, righe bianche, gialle, rosse e verdi, sotto la minaccia incombente dei cartelli che, ogni cento metri, ammoniscono: “attenzione: controllo elettronico della velocità!”. Sarei stato tentato di dire “eterna incompiuta” se eterna non significasse, oltre che senza fine, anche senza principio, mentre questa opera faraonica un inizio dovrà pur averlo avuto, magari per mano dei shardana. Qualche altra piccola difficoltà ha creato il reperimento del sito, a causa della segnaletica di qualità non eccellente.

Comunque, anche senza navigatore satellitare, tutti sono

giunti sani e salvi a destinazione e, con abbondante anticipo sull’ora della cena, il gruppo si è ricompattato nel salone adiacente la “reception”.

Le giornate successive hanno offerto l’alternanza della partecipazione individuale ai trattamenti termali, primo fra tutti l’uso dell’affollatissima piscina calda, con le veloci escursioni collettive nei dintorni.

Di grande interesse, la mattina del Sabato, è stata la visita al Museo di Villa Abbas, che offre un percorso visivo e tattile (per non vedenti) dalla preistoria, attraversa l’età nuragica, punica, romana, medioevale, giudicale, aragonese, offrendo alla vista un vasto campionario di reperti rinvenuti nella zona del medio campidano grazie alle ricerche dell’archeologo Taramelli, costituito da materiale fittile, bronzeo, ricostruzioni di siti tombali,dimostrazione delle varie fasi di lavorazione della ceramica, oggetti ornamentali e suppellettili di uso quotidiano.

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Se ne parla

ANDIAMO AL CINEMAdi Cicci Ibba

INCONTRERAI L'UOMO DEI TUOI SOGNI di Woody Allen

Nel 1969 WOODY ALLEN esordì con ‘‘PRENDI I SOLDI E SCAPPA” iniziando la sua carriera di professionista dell'umorismo e creando un universo di situazioni e temi cari a lui ed allo

spettatore che lo segue. In questi ultimi anni il regista ha ambientato le sue storie in diverse città europee, Venezia, Barcellona, Parigi, Londra e, proprio Londra, fa da sfondo a questo suo ultimo film. Eccoci così ritornati alla casualità

della vita, al ruolo della fortuna nelle vicende umane e alla necessità che tutti abbiamo di credere che la nostra esistenza possa improvvisamente cambiare in meglio.

Protagonista della storia è Helena che, a sessant'anni si ritrova sola: il marito Alfie l'ha lasciata, come spesso oggi accade, per una giovane donna.Helena però non si dà per vinta e si rivolge ad una cartomante che le predice un nuovo amore.

Ma, la soluzione trovata da Helena per alleviare il suo malessere, è guardata con sospetto e scetticismo da sua figlia Sally, ingabbiata anche lei in un rapporto di coppia infelice con il marito Roy. Da qui una serie situazioni fatte di illusioni e disillusioni, dove comicità sottile e ironia si prendono per mano con ritmo scoppiettante e serrato che assicura un divertimento intelligente

e raffinato, trascinando lo spettatore e coinvolgendolo per tutta la durata dello spettacolo.

IN UN MONDO MIGLIORE di

Susan Bier

La regista danese ci presenta la storia, ambientata nella sua terra, di due adolescenti:

ELIAS, figlio di due medici sull'orlo della separazione, il padre fa il volontario in campo profughi africano, mentre la madre mantiene il suo posto in ospedale,

e CHRISTIAN rimasto da poco orfano di madre troncata da un

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Se ne parla

cancro, figlio di un borghese benestante, di nazionalità svedese.

ELIAS E CHRISTIAN frequentano la stessa scuola, lì si conoscono e diventano amici.

Uno, Elias, è timido ed introverso e non sa opporsi ai bulli della scuola che lo perseguitano con una crudeltà senza quartiere chiamandolo “faccia di topo”. L'altro, Christian, è un duro, arrabbiato col mondo e taciturno, si fa paladino del compagno che trascinerà con sé in una

alleanza dove giocano un ruolo di primo piano elementi di frustrazione e rivalsa

che porteranno i due ragazzi sull'orlo dell'abisso.

Il

film ha un ritmo sostenuto e sapiente,apre ampi campi di riflessione, e mette la spettatore davanti ad una scelta: o la violenza e la forza bruta, o la ricerca faticosa ed il perseguimento dell' ideale, unica possibilità per l' uomo di sollevarsi e realizzare la parte migliore.

La regista sceglie un finale di pacificazione ma allo spettatore resta un profondo senso di inquietudine davanti alla imprevedibilità della vita.

CHE BELLA GIORNATA di Gennaro Nunziante

Checco Zalone fa di professione il comico e, dopo essersi cimentato in tv, è ora al suo secondo film dopo il successo travolgente quanto inaspettato di “Cado dalle nubi”.

Centro del discorso non è più, questa volta, il rapporto tra nord e sud, ma, per dirla con le sue parole “l 'incontro tra due mondi, quello del terrore e quello del terrone”,

dove, almeno nel film, il “terronismo” vince sul “terrorismo”.

La storia è presto detta: Checco, buttafuori da discoteca, può, grazie alle

solite raccomandazioni, essere assunto come addetto alla sicurezza della curia milanese.

Maldestro e fornito di una immensa faccia tosta, privo di qualsiasi pudore, scatena una serie di incidenti diplomatici e s'innamora di una bella quanto improbabile terrorista che passa ai suoi occhi solo e soltanto per un'avvenente studentessa maghrebina, da lui,ovviamente, ribattezzata di “madre bina”.

E' triste pensare che questo film, fatto di luoghi comuni, battute sciocche, situazioni

che vorrebbero essere irriverenti ed invece sono soltanto scontate, abbia superato al botteghino la soglia record di 31 milioni di euro di incassi!

E dire che il cinema internazionale ci ha invidiato negli anni sessanta la schiera dei grandi perdenti ne “La grande guerra” di Mario Monicelli, in “Divorzio all'italiana” di Pietro Germi, o ne “Il medico della mutua” di Luigi Zampa.Cosa succede invece oggi a Checco Zalone ?

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Notizie dal Club

NUOVI SOCI

Dott. Salvatorangelo Ortu,

nato a Villamar il 09.09.1952, ha conseguito la maturità classica presso il Liceo Dettori di Cagliari e, nel 1979, presso l’Università di Cagliari la laurea in Medicina e Chirurgia.

Attualmente lavora presso l’Azienda Sanitaria Locale n. 8 nel reparto di Traumatologia ed Ortopedia, in qualità di dirigente medico con compiti di alta specialità per le patologie dell’anca in un

ambulatorio superspecialistico.

Pratica la libera professione a Cagliari.

E’ iscritto alla Società Italiana di Reimpiantologia, alla società Sarda ed Italiana di Ortopedia.

Pratica il golf, presso il Golf Club di Is Molas.

Appassionato di lingua sarda, traduce e

pubblica favole per bambini.

E’ profondo conoscitore di storia antica ed in particolare dell’Impero Bizantino.

Già iscritto all’Azione Cattolica, si è occupato dei ragazzi diversamente abili nella provincia di Nuoro.

Sposato con Maria Deiana, specialista in Odontoiatria, ha due figli: Carlotta di 22 anni, studentessa di economia all’Università di Cagliari ed Emanuele di 19 anni, studente di ingegneria presso l’Università di Cagliari.

Marco Ghiani, nato a Isili l'8 maggio 1959 in una famiglia di agricoltori.Undicesimo figlio è rimasto orfano del padre a 2 anni. Ha seguito i fratelli a Torino alla ricerca di un tenore di vita migliore. Qui ha conseguito la licenza media e subito dopo ha deciso di entrare nel mondo del lavoro. Dopo alcune esperienze lavorative è approdato in tipografia dove si è subito distinto per capacità e senso di responsabilità.Dopo aver affinato le sue capacità nel settore artigiano è approdato al centro stampa della Gazzetta del Popolo ed hafrequentato la prestigiosa scuola per tipografi

Paravia.

Nel 1981 riparte da Isili. Di qui il progetto di trasferire l'attività a Cagliari per sfruttare un bacino economico più ampio.Nel 1992 il primo capannone di proprietà nella zona industriale nel comune di Monastir. Da allora la tipografia si è trasformata in un vero e proprio centro stampa tecnologicamente avanzato con 50 dipendenti.

Se gli chiedono cosa fa, risponde con unlargo sorriso:"faccio il tipografo solo il tipografo, e cerco di farlo bene. Lavoro a un progetto che va oltre la mia azienda, collaboro nel sociale, credo nel volontariato e per quello che posso mi dedico al prossimo”.

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Le nostre presenze

VITA DEL CLUB

SETTIMANA PER SETTIMANA

Riunione del 11 gennaio

Argomento della serata: “Scrittori a la carte”

Relatore: Dottor Paolo Maccioni

Soci presenti: Luciano Airoldi, Edwige Ancona, Marcello Angius, Franco Cabras, Giancarlo Caddeo, Stefano Cilloco, Giovanni Corona, Carlo Corradini, Carlo Desogus, Antonio Dimitri, Italo Doglio, Giuseppe Dubois, Giovanni Falorni, Vittorio Faticoni, Salvatore Floris, Giovanni Foddai, Ettore Gasperini, Massimo Graziano, Cicci Ibba, Bruno Loviselli, Luigi Maccioni, Donatella Masala, Francesco Morittu, Pietro Paolo Murru, Giancarlo Nurchi, Salvatore Ortu, Paolo Emilio Pasolini, Antonio Pittau, Michele Russo, Anna Ruzzittu, Maria Lucia Sancassano, Graziano Sanna, Luigi Satta, Gerhard Seeberger, Lorenzo Spano, Paolo Usai, Enrico Vassena, Carlo Zuddas.

Ospiti: Dottor Paolo Maccioni

Riunione del 18

gennaio

Argomento della serata: “La diga del Flumendosa”

Relatore: Professor Sergio Vacca

Soci presenti: Emanuele Angelucci, Marcello Angius, Franco Cabras, Pietro Francesco Cadoni, Giangabriele Carta, Roberto Chessa, Giovanni Corona, Carlo Corradini, Giuseppe De Ferrari, Carlo Desogus, Antonio Dimitri, Italo Doglio, Giuseppe Dubois, Giovanni Falorni, Giovanni Foddai, Ettore Gasperini, Massimo Graziano, Cicci Ibba, Giampaolo Lallai, Bruno Loviselli, Luigi Maccioni, Francesco Morittu, Pietro Paolo Murru, Salvatore Ortu, Paolo Emilio Pasolini, Carlo Pautasso, Antonio Pittau, Carlo Poledrini, Michele Russo, Maria Lucia Sancassano, Graziano Sanna, Luigi Satta, Andrea Sechi, Gerhard Seeberger, Lorenzo Spano, Paolo Usai, Enrico Vassena, Carlo Zuddas.

Consorti presenti: Pia Carta

Ospiti: Professor Sergio Vacca (del Club); Ing. Roberto Silvano ( di Pier Francesco Cadoni).

Riunione del 25 gennaio

Argomento della serata: “Le stagioni balneari a Cagliari”

Relatore: Giampaolo Lallai

Soci presenti: Luciano Airoldi, Emanuele Angelucci, Carlo Corradini, Giuseppe De Ferrari, Luciano Di Martino, Giuseppe Dubois, Giovanni Falorni, Giovanni Foddai, Ettore Gasperini, Massimo Graziano, Cicci Ibba, Giampaolo Lallai, Bruno Loviselli, Luigi Maccioni, Donatella Masala, Francesco Morittu, Edgardo Nati, Giancarlo Nurchi, Salvatore Ortu, Paolo Emilio Pasolini, Giorgio Vincenzo Piras, Antonio Pittau, Michele Russo, Anna Ruzzittu, Graziano Sanna, Andrea Sechi, Gerhard Seeberger, Paolo Usai, Enrico Vassena, Carlo Zuddas.

Consorti presenti: Luciana Airoldi, Liliana Falorni, Anna Lallai,

Angela Vassena

Ospiti: Angela Azara (del Club); Anna Delogu (di Antonio Pittau)

Riunione del 31gennaio

Argomento della serata: interclub “Progetto Benin”

Soci presenti: Luciano Airoldi, Franco Cabras, Giuseppe De Ferrari, Giovanni Falorni, Bruno Loviselli, Luigi Maccioni, Francesco Morittu, Giorgio Vincenzo Piras, Graziano Sanna.

Riunione del 1 febbraio

Argomento della serata: “La figura di Francesca Sulis Sanna”

Relatori: Dottor Riccardo Laria e Dottor Lucio Spiga

Soci presenti: Marcello Angius, Giancarlo Caddeo, Giangabriele Carta, Carlo Corradini, Giuseppe De Ferrari, Antonio Dimitri, Italo Doglio, Salvatore Floris, Giovanni Foddai, Ettore Gasperini, Massimo Graziano, Cicci Ibba, Giuseppe La Sala, Donatella Masala, Francesco Morittu, Pietro Paolo Murru, Giancarlo Nurchi, Salvatore Ortu, Paolo Emilio Pasolini, Giorgio Vincenzo Piras, Salvatore Plaisant, Anna Ruzzittu, Maria Lucia Sancassano, Luigi Satta, Andrea Sechi, Lorenzo Spano, Enrico Vassena, Carlo Zuddas.

Consorti presenti: Pia Carta, Mary Plaisant

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Le nostre presenze

Ospiti: Dottor Riccardo Laria e Dottor Lucio Spiga (del Club); Eveline Abrahaamsson, Hanna Rosemary Edison, Petre Joseph Murphy, Lizzie Nellis (dello scambio giovani); Gavina Giugnini e Camilla Giugnini (di Giorgio Vincenzo Piras).

Riunione del 8 febbraioArgomento della serata: “Immagini e figure del risorgimento Italiano”Relatore: Professoressa Licia Lisei

Soci presenti: Alberto Aime, Luciano Airoldi, Edwige Ancona, Marcello Angius, Franco Cabras, Giancarlo Caddeo, Giangabriele Carta, Carlo Corradini, Giuseppe De Ferrari, Antonio Dimitri, Giuseppe Dubois, Giovanni Falorni, Vittorio Faticoni, Giovanni Foddai, Ettore Gasperini, Massimo Graziano, Giampaolo Lallai, Bruno Loviselli, Luigi Maccioni, Donatella Masala, Francesco Morittu, Salvatore Ortu, Giorgio Vincenzo Piras, Antonio Pittau, Anna Ruzzittu, Maria Lucia Sancassano, Graziano Sanna, Andrea Sechi, Lorenzo Spano, Marcello Tuveri, Paolo Usai, Carlo Zuddas.

Consorti presenti: Luciana Airoldi, Pia Carta, Liliana Falorni.

Ospiti: Professoressa Licia Lisei, Professoressa Carla Deplano, Signor Giuseppe Spanu, Signora Giulia Biggio, Signor Enrico Spanu (del Club); Paola Carcassi e Antonello Fiori (del Rotaract); Anna Delogu (di Antonio Pittau); Avvocato Carlo Dore e Professoressa Carla Romagnino Dore (di Vittorio Faticoni).

Riunione del 15 febbraio

Argomento della serata: “Sequestro di anidride carbonica e produzione di biopetrolio”

Relatore: Professor Giacomo Cao

Soci presenti: Alberto Aime, Luciano Airoldi, Emanuele Angelucci, Marcello Angius, Franco Cabras, Giancarlo Caddeo, Giampaolo Caruso, Giovanni Corona, Carlo Corradini, Giuseppe De Ferrari, Antonio Dimitri, Italo Doglio, Ettore Gasperini, Cicci Ibba, Giampaolo Lallai, Bruno Loviselli, Luigi Maccioni, Donatella Masala, Francesco Morittu, Pietro Paolo Murru, Salvatore Ortu, Paolo Emilio Pasolini, Giorgio Vincenzo Piras, Carlo Poledrini, Michele Russo, Anna Ruzzittu, Graziano Sanna, Luigi Satta, Andrea Sechi, Gerhard Seeberger, Lorenzo Spano, Marcello Tuveri, Carlo Zuddas.

Ospiti: Professor Giacomo Cao (del Club)

Riunione del 22 febbraio

Argomento della serata: “Un’avventura scientifica. La scoperta del nucleare”

Relatore: Professoressa Carla Romagnino Dore

Soci presenti: Luciano Airoldi, Franco Cabras, Roberto Chessa, Luigi Ciabatti, Stefano Cilloco, Giuseppe De Ferrari, Antonio Dimitri, Italo Doglio, Giuseppe Dubois, Giovanni Falorni, Vittorio Faticoni, Salvatore Floris, Giovanni Foddai, Cicci Ibba, Giuseppe La Sala, Luigi Maccioni, Francesco Morittu, Pietro Paolo Murru, Edgardo Nati, Salvatore Ortu, Paolo Emilio Pasolini, Giorgio Vincenzo Piras, Michele Russo, Maria Lucia Sancassano, Luigi Satta, Marcello Tuveri, Paolo Usai, Enrico Vassena, Carlo Zuddas.Consorti presenti: Luciana Airoldi, Maresa Chessa, Stefania Faticoni, Angela Vassena

Ospiti: Avvocato Carlo Dore e Professoressa Carla Romagnino Dore (del Club); Professor Giovanni Sabbagh (di Gianni Falorni); Dottoressa Anna Maria Ibba (di Cicci Ibba).

Riunione del 23 febbraio

Argomento della serata: “Rotary Day”

Soci presenti: Marcello Angius, Franco Cabras, Giovanni Falorni, Massimo Graziano, Giorgio Vincenzo Piras,

Michele Russo, Graziano Sanna, Lorenzo Spano, Enrico Vassena.

Riunione del 1 marzo

Argomento della serata: “Informazione rotariana”

Relatori: Franco Cabras e Giovanni Foddai

Soci presenti: Luciano Airoldi, Edwige Ancona, Marcello Angius, Franco Cabras, Giancarlo Caddeo, Pietro Francesco Cadoni, Stefano Cilloco, Carlo Corradini, Giuseppe De Ferrari, Luciano Di Martino, Giovanni Falorni, Giovanni Foddai, Marco Ghiani, Massimo Graziano,

Cicci Ibba, Pasquale Lavanga, Bruno Loviselli, Luigi Maccioni, Donatella Masala, Pietro Paolo Murru, Salvatore Ortu, Paolo Emilio Pasolini, Giorgio Vincenzo Piras, Antonio Pittau, Carlo Poledrini, Michele Russo, Maria Lucia Sancassano, Graziano Sanna,

Luigi Satta, Andrea Sechi, Lorenzo Spano, Marcello Tuveri.

Ospiti: Alberto Bionducci (del Club).

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Le nostre presenze

4, 5 e 6 marzo gita a SardaraHanno partecipato alla gita: Enrico e Angela Vassena, Luciano e Luciana Airoldi, Antonio Pittau e Anna Delogu, Gianni e Liliana Falorni, Pino De Ferrari. Inoltre erano presenti Gianni e Rita Murru quali ospiti.

Sabato 12 marzo Ballo di Carnevale

Hanno partecipato al ballo di carnevale i seguenti Soci con le rispettive consorti:

Luciano Airoldi, Pietro Francesco Cadoni, Roberto Chessa, Giovanni Falorni, Antonio Pittau, Salvatore Plaisant, Carlo Poledrini, Giampaolo Porcu, Gerhard Seeberger.

Riunione del 15 marzo

Argomento della serata: Presentazione del libro “Classe mista” di Chicco Melis

Relatore: Cicci Ibba e Chicco Melis

Soci presenti: Alberto Aime, Luciano Airoldi, Emanuele Angelucci, Efisio Angius, Marcello Angius, Franco Cabras, Giampaolo Caruso, Stefano Cilloco, Giovanni Corona, Carlo Corradini, Giuseppe De Ferrari, Carlo Desogus, Italo Doglio, Giuseppe Dubois, Salvatore Floris, Giovanni Foddai, Ettore Gasperini, Marco Ghiani, Massimo Graziano, Cicci Ibba, Giampaolo Lallai, Bruno Loviselli, Luigi Maccioni, Donatella Masala, Francesco Morittu, Pietro Paolo Murru, Giancarlo Nurchi, Salvatore Ortu, Giorgio Vincenzo Piras, Michele Russo, Maria Lucia Sancassano, Andrea Sechi, Lorenzo Spano, Pietro Luigi Torrazza, Marcello Tuveri, Paolo Usai, Carlo Zuddas.

Consorti presenti: Fernanda Corona, Anna Lallai, Anna Maria Torrazza

Ospiti: Dottor Chicco Melis (del Club); Professoressa Anna Maria Steri (di Donatella Masala).

Riunione del 24 marzo (interclub)

Argomento della serata: “Celebrazione dell’Unità d’Italia”

Relatore: S.E: Dottor Balsamo, prefetto di Cagliari

Soci presenti: Luciano Airoldi, Franco Cabras, Giovanni Corona, Carlo Corradini, Giuseppe De Ferrari, Carlo Desogus, Antonio Dimitri,

Giovanni Falorni, Emilio Floris, Salvatore Floris, Ettore Gasperini, Marco Ghiani, Bruno Loviselli, Luigi Maccioni, Francesco Morittu, Giorgio Vincenzo Piras, Antonio Pittau, Salvatore Plaisant, Michele Russo, Maria Lucia Sancassano, Graziano Sanna, Luigi Satta, Lorenzo Spano, Carlo Zuddas.

Consorti presenti: Luciana Airoldi, Fernanda Corona, Liliana Falorni, Mariarosa Piras, Meri Plaisant, Graziella Russo, Silvana Sanna, Tiziana Satta.

Ospiti: Anna Delogu (di Antonio Pittau); Angela Imbesi Azara (di Gianni Falorni).

Riunione del 29 marzo

Argomento della serata: "Il cimitero monumentale di Bonaria”

Relatore: Anna Palmieri Lallai

Soci presenti:

Alberto Aime, Luciano Airoldi, Edwige Ancona, Marcello Angius, Franco Cabras, Giangabriele Carta, Giampaolo Caruso, Stefano Cilloco, Giovanni Corona, Carlo Corradini, Giuseppe De Ferrari, Luciano Di Martino, Antonio Dimitri, Giuseppe Dubois, Miro Falchi, Giovanni Falorni, Salvatore Floris, Giovanni Foddai, Ettore Gasperini, Marco Ghiani, Massimo Graziano, Cicci Ibba, GiampaoloLallai, Giuseppe La Sala, Bruno Loviselli, Luigi Maccioni, Donatella Masala, Francesco Morittu, Mauro Murru, Pietro Paolo Murru, Giancarlo Nurchi, Giorgio Vincenzo Piras, Antonio Pittau, Michele Russo, Anna Ruzzittu, Giovanni Sabbagh, Stefano Salis, Graziano Sanna, Luigi Satta, Andrea Sechi, Pietro Luigi Torrazza, Enrico Vassena.

Consorti presenti: Luciana Airoldi, Pia Carta, Rosabianca Cilloco, Fernanda Corona, Elisabetta Falchi, Liliana Falorni, Anna Lallai, Mariarosa Piras, Anna Maria Torrazza, Angela Vassena

Ospiti: Angela Azara (del Club); Soma Kotaro (dello scambio giovani); Salvatore Sanna Randaccio (di Stefano Salis); Enrico Valdes e Paola Casti (di Cicci Ibba); Professor Stefano Pira (di Giampaolo Lallai).

Rotariani in visita: Piero

e Mariella C ossu (del RC Cagliari Nord); Jorg Kuster e Claudia Sabbagh (del RC Quartu Sant’Elena).

29

Le nostre presenze

PRESENZE

GENNAIO

FEBBRAIO

MARZO

COGNOME

NOME

TOTALE

ASSIDUITA'

ASSIDUITA'

PRESENZE

TRIM. PREC

ABIS Emanuela 0 0,00% 0,00%

AIME

Alberto

4

36,36% 60,00%

AIROLDI

Luciano

9

81,82% 70,00%

ANCONA

Edwige

4

36,36% 50,00%

ANGELUCCI

Emanuele

4 36,36% 50,00%

ANGIUS

Efisio

2

18,18% 50,00%

ANGIUS

Marcello

7

63,64% 90,00%

ANGIUS

Maria Bonaria

0

0,00% 0,00%

ARRU

Giovanna

0

0,00% 0,00%

CABRAS

Franco

9

81,82% 80,00%

CADDEO

Giancarlo

5

45,45% 40,00%

CADONI

Pierfrancesco

2

18,18% 30,00%CAPPELLACCI

Ugo

0

0,00% 0,00%CARTA

Giangabriele

4

36,36% 20,00%CARUSO

Giampaolo

3

27,27% 20,00%CHESSA

Roberto

2

18,18% 40,00%CIABATTI

Luigi

1

9,09% 0,00%CILLOCO

Stefano

5

45,45% 40,00%COLAVITTI

Anna Maria

0

0,00% 0,00%CONTU

Giampiero

0

0,00% 0,00%CORONA

Giovanni

6

54,55% 40,00%CORRADINI

Carlo

10

90,91% 100,00%COSSU

Guido

0

0,00% 0,00%CUALBU

Gualtiero

0

0,00% 0,00%DE FERRARI

Giuseppe

10

90,91% 100,00%DE GIORGI

Rita

0

0,00% 0,00%DESOGUS

Carlo

3

27,27% 50,00%DI MARTINO

Luciano

11

100,00% 100,00%DI MARTINO

Michele

0

0,00% 20,00%DIMITRI

Antonio

8

72,73% 60,00%DOGLIO

Italo

6

54,55% 60,00%DUBOIS

Giuseppe

7

63,64% 70,00%ETZI

Benedetto

0

0,00% 0,00%FALCHI

Miro

1

9,09% 0,00%

30

Le nostre presenze

COGNOME NOME TOTALE ASSIDUITA'

PRESENZE

FALORNI Giovanni 10 90,91% 30,00%FATICONI Vittorio 3 27,27% 100,00%FIORILLA Giovanni 0 0,00% 30,00%FLORIS Emilio 1 9,09% 10,00%FLORIS Salvatore 6 54,55% 10,00%FODDAI Giovanni 9 81,82% 100%GASPERINI Ettore 9 81,82% 90%GHIANI Marco 3 75,00% /GRAZIANO Massimo 8 72,73% 60%GURRIERI

Filippo

0

0,00%

90%

IBBA

Vincenza

8

72,73%

10%

LALLAI

Giampaolo

6

54,55%

80%

LA SALA

Giuseppe

3

27,27%

40%

LAVANGA

Pasquale

1

9,09%

50%

LOI

Piergiorgio

0

0,00%

0

LOVISELLI

Bruno

9

81,82%

0

MACCIONI

Luigi

10

90,91%

60%

MADDALONI

Giovanni

0

0,00%

80%

MANCA BITTI

Guido

0

0,00%

10%

MANNELLA

Massimo

0

0,00%

0

MASALA

Donatela

8

72,73%

10%

MENGA

Fernando

0

0,00%

90%

MORITTU

Francesco

11

100,00%

100%

MURRU

Mauro

1

100,00%

/

MURRU

Pietro Paolo

8

72,73%

80%

NATI

Edgardo

2

18,18%

90%

NURCHI

Giancarlo

5

45,45%

50%

ORTU

Salvatorangelo

9

81,82%

/

PASOLINI

Paolo Emilio

7

63,64%

70%

PAUTASSO

Carlo

1

9,09%

20%

PIN

Piero

0

0,00%

0

PIRAS

Giorgio Vincenzo

9

81,82%

90%

PISU

Maria Bonaria

0

0,00%

0

PITTAU

Antonio

7

63,64%

66,67%

PLAISANT

Salvatore

2

18,18%

50%

POLEDRINI

Carlo

3

27,27%

20%

PORCU

Giampaolo

0

0,00%

10%

PRANTEDDU

Antonio

0

0,00%

10%

31

Le nostre presenze

COGNOME

NOME

TOTALE

ASSIDUITA'

PRESENZE

RUSSO

Michele

9

81,82%

100%RUZITTU

Anna

6

54,55%

90%SABBAGH

Giovanni

1

100,00%

/

SALIS

Stefano

1

100,00%

/

SANCASSANO

Maria Lucia

8

72,73%

90%SANNA

Graziano

8

72,73%

90%SANTA CRUZ

Flavio

0

0,00%

0

SATTA

Luigi

8

72,73%

60%SECHI

Andrea

8

72,73%

100%SEEBERGER

Gerhard

4

36,36%

20%SILVESTRI

Silvio

0

0,00%

40%SPANO

Lorenzo

8

72,73%

90%SULIS

Marco

0

0,00%

0

TORRAZZA

Pietro Luigi

2

18,18%

60%TUVERI

Marcello

5

45,45%

40%USAI

Paolo

6

54,55%

50%VASSENA

Enrico

6

54,55%

100%ZUDDAS

Carlo

9

81,82%

100%I Soci evidenziati sono Dispensati

ASSIDUITA’

GENNAIO

FEBBRAIO

MARZO

Soci totali:

90 (91 dal 1 marzo, 94 dal 29 marzo) ; Soci attivi: 57 (58 dal 1 marzo, 61 dal 29 marzo); Soci Dispensati:

32.

Data riunione

Presenti totali

Presenti escluso i dispensati

Assiduità escluso i

dispensati

Assiduità totale

11 gennaio

39

27

47,37 %

43,33 %18 gennaio

38

26

45,61 %

42,22 %25 gennaio

29

19

33,33 %

32.22 %1 febbraio

30

22

38,60 %

33,33 %8 febbraio

33

21

36,84 %

36,67 %15 febbraio

34

22

38,60 %

37,78 %22 febbraio

30

17

29,82 %

33,33 %1 marzo

33

23

39,66 %

36,26 %15 marzo

39

24

41,38 %

42,86 %22 marzo

24

14

24,14 %

26.37 %29 marzo

42

25

40,98 %

44,68 %

32