Disegni organizzativi, gestione delle risorse umane, relazioni ... del corso per... · Novembre...
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Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 1
Disegni organizzativi, gestione delle risorse umane,
relazioni industriali, e performance d’impresa
Riccardo Leoni (Ph. D.) Professore Ordinario, docente di ‘Economia del Lavoro’
Università degli Studi di Bergamo
Slides relative al corso di“Economia del Lavoro – III° modulo”
II^ parte – Gestione delle risorse umane
Approfondimenti
(2)
Gestione e sviluppo
delle risorse umane
Approfondimenti
(2)
Gestione e sviluppo
delle risorse umane
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Da sviluppare
• selezione
• formazione
• i sistemi di remunerazione e di incentivazione
• relazioni industriali
• le ‘policy’ per lo sviluppo dei luoghi di lavoro
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La selezione: due modelli a confronto
1. sulla base del mestiere (singola posizione o famiglia di posizioni (potenziale ?) (IMPRESA PIRAMIDALE TAYLOR/FORDISTA)
2. sulla base delle competenze attese (IMPRESA BASATA SUI PROCESSI – PIATTA E SNELLA)
• competenze attese:
Tecnico-specialistiche (soglia d’ingresso)
Trasversali (o ‘chiave’)
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Eventuale intervento
dello psicologo
Si avvale dei risultati
della psicologia del lavoro
La selezione nell’impresa taylor-fordista :
Logica dei job grading (es: CCNL)oppure metodo HAY
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Selezione di mestiere
Selezione sulla base del potenziale idoneo a coprire più posizioni di una stessa famiglia professionale
Posizione = mestiere =
competenze tecniche
Famiglia professionale
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Collegamento tra
‘core competence’ dell’organizzazione e ‘competenze individuali’
competenze ‘core’dell’impresa
Competenze individuali
Top down
Bottom up
La selezione nell’impresa basata sui processi, snella e piatta
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Le competenze: il modello dell’iceberg
Visibili/
più facili da sviluppare
Nascoste/
più difficili da sviluppare
Immagine di sé
(atteggiamenti, valori, visione personale)
Tratti
(disposizione a comportarsi in un determinato modo)
Motivazioni
(bisogni, spinte interiori che muovono all’azione)
• conoscenze di discipline
• capacità/abilità
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Competenze richieste
Ruoli professionali
Selezione sulla base delle competenze richieste
Competenze possedute
= competenze
richieste
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Fig. 3: Flusso causale delle competenze (parte superiore) e genesi del gap tracompetenze richieste e competenze possedute (parte inferiore).(Fonte: nostro adattamento e integrazione di Spencer-Spencer, 1993, trad. it. 1995 pg. 34)
C
O
M
P
E
T
E
N
Z
E
Caratteristiche
personali
Comportamenti Rendimento nella
posizione
occupati
‘intenzioni’ ‘azioni’ ‘risultati’
- motivazioni- tratti- visione personale- conoscenze
- skill (cognitivee operativo-manuali)
Disegnoorganizzativo
posizione/ruolo
Competenzerichieste
Selezione candidati
Accertabili inattività/prove
simulabilinegli assessment
centerdella selezione
Confronto:eventuale
gap
Accertabili neicolloqui/
assessment centerdella selezione
Scuole/Università
Competenzepossedute
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Le competenze richieste ai neolaureati in fase di selezione
diapositive cap6 sulle competenze-imprese.ppt
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MIND THE GAP!COMPETENZE RICHIESTE DAL MERCATO
ECOMPETENZE POSSEDUTE DALL’OFFERTA
Riccardo LeoniDipartimento di Scienze Economiche ‘H.P. Minsky’
Università degli Studi di Bergamo
(la ricerca è stata condotta con il prof. Norberto Mazzoni)
14
Figura 1: Relazione tra Università e mercato del lavoro
Tempi ditransizione
Modi di ricercadel lavoro
UniversitàTempi di attraversamentoCosa e quanto si apprende
Risultati ottenuti
Mercato del Lavoro
Trasferimento dicompetenze
conoscenzeskill
motivazionitratti
immagini di sé
competenze
richieste
15
Grafico 2: matrice tra titoli di studio e famiglie di professionalità
P - 1
P - 2
Titolo di studio A P - 3
P - 4
P - 5
P - 6
P - 7
Titolo di studio B P - 8
P - 9
P - 10
P - 11
P - 12
Titolo di studio C P - 13
P - 14
P - 15
Titoli di studio Famiglie o aree di professionalità
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Grafico 3: Relazione tra job description, competenze attese, competenze espresse e competenze possedute
declinazionedelle
competenzeattese
da partedei selezionatori
delle imprese
rilevazionedelle competenze
possedutein media
dai laureatidell’Uni-BG
da partedei selezionatori
delle imprese
lavoratore(jobholder)
Autovalutazionedelle
competenzeespresseo agite
da parte deilavoratori
SELEZIONE
declinazione dellecompetenzein termini di
attributi(caratteristiche)
dei soggetti.Attributi
come buonipredittori
di performance
posizione di lavoro
job descriptionda parte degli analisti,---------------------------approssimativamente
uguale a:autovalutazione
da parte dei lavoratoriche occupano lasingole posizioni
(jobholders)
Disegniorganizzatividell’impresa
laureatiUniversità:
SAPERIDISCIPLINARI
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Graf. 6.1 - Flusso causale delle competenze (parte superiore) e genesi del gap tra competenze richieste e competenze possedute (parte inferiore).(Fonte: nostro adattamento e integrazione di Spencer e Spencer, 1993, trad. it. 1995 p . 34)
C
O
M
P
E
T
E
N
Z
E
Caratteristiche personali Comportamenti
Rendimento nella posizione
occupati
‘intenzioni’ ‘azioni’ ‘risultati’
- motivazioni- tratti- visione personale- conoscenze-Skill (cognitive e operativo-manuali
Disegno organizzativo
posizione/ruolo
Competenzerichieste
Selezione candidati
Competenze possedute
Università/laureati
Accertabili in attività e/o prove
simulabilinegli assessment
centerdella selezione
Confronto:eventuale
gap
Accertabili nei colloqui/
assessment centerdella selezione
Offerta candidati
18
durata dell’impiego
Competenze richieste
Evoluzione possibile delle competenze possedute
0
Livello delle competenze
Livello di soglia dellecompetenze richieste
t t + n
Relazione tra competenze richiestee possibili profili ‘evolutivi’delle competenze possedute
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INDAGINE SUL CAMPO
• LAUREATI DI 3 FACOLTA’• QUESTIONARIO (13+25=38 PAGINE)• DESTINATARI (un centinaio):
– DIRETTORI DEL PERSONALE (DIPER)– TERZIARIO PRIVATO– TERZIARIO AVANZATO
• CAMPIONE DI 37 IMPRESE, OCCUPANTI CIRCA 33.000 DIPENDENTI
Inserire matrice delle competenze
matrice competenze indagine.ppt
20
A - Competenze tecnico-specialistiche livelli richiesti* posseduti**
A.1 - Saperi disciplinari/scolastici A.1.1 voto di laurea (1, 2, 3, 4) voto Università
competenze A.2 - Competenze tecniche/simulabili A.2.1.1 Conoscenza dei prodotti/servizi/processi (0,1, 2, 3) (0, 1, 2 ,3)
A.2.1 Amm.ne/Finanza/Controllo di Gest. A.2.1.2 Conoscenza dell’ambiente esterno di riferimento (0,1, 2, 3) (0, 1, 2, 3)
A.2.2.1 Conoscenza dei prodotti/servizi/processi (0,1, 2, 3) (0, 1, 2, 3) A.2.2 Commerciale e Marketing A.2.2.2 Conoscenza dell’ambiente esterno di riferimento (0,1, 2, 3) (0, 1, 2, 3)
A.2.3.1 Conoscenza dei prodotti/servizi/processi (0,1, 2, 3) (0, 1, 2, 3) distinte A.2.3 Sistemi informativi A.2.3.2 Conoscenza dell’ambiente esterno di riferimento (0,1, 2, 3) (0, 1, 2, 3) per famiglie di A.2.4.1 Conoscenza dei prodotti/servizi/processi (0,1, 2, 3) (0, 1, 2, 3) professionalità A.2.4 Organizzazione e Risorse Umane A.2.4.2 Conoscenza dell’ambiente esterno di riferimento (0,1, 2, 3) (0, 1, 2, 3) A.2.5 Industriale/’Sistemi di produzione’/ A.2.5.1 Conoscenza dei prodotti/servizi/processi (0,1, 2, 3) (0, 1, 2, 3) Tecnologie di erogazione dei servizi A.2.5.2 Conoscenza dell’ambiente esterno di riferimento (0,1, 2, 3) (0, 1, 2, 3)
A.2.6 Pubbliche Relazioni/ A.2.6.1 Conoscenza dei prodotti/servizi/processi (0,1, 2, 3) (0, 1, 2, 3) Comunicazione A.2.6.2 Conoscenza dell’ambiente esterno di riferimento (0,1, 2, 3) (0, 1, 2, 3)
A.3 - Competenze cognitive
A.3.1 Pensiero analitico (0,1, 2, 3) (0, 1, 2, 3) A.3.2 Pensiero concettuale (0,1, 2, 3) (0, 1, 2, 3) A.3.3 Pensiero sistemico (0,1, 2, 3) (0, 1, 2, 3) B - Competenze trasversali
B.1 - Competenze gestionali B.1.1 Competenze realizzative (0,1, 2, 3) (0, 1, 2, 3) B.1.2 Competenze organizzative (0,1, 2, 3) (0, 1, 2, 3) B.1.3 Orientamento all’innov.ne e al cambiamento (0,1, 2, 3) (0, 1, 2, 3)
B.2 - Competenze relazionali B.2.1 Competenze relazionali (0,1, 2, 3) (0, 1, 2, 3) B.2.2 Costruzione di relazioni/networking (0,1, 2, 3) (0, 1, 2, 3) B.2.3 Orientamento al cliente/utente (interno/esterno) (0,1, 2, 3) (0, 1, 2, 3) * Lo zero indica che la competenza non è richiesta dal ruolo scoperto (o dalla famiglia professionale di pertinenza del ruolo) ** Lo zero indica un livello di competenze possedute non adeguato a coprire una posizione vacante
22
Caratteristiche
Classi dimensionali Settori
Totale≤ 500dipende
nti
> 500dipende
nti
Industria
Terziario
Distribuzione per fun-zione svolta: - Amministr.re/Dirig.- Responsabile RU
e/o SviluppoOganiz. e/o Selez.
Totale
34,8
65,2
100,0
14,3
85,7
100,0
20,0
80,0
100,0
35,3
64,7
100,0
27,0
73,0
100,0
Distribuzione per anzia-nità d’impresa: - < 5 anni - da 5 a 10 anni - > 10 anni
Totale
30.430,439,2
100,0
57,121,421,5
100,0
60,025,015,0
100,0
17,729,452,9
100,0
40,627,032,4
100,0
Numero medio degli anni di esperienza del rispondente (deviazione standard)
13,9
(7,9)
10,5
(7,4)
10,4
(7,1)
15,4
(8,1)
12,6
(7,8)
Distribuzione risposte per titolo di studio posseduto dal rispon-dente: - Diploma Scuola S. - Laurea - Laurea + corso
specializ./mastertotale
27,236,436,4
100,0
7,128,664,3
100,0
25,025,050,0
100,0
17,641,241,2
100,0
19,433,347,3
100,0
- Numero medio didipendenti per impr.
- Dimensionedell’impresa‘mediana’
147
145
2.141
2.082
829
364
987
118
901
247
Numero totale dei dipendenti nelle imprese campionate
3.372 29.974 16.574 16.772 33.346
23
0
20
40
60
80
100
competenzetecnico-specialistiche
competenzetrasversali
specificadellecompetenze:- gestionali- relazionali
specifica dellecompetenze:- saperi discipl.- tecniche/sim.- cognitive
44.5
55.5
<=500 >500 media industria terziario
'Competenze richieste' dalle imprese nelle fasi di selezione
dei laureati, distinte per grandi famiglie
(dati ponderati)
24
Ordinamento delle ‘competenze richieste’ dalle imprese nelle fasi di selezione dei neolaureati,
secondo un grado crescente di importanza (da 1 a 5). Totale imprese campionate (dati ponderati)
1
2
3
4
5
saperidiscipl.
compet.tecniche/
simul.
compet.cognitive
compet.gestion.
compet.relazionali
competenzetecnico-specialistiche
competenzetrasversali
grad
odi
i mpo
rtan
za:d
a1
a5
25
1
2
3
4
5
<=500 >500 media industria terziario
SAPERI DISCIPLINARI
grad
odi
impo
rtan
za:d
a1
a5
1
2
3
4
5
<=500 >500 media industria terziario
COMPETENZETECNICHE
grad
odi
impo
r tan
za:d
a1
a5
1
2
3
4
5
<=500 >500 media industria terziario
COMPETENZECOGNITIVE
grad
odi
impo
r tan
za:d
a1
a5
1
2
3
4
5
<=500 >500 media industria terziario
COMPETENZE GESTIONALI
grad
odi
impo
r tan
za:d
a1
a5
1
2
3
4
5
<=500 >500 media industria terziario
COMPETENZERELAZIONALI
grad
odi
impo
rtan
za:d
a1
a5
Ordinamento delle varie competenze richieste, per gruppi di imprese
26
70
80
90
100
110
<=500 >500 media industria terziario
99.3
104.0
98.7
89.9
107.6
voto
dila
u rea
'min
i mo
richi
esto
'
Voto medio di ‘riserva’
27
Competenze TECNICO-SPECIALISTICHE richieste e possedute
0.0
0.5
1.0
1.5
2.0
2.5
3.0GAP % medio tra competenze richieste
e competenze possedute = 38.6 %
indi
cede
lleco
mpe
ten z
e(m
in=
0 ;m
ax=
3 )ric
hies
te:0
=co
mpe
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ano
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u te :
0=
com
pete
n za
aldi
sotto
della
sog l
ia
Ammin.Finan.Contr.
con.i con.eCommerc.
Mkt.Informat. Organiz.
R. U.IndustrialeSist. prod.Tecnolog.
PubblicheRelazioniComunic.
con.i con.i con.i con.i con.icon.e con.e con.e con.e con.e
MEDIA IMPRESE
28
Competenze COGNITIVE richieste e possedute, distinte per gruppi di imprese
0.0
0.5
1.0
1.5
2.0
2.5
3.0In
d ice
d elle
com
p et e
nze
( min
=0;
max
=3)
r ich i
est e
: 0=
com
p et e
nza
non
r ich i
est a
poss
edut
e:0
=co
mp e
t enz
aal
d iso
ttod e
llaso
g lia GAP % medio tra competenze richieste e
competenze possedute = 35.8 %
pensieroanalitico
pensieroconcettuale
pensierosistemico
MEDIA IMPRESE
29
Competenze GESTIONALI richieste e possedute, distinte per gruppi di imprese
0.0
0.5
1.0
1.5
2.0
2.5
3.0In
dice
delle
c om
pete
nze
(min
=0;
max
=3 )
richi
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:0=
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e:0
=c o
mpe
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aa l
dis o
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llas o
glia
GAP % medio tra competenze richieste ecompetenze possedute = 51.3 %
competenzerealizzative
integrazioneorganizzativa
orientamentoall'innovazione
e al cambiamento
MEDIA IMPRESE
30
Competenze RELAZIONALI richieste e possedute, distinte per gruppi di imprese
0.0
0.5
1.0
1.5
2.0
2.5
3.0I n
dice
dell e
com
pet e
nze
( mi n
=0;
max
=3)
ri chi
est e
: 0=
com
pet e
nza
non
ri chi
est a
poss
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e:0
=co
mpe
t enz
aal
diso
tt ode
ll aso
gli a
GAP % medio tra competenze richieste ecompetenze possedute = 46.1 %
competenzerelazionali
costruzionidi relazioni
orientamentoal cliente o utente(interno/esterno)
31
Confronto tra ordinamento di importanza delle singole competenze e livello delle competenze richieste
1
2
3
4
5
0
1
2
3Liv ello
dellecom
petenz erichieste
(min
=0;m
ax=
3)
competenze tecniche
ordin. comp. rich.
competenzecognitive
ordin. comp.rich.
competenze gestionali
ordin. comp.rich.
competenzerelazionali
ordin. comp.rich.
Ord
inam
e nt o
delle
s ing
ole
c om
pete
nze
(min
=0;
max
=5)
32
Confronto fra la media delle competenze richieste e delle competenze possedute
0.0
0.5
1.0
1.5
2.0
2.5
3.0I n
dice
dell e
com
pet e
nze
(mi n
=0;
max
=3)
ri chi
est e
: 0=
com
pet e
nza
non
ri chi
est a
poss
edut
e:0
=co
mpe
t enz
aal
diso
tt ode
ll aso
g li a
competenze tecniche
richieste - possedute
competenze cognitive
richieste - possedute
competenze gestionali
richieste - possedute
competenze relazionali
richieste - possedute
gap: 38,6%gap: 35,7%
gap: 51.3%
gap: 46,1%
La formazione
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 33
Mappa del processo di formazione:
Analisi
Design
valutazione
Implementazione Sviluppo
Definizione del bisogno • di mestiere/capacità
• di ruolo/competenze
• aula (conoscenza codificata)
•coach/trainer/mentor(conoscenza tacita)
RISULTATINovembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 34
La formazione e il sistema d’impresa
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 35
Concezioni d’impresa‘sistema chiuso’
• Visione meccanicistica (a-priori organizzativo [i bisogni dell’organizzazione]; compiti pre-definiti; il ‘mestiere’; addestramento )
• Aggiornamento della ‘visione’: human relations, (o della psicologia sociale); struttural-funzionalista e socio-tecnica– si perviene ad una visione organicistica (ruolo ‘chiuso’,
con pre-definizione dei comportamenti derivati dalla scienza della psicologia del lavoro, e non dai best-performer; formazione al ‘ruolo’; i bisogni dell’individuo vengono tenuti in considerazione, ma prevale l’a-priori organizzativo)
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 36
Concezioni d’impresa:‘sistema aperto’
• organizzazione come risultati di interazioni tra gli individui, che avvengono nel corso delle pratiche lavorative quotidiane
• L’organizzazione come sistema di ruoli ‘aperti’• L’interazione quotidiana può portare a rompere le
routine e a generare apprendimento• La formazione: rafforzare e rendere espliciti i
valori soggettivi• Rischi: ridondanza e mancata finalizzazione; il
ruolo del leaderNovembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 37
La remunerazione e gli incentivi
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 38
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 39
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 40
Ratio dell’impianto
Ricondurre ad un aprioristico disegno di divisione e di organizzazione del lavoro di un’impresa idealtipo, tutta la complessità lavorativa, tutti i compiti, tutte le responsabilità presenti e operanti in un’impresa ‘rappresentativa’ (l’impresa media?) di ogni data industria
Il passaggio dal posto al ruolo chiuso, con una revisione del mansionario (più sfumato, meno analitico) e con l’introduzione delle ‘fasce’ (A, B, C, D), è stato effettuato solo in alcuni CCNL.
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 41
Struttura della retribuzione
dipendedal livello
di inquadramento
Dipende per esempio dal fatto di fare turni,
di maneggiare denaro, ecc.
Dipende dal risultato aziendale
Retribuzione di base fissata dal CCNL
Retribuzione di risultato, fissata a livello di contratto aziendale
Retribuzione di anzianità, fissata a livello di CCNL
Dipende dall’anzianità nel livello di inquadramento
nell’impresa
Retribuzione di disagio, rischio, ecc. fissata a livello di contratto aziendale
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 42
Inquadramenti/qualifiche
salario
Livelli salariali secondo gli inquadramenti contrattuali: due possibili profili
1^
2^
3^
4^
5^
6^
7^
1,0
2.5
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 43
salario
Inquadramenti/qualifiche
Salario contrattuale connesso alla qualifica
Salario connesso all’anzianità
Soggetti inquadrati nel livello N
Soggetti inquadrati nel livello N+1
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 44
salario
Inquadramenti/qualifiche
Salario contrattuale connesso alla qualifica
Salario accessorio variabile
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 45
Entrate Uscite
Formazione della massa incentivante aziendale secondo:
• schemi alla profit-sharing
• schemi alla gain-sharing
Per entrambi si tratta si realizzare la condizione dell’ability to pay da parte dell’impresa
Incentivi (o salario accessorio aziendale)
Criteri per la ripartizione individuale:
• compensare l’effort (il quanto della prestazione)? (criterio output oriented)
oppure
• compensare le competenze apprese? (il come della prestazione) (criterio input oriented)Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 46
ENTRATE: Formazione massa incentivante
Esempio n.1:
sulla base dell’80% del M.O.L. presunto dell’anno, e secondo la seguente tabella, concordata tra la Direzione dell’impresa e i Rappresentanti sindacali dei lavoratori :
7,5 8,5 9,5 10,5 11,5 12,5 15,5
12%
13%
14%
16%
80% del M.O.L. presunto
18%
20%
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 47
ENTRATE: Formazione massa incentivante
Esempio n. 2:
• Riduzione dell’ x % dei pezzi difettosi rispetto all’anno precedente (attribuendo una quota parte del loro valore al monte incentivi)
Esempio n. 3:
• Aumento dell’ x % , dell’ y %, dello z % del fatturato (attribuendo una percentuale crescente di questo incremento al monte incentivi)
Esempio n. 4:
• Riduzione del rapporto: costo del lavoro/ fatturato di alcuni punti percentuali (attribuendo una percentuale di questo risparmio al monte incentivi)
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 48
ENTRATE: Formazione massa incentivante.
Esempio n.5
€ 400
1,4 3,0 X = Valore Aggiunto /Costo del lavoro
€ 1.040
Y = 400 + 400 (X - 1,4) per valori di X compresi tra 1,4 X 3,0
Incen-tivo
L’incentivo pro-capite
va moltiplicato per il numero
dei dipendenti per ottenere
la massa incentivante
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 49
USCITE: criteri per l’attribuzione del salario accessorio variabile
criterio output oriented
La compensazione del risultato dell’effort
– Sulla base della presenza– Sulla base della presenza + livello della
qualifica
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 50
Criteri di ripartizione individuale:
Indicatori:
• presenza al lavoro
• livelli di inquadramento
Pesi ___%
___%
___
100 %Totale massa incentivante
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 51
Monte incentivi totale x quota % riservato riservato alla presenza
_________________________________________________________
Numero dipendenti x giornate teoricamente lavorabili in un anno
Presenza al lavoro
=Incentivo giornaliero teorico
Incentivo giornaliero teorico
x Giornate
lavorate=
Incentivo economico
percepito
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 52
Livelli di inquadramento e differenziali di incentivo
Livello di inquadramento differenziale retributivo
1° -------
2° 1.000
3° 1.144
4° 1.221
5° 1.357
6° 1.660
7°/8° 1.868
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 53
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 54
Le teorie sottostanti al pay-for-job e al pay-for-performance
• Teoria neoclassica standard• Teoria dell’agenzia• Teoria dei salari di efficienza
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 55
La ratio delle teorie mainstream
• Il lavoro è connotato negativamente (è una disutilità), e quindi va pagato
• I soggetti massimizzano il loro tornaconto (atteggiamento selfish)– Con atteggiamento da ‘scansafatiche’– Anche a scapito degli altriNello scambio quindi ‘serve’ il controllo
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 56
Teoria neoclassica standard
• Salario = contributo marginale alla produzione (c.p.m.)
• c.m.p. = associato alla complessità del job (quindi al contributo ‘medio’ alla produzione)
• Complessità del job = scala parametrale, ovverosìa ordinamento professionale dei CCNL
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 57
Teoria dell’agenzia• Opportunismi e azzardo morale pone al centro la questione
dei costi sia del ‘controllo’ sia del ‘contratto’ (o della contrattazione)
• Contratti incompleti e scambio ‘relazionale’ • Teoria del principale-agente (ovverossia teoria
dell’agenzia): – Riduzione del rischio: remunerazione legata alla
performance (DpO)– La teoria non tiene conto
• del fatto che i soggetti sono chiamati a cooperare, • delle demotivazioni, • della conflittualità che si viene a generare
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 58
Teoria dei salari di efficienza
• Si incentiva lo sforzo (obiettivo output-oriented):– Motivazioni:
• Scansafatiche• Reclutamento dei migliori• Scoraggiamento del turnover• Scambio di ‘doni’
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 59
Filosofia di fondo
• ‘quanto produrre’, compatibile con un’economia ‘ergodica’ (North, 2005)
• Cosa succede però con gli “unpredictable” (tipici di un’economia non-ergodica?)
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 60
questions
• Se, in un mondo in disequilibrio dinamico, gli imprenditori sono interessati, oltre alla performance, anche allo sviluppo e alla crescita?
• La sopravvivenza è legata all’innovazione di prodotto e di processo (cioè ad attività di sfruttamento e di esplorazione)
• Ma è poi così vero che i comportamenti lavorativi rispondono al canone dell’homo economicus?
Qual è il disegno remunerativo più ‘consono’? Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 61
Le ricerche sperimentali hanno dimostrato che:
• La ricerca della massimizzazione è sistematicamente violata
• Le preferenze sono endogene
• Il lavoratore è tendenzialmente ‘reciprocante’ e quindi:
• Premi e riconoscimenti (anche non pecuniari)• Fiduciafanno da ‘leva’, da ‘lievitazione’ alla motivazioneNovembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 62
Lo scambio:• Contratto sempre incompleto• Con ‘delega’ (fiduciaria) di una qualche autorità alla
controparte • In cambio:
– di una remuneraziuone – di un coinvolgimento (con risposte da ‘extra-ruolo) – di una ‘equità’:
• distributiva• procedurale• relazionale
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 63
Tipoligie di ‘scambio’• Nello scambio ‘tradizionale’: più rischio =
più controllo; • nello scambio ‘motivazionale’: più fiducia =
meno controllo (e meno costi di controllo)
Lo scambio motivazionale è rappresentato dalla remunerazione basata sulle
competenze
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 64
La remunerazione nell’impresa intesa come sistema sociale aperto
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 65
Un sistema di valutazione delle competenze richieste e delle
competenze espresse (o agite)
criterio input-oriented
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 66
Collegamento tra“core competence” dell’organizzazione
e competenze individuali
competenze ‘chiavi’dell’impresa
Competenze individuali
Top down
Bottom up
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 67
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 68
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 69
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 70
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 71
Totale punti impiegabili nella scheda di valutazione = 360
Punti impiegabili 360 x numero dipendenti = punti massimi impiegabili nell’impresa
Monte incentivi x quota parte riservata alla valutazione delle competenze agite
------------------------------------------------
punti massimi impiegabili nell’impresa
=Valore economico teorico di ogni punto
Valore economico teorico del punto x valutazione delle competenze agite dal soggetto (espressa in punti) = incentivo economico percepito dal soggetto
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 72
25%
competenze richieste dal ruolo competenze possedute e agite dalla persona
Livello delle competenze
Tipi di competenze
50%
75%
100%
Gapnegativi
Auto-formazioneper effetto
dell’incentivo
Formazioned’aula
Formazioneda parte del ‘capo’
coach-trainer
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 73
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 74
Un modello misto
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 75
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 76
Incentivi di lungo periodo: la carriera
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 77
Cambiamenti Organizzativi
Nuove pratiche di gestione delle R.U.
Performance dell’impresa
Processo di apprendimento/apprendimento informale/conoscenza tacita
Sviluppo delle
competenze
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 78
Green et al., 2001: articolo sull’Oxford Economic Paper, n. 3
Il livello dell’indice composito delle competenze di un lavoratoredipendono - ceteris paribus - anche da caratteristiche organiz-zative dei luoghi di lavoro (impresa); specificamente:
aver lavorato in una squadra (team); aver lavorato in un ambiente di lavoro in cui era
implementato un sistema di suggerimenti dal ‘basso’; aver lavorato in un ambiente in cui erano implementati
i ‘circoli di qualità’; aver lavorato in un ambiente in cui circolava
molta informazione; aver lavorato in un ambiente di lavoro in cui molto
diffusa era la ‘consultazione’; aver lavorato in un ambiente in cui c’era un sistema di
valutazione implementato (con procedure concordate);Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 79
Il ruolo dell’incentivo economico per lo sviluppo delle competenze: la carriera
– il ruolo del capo muta: da capo ‘comandante’ e coordinatore delle altrui attività, diventa capo-coach/trainer e valutatore
– lo sviluppo della carriera economica dei soggetti costituisce un ulteriore potente stimolo allo sviluppo professionale:
• carriera economica ‘orizzontale’
• carriera economica ‘verticale’
Salario/carriera
Età/esperienzaNovembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 80
Età/esperienza
Salario/carriera
x x+n
a
b
cCarriere orizzontali e verticali
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 81
Età/esperienza
Salario/carriera
x x+n
2^ fascia
3^ fascia
4^ fascia Carriere orizzontali (per fasce)e verticali (passaggi di fascia)
c
b
a
c
b
ac
b
a
c
b
a
c
b
a
c
b
a
c
b
a
c
b
a
c
b
a
c
b
a
c
b
a
c
b
a
c
b
a
c
b
a
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 82
C’è un ruolo della politica economica per lo sviluppo dei
luoghi di lavoro?
SìPolicy per lo sviluppo dei luoghi di
lavoro.ppt
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 83
Riassunto generale del 3° modulo di
Economia del Lavoro
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 84
Novembre 2015 85
Il quadrilatero della produttività. Le complementarità
Cambiamenti Organizzativi (2)
• Organizzazione basata sui processi• Aree di lavoro organizzate su team•Rotazione dei dipendenti in aree di lavoro• Sistemi di suggerimenti dal basso•Contenimento dei livelli gerarchici
Nuove pratichedi lavoro (3)
(HRD)
Investimenti in ICT/ERP (1)
• Selezione sulla base delle competenze richieste• Formazione sul posto di lavoro (con affiancamento) + aula su competenze cognitivo-relazionali e tecnico-professionali• Incentivi sulla base delle competenze espresse o agite•Coinvolgimenti individuali
• Adozioni di tecnologie ICT•Introduzione di sistemi gestionali ERP
R. Leoni - Università di Bergamo
LE 4 COMPLEMENTARITA’
BUONE RELAZIONI
INDUSTRIALI (4)
Cambiamenti Organizzativi
Nuove pratiche di gestione delle R.U.
Performance dell’impresa
L’impatto dei cambiamenti organizzativi e delle nuove pratiche di gestione delle R.U. sulla performance dell’impresa
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 86
BPR - organizzazione per processi contro organizzazione per funzioni;
Riduzione dei livelli gerarchici, decentramento delle responsabilità e conseguente rafforzamento dell’autonomia lavorativa;
Lavoro di squadra;
Gruppi di progetti interfunzionali (a termine);
Job rotation (per la costruzione di polivalenze e policompetenze);
Nuovo ruolo dei capi: coach, trainer, valutatore delle risorse umane (+ coordinamento + lavoro per obiettivi).
Cambiamenti organizzativi
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 87
Nuove pratiche di gestione e di sviluppo delle Risorse Umane
Coinvolgimento/ partecipazione (riunioni di lavoro, commissioni, ecc..) ;
Distribuzione delle informazioni/ consultazione dei collaboratori;
Sistemi di suggerimenti dal basso;
Formazione: di mestiere, di abilità cognitive, di capacità di lavorare in squadra, di problem solving, di diagnostica, di relazione, di gestione/realizzazione, ecc.;
Valutazione individuale e di gruppo. Criteri: input oriented versus output oriented;
Incentivi economici: di breve (salario accessorio) e di lungo (gestione delle carriere);
Relazioni industriali e dialogo sociale;
Criteri di assunzione: abilità cognitive, competenze trasversali + (eventuale) competenza di mestiere;Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 88
Principali risultati 1
La maggior performance (produttività) e’ ottenuta grazie a:
Riduzione dei livelli gerarchici;
Lavoro di squadra;
Diffusione delle informazioni;
Consultazione (individuale e sindacale);
Selezione per competenze e formazione delle abilità cognitive;
Valutazione individuale e/o di gruppo della performance/compensation;
buone relazioni industriali (costruire la ‘fiducia’).
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 89
Qualificazione dei risultati
Le nuove tecnologie (ICT) e i cambiamenti organizzativi non
influenzano la produttività del lavoro se introdotti singolarmente;
Al contrario, se le nuove tecnologie sono introdotte con un aumento
dell’autonomia del lavoratore oppure con una riqualificazione del
ruolo dei capi, determinano un significativo aumento della
produttività;
La riqualificazione del ruolo dei capi porta ad ulteriori incrementi
della produttività se associata a:Condivisione delle informazioni;
Aumento di autonomia lavorativa dei dipendenti;
Aumento dell’importanza delle relazioni con i collaboratori nel
fissare scopi ed obiettivi organizzativi.Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 90
Vantaggi/svantaggi per i lavoratori nelleimprese internamente flessibili
• tassi di impiego di lavoratori ‘atipici’ più contenuto• maggior durata del rapporto di lavoro • maggiore ‘soddisfazione dei lavoratori’• livelli di inquadramento mediamente più elevati
• incerto è se ci sia anche un maggior livello salariale, in aggiunta a quello dell’inquadramento
• rischio che un accentuato job turnover si associ ad un piùelevato tasso di incidenti sul lavoro (occorre costruire - con un processolento ma progressivo - la polivalenza e la poli-competenza)
• rischio di maggior stress (?)
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 91
I luoghi di lavoro possono essere ‘comunità di pratica’
in cui prende corpo un apprendimento ‘informale’
ovvero uno sviluppo delle competenze
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 92
Cambiamenti Organizzativi
Nuove pratiche di gestione delle R.U.
Performance dell’impresa
Processo di apprendimento/apprendimento informale/conoscenza tacita
Sviluppo delle
competenze
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 93
L’impatto dei cambiamenti organizzativi e delle nuove pratiche di gestione delle RU
(secondo le declinazioni poc’anzi richiamate, comprensive anche di buone relazioni industriali)
sull’innovazione di prodottoè ben documentato negli studi di:
Michie-Sheehan (1999, 2003); Laursen-Foss (2003) Nelsen-Lundvall (2003) e Gritti-Leoni (2013)
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 94
Cambiamenti Organizzativi
Nuove pratiche di gestione delle R.U.
Performance dell’impresa
mercatiprodotto/servizio---------
cooperazione fra
imprese -----------
Innovazionedi
prodotto
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 95
Le nuove configurazioni organizzative e le nuove modalità di gestione delle risorse umane
danno luogo ad una produzione di conoscenza (per esempio, attenzione alla qualità del prodotto)
che si traduce in un flusso innovativo dei prodotti e/o dei servizi
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 96
Cambiamenti Organizzativi
Introduzione di Tecnologie Comunicazione e Informazione (TCI)
Nuove pratiche di gestione delle R.U.
Performancedell’impresa
Processo di apprendimento/apprendimento informale/conoscenza tacita
Istruzione -conoscenza codificata
Formazione d’aula-conoscenza codificata
Sviluppo delle
competenze
Programmi di
policy
+
1 23
mercatiprodotto/servizio---------cooperazione fraimprese -----------Innovazione di prodotto
4
Fonte: Leoni (2003) Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 97
L’impresa
come
organizzazione dinamica di capabilities
ovvero anche
l’impresa come learning organisation
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 98
In conclusione:
• Nel contesto di una organizzazione piatta, snella e processiva il processo di apprendimento dei soggetti avviene per effetto delle seguenti leve operative:
– disegno di ogni singola posizione contenente operazioni ‘usual e ‘unusual’
– collocazione di ogni posizione dentro in un disegno di squadra
– ‘learning by interacting’ dei soggetti che compongono la squadra per la soluzione dei problemi - e il raggiungimenti di obiettivi - comuni
– apprendimento attraverso la partecipazione ai ‘gruppi di lavoro’ (interfunzionali, di progetto, a termine)
– apprendimento attraverso la rotazione su diverse posizioni di lavoro
– partecipazione ad un sistema di suggerimento di miglioramenti dal basso
– in aggiunta, se il ‘salario accessorio’, che si contratta a livello d’impresa invece di essere ‘disegnato per raggiungere obiettivi ‘quantitativi’ (approccio output oriented) venisse disegnato per lo sviluppo di competenze individuali (approccio imput oriented) avremmo anche un ulteriore strumento per stimolare l’apprendimento, la crescita e lo sviluppo della professionalità.
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 99
In conclusione: continua….
• La ‘lean organization’ per essere ‘virtuosa’ deve essere caratterizzata anche da due altri momenti:
– quello della selezione– quello della formazione
• Per la selezione occorre partire da una declinazione delle competenze richieste dal ‘ruolo’, declinazione che l’esperto di organizzazione deve approntare. Il selezionatore deve adottare “tecniche” capaci di individuare quel soggetto in possesso di competenze le più vicine al quelle richieste
– Una selezione unicamente (o prevalentemente) basate sulla ricerca di capacità tecniche è coerente con una ‘organizzazione verticale’; una selezione basate sulle competenze richieste (tecniche e cognitivo-comportamentali) è coerente con una organizzazione piatta, snella e processiva, una organizzazione che fa della ‘velocità di apprendimento’ dei suoi collaboratori la chiave per una organizzazione flessibile internamente, una organizzazione che cambia, una ‘organizzazione che produce conoscenza’.
• La formazione, o i piani di formazione che una organizzazione generalmente appronta, possono essere declinati aventi un contenuto ‘tecnico-professionale’ (volto cioè ad aggiornare e/o accrescere la competenza tecnica del soggetto) (modello tradizionale-verticale) oppure un contenuto ‘cognitivo e comportamentale) (competenze trasversali) (modello della ‘learning organization).
Novembre 2015 R. Leoni - Università di Bergamo 100