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1 Riassunti di Diritto Amministrativo ed. 2018 Ultimi aggiornamenti: D.L. 14/2017, conv. in L. 48/2017 in materia di sicurezza delle città. L. 16 marzo 2017, n. 30 per il riordino delle disposizioni legislative in materia di sistema nazionale della protezione civile. D.Lgs. 19 aprile 2017, n. 56, in tema di contrattualistica pubblica. D.Lgs. 16-6-2017, n. 104, sull’attuazione della direttiva 2014/52/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 aprile 2014, concernente la valutazione dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati. D.Lgs. 25 maggio 2017, nn. 74 e 75 in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche. D.Lgs. 16 giugno 2017, n. 100 in materia di società a partecipazione pubblica. D.L. 24 aprile 2017, n. 50 conv. in L. 21 giugno 2017, n. 96 (cd. "manovrina"), che ha rafforzato il ruolo dell’A.N.AC. D.Lgs. 97/2016, disciplina del Freedom of Information Act. D.Lgs. 179/2016, riforma del CAD. D.Lgs. 116/2016, disciplina per la lotta ai «furbetti del cartellino. D.Lgs. 222/2016, decreto SCIA 2 D.Lgs. 127/2016, modifica disciplina in materia di conferenza di servizi. Capitolo 1 La dimensione ultra statale del diritto amministrativo 1. Il diritto amministrativo 2. Le fonti del diritto europeo 3. Gli effetti giuridici dell’Unione europea 4. I rapporti tra diritto europeo e diritto interno: la prevalenza delle norme europee 5. Le Regioni e l’Unione europea Capitolo 2 La funzione amministrativa 1. La nozione di pubblica amministrazione 2. Gli atti politici e gli atti di alta amministrazione Capitolo 3 Le fonti del diritto amministrativo

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Riassunti di Diritto Amministrativo ed. 2018 Ultimi aggiornamenti: D.L. 14/2017, conv. in L. 48/2017 in materia di sicurezza delle città. L. 16 marzo 2017, n. 30 per il riordino delle disposizioni legislative in materia di sistema nazionale della protezione civile. D.Lgs. 19 aprile 2017, n. 56, in tema di contrattualistica pubblica. D.Lgs. 16-6-2017, n. 104, sull’attuazione della direttiva 2014/52/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 aprile 2014, concernente la valutazione dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati. D.Lgs. 25 maggio 2017, nn. 74 e 75 in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche. D.Lgs. 16 giugno 2017, n. 100 in materia di società a partecipazione pubblica. D.L. 24 aprile 2017, n. 50 conv. in L. 21 giugno 2017, n. 96 (cd. "manovrina"), che ha rafforzato il ruolo dell’A.N.AC. D.Lgs. 97/2016, disciplina del Freedom of Information Act. D.Lgs. 179/2016, riforma del CAD. D.Lgs. 116/2016, disciplina per la lotta ai «furbetti del cartellino. D.Lgs. 222/2016, decreto SCIA 2 D.Lgs. 127/2016, modifica disciplina in materia di conferenza di servizi.

Capitolo 1

La dimensione ultra statale del diritto amministrativo 1. Il diritto amministrativo 2. Le fonti del diritto europeo 3. Gli effetti giuridici dell’Unione europea 4. I rapporti tra diritto europeo e diritto interno: la prevalenza delle norme europee 5. Le Regioni e l’Unione europea

Capitolo 2

La funzione amministrativa 1. La nozione di pubblica amministrazione 2. Gli atti politici e gli atti di alta amministrazione

Capitolo 3

Le fonti del diritto amministrativo

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1. Premessa 2. Fonti di rango costituzionale e la Costituzione 3. Le fonti primarie 4. Fonti secondarie in generale

A. Fonti secondarie e atti amministrativi. 5. I regolamenti governativi, ministeriali e i regolamenti degli enti locali 6. Impugnabilità e disapplicazione dei regolamenti. 7. Le ordinanze 8. Gli statuti degli enti pubblici 9. Testi unici e codici 10. La Consuetudine 11. Le norme interne della P.A. e la prassi amministrativa

Capitolo 4

La capacità di agire e la protezione degli incapaci

1. Le situazioni giuridiche soggettive 2. I diritti soggettivi 3. Gli interessi legittimi

3.1 Teoria dell’interesse occasionalmente protetto. 3.2 Teoria processualistica. 3.3 Teoria Normativa. 3.4 Classificazione degli interessi legittimi. Teoria tradizionale. 3.5 Caratteri.

4. Interessi Semplici 5. Interessi di Fatto 6. Interessi collettivi.

6.1 Caratteri interesse collettivo.

6.2 Le azioni di classe (class action).

6.2.1 La class action contro la P.A.

Capitolo 5

Le strutture organizzative della P.A. e gli enti pubblici 1. Principi costituzionali in tema di organizzazione della P.A.

A. Il principio democratico

B. Autonomia e decentramento

C. Il principio di responsabilità

D. Sussidiarietà, differenziazione, adeguatezza e leale collaborazione

E. L’organizzazione degli uffici pubblici

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2. Organizzazione amministrativa 3. Gli enti pubblici 4. Gli enti pubblici autarchici 5. Gli enti pubblici economici 6. Organi e uffici 7. Rapporto organico e rapporto di servizio 8. La prorogatio degli organi 9. Rapporti interorganici

9.1 Gerarchia

9.2 Direzioni

9.3 Coordinamento

9.4 Controllo

10. La competenza di diritto amministrativo 11. Tipi di competenza 12. Il trasferimento dell’esercizio della competenza

Capitolo 6 Il rapporto di lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche 1. Il pubblico impiego 2. L’evoluzione storico-normativa della disciplina del lavoro pubblico. 3. Il sistema delle fonti del pubblico impiego e la contrattazione collettiva 4. Accesso al pubblico impiego ed organizzazione degli uffici 5. La dirigenza pubblica

5.1 Accesso alla dirigenza

6. I doveri del pubblico dipendente e il nuovo codice di comportamento 7. I diritti del lavoratore pubblico 8. La responsabilità dell’impiegato : la responsabilità disciplinare. 9. Lo svolgimento del rapporto di impiego

9.1 La mobilità

A. Mobilità individuale ed obbligatoria

B. La mobilità collettiva

10. L’estinzione del rapporto di impiego

Capitolo 7

L’amministrazione statale 1. Il Governo e i Ministeri 2. I Sottosegretari di Stato 3. I Comitati di Ministri e i Comitati interministeriali 4. Gli organi di rilievo costituzionale

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4.1 Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro.

4.2 Consiglio supremo di difesa.

4.3 Consiglio superiore della Magistratura.

4.4 Il Consiglio di Stato.

4.5 La Corte dei Conti.

4.5.1 Articolazione della struttura.

4.5.2 Funzioni di controllo.

4.5.3 Funzione consultiva.

4.5.4 Funzione giurisdizionale.

5. Le Conferenze permanenti A. La conferenza Stato-Regioni

B. La Conferenza Stato-città ed autonomie locali

C. La Conferenza unificata

6. L’avvocatura dello Stato 7. L’organizzazione periferica dello Stato

7.1 Il prefetto

8. Le autorità amministrative indipendenti

Capitolo 8

Gli enti territoriali 1. L’ordinamento regionale italiano 2. L’autonomia delle Regioni 3. Il sistema di governo regionale

A. Il Consiglio regionale

B. La Giunta regionale

C. Il Presidente della Regione

4. La potestà statutaria e regolamentare degli enti locali 5. Il Comune

A. Organi

B. Funzioni

6. La Provincia A. Nozione e funzioni

B. Organi

7. Il Segretario comunale o provinciale 8. La Città metropolitana

A. Organi

9. Lo status di Roma capitale 10. Le Unioni di Comuni 11. Altre forme associative fra enti locali

(1) La Convenzione.

(2) I Consorzi.

(3) Gli Accordi di programma.

12. La sicurezza urbana

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L’attività della P.A.

Capitolo 9

Concetti generali sulla attività amministrativa

1. L’attività amministrativa 2. Attività amministrativa di diritto pubblico e di diritto privato 3. Discrezionalità amministrativa 4. Legittimità e merito dell’azione amministrativa 5. La discrezionalità tecnica 6. La cd. discrezionalità mista

Capitolo 10

Il procedimento amministrativo

1. Procedimento amministrativo 2. Classificazione dei procedimenti 3. Le fasi del procedimento amministrativo

A. La fase d’iniziativa

B. La fase istruttoria

C. La fase decisoria

D. La fase integrativa dell’efficacia

4. Partecipazione al procedimento e profili di semplificazione dell’azione amministrativa A. Il responsabile del procedimento

B. La partecipazione al procedimento amministrativo e la comunicazione di avvio

C. Il preavviso di rigetto

D. Semplificazione dell’azione amministrativa

5. La conferenza di servizi 6. Il sistema dei controlli

Capitolo 11

Atti e provvedimenti amministrativi

1. L’atto amministrativo 2. Il provvedimento amministrativo 2.1 I caratteri del provvedimento amministrativo

3. Efficacia del provvedimento amministrativo

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4. La coercizione dei provvedimenti amministrativi 5. Gli atti amministrativi che non sono provvedimenti 6. I pareri 7. Gli atti propulsivi

Capitolo 12

Elementi e requisiti degli atti amministrativi. Il silenzio amministrativo

1. L’atto amministrativo 2. Il silenzio amministrativo: il cd. obbligo di provvedere della P.A.

Capitolo 13

I poteri amministrativi 1. Il potere autorizzatorio 2. La segnalazione certificata di inizio attività o Scia. 3. Il silenzio assenso 4. Il potere concessorio 5. Principali categorie di concessioni 6. Figure similari alla concessione

A. La delega

B. Le ammissioni

C. La concessione di costruzione di opere pubbliche

7. Gli ordini 8. Il potere ablatorio

Capitolo 14

Il principio di trasparenza e il diritto di accesso ai documenti amministrativi

1. Il principio di trasparenza 2. Il diritto di accesso come garanzia di imparzialità e trasparenza

2.1 Accesso Civico 3. La tutela del diritto di accesso

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A. Il ricorso giurisdizionale avverso il diniego di ostensione

B. L’accesso in pendenza di giudizio

C. Il ricorso al difensore civico

4. L’accesso civico 5. Gli uffici per le relazioni con il pubblico (URP) 6. La riservatezza e l’accesso

Capitolo 15

La trasparenza digitale 1. Il Codice dell’amministrazione digitale 2. P.A. digitale e diritti dei cittadini e delle imprese 3. Gli strumenti della P.A. digitale 4. La posta elettronica certificata (PEC)

Capitolo 16

Patologia dell’atto amministrativo 1. Patologia e vizi dell’atto amministrativo 2. La nullità 3. L’annullabilità 4. L’incompetenza (tratto “Insegnamento di diritto amministrativo lezione II

L’organizzazione della P.A. – Prof.ssa Ivana Musio – Unipegaso) 4.1 L’eccesso di potere

4.1.1 Differenza tra eccesso di potere e vizio di merito.

4.1.2 Differenza tra eccesso di potere ed incompetenza

5. Effetti giuridici 6. I rimedi contro gli atti illegittimi e inopportuni 7. L’annullamento d’ufficio 8. Autoannullamento (d’ufficio) discrezionale e doveroso 9. Atti annullabili d’ufficio 10. La revoca

10.1 Presupposti della revoca

10.2 Atti irrevocabili

11. L’abrogazione (tratto da “Patologia dell’atto Amministrativo” – prof. Giovanni Sabbato – Università telematica Pegaso)

12. Pronuncia di decadenza 13. Il mero ritiro 14. Convalescenza dell’atto amministrativo

14.1 La convalida

14.2 La ratifica

14.3 Sanatoria

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15. Conservazione dell’atto amministrativo A. Il principio del raggiungimento dello scopo

B. La consolidazione (o inoppugnabilità)

C. L’acquiescenza

D. La conversione

E. La conferma

F. La rettifica

Capitolo 17

L’attività negoziale e consensuale della P.A.

1. L’attività negoziale della P.A.. 2. Classificazione dei contratti della P.A. 3. Regime giuridico e la formazione dei contratti 4. La deliberazione a contrarre 5. Soggetti ammessi a partecipare e presentazione dell’offerta 6. Lo svolgimento della gara

6.1 La scelta del contraente

6.2 L’aggiudicazione della gara

7. La conclusione del contratto 8. Approvazione del contratto 9. La tutela

9.1 Tutela stragiudiziale

9.2 La tutela giurisdizionale

10. I contratti ad oggetto pubblico 11. Contratti accessivi

Capitolo 18

I beni pubblici 1. I beni pubblici

1.2 Distinzioni

2. I beni demaniali 2.1 Classificazione

2.2 Regime giuridico

3. I beni patrimoniali indisponibili 4. Tutela dei beni pubblici 5. I beni patrimoniali disponibili

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Capitolo 19

La proprietà privata e il governo del territorio 1. Il regime amministrativo della proprietà privata 2. Il governo del territorio 3. Pianificazione urbanistica e strumenti urbanistici: il piano regolatore 4. L’edilizia e il regolamento edilizio 5. L’attività edilizia. 6. I titoli edilizi

6.1 Il permesso di costruire

6.2 La segnalazione certificata di inizio attività

Capitolo 20

Il potere ablatorio della P.A. e l’espropriazione 1. Gli atti ablatori

1.1 L’espropriazione per pubblica utilità

2. Gli elementi del rapporto espropriativo 2.1 Le parti

2.2 L’oggetto

2.3 L’indennizzo

3. La retrocessione 4. Acquisto della proprietà a seguito di utilizzazione senza titolo di un bene per scopi di

interesse pubblico 5. Gli atti ablativi di urgente necessità

5.1 Occupazione di urgenza

5.2 La requisizione di urgenza

5.3 Gli ordini di distruzione di beni, provvedimenti similari

6. La confisca e il sequestro

Capitolo 21

I compiti della P.A.: i servizi pubblici

1. Funzioni pubbliche e pubblici servizi 2. La gestione dei servizi pubblici locali 3. Gestione in house 4. Le norme in materia di giurisdizione

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Capitolo 22

La responsabilità della P.A. verso terzi

1. La responsabilità 2. La responsabilità civile della P.A. 3. La responsabilità extracontrattuale della P.A. 4. La responsabilità contrattuale della P.A.

4.1 La responsabilità contrattuale da contratto qualificato

5. La responsabilità precontrattuale della P.A.

Capitolo 23

La responsabilità dei pubblici dipendenti verso la P.A

1. La responsabilità nei confronti della P.A. 2. L’illecito amministrativo

Capitolo 24

Principi generali sulla giustizia amministrativa

1. La giustizia amministrativa 2. Il Codice del processo amministrativo 3. L’attività correttiva del legislatore e le novità del 2014 4. Il riparto della giurisdizione tra giudice ordinario e giudice amministrativo 5. Il difetto di giurisdizione del giudice amministrativo (T.A.R.) adito

Capitolo 25

Tutela in sede amministrativa

1. I ricorsi amministrativi (VIRGA) 2. Regime dei ricorsi amministrativi 3. Ricorso in opposizione 4. Ricorso gerarchico

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4.1 Presupposti per la proposizione

4.2 Contraddittorio

4.3 Silenzio-rigetto

4.4 Decisione

4.5 Ricorso gerarchico improprio

5. Ricorso straordinario al Presidente della Repubblica 5.1 Caratteri distintivi rispetto al ricorso giurisdizionale

5.2 Atti impugnabili 5.3 Trasposizione in sede giurisdizionale 5.4 Termine 5.5 Forma e contenuto 5.6 Procedimento 5.7 Attività sollecitatoria del ricorrente 5.8 Impugnativa della decisione 5.9 Esecuzione della decisione

Capitolo 26

Tutela giurisdizionale ordinaria

1. Ambito della giurisdizione del giudice ordinario 2. I poteri del G.O. in ordine all’atto amministrativo 3. Il criterio della causa petendi 4. Le azioni ammissibili nei confronti della P.A. innanzi al G.O.

4.1 In generale

4.2 Azioni dichiarative

4.3 Azioni costitutive

4.4 Azioni risarcitorie ed azioni reintegratorie

4.5 Azioni possessorie 5. L’esecuzione forzata nei confronti della P.A.

Capitolo 27

Tutela giurisdizionale amministrativa

1. La tutela giurisdizionale amministrativa 1.1 Il sistema della doppia giurisdizione

1.2 L’oggetto della tutela giurisdizionale amministrativa

2. Gli organi della giustizia amministrativa

2.1 I Tribunali Amministrativi Regionali (TAR)

2.2 Il Consiglio di Stato

3. Le tipologie di giurisdizione amministrativa e di giudizio innanzi al G.A. 3.1 Tipologie di giurisdizione del giudice amministrativo

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3.2 Tipologie di giudizio

4. La giurisdizione generale di legittimità 4.1 Casi in cui il G.A. conosce dei diritti soggettivi

5. La giurisdizione esclusiva 6. La giurisdizione di merito 7. Il sistema delle azioni di cognizione esperibili innanzi al G.A. 8. L’azione di annullamento 9. L’azione di condanna ed il risarcimento degli interessi legittimi

9.1 La disciplina dell’azione risarcitoria nel Codice

Capitolo 28

Il processo amministrativo

1. Il processo amministrativo 2. Le parti del giudizio

2.1 La legittimazione

3. La competenza dei TT.AA.RR. 3.1 La competenza territoriale inderogabile

3.2 La competenza funzionale inderogabile

3.3 Rilievo dell’incompetenza e regolamento di competenza

4. L’istaurazione del giudizio ed il thema decidendum 5. Costituzione delle parti in giudizio

5.1 Il ricorso incidentale

5.2 L’intervento in giudizio

6. Lo svolgimento del giudizio 7. La tutela cautelare 8. L’attività istruttoria 9. La decisione del ricorso 10. Il giudizio di ottemperanza 11. Le impugnazioni

11.1 L’appello

11.2 Revocazione

11.3 L’opposizione di terzo

11.4 Ricorso per Cassazione

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Capitolo 1 | La dimensione ultrastatale del

diritto amministrativo

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1. Il diritto amministrativo

Il diritto amministrativo è un ramo del diritto pubblico e definisce un complesso di norme che regolano l’organizzazione della pubblica amministrazione nonché i mezzi e le forme con cui essa persegue i suoi fini. Dunque il diritto amministrativo regola l’attività amministrativa fra Stato e enti pubblici per la realizzazione degli interessi pubblici. Il diritto amministrativo è: Diritto pubblico interno perché deriva dalla volontà dello Stato e regola rapporti in cui uno dei soggetti è necessariamente lo Stato Diritto autonomo perché ha dei propri principi e regole diverse da quelle di altre branche del diritto;

Diritto comune in quanto si rivolge a tutti i soggetti appartenenti all’ordinamento; Diritto ad oggetto variabile la P.A. persegue fini differenti per ogni epoca storica, inserendo o eliminando settori dalla propria gestione. Diritto amministrativo comunitario (europeo) è quel complesso di regole comuni ai vari diritti amministrativi degli Stati membri istituite da fonti dell’Unione (integrazione tra ordinamento comunitario e ordinamento nazionale); L’attuazione del diritto europeo, può avvenire secondo 2 modalità:

- Tramite atti di diritto derivato che svolgono direttamente la funzione esecutiva - Mediante l’attività collaborativa delle istituzioni nazionali

Proprio perché nella seconda ipotesi è l’Unione che fa fare, anziché fare direttamente, tale sistema ha dato vita ad un sistema amministrativo di tipo composto c.d. coamministrazione. 2. Le fonti del diritto europeo Il diritto comunitario si distingue in:

- Diritto europeo Originario: comprende i Trattati dell’Unione, a partire da quelli

istitutivi delle Comunità europee, nonché gli atti successivi che ne hanno operato una

modifica o li hanno completati.

A questi atti, che vanno a formare, insieme al diritto europeo derivato, il diritto europeo

scritto, che costituiscono il diritto europeo non scritto;

- Derivato: insieme di norme giuridiche emanate dagli organi comunitari per la realizzazione degli obiettivi definiti dai trattati (fonte di secondo grado). Esso comprende i Trattati: i cd. atti tipici, che comprendono regolamenti, direttive,

decisioni e pareri, e i cd atti atipici, quali ad es., atti interni con i quali le istituzioni

regolano il proprio funzionamento, proposte, richieste dichiarazioni etc., che si sono

sviluppati nella prassi.

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Con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona del 1° dicembre 2009 i Trattati in vigore con lo stesso valore giuridico sono:

- Trattato sull’Unione europea TUE; - Trattato sul funzionamento dell’Unione europea TFUE (ex TCE).

Unione europea unico soggetto giuridico di riferimento. 3. Gli atti giuridici dell’Unione europea Gli atti normativi dell’UE si possono distinguere in quelli vincolanti e quelli giuridicamente non vincolanti. Gli atti normativi vincolanti sono: - Regolamenti sono quegli atti a portata generale, obbligatori in tutti i loro elementi e

direttamente applicabili in ciascuno degli Stati membri. - Direttive vincolanti per lo Stato membro cui sono rivolte per quanto riguarda il

risultato da raggiungere, senza incidere sulla competenza degli organi nazionali in merito alla forma e ai mezzi necessari a raggiungere il risultato.

- Decisioni Il TFUE stabilisce che la decisione è obbligatoria in tutti i suoi elementi. Se designa i destinatari è obbligatoria soltanto nei confronti di questi.

• significa che la decisione può assumere due forme indirizzate a: 1. Destinatari determinati; 2. Destinatari indeterminati.

Atti normativi non vincolanti:

- Raccomandazioni esortazioni verso i destinatari per adottare o cessare un comportamento specifico.

- Pareri L’espressione di un’opinione su una data questione . 4. I rapporti tra diritto europeo e diritto interno: la prevalenza delle norme europee La Corte costituzionale ha risolto il problema fra norme europee direttamente applicabili nell’ordinamento interno e diritto nazionale. La Corte ha riconosciuto alle norme europee maggior valore sulle norme interne contrastanti. La L. 234/2012 si pone l’obiettivo di adeguare l’ordinamento nazionale a quello europeo, attraverso un iter più celere. 5. Le Regioni e l’Unione europea L’art. 117, comma 5, Cost., conferisce un ruolo attivo alle Regioni nel procedimento dell’adozione, e nel recepimento successivamente, degli atti dell’Unione europea. Quindi si osserverà:

- La cd. fase ascendente e cioè quell’iter procedurale che porta all’adozione da parte delle istituzioni dell’U.E. di determinati atti;

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L’autore distingue le norme di azione , la cui violazione comporterebbe la lesione dell’interesse legittimo, dalle norme di relazione la cui violazione determina la lesione del diritto soggettivo. E’ questa una tesi che sacrifica la valenza sostanziale dell’interesse legittimo , attribuendo al titolare esclusivamente un potere di reazione processuale. 3.3 Teoria Normativa.

La più recente dottrina definisce l’interesse legittimo come la posizione di vantaggio riconosciuta ad un soggetto dall’ordinamento in ordine ad un bene oggetto di potere amm.vo e consistente nell’attribuzione al medesimo soggetto di poteri atti ad influire sul corretto esercizio dell’azione amm.va , in modo da rendere possibile la realizzazione dell’interesse al bene. 3.4 Classificazione degli interessi legittimi. Teoria tradizionale

Alla dottrina tradizionale risale la distinzione tra interessi occasionalmente protetti e diritti affievoliti. Tale classificazione , alla quale si deve il merito di aver impostato il discorso della degradazione , appare oggi inesatta. Poiché il fenomeno della degradazione riguarda tutti i diritti soggettivi e che inerisce ad una situazione di coesistenza tra diritti soggettivi e interessi legittimi, si è preferito distinguere tra interessi legittimi pretensivi ed interessi legittimi oppositivi, in base al tipo di interesse materiale protetto. Gli interessi legittimi pretensivi si sostanziano in una pretesa ad un dato comportamento della P.A. Mentre gli interessi oppositivi legittimano l’interessato ad opporsi a provvedimenti potenzialmente pregiudizievoli della sfera giuridica del destinatario, atteggiandosi come diritti assoluti. Una diversa dottrina (GIANNINI) seguita dalla giurisprudenza, ha ulteriormente distinto gli interessi legittimi in interessi procedimentali e interessi sostanziali. 3.5 Caratteri

Da quanto detto si evince che perché un interesse materiale possa assurgere a rango di interesse legittimo occorrono due elementi :

1) la differenziazione : cioè la soggettivizzazione rispetto al singolo ( c.d.

individualizzazione dell’interesse , che sorge dalla posizione legittimante). L’interesse deve risultare differenziato rispetto alla posizione comune degli altri amministrati. Appare intuitiva la diversa posizione e , quindi , la pretesa alla legittimità di una procedura concorsuale riconosciuta solo a colui che abbia partecipato ad un concorso e non a chi non ha invece preso parte ad esso.

2) La qualificazione : cioè che esso sia previsto e preso in considerazione (sia pure mediatamente in occasione della tutela diretta di un interesse pubblico) dall’ordinamento giuridico.

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Sull’impianto normativo sopra descritto, infine, hanno profondamente inciso: - L. 135/2012, cd. spending review, che ha recato una serie di tagli strutturali rivolti a

migliorare la produttività delle diverse articolazioni della pubblica amministrazione; - L. 125/2013, cd. decreto salva precari, al fine di stabilizzare il personale della P.A.; - L 114/2014, cd. riforma Renzi-Madia, per quanto concerne la riduzione dei costi,

semplificazione amministrativa e contrasto ai fenomeni di malaffare negli uffici pubblici.

- I Decreti legislativi nn. 74 e 75 del 2017. L'obiettivo dei dei succitati decreti legislativi, è quello di ottimizzare la produttività del lavoro pubblico e garantire l’efficienza e la trasparenza delle pubbliche amministrazioni. Difatti, sono stati introdotti:

1) meccanismi di riconoscimento del merito e della premialità, 2) norme per la razionalizzazione e integrazione dei sistemi di valutazione, 3) la riduzione degli adempimenti in materia di programmazione e di coordinamento

della disciplina in materia di valutazione e controlli interni. 3. Il sistema delle fonti del pubblico impiego e la contrattazione collettiva I rapporti di lavoro dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche sono disciplinati dal codice civile e dalle leggi sui rapporti di lavoro subordinato nell’impresa, fatte salve le diverse disposizioni contenute nel D.Lgs. 165/2001 (T.U. sul pubblico impiego). La contrattazione collettiva disciplina, in coerenza con il settore privato, la struttura contrattuale, i rapporti tra i diversi livelli e la durata dei contratti collettivi nazionali ed integrativi. L’Aran ha la rappresentanza legale delle pubbliche amministrazioni. Esercita, quindi, a livello nazionale ogni attività alle relazioni sindacali, alla negoziazione dei contratti collettivi ecc... A rappresentare i lavoratori, invece, sono le organizzazioni sindacali che abbiano nel comparto una rappresentatività non inferiore al 5%, considerando, a tal fine, la media tra il dato associativo ed il dato elettorale. 4. Accesso al pubblico impiego ed organizzazione degli uffici L’art. 97 della Costituzione prevede che agli impieghi pubblici si accede mediante concorso, salvi i casi stabiliti dalla legge. RATIO: imparzialità ed efficienza all’azione amministrativa, in quanto il meccanismo concorsuale dovrebbe garantire la selezione di personale qualificato. L’assunzione nelle pubbliche amministrazioni avviene:

- Tramite procedura selettive volte all’accertamento della professionalità richiesta; - Mediante avviamento degli iscritti nelle liste di collocamento, per le qualifiche e i

profili per i quali è richiesto il solo requisito della scuola dell’obbligo.

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Riferisce direttamente alle Camere sul risultato del riscontro eseguito. Ex art. 103 la Corte dei Conti ha giurisdizione nelle materie di contabilità pubblica e nelle altre specificate dalla Legge. 4.5.1 Articolazione della struttura.

In via di sintesi si può dire che la struttura della Corte si articola in: • una sezione centrale di controllo di legittimità su atti del Governo e delle

amministrazioni dello Stato; • una sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato; • una sezione delle autonomie esercitanti i controlli finanziari e le analisi

comparative sull’andamento della gestione degli enti locali; • una sezione di controllo per gli affari comunitari ed internazionali; • tre sezioni giurisdizionali centrali; • sezioni giurisdizionali regionali, istituite in tutte le Regioni nonché nelle Province

autonome di Trento e di Bolzano.

La Corte dei Conti si riunisce a Sezioni unite, in sede consultiva e di controllo, con competenza a decidere sui conflitti di competenza. Il Presidente della Corte dei conti viene nominato con decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, tra i magistrati della stessa Corte che abbiano effettivamente esercitato per almeno 3 anni funzioni direttive o equivalenti presso organi costituzionali nazionali. 4.5.2 Funzioni di controllo.

Il controllo consiste in un esame, da parte in genere di un apposito organo, di atti e di attività imputabili ad un altro organo controllato. La Corte dei Conti esercita il controllo attraverso il meccanismo della registrazione e del visto. In particolare la Corte svolge i seguenti controlli:

a) un controllo preventivo di legittimità sugli atti; b) un controllo preventivo sugli atti che il presidente del Consiglio dei ministri richieda

di sottoporre temporaneamente a controllo o che la Corte decida di assoggettare a controllo;

c) un controllo successivo sui titoli di spesa relativi al costo del personale, sui contratti e sui relativi atti di esecuzione, in materia di sistemi informativi automatizzati, sugli atti di liquidazione dei trattamenti di quiescenza dei pubblici dipendenti;

d) un controllo successivo sugli atti di "notevole rilievo finanziario individuati per categorie ed amministrazioni statali";

e) un controllo sulla gestione finanziaria degli enti a cui io Stato contribuisce in via ordinaria;

f) un controllo sulla gestione degli enti locali effettuato dalla sezione delle autonomie, che si conclude con un referto al Parlamento.

g) un controllo successivo sulla gestione del bilancio e del patrimonio delle amministrazioni pubbliche, nonché sulla gestione fuori bilancio e sui fondi di provenienza comunitaria.

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Roma Capitale è un ente territoriale speciale, dotato di particolare autonomia, istituito il 3 ottobre 2010, che amministra il territorio comunale della città di Roma. Nasce in seguito alla riforma del titolo V parte II della Costituzione italiana del 2001, garantendo alla città una maggiore autonomia nella gestione del proprio territorio. La norma attuativa è del 2009. Roma Capitale dispone di tutte le funzioni amministrative appartenute al comune di Roma e anche delle seguenti:

• valorizzazione dei beni storici, artistici, ambientali e fluviali; • sviluppo economico e sociale della città di Roma, con particolare riferimento al

settore produttivo e turistico; • sviluppo urbano e pianificazione territoriale; • edilizia pubblica e privata; • organizzazione e funzionamento dei servizi urbani e di collegamento con i comuni

limitrofi, con particolare riferimento al trasporto pubblico e alla mobilità; • protezione civile, in collaborazione con la presidenza del Consiglio dei ministri e la

Regione Lazio; • ulteriori funzioni possono essere delegate dallo Stato italiano e dalla Regione Lazio,

ai sensi dell'art. 118, secondo comma, della Costituzione italiana. 10. Le Unioni di Comuni L’Unione di Comuni è un ente locale costituito da due o più Comuni finalizzato all’esercizio associato di funzioni e servizi. Ogni Comune può fare parte di una sola Unione di Comuni. L’Unione ha potestà statutaria e regolamentare e ad essa si applicano i principi previsti per l’ordinamento dei Comuni. Sono organi dell’Unione:

− Il Presidente scelto tra i Sindaci dei Comuni associati; − La Giunta i cui membri sono scelti tra gli assessori dei Comuni associati; − Il Consiglio composto da un numero di consiglieri stabilito dallo statuto, eletti dai

singoli Consigli dei Comuni associati tra i propri componenti di ogni Comune. Tutte le cariche ricoperte presso l’Unione sono a titolo gratuito. 11. Altre forme associative fra enti locali Per il perseguimento dei propri fini istituzionali gli enti locali possono ricorrere ad alcuni modelli convenzionali di associazionismo. Oltre alle Unioni di Comuni già analizzate, sono previste dalla Legge ulteriori forme associative:

(1) La Convenzione.

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Laddove le osservazioni non vengano accolte ne va data ragione nel provvedimento

finale. La disciplina del preavviso di rigetto non si applica nei confronti delle procedure concorsuali e dei procedimenti in materia previdenziale e assistenziale, sorti a seguito di istanza di parte e gestiti dagli enti previdenziali. D. Semplificazione dell’azione amministrativa

Il principio di semplificazione è un principio fondamentale dell’azione amministrativa così come stabilito dalla Corte Cost., con sentenza 164/2012. La L. 241/1990 contiene una serie di disposizioni di notevole rilievo, dirette a snellire l’azione amministrativa. In particolare si segnalano:

1) La conferenza di servizi Costituisce una forma di cooperazione tra le pubbliche amministrazioni.

2) Gli accordi fra amministrazioni pubbliche finalizzati a disciplinare lo svolgimento di attività di pubblico interesse in collaborazione;

3) La figura del silenzio devolutivo che comporta la possibilità di richiedere ad altri organi valutazioni tecniche di necessaria acquisizione ai fini dell’adozione del provvedimento finale, che quelli precedentemente aditi non abbiano effettuato;

4) L’attuazione dell’istituto dell’autocertificazione che consente al privato di poter provare, nei suoi rapporti con la P.A. determinati fatti, stati e qualità a prescindere dalla esibizione dei relativi certificati, semplicemente presentando una dichiarazione cd. sostitutiva;

5) La segnalazione certificata di inizio attività (Scia). Tale meccanismo prevede che le autorizzazioni amministrative (e gli atti equiparati) riguardanti l’esercizio di attività

economiche private vengono sostituite con dichiarazioni sostitutive prodotte dai soggetti interessati.

6) Il silenzio assenso. SI verifica in tutti i casi in cui la P.A. non dà risposta ad un’istanza di rilascio di provvedimenti amministrativi. Pertanto il suo silenzio ha valore di provvedimento di accoglimento.

5. La conferenza di servizi La conferenza di servizi è un istituto della legislazione italiana di semplificazione amministrativa dell'attività della pubblica amministrazione della Repubblica Italiana. La conferenza di servizi è disciplinata dalla legge 241/1990 e modificata dal D.lgs 127/2016, e ha lo scopo di facilitare l’acquisizione di autorizzazioni, atti, licenze, permessi e nulla-osta tramite la convocazione degli Enti interessati. Il decreto legislativo 127/2016, ha confermato 3 diverse modalità di indizione:

1. istruttoria, indetta dalla facoltà dell’amministrazione procedente, anche su richiesta di altre amministrazioni coinvolte nel procedimento o del privato interessato, quando sia opportuno effettuare un esame contestuale dell’interesse pubblico per progetti di particolare complessità

2. decisoria, indetta sempre dall’amministrazione procedente quando la conclusione del procedimento è subordinata all’ottenimento di più pareri.

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La concessione amministrativa, è il provvedimento amministrativo con cui la P.A. conferisce posizioni giuridiche attive al destinatario, ampliandone così la sfera giuridica. L’effetto tipico della concessione è quello di attribuire al destinatario medesimo status e diritti che esulavano dalla sua sfera giuridica in quanto precedentemente egli non ne era titolare. ovvero, più specificamente l’attribuzione al privato di utilità patrimoniali o anche non patrimoniali rispetto alle quali lo stesso non vanta alcun diritto. 5. Principali categorie di concessioni La concessione è il provvedimento amministrativo con cui la pubblica amministrazione conferisce ex novo situazioni giuridiche soggettive attive al beneficiario, ampliandone la sfera giuridica. La concessione presenta elementi di affinità con l'autorizzazione (entrambi sono provvedimenti ampliativi della sfera soggettiva). La concessione si differenzia dall’autorizzazione in quanto non solo rimuove il limite di una posizione soggettiva preesistente, ma attribuisce o trasferisce posizioni o facoltà nuove al privato. Le categorie principali di concessione sono:

1. concessioni traslative, con cui viene trasferito al destinatario del provvedimento un diritto soggettivo o un potere di cui la P.A. è titolare, ma che la stessa non intende esercitare direttamente.

Es. concessione su beni demaniali 2. concessioni costitutive, con cui vengono conferiti al privato diritti o facoltà che non

trovano corrispondenza in precedenti diritti o facoltà dell'amministrazione. Si dividono in:

a. concessioni di status (cittadinanza) b. concessioni di diritti soggettivi (onorificenze) c. concessioni di circoscrizioni professionali a numero chiuso (sedi farmaceutiche,

piazze notarili). 6. Figure similari alla concessione A. La delega

Attraverso la delega l’amministrazione conferisce ad un soggetto diverso da essa la facoltà di esercitare un potere suo proprio (ad es.: la delega al Sottosegretario dei poteri del Ministro). B. Le ammissioni

L’ammissione è quel provvedimento mediante il quale la P.A., nell’esercizio di un potere discrezionale, conferisce ad un soggetto un particolare status giuridico.

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caso di una Regione che disciplina la materia della caccia su una zona rientrante nel territorio di un’altra Regione, in questo caso l’atto è nullo).

Si ha, infine, incompetenza relativa quando la stessa legge prevede le ipotesi di illegittimità dell’atto amministrativo, congiuntamente all’eccesso di potere ed alla violazione di legge. L’incompetenza relativa è ravvisabile tra organi appartenenti allo stesso ramo di amministrazione e determina l’illegittimità dell’atto. Il più delle volte l’incompetenza relativa si configura come incompetenza per grado, ma può aversi anche incompetenza relativa per materia o per territorio. In tutti e tre i casi l’incompetenza relativa rende annullabile l’atto posto in essere dall’organo. Secondo parte della dottrina l’incompetenza rientra nell’ipotesi di difetto di legittimazione, vale a dire nell’ambito della mancanza dei requisiti soggettivi che abilitano un organo ad emanare un determinato atto. In questa fattispecie si fanno rientrare, per esempio, i casi di incompatibilità del funzionario, di irregolarità nell'investitura dell’organo e di irregolarità nella composizione dell’organo collegiale. 4.1 L’eccesso di potere

L’eccesso di potere è un vizio di legittimità strettamente legato all’esercizio del potere discrezionale. E’ causa di annullabilità dell’atto amministrativo. L’eccesso di potere : Originariamente -> venne inteso come una sorta di “straripamento di potere”. Successivamente -> venne inteso come sviamento, ossia come un uso di potere discrezionale per una finalità differente rispetto a quella fissata dalla norma attributiva del potere stesso. Il problema di fondo del vizio dell’eccesso di potere è che non risulta agevole dimostrare gli scopi dissimulati realmente perseguiti dalla P.A., e quindi la mancata corrispondenza tra scopo concretamente seguito e fine astratto prefissato dal legislatore. Per tale motivo, la giurisprudenza, ha creato delle figure sintomatiche dell’eccesso di potere :

1) A fini di garanzia; 2) Per poter portare all’interno del vizio di eccesso di potere alcune situazioni anomale,

ma non riconducibili con immediatezza a tale vizio 3) Per poter ampliare il proprio sindacato sulla discrezionalità amministrativa pur

rimanendo all’interno della giurisdizione di legittimità. L’eccesso di potere diviene dunque un vizio di natura residuale, ogni qual volta qualche manchevolezza, qualche difetto, qualche anomalia nell’esercizio del potere, non si traduca in una violazione di una determinata norma di legge.

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7. La conclusione del contratto La stipula del contratto deve avvenire entro 60 gg. da quando è divenuta efficace l’aggiudicazione definitiva. La stipulazione consiste nella redazione per iscritto del contratto. Il contratto stipulato è sottoposto alla condizione sospensiva dell’esito dei controlli stabiliti dalle stazioni appaltanti. 8. Approvazione del contratto Il passaggio del contratto alla fase esecutiva e quindi operativa è condizionato alla sua approvazione. Il controllo si sostanzia in un atto interno, che assume la forma di un atto amministrativo e si sostanzia in una verifica di merito e di legittimità. I decreti di approvazione dei contratti delle amministrazioni statali sono sottoposti ad ulteriori controlli da parte di organi diversi dall’amministrazione procedente:

• in particolare, devono essere trasmessi alla Ragioneria Generale dello Stato e alla Corte dei Conti (nei casi previsti dalla legge) per gli adempimenti di rispettiva competenza.

Inoltre, tutti i lavori e tutti i beni resi ad un soggetto pubblico debbono essere collaudati. Il collaudo è volto alla verifica della corretta esecuzione dell’opera e del rispetto di quanto stabilito nel contratto e nel capitolato. 9. La tutela 9.1 Tutela stragiudiziale

Il legislatore ha individuato, accanto ai rimedi giurisdizionali, alcuni strumenti stragiudiziali di definizione delle liti. La transazione è ammessa per questioni aventi ad oggetto diritti soggettivi derivanti dall’esecuzione dei contratti pubblici di lavori, servizi, forniture, nel rispetto delle disposizioni del codice civile. La transazione, per essere valida e produrre dunque effetti giuridici, deve essere redatta in forma scritta a pena di nullità. Tra gli strumenti previsti, si segnala anche la possibilità per la stazione appaltante di inserire, all’interno del contratto, una c.d. clausola compromissoria, anche se deve essere

previamente inserita nel bando o nell’avviso con cui viene indetta la gara. Nel caso di procedure senza bando, la P.A. deve indicare se il contratto conterrà o meno la detta clausola;

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2.2 L’oggetto

L’espropriazione può avere ad oggetto un diritto di proprietà o altro diritto reale, compresi i diritti reali di godimento. Non sono espropriabili: Gli edifici aperti al culto I beni demaniali; I beni patrimoniali indisponibili; Le sedi di rappresentanze diplomatiche di Stati esteri. 2.3 L’indennizzo L’indennizzo si pone come presupposto di legittimità dell’atto espropriativo ed ha fondamento nella Costituzione. L’indennizzo deve essere: 1. Unico: cioè pagato solo al proprietario o all’enfiteuta se il fondo è gravato da enfiteusi.

Nel caso in cui si espropri, invece, solamente un diritto reale altrui, l’indennizzo va pagato al titolare di tale diritto;

2. Giusto, l’indennizzo cioè deve essere serio, congruo ed adeguato. 3. La retrocessione La Retrocessione nell'espropriazione per pubblica utilità è l'istituto giuridico, in base al quale, al verificarsi delle condizioni previste dal t.u. sugli espropri, il diritto di proprietà sul bene espropriato deve essere ritrasferito al precedente proprietario. La retrocessione può essere totale o parziale: − La retrocessione è totale se l’opera pubblica o di pubblica utilità non è stata realizzata

o cominciata entro il termine di dieci anni, decorrente dalla data in cui è stato eseguito il decreto di esproprio

− La retrocessione è parziale se è stata realizzata l’opera pubblica o di pubblica utilità, ma parte del bene non è stata utilizzata. Di questa parte l’espropriato che ne era proprietario può chiedere la restituzione.

4. Acquisto della proprietà a seguito di utilizzazione senza titolo di un bene per scopi

di interesse pubblico L’art. 43 D.P.R. 327/2001 attribuisce alla pubblica amministrazione il potere discrezionale di acquisire in sanatoria, con atto ablativo formale, la proprietà delle aree occupate nell’interesse pubblico in carenza di titolo. Con sentenza n. 293 dell’8 ottobre 2010, la Corte costituzionale ha, tuttavia, dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 43 citato.

• Secondo i giudici della Consulta, infatti, tale articolo appare connotato da un eccesso di delega, ponendosi, pertanto, in contrasto con l’art. 76 della Costituzione.

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Il ricorso gerarchico è il ricorso proposto alla autorità gerarchicamente superiore a quella che ha emanato l’atto. Esso costituisce un rimedio di carattere generale ammesso sia per motivi di legittimità che per motivi di merito ed a tutela sia di diritti soggettivi che di interessi legittimi. 4.1 Presupposti per la proposizione

1. rapporto di gerarchia esterna: deve intercorrere un rapporto di gerarchia fra l’organo che ha emanato l’atto e quello sovraordinato a cui il ricorrente si rivolge.

2. carattere non definitivo del provvedimento impugnato: presupposto per la esperibilità del ricorso gerarchico è che l’atto impugnato abbia carattere non definitivo e cioè che si tratti di un atto ricorribile in via gerarchica per non essere stato adottato dall’autorità di vertice ovvero dichiarato definitivo per legge;

Il ricorso gerarchico è ammesso una volta sola e quindi contro la decisione emessa dall’organo immediatamente superiore non può esperirsi ancora una volta il ricorso

gerarchico. Eccezionalmente in materia previdenziale è ammesso il ricorso gerarchico di secondo grado. Inoltre, la proposizione del ricorso gerarchico è facoltativa e la mancata proposizione non

preclude la proposizione del ricorso giurisdizionale amministrativo . Nell’ipotesi di concorrenza il ricorso giurisdizionale prevale sul ricorso gerarchico. I presupposti e le condizioni per la proposizione del ricorso gerarchico sono analoghi a quelli richiesti per la presentazione del ricorso giurisdizionale. Il termine per proporre ricorso è di 30 giorni ed ha carattere perentorio e, ai fini della decorrenza, trovano applicazione le stesse regole valevoli per il ricorso giurisdizionale. Non si applica però la sospensione per le ferie estive degli avvocati, non essendo richiesta per la proposizione del ricorso gerarchico l’assistenza di un avvocato. 4.2 Contraddittorio

Qualora il ricorrente non vi abbia provveduto, il responsabile del procedimento invita il ricorrente a notificare il ricorso ai controinteressati e cioè a quei soggetti che dall’accoglimento del ricorso potrebbero risentire un pregiudizio. I controinteressati hanno facoltà di produrre le proprie deduzioni entro 20 giorni dalla data di ricezione della notifica. 4.3 Silenzio-rigetto

Nell’ipotesi dell’inerzia dell’amministrazione, trascorsi 90 giorni dalla data di presentazione del ricorso senza che sia stata comunicata la decisione, la fase contenziosa amministrativa si intende esaurita e l’interessato potrà proporre direttamente ricorso giurisdizionale (o straordinario) contro il provvedimento originariamente impugnato.

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Vi sono dei casi in cui il giudice amministrativo, pur non avendo giurisdizione esclusiva, conosce di diritti soggettivi. Difatti il G.A. può conoscere di questioni pregiudiziali o incidentali relative a diritti soggettivi quando la soluzione delle stesse è presupposto necessario per la decisione della questione principale, relativa ad un interesse. Tale decisione però, ha valore nel solo ambito del giudizio amministrativo in cui si inserisce, e non ha efficacia di giudicato. 5. La giurisdizione esclusiva La giurisdizione esclusiva è caratterizzata dalla circostanza che al giudice amministrativo è attribuita, pure ai fini risarcitori, la cognizione sia dei diritti soggettivi che degli interessi legittimi. La giurisdizione esclusiva presenta i seguenti caratteri: 1° È eccezionale, poiché limitata a quei soli casi indicati dalla legge; 2° Si può ricorrere al giudice per la lesione sia di diritti soggettivi che di interessi

legittimi; 3° Se oggetto del ricorso è la violazione di diritti soggettivi, il ricorrente può esperire oltre

all’azione di annullamento dell’atto lesivo del diritto, anche autonoma azione di condanna

Le materie in cui il G.A. esercita giurisdizione esclusiva sono indicate nell’art. 33 del Codice

del processo. L’oggetto dell’impugnativa può essere sia un atto amministrativo che un rapporto. 6. La giurisdizione di merito La giurisdizione di merito del giudice amministrativo è aggiuntiva rispetto a quella di legittimità. La giurisdizione di merito comporta un sindacato del fatto, senza quelle limitazioni che siffatto sindacato incontra nel giudizio di legittimità. In particolare, è consentito al giudice, nell’esercizio della competenza di merito, accertare autonomamente i fatti disponendo di mezzi di prova che non sono consentiti nell’esercizio della giurisdizione di legittimità. In generale sono consentiti tutti i mezzi di prova ammessi nel giudizio civile, sempre che siano compatibili con i caratteri della giurisdizione amministrativa. Sono in particolare ammissibili la prova testimoniale e la consulenza tecnica; non sono invece consentiti l’interrogatorio formale ed il giuramento, che contrastano con il principio del libero convincimento del giudice amministrativo.

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Se l’atto di appello viene notificato ad una sola parte principale vittoriosa in primo grado, il giudice di secondo grado può disporre in seguito l’integrazione del contraddittorio. Le parti intimate possono costituirsi in giudizio analogamente a quanto previsto nel giudizio di primo grado attraverso la presentazione di memorie, istanze e documenti. APPELLO INCIDENTALE: L’appello incidentale è una controimpugnazione con la quale una parte cui è stato notificato l’appello principale fa valere in via subordinata censure differenti rispetto a quelle proposte dall’appellante principale avverso la stessa sentenza. L’impugnazione incidentale può essere rivolta contro qualsiasi capo di sentenza e deve essere proposta dalla parte entro sessanta giorni dalla notificazione della sentenza o, se anteriore, entro sessanta giorni dalla prima notificazione nei suoi confronti di altra impugnazione. Con l’impugnazione incidentale proposta possono essere impugnati anche capi autonomi della sentenza; tuttavia, se l’impugnazione principale è dichiarata inammissibile, l’impugnazione incidentale perde ogni efficacia. LA DECISIONE: Il giudice d’appello può decidere per l’accoglimento o per il rigetto del ricorso, a seconda che ritenga fondato ovvero infondato l’appello Essendo la sentenza di primo grado immediatamente esecutiva, il giudice di appello dovrà procedere ad eliminare la sentenza di primo grado per adottare la sentenza che decide nel merito la controversia, facendosi carico, in virtù dell’effetto devolutivo, del compito di riesaminare la lite e di valutare autonomamente la fondatezza del ricorso proposto in primo grado. L'accoglimento del ricorso può accompagnarsi o meno al rinvio al giudice di primo grado cioè al TAR. L'annullamento con rinvio è un'eccezione ed è disciplinata dall'art 35 della legge TAR. Le ipotesi sono tre:

1) Difetto di procedura. È una categoria che racchiude diverse ipotesi, la giurisprudenza ritiene che si debba procedere a rinvio tutte quelle volte l'anomalia comporti una lesione del diritto alla difesa.

2) Vizio di forma. Riguarda le ipotesi in cui la sentenza sia nulla 3) Erronea declaratoria di incompetenza da parte del giudice di primo grado.

Nel giudizio di rinvio il giudice è vincolato dalle statuizioni contenute nella decisione del Consiglio di Stato. Il giudice di appello può, inoltre, modificare la motivazione della sentenza appellata (senza annullarla) qualora ritenga esatto il dispositivo ma non le ragioni addotte a sua giustificazione. Contro le decisioni pronunciate dal Consiglio di Stato in secondo grado sono ammessi: