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DISCIPLINARE PER LA PRODUZIONE DI FORAGGIO DI ERBA MEDICA 42100 Reggio Emilia RE tel: 0522-436999 - fax: 0522-435142 [email protected] www.crpa.it Pagina 1 di 15 CRPA S.p.A. Corso Garibaldi, 42

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DISCIPLINARE PER LA PRODUZIONE DI FORAGGIO DI ERBA MEDICA

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INDICE

1) Scopo e campo di applicazione

2) Riferimenti normativi

3) Definizioni

4) Requisiti

4.1 Requisiti di processo

4.1.1 Vocazionalità

4.1.2 Mantenimento dell’ecosistema naturale

4.1.3 Sistemazione e preparazione del terreno

4.1.4 Semina

4.1.5 Fertilizzazione

4.1.6 Irrigazione

4.1.7 Gestione del suolo e controllo delle infestanti

4.1.8 Rotazioni

4.1.9 Protezione delle colture

4.1.10 Distribuzione dei fitofarmaci

4.1.11 Raccolta

4.1. 12 Post raccolta

4.2 Requisiti del prodotto

4.2.1 Descrizione del prodotto

4.2.2 Caratteristiche di prodotto

4.3 Scheda relativa alla Modalità di impiego dei diserbanti

4.4 Scheda relativa alla Modalità di impiego degli antiparassitari

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1) SCOPO E CAMPO DI APPLICAZIONE Il presente Disciplinare di produzione ha lo scopo di definire le modalità produttive del foraggio di erba medica, ottenuto seguendo le indicazioni della Produzione Integrata, e i requisiti del "prodotto" fieno di erba medica. La finalità ultima è quella di massimizzare la produzione di proteina per ettaro, utilizzando pratiche agricole rispettose dell'ambiente. 2) RIFERIMENTI NORMATIVI Disciplinari di Produzione Integrata della Regione Emilia Romagna: insieme delle norme tecniche per lo svolgimento delle operazioni colturali fino alla raccolta del prodotto. 3) DEFINIZIONI

Erba medica: specie erbacea perenne appartenente al genere Medicago, specie sativa (Medicago sativa L.).

Foraggio: prodotto della sola attività vegetativa delle specie erbacee, utilizzato per l’alimentazione del bestiame.

Fieno: foraggio conservato per 1) essiccazione naturale in campo o 2) artificiale in essiccatoio aziendale per il foraggio sfuso o per le rotoballe o 3) per mezzo di un impianto di disidratazione.

Foraggio/fieno di erba medica: foraggio/fieno prodotto a partire da prati avvicendati seminati ad erba medica; può contenere una quota più o meno importante di altre specie (graminacee e non) caratterizzate da buono, mediocre o scarso valore foraggero.

Balle di fieno: foraggio confezionato in balle cilindriche o prismatiche (peso indicativo 0.3 – 0.5 tonnellate), legato con rete o spago.

Lotto di fieno: gruppo di rotoballe di fieno appartenenti alla medesima tipologia di fieno, prodotto in un solo giorno o in giorni diversi, su un solo appezzamento o su appezzamenti diversi; ogni lotto prodotto e campionato nel corso dell'anno deve essere corredato di un numero progressivo (numero di lotto), che deve risultare unico per ogni lotto presente in ogni azienda; tale numerazione deve consentire di definire in modo inequivocabile ogni lotto campionato 4) MODALITA' DI COLTIVAZIONE 4.1 Requisiti di processo

Per la definizione dei requisiti del processo si è attinto al Disciplinare di Produzione Integrata (DDPI) dell’erba medica redatto dalla Regione Emilia Romagna.

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4.1.1 Vocazionalità

Ambiente pedologico Sotto il profilo pedologico la medica presenta le seguenti esigenze:

• suolo profondo affinché le radici possano penetrare negli strati inferiori; • terreno ben drenato per limitare il rischio di ristagno idrico (a questo scopo è indispensabile

curare le sistemazioni del terreno e la manutenzione delle scoline); • tessitura da franca a argillosa anche se può essere coltivata con buoni risultati in terreni ricchi di

sabbia purché sufficientemente dotati di calcare e ossido di potassio.

La medica può tollerare la siccità anche per periodi prolungati; è da sottolineare che i terreni argillosi tendono in tali condizioni a formare crepe che possono danneggiare gli apparati radicali delle piante.

La medica non tollera invece i terreni a reazione acida; con valori di pH inferiori a 6 - 6,5 la simbiosi rizobica si instaura con difficoltà e viene compromessa la durata del prato.

Le tipologie di suolo presenti nel comune di medicina rispondo appieno all esigenze dell’erba medica, sono caratterizzati da tessitura argillosa-limosa o franca-argillosa-limosa, elevata presenza di calcare e reazione moderatamente alcalina.

4.1.2 Mantenimento dell’ecosistema naturale

La coltura dell’erba medica risponde appieno alle esigenze di tutela ambientale e mantenimento di un soddisfacente equilibrio all’interno dell’ecosistema agrario. Si tratta infatti di una coltura miglioratrice della fertilità del suolo, poiché grazie alla sua capacità di fissare l’azoto atmosferico risulta autosufficiente per quanto riguarda la nutrizione azotata, lasciando nel contempo a fine coltura una grande quantità di residui organici che, decomponendosi, liberano nutrienti a vantaggio delle colture in successione. La rotazione con medicaio consente quindi un moderato uso di mezzi tecnici, in ragione dei motivi sopra descritti e della diminuzione delle lavorazioni principali, in ragione del suo carattere di poliennalità. La diminuzione dei trattamenti e delle lavorazioni, rispetto alle rotazioni più intensive, favorisce inoltre la presenza di insetti utili.

In sintesi, gli effetti benefici del medicaio, e più in generale del prato di leguminose sulle caratteristiche fisico-chimiche del terreno e più in generale sull’ecosistema naturale sono i seguenti:

• aumento del contenuto in sostanza organica; • residuazioni dell’azoto fissato per via simbiotica; • aumento della microflora e microfauna del terreno; • azione rinettante dalle malerbe; • miglioramento strutturale proprio del sistema sodivo inerbito.

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4.1.3 Sistemazione e preparazione del terreno

a) Sistemazioni È necessario assicurare un efficace sgrondo delle acque mediante predisposizione e accurata manutenzione delle scoline, e un’adeguata sistemazione del terreno, al fine di evitare ristagni idrici che, se prolungati, causano precoci diradamenti del prato e ne compromettono la longevità e la composizione floristica, con conseguenze sulla produzione quanti-qualitativa.

b) Lavorazioni La lavorazione principale consiste in un’aratura profonda non più di 30 cm o, dove possibile, in una lavorazione a doppio strato (ripuntatura a 40 - 50 cm seguita da un’aratura superficiale).

La lavorazione principale deve essere effettuata durante l'estate o l’autunno precedente l'impianto del prato; le lavorazioni secondarie devono essere effettuate nel periodo immediatamente precedente la semina ponendo particolare attenzione al livellamento del terreno. Il letto di semina deve essere ben affinato, ma non eccessivamente, soprattutto nei terreni ricchi di limo, nei quali maggiori sono i rischi di formazione di crosta superficiale. 4.1.4 Semina

a) Scelta varietale Utilizzare esclusivamente seme certificato.

La scelta va fatta, in linea orientativa, attingendo alle varietà presenti nelle Liste di raccomandazione varietale pubblicate all’inizio di ogni anno dalla Regione Emilia Romagna e dal CRPA di Reggio Emilia sulla stampa tecnica specializzata.

La gamma di precocità non costituisce un criterio di scelta in quanto estremamente limitata fra le varietà presenti sul mercato: 5-6 giorni.

In riferimento alla resistenza al freddo è necessario precisare che le varietà commercializzate appartengono a due categorie: semidormienti (da utilizzare su tutto il territorio regionale) e non dormienti (più sensibili al freddo delle precedenti poiché vegetano più a lungo in autunno e più precocemente in primavera), da utilizzare negli ambienti con inverno più mite.

Elementi da considerare nella scelta della varietà

• la produzione in termini sia quantitativi sia qualitativi, in particolare la produzione di proteina per unità di superficie;

• la resistenza alle malattie; • la resistenza alle basse temperature; • la longevità; • la velocità di ricaccio dopo il taglio (carattere importante in regime di utilizzazioni frequenti).

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b) Modalità Rullare prima della semina per uniformare la profondità e dopo per favorire il contatto del seme con il terreno. Tale pratica è però sconsigliabile nei terreni pesanti. In tali condizioni l’elevata umidità che generalmente si riscontra nel terreno in primavera può causare difficoltà nelle successive operazioni di semina.

Nei terreni soggetti a formazione di crosta superficiale, utilizzare rulli tipo “cultipaker” al posto di quelli lisci.

Seminare a file distanti 12 - 15 cm. La profondità di semina riveste una particolare importanza: in condizioni ottimali (terreno ben preparato, adeguato contenuto di umidità) posizionare il seme alla profondità di 1 cm, quando lo strato superficiale è troppo asciutto approfondire fino ad un massimo di 2 cm.

La velocità di avanzamento non deve superare i 4 - 5 Km/h.

c) Epoca Le migliori condizioni per la semina si verificano dall’ultima decade di Febbraio a tutto il mese di Marzo. Semine precoci aumentano il rischio di gelate tardive, mentre il ritardo della semina può comportare il rischio di stress idrico e termico a causa dell’insufficiente grado di sviluppo dell’apparato radicale.

È bene anticipare le semine nei terreni sciolti, che si scaldano più rapidamente, posticiparle in quelli pesanti, più freddi.

d) Densità Per ottenere un investimento ottimale (300 - 400 piante/m2) nell’anno di impianto si consiglia di impiegare dosi di seme prossime a 30 Kg/ha, utilizzando valori più bassi o più elevati in funzione delle condizioni di preparazione, umidità e temperatura del terreno.

4.1.5 Fertilizzazione La tecnica di concimazione è un fattore importante in quanto incide direttamente sulla produzione, in termini sia quantitativi sia qualitativi. Per determinare le dosi di nutrienti da apportare è necessario fare riferimento al metodo del bilancio, utilizzato in ambito regionale, riportato nella parte generale dei DDPI; la quantità assorbita di ciascun elemento fertilizzante è riportata nella tabella riportata di seguito.

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Assorbimento teorico medio (kg/ha) dei principali elementi nutritivi in rapporto la produzione presunta di sostanza secca (t/ha). Elementi Produzione

(t/ha di s.s.)

6 8 10 12 14 N 162 216 270 324 378 P2O5 36 48 60 72 84 K2O 114 152 190 228 266 CaO 162 216 270 324 378 MgO 27 36 45 54 63 S 24 32 40 48 56 Si è considerata la composizione teorica media per la sostanza secca : N = 2.70 %; P2O5 = 0.60 %; K2O = 1.90 %; CaO = 2.70 %; MgO = 0.45 %; S = 0.40

É importante considerare le due seguenti caratteristiche peculiari dell'erba medica: l’azotofissazione e la poliennalità.

- L'azotofissazione La medica è una pianta azotofissatrice. Grazie alla simbiosi con Rhizobium meliloti è in grado di soddisfare le proprie esigenze azotate prendendo questo elemento direttamente dall'atmosfera. Questo significa che perquanto riguarda la nutrizione azotata, l'erba medica può considerarsi autosufficiente. Maggiore importanza potranno avere invece gli apporti di altri elementi, in particolare di fosforo e di potassio.

- La poliennalità La medica è una coltura poliennale, che nelle migliori gestioni arriva al 4°-5° anno di produzione. Oggi, proprio perché la tecnica di coltivazione è talora poco attenta ai bisogni di questa pianta, si assiste ad un accorciamento della vita economica del medicaio e raramente si supera il terzo anno.

Essendo una coltura poliennale, la concimazione verrà distinta nei due sottocapitoli :

• concimazione nell’anno di impianto; • concimazione negli anni successivi.

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Fertilizzazione all’impianto

• Ammendanti organici Si consiglia di anticipare la somministrazione degli ammendanti alla coltura da rinnovo che precede la medica nella rotazione.

Tuttavia nel caso di somministrazioni di letame all’impianto del medicaio, non superare i quantitativi indicati nella parte generale dei DDPI della Regione Emilia-Romagna (sito: http://www.ermesagricoltura.it/wcm/ermesagricoltura/consigli_tecnici/vegetali/sezione_vegetali/s_disciplinari/s_norme_gen.htm).

L'apporto di liquami appare ingiustificato e pericoloso dal punto di vista ambientale.

Generalmente, infatti, le distribuzioni avvengono nell'estate precedente l'impianto del medicaio o lungo l'inverno su terreno arato e rispondono più alla logica dello smaltimento che a quella dell'utilizzazione agronomica.

Se per il fosforo e per il potassio si possono ipotizzare comportamenti similari a quelli apportati con il letame, per l'azoto, invece, presente nei liquami in gran parte in forma minerale e facilmente disponibile, si evidenzia un rischio di lisciviazione di questo nutriente verso le falde, durante il periodo invernale.

Non è ammesso l’apporto di ammendanti in copertura.

• Azoto Nonostante le elevate asportazioni, l'erba medica non abbisogna di somministrazioni azotate, che anzi, si ripercuotono negativamente sulla durata del prato.

L’apporto di concimi azotati sul medicaio è ammesso in fase di impianto con funzione di starter nella dose massima di 30 kg/ha.

• Fosforo e Potassio Per quanto riguarda la nutrizione fosfatica l’erba medica è considerata una coltura mediamente esigente.

Le soglie di sufficienza per le diverse tipologie di suolo sono indicate nelle apposite tabelle della parte generale dei DDPI della Regione Emilia-Romagna ed a queste si rimanda per gli aspetti metodologici.

Sulla base della dotazione dei due elementi nel terreno si possono verificare tre situazioni che seguono :

• Dotazione scarsa: lo schema di concimazione si basa sul reintegro delle asportazioni più gli apporti di arricchimento da realizzare tramite la concimazione di fondo (i fertilizzanti dovranno essere interrati all'aratura o durante i lavori complementari di preparazione del terreno, ad esempio l’erpicatura), e con apporti annuali in copertura. Non è comunque possibile superare i limiti massimi indicati nella parte generale

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• Dotazione sufficiente: lo schema di concimazione prevede anche la possibile distribuzione

all'impianto delle asportazioni dell'intero ciclo colturale, ma comunque senza superare i limiti massimi indicati nella parte generale.

• Dotazione elevata: non sono ammessi apporti di questi nutrienti.

Fertilizzazione negli anni successivi

• Azoto Una volta insediato, il medicaio non necessita di apporti azotati, che anzi, se eccessivi, porterebbero al diradamento della cotica per la progressiva scomparsa della medica e all'aumento dell'infestazione, riducendo la durata economica del prato.

Un discorso a parte merita la concimazione del medicaio alla fine del ciclo produttivo, che dovrebbe essere di almeno 3 anni. Col procedere degli anni di coltivazione, il prato cambia la sua composizione floristica e, nei casi migliori, il diradamento della cotica consente l'insediamento di graminacee di buono o medio valore foraggero. Dopo il terzo anno il medicaio è assimilabile, in molti casi, a una consociazione più che a una cotica in purezza, per cui può risultare giustificata la concimazione azotata.

Se, a partire dal 4° anno, la presenza delle graminacee avventizie acquista un rilievo eccessivo, il medicaio non risulta più conveniente e se ne programma la rottura. In questo caso può essere utile incrementare la produzione complessiva favorendo le graminacee, con un apporto massimo di 100 kg/ha di azoto in funzione della composizione botanica che si è venuta determinando nel prato.

L’apporto verrà effettuato alla fine dell’inverno a vantaggio del primo sfalcio, nel quale predominano le graminacee. L’azoto può provenire sia da concimi di sintesi sia da liquami zootecnici, secondo le modalità indicate nella parte generale.

Il prato dovrà comunque avere una quota di medica sufficiente al fine di assicurare il rispetto del valore soglia indicato per il contenuto di proteina grezza.

• Fosforo e Potassio Sempre confrontando i dati analitici dell’appezzamento con le soglie riportate nelle apposite tabelle della parte generale, si possono verificare tre situazioni che seguono:

- Dotazione scarsa: in queste situazioni di carenza il medicaio dimostra di giovarsi delle somministrazioni di copertura realizzate a fine inverno. I quantitativi da distribuire terranno conto delle asportazioni annue calcolate sulla base delle produzioni e della quota anticipata all'impianto.

- Dotazione sufficiente: i quantitativi da distribuire negli anni successivi terranno conto delle asportazioni annuali e delle quote anticipata all'impianto.

- Dotazione elevata: non sono giustificati apporti di questi nutrienti.

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Ammendanti organici

Non ammessi ammendanti in copertura

Coefficiente tempo

Il “coefficiente tempo” è per la medica uguale a 1.

Tale coefficiente, come indicato nelle norme generali, indica la quota (su base annua) di elementi nutritivi che si rendono disponibili per la coltura dalla mineralizzazione di matrici organiche (sostanza organica del terreno, ammendanti). Si ricorda che deve essere utilizzato per stimare le disponibilità effettive per la coltura di N, P2O5 e K2O, derivanti dall’impiego di ammendanti organici.

4.1.6 Irrigazione

La medica nella maggior parte dei casi è coltura non irrigua, in quanto, pur rispondendo bene all’apporto irriguo, la modesta redditività della coltura e il costo dell’acqua ne consigliano l’uso su colture annuali ad elevato reddito per le quali l’irrigazione costituisce una condizione irrinunciabile.

I criteri e le modalità che sono la base della pratica irrigua in un sistema agricolo a produzione integrata sono illustrati in modo esaustivo nella parte generale del DDPI. In questa sede sono riportate le tabelle specifiche relativamente alla definizione delle quantità d’acqua necessaria al regolare sviluppo della coltura (Tab. 4) e al volume massimo di acqua da distribuire in ogni intervento (Tab. 5).

Tab.4: Erba medica - Consumi giornalieri espressi in millimetri/giorno

Fenofase Restituzione idrica mm/giorno irrigazione 1.o sfalcio 1.5 Ammessa 2.o sfalcio 1.7 Ammessa 3.o sfalcio 1.7 Ammessa 4.o sfalcio - Non ammessa

Con impianti per aspersione non è ammesso superare i volumi indicati nella tabella 5. Questa tabella non è idonea alla determinazione di volumi irrigui per la microirrigazione, né per lo scorrimento .

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Tabella 5: Erba medica - Volumi massimi di intervento con impianti per aspersione (mm).

ARGILLA % 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70 S A B B I A %

0 5 10152025303540455055606570

615956545148464340383533302725

626057555249474441393633312826

626158555350484542403734322926

636259565451484643413835333027

636360575552494744413936333128

6463615855535048454240373432 --

64646259565451484643413835 -- --

656563605755524947444139 -- -- --

6566636158565350484542 -- -- -- --

66676462595654514946 -- -- -- -- --

666865636057555249 -- -- -- -- -- --

6769666461585653 -- -- -- -- -- -- --

67706764625957 -- -- -- -- -- -- -- --

4.1.7 Gestione del suolo e controllo delle infestanti

Modalità di impiego dei diserbanti

È ammesso l’uso dei soli principi attivi e delle dosi massime indicate nella specifica tabella delle Norme tecniche fase di coltivazione – Difesa fitosanitaria e controllo delle infestanti. Per quanto attiene alle norme non specifiche per l’applicazione del diserbo si rimanda a quanto riportato nella parte generale.

Durante l'intero ciclo della medica sono ammessi due soli interventi di diserbo a pieno campo.

4.1.8 Rotazioni

È ammesso il reimpianto solo dopo almeno un anno di pausa o di altra coltura.

La successione della medica a sè porta al cattivo insediamento e al diradamento precoce a causa di accumulo di secrezioni tossiche per la coltura (autotossicità) e di accumulo di patogeni (batteri e funghi) tipici della coltura.

Non esistono invece controindicazioni per quanto riguarda la successione ad altre colture;

particolarmente consigliata è la successione ai cereali autunno vernini.

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4.1.9 Protezione delle colture

Per quanto riguarda i fitofagi più avanti riportati si consiglia di intervenire anticipando l’esecuzione dello sfalcio quando la loro presenza sia tale da penalizzare lo sviluppo della coltura: Apion (Apion pisi), Afide (Aphis craccivora), Fitodecta (Gonyoctema = Phytodecta fornicata), Fitonomo (Hipera variabilis).

La lotta chimica deve essere eseguita con insetticidi autorizzati per l'impiego sull'erba medica e solamente in caso di elevata gravità dell'attacco.

In particolare contro il fitonomo e la fitodecta si ammette il trattamento con prodotti Piretroidi, Lamda-Cyhalothrin in particolare, a motivo della bassa tossicità per l'uomo e della breve persistenza.

4.1.10 Distribuzione fitofarmaci Tenuto conto di quanto indicato nella parte generale vengono riportati i volumi di irrorazione massimi in piena vegetazione per trattamenti fitosanitari per erba medica .

Volumi di irrorazione massimi in piena vegetazione su erba medica: 500 l/ha.

4.1.11 Raccolta

L'epoca di sfalcio riveste un ruolo determinante nei confronti sia della qualità/quantità del foraggio prodotto, sia della durata del prato.

Il ritardo nell'epoca di utilizzazione del foraggio comporta un sensibile scadimento della qualità: aumentano i costituenti fibrosi che risultano essere anche più lignificati; parallelamente il contenuto proteico decresce; tale andamento diviene particolarmente evidente dopo la fase di piena fioritura a causa della senescenza e della perdita di foglie a partire dalla parte basale della pianta. Per contro il ritardo dello sfalcio consente di massimizzare la produzione di sostanza secca.

La raccolta dell'erba medica deve essere gestita in modo da raggiungere il miglior compromesso fra entità della produzione e qualità del foraggio, salvaguardando nel contempo la longevità dell'impianto.

Il momento ottimale per la raccolta corrisponde allo stadio di inizio fioritura, quando la qualità del foraggio è ancora buona e le riserve radicali si sono sufficientemente ricostituite.

L'uso della condizionatrice a rulli scanalati consente di aumentare la velocità di essiccazione degli steli diminuendo la permanenza del foraggio i campo, indipendentemente dalla tecnica di conservazione utilizzata.

É necessario regolare la falciatrice per ottenere un'altezza del piano di taglio non inferiore a 5 cm; ciò consente di limitare l'imbrattamento del foraggio con terra, salvaguardare le gemme basali e ottenere un ricaccio più pronto dopo lo sfalcio.

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La velocità delle falciatrice (nel caso della falciatrice rotativa) non deve essere inferiore a 8 - 10 km/h; velocità di lavoro inferiori causano una eccessiva trinciatura del foraggio aumentando di conseguenza le perdite di fienagione.

Modalità di raccolta

Primo sfalcio: nell'ambiente dell'Emilia-Romagna le temperature primaverili sono generalmente insufficienti a garantire una fioritura omogenea del prato, per cui nell’individuazione dell'epoca ottimale per il primo sfalcio ci si deve basare, più che sulla presenza dei fiori, sull'emissione dei nuovi germogli dalla base della pianta; occorre intervenire prima che questi possano essere asportati, insieme alle riserve, o danneggiati con la falciatrice.

Produzione estiva: per quanto riguarda gli sfalci successivi al primo, il momento ottimale si ha con la comparsa dei primi fiori; orientativamente si può affermare che è possibile effettuare uno sfalcio ogni 4-5 settimane.

Ultima utilizzazione: anche per lo sfalcio autunnale spesso la temperatura è insufficiente per la differenziazione di tutte le gemme fiorali e si ricorre all'esame dei germogli, come nel caso del taglio primaverile. Occorre comunque tenere presente che tra l’ultimo taglio e le prime gelate devono intercorrere circa 4 settimane. Infatti inizialmente la parte aerea si sviluppa a spese delle riserve radicali e solo con una buona copertura fogliare la pianta inizia nuovamente la deposizione di sostanze di riserva nelle radici.

Perdite di raccolta e conservazione

Di norma le maggiori perdite si hanno durante il periodo di permanenza in campo del foraggio.

Le perdite per respirazione derivano dal fatto che la pianta continua a “respirare” gli zuccheri fino al raggiungimento di un’umidità del 15%; il fenomeno tuttavia è già considerevolmente rallentato ad un’umidità inferiore al 40%. Eventuali piogge che riumettano il foraggio e prolungano la respirazione determinano un aumento delle perdite.

Contenimento delle perdite: l’essiccazione dello stelo di medica procede con più lentezza rispetto alle parti fogliari; l’uso della falciacondizionatrice a rulli scanalati determina degli schiacciamenti sugli steli e facilita la perdita di acqua contraendo il tempo necessario a raggiungere un elevato contenuto di sostanza secca. Qualora il foraggio venga raccolto dopo un semplice preappassimento (fienagione in due tempi, insilamento) le perdite di respirazione risultano di norma assai contenute, poichè si raggiunge in un tempo più breve una situazione sfavorevole alla respirazione (basso contenuto di umidità nel fieno, assenza di aria nel foraggio insilato).

Le perdite per dilavamento sono causate dalle piogge che asportano i componenti nutritivi solubili in acqua come i sali minerali, zuccheri, amidi. Le perdite variano in funzione dell’intensità dell’evento piovoso e dell’umidità del foraggio: maggiore è l’umidità del foraggio minori sono gli effetti negativi della pioggia: le perdite possono essere quasi nulle nel caso di una pioggia modesta su foraggio appena sfalciato e superare il 40% della sostanza secca nel caso di precipitazioni intense su foraggio quasi secco.

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Le perdite meccaniche dipendono dal numero e dal tipo di operazioni che il foraggio subisce durante la permanenza in campo, la raccolta e il trasporto. Queste avvengono prevalentemente a carico delle parti più pregiate della pianta, cioè le foglie: per tale ragione le perdite per cause meccaniche sono maggiori se considerate in termini di qualitativi piuttosto che quantitativi.

Nell’erba medica, e nelle leguminose foraggere in genere, le perdite in campo per cause meccaniche sono particolarmente rilevanti.

Contenimento delle perdite: la raccolta di foraggio con un grado di essiccamento non troppo spinto e nelle ore meno calde della giornata, un numero limitato di rivoltamenti del foraggio, soprattutto nell’ultima fase della fienagione e una compressione non eccessiva all’imballatura sono accorgimenti che concorrono a limitare le perdite meccaniche. Con la tecnica dell’aeroessiccazione e l’insilamento si raccoglie il foraggio dopo breve appassimento: il distacco delle foglie risulta molto contenuto e di conseguenza anche le perdite sono ridotte.

Le perdite per fermentazione avvengono dopo la raccolta e l’imballatura: l’umidità residua e la compressione del foraggio favoriscono l’attività di muffe e microrganismi che degradano le proteine e i carboidrati; anche in questo caso le perdite variano in funzione del tipo di raccolta aumentando con l’umidità e il grado di compressione del foraggio.

Contenimento delle perdite: imballare il foraggio non troppo umido e evitare di comprimerlo eccessivamente (con foraggio ricco di graminacee è bene non superare il 20% di umidità

4.1.12 Post-raccolta

Caratteristiche dei fienili e dei sili Le strutture di stoccaggio debbono possedere alcuni requisiti essenziali per assolvere alla loro funzione in modo corretto:

Fienili

• Copertura perfettamente impermeabile dotata di canali di gronda, pluviali, pozzetti e fognatura per l’allontanamento delle acque bianche;

• Pavimentazione e pareti resistenti alla corrosione e impermeabili;

• Buona ventilazione dell’ambiente, pavimentazione perfettamente asciutta, strato inferiore delle rotoballe possibilmente appoggiato su pallet per favorire l’arieggiamento.

É altamente sconsigliabile lo stoccaggio delle rotoballe in cumuli coperti da film di materiale plastico poiché, a causa dell’umidità residua del fieno, della assoluta mancanza di ventilazione e del riscaldamento conseguente all’esposizione al sole, si creano le condizioni favorevoli allo sviluppo di funghi.

Tempi di trasferimento in fienile Le balle di fieno devono essere trasferite nel più breve tempo possibile in fienile, in particolare nei periodi in cui più elevata è la possibilità che si verifichino eventi piovosi.

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4.2 Requisiti di prodotto 4.2.1 Descrizione del prodotto Il presente sistema si applica alla produzione di foraggio di erba medica. Si intende foraggio prodotto a partire dalla specie erba medica (Medicago sativa L.) coltivata in purezza, affienato naturalmente in campo e raccolto in balle cilindriche o prismatiche .

Si intende foraggio prodotto senza l’ausilio di impianti di essiccazione artificiale per il foraggio sfuso ( a bassa temperatura - di tipo aziendale) o impianti di disidratazione (alta temperatura di tipo industriale). È tuttavia compreso nel presente disciplinare, in aggiunta alla tecnica tradizionale, l’utilizzo di impianti aziendali di essiccazione artificiale del foraggio imballato. Tale tecnica, consente di raccogliere e imballare foraggio con umidità ancora elevata (max 30-35%) e terminare l’essiccazione delle balle su apposite platee. 4.2.2 Caratteristiche di prodotto La caratteristica che si vuole prendere in considerazione nel presente sistema è la qualità del foraggio valutata attraverso il parametro della proteina greggia; tale parametro non esaurisce in sé la valutazione qualitativa, ma si ritiene possa essere indicativo della qualità complessiva del foraggio, in relazione soprattutto a due fattori che su di essa esercitano una grande influenza: lo stadio di raccolta e la presenza di specie graminacee nel prato. Con particolare riferimento a quest’ultimo aspetto si ritiene necessario inserire, oltre al criterio “proteina”, anche un valore soglia per l’NDF, essendo quest’ultimo parametro un buon indicatore della presenza e dell’abbondanza relativa di tali specie.

Metodiche per la determinazione delle proteine grezze (PG) e della Fibra Neutro Detersa (NDF): - PG e NDF: spettroscopia al vicino infrarosso, (Rif. “Near Infrared Reflectance Spectroscopy

(NIRS)” – Unites States Department of Agriculture (Agriculture Handbook No. 643)), - PG: metodo CEE – ASPA (Rif. “Metodi di analisi per la valutazione degli alimenti d’impiego

zootecnico” – Quaderni metodologici n.8 – IPRA) - NDF: metodo ASPA (Rif. “Metodi di analisi per la valutazione degli alimenti d’impiego

zootecnico” – Quaderni metodologici n.8 – IPRA) Di seguito si riportano i valori soglia di riferimento, per il primo taglio e per gli sfalci successivi: che possono essere considerati un obiettivo minimo, indice dell'applicazione di una modalità operativa di coltivazione e raccolta/conservazione, tale da ridurre le perdite in campo e nella fase di post raccolta: - Per il primo taglio si considera una soglia pari al 9 %, elevata all’11 % per i campioni che

presentano un contenuto di NDF ≥ 60%. - Per gli sfalci successivi al primo la soglia è pari al 14 %, elevata al 16 % per i campioni che

presentano un contenuto di NDF ≥ 60%. I foraggi con un contenuto di proteine grezze ≤ alle soglie indicate vengono considerati non ammissibili ai fini del presente disciplinare.

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4.3 Scheda relativa alla Modalità di impiego dei diserbanti Durante l'intero ciclo della medica sono ammessi due soli interventi di diserbo a pieno campo. EPOCA INFESTANTI PRINCIPIO ATTIVO % di p.a. l. o Kg / ha Pre semina Graminacee e

Dicotiledoni Glifosate 30,4 1,5 - 3

Post emergenza del primo anno di impianto Imazetapir 3,4 1

Cuscuta Propizamide (1) 35 3,6 Dicotiledoni Imazamox 40 0,5 - 0,75

Post emergenza Graminacee Quizalofop-etile isomero D (2) 5 1 - 1,5(1) Impiegabile solo per il contenimento della Cuscuta con interventi localizzati che, annualmente e complessivamente non potranno superare il 15% dell'intera superficie Es. in un ettaro di erba medica non si possono utilizzare più di litri 0,375 all'anno (2) Non ammesso il primo anno di impianto. Ammesso al massimo un intervento all'anno

4.4 Scheda relativa alla Modalità di impiego degli antiparassitari

Avversità Criteri di intervento P.a. e ausiliari Limitaziuoni d’uso e

note Apion (Apion pisi)

Soglia di intervento In caso di elevata infestazione di adulti alla ripresa vegetativa o dopo il primo sfalcio

Lamdacialotrina (1) (1) Al massimo un intervento all’anno indipendentemente dall’avversità

Fitonomo (Metopolosiphum dirhodum) (Sitobion avenae) (Hypera variabilis) Tichio (Tichius flavus)

Soglia di intervento In caso di elevata infestazione di larve prima dell’inizio della fioritura del primo sfalcio

Lamdacialotrina (1) (1) Al massimo un intervento all’anno indipendentemente

dall’avversità

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