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NOTIZIE E CURIOSITÀ DALL’AZIENDA P.S.P. “SAN VALENTINO” CITTÀ DI LEVICO TERME N N .25 .25 N.25 dicembre 2008 …e storie di vita come gocce di resina

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NOTIZIE E CURIOSITÀ DALL’AZIENDA P.S.P. “SAN VALENTINO”CITTÀ DI LEVICO TERME

NN.25.25N.25

dicembre 2008

…e storie di vitacome gocce di resina

Natale 2008

Per non perdersiDicembre 2008

N. 25

IL COMITATO DI REDAZIONE

Testi a cura diServizio Sociale e di Animazione

Impaginazione e grafica

Remigio Decarli

FotoServizio Animazione

Fonti varie

Un particolare ringraziamento a

tutti coloro i quali hanno contribuito

con racconti, articoli ed altre

forme di intervento a dare vita a questa

venticinquesima edizione de“La Luna”

Pubblicazione gratuita ad uso

interno

StampaTipografia

Arti GrafichePublistampa

Pergine Valsugana

Riconferma del Consiglio di Amministrazione. Programma e obiettivi 2008-2013. . . . . . . . 1

Cena d’estate . . . . . . . . . . . . . . . . . 2

Azienda P.S.P.: buona partenza e obiettivi ambiziosi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3

Memorie de morosi e storie de sposi . . . . . 6

Vittorio e Paolina . . . . . . . . . . . . . . . 7

NATALE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9

Lettere d’amore . . . . . . . . . . . . . . . . 10

Piccoli grandi amori estivi . . . . . . . . . . . 12

Dichiarazione tra i mattoni . . . . . . . . . . 14

Amore interessato . . . . . . . . . . . . . . . 15

Amore sbocciato in montagna . . . . . . . . 17

Una vittoria tira l’altra . . . . . . . . . . . . . 18

Delta forever . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19

Gli auguri di Dolly e Ariel . . . . . . . . . . . 19

Olimpiade dell’anziano . . . . . . . . . . . . 20

Castello Tesino – Giugno 2008 . . . . . . . . 20

Insieme verso nuovi orizzonti . . . . . . . . . 22

Cantico di un anziano . . . . . . . . . . . . . 23

Giornata speciale a Trento . . . . . . . . . . 24

Autunno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27 cart

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Dal 2 aprile si è insediato il Con-siglio di Amministrazione che ri-marrà in carica fino agli inizi del 2013. Si tratta di una conferma di tutti i membri del Consiglio di Amministrazione scaduto al 31.12.2007 con l’istituzione del-la nuova Azienda Pubblica di Ser-vizi alla Persona “San Valentino” Città di Levico Terme, al posto della ex IPAB “Pierina Negriolli”.

I membri riconfermati che compongono il Consiglio di Am-ministrazione sono:

SANDRA POOHLGIACOMO COLLENZGIULIANO AVANCINI

MARCO FRANCESCATTIADOLFO PASQUALE

FABIO RECCHIAROBERTO VETTORAZZI

Sono stati altresì riconfermati il Presidente Adolfo Pasquale, il Vicepresidente Marco France-scatti ed il Collegio dei Revisori di conti nelle persone del Dott. Alberto Andreatta (presidente), della Dott.ssa Lucia Avi e del Dott. Fiorenzo Malpaga. Ricon-

fermato anche il Direttore Gene-rale Fabrizio Uez che in base al nuovo statuto dell’Azienda assu-me il ruolo di responsabile della gestione amministrativa, econo-mica, finanziaria e socio assisten-ziale dell’Azienda. Suo vice sarà il Funzionario dell’Area economico finanziaria Giovanna Moschen.

Completato così il quadro isti-tuzionale/dirigenziale e di con-trollo dell’Azienda è stato messo a punto il piano obiettivi per la consigliatura 2008-2013, piano che fra l’altro è già stato fatto presente ai Rappresentanti degli ospiti.

Per l’immediato è prevista la messa a regime della gestione dell’A.P.S.P., verrà steso un rego-lamento interno per la R.S.A., il Centro Soggiorno, l’assistenza privata; sarà rinnovata la Carta dei servizi, entrerà a regime l’at-tività del Centro Diurno e della Casa Soggiorno; verrà comple-tato il 3° piano dell’Isola della Luna; il progetto NARC e la pet-therapy verranno consolidati; si

Riconferma del Consiglio di Amministrazione.

Programma e obiettivi 2008-2013.di Adolfo Pasquale – Presidente

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dovrà confermare la certificazio-ne di qualità; si dovrà dar corso ai concorsi per l’assunzione di personale.

Per il programma pluriennale ci si dovrà impegnare per l’ade-guamento delle strutture della R.S.A. con l’incarico progettuale e l’esecuzione dei lavori per la re-alizzazione di un garage interrato, la definizione del lascito Sordeau, l’estensione di servizi, l’utilizzo futuro di parte degli stabili (ora scuole in previsione dell’avviato nuovo Centro Scolastico). Sarà importante trovare sinergia con l’imprenditoria pubblica/privata locale ed un proficuo interscam-bio con le altre Aziende di Valle e della Provincia. Dovremo con-

tinuare un confronto costruttivo per confermare e valorizzare un clima aziendale positivo, valoriz-zando le risorse umane interne, coinvolgendo i familiari attraver-so i propri rappresentanti, inco-raggiando e apprezzando il lavo-ro dei volontari. La riconferma di tutti i membri alla guida poli-tico-amministrativa della nuova Azienda Pubblica di Servizi alla Persona “San Valentino” – Città di Levico Terme, da parte dell’Am-ministrazione comunale e pro-vinciale deve essere uno stimolo per completare e realizzare un programma di indubbio impe-gno che con la partecipazione di tutti i collaboratori sapremo sicuramente raggiungere.

Grazie…ai 38 operatori

che hanno permesso la riuscita di una splendida Cena d’Estate

con ben 430 partecipanti.

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Il primo anno di attività della nuova Azienda si sta per chiude-re. Molte cose sono cambiate sul piano amministrativo e gestio-nale anche se, forse, da un pun-to di vista esterno, questo non è così evidente. Il nuovo sistema di contabilità e di suddivisione dei poteri (di indirizzo politi-co e di controllo e gestionale) hanno caratterizzato l’attività dell’Azienda, introducendo im-portanti cambiamenti che hanno interessato gli uffici e gli Organi aziendali più sul piano culturale e dei procedimenti tecnici che su quello dei risultati e della qua-lità dei servizi. Al di là di questi aspetti, importanti ma poco evi-denti a un occhio esterno, l’atti-vità dell’Azienda “San Valentino” ha avuto come obiettivo la rea-lizzazione nel 2008 di alcuni si-gnificativi interventi volti ad am-pliare e qualificare maggiormen-te i servizi offerti e le prestazioni assistenziali nei confronti degli utenti e delle persone residenti.

In particolare si è provveduto:

– all’apertura e alla messa a regi-me dell’attività del Centro Poli-funzionale “Isola della Luna” – Centro diurno (6 utenti) e Casa di soggiorno (5 persone residenti);

– all’apertura di un nuovo Nucleo Assistenziale Riabilitativo Com-plesso, denominato “L’Oriz-zonte” per l’assistenza e la cura di persone con disturbi cogni-tivi e del comportamento, ispi-rate al modello “gentlecare”, in un ambiente maggiormente protetto e funzionale ai bisogni dei residenti (20 persone);

– all’avvio dell’attività di pet-therapy interna con la nostra cucciola di Labrador Dolly;

Altri interventi significativi re-alizzati nel 2008 riguardano, tra l’altro:

– il completamento del 3° pia-no dell’ “Isola della Luna” rea-lizzando la Sala del Consiglio e

di Fabrizio Uez – direttore

Azienda P.S.P.: buona partenza e obiettivi ambiziosi

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un’area per riunioni e attività formative o per altre attività, sia per l’Azienda sia per l’esterno;

– la sostituzione degli arredi del-la sala ristorante centrale e del-la zona cavedio e dei soggiorni di piano;

– l’introduzione di nuove divi-se per il personale, eliminan-do l’uniforme completamente bianca ed introducendo l’abbi-namento di bianco e colore al fine di ridurre il più possibile gli elementi di sanitarizzazione e favorire il senso di calma e di protezione dell’ambiente;

– l’acquisto di due nuovi auto-mezzi per il trasporto dei pasti e di altro materiale (farmaci, pre-sidi, ecc.), con il contributo del-la Cassa Rurale di Levico Terme. E’ stato chiesto alla Provincia – Servizio per le politiche sociali e abitative – il contributo per l’acquisto di un nuovo pulmi-no attrezzato per il trasporto di persone disabili.

Si è inoltre ottenuto il rinnovo della certificazione del Sistema Qualità UNI EN ISO 9000:2000 e sono stati espletati i concorsi pubblici per la copertura di posti vacanti di OSS, Infermieri Profes-sionali, Fisioterapista e Funzio-nario Responsabile dell’Area dei servizi sociali, generali e riabilita-tivi.

Il programma di attività fissato dal Consiglio di Amministrazione per il mandato 2008/2013, come indicato su questo notiziario nel precedente intervento del Presi-dente, è, a partire già dall’anno 2009, sicuramente ambizioso ed impegnativo. Il primo obiettivo è l’approvazione del progetto per la costruzione di un parcheggio, di circa 70 posti macchina, ad esclusivo uso dell’Azienda “San Valentino”, interrato sotto l’at-tuale parcheggio del Poliambula-torio. Inoltre, è prevista l’appro-vazione di un progetto per l’ade-guamento del Padiglione “Silvio Libardoni” (zona ampliamento) alle norme vigenti in materia di autorizzazione sanitaria (un ser-vizio igienico ogni due stanze) e conseguente sopraelevazione del fabbricato. Per la redazione di entrambi i progetti si è già provveduto alla stipulazione di idonea convenzione con l’Arch. Lamberto Postal.

Altri obiettivi significativi ri-guardano l’introduzione del con-trollo di gestione, la redazione della nuova Carta dei Servizi e del Regolamento interno, la re-alizzazione del nuovo sito web aziendale, l’attuazione di inizia-tive di apertura verso l’esterno e di un corso di formazione per Volontari.

Oltre a questo, naturalmente, l’attività dell’Azienda sarà costan-

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temente impegnata, nei limiti del-la struttura organizzativa azien-dale e delle risorse disponibili, al mantenimento e, per quanto possibile, al miglioramento del-la qualità delle prestazioni e dei servizi ed al perseguimento del maggior benessere possibile per tutte le persone residenti nella

R.S.A.e per gli utenti dei servizi esterni e del Centro diurno.

Con questo impegno, che coin-volge oltre alla direzione tutta l’organizzazione e il personale dell’Azienda, giungano a tutti i lettori gli auguri più sentiti per un buon Natale e un sereno anno nuovo.

Salutiamo la Dott.ssa Na-talia Kasperovitch, Medico e Coadiutore dell’attività sani-taria presso la nostra R.S.A. dal 25 giugno 2007 al 25 no-vembre 2008, che per altri im-pegni professionali ha dovuto lasciare l’incarico. Salutiamo inoltre l’I.P. Ma-ria Angela Locatelli che dal 20 giugno 2005 al 24 novembre 2008 ha ricoperto l’incarico di Coordinatrice Responsabi-le dell’Area dei Servizi genera-li e riabilitativi.Ad entrambe va il ringra-ziamento e l’apprezzamento per il lavoro svolto e per l’en-comiabile impegno e collabo-razione prestate.

Informiamo che i Servizi si sono arricchiti delle seguenti

figure professionali a tempo indeterminato:– n. 1 Funzionario Responsa-bile dell’Area dei Servizi So-ciali, Generali e Riabilitati-vi (RASSGeR) nella persona della Dott.ssa Stefania Ver-got;

– n. 1 Fisioterapista nella per-sona della F.T. Katia Libardi– n. 2 Infermiere Professionali nelle persone delle II.PP. So-nia Muner e Maria Perozzo;– n. 4 O.S.S. nelle persone degli OSS: Cinzia Coradello, Clau-dia Garelli, Gianluigi Osler, Maria Vasile.

A tutti loro l’augurio di un proficuo lavoro e di sem-pre maggiori soddisfazioni nell’espletamento dell’ attivi-tà professionale.

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“La resina è il prodotto di un dolore, una lacrima che cola

dall’albero ferito.

Quelle gocce giallo miele, non scappano, non scivolano via

come l’acqua, non abbandonano l’albero. Rimangono incolla-

te al tronco, per tenergli compagnia, per aiutarlo a resistere, a

crescere ancora.

I ricordi sono gocce di resina che sgorgano dalle ferite della vita.

Anche quelli belli diventano punture. Perchè, col tempo, si fan-

no tristi, sono irrimediabilmente già stati, passati, perduti per

sempre. Gocce di resina sono piccoli episodi, aneddoti minimi, spintoni

che hanno contribuito a tenermi sul sentiero.

Proprio perchè indelebili sono rimasti attaccati al tronco.

Come fili di resina emanano profumi, sapori, nostalgie.

Tutto quello che ci è accaduto, o che abbiamo udito raccontare

ha lasciato un segno dentro di noi, un insegnamento, o , quan-

tomeno, ci ha fatto riflettere.

La vita, nel bene e nel male, è maestra per tutti.”Mauro Corona

Memorie de morosi e storie de sposi

“… i profumi, i sapori, le nostalgie …”

Abbiamo cercato anche in questo numero di raccogliere i ricordi dei nostri residenti e degli ospiti del Centro Diurno per offrirci e offrirvi le storie di vita che ci emozionano sempre e rimangono incollate alla nostra anima come gocce di resina.

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Il nostro è un amore nato tra i banchi di scuola… almeno per me, ma per Paolina non sono sicuro che il sentimento fosse nato già allora. Abitavamo vicini, avevo l’oc-casione di vederla tutti i giorni e mi bastava; ma la vita ci mette lo zampino ed infatti Palina cambiò casa ed io non la vidi più. Passaro-no gli anni e il futuro che dovrebbe sempre riservare cose belle e por-tare speranza ci riservò invece l’in-combere della guerra. La tristezza di quel momento fu però alleviata dal fatto che ritrovai il mio giovane amore e solo al momento della mia partenza per il fronte mi resi conto di quanto bene ci volevamo. Il tre-no partiva e dal finestrino vedevo il viso di Paolina rigato di lacrime: ecco pensai mi vuole bene.

Le brutture della guerra erano alleviate dalle lettere che mi arriva-vano da Paolina, le custodivo come reliquie in un bauletto di legno che le conservasse dalla polvere, le tira-vo fuori nei momenti più difficili e le leggevo di continuo, fino a che a Torino ci fu un imboscata e il mio prezioso bauletto fu bruciato assie-me a molti altri oggetti miei e dei miei compagni.

Da quel momento le brutte noti-zie arrivavano di continuo, la peg-giore mi riguardava da vicino, ven-ni a sapere da un giornalista che il treno su cui sarei dovuto salire era

Vittorio e Paolina

fra quelli che avrebbero raggiunto i campi di concentramento.

Io volevo vivere!Da quel momento l’idea di Paoli-

na che mi aspettava a casa mi fece diventare forte come un leone, do-vevo scappare.

L’occasione mi si presentò nel-le campagne vicino a Verona, scesi dal treno ed iniziai a scappare ma le SS mi videro e cominciarono a sparare. Non mi presero.

Mi vide però il capo stazione che dimostrando il suo gran cuore mi nascose per parecchi giorni.

Ormai ero un fuggitivo.Poco alla volta mi avvicinavo a

casa, sempre sotto il tiro delle SS. Anche quando finalmente raggiun-si Barco non potei avvicinarmi a casa ero braccato.

Vezzena mi diede rifugio man-giando quello che i malgari mi re-galavano, ciò che avanzavo lo ven-devo a mia volta per vivere.

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Il timore delle SS però non riu-scì a tenermi lontano da Paolina e all’imbrunire o all’alba scendevo dal monte per passare qualche mo-mento con lei.

Era un amore struggente ed an-gosciato. La paura era la nostra compagna.

Giunse finalmente il 1945 con l’armistizio e da quel momento le cose cominciarono ad andare drit-te.

Ricordo che facemmo un viag-gio a Borgo per comprare l’anello di fidanzamento, spesi tredici lire ed aveva anche un piccolo rubino.

Me lo ero potuto permettere per via dei lavoretti saltuari che trovavo, l’Italia si stava ricostruendo, c’era sempre qualcosa da fare, guadagnai abbastanza anche per comprare la nostra camera da letto in ciliegio, ce l’ho ancora. La cucina me la feci io.

Ormai era tutto pronto per spo-sarci e l’11 ottobre del ‘ 47 erava-mo in chiesa a Barco, io con il mio vestito cenere e la mia bella Paoli-na nel suo vestito verde ricamato da lai con il cappellino e un mazzo di roselline bianche per bouquet.

Dopo la messa andammo a pran-zare da mia suocera, c’era di tutto, dal brodo al pasticcio, i dolci e per-fino il caffè quello buono, non il surrogato.

Tra botti e baci la festa continuò tutta la notte.

Il viaggio di nozze? L’amico ha prestato il carro e il bue e siamo andati al campo a raccogliere il gra-no turco.

Comunque sia, sono stati 54 anni di felicità, rinunce, amore e soddi-sfazione che possono essere rac-contati dai nostri splendidi quattro figli.

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La notte di Natale È nato un bel bambinoBianco e rosso tutto piccolinoMaria pregava

Giuseppe adoravaFai la ninna nanna che io ti canteròLa neve cadeva, cadeva giù dal cieloMaria col velo copriva Gesù.

Marchi Maria Antonietta

NATALE

L’Azienda P.S.P. “San Valenti-no” – Città di Levico Terme esprime alla CASSA RURALE DI LEVICO TERME un sentito ringraziamento per la concessio-ne di un contributo di 15.000,00 che ha permesso l’acquisto di due automezzi per il trasporto di pasti e di altro materiale (farma-ci, presidi, ausili, ecc.) e per la sensibilità e la vicinanza a questa Azienda dimostrate in ogni occa-sione.

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Il tempo vola son passate le fe-ste dei Santi e dei morti il mese prossimo è Natale: quanti ricor-di… uno in particolare mi affa-scina anima e cuore.

Nel lontano 1961, per le feste natalizie, scrissi allora a mio fra-tello Giulio in Australia e d’im-provviso spontaneo mi venne il pensiero di scrivere anche al mio cugino che era in Africa auguran-dogli di passare un Natale da cri-stiano come si usava nelle nostre famiglie. La vigilia di Natale dopo cena si andava per tutta la casa, camere, stalla e in ogni ambien-te con tutta la famiglia insieme si

pregava e si cospargeva ovunque Acqua Santa. Nel braciere poi si metteva dell’incenso che lascia-va un buon profumo e da tutto l’insieme si recepiva un senso religioso di attesa del Bambin Gesù.

Misteriose le vie del cuore da un continente all’altro si incrocia-no e in perfetto silenzioso accor-do progettano sinfonie d’amore: è stata la storia delle nostre lette-re dei nostri auguri. Quante lette-re per via aerea quante cose da dire, sempre nuove e pulsanti di gioiosi progetti che si conclusero all’apice da Luigi con una magica

Lettere d’amoredi Maria Garollo

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parola. Ti amo, mi vuoi sposare? Cosa rispondo? Un turbinio di

sensazioni gioia e profonda soffe-renza. La mia coscienza non po-teva accettare questo dono… e la risposta a malincuore fu nega-tiva.Era forse meglio che restassi da sola con i miei problemi.

La Provvidenza mi avrebbe aiu-tata ne ho avuto sempre fiducia. E’ Luigi stesso che mi tranquilliz-za. Non temere Iddio ci aiuterà. Con questa affermazione ho pen-sato: non solo in Africa ma anche al di là dell’Africa andrei con lui. Se dopo tanti anni di sofferenza in guerra è riuscito a mantenere e consolidarsi la fede così tena-cemente gli do anch’io la mia fiducia … ma prima di farlo ho scritto una lettera all’Arciprete di Levico che mi conosceva bene. Gli ho esposto i miei timori di-cendogli che la risposta che mi avrebbe dato la prendevo come volontà di Dio.

Così si esprimeva lui nella ri-sposta: tra le righe ti senti già una sposina felice a un uomo che mi è particolarmente caro perché si è sempre ricordato della Chiesa di Levico mandandoci da lonta-no l’incenso in dono.

Al tempo ero a servizio come cameriera in una distinta fami-glia a Milano, un giorno arriva un gran mazzo di rose rosse, subito le porto alla Signora e torno in guardaroba. Poco dopo la signo-

ra mi segue con le rose in mano e mi disse: sono per te Maria, e io risposi che non è possibile per-ché non avevo nessuna amicizia. Il bigliettino invece parlava chia-ro: era Luigi che dall’Africa le spediva a me a mezzo Interflora. Che gioia, che commozione! Per ricordo una la conservo anco-ra nel cellophane. Lo ricambiai con tanti sentimenti di affetto e un mazzolino di roselline vi aprii la corolla, con tanta attenzione, per farvi entrare del mio profu-mo che da giovane usavo e con delicatezza le misi in un grosso libro perché si pieghino per poi spedirle in Africa. Le conservo ancora. Quante cose belle nella vita ci riserva il Signore!

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Il tutto iniziò per pura fortuna e casualità nel luglio del 1970. Incontrando un docente della lo-cale scuola media, venni a sape-re che presso il centro studi per universitari stranieri cercavano dei possibili “conversatori” che dovevano affiancare i professori abilitati all’insegnamento della lingua italiana. Gli studenti stra-nieri, provenienti da Germania e Olanda, erano liceali, universitari e “jugendleiter” assistenti sociali.

Il compito dei conversatori, circa cinque sei, era quello di

dialogare con un piccolo gruppo di studenti parlando dei più vari argomenti: politica, scuola, arte ecc.

Mi presentai il giorno stesso presso l’Istituto Trentino di Cul-tura che aveva sede dove c’è l’at-tuale Istituto per il Commercio; mi domandarono se ero studen-te universitario e se avevo qual-che conoscenza della lingua te-desca. Mi accettarono subito ed incominciai l’incarico il giorno appresso. Dirigeva il corso un professore della scuola media di

Piccoli grandi amori estivi

Gaudeamus igitur juvenes nos sumus(Godiamo pertanto noi che siamo giovani)

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Levico, una persona simpatica, umana e valida. Ho partecipato a questi corsi estivi per quattro anni. Le conversazioni si svol-gevano prevalentemente presso la terrazza delle terme; natural-mente nascevano delle simpatie e delle amicizie e quindi ci si ve-deva anche fuori dai corsi in vari locali sia da ballo che altro. Molte amicizie si trasformavano in rap-porti sentimentali. Fra questi ne ricordo tre con particolare coin-volgimento emotivo.

Una di queste ragazze, biondis-sima, si chiamava Ann ed era di Monaco. Una volta, in occasione di un convegno politico che si era svolto a Stoccarda, nel ritor-no passai per Munchen (Mona-co) e, dopo averla contattata te-lefonicamente, la andai a trovare. Entrambi felici di vederci ci salu-tammo affettuosamente.

La segretaria dei corsi mi con-tattò nuovamente nel 1976 chie-

Il giorno del mio matrimonio.

dendomi se ero disposto a ritor-nare a fare il conversatore, ma io bofonchiando al telefono feci intendere quello che lei capì su-bito: “Non dirmi che ti sei fidan-zato Marcello” disse. Risposi af-fermativamente.

Garollo Marcello

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Ho lavorato 8 anni in fabbrica di mattoni con l’uomo che poi sarebbe diventato mio marito. Abbiamo ini-ziato a parlare perché gli chiedevo dei consigli prima per ristrutturare la casa dei miei e in seguito per aiu-tarmi a costruire quella che sarebbe diventata casa nostra. La domenica, quando non ci vedevamo per lavoro, veniva con la scusa di aiutarmi a siste-mare la casa in costruzione, finchè un giorno si è dichiarato e mi ha chiesto di sposarlo.

Ci siamo sposati il 6 aprile 1969, dopo tre anni di fidanzamento. Per il matrimonio mi ricordo di essere an-data a Trento insieme a lui a compe-rare i vestiti; il mio era chiaro con il

soprabito blu e un piccolo velo in te-sta. Mi ero fatta pettinare i capelli con un’acconciatura “a banana” con dei piccoli fiori applicati.

Il nostro testimone non poteva che essere l’amico che ci aveva aiutato a costruire la casa.

Dopo il matrimonio siamo andati a Trento per prendere il treno che ci ha portati prima a Verona e poi nella ro-mantica Venezia…il nostro viaggio di nozze è durato due giorni!

Siamo stati insieme trentaquattro anni, anni sereni senza grossi litigi perché “ el me diceva sempre de sì”, facevamo tutte le cose insieme. Lo ri-cordo con tanta nostalgia.

di Rina Giacomelli

Dichiarazione tra i mattoni

Il 20 novembre 1964: giorno del matrimonio della nostra

Annamaria Vettorazzi.

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Amore interessatoLa signora Catina vive in un

piccolo paesino assieme ai due figli, alla suocera e ad un co-gnato che è cieco. Il marito è emigrato da vari anni in Belgio, dove lavora in una miniera.

Ogni mese scrive alla moglie e nella busta inserisce il denaro che ha guadagnato e la signo-ra Catina risponde alle lettere del marito in un italiano che si fa molto desiderare. Ma loro si capiscono. C’è poi un portalet-tere che frequenta la casa con una certa assiduità.

Questa di seguito è la lettera immaginaria della signora Ca-tina al marito. Mi auguro che il linguaggio di detta lettera sia abbastanza comprensivo.

Caro maritto,Zobia pasato ò ciapato la tua

letera dove tu mi dicevi che vuoi venire a trovarmi. Io ti dico di re-stare là perché qua fa un caldo della malora e invece dove sei tu nella mina è una goduria di fre-sco.

Poi quando qua sarà fresco tu resta ancora là nela mina perché sarà sempre pù caldo. E se no te capisi resta sempre là.

Io sono sempre felize quando ciapo la tua letera e anca el po-stino è felize e viene da io anca quando non cià la letera da por-tarmi.

Di presa daverzo la tua letera e cuco dentro a vedere se tu mi ai messo dentro i soldi che mi servo-no a nare avanti.

Mi domandi come stano i fioi: il Carletto è sempre pù birbante, a finito la scola e a ciapato tuto sie, ma ci anno dito che per ciapare diese ce ne servono solo quatro e alora se elo vuole lo ciaperà il diese.

Ma lui va sempre a zugare ale balotole zo per i portegli e ce ne a sempre piena una carsela di ba-lotole ma poi si dismentega e le fica ne l’altra carsela dove c’è un buso e le balotole calano e lui si arabia.

La Nena invece zuga co la bam-bola che ci a regalato il postino e ci repeza anca i calzeti: ci fa enzi-ma un bel ciciotolo così il dito nol cuca pu fori.

Sa fare anca di conti: a scrito sul quaderno che quatro meno due fa tre e la maestra ci a dito: sei tuta tuo pare.

Vano anca a zugare con gli ami-chi nel prato del vizino e ci pesto-lano la erba e il vizino a dito che và da lavocato e si arabia di pù anca dal presidente.

Io ciò dito che ci tiri intorno al prato una ramata così i fioi non ci pestolano la erba. Però elo è andato dal presidente a quando a utito tuta questa semenza si è pisato adoso dal ridere e lo a sga-

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rutato. La tua mare sta bene ma è sempre arabiata col postino per-ché elo viene a trovarmi massa di spesso anca con la borsa fiapa e no la capise.

Ella alora la ci uza dietro il cane ma il postino non ci a paura del cane perché lo cognose e gli ci porta le zate della galina e il cane gli scorla la coa.

Il tuo fratelo orbo è sempre afa-mato ma io lo imbroio.

A ora de disnare li dico che è matina così lo contento con una chicchera di cafè di orzo.

Ala sera prima di zena lo meno a dormire così io sparagno e meto i soldi ala Cassa che poi no li vedo pù. Ci ano un buco li alla Cassa dove tranno zo i soldi che poi vano a finire nela came-ra scura dove c’è un omo che li ciapa e li sconde per paura dei la-dri. Sta stimana me ne è capitata una pezo di Bertoldo. En cosina mi è sciopato il zifoloto de l’aqua e l’aqua veniva fori a sdrelo e alo-ra ò ciamato l’Arturo quelo che fa l’idraulico a tempo perso ma dala

presa di venire a dismentigato la borsa dei ordegni.

Alora l’Arturo per stropare l’aqua ci a messo un dito nel buso del zifoloto e mi a dito di ciama-re l’omo del Comune per serare el zifoloto pù grande ma l’omo del Comune era a polsare zo per Bar-co e lè vegnuto dopo una stimana e io per una stimana ò imbuca-to l’Arturo perché nol crepase di fame e ci ò anca cavato le bra-ghe per fare i so misteri. Lè stata una stimana di inferno. Adeso mi sono stufata di scrivere e mi sono sgionfati li òci e mi scorla anca la mano. Tu scriveme sempre e fica-mi nele sfese del foglio i soldi che mi calano sempre de pù.

Sono sempre la tua Catina che ti pensa perché sei li al fresco e io sono qua nela calura a lambicare.

Salutami i tuoi amici e dicelo a loro che sono proprio fortunati a esere in mina con te a goderse il fresco.

La tua Catina

Nino Dallagiacoma 2002

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Amore sbocciato in montagna

La bicicletta correva sulla strada che a quell’epoca era ancora bian-ca e polverosa. I sassi facevano sob-balzare il giovane in sella e quan-do lo vedevo anche il mio cuore si scuoteva con forza. Lui, Giuseppe, veniva a Levico da Calceranica per trovare un amico di mia zia.

Ci fu l’occasione per conoscerci meglio e il tempo che passavamo assieme era sempre poco, correva in fretta, erano passati sette mesi dal nostro primo incontro…

Quel giorno in montagna tra i ra-nuncoli da raccogliere e le canzoni da cantare ci venne naturale parla-re del nostro amore che stava cre-scendo pulito come l’aria di quel giorno.

Da allora io e Giuseppe non ci siamo più lasciati e la domenica del 31 maggio 1952 fu per noi il “No-stro” giorno: ci sposammo.

Ricordo bene che per l’occasio-ne avevo fatto confezionare da una brava sarta un taillure bianco grigio a righe con un cappellino a velet-ta. In chiesa ci sono andata a piedi scendendo dalle scale di casa che i bimbi avevano ricoperto di rose.

Dopo la messa con il cuore feli-

ce abbiamo fatto uno spuntino, e poi via in treno fino a Venezia, e dal ponte dei Sospiri ci baciammo da sposi.

Poi tornammo a casa e da li co-minciò la nostra vita, arrivarono due bimbi meravigliosi e noi da quel momento diventammo una fa-miglia.

di Antonietta Moschen

Eurosia Granella e Silvano Andolfato nel giorno del loro matrimonio.

Eurosia Granella e Silvano Andolfato

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Come tuti i ani la Bocciofila de Borgo la organiza en torneo de boce per le Case de Riposo, i ‘na ‘nvidai anca noi de Levico.

Binà ensema i giogadori sen par-tidi prest dopo disnar e sui finestri-ni de drio gaven scrit: “Attenzione trasporto atleti”. I ‘na vist i carabi-nieri e i ‘na fermadi par veder se gaveven bisogn de en acompagna-mento. -No, no- gaven rispondù –grazie!-. Ne sen vardadi nei oci e dopo ne sen fati ‘na risada!

Sen arivadi, se scomenzia. Sorteg-gio dei primi che parte e via. Vardà che el bocin l’è chi!

Tira ‘na bocia …bela! Tira l’altro no l’è fato! ‘naltra …lei longa! Tira ‘nal-tra l’ei corta! Tira ‘naltra lei larga!

E entant m’è vegnù en ment la

canzon “l’ei longa l’ei larga l’ei fata a barchetta l’ei fata per fare …”

L’orloi el neva avanti 45 a 50 sona la sirena! Fine sen dentro nel girone.

Così par na stimana per la fina-le. El capo el ‘na dit. L’importante è partecipare e divertirse! Ma uno el gà rispondù: ma noi sen chi per vincer! Alla finale sempre quela: l’ei corta tira pù fort! Tira pù pian… ecc. ecc.

L’orloi el neva avanti 39 per i al-tri, 35 per noi. Ormai!

Ma nò l’è dit en quattro e quat-trotto aven fat la rimonta 43 a 44. Urlo della sirena fine: e aven vanzà ancora do boce. L’è stà en urlo dal content!

La copa l’ei nosa.

Una vittoria tira l’altradi Franco Giacomozzi

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Abbiamo deciso noi cani di scambiare quattro chiacchiere con voi… senza ricevere le graditissime carezze e eseguire i vostri ordini che francamente non sempre ese-guiamo con gioia.

Non parliamo poi degli sguardi di Ezio e degli inviti di Maria e Ste-fano a non fare certe cose.

Cari amici noi siamo cani … che abbiamo deciso di dividere con voi un po’ del nostro tempo: si dice che la nostra presenza produca una quantità di benefici per il vostro vi-vere. Mah, ce lo auguriamo se vera-mente è così siamo felicissimi.

Francamente notiamo spesse volte che i vostri sguardi s’incro-ciano con i nostri e producono un sorriso che vuol dire gioia. Perché dovete sapere che anche noi cani

non abbiamo solo la coda per mo-strare il nostro compiacimento. Se qualche volta tiriamo al guinzaglio fattecelo presente, non vorremmo mai succedesse qualche fattaccio, restare due ore a fare delle cose non da “cane” spesse volte credete-celo è per noi molto pesante, però quel tipo di carezza, quel ringrazia-mento che in qualche modo ci ri-volgete ci rende contenti.

Noi cerchiamo di darvi la nostra presenza e il nostro lavoro, tutto quello che è possibile, augurandoci di contribuire a migliorare la quali-tà della vostra vita qui in casa.

A proposito, sentiamo da più parti che si inizia a parlare di certi auguri di Natale, accettate i nostri fedeli abbai natalizi.

Con affetto Ariel e Dolly

Gli auguri di Dolly e Ariel

Delta foreverEri bella, aggressiva e sinuosaeri forte, potente ma docile.

Eri impareggiabile, attiva ma pronta ai comandi del tuo pilota.

Eri molto ammirata e suscitavi invidia e ammirazione.

Ti ho lasciato perché per meeri un po’ troppo

ma non ti dimenticherò. Rimarrai per sempre nei miei pensieri

e nelle mie fantasie.

Marcello Garollo

E

R

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Mi verrebbe da sorridere pen-sando “all’Olimpiade dell’Anzia-no”, ho visto più vitalità, allegria, partecipazione e agonismo in queste olimpiadi , che non in tut-ta la mia vita da sportivo. Quando mi hanno proposto di allenare il team per partecipare alla com-petizione , pur accettando volen-tieri , ho pensato che forse avrei trovato difficoltà a trasmettere lo spirito agonistico … sbagliato.

Già dal primo giorno , il cane-stro pronto, dato le prime istru-zioni … mi sono dovuto ricre-dere, la palla entrava nel cesto in continuazione e il sorriso di soddisfazione degli “atleti” era un

segno di sentito agonismo. Gli allenamenti sono proseguiti per diverse settimane e ormai , chi in carrozzina e chi in piedi , erano diventati “cecchini” a fare centro. Anche il giorno della gara , gli “atleti” erano carichi , concentra-ti e impazienti di iniziare. Arriva il nostro turno, ultime raccoman-dazioni e inizia la gara. Nono-stante la giustificabile emozione , tutta la squadra ha ben figurato , anche con 5 cesti su 5, ma non è bastato per entrare in classifica in virtù di un regolamento che tie-ne conto anche dell’età dei par-tecipanti. Piccola delusione ma comunque contenti per la bella

Olimpiade dell’anzianoCastello Tesino – Giugno 2008

di Ezio Del Grosso

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giornata trascorsa in quel posto veramente suggestivo. Eppure….qualcosa era rimasto dentro, l’im-pegno profuso meritava un rico-noscimento ; l’ultima chance era la gara di pesca . Il laghetto pul-lulava di trote , il difficile era con-vincerle ad abboccare e i primi lanci sono stati disastrosi , anche i vermi per le esche sembravano essere entrati in sciopero. Poi è subentrato il gioco di squadra, uno per i vermi , uno per l’esca, e tutti per l’incitamento e….oplà, la prima trota è finita nel nostro secchiello e poi altre , tutte an-nunciate da urla di soddisfazione dei “nostri ospiti pescatori” . Al termine della gara , contavamo 37 trote , ma non sapevamo il loro peso e le nostre “spie” non hanno saputo dirci una classifica provvisoria, quindi bisognava at-tendere. Lo speaker annuncia la classifica finale; terzo classifica-to……( e non eravamo noi)….secondo classificato…… (e non eravamo noi) “PRIMI CLASSIFI-CATI - LEVICO TERME -” con un pescato di 6.600 kg; e qui il bo-ato di tutti noi , seguito da cori da stadio. Finalmente anche la nostra rappresentanza sul po-dio e sul primo gradino , cantan-do a squarciagola l’Inno d’Italia. Entrando nell’ A.P.S.P di Levico , nell’atrio, padroneggia quel tro-feo e immancabilmente , veden-dolo, va il ricordo a quel giorno

saturo di allegria , un giorno dove il sorriso ha riscaldato più’ del sole, trasmettendolo anche a chi , per diversi motivi , quel giorno non c’era. Mi verrebbe da dire come faccio con i miei piccoli al-lievi … BRAVI RAGAZZI !!!

EZIO

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Ci ritagliamo questo piccolo spa-zio per presentarci:

SIAMO GLI OPERATORI DEL NUCLEO ORIZZONTE.

Come sapete da circa un anno è iniziato un nuovo progetto in un nucleo all’interno della nostra struttura, che coinvolge ospiti con particolari caratteristiche. Siamo quattordici operatori, abbiamo fatto un percorso di formazione attualmente seguiti dalla dott.ssa Ciola, psicologa che ci sta aiutan-do ad individuare i punti critici e i punti di forza del nostro lavoro at-traverso una costante supervisione di gruppo.

Ogni operatore ha contribuito nell’arricchire questo progetto in-vestendo molto anche a titolo per-sonale. L’obiettivo principale di questo progetto è gestire i disturbi comportamentali riducendo, o to-gliendo in alcuni casi, forme di con-tenzione fisiche o farmacologiche.

La prerogativa del nostro nu-cleo è la volontà di prendersi cura dell’ospite nella sua globalità sia nelle attività prettamente assisten-ziali che a livello di supporto psi-cologico e quindi in tutte quelle attività che scandiscono la sua quo-tidianità (attività ludiche, ricreative …).

A distanza di un anno abbiamo

fatto delle riflessioni fra di noi e possiamo ritenerci soddisfatti per i cambiamenti in positivo avvenuti nei nostri ospiti.

Un ruolo importante ha avuto il poter rendere il più familiare pos-sibile l’ambiente (logistica permet-tendo), assecondando i desideri degli ospiti e non imponendo loro attività in tempi predefiniti.

Un contributo indispensabile lo stanno dando molti familiari e vo-lontari, che con la loro presenza costante, dedicano particolare at-tenzione alle finalità del nostro nu-cleo. Vogliamo ringraziare la nostra amministrazione per averci dato la possibilità di intraprendere questo percorso e che come noi, crede in un diverso modo di lavorare.

Questa esperienza ci dà molto sia a livello personale che professiona-le, ci stimola per il futuro a miglio-rarci continuamente e questo è un grande merito che vogliamo rico-noscere ai NOSTRI OSPITI.

Insieme verso nuovi orizzonti

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Cantico di un anzianoBenedetti quelli che mi guardano con simpatia.Benedetti quelli che comprendono il mio camminare stanco.Benedetti quelli che parlano a voce alta per minimizzare la sordità.Benedetti quelli che stringono con calore le mie mani tremanti.Benedetti quelli che si interessano della mia lontana giovinezza.Benedetti quelli che non si stancano di ascoltare i miei discorsi già tante volte ripetuti.Benedetti quelli che comprendono il mio bisogno di affetto .Benedetti quelli che mi regalano frammenti del loro tempo.Benedetti quelli che si ricordano della mia solitudine.Benedetti quelli che mi sono vicini nella sofferenza. Beati quelli che rallegrano gli ultimi giorni della mia vita.Beati quelli che mi sono vicini nel momento del passaggio.Quando entrerò nella vita senza fine mi ricorderò di loro presso il Signore Gesù.

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Come abbiamo “costruito” una gita

Progetto. Con l’intento di trascor-re, ad autunno iniziato, una giornata a Trento abbiamo “costruito” una gita individuando prima di tutto le mete, che devono possedere precisi requisi-ti: accessibilità del pulmino, mancan-za di barriere architettoniche; e de-vono soprattutto suscitare interesse e produrre emozioni, per questo ab-biamo ritenuto importante costruire il progetto considerate le esperienze di lavoro e di vita dei nostri ospiti. La scelta è caduta sui Laboratori Sociali di via Matteotti a Trento, da visitare al mattino, sul giardino “Alzhaimer” del-la RSA di via Veneto per la sosta del pranzo e per un momento di riposo, sulle gallerie di Piedicastello, trasfor-mate in museo della prima Guerra Mondiale da visitare nel pomeriggio.

La visita ai Laboratori Socia-li. Sono strutture in cui ragazze e ra-gazzi con disagio psichico vengono avviati ai lavori artigianali: per le ra-gazze sono attivi i laboratori di tessi-tura e di sartoria, dove si realizzano stuoie e tappeti, borse, grembiali da cucina, biancheria per neonati, abitini e grembiulini per bambini, bavaglie, bavaglini e bavaglioni. I ragazzi lavo-rano in falegnameria, realizzano lavori

artistici di pittura su vetro, o sono im-pegnati nella rilegatoria e nel restauro di vecchi volumi, e nella realizzazio-ne di scatole. Tutti lavori molto belli, da farci un pensierino per i regali di Natale! Questa meta è stata propo-sta alle ospiti del nucleo, trattandosi prevalentemente di lavori femminili, e con esperienza di insegnamento, in grado quindi di apprezzare e valutare le attività didattiche svolte nei labo-ratori. La cordialità degli operatori e la simpatia degli allievi ci hanno fat-to trascorrere momenti piacevolissi-mi suscitando l’interesse delle nostri ospiti alle spiegazioni e alle dimostra-zioni e il loro plauso per l’impegno e la serietà dimostrati dagli allievi durante l’esecuzione dei lavori. Mol-to attenta ed interessata Maria Rosa, forte dell’esperienza di lunghi anni di insegnamento, che si è complimenta-ta con le educatrici del settore sarto-ria per la qualità dell’insegnamento e con le allieve per l’eleganza dei loro lavori. “Davvero molto graziosi” è sta-to il giudizio che ha espresso più vol-te. Divertite invece Afra e Ginevra che hanno indossato con eleganza grem-biali da cucina e “bavaglioni”, di varie fogge e colori.

Più impegnativa la visita nei labo-ratori del legno e del vetro, nei quali i nostri ospiti, soprattutto Dario che da esperto, conoscendo bene la com-

Giornata speciale a Trento

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plessa organizzazione del lavoro nei cantieri, ha apprezzato la disloca-zione dei macchinari per la realizza-zione dei manufatti nei diversi stadi. Con attenzione e interesse, Dario e Maria Rosa soprattutto, hanno segui-to le spiegazioni delle tecniche della pittura sul vetro, ma sorridendo sim-paticamente quando “il fotografo” ha immortalato “la vetrina” affollata di vi-sitatori. In questa zona dei laboratori non c’era nulla da sfoggiare o indos-sare, ma tanti oggetti da ammirare so-prattutto per la perfezione della lavo-razione, come il piccolo dono che ci è stato offerto: una scatolina di legno portaoggetti. (“per le caramelle” han-no deciso i più golosi).

La sosta per il pranzo e il ri-poso. La programmazione di una gita lunga l’intera giornata prevede sem-pre il ricorso ad una struttura idonea per consentire ai partecipanti di con-sumare il pranzo, riposare in ambien-te tranquillo, e….. “lavarsi le mani” prima di mangiare. La scelta questa volta è caduta sulla RSA di via Veneto, perché è vicina ai Laboratori Sociali e perché è dotata di uno splendido giardino Alzhaimer, ricco dei colori dell’autunno che volevamo mostrare agli ospiti. Cordiale l’accoglienza e l’ospitalità. Abbiamo pranzato al sole tiepido di ottobre, abbiamo conver-sato, abbiamo cantato, abbiamo riso. Quando l’atmosfera è quella giusta, serena e rilassata, basta lasciare fare ad Afra che trascina gli altri nell’alle-gria cogliendo spunti per le battute dalle piccole cose che accadono in-torno. Quel pomeriggio tutto è co-minciato assaggiando i “corbezzoli” maturi rubati sulle siepi del giardino. Per il riposo il personale della RSA ci

ha messo a disposizione la sala relax, con luci soffuse e lo scorrere dell’ac-qua di una fontanella. Vuoi la penom-bra, che a qualcuna suggeriva atmo-sfere d’oltretomba, vuoi lo scorrere dell’acqua che ad un’altra sollecitava bisogni diversi, vuoi le performances ginniche di Giovanna, la disciplina è andata a “remengo”, lasciando ancora una volta spazio all’allegria.

La visita alle Gallerie-Museo di Piedicastello. Per il pomeriggio abbiamo scelto come meta le gallerie di Piedicastello, trasformate in museo, in cui sono raccolte testimonianze della prima guerra mondiali: foto, fil-mati, cimeli e documenti. A determi-nare questa scelta è stata la passione di Dario per i romanzi di Mario Rigoni Stern, ambientati nei luoghi dell’Alto-piano di Asiago, fronte di guerra ne-gli anni 1915-1918. Romanzi che rac-contano, oltre alle vicende di guerra, il trascorrere della vita nelle borgate povere dell’altopiano, i cui protago-nisti sono nati e cresciuti negli anni a cavallo tra le due guerre mondiali. Nel corso della visita, suggestiva ed a tratti “inquietante” ( questo il termine

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con il quale Afra e Ivonne hanno de-finito le immagini di guerra che nella galleria nera sono riprodotte in mo-vimento sul soffitto , le pareti, il pavi-mento) sono emersi i ricordi di storie che alle nostre ospiti, bambine, i gran-di raccontavano sull’esodo in Moravia durante la prima guerra, e quelli più drammatici, vissuti in prima persona durante la seconda guerra mondiale: il Pippo, il bombardiere americano che spuntava dal nulla a terrorizzare grandi e piccini, le corse al rifugio du-rante i bombardamenti, le tessere an-nonarie, le sfilate imposte dal regime con la divisa di balilla e avanguardisti, piccole e giovani italiane.

Commosso il ricordo di Dario quando si è rivisto balilla nelle foto esposte, e là dove erano esposti i reti-colati, le divise, i fucili, le giberne, gli zaini, le coperte degli accampamenti militari ha rivissuto con nostalgia per un attimo la vita da soldato sotto la tenda: “Era una notte che pioveva

E che tirava un forte vento; Immaginatevi che grande tormento Per un alpino che sta a vegliar

Un dolce fuori programma. Avremmo dovuto concludere il po-meriggio con la merenda in Sardagna e/o la visita alla Chiesa di Sant’Apolli-nare lungo l’Adige. Ma eravamo stan-chi. E però era presto per il rientro. Ed era presto ora di merenda. Allora ab-biamo deciso per un fuori program-ma: merenda alla gelateria di Lavis. Cioccolata e panna, gelato e panna, il sole tiepido del tramonto, l’ambiente elegante al punto giusto, i commenti sulla giornata, le ultime battute, atmo-sfera tranquilla, la fretta dimenticata, affiatata la compagnia.

Che bella giornata! E alla prossi-ma!

Quel giorno c’erano Dario Maria Rosa, Ginevra, Afra, Ivonne, accompa-gnate da Maria, e le volontarie Giovan-na e Beppa. A tutte un caro saluto.

Beppa

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AutunnoM’immergo felice in un arcobaleno di colorimentre … ascolto …al limitare del boscol’arrivo dell’autunno.

Una musica ballerinadi foglie che cadonorompono sui miei passi… il silenzio.

Ogni cosa richiama un’elegante magia nelle smerigliate sfumature ricoperte di rugiada.

Tutto nell’ariasa di partenza …battiti d’ali,il verde mutatoil geranio sfiorito.

Tutto sa di riposo …il canto dell’acqua,la luce soffusa che ricevetra i rami il sonno che arriva.

Meraviglia l’autunno che accarezza la terrache racchiude nel cuore …profumo di muschio,di terra bagnata… di ricordi d’estate …

Annalisa

A MariaAngela con un affettuoso saluto ringraziandola per la sua umanità.

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I nostri più cari auguri di un sereno pensionamento a Maria Cristina Todeschini e a Marisa Betti.

UN GRAZIE SINCERO

In questa bella casa

ben trattati e ben guardati

c’è fra noi un buon umore

che va dritto dritto al cuore.

Il Signore vi compensi

di tutta questa umanità

che purtroppo in questi tempi

è una vera rarità.

Teresa Bonato

N.25