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Dirigente mensile di informazione e cultura manageriale editore Manageritalia Servizi design: CoMoDo FUTURE VENDOR Vending machine anno zero FUTURE MARKET ARRIVA IL MERCATO SHARE CARING FUTURE INNOVATION LA NUTELLA È SEMPRE QUELLA INFOGRAFICA DEL MESE BRAINTERNET: PENSO DUNQUE SONO CONNESSO FUTURETECH INVENZIONI & INNOVAZIONI FUTURE MANAGEMENT Cosa copiare dalle startup inserto mensile di Dirigente n. 11 / 2014 a cura di omas Bialas Segnali di futuro visti dall’alto #09 DIRIGIBILE FUTURE FARMING Il paradiso agricolo e high-tech p. 4/5 p. 3 p. 3 Case, negozi e fabbriche sott’acqua. I recenti disastri a Genova e gli ancora più recenti disastri a Carrara ci dicono una cosa molto semplice. Il clima fa e noi disfiamo. Che il cambiamento climatico avesse un effetto diretto sul territorio e dunque sull’economia era chiaro da almeno 10 anni (forse anche 20). E se il clima cambia, allora bisogna cambiare la gestione del paese. Un paese furbo si attrezza e naviga con la vedetta che scruta CLIMA PERDENTE Manager ribellatevi all’ottusità l’orizzonte. Un paese “furbetto” invece naviga a vista in un mare di fango. Un paese serio crea le difese per questa guerra a venire, un paese gestito da pasticcioni chiude gli occhi e prega. Ora questo non è un problema ambientale ma economico. Ogni volta che una città finisce sott’acqua finisce sott’acqua anche l’economia. I manager devono mobilitarsi e ribellarsi alla disastrosa e “amatoriale” gestione del paese. Al folle Sblocca Italia (apparente semplificazione con evidente cementificazione) bisogna rispondere con un Blocca Italia delle scelte inutili. Non abbiamo bisogno di grandi opere e grandi cantieri per spalmare un po’ di denaro e alzare un po’ il Pil per qualche annetto. Abbiamo bisogno di mettere in sicurezza il paese e salvare l’unico patrimonio che ancora abbiamo: la biodiversità e bellezza. All’ultimo World Business Forum di Milano Oscar Farinetti ci ha messo in guardia: abbiamo un tesoro fra le mani… bucate.

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Dirigente mensile di informazionee cultura manageriale editore Manageritalia Servizi

design: CoMoDo

FUTURE VENDORVending machine anno zero

FUTURE MARKETARRIVA IL MERCATO SHARE CARING

FUTURE INNOVATIONLA NUTELLA È SEMPRE QUELLA

INFOGRAFICA DEL MESEBRAINTERNET: PENSO DUNQUE SONO CONNESSO

FUTURETECH INVENZIONI & INNOVAZIONI

FUTURE MANAGEMENTCosa copiare dalle startup

inserto mensile diDirigente n. 11 / 2014

a cura di Thomas Bialas

Segnali di futuro visti dall’alto #09

DIRIGIBILE

FUTURE FARMINGIl paradiso agricolo e high-tech

p. 4/5p. 3 p. 3

Case, negozi e fabbriche sott’acqua. I recenti disastri a Genova e gli ancora più recenti disastri a Carrara ci dicono una cosa molto semplice. Il clima fa e noi disfiamo. Che il cambiamento climatico avesse un effetto diretto sul territorio e dunque sull’economia era chiaro da almeno 10 anni (forse anche 20). E se il clima cambia, allora bisogna cambiare la gestione del paese. Un paese furbo si attrezza e naviga con la vedetta che scruta

CLIMA PERDENTEManager ribellatevi all’ottusità

l’orizzonte. Un paese “furbetto” invece naviga a vista in un mare di fango. Un paese serio crea le difese per questa guerra a venire, un paese gestito da pasticcioni chiude gli occhi e prega. Ora questo non è un problema ambientale ma economico. Ogni volta che una città finisce sott’acqua finisce sott’acqua anche l’economia. I manager devono mobilitarsi e ribellarsi alla disastrosa e “amatoriale” gestione del paese. Al folle Sblocca Italia (apparente semplificazione con evidente cementificazione) bisogna rispondere con un Blocca Italia delle scelte inutili. Non abbiamo bisogno di grandi opere e grandi cantieri per spalmare un po’ di denaro e alzare un po’ il Pil per qualche annetto. Abbiamo bisogno di mettere in sicurezza il paese e salvare l’unico patrimonio che ancora abbiamo: la biodiversità e bellezza. All’ultimo World Business Forum di Milano Oscar Farinetti ci ha messo in guardia: abbiamo un tesoro fra le mani… bucate.

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Ogni anno il mercato food viene sommerso da presunte innovazioni e dopo soli 12 mesi l’80% dei prodotti è già sparito dagli scaffali. La risposta di Ferrero: innovazione con ponderazione (e moderazione). Fosse stata una multinazionale “alla Kellogg’s” avremmo oggi sugli scaffali dei supermercati cereali alla Nutella, barrette alla Nutella, bevande alla Nutella e chissà cos’altro. Invece Ferrero è un’azienda familiare tosta che da cinquant’anni punta alla limitazione di ogni (inutile) innovazione. Cavallo che vince non

si cambia e il principio vale anche per un prodotto che da sempre funziona. Cosa ci insegna il modello Nutella? Primo: stoicismo gestionale per difendere con autocontrollo e distacco le virtù di un prodotto che funziona e fattura ovunque. Secondo: focalizzazione di nuovi mercati da conquistare con quell’unico prodotto. Terzo: bassi costi di gestione della complessità e product manager facilmente intercambiabili sui mercati internazionali.

LA NUTELLA È SEMPRE QUELLA

FUTURE INNOVATION

FUTURE BUSINESS

È il sogno (immagino) di ogni manager. Non ricevere più email. Non dover passare ore e ore a selezionare e cestinare messaggi. Per Jan Schoch, ceo e co-fondatore di Leonteq, è invece una realtà di tutti i giorni. Jan ha rinunciato al suo pc e alle conseguenti email. E attenzione, non si tratta di un vecchio bacucco allergico al mondo digitale ma di un giovane e brillante imprenditore di 37 anni che dirige un’impresa di 300 collaboratori attiva nel settore finanziario dei derivati. Cui prodest? Perché lo fa? I motivi (o vantaggi) sono facilmente intuibili. Schoch riceveva 800 email al giorno, che a suo dire gli facevano perdere un sacco di tempo.

La dieta email ha portato a un nuovo regime di comunicazione: colloqui con il telefono fisso e appuntamenti per gli affari più importanti. Un approccio radicale che ovviamente non si può copiare per ogni attività e situazione. Se però anche voi siete sommersi da inutili email dovreste prendere in considerazione i pro e i contro di tale scelta. I pro: temi di poco conto vengono filtrati all’origine, l’accesso al capo viene razionalizzato, più tempo per ragionare, i collaboratori si abituano a svolgere molti compiti senza importunare il manager. I contro: chi rinuncia ai device viene classificato come obsoleto o eretico, il rischio di perdere dati e informazioni è alto, clienti e fornitori fanno molta più fatica a raggiungere la direzione. Dove funziona? In business elitari e di nicchia.

L’IMPRESA VIVE SENZA EMAIL

FUTURE OFFLINE

Per una parte degli operatori i macellai sono una specie in via di estinzione, un amarcord dei bei vecchi tempi andati. E non senza buone ragioni. I numeri sono impietosi e parlano di una ritirata senza gloria. Prendiamo la Gran Bretagna, ma il discorso si potrebbe estendere per uno qualsiasi dei paesi europei: dagli anni Novanta a oggi le macellerie inglesi sono passate - o meglio, scese - da 22mila a 6mila. Mercato dunque senza prospettive? Non per chi si riposiziona ripensando format e offerta.

È il caso di Ruby&White di Bristol. Un luogo che non ricorda neanche lontanamente i tristi luoghi dal design “bulgaro”, dove la carne veniva malamente esposta (buttata sul bancone) e venduta dal macellaio sporco di sangue. Ruby è arredato bene, illuminato bene e il personale è vestito altrettanto bene. Ovviamente non si vende solo ma si cucina anche carne accompagnata da ottimo vino e verdure. È chiaro che la battaglia sul prezzo non si può vincere contro un supermercato, ma quella dei prodotti e servizi esclusivi sì. Molte nuove macellerie, come per esempio Master Butcher & Cookshop, funzionano di sera come griglieria. Morale: ogni settore “obsoleto” è una grande opportunità di innovazione e affari.

http://www.rubyandwhite.com

SO WHAT?Troppi assortimenti, varianti, innovazioni portano spesso a troppa complessità. La semplificazione del business e la focalizzazione su poche cose dove eccellere spesso paga. Lo dimostra anche il caso di Kärcher, leader mondiale per la pro-duzione di macchine per la pulizia domestica e industriale che ha sempre puntato sulla riduzione della gamma.

INNOVARE SETTORI DICHIARATI MORTI

SO WHAT?Bisogna scavare e scavare, per trovare nuovi giacimenti di nicchie. Perché nel sofisticato mer-cato globale la somma delle nicchie locali genera fatturati di “massa”, o meglio: la massa dei mer-cati di nicchia va interpretata con nuove formule e posizionamenti. È questione di sfumature. Gli esperimenti sono in corso.

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DIRIGIBILE SEGNALI DI FUTURO VISTI DALL’ALTO

Non è la prima volta che si sperimenta la via dell’indoor farming verticale, ma stavolta i led della Philips fanno la differenza tecnologica (funziona) ed economica (conviene). Green Sense Farms a Chicago è una fabbrica a “km zero” di ortaggi biologici di 30mila metri quadri di superficie distribuiti fra 14 torri, illuminate a led, che possono dare 25 raccolti all’anno, senza fertilizzanti chimici e senza pesticidi, consumando un quarto dell’energia e un decimo dell’acqua normalmente impiegate per coltivare gli stessi ortaggi in campo aperto o in serra. Il risultato è notevole

perché l’indoor farming sta per entrare in regime di redditività e appeal per le aree metropolitane fortemente urbanizzate. Altre svolte. Big data arriva nei campi. Dicasi anche Prescriptive Planting, nuovo cavallo di battaglia di aziende come Monsanto e Dupont. In parole povere, gli agricoltori associati al programma FieldScripts forniranno dati grezzi, e il software li elaborerà derivandone una “prescrizione” per la coltivazione con (presunta) precisione millimetrica grazie ad algoritmi e guida computerizzata. Ovviamente tutto molto bottom down o fordismo agroalimentare digitale. Da lasciare agli americani. A noi conviene l’eccellenza della biodiversità.

http://greensensefarms.com

http://www.youtube.com/watch?v=xRdsCu5CcQ8

IL PARADISO AGRICOLO È HIGH-TECH

FUTURE FARMING

Volevate dire car sharing? No, vogliamo proprio dire share caring. La condivisone delle cure. La sharing economy entra nel mondo della salute e relative cure per annunciare l’era della medicina partecipativa e collaborativa. D’altra parte un proverbio svedese lo dice da sempre: la gioia condivisa è una doppia gioia. Il dolore condiviso è dolore dimezzato. Ma procediamo con ordine. La ritirata del welfare sanitario e la crisi di credibilità o calo di fiducia nei confronti del mondo medico porta a una perdita di autorità e a una maggiore ricerca di consapevolezza del paziente, che ora vuole affrontare anche il tema salute in una

logica di social network e accesso continuo a ogni informazione e scambio di opinioni. Certo ancora una volta la tecnologia digitale accelera questo processo sommergendo il mercato di community, app e algoritmi per diagnosticare, verificare, controllare, scambiare e suggerire cure e non solo a uso dei medici ma anche dei pazienti che si emancipano.Ma non è solo questo. Share caring significa integrare l’intelligenza collettiva nella propria gestione della salute e cura. D’altra parte la spending review riduce drasticamente il tempo che il sistema sanitario mette a disposizione dei pazienti. Conseguenze? Ulteriore incremento del turismo sanitario, ma soprattutto immense praterie pressoché disabitate per offrire nuovi servizi al futuro “share care patient”.

Non certo l’illusione della via maestra al successo imprenditoriale. Apri una startup e tutto va a gonfie vele? Balle. I dati infatti parlano chiaro: su 100 società attive negli Stati Uniti nel 2008, oggi ne sono rimaste solo due. Il tasso di fallimento delle cosiddette startup si aggira intorno al 96%. Non male. Non è la formula che va copiata (startup è solo un modo, più figo, di dire che uno si è messo in proprio) ma l’approccio mentale del “very fast informal way”. Un dato: la catena alberghiera Hilton ci ha messo 93 anni per arrivare a 610mila stanze

in tutto il mondo, Airbnb.com ci ha messo solo 4 anni per ottenere lo stesso risultato (d’accordo, ha sfruttato come stanze le case di privati in tutto il mondo, però intanto…). Questo è un tema che elettrizza ogni volta imprese e manager: come cavolo fanno alcune startup a costruire piccoli imperi in tempi così rapidi (e non è solo una questione di tecnologia abilitante e accelerante o di meno burocrazia). La nostra risposta: le startup si comportano come un bambino appena nato che nel primo anno di vita cresce come mai più dopo, le startup privilegiano l’agire al pianificare (piaga delle grandi aziende), la progettazione di nuovi prodotti e servizi avviene coinvolgendo direttamente i clienti nel team (niente ricerche di mercato), l’innovazione non è progettuale ma condizione permanente, fallire è ok, passione e sperimentazione sono la routine.

FUTURE MARKETARRIVA IL MERCATO SHARE CARING

COSA COPIARE DALLE STARTUP

FUTUREMANAGEMENT

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FUTURE VENDING MACHINE 1

RIPRESA DELLE MACCHINE

Corre l’anno 2014 e tutto sembra (di nuovo) filare (più) liscio. Il business dei distributori automatici inizia timidamente a riprendersi e infatti secondo i dati del Vending Special Report il fatturato del 2013 si assesta, sempre negli Usa, sui 19,69 miliardi di dollari (circa un miliardino in più rispetto al 2011). La stessa Europa vede rosa con i suoi 3,77 milioni di distributori automatici all’opera sul territorio. Si vende o si cerca di vendere di nuovo di tutto con le vending machine ma con qualche accortezza in più che ricalca i nuovi trend di consumo. Meno robaccia scadente (vedi junk food) e più roba fresca e salutista. Anche nella patria del fast food cresce la “tensione” verso stili di vita più salutari: secondo Symphony IRI Group, l’87% degli americani tenta ora di mangiare più sano. A questa esigenza risponde ora Farmer’s Fridge, la vending machine di cibi freschi, regionali e biologici. Sempre sulla qualità, e anche sul design, spunta Sprinkles, noto produttore di cupcake (tortini monodose tipo muffin) e Jamba Juice (succhi freschi). Insomma, si ricomincia a sperimentare nuove strade rivendendo il format anche in chiave pop up con il cliente: “vending marketing machine”.Dai chioschi Kindle di Amazon ai Sony Mp3 Player posizionati in palestre e piscine fino ai distributori automatici di Moët & Chandon nei grandi magazzini Selfridges, il tema è relazionale e non solo funzionale (vendere). Poi ci sarebbe il mercato, dicono promettente, dei Micro markets, che però trovo esteticamente penosi. A questo punto cosa ci riserva il futuro?

FUTURE VENDING MACHINE 2

RITIRATA DELLE MACCHINE

Correva l’anno 2007 e tutto sembrava filare liscio. Il business dei distributori automatici cresceva di anno in anno e quell’anno, secondo i dati del Vending Special Report, il fatturato si assestava, per esempio negli Usa, sui 23,21 miliardi di dollari. Si vendeva o si cercava di vendere ormai di tutto con le vending machine: dai soliti snack agli spazzolini da denti, dalle scarpe ai costumi da bagno, dai farmaci ai gioielli, da Apple con l’iPod vending machine a Starbuck’s con i suoi hot drink machine fino ai bikedispenser olandesi (distributori automatici per noleggio bici) e alle immancabili giapponesate come QBNet, un buffo negozio capsula per taglio capelli robotizzato e self-service. Intanto l’inaugurazione a New York del trendy e cool Bamn, un erogatore automatico di pasti freschissimi preparati al momento in comode monoporzioni e servite giorno e notte, fece gridare al miracolo o al salto evolutivo da squallido e squadrato armadione a lifestyle vending machine che seduce con design e luogo accogliente. Ancora più luogo era ai tempi in Germania a Norimberga, s’Baggers, ristorante automatico con touchscreen e servizio al tavolo tramite un sistema a rotaie. Poi arrivò la crisi del 2008 e con essa la ritirata (del business) di molte vending machine. L’osannato Bamn chiuse un anno dopo i battenti e il fatturato del settore scese anno dopo anno fino ad assestarsi (in Usa) nel 2011 sui 18,96 miliardi. A questo punto cosa ci riserva il presente?

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DIRIGIBILE SEGNALI DI FUTURO VISTI DALL’ALTO

RINASCITA DELLE MACCHINE

Correrà l’anno 20XX e quanto per far filare tutto ancora più liscio?Per adesso le vending machine non hanno avviato una vera metamorfosi: da stupide macchine fordiste a macchine digitali intelligenti. La prossima tappasarà trasformare i muti automatismi in vivi o meglio vivaci dialoghi con il consumatore con smart vending machine. Parliamo ovviamente di internet delle cose e intelligenza artificiale. Di macchine avatar concepite come agenti e assistenti digitali in grado di interagire con le persone. Più qualità, più convenience e più servizio inteso anche come ambasciatori delle aziende. Un esempio che va in questa direzione è Briggo, che sostituisce il barista nelle sue mansioni “basiche” e che condisce il tutto con il solito 2.0, ovvero ordinazioni e pagamenti via smartphone e pick-up veloce. A questo punto cosa ci riservava il passato?

FUTURE VENDING MACHINE 3

www.farmersfridge.comwww.sprinkles.comwww.jambajuice.comwww.letspizza.co.ukwww.nailmatic.com/#vernis-nailmatichttp://24hourflorist.net

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Infografica del mese DA INTERNET OF THINGS A INTERNET OF THOUGHTS L’ERA DI BRAINTERNET: PENSO, DUNQUE SONO CONNESSO MANOVRARE INTERNET E COMPUTER CON LA SOLA FORZA DEL PENSIERO È LA NUOVA SFIDA

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Da Facebook a Brainbook: ovvero postare immagini direttamente nel cervello? “Fantaeccessivo”? Forse. Ma chi dalla mattina alla sera (ri)cerca prima o poi trova nuovi sviluppi per i brain computer interface. Da gestione a spione delle risorse umane. Dell sta sviluppando (lancio previsto per il 2017) un software che coglie le emozioni tramite un sistema di interpretazione delle onde celebrali e che, a loro dire, potrebbe tornare utile per affiancare con suggerimenti il lavoratore durante l’attività (per esempio, se è concentrato il sistema disattiva telefonate e seccature in arrivo, mentre se è troppo impegnato su un tema il sistema suggerisce una pausa). Ma la direzione più suggestiva o inquietante (fate voi) è la telepatia in versione hightech. Certo, la procedura è ancora molto “cervellotica”, ma intanto il primo esperimento di brain-to-brain interface è andato a buon fine: un ricercatore indiano è riuscito a inviare correttamente delle parole nel cervello di un altro ricercatore in Francia che indossava un’interfaccia ricevente.

TELEPATICOSimbiosi tra uomo e macchina. Sentire dentro di sé il computer o la rete. Non come allucinazione ma come possibilità. Chip sottopelle o dispositivi dentro o appiccicati alla testa. Tempo dieci anni anche il tablet a controllo mentale potrebbe diventare un gadget di uso (o abuso) comune. Intanto si sperimenta. Una delle aziende più attive è Samsung, che assieme al professor Roozbeh Jafari della University of Texas di Dallas ha iniziato a lavorare su un tablet controllato attraverso l’elettroencefalogramma. Più basica, ma praticamente già sul mercato, l’app Mindrdr (Mind Controlled Weareables) della londinese This Place, che in sostanza consente di controllare e comandare (in realtà poche funzioni) i Google Glass grazie a una sorta di dispositivo EEG portatile piazzato sulla fronte che legge le onde celebrali. La cosa può anche far ridere ma non dovrebbe. Oggi è ancora tutto molto rudimentale, ma domani potrebbe non esserlo e se il nostro cervello diventasse una porta in uscita lo diventerebbe anche in entrata. Anche non essendo apocalittici ma integrati il rischio salta all’occhio.

EMPATICOInternet come sesto senso abilitante è per ogni nerd, geek ma anche uomo comune un dono simpatico, mica apatico. Sarà così? Internet uguale a inerzia decisionale? Una cosa è chiara: in futuro la percezione del mondo e le nostre decisioni quotidiane verranno sempre più influenzate e guidate dal flusso dei dati generati dalla rete. Che siano i Google Glass o altri device, noi vedremo ogni persona come un protocollo-scheda di dati e relazione magari solo tramite il riconoscimento facciale (questa è Susanna, ha cambiato lavoro, ora è separata, fa corsi di flamenco e sogna di andare in California…). Altra conseguenza: non siamo più noi a cercare informazioni in rete ma è l’informazione che trova la via per accedere a noi. La rete conosce i nostri gusti, debolezze e ambizioni e ci guida alle scelte di vita e di acquisto con consigli mirati. La sfera privata tende a svanire completamente, appannaggio di una ristretta élite digitale capace di schermare il proprio profilo tenendolo riparato da occhi indiscreti.

APATICO

IERI 99% PENSIERI (OUTPUT)1% DATI (INPUT)

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DIRIGIBILE SEGNALI DI FUTURO VISTI DALL’ALTO

Scenario distopico. Aziende e manager devono prepararsi al peggio o, meglio, ai rischi futuri. In un mondo dove diventa possibile manovrare la rete con il cervello e viceversa diventa anche plausibile il furto dei dati sensibili solo da noi pensati. Per tutto questo incombente caos c’è già un termine: neurosecurity, coniato anni addietro dall’Università di Washington. Brain hackers, o pirati della mente, sono il prossimo incubo dell’era tecnologica.

EXIT STRATEGY

http://www.youtube.com/watch?v=JJQZtxlLaG0

DOMANI 99% DATI (INPUT) 1% PENSIERI (OUTPUT)

L’uomo pensa e la rete governa, oppure la rete pensa e l’uomo governa?

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COGNEA.COM L’assistente virtuale dotato di intelligenza artificiale della startup Cognea (ora in orbita Ibm) è la futura frontiera dei servizi di assistenza personalizzata.

http://www.youtube.com/watch?v=lPgp4A1vxls

XMETRICS.IT Lanciata il 13 ottobre sulla piattaforma di crowdfounding Indiegogo Xmetric è una startup tutta italiana che ha ideato un dispositivo indossabile per nuotatori.

https://www.youtube.com/watch?v=ztTSLG1opFc

FITFURLIFE-HUNDELAUFBAND.DEFitness domestico per il cane urbano e padrone pigro. Il modello base costa mille euro. A questo punto per chiudere il cerchio manca solo il “Gattorade”.

http://www.youtube.com/watch?v=aT6rJBZ811E#t=11

LUXEXCEL.COMFabbing innovation. Luxexcel Group, inventore della stampa ottica in 3D, intende rivoluzionare il mondo della progettazione, produzione e distribuzione.

http://www.youtube.com/watch?v=IQB_vzRk-L8

ALECMOMONT.COM/PROJECTS/UZ-GENTOrmai siamo “circondronati”. Il drone ambulanza con defibrillatore incorporato promette di arrivare in 90 secondi netti sul luogo dell’incidente. Ovvio, nel test.

http://www.youtube.com/watch?v=y-rEI4bezWc

THETILEAPP.COMTile è un’app che agisce da localizzatore di oggetti smarriti tramite un piccolo gadget da associare a chiavi, ombrelli, bici, portafogli o altro.

https://www.youtube.com/watch?v=p6uVAOFWjDo

DIRIGIBILE SEGNALI DI FUTURO VISTI DALL’ALTO

FUTURETECHINVENZIONI & INNOVAZIONI

AFFECTIVE ROBOTSLA ROBOTICA ENTRA NELLA SOCIALIZZAZIONE DOMESTICA«Le intelligenze artificiali sono la più grande minaccia per la sopravvivenza della nostra razza. Affidarsi ai computer è come invocare il demonio»: così parlò Elon Musk, imprenditore seriale noto per avere lanciato imprese come PayPal, Telsa (automobili) e il programma spaziale Space X. Computer cognitivi e androidi evoluti incutono su una vasta popolazione timore e cupi presagi, anche se a dire la verità i nuovi robot “relazionali” spesso non hanno sembianze umane. È il caso di Jibo, il robottino di

famiglia. Si muove (fa torsioni) ma non corre in giro e assomiglia più a una lampada a raggi che a una persona. In breve, un assistente adattativo (impara e si adatta alle esigenze dei “padroni”) che ricorda impegni, funge da fotografo e avatar per conversazioni audio e video. Perché parlarne? Non per fare uno spot al prodotto ma per far riflettere sulla futura generazione di “roboteenager”: una generazione che non solo non avrà paura di robot e smart device sparsi ovunque ma che, soprattutto, non distinguerà più fra naturale e artificiale, fra vero e falso.

http://www.youtube.com/watch?v=3N1Q8oFpX1Y

http://www.myjibo.com