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Direzione Didattica Statale San Damiano V.Cavour 1- 14015 S.DAMIANO D'ASTI Tel e fax 0141/975153 e.mail atee060009@istruzione.it DIREZIONE DIDATTICA STATALE di San Damiano d’Asti (scuola dell’Infanzia, primaria) DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO Stress da lavoro Correlato SCUOLE INFANZIA E PRIMARIE di San Damiano d’Asti SCUOLA PRIMARIA di Tigliole SCUOLA PRIMARIA di Valgorzano SCUOLE PRIMARIA di San Giulio SCUOLA MATERNA E PRIMARIA di Cisterna SCUOLA MATERNA E PRIMARIA di Antignano

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DOCUMENTO DIVALUTAZIONE DEL RISCHIO Stress da lavoro Correlato

SCUOLE INFANZIA E PRIMARIE di San Damiano d’Asti

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I ndice

Indice.....................................................................................................2A) DOCUMENTAZIONE DI VALUTAZIONE DEI RISCHI...............27

Premessa..................................Errore. Il segnalibro non è definito.B) SUPPORTO FOTOGRAFICO...............................................29C) SCHEDE DI VALUTAZIONE DEI RISCHI...............................30

Introduzione.........................................................................4Il D.L81/08 – La valutazione dei rischi aziendali...........................4Servizio di prevenzione e protezione.........................................16Adozione delle necessarie misure di sicurezza..........................17Formazione ed informazione......................................................18

Metodologia della valutazione..............................................19Matrice del Rischio “R”.............Errore. Il segnalibro non è definito.Direzione Didattica di San Damiano d' ASTI

Descrizione del “ciclo produttivo”..............................................20Analisi dei fattori di rischio.........................................................21Liste di controllo.........................................................................21

D) PROGRAMMA DI ATTUAZIONE DELLE MISURE DI PREVENZIONE 31E) RELAZIONE TECNICA INTEGRATIVA...................................32

Rischi connessi alle mansioni svolte dalle varie figure professionali 21Dirigente Scolastico.........Errore. Il segnalibro non è definito.Docenti.......................................................................................22Personale di Segreteria..............................................................23Collaboratori scolastici...............................................................23Studente....................................................................................24

Adempimenti a carico del datore di lavoro............................24F) DICHIARAZIONE............................Errore. Il segnalibro non è definito.

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La valutazione dei rischi da parte del datore di lavoro e la predisposizione dei conseguenti documenti è uno degli elementi di più grande rilevanza del D.L81/08.

Essa rappresenta, infatti, l’asse portante della nuova filosofia in materia di tutela della salute dei lavoratori che vede nel datore di lavoro il protagonista attivo della funzione prevenzionale. Essa costituisce, inoltre, il perno intorno al quale deve ruotare l’organizzazione aziendale della prevenzione.

La normativa in materia di sicurezza è il risultato di una stratificazione di norme, molte delle quali di derivazione comunitaria, emanate nell’arco di quasi sessanta anni.

Con l’emanazione del D.Lgs. 9 Aprile 2008, n.81, pubblicato sulla G.U. n. 101, S.O. n. 108 del 30 Aprile 2008, è stato perseguito, nella consapevolezza della assoluta priorità della materia della sicurezza, l’obiettivo di procedere al riassetto ed alla riforma delle disposizioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

La metodologia utilizzata per la stesura del documento di valutazione prevede, in via preliminare, la somministrazione di un questionario e successivamente l’utilizzo delle liste di controllo che, a nostro avviso, presentano molteplici vantaggi tra cui la notevole facilità e versatilità di utilizzo, facilità di aggiornamento ed ottima predisposizione per un eventuale successivo trattamento delle informazioni raccolte; inoltre, le liste di controllo, ove debitamente costruite ed aggiornate, costituiscono uno strumento che, nelle mani del tecnico, forniscono un aiuto a non tralasciare aspetti che possono essere rilevanti anche se non immediatamente evidenti.

Il 31/12/2008 sono state pubblicate sulla G.U. le proroghe dei termini previsti dalle disposizioni in vigore sulla sicurezza (D.Lgs. 81/2008).

1. Le disposizioni di cui agli articoli 18, comma 1, lettera r), e 41, comma 3, lettera a), del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, e successive modificazioni, si applicano a decorrere dal 16 maggio 2009.2. Il termine di cui all'articolo 306, comma 2, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, e successive modificazioni, con riferimento alle disposizioni di cui all'articolo 28, commi 1 e 2, del medesimo decreto legislativo, concernenti la valutazione dello stress lavoro-correlato e la data certa, è prorogato al 16 maggio 2009.Art.4 Computo dei lavoratori ai fini della determinazione del numero totale In vigore dal 15/05/08

Il D.V.R e, quando necessario, il D.U.V.R.I., DEVONO ESSERE CUSTODITI PRESSO IL PLESSO SCOLASTICO AL QUALE SI RIFERISCE LA VALUTAZIONE DEI RISCHI (art. 29, c. 4, T.U.S.)

formazione: processo educativo attraverso il quale trasferire ai lavoratori ed agli altri soggetti del sistema di prevenzione e protezione aziendale conoscenze e procedure utili alla

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acquisizione di competenze per lo svolgimento in sicurezza dei rispettivi compiti in azienda e alla identificazione, alla riduzione e alla gestione dei rischi.

La FORMAZIONE è, pertanto, un essenziale strumento di Prevenzione e Tutela della Salute e della Sicurezza.

Introduzione

Il D.L 81/08 – La valutazione dei rischi aziendali da stress da lavoro correlato

Il datore di lavoro, in relazione alla natura dell’attività aziendale o dell’unità produttiva, deve valutare i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti i gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari. BASI NORMATIVE: Il nuovo Testo Unico sulla tutela della salute nei posti di lavoro (D. Lgs. 81/08 agli artt. 15; 17; 20; 28; 36; 37) ribadisce la necessità di compilare il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR: contenente anche gli interventi atti a contrastarli) e prevede l’obbligo per il datore di lavoro di provvedere all’attività di formazione, informazione e prevenzione dei rischi specifici (inerenti la professione svolta) che comporta lo Stress Lavoro Correlato (SLC). La succitata normativa impone inoltre di considerare anche “genere ed età” del lavoratore (insegnanti sono all’82% donne con età media di 50 anni). Il dirigente scolastico ha infine il compito – ai sensi dell’art. 15 del DPR 461/2001 – di stilare una relazione d’accompagnamento alla Commissione Medica di Verifica (ed alla Commissione Medica di II istanza in caso di ricorso dell’interessato), qualora chiedesse per il dipendente l’accertamento medico (ai sensi dell’art. 5 della L. 300/1970).

BASI SCIENTIFICHE: In aggiunta alle oltre 8.000 pubblicazioni internazionali sull’usura psicofisica(burnout) degli insegnanti (helping profession), recenti studi italiani mostrano che la categoria dei docenti, in controtendenza con gli stereotipi diffusi nell’opinione pubblica1, è soggetta al rischio di patologie psichiatriche con una frequenza pari a due volte quella della categoria degli impiegati, due volte e mezzo quella del personale sanitario e tre volte quella degli operatori manuali2. Nel 2007 inoltre la Francia ha lanciato l’allarme suicidi tra gli insegnanti3 ed il Giappone ha constatato che, nel giro di dieci anni (1995-2004), le assenze per malattia psichiatrica dei docenti sono triplicate, facendo passare l’incidenza della patologia mentale dal 34.0% (1995) al 56.4% (2004) tra le cause di assenza per malattia.

STUDI OSSERVAZIONALI 2008: le ricerche nazionali svolte nel 2008 sui dirigenti scolastici (presentata nella sala stampa di Montecitorio il 21.05.08) e sugli insegnanti (patrocinata dai Ministeri Istruzione e Pari Opportunità ed attualmente in corso di pubblicazione sulla rivista “La Medicina del Lavoro”) dimostrano la necessità di formare i DS e i docenti sulla gestione e prevenzione del DMP.Inoltre il 95% del campione richiede di essere adeguatamente formato in proposito al DMP. A riprova del fatto che la professione dell’insegnante è a rischio di patologia psichiatrica, uno studio analogo è stato condotto nella ASL di Torino su 596 insegnanti che sono stati sottoposti agli accertamenti di inabilità al lavoro nel periodo 1996-20026. La percentuale di motivazioni psichiatriche che ha determinato l’accertamento medico-collegiale è del 48,9%, rispetto al 49,2% rilevato nello studio precedente in analogo periodo. Conclusioni sovrapponibili (46,3%) sono pervenute da uno studio retrospettivo condotto nel 1999 nella ASL di Verona7. Procedendo a ritroso nel tempo (1979) troviamo una pubblicazione della CISL dal titolo

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significativo: “Insegnare logora?”. Il suddetto sindacato effettuò una ricerca condotta dall’Università di Pavia su 2.000 insegnanti dell’area milanese: risultò che il 30% del campione faceva uso di psicofarmaci, con punte del 34% tra i docenti che operavano in periferia.RUOLI ISTITUZIONALI: gli stessi Uffici Scolastici Regionali sono tenuti (ai sensi dell’art. 6 comma 1 del DM 382/98) a provvedere alla formazione dei dirigenti scolastici e dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza perché, a loro volta, pongano in essere tutte le necessarie azioni di prevenzione e gestione del DMP (a vantaggio dei lavoratori, dell’utenza e di tutto l’ambiente scolastico).POLITICHE COMUNITARIE: sul versante europeo, una ricerca dei sindacati della scuola dei Paesi dell’Unione riconosce che “… l’insegnamento è tra le occupazioni a più alto rischio per la salute mentale e lo stress da lavoro è spesso legato a violenza, bullismo, mobbing e comportamento inaccettabile degli studenti… I lavoratori del settore educativo sono maggiormente esposti al rischio di violenza quando il loro lavoro implica operare direttamente con studenti e genitori… Tra i cinque principali motivi di stress viene incluso dai docenti il comportamento inaccettabile degli alunni”. Il documento delle parti sociali conclude che “… L’educazione di alunni con problemi sociali ed emotivi è un’area di interesse prioritario per prendere provvedimenti a riguardo ai rischi psicologici degli insegnanti (stress, ansietà, tensione emotiva, stanchezza, depressione e burnout)”.Vi è inoltre il nuovo Patto europeo per la salute e il benessere mentale (IP/08/933 del 13.06.08) che tra i cinque ambiti prioritari dove concentrare i propri sforzi annovera la salute mentale tra i giovani e l’istruzione al pari della salute mentale sul lavoro. Il documento rileva che “… il 50% dei disturbi mentali ha origine nell’adolescenza, ragion per cui le organizzazioni che si occupano dei giovani devono essere attrezzate per riconoscere i sintomi e reagire tempestivamente…”. Da ultimo il presente progetto si ispira ai recenti report europei sulla mentale nei posti di lavoro e dalle future politiche comunitarie12 che indicano la scuola come cardine essenziale per la lotta alla discriminazione conseguente allo stigma della patologia psichiatrica.

Il logoramento psicofisico degli insegnanti nella letteratura scientifica internazionaleLo stress può essere considerato un ingrediente fisso della nostra vita quotidiana tanto in ambito domestico-familiare quanto sul luogo di lavoro. Sono state coniate numerose definizioni di stress, ma esiste ormai un ampio consenso sul fatto che all’origine dello stesso concorrono molteplici fattori come la risposta fisica, mentale ed emotiva che ciascun individuo oppone all’incontro con stimoli ambientali o relazionali (conflitti, pressioni, sollecitazioni etc.).Una o più condizioni stressogene, se particolarmente intense o protratte nel tempo, possono indurre l’ormai nota sindrome del burnout (Maslach, 1982). Questa è solitamente caratterizzata da particolari stati d’animo (quali ansia, irritabilità, esaurimento fisico, panico, agitazione, senso di colpa, negativismo, ridotta autostima, empatia e capacità d’ascolto etc.), somatizzazioni (quali emicrania, sudorazioni, insonnia, disturbi gastrointestinali, parestesie etc.) (Fontana, 1993), reazioni comportamentali (assenze o ritardi frequenti sul posto di lavoro, chiusura difensiva al dialogo, distacco emotivo dall’interlocutore, ridotta creatività, ricorso a comportamenti stereotipati).Lo stress possiede anche dei risvolti positivi in quanto rappresenta uno stimolo all’azione, ma è soprattutto la capacità individuale di adattamento a esso (reattività) a consentire la suddivisione degli episodi in distress (stress nocivi) ed eustress (stress positivi).Numerosissimi sono gli studi che attestano l’esposizione delle cosiddette helping profession a fenomeni di usura psicofisica. Tra queste, oggetto di alcune migliaia di pubblicazioni in tutti i paesi del mondo, vi sono gli insegnanti.Sin dalla prima metà degli anni 80 la sindrome del burnout nei docenti è stata oggetto di particolare

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attenzione da parte di molti autori internazionali (Anderson e Iwanicki, 1984; Beck & Gargiulo, 1983; Belcastro, Gold & Hays, 1983; Gold, 1984, 1985; Iwanicki & Schwab, 1981; Schwab & Iwanicki, 1982; Kyriacou, 1987) ed è stata in seguito riconosciuta come risultante di tre elementi principali (Maslach, 1986):affaticamento fisico ed emotivo (emotional exhaustion and fatigue)atteggiamento distaccato e apatico nei confronti di studenti, colleghi e nei rapporti interpersonali (depersonalisation and cynical attitude)sentimento di frustrazione dovuto alla mancata realizzazione delle proprie aspettative ( lack ofpersonal accomplishment).Più recentemente Folgheraiter (1994) introduce un quarto elemento descritto come perdita della capacità del controllo, smarrimento cioè di quel senso critico che consente di attribuire all’esperienza lavorativa la giusta dimensione. La professione finisce per assumere un’importanza smisurata nell’ambito della vita di relazione e l’individuo non riesce a “staccare” mentalmente tendendo a lasciarsi andare anche a reazioni emotive, impulsive e violente.Recenti studi hanno confermato che la categoria degli insegnanti – che rientra a pieno diritto tra lecosiddette helping profession - è sottoposta a numerosi stress (Mark, 1990; Pithers, 1995). La loronatura, sia in generale che con specifico riferimento allo scenario scolastico italiano, può esserericondotta ad alcuni fattori riguardanti:la peculiarità della professione (rapporto con studenti e genitori, classi numerose, situazione di precariato, conflittualità tra colleghi, costante necessità di aggiornamento)il particolare rapporto con gli alunni/studenti. In nessun’altra helping profession vi è un rapporto con l’utenza così lungo (diverse ore al giorno), estenuante (tutti i giorni), protratto nel tempo (dura da 3 a 5 anni) e dunque impegnativo se non addirittura impietoso poiché non ti ci puoi sottrarre la trasformazione della società verso uno stile di vita sempre più multietnico e multiculturale (crescita del numero di studenti extracomunitari e degli interscambi culturali come effetti della globalizzazione)il continuo evolversi della percezione dei valori sociali (con l’inserimento di alunni disabili nelle classi, la delega educativa da parte della famiglia a fronte dell’assenza di genitori-lavoratori o di famiglie monoparentali o allargate)l’evoluzione scientifica (avvento era informatica e nuove tecnologie di comunicazione, web) il susseguirsi continuo di riforme (autonomia scolastica, innalzamento della scuola dell’obbligo, ingresso nel mondo della scuola anticipato all’età di cinque anni)la maggior partecipazione degli studenti alle decisioni e conseguente livellamento dei ruoli con i docenti (decreti delegati del ’74, Statuto degli studenti/studentesse del DPR 239/98) il passaggio critico dall’individualismo al lavoro d’equipe l’inadeguato ruolo istituzionale attribuito/riconosciuto alla professione (retribuzione insoddisfacente, risorse carenti, precarietà del posto di lavoro, mobilità, scarsa considerazione da parte dell’opinione pubblica, stereotipi, isolamento individuale e totale inconsapevolezza dei rischi psicosociali legati alle helping profession).

Da una rivisitazione della letteratura (Nagy, 1992) sono stati individuati oramai almeno 40 fattori che determinano il burnout. Gli stessi sono riconducibili a due categorie principali a loro volta accompagnate da caratteristiche relazionali (relativi ai rapporti interpersonali con il prossimo e studenti, loro familiari, direzione scolastica, colleghi etc).fattori sociali e individuali del soggetto: comprendono le caratteristiche individuali (personalità,sesso, età, tolleranza, aspettative professionali, suscettibilità, stile cognitivo, background

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culturale, razza, religione, tempra, tenacia, arrendevolezza, resistenza, livello socioeconomico,stile di vita, situazione familiare, eventi luttuosi etc).fattori professionali e organizzativi (o professionali): riguardano l’organizzazione scolastica e le condizioni di lavoro (riforme scolastiche, precariato, ubicazione della scuola in zona urbana o rurale, carico di lavoro, risorse didattiche, attrezzature, programma da svolgere, organizzazione degli orari di lezione, funzioni strumentali ai POF, chiarezza dei regolamenti di funzionamento, flussi di comunicazione interna, frequenza delle riunioni, percorso di carriera, reporting/feedback inefficace etc.).Un altro modello recentemente elaborato (Maslach, 1997) ordina le cause oggettive del burnout in sei classi, rispettivamente relative a: carico di lavoro, autonomia decisionale, gratificazioni, senso di appartenenza, equità, valori. Nel medesimo lavoro l’autrice perviene alla conclusione che il burnout è dovuto principalmente ai fattori oggettivi dello stress professionale, relegando a secondo piano le cause soggettive.Il burnout riconosce altresì una quarta categoria di cause che rientra nei cosiddetti fattori socioculturali (Cherniss, 1980). Tra questi basti annoverare l’avvento dell’era informatica e di una società multiculturale e multietnica, la delega dei genitori all’educazione dei figli, l’inserimento dei portatori di handicap nelle classi, la maggior intransigenza dell’utenza, l’introduzione della valutazione dei docenti da parte di genitori e studenti, la svalutazione sociale del lavoro in se stesso a favore del successo e del guadagno economico (notoriamente bassi per gli insegnanti), l’abolizione delle cosiddette baby-pensioni.Recentemente sono state descritte e analizzate (Griffith, 1999) le reazioni di adattamento (coping strategies) che i singoli insegnanti adottano per far fronte alla sindrome del burnout, nel tentativo direagire a una situazione che, se non affrontata per tempo e adeguatamente, può degenerare in malattia psico-fisica con ben identificati segni e sintomi.Secondo alcuni autori (Kobasa, 1979; Marck, 1990) sono più esposte al burnout le persone che possiedono una ridotta resistenza individuale agli stimoli (denominata hardiness dagli anglosassoni), che consente di reagire alle sollecitazioni con tenacia e senza soccombervi.

La personalità hardy, sempre secondo Marck, possiede tre caratteristiche:è consapevole del proprio ruolo nella società e del significato (senso) attribuito alla propria esistenza (committment): ciò serve a relativizzare/ridimensionare le esperienze di vita percepisce le novità come stimolo anziché come insidia (challenge)sente di poter controllare gli eventi senza esserne sopraffatto (control)Lo stesso Kobasa definisce come negative (regressive or palliative coping strategies) quelle reazioni di adattamento come bere, fumare, assumere psicofarmaci, derivanti da comportamenti atti a negare, minimizzare, nascondere o evitare gli eventi stressogeni. Una successiva e più articolata classificazione delle coping strategies viene proposta in uno studio su 2.638 direttori scolastici del Regno Unito (Cooper, 1993) diversificando le stesse in:azioni dirette (direct), miranti cioè ad affrontare positivamente la situazionediversive (diversionary), cioè tese a schivare l’evento assumendo un atteggiamento apatico,impersonale, distaccato nei confronti di terzidi fuga (withdrawal) o abbandono dell’attività, per sottrarsi alla situazione stressogenapalliative (palliative) cioè incentrate sul ricorso a sostanze come caffè, fumo, alcool, farmaci.

Nel medesimo studio, avvalendosi del questionario elaborato da Bortner nel 1969, Cooper trovò una correlazione diretta tra personalità con forte impegno competitivo, alto livello di aspirazione, impulsività, sentimenti di impazienza, fretta e mancanza di tempo (pattern di comportamento di tipo A altrimenti detto Type A behaviour) e incidenza di patologie psichiatriche. Un altro autore (Richardsen) era pervenuto alle medesime conclusioni già l’anno precedente (1992). Un altro studio inglese su 95 insegnanti (Fontana, 1993) registrava una

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correlazione positiva tra i livelli di stress e le personalità di tipo introverso, o a maggior componente neurotica, o psicotica, suggerendo di adottare dei test preselettivi in fase di assunzione del personale docente, col proposito di supportare lo stesso all’atto dell’immissione in ruolo e durante la carriera docente.

Il burnout degli insegnanti è comunque un tema di valenza internazionale da almeno vent’anni come dimostrano gli studi condotti negli Stati Uniti (Farber, 1984; McIntyre, 1984), in Gran Bretagna (Blase, 1982; Capel, 1987, 1989), Israele (Kremer & Hofman, 1985; Tatar, 1999), Australia (Mark, 1990), Canada (St-Arnaud, 2000), Norvegia (Mykletun, 1999), Malta (Borg, 1993), Barbados (Payne, 1987) ed Hong Kong (Mo, 1991; Chan, 1995).

Mentre rimane ancora tutta da percorrere la strada alla ricerca di un corretto e standardizzato approccio al trattamento terapeutico, secondo Farber (2000) lo scorso decennio è servito ad approfondire le conoscenze sull’eziologia del burnout individuando:i livelli di condizionamento dell’individuo (personale, ambientale e professionale/ organizzativo);le maggiori fonti di stress (stressor) per gli insegnanti (eccessivo carico di lavoro, classi numerose, disorganizzazione, indisciplina degli studenti);il profilo personale del professionista più a rischio di burnout (età sotto i 40 anni, idealista, introverso, docente di medie o superiori, suscettibile ai condizionamenti esterni, con hardiness ridotta, Type A behaviour);l’humus più favorevole all’attecchimento del burnout (aree urbane, zone disagiate con scarsiservizi sociali, classi numerose, strutture fatiscenti, attrezzature insufficienti/inadeguate, gestione burocratica anziché manageriale).Lo stesso autore propone ai fini di un approccio al trattamento terapeutico individualizzato unadifferenziazione del burnout in tre sottotipi:burnout classico (o frenetico) quando il soggetto di fronte allo stress reagisce aumentando adismisura la propria attività lavorativa fino all’esaurimento psicofisico;burnout da sottostimolazione (underchallanged) dovuto alla insoddisfazione per la ripetitività emonotonia del lavoro che non è più ritenuto dall’individuo all’altezza di offrire stimoli e motivazioni sufficienti. Si tratta quindi di insegnanti più annoiati/demotivati che stressati nel vero senso del termine;burnout da scarsa gratificazione (wornout) dovuto a un lavoro ritenuto troppo stressante rispetto al riconoscimento che lo stesso comporta. La differenza col burnout classico risiede nella reazione dell’individuo che riduce il proprio ritmo lavorativo col preciso fine di prevenire il sopraggiungere dell’esaurimento. Non è altro che il tentativo di diminuire la discrepanza tra input e output riducendo il primo.

In attesa di un intervento socio-istituzionale (social support) sull’organizzazione e sull’ambiente di lavoro, Farber ritiene che il progetto terapeutico sull’insegnante vada rigorosamente personalizzato(tailored cioè “cucito addosso” come un vestito) e possa anche prevedere un intervento psicoterapeutico, differenziato a seconda del sottotipo di burnout, volto a perseguire quattro obiettivi uguali per tutti:

diminuire la componente onirico-idealista rispetto al proprio lavoro, ridimensionando le proprie aspettative e riconducendole a un piano più attinente alla realtà (passaggio necessario considerato il rapporto IARD 2000 sugli insegnanti che afferma: …appare esserci una discrasia

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forte fra ciò che gli insegnanti ritengono di essere rispetto a come considerano di essere percepiti…);evidenziare gli aspetti positivi del lavoro e non concentrarsi solo su quelli negativi;coltivare interessi al di fuori dal lavoro per distrarsi e non focalizzare l’attenzione esclusivamente sui problemi professionali;lavorare in compagnia di altre persone per non sentirsi soli. Condividere lo stress con amici e colleghi ed eventualmente rivolgersi a specialisti in ambito medico-psicologico.Friedman (2000) e Pithers (1995) affrontano la questione della prevenzione del burnout indicando tre livelli sui quali lavorare efficacemente con interventi formativi ad hoc:

livello professionale: organizzazione di workshop che favoriscano l’apprendimento di nuove tecniche d’insegnamento, affrontino casi reali e simulati nel gestire una classe, insegnino a costituire e avvalersi di gruppi di auto-aiuto per condividere esperienze e stress;rapporti interpersonali: organizzazione di corsi sugli stili d’insegnamento da adottare e da rigettare; workshop su tecniche di stress management (training autogeno, autocontrollo, gestione dei conflitti etc.) e miglioramento dello stile cognitivo;livello organizzativo: organizzazione di corsi per l’apprendimento della gestione manageriale di una classe, tecniche di comunicazione interna e di problem-solving, coinvolgimento degli insegnanti nel processo di decision-making, attivazione di servizi di counselling.A proposito degli interventi formativi, giova richiamare il lavoro di Leiter (1988) che accertò una relazione direttamente proporzionale tra incidenza del burnout e lasso di tempo intercorso dall’ultimo corso di aggiornamento professionale.A tuttoggi il burnout non è ancora contemplato nella classificazione delle patologie psichiatriche DSM-IV presumibilmente per i seguenti motivi:perché studiato primariamente dal punto di vista sociale anziché fisio-patologico come sostenuto da Farber (2000);per la pretesa di voler definire compiutamente gli aspetti sociali, eziologici, psicopatologici, e i fattori di rischio prima ancora di arrivare a parlare di “sindrome” e dunque di “trattamento terapeutico”;(ma forse anche) per il timore di dover ammettere l’esistenza di una piaga dalle gigantesche proporzioni, sia per il numero di individui a rischio (nel solo settore dell’istruzione il rapporto insegnanti/abitanti in un paese avanzato oscilla tra 1/50 e 1/70), sia per l’impatto sociale che questa ”ammissione” comporterebbe sui giovani, sulle loro famiglie e sull’opinione pubblica.Il problema non è da poco perché il mancato riconoscimento di questa sindrome da parte della comunità medico-scientifica, impedisce la comprensione della dinamica d’insorgenza del quadro e dunque una qualunque attività di prevenzione dando così il via libera alla slatentizzazione della patologia psichiatrica prima che vi possa essere un intervento medico. A questa dinamica perversaandrebbe contrapposto un percorso virtuoso basato sullo studio delle evidenze emerse nelle pubblicazioni scientifiche.I risultati sovrapponibili, sino a oggi ottenuti in diversi paesi sugli insegnanti (Chan, 1995; Coates, 1976; Manthei, 1988) e in altre helping professions (Boccalon, 2001), ci portano comunque a concludere che il burnout, a differenza dello stress che riguarda la sfera individuale, è un fenomeno fondamentalmente psicosociale (Rossati, 1999) di portata internazionale, per il quale sono stati identificati fattori di rischio personali, relazionali e ambientali sui quali intervenire. Si tratta di una sindrome complessa, multidimensionale che merita di essere attentamente considerata per la rilevanza sociale, in quanto implica dei costi elevati per tutti i soggetti coinvolti nella gestione, erogazione e fruizione dei servizi (operatori che pagano in termini di salute e qualità di vita, utenti che trovano un servizio qualitativamente insoddisfacente, comunità che vede lievitare i costi in termini di assenza dal lavoro e assistenza sociosanitaria).

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Restano dunque da approfondire numerosi aspetti anche se i dati a disposizione sono sufficienti ad attivare un interessamento congiunto di istituzioni, parti sociali e associazioni di categoria per effettuare studi epidemiologici e di validazione dei modelli di ricerca. Sono inoltre auspicabili iniziative di supporto per lo sviluppo di interventi correttivi in fase di prevenzione primaria, secondaria e per attività curativa, agendo sulle dimensioni personale, interpersonale, micro ambientale – organizzativa e socio – politica (Cox e Parson, 1994).

Lo stress-lavoro-correlato (art. 28 D. Lgs. 81/08)

La definizione della Commissione Europea stabilisce che lo “stress legato al lavoro è uno schema di reazione emotiva, cognitiva, comportamentale e psicologica agli aspetti conflittuali e nocivi dei contenuti del lavoro, dell’organizzazione del lavoro, dell’ambiente di lavoro. Lo stress è causato da una scarsa corrispondenza tra il nostro ruolo al lavoro e fuori dal lavoro e dal non avere un ragionevole grado di controllo sul nostro lavoro e sulla nostra vita”.L’individuo ha infatti diversi livelli di condizionamento con cui confrontarsi per valutare appieno l’insorgenza di una potenziale usura psicofisica. Lo stesso insegnante, quando sale sulla cattedra, deve tenere conto della dimensione individuale (le prime 4 variabili), ambientale (la 5) e professionale (6) che, in diversa misura, concorreranno a determinare il livello di stress dell’individuo.Queste variabili nello specifico si articolano in:1. predisposizione familiare a determinate patologie (eredo-familiarità) e resistenza individuale allo stress2. variabili biologiche quali sesso ed età3. ambiente sociale di provenienza e vita di relazione4. eventi di vita significativi (lutti, malattie, separazione, cambio di residenza, guerre…)5. evoluzione del contesto sociale (es. famiglia da “normativa” diviene “affettiva”, stereotipi, etc)6. fattori professionali (rischi specifici del lavoro svolto e organizzazione del lavoro)

Una seconda definizione di malattia correlata al lavoro (del tutto simile a quella sopra richiamata) recita: malattia che ha un’origine multifattoriale, cioè può essere provocata o aggravatala un’azionecombinata di più cause, individuali o ambientali, presenti in ambiente professionale o extraprofessionale. Il lavoro costituisce quindi un fattore di rischio concorrente.Detto con parole più semplici, lo stress lavoro correlato non è solamente la tensione che deriva dal lavoro svolto, ma la sommatoria dello stress da lavoro e dello stress che ciascun individuo possiede e porta con sé sul lavoro.Il controllo della salute del lavoratore non può dunque ridursi alla valutazione del rischio professionale, ma – a maggior ragione nelle helping profession come quella degli insegnanti – deve contemplare l’analisi dell’influenza di tutte le variabili succitate perché l’individuo raggiunga la piena consapevolezza dei limiti e rischi individuali. Omettere questo approccio onnicomprensivo equivale ad effettuare un’analisi dei rischi incompleta e schizofrenica nel lavoratore-insegnante.

Come affrontare lo stress lavoro correlato (rischi psicosociali) nel DVR

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Affrontare lo stress lavoro correlato richiede un approccio sistematico, che include la valutazione dei rischi e un monitoraggio continuo dell’ambiente scolastico attraverso il ricorso a specifici indicatori.Abbiamo visto come la bibliografia internazionale evidenzia il rischio di usura psicofisica per la professione docente, mentre recenti studi13 evidenziano come il fenomeno è misconosciuto nell’opinione pubblica e tra gli stessi docenti. Occorre pertanto creare la giusta consapevolezza delrischio psicosociale legato alla professione svolta, superando il dannoso stereotipo sull’insegnante,oggi fortemente radicato nella collettività e nello stesso docente.Si procederà pertanto nel cercare di generare:1. conoscenza del rischio oggettivo di usura psicofisica per gli insegnanti (helping profession) 2. consapevolezza sul fatto che sul predetto rischio incidono variabili individuali da monitorare3. condivisione quale risposta positiva per diminuire l’isolamento personale durante il disagio4. cultura sulla giusta risposta e gestione del DMP da parte di dirigente e insegnanteAttraverso la conoscenza dei rischi psicosociali specifici della professione il lavoratore potrà raggiungere una consapevolezza dei rischi professionali e individuali, che gli/le consentiranno di effettuare un monitoraggio costante sui livelli di stress, affrontando lo stesso mediante condivisionedel disagio esperito anziché il ritiro sociale e l’isolamento.

L’azione contro lo stress legato al lavoro consiste nell’:Illustrare fonti di rischio personali, segni e sintomi del DMP per monitoraggio e autocontrolloIllustrare e monitorare fonti di rischio professionali, segni e sintomi per riconoscimento DMPAttuare prevenzione di I livello: informazione di tutti i lavoratori sui rischi psicosociali specificiAttuare prevenzione di II livello: formare DS, RLS, RSPP, RSU, MC e “spazio d’ascolto DMP”Attuare prevenzione di III livello: illustrare al DS il ricorso appropriato all’accertamento medicoIndividuare specifici indicatori di rischio nell’ambiente scolastico ed eseguirne monitoraggio.Il datore di lavoro deve avere la consapevolezza che, nell’attuare attività di in-formazione degli adulti, la prima difficoltà ad essere incontrata risiederà proprio nelle resistenza delle persone che, ritenendo superflue o già note tutte le indicazioni, non vedono la necessità di apprendere qualcosa di nuovo.

Lo stress nel corpo docente: una piramide a tre stratiAi fini di un intervento in favore degli insegnanti può essere utile rappresentare la categoria come un’unica piramide suddivisa in tre strati a seconda delle condizioni di salute psicofisica individuale.La consistenza della piramide ammonta a circa un milione d’insegnanti nella sola Italia (considerando precari, di ruolo, scuola pubblica e privata), mentre non vi sono dati a disposizione per ripartire la suddetta cifra negli strati individuati.1. La base della piramide è abitata da coloro che sono in buona salute. Ci si dovrà preoccupare di salvaguardare il benessere psicofisico di chi esercita la professione, prevenendo il rischio- DMP. Formare e informare gli insegnanti in modo completo, diviene perciò una tappa cruciale per contrastare il distress. Occorre inoltre mettere i docenti in grado di gestire sapientemente le proprie energie monitorandole nel tempo. L’auto-valutazione delle proprie condizioni psicofisiche aiuterà a mantenere integra ed efficiente la propria capacità di critica e giudizio.

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2. Lo strato intermedio è al contrario popolato da coloro che sono in una situazione di Disagio Mentale Professionale (burnout). Si dovrà predisporre un intervento di social support che si traduce nell’attivazione di strutture di ascolto, informazione, condivisione, auto-aiuto e counselling. L’obiettivo delle suddette iniziative consiste nell’evitare all’insegnante in difficoltà quei sentimenti di vergogna ed isolamento, tipici dell’individuo che rischiano di far adottare reazioni di adattamento negative (isolamento, apatia, aggressività, fumo, alcool etc).Presidiare l’area del disagio è fondamentale poiché la situazione può evolvere verso la patologia mentale con la rapida perdita delle capacità di critica e giudizio e la conseguente emarginazione sociale e nel posto di lavoro.3. L’apice della piramide è composto da coloro che sono oramai vittime di una psicopatologia franca. Si dovrà pensare a come riconoscerli, agganciarli ed orientarli verso l’accertamento medico in Commissione Medica di Verifica affinché non arrechino altri danni a se stessi e all’utenza. L’intervento è ovviamente volto a perseguire la cura/guarigione dell’individuo, con l’obiettivo finale di favorirne il reinserimento lavorativo e sociale. A tal fine dovranno essere formati in merito alla gestione del DMP tutti coloro che rivestono ruoli di responsabilità nella tutela della salute degli insegnanti (dirigenti scolastici, loro collaboratori, RSL, RSPP, RSU, medico competente, ispettori tecnici ministeriali, componenti delle CMV, psicologo scolastico etc). Fornire specifici contenuti su come riconoscere e gestire appropriatamente i casi complessi ricorrendo all’accertamento medico in Commissione Medica di Verifica.

Interventi di primo livello: formazione e informazione per favorire l’autoaiuto nel DMPL’ampia bibliografia internazionale a disposizione riconosce il rischio di usura psicofisica per la categoria docente che è, a tutti gli effetti, accreditata tra le cosiddette helping profession. Non può pertanto venire meno l’obbligo di contemplare i rischi psicosociali (Disagio Mentale Professionale DMP) nel Documento di Valutazione del Rischio ove, ai sensi di legge, il dirigente è chiamato (art. 28 del Testo Unico) ad individuare, anche secondo sesso ed età, i rischi specifici nonché ad attivare gli opportuni interventi ed ogni idonea iniziativa di formazione e informazione.La norma prevede inoltre coerentemente con gli scopi che si prefigge (lettera H, 2° comma, art. 20)l’obbligatorietà – per i lavoratori – della partecipazione alla formazione che dovrà avvenire nell’orario di lavoro e non può comportare oneri economici a carico dei lavoratori.

La formazione è rivolta a tutti gli insegnanti e si propone di metterli in grado di riconoscere la loro specifica capacità reattiva individuale allo stress. Ciò consentirà a ciascun docente di conoscere contestualmente i rischi specifici della helping profession svolta, nonché il margine esistente dalla propria soglia massima di resistenza allo stress.

Poiché il datore di lavoro è tenuto (art. 37 D. Lgs. 81/08) ad assicurare che ciascun lavoratore riceva una formazione sufficiente ed adeguata in materia di salute e sicurezza, anche rispetto alle conoscenze linguistiche, con particolare riferimento a:a) concetti di rischio, danno, prevenzione, protezione, organizzazione della prevenzione aziendale, diritti e doveri14 dei vari soggetti aziendali, organi di vigilanza, controllo, assistenza;b) rischi riferiti alle mansioni e ai possibili danni e alle conseguenti misure e procedure di prevenzione e protezione caratteristici del settore o comparto di appartenenza dell'azienda le tematiche da affrontare avranno pertanto i seguenti contenuti specifici:Principali fattori professionali di rischio (quali il comportamento inaccettabile degli studenti/alunni15) per sindrome del burnout e psicopatologiaProfili psicologici maggiormente esposti al rischio-DMP nelle helping profession

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Cenni sui fattori biologici (sesso, età, ereditarietà) e fisiologici (cicli ormonali e bioritmi) che espongono a maggior rischio di depressione (gravidanza, puerperio, sindrome premestruale, menopausa, eredo-familiarità, insonnia, stili di vita …)Reazioni di adattamento allo stress (coping): quali evitare e quali adottareSegnali e sintomi premonitori del DMP: ascoltare, riconoscere, monitorare, condividereSe, come, quando chiedere l’aiuto medico e l’accertamento in CMV: diritti, doveri, iter, leggi

Obiettivi degli interventi di I livelloRendere edotti i docenti sul rischio professionale specifico di usura psicofisica nelle helping profession, sui diritti/doveri nella tutela della salute, sulle attività di prevenzione, sugli istituti preposti a difesa della salute del lavoratore (CMV e CMO militare di II istanza) e relativa modalità per farvi ricorso;Illustrare i cofattori di rischio extraprofessionali per effettuare un monitoraggio individuale durante l’anno scolastico (es. gestione tempo libero, screening oncologici, condivisione etc);Sfatare i luoghi comuni dell’opinione pubblica sulla professione docente per proteggere glistessi insegnanti;Ridurre lo stigma delle patologie ansioso-depressive favorendo la condivisione del disagio trai docenti con appositi momenti di confronto.Nella sottostante diapositiva sono riportati i vantaggi attesi dall’intervento formativo.Essendo il DMP negli insegnanti una tematica in gran parte sconosciuta agli stessi medici, e richiedendo competenze multidisciplinari per poter affrontare con cognizione di causa i possibili rischi cui il docente può andare incontro o rappresentare per terzi, agli incontri formativi potranno essere invitati a partecipare i componenti della CMV provinciale di riferimento, i medici del lavoro (MdL), i medici di medicina generale (MMG) dei docenti (l’invito potrà essere loro esteso dagli stessi insegnanti che desiderassero, nel proprio interesse, coinvolgere il loro curante) ed i pediatri di libera scelta (PLS).

Interventi di secondo livello: monitoraggio del clima, ascolto e consulenza sul DMPIl livello di sopportazione dello stress di regola si riduce col trascorrere dell’anno scolastico in seguito all’usura psicofisica progressiva. L’atteggiamento di ascolto del dirigente scolastico, attraverso la continua disponibilità al colloquio e agli incontri personali con i suoi docenti, è pertanto requisito fondamentale ma non sufficiente. Un’azione puntuale e completa per la prevenzione di secondo livello contempla anche i seguenti interventi:raccolta e valutazione dei trend di indicatori oggettivi (diapositiva seguente) comparati con i propri dati storici e/o con quelli di scuole analoghe del territorio (benchmarking);attivazione di un’area ritrovo insegnanti (con la funzione di ascolto, condivisione e consulenza per il ricorso alla CMV) con l’ausilio di docenti interni alla scuola che si candidano a rivestire il ruolo di tutor sul fenomeno del DMP. Costoro saranno individuati in base a predisposizione, formazione professionale e interesse personale, prima di essere avviati a un’ulteriore formazione sui seguenti argomenti:Gli indicatori del DMP ed i segnali di allarme nella scuola L’accertamento medico in CMV: i possibili provvedimenti mediciCome riconoscere e superare i limiti della CMVIl nesso tra burnout e mobbing: equivoci e analogieAnalisi di casi realiIl reinserimento guidato al lavoro del docente reduce dal disagio

Obiettivi degli interventi di II livelloMonitoraggio del clima relazionale nell’ambiente scolastico in corso d’anno;

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Comprensione e buon uso del ricorso all’accertamento medico in CMV;Condivisione e confronto del rischio DMP tra docenti.

Interventi di terzo livello: l’accertamento medico in CMV e il reinserimento lavorativoIl dirigente scolastico deve essere in grado di gestire anche eventuali casi di docenti che – loro malgrado - sono già soggetti a patologia psichiatrica conclamata e spesso la negano inconsapevolmente. I suddetti casi possono essere incontrati o ereditati dal capo d’istituto come conseguenza di trasferimenti o nuove assegnazioni dell’insegnante o del dirigente stesso.Diviene di conseguenza fisiologico apprendere le corrette modalità per affrontare e gestire il DMP.

In particolare l’art. 2 del D.L. 81/2008 fornisce alcune definizioni importanti e cioè: «lavoratore»: persona che, indipendentemente dalla tipologia contrattuale, svolge un'attivita' lavorativa nell'ambito dell'organizzazione di un datore di lavoro pubblico o privato, con o senza retribuzione, anche al solo fine di apprendere un mestiere, un'arte o una professione, esclusi gli addetti ai servizi domestici e familiari. «datore di lavoro»: il soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore o, comunque, il soggetto che, secondo il tipo e l'assetto dell'organizzazione nel cui ambito il lavoratore presta la propria attivita', ha la responsabilita' dell'organizzazione stessa o dell'unita' produttiva in quanto esercita i poteri decisionali e di spesa. Nelle pubblicheamministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, per datore di lavoro si intende il dirigente al quale spettano i poteri di gestione,«azienda»: il complesso della struttura organizzata dal datore di lavoro pubblico o privato;«dirigente»: persona che, in ragione delle competenze professionali e di poteri gerarchici e funzionali adeguati alla natura dell'incarico conferitogli, attua le direttive del datore di lavoro organizzando l'attivita' lavorativa e vigilando su di essa;«preposto»: persona che, in ragione delle competenze professionali e nei limiti di poteri gerarchici e funzionali adeguati alla natura dell'incarico conferitogli, sovrintende alla attivita' lavorativa e garantisce l'attuazione delle direttive ricevute,controllandone la corretta esecuzione da parte dei lavoratori ed esercitando un funzionale potere di iniziativa;«responsabile del servizio di prevenzione e protezione»: persona in possesso delle capacita' e dei requisiti professionali di cui all'articolo 32 designata dal datore di lavoro, a cui risponde, per coordinare il servizio di prevenzione e protezione dai rischi; «addetto al servizio di prevenzione e protezione»: persona in possesso delle capacita' e dei requisiti professionali di cuiall'articolo 32, facente parte del servizio di cui alla lettera l);«medico competente»: medico in possesso di uno dei titoli e dei requisiti formativi e professionali di cui all'articolo 38, che collabora, secondo quanto previsto all'articolo 29, comma 1, con il datore di lavoro ai fini della valutazione dei rischi ed e' nominato dallo stesso per effettuare la sorveglianza sanitaria e per tutti gli altri compiti di cui al presente decreto;«rappresentante dei lavoratori per la sicurezza»: persona eletta o designata per rappresentare i lavoratori per quanto concerne gli aspetti della salute e della sicurezza durante il lavoro;«servizio di prevenzione e protezione dai rischi»: insieme delle persone, sistemi e mezzi esterni o interni all'aziendafinalizzati all'attivita' di prevenzione e protezione dai rischi professionali per i lavoratori;

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«sorveglianza sanitaria»: insieme degli atti medici, finalizzati alla tutela dello stato di salute e sicurezza dei lavoratori, in relazione all'ambiente di lavoro, ai fattori di rischio professionali e alle modalita' di svolgimento dell'attivita' lavorativa;«prevenzione»: il complesso delle disposizioni o misure necessarie anche secondo la particolarita' del lavoro, l'esperienza e la tecnica, per evitare o diminuire i rischi professionali nel rispetto della salute della popolazione e dell'integrita' dell'ambiente esterno;«salute»: stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non consistente solo in un'assenza di malattia o d'infermita';«sistema di promozione della salute e sicurezza»: complesso dei soggetti istituzionali che concorrono, con la partecipazione delle parti sociali, alla realizzazione dei programmi di intervento finalizzati a migliorare le condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori;«valutazione dei rischi»: valutazione globale e documentata di tutti i rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori presenti nell'ambito dell'organizzazione in cui essi prestano la propria attivita', finalizzata ad individuare le adeguate misure di prevenzione e di protezione e ad elaborare il programma delle misure atte a garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di salute.In particolare l’attenzione sarà posta per le buone prassi ovvero soluzioni organizzative o procedurali coerenti con la normativa vigente e con le norme di buona tecnica, adottate volontariamente e finalizzate a promuovere la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro attraverso la riduzione dei rischi e il miglioramento delle condizioni di lavoro, elaborate e raccolte dalle regioni, dall'Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro (ISPESL), dall'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL) e dagli organismi paritetici di cui all'articolo 51, validate dalla Commissione consultiva permanente di cui all'articolo 6, previa istruttoria tecnica dell' ISPESL, che provvede a assicurarne la piu' ampia diffusione;Il documento di valutazione dei rischi per la sicurezza e la salute durante il lavoro (custodito in azienda o presso l’unità produttiva ed elaborato in collaborazione con il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) e con il medico competente, laddove necessario, il Rappresentante per la Sicurezza (art. 28 D.Lgs. 81/2008), contiene una relazione nella quale sono specificati i criteri adottati per la valutazione stessa, il programma di attuazione e l’individuazione:

delle misure di prevenzione e protezione attuate in conseguenza della valutazione dei rischidelle attrezzature di protezione utilizzate

Nel caso di modifiche del “processo produttivo” significative ai fini della sicurezza e della salute dei lavoratori, il datore di lavoro deve rielaborare la valutazione dei dati ed il conseguente documento (art. 28 D.Lgs. 81/2008,).

Servizio di prevenzione e protezione

Il datore di lavoro deve organizzare il servizio di prevenzione e protezione e designare un numero sufficiente di addetti a tale servizio (capaci e che dispongano di mezzi e tempo adeguati) ed il relativo Responsabile fornito di attitudini e capacità adeguate oppure incaricare persone o servizi esterni all’azienda dotati di attitudine e capacità adeguate.

Il datore di lavoro comunica all’Ispettorato del Lavoro e alla USL il nominativo del Responsabile del Servizio di Prevenzione interno o del servizio di consulenza esterno, con dichiarazione del designato attestante i compiti di prevenzione e protezione svolti, il periodo nel quale sono svolti tali compiti ed il curriculum professionale (art. 33,34,35 D.Lgs. 81/2008).

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Come gestire lo stress e prevenire il Burn-out ?

A livello organizzativo, sono necessarie strategie volte a promuovere l’impegno professionale e l’armonia tra operatore e posto di lavoro. Per es.:

condividere la gestione del carico di lavoro con il gruppo creare e alimentare il “senso di squadra” partecipare attivamente al processo decisionale (personalizzazione dello stile,

adattamento degli orari..) comunicare (chiarezza dei messaggi, obiettivi realistici e credibili…) riconoscere una ricchezza nelle diversità (cogliere le potenzialità positive nell’incontro

con alunni, operatori e colleghi…) crescere professionalmente (formazione e cultura dell’approfondimento e

dell’aggiornamento...)

A livello individuale, è possibile prevenire la manifestazione del burn-out attraverso l’adozione di strategie funzionali di gestione dello stress.

L’obiettivo allargato diviene migliorare la salute, il benessere e la qualità di vita.

Se si mantiene la consapevolezza del proprio ruolo professionale, lo stare in relazione con una persona sofferente consente uno scambio.

Al contrario, un investimento eccessivo (l’ipercoinvolgimento) o un atteggiamento freddo e distaccato rappresentano sia causa, che sintomo del burn-out.

Oppure: Sviluppare adeguate tecniche di comunicazione nella relazione di aiuto e

privilegiare uno stile di comunicazione assertiva (comportamento assertivo) Modificare il senso del controllo e della prevedibilità che abbiamo degli eventi

(Locus of Control) Adottare adeguate strategie di Coping (fronteggiamento di situazioni nuove e

problematiche) e sviluppare un adeguato senso di Autoefficacia Automonitorare pensieri, immagini, emozioni, comportamenti (Analisi funzionale)

Adozione delle necessarie misure di sicurezza

Il datore di lavoro, il dirigente e il preposto, nell’ambito delle rispettive attribuzioni e competenze, devono adottare le misure necessarie per la sicurezza e la salute dei lavoratori, quali:

designazione dei lavoratori incaricati della prevenzione incendi, della evacuazione dei lavoratori (o equiparati tali) in caso di pericolo grave e immediato e del pronto soccorso;aggiornamento delle misure di prevenzione in relazione ai mutamenti organizzativi e produttivi rilevanti per la salute e la sicurezza del lavoro e all’evoluzione tecnica e prevenzionistica;affidare i compiti ai lavoratori in base alle loro capacità e condizioni di salute e sicurezza;fornire ai lavoratori i necessari ed idonei mezzi di protezione;adottare misure appropriate affinchè solo i lavoratori adeguatamente istruiti possano accedere alle zone con rischi gravi e specifici;richiedere ai lavoratori l’osservanza di norme e disposizioni aziendali sulla sicurezza e l’uso dei mezzi di protezione;richiedere al medico competente (informato sui rischi dell’attività produttiva) l’osservanza degli obblighi di legge;

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adottare misure di controllo del rischio in caso di emergenza e fornire istruzioni ai lavoratori per i casi di pericolo grave, immediato ed inevitabile;informare al più presto possibile i lavoratori esposti al rischio di un pericolo grave e immediato, sul rischio stesso e sulle misure di protezione;non richiedere (salvo eccezioni ben motivate) ai lavoratori di riprendere l’attività in presenza di un pericolo grave ed immediato;permettere al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza di verificare l’applicazione delle misure di sicurezza e di protezione della salute;prendere appropriati provvedimenti che evitino rischi per la salute della popolazione e per l’ambiente esterno;tenere sul luogo di lavoro il registro per l’annotazione cronologica degli infortuni sul lavoro che comportano un’assenza dal lavoro superiore a tre giorni, compreso quello dell’evento;consultare il Rappresentante per la Sicurezza nei casi di cui all’art. 47 del D.Lgs. 81/2008;adottare le misure necessarie ed adeguate per la prevenzione degli incendi, l’evacuazione dei lavoratori nei casi di pericoli gravi ed immediati (art. 46 D.Lgs. 81/2008).

Formazione ed informazione

Il datore di lavoro deve fornire a tutti i lavoratori (o equiparati tali) informazioni su:natura dei rischi;organizzazione del lavoro;programmazione e attuazione delle misure preventive e protettive;dati del registro delle malattie professionali;

Metodologia della valutazione

La valutazione del rischio in materia di sicurezza è uno degli aspetti più complessi nell’applicazione del D.Lgs. 81/2008, in quanto deve essere rispettato un approccio scientifico con una metodologia sistematica in modo da fornire un documento rigoroso.

In ogni plesso scolastico o centro di erogazione del servizio viene nominato o nominati una serie di operatori con incarico specifico per le osservazioni del DMP.

In questo caso verrà utilizzato un sistema già sperimentato in altri paesi CEE (ad esempio Spagna e Francia) in linea con quanto previsto dalla Direttiva Comunitaria, basato sull’individuazione di una “Lista di Controllo” costituita da una serie di domande o punti di verifica che passano in rassegna le questioni più importanti concernenti quel particolare aspetto della sicurezza e che prevedono risposte di tipo diretto (SI/NO). ( in allegato).

La scelta dell’uso delle Liste di Controllo non deve stupire in quanto tale procedura rappresenta uno degli strumenti più utilizzate in tutte le analisi di AUDIT su problemi che necessitano una raccolta di una serie di evidenze molto diversificate e difficilmente trattabili con metodologie rigide o pseudo - matematiche.

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TABELLA DI LETTURA: TOTALE PUNTEGGIO DI RISCHIO

IDENTIFICAZIONE DELLA CONDIZIONE DI RISCHIO                                       

INDICATORI SCOLASTICI 2              

                   

CONTENUTO DEL LAVORO 3                

                   

CONTESTO DEL LAVORO 1                

                   

TOTALE 7 Va bene 0   0  

                 

  DA A LIVELLO DI RISCHIO NOTE          

RISCHIO BASSO 0 17 25%

L’analisi degli indicatori non evidenzia particolari condizioni organizzative che

possono determinare la presenza di stress correlato al lavoro. Ripetere la valutazione

in caso di cambiamenti organizzativi aziendali o comunque ogni 2 anni.

       

RISCHIO MEDIO 18 34 50%

L’analisi degli indicatori evidenzia condizioni organizzative che possono determinare la

presenza di stress correlato al lavoro. Per ogni condizione di rischio identificata si devono adottare le azioni di miglioramento

IDENTIFICAZIONE LIVELLO DI RISCHIO

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mirate. Monitoraggio annuale degli indicatori. Se queste non determinano

un miglioramento entro un anno, sarà necessario procedere al secondo livello di

valutazione.

       

RISCHIO ALTO 35 67 + di 50% L’analisi degli indicatori evidenzia condizioni organizzative con sicura presenza di stress correlato al lavoro. Si deve effettuare una

valutazione della percezione dello stress dei lavoratori. E' necessario oltre al

monitoraggio delle condizioni di stress la verifica di efficacia delle azioni di

miglioramento .

       

ISTITUTO COMPRENSIVO DI Plesso di scuola secondaria di primo grado

Descrizione del “ciclo produttivo”

La scuola appartiene ad un contesto urbano caratterizzato dalla presenza di una modesta/intensa industrializzazione, equilibrata/non equilibrata in relazione allo sviluppo urbano.

Attualmente nell’istituto sono presenti _____ studenti, ____ maestre / professori, ____ collaboratore scolastico, ________assistenti am.vi,______DSGA l’edificio scolastico ospita la scuola primaria/ssdpg ed è strutturato su _______ piani.

Liste di controllo

Analisi dei fattori di rischio Personale ATA

In allegato al presente documento

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RELAZIONE TECNICA INTEGRATIVA

Rischi connessi alle mansioni svolte dalle varie figure professionali

Le figure prese in considerazione sono le seguenti:Capo d’IstitutoDocentiPersonale di SegreteriaCollaboratori scolasticiStudenti

Dirigente Scolastico

A carico del D.S. si ravvisano i rischi nell’ambito della fatica mentale e dallo stress causato da compiti di responsabilità e dal fatto di essere una figura unica nell’istituto.

Lo stress viene determinato dal dover far fronte ad adempimenti burocratici che rendono difficoltosa la gestione dell’istituto, da rapporti spesso fortemente gerarchizzati con l’amministrazione centrale, dalla delicatezza dei vari rapporti relazionali da intrattenere con Provveditorati, docenti, personale non docente, studenti e genitori e dalla difficoltà di garantire la funzionalità del servizio, senza strumenti di gestione effettiva del personale.

Ad aggravare ulteriormente la situazione contribuisce anche il continuo incremento di incarichi e delle responsabilità da assumere (non ultime quelle derivanti proprio dal D.Lgs. 81/2008) ai quali, peraltro, non viene fatto riscontro un aumento di riconoscimento (sociale, giuridico ed economico).

Docenti

Nell’ambito delle attività esercitate dai docenti si possono identificare situazioni di rischio determinate da:

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rumorosità degli ambientistresssforzo vocaleallergie

La rumorosità degli ambienti non è tale da originare disturbi gravi, quali ipoacusie, ma è in grado di procurare problematiche extrauditive. Se, infatti, non si configurano nella normale attività svolta nelle istituzioni scolastiche rumori tali da creare una compromissione diretta dell’apparato uditivo, è molto probabile che il rumore prodotto possa in qualche modo influenzare negativamente altri organi e funzioni dell’organismo. E’ comprovato, infatti, che il nervo acustico, che trasporta gli impulsi sonori, stimolato da rumori troppo elevati, stimola a sua volta parti diverse del sistema nervoso. Questo significa che il rumore influenza negativamente, come del resto altri tipi di stress, l’organismo, portando modificazioni nei suoi processi biologici poiché l’organismo stesso innesta processi di autodifesa.

La rumorosità varia in relazione a:il numero e le caratteristiche degli allievi, la disponibilità degli spazi e le caratteristiche strutturali degli stessi,il tipo delle attività svolte.

Il rumore ha come risultato la necessità da parte dell’insegnante di aumentare il tono della voce che genera uno sforzo vocale che, anche se non del tutto eliminabile, potrebbe essere certamente ridotto. Tale riduzione può essere ottenuta con una migliore disposizione degli spazi, con l’insonorizzazione (in particolare per alcuni ambienti quali corridoi, mense e palestre) con pannelli fonoassorbenti e anche con una più funzionale organizzazione del lavoro (compresenze, lavori di gruppo, etc.).

Le situazioni che determinano stress nel personale docente derivano essenzialmente:

dagli obblighi di vigilanza (in particolare nei confronti degli allievi più giovani e più turbolenti), dall’impossibilità di appoggiarsi a collaudati modelli di comportamento sempre riproducibili, dalla ripetitività delle mansioni eseguite, dalla scarsa gratificazione unita ad un scarso riconoscimento economico, dalla difficoltà di avere cambi mansionali senza introdurre elementi di discontinuità della carriera (concorsi che a loro volta generano altri stress), dallo scarso riconoscimento della professionalità acquisita.

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Personale di Segreteria

Le condizioni di lavoro del personale di segreteria risultano generalmente più favorevoli di quanto non siano quelle di coloro che operano in grandi uffici in quanto il numero degli addetti, mediamente ridotto, favorisce i rapporti interpersonali e di collaborazione, gli ambienti sono meno affollati, caotici e meno rumorosi e anche i ritmi di lavoro risultano meno affannosi.

Ciò nonostante negli uffici scolastici possono presentarsi rischi determinati da esposizione a videoterminali, esposizione a sostanze rilasciate dalle fotocopiatrici, di tipo allergologico (utilizzo di carta autocopiante, agenti scoloranti, evidenziatori, etc.), infortuni durante le operazioni di movimentazione di materiali cartacei da e per l’archivio, oltre all’insorgere di situazioni di stress determinato dalla specifica mansione.

Il lavoro con VDT può comportare effetti sulla salute in relazione alla durata dell’esposizione, alle caratteristiche del lavoro svolto, a quelle dell’hardware e del software, del posto di lavoro e dell’ambiente.

E’ da verificare e studiare l’effetto sulla salute delle radiazioni elettromagnetiche a bassa e bassissima frequenza (15-20 kHz e 30-60 kHz) emesse non solo dai VDT, ma anche da diverse apparecchiature elettriche ed elettroniche presenti anche in ambiente domestico.Collaboratori scolastici

I collaboratori scolastici hanno compiti di tipo:relazionale (con studenti, docenti, persone esterne all’istituto),di custodia,di manutenzione e pulizia,di ausilio tecnico.

Conseguentemente ne derivano rischi di:stress – i compiti relazionali, soprattutto in rapporto alla delicata funzione di supporto a studenti portatori di handicap, introducono elementi di tensione e stress, così come può indurlo la responsabilità della loro custodia;

Studente

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Il decreto 81/2008 stabilisce che “sono equiparati ai lavoratori gli allievi degli istituti di istruzione ed universitari ed i partecipanti ai corsi di formazione nei quali si faccia uso di laboratori, macchine, apparecchi ed attrezzature di lavoro in genere, agenti chimici, fisici e biologici ”.

Gli studenti risultano anche essi esposti a molti fattori di rischio precedentemente esaminati in relazione alle mansioni svolte da lavoratori, anzi la loro esposizione risulta, in molti casi, più lunga in ragione dei più prolungati tempi di permanenza a scuola.

Per di più sono sottoposti ad una organizzazione del lavoro che può generare elementi di stress e fatica mentale oltre ad avere ricadute sull’efficacia formativa. L’orario, infatti, non sempre è costruito tenendo conto dei criteri di efficacia e di opportunità didattica. Da ciò può discendere un carico di lavoro sia per la preparazione delle lezioni a casa in alcune giornate, che per la concentrazione in aula necessaria per troppe materie “pesanti” nella stessa mattinata. Analoghi effetti può produrre la collocazione in ore successive di materie “pesanti” o la concentrazione delle stesse nelle ultime ore di lezione giornaliera.

Adempimenti a carico del datore di lavoro

Il Dirigente Scolastico, che con il D.M. 21 Giugno 1996, n. 292, è stato identificato come “datore di lavoro”, ai sensi e per gli effetti del D.Lgs.81/2008, una volta effettuata la valutazione dei rischi, la conseguente elaborazione del documento e la predisposizione del servizio d prevenzione e protezione, dovrà:

adottare, con comportamenti e provvedimenti adeguati, ogni altra forma di protezione eventualmente necessaria, prevista dal citato articolo 4 della normativa di riferimento;assicurare un’idonea attività di formazione ed informazione degli interessati – personale ed alunni, in ragione delle attività svolte da ciascuno e delle relative responsabilità;consultare il R.L.S. (Responsabile dei Lavoratori per la Sicurezza) ovvero, in sua assenza, la R.S.A. (Rappresentanza Sindacale Aziendale) d’istituto.

Il D.S., ferma restando la propria diretta responsabilità collegata alla figura del “datore di lavoro”, ha la facoltà di designare, nell’ambito del personale in servizio, il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP), in possesso dei requisiti previsti dalla legge, sempre che non intenda assumere direttamente tale funzione qualora il numero dei dipendenti, con esclusione degli allievi, sia inferiore alle 200 unità.

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In entrambi i casi è obbligatoria per il Responsabile la frequenza di un adeguato corso di formazione opportunamente certificato, secondo quanto indicato nel decreto interministeriale 16 gennaio 1997, pubblicato sulla G.U. n. 27 del 3 febbraio successivo.

La scelta del Responsabile del Servizio dovrà essere seguita dall’organizzazione del Servizio di Prevenzione e Protezione anche avvalendosi della possibilità di utilizzare risorse interne all’istituzione medesima o di altre istituzioni, eventualmente consorziate.

Nell’organizzazione del Servizio di Prevenzione e Protezione, così come nella designazione delle cosiddette “figure sensibili” dei lavoratori, cioè, incaricati dell’attuazione delle misure di prevenzione incendi e lotta antincendio, di evacuazione del personale in caso di pericolo grave immediato, di salvataggio e di pronto soccorso e, comunque, di gestione dell’emergenza, le figure potrebbero essere individuate nel Docente di Educazione Tecniche e nel Docente di Educazione si Scienze Motorie, comunque in possesso di attitudini e capacità adeguate, previa consultazione del R.L.S. (o R.S.A. in sua assenza).

La sorveglianza sanitaria, concretizzatesi in accertamenti preventivi e periodici finalizzati a verificare l’assenza di controindicazioni allo svolgimento di determinate attività, venga effettuata “nei casi previsti dalla normativa vigente”.

Pertanto, destinatari della presente disposizione sono esclusivamente il personale scolastico e gli allievi di alcune tipologie d istituzioni nelle quali si faccia uso di laboratori, macchine, apparecchi ed attrezzature di lavoro, comportanti specifici elementi di rischio della salute, ovviamente, limitatamente al tempo dedicato alle relative esercitazioni.

La sorveglianza sanitaria deve, quindi, essere assicurata esclusivamente nei casi di attività lavorative rischiose. A tal fine il dirigente scolastico, effettuata la valutazione dei rischi, qualora ricorrano le condizioni, nomina il medico competente che – si sottolinea – deve essere nominato solo in presenza di attività a rischio per la salute (in particolare, articoli 33, 34 e 35 del D.P.R. n. 303/56, come integrato dal D.M. 5 settembre 1994).

Tutti i lavoratori e le figure ad essi equiparati sono stati informati e formati. Il Preside dovrà agire in modo che ciascun lavoratore riceva una informazione ed una formazione adeguate in materia di igiene e sicurezza con riferimento al proprio posto di lavoro ed in relazione alle mansioni svolte. La formazione dei lavoratori e quella dei rispettivi rappresentanti deve avvenire

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durante l’orario d lavoro e non può comportare alcun onere economico a loro carico.

La formazione costituisce un obbligo anche per il lavoratore, che non può ad essa sottrarsi o rinunciare. Il Preside avrà contestualmente l’onere di assicurare, ove necessario, le opportune integrazioni delle relative attività, a fronte delle eventuali assenze dei destinatari, da qualunque causa prodotte.

Pe quanto riguarda, poi, l’informazione dei lavoratori, estesa anche agli alunni, essa potrebbe essere correttamente ed opportunamente assicurata, previa consultazione del RSPP e del RSL, mediante la produzione e diffusione di opuscoli sintetici e di agevole definizione e consultazione, nei quali siano riassunti i principi indicati dalla normativa di riferimento, unitamente a quelle informazioni ritenute utili rispetto all’organizzazione dell’istituzione scolastica in materia di sicurezza, prevenzione e soccorso.

E’ il caso di sottolineare come il rapporto tra le istituzioni scolastiche e gli enti locali vada sviluppato nel segno della migliore integrazione e con ogni spirito collaborativo, considerata la stretta connessione tra ente locale e scuola, sia per gli aspetti tecnici, attinenti la fornitura e la manutenzione delle strutture, sia per quelli generali di espressione della comunità locale.

In conclusione si ritiene utile sottolineare che le norme sulla sicurezza sui luoghi di lavoro rappresentano, prima ancora che un obbligo di legge con la serie di adempimenti che ne conseguono, un’opportunità per promuovere all’interno delle istituzioni scolastiche una cultura della sicurezza sul lavoro, per valorizzare i contenuti e per sollecitare il coinvolgimento e la convinta partecipazione di tutte le componenti scolastiche in un processo organico di crescita collettiva, con l’obiettivo della sicurezza sostanziale della scuola, nel presente, e della sensibilizzazione, per il futuro, ad un problema sociale di fondamentale rilevanza.

L’affermazione e la diffusione della già citata “cultura della sicurezza”, non deve essere trascurata o sminuita proprio nell’istituzione scolastica che deve, invece, costituirne un momento propulsivo determinante.

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A) DOCUMENTAZIONE DI VALUTAZIONE DEI RISCHI

DocumentoVersione 1Redatto in data 15/05/09

Revisione Data Oggetto della revisione

nr. 1 15/05/09 Complessivo e totalenr. 2 31/12/2009 Aggiornamento liste di

controllo e verifica situazione

nr. 3 02/01/2010 Aggiornamento in relazione alle eventuali modificazioni della norma.Aggiornamento per valutazione situazione con liste di controllo.

nr. 4 14/03/2011 Aggiornamento e Valutazione situazione

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B) SUPPORTO FOTOGRAFICO (NON necessario)

DocumentoVersioneRedatto in data

Revisione Data Oggetto della revisione

nr. 1nr. 2nr. 3nr. 4

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C)SCHEDE DI VALUTAZIONE DEI RISCHI (del personale). In osservanza della norma DL 196 legge sulla privacy.

DocumentoVersione 1Redatto in data 15/05/09

Revisione Data Oggetto della revisione

nr. 1 15/05/09 Complessivo e totalenr. 2 31/12/2009 Aggiornamento liste di

controllo e verifica situazione

nr. 3 02/01/2010 Aggiornamento in relazione alle eventuali modificazioni della norma.Aggiornamento per valutazione situazione con liste di controllo.

nr. 4 14/03/2011 Aggiornamento e Valutazione situazione

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D) PROGRAMMA DI ATTUAZIONE DELLE MISURE DI PREVENZIONE

DocumentoVersione 1Redatto in data 15/05/2009

Revisione Data Oggetto della revisione

nr. 1 15/05/2009 Organizzazione gruppi d’ascolto per la

prevenzione DMPnr. 2 14/03/2011 Analisi e Valutazione

operato gruppo di lavoro

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E) RELAZIONE TECNICA INTEGRATIVA ( non prevista)

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Revisione Data Oggetto della revisione

nr. 1nr. 2nr. 3nr. 4

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Il Sottoscritto

Dott. CALCAGNO FRANCO

in qualità di dirigente scol. individuato come “datore di lavoro” della Dirigenza della Direzione Didattica di San Damiano d’Asti:

DICHIARA

di aver valutato, nella scelta della organizzazione del lavoro e degli orari o dei carichi aggiuntivi al normale svolgimento delle funzioni operative, nonché nella sistemazione dei luoghi di lavoro, i rischi da stress dei lavoratori.

Dichiara, inoltre, all’esito della suddetta valutazione, di aver:1. individuato le misure di prevenzione e , ove necessario;2. programmato le misure ritenute opportune per garantire il miglioramento

nel tempo dei livelli di sicurezza;

Periodo di effettuazione della valutazione:

Gennaio – Marzo 2011

La valutazione è stata effettuata coinvolgendo tutti gli addetti.

Il Dirigente Scolastico

_________________________