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DIREZIONE GENERALE DELLE POLITICHE INTERNE

UNITÀ TEMATICA B: POLITICHE STRUTTURALI E DI COESIONE

PESCA

LA PESCA NEL MAR NERO

NOTA

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Questo studio è stato richiesto dalla commissione per la pesca del Parlamento europeo. AUTORE Irina POPESCU Unità tematica B: Politiche strutturali e di coesione Parlamento europeo Indirizzo di posta elettronica: [email protected] ASSISTENTE ALLA REDAZIONE Virginija KELMELYTE VERSIONI LINGUISTICHE Originale: EN Traduzioni: BG DE ES FR IT PT RO INFORMAZIONI SULL'EDITORE Per contattare l'unità tematica o abbonarsi alla newsletter mensile pubblicata dalla stessa rivolgersi a: [email protected] Manoscritto completato nel dicembre 2010. Bruxelles, © Parlamento europeo, 2010. Questo documento è disponibile all'indirizzo Internet: http://www.europarl.europa.eu/studies CLAUSOLA DI ESCLUSIONE DI RESPONSABILITÀ Le opinioni espresse nel presente documento sono di responsabilità esclusiva dell'autore e non riflettono necessariamente la posizione ufficiale del Parlamento europeo. Riproduzione e traduzione autorizzate, salvo a fini commerciali, con menzione della fonte, previa informazione dell'editore e con invio di una copia a quest'ultimo.

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DIREZIONE GENERALE DELLE POLITICHE INTERNE

UNITÀ TEMATICA B: POLITICHE STRUTTURALI E DI COESIONE

PESCA

LA PESCA NEL MAR NERO

NOTA

Sintesi Il presente documento costituisce una revisione del settore della pesca nella regione del Mar Nero e illustra le principali risorse marine, l'evoluzione della pesca del Mar Nero nonché i temi relativi alla gestione della pesca e alla cooperazione regionale. Il Mar Nero è stato interessato da importanti cambiamenti ambientali, oltre che da una drammatica crisi di risorse intorno agli anni Novanta. La pesca è stata uno dei motori di tali cambiamenti ma anche una loro vittima. L'effetto combinato della crisi e del peggioramento delle condizioni economiche negli Stati dell'ex Unione Sovietica dopo il 1989 ha cambiato il volto della pesca nel Mar Nero.

IP/B/PECH/NT/2010-05 Dicembre 2010 PE 438.622 IT

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La pesca nel Mar Nero

INDICE

INDICE 3

ELENCO DELLE ABBREVIAZIONI 5

ELENCO DELLE TABELLE 7

ELENCO DELLE FIGURE 7

ELENCO DELLE MAPPE 7

SINTESI 9

1. CONTESTO 13

1.1. Introduzione 13

1.2. Acque giurisdizionali 16

1.3. L'ecosistema del Mar Nero 18

2. RISORSE MARINE VIVE E RELATIVE ATTIVITÀ DI PESCA 23

2.1. Stock pelagici 23

2.2. Stock demersali 29

2.3. Stock ittici anadromi 34

2.4. Molluschi 37

3. EVOLUZIONE DELLE ATTIVITÀ DI PESCA NEL MAR NERO 41

3.1. Sbarchi 41

3.2. Flotte pescherecce 44

4. GESTIONE DELLA PESCA 49

4.1. La politica comune della pesca nel Mar Nero 49

4.2. Misure di gestione nei paesi del Mar Nero 50

4.3. Sfide per la gestione dell'attività di pesca 54

5. COOPERAZIONE REGIONALE 57

BIBLIOGRAFIA 63

NOTE 67

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ELENCO DELLE ABBREVIAZIONI

ACCOBAMS Agreement on the Conservation of Cetaceans of the BlackSea,

Mediterranean Sea and Contiguous Atlantic Area (Accordo sulla

conservazione dei cetacei del Mar Nero, del Mediterraneo e dell'area

atlantica contigua)

AEA Agenzia europea dell'ambiente

AI Acque interne

BSC Commission for the Protection of the Black Sea against Pollution

(Commissione per la protezione del Mar Nero contro l'inquinamento)

BSEC Black Sea Economic Cooperation (Organizzazione per la cooperazione

economica del Mar Nero)

BSEP Black Sea Environmental Programme (Programma ambientale del

Mar Nero)

BSERP Black Sea Ecosystem Recovery Programme (Programma di

risanamento ecosistemico del Mar Nero)

BSR Biomassa dello stock riproduttivo

BS-SAP Black Sea Strategic Action Plan (Piano d'azione strategico per il Mar

Nero)

CGPM Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo

CICTA Commissione internazionale per la conservazione dei tonnidi

nell'Atlantico

CIEM Consiglio internazionale per l'esplorazione del mare

CITES Convenzione sul commercio internazionale delle specie di fauna e di

flora selvatiche minacciate di estinzione

CNUDM Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare

CPUS Cattura per unità di sforzo di pesca

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DOALOS Division for Ocean Affairs and the Law of the Sea (Divisione per gli

Affari marittimi e il diritto del mare delle Nazioni Unite)

DRP Danube Regional Programme (Programma regionale per il Danubio)

FAO Organizzazione per l'agricoltura e l'alimentazione delle Nazioni Unite

FEP Fondo europeo per la pesca

GEF Global Environmental Facility (Fondo mondiale per l'ambiente)

ICPDR International Commission for the Protection of the Danube River

(Commissione internazionale per la protezione del Danubio)

MT Mare territoriale

OMI Organizzazione marittima internazionale

OPANO Organizzazione per la pesca nell'Atlantico nordoccidentale

PCP Politica comune della pesca

SCP Sistema di controllo dei pescherecci

TAC Totale ammissibile di catture

UICN Unione internazionale per la conservazione della natura

UNDP Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo

UNEP Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente

ZEE Zona economica esclusiva

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ELENCO DELLE TABELLE

Tabella 1 Il litorale del Mar Nero e la popolazione costiera 13

Tabella 2 Modalità ed estensione delle giurisdizioni statali nel Mar Nero (km2) 16

Tabella 3 Caratteristiche dei pescherecci turchi nel Mar Nero, 2009 45

Tabella 4 Pescherecci turchi per tipo di attività, 2009 45

Tabella 5 Misure di protezione degli stock ittici per il merlango implementate dai paesi del Mar Nero 55

ELENCO DELLE MAPPE

Mappa 1: Posizione del Mar Nero 13

Mappa 2: Il Mar Nero: batimetria del fondale marino 14

Mappa 3: Salinità superficiale del Mar Nero 15

Mappa 4: Lo stretto del Bosforo 15

Mappa 5: Giurisdizioni marittime nel Mar Nero 17

Mappa 6: Distribuzione del rombo chiodato nel Mar Nero 30

Mappa 7: Distribuzione dello storione nel Mar Nero 35

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ELENCO DELLE FIGURE Figura 1: Frontiere teoriche e concordate nel Mar Nero 17

Figura 2: Mnemiopsis leidy 20

Figura 3: Sfruttamento commerciale delle risorse marine vive nel Mar Nero nel (1996-2005) 23

Figura 4: Sbarchi di acciuga, spratto e sugarello nel Mar Nero (1950-2006). Il volume complessivo degli sbarchi è indicato ai fini della comparazione. 24

Figura 5: Catture complessive delle principali specie pelagiche nel Mar Nero (1989-2005) 24

Figura 6: Acciuga del Mar Nero: reclutamento, biomassa dello stock riproduttivo (BSR), catture e mortalità alieutica 26

Figura 7: Spratto del Mar Nero: reclutamento, biomassa dello stock riproduttivo (BSR), catture e mortalità alieutica 27

Figura 8: Sugarello del Mar Nero: reclutamento, biomassa dello stock riproduttivo (BSR), catture e mortalità alieutica 28

Figura 9: Catture complessive delle principali specie demersali nel Mar Nero (1989-2005) 29

Figura 10: Numero totale di catture delle principali specie ittiche anadrome nel Mar Nero (1989-2005) 34

Figura 11: Numero totale di catture delle principali specie di molluschi nel Mar Nero (1989 - 2005) 37

Figura 12: Rapana venosa che mangia un mitilo 39

Figura 13: Volume degli sbarchi nel Mar Nero suddiviso per paese, 1950-2006 41

Figura 14: Valore degli sbarchi nel Mar Nero suddiviso per paese, 1950-2006 42

Figura 15: Volume degli sbarchi nei paesi del Mar Nero, 1950-2006 42

Figura 16: Sbarchi in Bulgaria e in Romania (dettagli della figura 15; si noti la diversa portata degli sbarchi) 43

Figura 17: Sbarchi per tipo di pesca, 1950-2006 46

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SINTESI Il Mar Nero è un bacino di mare interno semichiuso localizzato tra la Bulgaria, la Romania, l'Ucraina, la Russia, la Georgia e la Turchia. Riceve notevoli apporti d'acqua dolce dai fiumi principali (il Danubio, il Nipro e il Don), e il suo bacino imbrifero si estende per oltre un terzo dell'Europa continentale. Gli elevati apporti d'acqua dai fiumi, unitamente a una circolazione limitata attraverso lo stretto del Bosforo, creano le condizioni per la peculiare stratificazione delle acque del Mar Nero e per la perenne anossia al di sotto dei 150 m circa di profondità. Con più dell'80% delle sue acque anossiche e con un elevato contenuto di acido solfidrico, il Mar Nero contiene la più grande massa di acque senza vita della terra. La vita marina si concentra nello strato ossigenato superiore e la piattaforma continentale situata al di sopra del limite di anossia ospita abbondanti forme di vita bentonica. In particolare, l'ampia piattaforma nordoccidentale è la più importante area riproduttiva e di alimentazione per le specie alieutiche del Mar Nero. Tutte le acque di questo bacino ricadono sotto la giurisdizione degli Stati costieri. A partire dal 1960, il Mar Nero ha subito cambiamenti ambientali radicali che si ritiene siano il risultato di una complessa interazione di pressioni diverse, le più significative delle quali sono l'eutrofizzazione, l'introduzione di specie aliene e la pesca intensiva.

L'eutrofizzazione costituisce un problema rilevante per le regioni costiere del Mar Nero e soprattutto per la zona nordoccidentale, dove i nutrienti e l'inquinamento di natura antropica portati dai fiumi hanno comportato drastiche alterazioni dei regimi chimici e biologici: la presenza di fitoplancton e fioriture di alghe pericolose, i cambiamenti nella struttura della comunità di zooplancton e un incremento considerevole della biomassa di meduse, una perdita massiccia di flora e fauna bentoniche (causata dallo sviluppo di anossia negli habitat superficiali del Mar Nero nordoccidentale), nonché la riduzione della penetrazione di luce nelle aree poco profonde colpite dall'eutrofizzazione.

Tra le specie accidentalmente introdotte nel Mar Nero, l'invasione dello ctenoforo Mnemiopsis leidyi (medusa pettine) ha rappresentato una delle più devastanti esplosioni biologiche mai registrate e ha provocato significativi cambiamenti nella struttura dell'ecosistema. Senza predatori che potessero controllarne l'abbondanza, la Mnemiopsis si è improvvisamente diffusa in tutto il Mar Nero e ha concorso al collasso della pesca in questo bacino, competendo per il cibo e predando direttamente larve di pesci. I livelli di Mnemiopsis si sono poi ridotti con l'introduzione di uno dei suoi predatori, lo ctenoforo Beroe ovata.

La pesca eccessiva sembra essere all'origine dei principali cambiamenti di regime nel Mar Nero. I due principali cambiamenti di regime che hanno interessato questo mare negli anni Settanta e Novanta sono stati associati ad importanti perturbazioni che hanno riguardato i livelli superiori della catena trofica pelagica. Il primo evento fu collegato alla riduzione dei predatori dominanti, mentre il secondo fu ricondotto alla drastica riduzione di pesci planctivori e all'invasione della Mnemiopsis leidyi aliena. I fattori scatenanti di entrambi i cambiamenti sembrano essere stati la pesca eccessiva e il collasso degli stock di predatori pelagici avvenuto prima del 1970 e quello relativo ai dei pesci planctivori nel 1990.

Negli ultimi 10-15 anni, le condizioni dell'ecosistema del Mar Nero sono in qualche modo migliorate grazie all'apporto ridotto di nutrienti e alla minor presenza della Mnemniopsis invasiva. Tuttavia, il Mar Nero rappresenta un modello di adattamento piuttosto che di vera ripresa. Il sistema è caratterizzato da un'instabilità ecologica esemplificata, per esempio, da una significativa riduzione degli stock della maggior parte dei grandi pelagici. Le specie invasive, non presenti o rare nel 1960, occupano ora nicchie ecologiche cruciali. La pesca è

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stata una delle forze trainanti di tali cambiamenti, ma ne è stata anche drasticamente colpita. Risulta impossibile comprendere lo stato degli stock ittici del Mar Nero senza tener conto della mutevole complessità dell'ecosistema di questo mare. Tutti questi avvenimenti hanno reso questo mare un esempio assai chiaro di quanto sia inutile gestire la pesca come se fosse isolata dai più ampi ecosistemi dinamici, dei quali gli stock ittici sono componenti importanti. La parte più consistente delle catture del Mar Nero rientra in tre gruppi: pelagici, demersali e pesci anadromi. In ognuno di questi gruppi, più del 90% del volume delle catture è costituito da diverse specie dominanti. Nel Mar Nero si pescano anche varie specie di molluschi.

I pesci pelagici, soprattutto quelli di piccole dimensioni che si nutrono di plancton, sono le specie alieutiche più abbondanti nel Mar Nero. La principale specie bersaglio della pesca è l'acciuga europea (Engraulis encrasicolus) che, dal 1970, ha costantemente rappresentato più della metà del volume complessivo degli sbarchi (fino al 75% nel 1995). Lo spratto (Sprattus sprattus), il sugarello maggiore (Trachurus mediterraneus), la palamita (Sarda sarda) e il pesce serra (Pomatomus saltatrix) sono i pelagici principali in termini di valore di pesca. L'evoluzione delle catture suggerisce una ripresa parziale delle principali specie pelagiche dopo il collasso della pesca nel 1991.

Le più importanti specie demersali sono il rombo chiodato (Psetta maxima), il merlano (Merlangius merlangus), lo spinarolo (Squalus acanthias), la triglia di fango e la triglia di scoglio (Mullus barbatus, M. surmuletus) e quattro specie della famiglia dei mugilidi. Le catture medie totali di queste specie demersali sono diminuite in modo evidente dopo il 2000.

Le specie anadrome nel Mar Nero includono l'alosa del Mar Nero (Alosa pontica) e tre specie di storioni (Acipenser gueldenstaedtii, Acipenser stellatus e Huso huso). I pesci anadromi, in termini di volume delle catture, si trovano all'ultimo posto; tuttavia, in virtù dei consumi elevati e del loro valore economico, essi assumono un ruolo specifico nella struttura delle risorse del mare. Gli stock di pesci anadromi constano soprattutto delle popolazioni del Danubio. Le catture annuali di questa tipologia di pesci, durante gli anni compresi tra il 1996 ed il 2005 sono diminuite significativamente rispetto al periodo precedente. Il quantitativo minimo di catture è stato rilevato nell'anno 1999, e negli anni seguenti si è osservato un incremento delle quantità annuali di pescato, dovuto soprattutto alla ripresa dell'alosa del Mar Nero.

Per quanto riguarda i molluschi, quelli caratterizzati dal valore commerciale più elevato sono le vongole (Chamelea gallina, Tapes spp.), il mitilo mediterraneo (Mytilus galloprovincialis) e la lipara (Rapana) Le prime due specie vengono pescate principalmente in Turchia e l'ultima in tutti i paesi del Mar Nero. Le catture di molluschi nel periodo 1996-2005 hanno poi mostrato una crescita tendenziale.

La pesca marittima rappresenta un settore economico importante per i Paesi che costeggiano il Mar Nero e la quasi totalità degli stock ittici commerciali provenienti da questo mare, viene poi ripartita tra gli Stati confinanti. Gli sbarchi totali dichiarati nel Mar Nero hanno mostrato diversi alti e bassi, dovuti principalmente alle variazioni relative alle quantità dell'acciuga europea pescata, che hanno fatto registrare un picco di 818 916 tonnellate nell'anno 1984. In seguito ad una repentina diminuzione avvenuta nel periodo 1989-1991, le catture sono aumentate senza però attestarsi nuovamente ai livelli raggiunti alla metà degli anni Ottanta. Per quanto riguarda

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le catture nazionali, la crisi di risorse che si è manifestata intorno agli anni Novanta ne ha comportato una rapida diminuzione in tutti gli Stati del Mar Nero. L'effetto combinato della crisi e del peggioramento delle condizioni economiche negli Stati dell'ex Unione Sovietica dopo il 1989 ha modificato drasticamente la pesca nel Mar Nero. La Turchia è emersa come lo Stato più importante in termini di attività di pesca, oscurando letteralmente tutti gli altri paesi sia in termini di volume che di valore delle catture (fino all'89% del volume degli sbarchi totali e fino al 91% del loro valore nel 1993). Tali eventi si riflettono anche nel drastico cambiamento in termini di importanza relativa delle flotte pescherecce degli Stati del Mar Nero. Dopo la crisi dei primi anni Novanta, la pesca in Turchia ha subito gli stessi effetti negativi della crisi di risorse che hanno interessato il Mar Nero settentrionale; tuttavia, per una serie di ragioni, la Turchia si è dimostrata più resistente. A sua volta, il crollo dell'Unione Sovietica e i cambiamenti nelle relazioni internazionali, nelle politiche statali e nell'economia hanno innescato una serie di cambiamenti strutturali generali nelle attività di pesca di Bulgaria, Romania, Ucraina, Russia e Georgia. L'introduzione dell'economia di mercato, l'interruzione dei sussidi statali e il declino economico hanno indebolito la domanda. La mancanza di fondi utilizzabili per l' investimento in nuove attrezzature e per la sostituzione di quelle obsolete nei settori della cattura e della trasformazione, come pure la critica situazione in termini di risorse, hanno indebolito gravemente le flotte pescherecce di questi Paesi. Nel frattempo, gli investimenti nella flotta turca sono proseguiti e, nel 1995, la sua dominanza numerica era schiacciante (il 95% circa del numero totale dei pescherecci nel Mar Nero). Nel 2007, la Romania e la Bulgaria sono entrate nell'Unione europea; la loro adesione ha comportato un'estensione della politica comune della pesca (PCP) dell'UE fino al Mar Nero. Questi paesi hanno sostanzialmente accettato e rispettato tutti i requisiti per l'adesione alla PCP e sono ora ammissibili ai finanziamenti a titolo del Fondo europeo per la pesca (FEP). La Turchia è un paese candidato all'adesione e, sebbene non possa beneficiare del sostegno diretto di tale fondo, è attualmente destinataria di progetti di gemellaggio dell'UE e dell'assistenza tecnica. Nel 2008 fu stabilito per la prima volta il totale ammissibile di catture (TAC) dell'UE per lo spratto e il rombo chiodato in acque bulgare e rumene. La gestione della pesca presenta caratteristiche estremamente eterogenee nei vari Stati del Mar Nero: alcuni applicano, per tradizione, i totali ammissibili di catture e i contingenti di navi negli Stati prima uniti nell'Unione Sovietica. La Turchia, per quanto riguarda la gestione della pesca nel Mar Nero, utilizza diversi meccanismi di regolamentazione ma non predilige i TAC e le quote . Ad eccezione di alcuni accordi bilaterali, non esiste un accordo generale sulla gestione regionale degli stock ittici del Mar Nero. La cooperazione internazionale nella regione del Mar Nero si è rivelata molto efficace nel far fronte alle sfide ambientali relative a questa zona, anche nei confronti delle situazioni riguardanti altre aree. Le principali iniziative di cooperazione regionale inerenti la pesca hanno finora riguardato la ricerca nel settore, soprattutto in relazione alla documentazione sull'ecosistema ed ai cambiamenti nella pesca. Oltre al problema di analizzare i complessi cambiamenti ecosistemici, l'aspetto più critico è soprattutto la mancanza di un forum negoziale e decisionale per le misure di gestione comuni. In realtà, fino a oggi, la Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo non ha avuto un ruolo di gestione attivo nel Mar Nero. Nonostante siano state sviluppate alcune iniziative regionali riguardanti gli aspetti economici e ambientali del Mar Nero, e nonostante dall'inizio del 1990 siano in corso i negoziati per l'istituzione di una Commissione per la pesca nel Mar Nero (a fasi alterne), non esiste ancora un organismo internazionale specificamente deputato alla pesca nel Mar Nero.

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La difficoltà di pervenire ad una suddivisione adeguata sia sulla base delle risorse che sulle capacità di pesca, considerando i drastici cambiamenti che le hanno interessate negli ultimi decenni, dovrà comunque essere superata; diversamente, tutte le parti subiranno gli effetti economici di una diminuzione delle risorse. Nel caso in cui gli accordi di condivisione di base continuassero a rimanere in sospeso, si rischierebbe il collasso delle risorse, e i danni economici a lungo termine che hanno già colpito l'attività di pesca nell'ambito di alcune specie, si diffonderanno su scala ancor più vasta.

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La pesca nel Mar Nero

1. CONTESTO

1.1. Introduzione Il Mar Nero è un bacino di mare interno semichiuso che comunica col Mar Mediterraneo attraverso gli "stretti", ossia le vie di passaggio costituite dallo stretto del Bosforo (Istanbul), dal mare di Marmara e dallo stretto dei Dardanelli (Çanakkale), mentre a nord, comunica con il mare di Azov attraverso lo stretto di Kerč. Il Mar Nero ha la forma di un bacino ellittico che si sviluppa da est a ovest ed è situato tra la Bulgaria, la Romania, l'Ucraina, la Russia, la Georgia e la Turchia (Mappa 1). L'area costiera è densamente popolata da circa 16 milioni di abitanti (Tabella 1), ai quali si aggiungono altri 4 milioni di turisti che visitano le coste durante la stagione estiva (BSERP, on line).

Mappa 1: Posizione del Mar Nero

Fonte: Wikipedia

Tabella 1: Il litorale del Mar Nero e la popolazione costiera

Stato Litorale (Km) Popolazione costiera (abitanti) Bulgaria 300 714 000

Georgia 310 650 000

Romania 225 745 954

Russia 475 1 159 000

Turchia 1 400 6 700 000

Ucraina 1 628 6 800 000

Totale 4 340 16 768 954

Fonte: www.bserp.org

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Mappa 2: Il Mar Nero: batimetria del fondale marino

Don Nipro

Danubio

Bosforo

Fonte: NASA World Wind Il Mar Nero ha un'area di circa 423 000 km2 ed una profondità massima di 2 212 m. L'ampia piattaforma continentale nordoccidentale (fino a 190 km di larghezza) costituisce il prolungamento sottomarino delle piattaforme piane della Russia, della Scizia e della Mesia, mentre la strettissima piattaforma del bacino meridionale e orientale corrisponde alle catene montuose dei Balcani, del Gran Caucaso, della Crimea meridionale e ai monti del Ponto. La barriera continentale si trova ad una profondità di -110-170 m nel Mar Nero nordoccidentale e a circa -100 m verso sud ed est. Il pendio è ripido tutt'intorno al bacino e inciso da gole. La piana abissale centrale ha una profondità di 2 000-2 200 m. Il Mar Nero riceve significativi apporti d'acqua dal Danubio, dal Nipro e dal Don che sono, rispettivamente, il secondo, il terzo e il quarto fiume più grande d'Europa ed il suo bacino imbrifero comprende oltre 17 paesi e ospita oltre 160 milioni di persone. Tale grande apporto di acqua dai fiumi costituisce un fattore determinante per la situazione ecologica del Mar Nero, in quanto immette nel bacino enormi quantità di acqua dolce e, con essa, nutrienti e inquinanti da un terzo dell'Europa continentale (Panin e Jipa, 2002). Il percorso effettuato dall'acqua dolce in entrata, che tramite la principale corrente antoraria viene trasportata lungo la costa occidentale fino al Bosforo, condiziona in maniera determinante la distribuzione della salinità sulla superficie marina (Mappa 3). Lo stretto del Bosforo (31 km di lunghezza, con una profondità minima di 35 m e una larghezza minima di 704 m, Mappe 2 e 4) è l'unico collegamento del Mar Nero all'oceano mondiale. Il Bosforo è il punto di passaggio delle acque salate provenienti dal Mediterraneo (38‰) che penetrano nel Mar Nero attraverso una corrente di fondo, come pure delle acque di superficie a basso tenore di salinità che dal Mar Nero arrivano nel Mediterraneo. Il Mar Nero mostra una stratificazione verticale del tutto insolita, con acque superficiali a basso tenore di salinità (18‰ circa) separate dalle acque profonde più salate (22‰). Tale stratificazione è il risultato dell'apporto combinato di acqua fluviale (in superficie) e acqua salata mediterranea (sul fondo). Il gradiente di salinità (aloclino) determina un gradiente di

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La pesca nel Mar Nero

densità (picnoclino), entrambi situati a una profondità di 100-200 m. La stratificazione inibisce efficacemente il mescolamento verticale delle acque e provoca una permanente assenza di ossigeno (anossia) al di sotto dei 150 m circa di profondità. Oltre l'80% delle acque del Mar Nero costituiscono un ambiente anossico (noto anche come euxinico) con un elevato contenuto di acido solfidrico: tale caratteristica lo rende il più grande bacino anossico del mondo. Dal momento che le profonde acque anossiche e il fondo del mare sono virtualmente privi di vita (a eccezione dei batteri solforiduttori), la vita marina si concentra nello strato ossigenato superiore: uno strato superficiale vitale disteso su un abisso senza vita (Acherson, 2007). La piattaforma continentale si trova al di sopra del limite superiore di anossia e ospita abbondanti forme di vita bentonica. In particolare, l'ampia piattaforma nordoccidentale è la più importante area riproduttiva e di alimentazione per le specie alieutiche del Mar Nero, ma anche la più esposta all'eutrofizzazione e all'inquinamento. Mappa 3: Salinità superficiale del Mar Nero

Fonte: UNEP/GRID-Arendal (2001)

Mappa 4: Lo stretto del Bosforo

Fonte: Wikipedia

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Unità tematica B: politiche strutturali e di coesione

Il livello di anossia che caratterizza le acque del fondo nel Mar Nero non si è uno sviluppato recentemente ma risale a circa 9 400 anni fa. Durante le ere glaciali, il Mar Nero era un lago isolato con acque ossigenate e un bassissimo tenore di salinità (quasi acqua dolce). Alla fine dell'ultima glaciazione, l'innalzamento del livello del mare ha comportato la riconnessione del Mar Nero all'oceano mondiale: ciò, a sua volta, si è tradotto in un apporto di acque a più elevato tenore di salinità nel bacino, generando fenomeni di stratificazione e anossia. Si tratta di un modello generale della storia quaternaria del Mar Nero: una successione di periodi glaciali (caratterizzati dall'isolamento del bacino con la presenza di acqua dolce ed ossigenata) e interglaciali (nei quali si é verificata la riconnessione all'oceano mondiale seguita dalla stratificazione delle acque, che ha comportato l'aumento della salinità e lo stato di anossia delle acque del fondo).

1.2. Acque giurisdizionali Nel Mar Nero, tutte le acque sono sotto la giurisdizione degli Stati costieri e non c'è alto mare (Mappa 5), a differenza del Mediterraneo dove l'alto mare copre una parte importante del bacino. Le principali forme di giurisdizione nazionale dello spazio marittimo del Mar Nero, come definite dalla convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (CNUDM) nel 1982 sono le seguenti:

Acque interne (AI): le acque situate verso terra rispetto alla linea di base del mare territoriale fanno parte delle acque interne dello Stato (CNUDM, art. 8). Gli Stati esercitano la piena sovranità territoriale su tali acque, sul letto, sul sottosuolo e sullo spazio aereo sovrastante;

Mare territoriale (MT): la fascia di mare adiacente al territorio e le acque interne dello Stato costiero su cui quest'ultimo esercita la piena sovranità, sia per quanto riguarda le acque superficiali sia lo spazio aereo sovrastante, il letto e il sottosuolo di questo mare. Il limite massimo del mare territoriale è di 12 miglia nautiche (CNUDM, art. 2, 3 e 4);

Zona economica esclusiva (ZEE): l'area marittima oltre il mare territoriale e a quest'ultimo adiacente su cui lo Stato costiero esercita il diritto di sovranità ai fini dell'esplorazione, dello sfruttamento, della conservazione e della gestione delle risorse naturali (vive o non vive), del letto, del sottosuolo del mare e delle acque sovrastanti. La sua larghezza è pari a 200 miglia nautiche dalla linea di base retta a partire dalla quale viene misurata la larghezza del mare territoriale (CNUDM, artt. 55, 56 e 57).

Tabella 2: Modalità ed estensione delle giurisdizioni statali nel Mar Nero (km2)

Stato AI MT ZEE Totale Bulgaria 1 460 3 776 29 052 34 288 6.8%

Georgia - 4 581 14 031 18 612 3.7%

Romania 755 3 329 27 024 31 108 6.2%

Russia 63 14 470 54 504 69 038 13.8%

Turchia - 66 279 144 286 210 565 41.9%

Ucraina 13 577 24 609 100 176 138 362 27.6%

Totale 15 855 117 044 369 073 501 973 100%

Fonte: Modificata secondo Suárez de Vivero (2010)

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La pesca nel Mar Nero

Mappa 5: Giurisdizioni marittime nel Mar Nero

Fonte: Modificata secondo Suárez de Vivero (2010) Nel Mar Nero tutti gli Stati costieri (eccetto la Turchia) hanno firmato e ratificato la CNUDM1. Nella regione del Mar Nero, due Stati sono membri dell'UE (Bulgaria e Romania) e uno è candidato all'adesione (Turchia). Il peso dell'UE nelle acque del Mar Nero si esplica nell'estensione delle acque giurisdizionali degli Stati membri. Le acque giurisdizionali di Bulgaria e Romania ammontano a circa 65 396 km2 (Tabella 2), pari al 13% del totale delle giurisdizioni marittime di questo mare. Le acque giurisdizionali della Turchia sono invece pari al 41,9% del bacino (Suárez de Vivero, 2010).  Nel Mar Nero, gli Stati costieri generano nove contatti di frontiera, concordati o teorici, tra le loro giurisdizioni marittime (Mappa 5, Figura 1). La Turchia ha sottoscritto il numero maggiore di accordi: con l'ex URSS (1978, 1986 e 1987), con la Georgia (1997) e con la Bulgaria (1997). È inoltre in vigore un accordo tra la Russia e l'Ucraina (2003). Figura 1: Frontiere teoriche e concordate nel Mar Nero

STATI Romania Romania Bulgaria Bulgaria Russia Russia Ucraina Ucraina Georgia Georgia Turchia Turchia

Stati costieri dell'UE Acque interne Mare territoriale Zona economica esclusiva

Frontiere concordate Frontiere teoriche Assenza di frontiere

Fonte: Modificato secondo Suárez de Vivero (2010) in base ai dati della DOALOS

1 Bulgaria (15 maggio 1996), Romania (16 dicembre 1996), Federazione russa (12 marzo 1997), Ucraina (26

giugno 1999) e Georgia (21 marzo 1996), (http://www.un.org).

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Unità tematica B: politiche strutturali e di coesione

C'è stata una disputa territoriale sulla delimitazione della piattaforma continentale tra la Romania e l'Ucraina intorno alla piccola isola del Serpenti (circa 662 metri di lunghezza e 440 di larghezza), situata a circa 21 miglia nautiche dal delta del Danubio. L'isola dei Serpenti appartenne alla Turchia (fino al 1829), alla Russia (1829-1857), di nuovo alla Turchia (1857-1878) e infine alla Romania (1878-1948) fino a quando, alla fine della Seconda guerra mondiale, passò all'URSS che vi costruì una base militare. Con la dissoluzione dell'URSS, l'isola passò all'Ucraina.

La Romania sosteneva che l'isola dei Serpenti dovesse essere considerata alla luce

dell'articolo 121 del CNUDM, secondo cui "[G]li scogli che non si prestano all'insediamento umano o alla vita economica autonoma non possono possedere né la zona economica esclusiva né la piattaforma continentale", ma possono generare soltanto un mare territoriale.

Secondo l'Ucraina, si tratta invece di un'isola e per di più abitata (nel 2006 l'insediamento è stato elevato al rango giuridico di cittadina): pertanto, oltre al mare territoriale, può generare anche altre acque territoriali.

Nel 2009, la Corte internazionale di giustizia ha stabilito che l'isola dei Serpenti debba essere considerata ai sensi dell'articolo 121 della CNUDM e che, pertanto, non dev'essere tenuta in considerazione per la delimitazione della piattaforma continentale e della ZEE.

1.3. L'ecosistema del Mar Nero Un tempo descritto da Aristotele (IV secolo A.C.) come sano e dominato da vari predatori marini, l'ecosistema del Mar Nero è stato considerato un corpo idrico relativamente improduttivo e scarsamente diversificato fino al 1930 (Ivanov e Beverton, 1985; Daskalov et al., 2007). Tale visione originaria è cambiata, al punto che la produttività primaria stimata nel 1990 era comparabile a quella di un mare fertile, il Baltico (Balkas et al., 1990). Le aree più produttive sono quelle nordoccidentali e nordorientali (incluso il mare di Azov), grazie all'influenza degli immissari. Inoltre, il mare nel suo insieme, ha livelli di sostanze organiche disciolte più alti di quelli presenti negli oceani mondiali. La struttura ecosistemica del Mar Nero differisce da quella del vicino Mar Mediterraneo per l'inferiore varietà di specie e per la diversità dei gruppi dominanti. Tuttavia l'abbondanza, la biomassa totale e la produttività del Mar Nero sono superiori a quelle del Mediterraneo. Nel Mar Nero sono state identificate complessivamente 3 800 specie (Zaitsev e Mamaev, 1997). Il macrozoobenthos del Mar Nero è costituito da circa 800 specie e la fauna ittica da 171 specie. Nel delta del Danubio vivono 320 specie di uccelli; nel Mar Nero, inoltre, si trovano 4 specie di mammiferi: la foca monaca (Monachus monachus), il tursiope (Tursiops truncatus ponticus), il delfino comune (Delphinus delphis ponticus) e la focena (Phocaena phocaena relicta) (Heileman et al., on line). La maggiore ricchezza di specie viene riscontrata nelle acque poco profondee questo fatto è attribuibile alla presenza di buone condizioni di ossigeno disciolto; con l'aumentare della profondità, infatti, la naturale riduzione dell'ossigeno determina una minore diversità. Di conseguenza, il numero di specie macrobentoniche diminuisce rapidamente con l'aumentare della profondità; al di sotto dei 120 m circa è presente solo il policheto Notomastus profundis. A partire dal 1960, il Mar Nero ha subito cambiamenti ambientali radicali. Attualmente, non c'è accordo generale tra gli scienziati circa le ragioni e le dinamiche dei cambiamenti nell'ecosistema del Mar Nero. Questi ultimi, tuttavia, possono essere meglio compresi se considerati come un'interazione complessa di diverse pressioni, le più importanti delle quali sono l'eutrofizzazione, l'introduzione di specie aliene e la pesca eccessiva (Caddy, 2008).

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La pesca nel Mar Nero

Eutrofizzazione

Per eutrofizzazione si intende l'arricchimento antropogenico causato dai nutrienti e la conseguente accelerazione della crescita di alghe e forme di vita superiori. Nel corso degli ultimi trent'anni, l'eutrofizzazione è stata identificata come un problema ecologico chiave per le regioni costiere del Mar Nero e soprattutto per la zona nordoccidentale, dove i carichi di nutrienti e i carichi inquinanti di natura antropogenica hanno comportato alterazioni drastiche dei regimi chimici e biologici e modificato pesantemente la struttura e il funzionamento dell'intero ecosistema (Oguz et al., 2009). Tali cambiamenti si sono imposti all'attenzione per la prima volta negli anni Ottanta, quando si osservò la presenza abnorme di fitoplancton e fioriture di alghe pericolose (Caddy, 2008 e relativi riferimenti). I cambiamenti hanno interessato anche la struttura della comunità di zooplancton: molte specie sono scomparse o si sono sostanzialmente ridotte mentre sono apparse o aumentate altre specie, adattatesi meglio alle condizioni eutrofiche (p. es. la dinoflagellata Noctiluca). Tuttavia, queste ultime sono spesso considerate una sorta di "binario morto" perché non servono ad alimentare né lo zooplancton né il resto della catena alimentare. Un altro cambiamento verificatosi nell'ecosistema del Mar Nero è stato l'aumento considerevole della biomassa di meduse. All'inizio degli anni Settanta si è assistito a un drastico aumento dello scifozoo Rhizostoma pulmo (polmone di mare) mentre all'inizio degli anni Ottanta un'altra specie, la medusa quadrifoglio (Aurelia aurita) è diventata dominante. Alla fine del 1980, tuttavia, questa specie è stata sostituita dalla Mnemiopsis leidyi invasiva. Il sopraggiungere della scarsità di ossigeno negli habitat poco profondi e un tempo ossigenati del Mar Nero nordoccidentale, come pure la riduzione della penetrazione di luce nelle aree poco profonde colpite dall'eutrofizzazione, hanno comportato una perdita massiccia di flora e fauna bentoniche. Tra i casi più noti vi è la diminuzione improvvisa e catastrofica del sistema della piattaforma nordoccidentale, come dimostrato dalla netta riduzione del campo della Phylliphora di Zernov (una prateria sommersa di alghe rosse). L'estensione di tale prateria sottomarina è passata dai 10 000 km2 ai 500 km negli anni Novanta, mentre la sua biomassa è passata da 10 milioni a 500 000 tonnellate (Commissione per il Mar Nero, 2002). La perdita della prateria di Phyllophora ha avuto effetti disastrosi vista la sua biocenosi unica per una fauna specifica e vista la sua funzione di habitat per un numero consistente di novellame e di pesci bentonici. Negli anni Ottanta, anche l'alga bruna del Mar Nero (Cystoseira barbata) ha iniziato a scomparire dalle acque costiere dell'Ucraina e della Romania. Questa grande alga perenne, incapace di sopravvivere nelle acque costiere eutrofiche, è stata soppiantata da alghe filamentose rosse e verdi. Alle condizioni ipossiche si è associata anche una mortalità di massa di pesci e di zoobenthos. Tra il 1973 e il 1990, le spiagge della Romania e dell'Ucraina occidentale sono state invase da grandi quantità di piante e animali morti. Si stima che le perdite biologiche in questi 18 anni ammontino a 60 milioni di tonnellate di animali bentonici, inclusi 5 milioni di tonnellate di pesce (Commissione per il Mar Nero, 2002). La struttura della comunità del benthos della piattaforma e delle aree di costa vicine ha subito un cambiamento significativo. Alcune aree, per esempio, hanno mostrato una predominanza di policheti e oligocheti e di specie di molluschi come la Mya arenaria, più adatti a condizioni di scarsità di ossigeno.

Introduzione di specie aliene

Le specie aliene registrate a livello regionale sono 217 (parassiti e micelio esclusi). Quasi la metà (102) sono stanziate in modo permanente. Quest'alta percentuale di specie aliene invasive è indicativa di un grave impatto sulla diversità biologica nativa del Mar Nero, con

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Unità tematica B: politiche strutturali e di coesione

conseguenze negative per le attività umane e per gli interessi economici. Tra il 1996 e il 2005 sono state registrate 48 nuove specie aliene totali, ossia più del 22% di tutte le specie aliene registrate. La maggior parte di esse appartiene al fitoplancton (16) e allo zoobenthos (15); seguono lo zooplancton (8), i pesci (5), le macroalghe (3) e i mammiferi (1) (Heileman et al., on line). Alcune specie aliene hanno avuto un elevato effetto predatorio: tra queste, il gasteropode marino giapponese Rapana venosa, che ha decimato gli stock di ostriche. L'invasione dello ctenoforo (medusa pettine) Mnemiopsis leidyi è stata una delle più devastanti esplosioni biologiche mai registrate e ha provocato significativi cambiamenti nella struttura dell'ecosistema. La Mnemiopsis leidyi è stata rilevata nel Mar Nero a partire dal 1982, ma la sua popolazione si è espansa nel 1988-1989, quando la diminuzione del consumo di zooplancton da parte degli stock sovrasfruttati ha creato una condizione trofica favorevole di produzione di zooplancton in eccesso, utilizzato dalla popolazione di Mnemiopsis (Daskalov et al., 2007). Senza predatori che potessero controllarne l'abbondanza, la Mnemiopsis si è improvvisamente diffusa in tutto il Mar Nero e ha concorso al collasso della pesca nel Mar Nero competendo per il cibo e predando direttamente le larve dei pesci. I livelli di Mnemiopsis si sono poi ridotti con l'introduzione di uno dei suoi predatori, un altro ctenoforo, il Beroe ovata (Kideys, 2002). Si ipotizza che ciò abbia comportato un ripristino degli stock ittici, sebbene gli stock di spratto e acciuga abbiano iniziato a riprendersi dopo la diminuzione della pressione di pesca, quando la Mnemiopsis era ancora abbondante (Daskalov et al., 2007). Figura 2: Mnemiopsis leidy

Fonte: Wikipedia

Pesca eccessiva

La pesca eccessiva sembra essere all'origine dei principali cambiamenti di regime nel Mar Nero (Daskalov et al., 2007). I due principali cambiamenti di regime che hanno interessato il Mar Nero negli anni Settanta e Novanta sono stati associati a importanti perturbazioni dei livelli superiori della catena trofica pelagica. Il primo evento fu collegato alla riduzione dei predatori dominanti, che ha provocato una cascata trofica di sistema (ossia un effetto indiretto dall'alto verso il basso su due o più livelli trofici). Il secondo evento fu invece associato a una significativa riduzione di pesci planctivori e all'invasione della Mnemiopsis leidyi, comportando una seconda cascata trofica di sistema con simili effetti alternati su zooplancton e fitoplancton e sulla chimica dell'acqua.

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La pesca nel Mar Nero

I fattori scatenanti di entrambi i cambiamenti avvenuti nel Mar Nero sembrano essere stati la pesca eccessiva e il collasso degli stock di predatori pelagici prima del 1970 e dei pesci planctivori nel 1990 (Daskalov et al., 2007 e relativi riferimenti). Di conseguenza, le risorse di pesca per i predatori pelagici si sono esaurite in gran parte del Mar Nero e una specie, lo sgombro (Scomber scomber) è del tutto scomparso (Daskalov, 2002). Nel 1990 le catture di acciuga, spratto e di sugarello si sono ridotte di sei volte. Questo evento si è verificato simultaneamente all'ingresso nel sistema della Mnemiopsis invasiva: pertanto, la sua fioritura sembra essere stata scatenata dal collasso di un stock ittico. La rapida espansione della Mnemiopsis negli anni successivi ha comportato una diminuzione massiccia della biomassa di zooplancton, una forte competizione per le risorse alimentari e un'ulteriore diminuzione degli stock ittici. Le attività umane hanno colpito altre comunità del Mar Nero. I delfini sono stati cacciati2 per circa un secolo fino al 1996 quando l'URSS, la Romania e la Bulgaria vietarono la pesca di delfini nel Mar Nero (Birkun, 2008). All'epoca, il numero di delfini era passato da oltre 1 milione a meno di 300 000 esemplari. La pesca dei delfini in Turchia continuò fino al 1983, sebbene le richieste di abbattimento selettivo dei delfini non siano inusuali in questo Paese: si ritiene infatti che il consumo di pesci da parte dei delfini abbia un impatto negativo sullo stato degli stock commerciali. Il deterioramento dell'ecosistema deve aver colpito anche le popolazioni di delfini (Mee e Topping, 1999); nel 1990, inoltre, è stato registrato un picco di mortalità di tursiopi per cause sconosciute (Birkun, 2008). La cattura accidentale di mammiferi marini con attrezzi da pesca è un problema particolarmente serio per le focene. Altri mammiferi marini sono poi gravemente a rischio, e la foca monaca si è praticamente estinta (Commissione per il Mar Nero, 2002; Black Sea TDA, 2007).

*** Le condizioni ecosistemiche del Mar Nero sono in qualche modo migliorate negli ultimi 10-15 anni grazie all'apporto ridotto di nutrienti e alla diminuzione della Mnemniopsis leidyi invasiva (Gomoiu, 2004; Nicolaev et al., 2004; Caddy, 2008; Oguz et al., 2009). Vi sono segni di una maggiore biodiversità, i fenomeni di ipossia sono diminuiti sulla piattaforma nordoccidentale e gli stock dell'acciuga e dello spratto sono, in una certa misura, in ripresa. Tuttavia, tale recupero è ben lungi dall'essere completo. Rispetto ai giorni bui nei quali il Mar Nero ha vissuto un periodo di declino, che ha causato il degrado del suo ecosistema, (nel 1990, l'80% della piattaforma nordoccidentale era considerata una zona morta), il Mar Nero oggigiorno rappresenta un modello di adattamento piuttosto che di vera ripresa. Il sistema è caratterizzato da un'instabilità ecologica che si manifesta, per esempio, in una significativa riduzione degli stock della maggior parte dei grandi pelagici. Le specie invasive, non presenti o rare nel 1960, oggi occupano (e dominano) nicchie ecologiche cruciali. Buona parte dei mitili, che un tempo fungevano da importante filtro per l'acqua sovrastante, sono stati sostituiti dai tunicati marini, che svolgono una funzione simile; la prateria di Phyllophora, un tempo molto vasta, è stata soppiantata da sottili alghe filamentose. A causa degli apporti d'acqua del Danubio e del Nipro, le alghe verdi caratterizzate da una crescita molto rapida (Enteromorpha e Cladophora) sono state in buona parte sostituite dalla più robusta Polysiphonia elongata. Tuttavia la Cystoseira, dominante prima degli anni Sessanta, non si è ancora ristabilita in quest'area (Caddy, 2008).

2 Per produrre oli, pittura, colla, vernici, mangimi, farmaci, sapone, cosmetici, pellame, carne di pesce e

fertilizzanti a base di ossa (http://www.iucnredlist.org).

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Unità tematica B: politiche strutturali e di coesione

La pesca è stata una delle forze trainanti di tali cambiamenti, ma ne è stata anche drasticamente colpita. Risulta impossibile comprendere lo stato degli stock ittici del Mar Nero senza tener conto della mutevole complessità ecosistemica di questo mare. Il Mar Nero è un esempio assai chiaro di quanto sia inutile gestire la pesca come se fosse isolata dai più ampi ecosistemi dinamici di cui gli stock ittici sono componenti importanti (Knudsen, 2008).

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La pesca nel Mar Nero

2. RISORSE MARINE VIVE E RELATIVE ATTIVITÀ DI PESCA

Di tutta la specifica diversità del Mar Nero, il maggior valore economico è riconducibile a circa due dozzine di specie che, nel 1996-2005, hanno prodotto il 98% circa delle catture (Figura 3). Il rimanente 2% comprendeva pesci meno importanti dal punto di vista commerciale, molluschi, crostacei e altri organismi acquatici. La parte più consistente delle catture riguarda tre gruppi: pelagici, demersali e pesci anadromi. In ognuno di questi gruppi, più del 90% del volume delle catture è costituito da diverse specie dominanti (Shlyakhov e Daskalov, 2009)3. Figura 3: Sfruttamento commerciale delle risorse marine vive nel Mar Nero nel

(1996-2005)

Fonte: Shlyakhov e Daskalov (2009)

2.1. Stock pelagici I pesci pelagici, soprattutto quelli di piccole dimensioni che si nutrono di plancton, sono le specie alieutiche più abbondanti del Mar Nero. La principale specie bersaglio della pesca è l'acciuga europea (Engraulis encrasicolus) che, dal 1970, ha sempre rappresentato più della metà del volume complessivo degli sbarchi (fino al 75% nel 1995; Figura 4). Lo spratto (Sprattus sprattus), il sugarello maggiore (Trachurus mediterraneus), la palamita (Sarda sarda) e il pesce serra (Pomatomus saltatrix) sono i pelagici principali in termini di valore di pesca. Il pesce serra è un grande predatore che arriva nel Mar Nero dal mare di Marmara e dal mar Egeo per alimentarsi e riprodursi in primavera; alla fine dell'autunno, poi, lascia il Mar Nero per svernare. L'evoluzione delle catture suggerisce una ripresa parziale delle principali specie pelagiche dopo il collasso della pesca nel 1991 (Figura 5).

3 Il presente capitolo si basa su una recente revisione di Shlyakhov e Daskalov (2009).

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Figura 4: Sbarchi di acciuga, spratto e sugarello nel Mar Nero (1950-2006). Il volume complessivo degli sbarchi è indicato ai fini della comparazione.

0

100.000

200.000

300.000

400.000

500.000

600.000

700.000

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900.000

1950 1960 1970 1980 1990 2000 2010

Year

Lan

din

gs

(t) Anchovy

Sprat

Horse mackerel

Total

Fonte dei dati: www.seaaroundus.org

Figura 5: Catture complessive delle principali specie pelagiche nel Mar Nero

(1989-2005)

Fonte: Shlyakhov e Daskalov (2009)

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La pesca nel Mar Nero

2.1.1. Acciuga L'acciuga svolge un ruolo cruciale nella catena alimentare pelagica, essendo una preda di molti predatori come il bonito, il pesce serra, il sugarello, i delfini e altri. È anche un importante consumatore di zooplancton (soprattutto quando lo stock è grande) e compete quindi con altri planctivori (Daskalov et al., 2007). L'acciuga del Mar Nero è presente in tutto il Mar Nero4. Migra verso le zone di svernamento lungo le coste anatoliche e caucasiche (da ottobre-novembre fino a marzo), formando dense zone di svernamento bersaglio della pesca commerciale intensiva. Nel resto dell'anno, occupa i suoi soliti habitat di riproduzione e alimentazione in mare, di cui la piattaforma nordoccidentale rappresenta l'area più grande e produttiva (Fashchuk et al., 1991; Daskalov, 1999). L'acciuga raggiunge la maturità diversi mesi dopo la riproduzione, che avviene durante l'estate. L'acciuga è soggetta sia alla pesca artigianale (con reti a trappola sulla costa e ciancioli da riva) sia alla pesca commerciale con reti a circuizione nelle sue zone di svernamento. Gli andamenti temporali relativi all'abbondanza, alle catture e alla mortalità dei pesci evidenziano pronunciate fluttuazioni decadali (Figura 6). L'incremento della biomassa e delle catture durante gli anni Settanta e Ottanta è stato innescato dall'espansione, in Turchia, di potenti flotte pescherecce con reti a strascico e reti a circuizione, con un progressivo incremento dello sforzo di pesca (Gucu, 1997). Dopo la stagione di pesca 1981/1982, il limite di mortalità alieutica per lo sfruttamento sicuro degli stock è stato sistematicamente superato, anche se l'elevato tasso di catture è stato mantenuto grazie alle dimensioni relativamente grandi dello stock riproduttivo. Le prime avvisaglie della pesca eccessiva si ebbero dopo il 1984, quando diventò difficile identificare i banchi di acciughe e le imprese nel settore della pesca subirono delle perdite (Shlyakhov et al., 1990). Tuttavia, la vera catastrofe avvenne dopo il 1986, quando lo stock si ridusse da 1 200 000 a 500 000 tonnellate in due anni consecutivi. Le catture nelle stagioni 1986/87 e 1987/88 rimasero elevate; tuttavia, nella seguente stagione 1988/89, crollarono improvvisamente a 188 000 tonnellate. Così, lo stock diminuì improvvisamente fino ad attestarsi a meno di 300 000 tonnellate nel 1990 (il dato più basso per il periodo 1967-1993). Successivamente, in ragione della minore redditività della pesca, diminuirono anche lo sforzo di pesca e la mortalità alieutica. Durante la fase di crollo dello stock, la struttura dimensioni/età delle catture mise in evidenza la predominanza di individui piccoli e immaturi (Prodanov et al., 1997; Gucu, 1997). Nel periodo compreso tra il 1995 ed il 2005, lo stock mostrò un recupero parziale e le catture aumentarono a 300 000 – 400 000 tonnellate; tuttavia, dati i livelli ancora relativamente elevati dello sforzo di pesca e delle catture, la biomassa sfruttata non poté raggiungere i livelli del 1980. Probabilmente, il maggiore effetto ambientale sullo stock dell'acciuga alla fine degli anni Ottanta fu la competizione per il cibo con lo ctenoforo invasivo Mnemiopsis leidyi, come pure la predazione di larve e uova di acciughe da parte dello stesso (Oguz et al., 2008). La maggiore invasione della Mnemiopsis nel Mar Nero fu registrata nel 1988-89. Sembra dunque che la catastrofica riduzione dello stock dell'acciuga nel Mar Nero alla fine degli anni Ottanta sia stata dovuta all'azione combinata di due fattori: la pesca eccessiva e l'invasione della Mnemiopsis leidyi (Grishin et al., 2007); le perdite complessive in termini di catture di

4 Nel Mar Nero vi sono due diverse popolazioni di acciuga: l'acciuga del Mar Nero e l'acciuga del mare di Azov. La

seconda si riproduce e si alimenta nel mare di Azov e si iberna lungo le coste della Crimea e del Caucaso settentrionale. Dal momento che tale stock è di minore importanza ecologica e commerciale, in questa sede non sarà considerato.

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acciuga negli anni 1989-1992 dovute all'invasione della Mnemiopsis può essere stimata, approssimativamente, a circa 1 milione di tonnellate. Figura 6: Acciuga del Mar Nero: reclutamento, biomassa dello stock riproduttivo

(BSR), catture e mortalità alieutica

Fonte: Shlyakhov e Daskalov (2009)

Lo stato dello stock dell'acciuga è migliorato dopo la drastica diminuzione che ha caratterizzato gli anni Novanta e, nel 2000-2005, le catture hanno raggiunto le 300 000 tonnellate circa. Tuttavia, le catture di acciuga diminuirono significativamente nel 2006, mettendo in luce una sofferenza dello stock. L'altra possibile causa del calo dello stock dell'acciuga può essere ricondotta agli effetti climatici (la temperatura dell'acqua più elevata potrebbe aver causato una dispersione dei banchi di pesci rendendoli meno accessibili agli attrezzi da pesca) e all'abbondanza di predatori (bonito). Data la marcata variabilità naturale, il comportamento migratorio transfrontaliero e la sensibilità a diversi effetti ambientali, la protezione e l'utilizzo sostenibile delle risorse dell'acciuga possono essere ottenuti solo attraverso una gestione internazionale coordinata e una regolamentazione basata su una valutazione degli stock sostenuta da solide prove scientifiche.

2.1.2. Spratto Lo spratto è il secondo pelagico più abbondante e commercialmente importante del Mar Nero dopo l'acciuga; esso funge inoltre da importante risorsa alimentare per i pesci più grandi. È presente in tutto il Mar Nero; tuttavia, la sua massima abbondanza si rileva nella regione nordoccidentale. In primavera, i banchi migrano verso le acque costiere per nutrirsi. In estate, lo spratto rimane sotto il termoclino stagionale formando dense aggregazioni vicino al fondo (nelle ore diurne) e nello strato misto superiore (nelle ore notturne). Lo spratto raggiunge la maturità a 1 anno e si riproduce per tutto l'anno, anche se il picco di riproduzione si colloca tra novembre e marzo. Le uova e le larve sono soprattutto concentrate vicino al limite della piattaforma e all'interno delle rotazioni cicloniche centrali con uno strato sottomarino relativamente stabile (20–50 m). La competizione per il cibo con la Mnemiopsis leidyi (soprattutto per il Calanus d'acqua fredda e per lo Pseudocalanus copepods) può spiegare, in parte, la riduzione dello stock di spratto osservata all'inizio degli anni Novanta, periodo dell'invasione della popolazione della Mnemiopsis leidyi. Quando agli

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La pesca nel Mar Nero

altri stock commerciali, il massiccio sovrasfruttamento ebbe luogo prima e durante l'invasione della Mnemiopsis il che, probabilmente, aggravò l'esaurimento dello stock. Oltre alla Mnemiopsis leidyi, anche la medusa Aurelia aurita (presente nelle acque più profonde) è responsabile di una forte interferenza trofica con lo spratto. Ciò potrebbe spiegare la concomitanza della fase di declino in termini di reclutamento e biomassa dello spratto e del picco di abbondanza dell'Aurelia aurita durante gli anni Ottanta (Daskalov, 2003). Lo spratto è sempre stato soggetto sia alla pesca artigianale sia alle pesca commerciale con reti da traino pelagiche. Le serie temporali dei principali parametri degli stock mostrano un andamento ciclico quasi decadale che domina l'abbondanza del reclutamento, come nel caso dell'acciuga (Figura 7). Il picco del reclutamento e della biomassa si verificò alla metà degli anni Settanta e Ottanta. Le catture massime si registrarono nel 1989, provocando la più alta mortalità alieutica che precedette il collasso dello stock. I fattori concomitanti del basso reclutamento e della pesca eccessiva, come pure l'invasione della Mnemiopsis, sono state le cause principali del crollo dello stock nel 1990, periodo nel quale, le informazioni provenineti dal settore ricerca (nonché la composizione per età e dimensioni) hanno regolarmente evidenziato un calo del reclutamento, della biomassa e dell'età e taglia medie. Figura 7: Spratto del Mar Nero: reclutamento, biomassa dello stock riproduttivo

(BSR), catture e mortalità alieutica

Fonte: Shlyakhov e Daskalov (2009)

Dopo il crollo dello stock nel 1990 il reclutamento, la biomassa e le catture di spratto iniziarono ad aumentare e lo stock raggiunse, alla metà degli anni Novanta, i precedenti livelli di picco caratteristici degli anni Ottanta e nell'anno 2005, fece riscontrare dimensioni ancora maggiori. Le catture, tuttavia, si attestarono a livelli relativamente bassi a causa della stagnazione economica in Bulgaria, Romania e Ucraina, anche se la mortalità alieutica subì un incremento tra il 1990 e il 2000. Di conseguenza, dopo il 1995 le catture raggiunsero i quantitativi rilevati degli anni Ottanta, attestandosi a circa 70 000 tonnellate nel periodo 2001-2005. La diminuzione delle catture per unità di sforzo di pesca (CPUS) e delle dimensioni medie delle catture nelle attività di pesca in Bulgaria e Romania nel 2006-2007 indicano che il livello attuale della pressione di pesca potrebbe essere eccessivo per le dimensioni della biomassa dello stock sfruttato e che, quindi, potrebbero essere necessari ulteriori limitazioni delle catture.

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Unità tematica B: politiche strutturali e di coesione

2.1.3. Sugarello Il sugarello del Mar Nero è una sottospecie del sugarello maggiore (Trachurus mediterraneus). Si tratta di una specie migratoria presente in tutto il mare, che inella stagine primaverile migra a nord per riprodursi ed alimentarsi. In estate lo si ritrova soprattutto nelle acque della piattaforma sopra il termoclino stagionale ed in autunno, il sugarello migra verso le zone di svernamento lungo le coste anatoliche e caucasiche. Raggiunge la maturità a 1-2 anni durante l'estate, che è anche la principale stagione di alimentazione e crescita. Si riproduce negli strati superiori, sia in mare aperto sia in prossimità della costa. Le uova e le larve si ritrovano spesso in aree caratterizzate da un'elevata produttività. La pesca del sugarello avviene soprattutto nelle zone di svernamento nel Mar Nero meridionale, con reti a circuizione e reti da traino pelagiche. Negli ultimi 40 anni, le maggiori catture di sugarello sono state registrate negli anni che hanno preceduto l'invasione della Mnemiopsis. Nel 1985 si registrò la cattura massima di 141 000 tonnellate, di cui circa 100 000 tonnellate provenienti dalla Turchia (Prodanov et al., 1997). Nel periodo 1971-1989 lo stock crebbe; tuttavia, in ragione delle fluttuazioni delle classi d'età tipiche di questa specie (Figura 8), ad anni di grande abbondanza si alternarono anni di scarsa presenza. Secondo Bryantsev et al. (1994) e Chashchin (1998), la pesca intensiva nelle acque turche nel 1985-1989 portò a un sovrasfruttamento delle popolazione di sugarello e alla riduzione dello stock e delle catture negli anni successivi. Dopo il 1990 si ebbe una drastica diminuzione dell'abbondanza dello stock, che si ridusse del 56%. Nel 1991, lo stock di sugarello calò al minimo di 75 000 tonnellate e le catture a 4 700 tonnellate, venti volte inferiori alle catture medie annuali nel periodo compreso tra il 1985 ed il 1989. Figura 8: Sugarello del Mar Nero: reclutamento, biomassa dello stock riproduttivo

(BSR), catture e mortalità alieutica

Fonte: Shlyakhov e Daskalov (2009)

Inoltre, dall'invasione di Mnemiopsis nell'autunno del 1988, la forte predazione di zooplancton colpì direttamente le larve e il novellame di sugarello, soprattutto in ragione della forte diminuzione dei copepodi Oithona nana e Oithona similis, che costituiscono la principale fonte di alimentazione di questa specie.

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La pesca nel Mar Nero

A differenza dell'acciuga e dello spratto, lo stock di sugarello rimane a livelli molto bassi. La pesca del sugarello, nel periodo 1992-1998 era molto limitata nei paesi dell'ex Unione Sovietica a causa della mancanza di aggregazioni di pesce nelle zone di svernamento. Nelle aree costiere della Crimea e del Caucaso furono pescate piccole quantità di sugarello con reti a trappola. Nelle acque turche, le catture del sugarello nel 1994-2006 raggiunsero le 9 000-11 000 tonnellate, ossia i livelli degli anni 1950-1985 prima dell'inizio della pesca industriale.

2.2. Stock demersali Dal punto di vista della pesca nel Mar Nero, le più importanti specie demersali sono il merlano (Merlangius merlangus), lo spinarolo (Squalus acanthias), il rombo chiodato (Psetta maxima), la triglia di fango e la triglia di scoglio (Mullus barbatus, M. surmuletus) e quattro specie della famiglia dei mugilidi. Le catture medie totali di queste specie demersali nel 1996-2005 furono inferiori alla media complessiva del periodo 1989-2005, e diminuirono in modo evidente dopo il 2000 (Figura 9). Figura 9: Catture complessive delle principali specie demersali nel Mar Nero

(1989-2005)

Fonte: Shlyakhov e Daskalov (2009)

2.2.1. Rombo chiodato Il rombo chiodato è presente su tutta la piattaforma del Mar Nero. Si tratta di un pesce di grandi dimensioni con un ciclo di vita lungo: raggiunge gli 85 cm di lunghezza e i 12 kg di peso, e può vivere più di 17 anni. Le larve e gli avannotti nei primi due mesi vivono nella zona pelagica e si nutrono di zooplancton. Gli adulti si nutrono prevalentemente di pesci, sia demersali (merlani, triglie di scoglio e ghiozzi) sia pelagici (acciughe, spratti, sugarelli e alose). La dieta del rombo chiodato include anche i crostacei (gamberi e granchi), i molluschi e i policheti. Questa specie non effettua migrazioni transfrontaliere distanti, ma migra localmente per la riproduzione, l'alimentazione e lo svernamento tra le aree costiere e il mare aperto (Mappa 6). Il rombo chiodato matura, nella maggior parte dei casi, all'età di 3-6 anni. Si riproduce in estate, dalla fine di marzo alla fine di giugno, in acque con una temperature di 8-12° C. Il picco di riproduzione è a maggio, a profondità che vanno dai 20-40 m ai 60 m. Dopo la riproduzione, il rombo chiodato si sposta verso il basso a 50-90 m e mantiene una vita poco attiva limitandosi all'alimentazione fino all'inizio dell'autunno,

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stagione durante la quale ritorna nelle acque costiere, dove si nutre intensamente. Per lo svernamento, migra a profondità comprese tra i 60 ed i 140 m. Il rombo chiodato è una delle specie alieutiche di maggior valore in tutti i paesi del Mar Nero. In passato la pesca del rombo chiodato è stata effettuata con reti da posta calate sul fondale con una maglia minima di 180 mm nelle acque della Bulgaria, della Georgia, della Romania, della Federazione russa e dell'Ucraina (Prodanov et al., 1997). e di 160-200 mm; Nelle acque turche, invece, sono state utilizzate reti da posta con una dimensione minima delle maglie pari a 160-200 mm e con reti a strascico con maglie di dimensione minima di 40 mm (Tonay e Öztürk, 2003). Dal 2007 la Romania e la Bulgaria applicano una dimensione minima autorizzata della maglia pari a 400 mm per le reti da fondo. Il rombo chiodato viene pescato anche come cattura accessoria con reti a strascico, palangari e reti a circuizione. La pesca del rombo chiodato nelle acque turche del Mar Nero utilizza, per il 72%, reti da posta calate sul fondo e, per il 26%, reti a strascico; il 2% del pescato infine, proviene dalla catture accessorie effettuate con reti a circuizione (Zengin, 2003). Oltre l'80% delle catture di rombo chiodato in Ucraina sono state effettuate attraverso attività di pesca mirate, utilizzando reti con una maglia di 180-200 mm; la parte restante è costituita per lo più da catture accessorie. Nel periodo compreso tra il 1996 ed il 2005, le catture medie annuali di rombo chiodato ammontarono a 1 235 tonnellate per la Turchia e a 177 tonnellate per gli altri paesi del Mar Nero. Agli inizi degli anni Novanta, la pesca del rombo chiodato è stata vietata del tutto oppure largamente limitata in funzione del totale ammissibile di catture in tutti i paesi eccetto la Turchia; le catture di questo periodo, quindi, presentarono livelli trascurabili. Mappa 6: Distribuzione del rombo chiodato nel Mar Nero

Fonte: UNEP/GRID-Arendal (2001)

Come per molte specie demersali, la notevole differenza tra le statistiche registrate e le catture reali costituisce un serio problema quando si tratta di valutare lo stato della popolazione di rombo chiodato e di giustificare misure efficienti per la regolamentazione della pesca. Stando alle valutazioni degli esperti (Shlyakhov e Charova, 2003), la produzione annuale non registrata di rombo chiodato nelle acque ucraine è stata, nel periodo 1992-2002, dell'ordine di 200-800 tonnellate. Tali valutazioni incomplete (che includono soltanto le catture accessorie di rombo chiodato non registrate durante la pesca dello spratto e la pesca di frodo effettuata da parte delle navi turche) dimostrano che la produzione annuale non registrata è stata superiore a quella riscontrabile sulle statistiche ufficiali sulla pesca del rombo chiodato.

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La pesca nel Mar Nero

Nel periodo di base (1967-1988) gli sbarchi turchi hanno rappresentato fino all'82% delle catture totali di tutti i paesi. Nel periodo compreso tra il 1967 ed il 1971 ed in quello tra il 1985 ed il 1992, la pesca turca ha riguardato soprattutto gli stock locali di rombo chiodato in acque proprie; tuttavia, nel 1972-1984 l'attività di pesca si è estesa agli stock occidentali e nordoccidentali in acque internazionali (Acara, 1985). Nel 1985, gli stock occidentali e nordoccidentali si dimostrarono sovrasfruttati. In ragione di ciò, nel 1986 l'ex URSS introdusse il divieto di pesca del rombo chiodato nelle sue acque, presto seguita da Bulgaria e Romania. La Turchia, invece, si rifiutò di aderire al divieto. In seguito all'introduzione dei divieti e delle restrizioni di pesca nei primi anni Novanta, gli stock del rombo chiodato (diminuiti prima del 1989) sperimentarono una parziale ripresa nelle acque di tutti paesi eccetto la Turchia.

2.2.2. Merlano Nel Mar Nero, il merlano è una delle specie demersali più abbondanti. Come il rombo chiodato, il merlano non effettua migrazioni distanti e si riproduce principalmente nella stagione fredda in tutto il bacino. Il merlano produce novellame pelagico che abita lo strato d'acqua superiore ai 10 m per un anno. Il merlano adulto vive in acque fredde (6-10°C) e forma dense concentrazioni a profondità che arrivano fino a 150 m (più spesso a 60-120 m di profondità; Shlyakhov e Charova, 2003). La sua dieta principale si basa sullo zooplancton, su piccoli pelagici e su organismi del benthos (crostacei e policheti). Il merlano, a sua volta, è una specie preda importante per i grandi predatori, per i delfini e per gli uccelli che si cibano di pesce. In Bulgaria, Georgia, Romania, Ucraina e nella Federazione russa il merlano è raramente una specie bersaglio ma viene pescato principalmente come cattura accessoria nella pesca con reti a strascico o nelle attività di pesca non selettiva con reti fisse nelle aree marine costiere. Questa tipologia di pesca si è sviluppata soprattutto in acque rumene. Nel periodo compreso tra il 1996 ed il 2005, la media delle catture totali annue di merlano effettuate dai paesi del Mar Nero (eccetto la Turchia) ammontava a meno di 600 tonnellate. Gli sbarchi di catture accessorie di merlano, maggiori durante le attività di pesca con reti a strascico dello spratto e di altri pesci in Bulgaria, Georgia, Romania e nella Federazione russa, furono specificati nei resoconti ufficiali di questi paesi. Pertanto, le catture accessorie di merlano in acque ucraine nel 1996-2002 furono stimate nel range di 650-1 800 tonnellate (Shlyakhov e Charova, 2003). D'altra parte, le catture accessorie di piccole popolazioni di merlano spesso non venivano classificate ed erano semplicemente scartate (nonostante tale pratica sia vietata dalla legislazione in materia di pesca); in alternativa, venivano registrate nelle statistiche come spratti. Sulla costa meridionale, le concentrazioni di merlano sono più stabili. La Turchia è l'unico paese della regione a condurre attività di pesca del merlano con reti a strascico, consentite da settembre ad aprile all'interno delle aree di mare aperto oltre le tre miglia dalla costa. Nell'ambito delle catture accessorie turche, il merlano risulta al terzo o al quarto posto. Sulla costa orientale della Turchia nel 1990-2000, oltre l'80% degli sbarchi di merlani provenivano dalla pesca con reti a strascico (Zengin, 2003). La ricerca sulla pesca con reti a strascico nelle vicinanze di Samsun indica che, nel 2005, il 75% delle catture di merlano effettuate con questo metodo è stato scartato a causa della ridotta lunghezza media degli esemplari (Knudsen e Zengin, 2006). Gli stock di merlano nelle acque turche si possono definire sovrasfruttati: la ragione principale potrebbe essere l'assenza di qualunque restrizione in termini di dimensioni di catture annuali e/o sforzo di pesca.

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Unità tematica B: politiche strutturali e di coesione

L'andamento incrementale della biomassa di merlano lungo le coste bulgare e rumene è stato associato al miglioramento delle condizioni ecologiche dell'ambiente del Mar Nero dopo il 1993 (Prodanov e Bradova, 2003; Radu et al., 2006). Il ripristino degli stock di piccoli pelagici ha ridotto la pressione sulle popolazioni di merlano, con una conseguente lieve ripresa del loro stock. Un'altra probabile causa del ripristino degli stock di merlano potrebbero essere le naturali variazioni dei parametri di riproduzione, lunghezza-peso ed età (Shlyakhov, 1983), anche se l'intensità della pesca del merlano lungo le coste bulgare e rumene è stata troppo bassa per poter avere un effetto sostanziale sull'abbondanza e la biomassa di questa specie.

2.2.3. Spinarolo Lo spinarolo è presente in tutta la piattaforma del Mar Nero nelle zone caratterizzate da a temperature comprese tra 6 e 15°C. Migra in grandi banchi verso le coste della Crimea, dell'Anatolia e del Caucaso in autunno, per svernare e alimentarsi di acciughe e sugarelli. In Ucraina e in Romania, dove si concentrano gli spinaroli e gli spratti, sono state rilevate zone di svernamento di spinaroli anche a profondità che vanno da 70-80 m a 100-120 m (Kirnosova e Lushnicova, 1990). Le migrazioni riproduttive degli spinaroli si svolgono in primavera e in autunno nelle acque costiere, a una profondità di 10-30 m. Le principali zone di riproduzione sono le acque costiere della Crimea (come la baia di Karkinitsky, le aree vicino allo stretto di Kerč e la baia di Feodosia). Lo spiranolo appartiene alla categoria dei pesci vivipari longevi. È possibile distinguere due picchi di nascita di novellame ad aprile-maggio e soprattutto ad agosto-settembre, in acque con temperature di 12-18° C (Serobaba et al., 1988). La popolazione di spinarolo include 19 classi d'età e, tra le specie alieutiche commerciali del Mar Nero, è seconda solo allo storione per durata del ciclo di vita. Lo spinarolo viene pescato soprattutto come cattura accessoria nelle operazioni con le reti a strascico e a circuizione principalmente nel periodo di svernamento. Le maggiori catture si effettuano lungo le coste turche. Nelle acque ucraine, lo spinarolo viene pescato principalmente in primavera e in autunno con attività di pesca mirata che utilizzano reti con una maglia di 100 mm e palangari. Viene altresì pescato come cattura accessoria nella pesca dello spratto con reti a strascico. Nel 1989-2005, lo stock di spinarolo sulla piattaforma ucraina si è gradualmente ridotto. Ha poi subito un incremento fino al 1981 grazie all'abbondante disponibilità delle specie principali della sua dieta (merlani, spratti, acciughe e sugarelli), per poi diminuire nuovamente con l'intensificazione della pesca dei pescecani (secondo Prodanov et al., 1997). Tuttavia, altri autori ritengono che il ruolo delle attività di pesca nella riduzione dello stock di spinarolo sia stato sopravvalutato: nel 1979-1984, infatti, le catture medie annuali dallo stock del Mar Nero sono state pari a 8 254 tonnellate, ovvero il 4% circa dello stock iniziale, riducendosi poi al 3,5% nel 1989-1992 (Kirnosova, 1990). Anche considerando le catture non registrate, quelle reali non sono state eccessive. La lunghezza media dello spinarolo nel Mar Nero nordoccidentale catturato con le reti a strascico nel 1989-2005 non è diminuita ed è persino aumentata, il che non indicherebbe un sovrasfruttamento di questa specie. Le cause della riduzione dello stock di spinarolo, quindi, potrebbero essere ricondotte ai cambiamenti sopraggiunti nell'ecosistema del Mar Nero e dovuti all'inquinamento e al progressivo deterioramento della capacità riproduttiva delle femmine (Shlyakhov e Charova, 2003).

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La pesca nel Mar Nero

2.2.4. Triglia di fango La triglia di fango5 è presente su tutta la piattaforma del Mar Nero. Preferisce acque con temperature superiori agli 8°C e con un tenore di salinità superiore al 17‰. La triglia di fango raggiunge la maturità a 1-2 anni e, generalmente, vive 4-5 anni raggiungendo una lunghezza di oltre 20 cm. La triglia di fango si riproduce nei periodi caldi, con un picco a metà dell'estate. Le uova e il novellame (fino all'età di 1,5 mesi) sono pelagici; gli adulti vivono vicino al fondo e si alimentano di policheti, crostacei e molluschi. In prossimità delle coste della Crimea e del Caucaso, sono presenti in due diversi tipi (uno stanziale e uno migratorio). Il tipo migratorio presenta il maggior valore commerciale. In primavera, si sposta verso lo stretto di Kerč e il mare di Azov per alimentarsi e riprodursi, per poi ritornare sulle coste della Crimea per lo svernamento. Grazie al suo sapore, la triglia di fango è una specie bersaglio di valore per le attività di pesca. Gran parte delle triglie di fango vengono pescate in acque turche, dove rappresentano la seconda specie bersaglio nella pesca con reti a strascico di fondo dopo il merlano. Nel 1990-2000, il 75% circa degli sbarchi di triglia di fango sono stati pescati con reti a strascico lungo le coste turche del Mar Nero orientale (Zengin, 2003). Le catture medie annuali hanno raggiunto le 2 590 tonnellate e, rispetto ai precedenti sette anni, nel periodo compreso tra il 1996 ed il 2005 sono diminuite del 46%, soprattutto in ragione di una diminuzione delle catture nella parte orientale del Mar Nero. Dal 1999, oltre la metà degli sbarchi di triglie di fango provengono dalle acque turche occidentali, dove la pesca con le reti a strascico è molto meno diffusa. In una certa misura, tale dato dà prova di una pressione eccessiva della pesca con reti a strascico sugli stock di triglia di fango vicino alle coste turche. Nelle acque bulgare e rumene, la triglia di fango non è una specie bersaglio. Viene infatti pescata come cattura accessoria nella pesca con reti a strascico oppure insieme ad altre specie nelle attività di pesca non selettiva con reti a trappola. Nel 1996-2005, le catture di triglia di fango nelle acque bulgare sono leggermente aumentate. Nelle acque della Georgia, nel periodo 1989-1996, non sono state riportate catture di triglia di fango oppure sono state incluse nel gruppo "altri pesci", mentre tra il 1997 ed il 2005 le catture medie annuali hanno raggiunto le 28 tonnellate. Lungo le coste della Federazione russa, la pesca mirata della triglia di fango viene effettuata soprattutto con attrezzi da pesca fissi, mentre nelle acque ucraine, per quanto riguarda la triglia,. è stata consentita soltanto la pesca con ciancioli da riva e raschietti. Tuttavia, la quota più consistente delle catture è riconducibile alla pesca non mirata con trappole di fondo (Shlyakhov e Charova, 2003). La quantità di catture di triglia di fango non registrate è indefinita.

2.2.5. Cefalo (Mugilidae) Tra le sei specie di cefalo della famiglia dei Mugilidae che vivono nel Mar Nero, tre specie autoctone (Liza aurata, Mugil cephalus e Liza saliens) ed una acclimatata So-iuy Mugil (Liza haematocheilus) hanno un valore commerciale. I cefali sono presenti in tutte le acque costiere e negli estuari adiacenti al mare. Le loro rotte migratorie passano lungo l'intera costa e attraverso lo stretto di Kerč (da e verso il mare di Azov). Le migrazioni che i cefali effettuano per lo svernamento sono più intensive a novembre. Lo svernamento dei cefali alloctoni (che amano il caldo) si svolge nelle strette zone costiere e nelle baie a profondità inferiori ai 25 m e le loro migrazioni dalle zone di alimentazione al Mar Nero per la riproduzione, hanno luogo tra la fine del mese di agosto ed il mese di settembre. Lo stock

5 Due specie fisiologicamente simili, ossia la triglia di fango e la triglia di scoglio (Mullus barbatus e Mullus

surmuletus) appartengono alla famiglia delle triglie (Mullidae). In questa sede il nome triglia di fango è utilizzato per entrambe le specie.

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più abbondante è quello del Mar Nero settentrionale, nelle acque dell'Ucraina e della Federazione russa. Tutti gli Stati costieri sono impegnati nella pesca del cefalo. Grazie alla sua posizione geografica e all'ampio utilizzo di attrezzi da pesca non fissi per la cattura di questa specie, la Turchia presenta il maggior numero di sbarchi. La pesca del cefalo So-iuy Mugil lungo le coste anatoliche viene effettuata principalmente fuori dalle zone di pre-riproduzione e riproduzione. In altri paesi, la pesca del cefalo viene praticata con attrezzi da pesca fissi con trappole di diversa foggia. Gli anni Ottanta e gli inizi degli anni Novanta sono stati caratterizzati da una presenza di stock di cefalo molto limitata nelle coste del Caucaso e della Crimea; di conseguenza, ne fu proibita la pesca. Le popolazioni di cefalo hanno iniziato a riprendersi solo alla fine degli anni Novanta, periodo nel quale, oltretutto le attività di pesca sono diventate meno intensive.

2.3. Stock ittici anadromi I pesci anadromi sono caratterizzati da un ciclo vitale costituito da periodi marini (per lo svernamento e l'ingrasso) e da periodi in acqua dolce (per la riproduzione). Tra le specie anadrome del Mar Nero vi sono l'alosa del Mar Nero (Alosa pontica) e tre specie di storioni, (Acipenser gueldenstaedtii, Acipenser stellatus e Huso huso). I pesci anadromi figurano all'ultimo posto per quanto riguarda il volume delle catture (Figura 3), ma il loro elevato consumo e valore economico ne determina il ruolo specifico nella struttura delle risorse marine. Figura 10: Numero totale di catture delle principali specie ittiche anadrome nel

Mar Nero (1989-2005)

Fonte: Shlyakhov e Daskalov (2009)

Gli stock di pesci anadromi consistono soprattutto delle popolazioni del Danubio. Le catture annuali di specie anadrome sono diminuite significativamente nel periodo compreso tra il 1996 ed il 2005 rispetto algli anni precedenti (Figura 10). I quantitativi minimi di catture sono stati osservati durante l'anno 1999, e successivamente si è verificato un incremento delle quantità annuali di pescato, dovuto soprattutto alla ripresa dell'alosa del Mar Nero.

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La pesca nel Mar Nero

2.3.1. Storioni Delle sei specie di storioni della famiglia Acipenseridae presenti nel Mar Nero e nei suoi affluenti, tre specie denominate storione russo (Acipenser gueldenstaedtii), storione stellato (Acipenser stellatus) e storione ladano (Huso huso) sono le più diffuse. Si tratta di pesci di grandi dimensioni con un lungo ciclo vitale: lo storione ladano vive fino a 100 anni, raggiungendo il peso di oltre una tonnellata e una lunghezza pari a 490 cm; l'età massima registrata per lo storione russo è di 37 anni, con una lunghezza di 236 cm e un peso di 115 kg; lo storione stellato raggiunge 218 cm di lunghezza, 54 kg di peso e 23 anni di età. Lo storione russo e lo storione stellato si nutrono principalmente di organismi bentonici, in particolare molluschi e policheti. Lo storione ladano è un predatore tipico e si nutre esclusivamente di pesce. Mappa 7: Distribuzione dello storione nel Mar Nero

Fonte: UNEP/GRID-Arendal (2001)

Gli storioni anadromi compiono lunghe migrazioni nel corso della loro vita dal mare verso i fiumi, e poi nuovamente verso il mare dopo il completamento della riproduzione (Mappa 7). Le acque costiere dell'Ucraina sono il principale areale di ingrasso e svernamento per le popolazioni di storioni russi, storioni stellati e giovani esemplari di storione ladano del Danubio e dello Dnepr. I fiumi Danubio, Dnepr e Rioni offrono gli habitat maggiormente adatti allo svolgimento della fase riproduttiva di questi animali e la maggior parte degli storioni adulti proviene dalle acque del Danubio e del Dnepr. Le popolazioni di storione russo, storione stellato e storione ladano del Danubio sono tutte abbondanti. per quanto riguarda la situazione del fiume Dnepr, lo storione russo è il più numeroso e la riproduzione artificiale (ripopolamento) svolge un ruolo importante nel mantenerne la popolazione sopra un certo livello. Nel 1998 le specie di storione sono state inserite nella Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e di fauna selvatiche minacciate di estinzione (CITES, appendice II/Notifica alle parti n. 1998/13 Conservazione degli storioni), a causa dello stato non ottimale delle popolazioni di storioni. Secondo il parere degli esperti IUCN, gli stock di storioni migratori nel basso Danubio sono stati sottoposti a un eccessivo sfruttamento e, mantenendo tale tasso di sfruttamento, sarebbe stato inevitabile un collasso degli stock. Le statistiche sulle attività di pesca mirata e non mirata documentano ufficialmente solo le catture e o le catture accessorie. Le catture non dichiarate per occultamento, nel caso di pesca autorizzata, o attribuibili a bracconaggio, nonché il pesce morto non sbarcato per

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Unità tematica B: politiche strutturali e di coesione

diverse ragioni (pesce morto nelle reti, catture non consentite e quindi scartate ecc.) non sono state di norma incluse nelle statistiche, ma il loro numero potrebbe essere molto superiore alla portata delle catture dichiarate ufficialmente. Pertanto, qualsiasi valutazione affidabile dello stato degli storioni deve comprendere la quota delle catture non dichiarate (Prodanov et al., 1997; Navodaru et al., 1999; Shlyakhov et al., 2005). Dopo la dissoluzione dell'USSR, le catture non dichiarate sono aumentate fino a 280 tonnellate nel 1994 a causa della pesca illegale dei gruppi di storioni che svernavano nella baia di Karkinitsky (Zolotarev et al., 1996). Circa il 60-70% di tali catture illegali era costituito da storione russo. Le catture di storioni non dichiarate, nell'anno 1995, sono state stimate a circa 600 tonnellate , ossia 12 volte superiori alle catture ufficialmente dichiarate da tutti i paesi del Mar Nero. Si presume che tale numero sia persino superiore, dal momento che i calcoli non prendevano in considerazione tutte le zone di pesca allo storione e non sono state apportate correzioni per quanto riguarda i pesci morti in mare. Nel Mar d'Azov, le catture non dichiarate medie annue di storione russo, per il periodo 1988-1997, sono state stimate tra le 2 000 e le 4 800 tonnellate. Il sovrasfruttamento delle risorse ittiche ha portato al collasso degli stock di storione nel Mar d'Azov in meno di 10 anni e non si è ancora avuta una ripresa nonostante il divieto totale delle attività di pesca commerciali, che è stato imposto dopo l'anno 2000 da parte delle autorità della Federazione russa e dell'Ucraina. Il divieto delle attività di pesca commerciale allo storione da parte della Turchia nel 1997, dell'Ucraina nel 2000 e della Romania nel 2006 è stato un passo importante verso la conservazione degli stock di storione. Tuttavia, tali misure, così come il ripopolamento insufficiente e un controllo non efficace del bracconaggio, non possono risolvere il problema transfrontaliero. È necessario che tutti i paesi del Mar Nero agiscano di concerto.

2.3.2. Alosa del Mar Nero L'alosa del Mar Nero (Alosa pontica) è un pesce anadromo pelagico che raggiunge i 45 cm di lunghezza e la maturità a 3-4 anni. Gli esemplari catturati raggiungono al massimo un'eta di 6-8 anni. L'alosa del Mar Nero matura si nutre principalmente di pesce (acciuga e spratto) e, in misura minore, di crostacei. Si ritiene che nel Mar d'Azov e nel Mar Nero vivano due popolazioni di alosa del Mar Nero (del Don e del Danubio). La popolazione del Don sverna nella parte orientale del mare, dalle coste della Crimea fino a Batumi, mentre la popolazione del Danubio nella parte occidentale. Altri studi hanno indicato un'ulteriore zona di svernamento lungo le coste turche. La popolazione del Danubio migra nei fiumi Danubio, Dnepr e Dnestr per la riproduzione nella stagione primaverile. La pesca dell'alosa viene condotta sia in mare, durante il periodo di migrazione primaverile in Bulgaria e in Romania, sia durante la fase di svernamento in Turchia e nei fiumi occidentali in Bulgaria, Romania e Ucraina. Tale attività di pesca è quasi assente nelle acque territoriali della Georgia e della Federazione russa. Dopo il picco nel 1974-1975 fino all'inizio degli anni Novanta, lo stock e le catture di alosa del Mar Nero sono diminuite gradualmente anche escludendo le catture turche. Dopo il 1989, le statistiche includevano anche le catture turche che ammontavano a 2 000-4 000 tonnellate dal 1989 al 1995. L'intensificazione delle catture in acque turche era dovuta molto probabilmente al desiderio dei pescatori di compensare le perdite dovute al collasso della pesca delle acciughe e dei sugarelli. Tale pesca estensiva ha causato un drastico calo delle catture di alosa dopo il 1994 fino a meno di 500 tonnellate tra il 1999 e il 2001. Le catture turche sono aumentate nuovamente nel 2005, superando le 1 000 tonnellate. Tra il 1989 e il 1998, le catture di Bulgaria, Romania e Ucraina ammontavano approssimativamente allo stesso livello di 1 000 tonnellate. Sono diminuite drasticamente nel 1999 e in seguito sono lievemente aumentate.

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La pesca nel Mar Nero

Lo stato attuale della popolazione del Danubio di alosa del Mar Nero è considerato come non ottimale. Anche prendendo in considerazione gli sfortunati cambiamenti ecologici dovuti a fattori naturali come l'abbassamento dei livelli idrici, la temperatura dell'acqua e l'inquinamento che potrebbero influire sulla riproduzione dell'alosa nel Danubio, la causa più importante della diminuzione dello stock pare essere la pesca eccessiva, in particolare nella zona del delta del Danubio (Radu, 2006). Le attività di pesca illegali di alosa nel basso Danubio nel corso dell'ultimo decennio hanno assunto proporzioni notevoli, sebbene non siano ancora state stimate adeguatamente. Le attività di pesca marina della Turchia hanno probabilmente contribuito in modo analogo all'eccessivo sfruttamento dello stock di alosa nel Danubio.

2.4. Molluschi Tra i molluschi, le specie con il maggior valore commerciale sono il mitilo mediterraneo (Mytilus galloprovincialis), le vongole (Chamelea gallina, Tapes spp.) e la lumaca di mare (Rapana). Le prime due specie sono pescate principalmente in Turchia e l'ultima in tutti i paesi del Mar Nero. Le catture di molluschi tra il 1996 e il 2005 mostrano una tendenza all'aumento (Figura 11). Figura 11: Numero totale di catture delle principali specie di molluschi nel Mar

Nero (1989 - 2005)

Fonte: Shlyakhov e Daskalov (2009)

2.4.1. Mitilo mediterraneo Il mitilo mediterraneo (Mytilus galloprovincialis) ha il valore commerciale più elevato tra tutti i molluschi del Mar Nero. È una delle specie macrozoobentoniche più abbondanti nel Mar Nero. Vive in comunità presenti lungo tutta la costa, dal litorale fino a una profondità di 55-60 m. Dal 1989 al 2005, le attività di pesca dei mitili erano sviluppate in Turchia e Ucraina, mentre la raccolta nelle acque della Bulgaria e della Federazione russa era meno

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importante. In quel periodo, Georgia e Romania non raccoglievano affatto i molluschi. Rispetto al precedente periodo 1989-1995, la raccolta di mitili dal 1996 al 2005 evidenzia una forte riduzione nei volumi di catture nelle acque della Turchia e dell'Ucraina. I banchi di mitili mediterranei sono stati fortemente compromessi e le percentuali di produzione sono diminuite. Nelle acque ucraine, il deterioramento degli insediamenti di mitili si è verificato essenzialmente a causa del peggioramento delle condizioni ambientali e dell'impatto antropico, in particolare dovuto alla pesca a strascico (Fashchuk et al., 1991; Gubanov, 2005). Gli insediamenti più abbondanti di tale mollusco si trovavano nel bacino nordoccidentale. Fino alla metà degli anni Settanta, la biomassa di mitili nel nordovest del Mar Nero oscillava tra gli 8 e i 12 milioni di tonnellate. Negli anni seguenti, le gravi morie di organismi del fondale si sono verificate quasi ogni anno a causa della carenza di ossigeno nello strato d'acqua prossimo al fondo. Questo ha portato a un ringiovanimento della popolazione di mitili rispetto al periodo precedente. Negli anni Ottanta lo stock di mitili complessivo nella piattaforma nordoccidentale ucraina si era ridotto a 4-6 milioni di tonnellate (Zaitsev, 1992). Il novellame costituiva la popolazione di base nei diversi stadi giovanili. In alcuni anni, la percentuale di novellame ha raggiunto il 75% della popolazione totale.

2.4.2. Lumaca di mare Rapana La specie di mollusco in oggetto è la Rapana venosa, ma è usata anche la denominazione Rapana thomasiana (Figura 12). Si suppone che sia arrivata nel Mar Nero nell'acqua di zavorra proveniente dalle regioni dell'Oceano Indiano e dell'Oceano Pacifico (Sorokin, 1982). Vicino alla costa ucraina, la lumaca di mare raggiunge la maturità all'età di 2-3 anni; vive 8-9 anni e si riproduce nel periodo più caldo (luglio-settembre). Le larve pelagiche di lumaca di mare si nutrono di nanoplancton. Gli adulti si nutrono principalmente di bivalvi delle famiglie Cardiidae, Mytilidae, Veneridae e Arcidae, e si spostano su lunghe distanze per nutrirsi. In alcuni periodi dell'anno, si sotterrano nel fondo. L'introduzione di tale mollusco predatore nell'ecosistema del Mar Nero si è rivelata una catastrofe per le biocenosi di ostriche. Nelle acque marine ucraine, la lumaca di mare ha distrutto i banchi di ostriche nella zona dello stretto di Kerch e nella baia di Karkinitsky, e ha danneggiato anche le biocenosi di altri molluschi fino a 30 m di profondità. La distribuzione di lumache di mare è correlata alla riduzione dell'areale e della densità degli insediamenti di mitili, in particolare vicino alle coste dell'Anatolia e del Caucaso. La Turchia ha condotto una raccolta su larga scala di lumaca di mare fin dalla metà degli anni Novanta, e anche altri paesi del Mar Nero hanno partecipato a tale attività di pesca. Le catture turche sono rimaste, tuttavia, molto superiori alle catture degli altri paesi e sono aumentate notevolmente nel corso del primo decennio del 2000. L'analisi delle attività di pesca lungo la costa orientale della Turchia (provincia di Samsun) evidenzia che il numero di pescherecci che utilizzavano draghe per la raccolta di lumache di mare tra il 2000 e il 2005 è aumentato notevolmente, tipicamente con imbarcazioni che uniscono il dragaggio per la cattura delle lumache di mare, la pesca a strascico e la pesca con le reti (Knudsen e Zengin, 2006). Sebbene le risorse di tale mollusco continuino a resistere, una simile intensità di pesca e l'attuazione su larga scala della pesca con l'ausilio di draghe hanno un effetto deleterio per l'ecosistema del fondale marino nel suo insieme. La lumaca di mare è diventata una risorsa importante da un punto di vista commerciale anche in Bulgaria dopo il 1994. La pesca a strascico e il dragaggio sono ufficialmente vietati, ma tali attrezzi vengono ancora usati per la pesca delle lumache di mare. Secondo le valutazioni dell'associazione di pesca privata di Bourgas, gli sbarchi di lumaca di mare erano 17 volte più elevati di quanto dichiarato ufficialmente (8 557 tonnellate nel 2005;

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La pesca nel Mar Nero

Raykov, 2006). Fino all'inizio degli anni Novanta, lungo la costa ucraina, la lumaca di mare veniva catturata a livello amatoriale e la conchiglia usata come un souvenir. Tra il periodo iniziale di sfruttamento commerciale nel 1990 e il periodo di pesca intensiva, gli stock di lumaca di mare sono diminuiti da 1 500-2 800 tonnellate (popolazione vergine) a 1 300 tonnellate (popolazione sfruttata), il che prova la portata dell'impatto della pesca con ausilio di draghe. L'utilizzo di draghe a lame ha avuto effetti negativi sull'ecosistema dei fondali. Figura 12: Rapana venosa che mangia un mitilo

Fonte: http://blacksea-education.ru

2.4.3. Veneridi – Vongole La vongola (Chamelea gallina) è un piccolo mollusco bivalve, che vive sui fondali sabbiosi fino a una profondità di 35 m. Raggiunge la maturità nel secondo anno di vita e si riproduce nei periodi caldi dell'anno (luglio–settembre). Le larve sono pelagiche. Il mollusco adulto è un filtratore e si nutre di seston. Le biocenosi delle vongole sono caratterizzate da un'abbondante biomassa. Nel Mar Nero nordoccidentale la maggiore presenza di veneridi si osserva tra i 7 e gli 8 metri di profondità sui fondali sabbiosi (fino a 600-800 individui per m2 e anche di più nelle zone meridionali). La Turchia è l'unico paese che cattura regolarmente vongole nel Mar Nero. Le dinamiche della raccolta sono caratterizzate da una rapida crescita per i primi tre anni dall'inizio di talre attività, con un successivo periodo di declino della durata di cinque anni. Tra il 1996 e il 2005, si è osservato un aumento degli sbarchi; le catture medie annue ammontavano a 9 459 tonnellate. Le draghe idrauliche che operano nella pesca delle veneridi si trovano principalmente lungo la costa sudoccidentale del Mar Nero. La pressione sui diversi siti lungo la costa è disciplinata da periodi di chiusura e apertura che variano da stagione a stagione. La sua produzione sostenibile richiede una standardizzazione dei setacci, un congelamento delle licenze di pesca delle vongole, l'istituzione di quote e la suddivisione delle zone di pesca tra pescherecci. A causa della mancanza di un mercato per le vongole in Turchia, queste sono esportate negli Stati dell'UE in scatola o surgelate.

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La pesca nel Mar Nero

3. EVOLUZIONE DELLE ATTIVITÀ DI PESCA NEL MAR NERO

La pesca marittima rappresenta un settore economico importante negli Stati del Mar Nero; la quasi totalità degli stock ittici commerciali nel Mar Nero viene poi ripartita tra gli Stati confinanti. Il presente capitolo illustra l'evoluzione del settore nell'intero bacino.

3.1. Sbarchi Gli sbarchi complessivi dichiarati nel Mar Nero evidenziano diversi picchi e fasi di calma, determinati principalmente dalla fluttuazione negli sbarchi di acciuga, con un picco pari a 818 961 tonnellate nel 1984. Dopo un drastico declino tra il 1989 e il 1991, gli sbarchi sono aumentati nuovamente ma non sono tornati ai livelli raggiunti a metà anni Ottanta (Figura 13). Il valore degli sbarchi dichiarati riflette la tendenza delle catture, con un picco attorno al 1985 di circa 792 milioni di dollari statunitensi6 (Figura 14). In termini di sbarchi nazionali, la crisi delle risorse verificatasi intorno al 1990 ha provocato un drastico crollo delle catture in tutti i paesi del Mar Nero (Figure 15 e 16). L'effetto combinato della crisi e del peggioramento delle condizioni economiche negli Stati dell'ex Unione Sovietica dopo il 1989 ha modificato drasticamente la pesca nel Mar Nero. La Turchia è emersa come la nazione con le più importanti attività di pesca nel Mar Nero e ha letteralmente surclassato tutti gli altri paesi, sia in termini di volume sia di valore delle catture (fino all'89% del volume degli sbarchi totali e al 91% del valore nel 1993; Figure13 e 15). Figura 13: Volume degli sbarchi nel Mar Nero suddiviso per paese, 1950-2006

Fonte: www.seaaroundus.org

6 In dollari USA reali del 2000.

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Unità tematica B: politiche strutturali e di coesione

Figura 14: Valore degli sbarchi nel Mar Nero suddiviso per paese, 1950-2006

Fonte: www.seaaroundus.org Figura 15: Volume degli sbarchi nei paesi del Mar Nero, 1950-2006

0

50.000

100.000

150.000

200.000

250.000

300.000

350.000

400.000

450.000

500.000

1950 1960 1970 1980 1990 2000 2010

Year

Lan

din

gs

(t)

Bulgaria

Romania

Ukraine

Georgia

Russia

Turkey

Fonte: www.seaaroundus.org

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La pesca nel Mar Nero

Figura 16: Sbarchi in Bulgaria e in Romania (dettagli della figura 15; si noti la diversa portata degli sbarchi)

0

2.000

4.000

6.000

8.000

10.000

12.000

14.000

16.000

18.000

20.000

1950 1960 1970 1980 1990 2000 2010

Year

Lan

din

gs

(t)

Bulgaria

Romania

Fonte: www.seaaroundus.org

Tra il 1970 e il 2005, il 98-99% delle catture è stato sbarcato nei paesi confinanti. Italia e Spagna, che nel periodo 1950-1969 erano i Paesi ai quali veniva attribuita una parte significativa delle quantità di pesce sbarcato (fino al 27,2% e al 12,8%, rispettivamente) hanno ripreso la loro attività nel Mar Nero nel 2005. Come evidenziato in precedenza, una pressione di pesca intensa e sregolata (compresa la pesca illegale) negli anni Sessanta e Settanta ha portato ad uno sfruttamento eccessivo della maggior parte degli stock ittici7. Solo cinque dei 26 stock commerciali pescati negli anni Sessanta e Settanta erano ancora commercialmente convenienti negli anni Ottanta (Commissione per il Mar Nero 2002). Il Mar Nero è caratterizzato da un elevato livello di specie in stato di collasso, con quasi il 90% degli sbarchi derivati da stock sottoposti a eccessivo sfruttamento (Heileman et al., on line). Prima degli anni Settanta, nel Mar Nero, vi erano stock abbondanti di numerose specie a elevato valore , come il tonno (Auxis rochei rochei, Thunnus thynnus, Thunnus allalunga ed Euthynnus alletteratus), il pesce spada (Xiphias gladius), lo sgombro (Scomber japonicus, Scomber scombrus, Trachurus mediterraneus e Trachurus trachurus). I grandi pelagici, in particolare tonni e pesce spada, sono stati fortemente sfruttati con l'introduzione dei ciancioli negli anni Sessanta e Settanta, e tramite attività di pesca su larga scala con palangari di superficie e reti da posta negli anni Ottanta (Caddy, 1993). Nel Mar Nero oggi non si cattura alcuna specie di tonno. Il tonno rosso (Thunnus thynnus) è scomparso dalle acque rumene dagli anni Sessanta (Dumont et al., 1999), e una drastica riduzione dello stock di tonno rosso è stata segnalata alla fine degli anni Ottanta (Zaitsev e Mamaev, 1997). Inoltre, dal 1986 non è stato catturato né avvistato alcun esemplare di questa specie nel Mar Nero turco. La riduzione della popolazione di tonno rosso del Mar Nero ha probabilmente raggiunto i livelli dell'estinzione (Karakulak e Oray, 2009).

7 Per una presentazione dettagliata degli stock ittici principali, cfr. il capitolo 2.

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Gli sbarchi di rombo, di pelagici migratori e di specie anadrome, in particolare dello storione, sono diminuiti giungendo a bassi livelli negli ultimi decenni. Alcune specie di elevato valore come lo sgombro, il luccio (Esox sp.), il persico (Sander sp.), il rutilo (Rutilus sp.) e l'orata (per esempio, Abramis sp.) sono praticamente scomparse. All'inizio degli anni Settanta venivano intensamente sfruttate anche la maggior parte delle risorse demersali (Caddy, 1993).

3.2. Flotte pescherecce Dalla fine degli anni Ottanta, si sono verificate delle modifiche importanti nelle dimensioni delle flotte pescherecce del Mar Nero. Gli effetti della crisi delle risorse, uniti alle diverse combinazioni delle attività di pesca negli ex Stati comunisti, hanno portato a un drammatico cambiamento nell'importanza relativa delle flotte pescherecce nei paesi del Mar Nero. Le attività di pesca turche hanno risentito della crisi delle risorse come le attività di pesca del Mar Nero settentrionale, ma per diverse ragioni si sono rivelate più resistenti (Knudsen, 2008). A loro volta, il crollo dell'Unione Sovietica e i cambiamenti nelle relazioni internazionali, nelle politiche e nelle economie statali hanno portato a modifiche strutturali nelle attività di pesca di Bulgaria, Romania, Ucraina, Russia e Georgia (Knudsen e Toje, 2008). L'introduzione dell'economia di mercato, l'interruzione dei sussidi statali e il declino economico hanno indebolito la domanda. La mancanza di fondi utilizzabili per l'investimento in nuove attrezzature e per la sostituzione di quelle obsolete nei settori della cattura e della trasformazione, come pure la critica situazione in termini di risorse, hanno indebolito gravemente le flotte pescherecce di questi Paesi. La tensione socioeconomica derivata dalla transizione alla proprietà privata in paesi in cui prima i mezzi di produzione erano di proprietà dello Stato è stata forte (per esempio, Knudsen e Toje, 2008). Intanto, gli investimenti nella flotta turca sono proseguiti e, nel 1995, la sua superiorità numerica era schiacciante ed era quantificabile a circa il 95% del numero complessivo dei pescherecci nel Mar Nero (Caddy, 2008; Knudsen, 2008). Per questa ragione, di seguito sarà illustrato in maggiore dettaglio l'attuale stato della flotta turca. Nel 2009, i pescherecci turchi nel Mar Nero erano 5 9738, rappresentando il 35% della flotta turca nel Mediterraneo, nell'Egeo, nel Mar di Marmara e nel Mar Nero (Istituto di statistica turco, 2009). La maggior parte di tali pescherecci è costituita da piccole imbarcazioni gestite da un insieme di pescatori dediti alla pesca professionale e da altri che invece praticano la pesca di sussistenza o ricreativa. I pescherecci di lunghezza inferiore ai 10 m costituiscono l'83,8% del numero complessivo delle imbarcazioni (Tabella 3). In termini di capacità, i più diffusi sono i pescherecci che pesano meno di 10 tonnellate e caratterizzati da una potenza inferiore ai 100 kW (86,1% e 82,6% rispettivamente). La capacità combinata dei piccoli pescherecci è significativa e, poiché si concentrano essenzialmente nelle acque costiere, possono avere un forte impatto sulle specie che vivono in tali acque. La grande maggioranza dei pescherecci ha uno scafo di legno (92,3%). Meno del 6% dei pescherecci sono dotati di generatore, impianti per la surgelazione o per il ghiaccio. Circa il 21,2% dei pescherecci sono dotati di radar a bordo e un numero relativamente basso ha un sonar (4,8%), un ecoscandaglio (15,1%) o il GPS (13,3%). In generale, i pescherecci attivi al largo della costa turca occidentale hanno una potenza individuale del motore superiore e sono meglio attrezzati dei pescherecci operanti intorno alla costa orientale.

8 Cfr. il riquadro 1 per un confronto delle flotte pescherecce rumena e bulgara.

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La pesca nel Mar Nero

Tabella 3: Caratteristiche dei pescherecci turchi nel Mar Nero, 2009

LUNGHEZZA

(m) N. %

TONNELLAGGIO (SL)

N. % POTENZA

(kW) N. %

1-4 3 557 59,6 1-4 4 474 74,9 1-9 2 006 33,6

5-9 1 446 24,2 5-9 670 11,2 10-19 1 018 17,0

10-29 232 3,9 10-29 334 5,6 20-49 1 145 19,2

30-49 202 3,4 30-49 135 2,3 50-99 764 12,8

50-99 167 2,8 50-99 138 2,3 100-199 537 9,0

100-199 251 4,2 100-199 152 2,5 200-499 283 4,7

200-499 110 1,8 200-499 63 1,1 >500 220 3,7

>500 8 0,1 >500 7 0,1

Totale 5 973 100 Totale 5 973 100 Totale 5 973 100

Fonte: Istituto di statistica turco (2009) Tabella 4: Pescherecci turchi per tipo di attività, 2009

TIPO MAR NERO ORIENTALE

MAR NERO OCCIDENTALE

MAR NERO TOTALE

N. % N. % N. %

Peschereccio per traino 54 1,6 98 3,8 152 2,5

Peschereccio a cianciolo 109 3,2 51 2,0 160 2,7

Peschereccio per traino e circuizione 97 2,8 226 8,8 323 5,4

Nave da trasporto 87 2,5 20 0,8 107 1,8

Altri 3 066 89,8 2 165 84,6 5231 87,6

Totale 3 413 100 2 560 100 5 973 100

Fonte: Istituto di statistica turco (2009) La maggior parte dei pescatori nel Mar Nero turco è impiegata nel settore della pesca su piccola scala e utilizza attrezzature di base (in particolare tramagli e palangari). Circa il 10,6% dei pescherecci utilizza reti da traino, ciancioli oppure entrambi (Tabella 4), con una presenza maggiore dei pescherecci da traino nel Mar Nero occidentale. Il dragaggio viene utilizzato nella pesca delle lumache di mare (nel Mar Nero orientale) e per le verenidi (nel bacino occidentale).

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Figura 17: Sbarchi per tipo di pesca, 1950-2006

Fonte: www.seaaroundus.org

Come visto in precedenza, la maggior parte delle catture del Mar Nero riguarda gli stock ittici pelagici. La struttura degli sbarchi complessivi del Mar Nero classificati in base all'attrezzo da pesca utilizzato, riflette tale caratteristica (Figura 17). I ciancioli, le reti da traino pelagiche e le lampare sono chiaramente prevalenti dalla fine degli anni Sessanta e il loro effetto complessivo ha portato a un notevole picco degli sbarchi tra il 1970 e il 1990. La pesca a strascico, un metodo di pesca importante in termini di sbarchi, rappresenta una questione molto controversa. Si ritiene che questa tipologia di pesca effettuata su larga scala, in particolare per lo spratto, abbia svolto un ruolo importante nelle alterazioni strutturali e funzionali dell'ecosistema nel Mar Nero nordoccidentale (Eremeev e Zuyev, 2007). La pesca a strascico nella piattaforma nordoccidentale è iniziata negli anni Settanta e sono state effettuate oltre 120 000 operazioni tra il 1979 e il 1986. La pesca a strascico influisce direttamente sull'ecosistema marino distruggendo meccanicamente il fondale, danneggiando o distruggendo le comunità bentoniche. Inoltre, dal momento che nei sedimenti marini si depositano molti inquinanti, la risospensione causata dalle reti a strascico li riporta nella catena alimentare. Altri importanti effetti negativi della pesca a strascico derivano dalla porzione sottile di sedimenti sollevati nell'acqua che ne alterano la trasparenza inibendo la fotosintesi. La torbidezza dell'acqua è considerata una delle principali ragioni del degrado dell'area nella quale è presente la Phyllophora di Zernov nel Mar Nero (Gubanov, 2005). Le particelle sottili vengono diffuse tramite le correnti su lunghe distanze e si depositano nuovamente lontano dalla zona della pesca a strascico. Di conseguenza, oltre 5 000 km2 della piattaforma a ovest della Crimea sono stati coperti da uno strato di limo generalmente spesso 2-5 cm, ma che raggiunge i 50 cm in alcuni punti (Eremeev e Zuyev, 2007). La presenza di macrobenthos in queste zone è diminuita in modo significativo e le specie più colpite sono stati i mitili (Zaitsev et al., 1999; Gubanov, 2005). Ampie zone di riproduzione ed alimentazione per la maggior parte delle specie ittiche demersali, compresi gli storioni, i rombi, i ghiozzi e altri, sembrano essere state distrutte dai depositi di limo e il declino dello stock di rombi nella piattaforma occidentale della Crimea è stato associato alla distruzione del biotopo causata dalla pesca a strascico (Eremeev e Zuyev, 2007).

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La pesca nel Mar Nero

Riquadro 1: Romania e Bulgaria

Bulgaria Come la Romania, la Bulgaria gestiva un'importante flotta d'alto mare attiva nell'Oceano Atlantico dal 1965 al 1990, ma dall'inizio degli anni Novanta le attività di pesca bulgare si sono concentrate nuovamente sulla zona costiera del Mar Nero. Attualmente, la flotta bulgara è costituita da 2 332 pescherecci, la maggior parte dei quali sono piccole imbarcazioni utilizzate per la pesca su piccola scala, ma vi sono anche 135 pescherecci oltre i 12 m (circa il 6% della flotta). Il porto più importante è Varna, sia per quanto concerne il numero di pescherecci (25% della flotta peschereccia bulgara) che per la loro capacità (31% del tonnellaggio lordo e 28% della potenza motore). Burgasi è il secondo porto bulgaro, con il 13% dei pescherecci (ma la capacità individuale è quasi pari a quella di Varna in termini di tonnellaggio lordo). Altri porti significativi sono Nessebar, Sozopol e Tzarevo sulla costa meridionale della Bulgaria (ciascuno con circa il 9% della flotta). A partire dall'anno 2007 sia il numero di pescherecci che la loro capacità sono diminuiti leggermente .

Gli anni Settanta e Ottanta in Romania hanno visto una produzione intensa di pesca marina; la flotta rumena operava nell'Atlantico a ovest della costa africana e al largo delle coste del Labrador. Dopo il 1990, l'attività di pesca si è concentrata nel Mar Nero. Attualmente, la flotta peschereccia è costituita da 468 pescherecci, la maggior parte dei quali costituita da piccole imbarcazioni che pescano con reti fisse nelle acque costiere (le imbarcazioni di lunghezza inferiore ai 12 m costituiscono il 95% della flotta). Una dozzina di pescherecci da traino pesca piccole specie pelagiche nella zona costiera delle 12 miglia. Circa la metà dell'intera flotta peschereccia è registrata nei porti del delta del Danubio. Il resto si concentra in due poli: Constanta (39%, con i vicini porti di Tomis 18% e Mamaia 14%), e Mangalia (30%). Constanta è di gran lunga il porto principale in termini di capacità (il 53% della stazza lorda complessiva della flotta rumena e il 45% della potenza motore complessiva). Il numero complessivo di pescherecci è rimasto pressoché costante dal 2007, ma la capacità totale è diminuita significativamente.

Romania Stato delle flotte pescherecce

ROMANIA E BULGARIA

Fonte: Registro della flotta peschereccia comunitaria (dicembre 2010). Elaborazione: J. Iborra Martin

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Unità tematica B: politiche strutturali e di coesione

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La pesca nel Mar Nero

4. GESTIONE DELLA PESCA

4.1. La politica comune della pesca nel Mar Nero Quando, nel 2007, Romania e Bulgaria sono diventate Stati membri dell'UE, la politica comune della pesca (PCP) dell'UE è stata estesa al Mar Nero. Romania e Bulgaria hanno adottato la PCP senza particolari problemi: questi paesi hanno sostanzialmente accettato e soddisfatto tutti i requisiti per partecipare alla PCP e possono ora beneficiare del sostegno del Fondo europeo per la pesca (FEP). Nel 2008 per la prima volta, l'UE ha stabilito i totali ammissibili di cattura (TAC) per spratti e rombi nelle acque bulgare e rumene. Nel 2008 e nel 2009, il limite di cattura per i rombi è stato fissato a 50 tonnellate per la Bulgaria e a 50 tonnellate per la Romania, e nel 2010 a 48 tonnellate per entrambi i paesi (dopo un'iniziale proposta della Commissione di 38 tonnellate). Il TAC per gli spratti era pari a 15 000 tonnellate nel 2008 e a 12 750 tonnellate nel 2009 e nel 2010 (la pesca è consentita solo ai pescherecci battenti bandiera bulgara o rumena). Le misure tecniche che accompagnano le restrizioni quantitative per la pesca del rombo consistono in un periodo di fermo della pesca che va dal 15 aprile al 15 giugno, una taglia minima di sbarco di 45 cm e l'utilizzo di reti da fondo caratterizzate da una dimensione minima delle maglie pari a 400 mm. La Turchia è un paese candidato e, anche se non può beneficiare del sostegno diretto del FEP, ha potuto contare sull'assistenza tecnica e sui progetti di gemellaggio dell'UE per affrontare un'ampia gamma di questioni quali (Knudsen, 2008):

la formazione del personale

la riorganizzazione della composizione istituzionale dell'amministrazione

il sistema d'informazione sulla pesca e le statistiche (uffici portuali, sistema di controllo dei pescherecci (SCP) e centro d'informazione)

le questioni legali, la nuova legge sulla pesca in attesa della ratifica del Parlamento

i piani di gestione della pesca per le dieci specie principali

la consulenza di gestione a favore dei TAC

la registrazione dei pescherecci

le sovvenzioni e gli aiuti

le organizzazioni di produttori

l'organizzazione comune del mercato e degli standard di mercato e di qualità

Il processo di allineamento delle politiche della pesca turche alla PCP è notevolmente in ritardo rispetto alle date di riferimento stabilite nei contratti di gemellaggio, anche se sono stati compiuti significativi passi in avanti a livello dell'infrastruttura tecnica (per esempio, uffici portuali, SCP). Si prevede che il calo più drastico nella capacità di pesca deriverà dall'aiuto strutturale per il disarmo, che sarà probabilmente disponibile solo per gli Stati membri (Knudsen et al. 2007).

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Unità tematica B: politiche strutturali e di coesione

4.2. Misure di gestione nei paesi del Mar Nero Nei diversi paesi del Mar Nero, la gestione della pesca è caratterizzata da contesti molto differenti e negli Stati un tempo appartenenti all'Unione Sovietica l'applicazione di TAC e quote per i pescherecci non è un concetto nuovo. La Turchia impiega molteplici meccanismi di regolamentazione differenti, ma non è incline all'applicazione di TAC o quote nel Mar Nero. Fatta eccezione per alcuni accordi bilaterali (per esempio tra Georgia, Turchia e Ucraina sulla pesca delle acciughe nelle acque della Georgia), non esiste un accordo generale sulla gestione regionale degli stock ittici del Mar Nero (Knudsen, 2008). Anche se i profili generali delle strutture formali dei sistemi di gestione della pesca nei paesi del Mar Nero sono ben noti, l'effettiva implementazione pratica della gestione, come ad esempio le attività di regolamentazione e di controllo, è meno trasparente (Knudsen, 2008). Inoltre, con la recente adozione della PCP in Bulgaria e Romania, e di misure correlate alla PCP in Turchia, insieme alla costante riforma delle amministrazioni della pesca e al declassamento della gestione di tale attività a livelli istituzionali più bassi in Ucraina e Russia, i sistemi di gestione della pesca dei paesi del Mar Nero stanno attualmente subendo una notevole trasformazione (Knudsen e Toje 2008).

4.2.1. Bulgaria In Bulgaria sono state formulate diverse strategie di gestione volte a controllare lo sforzo di pesca e a promuovere la riabilitazione e la conservazione delle risorse e degli ecosistemi acquatici. Queste misure includono (Duzgunes ed Erdogan, 2008):

una limitazione diretta dello sforzo di pesca mediante la registrazione dei pescatori e la concessione di licenze per gli attrezzi da pesca e i pescherecci;

stagioni di chiusura per garantire la riproduzione e la sopravvivenza del novellame, per esempio per la riproduzione invernale e primaverile della trota e di altre specie d'acqua fredda (dal 1° ottobre al 31 gennaio), oltre che dello storione ladano e del temolo (Thymallus thymallus) (dal 1° gennaio al 31 marzo) e per la riproduzione primaverile ed estiva della carpa, del pesce gatto e di altre specie d'acqua calda (dal 15 aprile al 31 maggio); per la pesca nel Danubio, è previsto un periodo di fermo compreso tra i 30 e i 60 giorni, in conformità agli accordi internazionali applicati al fiume per le specie di storione e l'alosa del Mar Nero; per il rombo del Mar Nero, la chiusura si applica a partire dal 15 aprile e resta in vigore per 45-60 giorni;

la riabilitazione delle risorse mediante il posizionamento di scogliere artificiali (esternamente agli impianti per la mitilicoltura) sulla piattaforma del Mar Nero bulgaro;

il ripopolamento del Danubio e dei corpi d'acqua interni con novellame di storioni e ciprinidi, in fase di sviluppo dal 1998;

controlli delle dimensioni e della potenza dei pescherecci (mediante (2001), il progetto supportato dall'UE per la raccolta di dati dello schedario delle navi da pesca, lo schema di gestione dei pescherecci e dei controlli sulla dimensione e la potenza dei pescherecci in linea con la PCP dell'UE);

zone chiuse alla pesca e la restrizione dell'utilizzo di alcuni attrezzi da pesca (pesca a strascico e dragaggio);

la creazione di zone di gestione mediante uno schema di concessione di licenze: zona di pesca 1, dalla costa fino a 3 miglia nautiche e la zona di pesca 2, da 3 miglia nautiche al limite della zona economica esclusiva (ZEE). Le due zone di gestione

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La pesca nel Mar Nero

mirano a fornire un'equa destinazione delle risorse e a ridurre i conflitti tra l'attività di pesca tradizionale e quella commerciale.

È vietata la pesca di gamberi e di mammiferi marini. I mammiferi marini vittime di cattura accessoria devono essere immediatamente rilasciati in mare. Nei casi in cui le popolazioni di specifiche specie di pesce o di altre creature acquatiche siano messe in pericolo da una pesca eccessiva, il ministero dell'Ambiente può vietare la pesca finché tali popolazioni non vangano ripristinate. Esplosivi, veleni e narcotici, pesca elettrica, reti a strascico, draghe, armi da fuoco e arpioni sono vietati perché distruttivi per l'ambiente e le risorse ittiche. La pesca commerciale può essere praticata dai cittadini bulgari e dai soggetti giuridici cui è stata concessa una licenza di pesca commerciale. Ai pescherecci stranieri può essere consentita la pratica della pesca commerciale in acque nazionali. In Bulgaria non esiste un sistema di contingenti individuali trasferibili. Dei TAC sono applicati per la cattura di rombi e spratti, e per l'esportazione di caviale (storione).

4.2.2. Romania La Romania ha completato i negoziati con l'UE per quanto riguarda l'area di pesca nel giugno 2001 e ha accettato l'intero "acquis dell'UE" senza richiedere deroghe o periodi di transizione. L'attività di pesca è stata tradizionalmente gestita mediante restrizioni dirette, compresa la chiusura di aree e fermi pesca stagionali, dimensioni minime delle maglie e limitazioni dell'accesso. Questi ultimi anni hanno visto l'introduzione della concessione di licenze e di un sistema di contingenti individuali come misure di controllo tese ad allineare meglio lo sforzo di pesca con le risorse disponibili. Le licenze sono inerenti a uno specifico gruppo di specie o di tipo di attrezzo di pesca e, di norma, delimitano l'area di pesca (Duzgunes ed Erdogan, 2008). Le assegnazioni dei contingenti erano basate principalmente sui tassi storici di pescato, tuttavia attualmente sono calcolate entro il limite dei TAC basati su studi di ricerca. Tutti i pescherecci commerciali devono essere registrati nello schedario delle navi da pesca come prima condizione per ottenere una licenza di pesca e dei contingenti. L'ufficio dello schedario delle navi da pesca della Direzione della pesca registra i dati relativi a tutti i pescherecci in linea con la normativa PCP dell'UE. La pesca e la protezione degli stock di storioni è basata sulle quote di pesca e i TAC approvati dall'Accademia rumena, nella sua veste di massima autorità scientifica, e regolata dalla CITES. Ogni singolo storione catturato deve obbligatoriamente essere contrassegnato con un marchio speciale per consentirne una facile identificazione e rintracciabilità e tutti i pescatori devono compilare delle dichiarazioni di sbarco contenenti tutti i dati relativi alle catture: le specie di storione, il luogo e l'ora della cattura e le misurazioni biometriche (peso, lunghezza). Nel Mar Nero, l'uso di risorse della pesca è provvisoriamente gratuito per consentire lo sviluppo di attività di pesca marina, con una tassa dell'1% sulle vendite. Nelle attività di pesca costiere, il principio precauzionale è applicato mediante il divieto dell'utilizzo di reti a traino entro l'area dell'Amministrazione della riserva della biosfera del delta del Danubio e a una profondità inferiore ai 20 m per il resto della costa.

4.2.3. Turchia In base alla legge sulla pesca del 1971 e del 1986, sia i pescatori sia i loro pescherecci devono necessariamente disporre di licenze. Durante la stagione di pesca, i pescatori possono pescare qualsiasi specie, in tutte le acque e in qualsiasi quantità, con alcune eccezioni quali le zone chiuse alla pesca e il tipo di attrezzo utilizzato in specifiche aree

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Unità tematica B: politiche strutturali e di coesione

indicate nella circolare annuale. La regolamentazione della pesca è basata sui seguenti criteri (Duzgunes ed Erdogan, 2008):

dimensioni minime delle maglie (per esempio, 20 mm per la rete da traino nel Mar Nero);

taglia minima del pesce, lunghezza (cm) e/o peso (g);

zone chiuse alla pesca e indicazioni specifiche per gli attrezzi da pesca e/o i pescherecci;

stagioni di chiusura e zone chiuse alla pesca;

specie a protezione integrale (delfini, foche, salmoni, tartarughe marine, spugne, coralli e storioni);

strumenti da pesca e metodi di pesca completamente vietati;

restrizione degli strumenti da pesca per alcune specie;

restrizioni dei metodi di pesca o degli strumenti da pesca;

alcune restrizioni relative alle sostanze inquinanti.

Il divieto stagionale protegge gli stock riproduttivi vietando l'uso di reti da traino e di ciancioli da maggio a settembre. La pesca con le reti a traino non è consentita nell'area compresa entro 3 miglia dalla costa. Nel 1991, la capacità della flotta è stata bloccata non consentendo la costruzione di nuovi pescherecci di lunghezza superiore ai 12 m né la concessione di nuove licenze per pescherecci di tali dimensioni. Nel 1997, la concessione di licenze per nuovi pescherecci è stata completamente sospesa, tuttavia, per brevi periodi nel 1994, 1997 e 2001, è stato concesso un numero limitato di licenze. A partire dal 2002, nessun peschereccio può entrare a far parte della flotta, i soli nuovi pescherecci consentiti sono quelli che sostituiscono i pescherecci messi in disarmo. In caso di rimpiazzo, è tollerato un aumento massimo della lunghezza del 20%. Sia in caso di modifica sia in caso di sostituzione dei pescherecci, la potenza del motore o il tonnellaggio non sono presi in considerazione (Duzgunes ed Erdogan, 2008). Non sono in vigore misure di gestione quali TAC e contingenti di sbarco, permessi di pesca esclusivi regionali o subregionali. Circa la metà delle regolamentazioni in materia di pesca riguarda reti da traino e strumenti da pesca analoghi. Tuttavia, le regolamentazioni e le misure correnti applicano metodi inefficaci e divieti ed ispezioni insufficienti e non promuovono il ripristino delle risorse ittiche (OCSE, on line).

4.2.4. Russia La legge sulla pesca e sulla protezione delle risorse biologiche acquatiche del dicembre 2004 richiede l'applicazione di livelli di TAC per gli stock ittici definendola, una cattura annua scientificamente giustificata di risorse biologiche acquatiche di determinate specie in una zona di pesca (FAO, 2007). La quota per la pesca industriale nelle acque marine interne, nelle acque territoriali e nella zona economica esclusiva (ZEE) della Russia è fornita dal TAC annuo proposto dalle valutazioni di specifici istituti per la pesca e dai confini amministrativi dei bacini controllati da specifici comitati direttivi per la pesca (rybvod). Tutti i pescherecci devono essere registrati e tutti i pescatori devono disporre della licenza necessaria. Oltre all'impostazione di TAC per la pesca industriale, tutte le categorie di pesca sono regolate dalle cosiddette norme di pesca (Pravila rybolovstva), definite separatamente per

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La pesca nel Mar Nero

alcune aree principali, compreso il bacino Mar Nero-Mar d'Azov. Tutte le norme di pesca specificano:

le zone di divieto;

le chiusure stagionali;

le limitazioni di specifici strumenti da pesca;

le dimensioni minime delle maglie;

la taglia minima consentita di cattura e

le catture accessorie consentite.

A partire dallo scioglimento dell'URSS, la gestione della pesca ha subito continue modifiche e altre ancora ne sono previste (FAO, 2007). La continua riforma della burocrazia e della gestione della pesca sta influenzando le organizzazioni operanti nel settore in vari modi. La riforma del sistema delle quote è un ottimo esempio del carattere instabile della struttura amministrativa dell'attività di pesca (Knudsen e Toje, 2008). Il principio di base per l'assegnazione di quote nell'ex Unione Sovietica era basato sulla capacità di cattura e sui risultati precedenti. Tra il 1995 e il 2000, l'assegnazione delle quote è stata determinata anche sulla base dei seguenti principi: i diritti speciali delle popolazioni indigene, gli interessi delle comunità che dipendono dalla pesca, i contributi al funzionamento di attività di ricerca, la supervisione e la riproduzione degli stock ittici e la conformità alle regolamentazioni della pesca (Hønneland, 2004). Nel dicembre del 2000, è stato introdotto un nuovo sistema per l'assegnazione delle quote. Per aumentare la trasparenza nell'assegnazione delle quote, sono state istituite delle aste per le quote annue. Tre anni dopo, tuttavia, il sistema è stato abolito a causa dell'effetto negativo delle aste: un netto aumento del costo dei frutti di mare e quasi il 50% di aumento annuo della passività commerciale dell'industria nazionale. Dal punto di vista delle aziende ittiche, il sistema di vendita all'asta privilegiava chiaramente le imprese ittiche di grandi dimensioni e forti finanziariamente rispetto agli attori più piccoli. Diversi professionisti del settore della pesca hanno protestato con successo contro questo sistema. Il sistema di vendita all'asta è stato sostituito da un nuovo sistema a quote a partire dal 1° gennaio 2004. Le quote sono ora valide cinque anni e sono distribuite in base al cosiddetto aspetto storico, ossia le società che nei tre anni precedenti attuano una politica più aggressiva in termini di acquisto di quote alle aste di pesca, si vedono riconosciuta l'assegnazione delle quote più grandi (Knudsen e Toje, 2008).

4.2.5. Ucraina Analogamente a quello russo, anche il settore ittico ucraino ha subito delle modifiche nel principio dell'assegnazione delle quote. Nel periodo immediatamente successivo all'indipendenza ucraina, le quote venivano assegnate alle singole imprese (Shlyakov, 2003). Questa misura si è rivelata inefficace; alcune aziende ittiche, a causa della situazione delle risorse in specifiche zone di pesca, non riuscivano a catturare la quota loro assegnata. Altre invece, avendo raggiunto troppo rapidamente il loro limite, si vedevano costrette a tenere in porto equipaggi e pescherecci. Il sistema vietava la vendita e l'acquisto di quote. Alcune aziende avevano ideato un sistema per aggirare questa norma affittando pescherecci ed equipaggi con delle quote inutilizzate. A partire dal 2002, è stato introdotto un nuovo sistema di licenza statale per la pesca di specie quali l'acciuga e lo spratto basato sul sistema cosiddetto "olimpico", ossia tutte le società di pesca catturano tutto il pesce che riescono a catturare e si fermano quando il totale globale raggiunge il TAC. Solo le specie pregiate e poco numerose sono regolate per mezzo di quote individuali. Le società di pesca

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Unità tematica B: politiche strutturali e di coesione

della Crimea hanno lamentato un'assenza di trasparenza nell'assegnazione delle quote, soprattutto per le specie pregiate. Molte asseriscono che anche la corruzione è un serio problema della gestione della pesca ucraina (Knudsen e Toje, 2008). Per quanto riguarda le relazioni con gli ex Stati sovietici, l'Ucraina ha degli accordi di pesca con Russia e Georgia. Ucraina e Russia gestiscono di concerto il Mar d'Azov e le sue risorse marine tramite un comitato russo-ucraino istituito nel 1993 che si occupa di elaborare le misure per la gestione della pesca. Russia e Ucraina hanno anche sottoscritto uno specifico accordo che consente ai pescherecci delle due nazioni di pescare acciughe nelle reciproche acque. Tale accordo riguarda maggiormente i pescherecci ucraini, visto che la rotta migratoria delle acciughe si muove verso sud seguendo le coste russe. Ucraina e Georgia gestiscono insieme gli stock di piccoli pesci pelagici nelle rispettive acque. Questo significa che i pescherecci ucraini possono catturare acciughe in acque georgiane, come facevano nell'ex URSS dall'inizio degli anni Sessanta. Tuttavia, solo un numero ristretto di pescherecci ucraini si avvale di questa opportunità. Barriere di pedaggio e lentezze burocratiche rendono difficile e antieconomico seguire le acciughe in acque georgiane (Knudsen e Toje, 2008).

4.2.6. Georgia Nel corso dell'ultimo decennio in Georgia, il settore ittico ha perso la sua importanza storica (Duzgunes ed Erdogan, 2008). In questo Paese al momento non esiste una politica di pesca nazionale per regolare l'utilizzo delle risorse marine nel paese (FAO, on line). Le conclusioni relative agli stock ittici commerciali, alle condizioni ecologiche e alla prognosi sull'attività di pesca sono fornite dall'Istituto di ricerca scientifica sulla pesca e l'ecologia marina della Georgia sulla base della licenza concessa dal ministero dell'Ambiente e delle risorse naturali. La pesca costiera in Georgia viene praticata senza alcuna registrazione, anche se, per legge, chi svolge attività di pesca dovrebbe disporre di regolare licenza. L'attività di pesca è legalizzata dalla legge sull'imprenditorialità ed è controllata dalla polizia ecologica. La pesca costiera nella zona del Mar Nero georgiano è praticata servendosi di reti fisse, giacchi, sciabiche da spiaggia, grandi reti a imbuto e ad angolo di produzione turca con il cosiddetto "paracadute" (Duzgunes ed Erdogan, 2008). In base agli accordi governativi e alla legislazione esistenti, dal 1997 i pescherecci ucraini e turchi possono pescare nella ZEE georgiana (FAO, on line).

4.3. Sfide per la gestione dell'attività di pesca Le valutazioni degli esperti nazionali di pesca hanno identificato le principali minacce transfrontaliere per gli stock ittici demersali e anadromi (Shlyakhov e Daskalov, 2009).

4.3.1. Stock ittici demersali In tutti i paesi del Mar Nero, sono state adottate delle misure protettive per gli stock ittici, ad esempio per il merlango (Tabella 5). Tuttavia, l'implementazione di TAC e di quote senza un'efficiente applicazione delle misure non evita il problema della pesca eccessiva e altri impatti negativi della pesca sulle specie sfruttate. Le sfide principali che la gestione di merlanghi, spinaroli e rombi deve affrontare sono:

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La pesca nel Mar Nero

Tabella 5: Misure di protezione degli stock ittici per il merlango implementate dai paesi del Mar Nero

MISURE DI PROTEZIONE BG GEO RO RU TR UKR

Divieto periodico X X X X X X

Totali ammissibili di cattura (TAC) X X X X X

Cattura totale consentita (limite) X X

Dimensioni minime ammissibili X X X X X X

Periodi di divieti di pesca X X X X X X

Zone chiuse alla pesca X X X

Strumenti da pesca vietati X X X X X X

Dimensioni delle reti consentite X X X X X X

Fonte: Shlyakhov e Daskalov (2009)

una scarsa gestione cooperativa regionale dell'attività di pesca. Per il gruppo di pesci non migratori con stock condivisi cui appartiene il merlango, la gestione degli stock condivisi può avere successo solo attraverso una cooperazione regionale sufficientemente sviluppata. Viene richiesto un approccio metodologico univoco in tutti gli aspetti della valutazione degli stock (metodologia, raccolta, elaborazione e analisi di serie di dati comuni, ecc.), delle misure concordate di regolamentazione dell'attività di pesca (termini e motivi dei divieti, attrezzi da pesca consentiti, dimensioni delle maglie per le reti, lunghezza minima dei pesci catturati, catture accessorie tollerate di novellame, ecc.), un sistema concordato di monitoraggio satellitare per i pescherecci commerciali e molti altri aspetti.

l'uso di tecniche di raccolta distruttive. L'uso di tecniche di raccolta distruttive con reti da traino è una vera minaccia per le popolazioni di merlanghi a causa dell'elevato tasso di cattura accessoria di popolazioni giovanili di piccole dimensioni. Oltre al suo impatto diretto sulla riduzione del reperimento di merlanghi, può causare, indirettamente, delle errate valutazioni dei TAC e, di conseguenza, indurre delle decisioni inesatte.

eutrofizzazione e inquinamento. Le alterazioni della struttura del flusso trofico dovute agli effetti indotti dall'eutrofizzazione nell'ecosistema possono avere ripercussioni critiche sulle popolazioni di merlanghi poiché zooplancton, piccoli pesci pelagici e organismi bentonici (crostacei e policheti) costituiscono una parte importante della loro alimentazione. A loro volta, i merlanghi sono una preda importante per i grossi predatori, i delfini e gli uccelli ittiofagi. Il novellame di merlanghi e gli esemplari che vivono sul fondo di età inferiore ai due anni e distribuiti soprattutto a bassa profondità, sono quelli più vulnerabili agli effetti dell'eutrofizzazione.

Le summenzionate minacce principali al merlango mettono a rischio anche il rombo e lo spinarolo del Mar Nero. Per quanto riguarda lo spinarolo, possiamo aggiungere un'ulteriore minaccia: l'inquinamento da fonti terrestri (fiumi) e scoli diretti (area costiera). In quanto predatore longevo, rispetto agli altri pesci del Mar Nero, lo spinarolo può accumulare nel suo organismo sostanze inquinanti tossiche, quali i

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Unità tematica B: politiche strutturali e di coesione

metalli pesanti (mercurio, arsenico, piombo, rame, cadmio e zinco) e i composti organoclorurati.

Per quanto riguarda le risorse di rombi nel Mar Nero, la minaccia principale è rappresentata dalla pesca illegale e dall'uso di tecniche di raccolta distruttive. In generale, il problema non è rappresentato solo dalla pesca di frodo ma anche dalla deliberata elusione delle misure di regolamentazione adottate da parte dei pescatori. Questa minaccia è di natura sociale ed economica e non è facile da ridurre. Una minaccia quasi altrettanto grave è la carenza di gestione cooperativa regionale delle attività di pesca.

4.3.2. Stock ittici anadromi Le minacce principali per i pesci anadromi (storione e alosa del Mar Nero) sono:

la pesca illegale e l'uso di tecniche di raccolta distruttive. Dal 1993, le pratiche di pesca illegale sono state la principale causa della pesca eccessiva degli storioni e, probabilmente, il motivo per cui i loro stock sono prossimi all'esaurimento. Il controllo della pesca di frodo nei paesi dell'ex Unione Sovietica non ha avuto alcun effetto e le autorità responsabili hanno spesso partecipato ad attività di pesca illegali (Toje e Knudsen, 2006). Secondo gli esperti dell'IUCN, il controllo della pesca di frodo e del commercio illegale di caviale deve avvenire mediante : lo sviluppo e l'implementazione del commercio su base regionale e degli accordi relativi al rafforzamento nell'applicazione della legge, il miglioramento delle condizioni socio-economiche della popolazione ed infine una migliore applicazione delle leggi esistenti;

la distruzione di preziosi habitat di riproduzione e di crescita in fiumi e lagune. Il ripristino degli habitat di riproduzione e crescita nei fiumi e nelle lagune in un futuro prossimo non è realistico. Gli habitat chiave nei fiumi Danubio, Dnepr e Rioni nel Mar Nero devono essere protetti;

la modifica nei regimi di flusso dei fiumi (comprese la costruzione di dighe e il prosciugamento di terreni prativi). La riduzione e la perdita di storioni potrebbe anche essere connessa alla costruzione di dighe. Prima della costruzione della diga, gli storioni del Dnepr si spingevano fino al Mogilev (Bielorussia) e l'area di riproduzione principale era estesa da Kherson fino al basso Dnepr, comprese le rapide del Dnepr. Dopo la costruzione della diga di Kakhovka nel 1956, l'area di riproduzione si è ridotta a 75 km. Anche in prossimità di Nova Kakhovka e del villaggio di Lvovo sono venute meno le condizioni ambientali per la riproduzione degli storioni. Analogamente, gli importanti siti di riproduzione nel tratto medio del fiume Danubio si sono ridotti dopo la costruzione della diga delle Porte di ferro I nel 1972. La diga delle Porte di ferro II nel 1980 ha ulteriormente ridotto il potenziale migratorio degli storioni. Le dighe nei fiumi turchi Sakarya, Yesilirmak e Kizilirmak sono il motivo per cui essi non sono più un luogo di riproduzione di questa sepcie;

le minacce principali per l'alosa del Mar Nero anadroma sono quasi analoghe a quelle definite in precedenza per gli storioni. Il solo punto aggiuntivo è lo stato lievemente migliore dello stock di alose rispetto a quello di storioni grazie al rapido recupero di cui sono naturalmente capaci. Pertanto, il livello regionale di regolamentazione della pesca dovrebbe essere sufficiente a migliorare la popolazione del Danubio di alosa del Mar Nero.

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5. COOPERAZIONE REGIONALE Se confontiamo i risultati che sono stati ottenuti dalla cooperazione internazionale nella regione del Mar nero nell'ambito delle sfide di tipo ambientale, vediamo che quest'ultima ha avuto maggiore successo rispetto ai progressi che sono stati ottenuti in altre aree (Bologa, 2004; Nicolaev e Bologa, 2005). Le iniziative principali relative alla pesca sono state finora concentrate nell'ambito della ricerca sulla pesca, soprattutto nella documentazione delle modifiche all'ecosistema e alle attività di pesca. A parte i problemi derivanti dall'analisi di complesse modifiche nell'ecosistema, il problema principale sembra essere l'assenza di un forum dove negoziare misure di gestione comuni e decidere le loro modalità di applicazione (Caddy, 2008). Nel passato, diverse Commissioni hanno ricevuto una serie di mandati incompleti per gestire la pesca nel bacino del Mar Nero. Nel 1959, la convenzione di Varna ha coordinato le attività di pesca degli ex paesi comunisti fino a un'effettiva cessazione delle attività nel 1993. La convenzione di Varna prestava particolare attenzione alla raccolta di dati per le valutazioni degli stock che erano quindi utilizzate per la gestione delle risorse (Toje e Knudsen 2006). Tuttavia, poiché una nazione dedita alla pesca, la Turchia, non era un membro, anche se all'epoca le catture turche erano nettamente inferiori alle attuali, è difficile pensare a questa commissione come a un corpo di gestione della pesca per l'intero Mar Nero (Caddy, 2008). A partire dagli anni Novanta, il programma ambientale per il Mar Nero (BSEP) ha fornito il supporto logistico per la firma della convenzione sulla protezione del Mar Nero dall'inquinamento, denominata anche convenzione di Bucarest9 (Caddy, 2008). La convenzione è stata firmata a Bucarest il 21 aprile 1992 ed è entrata in vigore il 15 gennaio 1994. Responsabile del perseguimento degli obiettivi della convenzione è la Commissione per la protezione del Mar Nero contro l'inquinamento10 (BSC), un'istituzione intergovernativa assistita nelle sue attività da un segretariato permanente con sede a Istanbul. Il segretariato è diventato operativo nel settembre del 2000. Per supportare la BSC con consulenze e informazioni sui temi chiave per l'implementazione della convenzione, sono stati designati dei gruppi consultivi e dei centri d'attività che svolgono le loro mansioni sotto il coordinamento del segretariato permanente. Ci sono sette gruppi consultivi della BSC per: a) il monitoraggio e la valutazione dell'inquinamento (PMA), b) il controllo dell'inquinamento di origine tellurica (LBS), c) lo sviluppo di metodologie comuni per la gestione integrata delle zone costiere (GIZC), d) gli aspetti di sicurezza ambientale del trasporto marittimo (ESAS), e) la conservazione della diversità biologica (CBD), f) gli aspetti ambientali della gestione della pesca e di altre risorse marine viventi (FOMLR) e g) lo scambio di informazioni e dati (IDE). Nell'ambito della struttura istituzionale coordinata dalla BSC, sono stati stabiliti sette centri d'attività regionale del Mar Nero basati sulle organizzazioni nazionali esistenti. L'obiettivo principale della BSC è migliorare la qualità ambientale nel Mar Nero. Il progetto iniziale prevedeva la negoziazione di una commissione per la pesca del Mar Nero incaricata delle attività inerenti alle risorse di pesca condivise. Sono più di dieci anni, tuttavia, che i negoziati sulla forma e sulle responsabilità di tale commissione per la pesca si succedono in modo sporadico e, a tutt'oggi, non è stata concordata alcuna risoluzione. Anche se le attività di pesca sono da tempo all'ordine del giorno delle riunioni della BSC, in assenza di 9 Il nome "convenzione di Bucarest" rimanda in effetti non solo alla convenzione quadro stessa, ma anche alle

sue cinque risoluzioni e tre protocolli (il protocollo delle fonti terrestri, il protocollo di risposta d'emergenza e il protocollo di scarico di rifiuti).

10 A volte denominata commissione del Mar Nero o commissione di Istanbul.

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un accordo su una specifica commissione per la pesca, non è stata adottata alcuna importante misura di controllo su catture, capacità o assegnazioni. Le attività di pesca transfrontaliere continuano a essere in larga misura non regolamentate. Alla sua tredicesima riunione nel novembre del 2005, la BSC ha ricevuto, presumibilmente in via provvisoria, il mandato di gestire le attività di pesca come una responsabilità aggiuntiva alla sua missione principale di ripristino della qualità ambientale (Caddy, 2008). La convenzione di Bucarest menziona solo brevemente la pesca nel suo articolo XIII relativo alla protezione delle risorse marine viventi: "Le parti contraenti, nell'applicazione di misure nel rispetto della presente convenzione per la prevenzione, la riduzione e il controllo dell'inquinamento dell'ambiente marino del Mar Nero, presteranno particolare attenzione nell'evitare di arrecare danni alla vita marina e alle risorse viventi, in particolar modo modificandone gli habitat e ostacolando la pesca ed altri usi legittimi del Mar Nero e, a tal riguardo, dovranno tenere in debito conto le raccomandazioni delle organizzazioni internazionali competenti". La BSC può avvalersi della consulenza di altre organizzazioni intergovernative coinvolte in questioni di inquinamento marino a livello globale e regionale con le quali ha istituito dei rapporti di cooperazione. L'UE ha uno status di osservatore (rappresentata dalla Commissione europea DG ENV), come il programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP), il fondo mondiale per l'ambiente (GEF) del programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP), l'organizzazione marittima internazionale (IMO), la commissione internazionale per la protezione del fiume Danubio (ICPDR), l'Accordo sulla difesa dei cetacei del Mar Nero, del Mediterraneo e dell'adiacente zona atlantica (ACCOBAMS), l'Organizzazione per la cooperazione economica del Mar Nero (BSEC), l'Agenzia Europea dell'ambiente (AEA) e altre organizzazioni ancora. Creata nel 1992, l'Organizzazione per la cooperazione economica del Mar Nero (BSEC) è un'organizzazione economica regionale tesa a "promuovere l'interazione e l'armonia tra gli Stati membri11, e a garantire pace, stabilità e prosperità incoraggiando buone e amichevoli relazioni di vicinato nella regione del Mar Nero". In materia di affari marittimi, la BSEC ha intrapreso alcune iniziative limitate (Knudsen e Toje, 2008). All'inizio del primo decennio del 2000, furono condotti dei negoziati nell'ambito della BSEC per determinare se era possibile pervenire a un accordo collettivo su una convenzione per la pesca. Nonostante le ampie discussioni che hanno avuto luogo, fu deliberato che la BSEC non dovesse concludere un accordo di pesca. Tuttavia, la BSEC partecipa, in qualità di osservatore, ai negoziati in corso su una convenzione per la pesca sotto gli auspici della BSC. A oggi, la pesca non rappresenta di per sé un'area di cooperazione della BSEC, ma le priorità del gruppo di lavoro su agricoltura e agroindustria per il periodo corrente prevedono delle riunioni di consultazione sull'elaborazione di efficienti misure di controllo e sorveglianza per la pesca nelle acque di confine. Il Progetto di risanamento ecosistemico del Mar Nero (BSERP) è stato sviluppato sotto gli auspici del programma per le acque internazionali del fondo mondiale per l'ambiente (GEF) ed è implementato dall'UNDP. Gli sforzi iniziali del GEF nella protezione dell'ecosistema del Mar Nero risalgono al 1993. Il programma ambientale del Mar Nero (BSEP, 1993-1996) ha svolto l'importante funzione di rendere i vari interventi coerenti e comprensibili al pubblico e ai governi. Nell'ambito del BSEP, è stata completata una serie di studi di base e, nel giugno del 1996, si è conclusa un' analisi diagnostica transfrontaliera. Sulla base di questa relazione scientifica globale, alti funzionari governativi hanno negoziato il piano d'azione strategico per il Mar Nero (BS-SAP), firmato il 31 ottobre 1996 durante la

11 La BSEC include i sei paesi del Mar Nero e l'Albania, l'Armenia, l'Azerbaigian, la Grecia, la Moldavia e la Serbia.

Dal 2007, la Commissione ha lo status di osservatore nella BSEC.

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conferenza dei ministri tenutasi a Istanbul. L'implementazione del BS-SAP è attualmente in ritardo rispetto al programma ed i motivi sono molteplici e comprendono sia i ritardi nel completamento delle disposizioni istituzionali descritte precedentemente che le persistenti difficoltà economiche di molti dei paesi coinvolti. Durante la riunione dell'aprile 2000, la BSC ha ribadito il proprio impegno a sovrintendere all'implementazione del BS-SAP. La commissione ha inoltre concordato di rivolgersi al GEF e alla Commissione europea per richiedere un rinnovato supporto che l'aiuti a raggiungere l'obiettivo indicato. Nel 2007, è stata condotta una revisione dell'analisi diagnostica transfrontaliera del Mar Nero. Nel periodo 1997-1999, grazie al sovvenzionamento offerto dall'intervento regionale del GEF, sono stati sviluppati e implementati dei piani d'azione strategica nazionale. Il supporto del GEF ha consentito, anche di completare il riesame dei dispositivi istituzionali, politici e legali correnti, con lo scopo di limitare gli scarichi di nutrienti nell'ambiente acquatico a livello nazionale nell'anno 2000. Questo sforzo più recente, iniziato nel 2002, è correlato al partenariato strategico Danubio/Mar Nero, insieme al progetto regionale per il Danubio e al fondo per la riduzione dei nutrienti nel Mar Nero (Banca mondiale). Il partenariato strategico è un quadro di sostegno da 97 milioni di dollari USA che fornisce un potenziamento delle capacità e degli investimenti ai 17 paesi rivieraschi del bacino Danubio/Mar Nero per migliorare la qualità dell'acqua e ridurre il carico di nutrienti. Il BSERP è stato avviato come uno sforzo quinquennale da 10 milioni di dollari USA articolato in due fasi che vede la sezione delle Nazioni Unite per i servizi operativi svolgere le mansioni di gestore per conto dell'UNDP. Il progetto include un'unità esecutiva con base ad Istanbul che divide la sede con il segretariato permanente della BSC. Il progetto supporta gli aspetti regionali del partenariato per il controllo dei nutrienti del Mar Nero ed inoltre appoggia e rafforza il ruolo della BSC. Il BSERP assicura la disposizione di una serie di strumenti politici e legali armonizzati per affrontare il problema dell'eutrofizzazione e del rilascio di alcune sostanze nocive e per favorire il ripristino dell'ecosistema. Il BSERP lavora in stretta collaborazione con la BSC, che è poi il "cliente" principale del progetto, oltre al più ampio pubblico della regione del Mar Nero. Il fondo d'investimento della Banca mondiale e il progetto regionale per il Danubio (DRP) sono gli altri partner principali del partenariato strategico Mar Nero - Danubio del GEF, del quale fa parte anche il BSERP. Il BSERP e il DRP si stanno occupando del degrado ambientale transfrontaliero nel bacino Danubio/Mar Nero, mediante riforme politiche e legali, sensibilizzazione dell'opinione pubblica e rafforzamento istituzionale, nonché, tramite il fondo d'investimento della Banca mondiale, del finanziamento di investimenti nella riduzione di nutrienti nella regione del Mar Nero, La Sinergia del Mar Nero è un'iniziativa di cooperazione regionale proposta dalla Commissione europea nell'aprile del 2007 il cui obiettivo è quello di aumentare la cooperazione con e tra i paesi nella regione del Mar Nero12. La Sinergia del Mar Nero è stata concepita come un quadro flessibile e complementare alle politiche dell'UE esistenti nella regione, ad esempio la politica europea di vicinato, il partenariato strategico con la Federazione russa e la politica di preadesione per la Turchia. Pur essendo un'iniziativa che rientra nell'ambito dell'UE, la Sinergia del Mar Nero è stata concepita come uno "sforzo collettivo" mirato a stimolare riforme democratiche ed economiche, supportare la stabilità e promuovere lo sviluppo, concentrare l'impegno su progetti pratici in aree di interesse

12 La regione del Mar Nero comprende la Grecia, la Bulgaria, la Romania e la Moldavia a ovest, l'Ucraina e la

Russia a nord, la Georgia, l'Armenia e l'Azerbaigian a est e la Turchia a sud. Armenia, Azerbaigian, Moldavia e Grecia benché non siano Stati litoranei, diventano naturali protagonisti a livello regionale per storia, prossimità e stretti legami (CE, 2007).

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comune, rispondere ad opportunità e sfide mediante un'azione coordinata in un quadro regionale e sviluppare un clima più propizio alla soluzione di conflitti nella regione. L'elenco delle priorità e delle attività della Sinergia del Mar Nero copre un ampio numero di settori e questo è stato a volte oggetto di critiche perché ritenuto un fattore di dispersione (PE, 2008). La pesca è una delle aree di cooperazione definite dalla Sinergia del Mar Nero e sono state formulate diverse attività concrete:

un'azione a livello regionale per supportare il ripristino degli stock ittici del Mar Nero;

la promozione di uno sviluppo sostenibile tramite la gestione della pesca, la ricerca, la raccolta di dati e la valutazione degli stock nella regione del Mar Nero;

l'esame di nuove metodologie che possano garantire un uso sostenibile e responsabile delle risorse ittiche nella regione;

un uso migliore delle possibilità offerte dalla Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo, che nel suo mandato include il Mar Nero.

La Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (CGPM) è un'organizzazione regionale di gestione della pesca che mira a promuovere lo sviluppo, la conservazione, la gestione razionale e l'utilizzo ottimale delle risorse marine viventi e, inoltre, lo sviluppo sostenibile dell'acquacoltura nel Mediterraneo, nel Mar Nero e nelle acque intermedie. La CGPM si basa sull'accordo approvato dalla conferenza FAO nel 1949 ed entrato in vigore nel 1952. Degli emendamenti a questo accordo sono stati approvati nel 1963, nel 1976 e nel 1997. Tre dei paesi del Mar Nero sono membri della CGPM: La Bulgaria (dal 3 novembre 1969), la Romania (dal 19 febbraio 1971) e la Turchia (dal 6 aprile 1954). Ucraina, Russia e Georgia non sono invece membri e questo limita gravemente un possibile ruolo effettivo della CGPM nella regione. La CGPM non ha avuto alcun ruolo di gestione attivo nel Mar Nero, limitandosi a fornire esperti e memoria istituzionale (Caddy, 2008). Facendo però un paragone con altre commissioni di gestione attive quali a NAFO e il CIEM, sembra che nessuna commissione stia finora gestendo le risorse condivise del Mar Nero utilizzando gli strumenti convenzionali delle quote concordate internazionalmente e/o i controlli dell'accesso e dello sforzo di pesca. La CGPM ha rivestito anche un ruolo secondario per gli Stati membri dediti alla pesca del tonno e non appartenenti all'ICCAT ma, in questo caso è una commissione per il tonno molto attiva, la ICCAT, a svolgere un ruolo guida (Caddy, 2008). La CGPM ha recentemente espresso il suo impegno a rinforzare la sua azione nel Mar Nero, soprattutto durante la 32esima sessione del 2008, durante nel corso della quale, il segretariato della CGPM ha presentato una proposta di progetto sul "rafforzamento della cooperazione nel Mar Nero". C'è stato un accordo generale sulla necessità di concentrare in modo specifico gli sforzi sul potenziamento della capacità dei paesi del Mar Nero nell’ affrontare la sfida di gestire le attività di pesca del Mar Nero ed il suo ecosistema mediante la rapida formulazione e implementazione di un progetto scientifico e tecnico nel Mar Nero.

*** Dopo l'effettiva interruzione delle attività della commissione di Varna, il negoziato per una commissione sulla pesca per il Mar Nero si è protratto, se pur in modo intermittente, per quasi un decennio. Non è chiaro perché questi precedenti negoziati siano falliti, ma è possibile supporre che sia in parte da imputare al notevole contrasto tra le prestazioni che il settore pesca mostrava in passato in alcuni stati costieri e le prestazioni che l’attività di pesca fa recentemente riscontrare in relazione alle situazioni economiche ampiamente

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differenti che ora prevalgono a livello nazionale (Caddy, 2008). Come evidenziato nell'analisi transfrontaliera del Mar Nero, l'attuale distribuzione dei vantaggi per paese costiero non riflette bene la distribuzione territoriale delle risorse. Infatti, dopo lo smantellamento dell'Unione Sovietica, la Turchia ha assunto un ruolo più dominante. In Ucraina e Russia, pescatori, burocrati e scienziati marini condividono ampiamente l'opinione che i pescatori turchi abbiano tutto da perdere, in un accordo internazionale, poiché ritengono che la Turchia stia operando in un regime di accesso aperto con un controllo scarso, se non inesistente, delle loro attività di pesca (Knudsen e Toje, 2008). Sia la base di risorse che le capacità delle flotte hanno subito profondi cambiamenti nel corso degli ultimi decenni, rendendo così difficile determinarne una condivisione appropriata; occorrerà tuttavia superare questa difficoltà, altrimenti tutte le parti interessate sconteranno le conseguenze economiche di un declino delle risorse. Se le disposizioni di condivisione di base continueranno a restare sospese, c'è il rischio di un collasso degli stock ed il danno economico a lungo termine che già ha colpito le attività di pesca per alcune risorse potrebbe espandersi ulteriormente (Caddy, 2008).

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La pesca nel Mar Nero

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NOTE

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