Diapositive conferenza-medioriente

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IL MONDO ISLAMICO Isis Storia, risorse e sviluppo (Relatore: Dottor Davide Spada Pianezzola)

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IL MONDO ISLAMICO

Isis

Storia, risorse e sviluppo

(Relatore: Dottor Davide Spada Pianezzola)

Islam: forse non tutti sanno che…

Le seguenti persone sono alcuni fra i principali profeti dell’Islamprima della nascita di Mohammed محمد (Maometto). Sono tutte figure molto stimate nel mondo islamico e fondamentalinel mondo cristiano, anche se con altri nomi.

• Ibrahim

• Yusuf

• Musa

• Da’ud

• Sulaiman

• Yahya

• Isa ibn Maryam

Islam: forse non tutti sanno che…Maryam (Maria) è amatissima nell’Islam, sia in quello Sunnita che in quelloSciita.Secondo numerosi fonti, il Profeta Mohammed la stimava a tal punto da averaffermato che Maria è una delle regine del Paradiso.Maria è talmente importante nell’Islam da figurare anche nel al-Qur’ ān , القرآن (il Corano). Un’intera Sura, la XIX, è a lei dedicata. In essa è raccontata anche la nascita diGesù.

Rappresentazione di Maryam(Maria) con Isa (Gesù).

Miniatura persiana.

Islam: forse non tutti sanno che…

I cristiani e gli ebrei hanno sempre goduto di protezione all'interno dei regnimusulmani. Costoro infatti erano definiti come Ahl al-Kitab “i popoli del libro”(intendendo con “libro” la Bibbia). Ad essi si sono poi uniti gli zoroastriani, glihindu, i jain e i buddisti. Tutti questi popoli prendevano il nome di Dhim cioè“i protetti”. Il loro unico obbligo era di pagare la Jizya, una tassa da cuiperaltro erano sempre esenti le donne, i bambini, gli anziani, gli handicappati, imalati, i monaci ed i musta'mins (non musulmani stranieri che risiedevano soloper breve tempo nelle terre dell'Islam).Storicamente la tassa era di circa 10 dirham, equivalente alla spesa per ilmantenimento di una famiglia per dieci giorni. Le persone più ricche potevanoarrivare a pagare 48 dirham.I Dhim (i protetti) mantenevano la propria religione, la propria lingua, leproprie leggi di diritto privato (matrimonio ed eredità) e le loro abitudini(compresa la possibilità di mangiare carne di maiale e bere alcol, entrambenormalmente vietate nell'Islam).Nel Corano la Jizya è prevista in 9:29 (nona sura, 29esimo versetto):“Combattete coloro che non credono in Dio” … “finché non paghino il tributouno per uno”. Il tributo è appunto la Jizya.

San Francesco d’Assisi incontrò e conversò pacificamente conil Sultano d’Egitto

Nel 1219 (durante la quinta crociata, quindi in un periodo di enorme tensionefra Cristianesimo ed Islam) San Francesco partì da Ancona per raggiungerel’Egitto. Giunto nella regione ottenne da un incaricato di Papa Onorio III ilpermesso di poter incontrare il Sultano d’Egitto al-Malik al-Kāmil, nipote diSaladino. Lo scopo pare essere stato il tentativo di convertire al cristianesimoil Sultano e le sue truppe.

Esistono numerose testimonianze sia cristiane sia arabe su questo incontro.Tommaso da Celano, amico e primo biografo di San Francesco, racconta cheFrancesco e il Sultano conversarono amabilmente. Il sovrano musulmanorifiutò educatamente di convertirsi al cristianesimo ma offrì numerosericchezze a Francesco in segno di omaggio, permettendogli poi di tornaresano e salvo in Italia.

Islam: forse non tutti sanno che…

Francesco d'Assisi e ilsultano al-Kamil

affresco di Benozzo Gozzoli(XV – XVI secolo)

Chiesa di San Francesco,Montefalco (Perugia)

La religione islamica

La religione islamica è una religione monoteista fondata daMuhammad محمد (in italiano “Maometto”) nato alla Meccaintorno al 570 da un ramo secondario della tribù deiQurayshiti. Rimasto presto orfano, esercitò il mestiere diguardiano del bestiame e di cammelliere. A 25 anni sposòKhadigia, una ricca vedova di cui gestì le attività carovaniere.Intorno al 610, all'età di quarant'anni, Muhammad, in ritirospirituale in una caverna del monte Hira, ricevette tramitel'angelo Gibril (“Gabriele”) la rivelazione sintetica del sacroCorano, che gli venne in seguito rivelato in modo completo nelcorso dei restanti 23 anni della sua esistenza terrena.

La predicazione di Muhammad incontrò molte opposizioni, perchécondannando gli idolatri urtava gli interessi economici deicommercianti della Mecca. Nel 622 il Profeta fu costretto atrasferirsi a Medina; da tale evento, l'Egira (dall'arabo hijra,migrazione) viene fatto iniziare il calendario islamico. Consolidatasi la comunità originaria di credenti, i musulmani(muslim, i “sottomessi”, della stessa radice di Islam) si scontraronoapertamente con i Qurayshiti e dopo un primo armistizio chepermise a Muhammad un pellegrinaggio alla Ka`ba il fronteantimusulmano si arrese nel 630 e il Profeta entrò trionfante allaMecca dove sconfisse l'idolatria. Nel giro di alcuni mesi il Profetapoté imporre la sua autorità su quasi tutta l'Arabia. Pochi anni dopo(nel 632) Muhammad morì senza lasciare indicazioni per la propriasuccessione.

Per circa trent'anni dopo la morte del Profeta governarono iquattro califfi (khalifa, “vicario”, cioè “sostituto del Profeta”)detti “i ben guidati”: Abu Bakr, Omar, Othman (della dinastiadegli Omàyyadi) e Alì. Inizialmente la comunità islamicacombatté le eresie degli “infedeli”, ma rispettò sempre le “gentidel libro” (ahl al kitab), ossia ebrei e cristiani. Sia la Torah che laBibbia erano libri rispettati dall’Islam, sebbene consideraticorrotti dal tempo e dagli uomini. L'Impero islamico si estese indirezione nord-est (Iraq e Iran), nord (Siria, Impero bizantino) eovest (Egitto e Nord Africa). In breve tempo fu abbattutol'Impero Sassanide e Bisanzio perse molti dei suoi possedimenti.

Il periodo dei califfi fu caratterizzato da contrasti interni: Omarfu ucciso da uno schiavo persiano. Othman, inviso a molti peraver stabilito la versione ufficiale del Corano escludendo tuttele altre e per il suo nepotismo, fu ucciso da alcuni ribelli. Alì fuucciso in una guerra civile che si concluse nel 661 dalla qualeiniziò, con il califfo Muàwiya, il dominio della dinastia degliOmàyyadi (661-750). La capitale fu trasferita a Damasco,l'espansione proseguì verso il Caucaso, il Mar Caspio e l'attualeTurkmenistan. Furono conquistate Buhara, Samarcanda e laPersia meridionale e, nel 711, anche la Spagna dei Visigoti.

La divisione fra Sunniti e Sciiti

Gli sciiti devono il loro nome all'espressione "shī at Alī" (fazione diAlī), sovente abbreviata semplicemente in "Shīa". La divisione fraSunniti e Sciiti nacque in seguito alla morte di Hussein, figlio di Ali,ucciso dall’esercito dei califfo omayyade nel 680 a Karbala, in Irak.

(A Karbala è tuttora presente il santuario di Hussein, che per gli sciitiè il luogo più sacro dopo La Mecca). Gli Sciiti sostenevano chel’Imamato, la suprema carica islamica, doveva essere riservata aiCompagni del Profeta ed ai loro discendenti, seguendo il lignaggio diMaometto (Ahl al-Bayt). I Sunniti invece ritenevano che qualsiasifedele di buona capacità religiosa, non necessariamente discendentedel Profeta (anche se preferibilmente appartenente alla sua tribù, i Qurayshiti), potesse guidare la comunità islamica.

I Sunniti e gli Sciiti ai giorni nostri

Il 23% circa della popolazione mondiale, un miliardo e 500 milioni dipersone, professa la fede islamica. Di questi, l’80-90% sarebberoSunniti, il 10-20%, sarebbero Sciiti.

Gli Sciiti sono maggioranza assoluta solo in Iran, ma sono maggioranzarelativa in Azerbaigian, Iraq (Sud del paese) e nel Bahrein.

Gli Sciiti si differenziano a loro volta in Duodecimani (circa 115milioni), Ismailiti (circa 20 milioni), Zayditi (in Yemen, circa 10milioni), Alevi (Turchia orientale, circa 10 milioni) e Alawiti(Siria, circa6 milioni). Bashar al-Assad (il Presidente siriano) è un musulmanoAlawita.

Nonostante in molti credano che la religione islamica sia presentesoprattutto nei paesi arabi, gli abitanti di quegli Stati rappresentano soloil 20% di tutti i musulmani del mondo.La maggioranza relativa dei musulmani (quasi il 50%) vive nelcontinente asiatico.

L’Islam nel mondo

In verde: Stati a maggioranza sunnitaIn rosso: Stati a maggioranza sciita In blu: Ibadi (religione islamica dell’Oman)

Sunniti e sciiti nel mondo islamico

Il Medio Oriente

Siria

Abitanti: 17 milioni

Irak

Abitanti: 37 milioni

Espansione dell’Isis dal 2013 al 2015(fonte: Institute for the Study of War )

ISIS Sanctuary map, then call Al Qaeda in Iraq (AQI), in September 2013

Le origini dell’Isis: la JTJ (organizzazione del monoteismo e della Jihad)

Organizzazione fondata nel 1999 dal giordano

Abu Musab al-Zarqawi

1988: al-Zarqawi si reca in Afghanistan per combattere l’esercitosovietico invasore

1992: al-Zarqawi è arrestato dalle autorità giordane

1999: al-Zarqawi è rilasciato dal carcere per un’amnistia generale;torna in Afghanistan e organizza un campo di addestramento graziead un finanziamento di 200.000 dollari di Osama Bin Laden

Dopo pochi mesi Osama Bin Laden si distanzia da al-Zarqawiperché considerato eccessivamente estremista. Probabilmente BinLaden fu influenzato in questa scelta dall’opinione del suo vice: ilmedico egiziano Ayman al-Zawahiri (attuale capo di Al Qaeda)

Ottobre 2001: l'esercito americano invade l'Afghanistan.

al-Zarqawi, ferito durante un combattimento, lascia il paese e viene curatoprima in Iran e successivamente in Irak.

Marzo 2003: l'esercito americano invade l'Irak.

Al-Zarqawi organizza una fitta serie di attacchi che colpiscono moscheesciite ed istituzioni del governo irakeno.

Ottobre 2004: Trasformazione del JTJ in Tanzīm (o Al Qaida in Irak)

Nonostante le differenze fra al-Zarqawi e Osama Bin Laden, il miliardario saudita inizia aguardare con interesse il giordano quando questi rapisce e decapita l'ostaggio americano NickBerg (Maggio 2006). L'uccisione viene filmata e pubblicata su internet, rendendo al-Zarqawifamoso nel mondo intero. Nell'autunno del 2006 al-Zarqawi dichiara la sua alleanza con AlQaeda e la sua organizzazione prende il nome di

Tanzim Qaidat al-Jihad fi Bilad al-Rafidayn , تنظيم قاعدة الجهادا في بلدا الرافدين ,Organizzazione della Base della Jihad in Mesopotamia, più nota semplicemente come AlTanzim o anche come al-Qaeda in Irak (AQI).

Giugno del 2006: al-Zarqawi viene ucciso dall'aviazione americana.

Pochi mesi dopo il suo gruppo (Al Qaida in Irak) si fonde con altrigruppi insurrezionali, creando l'organizzazione nota come

ISI (Islamic State of Iraq, داولة العراق السإلماية‎ Dawlat al-Irāq al-Islāmiyyah), i cui capi erano l’irakeno Abu Abdullah al-Rashid al-Baghdadi, detto anche Abu Omar al-Baghdadi e Abu Ayyub al-Masri(egiziano, ex aiutante di al-Zarqawi)

2010: Abu Omar al-Baghdadi e Abu Ayyub al-Masri sonouccisi dall’esercito americano ed irakeno nella città di Tikrit,140 km. a nord est di Baghdad.

Il nuovo (ed attuale) capo dell'organizzazione diventa l’irakeno

Abu Bakr al-Baghdadi.

Aprile 2013: l'ISI espande le proprie operazioni in Siria ecambia il proprio nome in Isis (Islamic State of Iraq and al-Sham, detto anche Isil: Stato Islamico dell'Irak e del Levante, ad-Dawlah al-Islāmiyah fī 'l-ʿIrāq wa-sh- Shām, ( الدولةالسإلمايةفيالعراقوالشام

o Islamic State of Iraq and Syria ( Stato Islamico dell'Irak e dellaSiria).

Giugno 2014: lSIS si rinomina IS (Islamic State) e dichiara di essere un (‎ ad-dawlah al-islāmiyahالدولة السإلماية )califfato mondiale. Tale dichiarazione provoca le forti proteste dinumerosissimi leader musulmani del mondo intero.

Struttura di comando dell'Isis

Sebbene non si conosca con certezza la struttura di comando dell'Isis, si presume che possaessere organizzata sui seguenti organi:

- Consiglio della Shura: responsabile dell'indirizzo politico delle zone amministrate dall'Isis

- Consiglio della Sharia: governa i tribunali e (si presume) redige i discorsi del “califfo”

- Dipartimento della Finanza: gestisce la tassazione, la vendita di petrolio e i bottini di guerra

- Consiglio di Sicurezza: gestisce la sicurezza interna e lo spionaggio

- Ahlul Hal Wal Aqd: (persone di potere) è il gruppo delle maggiori personalità dell'Isis, icomandanti e gli emiri. Sarebbero coloro che (secondo l'Isis stessa) avrebbero il potere diconferire il titolo di califfo ad Abu Bakr al Baghdadi

- Struttura Amministrativa: gestisce le “province” in cui è diviso il territorio dell'Isis

- Consiglio militare: gestisce “l'esercito” dell'Isis

- Consiglio per i Media: diffonde l'ideologia dell'Isis, soprattutto su internet tramite testi scritti efilmati

Dichiarazione di religiosi e capi di stato musulmani contro l’Isis

Abdul-Aziz ibn Abdullah Al ash-Sheikh, Grand Mufti dell’Arabia Saudita: (i militanti dell’Isis sono) “estremisti chespargono decadenza sulla Terra, distruggendo la civiltà umana e non sono inalcun modo parte dell’Islam, ma sono i nemici numero uno dell’Islam e imusulmani sono le loro prime vittime”.

Nel Settembre 2014, 126 imam e studiosi sunniti hanno firmato una letteraaperta al leader dell’Isis al-Baghdadi, dichiarando: “Tu hai misinterpretatol’Islam come una religione di durezza, brutalità, torture e assassinio. … questoè un grave torto ed un offesa all’Islam e ai musulmani del mondo intero”.

Ahmed el-Tayeb, Grand Imam della moschea di al-Azhar (probabilmente lapiù alta autorità dell’Islam Sunnita) ha condannato duramente l’Isis,affermando che esso agisce “sotto le sembianze di questa religione sacra e sisono dati il nome di ‘Stato Islamico’ nel tentativo di esportare il loro falsoIslam”.

Il predicatore estremista Yusuf al-Qaradawi si è scagliato contro l’Isis,affermando che l’ autodefinizione del gruppo come Califfato Islamico “ènulla secondo la legge della sharia ed è foriera di conseguenze pericoloseper i Suniti in Irak e per la rivolta in Siria”, aggiungendo che il titolo diCaliffo può “essere conferito solo dall’intera nazione musulmana”.

Anche al-Zawairi, l’attuale leader di Al Qaeda, ha criticato l’Isis per averdichiarato il Califfato senza aver seguito tutti i passi previsti dalla Sharia inquesti frangenti.

Persino molti predicatori estremisti hanno criticato aspramente l’Isis:

i siriani Adnan al-Aroor e Abu Basir al-Tartusi hanno criticato l’Isisaffermando che i suoi membri sono dei moderni Khawarijiti (una settaprimitiva dell’Islam che uccideva i musulmani che considerava apostati),dei musulmani che sono usciti dall’Islam e sono asserviti a un programmaimperialista ed anti islamico.

Forse la critica più autorevole e completa nei confronti dell’Isis è quella delmufti siriano, Muhammad al-Yaqoubi, che si oppone sia al Presidente Al-Assad che al capo dell’Isis al-Baghdadi.

Il mufti al-Yaqoubi proviene da una famiglia di esperti di studi islamici esarebbe discendente del Profeta Mohammed, tracciando il suo alberogenealogico fino a Mawlay Idris al-Anwar (fondatore della città di Fes), a suavolta discendente di Hasan ibn Ali (nipote di Mohammed)

In una intervista del 2014 alla tv pubblica americana PBS, Al-Yaqoubi haaffermato che Abu Bakr al-Baghdadi “è contro l’Islam, è un non musulmano,secondo gli standard musulmani, perché sta permettendo alle persone diuccidere dei musulmani riferendosi al libro di Allah, usando in modosbagliato i testi religiosi. Tutto ciò è anti islamico. Sta andando contro Dio.Sta andando contro il messaggio di Mohammed, la pace sia su di Lui. Se sipentirà e si farà giudicare da un tribunale e si difenderà, non troverà unsingolo verso del Corano che difenderà la sua opinione riguardo l’uccisione dipersone innocenti”.

Perchè il trattamento dei prigionieri da parte dell'Isis è anti islamico

I miliziani dell'Isis schiavizzano, torturano ed uccidono i prigionieri caduti nelle loro mani. Questocomportamento è contrario ai precetti dell'Islam. Il Corano si esprime così sul trattamento deiprigionieri e dei non credenti (“idolatri”)

Corano8:70 O Profeta! Dì ai prigionieri caduti nelle vostre mani: Se Dio riconosce qualcosa di buono nei vostricuori, vi darà cose migliori di quelle che vi son state prese e vi perdonerà, ché Dio è indulgenteclemente”

9:6 E se qualche idolatra ti chiede asilo, accordaglielo, acciocché oda la Parola di Dio, e poi, se non crede,rinvialo in luogo per lui sicuro. Fa così, perché è gente, quella, che nulla conosce.

47: 4 E quando incontrate in battaglia quei che rifiutan la Fede, colpite le cervici, finché li avete ridotti avostra mercé, poi stringete bene i ceppi: dopo, o fate loro grazia oppure chiedete il prezzo del riscatto, finché la guerra non abbia deposto il suo carico d'armi. (...)

Chi paga il prezzo più alto del terrorismo?

Contrariamente a quanto credono in molti, la maggior parte degli attentati terroristicinon sono avvenuti in Europa o in Usa bensì in paesi asiatici e mediorientali. Secondoil Global Terrorism Index 2015, redatto dall’Institute for Economics and Peace, lamaggior parte degli attacchi terroristici (57%) e di perdite umane (78%) è avvenuta incinque Paesi: Iraq, Pakistan, Afghanistan, Nigeria e Siria.

Il potere dell'Isis: armi, terrorismo, sostegno popolare, denaro

Per quale ragione l'Isis è diventato il gruppo estremista più potente del mondo? Il poteredell'organizzazione si basa su quattro fattori:

1. Forza militare: l'Isis vanta un esercito di migliaia di individui pronti a tutto,equipaggiato con un armamento moderno ed efficiente.

2. Terrorismo: grazie ad azioni dirette, all'uso di proxies e ad un franchising del terrore,l'Isis può colpire obiettivi civili e militari sia in Medio Oriente sia in Europa, sianegli Stati Uniti

3. Sostegno popolare: l'Isis è riuscito a creare nei territori controllati un embrione diapparato statale che comprende (per quanto rudimentali) ospedali, scuole, polizia,tribunali, distribuzione di cibo e medicinali ai poveri.

4. Denaro: grazie al possesso di numerosi pozzi di petrolio in Irak e alla capacità divendere la produzione al mercato nero internazionale, l'Isis è diventato il più riccogruppo estremista del mondo. Agli introiti del petrolio si aggiungono quelli ottenuticon i sequestri di denaro nelle banche irakene del territorio conquistato e tramitel'estorsione e l'imposizione di tasse, che vengono raccolte da incaricati dell'Isis nellaregione. Un'altra fonte di reddito è data dal traffico di droga (soprattutto eroina) e dapresunte donazioni in denaro ricevute dall'Arabia Saudita, dal Qatar e dal Kuwait.

Il potere dell'Isis: armi, terrorismo, sostegno popolare, denaro

Per quale ragione l'Isis è diventato il gruppo estremista più potente del mondo? Il poteredell'organizzazione si basa su quattro fattori:

Forza militare: l'Isis vanta un esercito di migliaia di individui pronti a tutto, equipaggiatocon un armamento moderno ed efficiente.

Terrorismo: grazie ad azioni dirette, all'uso di proxies e ad un franchising del terrore, l'Isispuò colpire obiettivi civili e militari sia in Medio Oriente sia in Europa, sia negliStati Uniti

Sostegno popolare: l'Isis è riuscito a creare nei territori controllati un embrione diapparato statale che comprende (per quanto rudimentali) ospedali, scuole, polizia,tribunali, distribuzione di cibo e medicinali ai poveri.

Denaro: grazie al possesso di numerosi pozzi di petrolio in Irak e alla capacità di venderela produzione al mercato nero internazionale, l'Isis è diventato il più ricco gruppoestremista del mondo. Agli introiti del petrolio si aggiungono quelli ottenuti con isequestri di denaro nelle banche irakene del territorio conquistato e tramitel'estorsione e l'imposizione di tasse, che vengono raccolte da incaricati dell'Isis nellaregione. Un'altra fonte di reddito è data dal traffico di droga (soprattutto eroina) e dapresunte donazioni in denaro ricevute dall'Arabia Saudita, dal Qatar e dal Kuwait.

Il percorso dell petrolio dell'Isis

Fonte: Financial Times: http://ig.ft.com/sites/2015/isis-oil/

Gli armamenti dell’Isis

Armamenti leggeri: Circa 30.000 fucili d’assalto (Kalashnikov, ma ancheM16 americani sottratti alle truppe irakene)

Armamenti pesanti: carri armati (sottratti sempre alle truppe irakene ocomprati sottobanco), carri blindati, furgonette blindate armate dimitragliatori antiaerei

Missili Scud: si presume che l’Isis possa possedere alcuni di questi missili,ma in numero esiguo

Legami fra armi e denaro

Secondo il Dipartimento del Tesoro americano, nel 2014/2015 l'Isis avrebbe guadagnatocirca 1 milione di dollari al giorno dall'esportazione del petrolio. Si presume chel''organizzazione possedesse fino al 2015 circa 300 pozzi di petrolio, per una produzionedi circa 50-60.000 barili al giorno, equivalente a circa 30 milioni di dollari al mese. Lasituazione odierna (Gennaio 2017) è sicuramente più sfavorevole economicamente, ma èprobabile che l'ISIS possieda tuttora una notevole liquidità.

Quante armi si possono comprare con 30 milioni di dollari?

Costo medio di un fucile d'assalto Kalashnikov (AK-47, AK-74, AK-101 esuccessivi modelli). I prezzi sono in dollari americani, prezzi del 2007.

Europa Occidentale: 990 USD

Asia: 631 USD

Europa Orientale e Stati ex Sovietici: 574 USD

Americhe: 442 USD

Africa e Medio Oriente: 267 USD

Costo delle munizioni: si stima che un proiettile di tale arma (probabilmentedi diametro 7,62 mm) costi circa 30 centesimi di dollaro.

Possiamo concludere che con 30 milioni di dollari (entrata media mensiledell'Isis per la sola vendita del petrolio) è possibile acquistare circa 60-70.000 Kalashnikov, con 300 colpi ciascuno.

Per quanto concerne gli armamenti pesanti, il costo di acquisto di un carroarmato americano M1 Abrams è di circa 4,3 milioni di dollari. Ancheipotizzando un prezzo in eccesso sul mercato nero pari al triplo del prezzonormale, il carro armato costerebbe circa 12 milioni di dollari. Considerandodi nuovo un introito medio di 30 milioni di dollari al mese,

l'Isis avrebbe potuto acquistare ogni mese circa 2 mezzi, per un totale di oltre20 carri armati l'anno nel biennio 2014/2015.

In IrakEsercito irakenola più poderosa forza militare attualmente presente in Irak è ovviamente l'esercitoirakeno, forte di circa 800.000 uomini e oltre 2 milioni di riservisti. Armato con equipaggiamento (carri blindati, carri armati, aerei) del valore di circa25 miliardi di dollari americani, ovviamente forniti dagli Stati Uniti.

Compagnie della pacemilizie guidate dal leader sciita Muktada Al Sadr, dalle 10.000 alle 40.000 unità. Agiscono soprattutto nel Sud dell'Irak, in funzione anti Isis.

Organizzazione BadrAltra organizzazione sciita che opera nel Sud dell'Irak. Anch'essa sarebbe formatada un numero variabile dalle 10.000 alle 40.000 unità, pare ben equipaggiate.

IsisSi presume che in Irak siano presenti almeno 10.000 uomini armati dell'Isis, ma ilnumero potrebbe verosimilmente raggiungere anche il doppio in caso di bisogno,facendo affluire nuove truppe dalla Siria.

Le forze in campo

In Siria

Dalla parte del Presidente Bashar al-Assad

Forze armate siriane, fedeli al Presidente Assad, sono laforza preponderante nel paese: fino ad un paio di anni favantava 300.000 soldati, con un buon equipaggiamento euna discreta preparazione militare. Molte fonti sostengonoche in seguito ai combattimenti ed a molte defezioni le forzeattuali di Assad ammontino a circa 150.000 unità.

Forza di Difesa Nazionale, milizia irregolare costituita dacirca 100.000 uomini, stipendiati ed armati dal governostesso. Essendo una milizia irregolare, la Forza di Difesa Nazionaleha una capacità di azione molto più ampia e variegatarispetto a quella dell'esercito siriano.

Particolare interessante: si tratterebbe di una milizia "laica"che attrae molti cristiani, drusi e alawiti

Shabiha

È una forza non ufficiale, formata da milizie appartenenti alla minoranza alawita,la stessa di al-Assad. Viene utilizzata dal governo soprattutto per reprimere leproteste popolari nei quartieri antigovernativi. Si presume composta da alcunemigliaia di miliziani.

Milizie cristiane

Sono formate soprattutto dalle minoranze assire, siriache ed armene, cheappoggiano Assad non per la stima che hanno per la sua persona bensì perchè,come cristiani, temono una repressione da parte dei rivoltosi musulmani. Ilgoverno di al-Assad è infatti fortemente secolare, laico, anche perché la stessareligione degli Assad, l'alawismo, è considerato come eretico dai musulmanisunniti più oltranzisti.Presumibilmente composta da alcune migliaia di persone.

Hezbollah

Potente milizia islamica sciita nata e sviluppata in Libano, appoggiatanegli anni sia dalla Siria sia dall'Iran.. L'Unione Europea e gli Stati Unitiinseriscono Hezbollah fra le organizzazioni terroristiche. Alcune migliaiadi miliziani opererebbero in Siria.

IranIl governo iraniano ha sempre negato la presenza di sue truppe dacombattimento in Siria, ammette però di aver fornito consiglieri militari adAssad. L'Iran ha anche fornito supporto finanziario, tecnico e militare alletruppe governative siriane.Nel 2014, il Ministro delle Finanze siriano ha dichiarato che il suo paeseha ricevuto più di 15 miliardi di dollari da parte dell'Iran.

Russia

è l'alleato più potente in assoluto del Presidente al-Assad. La sua presenzanel Consiglio di Sicurezza dell'Onu e il suo diritto di veto è servito abloccare qualsiasi risoluzione dell'Onu contro il regime di al-Assad. La Russia teme che la caduta di Assad potrebbe portare al potere in Siria ungoverno filoamericano. Al tempo stesso la Russia potrebbe avere uninteresse sincero nel fermare gli attacchi dell'Isis, visto che Mosca ha giàesperienze di rivolte violente guidate da gruppi integralisti musulmani(vedasi il conflitto in Cecenia).

Va tuttavia sottolineato che da quando è intervenuta attivamente nelconflitto, la Russia pare avere bombardato quasi sempre le forzemusulmane moderate anti Assad e non avere mai bombardato efficacementele truppe dell'Isis. Dal canto suo l'Isis evita quasi sempre di attaccare letruppe del Presidente Assad, preferendo rivolgere le sue forze contro lemeno organizzate e meno forti milizie musulmane moderate.

Contro il Presidente Bashar al-Assad

Opposizione siriana in generale

Formata da numerosi gruppi, pare finanziati dall'Arabia Saudita con circa 700milioni di dollari l'anno. Ne fanno parte organizzazioni molto diverse fra loro: laici,musulmani moderati, gruppi estremisti come il Fronte al-Nusra (affiliato ad al-Qaeda).

Coalizione Nazionale Siriana.

Organizzazione politica formata da vari gruppi moderati uniti contro Assad, Il suoobiettivo è di allontanar dal poter al-Assad e creare una autentica democrazia. Ilsuo esercito è l'Armata libera siriana.

Armata libera siriana

Formata nel 2011 da di ufficiali dell'esercito siriano fuoriusciti. Il numero dicombattenti è intorno alle 20.000 unità. Secondo alcuni analisti (fra cui l'espertoinglese Robert Fisk) la maggioranza di questi combattenti avrebbe in realtà lasciatol'Armata libera siriana per unirsi ad altri gruppi anti Assad, fra cui le milizie kurde.

Consiglio Nazionale Siriano

Formato anch'esso nel 2011, è un'organizzazione politica legata all'Armatalibera siriana.

Kurdi Siriani

I Kurdi rappresentano il 10% circa della popolazione siriana. Sono divisi in duegruppi: il Comitato Nazionale per il Cambiamento Democratico (NCC) le Unità di protezione del popolo (PYD). Il loro numero esatto è ignoto, probabilmente alcune decine di migliaia dicombattenti.

Forze integraliste che si oppongono ad Assad

Fronte IslamicoAuspica di essere riconosciuto dal Consiglio Nazionale Siriano come sua legittimaforza armata. Formato da circa 40.000 combattenti, sarebbe finanziato dall'ArabiaSaudita.

Fazioni SalafisteSi tratta di gruppi estremisti di orientamento ultrareligioso, Il loro numero oscillafra le 5.000 e le 15.000 unità.

Fronte Al-NusraGruppo legato ad al-Qaeda, responsabile di oltre 50 azioni di terrorismo suicida,soprattutto nelle zone controllate da al-Assad.

IsisAvrebbe circa 7-10.000 combattenti in Siria, molti dei quali di nazionalità nonsiriana. Assad non avrebbe combattuto attivamente l'Isis fino al Giugno del 2014,concentrandosi contro le forze moderate antigovernative. Lo stesso Isis preferiscecombattere le forze moderate, più deboli, anziché attaccare il forte esercito siriano.

La percezione dell'Isis da parte delle forze in campo

Per comprendere esattamente le modalità di azione dell'Isis ed il suopotere effettivo sulla regione siro-irakena bisogna conoscere nonsolo il territorio geografico in cui essa opera, ma anche il “territoriodiplomatico-strategico”.

Come è percepita l'Isis dalle forze in campo? Usa, Russia, Turchia,Arabia Saudita, Iran... cosa pensano dell'Isis e come credono siameglio affrontarla?

Ma soprattutto: queste forze vogliono davvero che l'Isis vengasconfitta?

Stati Uniti

decisamente contrari alla presenza dell'Isis nella regione irakena. L'Isis è compostoin gran parte da uomini dell'esercito di Saddam: si tratta di migliaia di individuiprofondamente anti americani, impossibili da controllare in alcun modo.Imperativo massimo per gli Usa in Irak è di pacificare il paese ed utilizzarlo comecontraltare alla crescente potenza Iraniana. Un Irak in guerra o diviso non convieneagli Usa.

Russia

la Russia ha dichiarato la sua opposizione all'Isis ma la maggioranza dei suoibombardamenti in Siria ha colpito le zone conquistate dalle forze moderate checombattono Assad. Inoltre la Russia interesse affinché l'Isis rimanga il “problemanumero uno” in Siria: la presenza nel Paese del gruppo terrorista mette in secondopiano la figura di Assad (alleato dei russi) e il suo allontanamento dalla regione.Poiché Assad rappresenta per il momento il “problema numero due”, finché l'Isiscombatterà in Siria Assad potrà sempre presentarsi come un nemico dei terroristi equindi un alleato (anche se indiretto) dell'Occidente.

Arabia Saudita

Gigante economico e religioso della regione (controlla i luoghi sacri di La Mecca eMedina), ma non potente militarmente, è stato da molti indicato come un alleatonascosto dell'Isis: più sono instabili i paesi situati ai suoi confini più l'Arabia Sauditaviene percepita dagli americani come uno Stato stabile e amico. L'Arabia Sauditateme che il suo legame con gli Usa possa essere messo in crisi dalla presenza dinuovi partner, quali una Siria ed un Irak pacificati e democratici.

Tuttavia l'Arabia Saudita teme l'Isis: sebbene la corrente dell'Islam Saudita sia quellaWahabita, ossia praticamente identica alla propria, l'Isis critica il regime dei Saud dalpunto di vista politico: l'alleanza Saudita con gli Stati Uniti d'America è vista comequalcosa di vergognoso, da interrompere il prima possibile.

Per queste ragioni è ipotizzabile che l'Arabia Saudita abbia forse in passato sostenutoeconomicamente l'Isis (e che alcuni ricchi finanziatori privati continuino a farlo), mal'organizzazione è adesso così incontrollabile che i Saud stessi preferirebberocancellarla o quantomeno indebolirla.

Siria (governo di Bashar al-Assad)

paradossalmente l'Isis è in questo momento il miglior alleato indiretto delpresidente-dittatore siriano Bashar al-Assad. Egli era in difficoltà all’inizio dellarivolta contro il suo regime nel 2011, ma l'espansione dell'Isis in Siria gli hapermesso di presentarsi al mondo come un pilastro della lotta contro il terrorismoe contro l'estremismo islamico. Finché l'Isis sarà presente in forze in Siria e Irak,nessuno Stato (nemmeno gli Usa) cercherà seriamente di deporre il presidentesiriano. In questo momento storico una Siria senza Assad potrebbe essereaddirittura peggiore che una Siria con Assad.

Inoltre l'Isis evita in tutti i modi di provocare Assad, focalizzando i suoi attacchicontro i ribelli moderati.

In questo modo ottiene due vantaggi:

1) Elimina un po' alla volta tutti gli altri gruppi che concorrono per il potere inuna futura Siria senza Assad.

2) Evita (quasi sempre) di essere colpita dai bombardamenti dell'esercito russo.

Turchia

la sua posizione nei confronti dell'Isis è ambivalente. La Turchia è (o forse “era”) uno degli Stati più laici della regione mediorientale ela visione estremista dell'Islam dell'Isis è criticata dalla stragrande maggioranzadella popolazione turca. Tuttavia l'Isis ha il “pregio” di combattere contro iguerriglieri kurdi, gli stessi che sognano di creare uno grande stato kurdo postofra la Siria, l'Irak e la Turchia. La Turchia non vuole rischiare che parte del suoterritorio faccia la fine del Kurdistan irakeno: diventi cioè una regione autonomakurda che si governa da sola.

Al tempo spesso però il presidente turco Erdogan comprende bene come il suoPaese sia, agli occhi dell'Isis, uno Stato da combattere a causa dei suoi rapporticon gli Stati Uniti d'America; e sa bene che dopo l'Arabia Saudita il prossimobersaglio dell'Isis potrebbe essere proprio la Turchia.

Iran Potenza regionale in forte crescita: l'accordo sul nucleare ha liberato il paese dapesanti sanzioni. L'Iran ha inoltre una forte influenza nel Sud dell'Irak, un'area abitatain prevalenza da musulmani sciiti. Sicuramente gli ayatollah iraniani detestano l'Isis,in quanto l'Isis stessa detesta loro e dichiara tutti i musulmani sciiti “takfir” (apostati).L'Iran avrebbe sia l'interesse sia la forza militare per appoggiare i fratelli sciiti irakenidel Sud in un'avanzata contro l'Isis nel centro-settentrionale dell'Irak (la zona in cuil'organizzazione estremista è più forte), tuttavia probabilmente non lo farà, per duemotivazioni :

Motivazione politica (esterna): Forte opposizione da parte degli Stati Uniti edell'Arabia Saudita (i due principali avversari dell'Iran), che non auspicanoassolutamente che l'Iran guadagni terreno all'interno del territorio irakeno.

Motivazione strategica (interna): l'Iran ha interesse che il problema dell'Isis rimanganelle mani di Stati Uniti e Irak, paesi avversari di Teheran. Un Irak debole fa comodoall'Iran, così come fa comodo che i pozzi irakeni non possano essere utilizzati e che ilpetrolio dell'Isis sia al di fuori del mercato ufficiale del greggio internazionale.

L'Iran si è però impegnato indirettamente in Siria, sostenendo il regime di Bashar al-Assadtramite l'invio di consiglieri militari. Non va dimenticato che al-Assad è un Alawita, quindi unmusulmano sciita (l'Islam sciita è la religione ufficiale dell'Iran).

Ragioni militari

Nella più generosa delle ipotesi, l'esercito irregolare dell'Isis arriverebbe a 200.000unità, un quarto quindi dell'esercito irakeno (che, con i riservisti, potrebbe arrivareaddirittura a 2.800.000 unità).

Per quanto le forze armate irakene non abbiano fin'ora attaccato con forza l'Isis, nelcaso quest'ultimo si avvicinasse troppo alla capitale, l'esercito potrebbe reagire convigore. Se poi anche le milizie sciite del Sud dell'Irak iniziassero una manovra militare “atenaglia”, l'azione congiunta dell'esercito irakeno, delle milizie sciite e dellacopertura aerea americana sarebbero sufficienti a ridurre ai minimi termini lapresenza dell'Isis in Irak.

Perchè l'Isis non può vincere

Ragioni religiose e morali

I più importanti giureconsulti islamici e Imam del mondo intero, tutti i Capi di Stato del Medio Oriente, la Lega Arabatutti costoro hanno condannato senza appello l'azione dell'Isis.

La dichiarazione di fondazione del Califfato è stata smentita da tutti gli esperti diSharia, la legge islamica. L'Isis è privo di autentico appoggio nelle comunità musulmane del mondo.

Se, per ipotesi l'Isis avesse anche 2 milioni di sostenitori nel mondo (una stimadecisamente per eccesso), avrebbe comunque contro 1 miliardo e 498 milioni dimusulmani che si oppongono ai mezzi e ai fini dell'organizzazione, si oppongono alle violenze sui civili, alla schiavitù, alle uccisioni di persone inermi,alle torture.

Ragioni geopolitiche

A parte (forse) alcune monarchie del Golfo, tutti gli altri Stati del mondo sonosinceramente e decisamente contrari all'Isis, sia per ragioni etiche sia (soprattutto)perché l'azione dell'Isis va contro i loro interessi. L’Isis non è stata fino ad oggi eliminata non per ragioni militari ma per motivipolitico-tattici: le potenze mondiali non sono d'accordo sulla situazionedel “dopo Isis” e del “dopo Assad”. Quando Stati Uniti, Russia, Turchia, Iran ed Arabia Saudita troveranno una bozzad'accordo sul futuro equilibrio nella regione, l'Isis verrà demolita un pezzo allavolta, probabilmente con attacchi di media intensità ma continui, volti a “togliere il terreno da sotto i piedi” all'organizzazione, fino a spingerlaall'angolo nella città di Raqqa. Un successivo assedio della città potrebbe metteredefinitivamente fine al potere dell'Isis nella regione.

Il tempo necessario per questo processo può essere stimato (per eccesso) intorno ai 5 – 6 anni, dopodiché l'Isis potrà essere completamente sconfitta.

Va tuttavia considerato che i miliziani dell'Isis potrebbero evitare uno scontrodiretto a loro svantaggioso, preferendo andare “undercover”, ovvero tagliando lebarbe e indossando abiti civili per allontanarsi incolumi dalle zone dicombattimento.

I terroristi suicidi: origini e caratteristiche comuni

Sebbene ogni attentato rappresenti un “mondo a sé”, se analizziamo gli autori dei principali attentati avvenuti inEuropa negli ultimi anni troviamo delle caratteristiche comuni.

Marzo 2012: attentati a Tolosa e Montauban: (4 adulti e 3 bambini uccisi). L'autore degli omicidi, il franceseMohammed Merah, 24 anni, era stato condannato in gioventù per scippi e rapine. Si era recato più volte inAfghanostan e Pakistan, probabilmente era in contatto con gruppi estremisti nei due paesi. Nel 2008 avevatentato il suicidio.

Maggio 2014: attentato al museo ebraico di Bruxelles (4 morti). Il principale sospettato, il francese MehdiNemmouche, 24 anni, aveva alle spalle una storia criminale fatta di furto d'auto, rapina a mano armata evandalismo. Nel 2013 si era recato in Siria per combattere all'interno di gruppi islamici anti Assad.

Novembre 2015: attentato di Parigi; Bataclan, Stadio di Saint Denis, diverse strade di Parigi. (130 morti).Fra gli attentatori: Fabien Clain, francese (originario dell'isola di Reunion), 38 anni, aveva creato una cellulaterrorista alcuni anni prima. Abdelhamid Abaaoud, belga-marocchino. 28 anni, era già stato condannato per tre volte alla detenzione perviolenza privata ed altri crimini. Nel 2013 aveva convinto il fratellino di 13 anni ad unirsi a lui per combattere inSiria.Salah Abdeslam, francese, 24 anni. Basista degli attentati, alcuni crimini minori alle spalle.

Marzo 2016: attentati di Bruxells (aeroporto di Bruxelles e metropolitana di Maalebeek) (32 morti). I responsabili (Ibrahim El Bakraoui, Najim Laachraoui, Mohamed Abrini, Khalid El Bakraoui, Osama Krayem)avevano precedenti penali o si erano recati in Siria per combattere ei ranghi dell'Isis. La loro età era fra i 24 ed i32 anni.

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Luglio 2016: attentato di Nizza (86 morti). L'attentatore, Mohamed Salmene Lahouaiej-Bouhlel, era un tunisino di29 anni, precedenti per violenza domestica, un esaurimento nervoso nel 2004. Laico e promiscuo in gioventù, siradicalizzò pochi mesi prima dell'attentato.

Dicembre 2016, attentato di Berlino (12 morti). L'attentatore, Anis Amri, un tunisino di 24 anni, era statocondannato a 5 anni di prigione in Tunisia per furto aggravato con violenza privata. Alcuni arresti precedenti perpossesso ed uso di droga. Radicalizzato probabilmente in alcune prigioni italiane.

Caratteristiche comuni degli attentatori

- Giovane età (fra i 20 ed i 30 anni)- Origini familiari (genitori originari di Stati un tempo colonie europee,in particolare francesi)- Precedenti criminali e condanne penali (di piccola-media entità)- Condizione di disagio e sensazione di “vita sprecata”- Radicalizzazione avvenuta in prigione od in circoli radicali ristretti- Possibile visione del “martirio” come riscatto per una vita inutile, una vita condotta ai margini della società e destinata al fallimentosentimentale e lavorativo

Combattere la radicalizzazione per prevenire gli attentati

- Attività di intelligence (indagini preventive) nelle aree marginali delleprincipali capitali europee (es., Molenbeek, vicino Bruxelles)- Controllo dei siti internet estremisti (individuazione di potenziali terroristitramite tracciatura degli accessi e dei commenti degli utenti di tali siti)- Creazione di un “numero verde” per permettere ad informatori anonimi diavvertire le autorità riguardo la possibile preparazione di attentati- Azioni di recupero per individui radicalizzati che rientrano in Europa dopoaver condotto azioni militari in Siria e in Irak e azioni di prevenzione percoloro che intendono recarsi in tale regione (cosiddetto “Aarhus model”,sperimentato finora con successo nella città di Aarhus, Danimarca)

Possibili punti di intervento

Come informarsi senza spaventarsi

- evitare i telegiornali ed in generale i filmati di attentati (presenti su Youtube od altrisiti)

- cercare di seguire dibattiti televisivi a cui partecipano autentici esperti dell'Islam e digeopolitica, evitando dibattiti politici in cui il terrorismo è utilizzato per meri finielettorali

- non focalizzarsi (e spaventarsi) su un singolo attentato terrorista, bensì concentrarsi suanalisi di ampio respiro, disponibili in riviste specializzate ed in saggi scritti da espertidel settore

- ricordare sempre che, statisticamente, è molto più facile perdere la vita per unamalattia, un incidente stradale o domestico che per un attentato terroristico.(Il Ministero dell'Interno ricorda che: “Con oltre 8000 vittime all’anno per incidenti domestici l’Italia è al primo posto della graduatoria europea”).Gli incidenti domestici in Italia fanno più morti in un anno di tutti gli attentati in Europae in America negli ultimi 15 anni (dall'11 Settembre 2001 ad oggi), eppure molte personesi sentono più “al sicuro” in casa che in un aeroporto o in un mercato; le statistiche dimostrano l'esatto contrario: la casa è più pericolosa del terrorismo, perciò non abbiate paura di uscire, viaggiare e conoscere il mondo.