Dispense formazione e lavoro

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1 CRESCERE CHE AVVENTURA! Storie in filza Dispense per lo studio PERCORSO “FORMAZIONE E LAVORO”

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materiale di studio per il percorso su formazione e lavoro del progetto "crescere che avventura"

Transcript of Dispense formazione e lavoro

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    CRESCERE CHE AVVENTURA! Storie in fi lza Dispense per lo studio PERCORSO FORMAZIONE E LAVORO

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    INDICE CAPITOLO 1. RICERCA STORICA. METODOLOGIA E SELEZIONE DELLE FONTI

    CAPITOLO 2. LARCHIVIO DELLISTITUTO DEGLI INNOCENTI E LA MOSTRA FIGLI DITALIA 1. Larchivio storico 10 2. LInventario on line 10 3. La mostra 10 4. Accoglienza e percorsi di vita prima della chiusura della ruota 11

    4.1 L'arrivo nel presepe, segni di riconoscimento e nomi 11 4.2 Baliatico e percorsi di vita 13

    CAPITOLO 3. IL PASSAGGIO AL DIGITALE, EDUCAZIONE AI MEDIA E IDENTIT IN RETE 1. Larchivio e la rete 16 2. Caratteristiche generali del Web 16

    2.1 Descrizione 16 2.2 L'organizzazione dei contenuti 17 2.3 I servizi 18

    3. Identit in rete e privacy 18 3.1 Caratteristiche dell'identit digitale 18 3.2 Autenticazione 18 3.3 Reputazione 19

    4. Privacy online, questa sconosciuta 19 5. Sai proteggere la tua privacy online? Tre passi per iniziare 20 6. Copyright e copyleft 21

    1. Storia e storiografia pag 4 2. Storia nota e storia ignota 5 3. Finalit della storia 5 4. Le fonti storiche 6

    4.1 Classificazione 6 4.2 Fonti volontarie e fonti involontarie 6 4.3 Fonti orali e audiovisive 6 4.4 Fonti scritte 7 4.5 Conservazione delle fonti 7 4.6 Gli archivi e le biblioteche 8 4.7 Errori e varianti 8

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    7. La legge di internet 25 CAPITOLO 4. STORIA DELLA SCUOLA IN ITALIA 1. La scuola durante il periodo dellUnit 27

    1.1. Lintroduzione dellobbligo scolastico 28 2. Riforma Gentile: dal 1923 al 1962 29

    2.1 Il libro unico per le scuole elementari (1928) 31 2.2 La Carta della scuola (1939) 32 2.3 Il secondo dopoguerra 33 2.4. La Costituente 33

    3. La riforma della scuola media 35 3.1 La contestazione giovanile 35 3.2 I decreti delegati 36 3.3 Don Milani1 36 3.4La scuola materna statale 37 3.5 Il tempo pieno 37

    4. Dalle classi differenziali allintegrazione scolastica 37 4.1 Lintegrazione degli alunni handicappati 38 4.2 Lemigrazione e la scuola multiculturale 38 4.3 La riforma della scuola elementare 39 4.4 La Carta dei servizi scolastici 39 4.5 L'autonomia scolastica 40 4.6 La riforma degli esami di maturit 40 4.7 Linnalzamento dellobbligo scolastico 40

    5. La scuola di oggi 41 5.1 Istruzione prescolastica 41 5.2 Istruzione primaria 41 5.3 Istruzione secondaria 42 5.4 Istruzione superiore 43

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    CAPITOLO 1. RICERCA STORICA. METODOLOGIA E SELEZIONE DELLE FONTI 1 . Storia e storiografia La storia la disciplina che si occupa dello studio del passato tramite l'uso di fonti, cio di tutto ci che possa trasmettere il sapere. Pi precisamente, la storia la ricerca e la narrazione continua e sistematica di eventi del passato considerati di importanza per la specie umana, compreso lo studio degli eventi nel corso del tempo e la loro relazione con l'umanit. La storiografia la registrazione scritta di fatti e accadimenti della vita degli individui e delle societ del passato e dell'interpretazione che ne danno gli storici. Tra le discipline scientifiche e letterarie, la storiografia forse quella pi ostica da definire, poich il tentativo di scoprire e conoscere gli eventi accaduti nel passato, formulandone un resoconto intelligibile, implica necessariamente l'uso e l'influsso di numerose discipline ausiliarie. Scopo degli storici quello di raccogliere e registrare gli eventi del passato dell'umanit, per scoprirne spesso di nuovi, partendo dal principio che le informazioni in loro possesso sono incomplete, parzialmente inesatte o distorte e che richiedono quindi un'analisi accurata. Perci la storiografia naturalmente soggetta ad interpretazione e pertanto influiscono su di essa gli indirizzi, i metodi e gli strumenti degli interpreti (gli storici); gli storici sono a loro volta influenzabili dalla struttura socio-culturale-economica in cui si formano e agiscono.

    Proprio per questa dipendenza dai modi di pensare dei suoi interpreti, la storiografia a sua volta una sorta di processo che pu essere oggetto di studio: in questo senso si pu parlare di una storia della storiografia.

    un grande equivoco confondere la storiografia con la storia. Si considera la storia come l'insieme di tutti gli eventi, fenomeni, evoluzioni che hanno riguardato il genere umano dalla nascita della scrittura ad oggi. In questo senso, se la storia res gestae, ("cose accadute"), la storiografia stata correttamente definita historia rerum gestarum ("racconto delle cose accadute").

    In generale si possono distinguere tra diverse tipologie di oggetti della storiografia: - eventi: avvenimenti di breve o brevissima durata che il pi delle volte hanno un'incidenza limitata, ma che a volte possono avere anche portata e ripercussioni molto differenti; - fenomeni: andamenti che si svolgono durante periodi pi lunghi, estesi almeno nell'arco di una generazione. Tendenze e svolgimenti di portata ampia che si svolgono prevalentemente in campo economico, sociale, demografico, culturale; - evoluzioni: trasformazioni di lunghissima durata e portata amplissima. Si estendono oltre le epoche storiche e a volte risalgono anche a tempi precedenti alla comparsa dell'uomo (mutazioni astronomiche, geologiche, climatiche, ecc.).

    La storia procede per processi di trasformazione, o evolutivi, attraverso una transazione continua, in cui evoluzioni, fenomeni ed eventi, motivazioni e accidentalit, fattori ambientali e umani, contrasti e coincidenze si intrecciano, si urtano, rimbalzano,

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    si deformano, scompaiono e riappaiono, influenzati da rapporti di causalit, come dalle perturbazioni della causalit e si attuano secondo svolgimenti previsti e imprevedibili. Tutto ci confluisce a formare delle congiunture, in altre parole quelle combinazioni eterogenee di situazioni e di fatti che, proprio per la loro complessit interna sono irripetibili. Ogni periodo della storia pu essere visto come la combinazione di un'ampia gamma di concomitanti condizioni, circostanze, fattori, andamenti e variazioni di origine remota, recente o contemporanea.

    2. Storia nota e storia ignota

    Occorre sempre tenere presente che non esistono verit storiche, o meglio storiografiche, dovendosi parlare sempre di ricostruzioni, interpretazioni e conoscenze attendibili e fornite in buona fede, che rimangono comunque sempre parziali e provvisorie. Se la storia si occupa di quella minima parte del tempo passato in cui comparso l'uomo, di questa piccola parte ne conosciamo solo una piccolissima porzione. per questo che utile distinguere nella storia la storia nota, che molto poca, da quella ignota, che invece la maggior parte. La storia nota costituita da quei rari frammenti del suo corso complessivo di cui si ha qualche traccia. La storia ignota tale o per la perdita delle sue tracce, o per occultamenti volontari e involontari, o per la nostra incapacit di leggerne le tracce o per la nostra paura a riconoscerle.

    La storia pu essere ricavata da ogni parte. Noi stessi siamo fonti storiche. I nostri modi di fare ci sono tramandati, cos la nostra cultura; se fossimo addirittura in grado di interpretare il nostro patrimonio genetico, che si tramandato nelle varie generazioni dell'uomo, vi potremmo leggere moltissime informazioni sul nostro passato.

    3. Finalit della storia

    Si studia la storia per capire se stessi. Si studia se stessi per capire la societ, lo Stato, la civilt nella quale si vive, anche, e soprattutto, in rapporto con il passato. Nel momento in cui si nasce si eredita anche quella parte oscura che il nostro passato, con cui mantiene legami tutto il nostro successivo agire. La storia pu e deve integrarsi con le altre materie scientifiche attraverso studi interdisciplinari, allo scopo di illuminare il pi possibile il nostro percorso evolutivo.

    la mancanza d'identit, vale a dire il difetto di conoscenza delle proprie radici, a portare l'intolleranza, che alimentata inoltre dalla mancanza di una corretta conoscenza della storia degli altri, dell'altrui punto di vista e dello spirito di accettazione delle alterit.

    Ecco perch la storia costretta ad uscire fuori dagli angusti margini delle date e dei luoghi per fertilizzare con il suo limo i ramoscelli inerpicanti nella scala della conoscenza, alla ricerca delle cause prime dei mutamenti.

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    4. Le fonti storiche Ogni traccia del passato rappresenta, in senso lato, una fonte, ovvero il materiale di lavoro dello storico e la condizione fondamentale per la ricerca. Il punto di partenza della ricerca storica , comunque, un documento e cio un oggetto che pu fornire una testimonianza utile per conoscere un determinato evento. I documenti non devono essere necessariamente scritti. Essi non possono venire concepiti come dati oggettivi e assoluti, di per s evidenti ed eloquenti, poich diventano tali solo quando sono rilevanti e significativi allinterno delle ipotesi che guidano e orientano la ricerca stessa. 4.1 Classificazione Le classificazioni hanno un valore meramente pratico, di comodit di studio e di ricerca, anche perch i criteri su cui poggiano sono sempre imprecisi e incerti. Linsostenibilit delle ripartizioni stata chiaramente avvertita da eminenti esponenti della ricerca storiografica. Non possibile, perci, una classificazione assoluta delle fonti che, secondo le indicazioni proposte nel passato, tenga conto solo di contenuto, forma o supporto del documento. La classificazione che segue, sintetizzata in Figura 9, ha un valore puramente pratico di comodit e utilit convenzionale nellambito della procedura di ricerca, con la consapevolezza che alla base delle distinzioni vi sono criteri tuttaltro che certi e univoci. 4.2 Fonti volontarie e fonti involontarie Le fonti volontarie o intenzionali, in base alla catalogazione delle fonti nei manuali classici di metodologia, sono quelle che sono state create allo scopo deliberato di lasciare un ricordo, una testimonianza per i posteri. Si tratta di una categoria vastissima che comprende opere artistiche e tecniche, usi, leggi, corrispondenze ecc. Una cronaca, ad esempio, testimonianza volontaria, in quanto chi ha scritto il resoconto dei fatti voleva che altri ne fossero informati; cos chi ha fatto erigere un arco di trionfo si proponeva di celebrare la gloria di un personaggio o di un episodio anche nei secoli futuri. Le fonti involontarie sono costituite da quasi tutto ci che il passato ci ha lasciato, ma non intenzionalmente. Sono paragonabili a indizi che trasmettono o suggeriscono informazioni, magari incomplete e frammentarie, come sono appunto gli indizi. Cicerone scrivendo le lettere ai suoi familiari non pensava ai posteri, eppure per noi quelle lettere rappresentano una miniera di informazioni sulla vita a Roma nel secolo I a.C. Tali fonti sono numerosissime e vanno dalle reliquie umane agli oggetti di uso comune. 4.3 Fonti orali e audiovisive Fin dall'antichit e per molto tempo lunico metodo per trasmettere notizie fu la tradizione orale: ogni messaggio orale, per, dovendo sottostare a numerosi passaggi (riferimento di voce in voce, trascrizione, interpretazione) comportava necessariamente alterazioni e tendeva inevitabilmente allapprossimazione. Il greco Tucidide (secolo V a.C.), nellesporre i criteri con cui si document per narrare le vicende della lunga guerra che oppose Atene e Sparta verso la fine del secolo, dichiarava: Ho ritenuto di dover scrivere i fatti ai quali io stesso fui presente e quelli riferiti dagli altri esaminandoli con esattezza a uno a uno, per quanto era possibile. Era ben difficile la ricerca della verit perch quelli che erano stati presenti ai singoli fatti non li riferivano allo stesso modo, ma secondo che uno aveva buona o cattiva

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    memoria, e secondo la simpatia per questa o quella parte. Le affermazioni di Tucidide lasciano per intuire che non sempre possibile distinguere nettamente le fonti primarie da quelle secondarie (di cui si parler in seguito); anchegli, infatti, talvolta riferisce testimonianze fornite da altri. Il problema lo stesso quando gli storici antichi si ispirano ad autori vissuti in secoli precedenti e le cui opere sono andate perdute. Nel corso dei secoli la fonte orale ha vissuto periodi di maggiore o minore fortuna. Fino all'avvento di tecnologie in grado di riportarci la viva voce di testimoni di grandi eventi o fatti di vita quotidiana, la fonte orale ha sempre dovuto appoggiarsi ad una trascrizione. La scrittura faceva, quindi, da mediazione, pi o meno fedele, tra il testimone e i posteri. Tra le fonti orali oggetto di trascrizione (che devono essere sottoposte a una verifica e che assumono sempre la caratteristica di fonti secondarie) possiamo includere leggende, proverbi, notizie tramandate di generazione in generazione, tradizioni, canzoni popolari.

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    Figura 1: Sintesi della classificazione delle fonti adottata. Con l'utilizzo di strumenti di registrazione vocale la fonte orale ha riacquistato una sua dignit di fonte diretta: ad esempio le trasmissioni radiofoniche e televisive corrispondono, per valore storiografico, a giornali, quotidiani e riviste; oppure la registrazione delle voci dei piloti conservata nella scatola nera di un aereo diventa a volte l'unica fonte diretta sulla dinamica di un incidente. Alle fonti audiovisive appartengono quelle fonti che altrove vengono definite figurate e con questi termini si fa riferimento alle carte geografiche e topografiche, alle insegne araldiche, alle monete, ai quadri, ai film. Molti strumenti di informazione e di consultazione si possono presentare anche o in alternativa alla forma manoscritta o stampata, sotto forma di microfilmati e su diversi supporti elettronici locali (CD-rom, floppy) o remoti (accesso diretto alle reti Internet). E possibile, infatti, accedere ai cataloghi nazionali e internazionali tramite la rete Internet, modalit di ricerca che si affianca a quella tradizionale dellopera a stampa. Le nuove tecnologie informatiche stanno anche trasformando i procedimenti di conservazione e di catalogazione delle fonti e, quindi, stanno profondamente incidendo su tutte le fasi della ricerca. 4.4 Fonti scritte La fonte scritta tradizionalmente la fonte per eccellenza dello storico: lapidi, materiale diplomatico e notarile, diari, libri, hanno origine quando gli uomini imparano a scrivere e cominciano a incidere i primi segni su lastre di pietra, fogli di papiro, pergamena, medaglie, tramandandoci cos le prime informazioni sicure su determinati fatti. Le fonti scritte a loro volta si distinguono in fonti documentarie e fonti narrative. Tra le fonti scritte documentarie sono annoverati tutti i documenti di tipo pubblico e di tipo privato. Gli atti pubblici sono quelli emanati dalle autorit politiche (i diplomi dei sovrani; le bolle papali; le istruzioni dei ministri degli esteri; i carteggi degli ambasciatori; i registri delle cancellerie dei principi, del papa e dellimperatore; gli atti parlamentari; gli editti; i manifesti, etc.) e gli atti di tipo amministrativo (come gli atti anagrafici, le ordinanze, i bandi, le registrazioni catastali). Gli atti privati riguardano ogni attivit di tipo privato che necessiti la testimonianza scritta (contratti, atti notarili, testamenti, doti, ecc.). Il carattere pubblico o privato del documento dato dalla sua stessa natura, non dalla persona che lo produce: se, ad esempio, un re emana un decreto, produce un atto di tipo pubblico, ma se firma un atto notarile per l'acquisto di una propriet, compie un atto privato. Altre fonti documentarie sono costituite dalla stampa periodica, dagli atti di congressi, da ogni tipo di documentazione a stampa che voglia fornire particolari informazioni (orari ferroviari, depliant pubblicitari, elenchi telefonici, cataloghi, etc.). Esiste una documentazione scritta anche dellattivit economica: i bilanci delle aziende, i listini dei prezzi, le registrazioni dellandamento dei cambi e della borsa valori, i registri di contabilit di enti pubblici e privati. Le fonti narrative sono costituite da cronache, annali, storie, biografie, diari, memorie, racconti di avvenimenti. 4.5 Conservazione delle fonti Le biblioteche e gli archivi sono i luoghi di conservazione delle scritture su carta. La biblioteca il luogo in cui trovano in prevalenza collocazione le fonti edite, le fonti inedite e quelle cronachistiche (manoscritti, fondi ecclesiastici, fondi privati, bibliografie speciali, stampa di varia natura, cataloghi, inventari), mentre le fonti documentarie sono tendenzialmente concentrate presso gli archivi (archivi di stato,

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    comunali, ecclesiastici, di famiglie, parrocchiali, vaticani). I documenti scritti su materiale facilmente deperibile, papiro o pergamena, in genere non hanno resistito al tempo. Attualmente, per, possibile ricostruire testi in pessimo stato di conservazione, attraverso la lettura con il microscopio elettronico. Molto pi abbondanti sono i testi scolpiti su materiale durevole come pietra, metallo e terracotta. A questo proposito si pone il problema del rapporto dello storico che fa ricerca con altre discipline come lepigrafia (necessaria a tradurre e interpretare correttamente le iscrizioni); la numismatica, che occupandosi di monete fornisce indirettamente informazioni sul grado di sviluppo delleconomia e su altri aspetti della societ. Per le epoche pi vicine a noi si pu ricorrere al contributo di altre discipline quali, ad esempio, la statistica, leconomia, la demografia e lelenco potrebbe continuare ancora per avvalorare lidea della complessit e del rigore con cui deve essere condotta unapprofondita indagine storica. 4.6 Gli archivi e le biblioteche Gli archivi nascono con lorganizzazione stessa del vivere sociale delle cui istituzioni raccolgono il sedimento scritto. Esistono, quindi, archivi di famiglia, di comuni, di stati, di confraternite, di imprese commerciali, caratterizzati dallassoluto predominio di pezzi unici, consistenti spesso in una carta a s stante (testamenti, contratti, lettere, ecc.) o in registri. Gli Archivi di Stato italiani sono uno per ogni capoluogo di provincia, con eventuali sezioni distaccate. Si arricchiscono continuamente di quanto, per legge, deve esservi depositato da enti pubblici e delle donazioni e depositi di archivi privati. Si tratta di materiale liberamente consultabile, salvo alcune eccezioni: quelli di carattere riservato relativi alla politica estera o interna dello Stato, che divengono consultabili cinquanta anni dopo la loro data, e quelli riservati relativi a situazioni private di persone, che divengono consultabili dopo settanta anni. 4.7 Errori e varianti I manoscritti possono contenere diverse forme di imperfezione, soprattutto se sono stati copiati. Per cui frequente incorrere in parole scritte in modo impreciso a causa, ad esempio, di aplografia (statale ridotto a stale), dittografia (sperare diventa sperperare), omissione di segni diacritici (accenti, apostrofi, punteggiatura). Tra i vari errori possibili, alcuni sono evidenti, altri sono subdoli, perch le parole sostituite hanno senso e sinseriscono bene nel contesto. I l capitolo tratto da: - Wikipedia, voci storia e storiografia - Linee Guida per la ricerca di informazioni storico-ambientali, Margottini, Martini, Paolini, Rocconi Bibliografia: Croce B., Teoria e storia della storiografia, Bari, 1927 Chabot F., Lezioni di metodo storico, Roma-Bari, 1995 Caracciolo A., Lunit del lavoro storico: note di ricerca, Napoli, 1967 Marc Bloch, Apologia della storia o mestiere di storico, Torino, Einaudi, 1969 Fernand Braudel, Storia, misura del mondo, Bologna, Il mulino, 2002

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    CAPITOLO 2. LARCHIVIO DELLISTITUTO DEGLI INNOCENTI E LA MOSTRA FIGLI DITALIA 1 . Larchivio storico La raccolta documentaria, che costituisce l'Archivio Storico dell'Istituto degli Innocenti, rappresenta un patrimonio unico nel suo genere per completezza cronologica e variet di contenuti. Tale ricchezza, costituita da ben 13551 unit, testimonia la vita dell'antico Ospedale a partire dalla sua edificazione e quella di innumerevoli altri enti, famiglie e personaggi la cui memoria scritta pervenne, con i loro patrimoni, agli Innocenti nel corso dei secoli. Tra le serie documentarie di notevole rilievo per la storia dell'Ospedale e per quella della sua attivit assistenziale, prodotte in gran parte sotto il Patronato dell'Arte della Seta (secc. XV-XVIII), sono particolarmente preziose quelle dei Libri della muraglia (1419-1582), che testimoniano l'accrescimento della Fabbrica brunelleschiana; dei Libri dei privilegi (secc. XV-XVIII) concessi dal Comune all'antico Ospedale; delle Deliberazioni degli Operai (1575-1791), preposti alla gestione dell'Ente; dei registri di Balie e bambini (1445-1950), testimonianti la continuit dell'attenzione ai bisogni dell'infanzia nel corso dei secoli e attraverso le varie forme di governo istituzionale. Il materiale conservato composto da settori in parte caratteristici degli archivi degli enti di assistenza e beneficenza e in parte del tutto originali, a costituire una fonte ricchissima di notizie per la storia economica, culturale, artistica e sociale della citt di Firenze e del territorio circostante, con possibilit di ricerca anche su aree nazionali ed europee. 2. LInventario on line L'attuale edizione digitale dell'Inventario dell'antico ospedale rappresenta il punto di arrivo del riordino logico e fisico della documentazione storica conservata dall'Istituto degli Innocenti. E' uno strumento unico nel suo genere perch coniuga alle caratteristiche dell'inventario tradizionale le potenzialit del mezzo informatico. LInventario on line rappresenta uno strumento messo a disposizione degli studiosi di tutto il mondo che intendono fare ricerca sulle fonti dellantico ospedale e su quelle di enti e persone le cui memorie documentarie sono conservate da secoli allinterno del suo archivio storico. Diversamente dai tradizionali inventari cartacei, esso offre allutente in modo del tutto prezioso e originale, la possibilit di estrapolare, con consultazioni mirate, notizie sufficienti allavvio di innumerevoli ricerche e di compendiarle per temi, per cronologico, per fondi, sezioni e settori. Uno strumento dunque che vuole essere di stimolo oltre che di aiuto alla ricerca storica, suscettibile, in quanto mezzo digitale, di edizioni aggiornate che ne mantengano tuttavia invariato limpianto gerarchico originale, espressione dellattivit di storico del curatore, cui spetta anche ogni diritto morale sui contenuti. 3. La mostra La mostra Figli d'Italia, Gli Innocenti e la nascita di un progetto nazionale per l'infanzia (1861-1911) illustra la storia dell'accoglienza ai bambini abbandonati a Firenze, Milano, Venezia, Napoli e Bologna, nel primo cinquantennio dello stato nazionale. Si offre cos

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    uno sguardo inedito su un periodo che vede il tema dell'infanzia e della sua cura entrare di diritto a far parte delle nascenti politiche unitarie. La mostra racconta le vicende degli assistiti, orfani o abbandonati che venivano introdotti nella ruota, a Napoli, nella scafetta a Venezia o messi nel presepe a Firenze. Attraverso le biografie di 15 fanciulli vissuti agli Innocenti e in altri brefotrofi italiani, tra il 1861 e il 1911 e, grazie a fotografie d'epoca, video, oggetti e documenti di archivio la mostra illustra la vita quotidiana dei bambini e delle bambine all'interno delle istituzioni. Il percorso espositivo, ambientato nellantico Ospedale, nei luoghi dove arrivavano e vivevano i piccoli esposti, prende avvio dagli ultimi anni di utilizzo della finestra ferrata la cui chiusura, avvenuta a Firenze nel 1875, segn la fine dell'abbandono anonimo introducendo nuove modalit di accoglienza. Con Figli d'Italia si delinea l'evoluzione della cura e dell'educazione che riflette e talvolta anticipa le innovazioni scientifiche e pedagogiche del tempo. Emergono gli aspetti demografici e le condizioni di vita dei fanciulli, la formazione ai mestieri, l'assistenza alle donne in gravidanza. L'avventura della crescita e le vicissitudini di madri e bambini si intrecciano con le trasformazioni degli enti di accoglienza, allora al centro di una riforma profonda che porter a nuove politiche nazionali per l'infanzia. Le vicende degli assistiti, orfani o abbandonati si diversificavano dopo il periodo dellallattamento. A Napoli i maschi, non restituiti ai legittimi genitori e non adottati, erano inviati ad altri reclusori dove avrebbero trascorso linfanzia a imparare un mestiere. Se a Venezia si prediligeva limpiego dei trovatelli nellartigianato e nei primi opifici, agli Innocenti di Firenze maschi e femmine erano una risorsa del mondo agricolo e si inserivano soprattutto nelle famiglie a contatto con lente assistenziale: balie, tenutari, benefattori. Nei casi pi fortunati le bambine, in numero sempre maggiore tra gli esposti, erano prese a servizio dalle famiglie benestanti. Per gli orfani dei Martinitt e delle Stelline di Milano e dellistituto Primod di Bologna la cura e leducazione si differenziano rispetto a quanto riservato agli abbandonati. I ragazzi, accolti attorno ai sette anni vengono istruiti, avviati al lavoro e tutelati in modo pi organico rispetto ai loro coetanei del brefotrofio, privi tra laltro del sostegno di unidentit familiare. Divenne chiaro per allora che lopera caritativa non si esauriva con laccettazione e lallevamento dei minori. Bisognava battersi perch la loro dignit e i loro diritti fossero rispettati. in questo periodo, scandito dal progresso nella cura dellinfanzia che si ha finalmente la consapevolezza che orfani ed esposti erano, oltre che alunni e assistiti, prima di tutto figli, figli dItalia. 4. Accoglienza e percorsi di vita prima della chiusura della ruota Riportiamo di seguito il saggio di Lucia Ricciardi, archivista dellIstituto degli Innocenti, in cui lautrice ripercorre, attraverso i documenti messi in mostra, la storia dellIstituto e dei bambini che vi furono accolti. 4.1 L'arrivo nel presepe, segni di riconoscimento e nomi Altezza imperiale e Reale, per le buche di una ferrata, corrispondente sotto il loggiato esterno di questo Spedale, vengono introdotti, ordinariamente a notte molto avanzata e depositati sul ripiano della finestrella coperto da un cuscino, glinnocenti figli della colpa o della miseria; e coloro che ve gli abbandonano sogliono darne avviso per mezzo del suono di un campanello, situato a tal uopo presso la finestra medesima. Non poi infrequente il caso che qualche inumano mercenario, incaricato di portarveli, gli lasci sul nudo pavimento del loggiato e se ne parta in silenzio. La donna per altro che di continuo veglia al ricevimento di queste misere creature, appena ode il tintinnio del

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    campanello o i vagiti dellinfante, scende dalla sua stanza a raccoglierlo e nel tempo stesso annunzia, parimente col suono del campanello alle balie che riposano nel dormentorio dei lattanti, lavviso di un nuovo ospite, affinch quella fra loro cui spetta per turno, lalzarsi e giunga sollecita ad apprestargli le prime cure materne. Nellottobre del 1842 il commissario degli Innocenti Carlo Michelagnoli scrive al granduca Leopoldo II per convincerlo a intervenire nel presepe ove si depositano i trovatelli, affiancando alla stanza di ricezione, posta dal 1660 nella testata nord del portico di facciata, altre due sale provviste di letti e culle per la sorvegliante e le balie di turno. La lettera ci offre lopportunit di gettare un primo sguardo dallinterno sulle modalit con cui i bambini venivano accolti dallospedale, una ricerca che possiamo approfondire attraverso il Regolamento generale, redatto dalla stesso Michelagnoli nel 1839. Spettava alla prima soprabbalia, conosciuta e distinta col titolo di maggiore, il compito di prelevare il bambino dal presepe, esaminarlo e annotare tutte le informazioni necessarie per la compilazione dei registri dingresso, come il giorno, lora di arrivo, il sesso, i segnali di riconoscimento ed eventuali documenti di accompagnamento. Dopo questa prima ispezione, la maggiore doveva consegnare il bambino alla balia di turno, non prima di aver licenziata la persona che ha portata la creatura, se viene esposta per consegna, o di essersi impossessata di tutti i segni, se sia lasciata, onde impedire che dalla detta balia si venga a conoscerne la provenienza o i connotati. I segni erano considerati, al pari delle informazioni contenute nei biglietti che accompagnavano i bambini, elementi identificativi da archiviare appena aperto lo scrittoio delle creature e da conservare in funzione di un eventuale ricongiungimento. LArchivio Storico degli Innocenti custodisce molti segni ottocenteschi avvolti, come prescriveva il regolamento del 1839, in un piccolo foglio rettangolare ove compaiono la lettera dellalfabeto, corrispondente al registro di Balie e bambini in cui annotato larrivo del bambino e il numero dordine assegnatogli. Nei cinque anni presi in esame, su un totale di 11.010 ingressi il 65% ha uno o pi segni espositivi, di questi meno del 2% allude agli avvenimenti politici del tempo, un campione molto ristretto il cui studio offre per spunti interessanti sulle modalit di affidamento e accoglienza dei neonati agli Innocenti. Gli oggetti pi diffusi sono le medaglie, spesso tagliate a met e generalmente di ottone, con le immagini di Napoleone III, Emanuele II e Giuseppe Garibaldi. A parte numerosi nastri tricolori, stata rinvenuta una sola coccarda di metallo, verde bianca e rossa e un pezzo di latta di forma rettangolare che la descrizione sui registri indica a guisa di bandiera. Nellesigua rassegna sono stati trovati anche una medaglia commemorativa della battaglia di Magenta; il ricordo di una stampa, non conservata, in cui erano raffigurate alcune suore della carit con dei soldati feriti; lo stemma di casa Savoia inciso su cuoio e ceralacca o impresso su carta. I messaggi scritti, lasciati su strisce di carta di varie dimensioni e forme, danno la percezione di unesultanza pi viva: due giorni dopo lannuncio dellUnit italiana viene introdotta nellospedale Faustina, con un foglietto ceruleo in cui leggevasi: Figlia dItalia, battezzata; nel gennaio 1865 viene lasciata nel presepe una bambina accompagnata da una stella di foglio ceruleo negli spicchi della quale leggevasi: Viva It[a]lia. In questo ridotto campione frequente la richiesta di dare ai bambini maschi i nomi dei nuovi eroi nazionali e alle femmine quello della patria. Il 7 gennaio 1861 viene lasciato un bambino di tre giorni, i genitori dichiarano di averlo chiamato Garibaldo Vittorio, ma agli Innocenti ricever poi il nome di Adolfo. Pochi giorni dopo arriva una bambina accompagnata da un foglietto in cui si dichiarava si desidera il nome Italia, anche in

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    questo caso la richiesta non fu accolta e alla bambina venne chiamata Beniamina. Sul foglio che accompagnava un neonato il 5 marzo 1861 era scritto: Depositato un maschio di nome Vittorio Garibaldi e Cammillo in questo Spedale di Firenze, battezzato. Faranno grazia a mettere i nomi di Maria Italia, lasciarono scritto in una striscia di carta i genitori della piccola entrata il 30 marzo 1861, ma che lospedale chiam Formosa. Cos Francesca, entrata nel dicembre 1861, chiamata dai familiari col nome dItalia. Unaltra bambina, nata nellottobre del 1862 portava un foglietto con scritto: Bramerei che fosse chiamata Italia, un desiderio che rimase per inesaudito perch alla piccola fu dato il nome Alamira. Il suo nome sia Garibaldo chiedono nel foglietto di accompagnamento i genitori del bambino entrato il 15 aprile 1863 e chiamato poi Ignazio. Le prescrizioni ospedaliere imponevano che i nomi suggeriti dai genitori potessero essere accolti previa presentazione del documento, in originale, accertante lavvenuto battesimo. La semplice autodichiarazione non era sufficiente. Capitava, a volte, che lospedale aggirasse lostacolo ponendoli come secondi nomi, come avvenne a un piccolo nato il 15 ottobre del 1863 che i genitori volevano col nome di Garibaldo, Ferdinando e Fortunato. Fu rispettata in parte la richiesta, anteponendo ai tre quello di Carlo. Stessa modalit fu riservata a Garibaldo Giuseppe che ricevette Giovanni come primo nome. 4.2 Baliatico e percorsi di vita Dopo la prima accoglienza gli infanti giunti agli Innocenti passavano alle cure della nutrice interna. Avrebbe dovuto trattarsi, come da regolamento, di donna del popolo, spesso proveniente dalla campagna, che lasciava temporaneamente la propria famiglia per lavorare presso lospedale. Per essere ammesse come balie interne occorreva avere tra i venti e i trentacinque anni, e presentare lattestato del proprio parroco, circa i costumi, quello del medico locale quanto alla salute ed il consenso del marito, se coniugata, o dei genitori se vedova. Alle donne nubili erano richiesti anche un certificato medico attestante la loro sanit avanti il parto e il consenso dei genitori o di chi altro presiede. Era imposto loro di vivere dentro lospedale almeno un anno dalla data dell'ultimo parto, in questo periodo dipendevano direttamente dalle soprabbalie incaricate di sorvegliare il buon andamento della famiglia e ogni loro infrazione veniva punita, a seconda della gravit, dallammonizione fino al licenziamento colla perdita di tutto o parte del salario gi guadagnato. Il compito principale delle nutrici era quello di prendersi cura della creatura assegnata, provvedendo alla sua pulizia e allattandola ogni tre ore o al bisogno; solo in caso di emergenza, e secondo lordine imposto dalla maggiore, la nutrice poteva allattare anche due bambini contemporaneamente. Dimostrando un atteggiamento critico nei confronti di unusanza molto antica come quella di immobilizzare i neonati con le fasce per irrobustirli e raddrizzarli, era vietata qualunque compressione in qualsiasi voglia parte del corpo e per qualsiasi motivo fosse anche per rendere le fattezze pi belle. Cos come era loro severamente proibito usare verso i piccoli motti dimprecazione o cerimonie superstiziose, pena il licenziamento. Per scongiurare un frequente motivo di morte infantile era assolutamente proibito tenere i lattenti nel proprio letto con qualsivoglia pretesto. I medici e i chirurghi passavano in rassegna ogni mattina i nuovi arrivati, i bambini che si ritenevano malati di sifilide venivano curati in una zona loro riservata e alimentati con latte di capra () nel tempo chinfetti ed i sospetti ricevono le convenienti cure. Trascorso il periodo di necessaria osservazione, se risultavano sani e in forze per affrontare il viaggio, i bambini erano pronti per essere affidati a una balia esterna, solitamente presso una famiglia di contadini. Se in questo periodo le creature avessero

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    sviluppato un male contagioso la balia aveva il dovere di riportarle immediatamente perch i medici dellospedale provvedessero a curarla. Dopo lo svezzamento i bambini erano affidati a una famiglia di tenutari, a volte la stessa che li aveva accolti durante lallattamento. Lospedale richiedeva alle famiglie intenzionate a ricevere le nostre creature, di aver cura di loro come se fossero proprie e di avviarle fino dalla puerizia ai doveri di religione e dirigerle ad un qualche mestiere. Per ogni creatura presa a domicilio lospedale corrispondeva un salario mensile di lire nove fino al termine del primo anno della creatura stessa, di lire cinque dal principio del secondo anno e tutto il quinto e di lire tre dal sesto al decimo anno parimente compito. Come vestiario i tenutari ricevevano i panni e le scarpe proporzionalmente allet e nella quantit e qualit designate allinizio dellestate e dellinverno. Nei mesi di aprile e di maggio si consegnava ogni anno una camicia, ogni due anni anche una camiciola di canapino. Nei mesi di ottobre e novembre di ogni anno si distribuivano camicia e scarpe e ogni due anni anche una camiciola di mezzalana. Infine veniva consegnato loro un libretto con i dati anagrafici del bambino e gli obblighi imposti per educarlo e allevarlo. Nel libretto veniva registrato ogni avere consegnato s di contanti che di vestiario e doveva essere presentato al momento delle riscossioni e custodito con cura. Per i bambini affidati ai tenutari il libretto costituiva un vero documento di identit, definito come fondamentale anche per la futura vita da adulti, come recitava lo stesso documento: lindividuo inscritto giustifica la sua esistenza sociale colla esibizione del medesimo. Procuri di conservarlo premurosamente anche dopo avere oltrepassato let della sotto posizione a questo Spedale. Gli Innocenti erano comunque pronti ad accogliere eventuali ritorni, richiesti dai tenutari o imposti dallospedale quando allinterno della famiglia non sussistevano pi le condizioni per laffidamento. Si trattava di una seconda accoglienza, che riguardava in maggioranza le ragazze, definite fanciulle di ritorno o alunne nel Regolamento del 1839. Per la loro permanenza allospedale, in attesa di una nuova destinazione, era previsto un severo regime di vita che le abiliti, se idiote, le conservi e le perfezioni se esperte nelle faccende proprie del loro sesso, capacit e condizione. La maestra, la sotto-maestra e anche le sorveglianti avevano lobbligo di vigilare su di loro continuamente perch in tutti i tempi ed in tutti i luoghi si eseguiscano i regolamenti e si mantenga il buon ordine ed in modo speciale che le alunne siano assidue rispettivamente ai loro lavori ed ingerenze. Era loro richiesto di mostrare un ossequioso rispetto, pronta obbedienza ed umile sommissione, verso tutte le autorit dellospedale. Era proibito comunicare con lesterno, appartarsi in due o pi per parlare separatamente dalle altre ed era altres proibito trattenersi sul terrazzo e nel dormitorio in momenti diversi dalla ricreazione o dal riposo, cos come era vietato scendere al cancello o nel chiesino o penetrare nellinterno dello Spedale senza motivo. Dovevano vivere secondo la prudenza e la carit cristiana, guardandosi dal ridere quello che avranno veduto o sentito di male in tempo di loro assenza dallo Spedale. Sottrarsi da raccontare fatti o novelle indecenti, dal cantare istorielle profane o gerghi cos detti Stornelli e qualunque altra cosa che si opponesse al buon costume ed alla riservatezza cristiana. I loro servizi erano in parte remunerati: lamministrazione aveva stabilito che per tutti i lavori nuovi per conto dellospedale e sui lavori e bucati per persone estranee le alunne ricevessero una partecipazione non minore della met del prezzo dei medesimi, secondo il merito e la qualit del lavoro, il rimanente restava a benefizio

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    dello Spedale che corrisponde loro tutto mantenimento. Elencando i valori e gli insegnamenti che dovevano essere proposti alle alunne, il regolamento ci mostra chiaramente il modello di vita che veniva proposto loro. Durante la ricreazione, che aveva luogo unora dopo pranzo, unora dopo il lavoro del giorno e mezzora dopo cena, la maestra era tenuta a esortarle affinch sopportassero le fatiche e glincomodi della vita colonica, per quelle che oramai hanno sufficiente robustezza e sono gi educate alla rustica, facendo ad esse riflettere che meritandosi il titolo di buone lavoranti potranno pi facilmente conseguire a suo tempo un collocamento stabile e conveniente. Per le altre, che avevano esperienze come domestiche e che aspirano di ritornare con famiglie fiorentine o provinciali la maestra doveva argomentare sulle necessit di sostenere i pesi e le inquietudini della servit (particolarmente in quelle case dove sono figlioli) con docilit e con pazienza e le spronava a evitare di prendere e dare confidenza alle altre persone della servit, cos come ai padroni di casa. Ricorda loro che restare per lungo periodo a servizio dagli stessi signori era un segno di onore, giacch quelle che mutano tanto spesso padrone, oltre a screditare lo Spedale, e le altre alunne loro compagne, si guadagnano non senza ragione un nome poco favorevole. Bibliografia: Filipponi, Mazzocchi, Sandri, Catalogo della mostra: Figli dItalia. Gli Innocenti e la nascita di un progetto nazionale per linfanzia (1861-1911), Firenze, Alinari 24 ORE, 2011

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    CAPITOLO 3. IL PASSAGGIO AL DIGITALE, EDUCAZIONE AI MEDIA E IDENTIT IN RETE 1 . Larchivio e la rete Immaginiamo che nel 2060 qualcuno voglia conoscere qualcosa a proposito degli anni che stiamo ora vivendo. Probabilmente disporr di certe rappresentazioni sullinizio del millennio: qualcosa si sar depositato nella memoria collettiva, vi saranno testimoni; qualcosa sapr grazie allistruzione che avr conseguito, qualcosaltro dai media del suo tempo. Ma immaginiamo che sia uno studioso. Su quali fonti potr basare il suo studio? Esiste un enorme database di informazioni che pi o meno volontariamente stiamo costruendo. Si tratta del Web. Forse la ricerca del nostro storico del futuro partirebbe da l? Quali problematiche comporta il fatto di considerare il web come un insieme di fonti, o meglio, come un archivio, anche se molto particolare? Innanzitutto, in informatica, il termine database, banca dati o base di dati, indica un insieme di archivi collegati secondo un particolare modello logico (relazionale, gerarchico, reticolare o a oggetti) e in modo tale da consentire la gestione dei dati stessi (inserimento, ricerca, cancellazione ed aggiornamento) da parte di particolari applicazioni software dedicate. Il World Wide Web, in sigla WWW, pi spesso abbreviato in Web, un servizio di Internet che permette di navigare ed usufruire di un insieme vastissimo di contenuti multimediali e di ulteriori servizi accessibili a tutti o ad una parte selezionata degli utenti di Internet. 2. Caratteristiche generali del Web Caratteristica principale della rete Web che i nodi che la compongono sono tra loro collegati tramite i cosiddetti link (collegamenti), formando un enorme ipertesto. E i suoi servizi possono essere resi disponibili dagli stessi utenti di Internet. Per quanto riguarda i contenuti, quindi, il Web possiede la straordinaria peculiarit di offrire a chiunque la possibilit di diventare editore e, con una spesa estremamente esigua, di raggiungere un pubblico potenzialmente vastissimo distribuito in tutto il mondo. Il Web stato inizialmente implementato da Tim Berners-Lee mentre era ricercatore al CERN, sulla base di idee dello stesso Berners-Lee e di un suo collega, Robert Cailliau. La nascita del Web risale al 6 agosto 1991, giorno in cui Berners-Lee mise on-line su Internet il primo sito Web. Inizialmente utilizzato solo dalla comunit scientifica, il 30 aprile 1993 il CERN decide di rendere pubblica la tecnologia alla base del Web. A tale decisione fa seguito un suo immediato e ampio successo in virt della possibilit offerta a chiunque di diventare editore, della sua efficienza e, non ultima, della sua semplicit. Con il successo del Web ha inizio la crescita esponenziale e inarrestabile di Internet ancora oggi in atto, nonch la cosiddetta "era del Web". 2.1 Descrizione Il Web uno spazio elettronico e digitale di Internet destinato alla pubblicazione di contenuti multimediali (testi, immagini, audio, video, ipertesti, ipermedia, ecc.) nonch uno strumento per implementare particolari servizi come ad esempio il download di software (programmi, dati, applicazioni, videogiochi, ecc.). Tale spazio elettronico e tali servizi sono resi disponibili attraverso particolari computer di Internet chiamati server web. Chiunque disponga di un computer, di un accesso ad Internet, degli opportuni programmi e del cosiddetto spazio web, porzione di memoria di un server web

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    destinata alla memorizzazione di contenuti web e all'implementazione di servizi web, pu, nel rispetto delle leggi vigenti nel Paese in cui risiede il server web, pubblicare contenuti multimediali sul Web e fornire particolari servizi attraverso il Web. I contenuti del Web sono infatti costantemente on-line quindi costantemente fruibili da chiunque disponga di un computer, di un accesso a Internet, e degli opportuni programmi (in particolare del cosiddetto browser web, il programma che permette, come si dice in gergo, di "navigare" nel Web, cio di fruire dei contenuti e dei servizi del Web.) Non tutti i contenuti e i servizi del Web sono per disponibili a chiunque in quanto il proprietario dello spazio web, o chi ne ha delega di utilizzo, pu renderli disponibili solo a determinati utenti, gratuitamente o a pagamento, utilizzando il sistema degli account. 2.2 L'organizzazione dei contenuti I contenuti del Web sono organizzati nei cosiddetti siti web a loro volta strutturati nelle cosiddette pagine web le quali si presentano come composizioni di testo e/o grafica visualizzate sullo schermo del computer dal browser web. Le pagine web, anche appartenenti a siti diversi, sono collegate fra loro in modo non sequenziale attraverso i cosiddetti link (anche chiamati collegamenti), parti di testo e/o grafica di una pagina web che permettono di accedere ad un'altra pagina web, di scaricare particolari contenuti, o di accedere a particolari funzionalit, cliccandoci sopra con il mouse, creando cos un ipertesto.

    Rappresentazione grafica di una piccola sezione di World Wide Web

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    Tutti i siti web, sono identificati dal cosiddetto indirizzo web, una sequenza di caratteri univoca chiamata in termini tecnici URL che ne permette la rintracciabilit nel Web.

    Non previsto un indice aggiornato in tempo reale dei contenuti del Web, quindi nel corso degli anni sono nati ed hanno riscosso notevole successo i cosiddetti motori di ricerca, siti web da cui possibile ricercare contenuti nel Web in modo automatico sulla base di parole chiave inserite dall'utente, e i cosiddetti portali web, siti web da cui possibile accedere ad ampie quantit di contenuti del Web selezionati dai redattori del portale web attraverso l'utilizzo di motori di ricerca o su segnalazione dei redattori dei siti web.

    2.3 I servizi Oltre alla pubblicazione di contenuti multimediali il Web permette di offrire servizi particolari implementabili dagli stessi utenti del Web. I servizi implementabili sono innumerevoli, in pratica limitati solo dalla velocit della linea di telecomunicazioni con cui l'utente e chi fornisce il servizio sono collegati e dalla potenza di calcolo dei loro computer. Di seguito quindi sono elencati solo quelli contraddistinti da una denominazione generica:

    download: la distribuzione di software; web mail: la gestione della casella di posta elettronica attraverso il Web; streaming: la distribuzione di audio/video in tempo reale; web TV: la televisione fruita attraverso il Web; web radio: la radio fruita attraverso il Web; web chat: la comunicazione testuale in tempo reale tra pi utenti di Internet, tramite pagine web;

    3. Identit in rete e privacy L'identit digitale l'insieme delle informazioni e delle risorse concesse da un sistema informatico ad un particolare utilizzatore del suddetto. l'identit che un utente della rete determina attraverso website e social network. 3.1 Caratteristiche dell ' identit digitale La rappresentazione dellidentit digitale deve essere tanto pi completa quanto complessa la transazione in cui coinvolta. Infatti il grado di affidabilit e le quantit di informazioni richiesti possono variare in modo molto significativo a seconda del tipo di transazione. Unidentit digitale articolata in due parti:

    Chi uno (identit) Le credenziali che ognuno possiede (gli attributi di tale identit)

    Le credenziali possono essere numericamente e qualitativamente molto variegate e hanno differenti utilizzi. Lidentit digitale completa abbastanza complessa e ha implicazioni sia legali che tecniche. Comunque, lidentit digitale pi semplice consiste in un ID (o username) e una parola di identificazione segreta (o password). In questo caso lo username lidentit, mentre la password chiamata credenziale di autenticazione. Ma lidentit digitale pu essere complessa come una vera e propria identit umana. 3.2 Autenticazione Nelle transazioni quando viene provato che lidentit digitale presentata sia effettivamente quella di chi o di cosa dice di essere, si parla di processo di autenticazione.

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    Lautenticazione ad un solo fattore (quella con username e password vista prima) non molto sicura perch la password potrebbe essere indovinata da qualcuno che non il vero utente. Quella multi-fattore pu essere pi sicura, ad esempio quella con una chiave fisica di sicurezza, o tessera magnetica, smart card ("qualcosa che possiedi") e una password, ("qualcosa che sai"). Se si aggiungono informazioni biometriche (iride, impronta digitale, impronta vocale, riconoscimento del volto, ecc.) abbiamo anche fattori di autenticazione che rispondono a "qualcosa che sei". Queste informazioni sono di norma protette da un sistema di autenticazione. La Carta d'identit elettronica italiana e la Carta nazionale dei servizi sono l'unico strumento di autenticazione previsto dal Codice dell'Amministrazione Digitale per l'accesso ai servizi web erogati dalle Pubbliche Amministrazioni. la capacit del sistema di impedire che una terza parte intercetti e sfrutti dati che si stanno ricevendo o trasmettendo (n carta di credito, conto corrente, ecc) si dice riservatezza o confidenzialit. Questo livello di sicurezza raggiungibile con la crittografia, ma lidentit digitale che ha in s le credenziali necessarie per fare ci. Per essere sicuri che nessuno intercetti i dati che si stanno scambiando, pu essere importante sapere che nessuno li ha alterati durante la trasmissione. Cio essere sicuri che il documento che si riceve lo stesso del documento inoltrato dall'altra identit digitale e non stato alterato o danneggiato. Questo realizzato con la firma digitale e speciali tecniche di crittografia a chiave pubblica e privata. Se le identit digitali possiedono le credenziali della firma digitale, possibile effettuare specifiche transazioni in cui i dati inviati con la firma digitale sono codificati in un modo che dimostra che i dati sono effettivamente stati inviati. 3.3 Reputazione La reputazone digitale linsieme delle valutazioni (negative o positive) che si reperiscono dallanalisi sistematica, grazie allutilizzo di strumenti informatici delle opinioni che gli utenti della rete si scambiano attraverso i canali di comunicazione messi a disposizione del web 2.0. Poich le tecniche della firma digitale permettono che identit digitali effettuino transazioni in cui entrambe le identit sono attendibilmente conosciute e possono trasportare dati che non possono essere alterati, senza che ci sia palesato, diventa possibile per un'identit digitale costruirsi progressivamente una reputazione dalle relative interazioni con altre identit digitali. Ci permette che interazioni molto complesse fra le identit digitali possano diventare limitazione di ogni transazione che, come esseri umani, abbiamo individualmente o in gruppo. 4. Privacy online, questa sconosciuta Riportiamo di seguito un articolo di Claudio Tamburrino per punto-informatico.it "Molti cittadini vedono solo i vantaggi della vita online senza accorgersi di quante informazioni sono raccolte, di chi le raccoglie e di come vengono usate", ha detto Richard Purcell, executive director di The Privacy Project, una delle associazioni coinvolte nella ricerca di una possibile soluzione alla problematica: da un lato si tratta di gestire le informazioni che volenti o nolenti le grandi aziende si trovano a gestire (Google con la sua quota maggioritaria nella ricerca e nell'advertising su tutti), dall'altro l'incoscienza degli utenti che divulgano volontariamente dati sensibili senza comprensione dei possibili utilizzi e conseguenze.

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    Proprio della sensibilizzazione dei netizen si occupa un'altra associazione, la Future of Privacy Forum, una coalizione di aziende (di cui fanno parte molte delle pi importanti, da Microsoft a Google passando per Procter & Gamble e General Electric), che hanno inaugurato una forma di autoregolamentazione (quindi di per s non obbligatoria). Si tratta di un'icona standard (una "i" tendente alla chiocciola) che avr il compito di rendere immediatamente identificabili le pubblicit online che usano dati demografici e statistiche per dire ai consumatori cosa sta succedendo, che le aziende sono consapevoli cio di chi sta navigando e cosa cerca solitamente. Quando gli spazi pubblicitari se ne doteranno saranno inizialmente correlate della frase "perch ho ricevuto questa pubblicit?", che se cliccato porter ad una pagina esplicativa. Google, da parte sua, afferma di utilizzare le informazioni raccolte sugli utenti per migliorare il servizio offerto, ma dichiara altres di offrire ai naviganti efficaci opzioni a difesa della loro privacy, esplicitando a chi fosse interessato le informazioni finora raccolte in nome della trasparenza. L'argomento della privacy, e la conseguente sicurezza dei dati, d'altronde di pressante attualit e su di esso si sta concentrando anche il Congresso degli Stati Uniti. Per gli organi di vigilanza il nocciolo della questione la liceit o meno delle tecniche di analisi dei comportamenti degli utenti della Rete: la pratica, per esempio, di tracciare i clic dei netizen per ottenere una statistica di comportamento che permetta di personalizzare i servizi offerti. In pratica, per la gran parte, con il fine di specificare le pubblicit da veicolare al singolo consumatore che naviga. 5. Sai proteggere la tua privacy online? Tre passi per iniziare Riportiamo, di seguito, un articolo di Morena Ragone per ninjamarketing.it Il popolo di internet si divide equamente tra i sostenitori della necessit di porre delle barriere alla nostra vita digitale, e coloro che, invece, sullonda emotiva del non ho nulla da nascondere, lasciano tranquillamente in rete qualsiasi traccia del proprio passaggio digitale. Lutilizzo della rete comporta la conoscenza e luso di strumenti notevolmente differenti da quelli della vita analogica e, soprattutto, dallenorme potenzialit diffusiva. Semplificando, si dice che immettere qualcosa in rete equivale ad averla persa per sempre. Un po drastico, ma con un fondo di verit: necessario sapere quali dati immettere in Rete, evitando di fornirne di non strettamente necessari, e soprattutto, come. Fondamentalmente, vale sempre e comunque la stessa regola di accortezza: mai mettere in Rete qualcosa che non si divulgherebbe con la stessa facilit al vicino di casa. Un modo come un altro per sottolineare che il problema dellutilizzo della rete non relativo a ci che ciascuno di noi pu o vuole rivelare di se stesso e della propria vita, ma luso che altri possono fare delle informazioni cos raccolte. E, soprattutto, le tracce che inconsapevolmente lasciamo, e che possono venire utilizzate per mancanza di trasparenza e di accordi chiari con lutente della rete. E praticamente impossibile riassumere in poche righe quello che potrebbe essere oggetto di un trattato. Partiamo per da tre indicazioni preliminari, tre piccoli passi per affrontare con maggiore sicurezza la navigazione online: A. La sicurezza parte dal proprio pc. La tutela della privacy, prima che dalla Rete, parte da casa nostra o dal nostro ufficio, dallutilizzo di computer sicuri e aggiornati, primo vero strumento per difendere la nostra sicurezza online.

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    Qualche esempio: Usate ancora Internet Explorer 6? Impostate correttamente il firewall, o autorizzate il traffico di rete? Aggiornate costantemente lantivirus e il Sistema Operativo? E, soprattutto, prima di affrontare una sessione di navigazione, avete cura di impostare le opzioni di privacy presenti in tutti i browser? B. Navigazione anonima? perch no! Nella navigazione web alcuni dati personali vengono utilizzati, si dice, per migliorare lesperienza online. In altre parole, i siti tengono traccia tramite i cookies della nostra navigazione, e delle attivit effettuate online, utilizzando i dati personali da noi (spesso) inconsapevolmente forniti. Si pu evitare di fornire tali dati utilizzando la modalit di navigazione anonima messa a disposizione dai diversi browser: Firefox dalla versione 3.5; IE dalla release 8 InPrivate browsing; Google Chrome navigazione in incognito; Safari navigazione privata; Opera private browsing dalla release 10.50. E una alternativa pi che utile nel caso non si utilizzi il proprio computer, ma una postazione multiutente o un pc non personale. Evita che il browser e il pc memorizzino i dati di navigazione comunemente raccolti durata della sessione, siti visitati, link attivati, etc.. Attivando tali modalit, non verranno registrate le pagine visitate, i moduli e le barre di ricerca, le password inserite, lelenco dei download affettuati, i cookies tranne nel caso si sia spuntata la voce relativa ad un singolo sito il contenuto della cache. Un suggerimento ulteriore: spesso si trascura di impostare le opzioni di privacy e di condivisione relative a flash player. Chi non lha mai fatto, trover molto interessante questo link e tutti i link ad esso collegati presenti nella pagina. C. La prima sicurezza sei tu! Ancora prima dellhardware e del software, il primo imprescindibile livello di sicurezza la consapevolezza dellutente. La divulgazione di determinate informazioni potrebbe essere quantomeno non opportuno. In questo caso, i primi interessati sono i minori, che hanno spesso un utilizzo molto disinvolto di chat e bacheche, tramite laccettazione delle impostazioni di default stabilite da siti e programmi. Come sappiamo, non basta stabilire un limite minimo di et per lutilizzo di un servizio: facebook (e tutta internet) sono piene di minori (sovra)esposti, spesso anche per volont degli stessi genitori, che non esitano a pubblicare foto e notizie che li riguardano. Un po di attenzione in pi su questo non guasterebbe: la Polizia Postale sottolinea che nellanno appena trascorso 6 minori su 10 sono stati contattati da sconosciuti online, e che oltre 3 minori su 10 hanno accettato di incontrare persone che non conoscevano, senza poter accertare con sicurezza la loro identit. Cifre su cui riflettere. 6. Copyright e copyleft La legislazione sui diritti dautore molto rigida sul tema della condivisione in rete. In generale, il download o lupload (cio la messa in condivisione) di materiali coperti da diritti dautore un reato, che riguarda sia chi materialmente ha acquisito i file (testi, filmati, foto, musica, programmi) sia chi ha messo a disposizione le macchine: spesso anzi sono solo le macchine a poter essere facilmente individuate. La questione diventa interessante quando non riguarda soltanto il doveroso rispetto della legge ma pi in generale il rispetto della propriet intellettuale. In diversi stanno criticando un certo modo di intendere il copyright, proponendo modelli alternativi di sfruttamento dei diritti, dalluso personale della copia multipla, alluso didattico o per citazione, fino alle problematiche relative al codice di programmazione aperto agli

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    utenti. Pi in generale il copyright, secondo i suoi detrattori, pu diventare un mezzo per limitare la diffusione della conoscenza. Uno degli strumenti il copyleft, un insieme di norme che tutelano la propriet intellettuale senza limitare per questo i diritti dello sfruttamento dellopera: in pratica si autorizza luso, lo studio e la modifica di quanto acquisito, purch venga riconosciuta lopera originaria (la propriet intellettuale) e si rispetti la filosofia con cui si acquisito (cio, per esempio, non si pu far proprio o vendere un prodotto acquisito coperto da licenze copyleft, nemmeno se rielaborato). Da un punto di vista didattico, la chiave di tutto sta nel rispetto della propriet intellettuale: quello che troviamo costato del lavoro a qualcuno, in termini di esperienza, conoscenza e fatica materiale; oltre a un corrispettivo economico, dobbiamo riconoscere tale lavoro, qualunque sia luso che ne faremo. Esempi di licenze copyleft per il software sono la GNU GPL e la GNU LGPL, per altri ambiti le licenze Creative Commons (pi propriamente con la clausola share alike) oppure la stessa licenza GNU FDL usata per Wikipedia fino al 2009 (data del passaggio alla licenza Creative Commons). 6.1 Creative Commons Creative Commons (CC) un'organizzazione non profit con sede a San Francisco dedicata all'espansione della portata delle opere di creativit offerte alla condivisione e all'utilizzo pubblici. Essa intende rendere possibile, com' sempre avvenuto prima di un sostanziale abuso della legge sul copyright, il ricorso creativo a opere di ingegno altrui nel pieno rispetto delle leggi esistenti. La missione di Creative Commons ben rappresentata dal logo dell'organizzazione (CC), che rappresenta una via di mezzo tra il rigido modello del copyright All rights reserved (C) e quello invece di pubblico dominio No rights reserved (PD), introducendo il nuovo concetto appunto di some rights reserved (CC). Lorganizzazione nata ufficialmente nel 2001 per volere del professore Lawrence Lessig, ordinario della facolt di Giurisprudenza di Stanford (e in precedenza anche di Harvard) e riconosciuto come uno dei massimi esperti di diritto d'autore negli Stati Uniti. Lessig fond l'organizzazione come metodo addizionale per raggiungere il suo scopo nel suo caso di fronte alla Corte Suprema degli Stati Uniti, Eldred v. Ashcroft. Il set iniziale delle licenze creative commons fu pubblicato il 16 dicembre 2002. Al progetto fu conferito il Golden Nica Award durante il Prix Ars Electronica nella categoria Net Vision nel 2004. 6.2 Licenze CC Le licenze di tipo Creative Commons permettono a quanti detengono dei diritti di copyright di trasmettere alcuni di questi diritti al pubblico e di conservare gli altri, per mezzo di una variet di schemi di licenze e di contratti. L'intenzione quella di evitare i problemi che le attuali leggi sul copyright creano per la diffusione e la condivisione delle informazioni. La normativa per le Creative Commons fornisce un insieme di quattro opzioni che permettono facilmente di riconoscere i diritti vantati dall'autore e da terzi sull'oggetto della licenza. La legislazione, al momento, non prevede che vi sia un ente preposto dove l'autore possa depositare l'opera prima di distribuirla. pi difficile per l'autore dimostrare la paternit dell'opera, nel caso in cui qualcuno applichi successivamente il diritto d'autore, e al limite accusi di averlo violato quanti fruiscono l'opera stessa.

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    Rispetto alla licenza, prevale la legislazione, che nei Paesi di diritto latino prevede che resti l'obbligo di citare l'autore, e che i diritti morali sulle opere siano per questi irrinunciabili. 6.3 Le quattro clausole delle l icenze Creative Commons Le licenze Creative Commons sono nate negli USA appoggiandosi al sistema giuridico locale. Sono state quindi adattate al sistema giuridico italiano, dove il diritto d'autore regolato dalla legge 633/41. L'autore diventa detentore dei diritti nel momento dell'estrinsecazione dell'opera creativa, secondo la L. 633/41, art. 6 Il titolo originario dell'acquisto del diritto di autore costituito dalla creazione dell'opera, quale particolare espressione del lavoro intellettuale Inoltre tutti i diritti sono riservati all'autore (art.13 / 18bis). Le sei licenze Creative Commons (definite dalla combinazione di quattro attributi) stabiliscono in modo esplicito quali sono i diritti riservati, modificando quindi la regola di default in cui tutti i diritti sono riservati. Attribuzione (by)

    Attribuzione (Attribution) Bisogna sempre indicare l'autore dell'opera (attributo obbligatorio) in modo che sia possibile attribuirne la paternit come definito dagli artt. 8 e 20 lda: Non uso commerciale (nc)

    Non Commerciale (Non Commercial) Non sono consentiti usi commerciali dell'opera creativa come definito dal secondo comma dell'art. 12: Chiunque pu riprodurre, trascrivere, eseguire e distribuire purch non a scopo di lucro, attribuendo sempre la paternit come definito nel primo attributo. Tuttavia le limitazioni sullo sfruttamento economico dell'opera sono limitate al settantesimo anno solare dopo la morte dell'autore come specificato dall'art. 25 lda. Non opere derivate (nd)

    No opere derivate (No Derivative Works) Non sono consentite elaborazioni dell'opera creativa come definito dall'art 20. Non quindi possibile modificare lopera o alcune sue parti. Condividi allo stesso modo (sa)

    Condividi allo stesso modo (Share Alike)

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    Si pu modificare l'opera ma l'opera modificata deve essere rilasciata secondo le stesse condizioni scelte dall'autore originale. Le sei licenze pubbliche Creative Commons, date dalla combinazione dei sopracitati quattro attributi, sono:

    Attribuzione Attribuzione - Non opere derivate Attribuzione - Non Commerciale Attribuzione - Condividi allo stesso modo Attribuzione - Non opere derivate, Non commerciale Attribuzione - Non commerciale, Condividi allo stesso modo

    6.4 Progetti che adottano licenze Creative Commons

    Diversi milioni di pagine e di contenuti sulla Rete adottano le licenze Creative Commons. Alcuni dei progetti pi conosciuti licenziati sotto CC includono:

    Al Jazeera Creative Commons Repository Arduino, piattaforma hardware open source per il physical computing: la scheda

    offerta con licenza Attribution-ShareAlike 2.5. OpenStreetMap, le immagini delle mappe sono rilasciate sotto la licenza

    Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Wikinotizie, utilizza la licenza CC-BY Linuxquestions.org wiki Opcopy Wikitravel Reset Radio World66 Wikivoyage Lega Nerd La fiction di Cory Doctorow Il libro del professor Lessig pubblicato nel 2004, Free Culture Tre dei libri di Eric S. Raymond, The Cathedral and the Bazaar (il primo ad essere

    pubblicato commercialmente sotto una licenza CC, edito da O'Reilly & Associates), The New Hacker's Dictionary, e The Art of Unix Programming (tutti e tre con una clausola condizionale aggiunta)

    Public Library of Science Star Wreck VI MoveOn.org's Bush In 30 Seconds contest Groklaw CcMixter A community music site featuring remixes licensed under Creative

    Commons MIT OpenCourseWare Pennsulas Progetto on line di Midesa, per la diffusione di testi accademici che

    analizzano la cultura spagnola e italiana, sotto licenza Creative Commons. Telltale Weekly The Oyez Project - Supreme Court MP3 Files La maggior parte dei video realizzati dalle Telestreet italiane POIGPS, i punti di interesse da scaricare sul proprio navigatore GPS Deviantart, ha la possibilit di attribuire la licenza CC ai lavori caricati. RadioMauroDelleChiaie, web radio inserita nel libro il software libero in italia di

    Andrea Berardi edito da Shake edizioni distribuito da Feltrinelli trasmette solo musica su licenza Creative Commons.

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    In Italia Dal 2001 in Italia le licenze Creative Commons sono state utilizzate in molti

    contesti: Camera dei deputati, pubblica i dati con licenza Creative Commons BY-SA. Pubblica amministrazione, pubblica parte della documentazione con licenza

    Creative Commons BY-NC. Istituto nazionale di statistica, pubblica con licenza Creative Commons BY. il Fatto Quotidiano, pubblica tutti gli articoli originali con licenza Creative

    Commons BY-NC-ND. Internazionale, pubblica tutti gli articoli originali con una licenza Creative

    Commons BY-NC-SA. Wired, pubblica con licenza Creative Commons BY-NC-ND. La Stampa, pubblica l'archivio storico e gli inserti culturali TuttoScienze e

    TuttoLibri con licenza Creative Commons BY-NC-ND. Stampa Alternativa, nella sezione Libera Cultura Libera Conoscenza vengono

    riproposti diversi titoli con licenza Creative Commons BY-NC-ND. Arcoiris televisione accessibile gratuitamente da Internet, pubblica video con

    licenze CC. La Tana dei Goblin, i contenuti del sito della fondazione che raggruppa

    associazioni ludiche sono pubblicati con una licenza Creative Commons BY-NC-SA. Subcava Sonora, prima etichetta discografica ed agenzia italiana di

    management musicale No S.I.A.E. per lo sviluppo della musica, ha pubblicato tre produzioni discografiche (Sula Ventrebianco, Borderline, Nouer) e due video musicali con licenze in Creative Commons 2.5 BY-NC-ND.

    Lega Nerd, primo Social Blog italiano, creato completamente in crowdsourcing, pubblica tutti i suoi articoli con licenze in Creative Commons 2.5 BY-NC-ND. 7. La legge di internet Di seguito pubblichiamo un editoriale uscito su Le Monde, Francia (2 febbraio 2012) con lo stesso titolo. La difesa del diritto dautore non una battaglia di retroguardia. Una settimana fa, dopo la chiusura del sito Megaupload decisa dallFbi, la questione tornata di grande attualit. Aumentando la pressione contro il download illegale, gli Stati Uniti hanno dimostrato il carattere impari di questa lotta. Basta chiudere un sito per farne spuntare altri dieci. A cosa serve allora questa dimostrazione di forza? Veniamo ai fatti. Megaupload faceva soldi sul download illegale di opere piratate. Per i puristi si trattava invece solo di una piattaforma tecnica di scambio di file. E in effetti non era Kim Schmitz, di cui un giudice neozelandese ha confermato il 25 gennaio larresto, a mettere a disposizione i contenuti illegali sul sito che aveva fondato. Ma la sua impresa, che comprendeva anche una struttura pubblicitaria e un sito di streaming, Megavideo che permette una semplice visione invece del download , avrebbe guadagnato, secondo lFbi, 135 miliardi di euro. Con pi di 50 milioni di visitatori al giorno, il sito divorava pubblicit. Era quindi un vero e proprio business realizzato grazie a contenuti (film, serie tv) che appartengono ad altri (produttori, autori, eccetera). Come impedire un commercio del genere quando la tecnologia permette di creare siti di questo tipo ovunque nel mondo? La Francia, con la legge Hadopi, ha scelto una risposta graduale, che dovrebbe scoraggiare il download illegale e condannare i pirati. Il bilancio per piuttosto deludente e la risposta poco adatta a un fenomeno globale.

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    Indipendentemente da chi sar il prossimo presidente francese, la Hadopi sar cambiata. E sembra pi efficace e pi giusto, se non pi facile, cercare di colpire il grossista e il rivenditore invece del consumatore. Ma questo non basta per due motivi. Da un lato lofferta di download legale deve migliorare: i siti di video on demand scomodi e costosi fanno il gioco dei pirati. Dallaltro anche il diritto alla propriet intellettuale deve adattarsi allepoca digitale. Tra la chiusura assoluta e la resa totale ci sono strade che permettono oggi di modulare il livello di tutela di questa propriet. Strade che devono essere esplorate.

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    CAPITOLO 4. STORIA DELLA SCUOLA IN ITALIA 1 . La scuola durante il periodo dell Unit

    noto come legge Casati il regio decreto legislativo 13 novembre 1859, n. 3725 del Regno di Sardegna, entrato in vigore nel 1860 e successivamente esteso, con l'unificazione, a tutta l'Italia. La legge, riform in modo organico l'intero ordinamento scolastico, dall'amministrazione all'articolazione per ordini e gradi ed alle materie di insegnamento, confermando la volont dello Stato di farsi carico del diritto-dovere di intervenire in materia scolastica a fianco e in sostituzione della Chiesa cattolica che da secoli deteneva il monopolio dell'istruzione.

    La legge si ispir al modello prussiano sia nell'impianto generale che nel sistema organizzativo fortemente gerarchizzato e centralizzato. Si propose, inoltre, di contemperare diversi principi: il riconoscimento dell'autorit paterna, l'intervento statale e l'iniziativa privata. A tal proposito, la legge sanc il ruolo normativo generale dello Stato e la gestione diretta delle scuole statali, cos come la libert dei privati di aprirne e gestirne di proprie, pur riservando alla scuola pubblica la possibilit di rilasciare diplomi e licenze.

    La legge era ispirata ad una concezione dell'educazione essenzialmente elitaria, nella quale veniva dato ampio spazio all'istruzione secondaria e superiore (universitaria) ma scarso risalto a quella primaria (non a caso la legge iniziava con la disciplina dell'istruzione superiore e non, come sarebbe stato pi logico, con quella dell'istruzione elementare). Tracciava inoltre una netta separazione tra la formazione tecnica, volta a formare la classe operaia specializzata, da quella classica, di stampo umanistico, volta a formare le classi dirigenti. D'altro canto, riconosceva una certa parit fra i due sessi riguardo alle esigenze dell'educazione.

    La Scuola italiana secondo la Legge Casati

    L'istruzione elementare, a carico dei comuni, era articolata in due cicli: un ciclo inferiore biennale, obbligatorio e gratuito, istituito nei luoghi dove ci fossero almeno 50 alunni in et di frequenza, e un ciclo superiore, anch'esso biennale, presente solo nei comuni sede di istituti secondari o con popolazione superiore a 4.000 abitanti.

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    L'istruzione secondaria classica, l'unica che consentiva l'accesso a tutte le facolt universitarie, era articolata nel ginnasio, di cinque anni, a carico dei comuni, seguito dal liceo, di tre anni, a carico dello Stato, presenti in ogni capoluogo di provincia.

    L'istruzione secondaria tecnica era invece articolata nella scuola tecnica, di tre anni, gratuita ed a carico dei comuni, seguita dall'istituto tecnico, di tre anni, a carico dello Stato; l'istituto tecnico era diviso in sezioni, una delle quali, la sezione fisico-matematica, consentiva l'iscrizione alla facolt di scienze matematiche, fisiche e naturali,

    Per la formazione dei maestri elementari furono istituite le scuole normali (quelle pubbliche erano 18, 9 maschili e 9 femminili) di durata triennale, alle quali si accedeva a 15 anni per le femmine e a 16 per i maschi. Il reclutamento dei maestri elementari, demandato a comuni spesso privi di adeguate risorse finanziarie e destinatari di disposizioni di legge che la stessa non sanzionava, sarebbe risultato uno dei punti deboli in sede di attuazione della legge, tanto che sovente la loro preparazione lasciava a desiderare. Anche per questo motivo, oltre che per una mentalit che le portava a mantenere le distanze dalle altre classi sociali, le famiglie delle classi pi agiate disdegnarono la scuola elementare, preferendo istruire privatamente i loro figli come, del resto, la legge consentiva (era la cosiddetta scuola paterna: l'insegnamento era impartito dagli stessi genitori o dal precettore incaricato dalla famiglia; l'allievo doveva poi sostenere un esame di stato).

    Quanto all'universit, alle tre facolt di origine medioevale - teologia (soppressa nel 1873), giurisprudenza, medicina - se ne aggiunsero due nuove: lettere e filosofia e scienze fisiche, matematiche e naturali; a quest'ultima venne annessa la scuola di applicazione per la formazione degli ingegneri, della durata di tre anni, alla quale si accedeva dopo aver frequentato il biennio della facolt.

    Tra le materie era prevista la "dottrina religiosa" il cui insegnamento era affidato nelle scuole elementari al maestro sotto il controllo dal parroco, nelle scuole secondarie tecniche e classiche ad un direttore spirituale nominato dal vescovo (abolito nel 1877) e nelle scuole normali, dove costituiva materia d'esame, ad un docente titolare di cattedra (norme abolite nel 1880); fu per data alle famiglie la possibilit di chiederne l'esonero.

    1 .1 Lintroduzione dell obbligo scolastico La Legge Coppino venne emanata il 15 luglio 1877 durante il periodo di governo della Sinistra storica, con a capo Agostino Depretis. Essa rendeva gratuita l'istruzione elementare e introduceva le sanzioni per chi disattendeva l'obbligo (le sanzioni non erano previste nella precedente Legge Casati). Collabor al testo della legge anche Aristide Gabelli, pedagogista seguace del positivismo. Le spese per il mantenimento delle scuole rimasero, per, a carico dei singoli comuni, i quali, nella maggior parte dei casi, non erano in grado di sostenerle e dunque la legge non fu mai attuata pienamente. Nonostante questo, la Legge Coppino, insieme alla riforma di democratizzazione dello stato con la legge elettorale del 1882, ebbe una rilevante importanza e contribu in buona misura ad una diminuzione sempre crescente dell'analfabetismo nell'Italia di fine Ottocento. Questa legge serv soprattutto per formare i nuovi cittadini: oltre ad imparare a leggere, a scrivere ed a far di conto, agli alunni veniva insegnata educazione civica in

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    modo da introdurre i giovani nella societ. Venne dato anche molto spazio alle materie scientifiche e venne cambiata la metodologia di insegnamento, da un rigido dogmatismo alla concretezza, poich questa legge fu influenzata dalla filosofia positivista del momento. Tuttavia, i cattolici criticarono ampiamente questa legge, dato che essa aveva un taglio laico, dovuto all'influenza positivista e alla decisione di abolire i direttori spirituali. I maestri, legittimati con la legge Casati, non poterono pi insegnare il catechismo e la storia sacra. Perci i cattolici intransigenti mandarono i propri figli nelle scuole private, le quali erano in parte gestite dalla chiesa cattolica. 2. Riforma Gentile: dal 1923 al 1962 Per riforma Gentile s'intende la riforma scolastica varata in Italia nel 1923 con una serie di atti normativi (i regi decreti legislativi 31 dicembre 1922, n. 1679, 16 luglio 1923, n. 1753, 6 maggio 1923, n. 1054, 30 settembre 1923, n. 2102 e 1 ottobre 1923, n. 2185), ad opera del ministro dell'Istruzione del governo Mussolini, il filosofo neoidealista Giovanni Gentile. La riforma Gentile stata alla base del sistema scolastico italiano, mantenuta dopo la caduta del fascismo stesso, fino al 1962. Gentile avvi una rifondazione in senso idealistico della pedagogia, negandone i nessi con la psicologia e con l'etica: nel suo pensiero l'educazione doveva essere intesa come un divenire dello spirito stesso, il quale realizzava cos la propria autonomia. Punti salienti della riforma furono:

    innalzamento dell'obbligo scolastico sino al quattordicesimo anno di et. Dopo i primi cinque anni di scuola elementare uguali per tutti, l'alunno deve scegliere tra liceo scientifico, ginnasio e scuola complementare per l'avviamento al lavoro. Solo la scuola media consente l'accesso ai licei e a sua volta solo il liceo classico permette l'iscrizione a tutte le facolt universitarie;

    disciplina dei vari tipi di istituzioni scolastiche, statali, private e parificate; insegnamento obbligatorio della religione cattolica considerata "fondamento e

    coronamento" dell'istruzione primaria; creazione dell'istituto magistrale per la formazione dei futuri insegnanti elementari; istituzione di scuole speciali per gli alunni portatori di handicap; la messa al bando dello studio della psicologia, della didattica e di ogni attivit di

    tirocinio; graduale messa al bando dagli istituti scolastici di ogni ordine e grado delle lingue

    delle comunit nazionali appena annesse all'Italia (tedesco, sloveno e croato). La scuola di Gentile severa ed elitaria. Gli studi superiori, nella concezione del filosofo, sono "aristocratici, nell'ottimo senso della parola: studi di pochi, dei migliori". La riforma, definita da Mussolini "la pi fascista delle riforme", rimase sostanzialmente in vigore inalterata anche dopo l'avvento della Repubblica, fino a quando il Parlamento italiano, con la legge del 31 dicembre 1962, n 1859, abolendo la scuola di avviamento, diede vita alla scuola media unificata. Gentile fu ministro della Pubblica Istruzione e nel 1923 mise in atto la sua riforma scolastica, elaborata assieme a Giuseppe Lombardo Radice. Dal punto di vista strutturale Gentile individua l'organizzazione della scuola secondo un ordinamento gerarchico e centralistico. Una scuola di tipo aristocratico, cio

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    pensata e dedicata "ai migliori" e non a tutti e rigidamente suddivisa a livello secondario in un ramo classico-umanistico per i dirigenti e in un ramo professionale per il popolo e la classe lavoratrice. Le scienze naturali e la matematica furono quindi messe in secondo piano, mentre le discipline tecniche ad esse correlate avevano la loro importanza solo a livello professionale. L'obbligo scolastico fu innalzato a 14 anni e fu istituita la scuola elementare dai sei ai dieci anni. L'allievo che terminava la scuola elementare aveva la possibilit di scegliere tra quattro possibilit:

    il ginnasio, quinquennale, che dava l'accesso al liceo (quello che sarebbe stato in seguito denominato liceo classico), al liceo scientifico o al liceo femminile;

    l'istituto tecnico, articolato in un corso inferiore, triennale, seguito da corso superiore, quadriennale; il corso inferiore dava accesso anche al liceo scientifico;

    l'istituto magistrale, articolato in un corso inferiore, quadriennale, e in un corso superiore, triennale, destinato alla preparazione dei maestri di scuola elementare; il corso inferiore dava accesso anche al liceo femminile;

    la scuola complementare di avviamento professionale, triennale, al termine della quale non era possibile iscriversi ad alcun'altra scuola. Si trattava di un sistema che riprendeva molti aspetti della vecchia legge Casati, anche per quanto riguarda l'accesso alla universit: solo i diplomati del liceo classico avrebbero potuto frequentare tutte le facolt universitarie, mentre ai diplomati del liceo scientifico sarebbe stato possibile accedere alle sole facolt tecnico-scientifiche (erano quindi precluse le facolt di giurisprudenza e di lettere e filosofia). Agli altri diplomati era invece impedita l'iscrizione all'universit. Alla base di questa impostazione c'era una concezione aristocratica della cultura e dell'educazione: una scuola superiore riservata a pochi, considerati i migliori, vista come strumento di selezione della futura classe dirigente. Il maggiore spazio dato nella scuola gentiliana alle materie umanistiche-filosofiche a scapito di quelle scientifiche, non fu tuttavia esente da critiche anche al tempo della sua approvazione, sia da parte di oppositori del regime sia da parte di studiosi: contrari furono per esempio diversi membri dell'Accademia dei Lincei, che ritenevano un errore allontanare gli allievi, soprattutto i pi giovani, dal rigore e dalla precisione insita nelle materie scientifiche, per fargli seguire invece una visione pi astratta e non ben definita legata alle varie correnti del pensiero filosofico. La religione insegnata obbligatoriamente a livello primario; Gentile riteneva infatti che tutti i cittadini dovessero possedere una conoscenza religiosa. La religione da insegnare era ovviamente solo quella cattolica, in quanto al tempo religione di Stato in Italia. Il l iceo femminile fu una scuola media superiore nata con la riforma del ministro Gentile. L'obiettivo di questo liceo era quello di dare un diploma alle persone di sesso femminile, poich nei licei allora esistenti (liceo classico e liceo scientifico) le donne erano escluse. Il liceo femminile costitu la versione statale degli educandati femminili, gestiti da autorit religiose (in genere suore), che sin dal XVIII secolo detenevano il monopolio delleducazione delle signorine di agiata famiglia. Alla fine degli studi in questa scuola si faceva un esame, la cui l icenza per non permetteva l 'accesso all 'universit. Questa scuola veniva frequentata dopo i cinque anni di ginnasio.

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    2.1 I l l ibro unico per le scuole elementari (1928) Riportiamo un articolo tratto dal documentario leggere scrivere far di conto per il programma La storia siamo noi di raieducational Una tappa importante nel percorso di fascistizzazione dello Stato italiano limposizione del "libro unico" per linsegnamento elementare; approvato dal governo il primo novembre del 1928, a partire dallanno scolastico 1930-31, diviene obbligatorio anche nelle scuole private. Lo scopo del libro unico deve essere lindottrinamento fin dalla pi tenera et del fanciullo, frequentante una scuola in cui la competenza del Ministero dellEducazione Nazionale (questo il nuovo nome del ministero della Pubblica Istruzione) si intreccia con quello dellOpera Nazionale Balilla, lente preposto alleducazione fascista della giovent. Diamo qualche esempio. Il libro di lettura per la terza elementare, Patria, scritto da Adele e Maria Zanetti, offre questa spiegazione della guerra dAfrica: "In Africa cera un vasto impero, con una popolazione ancora barbara, dominata da un imperatore incapace e cattivo: lAbissinia. E gli Abissini ci molestavano: danneggiavano, invadevano le nostre colonie e i nostri possedimenti. Questo era troppo. Fu cos che il Duce decise la guerra... lItalia tutta con Mussolini... ferro, carta, oro, tutto dona alla Patria. La Regina, esempio a tutte le spose, offre prima il suo anello nuziale". Vincenzo Meletti nel suo Libro fascista del Balilla, adottato nel 1934 in tutte le scuole elementari della penisola, spiega chi Mussolini: "Mussolini, che tutti chiamano Duce e che tu puoi chiamare babbo, un figlio del popolo, venuto dalla miseria. E luomo pi grande e pi buono del mondo. Egli in un decennio ha fatto diventare lItalia la prima nazione del mondo. Con la Marcia su Roma il governo fu tolto agli uomini paurosi e fu inaugurato il Regime Fascista che durer pi di un secolo." Gli scolari erano sottoposti a questo martellamento di cui sarebbe possibile fare altre mille altre citazioni. Nel 1935 quando diviene Ministro dell'Educazione Nazionale Cesare Maria De Vecchi viene introdotta una nuova materia, obbligatoria in tutte le scuole secondarie, inferiori e superiori: la "cultura militare". Trenta ore di insegnamento allanno, impartite da ufficiali della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale, per forgiare lo spirito guerriero. Fra il 36 e il 38 vengono pubblicati da Mondadori "Il primo e il secondo libro del fascista" : un vero e proprio catechismo politico per le scuole elementari e medie. Il primo elenca tutto ci che un bambino deve sapere sulla storia e le istituzioni del regime. Il secondo si concentra sull'ordinamento razzista. Sullo schema dei formulari del catechismo cattolico, una comunicazione semplice e autoritaria organizza il consenso popolare di massa secondo un modello fideistico-dogmatico. Alla domanda "Perch il Duce il fondatore dell'impero?" il giovane balilla rispondeva: "Perch condusse e vinse, contro il divieto di una coalizione di cinquantadue Stati, la pi grande guerra coloniale che la storia ricordi, che Egli intu, volle e diresse per il prestigio, la grandezza, la vita della Patria fascista". Pi oltre, nella sezione dedicata alla famiglia e alla razza, alla domanda se fosse ammesso, per il fascista, rimanere celibe, si rispondeva: "la legge fascista colpisce

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    moralmente e materialmente il celibato ingiustificato con una tassa sui celibi e una serie di disposizioni, per le quali i celibi non possono ricoprire cariche pubbliche". Secondo Starnone per quanto riguarda poi il reclutamento degli insegnanti, il fascismo: " ha inaugurato, o comunque consolidato, una prassi che ha una sua storia gi agli inizi del secolo che diventata poi una costante della scuola italiana. La possibilit di avere una cattedra, senza alcuna verifica, solo attraverso una laurea e una raccomandazione, in modo da formare clientele. Avere una cattedra non significava essere titolare di una cattedra, ma, gi ai primi del secolo e poi nel fascismo, essere un incaricato. Un incaricato che poteva perdere da un momento all'altro il proprio posto e quindi essere una persona assolutamente ricattabile". 2.2 La Carta della scuola (1939) Riportiamo un articolo tratto dal documentario leggere scrivere far di conto per il programma La storia siamo noi di raieducational La riforma Gentile non fu comunque particolarmente amata dai fascisti per il suo carattere fortemente selettivo ed elitario che escludeva la media e la piccola borghesia. E soprattutto perch ritenevano che fosse una riforma di matrice liberale e che quindi avrebbe rallentato il processo di "fascistizzazione" della societ e dello Stato. Intanto le leggi razziali del 1938 hanno allontanato dalla scuola tutti gli studenti di origine ebraica e inasprito i controlli sui libri di testo. Giuseppe Bottai l'autore di una riforma della scuola davvero fascista. Nel 1939, quando era Ministro da gi due anni Giovanni Bottai presenta a Mussolini e al Gran consiglio del fascismo la Carta della Scuola, un vero e proprio piano regolatore del sistema scolastico. Insieme alla Carta del lavoro e alla Carta della Razza doveva essere uno dei documenti fondamentali su cui si doveva fondare il modello sociale fascista. Le principali novit rispetto al sistema gentiliano l introduzione di nuove scuole. Al biennio superiore della scuola elementare viene cambiato nome in Scuola del lavoro. La scuola media invece prevede tre filoni:1) la scuola professionale per chi era destinato ad esser