Direzione-Redazione-Amministrazione: 00192 Roma - Via ... · L’An-10 p. 16 Anson p. 16 Aprile:...

44
Anno LXII - Poste Italiane S.p.A. - Spediz. in abb. post. - D.L.353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n. 46) art.1, comma 1, DCB Roma PERIODICO DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE UFFICIALI AERONAUTICA (ANUA) FONDATO NEL 1953 DA LUIGI TOZZI Direzione-Redazione-Amministrazione: 00192 Roma - Via Marcantonio Colonna, 25 - Tel. 0632111740 N. 3-4/2014 Aeroporto Guidonia L’ingresso nel 1935 Un patrimonio aeronautico di scienza e storia da custodire e preservare L’ingresso oggi

Transcript of Direzione-Redazione-Amministrazione: 00192 Roma - Via ... · L’An-10 p. 16 Anson p. 16 Aprile:...

Anno

LXII -

Poste

Italia

ne S.

p.A. -

Sped

iz. in

abb.

post.

- D.L.!35

3/200

3 (co

nv. in

L.!27

/02/20

04 n.

46) a

rt.!1,

comm

a 1, D

CB R

oma

PERIODICO DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE UFFICIALI AERONAUTICA (ANUA) FONDATO NEL 1953 DA LUIGI TOZZIDirezione-Redazione-Amministrazione: 00192 Roma - Via Marcantonio Colonna, 25 - Tel. 0632111740

N. 3-4/2014

Aeroporto Guidonia

L’ingressonel 1935

Un patrimonio aeronauticodi scienza e storia

da custodire e preservare

L’ingresso oggi

Periodico dell’Associazione NazionaleUfficiali Aeronautica (ANUA)

fondato nel 1953 da Luigi Tozzi

Ufficio Presidenza NazionaleDirezione - Redazione - Amministrazione00192 Roma - Via Marcantonio Colonna, 25

Tel. 06 32111740 - Fax 06 4450786E-mail: [email protected]

“Il Corriere dell’Aviatore”E-mail: [email protected]

Direttore editorialeMario Majorani

Direttore responsabileMario Tancredi

RedazioneGiuliano Giannone, Guido Bergomi, Angelo Pagliuca

Responsabile AmministrativoCesare D’Ippolito

N. 3-4 marzo-aprile 2014

Autorizzazione Tribunale di Roma 2546 del 12-2-52ANUA/Centro Studi Editrice proprietaria

Associato all’U.S.P.I.Iscrizione al R.O.C. n. 10496

Stampa: STILGRAFICA srl00159 Roma • Via Ignazio Pettinengo, 31/33

Tel. 0643588200 • Fax 064385693www.stilgrafica.com • [email protected]

Stampato nel mese di marzo 2014

Numero a 40 pagineI contributi scritti sono forniti a titolo gratuito ed in formato elettronico; essinon debbono superare le tre cartelle e devono essere liberi da vincolieditoriali. La Direzione si riserva di pubblicarli o meno in funzione delleproprie esigenze. La responsabilità di quanto pubblicato su questo periodicoè attribuita per intero agli autori il cui scritto rispecchia le idee personali enon quelle dell’ANUA. Elaborati e foto, che si intendono inviati a titolo diliberalità, non si restituiscono, anche se non pubblicati. La Direzione delperiodico risponde, soltanto, di quanto previsto dalla legge sulla stampa.

Il periodico non è in vendita, ma viene inviato ai Soci in regolacon il versamento della quota associativa annuale di Euro 40,00.I “Non Soci” possono richiederne copia.La riceveranno gratuitamente con l’invito ad associarsi all’ANUA.Le modalità di pagamento della quota associativa sono:- c/c postale n° 7356880- bonifico bancario: IBAN IT98T0760103200000007356880

Intestati a:ANUA-Associazione Nazionale Ufficiali AeronauticaVia Marcantonio Colonna 25 - 00193 R O M A

Per la pubblicità di carattere aeronautico su questo periodico,a colori, le tariffe in vigore per l’anno 2013, per complessive3 edizioni, sono le seguenti:- pagina intera ! 1.500,00- mezza pagina ! 800,00- quarto di pagina ! 400,00

Libri di AviatoriIn questo numero:

Grandi ricorrenze del bimestre p. 2Ministro Mauro a Commissioni Esteri-Difesa p. 3

Passaggio di consegnetra sen. Mario Mauro e sen. Roberta Pinotti p. 4

Rosetta cacciatrice di comete p. 4Aspettando Futura p. 5Intesa AM ENAV p. 5Amendola per voli civili p. 6Decorazioni USA a personale AM p. 6Il Gen. Lodovisi in Afganistan p. 7Attività sanitaria per il 31° Stormo p. 8Seminario Sicurezza Volo p. 8

La città di Guidonia (Pagliuca) p. 9Aeroplani asimmetrici (Bergomi) p. 12

Il Generale Ajmone-Cat p. 13

Marzo:Lo Scylla p. 16L’An-10 p. 16Anson p. 16

Aprile:Celestino Rosatelli p. 17Il Vimy Commercial p. 17Lo Jungmann p. 17Il 311 p. 17Il Turbo-Islander p. 18

Calendario Conversazioni CESMA p. 18

Pakistan e sue caratteristiche p. 19L’Islàm delle origini p. 22La crisi dell’Islàm p. 24Le comunità musulmane fuori degli Stati islamici p. 26

Convocazione Assemblea Sez. ANUA Roma p. 29

Rapporti con la Casa dell’Aviatore p. 35La rivalutazione delle pensioni p. 35

Milano p. 36Brescia p. 36Napoli p. 37Bari p. 38

Libri di Aviatori III Cop.

Editoriale

Centro Studi

In questi mesi ricordiamo... (Bergomi)

Sentimenti e Dame d’Onore p. 39

Notizie al Volo

Storia di un Aviatore (Cersosimo)

Pakistàn, Islàm, democrazia (Mazzotta)

Decollo nella “solidarietà” p. 28

Una lezione su Difesa e Tributi (Marturano) p. 30

Volati più in alto p. 40

Dalle Sezioni Territoriali

Le sezioni territoriali dell’ANUA p. 34

Riflessioni e notizie

Vicini a una terra lontana - Un titolo per sottolineare che, nonostante la distanza geografica, l’operato delle Forze Armate Ita-liane è stato sempre concretamente vicino, sia in fase di mantenimento della sicurezza, sia per contribuire alla ricostruzione. Unadifferente modalità descrittiva, una comunicazione nuova volta a rafforzare e avvicinare il grande pubblico al concreto contributoche il Paese ha dato in Afghanistan nel quadro delle missioni internazionali. La strada quale metafora della vita, anche con tutti isuoi percorsi accidentati: voragini, esplosioni di ordigni, attentati a cui bisogna rispondere per difendersi e per tutelare quel per-corso, quella cintura di sicurezza che permetta poi la ricostruzione. I commenti riportati sono quelli dei militari direttamente co-involti nei vari eventi e della popolazione. Una via immaginaria per essere il fil rouge visivo e storico di un racconto iniziato nel2003, i cui capitoli hanno visto momenti difficili ma anche risultati positivi; un percorso non asfaltato fatto di polvere, sabbia esassi ma anche di meravigliose vedute che richiamano Alessandro Magno e il suo passaggio in Afghanistan nel 330 a.C.

Nel Segno del Destino - Avevo 16 anni nel 1926…L’esperienza umana, unica e commovente, del padre dell’Autore, giovane si-ciliano che a sedici anni decise di arruolarsi nel Regio Esercito e di partire per l’Africa Orientale. Il racconto di Michele Scillia,tratto dal diario del padre conservato gelosamente e da numerose testimonianze dirette, descrive i fatti realmente accaduti, i luo-ghi, gli usi, i costumi e lo spirito orgoglioso della gente costretta a patire la violenza della guerra, mettendo in luce soprattutto ilcoraggio, le emozioni e i sentimenti dei soldati impegnati sul fronte. La natura selvaggia di un mondo nuovo, la tragedia del con-flitto in cui sono mescolati in egual misura atrocità e gesti sublimi, le ardenti passioni giovanili e la presenza costante della graziadivina rendono potente e appassionante l’avventura del protagonista, protetto da qualcosa di soprannaturale che si rivela più fortedel destino e più tenace della morte.Convivere con l’adrenalina - La decisione di scrivere un libro sulle mie esperienze di volo era lontana dalle mie intenzioni,dalle mie capacità di scrittore e tantomeno ne ho mai avuta l’aspirazione, sino a quando mi fu chiesto di scrivere un paio di rac-conti da inserire in un libro aeronautico. Mio fratello Lucio lesse quei racconti e rimase impressionato e così mi spinse a scriveredell’altro per non perdere quelle che per lui erano avventure e per me, solo esperienze. Mi disse che dovevo farlo perché c’era unoscopo nobile dietro a quell’azione, quello che avrei scritto sarebbe potuto essere di utilità ad altri. Il suo suggerimento risuonò nel-la mia testa per un po’. In effetti, pensai che pochissimi avevano avuto il coraggio di sedersi ad un tavolo con una penna in manoe scrivere del loro vissuto in volo e poi, tutti quei ragazzi che avevano tanta passione per il volo e tante domande da fare ma chenon trovavano mai nessuno per avere delle risposte e così, mi ricordai di quando ero giovane, di quando ero assetato di sapere.Pensai anche, che sarebbe potuto essere un modo per valorizzare il lavoro di una vita, gratificare per gli sforzi fatti i miei genitori ela mia famiglia, ricordare i colleghi piloti più sfortunati e ringraziare gli amici per aver partecipato a quella parte della mia vita piùavventurosa. Cito l’adrenalina perché, nel nostro lavoro, essa fa sempre parte del gioco; spesso è cercata, altre volte arriva da sola.

Introduzioni

Presentazione a cura degli Autoriin occasione degli incontri conviviali mensili dedicati alle Dame d’Onore dell’ANUA

Roma - Casa dell’Aviatore ore 12.00

19 marzo 2014 16 aprile 2014 21 maggio 2014Gen. D.A. Settimo Caputo Gen. Br. Michele Scillia Gen. B.A. Walter Pauselli

Editoriale

La tradizionale periodicità bimestrale del no-stro Corriere dell’Aviatore suggerisce una bre-ve premessa sulla tempestività delle informa-

zioni che riguardano i temi d’attualità proposti ailettori in soli sei appuntamenti annuali.Giova infatti aver presente che una noti-zia, attuale nel momento in cui pervienealla Redazione, può risultare superata nelmomento in cui giunge al lettore. Peral-tro, se ogni edizione riporta notizie delbimestre precedente e nel contempo trat-ta argomenti ipotizzati d’attualità per il bi-mestre successivo, l’attenzione della Reda-zione non può che essere impegnata nella ri-cerca e pubblicazione di articoli che trattinotemi validi nella realtà dei tempi, ma prevalente-mente legati agli aspetti culturali e propositivi delSodalizio, senza tuttavia minimizzare gli spazi dedi-cati al riporto delle esperienze di vita degli Associati.Ciò premesso, a parziale giustificazione di involon-tarie ma ripetibili imperfezioni e dimenticanze nel-l’impegno divulgativo del Corriere dell’Aviatore, ri-prendiamo il tradizionale filo conduttore dei nostrieditoriali, soffermandoci su alcuni temi che la Presi-denza ANUA in questo anno 2014 ritiene prioritarinel perseguimento degli scopi del Sodalizio.I temi cui si fa riferimento, e che vedranno lo Staffoperativo dell’Associazione al lavoro per sviluppareutili ipotesi progettuali, possono avere i seguentisintetici titoli:

“La Sinergia Solidale Aeronautica”,“La Casa dell’Aviatore Senior”,“Il Sostegno a Progetti Mirati”.

Sono questi, argomenti ormai noti, di cui si è riferi-to anche nel numero di gennaio-febbraio, sui qualivale richiamare l’attenzione in vista di benefìci d’in-teresse generale.Sulla “Sinergia Solidale Aeronautica”, la condivisioned’intenti fra Associazione Ufficiali e Associazione Ar-ma Aeronautica è divenuta dallo scorso anno motivodi collaborazione, che si auspica sempre più mirata alfruttuoso utilizzo delle risorse disponibili. L’unità diintenti non significa fusione degli organismi, ma con-vergenza sugli obiettivi nella diversità della tipologiadi impegni che caratterizzano i vari Sodalizi aeronau-tici. Non sembri banale fare il paragone con i rappor-ti che legano la persona alla famiglia; le famiglie allacomunità; le comunità alle istituzioni. L’unione non èfusione, ma incremento di “forze” che diventano si-nergiche se agiscono contemporaneamente per pro-vocare un determinato effetto. In tal senso, una nuo-va “atmosfera” caratterizza i Sodalizi Aeronautici ospi-tati a Roma nella Palazzina Douhet, così come in

periferia alcune Sezioni ANUA coabitano con SezioniAAA. Lo sviluppo di “sinergie” si auspica quindi siasempre più oggetto di suggerimenti da parte dei Soci.L’operazione di rilancio sulla “Casa dell’Aviatore Se-

nior” vede l’ANUA impegnata a trovare ilpercorso giuridico aperto alle differenti si-tuazioni oggettive dei soci, ipotizzandoanche la compartecipazione dell’AM, pre-via verifica di legittimità dell’uso di benidemaniali. Quanto mai opportuni sonoin proposito, e si auspica che pervengano,

i pensieri e le osservazioni dei Soci. Va dasé che lo sviluppo del tema trarrebbe van-

taggio dalla sinergia solidale.Il terzo tema citato fa riferimento sia agli studi

su nuove fonti di energia (“fusione fredda”) conil supporto di laboratori aeronautici e ricercatori

universitari, sia al proponimento di contribuire a re-cupero culturale e custodia di parti del patrimonioscientifico/impiantistico aeronautico esistenti sul-l’Aeroporto di Guidonia.Se è vero che l’unione fa la forza, un ulteriore signi-ficativo esempio di volontà sinergica è l’intento diANUA ed AAA di perseguire il rispetto dell’onoredell’Istituzione AM anche insistendo sulla esigenzadi verità nei casi che la vedono ingiustamente co-involta (caso Ustica).In conclusione, dagli impegni sociali qui citatiemerge sempre più l’opportunità di un coinvolgi-mento unitario delle Associazioni derivate dal mon-do aeronautico militare.

Gen. M. Tancredi

I Temi della nostra attualità

Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014 1

28 marzo - Anniversario costituzione dell’Aeronautica quale Arma indipendente20 aprile - Santa Pasqua di Resurrezione

25 aprile - Festa della Liberazione

Per una sosta di pensiero sulle tre Grandi Ricorrenzeche caratterizzano il nostro bimestre

Il 28 marzo 1923 con il R. decreto n. 645 fu costituita la Regia Aeronautica, che comprendeva tutte le forze aeree mi-litari del Regno e delle Colonie dell’Esercito e della Marina.Come l’Esercito e la Marina, anch’essa ebbe una propria uniforme, propri distintivi di grado e di specialità e dipendevaa tutti gli effetti dal Commissariato per l’Aeronautica.La R. Aeronautica comprendeva un Comando Generale d’Aeronautica,Comandi di Squadra aerea e di Divisione aerea formati da:- Stormi di aeroplani da caccia;- Stormi di aeroplani da bombardamento notturno;- Stormi di aeroplani da bombardamento diurno;- Stormi di aeroplani da ricognizione;- Stormi di idrovolanti;- Un Gruppo di dirigibili;- Una Scuola, l’Accademia della R. Aeronautica, e altra Scuola di applicazione alle specialità;- Centri (depositi d’aeronautica) e servizi.Il personale della R. Aeronautica fu diviso in 3 categorie: ufficiali e sottufficiali (che potevano appartenere al personalenavigante e non navigante) e la truppa. A terra e nello spazio con una formazione sempre più compatta.

20 aprile Pasqua 2014. È la festa che ce-lebra la risurrezione di Gesù, avvenuta se-condo i vangeli, dopo la sua morte in cro-ce. La sua data varia di anno in anno eviene fissata dal 22 marzo al 25 aprile,nella domenica seguente al primo plenilu-nio successivo all’equinozio di primavera.Tale data viene annunciata ai fedeli dal sa-cerdote durate i riti dell’Epifania (6 Gennaio) e determina la cadenza di altre cele-brazioni. La Pasqua è preceduta da un periodo di penitenza e di digiuno della dura-ta di 40 giorni (la Quaresima). L’ultima settimana della Quaresima è detta settima-na Santa. A Pasqua c’è l’usanza di regalare uova di cioccolato che hanno sostituitoquelle vere, con il guscio colorato che venivano donate un tempo. L’uovo è simbo-lo di vita e di rinascita.

L’Anniversario della liberazione d’Italia (anche chiamato Festa della Liberazione, anniversario della Resistenza o sempli-cemente 25 aprile) viene festeggiato in Italia il 25 aprile di ogni anno.

È un giorno fondamentale per la storia d’Italia, simbolo del termine della seconda guerra mondiale nel paese, dell’occu-pazione da parte della Germania nazista, iniziata nel 1943, e del ventennio fascista.Convenzionalmente fu scelta questa data, perché il 25 aprile 1945 fu il giorno della liberazione di Milano e Torino. Inparticolare il 25 aprile 1945 l’esecutivo del Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia, presieduto da Luigi Lon-go, Emilio Sereni, Sandro Pertini e Leo Valiani (presenti tra gli altri anche Rodolfo Morandi - che venne designato pre-sidente del CLNAI - Giustino Arpesani e Achille Marazza), alle 8 del mattino via radio proclamò ufficialmente l’insur-

rezione, la presa di tutti i poteri da parte del CLNAI e la condannaa morte per tutti i gerarchi fascisti[2] (tra cui Mussolini, che sareb-be stato raggiunto e fucilato tre giorni dopo).Entro il 1º maggio, poi, tutta l’Italia settentrionale fu liberata: Bo-logna (il 21 aprile), Genova (il 23 aprile) e Venezia (il 28 aprile).La Liberazione mette così fine a venti anni di dittatura fascista ed acinque anni di guerra; simbolicamente rappresenta l’inizio di unpercorso storico che porterà al referendum del 2 giugno 1946 perla scelta fra monarchia e repubblica, quindi alla nascita della Re-pubblica Italiana, fino alla stesura definitiva della Costituzione.

2 Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014

Illustrando complessivamente l’impegno italiano neimolti Teatri d’intervento, il Ministro Mauro si è sof-fermato sulle principali operazioni che coinvolgono le

nostre Forze Armate.Dopo aver tracciato un quadro complessivo della situazio-ne in Afghanistan, il Ministro ha affermato che il Contin-gente italiano sta riducendo la sua presenza nel Paese, pas-sando da un livello medio di 2.900 unità nel corso dell’ul-timo trimestre 2013, alle circa 2.250 unità del primo se-mestre del 2014.Sul dopo-2014, fase che per le Forze internazionali preve-de solo compiti di addestramento e formazione delle For-ze di sicurezza afgane, ha aggiunto invece che “qualora ilParlamento approvi la partecipazione di truppe italianecon compiti ‘non combat’ all’operazione della NATO de-nominata Resolute Support, tale impegno sarà subordina-to alla necessaria approvazione di uno specifico Status ofForce Agreement tra la NATO stessa ed il Governo afga-no per definire il quadro giuridico dell’intervento”.In Libano, dove gli effetti del conflitto siriano si sentonoin maniera acuta, la presenza internazionale sotto l’egidadelle Nazioni Unite rimane un imprescindibile elemento distabilità. L’impegno italiano si attesterà anche per il primosemestre 2014 su una presenza media di circa 1.100 unità,compreso l’impiego di unità navali nella UNIFIL MaritimeTask Force. In Kosovo, dove la presenza media nel primosemestre si attesta a 555 unità, la futura consistenza delContingente italiano è legata al processo di definitiva stabi-

lizzazione dell’area, al pari dell’impegnocomplessivo dei Paesi della NATO.Prosegue anche l’attività contro la pirateria,condotta nell’Oceano Indiano dall’UnioneEuropea e dalla NATO, alla quale l’Italiapartecipa con la presenza costante di unaUnità navale che opera alternativamentesotto l’una o l’altra bandiera.Il dato importante è che nel corso del 2013le navi attaccate sono state un quarto diquelle del 2012, e che nessuno degli attac-chi ha avuto successo.Il Ministro - ricordando la dichiarazionedell’Alto Rappresentante dell’UE Cath-rine Ashton sui Fucilieri di Marina - hasottolineato che la partecipazione italia-na alle future missioni antipi-rateria della NATO e dellaUE è legata intrinsecamen-

te alla soluzione della vicenda di Massi-miliano Latorre e Salvatore Girone. “Vi-cenda - ha detto - che dovrà concludersipositivamente con il loro ritorno acasa, con onore”.Il Ministro si è poi soffermato sullamissione in Libia, finalizzata al so-stegno alle Forze Militari locali inmodo da permettere loro di ristabili-re il controllo dello Stato e delle Istituzio-ni legali sul territorio. Oltre alle attività condotte in Libia,i nostri militari stanno addestrando in Italia il nuovo eser-cito nazionale libico. L’attività, svolta a Cassino e poi a Pe-saro, è interamente sovvenzionata dal Governo libico.Sull’operazione Mare Nostrum il Ministro è stato chiaro:l’Italia, pur ritenendo che il problema della gestione del-l’immigrazione debba essere condiviso a livello europeo,in risposta dell’emergenza umanitaria ha assunto respon-sabilmente un ruolo proattivo verificando, al contempo,la possibilità di contribuzione da parte di altri Paesi.L’operazione Mare Nostrum, che dal suo avvio ha consen-tito di salvare migliaia di migranti, ha anche l’obiettivo dicontrastare le organizzazioni criminali che sfruttano il fe-nomeno dell’immigrazione per autofinanziarsi e finanzia-re il terrorismo.L’audizione del Ministro Mauro si è svolta davanti alleCommissioni 3^ (Affari Esteri), 4^ (Difesa), presso l’auladella 4^ Commissione del Senato della Repubblica.

Operazioni Militari - Interventi di CooperazioneIl 5 febbraio 2014, il Ministro della Difesa Mario Mauro ha illustrato alle Commissioni

congiunte e riunite Esteri e Difesa, lo stato delle missioni in corso e degli interventidi cooperazione allo sviluppo e sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione

Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014 3

Notizie al VoloVVPassaggio di consegne tra sen. Mario Mauro e sen. Roberta Pinotti

I l 22 febbraio 2014 la Senatrice ha assunto la carica di Ministrodella Difesa. Roberta Pinotti è nata il 20 maggio 1961 a Genova, èsposata e ha due figlie. Laureata in lettere, insegnante negli istituti

superiori, è attualmente senatrice del gruppo del Partito Democratico.Ha iniziato il suo percorso politico dal basso, negli anni Novanta, ac-cumulando esperienze sia all’interno del suo partito (Pci-Pds-Ds-Pd)sia in campo amministrativo, fino ad arrivare a ricoprire ruoli di parti-colare delicatezza e responsabilità nel settore della Difesa, ritenuti finoa quel momento monopolio maschile. Dopo l’esordio in politica avve-nuto con l’elezione a consigliere nella circoscrizione genovese di Sam-pierdarena, ha conciliato l’attività nel partito con quella di ammini-stratrice. Dal 1993 al 1997 ha ricoperto l’incarico di assessore provin-ciale alla Scuola e alle Politiche Giovanili e Sociali della Provincia di

Genova e dal 1997 al 1999 è stata assessore alle Istituzioni scolastiche del Comune di Genova. Nel frattempo ha continuato lasua militanza nei Democratici di Sinistra, fino a diventare segretaria provinciale a Genova, dal 1999 al 2001. Sostenitrice findal suo nascere dell’avventura politica dell’Ulivo, Roberta Pinotti entra in Parlamento nel maggio 2001, eletta alla Camera deiDeputati. Rieletta nelle liste dell’Ulivo nell’aprile 2006, diviene Presidente della Commissione Difesa della Camera dei Depu-tati, prima donna italiana a ricoprire questo ruolo. Nel Partito Democratico, è stata prima responsabile nazionale per la sicu-rezza, poi ministro ombra della Difesa e infine capo del Dipartimento Difesa. Rieletta in Senato nel 2008, è stata eletta nel2010 vicepresidente della Commissione Difesa del Senato. In tale ambito è stata promotrice di molteplici atti parlamentari tracui la riforma del codice penale militare e la messa al bando delle bombe a grappolo. Sempre in tale veste ha presentato diversidisegni di legge tra i quali una legge quadro sulle missioni internazionali e una relativa ai benefici a favore del personale milita-re esposto ad amianto. Nell’ottobre 2008 è stata insignita della Legione d’onore presso l’Ambasciata di Francia in Italia, pro-prio per i meriti connessi con l’esercizio delle sue funzioni. Ha ottima conoscenza della lingua francese e buona di quella spa-gnola. Dal 3 maggio 2013 al 21 febbraio 2014 è stata Sottosegretario di Stato alla Difesa.

“Rosetta” la cacciatrice di comete si è svegliata

L a notizia che il 20 gennaio campeggiava su tutti i media era questa: la sondaRosetta si è risvegliata. Ma perché tanto clamore e tanta euforia? La ragione èpresto spiegata.

La sonda Rosetta è stata lanciata nello spazio da Kourou, nella Guyana francese, alla ri-cerca della cometa 67P/Tchourioumov-Guerassimenko, il 2 marzo 2004. Da alloraha seguito una lunga traiettoria interplanetaria che l’ha portata oltre l’orbita di Giove.L’8 giugno del 2011 ha iniziato un periodo di ibernazione per risparmiare energia, per-ché, come spiegato dal responsabile delle operazioni di Rosetta per l’Agenzia SpazialeEuropea (Esa) Andrea Accomazzo, “i suoi pannelli solari non sono sufficienti a cattura-re tutta l’energia necessaria per tenere accesi gli strumenti”. E qualche giorno fa, dopo31 mesi di sonno (come è stato definito), il computer di bordo ha avviato le procedure di risveglio. Il lungo viaggio terminerànel 2015. Nei prossimi due mesi la sonda Rosetta, che si trova a 800 milioni di chilometri dalla Terra, completerà il controllodegli strumenti, a maggio inizierà ad avvicinarsi alla cometa, ad agosto la raggiungerà e a novembre il lander Philae si separe-rà dalla sonda per scendere sulla superficie della cometa 67P/T-G e perforarne il suolo. La sonda Rosetta è il primo veicolospaziale della storia che atterrerà su una cometa a 430 milioni di chilometri dalla Terra con l’ambizioso compito di studiarla davicino per indagare e rivelare i segreti e le origini del Sistema solare. È questa un’operazione di cui anche l’Italia può andare fie-ra. Lo strumento destinato a trapanare la cometa è stato infatti ideato dalla scienziata Amalia Ercoli Finzi, del politecnico diMilano. Il nostro Paese ha comunque concepito e finanziato diverse apparecchiature. La missione della sonda europea Rosettaè stata sviluppata dall’Agenzia Spaziale Europea ed è stata realizzata grazie a un importante contributo italiano, dell’Agenziaspaziale Italiana (Asi) e di Thales Alenia Space. (fonte: Il Journal.it - 23 gen. 2014).

4 Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014

Notizie al VoloVVAspettando “Futura” dopo “Volare”

Il 23 gennaio Palazzo Chigi ha ospitato l’incontro con lastampa, del capitano pilota Samantha Cristoforetti, pri-ma donna italiana astronauta, alla presenza del presidente

dell’Agenzia Spaziale italiana, Enrico Saggese, del Capo di Sta-to Maggiore del’Aeronautica Militare, Generale Pasquale Pre-ziosa, del vice Ministro del Lavoro e Politiche Sociali e PariOpportunità, Maria Cecilia Guerra e di Volker Liebig, diretto-re Esa dei Programmi di Osservazione della Terra e Capo diEsa/Esrin.Samantha, dopo Vittori, Nespoli e Parmitano, rappresenta il quarto astronauta italiano operativo nello spazio.Partirà verso la fine di novembre, per raggiungere la stazione spaziale internazionale (ISS) dove svolgerà le attività scien-tifiche insieme ad altri cinque astronauti. Sarà a bordo della Soyuz dalla base in Kazakistan, insieme ad un pilota ameri-cano ed uno russo.Parole piene di orgoglio per lei ha avuto il Generale Preziosa: “La storia spaziale italiana è ricca di esperienze incomin-ciate cinquant’anni fa, allorché l’Italia era il terzo Paese al mondo nel lanciare satelliti in orbita, dopo USA e URSS.” Ri-cordiamo, infatti, il 15 dicembre 1964, allorché il team di ingegneri italiani, guidati dal prof. Luigi Broglio, lanciò nellospazio il satellite San Marco 1.“Con valore verso le stelle è il motto dell’Aeronautica militare” ha continuato Preziosa. “Il valore è rappresentato anchedalla competenza, paragonabile ad una vite senza fine….che continua a girare per raggiungere il futuro… Volando sivince il futuro”...(Il logo della missione, scelto a seguito di concorso, è stato ideato da Valerio Papeti, trentunenne di Torino, appassionato discienza, arte e astronomia).

Intesa AM ed ENAV per migliorare tecnologia e servizi

L’accordo, valido per quattro anni, è stato firmato dalGenerale Preziosa, Capo di SMA, e dal Dott. Garbi-ni, Amministratore Unico ENAV.

10/01/2014 - L’Aeronautica Militare e l’ENAV hanno sotto-scritto un Atto d’intesa per indirizzare la realizzazione di sem-pre più elevati livelli di collaborazione e scambio di esperien-ze, al fine di supportare altissimi standard di sicurezza, effi-cienza, qualità e sostenibilità dei servizi alla navigazione aerea.L’accordo prevede uno sforzo sinergico su una serie di speci-fici progetti comuni in ambito tecnologico, operativo e nor-mativo; prevede in particolare la costituzione di un “Comi-tato per la cooperazione AM-ENAV”, per garantire il conti-nuo monitoraggio delle attività, per coordinare linee di azio-

ne comuni su specifici argomenti d’interesse, come l’implementazione del Cielo Unico Europeo (SES), l’armonizzazio-ne degli adeguamenti tecnologici, l’uso comune delle infrastrutture, la produzione di cartografia aeronautica, l’imple-mentazione di sistemi e procedure per la sicurezza del volo. Il Generale Preziosa, in occasione della firma dell’accordo, ha dichiarato: “La firma di questo accordo … sancisce lo spiri-to di reciproca fiducia che da sempre anima l’attività di collaborazione fra l’Aeronautica Militare e l’ENAV nel fornire al Pae-se servizi di navigazione aerea sempre più sicuri ed efficienti e impegna i nostri successori al conseguimento di risultati semprepiù ambiziosi nella gestione del traffico aereo civile e militare”.“Con questo documento – ha evidenziato a sua volta il Dott. Garbini - siamo certi di creare ancora più sinergia per fare si-stema e … per supportare un settore che sta attraversando un periodo di forte crisi”.(Fonte: Ufficio Generale per la Comunicazione - 2° Ufficio Pubblica Informazione - Roma).

Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014 5

Notizie al VoloVVLa base di Amendola apre in via sperimentale ai voli civili

L’aeroporto Militare di Amendola potrebbe ospita-re, in via sperimentale, uno scalo civile per offriretutte le opportunità imprenditoriali legate ad un

maggior flusso turistico. È quanto ha detto il Ministrodella Difesa Mario Mauro durante la conferenza stampache si è svolta il 30 gennaio u.s. all’aeroporto militare diAmendola (Foggia), annunciando la disponibilità dellastruttura ad accogliere voli civili in attesa del completa-mento dei lavori all’aeroporto foggiano “Gino Lisa”.Il Ministro ha manifestato, inoltre, la volontà di appog-giare un tavolo di confronto sulla proposta che veda coin-volti Regione Puglia, Aeroporti di Puglia, Enac, Enav ed ilMinistero delle Infrastrutture. L’ultima parola spetterà alla

Regione Puglia, che insieme agli enti locali, al Governo e agli enti interessati, dovrà individuare vettori disponibili adutilizzare sperimentalmente l’aeroporto militare di Amendola.Nell’occasione, il Ministro della Difesa ha annunciato inoltre lafirma di una convenzione tra l’aeroporto militare di Amendola el’Istituto tecnico industriale Altamura - da Vinci di Foggia, cheavrà l’obiettivo di formare periti aeronautici anche attraversostage nei centri di manutenzione di velivoli dell’AeronauticaMilitare. Il Ministro era accompagnato dal Capo di Stato Mag-giore dell’Aeronautica Militare, Generale di Squadra Aerea Pas-quale Preziosa, dal Comandante della Squadra Aerea, Generaledi Squadra Aerea Maurizio Lodovisi, dal Vice Capo di Gabinet-to del Ministro, Generale di Brigata Aerea Luca Goretti, e dalComandante del 32° Stormo, Colonnello Michele Oballa.

Decorazioni di merito USA al personale AM

Giovedì 30 gennaio, presso l’Ambasciata degli Stati Uniti d’America a Roma, l’Ambasciatore John R. Phillips nel corsodi una solenne cerimonia ha consegnato a quattro ufficiali, appartenenti all’Esercito Italiano, alla Marina Militare eall’Aeronautica Militare, importanti onorificenze conferite dal Presidente degli Stati Uniti d’America per il pregevole

contributo fornito nell’ambito della cooperazione internazionale tra gli Stati Uniti d’America e l’Italia.In particolare, per l’Aeronautica Militare,sono stati decorati il Generale di BrigataAerea Silvano Frigerio e il Tenente Co-lonnello Lorenzo Aiello. Il Generale Fri-gerio ha ricevuto la decorazione “Legion ofMerit” per il contributo fornito quale ViceCapo del 3° Reparto Politica Militare ePianificazione dello Stato Maggiore dellaDifesa nel periodo settembre 2007 - gen-naio 2013, in particolare per il ruolo rico-perto nello sviluppo e l’integrazione delleprocedure operative per l’impiego degliaeromobili a pilotaggio remoto nelle ope-razioni Odyssey Dawn e Unified Protectorin Libia, e successivamente in Africa.

6 Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014

Il Comandante del CSAin AfghanistanIl Generale di Squadra Aerea Maurizio Lo-dovisi ha visitato il Regional CommandWest di Herat facendo tappa anche ad AlBateen (EAU)

Si è conclusa Lunedì 27 gennaio la visi-ta, durata tre giorni, del Generale diSquadra Aerea Maurizio Lodovisi, Co-

mandante della Squadra Aerea, al RegionalCommand West (RC-W), il comando multi-nazionale a guida italiana su base brigatameccanizzata “Aosta”, volta ad incontraretutto il personale dell’Aeronautica Militareitaliana che opera in Afghanistan. Il Genera-le Lodovisi, accolto al suo arrivo dal coman-dante del RC-W, Generale Michele Pellegrino, ha proseguito la sua visita incontrando i militari dell’Aeronautica in Af-ghanistan.Il Comandante della Squadra Aerea ha, quindi, effettuato una pattuglia perimetrale per la sicurezza del sedime aereo-portuale con i fucilieri dell’aria della Foward Support Base (FSB), l’unità che si occupa della vigilanza e protezione diCamp Arena.�Particolarmente sentita è stata la visita al personale AM che opera all’interno della Joint Air Task Force (JATF), l’unitàche gestisce gli assetti aerei su ala fissa del RC-W, finalizzata ad approfondire la realtà del contesto operativo nel quale imilitari sono chiamati ad operare, nonché ad un’attenta analisi dello strumento militare aeronautico presente in teatro.Prima di lasciare il teatro afghano per rientrare in Italia, il Generale Lodovisi ha voluto lasciare testimonianza del suopassaggio firmando l’Albo d’Onore della JATF.

Prima di far rientro in Italia, il Comandante della Squadra Ae-rea, accompagnato dal Comandante delle Forze di Mobilità eSupporto e della 1^ Brigata Aerea, Generale di Brigata AereaRoberto Comelli, ha fatto visita alla Task Force Air presso l’AlBateen Excutive Airport di Abu Dhabi (EAU).Al suo arrivo, il Generale Lodovisi è stato accolto dal Colon-nello Antonino Monaco, Comandante della Task Force Air(TFA), il quale ha fornito un “punto di situazione” sugli aspet-ti operativi e finanziari sull’attività della TFA.Successivamente, il Generale Lodovisi ha incontrato il perso-nale dell’Aeronautica Militare, delle Forze Armate e della Cro-ce Rossa Italiana che compongono il Reparto al quale ha rivol-to parole di plauso per la professionalità, la dedizione e l’im-pegno profuso a sostegno delle operazioni in Afghanistan. Inparticolare il Comandante della Squadra Aerea ha fatto chiaroriferimento al dispositivo rodato e vitale che assicura il neces-sario livello operativo ai reparti rischierati in teatro. Il GeneralLodovisi ha poi sottolineato l’importanza della TFA quale“hub” italiano in territorio emiratino, soprattutto per garanti-re una pronta e puntuale reattività in risposta a situazioni dicrisi nell’area medio orientale e dell’estremo oriente.

Notizie al VoloVV

Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014 7

Notizie al VoloVVIntensa attività di trasporto sanitario per il 31°

C iampino - Nel periodo di festa che va dal 24 dicembre al 6 gen-naio, la Sala Situazioni di Vertice dello Stato Maggiore Aeronau-tica ha allertato per ben dieci volte la Sala Operativa del 31°

Stormo, ordinando l’esecuzione immediata di voli sanitari d’urgenza infavore di connazionali in imminente pericolo di vita o in attesa di tra-pianto.Per lo svolgimento delle suddette missioni si sono alzati in volo due vel-voli Falcon 900 EASY, due Falcon 50 e un Airbus 319 che hanno tra-sportato due neonati in imminente pericolo di vita, sei pazienti in attesadi trapianto, organi espiantati destinati al trapianto e due pazienti affettida gravi patologie per i quali era richiesto il trasferimento in struttureospedaliere specialistiche.In particolare, nella giornata di domenica 5 gennaio, un Airbus 319 del31° Stormo si è alzato in volo per recarsi ad Alexandroupolis, città greca

ai confini con la Turchia, per rimpatriare un connazionale barellato e incosciente, colpito da una gravissima patologia re-spiratoria che richiedeva un immediato ed urgente trasferimento presso un presidio ospedaliero specializzato.All’arrivo presso l’aeroporto di Ciampino un’ambulanza era pronta a prelevare il paziente per il successivo ricovero pres-so il Policlinico Gemelli di Roma.�Gli aeromobili del 31° Stormo di Ciampino sono utilizzati per il trasporto di Stato e per missioni di pubblica utilità,quali il trasporto sanitario d’urgenza di ammalati, di traumatizzati gravi e di organi per trapianti, nonché per interventia favore di persone comunque in situazioni di rischio. Quest’ultima attività, dato l’imminente pericolo di vita delle per-sone trasportate, impone un livello di prontezza, ventiquattr’ore al giorno, 365 giorni all’anno.(Fonte 31° Stormo - Ciampino (RM) - Cap. Ida Casetti).

Concluso il seminario Sicurezza Volo

Il seminario, a cui hanno partecipato tutti gli Ufficia-li SV dei Reparti AM, si è concluso martedì 4 feb-braio. L’incontro, organizzato dall’Ispettorato per la

Sicurezza del Volo e rivolto agli Ufficiali che ricopronol’incarico di Capo Ufficio Sicurezza Volo dei Repartioperativi, ha visto la partecipazione dei Capi UfficioS.V., degli Alti Comandi e dei Comandi intermedi. Ilseminario ha visto la partecipazione di diversi relatoriche si sono alternati nel corso della giornata. In partico-lare, ad aprire i lavori del corso, l’Ispettore per la Sicurez-za del Volo, Generale di Brigata Aerea Amedeo Magna-ni, che, dopo un breve discorso introduttivo, ha ceduto la parola al Generale di Brigata Aerea Giacomo De Ponti, Capodell’Ufficio Generale Spazio Aereo e Meteorologia (USAM) dello Stato Maggiore Aeronautica. Nel corso del suo interven-to il Generale De Ponti ha sottolineato alcuni aspetti di particolare rilievo legati alla sicurezza volo nella gestione del traffi-co aereo. Successivamente, il Generale Magnani ha invece analizzato in maniera dettagliata gli incidenti e gli inconvenientidi volo gravi occorsi negli ultimi anni, evidenziando il valore del traguardo di “zero incidenti” raggiunto nell’anno appenaconcluso. “Dobbiamo continuare a crescere, studiare, impegnarci affinchè il traguardo raggiunto rappresenti il nostro punto dipartenza - ha sottolineato il Generale Magnani durante il suo intervento - chi si occupa di sicurezza volo ha un grande privi-legio, come scriveva il nostro Maggiore Stefano Bazzo, quello di salvare vite umane!” È stato poi presentato il nuovo softwarechiamato Risk Fighting 2.0 per la segnalazione di inconvenienti di volo e la nuova direttiva sul “Wild Life Strike” denomi-nata ISV 018 che riassume le linee di riferimento e la standardizzazione per l’attività di prevenzione del fenomeno.

I.S.V. - Magg. Filippo Conti

8 Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014

Nel numero 9-10/2011 del Corriere dell’Aviatorein un breve articolo, corredato da alcune suggesti-ve immagini fotografiche dell’epoca, è stata ricor-

data la “Direzione Superiore Studi ed Esperienze” realizzatasull’aeroporto di Montecelio nelle vicinanze di Roma edentrata in funzione il primo febbraio 1928. Nel correnteanno Il Corriere dell’Aviatore vuole dare più ampio spazioagli studi e alle ricerche in campo aeronautico e spaziale,appare allora certamente opportuno iniziare “rivisitando” la“Citta Aeronautica” di Guidonia.L’annuncio dell’esigenza della costituzione di un organismocapace di dare “serio impulso agli studi e alle ricerche aerodi-namiche e a tutti gli altri rami dell’ aeronautica che hanno di-retta attinenza con la produzione di aeromobili e dei materia-li accessori” venne dato da Italo Balbo nel discorso program-matico sulla politica aeronautica, pronunciato alla Cameradei Deputati il 29 marzo 1927.Tale nuovo organismo fu fondato in breve tempo, vennedenominato “Direzione Superiore Studi ed Esperienze” ediniziò ad operare a Montecelio il 1° febbraio 1928. Ad or-ganizzare e guidare la DSSE, che non aveva ancora una se-de definitiva, fu chiamato il generale Alessandro Guidoni,allora l’Ufficiale più alto in grado del Genio Aeronautico. Ilsuo impegno appassionato venne tuttavia interrotto dallasua morte, avvenuta il 27 aprile 1928 durante una espe-rienza di lancio, con un paracadute di nuova concezione,che volle eseguire personalmente.A supporto delle attività della DSSE furono ricostituiti al-cuni Centri sperimentali, con le stesse competenze relativa-mente alle prove di volo sugli aerei e sui nuovi materialidelle disciolte squadriglie sperimentali di Montecelio per ivelivoli terrestri, di Vigna di Valle per gli idrovolanti, diFurbara per l’armamento.Furono successivamente individuate le azioni necessarie perla realizzazione di un nuovo Centro Studi ed Esperienze incui trasferire i laboratori ancora operanti a Roma e dare unasede stabile alla DSSE. L’aeroporto di Montecelio risponde-va ai requisiti richiesti, primo tra tutti la presenza di ungrande campo di aviazione.I lavori per la realizzazione dei reparti tecnici e sperimentali edelle altre infrastrutture Centro Studi ed Esperienze (che do-veva essere la sede della DSSE) iniziarono nell’ottobre del1930 sulla base di un progetto concepito dal generale Gaeta-no Arturo Crocco, succeduto a Guidoni a capo della DSSE.

ll 4 marzo 1935 venne finalmente disposto il trasferimentodella DSSE da Roma a Montecelio, dove erano state realiz-zate le moderne infrastrutture destinate ad ospitare il nuovoCentro Studi ed Esperienze annunciato da Balbo.La descrizione dettagliata dell’imponente nuovo Centro nonrientra nei limiti di spazio del presente articolo, per avernel’idea basta comunque elencare le articolazioni che vennerorealizzate, utilizzando la stessa terminologia dell’epoca:- il Padiglione per i servizi radio elettrici: attrezzato per lo

svolgimento degli studi riguardanti i trasmettitori ed i ri-cevitori radio e le applicazioni speciali radioelettriche diimpiego aeronautico;

- il Padiglione per la Chimica e la Fisica: con numerosi la-boratori per l’effettuazione degli studi e le prove sui ma-teriali per le costruzioni aeronautiche;

- la Sezione Ottico-Fotografica: indagini e i controlli sulmateriale ottico e fotografico impiegato in Aeronautica;

- la Sezione Strumenti di bordo: provvista di strumentiper ogni tipo di prove (banchi vibranti, camere di com-pressione e decompressione ad aria condizionata, banchimagnetici ed amagnetici, ecc.);

- l’Officina modelli e per la meccanica di precisione: perqualsiasi lavoro meccanico di precisione e per la costru-zione dei modelli in legno ed in metallo da sperimentare;

- il Padiglione coperto per esperienze di idrodinamica:con una vasca lunga 436 metri, larga 6,50 e profonda3,75, dotata di carri dinamometrici per le esperienze suscafi e modelli di idrovolanti completi;

- i Padiglioni dell’ Aerodinamica: in cui erano situate quat-tro piccole gallerie del vento a vena libera orizzontale,una avena chiusa, la galleria verticale in cui il vento sof-fiava dal basso verso l’alto per lo studio del fenomenodella vite. Il complesso delle gallerie venne completatocon una galleria stratosferica ultrasonora, fortemente vo-luta da Crocco con visione indubbiamente lungimirante;

- il Reparto esperienze motori e prova eliche: con gli im-pianti per la determinazione delle caratteristiche dei mo-tori raffreddati ad aria e ad acqua e con quello per provedi robustezza sulle eliche;

- il Reparto alta quota: provvisto di una vasta camera didecompressione per le indagini relative al comportamen-to di apparati e al comportamento dell’organismo uma-no alle alte quote e con respirazione artificiale (con per-sonale tecnico e medico);

C E N T RO S T U D I

La città aeronautica di Guidonia:un passato che non può essere abbandonato

di Angelo Pagliuca

Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014 9

- l’Arsenale di Costruzioni Aeronautiche: con una gran-diosa officina meccanica per il montaggio e lo smontag-gio dei velivoli, comprendente reparti di verniciatura,fonderia, forgiatura, vasti magazzini, ecc.;

- il Centro Sperimentale: a disposizione della DSSEper eseguire le esperienze in volo, provvisto di unampio campo di volo e della pista in pendenza (lunga1.300 metri) per agevolare il decollo dei velivoli apieno carico.

Accanto ai reparti tecnici e sperimentali ed alle altre infra-strutture per i servizi logistici fu costruito infine un centroabitato con gli alloggi per il personale militare e civile.Appariva (ed appare) quindi ben giustificata la denomina-zione di “città Aeronautica di Guidonia” che venne attri-buita alla grande opera.Il personale che venne assegnato alla DSSE era altamentespecializzato nelle discipline connesse con la corretta con-duzione delle macchine volanti, che già allora spaziavanodalla conoscenza delle tecniche del volo, all’aerodinamicae ai movimenti atmosferici, alla propulsione, alla costru-zione delle cellule, degli impianti di bordo, ai controllichimico-fisici sui materiali, alle informazioni necessariealla condotta del volo, agli impianti che garantiscono ilbenessere fisico dell’equipaggio. Senza dimenticare quellodedicato alle infrastrutture a terra, che permettono di im-piegare il mezzo aereo (piste di volo, centri di manuten-zione, serbatoi di carburante, hangar, ecc.).La Città dell’Aria fu inaugurata in forma solenne dal Ca-po del Governo, Benito Mussolini, il 27 aprile 1935, an-niversario della morte di Guidoni, da cui significativa-mente prendeva il nome. Nella stessa data fu posta anchela prima pietra del nucleo urbano di Guidonia, successi-vamente costituito in Comune.Questa breve descrizione consente di comprendere qualifossero le “ambizioni” poste all’origine della creazione del-la DSSE. Ma, con sguardo retrospettivo, è giusto doman-darsi: quali furono i risultati di un impegno così impo-nente?Certamente Guidonia fu il “polo” dei primati aviatori, al-cuni dei quali tuttora imbattuti. Furono poi effettuati nu-merosi studi e ricerche innovativi, ad esempio sulle appli-cazioni radar, sul lancio di siluri da aereo e sulla progetta-zione di un velivolo da caccia dotato di propulsione a rea-zione, e molte altre ricerche, tutte validissime, ma chenon giunsero a termine e tali comunque da non consenti-re un significativo salto di qualità alle costruzioni aero-nautiche in ambito nazionale.È infatti opinione degli storici di eventi aeronautici chemolte delle attività sviluppate a Guidonia in quegli annirestarono soluzioni tecniche, anche d’avanguardia, ma

che non riuscirono a tradursi in informazioni concreteper il Ministero dell’Aeronautica e soprattutto per l’indu-stria aeronautica nazionale, la quale restò legata a model-li di velivoli realizzati su scala quasi artigianale, che benpresto diventavano obsoleti e sempre più non adatti al-l’impiego operativo (strutture a traliccio rivestite con le-gno e tela, formula del biplano con carrello fisso, motoricon basse prestazioni per di più costruiti su licenza, ar-mamento carente, ecc.), se raffrontati a quelli di produ-zione estera.La Regia Aeronautica arrivò così alla guerra con una situa-zione deficitaria, nonostante i numerosi primati volatoridetenuti e il successo organizzativo delle crociere di mas-sa. Queste carenze non possono essere certamente attri-buite alla DSSE di Guidonia (che peraltro operò per soli8 anni), ma più in generale ai limiti del sistema aeronauti-co nazionale dell’epoca.Dopo le tragiche vicende belliche, a partire dalla fine deglianni Quaranta, con l’avvento dei velivoli a getto, l’aero-porto di Guidonia si rilevava inadeguato per le caratteri-stiche delle macchine moderne. Gli eventi bellici distrut-tivi (bombardamento del 1943) e l’accanimento vandali-co delle forze tedesche in ritirata, uniti ai fattori precitati,contribuirono a non evidenziare adeguatamente l’apportofornito alla scienza del volo da Guidonia. Le attrezzaturevennero abbandonate e il personale disperso: di fatto sipose fine all’esistenza della DSSE.L’idea di un grande Centro multidisciplinare non fu tut-tavia mai abbandonata, ma altre priorità non consentiva-no la rinascita di un organismo unitario finalizzato aglistudi e alle esperienze in campo aeronautico. La nuovaAeronautica Militare giustamente privilegiò la ricostitu-zione dei reparti operativi, ma non era possibile fare a me-no di un ente tecnico per l’esecuzione di tutte le prove aterra e in volo dei velivoli, degli equipaggiamenti e deimateriali aeronautici. Nel 1948 fu così decisa la costitu-zione del “Nucleo Sperimentale di Volo”, attivato sullastorica sede di Guidonia con personale formatosi in buo-na parte presso il “vecchio” Centro.Le accresciute funzioni di verifica e controllo resero benpresto la dimensione di “nucleo” troppo limitata, per-tanto l’anno successivo lo SMA dispose il cambiamentoda Nucleo Sperimentale a “Reparto Sperimentale di Vo-lo” e anche l’aeroporto di Guidonia, risultava non piùadeguato per le caratteristiche delle macchine moderne.La Sezione Velivoli a Reazione del Reparto venne per-tanto rischierata sull’aeroporto di Ciampino, destinatoal traffico civile.Le difficoltà ad operare su due aeroporti portarono loSMA a disporre nel 1956 il trasferimento del RSV sullanuova base di Pratica di Mare.

C E N T RO S T U D I

10 Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014

L’esigenza di un centro unitario, strutturato a similitudine della DSSE,che concentrasse le risorse tecniche e sperimentali disperse in diverse col-locazioni fu finalmente concretizzata nel 1985 con la creazione sull’aero-porto di Pratica di Mare della Divisione Aerea Studi Ricerche e Sperimen-tazioni, strutturata su cinque Reparti: Reparto Sperimentale di Volo, Re-parto Chimico-Tecnologico, Reparto Armamento e Sistemi Aerospaziali,Reparto di Medicina Aeronautica e Spaziale, Reparto Servizi Tecnici Ge-nerali.Dal primo marzo 1999 infine, nell’ambito della più generale ristruttura-zione della FA, la DASRS si è trasformata nel “Centro Sperimentale diVolo”, diventando nel contempo la 1^ Divisione del Comando Logistico.La fase pioneristica, frutto del connubio tra piloti e tecnici del Genio Ae-ronautico non è stata mai dimenticata: si è evoluta in una continuità di in-dirizzo scientifico e azioni tra la DSSE e il CSV.

NdA: la scelta del titolo dell’articolo non è casuale, esiste infatti da alcuni an-ni un progetto dell’Università di Roma “la Sapienza” in base al quale si vor-rebbe procedere al recupero e alla valorizzazione del patrimonio storico rappre-sentato dalle infrastrutture della ex DSSE tuttoraesistenti, anche se in rovina e abbandonate, nelsedime dell’aeroporto di Guidonia. L’ANUA, nelquadro dei propri fini istituzionali di custodiadelle radici storiche e spirituali dell’AM, pur ri-conoscendo la complessità del progetto, è pronta afornire ogni possibile contributo affinché l’inizia-tiva sia presa in esame dagli organi istituzionaliinteressati e possa trovare un punto di arrivo po-sitivo. Si segnala infine che alcuni dati e notizieinseriti nell’articolo sono stati tratti dal volume“Il Genio Aeronautico e la Ricerca nell’ Aeronau-tica Militare”, realizzato per il 70° anniversariodella inaugurazione della Città dell’Aria.

C E N T RO S T U D I

1 - Arsenale Costruzioni Aeronautiche 4 - Galleria verticale

2 - Laboratorio misure

3 - Laboratorio trasmettitori

Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014 11

Faccio seguito al mio articoletto sulla vite, sempre in modosemplice e senza formule.Oltre che anziano pilota sono anche un vecchio perito aeronautico(mi sono diplomato nel 1947 quando si studiavano praticamentesolo aeroplani con motopropulsori ad elica) e quindi cercherò dispiegare perché alcuni aeroplani fanno la vite in un senso in modoleggermente diverso che dall’altro, a prescindere o perlomeno oltreagli effetti propri del giroscopio che è l’elica (per meglio specifica-re, anche se il motore fosse spento del tutto e l’elica ferma).Parliamo di aeroplani monomotori classici, cioè con motore edelica trattiva sul muso, fusoliera con i piani di coda appunto incoda, ali normali. Escludiamo quelli con eliche coassiali contro-rotanti, (tipo l’idrocorsa Macchi 72 o certi Spitfire col motoreGriffon), i canard e quelli con elica spingente in coda. Insom-ma, parliamo dei classici aeroplani tipo T.6, G.59, Mustang ecc.ma anche aerei più piccoli, monomotori da turismo o scuolacome, ad esempio, il SIAI 260.Bene, che caratteristiche hanno questi aerei? Quella di esseresoggetti alla coppia di reazione dell’elica per cui se l’elica gira inun senso tutto l’aeroplano cerca di ruotare in senso opposto epoi, data appunto la rotazione dell’elica, il flusso d’aria che scor-re lungo la fusoliera non è rettilineo ma leggermente elicoidaleper cui gli impennaggi, e soprattutto quello verticale, verrà in-vestito dal flusso dell’aria non parallelamente all’asse della fuso-liera, e quindi del senso di moto, ma leggermente da un lato,cosa che cercherà anche quello di far virare l’aeroplano da unaparte, dalla stessa parte dell’effetto provocato dalla coppia direazione descritto prima.Questi maligni effetti saranno naturalmente più sentiti se l’ae-roplano è potente ma leggero, meno se è poco potente ma pe-sante, così come, in uno stesso aereo saranno più forti, quin-di direttamente proporzionali alla poten-za impiegata e inversamente proporzio-nali alla velocità.Che disdetta, come si fa a rimediare a tut-to questo scompiglio?I progettisti e i costruttori cercano di correggere questi mali-gni effetti con diversi sistemi, per esempio facendo una se-miala leggermente più lunga dell’altra o con diversa inci-denza; facendo gli alettoni non perfettamente uguali mauno diverso dall’altro e con diversa escursione; posizio-nando l’impennaggio verticale non perfettamente allineato al-l’asse della fusoliera ma leggermente deviato e anche l’asse ditrazione del motore/elica non deve essere perfettamente paralle-lo ma leggermente disassato rispetto sempre all’asse della fuso-liera sia sul piano orizzontale che su quello verticale. In qualchecaso addirittura l’ammortizzatore del carrello sinistro (se l’elicaè destrorsa) potrebbe essere tarato più duro del destro per equi-librare la coppia in decollo che tende a far ruotare tutto l’aero-plano a sinistra e quindi appoggiandosi di più sulla ruota sini-

stra che non sulla destra (naturalmente tutto il contrario se ilmotore ha il senso di rotazione sinistrorso).Credevate he? Di volare su aeroplani belli, diritti e simmetrici,mentre sono tutti asimmetrici, di poco ma asimmetrici. A confer-ma di ciò accludo alcuni dati ricavati da una tabella ufficiale dellaMacchi relativa alle dimensioni delle ali di alcuni suoi caccia.

C. 202 e C. 205V C. 205 N C. 206Apertura alare: m. 10,580 m. 11,250 m. 12,142Apt ala destra: m. 5,190 m. 5,615 m. 5,971Apt ala sinistra: m. 5,390 m. 5,635 m. 6,171

E tralascio il disassamento del timone, dell’asse elica e la dimen-sione degli alettoni, eccetera.Il bello è che per i progettisti è un bel rebus, stante il fatto che imaligni effetti sopradescritti variano moltissimo come abbiamodetto, a seconda della potenza impiegata e variano anche ma unpo’ meno a seconda della velocità. E allora? Si cerca di rimediarefacendo le correzioni che soddisfino ad un particolare regime divolo che, in linea di massima specialmente per gli aeroplani civili,corrisponde con la normale velocità di crociera e per i caccia ad unregime un po’ più elevato, più vicino a quello di combattimento.Ecco, quindi, che le varie storture applicate saranno o insuffi-cienti o sovrabbondanti quanto più ci si discosta dal regimenormale studiato dai progettisti-costruttori. Più precisamentesaranno insufficienti alle elevate potenze e basse velocità mentresaranno sovrabbondanti, quindi con effetti contrari al voluto,alle alte velocità ma soprattutto alle basse potenze.

Ecco spiegato, spero, il perché gli aeroplani monomotori adelica fanno la vite a destra in modo leggermente diverso dal-la vite a sinistra, anche se avessero il motore spento del tut-

to quindi ininfluente dal punto di vistagiroscopico.Tutte queste problematiche sono sparite, sipuò dire quasi del tutto sui reattori che se

ne vanno belli dritti senza tirare da una parte odall’altra come facevano i nostri caccia di una volta oppure gliacrobatici moderni, non solo in vite ma anche in manovra.

Spero di essere stato abbastanza chiaro e di non aver an-noiato nessuno. Grazie!

Nella foto, il Macchi 205 V che a vederlo così a occhio sembra sim-metrico e invece non lo è come la sopracitata tabellina specifica: l’alasinistra è più lunga di ben 20 centimetri rispetto a quella destra e seavete un righello di precisione lo potete constatare.

C E N T RO S T U D I

Aeroplani asimmetrici, vite destra o sinistra?di Guido Bergomi

Commento di Redazione:“Un racconto che è lezione di tecnologia e professionalità.Elementi caratterizzanti la vita di un appassionato Aviatore”.

12 Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014

Mario Ajmone-Cat nasce a Salerno il 5 febbraio1894 da Ferdinando Ajmone-Cat, Ufficiale diFanteria, del Corpo dei Ber-

saglieri, che il 1890 ha sposato a NapoliMaria Domenica Sparano.La Famiglia Ajmone-Cat trae la sua origi-ne da Chambéry nella Savoia poi passataal Piemonte: il bisnonno, Ufficiale nel-l’Esercito napoleonico, aveva partecipatoalle campagne di Spagna e di Russia,mentre il nonno, Gherard Ajmone-Cat,volontario nelle guerre d’indipendenzadel 1859-1866, era stato decorato con la“Medaglia d’Argento al Valor Militare”.Allievo del Collegio Militare di Roma ne-gli anni 1907-1911 Mario Ajmone-Cat,dal 5 febbraio 1911 frequenta la Regia Accademia Militaredi Torino, ove resta fino all’ottobre del 1913.Con Regio Decreto in data 30 novembre 1913 è nomina-to Sottotenente di “Artiglieria”, con anzianità 23 febbraio1914 e con R. D. del 6 agosto 1914 è assegnato al 9° Reg-gimento “Artiglieria da campagna”, di stanza a Pavia, ove,il 30 agosto, presta “giuramento di fedeltà”.Dal 1° marzo 1915 frequenta il “Corso da osservatore dal-l’aeroplano” presso la Scuola di Nettuno e dopo la nominaa “osservatore dall’aeroplano”, con decorrenza 9 giugno1915 è assegnato alla 10a Squadriglia Farman, inquadratanella 3a Armata.Promosso Tenente di Artiglieria “in servizio di Aviazione”, il 12ottobre 1915 è trasferito, in qualità di “osservatore dall’aeropla-no” alla 30a Squadriglia Farman, inquadrata nella 2a Armata.Il 15 febbraio 1916 è promosso Capitano ed assegnato al“Battaglione Squadriglie Aviatori” e il 15 agosto successivo èammesso al “Corso di pilotaggio” di Mirafiori.Nominato “pilota d’aeroplano” su apparecchio Caudronnell’ottobre 1916 e “pilota militare” su apparecchio Avia-tik nel gennaio 1917, il 9 febbraio è destinato alla 72a

Squadriglia Aviatik di stanza a Brescia, in “territorio di-chiarato in stato di guerra”.Con decorrenza 1° aprile diviene Comandante della 111a

Squadriglia, inquadrata nel “Corpo di spedizione italianoin Macedonia”.È nominato successivamente Comandante del XXI Gruppoaeroplani costituito a Salonicco il 25 maggio 1918 e subito

dopo gli è conferita la funzione di “Comandante di Aeronau-tica d’Armata per le relazioni con le aviazioni dei paesi alleati”.

La sua partecipazione al primo conflittomondiale gli fa meritare tre “medaglied’argento al valor militare” (1916, 1918 e1923), la “croce al merito di guerra”(1919) e gli encomi del Comandante del-la 2a Armata (1915), del Comando Su-premo (1916), del Capo Ufficio Aero-nautico (1916) e del Corpo di Spedizio-ne in Oriente (1917); è, inoltre, autoriz-zato a fregiarsi della “medaglia nazionaledella guerra 1915-1918”, della “medagliainteralleata della Vittoria”, della “medagliaa ricordo dell’unità d’Italia”, della “Crocedi Cavaliere della Corona d’Italia” per spe-

ciali benemerenze acquisite nella guerra 1915-1918, della“Croce di guerra francese” e della “Croce di Cavaliere del S.Salvatore”, conferitagli dal Re Alessandro di Grecia, in oc-casione di una sua visita al fronte italiano in Macedonia.Il ruolo assunto dall’Aviazione, prima nella “guerra italo-turca” (1911-1912), ma soprattutto quello avuto nel pri-mo conflitto mondiale, costituisce la premessa ideale perla nascita della Regia Aeronautica, costituita con RegioDecreto 28 marzo 1923, n. 645.L’evento segna l’inizio di una fase nuova nella vita profes-sionale di Mario Ajmone-Cat, impegnato in prima per-sona nell’organizzazione della Regia Aeronautica, trasferi-to al Comando Generale d’Aeronautica già il 1° marzo1923, a fine dello stesso anno cessa di far parte dei ruolidel Regio Esercito e viene trasferito con il grado di “Co-mandante di Squadriglia”, nel Corpo di Stato Maggioredella Regia Aeronautica.Nel mese di giugno del 1925 è promosso Maggiore dell’Ar-ma Aeronautica ed ammesso a frequentare il corso biennaleper la Regia Aeronautica, presso la Scuola di Guerra di Torino.Promosso Tenente Colonnello nel mese di novembre del1926, a luglio del 1927 è nominato Comandante dellaScuola di Osservazione Aerea, con sede in Roma.Il 1° ottobre 1929, nel grado di Colonnello, lascia la Scuo-la ed assume il Comando del 2° Stormo aeroplani da caccia,con sede Torino-Mirafiori. E dopo un breve periodo diservizio presso l’Amministrazione Centrale dell’Aeronautica,nel marzo del 1931 è nominato Comandante del 7° Stor-

Storia di un Aviatoredi Giovanni Battista Cersosimo

Il Generale Mario Ajmone-Cat(1894-1952)

Ultimo Capo di Stato Maggiore della Regia Aeronautica

Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014 13

mo da bombardamento notturno, con sede Lonate Pozzolo.Negli anni 1932-1933 è in forza al Comando della III Zo-na Aerea Territoriale, che al momento ha la sua sede a Ro-ma-Centocelle, inizialmente come Sottocapo e poi Capodi Stato Maggiore di quel Comando.Nel marzo del 1934 lascia la III Zona Aerea Territoriale, peressere messo a disposizione del Ministero dell’Aeronautica,con il compito di organizzare la Scuola di Guerra Aerea,inaugurata l’ottobre successivo ed assegnata al suo comando.Prende, inoltre, parte al raid Roma-Londra-Berlino-Roma,alla crociera idrovolanti nel Mediterraneo Orientale (giugno1929) e alla Giornata dell’Ala del 1932.Promosso Generale Brigata Aerea con decorrenza 21 mar-zo 1935, è assegnato all’Aviazione dell’Eritrea, ove esercitaogni funzione di comando.

Promosso Generale di Divisione Aerea “per meriti straor-dinari”, nell’agosto del 1936 rientra in Patria, per assume-re il Comando della Scuola di Guerra Aerea.Promosso Generale di Squadra Aerea, è nominato Coman-dante della IV Zona Aerea Territoriale di Bari, che era statacostituita il 1° luglio 1935 sul Lungomare Sud della Città.Al suo pontile attraccavano gli argentei idrovolanti cheammaravano nel tratto di mare antistante e, dopo la lunga“sciata”, si accostavano, borbottando con i motori al mini-mo, proprio sotto l’ufficio del Comandante.A febbraio del 1940 cede il Comando della IV Zona AereaTerritoriale di Bari al pari grado Eraldo Ilari, per assume-re, nuovamente, il Comando della Scuola di Guerra Aerea.

A giugno dello stesso anno è assegnato al Comando della3a Squadra Aerea, con sede prima a Firenze e poi a Roma;“mobilitato in territorio dichiarato in stato di guerra e zonadi operazioni”, assume il Comando della 5a Squadra Aereain Libia (gennaio-novembre 1941).Rientrato in Patria, a febbraio del 1942 assume il Coman-do Generale delle Scuole Militari Aeronautiche.L’8 settembre 1943 è colto di sorpresa dall’armistizio e il 9settembre, un Capitano dei Carabinieri del suo Comandolo informa dell’allontanamento dalla Capitale del Re e ditutti i capi militari.Lo stesso giorno riceve dal Capo di Gabinetto del Ministerodell’Aeronautica l’ordine di sciogliere il Comando Generaledelle Scuole Militari Aeronautiche, di cui istituisce l’Ufficio“stralcio”, fa distruggere i documenti “segreti” e “riservati”ed eliminare i nominativi del suo personale dalla lista degliUfficiali dello Stato Maggiore e del Ministero.Cessato dalle funzioni di Comandante Generale delle Scuo-le Militari Aeronautiche, è inviato in “licenza illimitata”; intale posizione riceve numerose richieste di passare alNord, alle quali resiste con fermezza e determinazione,astenendosi da qualsiasi genere di collaborazione anche difronte alle ripetute minacce.Il suo comportamento a settembre del 1944 è sottoposto al-la Commissione di I grado per l’epurazione del personale mili-tare istituita presso il Ministero dell’Aeronautica che lo giu-dica “immune da ogni addebito e rilievo” in base al DecretoLegislativo Luogotenenziale n. 159 del mese di luglio 1944.Assegnato inizialmente al Comando Nucleo III Zona AereaTerritoriale “in attesa d’impiego”, il 12 dicembre 1944 è as-segnato allo Stato Maggiore dell’Aeronautica e il 13 dicem-bre succede al Gen. D. A. Pietro Piacentini, quale“Capodi Stato Maggiore della Regia Aeronautica”.Nella circostanza il Generale Mario Ajmone-Cat è co-stretto ad operare in un contesto politico-istituzionalecontrario all’Aeronautica, accusata di essere responsabiledi molti degli insuccessi operativi delle altre Forze Armatenel corso del conflitto appena concluso.Riemerge, inoltre, l’antico antagonismo tra la Marina el’Aeronautica, derivante dalle diverse concezioni sullepossibilità d’impiego del mezzo aereo.In questo clima, il Generale Mario Ajmone-Cat, temendo lapossibilità di scioglimento della Forza Armata come autono-ma e indipendente, con il conseguente ripristino dell’orga-nizzazione precedente il 28 marzo 1923, si prodiga con tuttele sue energie per difendere le esigenze dell’Aeronautica neiconfronti delle richieste avanzate dalla Marina in particolare.Anche a livello internazionale sostiene strenuamente leprerogative dell’Aeronautica, in modo specifico durante ilTrattato di Parigi del 1947.La sua azione a tutela della Forza Armata, gli è riconosciu-ta anche dal Ministro dell’Aeronautica, Luigi Gasparotto,che sottolinea come “il suo senso della misura e il tatto,

Storia di un Aviatoredi Giovanni Battista Cersosimo

14 Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014

avessero contribuito a superare le particolari difficoltà delmomento”.Cessato dal “servizio permanente effettivo” per raggiunti li-miti di età nel mese di febbraio del 1949, è inizialmente“trattenuto in servizio d’autorità” e confermato nella caricadi “Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica”.Il 14 febbraio 1951, per “cessazione del trattenimento inservizio”, si conclude la sua esperienza di Capo di StatoMaggiore dell’Aeronautica, che è assunta dal Generale diSquadra Aerea Aldo Urbani.Il Generale Mario Ajmone-Cat muore improvvisamente aRoma la notte del 20 marzo 1952, i suoi funerali si svol-gono il 22 marzo successivo in forma solenne nella basili-ca di S. Maria degli Angeli, alla presenza di tutte le Auto-rità politiche e militari della Capitale, oltre ad una rappre-sentanza significativa del personale militare aeronautico,in servizio e non, memore del suo laborioso operato, inpace ed in guerra, a favore dell’Aeronautica.Oltre alle decorazioni già citate, negli anni aveva meritato:la “medaglia militare aeronautica di lunga navigazione aeread’oro” (1934), la “Croce d’Oro per anzianità di servizio mi-

litare, sormontata dalla corona reale” (1938), l’Ordine deiSS. Maurizio e Lazzaro”, la “Gran Croce dell’Ordine dellaCorona d’Italia”, con motu proprio sovrano (1942). Per ilsuo operato in territorio africano, gli erano stati conferitil’Ordine Militare di Savoia”(5), la “Croce al merito di guerraper le operazioni in Africa Orientale Italiana” (1937) e l’Or-dine Coloniale della Sella d’Italia”, la “medaglia commemo-rativa con gladio romano per le operazioni in Africa Orienta-le Italiana” (1938), l’autorizzazione a fregiarsi del “distinti-vo della marcia su Addis Abeba” (1939), la “medaglia di be-nemerenza per i volontari per le operazioni militari in AfricaOrientale” (1940), l’Ordine di S. Olav di Norvegia” (1928),la “Legion d’Onore” del Governo Francese (1937) e la “Cro-ce di Ferro germanica di 1a classe” (1942) (6).La figlia Rita Ajmone-Cat, nel 2008 ha donato all’UfficioStorico dell’Aeronautica Militare l’Archivio, completo di unaraccolta di pubblicazioni ed alcuni cimeli del Padre, attual-mente al Museo Storico dell’Aeronautica di Vigna di Valle (Roma),molto ammirati dalle numerose persone, militari e non, chequotidianamente visitano il Museo, sempre molto curatodalla F.A. gelosa custode dei ricordi dei Suoi Figli più illustri.

I CAPI DI STATO MAGGIORE DELLA REGIA AERONAUTICAGen. D. A. PICCIO Pier Ruggero 01.07.1926 - 06.02.1927Gen. B. A. ARMANI Armando 10.02.1927 - 13.10.1928Gen. S. A. VALLE Giuseppe 22.02.1930 - 23.11.1933Gen. D. A. BOSIO Antonio 23.11.1933 - 22.03.1934Gen. S. A. PRICOLO Francesco 22.03.1934 - 10.11.1939Gen. S. A. FOUGIER Rino Corso 15.11.1941 - 26.07.1943Gen. D. A. SANDALLI Renato 27.07.1943 - 18.06.1944Gen. D. A. PIACENTINI Pietro 19.06.1944 - 11.12.1944Gen. S. A. AJMONE-CAT Mario 13.12.1944 - 25.02.1951

Al Gen. S.A. Mario Ajmone-Cat, ultimo Capo di Stato Maggiore della Regia Aeronautica, subentra il Gen. S.A. Aldo Urbani,Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, questa la nuova denominazione dell’Aeronautica, dopo il cambio istituzionale.

I COMANDANTI DELLA IV ZONA AEREA TERRITORIALE SUL LUNGOMARE DI BARIGen. S. A. LOMBARD Vincenzo 01.07.1935 - 07.04.1937Gen. D. A. BIAGINI Luigi 08.04.1935 - 15.05.1939Gen. S. A. AIMONE-CAT Mario 16.05.1939 - 15.04.1940 (*)Gen. S. A. ILARI Eraldo 16.04.1940 - 14.12.1940Gen. D. A. BONOLA Augusto 15.12.1940 - 01.03.1942Gen. S. A. RANZA Ferruccio 02.03.1942 - 14.10.1943Gen. B. A. GRANDE Enrico 15.10.1943 - 15.08.1944Col. Pil. PELLACCI Ettore 01.09.1944 - 21.02.1945 (**)Gen. B. A. SGARLATA Giuseppe 22.02.1945 - 23.06.1949Gen. D. A. CUPINI Ranieri 24.06.1949 - 15.01.1952Gen. D. A. PORRU-LOCCI Mario 01.03.1952 - 14.03.1953Gen. S. A. LUDOVICO Domenico 25.05.1953 - 10.09.1957Gen. D. A. FANELLI Achille 11.09.1957 - 31.08.1959 (***)

(*) poi “Capo di Stato Maggiore della Regia Aeronautica”(**) “Comandante interinale della IV Z.A.T.”(***) al Gen. D.A. Achille Fanelli, ultimo Comandante della IV Zona Aerea Territoriale, subentra il Gen. S.A. Carlo Unìa, che assumeil Comando della III Regione Aerea, cui è affidato anche il Settore Aereo della Sicilia con sede sull’aeroporto di Palermo-Boccadifalco.

Storia di un Aviatoredi Giovanni Battista Cersosimo

Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014 15

In questi mesi ricordiamo...a cura di Guido Bergomi

Nel mese di marzoLo Scylla26 marzo 1934: appare il grosso veli-volo da trasporto Short L17 Shyllache è un biplano quadrimotore per39 passeggeri. I motori sono radialiBristol Jupiter XFBM 9 da 555 ca-valli che sono piazzati tra i due pianialari. La capace fusoliera è suddivisain tre compartimenti con due toilet-te e una dispensa per gli steward chefanno parte dei cinque componentil’equipaggio. La velocità di crocierasi attesta sui 169 Km/h: mentre l’au-tonomia è di 724 Km.Vennero costruiti due esemplari impiegati sul percorso Londra-Parigi e volarono fino al 1940.

L’An-107 marzo 1957: Vola il prototipo dell’Anto-nov An-10 che si presenta come un qua-driturbina per 90 passeggeri o merci, mo-torizzato con quattro Kuznetsov NK-4,turboeliche da 4.000 cavalli rimpiazzatepoi con gli Ivchenko AI-20s di pari poten-za. Il carrello a ruote multiple si ritrae inappositi rigonfiamenti ai lati della fusolierache è completamente pressurizzata. Nelleversioni successive la capacità di trasportoraggiunge i 110 posti mediante un allun-gamento della fusoliera e la velocità di cro-

ciera è di 680 Km/h. ma nel maggio 1960 un An-10 stabilisce un record su 2.000 Km. alla velocità di 723 Km/h. conun carico di 15.000 Kg. mentre in aprile 1961 vola per 500 Km. alla velocità di 731 Km/h. Venne costruito in 200esemplari impiegati anche dalla Soviet Air Force oltre che dalla Aeroflot.

Il versatile AnsonÈ il 24 aprile 1935 quando vola il prototipo dell’Avro652A denominato poi Anson. È un bimotore della ca-tegoria utility, cioè destinato alla ricognizione, al picco-lo trasporto militare, all’addestramento alla navigazio-ne e a molti altri compiti ausiliari. Viene impiegato in-tensamente dalla RAF soprattutto durante la guerra.Motorizzato da due radiali Armstrong Siddeley Chee-tah IX da 350 cavalli e poi anche dai XV o XVII da420 cavalli ha una velocità di crociera di 254 Km/h. eduna autonomia di 1120 Km. Con un equipaggio di seipersone può essere armato con una mitragliatrice ante-riore fissa ed una torretta dorsale con mitragliatrice da7,7 e poi anche con altre due laterali dello stesso cali-bro mentre poteva anche portare 163 Kg. di bombe. Il successo che ha avuto è dimostrato dall’elevato numero di esem-plari costruiti che sfiora la cifra di 7.000.

16 Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014

Nel mese di aprileCelestino Rosatelli8 aprile 1885: nasce a Belmonte in Sabina, in provincia di Rieti, Celestino Ro-satelli. Si laurea in ingegneria civile a Roma e all’inizio si occupa di dirigibilipresso il battaglione specialisti del Genio di cui è Sottotenente. Nel 1916 a To-rino lascia i più leggeri e passa agli aeroplani. Con Savoia e Verduzio collaboraalla costruzione dello SVA. Poi, ad appena 33 anni diventa direttore tecnico del-la Fiat Aviazione e da allora compaiono i famosi bombardieri e caccia BR e CR.Il primo bombardiere è appunto il BR mentre il primo caccia è il CR 1. Seguo-no i vari BR1, BR2, 3 e 4 mentre per i caccia è la volta del CR 20, poi il rico-gnitore R22 e quindi A 120, poi il bombardiere BRG e l’idrocorsa C 29. Susse-guono i famosi caccia CR 30, 32 e 42 ed infine il notissimo bimotore da bom-bardamento BR 20. Finisce la sua carriera subito dopo la guerra e muore il 23settembre 1945 a Torino.

Il Vimy Commercial13 aprile 1919: vola una conversione del bombardiere biplano Vic-kers Vimy, famoso per la prima Traversata Atlantica, trasformandola sottile fusoliera in una capace di contenere passeggeri, precisa-mente 10, con ogni confort. I motori sono Rolls Royce Eagle VIIIda 360 cavalli che gli consentono una velocità massima di 156Km/h. ed una autonomia di 724 chilometri. L’equipaggio è di duepiloti. Vengono costruiti 44 esemplari, usati sia nella classica LondraParigi sia in altre linee esercite da diverse compagnie aeree. Alcuniesemplari vengono potenziati con motori Napier Lion.

Lo Jungmann27 aprile 1934: prende il volo il piccolo biplano da addestramento esport Bucker Bu 131 Jungmann. È un ottimo biposto adattissimoper la scuola e l’acrobazia con un motore Hirt HM 60 R da 80 caval-li, che gli conferisce una velocità massima di 170 Km/h. ed una auto-nomia di 650 Km. Ha un peso massimo di 600 chili. Venduto intutto il mondo ed anche costruito in molti stati, indice della bontàdel progetto, ha diverse motorizzazioni intorno ai 100 cavalli o pocopiù con qualche esemplare con 170 cavalli. Ha avuto una vita moltolongeva, tanto che qualche raro esemplare esiste ancora oggi.

Il 3111° aprile 1939: Ettore Vengi porta in volo il prototipo delCaproni Ca 311, un bimotore da ricognizione. È un aereodi transizione derivato dal suo predecessore Ca. 310 modi-ficato in attesa del più specifico Ca.313. I motori sono iPiaggio P.VII C.35 da 470 cavalli. L’armamento è costitui-to da tre mitragliatrici da 7,7, una fissa in caccia sull’ala si-nistra, una in torretta dorsale ed una in postazione ventra-le. Si possono caricare 400 Kg. di bombe. La velocità mas-sima è di 350 Km/h. con l’autonomia di 1.600 Km. Il muso è completamente vetrato per favorire l’osservazione mentreil carrello convenzionale è retrattile con movimento all’indietro.Viene impiegato praticamente su tutti i fronti, ma congravi perdite sia per l’offesa nemica sia per inefficienze proprie del tipo di velivolo.

In questi mesi ricordiamo...a cura di Guido Bergomi

Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014 17

Il Turbo-Islander6 aprile 1977: è la volta del Britten Norman Turbo Islander,piccolo bimotore per voli regionali derivato dal precedente Is-lander con motori a pistoni (tristemente famoso per esserequello dei Missoni di Los Roques). Può portare 9 passeggericon un pilota. Potenziato da due turboeliche Lycoming LTP191 da 600 cavalli ridotti a 400, ha una velocità massima di354 Km/h. ed una autonomia di 1.260 chilometri. La costru-zione, interamente metallica, è molto semplice con l’ala alta po-sizionata sopra la fusoliera ed il carrello triciclo anteriore fisso.

In questi mesi ricordiamo...a cura di Guido Bergomi

18 Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014

PREMESSA. Il presente lavoro ha lo scopo di illustrare esviluppare il tema dei rapporti fra Islàm e democrazia a parti-re dalle mie esperienze di vita, di lavoro e di cultura che mihanno portato durante lunghi anni e sin dalla mia adolescen-za a vivere e frequentare paesi di fede musulmana, nonché,da ultimo, dalla mia esperienza di Ambasciatore d’Italia inPakistan, incarico che ho svolto dal Marzo del 2004 al Feb-braio del 2008. Un paese, quello, tanto vasto quanto proble-matico, noto ai più, prevalentemente e purtroppo, per le no-tizie - sempre drammatiche - di attentati, di conflitti interet-nici ed interreligiosi, di guerre e di guerriglie di confine, dicalamità naturali e via di questo passo. Al desiderio di meglioconoscere e comprendere quella realtà oltre che le complesseproblematiche che scuotono oggi il mondo islamico, dedicole riflessioni che svolgerò qui di seguito, spingendo l’esameall’analisi delle problematiche interne ed esterne dell’Islàm alfine di vedere se, anche alla luce dei recenti moti di popolodeterminatisi in diversi di quei paesi, in particolare quelliarabi, vi siano presupposti concreti per lo sviluppo di regimi“democratici”, analoghi a quelli prevalenti nei cosiddetti pae-si occidentali.

INTRODUZIONE. Veniamo dunque ad esaminare lequestioni evocate dal titolo di questa esposizione; un titoloche di primo acchito può apparire politicamente scorrettopoiché sembra contenere già una conclusione negativa. Nonè così e questo non è un lavoro a tesi. Ciò che si richiede daparte nostra è un’attenta riflessione su un fenomeno così va-sto e macroscopico, le cui possibili evoluzioni ci pongono difronte all’esigenza di conoscerne le radici più profonde, dicomprenderne le cause prossime e remote, le sfaccettature edi risvolti anche più inquietanti, le implicazioni politiche,economiche e sociali, al fine di decidere, razionalmente enon emotivamente, i comportamenti collettivi ed individua-li più idonei a controllarlo e, se possibile, a volgerlo versoobiettivi di comune interesse.

Quanto esporrò qui di seguito vuole e può essere soltanto unmodesto contributo a questi fini, nonché uno stimolo a stu-diare e ad approfondire sempre più la conoscenza di questomondo così vicino, eppure così diverso dal nostro. La lettera-tura in materia è vasta: scientifica, antropologica, storica, fi-losofica, politica, religiosa e perfino psicologica. Ognunamerita attenzione e riflessione. Personalmente, ho ritenuto,fra le tante opzioni, di basare le mie osservazioni e conclusio-ni su lavori scritti di preferenza da autori che hanno - per co-sì dire - i piedi nell’Islàm e la testa in Occidente, ciò che amio parere li mette in grado di coniugare il loro patrimoniosocio-culturale e religioso d’origine con quello acquisito e/omaturato nei nostri paesi. In coda al presente lavoro forniscoun succinto elenco di opere da cui ho tratto insegnamentiparticolarmente significativi.

PARTE I. Il Pakistan.Culla di una delle civiltà più antiche del mondo (Harappa,Moen-jo-Daro, 5-4.000 anni a.C.) sviluppatasi nella valledel fiume Indo, fu sicuramente attraversato dagli eserciti diAlessandro Magno, dai seguaci del Buddha che vi hanno la-sciato l’indelebile traccia dell’arte gandharica*, dalle orde diTimur-Lan (Tamerlano), conquistato dai Moghul musulma-ni che ne fecero un tutt’uno con l’India e infine con essa ca-duto sotto il dominio coloniale britannico, il suo territoriovenne da questo utilizzato principalmente per due scopi: a)impiantarvi vaste coltivazioni di cotone destinato alle indu-strie tessili della Gran Bretagna, impossibilitata, dopo la per-dita delle colonie del Nord America, ad approvvigionarseneoltre Atlantico e b) reclutare fra le fiere popolazioni locali

Pakistàn, Islàm, democrazia: un improbabile terno?Conferenza dell’Ambasciatore Roberto Mazzotta alla Casa dell’Aviatore - Roma 19 febbraio 2014

A beneficio dei lettori si riporta il testo della pregevole Relazione

*Arte studiata e divulgata dalle missioni archeologiche italianeed in particolare dal compianto Prof. G. Tucci. Un’ampiacollezione di copie di reperti è esposta al Museo di PalazzoBrancaccio a Roma).

Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014 19

Nelle immagini della Sala Baracca: a sinistra il prestigioso uditorio; a destra l’Ambasciatore Mazzotafra il gen. Zaffiro che lo presenta ed il gen. Majorani che aveva dato il benvenuto dell’ANUA

uomini da impiegare militarmente nella conquista e nelmantenimento dei suoi vasti possedimenti coloniali. Poi, co-m’è noto, nel 1947 India e Pakistan ottengono l’indipenden-za, separandosi l’una dall’altro in un percorso cruento di di-visione delle popolazioni musulmane e indù: la prima chefugge dall’India per evitare le persecuzioni della seconda eviceversa. Si trattò di un vero e proprio esodo nelle due dire-zioni, segnato da eccidi di ampie proporzioni e da contro-versie territoriali a tutt’oggi irrisolte: la questione del Kash-mir, spartito e conteso fra i due stati è l’unica controversia diquesto tipo rimasta in piedi dalla fine della II GM (Quelladi Corea risale al 1953).

All’origine dello Stato del Pakistan vi fu l’aspirazione di unagran parte della popolazione di fede musulmana (sunnita esciita) della colonia britannica a vivere in un contesto socialee religioso ad essa omogeneo e non ostile, libero di professarei suoi culti, di essere governata secondo i suoi precetti e di po-ter operare con istituzioni autonome. Queste aspirazioni fu-rono, fin dagli anni ’30 del ‘900, organizzate da un buon av-vocato indiano (proprio come il ben più noto Gandhi) diestrazione alto-borghese, Mohammed Ali Jinnah, in un mo-vimento avente come obiettivo finale la creazione di uno sta-to indipendente. Jinnah divenne un politico che interpretavain senso moderato e tollerante il messaggio coranico, sognan-do quello stato come un luogo dove musulmani e non avreb-bero potuto vivere e prosperare in pace ed armonia. Egli èstato e resta il “padre della patria” pakistana, ma morì pocodopo l’indipendenza e perciò - diversamente da Gandhi e daNehru - non poté portare a realizzazione il suo progetto poli-tico: basti pensare che il Pakistan non vide promulgata unacostituzione fino al 1973, cioè fino a dopo il distacco del c.d.Pakistan Orientale, oggi Bangladesh (= Stato del Bengala) aseguito del più sanguinoso conflitto armato tra India e Paki-stan, da cui quest’ultimo uscì rovinosamente perdente.

Oggi il paese, la cui denominazione ufficiale è “Islami Jamhu-riat Pakistan”, ovvero “Repubblica Islamica del Pakistan”, è unafederazione di 4 Provincie (Punjab, Sindh, Khyber Pakhtun-khuwa - dal 2009, precedentemente denominata North WestFrontier Province - e Baluchistan), 2 Territori (Capitale e areetribali del Nord e Sud Waziristan), nonché i Territori del Norde Azad Kashmir (= Kashmir Libero), quest’ultimo delimitatoda una linea di tregua precaria e a più riprese violata che lo se-para dall’omonimo territorio sotto dominio indiano. La suapopolazione è musulmana al 98 %; il resto è costituito da cri-stiani (in gran parte induisti convertiti per evitare - inutilmen-te, peraltro - vessazioni da parte dei musulmani e da qualchemigliaio di animisti, detti “kafiri”, dispersi nelle valli del mon-tagnoso Nord, le cui origini etniche vengono fatte risalire aitempi delle campagne militari di Alessandro Magno in Asia.

Gli stessi musulmani sono, per l’80% circa da sunniti e perpoco meno del 20% da sciiti, ma anche da ismailiti, il cui ca-po religioso è, come noto, l’Agha Khan, concentrati nelle areedel Nord, segnatamente nel Baltistan. Vi sono, infine, alcuni

zoroastriani, di origine persiana, nel Sud-Ovest del paese. Sele divisioni religiose sono profonde e nefaste tra sunniti e scii-ti, come testimoniano i frequenti e sanguinosi reciproci attac-chi, nonché tra i primi ed i cristiani, con questi di solito nellaparte delle vittime - scenari purtroppo comuni ad altri paesimusulmani - non meno importanti sono i conflitti interetni-ci, in particolare a danno della popolazione Baloch, la cuiprovincia fu la sola a non essere ammessa a partecipare al refe-rendum sulla costituzione della Federazione. Molto impor-tante è il gruppo di etnia Pashtun, che conta circa 15 milionidi persone, divise dal labile confine della “Linea Durand” fraPakistan e Afghanistan, tra cui nasce e si sviluppa vigoroso ilmovimento dei Taleban. Vi è infine un gruppo socialmentemisto detto dei “muhàjir”, immigrati dall’ India all’atto della“partition” per sfuggire alle persecuzioni di cui abbiamo fattocenno sopra abbandonando tutto ciò che avevano posseduto.

Nell’insieme si tratta di oltre 180 milioni di abitanti, il che fa delPakistan il 6° paese più popoloso al mondo e il 2° dopo l’Indo-nesia per numero di musulmani. E, a proposito di numeri, mipare interessante osservare che nonostante la “partition” del1947, in India vivono circa 170 milioni di fedeli di Allah, moltidei quali si trovano nel Kashmir e alimentano la resistenza con-tro il governo di Nuova Delhi, che è costretto a mantenervi de-cine di migliaia di soldati per assicurare l’ordine pubblico.

Non appare dunque irrilevante il fatto che - almeno sul pia-no numerico - l’Islàm asiatico (Afghanistan, Bangladesh, In-dia, Indonesia, Malaysia, Pakistan, per non citare le repub-bliche centroasiatiche, apparentemente poco rilevanti sulpiano dottrinario) sia di gran lunga più importante di quelloarabo. Non mi pare irrilevante neppure il fatto che uno deipadri dell’integralismo islamico militante sia un contempo-raneo e conterraneo di Jinnah, tale Mawdudi; epigono, in-tendiamoci, di una lunga serie di teorici della rivolta controil potere - specie quello coloniale - che non ispira la sua “go-vernance” ai precetti del Corano e del “Hadìth”, che hannocostellato la storia dell’Islàm. Basti qui ricordare la setta degliHashashìn, da cui deriva la parola: assassino.

In rapporto con il Pakistan la cosa assume un significato spe-ciale, poiché il nome stesso del paese appare portare in sé ilseme del fondamentalismo: nella lingua locale, infatti esso si-gnificherebbe “Terra dei puri”. Secondo un’ altra interpreta-zione più “laica”esso starebbe per Punjab, Afghania, Kash-mir + stan (terra). Quest’ultima etimologia ha se non altro ilpregio di evidenziarne la particolare situazione geostrategicae di sottolinearne il peso delle divisioni etniche, anch’essecausa - a mio avviso - delle turbolenze del paese. Tale situa-zione determina alcune costanti della politica del Pakistan:- l’Islàm come pilastro dello Stato;- l’avversione contro l’India, per lo “scippo” del Kashmir,

che ha comportato, fra l’altro, la crescente cattura delleacque degli affluenti dell’Indo siti a monte della linea ditregua; - l’esigenza di controbilanciare la pressione india-na con: a) una “profondità strategica” orientata verso l’Af-

Pakistàn, Islàm, democrazia: un improbabile terno?

20 Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014

ghanistan, che sfrutta i legami etnici e tribali con le popo-lazioni Pashtun che vivono a cavallo di un confine comu-ne - la già citata Linea Durand, il cui riconoscimento for-male non è ancora intervenuto; b) alleanza stretta (“un’a-micizia a prova di ogni tempo”) con la Cina; c) acquisizio-ne della capacità e dell’arma nucleare; d) “partnership”strategica con la NATO e con gli Stati Uniti.

L’Islàm come religione di stato ha fatto sì che regimi anche“democraticamente” eletti, oltre ad assumere, col passare deltempo, comportamenti totalizzanti o dittatoriali (Bhutto pa-dre, Zia ul-Haq, fino a Musharraf e a Nawaz Sharif ), sempresostenuti da partiti ispirantisi in minore o maggior misura al-l’Islàm (p. es. Pakistan Muslim League), hanno spesso caval-cato la linea fondamentalista quando si è reso necessario con-solidare il loro potere a scapito degli oppositori politici. Altracaratteristica è quella della forte integrazione con la forza mi-litare, un vero e proprio stato nello stato, dotato di un enor-me potere economico e forte di circa mezzo milione di uo-mini (circostanze del resto molto comuni in altri paesi mu-sulmani: il caso dell’Egitto è emblematico).

Com’è noto, l’ultimo generale che, in ordine di tempo, hagovernato il paese è stato il già citato Pervez Musharraf. Ilquale, dopo aver concesso molta libertà ai media ed ai parti-ti, visto erodersi il suo potere in proporzione diretta con le li-beralizzazioni operate dal suo governo, di cui approfittavanoanche gli integralisti islamici, si vide costretto ad ordinareuna feroce repressione, prima nei confronti del gruppo fon-damentalista facente capo alla “Lal Masjid” (moschea rossa)di Islamabad e poi anche nei confronti della Corte Suprema,che contestava la legittimità della sua carica, del regime di ec-cezione, e si accingeva a destituirlo. Esiliatosi in Gran Breta-gna, ha avuto l’infelice idea di tornare mesi fa in Pakistan,nell’ illusione di poter avere un ruolo da giocare nelle ultimeelezioni (quelle che hanno riportato al potere proprio quellostesso Nawaz Sharif che lui aveva destituito), dove è stato ar-restato, incriminato per alto tradimento e portato davanti aun tribunale speciale dove rischia la pena di morte.

Ma facciamo un passo indietro.

Le elezioni del 2008 avevano portato al potere il vedovo diBenazir Bhutto, la quale avrebbe sicuramente condotto allavittoria l’opposizione “laica”se non meglio identificati “terro-risti” non avessero messo, il 27 Dicembre 2007, fine prema-tura ai suoi giorni con un clamoroso attentato. È tuttoradubbio se esso sia stato opera dei fondamentalisti islamici odei “servizi speciali” dell’Esercito; i primi insofferenti all’ideadi ritrovarsi una donna a capo del governo, i secondi inquanto mandanti del potere militare, non disposto ad usciredalla ribalta della scena.

Non che nei due precedenti mandati da capo del governoBenazir avesse fatto gran che per migliorare la condizionedella donna nel suo paese, benché il mutato scenario interna-

zionale poteva forse giustificare (si fa per dire) i timori degliintegralisti. Ma in Pakistan, specie dopo l’attentato alle torrigemelle di New York, si era registrata una graduale ma ine-quivocabile involuzione del comportamento religioso dellemasse popolari, contadine e non, ivi comprese quelle appar-tenenti alle classi piccolo e medio-borghesi dei grandi agglo-merati urbani come Karachi, Lahore, Rawalpindi, Multan, lastessa Islamabad, ecc., e ciò a dispetto del fatto che, a livellodi governo, il paese avesse sottoscritto con Washington e conla NATO accordi di partenariato strategico ed impegni for-mali a lottare contro il terrorismo, tanto sul fronte internocome su quello esterno.

Quel processo involutivo appare essere stato innescato da di-versi fattori, molti dei quali comuni ad altri paesi musulma-ni, fra i quali alcuni che definirei di matrice regionale, comel’afflusso e l’influenza di svariate migliaia di talebani in pe-renne movimento tra Afghanistan e Pakistan, soprattutto aseguito dell’intervento americano e ISAF. Una notevole re-sponsabilità nel determinare quella deriva, in questo come inaltri paesi, va ascritta, a parere di molti, agli ingenti finanzia-menti dell’Arabia Saudita al governo e alle scuole coraniche,che nel dopo-11 Settembre sono aumentate in proporzionegeometrica. Ricordo che la stessa moschea di Islamabad, lapiù grande del paese, è stata costruita grazie a fondi intera-mente sauditi.

Tutt’altro che irrilevante nello stesso senso è stata la presenzanell’area di Osama Bin Laden, ufficialmente e con forza sem-pre negata, ma di fatto tollerata, probabilmente al fine di te-nere Washington sulla corda per continuare ad assicurarsenegli aiuti economici e l’assistenza militare. Una presenza,quella di OBL, che aveva sensibilmente contribuito ad eleva-re il livello e l’ampiezza dell’ostilità popolare nei riguardi de-gli stati Uniti, diffusa peraltro anche tra le classi dirigenti, etutt’altro che scemata dopo la sua uccisione da parte di uncommando USA.

La dimensione del fenomeno “taleban” ha assunto in Pakistanproporzioni tali da far temere persino la caduta della Capitalenelle sue mani. Musharraf giunse a sostenere - e lo disse espli-citamente anche a me - che occorreva trattare con i talebani“moderati” (vale a dire non attivi militarmente) se si volevaarginare la loro espansione. Ma non riuscì nell’intento perchéperse il potere. Non mi pare tuttavia che il suo successore,Asif Ali Zardari, abbia ottenuto risultati di rilievo nella lottaal terrorismo. D’altra parte, corruzione e clientelismo hannocontinuato a caratterizzare il panorama politico. La musica, aquanto pare, continuare tanto che il nuovo capo del governo,Nawaz Sharif, si accinge in questi giorni ad aprire negoziaticon i Taleban. Insomma, non sembra un caso che da quandosi scatenò la guerra santa contro l’occupazione sovietica del-l’Afghanistan il Pakistan sia diventato, anche con la complici-tà e la partecipazione dell’ISI (i suoi servizi segreti), il gremboche ha partorito ed il seno che ha nutrito buona parte del fe-nomeno talebano e dell’integralismo islamico.

Pakistàn, Islàm, democrazia: un improbabile terno?

Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014 21

PARTE II. L’Islam delle origini.Se questi sono alcuni degli aspetti caratteristici dell’Islàm po-litico così come si realizza in Pakistan, per meglio compren-dere i problemi che questa religione sta attraversando e leconseguenze che ne derivano sia per i paesi musulmani cheper il cosiddetto “Occidente”, occorre addentrarcisi un po’nella sua storia e nella sua dottrina.

Partiamo dal significato della parola, che nasce dalla radice s-l-m. Questa, vocalizzata, dà, fra l’altro, “salaam” (= pace). Trale varie accezioni, questa parola ha anche il significato di sot-tomissione, abbandono alla volontà di Dio, che porta ad es-sere in pace, appunto.

Scrive lo psicologo franco-tunisino Fethi Benslama, nel suo in-teressantissimo studio “La psicologia alla prova dell’Islàm”:“Dono e abbandono, termini che sono alla base dell’ontologiamonoteista che stabilisce il rapporto tra padre e figlio. È nellacongiunzione dell’amore e della morte che si rivela la loro reci-proca appartenenza, perché non può esservi abbandono se nonvi è amore e non vi è abbandono totale e radicale se non con lamorte”. Questo ragionamento ha qualcosa di terribilmente im-portante nella psicologia del kamikaze perché porta a conclude-re che il dono dell’essere suppone l’essere all’abbandono.

Ricordiamo: Ismaele (Isma-el = Dio ascolta) che gli arabi con-siderano il loro capostipite, nasce dall’unione carnale fra Abra-mo e la schiava egiziana di sua moglie Sara, che per gelosia vie-ne da questa scacciata di casa. Agar (Hajar: l’esiliata, in arabo)fugge e si perde nel deserto, dove rischia di morire di fame e disete insieme al figlioletto. Disperata, invoca l’aiuto di Dio e,come si narra nel libro della Genesi (XXI, 17-20), una voce so-prannaturale le parla così: “Che cos’hai, Agar? Non temereperché Dio ha udito la voce del bimbo, là dove si trova. Alzati!Solleva il bimbo e prendilo per mano, poiché io farò di lui unagrande nazione”. E in quel luogo, secondo la tradizione, sgor-gò la sorgente (Zamzama) che salvò entrambi dalla morte edove è stata poi fondata Mecca.

Con questa discendenza si opera nell’Islàm la cesura fra Dioe l’uomo, che in tal modo non ne è il figlio, contrariamente aquanto è scritto nella Bibbia. Ciò determina nel mondo mu-sulmano il rapporto privilegiato tra padre e figlio, relegandosu un piano secondario quello con la madre, piano già smi-nuito dalla posizione della donna in quella società.

Ed ora concentriamoci su Maometto e sul Corano. Quest’ul-timo, in Islàm, preesiste alla Creazione e perciò è dettato, peril tramite dell’arcangelo Gabriele, da Allah al Profeta, che neopera la mera trascrizione, sia pure in diverse fasi e periodi.Altra peculiarità dell’Islàm sta nel fatto che la sua origine vie-ne fatta risalire ad Abramo, ad un tempo cioè che precede lanascita sia del Giudaismo che del Cristianesimo, giustifican-done la preminenza su tutt’e due.

È a questo tempo antico ed immemore ad un tempo - una sor-ta di età dell’oro dell’umanità - quello cui guardano i fautoridell’integralismo islamico. Intendiamoci: fautori di un ritorno

alle origini, in Islàm come del resto nelle altre religioni, mono-teiste e non solo, ve ne sono stati a iosa in tutti i tempi. Che sichiamino, come usa dire oggi, integristi, integralisti o fonda-mentalisti poco importa. Importa invece sapere che il movi-mento da cui gli studiosi del fenomeno fanno discendere l’in-tegralismo contemporaneo è quello dei “Fratelli Musulmani”,sviluppatosi non a caso in Egitto negli anni ’20 del secolo scor-so (fondatore, nel 1928, il maestro Hassan al-Banna).

Tuttavia, non si può non ricordare qui, come fa AbdelwahabMeddeb - scrittore e poeta tunisino, trapiantato in Francia,docente all’Università di Parigi X-Nanterre nel suo illuminan-te lavoro dal titolo ”La maladie de l’Islam” - che la storia diquesta religione è stata segnata sin dai suoi inizi da una san-guinosa guerra civile fra Meccani e Medinesi, in cui Maomet-to dovette personalmente impugnare le armi per avere ragio-ne dei suoi stessi concittadini idolatri*; che tre dei primi quat-tro califfi (Khalìfa = vicario) morirono assassinati e che, senzacontare le guerre di conquista religiosa (la famosa “jihàd”),che permisero agli eserciti musulmani di dominare nel giro ditre secoli la metà del mondo allora conosciuto, numerosi sci-smi hanno messo in tutti i tempi gli uni contro gli altri.

Basti a questo fine tener presente come anche ai giorni nostrisunniti e sciiti si scannano regolarmente, per non parlare deisalafiti, degli alauiti, dei wahhabiti, fino ad includere Al Qai-da, ivi comprese le sue frange del Maghreb Arabo, e BokoHaram (= Occidente empio).

L’Islàm e la politica del potere ai tempi nostri.Il richiamo ai wahhabiti non è casuale. Ne ho accennato nelcapitolo sul Pakistan ma qui il discorso va ripreso. Il Wahha-bismo è religione di Stato in Arabia Saudita e paradigma delfondamentalismo. Essa, forte della ricchezza generata dal pe-trolio, ha fatto del suo credo una sorta di crociata all’inverso,finanziando in tutto il mondo musulmano - e anche oltre - lefrange più retrive e conservatrici: basti pensare alle innume-revoli moschee e relative madrase - le scuole primarie - ed iseminari di studi teologici dove si sono formate generazionidi studenti, sparse per mezzo mondo.

È ben noto ormai a tutti che il termine “taliban” significa,appunto, “studenti”. Ebbene, tutto questo attivismo sauditasi svolge da decenni sotto gli occhi dei governi di un grannumero di paesi e spesso con il loro entusiastico consenso,poiché assortito con ingenti aiuti economici che molti di essinon hanno voluto o potuto elargire.

La stessa Arabia Saudita sta svolgendo ai nostri giorni un ruoloimportantissimo nel sostenere alcuni conflitti politico-socialinoti come “primavere arabe”, talvolta in competizione con ilpiccolo ma ricchissimo emirato del Qatar, che dispone di in-

Pakistàn, Islàm, democrazia: un improbabile terno?

*Gli dèi adorati dalle tribù dello Hijaz erano molto numerosi eMaometto dovette convincerle che Allah era il più grande di tutti,concetto tradotto e consacrato nell’acclamazione “Allahu-akbar”.

22 Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014

genti capitali da investire in una spregiudicata guerra di influenza in vari paesi arabi - dalla Tunisia alla Siria, passando per laLibia - sostenuta anche dalla ben nota rete TV “Al Jazira”.

Questo particolare aspetto è molto brillantemente sviscera-to da Naoufel Brahimi el-Mili, docente all’Istituto diScienze Politiche di Parigi, che in un libro recentementepubblicato demolisce l’illusione di una “primavera araba”frutto unicamente della ribellione popolare contro governidispotici e corrotti. Egli sostiene che questi moti di popolosono stati strumentalizzati dai due predetti Stati al fine dicambiare gli assetti e le alleanze strategiche dei paesi in cuisi sono verificati, per instaurarvi governi che lungi dal ri-spondere alle aspirazioni della gente, hanno di fatto impo-sto regimi non meno autoritari, com’è accaduto in Egittosotto la longa manus dell’Arabia Saudita ed in Tunisia adopera del Qatar.

Allorché Tunisi ottenne, nel 1958, l’indipendenza dallaFrancia, Habib Bourghiba, assunto il potere interdisse l’usodel velo islamico nei luoghi pubblici e la poligamia. Ora,prontamente “liberalizzato” il primo e reintrodotta la secon-da in nome della Shari’a (legge islamica) dal governo del par-tito islamista “En-nahda”, il paese sembra aver innestato lamarcia indietro sul piano delle libertà civili e della lotta allacorruzione in nome delle quali la sua gente aveva cacciato ildespota Ben Ali. L’adozione della nuova costituzione, pochigiorni fa, sembra tuttavia motivare nuove speranze di evolu-zione in senso secolari sta.

Siamo, come si vede, in presenza di moti iniziati in buonafede da una consistente minoranza, per lo più composta diceti medi e piccolo-borghesi urbanizzati, di gente che hastudiato in patria e/o all’estero e che dispone di redditi damestieri, professioni e affari, cui è stata data la possibilità divotare “democraticamente” per scegliere il governo: un eser-cizio in realtà ampiamente falsato da manipolazioni, broglie da una propaganda fuorviante, cui ha soggiaciuto la massadelle popolazioni rurali e del sottoproletariato urbano, in-dottrinato dai messaggi messianici dei vari mullah, nonchéda agenti propagandisti prezzolati e dalle TV saudita (AlArabiya) e qatarina.

Col risultato che alle vecchie dittature, corrive e corrotte, sistanno sostituendo nuovi regimi autoritari, travestiti o gabel-lati come regimi islamici moderati. Tra quelli che possono es-sere più genuinamente definiti tali troviamo due esempi: laTurchia e il Marocco.

La prima perché ha potuto godere di un più lungo periododi esperienza di governo laico, sia pure sotto permanente tu-tela militare, risalente, come noto, alla “rivoluzione” di Ata-türk seguita alla disgregazione dell’Impero Ottomano e chemai ha subito una colonizzazione. Oggi la Turchia ha rag-giunto un considerevole grado di prosperità e di maturitàpolitica. Al suo modello di governo molti paesi musulmaniguardano come ad un modello da imitare. Cosciente di tuttociò e forte di una tradizione plurisecolare di dominio su una

vasta parte del mondo, anche Ankara sta giocando la sua par-tita per riconquistare una sua sfera d’influenza nella c.d.“mezzaluna fertile” e nel Maghreb: in primo luogo, facendoleva sul suo status di membro autorevole della NATO ha sta-bilito - solo paese musulmano - forme evolute di collabora-zione, anche militare, con Israele (oggi un po’ raffreddata,per la verità); in secondo luogo come membro di primo pia-no della Conferenza Islamica in quanto erede del califfato edispirata alla corrente sufi (moderata ed aperta ad un’interpre-tazione evolutiva dell’Islàm).

Grazie a questi due atouts essa riesce in politica estera a controbi-lanciare l’influenza di paesi come Iran e Arabia Saudita. E, tutta-via anche qui i recenti rigurgiti di conservatorismo islamico delgoverno Erdogan stanno provocando la reazione popolare.

La monarchia marocchina, benché governi con pugno di fer-ro il paese, tenuto a briglia stretta da un apparato di poliziaonnipresente, si tiene sostanzialmente alla larga dalle contro-versie religiose e politiche degli altri paesi musulmani. Que-sto anche grazie al fatto che il Re è altresì il capo religioso delsuo popolo. E malgrado i fermenti e le aspirazioni libertariedella gente provochino periodicamente manifestazioni con-tro il potere, misure di liberalizzazione e riforme costituzio-nali, adottate con parsimonia ma con una certa sensibilitàverso tali aspirazioni, riescono a tenere sotto controllo unapentola che bolle, sia pure a fuoco lento. Tuttavia, anche quiè possibile rilevare una certa involuzione in senso fondamen-talista nei comportamenti e nei costumi della gente.

Merita un cenno seppur brevissimo la questione dell’occupa-zione da parte del Marocco del Sahara Occidentale per le sueimplicazioni politiche e strategiche: basti dire che tale occu-pazione alimenta un forte movimento di resistenza che siesprime nella formazione di gruppi terroristici orbitanti nellasfera di Al Qaida, dediti ad attentati ed a sequestri di perso-na, che fomentano la rivalità fra Rabat - che li combatte - edAlgeri che li “protegge”.

Un caso a parte ma quanto mai importante è quello dell’I-ran, cui occorrerebbe dedicare un intero capitolo. Ma ai finidella presente dissertazione sembra sufficiente sottolinearequanto segue:

a) si tratta dell’unico paese a stragrande maggioranza sciita,governato come una teocrazia dal clero islamico, gerar-chicamente organizzato, che già negli anni ’70 aveva de-tronizzato la monarchia di Reza Pahlavi, corrotta e mega-lomane ma filo-occidentale in virtù delle sue ingenti ri-sorse petrolifere, mediante una rivoluzione politico-reli-giosa e nazionalista guidata dall’ Ayatollah Khomeini,leader carismatico e nemico acerrimo dell’Occidente,quello stesso che per lunghi anni gli aveva offerto asilo eprotezione all’ombra della Torre Eiffel;

b) che lo sciismo, fondamentalista e militante, persegue unapolitica di predominio regionale con chiari intenti espan-sionistici, sostenuta - malgrado pluridecennali dinieghi -

Pakistàn, Islàm, democrazia: un improbabile terno?

Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014 23

dalla minaccia nucleare, dal finanziamento di attività ter-roristiche e di resistenza armata in Palestina, in Siria, inLibano e in Iraq con lo strumento delle milizie di Hez-bollah (= il partito di Allah) e di importanti forniture diarmi, senza dimenticare il sostegno ai Taleban nelle pro-vincie occidentali dell’Afghanistan. Da ricordare qui latesi di Henry Kissinger, secondo il quale l’Iran mirerebbea creare una “mezzaluna sciita” che, tesa dal Mediterra-neo al Golfo Persico, cioè dalla Siria e attraverso l’Iraq,tagliasse l’Arabia Saudita dall’Asia musulmana.

A questo punto le vicende dell’Iran suggeriscono l’opportu-nità di volgere uno sguardo non ipocrita alle colpe, più o me-no coscienti, dell’Occidente, che da oltre due secoli sostiene- e non soltanto a queste latitudini - regimi che hanno fattodi tutto per tenere questi popoli sotto il giogo dell’ignoranzae dello sfruttamento per trarne il massimo profitto mentreandava propagandando le virtù e le conquiste dei sistemi de-mocratici e dell’autodeterminazione dei popoli in nome delprogresso dell’umanità, delle libertà e dei diritti umani.

Il contrasto fra realtà e finzione ha finito, tra altri fattori, colgenerare odio verso l’Occidente, incarnato a partire dallaIIGM dagli Stati Uniti d’America, che il sopra ricordatoKhomeini aveva bollato come “Grande Satana”.

PARTE III. La “crisi dell’Islàm” I: le cause esogene.Mondo arabo e musulmano frustrato e defraudato, dunque,che si ribella e si rivolta?

Certo, ma vi è anche molto di più, a cominciare dalla subli-minale coscienza di essere stato, quel mondo, illuminato ericco, dominatore ed influente faro di civiltà, quello degliAvicenna e degli Averroè, per non citare che i più noti, puntadi un iceberg di proporzioni gigantesche, quello che fece usci-re l’Europa dalla barbarie medioevale generando una splen-dida fioritura di scienze, arte, lettere, filosofia.

Poi però quel mondo, esaurita la sua spinta civilizzatrice, è ri-piombato gradualmente ma inesorabilmente nell’ignoranza enella povertà, materiale, intellettuale e spirituale: dalla dupli-ce sconfitta degli eserciti ottomani sotto le mura di Vienna(1529 e 1683), alla definitiva caduta del Califfato nel 1922,il percorso è stato in declino, a fronte di un percorso in cre-scita della cultura, della scienza, della tecnica, dello sviluppopolitico, sociale ed economico dell’Occidente.

Un senso generale di frustrazione e di rivolta acuito anchedalla circostanza che l’Occidente ha rinnegato nei confrontidel mondo musulmano (ma non solo di quello) i propriprincìpi etici, politici e di diritto tutte le volte che i suoi inte-ressi lo hanno richiesto, ricorrendo all’inganno, all’ingiusti-zia, alla brutale repressione. E, ancora una volta, tutto questosi è incarnato, nella psiche di quel mondo, nell’immaginedella potenza egemone della nostra epoca: gli U.S.A.

In fondo a tutto - questo è un punto fondamentale - un desi-derio vivissimo di riscatto, di rivincita, l’aspirazione a ripren-

dere il cammino di conquista, religiosa e politica insieme, in-terrotto quattro secoli fa.

La “crisi dell’Islàm” II: le cause endogene.Se, come sosteneva Voltaire, l’intolleranza era la malattia delcattolicesimo (e lo è stata fino ad avantieri) e se il nazismo èstata la malattia della Germania, l’integrismo (o integralismoche dir si voglia, sebbene il significato sia diverso) è la malat-tia dell’Islàm.

Nella sua tradizione, infatti l’accesso ai dettami della Legge -Corano, Hadìth ovvero tradizione profetica, e in parte laSunna - è ancora ben protetto: occorreva ed occorre tuttoraobbedire a condizioni molto particolari per poter interpre-tarla e farla parlare. E, tuttavia, l’accesso selvaggio alla Leggenon ha potuto essere impedito, con le conseguenze che spes-so la storia e la cronaca hanno dovuto registrare.

Con la crescita demografica e una certa democratizzazione diquelle società, i semi-istruiti sono proliferati, i soggetti che sisentono autorizzati o investiti della missione di interpretarlasi sono moltiplicati ed il loro fanatismo è direttamente pro-porzionale al loro numero: questi sono gli uomini (e non an-che le donne) del risentimento che per convinzione o interes-se personale alimentano le schiere degli integristi militanti.

È possibile dunque che questa malattia trovi cura nel tempo,quando le società di fede islamica avranno compiuto un pro-cesso di distinzione dei piani religioso e secolare o, se si pre-ferisce, civile analogo a quello compiuto dalle società occi-dentali, processo che ne ha permesso l’evoluzione ed il suc-cesso. Presupposto perché ciò avvenga è, a mio parere, in pri-mo luogo che quelle società facciano posto e riconoscano pa-ri dignità alla donna, come fattore di crescita in senso econo-mico e culturale.

Il problema donna ha radici molto profonde nella coscienzae nel subcosciente delle società musulmane, radici che sicomprendono soltanto attraverso una sottile analisi psicolo-gica e un approfondito e ragionato studio dei testi biblici edella tradizione profetica che qui ci limitiamo a riassumereper sommi capi.Esso, allo stato attuale appare pressoché insolubile se solo siconsidera il modo in cui il ruolo della donna è codificato nelCorano: basti pensare alle norme che ne regolano i dirittiereditari e ne decretano il valore della testimonianza. Per nonparlare delle fantasie paradisiache con cui l’uomo viene allet-tato al sacrificio della propria vita per la “Jihad” - un paradi-so dove sono promesse al martire (shahìd) settanta verginicon cui congiungersi carnalmente in eterno.

D’altra parte, se è vero - come è vero - che in diverse parti ildiscorso coranico può essere inteso come istigazione alla vio-lenza, occorre anche metterne in risalto i messaggi control’intolleranza.A comprova vale citare dal Corano stesso (Sura II, vers. 256)là dove recita che “in materia di religione [ non vi sia ] nessu-na costrizione”.

Pakistàn, Islàm, democrazia: un improbabile terno?

24 Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014

Fakhreddin Razi, esegeta musulmano vissuto nel XII secologià interpretava così questo precetto: Dio non ha costruito sul-la forza (ijbàr) e la violenza la questione dell’affermazione dellafede, ma sulla possibilità della persuasione e della libera scelta.Ancora nel Corano è scritto (Sura XVIII, vers. 29) che “coluiche lo voglia, creda e colui che non lo voglia resti incredulo”;e inoltre (Sura X, vers 99): “se il tuo Signore l’avesse voluto,tutti coloro che popolano la terra crederebbero. Spetta a teobbligarveli?”.Purtroppo, però, nei fatti la jihad, che in senso stretto signifi-ca “sforzo”, non fisico ma morale, per il conseguimento dellaperfetta adesione ed osservanza dei precetti della Legge, sto-ricamente e sistematicamente ha significato “guerra santa”,ribaltandone di fatto il senso.Quali sono le principali e più profonde differenze tra Islàm eCristianità, malgrado siano civiltà sorelle ed entrambe costo-le del Giudaismo?

Secondo Bernard Lewis, studioso di fama mondiale e di rico-nosciuta autorevolezza, che nel suo magistrale lavoro dal ti-tolo “La crisi dell’Islam” sviscera la questione, il nodo delproblema sta nel “modo in cui le due religioni ed i loro rap-presentanti ufficiali considerano i rapporti fra governo, reli-gione e società”: Cristo, come è ben noto, disse ai suoi segua-ci di “rendere a Cesare quel ch’è di Cesare e a Dio quel ch’èdi Dio” e per qualche secolo il Cristianesimo si sviluppò co-me religione degli oppressi, finché, con la cosiddetta conver-sione di Costantino, Cesare stesso divenne cristiano, gene-rando una serie di mutamenti in forza dei quali la nuova fedefinì con l’estendersi a tutto l’impero romano, trasformando-ne la civiltà; e tuttavia per ancora 15 secoli la separazione fraChiesa e Stato non vide la realizzazione del precetto evangeli-co. D’altra parte conviene osservare - sottolinea Lewis - che“Maometto fu il Costantino di sé stesso, fondando il propriostato ed il proprio impero” e perciò non ebbe bisogno di fon-dare una Chiesa. “Durante la vita di Maometto, i musulma-ni divennero una comunità politica e religiosa al tempo stes-so, con il Profeta a capo dello Stato, che governò paese e po-polo, amministrando la giustizia, imponendo tasse, condu-cendo eserciti e decidendo la guerra e la pace”.

È da qui che deriva la difficoltà, che è psicologica e concettua-le insieme, di distinguere lo Stato dal popolo, l’individuo dal-la collettività. Questo è un punto chiave, che segna il crinalefinora non superato fra i due mondi che qui esaminiamo.

Lo stato che Maometto governava - ci ricorda ancora Lewis- era quello dell’Islàm e l’approvazione divina per la con-quista del mondo della fede “ebbe per essi (i musulmani,n.d.r.) la forma inequivocabile della vittoria e della supre-mazia”. E inoltre “Cristo fu crocefisso e Mosè morì senzaarrivare alla terra promessa. Maometto, invece, trionfò davivo e da profeta”.

“Nell’universalismo politico islamico non esisteva nessunCesare, ma soltanto Dio, unico sovrano e unica fonte della

legge. Maometto ne fu e ne è il suo profeta, che durante lasua vita insegnò e governò in nome di Dio”.

Morto Maometto nel 632 d.C. restava il dovere religioso didiffondere la parola rivelata finché tutto il mondo non l’aves-se accettata - con le buone o con le cattive, si potrebbe ag-giungere, visto come andavano le cose. Ed è a partire da quiche il mondo è stato dai musulmani diviso in due “case” (inarabo: dar): dar al- Islam (= la casa della pace) e dar al- harb(= la casa della guerra), un messaggio abbastanza esplicito,mi pare. Questo è un altro punto chiave, che ci rivela l’atteg-giamento mentale di base del musulmano nei confronti diquella parte del mondo che non lo è.

Torniamo a B. Lewis: per garantire guida e coesione del polomusulmano nel suo sforzo per la diffusione del suo credo do-po il trapasso del Profeta occorreva un “vicario”, cioè un ca-liffo (in arabo: khalifa), termine adottato dal suo primo suc-cessore, il patrigno Abu Bakr. Nasceva così il Califfato.

Morto Maometto, in un paio di secoli si consuma la conqui-sta e la formazione di un vasto impero e l’Islàm ne divenne lareligione. Nell’esperienza dei musulmani di quel tempo veri-tà religiosa e potere politico furono indissolubilmente asso-ciati, talché, come dice ancora il Lewis, “la prima santificavail secondo e questo sosteneva la prima”.

Ancora ai nostri tempi l’Ayatollah Khomeini ha detto chel’Islàm è politica o non è niente. Così concetti come “laico”,“secolare”o “temporale” sono estranei al pensiero ed al com-portamento del mondo islamico tradizionale.

Torniamo al discorso sulla jihad, appena accennato più so-pra, parola il cui significato, oltre a indicare impegno e sfor-zo, implica anche quello di lotta e battaglia e perciò stesso in-terpretato in senso morale o materiale a seconda delle circo-stanze e delle necessità.

Concetti ambigui, quando non contraddittori, come questonon sono rari nel Corano, cosicché oltre ai messaggi per cosìdire pacifisti troviamo che secondo la Legge è legittimo scen-dere in guerra contro quattro tipi di nemici: gli infedeli (oggiqualche miliardo!), gli apostati, i ribelli (a cosa? Al potere po-litico, per esempio?) e i banditi (fino al taglione ed alla penadi morte). La jihad diventa così un importante dovere reli-gioso e, sebbene faccia una distinzione tra guerra difensiva edoffensiva, la prima ha natura di obbligo per ogni individuofisicamente valido (principio invocato da Bin Laden a moti-vazione della sua guerra contro gli U.S.A.) mentre la secondaè un dovere della comunità musulmana nel suo complesso(la c.d. umma).

È bene a questo punto chiarire come sia improprio tracciareparalleli fra crociate e jihad oggi, vuoi perché i contesti stori-ci sono diversi, vuoi perché da parte del mondo cristiano edegli Stati in cui esso si articola non vi è più alcun intendi-

Pakistàn, Islàm, democrazia: un improbabile terno?

Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014 25

mento di condurre guerre di religione contro Stati non cri-stiani. Semmai, il parallelo si potrebbe fare, mutatis mutan-dis, tra le motivazioni religiose delle crociate dei primi secolidel secondo millennio e quelli che oggi vengono farisaica-mente chiamati interventi tesi a facilitare ”l’instaurazionedella democrazia” in alcuni paesi del Terzo Mondo.

Resta il fatto che, invece, nel subcosciente e spesso anche nel-la coscienza di molti musulmani l’Occidente è l’avversario, senon altro perché “infedele”.Torna così ad essere importante guardare più dappresso laquestione dei c.d. “martiri”, gli shahìd che oggi, purtroppo etroppo spesso vestono i panni ed evocano del tutto impro-priamente i fatti dei kamikaze di giapponese memoria.Se in greco la parola significava “testimone”, nella tradizionegiudaico-cristiana essa designa colui che è pronto a subiretortura e morte in nome della sua fede. Nell’uso islamico,tuttavia, shahìd è soltanto colui che muore in una jihad,mentre il suicida, così come nel cristianesimo, commette unpeccato che lo porta dritto all’inferno anziché al paradiso chesi è più sopra menzionato.

È un vero peccato, al contrario, che le minuziose regole det-tate dalla sharìa per il combattente della fede, come quelleche proibiscono di uccidere donne, vecchi e bambini, di tor-turare i prigionieri, di saccheggiare i beni dei vinti, siano sta-te sistematicamente violate. Il fine, dunque, è la conquistapura e semplice del potere, perché il potere porta con sé l’im-posizione della religione. Nulla di diverso dunque dal vec-chio “cuius regio, eius etiam religio”. In questa materia l’uo-mo, quale che sia la sua religione, in guerra fa tutto questo e,come insegna la storia, anche molto peggio.

I capi dei movimenti integralisti di oggi hanno proclamato econducono una duplice jihad: all’estero contro gli “infedeli”e, all’interno dei paesi musulmani contro gli apostati: E chisono costoro ai loro occhi? Quasi tutti i governanti che l’Oc-cidente ipocritamente si è compiaciuto di considerare comeamici ed alleati. Perciò per loro vanno combattuti e rovescia-ti, a qualsiasi costo.

PARTE IV. Le comunità musulmane al di fuoridegli Stati islamici.Fin qui lo scenario del mondo musulmano che si para oggidavanti a noi, scenario al quale occorre aggiungere il ruoloche le comunità di emigrati da quei paesi in Occidente po-trebbero giocare nell’evoluzione della dottrina islamica comenell’evoluzione dei paesi occidentali stessi. Non dimentichia-mo che si tratta di milioni e milioni di persone (si stima chesolo in Europa ve ne siano 45 milioni) ad alto tasso di natali-tà, cui ogni giorno si aggiungono centinaia e centinaia diprofughi provenienti da ogni dove, tra i quali anche musul-mani dei paesi del Sahel e dell’Africa nera, fin qui non citatima molto popolosi, come la Nigeria.

Uno dei problemi principali che pongono queste minoranzeè quello della scarsa capacità o propensione all’integrazionenelle società di accoglienza: la forte motivazione religiosa e laprofonda diversità delle loro culture fanno sì che i loro modidi vita si collochino in forte contrasto con i nostri, spingen-doli e spingendoci ad isolarli e a ghettizzarsi, anche quandosi ha a che fare con seconde, terze e perfino ulteriori genera-zioni. Gli episodi di aggressioni e di rivolte sono fin tropponumerosi e ricorrenti per giustificare sottovalutazione o ri-mozione di questa problematica.

Non che le nostre società siano a loro volta esenti da atteg-giamenti e comportamenti di intolleranza, soprattutto quan-do si tratta di sfruttare economicamente quelle minoranze. Aprescindere da una totale, dichiarata o sostanziale intolleran-za dei loro paesi di provenienza nei confronti dei cittadinidei paesi occidentali, il rimedio a queste situazioni non sta -a mio avviso - in una maggiore tolleranza da parte nostra neiconfronti dei loro emigranti, ché questa viene da loro letta einterpretata come segno di debolezza (e forse lo è).

Certo, il sistema per venire a capo di questo complicatissimoproblema non è quello attuato dalla Russia (neppure l’URSSci era riuscita) nei confronti dei musulmani della Cecenia, odalla Cina nei confronti degli Uiguri: repressione a 360 gra-di. Ma, anche lì, prima o poi il “mostro” risorge, persino piùforte di prima.

Il problema è che per integrare le comunità allogene occorreche lo Stato ed i suoi cittadini abbiano una forte identità eduna notevole coesione sociale. E questo non è, in genere, ilcaso di molti fra gli Stati occidentali, tra i quali - occorre am-metterlo - spicca il caso dell’Italia.

Scriveva già venti anni fa Marcello Veneziani: “… non lasciarcrescere in cantina, come una belva repressa, il legame etni-co: perché la lunga degenza nei recessi bui rende incontrolla-bili e selvagge le sue esplosioni. Ma occorre trarlo alla luce,dargli legittimità culturale, fino a considerarlo una dellecomponenti essenziali su cui cresce una società. La marmel-lata tra immigrati che negano la cultura di provenienza permodernizzarsi e autoctoni che vivono come colpa la loroidentità per depurarsi dal tribalismo, produce solo scompen-si, alienazioni, schizofrenie. O genera una società ridotta adun emporio di etnie impazzite, adulterate e incomunicanti.Le violenze razziali non nascono tanto in comunità “in for-ma”, ma in contesti sociali disgregati”.

Ma come, in concreto, anche in una comunità fortementecoesa ed in uno Stato efficiente, si può attuare una politica diintegrazione efficace? I rimedi proposti dallo stesso Veneziani- commisurare l’immigrazione alle concrete possibilità diospitalità e di assorbimento lavorativo, attivare immigrazionipreferenziali con quei paesi con cui si abbiano legami storicio di responsabilità, espellere coloro che non hanno alcuna at-tività regolare e lecita - appaiono oggi, alla luce dell’esperien-

Pakistàn, Islàm, democrazia: un improbabile terno?

26 Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014

za non solo italiana ma anche di Francia, Gran Bretagna,Germania, Norvegia, Svezia, per non citarne che alcuni tra ipiù significativi, inadeguati o comunque insufficienti. Un ra-gionamento a parte meriterebbe il caso degli Stati Uniti, maesso ci porterebbe troppo lontano senza essere conclusivo ainostri fini. Parziale eccezione fanno Svizzera e Paesi Bassi.

Chi scrive non è certo il primo a riproporre il parallelo fral’attuale fase storica dell’Occidente e quella che vide l’ImperoRomano sgretolarsi e ridursi ad un cumulo di macerie nel-l’arco di qualche secolo. E ciò, malgrado la generosa conces-sione della civitas romana a una pletora di soggetti allogeni elo sforzo di integrare nel suo seno i diversi culti e divinitàproprie delle più disparate popolazioni che componevano ilmosaico dell’Impero.

E allora? La chiave di volta potrebbe essere l’educazione, sindalla prima età scolastica, delle giovani generazioni alla lin-gua, alla cultura e a certi valori civici (quelli della democraziain primo luogo) ed etici che hanno fatto delle nostre societàdelle società progredite, il cui benessere non è soltanto eco-nomico, accompagnata da interventi educativi anche neiconfronti delle famiglie, affinché possano inserirsi al meglionei nostri paesi.

Se tuttavia consideriamo come nelle nostre società si stianoerodendo quegli stessi valori etici e civici di cui tanto sonopieni i discorsi buonisti delle classi dirigenti e come la crisi inatto abbia costretto i bilanci pubblici a tagliare le risorse perl’educazione e la cultura in generale, le speranze di ridurre lecriticità determinate da questi flussi immigratori appaionodecisamente mal riposte. Ciò in special modo nei riguardi diuna considerevole parte delle comunità di fede musulmana,atteso quanto si è più sopra evidenziato circa la subordina-zione dell’individuo alla comunità e circa la natura del pote-re, talché il concetto di democrazia in Islàm appare, oggi co-me oggi, incongruo con la dottrina coranica e comunque in-teso in maniera diversa da come lo intendiamo nei nostri si-stemi sociali.

CONCLUSIONI.Pertanto o i musulmani, a contatto con le nostre società,evolveranno verso un’interpretazione più “liberale” di alcuniprecetti della loro religione oppure la loro integrazione inOccidente ed in Europa in particolare continuerà ad essereproblematica. D’altra parte però anche gli stessi governi eu-ropei, ognuno dei quali segue indirizzi propri e disparati, do-vranno scegliere il più chiaramente possibile quanto e qualespazio lasciare alle pratiche religiose dei musulmani. In ognicaso, data la struttura monolitica ed onnicomprensiva del-l’Islàm ci sembra che il dilemma: “più o meno spazio”, non sirisolva col ricorso al multiculturalismo: il problema è essen-zialmente religioso e non altro. Forse occorrerebbe prenderein mano anche l’insegnamento del Corano.

Quindi, se da un lato sarebbe saggio e dunque auspicabile

che l’Europa affronti in maniera più coordinata i problemiposti dalle collettività musulmane che vivono al suo interno,dall’altro analogo atteggiamento dovrebbe ispirarne la con-dotta nei confronti degli Stati nei quali si sono verificate lecosiddette “primavere arabe”: è ormai chiaro a tutti che queiconflitti intestini non sono tanto fra i loro regimi e non me-glio definibili forze democratiche, ma fra musulmani mode-rati e musulmani fondamentalisti, all’occorrenza sostenuti,gli uni e gli altri, da forze esterne come Al Qaida, Hezbollah,mercenari e potenze straniere che mestano nel torbido alla ri-cerca di un loro tornaconto materiale.Come ha scritto di recente Sergio Romano in uno dei suoieditoriali sul Corriere della Sera: [… l’Europa…] dovrebbe…astenersi… dal trattare le crisi dei suoi dirimpettai comeun semplice problema di democrazia e soprattutto evitare itic nazionalistici e post coloniali di quelle potenze che hannogià preso iniziative avventate e velleitarie”.Ma, come tutti sappiamo ormai, queste iniziative perseguo-no soltanto obiettivi economici e/o strategici di singoli Statiche l’Unione, nella sua attuale configurazione, non è in gra-do di governare. Il resto è propaganda.

In conclusione, a me pare che di fatto il tanto vituperato“scontro di civiltà” teorizzato da Samuel Huntinton, si stiaeffettivamente svolgendo, sia pure in forme sub-critiche. Co-sa potrebbe fare un Occidente non intenzionato a portare ilconflitto al calor bianco? Forse, attuare una strategia di “con-tainment”, come ai tempi della guerra fredda; soltanto che,alla lunga, per renderla efficace sarebbe paradossalmente ne-cessario fare blocco proprio con quei paesi, Russia e Cina,ma in parte anche India, che più duramente hanno repressola resistenza islamica al loro interno.

Roberto Mazzotta

Pakistàn, Islàm, democrazia: un improbabile terno?

Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014 27

Bibliografia di Relazione Mazzotta

BENSLAMA, Fethi: La Psychanalyse à l’épreuve del’Islam. Ed. “Champs”, Flammarion, Paris, 2002.

EL MILI, Naoufel Brahimi: Le Printemps Arabe -Une Manipulation? Ed. Max Milo, coll. Essais-Do-cuments, Paris, 2012.

LEWIS, Bernard: La crisi dell’Islam - Le radici dell’o-dio verso l’Occidente. Ed. “Le Scie”, Mondadori,2004.

MEDDEB, Abdelwahab: La Maladie de l’Islam.Ed. Seuil, coll. “La couleur des idées”, Paris, 2002.

MERNISSI, Fatema: Islam e Democrazia - La pau-ra della modernità. Ed. Giunti, Firenze 2002.

VENEZIANI, Marcello: Fine dell’Italia? Ed. L’Ita-lia settimanale, Dicembre 1993.

28 Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014

ANUA: decollo nella “solidarietà... maledetta primavera...”

Il bellissimo testo di Amerigo Cassella, la vibrante musica diGaetano Savio e la dolce voce di Loretta Goggi che grida allavita “…che imbroglio era, maledetta primavera…”, sembrano

dipingere, con doloroso realismo, l’assurda realtà che ha sconvol-to, oltre ogni misura, la trascorsa primavera napoletana straziatada due tragici eventi che, per come si sono materializzati, più do-lorosi non potevano essere:Marzo 2013: scuola elementare Minucci, ora della refezione. Volain cielo, a soli cinque anni, il piccolo Patrizio. Un boccone di moz-zarella “andato storto” gli preclude la respirazione. Nulla più da fare.Aprile 2013: S. Gennaro Vesuviano, festa per la sua Prima Comu-nione, vola in cielo, a soli dieci anni lapiccola Arianna: ancora un pezzo dimozzarella “andato storto” soffoca lapiccola. Si tenta di tutto. Nulla più dafare. Due famiglie straziate da un’infini-ta ed incolmabile sofferenza, due comu-nità incredule per due morti assurde.Perché di morti assurde ed evitabili sitratta. Le due tragiche fatalità (che ine-luttabili fatalità, invece, avrebbero po-tuto non essere!) avviliscono l’animodegli improvvisati soccorritori che, nonconoscendo cosa fare e come fare per ri-solvere quell’emergenza, hanno fattoquel che sapevano e come meglio pote-vano per cercare di dare una via “d’aria”ai piccoli bambini. Gli eventi hannosconvolto, oltre che intere popolazioni ele scolaresche dei due paesi coinvolti in tale tragicità, anche l’ani-mo, il senso di umanità e di professionalità di un giovane team dimedici e sanitari del 118 che, già da tempo, si prodigano per ten-tare di diffondere, il più capillarmente possibile, una “cultura” del“giusto intervento” da attuare per fronteggiare le decine e decinedi casi di “soffocamento” che affollano, con cadenza quasi giorna-liera, le strutture ospedaliere della Campania. Non a caso l’ospe-dale Santobono (il più grande presidio ospedaliero pediatrico delSud Italia) espone una bacheca con centinaia di “oggetti estranei”estratti da bravissimi medici, dal cavo orale di altrettanti bambini.(abbiamo visto: fermagli, punte di lapis, punesse, tappetti di pen-ne, lamette (!), tappi di dentifricio, chicchi di uva, olive, ditali,spilli da balia, palline di vetro, gomme da masticare, gomme dacancellare, mozziconi di pastelli, pezzetti di “Lego”, tasti di P.C.,grappetti per i quadri, piccole pile piatte, vitarelle, rotelline di pla-stica, chiodini (!) e mille altri oggetti.). In Italia muoiono, perostruzione da cibo, 50 bambini ogni anno! Il tragico destino toc-cato ai due piccoli scolari campani, turbò oltre ogni misura la sen-sibilità del team di sanitari. Bastò una silente intesa e di lì a qual-che giorno (25-06-2013) ecco operare un’ONLUS battezzata“ASB” “Associazione Salvabimbi”. Ora il problema era di trovarevaste platee disponibili ad accogliere le dimostrazioni pratiche di

“ANTIOSTRUZIONE”. Il coordinatore dei sanitari, il dott. Do-menico Buonanno, che aveva partecipato ad una delle visite orga-nizzate - da questa sezione- presso il Museo di Vigna di Valle, con-tatta - quest’Anua - non so come ci sia giunto - chiedendo di col-laborare per la diffusione dei loro “interventi salvavita”, avvalen-dosi della nostra “organizzazione” sul territorio. Come poter elu-dere le aspettative di quei volontari? Ci incontriamo, stiliamo un“Protocollo d’Intesa” ed iniziamo con una prima “Dimostrazionepratica antiostruzione” presso lo stabilimento militare della Mari-na Militare di Miliscola. Domenica 21 luglio, un sole di quelli chespacca le pietre, sotto un provvidenziale cannucciato si radunano

alcune centinaia di famiglie: mamme,nonni, sorelle, zii, baby sitter e tantibimbi. Il Com.te di Maridist, il C.V.Clemente Costigliola, si dice meravi-gliato per il sorprendente interesse su-scitato dall’iniziativa e per la folta par-tecipazione. Iniziano le proiezioni, i fil-mati evidenziano come e cosa fare incaso di “ostruzione delle vie aeree”, ipresenti guardano attenti le azioni che isanitari illustrano. Si vedono bambinilì lì per affogare salvati da semplici echiare azioni. Al termine delle dimo-strazioni un applauso scrosciante salutai sanitari felici per avere avuto una cosìvasta platea ad ascoltarli. Seguono ledimostrazioni pratiche con i “manichi-ni”. Tutti si mettono in fila per provare

“a capire come si fa a salvare una vita in caso di emergenza”. L’ulti-ma esaltante esperienza è di ieri 1° febbraio 2014. Ormai l’ANUAdi Napoli, in piena sintonia con lo Statuto associativo che pur al“sociale ed alla solidarietà” s’ispira, ha sposato appieno le nobiliiniziative dei medici del 118 volontari dell’Associazione Salvabim-bi. I sanitari hanno ben compreso che la “nostra” mentalità orga-nizzativa, logistica ed operativa sono il necessario complemento alloro encomiabile e volontario impegno in favore della VITA cheoggi, 2 febbraio, si celebra in tutto il mondo. Noi aviatori, che,volando, abbiamo nel nostro DNA il culto della “sicurezza”, sap-piamo ben coltivare tale pratica e volentieri l’abbiamo posta al ser-vizio dei sanitari dell’associazione. Decidiamo, quindi, dopo ilsuccesso con i “marinai” di organizzare un secondo importante in-contro con il mondo delle famiglie dei militari dell’Arma; ci rivol-giamo al Primo Cappellano del Com.do Legione dei CC, donFranco Facchini (già nostro Cappellano in numerose basi aeree), ilquale ci mette in contatto con il Com.te della Legione dei Carabi-nieri di Napoli, il Gen.le di Br. Gianfranco Cavallo, insediatosi alcomando appena il giorno prima.Gli proponiamo di eseguire una “dimostrazione di primo soccorsopediatrico” in favore delle famiglie dei Carabinieri di stanza inCampania. La nostra proposta è accolta con entusiasmo e senza ri-

Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014 29

serve. La vasta sala teatro del X Battaglione CC Campania sischiude alle nostre esigenze logistiche”. Alle nove del mattino circa200 persone - il doppio del previsto - s’affollano nella vasta sala.Rituale scambio di doni con il padrone di casa, il T.Col. MassimoCagnazzo, Com.te del X Battaglione e via con i filmati.

Non vola una mosca. Tutti rapiti ed interessati dalle interessanti im-magini che scorrono sullo schermo e mostrano casa fare per strap-pare, letteralmente, da un tragico destino chi stia per “soffocare”,specie se in età pediatrica. Inutile specificare che i sanitari di cuiparliamo, tutti Istruttori qualificati: B.L.S.D. - Manovre di Riani-mazione e Disostruzione fanno parte dell’organizzazione interna-zionale “RETE SCIENTIFICA SALVAMENTO ACADEMY”.A questo punto il prossimo “task” è la richiesta al Com.te dell’Acca-demia Aeronautica il gen.le di S.A. Ferdinando Giancotti perché ac-colga il team dei sanitari per una dimostrazione “antiostruzione” infavore della vastissima platea di aviatori - e delle loro famiglie - orbi-tanti nella Regione Campania. La vastità della sala teatro dell’Acca-demia è tale che potrà accogliere, senza problemi, le famiglie degli

“aviatori” in servizio nei numerosi enti e reparti della Campania.L’associazione è su Facebook, ed ha un proprio sito www.salvabim-bi.it. Nonni e nonne, papà e mamme, fratelli e sorelle, zii e zie, co-gnati e cognate, cugini e cugine… amici ed amiche dei piccoli di“casa nostra”, aviatori dell’AMI, abbiamo tutti il dovere di sostene-re l’A.S.B. Ce lo chiedono, da lontano, da tanto lontano, due ange-li speciali:Patrizio ed Arianna che ci proteggeranno nei nostri voli.

Gen. Giuseppe LenziNapoli 2 febbraio 2014

ANUA: decollo nella “solidarietà... maledetta primavera...”

Sezione ANUA RomaConvocazione

Assemblea Ordinaria Annuale

È indetta l’assemblea ordinaria annuale della SezioneANUA Roma presso la Casa dell’Aviatore in primaconvocazione il giorno 2 aprile 2014 alle ore 04.00 ein seconda convocazione il giorno 3 aprile 2014 alleore 10.00 con il seguente OdG:

• Nomina Presidente e Segretario dell’Assemblea• Relazione del Presidente della Sezione• Relazione del Segretario/Tesoriere• Approvazione del bilancio• Elezione per rinnovo cariche sociali• Varie ed eventualiHanno diritto al voto i soli Soci in regola con il ver-samento delle quote sociali effettuato entro il 31marzo 2014.

I Soci candidabili alle cariche sociali sono invitati a farpervenire la propria candidatura, in forma scritta, allaPresidenza di Sezione entro il 2 aprile 2014.

Gen. Raffaele CarigliaPresidente della Sez. Roma

30 Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014

C’è una differenzatra civile e militare?

Tra soldato e civile non esi-ste alcuna differenza. Ladifferenza è tra persone

per bene e non. È necessario, pe-rò, mostrare agli Italiani il voltovero del soldato senza ambiguitàed infingimenti. Il soldato è fattoper l’emergenza e per combattereed interviene quando tutte le altrepossibilità sono fallite.Il soldato deve essere in grado difar comprendere perché è “il pro-fessionista della violenza” e come,per il tramite dell’addestramento,riesce a controllarla e non a sfuggirgli di mano avendo, ap-punto, deciso di esercitarla. Rispetto al civile, il militare cu-stodisce questi principali valori che da sempre hanno con-traddistinto le F.A. nella società:

Questi valori aggiunti, sintetizzati nell’orgoglio della identi-tà nazionale, nell’importanza della difesa, della sicurezza edella libertà, l’idea stessa di Patria, sono nel grande capitaleumano che esprime il mondo della DIFESA e che è un im-menso serbatoio di risorse tecniche e scientifico al serviziodei cittadini. La P.A. offre ai cittadini questo servizio chenon è ceduto ad un prezzo di mercato ma in cambio diimposte e tasse per cui il loro valore aggiunto va valutatosulla base dei costi sopportati per produrli: si parla alloradi VA valutato al costo dei fattori.

La Redazione si compiace di estendere ai lettori del Corriere dell’Aviatore i contenuti della dotta lezione con la quale il Presi-dente della Sezione ANUA di Taranto, Dott. Prof Aldo Marturano, ha recentemente intrattenuto i Fucilieri dell’Aria del16° Stormo (Martina Franca) ed i corsisti della Scuola Volontari Truppa A.M. (Taranto).

Volontari Truppa AM in Cerimonia

Patria: «quando il territorio, la cultura, le tradizioni,gli affetti di un popolo sono messi in pericolo ed il mi-litare combatte per la loro difesa, allora si esalta il valo-re di “Patria”».Onore Militare: «quando la vita del militare dipen-de dal comportamento dei commilitoni così come lavita dei commilitoni dipende dal proprio comporta-mento, allora si esalta “l’Onore Militare”».Dovere: «quando dal rispetto degli ordini e dalla cor-retta emanazione degli stessi, secondo precise e definitemodalità, dipende il raggiungimento di un fine comu-ne ed il mancato raggiungimento dello stesso o la erra-ta esecuzione degli ordini ricevuti può comportare ladisfatta o la perdita di vite umane, allora si esalta il va-lore di “Dovere e Disciplina”».Tradizione Militare: «quando l’orgoglio di appar-tenere ad un gruppo coeso, a qualunque livello esso sia,porta a tenere un comportamento” esemplare” che, siaper le conseguenze che produce sia per l’insegnamentoche può fornire a chi osserva, fa apprezzare e stimarel’individuo che compie il gesto e ancor più il gruppocui l’individuo appartiene, allora si esalta il valore della“Tradizione Militare”».

Fucilieri in missione

Una lezione su Difesa e Tributi

Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014 31

Una lezione su Difesa e Tributi

Il PIL è la somma dei valori aggiunti generati dalle impre-se private e dalla pubblica amministrazione di un datopaese in un determinato periodo di tempo.Ne discende che “la produttività delle F.A. va misurata nelgrado di efficienza conseguito attraverso il costante adde-stramento, teso a garantire la capacità dei militari di esseresempre pronti ad operare, in qualsiasi circostanza, con ef-ficacia, nell’interesse di tutti i cittadini”.

IL FISCO, LO STATO E LA LEGGEIl termine Fisco (fiscus in latino “cesto”, “cassa”) che anti-camente si distingueva da l’Erario (aerarium da aeris cioèrame, bronzo, denaro, tesoro”) con la Repubblica Italia,affermatosi lo STATO come vera e propria personalitàgiuridica anche in materia patrimoniale, il concetto di FI-SCO si confonde con lo STATO.

Praticamente, il FISCO indica lo STATO come soggettodell’attività finanziaria e più particolarmente indica l’am-ministrazione tributaria nei rapporti con i contribuenti.Esso è in definitiva il complesso dei rapporti patrimonialidi diritto pubblico dello Stato.

Lo STATO, attraverso i suoi Organi, trova nella legge i fi-ni della propria azione ed i poteri giuridici che può eserci-tare, non potendo esercitare alcun potere al di fuori diquelli che la legge attribuisce alla P.A. Ciò è espressionedel principio democratico e della supremazia della volon-tà popolare.

La LEGGE, in quanto traduzione materiale dei principinaturali, è cosa intrinsecamente giusta per cui la certezzadello strumento-legge deve essere massima ed esso è sta-to elevato a principio costituzionale della nostra CartaFondamentale e fra i destinatari figura il legislatore, ilquale non potrà demandare ad altri il proprio compito(delegificazione) dovendo provvedere con legge ordina-ria. Quest’ultima è sempre soggetta al Giudice Costitu-zionale, che dovrà valutare la corrispondenza ai sommiprincipi.

Ne discende che la legalità, seguendo diritti edoveri, ha come fine quello di farci vivere inmaniera civile e pacifica.Sul piano giuridico il principio di legalità esprime unascelta garantista e di libertà. Che si traduce nella predi-sposizione delle norme per l’interpretazione ed in limita-zioni per l’esercizio della stessa. Spetta al Giudice inter-pretare la legge ed evitare interventi oltre i rigidi confinisegnati dalla stessa per evitare segni d’identificazione po-litica, per cui la sua apoliticità va basata sulle fonti del di-ritto. Il potere di istituire tributi è un potere legislativoche, come evidenziato, è quello di redigere ed approvarele leggi.

! L’art. 23 della Costituzione accoglie il principio della lega-lità stabilendo che “Nessuna prestazione personale o pa-trimoniale può essere imposta se non in base alla legge”.

! L’Art. 42, 3° comma stabilisce che “la proprietà privatapuò essere, nei casi previsti dalla legge, e salvo inden-nizzo, espropriata per motivi di interesse generale”.

! L’art. 97 stabilisce che “i pubblici uffici sono organiz-zati secondo disposizioni di legge…”.

" È importante stabilire la differenza tra Decreto legislativoe Decreti Legge, e tenere presenti le Fonti comunitarie.

" Il potere di istituire tributi è un potere legislativo -ovvero - potere di redigere e approvare leggi.

Il potere di attuare il prelievo fiscale è un potere ammini-strativo, che subisce tutte le limitazioni previste dalla leg-ge al fine di realizzare il tributo in un ambito di certezzadei rapporti tra fisco e contribuente.

POTESTÀ NORMATIVA TRIBUTARIA La sua fonte ènella struttura e nella esistenza dello Stato mentre i limitial legislatore ordinario sono imposti dalla Costituzione.

POTESTÀ AMMIN.IVA DI IMPOSIZIONE (diritto altributo o diritto di credito) è relativa ad una situazionesoggettiva derivante dalla legge che imputa all’ente pub-blico il potere di applicare e riscuotere il tributo nella mi-sura prevista dalla legge. Essa trova il suo fondamento nel-la legge tributaria.

PRINCIPI COSTITUZIONALI E FONTIDELL’OBBLIGAZIONE TRIBUTARIADiverse fonti del diritto costituiscono un ordinamento giu-ridico: le fonti di ciascun grado possono abrogare o modifi-care norme dello stesso grado, o norme di grado inferiore, edevono conformarsi alle norme di grado superiore.

Le fonti primarie sono le leggi, quelle secondarie sono iregolamenti.

La riserva di legge garantisce sia la fase di istituzione chequella di attuazione del tributo.

Essa tutela la libertà e la proprietà dei singoli, nonché isti-tuzionalmente l’interesse generale e solo in via mediata esubordinata gli interessi privati.

L’art. 23 fissa il principio della riserva di legge o me-glio di legalità tributaria.

Le riserve di legge relative sono quelle che consentono allegislatore di attribuire una parte della disciplina ad attinormativi diversi dalla legge.Le riserve di legge assolute determinano che tutta la mate-ria deve essere disciplinata esclusivamente per legge.

32 Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014

Una lezione su Difesa e Tributi

La norma costituzionale evidenzia# La base legislativa quale contenuto minimo della nor-

ma tributaria che dev’essere regolato con una fonte dirango legislativo. Il richiamo è al concetto di riservadi legge dell’art. 23 della Costituzione come riserva dilegge relativa che delega alla legge la regolamentazio-ne dei principi fondamentali della materia e rimette afonti di rango non legislativo la restante trattazione. Ilcontenuto minimo delle norme tributarie che è neces-sario regolare con legge riguarda il quantum, l’ande-beatur il soggetto passivo dell’imposta.

# La locuzione «prestazione imposta» distinta fra: pre-stazione in senso formale imposta con atto autorita-tivo e i relativi effetti sono indipendenti dalla volontàdel soggetto passivo e prestazione in senso sostanzia-le, che riguarda prestazioni di natura non tributariaaventi funzione di corrispettivo di un servizio pubbli-co che soddisfi un bisogno essenziale reso in regime dimonopolio.

Il termine legge è assunto nell’articolo 23 della Costitu-zione per indicare la legge ordinaria dello Stato centrale,gli atti aventi forza di legge (decreto-legge e decreto legis-lativo), le leggi regionali e quelle provinciali di Trento eBolzano.Inoltre, da quando l’Italia ha sottoscritto i Trattati, ope-rando così una limitazione della propria sovranità suffra-gata dall’articolo 11 della Costituzione, anche la normati-va comunitaria soddisfa i requisiti dell’articolo 23. È que-stione aperta, invece, se la riserva di legge ammetta o no laconsuetudine fra le fonti del diritto tributario. Micheli eFantozzi lo escludono, asserendo che l’uso non può modi-ficare o estinguere la norma tributaria, né completarla.

L’art. 53 della Costituzione pone in capo a tutti i citta-dini l’obbligo di concorrere alle spese pubbliche «inragione della propria capacità contributiva».

Il dettato costituzionale contiene i tre fondamentali precetti:

• dell’universalità dell’imposta;

• della progressività del sistema tributario, in quanto ilsecondo comma dell’articolo statuisce che «il sistematributario è informato a criteri di progressività»;

• dell’eguaglianza del carico tributario;nonché i requisiti della effettività e della attualità della ca-pacità, secondo la giurisprudenza costituzionale è soggetti-va che consiste in un orientamento rigoroso e garantistaper il quale l’effettiva idoneità soggettiva del contribuente afar fronte al dovere tributario è manifestata da indici con-cretamente rivelatori di ricchezza oggettiva che ravvisa ca-pacità contributiva in qualsiasi fatto economico, anche

non espressivo d’idoneità soggettiva del contribuente e ri-mette alla discrezionalità del legislatore la facoltà di sceglie-re i presupposti d’imposta col limite della non arbitrarietà.

Dottrina e Giurisprudenza hanno sancito che la base le-gislativa si realizza quando la legge disciplina

1. elementi essenziali che identificano la prestazione;

2. il fatto al verificarsi del quale la prestazione è dovuta(presupposto);

3. il soggetto cui tale fatto è ricollegabile e che deve laprestazione (soggetto passivo);

4. i criteri di determinazione quantitativa della prestazio-ne stessa (base imponibile e aliquota).

Per quanto riguarda la misura del tributo la Corte Costi-tuzionale reputa rispettato il precetto ex art. 23 se la leggeindica la misura massima dell’aliquota, o fissa criteri ido-nei a determinare la discrezionalità dell’ente impositore,cui la legge demanda la potestà normativa di fissare ilquantum, mediante la previsione di opportuni limiti econtrolli. Il limite è trovato in principi costituzionali qua-li UGUAGLIANZA (art. 3 Cost.) e CAPACITÀ CON-TRIBUTIVA (art. 53 Cost.).

Si nega la possibilità che provvedimenti amministrativisingolari integrino la disciplina di legge, altrimenti si rea-lizzerebbe una disparità di trattamento tra i vari soggetticui è imposta la prestazione.

La dottrina non esclude tuttavia che vi siano provvedi-menti amministrativi che integrino la disciplina legalesenza l’intermediazione del regolamento.

Il principio della delegazione legislativa è contenuto nel-l’art.76 Cost.: “L’esercizio della funzione legislativa nonpuò essere delegato al Governo se non con determinazio-ne di principi e criteri direttivi e solo per tempo limitato eper oggetti definiti.’’

DECRETO LEGISLATIVOSi giustifica con l’opportunità di sottrarre alle assemblee par-lamentari e di riservare agli organi tecnici dell’esecutivo mate-rie estremamente complesse ed a elevato contenuto tecnico.

È questa la ragione per cui, storicamente, le principali rifor-me in materia tributaria e gli interventi legislativi più im-portanti sono stati realizzati con il meccanismo della delega.

DECRETI LEGGEConsentiti in casi straordinari di necessità ed urgenza exart.77 Cost. art.4 L.212/2000.“non si può disporre con decreto legge l’istituzione dinuovi tributi né prevedere l’applicazione di tributi esisten-ti ad altre categorie di soggetti”.

Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014 33

Una lezione su Difesa e Tributi

REGOLAMENTIIn campo tributario vi è sempre una previsione legislativadel potere normativo secondario che ne determina l’ambi-to e le modalità di esecuzione. Il regolamento ancorchèdelegato non può surrogarsi alla legge bensì intervenirecon riguardo a quella parte della disciplina che attiene alladeterminazione quantitativa della prestazione ed alla suaattenzione, nei limiti della disciplina fissata con legge.

IL TRIBUTOIl tributo è una prestazione patrimoniale coattiva, consi-stente in beni in denaro o in natura, che deve essere corri-sposta allo Stato o ad un altro ente pubblico, per effettodell’esercizio della potestà impositiva da parte dello Statoo altro ente pubblico, per il soddisfacimento della spesapubblica connessa ai bisogni pubblici. Secondo la CorteCostituzionale sono definibili tributi quelle entrate eraria-li caratterizzate dalla “doverosità della prestazione e nelcollegamento di questa alla pubblicaspesa, con riferimen-to ad un presupposto economicamente rilevante (ex mul-tis: sentenze n. 334 del 2006 e n. 73 del 2005)”.Nel linguaggio corrente per indicare genericamente i tri-buti viene spesso usato impropriamente il termine “Tassa”.I tributi si differenziano tra loro a seconda del presuppo-sto(evento, fatto, situazione, comunque si voglia chiamaread esso la legge ricollega la loro nascita.Nel linguaggio corrente i termini Tassa, Contributo ed Im-posta vengono spesso utilizzati in modo equivalente magiuridicamente individuano tributi diversi tra loro.

REALE se colpisce l’oggetto senza tener conto dellecondizioni del proprietario (imposta terreni, fabbricati,di fabbricazione ecc);PERSONALE se è proporzionata alle condizioni delcontribuente;PROPORZIONALE se assorbe una quota proporzio-nale al valore cui si riferisce;PROGRESSIVA se assorbe una quota tanto più altaquanto più è elevato il valore cui si riferisce.

IL CONTRIBUTOIl Contributo è quell’entrata pubblica di natura tribu-taria che l’Ente impositore realizza sotto forma di pre-lievo coattivo di ricchezza a carico di determinati sog-getti. La ratio è il vantaggio diretto od indiretto che co-storo traggono da determinati servizi pubblici anche senon li hanno richiesti.Quindi il TRIBUTO è termine di genere che com-prende le imposte, le tasse ed i contributi.

IL DIRITTO TRIBUTARIOIl Diritto Tributario è un settore del diritto finanziariocaratterizzato dall’avere ad oggetto l’imposizione, a fa-vore di soggetti di diritto pubblico, di prestazioni patri-moniali. Tale branca del Diritto Pubblico regola i mezzie le procedure per il reperimento delle risorse finanzia-rie necessarie al finanziamento della spesa pubblica ingenerale, ossia delle spese che lo Stato e gli Enti Pubbli-ci devono sostenere per poter svolgere le loro funzioni.

Il presupposto del diritto tributario è che la coperturadelle spese occorrenti per la sussistenza di una organiz-zazione sociale deve potersi realizzare anche senza ilconsenso dei singoli e deve quindi discendere da unalegge dello Stato.

Il finanziamento della spesa pubblica si realizza me-diante strumenti previsti esclusivamente dalla leggesenza il consenso dei debitori.

CONTROVERSIEQuando il cittadino si sente leso nei suoi diritti dall’a-zione accertatrice dell’A.F. ricorre alle procedure che lalegge mette a sua disposizione per l’esercizio del suo di-ritto alla difesa.La controversia può riguardare ogni genere i tributo dinatura tributaria per cui è il Giudice Tributario ad esse-re quello Naturale per dirimere le questioni relative.Le parti quindi che si contrappongono- a secondo deltipo di tributo - sono da un lato il contribuente e dal-l’altra l’Ente impositore.

LA TASSALa Tassa è un tributo singolo che il singolo soggetto ètenuto a versare in relazione ad una utilità che ritraedallo svolgimento di un’attività statale e/o dalla presta-zione di un servizio pubblico resi a sua richiesta e carat-terizzati dalla “divisibilità”, cioè dalla possibilità di es-sere forniti ad un singolo soggetto. (es. TARSU, tassascolastica, CC.GG., TOSAP ecc.).Non sono tasse le tariffe che hanno natura contrattualee non legale. La tassa è un tributo e come tale deve es-sere stabilita solo con legge.

L’IMPOSTAL’imposta si caratterizza per il fatto che il suo presup-posto - evento valutabile economicamente - è realizza-to dal soggetto passivo e non presenta alcuna relazionecon lo svolgimento da parte dell’Ente Pubblico di unaparticolare attività o di un servizio. Essa è detta:DIRETTA se colpisce la persona fisica o giuridica;INDIRETTA se colpisce i beni alla produzione od alcommercio;

34 Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014

Una lezione su Difesa e Tributi

ART. 11 DELLA COSTITUZIONETra le spese connesse ai bisogni pubblici si annoverano,come detto, quelle militari per cui non si può non ri-chiamarsi all’art.11.della Costituzione per la giustifica-zione delle stesse.“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa allalibertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione dellecontroversie internazionali; consente, in condizioni di pa-rità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità neces-sarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustiziafra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni in-ternazionali rivolte a tale scopo”.

L’art. 11 non esprime semplicemente l’ideale pacifistadella nostra Costituzione, come talvolta s’intende farcredere. Esso contiene prescrizioni più complesse. Inrealtà la disposizione consta di tre proposizioni, che nonvanno lette separatamente, ma congiuntamente. La pri-ma prescrive il ripudio della guerra; la seconda consentelimitazioni di sovranità necessarie ad assicurare la pace ela giustizia tra le Nazioni; la terza esprime un impegno afavorire le organizzazioni internazionali volte a promuo-vere tale scopo, cioè la pace e la giustizia tra le Nazioni.

L’art. 11, però, non vieta qualsiasi guerra, ma solo quel-la volta a offendere la libertà degli altri popoli e comemezzo di risoluzione delle controversie internazionali.In altri termini, l’art. 11 vieta la guerra di aggressione,ma non ad esempio una guerra in legittima difesa, siache si tratti di difendere il territorio nazionale, sia che sitratti di venire in soccorso di uno Stato aggredito.

L’art. 11 vieta solo la “guerra”, cioè i conflitti caratteriz-zati da un uso macroscopico della forza armata, manon dispone in merito agli interventi militari non qua-lificabili come guerra, la cui liceità deve essere valutatain base alle norme dettate dall’ordinamentointernazio-nale e dalle Nazioni Unite.

Una cosa è un impedimento costituzionale, un’altra èuna scelta politica. Il primo non può essere confusocon la seconda. Si può anche ritenere che sia (politica-mente) opportuno ritirarsi dagli scenari nei quali l’Ita-lia è impegnata, ma non mi sembra che la presenza ita-liana sia impedita da una prescrizione costituzionale.Sulla liceità degli interventi dell’Italia si sono cimentaticostituzionalisti, cultori del diritto internazionali e gior-nalisti esperti in politica estera, ognuno di essi è arrivatoa conclusioni che l’intervento d’umanità con l’autoriz-zazione delle Nazioni Unite è lecito. La ventilata illicei-tà è stata successivamente sanata da una risoluzione delC.d.S. Non solo, ma tale categoria d’interventi, per il fi-ne che si propone, esula dalla nozione di aggressione.

BRESCIA - Pres. Vanni ScaccoVia Livorno 7 - 25125 (BS)Tel. 3779539324 [email protected]

CAGLIARI - Pres. Santo Vittorio RossiVia Palestro 31 - 09011 Calafetta (CG) Tel. 070 400311 [email protected]

CATANIA - Pres. Luigi BarzaghiVia Antonio Gramsci 62 - 95030 Gravina di Catania (CT) Cell. 330 833 165 [email protected]

LATINA - Pres. Antonio Pompeo MuccitelliVia Picasso 13 - 04100 (LT)Tel. 0773 601743 [email protected]

MILANO - Pres. Carlo AndorliniPiazza Novelli 1 - 20129 (MI)Tel. 02 73906795 [email protected]

NAPOLI - Pres. Giuseppe LenziVia S. Lucia 97 - 80132 (NA)Tel. 081 7643929 [email protected]

PADOVA - Pres. Vittorio MartignaniCorso Umberto Primo 100 - 35122 (PD)Tel. 049 8722618

RIMINI - Pres. Piero RohrVia Parmense 14 - 47900 (RC)Tel. 0541 773571 [email protected]

ROMA - Pres. Raffaele CarigliaVia Marcantonio Colonna 25 - 00192 (RM)Tel. 06 3254924 [email protected]

TARANTO - Pres. Aldo MarturanoViale Magna Grecia 108 - 74100 (TA)Tel. 099 7324174 [email protected]

TORINO - Pres. Domenico BoschiniVia Duc.a Jolanda 21bis - 10127 (TO)Tel. 011 19707873 [email protected]

VERONA - Pres. Piero De PieroVia Cardinal Massaia 2 - 37138 (VR)Tel. 0458 103405 [email protected]

VICENZA - Pres. Francesco RanieriVia s. Antonino - 36100 (VI)Tel. 0444 922489 [email protected]

Le Sezioni ANUA

Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014 35

Che peccato…

In questi ultimi giorni aveva effettuato alcuni paga-menti (assicurazione auto, analisi cliniche, dentista) eogni volta aveva provveduto con assegni del suo conto

corrente bancario. Sempre senza richieste di ulteriori for-malità da parte di coloro che gli assegni ricevevano. Finoal 29 gennaio scorso.In quella data cosa succede? Semplicemente che si era reca-to alla Casa dell’Aviatore per pagare la quota annuale e, co-me avvenuto fino al 2013 a partire dall’ormai lontano 2002(anno in cui aveva terminato il periodo di Ausiliaria), avevaestratto il suo bravo assegno per corrispondere il dovuto.A quel punto, l’addetto all’Ufficio quote, pur avendonecontrollato sul computer il nominativo corredato di tutti irelativi dati, gli aveva chiesto di esibire la tessera del Soda-lizio o altro documento di riconoscimento. E, a fronte delsuo comprensibile stupore per tale incomprensibile atteg-giamento, l’addetto aveva riferito che questi erano gli or-dini, impartiti, da quel che si poteva dedurre, in conse-guenza di problemi riscontrati con gli assegni.Allora, che fare? Cosa dire? Per evitare spiacevoli discussio-ni, aveva presentato il primo documento a portata di ma-no, la carta di identità, di cui l’addetto provvedeva imme-diatamente a farne fotocopia, trattenendola insieme all’as-segno (che in tal modo per incanto “diveniva solvibile”).Certo, se il Direttore si fosse trovato nei pressi, avrebbepotuto discutere con lui sull’opportunità di praticare sif-fatta procedura con gli Associati che vengono in sede apagare la quota annuale.Ma, meglio così: l’accaduto lo aveva reso tutt’altro che se-reno. Sì, perché aveva ricevuto un trattamento che lo pro-poneva come un potenziale truffatore, sospettato di pre-sentare un assegno falso o non coperto e proprio al Circo-lo Ufficiali del quale da molti decenni era Socio.Che peccato, doversi trovare in simile situazione.Poi, riflettendo con calma, e ritenendo che presumibil-mente non era lui il solo ad aver subìto questa spiacevoleesperienza, aveva tra sé ripetuto: che peccato.Che peccato, il dover rilevare che il Sodalizio, nell’intentodi ovviare a problematiche eventualmente causate daqualcuno non degno di continuare a frequentare la Casadell’Aviatore, aveva ritenuto conveniente “colpire nelmucchio”, peraltro con modalità assai discutibili e da rite-nersi offensive nei riguardi di coloro che sempre avevanodato prova della massima correttezza.Che peccato - rifletteva ancora - dover anche notare unacerta trascuratezza nella maniera in cui era stata compilatala ricevuta per il versamento della quota: lì oltre a non ve-nir indicato il grado del Socio, la firma dell’addetto consi-steva in un semplice scarabocchio, che al limite sarebbestato accettabile se lo scarabocchio stesso fosse stato ac-

compagnato dal timbro identificante il percettore. Do-manda. Deve questa ritenersi una marginale questione diforma? Difficile, credo, poter negare che qui, in questoimportante Sodalizio, la forma diventa sostanza.Che peccato, infine, aver dovuto raccontare questo episo-dio. L’ho scritto in terza persona per presentarlo con uncerto distacco, finalizzato anche a perseguire l’auspicioche la situazione descritta, non sia più ripetibile nei con-fronti dei Soci. Per il buon nome della Casa dell’Aviatore,cui tutti dobbiamo tenere.

Gen. Giuliano Giannone

Riflessioni e notizie

La rivalutazione delle pensioniLe perequazioni previste per il 2014

Nell’intento di vanificare alcune perplessità, si ritiene op-portuno sintetizzare la normativa relativa alle perequazio-ni previste per il 2014, anche in considerazione che alcu-ni accorgimenti “fiscali”, (una sorta di pubblicità ingan-nevole o abuso della credulità popolare) adottati dall’A-genzia delle Entrate, potrebbero indurre il pensionato afacili illusioni.Pertanto, si ravvisa l’esigenza di riepilogare gli aumentieffettivi che saranno concessi ai “comuni” pensionati conindicazioni più “domestiche”.Questi gli aumenti corrisposti:- più 1,2% (100% dell’indice Istat) sulle pensioni d’im-

porto mensile sino a 3 volte il minimo di quello di di-cembre 2013 (1.487 euro lordi);

- più 1,08% (90% dell’indice) per quelle pensioni il cuiimporto mensile sia compreso tra 3 e 4 volte il minimo(da 1.487 a 1.982 euro);

- più 0,90% (75% dell’indice) per quelle d’importomensile compreso tra 4 e 5 volte il minimo (da 1.982 a2.478 euro);

- più 0,60% (50% dell’indice) per quelle d’importo men-sile compreso tra 5 e 6 volte (da 2.478 a 2.973 euro).

Nessuna rivalutazione, infine, per le quote di trattamen-to pensionistico d’importo superiore a 2.973 euro.Con l’occasione, va anche precisato che gli importi dellepensioni relativi ai mesi di gennaio e febbraio, anche sesuperiori a ! 2.973, risulteranno maggiori di quelli pre-cedenti. Ma non c’è da farsi illusioni.In effetti, per i pensionati percettori di importi superioria 2.973 euro nessun aumento è stato concesso. Ciò inquanto l’aumento ottenuto deve essere considerato “vir-tuale” poiché si riferisce alle omesse trattenute fiscali (quil’abuso della credulità popolare), relative all’addizionalecomunale e all’addizionale regionale. Come avvenuto ne-gli anni precedenti, tali trattenute saranno ripristinate nelmese di marzo. Si spera non in misura superiore,

Magg. Gen. E.I. Vincenzo Ruggieri)

Dalle Sezioni Territoriali: Milano, Brescia

MILANO - Incontro prenatalizio anno 2013

In data 14 dicembre 2013 si è tenuto ilconsueto incontro prenatalizio insieme aiSoci della locale Sezione A.A.A., e con la

graditissima presenza del Gen. S.A. Mario En-zo Ottone Comandante della 1^ Regione Ae-rea, a dimostrazione degli ottimi rapporti cheintercorrono sia fra le due Associazioni checon i vertici militari della 1^ Regione Aerea.Dopo la celebrazione della Santa messa officia-ta dal 2° Cappellano Militare Capo Don Enri-co PIROTTA nella chiesetta della 1^ RegioneAerea, il Presidente della Sezione ColonnelloCarlo Andorlini, il Presidente della SezioneA.A.A. di Milano Brig. Gen. Riccardo Merli-no ed il Comandante della 1^ R.A. Gen. S.A.Mario Enzo OTTONE hanno deposto una

corona di alloro al monumento dell’Aviatore situato nei pressi dell’ingresso principale della 1^ R.A.Di seguito, il pranzo presso il Centro Logistico e Sportivo di Presidio di Linate al termine del quale i due Presidenti hanno rivol-to ai presenti parole di augurio e rallegramenti per la riuscita cerimonia che unisce idealmente personale in servizio e in congedo.

BRESCIA - Elezione Consiglio Provinciale ASSOARMAIl 20 Gennaio u.s., si sono svolte le elezioni per il rinnovo delle cariche direttive del Consiglio Provin-ciale Permanente delle Associazioni d’Arma -ASSOARMA -Sezione di Brescia- che, come ormai noto,è una struttura di coordinamento che ha lo scopo di riunire le varie Associazioni e, nel rispetto dellememorie individuali e singole peculiarità, di conseguire una unità d’intenti per mantenere vive la storiae le tradizioni, perpetuandone la cultura e gli alti significati che rappresentano, specie nei confronti dellegiovani generazioni.La Sezione Assoarma della provincia bresciana, che conta tra tutti i propri iscritti circa 10.000 militari di ogni or-dine e grado principalmente in congedo, allo scopo promuovere concretamente solidarietà sociale, umana, civile,nonché la divulgazione culturale, ha costituito su propria iniziativa l’Associazione di volontariato, denominata As-soarma Educazione e Sicurezza, quale propria emanazione operativa per il raggiungimento di tali obiettivi.L’importante evento per il sodalizio, che si è svolto presso la sede sociale di via Livorno, 7, durante il quale il Presidenteuscente Col. r. Vanni Scacco ha presentato la relazione consuntiva a termine del proprio mandato, ha prodotto la se-guente composizione degli organi sociali provinciali, con a fianco di ciascuno indicata l’Associazione di appartenenza:

Presidente: Col. r. Scacco Dott. Vanni Ass. Naz. Ufficiali. AeronauticaVice Presidente: Ten. Valotti Dott. Danilo Ass. Naz. BersaglieriGiunta Esecutiva Ten. Valotti Dott. Danilo Ass. Naz. Bersaglieri

Isp. Capo Gianni Silo Ass. Naz. Polizia di StatoSerg. Rinaldo Rigattieri Unione Nazionale Sottufficiali ItalianiDott. Giorgio Gatelli Ass. Naz. Guardie d’Onore Pantheon

Segretario Generale: Ing. Giuseppe Di Bernardo Ass. Naz. Marinai ItalianiCollegio dei Sindaci: 1° M.llo. Gavino Cav. Domizio Ass. Naz. Arma Aeronautica

Feola Cav. Uff. Tino Ass. Naz. Paracadutisti d’Italia

I neo-eletti hanno dichiarato espressamente la rispettiva accettazione del risultato dell’elezione.

36 Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014

Un volo impossibile…per una mostra impossibile.

Napoli 27 gennaio 2014. Fra lenumerose attività culturali orga-nizzate da questa sez. parteno-

pea, quella conclusasi appena qualche orafa ha assunto connotati emotivi difficil-mente eguagliabili. Numerosi soci con ifamiliari e gli amici “aggregati ANUA” sison ritrovati di buon’ora nel cortile delconvento dei Domenicani attiguo allachiesa dedicata a S. Domenico Maggioreper ammirare 117 opere immortali deimaggiori fra i massimi pittori italiani. Nel-le magnifiche sale volute dal re CarloD’Angiò nel 1283 e recentemente restau-rate, 117 quadri dal più piccolo di cm 40x 40 al più grande di mt.8 x 5, hanno rapito l’attenzione de-gli aviatori in “volo radente” su quelle immagini sublimi.L’inusitata ed impossibile contemporanea concentrazione ditali e tante opere in un medesimo spazio espositivo, è statapossibile solo con l’impiego di una moderna tecnologia ri-produttiva: quella digitale. Non sarebbe mai stato possibile,come, di fatto, mai è accaduto che i tre sommi Leonardo,Raffaello e Caravaggio, potessero “soggiornare” a Napoli incontemporanea e lì, con il Vesuvio sullo sfondo, realizzarequelle autentiche ispirazioni pittoriche. Ma Napoli, si sa, èanche il regno dell’impossibile ed è così che solo la lungimi-rante tenacia di due illuminati cultori d’arte, Renato Para-scandolo e Ferdinando Bologna poteva donare, alle migliaiadi visitatori giornalieri, la rara emozione di vedere, a pochimetri l’una dall’altra la leonardesca “Vergine delle rocce”, laraffaelliana “Madonna del cardellino” ed i “bari” caravagge-schi. Non semplici riproduzioni digitali, bensì fedeli imma-gini a grandezza naturale che nulla toglievano al-l’emozione di rimirare un’opera immortale purnell’evidente consapevolezza che con si era difronte ad un’autenticità pittorica. La “deposizio-ne” del Merisi (1603), in grandezza naturale, pa-reva che ci precipitasse addosso. La “Madonnadella seggiola” del Sanzio (1514) pareva poterlaspostare con mano. A “l’ultima cena” del “da Vin-ci” (1498) sette metri per tre …pareva di parteci-parvi. E che dire dell’ermellino di Leonardo in se-no alla “Dama con l’ermellino”: pareva volessescappar via dalla tela. Tante, troppe emozioni inun sol giorno non sono sostenibili tant’è violentoil dolce palpito che quelle immagini hanno trasmesso coin-volgendo tutto e tutti. E…terminato il primo giro…se n’èfatto un altro ché qualche particolare del “bacco”, del “Davi-

de con la testa di Golia”, del “ragazzo morso dal ramarro” erapur sfuggito al primo passaggio radente nelle austere saleconventuali. Gli ampi spazi conventuali, di recente restaura-

ti, hanno accolto le centinaia di tele/fotoesposte nella sala del Capitolo, nella Bi-blioteca, nel vasto Refettorio. Fu meritodel giovane generale Giovacchino Murat,re di Napoli (1806), se il complesso archi-tettonico conventuale fu aperto alla pub-blica fruizione ed anche il cosiddetto “po-polino” ebbe accesso alla monumentalitàdel luogo fino ad allora negato a tutti. Ilconvento e l’adiacente chiesa dei Dome-nicani furono quasi rasi al suolo dai vio-lenti bombardamenti alleati del 1943 che,pur avendo come prioritario obbiettivol’area portuale (che dista solo poche centi-naia di metri dall’omonima piazza S. Do-

menico), di fatto finirono col cadere sull’intera struttura cherimase fortemente danneggiata fino al 1953, allorché l’immen-so e prezioso soffitto a cassettoni fu definitivamente restaurato erimesso in loco. E fra un’immagine e l’altra dei tre sommi,s’ammirano le stanze ed i luoghi ove soggiornarono, a Napoli,S. Tommaso D’Aquino, Giordano Bruno e Carlo d’Angiò, redi Napoli, di Sicilia, di Gerusalemme, d’Albania, principe diTaranto e d’Acaia. E fino al 21 aprile quello spazio delle mera-viglie è sempre aperto. E la nostra organizzazione culturale diriferimento “Quo vadis” ([email protected]) è ben lietadi accogliere eventuali gruppi di aviatori che volessero viverequesta grande ed irripetibile emozione di una picchiata di unvolo impossibile in una mostra impossibile. Basta un contattomail con le dott.sse Valeria ed Ilario Buonomo, figlie del no-stro socio, il col. Vincenzo Buonomo, o con questa sezione.Passo e chiudo.

Giuseppe Lenzi

Dalle Sezioni Territoriali: Napoli

Foto del gruppo e sullo sfondo: La “Scuola di Atene”. Mt.7 x 5. Raffaello1509. Fra i partecipanti i soci Gen.li G. Castaldi, A. D’Antonio, L. Valente,G. Lenzi, i Col. A. Cerracchio e V. Buonomo, i Cap. V. Cirillo e S. Bolchini.gli aggregati Prof. F. Marulo, F. La Saponara e rispettivi familiari.

Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014 37

Dalle Sezioni Territoriali: Bari

Il Generale Dante Angrisaniè stato nominato di recente“Presidente del Rotary Club”della città di Molfetta, sua città natale.

Già allievo del corso Vulcano II, Sotto Tenente inS.P.E. dell’Arma Aeronautica ruolo servizi con de-correnza 24 settembre 1962, era stato assegnato al

Comando del 36° Stormo di Gioia del Colle con la qualificadi “Controllore del Traffico Aereo” dopo la frequenza delcorso di qualificazione a Roma Ciampino.Promosso Capitano era stato trasferito a Bari-Palese, con l’in-carico di Direttore del Controllo del Traffico Aereo del Re-parto Volo della III Regione Aerea.Assegnato successivamente alla Direzione Territoriale TLC/AVdel Comando IIIa Regione Aerea di Bari, quale “Capo Ufficio Or-ganizzazione e Personale”, promosso Maggiore, il 10 ottobre 1977aveva assunto l’incarico di Capo Ufficio Comando della Regione.Tenente Colonnello nel 1980 e Colonnello nel 1992, sempreal Comando della III Regione Aerea di Bari, aveva assunto in-carichi sempre più prestigiosi, fra gli altri quello di Coman-dante del Quartier Generale e Direttore Territoriale del Perso-nale del Comando della Regione.Promosso Generale di Brigata in SPE dell’AAran, questa lanuova denominazione del “ruolo servizi”, nell’anno accade-mico 2000-2001, aveva frequentato la 52a Sessione del Cen-tro Alti Studi della Difesa (CASD).E dopo la frequenza del prestigioso Corso, nel mese di otto-bre 2001 aveva assunto il Comando della I Aerobrigata In-tercettori Teleguidati di Padova, allora dotata di missili NI-KE-HERCULES, in grado di assicurare, con i suoi Gruppistrategicamente dislocati in tutto il NORD-EST, la difesa ae-rea dell’intero settore.Cessato dal Comando della I Aerobrigata Intercettori Teleguidatidi Padova a settembre 2003, era rientrato al Comando della IIIRegione Aerea di Bari, con l’incarico di Vice Comandante della

Regione e, dopo la promozione al grado superiore, era cessato dal“servizio permanente effettivo” per raggiunti limiti di età.Rientrato nella natia Molfetta, era stato eletto Assessore pres-so il Comune con deleghe alla Polizia Municipale, all’Anno-na, alla Protezione Civile ed all’Ambiente e di recente “Presi-dente del Rotary Club” della città stessa.

Laureato in Scienze Politiche presso l’Università degli Studi “AldoMoro” di Bari, è decorato della Croce di Cavaliere Ufficiale OM-RI, della Medaglia d’Oro Mauriziana, della Croce d’Oro per an-zianità di servizio (anni XL) e della Medaglia per il Kossovo.I Soci della sede ANUA di Bari auspicano, unanimi, che ilGenerale Angrisani, nostro stimatissimo Socio, voglia assu-mere la Presidenza della Sezione, ancora vacante dopo l’im-provvisa scomparsa del Generale Ferdinando Berra.

G. Battista Cersòsimo

Ricordando il Gen. F. Berra, la Redazione riproponealcune pillole della sua simpatica raccolta.

In Italia per trecento anni, sotto i Borgia,ci sono state guerre, spargimenti di sangue,

terrore, criminalità.Ma hanno prodotto

Michelangelo, Leonardo, il Rinascimento…In Svizzera vivevano in amore fraterno,hanno avuto cinquecento anni di pace edemocrazia e che cosa hanno prodotto?

L’orologio a cucù.(Orson Welles)

***I Romani dicevano

che era dolce morire per la patria.I Greci non hanno mai detto

che era dolce morire per nessuna causa:essi non usavano dire grosse bugie.

(Edith Hamilton)***

La cultura è quello che restaquando si è dimenticato tutto quello che si è studiato.

38 Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014

Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014 39

AMADEI RUGGERI Dolores - BOLOGNAAMBROSIONI DE SANTIS Silvana - ARICCIAAPPIANI TOSATO Paola Maria - VICENZABELFIORE CARDILE Raffaella - CATANIABELLASTELLA GESTERKAMP Elisa - NAPOLIBERNARDINI CAVARISGHIA Ada - ROMABERRA MARTINELLO Barbara - S. SPIRITOBIANCHI VENTURA Maria - TARANTOBRAMOLLA GIANOLA Elda - ROMABRESSANELLI SCHIAFFINO M. Pia - MILANOCAMPANELLI BARONE Clara - ROMACAPALDO MICHELUZZI Anna Maria - ROMACAPOCCIA GRAZIOLI Carmela - MILANOCARUSO SANSONE Rosalia - POZZUOLICASTELLAZZI PIERUCCETTI Mirella -

GALLARATECASTELLI SIGLIUZZO Maria - MILANOCATALANO BERARDI Maria - ROMACAVALERA Dora - ROMACOMINELLI DISTEFANO Maria - FIESOLECORFIATI CANDIDA Ametta - FOGGIACUCCHI Maria - ANZIOCUNTERI VIGANO' Giannina - MILANOD'AGOSTINIS MARINI CLAR. Luisa - ROMADALL'ANGELO MORANDI Laura - ARCUGNANODALLARI Noemi - ROMA

DE MUNARI AZZARINI Graziella - VICENZADE NARDO Ada - ROMADI MAURO CARACCIOLO Anna - CIAMPINODIGLIO NIGRO Grazia - ROMADOTTA BIANCHI Titti - MILANOERRICO Mara - CASTELNUOVO DI PORTOFODALE VALCADO Wilma - CALDOGNOFRUMENTO GUALDI Beatrice - VISERBAFUSCO Brunella - NAPOLIGAROFALO Francesca Paola - PALERMOGIANANI Edelvais - ROMAGIULIO PERALI Carla - ROMAGRECO DIVARI Maria - ROMAGUARRERA VILLANOVA Francesca - CATANIAGURNIERE Amalia - ROMAIANNETTI ANDREINI Vincenzina - ROMALEONARDIS MOLINARI Maria - NAPOLILIMONE ERCOLINO Silvana - POSITANOLIVATINO DEL CANALE Alessandra VICENZALORUSSO Antonia - CISTERNINOLUALDI LOTTO Norina - VICENZAMARCHETTO TOFFALONI Maria Pia -VICENZAMEOLI VECCHIA Dina - NAPOLIMESOLELLA Silvana - NAPOLIMETTIMANO BERARDI Maria Luisa - ROMAMICHELI HOST Caterina - FIRENZE

MICHELINI Elisabetta - ROMAMORMINA PRINA Emma - MILANOMURE' Agata - ROMANATALE LETIZIA Maria - SANTA BARBARANIMIS Marialuisa - MILANOPADOVANI MENEGON Giovannina - MILANOPAGLIARI MELLEY Maria Teresa - PADOVAPALENZONA GALASSI Marianna - ROMAPAOLETTI NAVAS Maria Cristina - POZZUOLIPAPPAGALLO PALMA Augusta - VICENZAPEDONE FOLINEA Mariolina - NAPOLIPEGNA VITALE Arianna - ROMAPICA BELLIA Amelia - ROMAPICCIRILLI GNERI Giovanna - ROMAPOERIO TREVES Anna Maria - MONTECATINI T.POLI CINO Anna - ROMARAMONDINI DE ROSA Angelina - NAPOLIROBONE Isabella - ROMASCIAUDONE RAMARLI Lilia - FIRENZESCORDO BUFALINI Maria - ROMASCOTTO DI CARLO PICCININI Mirjam.VICENZASOFFRITTI ROCCHI Ariella - MILANOTADINI PETROCCHI Vittoria - ROMATAVERNITI PELLIZZATO Luisa - ROMAURBANO ZICCARDI Maria Teresa - MILANOZANINI MARANGONI Lia - VICENZA

Colonnello BIANCHI Aldo ROMAMaggiore CASOLARI Gianfranco RIMINIGenerale CASTALDI Gaetano ROMATenente FELICETTI Alberto Maria ROMAGen. S.A. FERRACUTI Sandro ROMAGen. di Div. GUIDI Guido ROMAGen. di Sq. MELCHIORRE Antonio MILANOGen. Isp. Capo MOLA Aurelio ROMAGen. S.A. PERI Vittorio ROMACol. GArs SOLLAI Antonio CAGLIARI

Alle Dame d’Onore…che arricchiscono il patrimonio spirituale ed i valori fondanti dell’ANUA nel segno della continuità e della im-peritura memoria di coloro che ci hanno preceduti, il Corriere dell’Aviatore intende riservare sempre maggiore spa-zio per la divulgazione di sentimenti ed esperienze che loro ritengano estensibili ai lettori appartenenti al Sodalizio.L’intera Redazione confida nel Comitato di Rappresentanza delle 512 Dame d’Onore iscritte all’ANUA e residentiin 22 differenti province italiane. Alla Delegata nazionale, Signora Annamaria Poerio ed alle attivissime Delegate diMilano - Signora Nimis, di Vicenza - Signora Appiani e di Catania - Signora Guarrera Villanova, l’auspicio che pos-sano raccogliere segni di una estesa condivisione per rendere sempre più ricco di notizie questo nostro amato periodico.

Alle sottoindicate Dame d’Onore che, nel periodo comprendente l’intero 2013 ed i primi mesi 2014, hanno of-ferto in memoria dei loro Cari contributi volontari all’ANUA, per un ammontare (! 6.900,00) dal quale l’interoSodalizio trae sostegno, vadano espressioni della più sentita gratitudine da parte di tutti gli associati.

Analoghi sentimenti ai 124 Sociche nello stesso periodo hanno versato,

oltre la quota associativa,contributi volontari per un ammontare

di ! 2.750,00.Si riportano a fianco,

in ordine alfabetico, i primi 10 Soci.

2012-2014 Volati più in Alto vivono nella memoria

– Savona Generale B.A. Vincenzo Acquarone;– Napoli S.Tenente Giulio Barassi;– Parma Ten. Col. Otello Biondi;– Firenze D.O. Sig.ra Maria Corazza Rossi;– Catania Colonnello Nello Dimaiuta;– Bari Generale Vincenzo Durante;– Roma D.O. Sig.ra Concetta Fillosto Sillitti;– Villa Verucchio (RN) Colonnello Bruno Gasperetti;– Cesena (FO) Colonnello G.Paolo Marinelli;– Milano Generale S.A. Vittorio Merlo;– Decimomannu (CA) Colonnello Gildo Murru;– Milano D.O. Sig.ra Colnaghi Pedrazzini;– Vicenza Generale B.A. Walter Pretto;– Roma Generale D.A. Giuseppe Riva;– Roma Ten. CSA Giorgio Scicchitano;– Caserta Capitano Pil. Carlo Valletta;

40 Il Corriere dell’Aviatore N. 3-4/2014

Valori Il 28 marzo per noi della “Famiglia Aeronautica” è un giorno importante perché ricorre la Festa dell’Arma Aeronautica, ma perme, mia sorella Irene e mio fratello Rodolfo lo è ancor di più. Ricadeva infatti, in questo giorno il compleanno di nostra madreD.O. Sig.ra Iside Gioconda GIANANI (vedova del Gen. Egidio GIANANI deceduto nel lontano dicembre 1984), venuta amancare il 7.1.2013, che festeggiava immancabilmente tale ricorrenza presso la Casa dell'Aviatore insieme a noi, alle sue nipoti, a tut-ti i congiunti e nell’occasione amava ricordare con orgoglio questa straordinaria combinazione, spiegandola a sé e a noi come un se-gno del suo destino e di quel legame speciale che provava per l’Aeronautica Militare, che lei apostrofava affettuosamente: “la mia se-conda famiglia”. Ed è per questa ragione che proprio il 28 marzo amiamo ricordare la nostra cara mamma, così forte e determinatama anche tanto dolce ed affettuosa nel rispondere con premura ad ogni nostra esigenza. Nel suo ricordo e rimpianto rivolgo un pen-siero di gratitudine e stima a tutti coloro che, facenti parte della “sua seconda famiglia”, l'hanno conosciuta e saputa apprezzare, conparticolare riguardo alla Presidentessa dell’A.N.U.A. N.D. Annamaria POERIO, al Presidente Nazionale Gen. S.A. Mario MAJO-RANI, al Gen. Vincenzo GENTILE ed al Gen. Mario TANCREDI per la Loro gentile disponibilità e grande cortesia. Roma, 19 febbraio 2014 La figlia Edelvais

RedazioneNel prossimo numero riferiremo dell’incontro,

del 26 febbraio u.s. a Borgo Piave,nel quale il Prefetto Giuseppe Procaccini ha sviluppato

l’interessante argomento:

“il percorso delle riforme istituzionali nel nostro Paese”

Ai Familiari, nel ricordo dei loro cari, le più sentite espressioni di cordoglioda parte dell’Associazione Nazionale Ufficiali Aeronautica

Periodico dell’Associazione NazionaleUfficiali Aeronautica (ANUA)

fondato nel 1953 da Luigi Tozzi

Ufficio Presidenza NazionaleDirezione - Redazione - Amministrazione00192 Roma - Via Marcantonio Colonna, 25

Tel. 06 32111740 - Fax 06 4450786E-mail: [email protected]

“Il Corriere dell’Aviatore”E-mail: [email protected]

Direttore editorialeMario Majorani

Direttore responsabileMario Tancredi

RedazioneGiuliano Giannone, Guido Bergomi, Angelo Pagliuca

Responsabile AmministrativoCesare D’Ippolito

N. 3-4 marzo-aprile 2014

Autorizzazione Tribunale di Roma 2546 del 12-2-52ANUA/Centro Studi Editrice proprietaria

Associato all’U.S.P.I.Iscrizione al R.O.C. n. 10496

Stampa: STILGRAFICA srl00159 Roma • Via Ignazio Pettinengo, 31/33

Tel. 0643588200 • Fax 064385693www.stilgrafica.com • [email protected]

Stampato nel mese di marzo 2014

Numero a 40 pagineI contributi scritti sono forniti a titolo gratuito ed in formato elettronico; essinon debbono superare le tre cartelle e devono essere liberi da vincolieditoriali. La Direzione si riserva di pubblicarli o meno in funzione delleproprie esigenze. La responsabilità di quanto pubblicato su questo periodicoè attribuita per intero agli autori il cui scritto rispecchia le idee personali enon quelle dell’ANUA. Elaborati e foto, che si intendono inviati a titolo diliberalità, non si restituiscono, anche se non pubblicati. La Direzione delperiodico risponde, soltanto, di quanto previsto dalla legge sulla stampa.

Il periodico non è in vendita, ma viene inviato ai Soci in regolacon il versamento della quota associativa annuale di Euro 40,00.I “Non Soci” possono richiederne copia.La riceveranno gratuitamente con l’invito ad associarsi all’ANUA.Le modalità di pagamento della quota associativa sono:- c/c postale n° 7356880- bonifico bancario: IBAN IT98T0760103200000007356880

Intestati a:ANUA-Associazione Nazionale Ufficiali AeronauticaVia Marcantonio Colonna 25 - 00193 R O M A

Per la pubblicità di carattere aeronautico su questo periodico,a colori, le tariffe in vigore per l’anno 2013, per complessive3 edizioni, sono le seguenti:- pagina intera ! 1.500,00- mezza pagina ! 800,00- quarto di pagina ! 400,00

Libri di AviatoriIn questo numero:

Grandi ricorrenze del bimestre p. 2Ministro Mauro a Commissioni Esteri-Difesa p. 3

Passaggio di consegnetra sen. Mario Mauro e sen. Roberta Pinotti p. 4

Rosetta cacciatrice di comete p. 4Aspettando Futura p. 5Intesa AM ENAV p. 5Amendola per voli civili p. 6Decorazioni USA a personale AM p. 6Il Gen. Lodovisi in Afganistan p. 7Attività sanitaria per il 31° Stormo p. 8Seminario Sicurezza Volo p. 8

La città di Guidonia (Pagliuca) p. 9Aeroplani asimmetrici (Bergomi) p. 12

Il Generale Ajmone-Cat p. 13

Marzo:Lo Scylla p. 16L’An-10 p. 16Anson p. 16

Aprile:Celestino Rosatelli p. 17Il Vimy Commercial p. 17Lo Jungmann p. 17Il 311 p. 17Il Turbo-Islander p. 18

Calendario Conversazioni CESMA p. 18

Pakistan e sue caratteristiche p. 19L’Islàm delle origini p. 22La crisi dell’Islàm p. 24Le comunità musulmane fuori degli Stati islamici p. 26

Convocazione Assemblea Sez. ANUA Roma p. 29

Rapporti con la Casa dell’Aviatore p. 35La rivalutazione delle pensioni p. 35

Milano p. 36Brescia p. 36Napoli p. 37Bari p. 38

Libri di Aviatori III Cop.

Editoriale

Centro Studi

In questi mesi ricordiamo... (Bergomi)

Sentimenti e Dame d’Onore p. 39

Notizie al Volo

Storia di un Aviatore (Cersosimo)

Pakistàn, Islàm, democrazia (Mazzotta)

Decollo nella “solidarietà” p. 28

Una lezione su Difesa e Tributi (Marturano) p. 30

Volati più in alto p. 40

Dalle Sezioni Territoriali

Le sezioni territoriali dell’ANUA p. 34

Riflessioni e notizie

Vicini a una terra lontana - Un titolo per sottolineare che, nonostante la distanza geografica, l’operato delle Forze Armate Ita-liane è stato sempre concretamente vicino, sia in fase di mantenimento della sicurezza, sia per contribuire alla ricostruzione. Unadifferente modalità descrittiva, una comunicazione nuova volta a rafforzare e avvicinare il grande pubblico al concreto contributoche il Paese ha dato in Afghanistan nel quadro delle missioni internazionali. La strada quale metafora della vita, anche con tutti isuoi percorsi accidentati: voragini, esplosioni di ordigni, attentati a cui bisogna rispondere per difendersi e per tutelare quel per-corso, quella cintura di sicurezza che permetta poi la ricostruzione. I commenti riportati sono quelli dei militari direttamente co-involti nei vari eventi e della popolazione. Una via immaginaria per essere il fil rouge visivo e storico di un racconto iniziato nel2003, i cui capitoli hanno visto momenti difficili ma anche risultati positivi; un percorso non asfaltato fatto di polvere, sabbia esassi ma anche di meravigliose vedute che richiamano Alessandro Magno e il suo passaggio in Afghanistan nel 330 a.C.

Nel Segno del Destino - Avevo 16 anni nel 1926…L’esperienza umana, unica e commovente, del padre dell’Autore, giovane si-ciliano che a sedici anni decise di arruolarsi nel Regio Esercito e di partire per l’Africa Orientale. Il racconto di Michele Scillia,tratto dal diario del padre conservato gelosamente e da numerose testimonianze dirette, descrive i fatti realmente accaduti, i luo-ghi, gli usi, i costumi e lo spirito orgoglioso della gente costretta a patire la violenza della guerra, mettendo in luce soprattutto ilcoraggio, le emozioni e i sentimenti dei soldati impegnati sul fronte. La natura selvaggia di un mondo nuovo, la tragedia del con-flitto in cui sono mescolati in egual misura atrocità e gesti sublimi, le ardenti passioni giovanili e la presenza costante della graziadivina rendono potente e appassionante l’avventura del protagonista, protetto da qualcosa di soprannaturale che si rivela più fortedel destino e più tenace della morte.Convivere con l’adrenalina - La decisione di scrivere un libro sulle mie esperienze di volo era lontana dalle mie intenzioni,dalle mie capacità di scrittore e tantomeno ne ho mai avuta l’aspirazione, sino a quando mi fu chiesto di scrivere un paio di rac-conti da inserire in un libro aeronautico. Mio fratello Lucio lesse quei racconti e rimase impressionato e così mi spinse a scriveredell’altro per non perdere quelle che per lui erano avventure e per me, solo esperienze. Mi disse che dovevo farlo perché c’era unoscopo nobile dietro a quell’azione, quello che avrei scritto sarebbe potuto essere di utilità ad altri. Il suo suggerimento risuonò nel-la mia testa per un po’. In effetti, pensai che pochissimi avevano avuto il coraggio di sedersi ad un tavolo con una penna in manoe scrivere del loro vissuto in volo e poi, tutti quei ragazzi che avevano tanta passione per il volo e tante domande da fare ma chenon trovavano mai nessuno per avere delle risposte e così, mi ricordai di quando ero giovane, di quando ero assetato di sapere.Pensai anche, che sarebbe potuto essere un modo per valorizzare il lavoro di una vita, gratificare per gli sforzi fatti i miei genitori ela mia famiglia, ricordare i colleghi piloti più sfortunati e ringraziare gli amici per aver partecipato a quella parte della mia vita piùavventurosa. Cito l’adrenalina perché, nel nostro lavoro, essa fa sempre parte del gioco; spesso è cercata, altre volte arriva da sola.

Introduzioni

Presentazione a cura degli Autoriin occasione degli incontri conviviali mensili dedicati alle Dame d’Onore dell’ANUA

Roma - Casa dell’Aviatore ore 12.00

19 marzo 2014 16 aprile 2014 21 maggio 2014Gen. D.A. Settimo Caputo Gen. Br. Michele Scillia Gen. B.A. Walter Pauselli

Anno

LXII -

Poste

Italia

ne S.

p.A. -

Sped

iz. in

abb.

post.

- D.L.!35

3/200

3 (co

nv. in

L.!27

/02/20

04 n.

46) a

rt.!1,

comm

a 1, D

CB R

oma

PERIODICO DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE UFFICIALI AERONAUTICA (ANUA) FONDATO NEL 1953 DA LUIGI TOZZIDirezione-Redazione-Amministrazione: 00192 Roma - Via Marcantonio Colonna, 25 - Tel. 0632111740

N. 3-4/2014

Aeroporto Guidonia

L’ingressonel 1935

Un patrimonio aeronauticodi scienza e storia

da custodire e preservare

L’ingresso oggi