direttore Marino Cesaroni 2 AGOSTO 2018 LUDOPATIA IN ... · il Governo dovrà e su quello che ......

12
Inizia nella nostra regione Marche il cammino dei giovani verso il Sinodo. La nostra metropolia di An- cona-Osimo con le diocesi di Fabriano, Jesi e Senigallia, ve- drà tanti giovani mettersi in cammino dal 5 al 12 agosto, per fare comunità, attraver- sando con entusiasmo, territori diversi e facendo esperienza di chiesa. Il cammino, da realtà geografica, diventa disposizio- ne interiore per interrogarsi e indirizzare la propria vita ver- so la chiamata di Dio. Riecheggiano le parole di Papa Francesco nella lettera ai gio- vani in occasione della presen- tazione del documento pre- paratorio della XV assemblea generale ordinaria dei vescovi: “Mi vengono in mente le parole che Dio rivolse ad Abramo:<<- Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò>>(Gn 12,1). Que- ste parole sono oggi indirizzate anche a voi: sono parole di un Padre che vi invita a “uscire” per lanciarvi verso un futuro non conosciuto ma portatore di sicure realizzazioni, incontro al quale Egli stesso vi accom- pagna. Vi invito ad ascoltare la voce di Dio che risuona nei vostri cuori attraverso il soffio dello Spirito Santo. Quando Dio disse ad Abramo <<Vatte- ne>>, che cosa voleva dirgli? Quindicinale dell’Arcidiocesi Ancona-Osimo Piazza del Senato, 8 - 60121 Ancona Poste Italiane SpA sped. in abb. postale D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/04 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Ancona anno XIX offerta libera n. 15 2 AGOSTO 2018 direttore Marino Cesaroni Il Biroccio soc. coop a.r.l. - Uffici panificio pasticceria e punto distribuzione - Via Oberdan, 63 - 60024 Filottrano Punto vendita: Via Tornazzano, 122 - Tel. 071 7222790 - Fax 071 7226070 Albo Cooperative mutualità prevalente n. A107219 - www.ilbiroccio.com - [email protected] Tel. 0719202901 - [email protected] www.cardogna.it LUDOPATIA GIOVANI IN CAMMINO Il poeta latino Giovenale scri- veva: “Populus duas tantum res anxius optat panem et cir- cense”. Il popolo due sole cose desidera: pane e giochi circensi. Questa locuzione latina veni- va usata nell’antica Roma per sintetizzare le aspirazioni della plebe o, in epoca contempora- nea, in riferimento a strategie politiche demagogiche. Nel tempo tutto ha avuto dei cambiamenti ed anche il gioco è passato da quello innocente della nostra infanzia, a quello più impegnativo degli ultimi anni a quello d’azzardo. Il mu- tamento sempre più veloce nel tempo e nelle modalità del gio- co ha portato al protagonismo esasperato del gioco d’azzardo che ha creato una malattia, una dipendenza che viene definita “ludopatia”. Nel n. 13 di Presenza a pagina 3 abbiamo approfondito con dati alla mano la situazione nel ter- ritorio della nostra diocesi ed abbiamo pubblicato una tabel- la con i dati, ad onor del vero un po’ stagionati, del 2016, ma questi sono quelli disponibili (che oggi saranno solo peg- giorati). Da questi dati emerge che in Ancona la spesa media pro-capite annua per il gioco, in euro è di 1.011, al secondo posto si colloca Castelfidardo con 679, al terzo Filottrano con 509, al quarto Osimo con 429, al quinto Staffolo con 410. Poi via, via per somme inferiori tutti gli altri comuni. È una situazione preoccupan- te che crea disagio ed appren- sione in molte famiglie che scoprono casualmente che il patrimonio famigliare si è as- sottigliato a causa di un gioca- tore in famiglia di cui si ignora- va la dipendenza. In questi giorni le cronache ci informano che la pensionata di 85 anni di Chiaravalle che è stata trovata senza vita con ferite profonde al collo, secon- do le indagini dei carabinieri, sembra che sia stata aggredita ed uccisa da un vicino che le ha strappato la catenina, le ha rubato due fedi che ha venduto a un “compro oro” e con il ri- cavato ha saldato subito un suo debito, non solo di gioco. Le problematiche legate al gioco sono serie e noi qui non possediamo i saperi utili e ne- cessari per i giusti ed opportu- ni consigli, il nostro compito è quello di suonare il campanello di allarme, se possibile di am- plificarne gli squilli per destare le coscienze e provocare tutti a farsi carico di arginare il pro- pagarsi di questa piaga. Cfr. http://www.asur.marche.it/ viewdoc.asp?CO_ID=18373. e https://www.psicologia- ebenessere.it/dieci-doman- de-per-riconoscere-il-giocato- re-d%E2%80%99azzardo-pato- logico/. La Regione Marche ha appro- vato il 31 gennaio 2017 la L. R. n. 3 recante norme per la pre- venzione ed il trattamento del gioco d’azzardo patologico e della dipendenza da nuove tecnologie e social network. Al parlamento è in discussione una nova normativa che preve- de forti restrizioni alla diffusio- ne del gioco d’azzardo inizian- do dal divieto della pubblicità e all’uso del tesserino sanitario per l’entrata nelle sale per evi- tare l’accesso ai minori di 18 an ni Marino Cesaroni GLI UFFICI DI CURIA RESTERANNO CHIUSI DA LUNEDÌ 6 A SABATO 18 AGOSTO, RIAPRIRANNO LUNEDÌ 20 AGOSTO ANCHE SI FERMA PER IL RIPOSO ESTIVO, SARÀ DI NUOVO NELLE VOSTRE CHIESE E NELLE VOSTRE CASE GIOVEDÌ 30 AGOSTO Buone vacanze a tutti La nostra Chiesa locale che è in Ancona-Osimo si prepara a vivere un bel momento eccle- siale. Il prossimo 13 settembre, giovedì, alle ore 18.00 nella cattedrale di S. Ciriaco sarà presente il Nunzio Apostolico in Italia, Monsignor Emil Paul Tscerrig, per celebrare l’Euca- ristia e per imporre il pallio al nostro arcivescovo monsignor Angelo Spina. Come è stabilito, il Rito dell’im- posizione del pallio dovrà ave- re forma ufficiale e pubblica, secondo la forma prescritta dal “Cerimoniale Episcoporum”, alla presenza del popolo di Dio e con la auspicata partecipa- zione dei Vescovi delle Diocesi suffraganee. Il pallio (derivato dal latino pallium, mantello di lana) è un paramento liturgico costituito da una striscia di stoffa di lana bianca avvolta sulle spalle. Rappresenta la pecora che il pastore porta sulle sue spalle come il Cristo ed è pertanto simbolo del compito pastorale di chi lo indossa. È decorato con sei croci nere di seta (che ricordano le ferite di Cristo), una su ogni coda e quattro sull’incurvatura, ed è guarnito, davanti e dietro, con tre spille d’oro gemmate (acicula) a forma di spillone, o chiodo. Il pallio è inoltre prerogativa degli arcivescovi metropoliti, come simbolo della giurisdi- zione in comunione con la San- ta Sede. RITO DELL’IMPOSIZIONE DEL PALLIO Non certamente di fuggire dai suoi o dal mondo. Il suo fu un forte invito, una vocazione, af- finchè lasciasse tutto e andasse verso una terra nuova. Quale è per noi oggi questa terra nuova, se non una so- cietà più giusta e fraterna che voi desiderate profondamente e che volete costruire fino alle periferie del mondo?”. In que- sti giorni noi vescovi ci mette- remo in cammino con i nostri giovani per le vie del mondo, per ascoltare, per condividere e fare esperienza della fatica del cammino, della provvisorietà delle cose e dell’accoglienza che le comunità parrocchiali e le famiglie ci riserveranno. Desideriamo metterci in ascol- to dei giovani della loro voce, della loro sensibilità, della loro fede, perfino dei dubbi e delle critiche. Come ricorda Papa Francesco ai giovani: “Fate sentire il vo- stro grido, lasciatelo risuonare nelle comunità e fatelo giunge- re ai pastori. San Benedetto rac- comandava agli abati di con- sultare anche i giovani prima di ogni scelta importante, per- ché <<spesso è proprio al più giovane che il Signore rivela la soluzione migliore>> (Regola di San Benedetto III,3). Dal 5 al 12 agosto sarà il popolo dei giovani a camminare, con i sacerdoti e i vescovi per aprire sentieri di speranza e lasciarsi guidare dallo sguardo amore- vole del Signore Gesù, perché prendendo ciascuno e tutti per mano li guidi alla gioia di una risposta piena e generosa. La nostra costante preghiera li accompagni. +Angelo Spina Arcivescovo di Ancona-Osimo L’Arcivescovo in mezzo alla gente IN ATTESA DI INCONTRARE FRANCESCO

Transcript of direttore Marino Cesaroni 2 AGOSTO 2018 LUDOPATIA IN ... · il Governo dovrà e su quello che ......

Inizia nella nostra regione Marche il cammino dei giovani verso il Sinodo.La nostra metropolia di An-cona-Osimo con le diocesi di Fabriano, Jesi e Senigallia, ve-drà tanti giovani mettersi in cammino dal 5 al 12 agosto, per fare comunità, attraver-sando con entusiasmo, territori diversi e facendo esperienza di chiesa. Il cammino, da realtà geografica, diventa disposizio-ne interiore per interrogarsi e indirizzare la propria vita ver-so la chiamata di Dio.Riecheggiano le parole di Papa Francesco nella lettera ai gio-vani in occasione della presen-tazione del documento pre-paratorio della XV assemblea generale ordinaria dei vescovi: “Mi vengono in mente le parole che Dio rivolse ad Abramo:<<-Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò>>(Gn 12,1). Que-ste parole sono oggi indirizzate anche a voi: sono parole di un Padre che vi invita a “uscire” per lanciarvi verso un futuro non conosciuto ma portatore di sicure realizzazioni, incontro al quale Egli stesso vi accom-pagna. Vi invito ad ascoltare la voce di Dio che risuona nei vostri cuori attraverso il soffio dello Spirito Santo. Quando Dio disse ad Abramo <<Vatte-ne>>, che cosa voleva dirgli?

Quindicinale dell’Arcidiocesi Ancona-OsimoPiazza del Senato, 8 - 60121 Ancona

Poste Italiane SpAsped. in abb. postale

D.L. 353/2003(Conv. in L. 27/02/04 n. 46)

art. 1, comma 1, DCB Ancona

anno XIXofferta libera

n. 152 AGOSTO 2018

direttore Marino Cesaroni

Il Biroccio soc. coop a.r.l. - Uffici panificio pasticceria e punto distribuzione - Via Oberdan, 63 - 60024 FilottranoPunto vendita: Via Tornazzano, 122 - Tel. 071 7222790 - Fax 071 7226070Albo Cooperative mutualità prevalente n. A107219 - www.ilbiroccio.com - [email protected]

Tel. 0719202901 - [email protected]

LUDOPATIAGIOVANI IN CAMMINO Il poeta latino Giovenale scri-

veva: “Populus duas tantum res anxius optat panem et cir-cense”. Il popolo due sole cose desidera: pane e giochi circensi. Questa locuzione latina veni-va usata nell’antica Roma per sintetizzare le aspirazioni della plebe o, in epoca contempora-nea, in riferimento a strategie politiche demagogiche.Nel tempo tutto ha avuto dei cambiamenti ed anche il gioco è passato da quello innocente della nostra infanzia, a quello più impegnativo degli ultimi anni a quello d’azzardo. Il mu-tamento sempre più veloce nel tempo e nelle modalità del gio-co ha portato al protagonismo esasperato del gioco d’azzardo che ha creato una malattia, una dipendenza che viene definita “ludopatia”.Nel n. 13 di Presenza a pagina 3 abbiamo approfondito con dati alla mano la situazione nel ter-ritorio della nostra diocesi ed abbiamo pubblicato una tabel-la con i dati, ad onor del vero un po’ stagionati, del 2016, ma questi sono quelli disponibili (che oggi saranno solo peg-giorati). Da questi dati emerge che in Ancona la spesa media pro-capite annua per il gioco, in euro è di 1.011, al secondo posto si colloca Castelfidardo con 679, al terzo Filottrano con 509, al quarto Osimo con 429, al quinto Staffolo con 410. Poi via, via per somme inferiori tutti gli altri comuni.È una situazione preoccupan-te che crea disagio ed appren-sione in molte famiglie che scoprono casualmente che il patrimonio famigliare si è as-sottigliato a causa di un gioca-

tore in famiglia di cui si ignora-va la dipendenza.In questi giorni le cronache ci informano che la pensionata di 85 anni di Chiaravalle che è stata trovata senza vita con ferite profonde al collo, secon-do le indagini dei carabinieri, sembra che sia stata aggredita ed uccisa da un vicino che le ha strappato la catenina, le ha rubato due fedi che ha venduto a un “compro oro” e con il ri-cavato ha saldato subito un suo debito, non solo di gioco.Le problematiche legate al gioco sono serie e noi qui non possediamo i saperi utili e ne-cessari per i giusti ed opportu-ni consigli, il nostro compito è quello di suonare il campanello di allarme, se possibile di am-plificarne gli squilli per destare le coscienze e provocare tutti a farsi carico di arginare il pro-pagarsi di questa piaga. Cfr. http://www.asur.marche.it/viewdoc.asp?CO_ID=18373. e https://www.psicologia-ebenessere.it/dieci-doman-de-per-riconoscere-il-giocato-re-d%E2%80%99azzardo-pato-logico/. La Regione Marche ha appro-vato il 31 gennaio 2017 la L. R. n. 3 recante norme per la pre-venzione ed il trattamento del gioco d’azzardo patologico e della dipendenza da nuove tecnologie e social network. Al parlamento è in discussione una nova normativa che preve-de forti restrizioni alla diffusio-ne del gioco d’azzardo inizian-do dal divieto della pubblicità e all’uso del tesserino sanitario per l’entrata nelle sale per evi-tare l’accesso ai minori di 18 anni

Marino Cesaroni

Gli uffici di curia resteranno chiusi da lunedì 6 a sabato 18 aGosto,

riapriranno lunedì 20 aGosto

anche

si ferma per il riposo estivo, sarà di nuovo nelle vostre chiese

e nelle vostre case Giovedì 30 aGosto

Buone vacanze a tutti

La nostra Chiesa locale che è in Ancona-Osimo si prepara a vivere un bel momento eccle-siale. Il prossimo 13 settembre, giovedì, alle ore 18.00 nella cattedrale di S. Ciriaco sarà presente il Nunzio Apostolico in Italia, Monsignor Emil Paul Tscerrig, per celebrare l’Euca-ristia e per imporre il pallio al nostro arcivescovo monsignor Angelo Spina. Come è stabilito, il Rito dell’im-posizione del pallio dovrà ave-

re forma ufficiale e pubblica, secondo la forma prescritta dal “Cerimoniale Episcoporum”, alla presenza del popolo di Dio e con la auspicata partecipa-zione dei Vescovi delle Diocesi suffraganee.Il pallio (derivato dal latino pallium, mantello di lana) è un paramento liturgico costituito da una striscia di stoffa di lana bianca avvolta sulle spalle. Rappresenta la pecora che il pastore porta sulle sue spalle come il Cristo ed è pertanto

simbolo del compito pastorale di chi lo indossa. È decorato con sei croci nere di seta (che ricordano le ferite di Cristo), una su ogni coda e quattro sull’incurvatura, ed è guarnito, davanti e dietro, con tre spille d’oro gemmate (acicula) a forma di spillone, o chiodo.Il pallio è inoltre prerogativa degli arcivescovi metropoliti, come simbolo della giurisdi-zione in comunione con la San-ta Sede.

RITO DELL’IMPOSIZIONE DEL PALLIO

Non certamente di fuggire dai suoi o dal mondo. Il suo fu un forte invito, una vocazione, af-finchè lasciasse tutto e andasse verso una terra nuova. Quale è per noi oggi questa terra nuova, se non una so-cietà più giusta e fraterna che voi desiderate profondamente e che volete costruire fino alle periferie del mondo?”. In que-sti giorni noi vescovi ci mette-remo in cammino con i nostri giovani per le vie del mondo, per ascoltare, per condividere e fare esperienza della fatica del cammino, della provvisorietà delle cose e dell’accoglienza che le comunità parrocchiali e le famiglie ci riserveranno.Desideriamo metterci in ascol-to dei giovani della loro voce, della loro sensibilità, della loro fede, perfino dei dubbi e delle critiche.

Come ricorda Papa Francesco ai giovani: “Fate sentire il vo-stro grido, lasciatelo risuonare nelle comunità e fatelo giunge-re ai pastori. San Benedetto rac-comandava agli abati di con-sultare anche i giovani prima di ogni scelta importante, per-ché <<spesso è proprio al più giovane che il Signore rivela la soluzione migliore>> (Regola di San Benedetto III,3).Dal 5 al 12 agosto sarà il popolo dei giovani a camminare, con i sacerdoti e i vescovi per aprire sentieri di speranza e lasciarsi guidare dallo sguardo amore-vole del Signore Gesù, perché prendendo ciascuno e tutti per mano li guidi alla gioia di una risposta piena e generosa. La nostra costante preghiera li accompagni.

+Angelo SpinaArcivescovo di Ancona-Osimo

L’Arcivescovo in mezzo alla gente

IN ATTESA DI INCONTRARE FRANCESCO

Il Contratto di Governo tra la Lega di Salvini e i Cinquestelle di Di Maio, a detta dei diretti in-teressati, parla chiaro su ciò che il Governo dovrà e su quello che non potrà fare. Poi ci sono gli umori, da una parte del popolo di Pontida e dall’altra del popo-lo della rete ed il povero Presi-dente del Consiglio assomiglia sempre di più a quel marinaio che per la paura dei venti che lo potrebbero sorprendere in mare aperto lascia la barca in porto. Se così facessero tutti gli arma-tori, si fermerebbero gli scambi di merce e gli spostamenti delle persone con un isolamento che farebbe, questo sì, preoccupare i mercati.Se può venire spontaneo ripe-tere il detto: “niente di nuovo” per come stanno maturando le trattative per il rinnovo della RAI, è preoccupante lo stallo per la TAP – Il Gasdotto Trans-Adriatico che dalla frontiera greco-turca attraverserà Grecia ed Albania per arrivare in Pu-glia e l’ipotetico blocco della TAV – Ferrovia ad alta velocità Torino Lione.C’è un po’ di confusione nel Go-verno. Eppure, respirando l’aria

di Roma e dei romani, non degli abitanti di Roma, ma dei RO-MANI che hanno fatto la storia del mondo, si sarebbe portati a credere che i nostri governanti senza tanto sforzo, ma solo co-piando dagli antichi loro prede-cessori, potrebbero governare con poco sforzo.I ROMANI realizzarono cento-mila chilometri di strade lastri-cate e centocinquantamila di strade in terra battuta. Scrive Mattia Feltri su LA STAMPA del 28 luglio che: “Nell’Urbe al massimo dei fasti arrivavano ogni giorno 750 milioni di litri d’acqua grazie ad un sistema di acquedotti lungo quattrocento-venti chilometri”.Questo per dire che un Paese moderno ha bisogno di ope-re pubbliche per crescere e per mantenere i livelli di civiltà rag-giunti. Il problema reale è che il popolo italiano o è a Pontida o è sulla rete e tanta gente crede che con la chiusura dei porti alle navi ONG si sia bloccato il feno-meno migratorio epocale.Certo è che questo settembre ci inquieta. Speriamo che il riposo e le sane letture facciano da ca-talizzatore e che finalmente inizi una nuova stagione.

2 AGOSTO 2018/152A SETTEMBRE

LA VIA MAESTRA PER ARTIGIANATO E TURISMO

OCCHIO ALL’ERRORE NEL MODELLO 730: L’OMESSA DETRAZIONE SI RECUPERA

Artigianato e turismo, un’al-leanza per lo sviluppo. Que-sto il tema che è stato al centro dell’incontro “La Via Maestra per il turismo” organizzato dalla Confartigianato a Numa-na presso la sala consiliare del Comune alla presenza delle au-torità, dei rappresentanti delle Istituzioni locali e degli impren-ditori del territorio in occasione del Consiglio Direttivo di Con-fartigianato. La Via Maestra è il progetto del-la Confartigianato che, coniu-gando l’eccellenza artigiana alla proposta paesaggistica, cultura-le, artistica ed enogastronomica, mira a potenziare l’offerta turi-stica del territorio, valorizzando l’importante ruolo che l’artigia-nato può svolgere in questo am-bito ( www.laviamaestra.com).Il convegno, coordinato dal Se-gretario Generale Confartigia-nato Marco Pierpaoli, ha visto le relazioni di Graziano Sabba-tini presidente Confartigiana-

to, Giorgio Cataldi presidente della Camera di Commercio di Ancona, di Gianluigi Tombolini Sindaco di Numana, di More-no Misiti Sindaco di Sirolo, del Prorettore dell’Università Poli-tecnica delle Marche prof. Gian Luca Gregori. Ha partecipato all’iniziativa, inserita nell’am-bito della manifestazione “ la Via Maestra spazi e sapori” re-alizzata in collaborazione con i Comuni di Sirolo e Numana e con la Regione Marche, anche l’assessore al turismo More-no Pieroni. Nell’occasione del Consiglio direttivo Confartigia-nato ha consegnato premi alle

imprese eccellenti e innovative. I riconoscimenti : per l’innova-zione a “Il Pastaio” di Mauro Magi di Numana; attestazione di benemerenza associativa a Marco Agostinelli termoidrau-lico di Numana, alla pasticceria pizzeria gelateria Jolly Bar di Sandro Sabbatini, a Sergio Mar-tini carrozziere, per benemeren-za associativa e passaggio gene-razionale a Giuliano Leonardo e Filippo Luna della Termocinque di Sirolo; per la professionalità, l’esperienza e la dedizione al la-voro di una vita a Gino Bacaloni vetraio di Numana, Carlo Mo-roni autotrasportatore di Sirolo.

Sicuri di aver dichiarato? E bene? Passata la scadenza del 23 luglio, entro la quale si sono chiusi i giochi per la consegna del Modello 730, siamo già nel-la fase “Day after”, e per alcuni potrebbe esserci ancora qualche “sassolino”, o peggio “maci-gno”, da gestire. Capita spesso, infatti, di ricevere segnalazioni da parte di contribuenti che in preda alla frenesia dell’ultimo minuto hanno magari dimen-ticato uno scontrino qui o una fattura là; errori che non sempre

comportano una grossa inciden-za sull’esito della dichiarazio-ne, ma che altre volte, invece, potrebbero significare eccome un cospicuo sconto sull’impo-sta, se non addirittura un rim-borso in busta paga laddove magari era scaturito un debito. In tutti i modi non c’è da pre-occuparsi, perché per ogni er-rore c’è il rimedio adatto. Si chiama 730 integrativo, ed è in pratica quel modello la cui consegna scade il 25 ottobre di ogni anno che serve appunto a “integrare”, cioè a correggere,

PRESENZA, tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Quindicinale di informazione dell’Arcidiocesi di Ancona - Osimo

Direttore responsabile: Marino CESARONI 328 3197663Vice Direttore: Carlo Carbonetti In redazione: Riccardo Vianelli e Cinzia AmicucciServizi fotografici: Ivo Giannoni, Vinh Cuong TruongDirezione, Redazione, Amministrazione: Piazza del Senato, 8 - 60121 ANCONA - Direttore 071 9943532 - Fax continuo 071 9943531, Redazione 071 9943530, Ufficio Comunicazioni Sociali 071 9943533.Abbonamenti: annuale e 25,00 ordinario e 50,00 - sostenitore e 100,00 - C.C.P. N. 10175602 intestato a Presenza, Piazza del Senato, 8 - 60121 ANCONA - C.F. 80006130423 - P. IVA 00667130421 - Spedizione in abb. postale gr. I DCSP1/1/5681/102/88LG - Pubbl. Inf. 70%.CCP n. 10175602 intestato a Presenza.BANCOPOSTA: IT 58 O 07601 02600 000010175602PUBBLICITÀ in proprio.Segreteria Amministrativa e Responsabile Abbonamenti: Ufficio Amministrativo Diocesano - Via Pio II, 1 - 60121 ANCONA Tel. 071 9943510.Reg. Tribunale di Ancona n. 21 del 28 settembre 1993. errebi • grafiche ripesi - Falconara M.ma - Via del Lavoro, 23 (zona CIAF)Tel. 071 918400 - Fax 071 918511.Proprietà: Arcidiocesi Ancona-Osimo.

Il quindicinale è associato aFederazione Italiana Settimanali Cattolici (FISC) - Unione Stampa Periodica Italiana (USPInviare materiale e-mail al seguente indirizzo: [email protected]

Privacy – Regolamento (UE) 2016/679 RGPD – Informativa abbonatiAi sensi degli artt. 13 e ss del RGPD, La informiamo che i Suoi dati personali verranno trattati con modalità informatiche o manuali per l’invio del quindicinale. I suoi dati potranno essere comunicati a terzi incaricati di svolgere o fornire specifici servizi stret-tamente funzionali all’invio del periodico. I dati non saranno trasferiti al di fuori del territorio dell’Unione Europea e saranno conservati fino all’esaurimento dell’obbligo contrattuale da parte di Presenza di invio del quindicinale.Per l’esercizio dei diritti di cui agli att. 15-22 del RGPD l’interessato può rivolgersi al Titolare scrivendo a Presenza piazza del Senato, 8 – 60121 Ancona o scrivendo a RPD anche via e-mail all’indirizzo [email protected]. Potrà consultare l’informati-va completa sul nostro sito www.diocesi.ancona.it

eventuali errori commessi, per disattenzione o inesperienza, nel 730 originario. Così facendo si andranno quindi a recupera-re determinati benefici omessi. Qualcuno, ad esempio, potrebbe aver dichiarato redditi più alti di quelli che ha effettivamente percepito, o magari potrebbe aver lasciato fuori dal model-lo oneri detraibili o deducibili sostenuti nell’anno d’imposta. Tutte queste “sviste” sono ap-punto rettificabili contrasse-gnando sul frontespizio del 730 integrativo un determinato codi-ce che varierà a seconda dell’er-rore: lo “01”, qualora la corre-zione fosse effettuata solo per modificare determinati redditi dichiarati in eccesso, oppure per inserire oneri detraibili/deduci-bili dimenticati in precedenza; il codice “02”, se invece si doves-sero rettificare soltanto i riferi-menti del sostituto d’imposta; oppure il codice “03”, se le retti-fiche riguardassero contempora-neamente sia i dati del sostituto che i redditi computati in ecces-so o le voci detraibili/deducibili. Ad ogni modo, anche se si do-vesse mancare la scadenza del 25 ottobre, si avranno comunque altri cinque anni a disposizione (quelli successivi alla consegna della dichiarazione errata) per presentare un Modello Reddi-

ti integrativo (ex Unico), ma è ovvio che in tal caso le tempi-stiche degli eventuali rimbor-si andrebbero a dilatarsi non poco. Viceversa, se l’errore nel 730 originario fosse stato com-messo a proprio favore, cioè se avesse comportato dei benefici in realtà non spettanti o un’im-posta più bassa del dovuto, l’u-nica strada da percorrere sareb-be quella del Modello Redditi correttivo nei termini – entro il 31 ottobre 2018 – oppure l’inte-grativo sempre entro il quinto anno successivo alla conse-gna della dichiarazione errata. Ma quali sono gli errori che ven-gono commessi con maggiore frequenza? Sulla base dei dati elaborati da CAF ACLI relativi alla campagna fiscale 2017 (an-che ripresi da Il Sole 24 Ore) a farla da padrone è la correzione del rigo E1, quello delle spese sa-nitarie tanto per intenderci, “ri-toccato” l’anno scorso nel 63,6% dei casi. L’esempio più classico è quello della ricevuta medica o degli scontrini farmaceutici che “riemergono” improvvisamen-te dalla tasca del cappotto o dal cassetto del comodino quando ormai il 730 è già bello che tra-smesso. Ma in molti altri casi l’incremento della detrazione deriva dalla correzione dei cari-chi fiscali spettanti, soprattutto

quando ci sono i figli di mezzo. In effetti, quando ci si accorge che conviene attribuire a un ge-nitore piuttosto che all’altro il 100% della detrazione relativa a un figlio a carico, conseguen-temente anche le eventuali de-trazioni sulle spese mediche del figlio andranno riproporzionate. L’intervento, allora, sui familiari a carico emergeva quale secon-da motivazione più frequente di correzione del 730/2017. Ol-tre all’ipotesi in cui ci si rende conto, solo tardivamente, che un genitore non ha abbastanza red-dito per sfruttare tutta, o anche solo in parte, la detrazione per il figlio a carico, vi sono ad esem-pio altri casi in cui può capita-re di scoprire che un familiare ritenuto fiscalmente autonomo avrebbe potuto in realtà essere messo a carico, perché detento-re di un reddito non superiore alla fatidica soglia dei 2.840,51 euro annui complessivi. Tutto questo, insomma, per dire che l’errore è più probabile di quan-to sembri, e che una distrazione o una dimenticanza possono ca-pitare a chiunque. Se allora non foste pronti a mettere la mano sul fuoco per quanto dichiarato sul 730/2018, un ripasso veloce sulla documentazione e sulle fatture potrebbe non essere una cattiva idea. Anzi.

Come annunciato si è svol-ta, con grande partecipazio-ne di pubblico, la serata per ricordare i 200 anni della co-stituzione della parrocchia Sant’Ignazio di Loyola di Fi-lottrano. Iniziata nel tardo po-meriggio, la manifestazione, si è sviluppata su tre momen-ti: quello spirituale con la s. Messa, quello ricreativo: con la bruschetta per tutti e quello rievocativo: il ricordo di que-sti 200 anni in un DVD proiet-tato su un grande schermo.La concelebrazione eucaristica è stata presieduta dall’Arcive-scovo Angelo con al suo fian-co: il parroco don Luigi, padre Armando, gesuita venuto ap-positamente per l’occasione e don Carlo Carbonetti.“Quello che stiamo vivendo, è un momento di grande gioia - ha detto l’Arcivescovo, - due-cento anni fa veniva fondata la parrocchia di S. Ignazio di Loyola in questo comune di Filottrano. Questa sera noi ringraziamo Dio con il patriar-ca di questa comunità: Don Luigi, sempre giovane nello spirito. Permettetemi di salu-tare padre Armando che vie-ne spesso a dare una mano e don Carlo che tutti conoscete. È una cattedrale a cielo aper-to ed allora dobbiamo rendere grazie al Creatore per tutti i doni della creazione. Don Lu-igi in sacrestia mi ha fatto ve-dere una foto bellissima dove c’è un campo di girasoli che si voltano verso la chiesa e fan-no l’inchino. Davvero, questa cattedrale con questa volta di cielo, questo vento che ci ri-stora durante questa calura estiva, ma noi siamo qui per rendere grazie a Dio per i doni della redenzione perché ci ha donato suo figlio che è morto e risorto per noi, ci ha resi li-beri togliendoci il peccato e ci ha portato la gioia e la speran-za di una vita che mai ha fine. Questa parrocchia è dedicata a s. Ignazio di Loyola di cui voi conoscete bene la vita. Questo Santo cambia la vita, converte la vita. Da uomo battagliero, da un soldato forte, da uno che comandava, poi diventa così umile e si lascia guidare dal Signore. E fa delle esperienze straordinarie. Noi lo invochia-mo a protezione di questa par-rocchia, come invochiamo la Vergine Santissima”.“Parrocchia, casa tra le case. Luogo di preghiera, luogo di incontro dove noi viviamo la fede. Cosa ci porta a fare la nostra fede? – Ha detto ancora

l’Arcivescovo, durante l’ome-lia. – Ci porta a credere e quin-di a fidarci, affidarci e confi-

darci. Con il battesimo questi doni abbiamo ricevuto da Dio, siamo stati consacrati, siamo rinati, siamo entrati a far parte della Chiesa e abbiamo questo grande dono della fede. Signo-re, io credo, però non solo io dico, Tu ci sei, ma io, ma io mi affido a Te, Ti affido la vita per-ché Tu la salvi, Tu la riempi di senso. Signore, poi, confido in Te. Quante volte il mio cuore è così pieno di tumulto, quante volte vi passa l’angoscia ed io vengo da Te e ti dico tutto, per-ché confido in Te, perché Tu mi

ascolti e mi ridoni serenità”. “Se questa sera il Signore ci chiede: chi è il tesoro della tua vita? – ha affermato, ancora Mons. Spina - Dov’è il tuo te-soro lì è il tuo cuore. Ed allora i ragazzi si devono chiedere: chi è il tesoro della mia vita? Chiedetevelo voi donne, uo-mini, mamme, papà. Chiede-tevelo voi nonni: chi è il tesoro della nostra vita? Tu spiega chi è il tesoro: se vuoi seguire Gesù non è detto che non devi amare, ma per prima cosa devi amare Dio. Ecco perché dice:

DUECENTO ANNI IN UNA SERATA CON L’ARCIVESCOVO ANGELO E TANTE PERSONEFILOTTRANO - PARROCCHIA SANT’IGNAZIO DI LOYOLA

2 AGOSTO 2018/15 73

se vuoi essere mio discepolo, tu devi amare di meno tua madre, di meno tuo padre, di

meno i tuoi figli, di meno i tuoi fratelli e le tue sorelle. Perché questo di meno? Come fa uno sposo a non voler bene alla sposa, come fanno i genitori e non voler bene ai figli, ma come si fa a non volersi bene tra fratelli, sembra quasi spon-taneo. Allora perché di meno? Perché Dio non viene a toglie-re l’amore, ma Dio all’amore viene a dare la luce e il senso; perché quando non ci sta Dio come tesoro della nostra vita come va tra fratello e sorella? A volte ci si toglie anche la pa-rola. Se chiedessi a voi che sie-te sposati: come sta andando il matrimonio? È perché l’altra persona ha un sacco di difetti! Ma ce li hai tu e quindi anche

l’altra persona. Come si va con i figli? Ah padre Vescovo: figli piccoli guai piccoli, figli grandi guai grandi! Ma quando nella nostra vita il tesoro è Dio, Dio che ti fa? Ti ama, ti scalda ti in-tenerisce il cuore. Allora come cominci a vedere tuo marito? Lo vedi bello perché lo ami. Come vedi tua moglie? La vedi bella perché la ami. Come vedi i tuoi figli? Belli perché li ami. È l’amore che rende bel-li, è l’amore che rende grandi. Noi questo amore ce lo abbia-mo? È un amore ferito e Gesù

è venuto a guarirlo. Ed allora dice: tu vuoi essere uno che mi segue? Tu vuoi essere Chiesa viva? E allora ama Dio, poi devi prendere un segno nella tua vita ed il segno è questo: la Croce, ma non come sofferen-za. La croce ti dice: ama Dio (la parte verticale) e i fratelli (la parte orizzontale). La parte verticale ci porta a Dio e quella orizzontale ai fratelli. La Cro-ce è fatta così, prima l’amore a Dio e se c’è questo amore c’è l’amore al prossimo. Mol-te volte noi diciamo: amore al prossimo e Dio non c’è. Poi vai a finire in un fosso perché la vita diventa una valle oscura senza prospettive”. Caratteristico è stato il mo-mento ricreativo con l’offer-ta, da parte del Comitato che organizza la Sagra dell’oca, di bruschette di ogni genere ed infine molto attesa e mol-to seguita la proiezione del video preparato e proiettato da Sandro Mangialardo con le voci di Francesca Olmetti e Rosella Serpentini che hanno svolto, insieme a Don Luigi, la ricerca storica molto curata e ricca di spunti per una ac-curata riflessione su ciò che è successo in questi duecento anni. La parrocchia ha visto nascere e crescere, tra gli altri, il grande campione di cicli-smo Michele Scarponi vittima di un incidente stradale poco più di un anno fa, il presidente della BCC di Filottrano Lucia-no Saraceni, l’assessore Silvia Lorenzini e don Luciano Pel-legrini parroco di Montoro. A proposito di Don Luciano è stato ricordato il parroco don Giuseppe Angeletti che ha favorito la sua vocazione, ed una volta ad Offagna, ha fa-vorito quella di Don Fabrizio Mattioli parroco di San Sabino di Osimo. Alla fine la parroc-chia ha donato una targa ricor-do dell’avvenimento a Mons. Arcivescovo, al vice sindaco Giovanni Morresi, all’assesso-re Silvia Lorenzini (la sindaca Lauretta Giulioni, per la con-comitanza di una iniziativa analoga legata al Cusanino è stata presente alla S. Messa), al presidente della BCC Luciano Saraceni e a Don Luigi.Mons. Arcivescovo ha donato a Rosella, Francesca e Don Lu-igi un volume sul Duomo di Osimo come ringraziamento per il lavoro svolto con impe-gno e professionalità. Ed ora non ci resta che aspettare il 2118 per assistere al trecente-simo anno da una prospettiva originale: dal Paradiso.

L’Arcivescovo con Don Carlo, Padre Armando e Don Luigi

L’assemblea dei fedeli

Il Coro

Autorità ed organizzatori con Don Luigi

Conosco le ore, non conosco l’ora

4 2 AGOSTO 2018/15

Domenica 22 luglio si è conclusa la XVI edizione dell’Avvenimento in Piazza, organizzato dal Movimento Fides Vita, svoltosi a Sirolo presso il Parco della Repub-blica. L’evento, che ha visto la partecipazione di turisti ed abitanti del luogo, è sta-to scandito da momenti di festa, preghiera e testimo-nianza di che cosa signifi-chi vivere di Cristo e con Cristo e a quale sublimità conduca la conoscenza di Gesù. Venerdì 20 luglio ha aperto la manifestazione la toccante testimonianza dell’imprenditore sanbene-dettese Pierluigi Cosignani, (sposato da 22 anni e pa-dre di 4 figli, gestore di un grande ipermercato a Porto Potenza Picena con oltre 30 dipendenti) che, raccontan-doci tratti di quotidiano in famiglia e nel lavoro, dentro le sfide, la problematicità e il dramma del rapporto con la realtà che vivono tutti, dentro le proprie responsa-bilità, ha mostrato a quali profondità, a quali pienezza e bellezza di vita può por-tare il rapporto con Gesù. Momento particolarmente atteso è stata la celebrazione della Santa Messa sabato 21 Luglio, presieduta da Mons. Angelo Spina, Arcivescovo della Diocesi Ancona-Osi-mo; la sua paterna presenza ci ha guidati nell’approfon-dimento evangelico della liturgia domenicale in cui emerge la figura di Dio Pa-store; partendo dalla prima

lettura, nell’omelia, il Vesco-vo ci ha detto: “Un giorno da Davide, dalla discendenza re-gale verrà un germoglio e sarà lui a regnare, lui porterà agli uomini il dono della pace. E a noi viene dato questo pastore e questo pastore grande e bello è il Signore Gesù. E Lui ci nutre. Come abbiamo detto nel salmo: «il Signore è il mio pastore, su pascoli erbosi ci fa riposare», cioè ci nutre, ci dà un’abbon-danza; e poi ad acque tranquille ci conduce, ci disseta, l’acqua è la vita e qui ci viene data la vita e Lui ci guida per il cammino della vita. A volte è un cam-mino un po’ tortuoso, a volte è un cammino affaticato, a volte ci troviamo in situazioni della vita dove non sappiamo cosa fare, ci sentiamo abbandonati

da tutti e cosa dice questo sal-mo? «Anche se vado in una valle oscura…», in tanti mo-menti la nostra esistenza è se-gnata dalla mancanza di luce,

di speranza, ci sentiamo molto oppressi, abbattuti, incapaci, ma il salmo dice: « anche se vado in una valle oscura io non temo alcun male». Ma perché? Perché Tu sei il pastore che sta con me, non sono io che porto te, sei tu che porti me! E qui il salmo dice: «il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicu-rezza». A chi appoggiarci? Se ci appoggiamo al muro, con i secoli il muro cade, se ci appog-giamo ad un albero con gli anni secca, se ci appoggiamo ad una persona come noi ha le stesse fragilità, ma se ci appoggiamo a Dio noi siamo forti!” Mons. Spina ha continua-to l’omelia approfondendo il Vangelo di Marco: “Dopo aver mandato in missione gli apostoli, Gesù li prende e li

porta in un luogo deserto, at-traversando il lago di Tiberiade; ma cosa fa la gente? La gente è assetata, vuole i segni, vuole la parola vuole questa amicizia

e la gente corre e va dove loro sono andati tanto che non ave-vano tempo e qui c’è una scena bellissima: sceso dalla barca, Gesù vide una grande folla ed ebbe compassione. Quant’è bello questo verbo! Gesù che vedendo la folla ha dentro un fremito non tanto di quella che chiamiamo commozione ma soffre con ogni persona, dal più piccolo al più anziano, dal più giovane al più adulto e perché? Perché vede che tutti hanno bi-sogno di verità, hanno bisogno di carità, hanno bisogno di mi-sericordia… Davvero noi dob-biamo stare con Gesù, quando stiamo con Gesù la nostra vita si trasforma!” Il Vescovo ha concluso di-cendoci: “Gesù è veramente il buon pastore, perché il buon pastore dà la vita per il suo gregge, il buon pastore non pensa a sé ma ama noi e dalla croce questa sera ancora ripete a noi: «io ti amo da morire e ho compassione di te, ti voglio portare ai pascoli della vita». Nella santa eucarestia è lui che si spezza e si dona e ci nutre perché il cammino che abbiamo da vivere e da portare avanti può attraversare anche una valle oscura ma con la speranza della luce del risorto davanti a noi”. L’e-vento è proseguito poi con tanti momenti di festa e di gioco come la caccia al te-soro vissuta per le vie del paese e durante le tre serate non sono mancati il canto e la musica. Proprio sabato 21 è stato proposto un con-certo di canti popolari dal

mondo intitolato “Cielito lindo”; partendo dal dram-ma dell’ultimo terremoto in Messico, il coro ha sviluppa-to un percorso che ha fatto emergere il cuore dell’uomo in tutta la sua esigenza di senso, di significato, di eter-no. La manifestazione si è con-clusa con la cena e la festa finale tra canti, balli, gio-chi ed estrazione dei pre-mi della lotteria che hanno mostrato tutta la bellezza di “Un popolo in festa”. Ha chiuso l’evento l’intervento di Barbara Braconi, una del-le organizzatrici della ma-nifestazione, ricordando le parole di Nicolino Pompei, fondatore del movimento FidesVita: “E poi, percorrendo la stessa strada, siamo tornati a casa: la solita. La stessa strada, la stessa casa, trovando le stes-se mogli, gli stessi figli, le stes-se «cose» di sempre. Ma non erano quelle di sempre. Tutto era nuovo, rinnovato, vivo, po-tentemente e ragionevolmente più umano, più profondo, più esaltante, più prezioso, più spontaneo, più semplice, più autentico… insomma tutto più vero. C’era quella faccia, quella presenza inevitabile davanti ai nostri occhi e dentro quelle so-lite persone e cose. Sì, inevita-bile: non si poteva che pensare e ripensare a Lui. Non potevamo più evitare di parlare di Lui. E il mattino seguente fu ulterior-mente inevitabile rimettersi a cercarlo… per stare sempre con Lui.”

Francesca Bellucci

Una nuova generazione, una nuova scuola. Le richie-ste, i bisogni degli alunni sono sempre di più e così è necessario mettere in atto pratiche educative e didatti-che vicine al mondo dei bam-bini e ragazzi. I cambiamenti preoccupano, fanno paura, producono ansia, ma spesso sono necessari per raggiun-gere obiettivi più importanti e significativi. La realtà sociale così diver-sificata e complessa, chiede alla scuola di riformulare la propria organizzazione, la propria progettualità e la pro-pria metodologia didattica per rispondere a tutti i biso-gni. La scuola deve adottare “la politica dell’inclusione” come strategia sociale, per ri-spondere in modo efficace ed efficiente alla diversità, che va considerata come un va-lore aggiunto e non come un fattore di disturbo. Importante così è mettere gli studenti al centro del proces-so educativo e didattico, fa-cendo emergere giorno dopo giorno i loro talenti e le loro caratteristiche.

Tra queste pratiche che aiu-tano i bambini a socializza-re, a stare insieme, ad avere i primi confronti c’è sicura-mente il lavoro di gruppo, in cui ogni bambino mette del proprio per arrivare ad un

obiettivo comune. Il tutto per creare quell’interdipen-denza positiva, secondo la quale il successo di tutti è più importante del successo per-sonale, capendo così che non è possibile agire da soli, ma gli altri sono necessari e indi-spensabili. Con tale modalità ho fatto creare alla mia classe

quinta dell’istituto Sant’Anna di Castelfidardo un gioco da tavolo. I bambini sono stati divisi in due gruppi da cinque perso-ne e uno da sei; ho consegna-to loro un foglio con delle fasi

da seguire in modo da essere facilitati: confronto sul gioco da creare; scelta del materia-le; obiettivo e regole del gio-co; realizzazione del gioco e della scatola gioco. I bambini hanno avuto a disposizione 6 ore di tempo, scandite su tre diverse giornate. Sono stati liberi in tutto, orga-

nizzandosi anche nel portare a scuola i diversi materiali per la creazione del gioco. Alla fine ne è uscito un bel lavoro che ha permesso an-che di incontrarsi fuori della scuola, di aumentare il dialo-go e la socializzazione. I giochi poi sono stati utiliz-zati durante il tempo libero e l’intervallo e rimarranno a scuola a disposizione di chi anche in futuro vorrà diver-tirsi. Il gioco è un elemento indi-spensabile nella fase di cre-scita del bambino sotto tutti i punti di vista. Infatti giocan-do i bambini apprendono, e

allo stesso tempo mettono in moto capacità cognitive, af-fettive e valoriali. Sia nel gioco sia nel lavorare in gruppo non vengono evi-tati scontri, discussioni e an-tipatie, ma tutto serve a crea-re e rivedere i propri schemi cognitivi ed emozionali, che aiutano il piccolo a delineare la propria personalità. In tutto questo, compito dell’insegnante è quello del facilitatore e del mediatore, cioè di colui che fa da ponte tra le pratiche messe in atto e le ricadute sul piano della di-dattica.

Alessandro Rossini

I bambini dell’istituto S. Anna hanno creato un gioco di gruppo CASTELFIDARDO – INVENTORI IN ERBA

UN GRANDE AVVENIMENTO “NELLA PIAZZA” DI SIROLOSi è svolta con grande partecipazione l’annuale manifestazione estiva di Fides Vita

SPIGA VERDE A NUMANALe Marche sono la regione più “green” d’Italia. La certificazio-ne viene da Fee Italia (la Fondazione per l’educazione ambien-tale che conferisce anche le Bandiere blu alle località costiere) e da Confagricoltura che hanno assegnato le “Spighe Verdi 2018”. Le Marche guidano la classifica con sei comuni. Nel territorio della nostra arcidiocesi una “Spiga Verde” è stata as-segnata al Comune di Numana. Gli altri comuni marchigiani sono: Esanatoglia, Grottammare, Matelica, Mondolfo e Monte-cassiano. Tra le regioni coinvolte nella graduatoria, le Marche svettano per il maggior numero di certificazioni.

Don Armando Moriconi, Mons. Angelo Spina, Don Michele Marchetti

2 AGOSTO 2018/15 5

INCONTRI CON COLLEGHI ED AUTORITÀ CIVILI E RELIGIOSE GIORNALISTI IN TERRA SANTA

Le trattative sulla pace? Non sembrano più in agenda, e comunque non sono in alcun tavolo, attualmente. Parliamo della pace in Medio Oriente, dove si è recata una delegazio-ne di giornalisti con un viag-gio organizzato dall’Ordine regionale e dall’Ucsi, organiz-zato da Marina Venturini, gui-dato da monsignor Giovanni Tonucci e dal dehoniano pa-dre Sergio Rotasperti. Una conclusione condita da una certa amarezza cui si arriva dopo una serie di incontri con giornalisti palestinesi, con au-torità locali, con la comunità ebraica di Gerusalemme e per finire con monsignor Pier Bat-tista Pizzaballa, già custode di Terrasanta. Palestinesi rassegnati, israe-liani impegnati a ‘fare il pie-no’, di territori, di risorse, come quella idrica, sulla qua-le si giocherà il futuro degli equilibri anche in questa area del globo. Il primo incontro è con Antonio Salman, da un anno sindaco di Betlemme: “difficile uscirne, afferma, quando chi si era impegnato a fare mediazioni si affianca chiaramente a una delle parti, che non è la nostra, avallando la progressiva occupazione dei territori”.Incontriamo anche il giorna-lista israeliano Nir Hasson, che ovviamente punta il dito sul terrorismo: “Nessuno può accettare questo linguaggio, che semina morti e feriti”. Gli ribatte prontamente, a distan-za, Jack khoury del giornale arabo Haaretz Newspaperj: “chiediamo almeno le garan-zie riservate alle minoranze, perché è chiaro che il processo di pace è congelato non si sa fino a quando”.Non mancano tuttavia i se-gnali positivi, come il ‘nuovo ecumenismo’ che si gioca sul restauro della basilica della natività a Betlemme, finan-ziata da tutte le confessioni e gestito da una ditta italiana, che da cinque anni lavora h24. Erano duecento anni che nessuno metteva le mani sul-la struttura, e sta emergendo un patrimonio inestimabile, soprattutto dai ricchi mosai-ci, dalle colonne annerite dal tempo, dai pavimenti stratifi-cati.Oppure la ‘lezione di Gerico’, dove un giovane Frate libane-se, padre Mario, ha rivoltato come un guanto un paese de-stinato all’estinzione, con la

forza del dialogo fra cattolici e musulmani. Gerico è un pic-colo centro circondato dal de-serto di Giuda, luogo di con-versione di Zaccheo: da alcuni mesi è un attivo laboratorio di ecumenismo. Lo è da quan-do è arrivato questo giovane francescano libanese, padre Mario Hadchity, che – dicono i suoi parrocchiani – ha ridi-segnato il paese, seguendo la linea del dialogo. Chiusura e aridità hanno lasciato il posto a vitalità e voglia di fare. Gerico solitamente sfugge ai tradizionali itinerari dei pelle-grinaggi (Betlemme Nazareth

Gerusalemme): “un peccato, osserva padre Mario, perché si imparerebbero tante cose. Si toccherebbe con mano ad esempio, la concretezza del dialogo fra cattolici e musul-mani. Non c’era, lo abbiamo creato. Ho cominciato metten-domi in ascolto: mi sono mes-so in ‘quinta fila’ poi piano piano avanzavo. Ho deciso di fare una cosa mai fatta prima: ho salutato per primo l’Iman. Il gesto ha destato sorpresa, ma è stato capito, al punto che lo stesso Iman, rompen-do ogni protocollo, ha voluto ricambiare, venendo a salu-tarmi in parrocchia. Un gior-no dovevamo spostarci insie-me, gli ho proposto di salire sulla mia auto, ha accettato. Gli ho proposto un itinerario defilato, lui ha risposto: ‘No, andiamo per la piazza, tutti devono vedere...’ Oggi l’Iman viene due o tre volte al mese in parrocchia, abbiamo creato occasioni di incontro e crescita per i giovani, che son tornati a popolare Gerico anche da paesi vicini. Abbiamo creato una grande scuola, cristiana, per tutti. E in ogni aula c’è il crocifisso che viene non solo

tollerato, soprattutto rispetta-to. Abbiamo fatto un grande lavoro e oggi la morente Geri-co è una città viva.Un’altra esperienza signifi-cativa, la visita in anteprima della nuova sezione del ‘Ter-rae sanctae Museum’, dedi-cato alla Gerusalemme del tempo di Gesù, con una guida d’eccezione, il conosciutissi-mo studioso Eugenio Alliata. Siamo riusciti a vedere a pochi giorni dall’apertura i nuovi ambienti ancora sotto ‘embar-go’, toccando con mano una nuova ricchezza a disposizio-ne, da fine giugno, dei pelle-

grini e visitatori.E ancora, grazie a padre Ser-gio, l’emozione del Cenacolo completamente a nostra di-sposizione, pur con alzataccia all’alba, prevenendo il grande flusso di turisti asiatici o su-damericani che costituiscono

la percentuale ormai maggio-ritaria del turismo in parte re-ligioso in Terra Santa.‘È uno scenario, conferma monsignor Pier Battista Pizza-balla, in continua evoluzione: l’immagine dei pellegrinaggi come li abbiamo conosciuti non esiste più. C’è un nuovo turismo internazionale, in cui la dimensione spirituale va un po’ ricostruita”.Gerusalemme è cambiata, in questi anni. I quartieri nuovi che ruotano intorno alla cen-tralissima via Jaffa sono tipici delle grandi capitali europee. Sembra quasi stonare la chie-sa cappuccina che domina la parte centrale dell’altra mo-derna strada, Mamilla. Si sus-surra che le autorità israeliane abbiano offerto qualcosa come un milione di dollari per fare sparire l’edificio e la statua della madonna che ne domina la facciata, ma il patriarcato e i frati non hanno neanche ascoltato. Sono rimasti l’1% della popolazione complessi-va: pochi, dicono quaggiù, ma non in vendita.Non è neanche il momento dei grandi gesti: la Chiesa non ha il compito di riattivare il dia-logo, ma di fornire aiuto ai po-veri, alle comunità in difficol-tà. Nel deserto di Giuda spicca la testimonianza delle suore che aiutano i villaggi bedui-ni. Anche quelli li vorrebbero far sparire, e allora le suore si sono inventate la tecnica di camper e roulotte: dotare le baracche di ruote, con le quali possono evitare di pagare le tasse richieste, che significhe-

rebbe annientare le piccole comunità. Il tema della pace è diventato un ginepraio in cui nessuno più vuole entrare. Parte di responsabilità – viene da capire – deriva anche dalla debolezza della autorità pale-stinese, che non ha più la sta-tura necessaria per sostenere il confronto come in passato. Chi poteva averne le caratteri-stiche è stato ridimensionato.Il muro intanto cresce, separa popoli, famiglie, amicizie. Ali-menta paure, odio, totale in-certezza sul futuro. Il Muro è diventato simbolo di due nar-razioni distinte e autonome della stessa realtà, come se al-tra lettura non fosse possibile. Le prospettive delle parti ap-paiono diametralmente oppo-ste, senza punti d’incontro ma soprattutto senza il desiderio di trovarli. Nei decenni pas-sati il tema della pace, di un accordo di convivenza faceva comunque parte della campa-gna elettorale.Nelle ultime neanche se ne parla, e così il silenzio e la ras-segnazione appaiono quasi peggio del conflitto.In questo quadro, emblemati-ca la testimonianza dei gior-nalisti palestinesi che dicono: per sopravvivere ci autocen-suriamo. Sappiamo che molte cose non possiamo dirle e evi-tiamo di dirle. Non è né bello né gratificante, ma è l’unico modo per non sparire, per non chiudere. In Palestina nessuno parla senza il consenso del re-gime, in Israele i media sono tutti allineati.

Continua a pagina 11

di Vincenzo Varagona

I Giornalisti in gruppo

Incontro con Mons. Pizzaballa

foto

Gio

rgio

Luz

i

foto

Gio

rgio

Luz

i

IL SACERDOZIO DONO E MISTERO CHE GESÚ HA DONATO ALLA SUA CHIESA OSIMO - GIUBILEO SACERDOTALE DI DON PAOLO SCONOCCHINI

Partecipando al “Giubi-leo Sacerdotale”, per i cin-quant’anni dall’ordinazione presbiterale di Don Paolo Sco-nocchini nella parrocchia san Carlo di Osimo e vedendo la chiesa così piena di gente ve-nuta dalle tre parrocchie che lo hanno avuto come Parroco: Campocavallo di Osimo, Santi Cosma e Damiano di Ancona e san Carlo, ancora, di Osimo, viene alla mente un passag-gio dell’omelia di Francesco in occasione del Giubileo dei Sacerdoti, nell’ambito del più ampio Giubileo Straordinario della Misericordia il venerdì 3 giugno 2016, Sacratissimo Cuore di Gesù “Il pastore secondo Gesù ha il cuore libero per lasciare le sue cose, non vive rendicontando quello che ha e le ore di servi-zio: non è un ragioniere dello spirito, ma un buon Samarita-no in cerca di chi ha bisogno. È un pastore, non un ispetto-re del gregge, e si dedica alla missione non al cinquanta o al sessanta per cento, ma con tut-to sé stesso. Andando in cerca trova, e trova perché rischia. Se il pastore non rischia, non tro-va. Non si ferma dopo le delu-sioni e nelle fatiche non si ar-rende; è infatti ostinato nel bene, unto della divina ostinazione che nessuno si smarrisca. Per questo non solo tiene aperte le porte, ma esce in cerca di chi per la porta non vuole più en-trare. E come ogni buon cristia-no, e come esempio per ogni cristiano, è sempre in uscita da sé. L’epicentro del suo cuore si trova fuori di lui: è un decen-trato da sé stesso, centrato sol-tanto in Gesù. Non è attirato dal suo io, ma dal Tu di Dio e dal noi degli uomini”.Era il 14 luglio del 1968 quan-do don Paolo pronunciava il suo “sì” davanti all’arcivesco-vo ausiliare mons. Bernardino Piccinelli.È un sacerdote “sessantottino” ha avuto modo di dire Mons. Claudio Giuliodori Assistente Generale dell’Università Sacro Cuore, nonché parrocchiano di don Paolo. Di quel tem-po ha saputo mettere a frutto l’originalità delle idee, ma so-

prattutto l’impegno costante e continuo a favore del popolo che Dio, tramite i Vescovi che si sono succeduti nella Diocesi, gli ha affidato.E Rosina Giuseppetti intro-ducendo la s. Messa ha citato il Beato Scalabrini, i cui Padri hanno retto questa parrocchia per tanti anni: “Il sacerdote! Egli parla e tratta a nome de-gli uomini, egli parla e tratta a nome di Dio: uomo della Chiesa, uomo di Dio, in questo doppio ufficio egli rappresen-ta il Sacerdote universale ed eterno Cristo Gesù, sorgente di tutto il sacerdozio. Il sacerdote e il sacrificio eucaristico lo con-templo nel momento solenne e decisivo del santo Sacrifi-cio. Egli è là, in piedi, davanti

all’altare, leva gli occhi al cie-lo, benedice un piccolo pezzo di pane, una coppa di vino, si curva e dice: “Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue”; ed ecco nelle sue mani il corpo e il sangue di Cristo… il prete non è soltanto l’uomo di Chie-sa, l’uomo di Dio, egli è l’uomo sociale per eccellenza”.E molto significativo è stato il gesto che i volontari dell’UNI-TALSI hanno fatto portando all’altare una stola ed un grem-biule ricordando le parole di Don Tonino Bello: “La stola e il grembiule sono quasi il diritto e il rovescio di un unico sim-bolo sacerdotale. Anzi, meglio ancora, sono come l’altezza e la larghezza di un unico pan-no di servizio; il servizio reso a Dio e quello offerto al prossi-

mo…, ma se prima non si è sta-ti a tavola, anche il servizio più generoso reso ai fratelli rischia l’ambiguità che ha poco o nul-la a che spartire con la Carità di Gesù Cristo”. “Ringraziamo il Signore per il sacerdozio, dono e mistero, che ha donato alla Sua Chiesa – ha esordito l’Arcivescovo Angelo nell’omelia. - Carissimo don Paolo oggi con te ringraziamo Dio e gioiamo in questo gior-no, cinquantesimo di sacerdo-zio. Il giorno dell’ordinazione sei stato consacrato al Signore per evangelizzare, santificare ed essere segno di carità nella comunità. Le tue mani, messe nelle mani del Signore, sono mani sante che consacrano, benedicono e accompagnano.

Il Signore unendoti a sé ti ha reso pastore buono e fedele in mezzo al suo popolo. Oggi con te eleviamo al Signore le pa-role del Salmo 115 “Che cosa renderò al Signore per tutti i benefici che mi ha fatto? Alze-rò il calice della salvezza e in-vocherò il nome del Signore” e, come ci ricorda il Salmo 114: “Non a noi, non a noi, Signore, ma al tuo nome dà gloria per la tua fedeltà e la tua grazia”…Questa chiesa, colma di fedeli gioisce e ringrazia Dio per le meraviglie operate nella tua vita e nella Sua chiesa. A te, caro don Paolo la sincera gra-titudine e l’accompagnamento con la nostra preghiera unita all’augurio: ad multos annos”.L’Arcivescovo ha poi letto il te-legramma del Santo Padre: “Al

reverendo parroco don Paolo Sconocchini, che con animo riconoscente al Signore ricor-da nella chiesa parrocchiale di S. Carlo Borromeo in Osimo il Cinquantesimo anniversario di ordinazione presbiterale, il Sommo Pontefice Papa Fran-cesco rivolge fervidi auguri unendosi spiritualmente al suo rendimento di grazie per il dono del sacerdozio e per i benefici ricevuti nel lungo e fedele ministero in favore del popolo di Dio e, mentre, per intercessione della Madonna Santissima, invoca per lui la grazia di una sempre più piena conformazione a Cristo Buon Pastore, gli impartisce di cuore una speciale benedizione apo-stolica, che volentieri estende a vostra eccellenza, che presiede la celebrazione, alle Autori-tà ecclesiastiche presenti, alle persone care a quanti sono af-fidati alle sue cure pastorali e ai presenti alla ricorrenza giu-bilare. Dal Vaticano, 14 luglio 2018, Cardinale Pietro Parolin Segretario di Stato di Sua Santi-tà”.Don Paolo, visibilmente e com-prensibilmente commosso ha preso la parola per ultimo, ac-colto da un lungo e fragoroso applauso.“Non la faccio lunga - ha esor-dito - e vi invito tutti ad un momento conviviale negli spa-zi della parrocchia. Io non sa-pevo di essere così bravo, per-ché vedo amici e conoscenti di tutte e tre le parrocchie che ho servito come Parroco. Qualcu-no mi ha detto: hai scelto per l’ordinazione il giorno della presa della Bastiglia, ma non ci ho pensato che ricorreva e

ricorre anche questa data. E in quegli anni l’estate del mese di luglio era sopportabile, non era come questa di oggi in cui la temperatura si alterna con escursioni sensibili. Nella mia mente avevo programmato di celebrare questa giornata a San Silvestro di Fabriano o a Mon-te Giove con i camaldolesi, in preghiera. Ma Don Roberto come vicario generale nella s. Messa Cri-smale ha reso noti tutte le ri-correnze e così i parrocchiani hanno voluto fare una festa di cui sono contento perché la vedo come una manifestazione d’affetto, ma potevano anche lavorare di meno. Il mio rin-graziamento va a tutti, ma in maniera particolare al nostro Arcivescovo e a Mons. Giulio-dori che è giunto da Milano. La mia classe in prima liceo era composta da 42 seminaristi e ne siamo arrivati al sacerdozio 14: nello stesso giorno siamo stati ordinati: Io, don Sergio Marinelli, parroco di Offagna, Don Duilio Guerrieri in ripo-so, che ha passato molto tempo in missione in Argentina e don Giovanni Squartini Parroco di Falconara alta. Siamo stati ordinati da Mons. Bernardino Piccinelli di cui è in atto il pro-cesso di beatificazione ed io ho messo la mia vita sacerdotale sotto la sua protezione e vorrei finire con il discorso della crisi delle vocazioni. Secondo me questa deriva dalla crisi della famiglia e dei giovani in gene-rale che porta poi a questo mo-mento in cui non si ha il corag-gio di assumere responsabilità per tempi lunghi”.

Nazzareno Fogante

6 2 AGOSTO 2018/15

I fedeli nela chiesa di san Carlo

Mons. Spina, con Mons. Giuliodori ed i sacerdoti concelebranti

GRAZIE PER L’ENTUSIASMO CHE METTI IN OGNI COSA CHE FAI

2 AGOSTO 2018/15 7OFFAGNA – CINQUANT’ANNI DI SACERDOZIO DI DON SERGIO MARINELLI

Giovanni XXIII ebbe modo di definire la parrocchia “come la vecchia fontana del villaggio che disseta le gene-razioni che passano restando sempre al suo posto”. A que-sta fontana si disseta anche il parroco, il prete, il sacerdote. In occasione della chiusura del Giubileo dei sacerdoti e dei seminaristi, papa France-sco ricordò: “Il prete “secondo Gesù” è un buon samaritano per chi è nel bisogno, un pastore che rischia e si dona senza sosta al suo gregge, tiene le porte aperte ed esce a cercare chi non vuole più entrare perché nessuno deve perdersi”. Al parrocchiano, così si rivolgeva Paolo VI: “Colla-bora, prega e soffri per la tua parrocchia, perché devi consi-derarla come una madre a cui la Provvidenza ti ha affidato: chiedi a Dio che sia casa di fa-miglia fraterna e accogliente, casa aperta a tutti e al servizio di tutti. Da’ il tuo contributo di azione perché questo si re-alizzi in pienezza. Collabora, prega, soffri perché la tua par-rocchia sia vera comunità di fede: rispetta i preti della tua parrocchia anche se avessero mille difetti: sono i delegati di Cristo per te. Guardali con l’occhio della fede, non accen-tuare i loro difetti, non giudi-care con troppa facilità le loro miserie perché Dio perdoni a te le tue miserie. Prenditi cari-co dei loro bisogni, prega ogni giorno per loro”.All’interno di questo clima ci sembra di aver vissuto la cele-brazione del cinquantesimo di sacerdozio di Don Sergio Mari-nelli, parroco di Offagna con la santa Messa che don Sergio ha iniziato così:“Signore noi siamo qui per ringraziarti, ma anche per chiederti perdono per le nostre debolezze, le nostre fragilità, i nostri peccati. Ecco Signore ti

presento i miei 50 anni di sa-cerdozio. Perdonami Signore per le piccole o le grandi in-fedeltà, per tutte quelle volte che non sono stato pronto al tuo volere e alla tua volontà. Per tutte le volte che non sono stato un esempio in mezzo alla comunità con la vita e con la parola”.Con lui c’erano don Duilio Guerrieri, Don Paolo Sconoc-chini, Don Giovanni Squartini consacrati nello stesso anno e don Fabrizio Mattioli, parroco

di san Sabino di Osimo, nato ad Offagna, dov’è stato vice parroco appena ordinato sa-cerdote.La Comunità Americana La-tina di Ancona ha voluto par-tecipare prendendo parte at-tiva alla S. Messa come segno tangibile di un ringraziamento all’opera missionaria di Don Sergio in quella generosa ter-ra che nella prima metà dello scorso secolo accolse tanti no-stri concittadini emigrati.“Oggi viviamo la gioia della celebrazione del cinquantesi-mo di sacerdozio di Don Ser-gio che obbedendo alle parole

del Signore “esci dalla tua casa e vai nella terra che ti mostre-rò” attraversò l’Atlantico per arrivare a Santiago del Estero in Argentina dove ha servito per 40 anni. Oggi come Par-roco di Offagna responsabile della Comunità Americana Latina ad Ancona, tutti insie-me nella sua famiglia e tra i suoi amici rendiamo grazie a Dio per la sua vita di dono e di fedeltà.”“Don Sergio ha sentito forte il richiamo del Signore a servir-

lo in terre lontane: in Argenti-na – ha affermato Don Paolo nell’omelia – e sono sicuro che adesso il suo cuore sia diviso, metà qui e metà in Argentina. Il Vangelo di oggi riguarda proprio quelli che sono man-dati, non solo i sacerdoti, ma anche tutti quelli che sono mandati ad annunciare il Van-gelo. Gesù dà delle istruzioni che valgono per tutti i tempi. Una prima cosa da osservare è il legame che c’è tra la preghie-ra e la missione. Gesù dice: pregate il padro-ne della messe perché mandi operai. Il padrone è Dio, gli operai sono gli evangelizzato-ri e la messe sono gli uomini. Questo non solo è un invito a chiedere a Dio che mandi mol-ti annunciatori del Vangelo,

ma anche una esortazione a riconoscere il primato di Dio. Cioè, annunciare il Vangelo, non significa solo comunicare delle idee, una dottrina. Signi-fica aprire i cuori a un messag-gio. Questo lo può fare solo la Grazia di Dio. Quelli che predicano il Vange-lo, che siano un sacerdote, un catechista o un’altra persona, possono fare dei bellissimi discorsi, parlare bene, essere colti, ma se dietro non c’è la Grazia sono parole al vento proprio perché non si tratta solo di esprimere dei concetti, ma di aprire il cuore, cosa che solo la Grazia può fare. Ecco perché certi santi prima di spiegare il Vangelo passavano ore in preghiera”.E su questo ha sviluppato il suo pensiero citando il Santo Curato d’Ars che per predi-care durante la Messa dome-nicale passava tutta la notte a pregare. Poi è intervenuto Don Sergio ricordando le tappe del suo servizio al Signore mostrando un pizzico di terra di Bandera Bajada che ha preso quando è ritornato in Italia dalla Mis-sione e che ha portato sempre con sé. Tra le parrocchie della nostra diocesi che hanno po-tuto contare sul suo servizio ci sono state: Falconara, par-roco del Poggio e Massignano, parroco di Bandera Bajada per quasi trent’anni, poi Palombi-na, Collemarino, Torrette, Pi-nocchio, San Marco in Osimo e oggi parroco di Offagna.Dall’Argentina sono giunti in-numerevoli messaggi da chi ancora lo ricorda con affetto e riconoscenza per il bene che ha fatto e per quanta gente ha formato.Don Sergio commentando i vasi che ornavano l’altare nei quali erano state messe delle spighe di grano e dei giraso-li ha affermato che quando il girasole si appassisce e non manifesta più la sua bellezza, diventa nero e verrebbe spon-taneo abbandonarlo. Per caso, in chiesa era presente uno di

questi girasoli, lo ha preso ed ha fatto vedere che era pieno di semi e che quindi questa era la fase di maggiore pregio.Alla fine il saluto dei parroc-chiani e del sindaco.“Caro Don Sergio - ha detto Cristiano a nome di tutti i par-rocchiani - vogliamo dirti gra-zie per l’entusiasmo che metti in ogni cosa che fai e grazie per la tua disponibilità verso tutti noi e la gioia che ci tra-smetti nel vivere la comunità. In questi sette anni hai fatto molto per noi: per i bambi-ni, per i giovani e anche per i meno giovani. La porta della tua casa è stata sempre aperta e con la tua semplicità e il tuo entusiasmo hai reso grandi anche le piccole cose. Ti au-guriamo di continuare con la stessa passione per tanti anni ancora”.“Caro Don Sergio – ha affer-mato il sindaco di Offagna Ezio Capitani - siamo in tanti questa sera. Come diceva Cri-stiano c’è la comunità civile e la comunità sociale e religiosa, ti vogliamo tutti tanto bene e siamo qui perché vogliamo festeggiare con te e per ringra-ziarti di quello che fai per tutti gli offagnesi!” Il sindaco ha poi detto che conosce iniziative di Don Sergio che non appaiono, ma che sono ispirate al Van-gelo ed ha sottolineato come la sua generosità l’abbia por-tato in Argentina dove batte più della metà del suo cuore e dove noi marchigiani abbiamo tanti conterranei che lì si sono trasferiti quando da noi la vita era grama.In chiusura, rivolgendosi ai suoi colleghi sacerdoti Don Sergio ha commentato: “Alla fine ci convinciamo che dico-no tanto male dei preti che ci vogliono tagliare le gambe, ma in fondo, in fondo ci vogliono bene. Non fanno mai quello che gli diciamo ma quando lo fanno da soli, lo fanno bene e ci danno l’esempio di come si fanno le cose, grazie, grazie, grazie a tutti”.

Vittorio Altavilla

I fedeli presenti in chiesa con in prima fila i fratelli di don Sergio

Don Fabrizio, Don Sergio, Don Duilio, Don Paolo, Don Giovanni. In seconda fila il diacono Don Vittorio

Aumentano gli affitti in AnconaIn Ancona i prezzi di affitto sono cresciuti anche per le case con gara-ge (+1,9%) e in misura più rilevante per quelle ammobiliate (+4,1%). Nonostante la costante crescita dei canoni negli ultimi due anni, Anco-na rimane uno dei capoluoghi di regione più a buon mercato d’Italia: in città occorrono in media 458 euro al mese per affittare un apparta-mento non arredato, contro i 528 della media nazionale. L’esborso mensile sale a 499 euro per gli immobili arredati (586 in Ita-lia) e a 504 euro per quelli dotati di garage (597 a livello nazionale). Per un monolocale non arredato si pagano 367 euro (404 se arredato) e 46 euro in più sono richiesti per un bilocale (444 se arredato)

D - Qual è stato il tema delle “Giornate dell’anima” 2018?R - Questa sesta edizione è stata incentrata sull’anima intesa come l’aspetto profondo della identità umana, per cui si po-trebbe dire che l’anima di una persona è la persona colta nella profondità della sua interiori-tà, che rinvia ad una ulteriorità quale apertura trascendente, ed è stata dedicata ad alcuni “luo-ghi dell’anima”, per mostrare che i luoghi presi in considera-zione sono “luoghi dell’anima” se in essi l’uomo si umanizza e umanizza; da qui la necessità di “animarli” efficacemente per contrastare la crescente inuma-nità. D - Queste “Giornate dell’a-nima” -ideate dal cardinale Edoardo Menichelli e svilup-pate dall’arcivescovo Angelo Spina- hanno un filo condut-tore?R – Ritengo che lo si possa iden-tificare con la “questione antropo-logica”. Infatti, a ben vedere, i sei incontri, svolti da aprile a giu-gno in diverse sedi dell’arcidio-cesi dorica, sono stati dedicati ad altrettanti aspetti dell’essere persona oggi, I relatori invitati alle “Giornate dell’anima” 2018 hanno contribuito a far emer-gere il bisogno di umanità, cui papa Francesco non si stanca di sollecitare: così i relatori invitati hanno -ciascuno con la propria specifica competenza- aiutato il pubblico ad affrontare alcuni problemi esistenziali, educativi, terapeutici, ambientali, media-li e relazionali in un’ottica non tanto settoriale, quanto com-plessivamente antropologica: i sei aspetti messi a tema si sono configurati come altrettante “tessere” per ricostruire una “immagine” dell’uomo che si misura con le “res novae” del nostro tempo. Reiterato è stato il richiamo al magistero di papa Francesco da cui sono stati tratti spunti fecondi per un “nuovo umane-simo”: non ripetitivo di prece-denti umanesimi, ma, rispetto a questi, innovativo in quanto riconosce all’uomo di far parte del mondo naturale, culturale e artificiale, e nel contempo rico-nosce l’eccedenza, la specificità, la differenza umana: tutti modi di riferirsi all’anima come com-pito e destino dell’uomo.D - Verso quale “missio” orienta un tale impegno?R - La si può sintetizzare nella categoria di “prossimità”, su cui si è insistito a Osimo, richiaman-do il senso del “farsi prossimo” come cura: della casa comune, dei ragazzi e dei giovani, della prossimità virtuale e reale, della singolarità di ognuno: tutto ciò si rivela niente affatto agevole in una società che tende alla mas-sificazione e alla omologazione, alla diffidenza e alla indifferen-za. Eppure la strada per uscire dall’attuale “cul de sac” è da vedere in un rinnovato senso di fratellanza o solidarietà che però, diversamente dal passato, siano in grado di coniugare in-

sieme la universalità (per tutti) e la concretezza (per ciascuno). Si fa quindi strada l’esigenza di “nuovi stili di vita” -su cui si è insistito a Falconara con Adria-no Sella, l’animatore dell’omo-nimo movimento-, in modo da rinnovare i rapporti con le cose, con le persone, con la natura e con la mondialità, nella convi-vialità delle differenze e attra-verso un impegno condiviso. D - Come può l’ambiente, che è stato preso in conside-razione nella sua multiforme configurazione, essere “ani-mato”?R - Si può puntare a produrre un effettivo benessere umano, che non è riducibile al mero benessere economico, se l’am-biente è vissuto all’insegna di valori come sobrietà, sostenibili-tà e solidarietà, condizioni indi-spensabili per un rinnovamento individuale e collettivo. Da qui l’invito a cogliere l’anima degli ambienti naturale e sociale, e a dar loro un’anima per renderli luoghi di umanizzazione, come

in diverso modo hanno mostra-to ad Ancona Vittorio Possenti dell’Università di Venezia, e a Camerano Filippo Bruni dell’U-niversità del Molise.D - A prima vista, il program-ma della VI edizione delle “Giornate dell’anima” po-trebbe sembrare che alla gio-ventù sia stata dedicata solo una giornata, quella svoltasi a Castelfidardo.R - In realtà, oltre ai contributi di Gaetano Tortorella e Palmira Marconi (docenti dell’Istituto superiore di scienze religiose di Ancona), i quali hanno specifi-camente riflettuto su “L’anima dei giovani: tra sogni e bisogni”, ogni incontro ha tenuto presen-te i giovani: sia come destinatari degli incontri, sia come questio-ne che reclama nuovi approcci e paradigmi, perché la questione giovanile costituisce oggi un nervo scoperto tanto della so-cietà quanto della Chiesa. Ed è consapevolezza che deve por-tare a rinnovare il rapporto con i giovani, permettendo loro di essere non spettatori bensì attori della presente epoca di cambia-mento. Così dall’educazione al genere, dall’ecologia ai social, alla prossimità i temi degli in-contri si sono rivelati, in ultima analisi, molto vicini al mondo dei giovani, tanto che è legitti-mo affermare che l’attenzione ai giovani è stata tra le motivazio-ni principali di questo Festival.

D - Quale l’imperativo che è emerso da questo Festival?R - E’ apparso urgente aprirsi ai giovani e di aprirli alle questioni che sono oggi sul tappeto. È, pe-raltro, questa la preoccupazione del prossimo Sinodo, e la diocesi di Ancona-Osimo ha voluto uti-lizzare l’iniziativa del Festival per richiamare -direttamente e indirettamente- l’urgenza della questione giovanile nell’odier-no contesto sociale. Tanto più che le “Giornate dell’anima” co-stituiscono una manifestazione che non ha carattere confessio-nale, ma civile ed ecclesiale, e attraverso il binomio “cultura e spiritualità” si è cercato di inter-rogare i giovani e di interrogarsi sui giovani, per proporre loro un umanesimo che non sia tan-to una teorizzazione dottrinale, quanto un insieme di buone pratiche di umanità, ispirate al principio dimenticato della fra-tellanza, al principio travisato della solidarietà e al principio disatteso della prossimità. Si tratta di principi su cui insiste non solo papa Francesco ma an-che (e la cosa è indubbiamente significativa) molteplici pen-satori del nostro tempo, i quali stanno prestando attenzione alla dimensione politica di al-cune “modalità evangeliche”, tra cui quelle di compassione, misericordia e perdono, e di al-cune “virtù deboli ma non dei deboli” (a cominciare dalla mi-tezza): alle une e alle altre torna opportuno educare i giovani come antidoto alla violenza e al bullismo. D - Dunque, si potrebbe dire in estrema sintesi che è stato un Festival aperto a tutti, at-tento ai giovani e rivolto agli educatori?R - Sì, in particolare si è cercato di dire a genitori, insegnanti e formatori -chiamati a svolgere un ruolo sempre più difficile, ma sempre più necessario- che l’obiettivo è favorire nel ragazzo (per dirla con Risé) la “scoperta di sé”: è, questa, la condizione per combattere la “cultura del narcisismo” che è all’origine dei mali della società contempora-nea, e promuovere una “cultura del dono” e a una “cultura dei sensi” che possono restituire alla persona umana l’autenticità della propria natura e la specifi-cità del proprio genere. Questa indicazione è stata sot-tolineata nell’incontro (tenutosi nell’Aula magna di Ateneo) con gli psicologi Claudio Risé e Moi-di Paregger. Al riguardo piace ricordare che questo incontro è nato dalla collaborazione tra l’Arcidiocesi di Ancona-Osimo e l’Università Politecnica delle Marche. Ebbene, la convergenza sulla “cura dell’anima” sinte-tizza bene l’intenzione di fon-do dei due Festival (“Giornate dell’anima” e “Your future festi-val”), e la loro positività.

M. C.

2 AGOSTO 2018/158SESTA EDIZIONE DE

“LE GIORNATE DELL’ANIMA”

Claudio Risé, Moidi Paregge

ISCRIZIONI ANCORA APERTE

Nostra intervista a Giancarlo Galeazzi direttore del Festival dell’Arcidiocesi di Ancona-Osimo

“COME UN GATTO IN TANGENZIALE”(Italia, 2017)regia di Riccardo Milani, con Paola Cortellesi, Antonio Al-banese, Sonia Bergamasco, Luca Angeletti, Antonio d’Au-silio, Alice Maselli, Simone De Bianchi, Claudio Amendola

di Marco Marinelli Nato a Venezia intorno al 1480 Lorenzo Lotto si forma sotto la guida di Alvise Vivarini e sui modelli di Giovanni Bellini e di Antonello da Messina, allontanandosi dall’indirizzo di Gior-gione e ponendosi in antitesi alla linea di Tizia-no. Artista di primo piano nella pittura italiana del Cinquecento, Lotto cerca prima a Bergamo (tra il 1513 e il 1525) e poi nelle Marche, dove arriva nel 1506 per dipingere il Polittico (1508) per l’altare maggiore della chiesa dell’ordine dei Predicatori di San Domenico a Recanati, ambienti più favorevoli alla libertà della sua ricerca espressiva. Dopo avere ricevuto altre importanti commissioni, dal 1525 i rapporti tra il pittore e le Marche si intensificano e Lotto invia da Venezia o termina sul posto numerose opere, tra le più interessanti della sua produzio-ne e del Cinquecento in generale: ad esempio, la vibrante Annunciazione (1527?) e la problema-tica Trasfigurazione (1510-1512) di Recanati, la originale pala di Santa Lucia (1523-1532) a Jesi, la grandiosa Crocifissione (1529-1534 ca.) a Monte San Giusto, in cui l’autore rivela di essere pervenuto alle ricerche formali e agli effet-ti teatrali del Manierismo, la complessa e festosa Madonna del Rosario (1539) per San Domenico a Cingoli, che collega la ricerca di Lotto a quei fermenti di rinnovamento spirituale che anda-vano maturando all’interno della Chiesa, la Pala dell’Alabarda, ovvero la Madonna col Bambino e i santi Stefano, Giovanni Evangelista, Simone Giuda (omonimo del committente) e Lorenzo (1538-1539) esposta nella Pinacoteca civica di Ancona proveniente dalla chiesa di Sant’Ago-stino. Nella sede originaria della chiesa di San Fran-cesco delle Scale di Ancona, invece, è collocata ancora oggi, esposta sull’altare principale, la tela (670 x 403 cm) dipinta a olio con l’Assun-zione della Vergine, firmata e datata “Lorenzo Lotto 1550”. Secondo il Libro di spese diverse (il registro dei conti tenuto dal pittore in età avan-

zata), il contratto per l’esecuzione del dipinto, da condursi in loco al prezzo di 400 scudi cor-renti, fu stipulato da Lotto a Venezia il 1° giu-gno 1549 con Antonio Saraceni incaricato della famiglia del committente Giovanni Francesco Tudini di Ancona; garante l’architetto ancone-tano Giovanni del Coro, che da alcuni anni era buon amico del pittore; testimone Dario Fran-ceschini da Cingoli, altro fidato amico marchi-giano di Lorenzo Lotto. Trasferitosi ad Ancona nello stesso mese di giugno, il pittore il 1° luglio intraprese la realizzazione della pala d’altare terminata nel novembre 1550, alloggiando nel convento attiguo a San Francesco delle Scale fino al compimento dell’Assunta (quindi prese stanza presso la Porta di San Domenico con-tinuando a dipingere ritratti e quadretti con soggetti sacri). L’opera riprende con un colore incupito e con inquieta malinconia l’Assunzione di Celana (1527) e è significativa della crisi del linguaggio figurativo del Lotto verso il 1550, risolvendosi in una manifestazione di zelo controriformistico. L’immagine ha una tipica strutturazione in due piani: la Vergine è raffigurata in alto mentre viene trasportata in cielo da cinque putti volteg-gianti, mentre in basso gli apostoli circondano il sepolcro vuoto e alzano occhi sgomenti verso la Madonna. L’esecuzione del grande dipinto non basta a risollevare il pittore da una triste situa-zione economica; nell’agosto di quello stesso 1550 Lotto organizza una fallimentare lotteria i cui premi sono i dipinti rimasti invenduti e i disegni per le tarsìe di Bergamo, da cui non avrebbe voluto separarsi mai. Nel 1552 l’artista si trasferisce a Loreto e l’8 settembre 1554 “nel giorno solenne di S.ta Maria” egli si fa oblato del Santuario della Santa Casa per cercare la pace. Malato e stanco negli ultimissimi anni di vita il grande pittore Lorenzo Lotto dipinge alcune tele conservate nel Palazzo Apostolico di Loreto, prima di spegnersi tra il 1556 e il 1557 nella generale indifferenza.

SAN FRANCESCO DELLE SCALELA ASSUNTA DEL LOTTOdi Nadia Falaschini

Dopo il “rodaggio” di “Mamma o papà” (2017), si ricostituisce il sodalizio tra Ric-cardo Milani, Paola Cortellesi e Antonio Albanese, con risultati decisamente miglio-ri. “Come un gatto in tangenziale” è una commedia sociale divertente e tenera che prendendo spunto da una storia semplice e banale – e anche un po’ datata – riesce a stare in piedi grazie ad una scrittura precisa, mai sciatta, al lavoro al bulino sui dettagli, i dia-loghi e i personaggi maggiori e mino-ri, con attori mai mandati allo sba-raglio, alla ricchezza, insolita per un film italiano con destinazione il largo pubblico, delle idee, comiche ma non solo, alla volontà di non rinunciare a invitare alla riflessione sulle dif-ferenze e il dialogo. Lui, Giovanni (Antonio Albanese), che collabora con le istituzioni europee con il suo “think tank” (serbatoio di pensiero) dedito a progetti più o meno filantropici, vive nel centro storico di Roma, è un privi-legiato e sa di esserlo, almeno stando a quanto insegna a sua figlia. Lei, Monica (omaggio di Cortellesi alla Vitti?), è una coatta delle moderne suburre con tutte le stigmate della sua appartenenza antropologica, lingua tra il turpiloquio e il battutismo cinico di borgata, temperatura caliente del carat-tere e tatuaggi e pettinature di impro-babili fogge e colori. Non si sarebbero

mai incontrati se i loro figli non avessero deci-so di fidanzarsi. Sono i due opposti, scelti ai lati estremi della scala sociale, senza possibili sfumature nel mezzo (la classe media dav-vero non esiste più, se non la racconta nem-meno il cinema?), ma

hanno un obiettivo in comune: la storia tra i loro figli deve finire. Da qualche anno a questa parte Riccardo Milani si sta accreditando come uno dei meno discontinui registi di commedie del nostro cinema.A partire da “Benvenuto presidente!” (2013) e soprattutto da “Scusate se esisto” (2014), dove inizia a collabo-rare in sede di sceneggiatura con la moglie Paola Cortellesi, si configu-ra un percorso coerente, con i suoi limiti ovviamente e le sue cadute, ma anche con diverse qualità, soprattutto a livello di efficacia filmica, compat-tezza di scrittura, decenza delle messa in scena, gestione controllata del rit-mo comico. Al punto che gli si perdonano alcuni peccati non propriamente veniali, pri-mi fra tutti l’incapacità di cercare una via anche visiva alla risata (modi e stili del film in questione sono puramente televisivi) e il suo “gentismo”, la popu-listica quanto falsa contrapposizione tra la plebe portatrice sana di valori sani e la classe politica e parapolitica irrimediabilmente sconnessa dal reale.

[email protected]

2 AGOSTO 2018/15 79

VIENI AL CINEMA INSIEME A MErubrica di critica cinematografica

CASTELFIDARDO - ANFFAS CONERO ONLUS ALL’«OASI DEI PAVONI»

L’ARCIVESCOVO ANGELO ALLA CHIUSURA DELL’ANNO SOCIALEL’ANFFAS Conero ONLUS che aiuta ogni giorno le famiglie con ragazze e ragaz-zi che presentano diverse problematiche ha invitato l’Arcivescovo Angelo che insieme a Don Andrea Cesarini ha celebrato una s. Messa a conclusione dell’anno sociale.L’Associazione oltre all’<<Oasi dei Pavo-ni>> a cui fanno capo 20 persone con varie disabilità gestisce la Casa Famiglia – Casa Giovanna - di Loreto con 7 ospiti ed ha tre pulmini ed una multipla per il trasporto dei ragazzi dalle proprie abitazioni al luogo di lavoro e presso il centro stesso.All’Oasi dei Pavoni, i ragazzi sotto la guida di esperti professionisti, producono ogget-ti in ceramica ed in altro materiale, per-sonalizzabili per feste e ricorrenze (info: 071/7822582 – e-mail:[email protected]).Presso la Casa Giovanna a Loreto, struttu-ra del progetto “Dopo di Noi”, la <comu-nità Socio-Educativa Riabilitativa svolge attività tendente al miglioramento della qualità della vita degli ospiti e delle loro famiglie.L’ANFFAS ONLUS Conero opera nei comu-ni di Camerano, Castelfidardo, Filottra-no, Loreto, Montefano, Numana, Sirolo, Offagna ed Osimo e con il SAI – Servizio Accoglienza Informazione divulga notizie, informazioni, suggerimenti e consulenza in merito ai campi della disabilità, in partico-lare intellettiva e relazionale.“Saluto la presidente, tutti quanti voi ospiti di questo luogo così importante di incontro, di aiuto, di reciprocità – ha detto l’Arci-vescovo Angelo, iniziando la S. Messa - e siamo a celebrare questa Eucaristia per dire grazie, a chi così bene ci ha fatto cantare: <<Grandi cose ha fatto il Signore. Ha fatto

germogliare i fiori tra le rocce>>. Che belli questi girasoli, pensate: un chicco così pic-colo cosa ha tirato fuori. Certo non abbiamo messo noi nel seme questa bellezza. Qual-cuno prima di noi ci ha fatto questo dono e quindi ringraziamo il Signore per questa

bontà che ha verso ciascuno di noi, di que-sto amore che noi sentiamo e che dice ad ognuno di noi: Come tu ti senti amato così non fermarti e ama”.Nell’omelia Mons. Arcivescovo ha sottoli-neato l’armonia del creato ed ha ribadito il senso di responsabilità di queste famiglie che hanno fatto dell’accoglienza uno dei principi fondanti della propria vita. “Quando celebriamo l’Eucaristia – ha affer-mato l’Arcivescovo nell’omelia – il Signore, per prima cosa ci parla e la Sua Parola è come la luce per gli occhi. Gli occhi senza luce non vedono. Questa Parola è come una lampada nella notte che si accende e ti fa vedere dove sono gli ostacoli e ti dà un segno di speranza e di gioia e ti porta dove devi andare”.Commentando il Vangelo che parla del seminatore che spargendo il seme ne fa cadere un po’ tra i rovi, un po’ sulla roccia,

un po’ sulla strada e un po’ sulla terra, ha paragonato il seme alla Parola di Dio.“Sono i semi che non sono buoni o siamo noi che non sappiamo seminare? È la Parola di Dio che è sbagliata o siamo noi che non la sappiamo accogliere? Per tanti di noi

questa Parola arriva, cade, ma subito viene portata via, non ci riflettiamo. C’è poi chi è preso da tutte le preoccupazioni e non ha tempo per il Signore perché ci sono gli affanni della vita e quella Parola non nasce. Ci sono altri che dicono: che belle parole ha detto il parroco, che bel commento ha fatto il vescovo e poi non ci mette impegno e si

spegne. Ma c’è chi questa Parola l’accoglie. Non tutti siamo lo stesso terreno. Dove la Parola produce 30, dove produce 60 e dove produce di più. Ecco allora quanto è impor-tante ascoltare la Parola di Dio. Ognuno di noi è un terreno buono e fertile se dia-mo l’accoglienza. L’accoglienza è una cosa seria. Non solo della Parola di Dio e di Dio nella nostra vita, ma quando questa Parola di Dio entra nella nostra vita ci fa accogliere le persone non come le vogliamo, ma come sono, con tutti i loro limiti e con le loro dif-ficoltà. Qui c’è questa associazione ANFFAS che merita tanto. Io nei ho seguite di queste associazioni che si dedicano a quelle fami-glie che hanno figli con diverse problemati-che e noi dobbiamo aiutarci”.Alla fine la presidente Vera Caporalini ha

ringraziato l’Arcivescovo per la sua visita e l’Amministrazione Comunale per aver aiu-tato l’ANFFAS rispondendo concretamente a tutte le loro richieste. Il sindaco Roberto Ascani ha concluso rin-graziando anche lui l’Arcivescovo e ricono-scendo all’ANFFAS il grande ruolo che ha nell’assistenza alle famiglie.

I partecipanti alla S. Messa

2 AGOSTO 2018/1510

Come cavarsela nella grande confusione mondiale? Romano Prodi, ospite il 19 luglio scor-so dell’Accademia Marchigia-na di Scienze, Lettere ed Arti e dell’Università Politecnica delle Marche, ha scelto questo tema significativo per offrire un prezioso excursus storico-economico alla platea nume-rosa e qualificata di Ancona, che lo attendeva alla Facoltà di Economia Giorgio Fuà.Il Prof. Prodi, accolto dal Retto-re Sauro Longhi - che ha intro-dotto la conferenza economi-ca, seguito dall’intervento del Preside di Economia Chelli -, ha composto un quadro com-plessivo efficace del periodo storico in atto e delle dinami-che economiche ad esso sottese, non prima di essere riuscito a dribblare i giornalisti presenti.Alla nostra domanda per “Pre-senza” sulla aderenza della politica attuale ai principi ela-borati dalla Dottrina Sociale della Chiesa non ha però potu-to fare a meno di dirci qualco-sa, perché su un simile argo-mento – ha affermato in modo significativo – “ci sarebbe da organizzare un Convegno, parlandone per tre ore”.Dopo i ringraziamenti di rito Romano Prodi è quindi entra-to nel vivo della conferenza, traendo spunto dal primo fat-

tore che ha dato impulso alla costruzione dell’Europa unita: il bisogno di pace. Si tratta di un fattore etico, e non econo-mico; vale la pena sottolinear-lo poiché, forse, il Professore vorrebbe veder recuperata una visione etica capace di supe-rare la consueta miopia e di andare al di là degli egoismi economici nazionali.Questi settanta anni di pace in Europa, ha affermato infatti Prodi, li dobbiamo a chi aveva capito cos’era la guerra, come il Cancelliere tedesco Helmut Kohl, che gli confidò di aver voluto l’euro - nonostante la contrarietà dei tedeschi - poi-ché suo fratello era morto in guerra.Altro punto sottol ineato immediatamente dal Profes-sore a proposito della grande confusione mondiale della nostra epoca è il diffuso desi-derio di autorità, in modo diverso espressione di molti Paesi nel mondo attuale (dal-le Filippine alla Turchia e alla Cina, fino agli Stati Uniti di: “Prima viene l’America” - “America first” -, con la dele-ga ampia al presidente USA e forti conseguenze sulla politica mondiale).A questo proposito nel mon-do moderno si stanno eviden-ziano anche due fenomeni del tutto inaspettati che stan-

no radicalizzando la politica economica mondiale, crean-do tensioni tra gli Stati Uniti e la Cina: quest’ultima con il suo grande sforzo tecnologi-co riesce ormai a tenere testa agli U.S.A. nei settori tecno-logicamente più avanzati,

diventando paradossalmente il più grande Paese comuni-sta aperto al libero mercato, mentre l’America di Trump si allontana in modo altrettan-to paradossale dal tradiziona-le modello di società aperta, richiudendosi nel protezioni-smo.Se poi i nuovi galeoni capa-ci di conquistare il mondo di oggi non sono più velieri, ma

sono i fornitori di servizi Inter-net, che facilitano la naviga-zione nei mari virtuali, Prodi ci ricorda che in questi nuovi settori dall’elevata tecnologia nessun Paese europeo è com-petitivo.In questi settori “non c’è nes-

sun europeo”, ha infatti detto.E allora, nonostante la grande confusione mondiale, perorare l’Europa serve a ciascun Paese europeo “per non scompari-re nel panorama mondiale”, ha affermato: nonostante nel-la stessa Europa la confusio-ne si sia accentuata in segui-to al trasferimento di potere da Commissione a Consiglio – che è composto dai ministri

dei singoli Paesi europei, e quindi non è altro se non la rappresentazione dei singo-li egoismi nazionali -, nono-stante si aggiunga confusio-ne a confusione alla luce di una Francia economicamente debole ma con un sistema elet-torale che consente di soddi-sfare quel desiderio di auto-rità che serpeggia nel mondo, interpretato anche da Macron – che si era presentato al suono dell’inno europeo, ma si è poi dimostrato leader solo france-se e assolutamente non leader europeo; ebbene nonostante le fragilità di questa Europa, nonostante “gli egoismi e le stupidaggini”, perorare l’Euro-pa serve.Ad esempio l’Europa, tutta insieme, è la prima nel mondo nella classifica del manifattu-riero.Certo, sarebbe necessario consolidarla, questa Europa: secondo Prodi dovrebbe avere un esercito europeo per bilan-ciare lo strapotere di Cina e Usa.Però, pur essendo pessimista sull’attuale confusione nel-la stessa Europa, ha infine affermato di aspettarsi da un momento all’altro quello scat-to di reni che consenta all’Eu-ropa stessa di fare un salto in avanti per cambiare la storia: e noi con lui.

ROMANO PRODI IN ANCONA ALLA FACOLTÀ DI ECONOMIA

SENZA UNA VISIONE ETICA NON SI ESCE DALLA CONFUSIONEdi Maria Pia Fizzano

Il prof. Prodi risponde alla domanda della nostra inviata

LETTURA PER L’ESTATE

SOLO L’INQUIETUDINE DÀ PACEA un anno dal discorso che Papa Francesco ha rivolto il 9 feb-braio 2017 agli Scrittori de «La Civiltà Cattolica» in occasione della pubblicazione del fascicolo numero 4.000, il giornalista Ric-cardo Cristiano ha regalato alle stampe il volume “Solo l’inquie-tudine dà pace. Così Bergoglio rilan-cia il vivere insieme” (Castelvec-chi, 17.50 E), lettura interessante da approfondire durante questo periodo estivo. Il libro curato da Cristiano si nutre dei prezio-si contributi di Padre Antonio Spadaro, direttore de “La Civiltà Cattolica”, di Giuseppe Giulietti, presidente della FNSI, di Daniele Menozzi, storico del cristianesi-mo, del gesuita Padre Camillo Ripamonti, dello scrittore Ranie-ro La Valle, della teologa musul-mana Shahrzad Houshmand, di Lucia Capuzzi giornalista di “Avvenire” e del portavoce della Comunità di Sant’Egidio Roberto Zuccolini. Tutti convergono nel sottolineare quanto sia urgente il bisogno di una Chiesa mon-do, ospedale da campo, Chiesa in uscita, Chiesa che si fa dialo-go per toccare tutte le periferie ed abitare nei crocevia della sto-ria. «Ecco: restate in mare aperto! Il cattolico non deve aver paura del mare aperto, non deve cercare il ripa-ro di porti sicuri. Soprattutto voi, come gesuiti, evitate di aggrapparvi a certezze e sicurezze». Un invito chiaro riecheggia nelle parole

del Santo Padre, rivolgendosi ai “marinai” che guidano la rotta di una rivista storica come «La Civiltà Cattolica» «che sia insieme ponte e frontiera». Edita in lingua italiana dal 1850 e oggi tradotta anche in spagnolo, inglese, fran-cese e coreano, rappresenta uno strumento privilegiato di evan-gelizzazione e trasmissione del Vangelo. Nel desiderio di aprire un percorso segnato da un’eti-ca globale, il gesuita venuto dal-la fine del mondo a svolgere il ministero petrino nell’epoca della globalizzazione, in prima battu-ta interpella proprio “gli scritto-ri del Papa”, chiamati ad essere secondo Sant’Ignazio «lavoratori nella vigna mistica». Inquietudi-ne, incompletezza del pensiero, immaginazione: sono le tre paro-le chiave che devono illuminare

non solo il cammino di un gesu-ita, ma il percorso di vita di tutti, credenti e non credenti, perché mai deve arrestarsi nell’uomo l’afflato spirituale verso la ricerca, verso la sete di conoscenza e di incontro con l’altro. Si spalanca allora nel cuore di ognuno una prospettiva nuova lontana da un “pensiero rigido”, ma capa-ce di leggere la storia mediante un sapiente discernimento che vede nel Vangelo il suo criterio ordinatore universale. Dio entra nella vita e nella storia di tutti gli uomini, non solo in quella visi-bilmente segnata dalla presenza tangibile della Chiesa. La Chiesa mondo di Francesco fin dagli ini-zi si è impegnata ad attuare una geopolitica della misericordia che libera e svincola la Chiesa stessa da compromessi o alleanze poli-tiche, come testimonia la storia di un gesuita “inquieto” come Padre Paolo Dall’Oglio, scompar-so in Siria per il suo impegno nel dialogo interreligioso con il mon-do islamico. Camillo Ripamon-ti, il Padre gesuita responsabile del Centro Astalli, sezione italia-na del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati, offre nel libro un suo contributo in merito al tema del-le migrazioni, definito dal Santo Padre come un «vero nodo politi-co globale». Come direbbe Sant’I-gnazio, «il nostro pensiero non può più essere eurocentrico, deve sentirsi incompleto di fronte alla rotondità del mondo» bisognoso di nutrire

la speranza in un futuro che viva della ricchezza della diversità. Seguendo l’esempio del pontifi-cato bergogliano “inquieto”, non predefinito, aperto all’immagina-zione e pieno di poesia così anche noi abbandoniamoci a quella “sana inquietudine” che spinge in avanti spronandoci a cambia-

re il mondo. Cogliamo lo stesso invito con il quale Don Giussani si congedò dalla platea interve-nuta alla fine di un suo incontro durante un’edizione del Meeting di Rimini: “Io auguro a me e a voi di non stare mai tranquilli, mai più tranquilli”.

Benedetta Grendene

È stato battezzato dall’Arci-vescovo Angelo, con una sentita celebrazione svoltasi nella cappella del Centro “Bignamini” di Falco-nara Marittima, il piccolo Raul, in cura da circa un anno presso la struttura marchigiana della Fon-dazione Don Gnocchi. È affetto da grave disabilità ed è in attesa di una nuova famiglia, dopo che i genitori naturali hanno rinunciato alla po-testà genitoriale.Nato il 25 ottobre – lo stesso giorno

di don Gnocchi, anniversario della sua beatificazione e data della sua memoria liturigica – il piccolo Raul, ricoverato per alcuni mesi all’Ospedale Pediatrico Salesi di Ancona, nel luglio dello scorso anno è entrato nell’Unità Speciale per disabilità gravi in età evolu-tiva del Centro “Bignamini” per l’assistenza riabilitativa, in attesa di una futura collocazione presso una casa famiglia e un auspicabile affido o adozione, così da rendere il suo futuro più sereno.

RAUL È NOSTRO FRATELLO

2 AGOSTO 2018/15 11Agenda pastorale dell’Arcivescovo

Mese di AgostoVenerdì 3 UdienzeSabato 4 Udienze 17.00 Bellaria Convegno sullo sport ANSPIDomenica 5 11.00 S. Messa a Campocavallo, festa del Covo19.00 S. Messa a Numana al Villaggio TuristicoLunedì 6 Incontro di spiritualitàMartedì 7 UdienzeMercoledì 8 Cammino con i giovani della Metropolia (Fabriano. Jesi, Senigallia) verso il Sinodo18.00 S. Messa nella cattedrale di S. CiriacoGiovedì 9 Cammino con i giovani della Metropolia verso il Sinodo. S. Messa chiesa di S. Pietro sul ConeroVenerdì 10 Cammino con i giovani della Metropolia verso il Sinodo. Veglia di preghiera con i giovani a LoretoSabato 11 Roma incontro con Papa Francesco e i giovani al Circo MassimoDomenica 12 S. Messa in Piazza S. PietroLunedì 13 18.30 S. Messa a Sappanico, festa di S. IppolitoMartedì 14 21.00 S. Messa a NumanaMercoledì 15 9.30 S. Messa a PortonovoGiovedì 16 UdienzeVenerdì 17 UdienzeSabato 18 UdienzeDomenica 19 11.00 S. Messa a Candia festa del CovoLunedì 20 UdienzeMartedì 21 UdienzeMercoledì 22 UdienzeGiovedì 23 UdienzeVenerdì 24 S. Messa a Bojano festa di S. BartolomeoSabato 25 UdienzeDomenica 26 11.00 S. MessaLunedì 27 Udienze 11.00 Conferenza stampaMartedì 28 Udienze 21.00 Incontro a Camerano e testimonianzaMercoledì 29 11.00 S. Messa a Camerano festa di S. GiovanniGiovedì 30 9.30 Ritiro del CleroVenerdì 31 Udienze

Mese di SettembreSabato 1 11.30 S. Messa a Staffolo festa del patrono18.00 Incontro alla parrocchia SS. Sacramento conclusione lavori al campanileDomenica 2 10.30 S. Messa cattedrale di S. Ciriaco17.00 S. Messa e festa del mare

UN GRUPPO DI FEDELI,ACCOMPAGNATI DA MONSIGNOR BREGANTINI,

HA FATTO VISITA ALL’ARCIVESCOVO

SOCIETÀ CATTOLICA DI ASSICURAZIONEAgente Generale di Ancona

Dott. Daniele CapogrossiDirezione: Via Caduti del Lavoro, 2 - Ancona Tel. 0715029001 fax 0715029031

Filiale Centro: Via Marsala, 13 - Ancona Tel. 0715029050 fax 071202198Filiale Camerano: Via Garibaldi, 87 - Tel 07195149 fax 07195639

e-mail [email protected]

Dal 1968 garantiamo soluzioni adeguateai rischi del vivere e dell’intraprendere

soluzioni assicurative intelligenti

Una delegazione di fedeli provenienti da Campobasso, con l’Arcivescovo monsignor Giancarlo Bregantini, è venu-ta in Ancona. Dopo la visita al museo e alla cattedrale di S. Ciriaco, monsignor Bregantini ha presieduto la celebrazione eucaristica all’altare della Re-gina di tutti i Santi, nella ricor-renza del suo quarantesimo anno di sacerdozio. L’Arcive-scovo Spina, originario della Arcidiocesi di Campobasso–Bojano, ha ringraziato monsi-gnor Bregantini, don Vittorio Perrella e gli amici di Cam-pobasso per la gradita visita, ha portato i saluti dell’intera arcidiocesi di Ancona-Osimo e augurato un lungo e fecondo ministero episcopale al pre-sule, affidandolo alla Regina di tutti i Santi. Rimarcando le origini trentine di monsignor Bregantini, monsignor Spina ha detto: “Se i monti avvici-nano a Dio, perché portano in

alto, il mare dilata l’orizzonte per vedere più lontano”. Dopo la celebrazione in cattedrale il gruppo ha visitato il centro storico di Ancona e fatto visi-ta alla chiesa di S. Maria della Piazza. Tutti sono rimasti col-piti dalla memoria di S. Stefa-no, di S. Ciriaco, della parten-za di S. Francesco nel 1219 dal porto di Ancona per recarsi a Damietta che sarà il motivo conduttore delle iniziative che

verranno intraprese durante tutto l’arco del prossimo anno. Gli ospiti si sono sentiti rige-nerati dalla bellezza del porto e delle opere artistiche ed ar-chitettoniche presenti nella cit-tà. La visita si è conclusa con un momento conviviale con la partecipazione di don Carlo e di don Roberto, vicario gene-rale, nella gioia dell’incontro e dello scambio di esperienze tra chiese sorelle.

Non c’è niente che esca da un copione sostanzialmente già scritto. Ma non è proprio tut-to fermo, nel silenzio cresce l’accerchiamento, crescono le misure coercitive: così è ad un passo dall’approvazione un’al-tra norma capestro, la legge che prevede la carcerazione per chi viene sorpreso a filmare attività militari.Sembrerebbe una banalità, ma non lo è più in una terra dove tutto ha il sapore dell’attività militare.Segnalo la riflessione finale di monsignor Pizzaballa: “questa Chiesa – ha affermato, ha tre dimensioni, la comunità locale, la comunità universale, com-posta da migliaia di religiosi e la comunità composta dai pel-legrini. Sono le tre colonne su cui si regge oggi la Chiesa.La comunità locale si incontra con i pellegrini. I pellegrinag-gi, conferma Pizzaballa, sono cambiati molto.Fino a qualche tempo fa erano prevalentemente occidentali, oggi lo sono solo per il 50%, gli altri sono orientali e Latinoa-mericani. Dopo gli Stati Uniti il secondo paese è l’Indonesia, musulmano, poi arrivano Cina e India.Cambiano i popoli, cambiamo caratteri e stili. Anche le richie-ste sono diverse.Gli occidentali sono più ‘fred-di’, gli asiatici esprimono un bisogno più devozionale, tradizionale. In due anni co-munque c’è stato un aumen-to vertiginoso dei numeri, ed è un buon segno. Israele ha agevolato gli ingressi e libe-ralizzato cieli e rotte. Da Asia e America Latina i voli sono oggi molto più semplici. Esi-stono voli low cost anche a 100 euro…Le agenzie poi vendono pac-chetti completi, dall’Asia verso Roma via Tel Aviv. Al Pellegri-no che arriva per la prima volta rimane lo sconcerto iniziale al

Santo Sepolcro, dove il croce-via multietnico espone a volte a scene non propriamente edi-ficanti: “al momento, afferma Pizzaballa, dobbiamo convive-re con l’idea che il Santo Sepol-cro sia una specie di condomi-nio in cui convivono abitanti, storie e modelli culturali diver-si. Non è Gesù a dividere, ma la storia, la cultura, anche la lotta per il potere.Nella vita di ogni giorno que-ste contrapposizioni esistono laddove, come con il muro, sono state fatte scoppiare: ma-trimoni divisi, amicizie inqui-nate.Nella sostanza, tuttavia, non ci sono famiglie interamente cat-toliche o ortodosse e le famiglie vanno a messa senza problemi dall’una e dall’altra parte. In questa terra la Pasqua vera è quella ortodossa, con il fuoco santo e tutti frequentano que-sta celebrazione, come Natale vero è quello cattolico e le con-fessioni sono prevalentemente in rito latino. Potrà avere un futuro questa terra? La sensazione comune, al rientro da questo viaggio, è che vi sia una grande stanchez-za nel parlare della questione mediorientale, abbinata a una grande frustrazione nel veri-

ficare che nulla si muove.La grande assente è la politica che abbia una visione e costruisca prospettive. Dio è dove ven-gono compiuti i piccoli gesti, i piccoli passi. Certo Il ‘modello Oslo’ è tramontato, ma non è finita la vita vera. Nello stesso Sepolcro è nato un segno di speranza, con il gesto di Francesco con il Pa-triarca ortodosso che hanno scelto di pregare insieme. Anche a Betlemme il progetto ecumenico è nato nonostan-te le commissioni delle varie confessioni, chiamate a espri-mere un parere. Poi è arrivata la firma e il progetto funziona a meraviglia.C’è, in definitiva, un sogno nel cassetto? Se si parla di sogni, di quelli annunciati a mezza boc-ca, forse c’è: l’idea al momento fantastica di uno stato federale, che metta insieme Palestina, Israele e Giordania.Certamente non tutti e tre que-sti stati hanno in questo mo-mento il medesimo interesse a lavorare in questa direzione, ma se la comunità internazio-nale riuscisse a tornare a farsi sentire, forse su questa strada ci si potrebbe ritrovare, tutti, per una nuova stagione di pace e progresso.

GIORNALISTI IN TERRA SANTA CONTINUA DA PAGINA 5

Mons. Bregantini, Mons. Spina e gli ospiti davanti all’altare della Madonna

Incontro con padre Mario a Gerico

2 AGOSTO 2018/1512

TUTTE LE STRADE PORTANO A ROMAI giovani della Metropolia di Ancona stanno per iniziare il pellegrinaggio da Fabriano il giorno 5 agosto, il gior-no 8 saranno ad Ancona,* il giorno 10 a Loreto da dove proseguiranno in 200 verso Roma accompagnati per l’inte-ro percorso da sacerdoti, educatori e dal Vescovo Angelo. Camminare insie-me giovani e adulti è un’espressione di comunità, un’opportunità unica tra le più significative per l’uomo perché apre la mente e il cuore; incontri e riflessioni lungo le strade ascoltando e testimoniando perché ognuno pos-sa dire qualcosa all’altro lasciandosi emozionare dai luoghi della fede e dalle bellezze artistiche del territorio, dalla natura.E “per mille strade diverse” da cir-ca 200 diocesi italiane tutti verso la stessa meta, Roma Circo Massimo, dove i giovani nel tardo pomeriggio del giorno 11 incontreranno il Papa, parleranno con lui, gli consegneranno le loro istanze e dopo una breve veglia di preghiera, a seguire, un concerto con grandi artisti e a mezzanotte il via alla “notte bianca” per le chiese di Roma. In tante resteranno aperte sul percorso Circo Massimo-San Pie-tro per preghiere, testimonianze, ani-mazioni a tema, spettacoli ma anche per visite guidate artistico-culturali. I ragazzi marchigiani si troveranno nella chiesa di S. Salvatore in Lauro (la chiesa dei marchigiani a Roma) e porteranno con sé la Vergine di Loreto che insieme al Crocifisso di S. Damiano verranno benedetti dal Papa il giorno succes-sivo, domenica mattina in piazza S. Pietro dopo la Messa, e accompagne-ranno la GMG di Panama nel gennaio 2019. È proprio il caso di dire che l’Italia sarà invasa da tantissimi giovani. Già a marzo 300 ragazzi da ogni parte del mondo avevano partecipato, e oltre 15.000 attraverso i social, all’adunanza di pre sinodo, un’esperienza affasci-

nante e nuova in assoluto di ascolto delle ultime generazioni; in cammino sotto il sole di agosto decine di migliaia di giovani italiani carichi di speranza e di fede, insieme ad oltre 100 vescovi secondo le stime, saranno alla ribalta, protagonisti, e questa volta in senso positivo! Perché purtroppo di giovani se ne parla più per disegnare scenari cata-strofici, passioni tiepide, scarso impe-gno, apatia, che per segnalare l’intra-prendenza e la generosità di quanti, oltre un milione e in crescita costante, nonostante le preoccupazioni per il futuro non si rassegnano né vivac-chiano ma vogliono toccare con mano le povertà, la legalità, l’ambiente, la religiosità, misurarsi e sentirsi utili esercitandosi alla vita; ma questi non fanno notizia.E quanto agli scarsi consensi spiri-tuali, fiumi di parole! Gli osservatori del mondo giovanile declinano dati che rivelano l’adesione minima dei giovani alle istituzioni in genere e alle sovrastrutture, quindi anche alla chie-sa e alle pratiche religiose, distanti e lontani dalla religiosità ricevuta, ma notano anche la ricerca di una rela-zione diretta e solitaria con Dio sen-za intermediari; dunque giovani non privi di spiritualità ma portatori di un sentimento religioso nuovo e più per-sonale, più vicino alla vita quotidiana e che va esplorato. Ma non è proprio questa la sfida del Sinodo? E il Papa che ai giovani riserva un’at-tenzione quasi ossessiva esortandoli a liberare la speranza come aspetta-tiva di futuro, ha spalancato le porte della Chiesa: a Roma sono attesi da una Chiesa che parla direttamente con loro, che li prende in seria conside-razione, che ascolta anche le critiche “tutti abbiamo bisogno di sentire voi” e le istanze di cambiamento, che si dispone al nuovo dinamismo dei gio-vani e con modalità dell’oggi.E nell’augurare buon cammino auspichia-

mo che un’avventura così forte si estenda nel tempo in ogni aspetto della vita.*Per chi vuole unirsi ai ragazzi durante la

sosta ad Ancona, il programma sul n.14 di Presenza.

Luisa Di Gasbarro