Dirigente Medico Psicologa Clinica - UOC Dipendenze ASL...
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La tossicodipendenza da cocaina
Dott.ssa Antonella Corbisiero
Dirigente Medico Psicologa Clinica - UOC Dipendenze ASL Roma 1
Tivoli, 12 novembre 2016
Fin dai tempi più remoti l'uomo ha sempre
ricercato sostanze in grado di agire
favorevolmente su psiche e corpo, per migliorare
le prestazioni, indurre piacere ed euforia,
annullare ogni sgradevole sensazione quale ansia
e dolore, procurarsi il sonno, evadere dalla realtà;
facilitare l'esplorazione della mente, stimolare
energie, superare i propri limiti
A volte i comportamenti d’uso di sostanze esprimono slanci ed impulsi vitali che appaiono integrati e sintonici rispetto a molte caratteristiche del nostro tempo e del nostro modo di vivere la vita: velocità, consumismo, efficienza, rischio.
Altre volte invece, l’uso di sostanze e di alcolici assume una funzione di “scacciapensieri momentaneo” per non pensare ai problemi della vita quotidiana, per evitare le proprie responsabilità.
Vista la notevole evoluzione dell’uso ed
abuso delle sostanze stupefacenti, dal
2001 in Italia sono stati avviati degli
studi, a cadenza biennale, sul loro
consumo, per definire idonee strategie di
politica socio-sanitaria ed interventi di
contrasto mirati ed adeguati.
Nel 2012 il Dipartimento delle Politiche
Antidroga della Presidenza del Consiglio dei
Ministri ha realizzato un nuovo studio,
tramite intervista (GPS-ITA), su un
campione rappresentativo di circa 19.000
soggetti di età compresa tra i 18 ed i 64
anni.
I dati elaborati i sono stati poi integrati con
i risultati dell’indagine scolastica (SPS-DPA)
per l’età 15-17 anni, ottenendo quindi dei
risultati validi sulla popolazione nazionale
dai 15 ai 64 anni.
Da questa indagine è risultato che il
4,13% della popolazione ha assunto
cocaina e/o crack almeno una volta nella
vita, lo 0,60% ha dichiarato di aver
consumato queste sostanze nel corso
dell’ultimo anno e lo 0,26% nei 30 giorni
antecedenti l’intervista.
A promuovere in Europa l'uso della coca, le cui
foglie erano utilizzate da secoli nell’America
meridionale, fu un famoso saggio pubblicato da
un medico italiano, Paolo Mantegazza, nel 1858,
“Sulle virtù igieniche e medicinali della coca e
sugli alimenti nervosi in generale”.
Quando nel 1860 Albert Niman (o Neimann) isolò
il principio chimico della coca realizzando la
cocaina, il mondo medico pensò di promuoverne
l'uso per la terapia della depressione, della
schizofrenia, dell'asma, del mal di denti, anzi si
pretese di disintossicare con la cocaina gli
alcolisti e i morfinomani.
Anche Sigmund Freud, già autore del noto saggio
"Über Coca", prescriveva largamente la cocaina ai
suoi pazienti (oltre che utilizzarla lui stesso).
Per non parlare del “Vin Mariani”, famoso tonico
ricostituente prodotto in Francia nel 1863 e molto
apprezzato anche in Italia, che ebbe tra i suoi
estimatori anche due Papi, Leone XIII e Pio X.
Dalla terra al ….. naso
La cocaina è un prodotto naturale estratto dalle
foglie dell’Erythroxylum coca (coca boliviana) e
dell’Erythroxylum truxillense (coca peruviana)
che vengono coltivate, da millenni, in America
centro-meridionale, ma che ora sono state
impiantate anche in Africa ed in Asia.
La cocaina viene estratta dalla pianta facendo
essiccare e poi macerare grandi quantità di foglie,
ottenendo così un primo composto grezzo di
colore brunastro che, trattato con acido solforico
diluito e con carbonato di sodio, diventa la pasta
di coca o cocaina grezza.
La pasta di coca viene poi disciolta in una miscela
di etanolo e acido cloridrico ottenendo così il
cloridrato di cocaina, cocaina base, una polvere
cristallina di colore bianco, inodore.
.
Nella preparazione per lo spaccio, la cocaina
viene addizionata con sostanze diverse:
anestetici locali (lidocaina, procaina),
carboidrati e zuccheri (lattosio, saccarosio,
glucosio, mannitolo), acido borico,
bicarbonato, e quant’altro offre il mercato.
La cocaina cloridrata, molto idrosolubile, viene
solitamente assunta per via respiratoria,
nasale, orale e parenterale.
Miscelando e riscaldando la cocaina cloridrata
con soluzioni di ammoniaca o bicarbonato di
sodio, si ottiene la free-base, il crack che si
presenta sotto forma di piccoli aggregati,
“panetti”, di colore crema biancastro che
possono essere frammentati in cristalli e fumati
in vario modo: in sigarette, mescolati con
tabacco e/o hashish, oppure utilizzando
apposite pipe di vetro.
Il crack nell'ardere produce il caratteristico
sfrigolio da cui deriva il suo nome.
Chimicamente la cocaina è l’estere metilico della
benzoilecgonina.
Per via nasale (snorting o sniffing) gli effetti
compaiono entro 30-120 sec, raggiungono il
massimo entro 15-30 minuti e perdurano per
circa 1-2 ore.
L’assunzione per via endovenosa consente un
effetto immediato e i massimi assorbimento e
biodisponibilità.
Il crack produce i suoi effetti molto
rapidamente, in meno di 10 secondi, ma con
bassa biodisponibilità (50%) per cui è necessario
assumerne grosse quantità.
L’effetto è molto intenso: ogni boccata di vapori
può contenere decine di milligrammi di sostanza
attiva, il cui passaggio dagli alveoli al circolo e,
quindi, al cervello avviene in pochi secondi, in
modo dirompente con un’estrema sensazione di
piacere (whole body orgasm).
La cocaina, stimolando i recettori D1 e D2,
blocca i neurotrasportatori deputati alla
ricaptazione della dopamina, un
neurotrasmettitore della famiglia delle
catecolammine, aumentandone la
concentrazione nello spazio intersinaptico con
aumento della sua azione sui terminali post
sinaptici.
Stimoli fisiologici quali il sesso, il cibo, l’acqua, o
artificiali come le sostanze stupefacenti, ma
anche l'ascolto della musica, stimolano il rilascio
di dopamina nel nucleus accumbens che,
funzionalmente integrato nei circuiti limbico ed
extra-piramidale, svolge un ruolo critico nel
mediare gli effetti di rinforzo positivo acuto
(soddisfazione) legati all’assunzione delle
sostanze d'abuso, e quelli di rinforzo negativo
(punizione) che si hanno nella
sospensione dopo assunzione
cronica.
La cocaina attiva quindi i circuiti cerebrali della
gratificazione, che sono collegati anche con le
zone coinvolte nei processi della memoria.
La sua azione sul sistema della “ricompensa”
(midollo allungato, ponte e corteccia frontale)
spiega gli effetti euforizzanti e di
iperattivazione, e la facilità nell’indurre i
fenomeni delle tolleranza e dell’uso compulsivo.
Terminati gli effetti della cocaina si ha un
forte calo dell’attività dopaminergica e
quindi gli effetti euforizzanti sono
rapidamente seguiti da una fase depressiva
(crash), che può essere responsabile del
fenomeno delle binges (abbuffate) in cui il
cocainomane continua ad assumere
continuamente per 2-3 giorni la sostanza
in grandi quantità
con alto rischio di
overdose.
La attività noradrenergica della cocaina con
effetto si1mpaticomimetico provoca vari effetti
somatici , tra i quali
vasocostrizione,
tachicardia, ipertermia,
midriasi e iperglicemia.
La cocaina inoltre
inibisce il flusso
intracellulare degli
ioni Na+ alterando
la permeabilità delle
membrane cellulari e
questo spiega le sue proprietà anestetiche.
Elevazione del tono dell’umore con sensazione
di intenso benessere, loquacità, disinibizione e
sensazione di aumento dell’attenzione;
Riduzione delle sensazioni di fatica e di dolore,
insonnia, anoressia, possibile aumento del
desiderio sessuale;
Diminuzione del senso critico
e della percezione del pericolo;
In caso di dosi eccessive o ipersensibilità
soggettiva, agitazione ed instabilità emotiva
con ideazione delirante (possibili paranoie) ed
alterazioni della percezione con possibili
allucinazioni visive o tattili;
Vasocostrizione generalizzata con tachicardia,
ipertensione, iperventilazione;
Cefalea, nausea, tremori e contratture
muscolari;
Iperglicemia, midriasi, sudorazione, secchezza
delle fauci, stitichezza e ritenzione urinaria;
Possibili aritmie e ischemia
cardiaca, da aumentato consumo
di ossigeno e ridotta perfusione,
edema polmonare, collasso
cardiocircolatorio.
Disturbi d’ansia, aggressività, perdita del
controllo dell’emozione e degli impulsi;
Alterazioni del tono dell’umore sino
all’insorgenza di disturbi bipolari, e altri
disturbi di tipo psicotico.
Malnutrizione con perdita del peso;
Iperemia nasale, epistassi, rinite cronica,
riduzione dell’olfatto fino all’anosmia, necrosi
con perforazione del setto nasale;
Tracheo-bronchiti croniche con frequenti
riacutizzazioni;
Cardiopatie ischemiche e cardiomiopatie;
Insufficienza renale cronica;
Nelle donne oligoamenorrea
ed amenorrea, negli uomini
perdita del desiderio sessuale
ed impotenza.
Nella madre la cocaina produce
vasocostrizione ed ipertensione, con
possibilità di distacco di placenta ed
emorragie, ed aumento incidenza di parto
pretermine;
Nel bambino possiamo avere un ritardo di
crescita intrauterina, basso peso alla nascita e
possibili alterazioni dello sviluppo encefalico
con microcefalia e deficit neurologici.
Un giorno, il famoso investigatore inglese
Sherlock Holmes parlando con il suo fedele amico
dott. Watson, preoccupato per la sua frequente
assunzione di cocaina, sottolineava più volte che,
nonostante pensasse che il suo consumo di
cocaina “potesse rappresentare (forse) un
problema”, non si considerava assolutamente
“dipendente” da essa.
A sostegno di questa sua opinione Holmes
elencava le seguenti spiegazioni:
Non presentava alcun problema di salute
significativo correlato all’uso della cocaina,
con la possibile eccezione di una sensazione
di stanchezza e/o sonnolenza il giorno
successivo all’assunzione della sostanza.
Il suo consumo di cocaina non gli stava
causando alcun grosso problema finanziario o
influenzando suo il livello di vita.
In molte occasioni era stato in grado di
sospendere l’uso di cocaina da solo, per diversi
giorni ogni volta.
Quando smetteva di usare la cocaina non
presentava sintomi da astinenza né un desiderio
«ossessivo» nei suoi riguardi.
Ma lo stesso Holmes doveva ammettere che:
Spesso, in certe giornate, usava più cocaina di
quanto fosse sua intenzione.
L’uso della sostanza a volte comprometteva il
suo lavoro di investigatore, per gli effetti
negativi sulla memoria, sulle sue capacità di
attenzione e concentrazione.
Anche quando non era sotto l’effetto della
cocaina diventava impaziente, irritabile e
litigioso con i familiari, gli amici con grossi
problemi di «convivenza civile» con le altre
persone, e tendenza ad isolarsi.
Sebbene fosse capace di
interrompere l’uso della
cocaina per pochi o molti
giorni, ogni volta, in qualche
modo vi ricadeva sempre.
Quando ricominciava ad usare la cocaina la
richiesta e la preoccupazione per la droga
erano immediatamente intensi come prima
dell’interruzione.
A questo punto, esimio dott. Watson, valutata
l’anamnesi ed effettuato l’esame clinico, quale
è la sua opinione diagnostica?
Come definirebbe la patologia che affligge il
suo amico il sig. Sherlock Holmes?
Secondo l’OMS, Organizzazione Mondiale della
Sanità, per droga deve intendersi “qualsiasi
sostanza che introdotta in un organismo
vivente ne modifica il funzionamento e i
comportamenti sia fisici sia psichici”.
Per l’OMS, inoltre, la dipendenza patologica è
“quella condizione psichica e talvolta anche
fisica, derivante dall’interazione tra un
organismo vivente e una sostanza tossica, che
determina delle risposte comportamentali che
comprendono sempre un bisogno compulsivo di
assumere la sostanza in modo continuo o
periodico, allo scopo di provare i suoi effetti
psichici e talvolta di evitare il malessere della
sua privazione”.
Il DSM-IV, la quarta edizione del Manuale
diagnostico e statistico dei disturbi mentali,
pubblicato nella sua ultima versione, DSM-IV-TR, o
Text Revisionl nel 2000, dall’American Psychiatric
Association (APA) per fornire delle linee guida per
la diagnosi, che potessero orientare le decisioni
circa il trattamento e la gestione dei disturbi
mentali ha descritto due categorie diagnostiche
riguardanti l’uso di sostanze:
L’abuso di sostanze
La dipendenza da sostanze
L’ abuso si configura quando la sostanza viene
utilizzata attraverso una modalità patologica,
caratterizzata da segni di intossicazione,
dall’incapacità a interromperne l’uso, nonostante
la presenza di problemi sociali, interpersonali o
legali causati dagli effetti della sostanza, con
conseguente compromissione delle attività
sociali e professionali.
Il disturbo deve essere presente
periodicamente nell’arco di dodici
mesi.
La dipendenza è caratterizzata da un uso
reiterato e da un’assunzione compulsiva della
sostanza, recidivante, nonostante l’insorgenza di
gravi problematiche, psichiche, fisiche e sociali.
Peculiari della dipendenza sono la presenza:
del craving, l'intensa pulsione e il pensiero fisso
verso il procurarsi ed usare la sostanza;
della tolleranza, la necessità di assumere
dosi progressivamente sempre più alte
per avere gli stessi effetti;
dell’astinenza, una serie di manifestazioni
psico-fisiche dovute alla mancata assunzione più
o meno prolungata della sostanza.
Nel 2013, però, è intervenuto un cambiamento
importante nelle definizioni: nel DSM-5, la quinta
edizione del manuale, sono state fuse le
categorie di abuso e dipendenza da sostanze del
vecchio DSM-IV in un unico disturbo da uso di
sostanze, i cui criteri per la diagnosi, quasi
identici ai precedenti, sono stati uniti in un unico
elenco di 11 sintomi.
Nel DSM-5 Il criterio per esprimere la
gravità dei disturbi da uso di sostanze
si basa sul numero dei sintomi
manifestati .
Un disturbo da uso di sostanze
lieve è caratterizzato dalla presenza
di 2-3 sintomi, moderato da 4-5 sintomi e grave
da 6 o più sintomi.
Inoltre, la cocaina è stata inserita in un unico
gruppo, quello degli stimolanti, insieme alle
sostanze amfetaminosimili e agli altri stimolanti.
Disturbo da uso di sostanze
Un pattern d’uso di sostanze che porta a
disagio o compromissione clinicamente
significativi, come manifestato da almeno due
delle seguenti condizioni, che si verificano
entro un periodo di 12 mesi.
1) Le sostanze sono spesso assunte in
quantità maggiori o per un periodo di tempo
più lungo di quanto fosse nelle intenzioni.
2) Desiderio persistente o sforzi infruttuosi di
ridurre o controllare il loro uso.
3. Una grande parte del tempo è impiegata in
attività necessarie a procurarsi le sostanze,
usarle o recuperare dai loro effetti
4. Craving o forte desiderio o spinta al loro uso.
5. Uso ricorrente delle sostanze che causa un
fallimento nell’adempimento dei principali
obblighi di ruolo sul lavoro, a scuola, a casa.
6. Uso continuativo nonostante la
presenza di persistenti o ricorrenti
problemi sociali o interpersonali
causati o esacerbati dai loro effetti.
7) Importanti attività sociali, lavorative o
ricreative vengono abbandonate o ridotte a
causa dell’uso delle sostanze.
8) Uso ricorrente in situazioni nelle quali è
fisicamente pericoloso.
9) Uso continuato nonostante la consapevolezza
di un problema persistente o ricorrente, fisico
o psicologico, che è stato probabilmente
causato o esacerbato dalle
sostanze.
10) Tolleranza.
11) Astinenza.
A questo punto …………
Caro Holmes,
mi dispiace dirglielo ma, comunque lo vogliamo
chiamare, abuso, dipendenza o disturbo da uso di
cocaina, lei ha un grosso problema che non può
affrontare e superare da solo, per cui le consiglio
vivamente di rivolgersi a un Servizio per le
Dipendenze (SerD), perché:
Gli operatori che vi lavorano sono preparati, con
grande esperienza (vista l’età) e senza pregiudizi
di sorta;
Ha liste d’attese brevissime;
La privacy è protetta;
È gratuito.
Il suo fedele amico Dott. John H. Watson
Grazie per l’attenzione