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Convegno conclusivo STUDIO DI ROTAZIONI ORTICOLE NEL RISPETTO DEI PRINCIPI DELL’AGRICOLTURA BIOLOGICA IN CONFRONTO TECNICOECONOMICO CON QUELLI TRADIZIONALI L.R. 37/99 D.G.R. 1234/05 Monsampolo del Tronto, 20 maggio 2010 ATTI

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Convegno conclusivo   

STUDIO DI ROTAZIONI ORTICOLE NEL RISPETTO  DEI PRINCIPI DELL’AGRICOLTURA BIOLOGICA 

 IN CONFRONTO TECNICO‐ECONOMICO CON QUELLI TRADIZIONALI L.R. 37/99  D.G.R. 1234/05 

 

Monsampolo del Tronto, 20 maggio 2010  

ATTI 

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Research Unit for Horticulture Via Salaria 1, 63030 Monsampolo del Tronto (AP) Italy. Phone + 39 0735 701706 ; Fax +39 0735 703684 e-mail : [email protected]

The Research Unit for Horticulture (CRA-ORA) belongs to the research network of The Agricultural Research Council (CRA) that is a National Research Organization which operates under the supervision of the Ministry of Agriculture, with general scientific competence within the fields of agriculture, agroindustry, food, fishery and forestry. The CRA-ORA is located in Monsampolo del Tronto in the coastal area of the Marche Region, Central Italy. The research activities are focused on the mainly Horticultural crops and include:

1) genetic breeding by means of classical and biotechnology methods; 2) development of innovative management techniques to enhance productivity and yield

stability by using organic and conventional farming. The Research Unit (CRA-ORA) has 20 hectares of field in which one hectare is managed in accordance to the criteria imposed by the regulation in force (EU Council Regulation 2007/834; EU Commission Regulation 2008/889). Furthermore the Research Unit is provided by two greenhouses and two laboratory with all the facilities suitable for chemical and biotechnology activities. National Congress Study of farming vegetable systems : organic vs conventional Monsampolo del Tronto, 20th May 2010. Abstract In this meeting, the results obtained during the three-years research activity carried out in the period 2007-2009 at the Vegetable Research Unit located in Monsampolo del Tronto (AP) were reported. The same crop rotation of tomato, melon, fennel, lettuce, cauliflower and bean, was established in the organic (EU Commission Regulation 2008/889) and in conventional system. The objectives of this work were to evaluate the influence of the two compared agronomic systems (organic vs conventional) on the environmental impact and on the quantity and quality of the yield. For this reason, during the summer period, the arthropods bioindicators were monitored by using the pitfall traps on tomato and bean cultivations. For each crop, yield data were registered and samples of the production obtained every year were analyzed to determine the food quality. The results obtained showed that the organic management system increase the biomass and the biodiversity of the arthropods bioindicators. Among all the crops studied, tomato and fennel gave the good marketable yield when cultivated in organic system. The food quality of the accessions tested, was mainly influenced by the genotype.

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La struttura di Monsampolo del Tronto (AP) con il riordino della ricerca nazionale avvenuta nel 1999 sulla base del DL 454, è stata assorbita dal Consiglio per la Ricerca e Sperimentazione Agraria (C.R.A.) insieme agli altri 23 Istituti di Ricerca e Sperimentazione del MiPAF. Le articolate attività di ricerca hanno prodotto dall’atto istitutivo della ex Sezione ad oggi oltre 400 pubblicazioni scientifiche edite su riviste nazionali ed estere. Risultati tangibili del miglioramento genetico applicato alle specie orticole più importanti sono costituiti dall’ottenimento di innovative linee, varietà ed ibridi F1 iscritte al Registro Nazionale delle Varietà (R.N.V.) e conseguentemente commercializzate da ditte sementiere attraverso specifiche convenzioni con le quali vengono riconosciuti i diritti d’autore. Il miglioramento genetico ha riguardato prevalentemente aspetti produttivi, l’esaltazione dei contenuti nutraceutici nonché il trasferimento di resistenze genetiche ai più diffusi patogeni di origine fungina ed animale. Al momento risultano iscritte al R.N.V. n° 40 costituzioni originali afferenti a tipologie diverse di pomodoro, melanzana, cavolfiore, porro, bieta, scarola, peperone, fagiolo e finocchio.L’interdisciplinarietà dei lavori ha portato ad attivare collaborazione con diverse Università (Bologna, Ancona, Potenza, Viterbo, Napoli, Verona) ed enti di ricerca (CNR, Centro Agricoltura Ambiente di Crevalcore). La domanda di ricerca proveniente da operatori pubblici e privati per il recupero e la valorizzazione di biodiversità locali si è concretizzata con programmi specifici a favore di Amministrazioni Regionali, Provinciali, Comunali e Ditte private.

Filoni di ricerca Le ricerche che hanno contraddistinto la vita dell’Unità di Ricerca di Monsampolo fin dal suo nascere sono state incentrate sul recupero, valorizzazione e miglioramento genetico di biodiversità orticole; sullo studio delle tecniche agronomiche orientate sulle coltivazioni in organico; sulla conservazione del germoplasma ex situ.

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Il metodo di coltivazione “biologico”sta assumendo un ruolo sempre più importante e definito nel panorama agricolo nazionale. Il terreno agrario nella nuova filosofia produttiva è l’elemento centrale dell’agroecosistema. Il ripristino della fertilità è l’obiettivo principale a cui segue l’intento di ottenere produzioni più salubri con minimo impatto. Il Convegno di oggi intende divulgare i risultati conclusivi di un progetto di ricerca triennale, finanziato dalla Regione Marche, incentrato sullo studio di una rotazione orticola funzionale al ripristino della fertilità del suolo, al riequilibrio dell’entomofauna utile e all’ottenimento di prodotti qualitativamente superiori. L’esperienza acquisita potrà essere una valida guida e un costruttivo confronto per tutte quelle aziende “bio” che quotidianamente si trovano ad affrontare problemi di ordine tecnico-agronomico connessi al conseguimento di produzioni adeguate per quantità e soprattutto per qualità. Valentino Ferrari Comitato Scientifico: Segreteria: Valentino Ferrari CRA-ORA Benigni Anna Rita Gabriele Campanelli CRA-ORA De Laurentis Giovanna Nadia Ficcadenti CRA-ORA Di filippo Vittoria Andrea Ferrante AIAB Fazzini Eleonora Giovanni Burgio DISTA UNIBO Nepi Donatella Luigi F. Di Cesare CRA-IAA Roberto Lo Scalzo CRA-IAA Tel. 0735-701706 Fax 0735-703684 E-mail [email protected] Organizzazione curata da: Valentino Ferrari Gabriele Campanelli Armando Falcioni Aldo Bertone

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Premessa L’agricoltura biologica è percepita da molti come un ritorno al passato, verso un metodo produttivo ormai superato e quindi non più competitivo. A supporto di tale critica viene spesso sottolineata la diminuzione delle rese causata nei sistemi biologici dal mancato uso dei concimi chimici e dei fitofarmaci che ne possano contenere le avversità di natura biotica. In realtà andrebbe anche riconosciuto che tutta l’attività di ricerca e sperimentazione degli ultimi 170 anni su concimi chimici, fitofarmaci, innovazioni varietali, macchine agricole ecc. è stata volta a sostenere l’agricoltura convenzionale e che solo da qualche anno, con il cambiamento della politica agraria, la ricerca si sta lentamente riorientando verso lo sviluppo di pratiche agricole più rispettose dell’ambiente. Rimane comunque un divario di conoscenze scientifiche notevole che una volta colmato, anche parzialmente, potrà contribuire a potenziare il trend positivo della coltivazione con il metodo dell’agricoltura biologica. D’altra parte non si può disconoscere che i principi dell’agricoltura biologica, basati in primo luogo sui concetti di rotazione, di mantenimento della fertilità dei suoli e di rispetto della biodiversità, sono alla base delle scienze agronomiche. In definitiva l’agricoltura biologica, allo stato attuale, può rappresentare per molte aziende un valore aggiunto per differenziare la propria offerta e sfuggire alla concorrenza della produzione globalizzata. Per tale ragione sono necessarie sia azioni di ricerca nel medio-lungo periodo riguardanti l’intero agroecosistema sia azioni di sperimentazione di breve periodo per fornire nell’immediato risposte concrete alle aziende “biologiche” impegnate in una difficile realtà quotidiana. Gabriele Campanelli Risultati di ordine agronomico nello studio di una rotazione orticola in biologico. Gruppo di lavoro del CRA ORA G. Campanelli, V. Ferrari, A. Bertone, F. Leteo, G. Mancinelli La pianificazione sperimentale è stata progettata secondo un approccio di “sistema” (olistico) per valutare in modo sinergico i vari fattori (agronomici, ambientali, qualitativi, economici) caratterizzanti la sostenibilità di due diversi metodi di gestione: “biologico” e “convenzionale”. L’interesse principale della ricerca è studiare l’evoluzione dei due agroecosistemi nel corso di più cicli produttivi. Questa esigenza nasce dalla constatazione che i terreni ereditati dall’agricoltura convenzionale sono intensamente sfruttati e con un livello di fertilità insufficiente. Solo il ripristino

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di un adeguato contenuto di sostanza organica dei terreni, processo che richiede diversi anni, può garantire la piena sostenibilità della coltivazione con il metodo biologico. Fino a tale momento il sistema biologico risulta vulnerabile e molto costoso. Una reale valutazione su scala globale (input/output, margini reddittuali, biodiversità, impatto ambientale, qualità delle produzioni ecc) dei due sistemi di coltivazione può quindi avvenire solo dopo un arco temporale sufficiente al ripristino di una condizione di fertilità e di equilibrio del suolo. La presente ricerca finanziata dalla Regione Marche si è sviluppata dal 2007 al 2010 su un dispositivo sperimentale, in atto presso il CRA ORA di Monsampolo sin dal 2001, che prevedeva lo studio della stessa rotazione orticola su due campi vicini aventi all’origine caratteristiche chimico-fisiche pressoché identiche. Ogni campo di 2.112 m2 è stato suddiviso in 4 aree rotazionali di uguali dimensioni. Il campo biologico è stato sottoposto dal 2001 a certificazione ai sensi del Reg. CE 2092/91 e successive modifiche ed integrazioni. Le coltivazioni attuate sono state:

o pomodoro da mensa indeterminato (Lycopersicon esculentum Mill.); o melone (Cucumis melo L. var. reticulatus e C. melo var. inodorus); o finocchio (Foenìculum vulgare Miller var. azoricum) in 1° raccolto e lattuga (Lactuga sativa

L.) in 2° raccolto; o cavolfiore (Brassica oleracea L. var. botrytis L.) in 1° raccolto e fagiolo (Phaseolus

vulgaris L.) in 2° raccolto. Nel campo biologico in precessione al pomodoro, al melone ed alla lattuga sono state sovesciate rispettivamente: la veccia vellutata (Vicia villosa), l’ orzo (Hordeum vulgare) e il rafano (Raphanus sativus). In merito alla tematica ambientale analisi periodiche hanno fornito informazioni sui livelli di fertilità mentre indagini sulla soluzione circolante del terreno, estratta a diverse profondità con lisimetri a suzione, da un lato hanno indicato possibili rischi di lisciviazione dei nitrati nel periodo invernale e dall’altro hanno segnalato potenziali situazioni di carenza nutrizionale nelle piante coltivate. Nel periodo estivo il monitoraggio dell’artropodofauna nelle colture del pomodoro e del fagiolo ha evidenziato il disturbo dell’attività antropica sulle catene trofiche del terreno. La sostenibilità agronomica è stata valutata registrando l’evoluzione nel tempo della produttività delle specie studiate. Specifiche indagini di ordine nutrizionale, nutraceutico e sensoriale hanno contribuito ad accrescere il livello di conoscenza sulla qualità delle produzioni. Un’altra linea di ricerca ha mirato a migliorare la tecnica di coltivazione del sistema biologico. Rientravano in questo ambito le valutazioni varietali, le prove di fertilizzazione con innovativi formulati a base di consorzi microbiologici della rizosfera e con nuovi formulati idrosolubili, la difesa dall’oidio delle cucurbitacee con formulati naturali privi di tempo di carenza.

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I dati tecnici registrati nel corso delle coltivazioni sono stati utilizzati per determinare la sostenibilità economica (margine operativo lordo di un imprenditore concreto) con riferimento ad una ipotetica azienda avente una SAU di 2 Ha. La gestione con il metodo dell’agricoltura biologica ha incrementato il livello di sostanza organica nello strato 0-30 cm (1,1% del 2001 vs 1,6% del 2009) mentre la gestione convenzionale ha lasciato inalterato questo parametro. Il livello raggiunto è da ritenersi tuttavia ancora insufficiente e quindi da aumentare ulteriormente. La sostanza organica, come è noto, ha un’importanza agronomica fondamentale in quanto accresce il potere di ritenzione idrica dei terreni, consente un equilibrato rilascio dei nutrienti minerali, migliora in definitiva la condizione di abitabilità della rizosfera rendendo le produzioni più stabili ed equilibrate nel tempo. Hanno determinato tale importante risultato l’applicazione di una tecnica semiconservativa con la lavorazione principale a 20 cm di profondità e una ripuntatura triennale a 50-60 cm unitamente all’uso dei sovesci (veccia vellutata, orzo, rafano). L’analisi della soluzione circolante, sia a 30 cm che a 60 cm, ha evidenziato maggiori rischi di lisciviazione per l’azoto nitrico nel terreno convenzionale arato rispetto a quello biologico avente la copertura dell’orzo. Le indicazioni emerse sono dunque in accordo anche con quanto riscontrato da altri Autori (Ripristino della fertilità dei terreni: Wilkins, 2008; Zhang-Bin et al., 2005. Rischio lisciviazione nitrati nei sistemi biologici: Poudel et al.; 2002, Bouma and Droogers, 1988; Honisch et al., 2002. ). Nel pomodoro da mensa la fertilizzazione è stata eseguita nell’immediato pre e postrapianto. L’analisi della soluzione circolante prelevata alla profondità di 30-60-90 cm ha indicato che il periodo di massimo assorbimento della pianta per quanto riguarda l’azoto si è collocato nella seconda quindicina di giugno. Ai primi di luglio il livello di azoto nella soluzione circolante si è attestato su livelli minimi. E’ dunque consigliabile frazionare ulteriormente i fertilizzanti prevedendo un intervento 10-15 giorni prima del trapianto con pellettati e due interventi a 20 e 40 gg dal trapianto con micropellettati. Gli interventi di fertirrigazione sono stati di valido supporto per evitare carenze nutrizionali. Si ritiene che l’impiego di formulati idrosolubili sia di estrema utilità, non solo per il pomodoro ma anche per le altre specie in rotazione, almeno fin quando nei terreni non venga ripristinato un adeguato livello di fertilità. In merito alla fertilizzazione sono state condotte prove di inoculazione artificiale su pomodoro con consorzi microbiologici della rizosfera a base di funghi del gen. Glomus e Batteri della rizosfera (Gen. Pseudomonas). Il trattamento, eseguito mescolando il formulato microbiologico al substrato di semina, ha consentito sempre un maggior accrescimento delle piantine nelle prime fasi di sviluppo ed una costante maggior produzione rispetto alle tesi non trattate nell’ordine del 14%.

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Risultati analoghi sono stati conseguiti in altre prove condotte nel Sud Italia nell’ambito del progetto PROM (Campanelli et al., 2007). Tale tecnica è quindi consigliabile su pomodoro. Nelle tabelle 1, 2, 3, 4, 5, 6 sono indicate le “varietà” che hanno mostrato il migliore adattamento alla coltivazione “biologica” in termini di produzione commerciabile. Il melone d’inverno, tradizionalmente coltivato nel meridione d’Italia, ha fornito rese quanti-qualitative soddisfacenti e può quindi contribuire ad ampliare la gamma delle referenze orticole e a prolungare il periodo di commercializzazione in virtù della sua buona conservabilità. Nel raffronto bio vs conv il pomodoro e il finocchio hanno mostrato una leggera superiorità nel sistema biologico, mentre la lattuga il melone, il cavolfiore e il fagiolo hanno evidenziato una prevalenza delle rese nel metodo convenzionale. Per queste ultime due specie andrebbe affinata la tecnica di coltivazione in merito alla difesa dalle infestanti nel fagiolo e alla nutrizione delle piante nel cavolfiore. A livello generale la resa media triennale per unità di superficie delle 6 specie orticole in prova (calcolata utilizzando 4 varietà/specie) è risultata leggermente superiore nel metodo convenzionale ma non statisticamente. La sostenibilità economica del biologico vs il convenzionale in termini di margine operativo lordo conseguibile da un imprenditore concreto è stata calcolata facendo riferimento ad una ipotetica azienda con una SAU di 2 ha.. I costi espliciti considerati nel bilancio sono i mezzi tecnici acquistati e la manodopera utilizzata (10 euro/ora) mentre i ricavi derivano dalla media triennale delle produzioni commerciabili (4 “varietà”/specie) ipotizzando la vendita diretta dei prodotti attraverso lo spaccio aziendale o conferimento a gruppi di acquisto. I prezzi riscontrati da una indagine condotta sul territorio per aziende che operano con queste modalità di commercializzazione sono stati: 1,4 euro/kg per gli ortaggi biologici e 0,9 euro/kg per quelli convenzionali; 2,5 euro/kg per la granella secca di fagiolo biologico e 1,5 euro/kg per quella convenzionale. Il risultato di questa analisi delinea una maggior sostenibilità economica del metodo di coltivazione biologico che, sebbene debba sopportare maggiori costi di produzione in termini di mezzi tecnici (+ 15 %) e di manodopera (+ 21 %) consente un migliore margine operativo quantificabile in 27.000 euro in virtù del superiore prezzo di vendita dei prodotti. In conclusione si è osservato che dopo 9 anni di gestione con il metodo biologico la rotazione proposta si avvicina a criteri di piena sostenibilità. Con il proseguo della ricerca scientifica ed il progressivo incremento di fertilità dei suoli è auspicabile una riduzione degli input esterni al sistema. Solo allora la rotazione biologica potrà esprimere la sua piena potenzialità in termini agronomici, ambientali ed economici.

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Tabelle riportanti le produzioni commerciabili delle varietà risultate statisticamente superiori al test di Duncan (P<0,05) nell'anno di prova indicato.

Tabella 1. Pomodoro

Anno Tipologia Varietà Ditta t/ha g/bacca2007 Tondo Liscio Lacey F1 Enza Zaden 99,0 2172009 Tondo Liscio Or Aran F1 Four 92,4 2272008 Tondo Liscio Kerala F1 De Ruiter 92,4 2132008 Tondo Liscio Pitenza F1 Enza Z. 90,2 822008 Cuor di bue Aurea F1 De Ruiter 85,8 2222009 Pera d'Abruzzo Sel. Giulianova CRA ORA 74,8 2482009 Pera d'Abruzzo Perbruzzo F1 Four 72,6 2542009 Pera d'Abruzzo Sel.Centobuchi CRA ORA 72,6 216

Tabella 2. Melone

Tipologia Varietà Ditta t/ha g/bacca °brix2008 Retato Tirreno F1 Enza Zaden 33,0 2.450 12,22009 Retato Stromboli F1 Isi Sementi 28,0 1.270 11,82008 Retato Famoso F1 Unigen S. 25,5 2.350 11,92009 Retato Anish F1 Enza Z. 24,0 1.630 12,62009 Invernale Meraviglia trapani F1 Four 38,0 2.280 10,32008 Invernale Zecchino F1 Olter 37,0 2.850 12,52008 Invernale Sel. Gialletto napol. CRA-ORA 34,0 2.190 11,22008 Invernale Sel.Purceddu CRA-ORA 32,0 2.480 12,8

Tabella. 3. Fagiolo

Tipologia Varietà Ditta t/ha2009 Nano Niveo CRA-ORA 2,52008 Nano Borlotto CRA-ORA 1,92009 Nano Cannellino CRA-ORA 1,52009 Nano Solfì CRA-ORA 1,5

Tabella 4. Lattuga

Tipologia Varietà Ditta t/ha2009 Romana Bacio Enza Zaden 47,52009 Canasta Capora Enza Zaden 42,52007 Romana Verde Ortolani Enza Zaden 34,02009 Trocadero Pronto Enza Zaden 23,4

Tabella 5. Finocchio

Varietà Ditta t/ha2009 Var. Helvia Seminis Italia 27,82009 Var. Giulio Seminis Italia 26,92007 Victorio F1 Seminis Italia 25,92009 Archimede F1 Seminis Italia 25,2

Tabella 6. Cavolfiore

Tipologia Varietà Ditta t/ha2009 Corimbo verde Emeraude F1 Clause 21,92009 " " " " Magnifico F1 Clause 18,02007 Corimbo biancoSelez. 1 Precoce Jesi CRA ORA 14,92007 " " " " Selez. 2 Precoce jesi CRA ORA 13,2

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Bibliografia Bouma, J., and P.Droogers, 1998. Aprocedure to derive land qualità indicators for sustainable agricultural production. Geoderma 85 (1):103-110. Campanelli G., Candido V., Leteo F., Piccinini E., Caioni M., Altieri L., Mennone C., 2007. Effetti agronomici della micorrizazione artificiale nella coltivazione del pomodoro. Italus Hortus. Vol. 14, suppl. al n° 2, marzo aprile:163-164. Honisch, M., C.Hellmeier, and K weiss. 2002. Response of surface and subsurface water quality to land use changes. Geoderma 105 (3/4):277-298. Poudel, D.D., W.R. Horwath, W.t. Lanini, S.R. Temple, and A.H.C. van Bruggen. 2002. Comparison of soil Navailability and leaching potential, crop yelds and weeds in organic, low-imput and conventional farming system in northern California. Agr. Ecosystems Environ. 90(2): 125-127. Wilkins, R.J.2008. Eco-efficient approaches to land management: Acase for increased integration of crop and animal production system. Phil. Trans. Royal Soc. London Series B-Biol. Sci. 363(1491):517-525. Zhang, B., R. Horn, and P.D. hallett. 2005. Mechanical resilience of degraded soil amended with organic matter. Soil Sci. Soc. Am. J. 69 (3): 864-871.

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Uso degli artropodi del terreno come indicatori della sostenibilità ecologica di una rotazione biologica Burgio G., Sgolastra F. Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroambientali, Alma Mater Studiorum Università di Bologna La conservazione e l’aumento della biodiversità funzionale sono due aspetti basilari nelle agricolture sostenibili. La biodiversità funzionale rappresenta un punto centrale delle agricolture eco-compatibili, agricoltura biologica compresa, poiché consente l’attivazione di servizi ecologici in azienda e un miglior impatto ambientale del territorio circostante. Esempi di servizi ecologici sono la lotta biologica contro organismi dannosi, l’impollinazione, il riciclo degli elementi nutritivi e la formazione della sostanza organica (Altieri, 1999). Una ricerca della durata di quattro anni è stata condotta presso il CRA-ORA di Monsampolo del Tronto (AP), per valutare l’evoluzione nel tempo dell’artropodofauna in un campo ad agricoltura biologica a confronto con uno sottoposto ad agricoltura convenzionale. Entrambi i campi (biologico e convenzionale) sono stati divisi in quattro lotti con un sistema di rotazione colturale estivo (con pomodoro, fagiolo, melone, lattuga) e invernale (con cavolfiore, finocchio, orzo e veccia per sovescio). Gli artropodi sono stati campionati tramite trappole a caduta (pitfall) nei lotti coltivati a pomodoro e fagiolo durante il periodo estivo. Da precisare che gli artropodi bioindicatori sono stati scelti per la loro importanza nel campo coltivato. In particolare Carabidi, Stafilinidi, Ragni e Opilioni sono predatori di artropodi dannosi, mentre altri gruppi (es. Collemboli) sono molto importanti nei cicli che coinvolgono la trasformazione della sostanza organica. Nei quattro anni di studio (2005-2008), tutti i macro-gruppi di artropodi campionati (Carabidi, Stafilinidi, Collemboli, Isopodi, Ragni, Opilioni, Miriapodi) hanno evidenziano in generale densità più alte nel biologico. Gli indici di biodiversità calcolati sull’artropodofauna su pomodoro convenzionale hanno mostrato un trend negativo nel tempo, mentre nel pomodoro biologico tale andamento è risultato stazionario e in certi casi in aumento. Queste differenze fra i due sistemi riscontrate su pomodoro, non sono state invece evidenti sul fagiolo, dove la diversità dell’artropodofauna è risultata simile fra biologico e convenzionale (fig. 1). La Carabidofauna, in particolare, ha mostrato marcate differenze fra i due regimi, sia su pomodoro che fagiolo, sempre a favore del biologico. Con l’ausilio di un modello statistico recentemente proposto da carabidologi europei (indice ρs di Döring and Kromp, 2003) , sono state evidenziate le specie che hanno tratto maggior beneficio dal regime biologico.

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Il decremento di biodiversità dell’artropodofauna su pomodoro convenzionale può essere messo in relazione con il maggior disturbo di questo sistema rispetto al biologico. Sul fagiolo, coltura caratterizzata da un minor disturbo e da minori trattamenti insetticidi, le differenze di biodiversità tra biologico e convenzionale sono state meno evidenti, in riferimento, soprattutto, ai macro-gruppi. E’ stata inoltre osservata una correlazione significativa di tipo negativo tra il numero di trattamenti insetticidi e gli indici di biodiversità calcolati sulle specie di Carabidi (tab. 1). In altre parole, l’aumento dei trattamenti insetticidi comporta una riduzione della diversità dei Carabidi, probabilmente a causa della rarefazione di specie rare (o caratterizzate da popolazioni basse), che risultano più sensibili a questi effetti. Da notare invece come un aumento dell’uso di insetticidi non comporti un calo della densità di attività dei Carabidi, sia per la mobilità e il potenziale di colonizzazione delle specie più abbondanti, che per le ridotte dimensioni delle parcelle. Questi dati indicano che anche i trattamenti nel biologico, sebbene probabilmente meno impattanti dei trattamenti convenzionali, causino effetti negativi sulla fauna utile. Le specie maggiormente campionate nel corso dello studio sono state Pseudophonus rufipes (67% su pomodoro e 63% su fagiolo) e Pterosticus melas italicus (Fig.2) (8,7% su pomodoro e 15,2% su fagiolo). P. melas italicus è stata anche la specie che ha tratto maggiormente beneficio dal regime biologico, come è evidente in Fig. 2, risultando essere un buon indicatore del sostenibilità ecologica del terreno. L’altra specie che ha mostrato una presenza significativamente maggiore nel biologico rispetto al convenzionale è stata Brachinus sclopeta. Questa specie rara è stata campionata solo su pomodoro e solo su biologico, dimostrando come il pomodoro convenzionale ha un impatto importante sulla sua popolazione. Sottolineiamo come tutte queste specie di Carabidi siano limitatori naturali di insetti e altri artropodi dannosi, e una loro miglior conservazione si rifletta in un potenziamento della lotta biologica conservativa. L’indice ρs è stato applicato anche per valutare il beneficio delle specie di carabidi in funzione della loro ecologia (regime alimentare, dimorfismo alare, preferenze di tasso di umidità, periodo riproduttivo). Coerentemente con quando osservato da Döring and Kromp (2003), il biologico favorisce nettamente le specie xerofile. Questo studio dimostra come uno studio impostato su diversi anni sia necessario per valutare in modo esaustivo l’andamento della biodiversità funzionale in un regime biologico. I regimi in biologico mostrano chiaramente come la biodiversità funzionale sia significativamente aumentata, con benefici ecologici che vanno dalla lotta biologica alla conversione di sostanza organica. La miglior conservazione della fauna utile nel biologico innesca un potenziamento delle capacità auto- regolative in azienda, aspetto basilare nelle agricolture sostenibili.

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BiologicoConvenzionale

B

Figura 1. Indice di Shannon calcolato sulle specie di carabidi per il pomodoro (A) e per il fagiolo (B) nella gestione biologica e convenzionale durante i quattro anni di studio. A maggiori valori dell’indice corrispondono più elevati livelli di biodiversità. Da notare il miglior livello di conservazione della biodiversità su pomodoro biologico, rispetto al convenzionale. Nel fagiolo invece, non sono evidenti differenze marcate fra i due regimi.

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2005 2006 2007 2008

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BiologicoConvenzionale

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2005 2006 2007 2008

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di a

ttivi

0.0

0.5

1.0

1.5

2.0

2.5

3.0

3.5

4.0

4.5

BiologicoConvenzionale

B

Figura 2. Andamento della Densità di Attività della specie di Carabide Pterosticus melas italicus su pomodoro (A) e fagiolo (B) nella gestione biologica e convenzionale, durante i quattro anni di studio.

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Tabella 1. Correlazioni tra numero di trattamenti e gli indici di biodiverità. I valori significativi di R, in grassetto, sono indicati con *. DA= densità di attività.

no trattamenti (TOT) no erbicidi no fungicidi no insetticidi DA carabidi Shannon carabidi Simpson carabidi Berger-Parker carabidino trattamenti (TOT) 1.00 0.30 0.76* 0.78* 0.12 -0.26 -0.32 -0.53*

no erbicidi 0.30 1.00 -0.15 0.46 -0.32 -0.29 -0.30 -0.38no fungicidi 0.76 * -0.15 1.00 0.30 0.05 0.15 0.03 -0.19no insetticidi 0.78* 0.46 0.30 1.00 0.18 -0.61* -0.59* -0.67*DA carabidi 0.12 -0.32 0.05 0.18 1.00 -0.16 -0.19 -0.31

Shannon carabidi -0.26 -0.29 0.15 -0.61* -0.16 1.00 0.95* 0.74*Simpson carabidi -0.32 -0.30 0.03 -0.59* -0.19 0.95* 1.00 0.85*

Berger-Parker carabidi -0.53* -0.38 -0.19 -0.67* -0.31 0.74* 0.85* 1.00

Bibliografia citata Altieri M. (1999) - The ecological role of biodiversity in agroecosystems. Agriculture, Ecosystems

and Environment, 74: 19-31. Döring T. F., Kromp B. (2003) - Which carabid species benefit from organic agriculture?-review of

comparative studies in winter cereals from Germany and Switzerland. Agriculture, Ecosystems and Environment, 98:153-161.

Parole chiave: Carabidi, agricoltura biologica, bioindicatori, rotazione colturale.

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Qualità alimentare e nutraceutica di orticole coltivate in biologico Di Cesare L.F.1, Lo Scalzo R., Migliori C. C.R.A.-I.A.A., Unità di Ricerca per i processi dell’Industria Agro-Alimentare Via G. Venezian 26, 20133- Milano 1e-mail: [email protected], tel. 02/239557215 E’ stata studiata l’influenza della coltivazione biologica rispetto a quella tradizionale sulla qualità alimentare e nutraceutica di alcuni genotipi di pomodoro (var. Giulianova, ibridi F1 Bigred, Aurea, Optima e Perbruzzo, maturi ed immaturi), melone inodorus (ibrido F1 Helios e var. Purceddu) e cavolfiore a corimbo verde (ibridi F1 Emeraude e Magnifico). La qualità alimentare, che rappresenta la composizione chimico-fisica-organolettica, è stata misurata mediante la determinazione delle sostanze volatili, zuccheri solubili, acidi organici e pH. La qualità nutraceutica è invece la stima delle sostanze bioattive, presenti in genere in piccole quantità nelle orticole, che hanno la capacità di esplicare un’azione benefica sulla salute umana. Le sostanze nutraceutiche presenti nelle orticole esaminate sono il licopene per il pomodoro, la vitamina C per il melone inodorus e cavolfiore, i glucosinolati e polifenoli totali per il cavolfiore. Esse possono prevenire o ritardare l’insorgenza di malattie tumorali, cardiovascolari e l’invecchiamento cellulare. Nello studio della qualità nutraceutica non si può prescindere da quella alimentare, in quanto se l’orticola non è accettata dal consumatore, vengono vanificati i benefici salutistici di questi “phytochemicals”. Nel pomodoro, il sistema di coltivazione biologica incrementava la qualità alimentare con l’aumento delle sostanze volatili caratteristiche e degli zuccheri solubili nel Giulianova immaturo e maturo e solo degli zuccheri solubili nell’ Optima maturo; scarse influenze venivano osservate sugli altri parametri per tutti i genotipi presi in esame. Per quanto concerne la qualità nutraceutica, il licopene aumentava nei campioni biologici del Giulianova immaturo e maturo e nel Perbruzzo immaturo. Nel melone invernale Helios, la coltivazione biologica agiva positivamente sulla qualità alimentare per quanto concerneva gli zuccheri solubili, e su quella nutraceutica con un aumento consistente del contenuto in vitamina C rispetto al campione coltivato in convenzionale. Nella cv invernale Purceddu, la coltivazione biologica aumentava di poco le sostanze volatili ed in modo più evidente gli zuccheri solubili, mentre nessuna influenza veniva osservata per la qualità nutraceutica. Per il cavolfiore Magnifico, la coltivazione biologica migliorava la qualità alimentare (aumento sostanze volatili caratteristiche) e nutraceutica (vitamina C) mentre i glucosinolati restavano costanti rispetto al sistema convenzionale; di contro, il metodo biologico nell’Emeraude

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comportava una drastica diminuzione dei glucosinolati. Per i genotipi in studio, è stato valutato anche il potere antiossidante, che rappresenta una misura qualitativa del contenuto di molecole capaci di controllare e/o rallentare lo stress ossidativo cellulare, prevenendo l’insorgenza di malattie degenerative precedentemente descritte. I parametri misurati sono stati l’indice di polifenoli totali e l’attività antiossidante mediante la Risonanza Paramagnetica Elettronica (EPR), cimentando l’estratto vegetale di cavolfiore con radicali liberi prodotti da opportuni substrati, o mediante l’analisi spettrofotometrica, valutando il potere antiossidante dell’estratto vegetale nei confronti di substrati riducenti. La coltivazione biologica incrementava del 12% il contenuto in polifenoli totali nel genotipo Magnifico. Il potere antiossidante non presentava differenze statisticamente significative tra i campioni convenzionali e biologici nei due ibridi. Mentre in un’altra tipologia a corimbo verde, chiamata Velox, si notava un aumento dei polifenoli totali e della capacità antiossidante nel campione biologico. In conclusione, i risultati da noi ottenuti sul pomodoro, melone invernale e cavolfiore, che fanno parte della dieta Mediterranea, mostrano chiaramente che nell’ambito della stessa specie vegetale, in alcuni genotipi la coltivazione biologica esalta le caratteristiche nutraceutiche ed alimentari, in altre invece tende a deprimerle. Pertanto, il contenuto dei nutrienti nelle orticole non dipende esclusivamente dalle tecniche colturali ma è da imputare anche all’assetto genetico delle orticole. Infatti per quanto concerne il pomodoro biologico, il miglioramento della qualità alimentare e nutraceutica viene osservato per il Giulianova ed il Perbruzzo sia maturi che immaturi. Tra i due genotipi di melone invernale biologico, l’Helios risponde positivamente da un punto di vista nutraceutico, mentre il Purceddu da quello alimentare. Nel cavolfiore, la coltivazione biologica esalta ambedue le qualità nell’ibrido Magnifico.

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Prevenzione e difesa: quale delle due per un prodotto realmente BIO? Dott. Accorsi Enrico – Oasi Studio Associato Oleggio (NO) www.oasiculturabio.info

In agricoltura biologica la protezione dalle avversità si basa prioritariamente sulla prevenzione, condotta con due scopi. Il primo di assicurare alle piante condizioni di crescita ottimali, affinché “stiano bene” e quindi non si ammalino, mentre il secondo è quello di creare condizioni sfavorevoli allo sviluppo delle avversità stesse.

La conseguenza di questa scelta sono anche quella di evitare, o per lo meno ridurre al minimo, i trattamenti con antiparassitari.

La scelta di prevenire è “stimolata” anche dal fatto che i principi attivi ammessi in agricoltura biologica sono limitati nel numero e nella loro efficacia.

Esistono tanti esempi di pratiche “dirette” e tra queste possono essere citate:

il controllo delle colture effettuato con attenzione, per verificare le loro condizioni fitosanitarie in modo da procedere, al bisogno, ad intervenire per eliminare o almeno ridurre le problematiche parassitarie;

l'impiego di varietà rustiche o tolleranti o resistenti ;

l'utilizzo dei fertilizzanti nelle quantità corrette e nei momenti appropriati.

Esistono altre pratiche, che potrebbero essere definite “indirette” che fanno parte del retroterra culturale dell'agricoltura biologica, ma che purtroppo sono ancora troppo poco adottate, e consistono nella salvaguardia di elementi naturali, quali siepi, arbusti, muretti a secco, strisce erbose con fiori ecc.. Queste zone diventano il rifugio di insetti e altri animali nostri alleati, che collaborano nel controllo dei parassiti, anche se a volte possono ospitare loro stesse parassiti delle piante.

Partendo da quanto osservato negli oltre vent'anni di esperienza di campo posso affermare che i parassiti veramente pericolosi per la produzione sono limitati di numero e sono veramente pochi quelli in grado di distruggere completamente le colture.

Non voglio certo negare che i parassiti delle piante coltivate esistano e che quando, le condizioni sono loro favorevoli e contemporaneamente l'agricoltore si dimentica (o non è capace) di fare prevenzione, possono danneggiare seriamente la produzione.

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In agricoltura biologica è essenziale che l'agricoltore si dedichi a quella che per me (e non sono il solo) è un'arte: quella dell'agricoltura.

Se ciò non avviene, e l'agricoltura è considerata solamente un'attività economica, i rischi di incorrere in insuccessi si moltiplicano e l'agricoltura biologica si avvicina pericolosamente a quanto sta succedendo nell'agricoltura convenzionale: il suo tracollo.

Fortunatamente la società civile sta supportando chi sceglie di “difendere il Pianeta”: oltre al successo del biologico, si può citare l'importanza data alcuni temi ecologici come il riciclaggio, il riutilizzo, il risparmio energetico, la riduzione dei rifiuti, la produzione di energia da fonti rinnovabili. Si tratta di segnali incoraggianti che vanno in una direzione che definirei “obbligata” (se vogliamo avere un futuro): la eco-sostenibilità della produzione di beni e servizi.

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Ortofrutta “bio”: post-raccolta fra qualità e commercializzazione Carlo Bazzocchi, Studio Associato Agro-biologico – Cesena (FC)- [email protected]

INTRODUZIONE Nell’ ultimo decennio del secolo scorso i modelli di agricoltura sostenibili, ed in particolare l’agricoltura biologica, si sono proposti ed imposti come metodo di coltivazione all’interno della cultura della multifunzionalità studiando e considerando un minor impiego di energie fossili, la riutilizzazione di materiali organici di scarto o secondari, un miglior impiego di alcune tecniche colturali e pratiche agronomiche, la razionalizzazione delle risorse idriche e la valorizzazione della biodiversità. La domanda di prodotto biologico da parte dei consumatori è in crescita, anche se le superfici non aumentano come avvenuto negli anni passati (DATI SINAB - Sistema Informatico Nazionale Agricoltura Biologica), nonostante l'influenza dell'attuale crisi economica sulle abitudini di acquisto in Italia e all’estero. Se da sempre si è manifestato un grande interesse per il prodotto biologico trasformato e il baby food, la novità degli ultimi anni è una forte attenzione da parte dei consumatori alle produzioni biologiche fresche e tra queste, frutta e ortaggi (Tab. 1). Tabella 1 – Percentuale di spesa per prodotti biologici nell’ambito delle diverse categorie.

SSPPEESSAA PPEERR CCAATTEEGGOORRIIAA Categorie % sul totale

“bio” % sul totale consumi

Orto-frutta fresca e trasformata

16,0 2,2

Latte e derivati 20,9 1,1 Biscotti e dolciumi 12,3 1,0 Bevande analcoliche 11,5 4,3 uova 7,3 7,8 altri 32 /// Fonte: ISMEA/ACNielsen Pertanto diventa fondamentale, anche per il comparto orto-frutticolo biologico, il confronto con i soggetti a valle della produzione e cioè con i sistemi di trasformazione, conservazione, distribuzione e commercializzazione razionalizzati ed ottimizzati sulle esigenze commerciali; sulle necessità dei consumatori e sui possibili sbocchi di mercato compresi tra tradizione ed innovazione, tra esportazione e consumo nazionale, tra GDO, negozi specializzati e filiera corta. Si dovrà cosi porre attenzione alla tecnica di conservazione, alla shelf-life (durata di scaffale), alla gestione del post-raccolta per garantire una “qualità” soddisfacente per il rispettivo consumatore.Le analisi del settore orto-frutticolo biologico sviluppate dall’INEA (2009) attribuiscono una considerevole importanza al rapporto tra evoluzione della struttura produttiva ed evoluzione della distribuzione. E’ stato messo

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in evidenza, ad esempio, che la dimensione media delle aziende produttrici è di ostacolo allo sviluppo di canali distributivi che lavorano su grandi volumi. Fattori di ostacolo sono stati evidenziati anche nella capacità del settore di far fronte agli standard produttivi e commerciali (packaging, tempi e modalità di consegna), ostacoli che hanno in molti casi generato la ricerca di canali più appropriati, che aderiscono meglio a tale esigenze del settore come vendita diretta o farmer’s market, come anche il forte interesse del comparto HoReCa (alberghi, mense pubbliche, ristoranti) a questa tipologia di prodotti. L’evoluzione del settore delle produzioni biologiche negli anni 2000 ha portato l’Italia a essere, nel 2007, il quinto paese produttore dopo Australia, Cina, Argentina e Stati Uniti, e leader in Europa, per numero di aziende di produzione con metodo biologico (43.159) pari al 23,5% del totale comunitario e per superficie interessata (1.150.255 ha), pari al 16,1% della superficie agricola utilizzata (SAU) biologica della UE (dati SINAB al 31/12/2007). Nel 2008 l’Italia, pur rimando leader nel settore, vede un leggero calo nel numero di aziende di produzione con metodo biologico (-1,2% dati SINAB 31/12/2008) (Tab.2) ed un conseguente posizionamento della Spagna come maggior produttore biologico europeo (1.250.000 ha di SAU dati Comité de Agricultura Ecológica de Andalucía -2008), confermato dai dati anche per l’anno 2009. Per quello che riguarda il comparto ortofrutticolo pur essendo evidente una leggera flessione sulle superfici totali (-0,3%) è possibile sottolineare una sostanziale tenuta del settore per ciò che riguarda la frutti-viticoltura ed un calo consistente di superfici gestite ad orticoltura biologica (sono esclusi piante da radici e colture industriali). Tabella 2 – Superfici (ha) nel settore ortofrutticolo biologico in Italia – anni 2007-2008 conversione biologico totale '08 conversione biologico totale'07 var.'07-'08 ortaggi 3.254 26.570 29.825 5.121 34.682 39.803 -33 fragole 6 111 117 agrumi 6.785 17.746 24.531 6.530 15.532 22.062 10 Uva 10.948 29.532 40.480 9.974 26.710 36.684 9 Frutta 5.131 20.725 25.856 10.766 29.455 40.221 7 Frutta secca 3.449 13.882 17.331 Piccoli frutti 50 188 238 Totale ortofrutta 29.623 108.754 138.378 32.391 106.379 138.770 -0,3

Totale generale 183.407 819.006 1.002.414 246.999 903.254 1.150.253 -14,7

% ortofrutta sul totale 16 13 14 13 12 12

Fonte: elaborazione dati SINAB

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Il settore del prodotto biologico fresco presenta innegabili potenzialità, spesso non ancora del tutto esplorate, ma che per esprimersi al meglio non possono più esimersi dalla creazione di vere e proprie filiere del biologico, ben strutturate, dove si cerchino le soluzioni per un consolidamento dei sistemi colturali ed un rafforzamento di specifici mercati così da assicurare sufficienti margini di guadagno agli agricoltori e un adeguato prezzo al consumo. IL MERCATO A differenza del comparto produttivo generale in leggera contrazione, il mercato dei prodotti biologici sembra registrare un andamento complessivamente favorevole ed in particolare l’ orto-frutticoltura biologica sembra incontrare sempre di più il favore dei consumatori, con una crescita complessiva del 2,6% (dati ISMEA) nei consumi domestici nei primi sei mesi del 2009 (rispetto al pari periodo del 2008). Se ci si sofferma sui canali di vendita emerge una situazione abbastanza articolata che si compone di canali “lunghi”e di canali “corti”. I primi sono meno frequenti ma in forte espansione a seguito di movimenti interessanti sia nell’import che nell’ export. All’offerta interna di prodotti biologici locali si sta infatti affiancando anche un aumento della quota di prodotto proveniente dall’estero. Secondo i dati del SINAB (Sistema Informatico Nazionale Agricoltura Biologica), il numero di importatori nel 2008 è cresciuto (+10% circa rispetto al 2007) ed è in rialzo il numero di autorizzazioni concesse per l’import da paesi terzi, come pure i quantitativi autorizzati di prodotti acquistati oltre la frontiera comunitaria. Se ciò da un lato può far pensare ad un’espansione del mercato dovuta ad una maggiore domanda, dall’altro fa riflettere sulla concorrenza crescente del prodotto di importazione alle produzioni biologiche italiane. E’ quindi importante per il comparto del fresco riuscire a trovare delle soluzioni logistiche adeguate che mettano in contatto in modo tempestivo la produzione e la distribuzione in modo da dare l’occasione all’ orto-frutta biologica italiana di incontrare nuove opportunità di mercato all’interno dei confini nazionali e non solo. Le aziende produttrici di medie e grandi dimensioni insieme ai distributori più avveduti sono oggi in grado di dare vita ad una continua innovazione di prodotto (confezionato, IV e V gamma), per seguire le esigenze delle varie tipologie di consumatori da quelli che il biologico lo acquistano per scelta a quelli che si avvicinano al bio per curiosità. Esistono pur tuttavia, molto radicate nel mondo del biologico, “filiere corte” ormai consolidate che si basano prioritariamente sulle produzioni delle piccole aziende agricole, che formano la rete storica di base del biologico nazionale. I percorsi che tali realtà intraprendono sono legate allo sfruttamento del concetto del ruolo multifunzionale dell’ agricoltura, specie nelle aree marginali e quindi nella creazione di reti locali con altre attività turistiche ed artigianali del territorio. Anche in questo caso il ruolo della comunicazione è determinante in quanto più che mai è viva l’ esigenza di creare un filo diretto con i consumatori. Le iniziative di tali tipologie di aziende sono molteplici e

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riguardano la realizzazione di spacci aziendali, la partecipazione ai mercatini del Bio, la consegna a domicilio o a Gruppi di Acquisto Solidale di cassette miste di frutta e verdura, l’ ospitalità con ristorazione e pernottamento in agriturismo (Tab. 4). Tabella 4 – Variazione percentuale della tipologia di operatori “bio” in Italia dal 2006 al 2008 Fonte: BioBanK Tipologia di operatore numero Var. % 2006 2008 Gruppi d’acquisto Aziende vend. Diretta Agriturismi E-commerce Mense Ristoranti Mercatini Negozi

288 1.324 839 79 658 177 193 1.094

479 1.943 1.178 110 791 199 208 1.114

+66% +47% +40% +39% +20% +12% +8% +2%

Totale 4.652 6.022 +29% CONCLUSIONI Occorre quindi pensare all’orto-frutticoltura biologica come una serie di filiere che vanno realmente dal seme alla tavola del consumatore dove ogni scelta non può essere indipendente da ciò che gli sta a monte ed a valle. Indipendentemente da quelle che sono le scelte del canale distributivo, là dove ogni azienda in funzione delle sue potenzialità produttive e logistiche saprà scegliere in modo adeguato, alcuni sono i punti importanti da sottolineare per un ulteriore sviluppo del sistema:

• studio di standard qualitativi adeguati al biologico; • sviluppo di tecnologie post-raccolta mirate al prodotto biologico; • migliorare la distribuzione per migliorare la qualità del prodotto nel punto vendita; • innovazione nei sistemi, materiali e design del packaging per il biologico; • ottimizzazione della logistica e tracciabilità; • miglioramento dei mezzi della comunicazione.

Solo facendo sistema e trovando delle sinergie con la fase di commercializzazione il mondo orto-frutticolo biologico italiano potrà continuare ad accrescersi non solo nelle produzioni ma anche nei consumi instaurando un rapporto di fidelizzazione con i consumatori attraverso la comunicazione delle norme, delle regole, degli obiettivi che stanno alla base del metodo di coltivazione biologico.

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La corretta informazione è infatti la strada giusta per conquistare vaste fasce di consumatori che seppur preoccupati ed attenti ai temi della sostenibilità ambientale sono ancora oggi Bio-scettici. Troppe volte il mondo del biologico italiano non ha saputo far fronte a situazioni poco chiare e troppo spesso ci si trova di fronte a prodotti che non rispondono a pieno ai requisiti richiesti soprattutto in termini di residui minimi ammessi. Fare sistema significa anche poter creare tutti insieme un fronte compatto contro i Bio-furbi che, se scoperti, mettono in cattiva luce l’intero mondo del biologico. Bibliografia Altieri M. 1995 – Agroecology: the science of sustainable agricolture. Westview Press, BBoulder, CO. Bàrberi P.– 2009 - Le tecniche produttive in agricoltura biologica: a che punto siamo? Progetto STAGENBIO -Congresso di apertura degli Stati Generali dell'Agricoltura Biologica, 14 aprile 2009 Vazzana C. – 2009 -Agricoltura biologica, ambiente e biodiversità Progetto STAGENBIO Congresso di apertura degli Stati Generali dell'Agricoltura Biologica, 14 aprile 2009 SINAB – 2009- L’agricoltura Biologica in cifre – Roma www.sinab.it R. M. Bertino, A. Mingozzi – 2009 – Tutto Bio - Distilleria EcoEditoria , Forlì – www.biobank.it

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CRA UNITA’ DI RICERCA N. 13 PER L’ORTICOLTURA Monsampolo del Tronto (AP)

Via Salaria, n.1

ORGANICO

DIRETTORE: FERRARI VALENTINO RICERCATORI ACCIARRI NAZZARENO FICCADENTI NADIA CAMPANELLI GABRIELE SABATINI EMIDIO COLLAB.TECNICI FALCIONI ARMANDO BERTONE ALDO LETEO FABRIZIO OPERATORI AMM.VI BENIGNI ANNA RITA DE LAURENTIS GIOVANNA FAZZINI ELEONORA NEPI DONATELLA OPERATORI TECNICI DI FILIPPO VITTORIA VAGNONI GIANCARLO CICCHI GIUSEPPE FABRIZI SANDRO CLEMENTI NAZZARENA GIORDANI ANNA Assegnisti,borsisti e SESTILI SARA contrattisti CAIONI MARCELLO CIRIACI TOMMASO PICCININI ENRICO MANCINELLI GIACOMO PULCINI LAURA FELICIONI NAZZARENO

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Progetti sull’ “Agricoltura Biologica” in atto presso  il CRA ORA di Monsampolo del Tronto (AP) 

   

VALORBIO  “Valorizzazione della tipicità orticola locale attraverso l’agricoltura                                           biologica” (2010‐2013)  . MiPAAF                            Coordinatore: Dott. G. Campanelli (CRA ORA)   

ORWEEDS “Metodi indiretti la gestione delle infestanti in orticoltura biologica”                                            (2010‐2012).  MiPAAF                           Coordinatore: Dott. S. Canali (CRA RPS)                          Responsabile Unità Operativa: G. Campanelli (CRA ORA)   

ORTBIO  “Analisi di sistemi aziendali che valorizzano la filiera corta e riducono i                      consumi energetici nelle produzioni biologiche orticole” (2010‐2013) MiPAAF                     Coordinatore Prof. A. Bertazzoli (UNIBO)                     Responsabile Unità Operativa: G. Campanelli (CRA ORA)   

ENSE BIO  “Sperimentazione varietale orticola con il sistema biologico”                          (2010‐2011) ENSE                         Coordinatore Dott. B. Campion (CRA ORL)                         Responsabile Unità Operativa: V. Ferrari (CRA ORA)   

VALSO       “Sistema Integrato di Tecnologie per la Valorizzazione dei Sottoprodotti della       Filiera del Biodiesel” (VALSO) (2010‐1013) MiPAAF 

             Coordinatore Dott. O. Leoni (CRA CIN)                        Responsabile Unità Operativa: V. Ferrari (CRA ORA)   

 

Gruppo di lavoro del CRA ORA: 

Gabriele Campanelli, Valentino Ferrari, Nadia Ficcadenti, Aldo Bertone, Armando Falcioni, 

Giacomo Mancinelli, Enrico Piccinini, Marcello Caioni & Fabrizio Leteo