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DIRITTO DI STAMPA

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DIRITTO DI STAMPA

Il diritto di stampa era quello che, nell’università di un tempo, veniva a meritarel’elaborato scritto di uno studente, anzitutto la tesi di laurea, di cui fosse statadichiarata la dignità di stampa. Le spese di edizione erano, budget permettendo, acarico dell’istituzione accademica coinvolta. Conseguenze immediate: a parte lasoddisfazione personale dello studente, del relatore e del correlatore, un vantaggioper il curricolo professionale dell’autore, eventuali opportunità di carriera accade-mica e possibili ricadute positive d’immagine per tutti gli interessati. Universitàcompresa.

La dignità di stampa e, se possibile, il diritto di stampa erano quindi determi-nati dalla cura formale della trattazione, dalla relativa novità del tema di studio,dall’originalità del punto di vista e magari dai risultati “scientifici” della tesi: ecioè quel “vuoto” che, in via di ipotesi, si veniva a riempire in un determinato“stato dell’arte”, e dunque dal valore metodologico, anche in termini applicativi,della materia di studio e dei suoi risultati tra didattica e ricerca. Caratteristica deldiritto di stampa, in tale logica, la discrezionalità e l’eccezionalità. La prospettiva dicontribuire, così facendo, alla formazione di élites intellettuali. Sulla scia di questatradizione, e sul presupposto che anche l’università di oggi, per quanto variamenteriformata e aperta ad un’utenza di massa, sia pur sempre un luogo di ricerca,nasce questa collana Diritto di stampa. Sul presupposto, cioè, che la pubblicitàdei risultati migliori della didattica universitaria sia essa stessa parte organica emomento procedurale dello studio, dell’indagine: e che pertanto, ferme restandola responsabilità della scelta e la garanzia della qualità del prodotto editoriale, ildiritto di stampa debba essere esteso piuttosto che ridotto. Esteso, nel segno di unelevamento del potenziale euristico e della capacità critica del maggior numeropossibile di studenti. Un diritto di stampa, che però comporta precisi doveri per lastampa: il dovere di una selezione “mirata” del materiale didattico e scientifico adisposizione; il dovere di una cura redazionale e di un aggiornamento bibliograficoulteriori; il dovere della collegialità ed insieme dell’individuazione dei limiti e dellepossibilità dell’indagine: limiti e possibilità di contenuto, di ipotesi, di strumenti,di obiettivi scientifici e didattici, di interdisciplinarità. Un diritto di stampa, checioè collabori francamente, in qualche modo, ad una riflessione sulle peculiaritàistituzionali odierne del lavoro accademico e dei suoi esiti.

Questa Collana, dunque, prova a restituire l’immagine in movimento di unlaboratorio universitario di studenti e docenti. E l’idea che alcuni dei risultati piùapprezzabili, come le tesi di laurea prescelte, possano mettersi nuovamente indiscussione mediante i giudizi e gli stimoli di studiosi competenti.

Premio Luca Coscioni I edizione

Virginia Fattori

Caso Stamina tra emotività e scienza

Analisi della rappresentazione mediatica dei pazientie dei loro familiari nella trasmissione televisiva Le Iene Show

Presentazione diEnrica Amaturo e Emilia D’Antuono

Prefazione diMaria Antonietta Farina Coscioni

Aracne editrice

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Copyright © MMXVIGioacchino Onorati editore S.r.l. – unipersonale

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via Sotto le mura, Canterano (RM)

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Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: settembre

Indice

Presentazione

Prefazione

Introduzione

Capitolo IL’evoluzione della divulgazione scientifica: rapporto tra scienza,media e pubblico

.. Origini del campo scientifico moderno e clima culturale, – .. Dal-la Divulgazione alla Comunicazione Scientifica, – .. Fare scienza nelWeb ., – .. La questione etica nella comunicazione scientifica, .

Capitolo IILa scienza biomedica e i media

.. Chi è e cosa fa il giornalista scientifico, – .. Come progettare lacomunicazione medico–scientifica, – .. Quale media scegliere pertrattare una notizia scientifica, – ... Salute e nuovi media, – .. Glieffetti di una cattiva comunicazione scientifica, .

Capitolo IIIIl Caso Stamina

.. La storia, – .. Il Metodo, – .. Le Iene Show, – .. Ildecreto legge n. del marzo , – .. Le reazioni della Comunitàscientifica, – .. Il brevetto e il plagio, – .. La sperimentazione, – .. La giustizia, .

Capitolo IVBiologia delle cellule staminali

.. Le cellule staminali, – .. Potenzialità delle cellule staminalimesenchimali, – .. Potenziali utilizzi clinici delle cellule staminalimesenchimali, .

Indice

Capitolo VAnalisi della rappresentazione mediatica della vicenda Staminanella trasmissione Le Iene Show

.. La ricerca qualitativa, – ... Metodi d’indagine, – ... Ri-sultati, – .. Le prospettive del caso: scientifica, dei pazienti e deiloro familiari, bioetica, – ... La posizione degli scienziati. . . , –... La posizione dei pazienti e dei loro genitori, – ... La prospettivabioetica, – .. Discussione dei risultati, .

Conclusioni

Bibliografia

Sitografia

Ringraziamenti

Presentazione∗

di E A e E D’A

È con particolare interesse e convinta partecipazione che abbiamocollaborato con l’Istituto Luca Coscioni per la prima edizione delpremio destinato a giovani studiosi, che si sono confrontati con letematiche complesse e attualissime della comunicazione pubblicadella scienza.

L’occasione è stata sicuramente di grande rilievo per moltepliciragioni.

Innanzitutto questo importante evento nasce in nome di una perso-na che ha reso la malattia, che ha attraversato la sua vita, una tragediaa scena aperta popolata di figure sublimi e di comparse, un luogo divisibilità della vulnerabilità come tratto identificante la comune condi-zione umana. Luca ha avuto in proprio, e ha attivato in altri, il coraggiodi far coincidere il suo privato con un pubblico punto di partenza perl’affermazione della libertà di ricerca scientifica e di cura. L’impegnodi Luca, così carico di sensi e valori, prosegue oggi grazie all’Istitutopresieduto da Maria Antonietta Farina Coscioni, coprotagonista di unavicenda che continua a incidere sul nostro presente, convocando tuttia un’attenzione partecipe verso questioni che chiamano in causa, sulpiano etico, bioetico e di cittadinanza, fragilità e giustizia insieme.

In secondo luogo siamo state liete di prestare attenzione e aggiudi-care riconoscimento ai lavori di giovani studiosi che attraversano, confiducia nello studio e nell’impegno, questo tempo di insicurezza che

∗ Componenti della Commissione scientifica esaminatrice del Premio Luca Coscioni:Prof.ssa Enrica Amaturo (Direttrice Dipartimento di Scienze sociali, Ordinario di Sociolo-gia, Università di Napoli “Federico II”), Prof. Roberto Caminiti (Ordinario di Fisiologia,Sapienza – Università di Roma), Prof.ssa Emilia D’Antuono (Ordinario di Filosofia morale,Università di Napoli “Federico II”), Prof.ssa Carla Rossi (Consiglio Italiano delle ScienzeSociali, Ordinario di Statistica medica, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”), Dott.Marco Cerrone (Sociologo della Comunicazione), Dott. Valter Vecellio (Vice-caporedattoredel Tg), Gianni Betto (Centro di Ascolto dell’Informazione Radiotelevisiva).

Presentazione

spesso li vede costretti a fughe verso un altrove con meno incognite emaggiori prospettive di realizzazione del diritto all’esistenza.

Il tema della comunicazione pubblica della scienza, a cui l’Istitu-to Coscioni ha rivolto quest’anno la sua attenzione con la creazionedel premio, è un aspetto imprescindibile del dibattito nazionale einternazionale, che vede un serrato confronto tra i modelli di parte-cipazione alla società della conoscenza e le forme di coinvolgimentoattivo della comunità scientifica, dei pazienti, dei cittadini tutti, oltreche dei decisori politici. La finalità di accrescere a livello mondialela consapevolezza della libertà di ricerca come valore irrinunciabileresta obiettivo prioritario al quale dedicare ancora, e instancabilmente,energie intellettuali e impegno civile.

Il nostro auspicio è che la bioetica, nel suo essere punto di in-tersezione di discipline vigili intorno alle questioni della vita, dellavulnerabilità e della giustizia, in un orizzonte sgombro da ipotecheideologiche, agisca in tutta la sua ampiezza per consolidare dialo-go, riflessione e studio sui rapporti tra scienza e politica, mondodell’informazione e opinione pubblica.

Per entrare nel merito dei lavori qui pubblicati, osserviamo che,pur nelle loro peculiarità, tutti e tre accolgono l’eredità lasciata daLuca Coscioni, che vogliamo evocare sinteticamente con le sue stesseparole: «Le nostre esistenze hanno bisogno di libertà e di ricercascientifica».

Simona Ricca ha approfondito la relazione tra politica, comunica-zione e democrazia nell’era digitale in un testo che si muove tra storia,letteratura e modelli di comunicazione della scienza, guardando speci-ficamente all’informazione medico-scientifica in ambito televisivo eall’eco suscitata da tre clamorosi casi italiani: il caso Bonifacio, quelloDi Bella e la recente e sconcertante vicenda Stamina. Proprio quest’ul-tima è oggetto della riflessione di Virginia Fattori, che, soffermandosisui problemi etici e sulle tecniche di comunicazione, mette a fuocoil ruolo del mediatore scientifico e della modalità progettuale dellacomunicazione scientifica, presentando alcune linee prospettiche peril rinnovarsi di strategie e azioni comunicative.

Il lavoro di Davide Pistorio, infine, osserva il cambiamento delpaesaggio della pratica clinica, delle informazioni e dell’assistenzasanitaria attraverso le nuove opportunità create da internet e dal web,ponendo attenzione al fenomeno dell’e-Health, la pratica della salute

Presentazione

attraverso il supporto di strumenti informatici che delinea nuovi divari,nuove dipendenze, nuove competenze richieste agli e-pazienti.

Da tutti e tre i lavori emerge con forza l’esigenza di riservare mag-giore attenzione e cura al delicato rapporto tra scienza, tecnologiae opinione pubblica in Italia, nella convinzione che non possano es-servi vera democrazia e vera cittadinanza senza il coinvolgimentodei cittadini in un dibattito aperto e consapevolmente informato conricercatori e policy makers.

Prefazione

di M A F C∗

Due storie. La prima, Francesco Marchetti: è uno studioso, un ri-cercatore che si occupa di tossicologia genetica. Detiene un primatoMarchetti: nel ha anni, è negli Stati Uniti per fare ricerca dopola laurea in biologia. Il primato è di essere il primo italiano a fare unacquisto su un sito italiano di e-commerce. La racconta così: «Venni asapere che IBS stava per aprire. Mi segnai il giorno, e a mezzanotte eun minuto, per me erano le quattro del pomeriggio, comprai un paiodi libri. . . ».

Dopo il periodo californiano, Marchetti nel si trasferisce inCanada, ad Ottawa: «Mi ha chiamato il ministero della Sanità canade-se». Mai pensato di tornare in Italia, e fare ricerca nel nostro paese?«Feci un concorso all’ENEA, attorno al ; arrivai terzo. Assunseroi primi due. . . Non ne ho mai fatto un dramma. Sono stato bene in Ca-lifornia e mi trovo bene a Ottawa. Non ho in programma di rientrare.Dal punto di vista professionale qui ho avuto i miei riconoscimenti. Epoi, se mi serve qualcosa dall’Italia, qualsiasi essa sia, la posso ordinareonline».

La seconda storia: Roberta D’Alessandro, abruzzese di anni,laureata all’Aquila, dottorato in Germania, direttrice del Dipartimentodi Lingua e Cultura Italiana di Leiden in Olanda è tra i trenta ricercatori(su ) che vince i fondi messi a disposizione dal bando europeoErc Consolidator. Il ministro dell’Istruzione, dell’Università e dellaRicerca Stefania Giannini si affretta in congratulazioni e complimenti,e scoppia la polemica. Puntualizza a muso duro D’Alessandro: «Nonfaccio parte della ricerca italiana, e non per mia volontà. Dall’Italiasono stata cacciata, ai concorsi non vincevo mai, e mi arrivavano soloper interposta persona i complimenti della commissione; e io, che mene faccio?».∗ Presidente dell’Istituto Luca Coscioni.

Prefazione

Ecco il perché di quel perentorio post: «Ministra, la prego di nonvantarsi dei miei risultati», che in poche ore viene condiviso migliaiadi volte e raccoglie solo commenti positivi.

«Un’altra ottima notizia per la ricerca italiana. Siamo al terzo po-sto in Europa, insieme alla Francia, primi per numero di ricercatricidonne», aveva postato Giannini. «Scrivere questo è maleducato e arro-gante nei confronti dei paesi che ci hanno davvero dato la possibilità difare ricerca. Paesi in cui ci trattano bene, ci hanno dato i posti miglio-ri, hanno riconosciuto i nostri meriti e li hanno valorizzati. Quantosiamo bravi, dice il ministro? No, quanto è brava l’Olanda». SempreD’Alessandro: «Mi hanno scritto in migliaia, tra colleghi in Italia eall’estero, dicendo che è ora di fare qualcosa. C’è tanto malcontento».In Olanda da nove anni, manca dall’Italia da sedici. Prova a rientrare,dopo il dottorato; tenta vari concorsi, ma alla fine quello che porta acasa sono sempre e solo i complimenti della commissione. All’iniziova negli Stati Uniti, per mantenersi lavora di giorno per Microsoft,di notte per Google. Vince un grant per Cambridge, dove rimanedal al . Un’esperienza in Canada, poi l’approdo in Olanda:diventa professore ordinario a anni. Ora dirige il Dipartimento diItalianistica. Nostalgie, rimpianti? «Qui sto benissimo, ho studenticapaci e colleghi seri, sono stata molto fortunata. Certo, non sono acasa. Quando ho fatto alcuni concorsi in Italia non hanno neanchepreso in considerazione il mio lavoro all’estero perché per loro nonera quantificabile. Oltre al danno la beffa. Cara Italia, vorrei vivere acasa, ma mi hai cacciata tu».

Se ne possono citare tantissime, di storie analoghe: di Italia “matri-gna” che non sa (e forse non vuole) valorizzare i suoi figli migliori,li “caccia”, rinuncia al loro sapere, che in altri Paesi invece ha modo,compiutamente, si esprimersi e valorizzarsi. Non c’è nulla di male,come qualcuno obietta, che i nostri giovani vadano all’estero, le loroesperienze si ibridino con quelle di altri loro colleghi. Il problemanon è che si vada a fare ricerca negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, inCanada, in altri paesi; il problema è che al contrario di Stati Uniti, GranBretagna, Canada, in altri paesi, la ricerca in Italia viene ostacolata, nonsi “attrae”. Il ricercatore non torna e non arricchisce il nostro Paese ela nostra comunità con il “sapere” che ha acquisito.

Storia antica. Storia che sembra non insegnare granché. La storiaitaliana si intreccia con quelle di scienziati, di ricercatori, di intellet-

Prefazione

tuali cui dobbiamo molto: personalità che hanno coniugato “sapere”,coraggio della conoscenza, della ricerca e della sperimentazione, conimpegno laico e civile. Qui si possono fare due nomi: Adriano BuzzatiTraverso e Felice Ippolito.

Ippolito: tra il e il è segretario del Comitato Nazionaleper l’Energia Nucleare (CNEN), ma anche, nel , tra i fondatoridel Partito Radicale. Ippolito frequenta attivamente i convegni degli“Amici del Mondo”, ne parla Marco Pannella nel corso di un interventodel agosto , in occasione del dibattito per la fiducia del IIIgoverno Andreotti: «Quale avvenire ha un Paese nel quale i due volaninecessari per lo sviluppo dell’economia sono ormai inesistenti, senon a livelli di piani astratti? È accaduto per caso che nel Ippolitofosse fatto fuori nel momento in cui, a livello di politica energetica,si tentava di dare all’Italia un minimo di autonomia? Senza di questoun Paese, un mercato, non ha autonomia». È un caso, si domandaPannella, che Ippolito «sia stato fatto fuori con i finanziamenti dell’ENIdi Eugenio Cefis, che la sinistra, invece, riteneva progressista?».

Ippolito, viene arrestato e condannato in seguito alle accuse mossedal settimanale di destra “Lo Specchio”; che beneficiava di abbondantifinanziamenti da parte dell’AGIP (gruppo ENI). Gli studi, le ricerchein campo atomico davano fastidio ai petrolieri; dunque, Ippolito lo sitoglie di mezzo; e con lui il professor Domenico Marotta, personag-gio su cui conviene spendere qualche parola: considerato l’inventoredell’Istituto Superiore di Sanità, lo dirige e guida per anni; a giu-dizio unanime una gestione eccellente: in breve tempo risolleva ilprestigio dell’istituto, e ne garantisce la modernizzazione. Dà unostraordinario impulso alla ricerca, anche grazie a lui viene lanciato ilcosiddetto “piano Missiroli” col quale si sconfigge la malaria; a lui sideve la creazione del Centro Internazionale di Chimica e di Biologia.Un “fare” che per forza di cose crea malumori e invidie. Nel , perpresunte irregolarità di gestione amministrativa, si trova al centro didue inchieste: amministrativa prima; della magistratura poi. Nell’a-prile del un ottantenne Marotta, ormai in pensione, è arrestato;il processo si svolge in parallelo a quello che vede imputato Ippolito.In primo grado la condanna è a sei anni, in appello assoluzione piena.“Nature” definisce l’“affaire” «una incomprensibile vendetta politica».

In questo Pantheon, non può mancare Adriano Buzzati Traverso,una delle glorie della nostra scienza e ricerca, una delle personalità

Prefazione

scientifiche più rilevanti del Novecento. Con Cavalli Sforza elaborauna teoria fisico-biologica della radiogenetica, di cui è uno dei padrifondatori. Nel fonda il Laboratorio Internazionale di Geneticae Biofisica a Napoli. Trasferitosi a Parigi, all’Unesco, come direttorescientifico, si dedica al problema demografico e alla questione nuclea-re. Negli anni Cinquanta è attivo nell’Associazione per la Libertà dellaCultura di Ignazio Silone e Nicola Chiaromonte; relatore, assieme aDaniele Bovet, Giancarlo Arnao, Luigi Cancrini, nei primi convegniorganizzati con Stampa Alternativa per la depenalizzazione e la lega-lizzazione delle droghe; nel è candidato nelle liste radicali. Nelmotivare la candidatura sottolinea la necessità di un rientro “dolce”,per porre un limite e un freno al “crescete e moltiplicatevi”, una del-le priorità cui si sarebbe dovuta dedicare una politica riformatrice edi “governo” degli eventi; ed esorta a «utilizzare le nostre fantasie ecercare di immaginare un’Italia più pulita sul piano fisico e su quellomorale, nella quale tutti potremo vivere meglio di oggi».

Ecco il filo, le “radici” che portano a Luca Coscioni. Il cui percorsoautonomo, di consapevolezza e impegno, di conoscenza e determina-zione non poteva che confluire e sfociare là, dove è confluito e sfociato.Inevitabilmente, “naturalmente”.

Quando, dieci anni fa, Marco Pannella singhiozzando comunicaattraverso “Radio Radicale” che Luca è morto, dice: «Luca fu censu-rato, ci ha lasciato la forza di combattere. Luca era un leader perchéera in prima linea. Era in prima linea ed è caduto. Direi che è statoammazzato anche dalla qualità di questo paese, della sua oligarchia,che lo corrompe e lo distrugge».

La domanda: che cosa ha fatto, e soprattutto: che cosa non ha fattoquesto paese per Luca Coscioni? Non è inutile ricordare che Luca èstato continuamente censurato, non gli è stato permesso di intervenirenella vita politica italiana. . . Continui rifiuti che sembravano renderlopiù forte. . . Occorre ricordare che aveva deciso di fare da cavia, aTorino sperimenta l’autotrapianto di cellule staminali mesenchimali;e mette tutto se stesso per la lotta di libertà di cura attiva e passiva eper la ricerca scientifica.

C’è tutto questo patrimonio nella decisione di dare vita all’IstitutoLuca Coscioni. Si tratta di persone che credono nei valori e negli obiet-tivi che erano di Luca; abbiamo voluto creare un “luogo” che consentadi approfondire la ricerca, la riflessione, l’impegno culturale, civile e

Prefazione

politico incarnati emblematicamente dalla vita di Luca, per allargare lesue visioni e i suoi orizzonti. Riteniamo che ci sia necessità urgente diriflettere e dibattere sui reali rapporti tra scienza e potere, democrazia,partecipazione pubblica e mondo dell’informazione. Tra gli obiettiviche ci poniamo, favorire la semplificazione nell’accesso alle informa-zioni di carattere scientifico, al fine di accrescere la consapevolezza delcittadino sui risvolti sociali della ricerca scientifica.

A partire da questo, ho voluto lanciare per la prima volta, nel ,il “Premio Luca Coscioni”, in occasione del nono anniversario dellamorte di Luca; l’Istituto Luca Coscioni ha bandito il concorso perl’assegnazione di tre premi, del valore di C . ciascuno, ad unatesi di Laurea o di Dottorato inerente al tema «La comunicazionepubblica della scienza: come assicurare una corretta informazione econoscenza scientifica».

In sintonia con le finalità statutarie dell’Istituto, l’obiettivo è favorirela riflessione, lo studio e il dibattito sui reali rapporti tra scienza,politica, mondo dell’informazione e opinione pubblica.

Non è stato facile assegnare i tre premi, che tanti sono i lavorigiunti alla giuria selezionatrice, e di qualità. Motivo di conforto, laquestione è sentita, si avverte una consapevolezza di quanto sianoquestioni importanti e urgenti; un contravveleno ai tanti ostacoli eboicottaggi chevengono frapposti alla ricerca scientifica e alla sualibertà, che ci sprona a proseguire su questa strada e intensificare glisforzi. La dimostrazione che non siamo soli, e anzi, più numerosi,probabilmente, di quanto si possa credere.

Introduzione

Questo mio lavoro di analisi parte dal presupposto che la scienza nonsia un sistema statico, bensì un fenomeno in continua evoluzione, in-fluenzato dal contesto storico e sociale in cui prende forma. In questoambito la comunicazione medico scientifica diviene parte integrantedella relazione tra sistema sociale e scientifico, subendo numerosicambiamenti dovuti sia all’evoluzione continua della scienza e siaal progresso che hanno avuto gli strumenti comunicativi nel corsodegli anni. I professionisti che si occupano della composizione e dellatrasmissione del messaggio, in questo caso i giornalisti che trattanotemi legati alla salute, agendo a favore della collettività avrebbero ildovere di acquisire le conoscenze e le competenze specifiche per unadivulgazione corretta delle informazioni. Ma oltre alle istruzioni deon-tologiche che caratterizzano la loro professione, il divulgatore scienti-fico tiene conto anche delle responsabilità etiche del proprio operato?E cosa potrebbe accadere alla comunicazione medico–scientifica sel’etica fosse messa da parte? Questi sono solamente alcuni degli in-terrogativi che mi hanno spinto ad affrontare il presente elaborato,domande alle quali ho cercato, attraverso un’analisi approfondita nelcorso dello scritto, di dare risposta.

Ci troviamo in un’epoca comunicativa in cui le grandi narrazioni equindi le grandi ideologie, sono soggette ad una crisi di legittimazione,favorita in alcuni casi anche dalla capacità pungente dei media, chefanno emergere molteplici punti di vista i quali non spiegano piùin modo assoluto l’accaduto, ma forniscono una rappresentazioneparziale e presente di una sola realtà, a volte priva di un’assunzione diresponsabilità morale.

In realtà, la comunicazione medico–scientifica dovrebbe rispettaredeterminate regole etiche, veicolando il messaggio in modo chiaro,semplice e corretto, accantonando totalmente il tono sensazionalisticoe caotico delle vicende. Troppo spesso, infatti, accade che una notizialegata alla scienza, ma ancor di più alla salute, venga modificata o

Introduzione

amplificata creando convinzioni deformate e allarmismi inutili. Diconseguenza, gli esperti di comunicazione, dovrebbero riflettere suipossibili effetti che potrebbero comportare sulla percezione pubblicadella notizia, quando rappresentano un evento in modo scorretto.

Proprio per sottolineare quanto nella società odierna sia importantedivulgare una corretta informazione e, di conseguenza, rispettare iprincipi etici della responsabilità sociale, ho preso in esame un casomediatico particolarmente rilevante, La (c.d.) vicenda Stamina. Talecaso nasce nel a Torino, quando un esperto in marketing ecomunicazione, Davide Vannoni, inizia a pubblicizzare attraversovolantini e depliant un trattamento medico, capace, a suo dire, diguarire la maggior parte delle malattie finora ritenute incurabili. Essopuò considerarsi un chiaro esempio di come i comunicatori scientificia volte, pur di fare scoop, giungano a conclusioni approssimative eaffrettate, non basandosi su evidenze scientifiche e generando la falsaillusione che una cura misteriosa possa realmente essere miracolosa.

Il fatto che una vicenda come quella di Stamina abbia avuto unforte impatto sul pubblico e sia arrivata a preoccupare anche le Isti-tuzioni è scaturito, secondo il mio modesto parere, dalla denuncialanciata durante la trasmissione Le Iene Show che, attraverso i suoi ser-vizi, finalizzati a sensibilizzare il pubblico su un fatto così delicato edimportante, ha ottenuto un effetto contrario rispetto a quello previsto.Il programma ha infatti coinvolto il grande pubblico televisivo ma,allo stesso tempo, ha attirato l’attenzione delle autorità che, invecedi appoggiare la pratica, l’hanno prima sospesa e poi bloccata perchéritenuta scientificamente inefficace. Nel mio lavoro mi soffermeròproprio su questa vicenda, analizzandone gli aspetti socio–culturali,comunicativi e scientifici.

L’analisi è stata svolta a partire da un quadro generale sulle tappestoriche e sullo sviluppo della comunicazione e della divulgazionemedico–scientifica. Successivamente, mi sono soffermata sui proble-mi etici e sulle tecniche della comunicazione ad essa connesse. Nellospecifico, ho focalizzato la mia attenzione su come si debba sceglie-re e trattare una notizia; quale canale mediatico sarebbe opportunoutilizzare e quali siano gli ostacoli che la comunicazione in questoambito si trova ad affrontare. Verranno inoltre esaminati gli effetti cheuna “buona o cattiva” informazione possa comportare sul pubblico.Un esempio da cui partire, per analizzare concretamente come questi